A boyfriend? No thanks, i have food.

di swaggosauro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello è il mio posto. ***
Capitolo 2: *** What a drama. ***
Capitolo 3: *** Mmmh, crepes. ***
Capitolo 4: *** Pft, dilettante. ***
Capitolo 5: *** Ciao, Ronnie. ***
Capitolo 6: *** Toc toc. ***
Capitolo 7: *** Un ragazzo? No, grazie, io ho il cibo. ***
Capitolo 8: *** Vorrei il diario di Tom Riddle. ***
Capitolo 9: *** It's like having a hurricane in the stomach. ***
Capitolo 10: *** If I was your girlfriend, I'd never let you go. ***
Capitolo 11: *** Do you go out with him? ***
Capitolo 12: *** Jealous. ***
Capitolo 13: *** I'll be honest when I'll get drunk. ***
Capitolo 14: *** Before becoming hate was love. ***
Capitolo 15: *** We seem like two strangers. ***
Capitolo 16: *** Look at me! ***
Capitolo 17: *** Go away. ***
Capitolo 18: *** I'm here for you. ***
Capitolo 19: *** Kiss you. ***
Capitolo 20: *** He's not you. ***
Capitolo 21: *** Thank you. ***



Capitolo 1
*** Quello è il mio posto. ***


- Quello è il mio posto. -
Eh?
Distolgo lo sguardo dal finestrino e mi ritrovo davanti un ragazzo alto, con i capelli ricci e neri.
-Che?- dico.
- Quello è il mio posto – ripete senza sorridere e mi guarda fisso negli occhi.
- Sei Mister Gentilezza duemiladodici tu eh – ribatto io e torno a guardare il finestrino.
- Perché? Non ti ho mica mandata a quel paese.
Ah beh. Ci mancherebbe.
- Comunque se ti sposti mi fai un piacere, l’aereo sta per partire e non vorrei passare nove ore in piedi – continua.
Peggio di una zanzara sto qua.        
Mi giro scocciata verso di lui. – Questo è il MIO posto, a meno che il biglietto non si sia fatto qualche canna.
- Fammelo vedere.
- Cosa?
- Il biglietto.
- Beh, si dice “per favore” nel caso tu non lo sappia.
- Fammi vedere il biglietto, per favore – risponde abbastanza seccato. Gli sorrido e cerco il foglietto nella borsa. – Vedi? Posto E11. Esattamente dove sono seduta – gli dico mentre osserva il mio biglietto. Dio, non lo conosco neanche e mi viene l’istinto di prenderlo a delicatissime sprangate sui denti. Mi rigiro verso il finestrino, ignorando il tipo.
- Dev’esserci un errore – lo sento mormorare poco dopo. Ora compro un doberman e glielo butto addosso. Mi giro verso di lui. Di nuovo.
- Abbiamo lo stesso posto – continua lui. Ma dai? Non l’avevo capito.
- Beh, trovatene un altro – rispondo io. Sorride. – Meno male che Mister Gentilezza era il sottoscritto.
Lo ignoro, probabilmente se rispondessi lo prenderei a parolacce e mi farebbero scendere dall’aereo. Non voglio rinunciare a New York a causa di Mister Sonosimpaticocomeunpianofortesulpiede. Nel frattempo gli altri passeggeri si sono accomodati, l’unico tonto in piedi è lui, che non accenna ad allontanarsi dal mio sedile.
- Qualche problema? – domanda una hostess che passa in quel momento.
- Ci è stato assegnato il medesimo posto – le risponde pronto il ragazzo di cui non so nemmeno il nome e gli fa un sorriso a trentadue denti. “Medesimo”? Dai, nemmeno la trisnonna di mia zia userebbe quella parola. È  orribile. Peggio. Orripilante.
Inoltre fa anche il gentile con la hostess, mentre con me è un infame. Ma la coerenza dove l’ha nascosta? Tra i capelli? Tornando a noi.
- Capisco signore. I posti sono tutti occupati, ma questo è libero se a Lei va bene – risponde la hostess indicando il sedile accanto al mio.
No, aspetta.
Non voglio quel procione accanto a me per nove ore.
Oh santissimi numi.
- D’accordo, grazie mille – lo sento rispondere, poi sorride all’hostess che si allontana.
Bene, vado a comprare un doberman, ciao.
Mi rigiro verso il finestrino senza degnare di uno sguardo il ragazzo. Spero che si allontani ma evidentemente non lo fa, dato che sento un tonfo vicino a me. Lo guardo male e quando mi vede inizia a ridere. Che tipo strano.
- Dai, nove ore non sono nulla in confronto ad un’intera vita! – dice sorridendo. Ottimista. – Comunque, piacere di conoscerti, sono Harry – continua e mi tende la mano che gli stringo.
- Ciao Harry.
Ride.
Però. Ha una bella risata. I denti dritti e bianchi, e due bellissime fossette.
Okay, no. NO.
- Di solito quando una persona si presenta l’altra fa lo stesso.
- Di solito quando una persona vede che il suo posto in aereo è occupato si rivolge gentilmente all’altro, non parlando come uno scaricatore di porto.
- Non sono stato volgare – si difende.
 - Ma sei stato maleducato.
- Non è che tu sia l’educazione personificata, eh.
- Non lo puoi sapere.
- E perché no?
- Non mi conosci.
- Ci terrei a farlo, però. Come ti chiami?
Santo Cielo, nove ore con questa palla al piede, non posso farcela.
- Ronnie. Chiamami Ronnie – rispondo rassegnata, mentre prendo l’iPod e le cuffie dalla borsa e me le infilo.
Harry sorride vedendo che ho risposto alla sua domanda. – Che fai? – Chiede poi un po’ allarmato.
- Ascolto la musica, genio.
- Ma se tu ascolti la musica io cosa faccio per nove ore?
Ma chi sono, la sua baby sitter?
- Arrangiati, Henry.
- Harry.
- Arrangiati, Harry. Leggi, scrivi, disegna, grattati la schiena, cavalca unicorni, qualunque cosa.
Detto questo mi volto verso il mio bellissimo finestrino.
Non è che odio Harry. Non lo conosco nemmeno. Ma la sua presenza mi irrita. Lo conosco da poco e sembra un barbapapà arrogante e falso con un porcospino in testa.
Dopo qualche minuto sento qualcuno picchiettarmi sulla spalla.
- Har… - dico voltandomi ma vedo una hostess in piedi in mezzo al corridoio.
- Scusi signorina, sull’aereo non si possono utilizzare apparecchi elettronici, potrebbe spegnere il suo iPod?
- Certo, mi perdoni – rispondo togliendomi le cuffie e la donna va via.
Harry mi guarda e sorride. - Alleluia, adesso ho trovato qualcosa da fare durante il viaggio!
- Cioè? Andare dietro alle hostess?
- Parlare con te! – risponde lui entusiasta ignorando la mia affermazione di poco prima.
- Uippi. Sono felice come un re.
Ride. – Dai Ronnie, non posso esserti così antipatico!
- Invece si. Sei arrogante, credi che tutto giri intorno a te, sei falso, fai l’infame con me anche se non mi conosci mentre con le hostess sei tutto carino e coccoloso.
- Ca… Carino e coccoloso? – Dice lui in risposta e trattiene una risata. È insopportabile.
- Vedi? Di tutto ciò che ti ho detto non hai ascoltato una parola.
- Perché quello che hai detto non ha fondamenta! Mi conosci si e no da venti minuti.
- Beh, mi sono bastati.
- Non sai niente di me.
- Allora raccontami di te. Vediamo se riesci a farmi cambiare idea.
 






__________
 Salve. c:
Okay, è la mia primissima storia, siate buoni con me. So che non è bello ma non sono abituata a scrivere, sry.
Bene, parliamo della storia.
Harry lo conoscete. Alto, capelli ricci e scuri, sorriso smagliante, fossette, occhi verdi smeraldo. Potrei continuare per millenni elencando i suoi pregi ma dopo invecchierei e dovrei andare a comprare una crema anti rughe e non ho voglia perchè sono le undici di sera e fuori c'è buio cc.
Ronnie è una ragazza forte, permalosa, testarda, impossibile. Avrete definito il suo carattere leggendo il capitolo e vedendo come si comporta con Hazza. Non è sempre così simpatica, tranquille. Styles non si è comportato bene con lei, di conseguenza lei gli è ositile, ecco tutto.
Riguardo all'aspetto, beh, immaginatela come preferite. 
Va bene, la smetto di rompervi e scusate se ho parlato così tanto ma dovevo introdurre un po' la storia. 
Giovedì nove agosto purtroppo partirò per la Sicilia, quindi non penso di poter pubblicare il seguito prima di due settimane. Quindi, probabilmente ci vediamo fra quindici giorni e poco più.
Vi saluto, pace e amore gente.

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Capitolo 2
*** What a drama. ***


- Mi chiamo Harry Edward Styles, ho diciotto anni, sono inglese, di Holmes Chapel, i miei capelli sono così naturalmente, mi piacciono i gatti, sono bellissimo, bravissimo e meraviglioso.
Lo guardo.
- …Tutto qua?
Harry ride. – Cos’altro vuoi sapere?
Ci penso. – Colore preferito?
- Rosso.
- Rosso? Ma perché il rosso piace così tanto a tutti? – chiedo. Le domande della vita.
- È un colore bellissimo, Ronnie! Qual è il tuo?
- Blu. Il rosso sarà anche bello, però…
- Prossima domanda – mi interrompe lui e sorrido. È diventato più sopportabile. Penso perfino che riporterò il doberman al canile. Forse.
- Okay, okay – brontolo. – Dove vivi?
- Ti ho detto che vivo in Inghilterra, intelligentona.
- Beh, intelligentone, allora mi spieghi cosa ci fai su un aereo che va da Milano a New York?
Si mette le mani dietro la testa sorridendo. – Ero venuto a Milano a trovare dei miei amici, adesso vado a New York per motivi personali. Tu? Sei italiana? -
- Si, proprio di Milano. Va bene, prossima domanda – rispondo, e sbadiglio. Ommamma che sonno. Diciamo che mi sono dovuta svegliare non proprio tardi stamattina, a causa di questo maledetto aereo. Di conseguenza, ora sembro la nonna di Dracula. Occhiaia e sbadiglio, ci manca solo bava alla bocca e uno scarafaggio tra i capelli e siamo a posto.
- Hai sonno? – Chiede Harry, ed un secondo dopo sbadiglia anche lui.
- Un po’ – ammetto, e sbadiglio di nuovo. Nonna di Dracula due, la vendetta. - Che ne dici di dormire? – chiede il riccio, e io annuisco mentre mi scappa un altro sbadiglio.
- Basta è il terzo sbadiglio questo! Ma i nervi – Urlo, e mezzo aereo si gira a guardarmi.
Buongiorno, sono Ronnie Hamilton e sono specializzata nel fare figuracce davanti a tutto il mondo.
- Scusate… - borbotto mentre sprofondo nel sedile. Nel frattempo, Harry sghignazza.
- Non c’è niente da ridere – bofonchio rivolta a lui. E ovviamente che fa? Ride ancora di più. Pft. Gli tiro uno schiaffo sul braccio, mentre comincio a ridere anch’io. *la coerenza*
Dopo un po’ ci calmiamo, ed il mio respiro torna regolare.
- Sei simpatica, sai? – dice Harry quando riprende fiato.
- Anche tu non sei male – confesso io. Voglio dire: è bello (ammettiamolo), si è dimostrato simpatico e anche gentile. Mmmm. Forse non esattamente “gentile”, ma fa niente.
- Mi ritengo lusingato.
- Va bene, ritiro tutto – dico io e rido nuovamente, poco dopo fa lo stesso anche lui.
- Ma se ero taaaaanto felice, Ron. – Cosa? Cos'ha detto?
- "Ron"? No.
- Che c’è? Non vuoi che ti chiami così? È carino!
- Harry. È bruttissimo, e poi è da maschio.
- Ho capito, Ron – risponde lui, calcando sull’ultima parola. Ma perché, con tutte le miliardi di persone che esistono al mondo, doveva capitarmi proprio lui? 
- Ti piastro i capelli se non la finisci.
Il ragazzo si mette le mani sulla testa: - Okay, sto zitto.
-Non dovevamo dormire? – propongo io. Il sonno non se n’è andato.
– Prima voglio il tuo numero.
- Che? Il mio numero di cosa? – rispondo.
- Di scarpe, guarda. Il tuo numero di telefono! – dice Harry e ride.
Che faccio? Beh, non ci perdo niente. Prendo un foglietto dalla borsa ed una penna e gli scrivo il mio numero. – Tieni – faccio io mentre glielo porgo e lui ringrazia.
- Buonanotte Harry – continuo chiudendo gli occhi. – Fammi uno squillo, così salverò il tuo numero.
- Certo. Buonanotte… Ron.
Non ho il tempo di andare a cercare una piastra ed incenerirgli i capelli che cado in un sonno profondo.
 
Nyawn.
Mi ci vogliono una decina di secondi per collegare il cervello alla ruota del criceto. Poi dico al criceto di salire sulla ruota ed iniziare a correre, e assieme a lui anche il mio cervello inizia a funzionare. Alleluia.
Mi guardo intorno. Ah si, l’aereo. Sono sull’aereo per New York. Poi mi torna in mente Harry.
- Ehi intelligenton… - borbotto sorridente girandomi verso destra, ma noto che lui non c’è. Anzi, in realtà l’aereo è quasi vuoto. Siamo atterrati.
In un secondo scatto in piedi e mi affretto ad uscire, maledicendo Harry per non avermi svegliata. E nemmeno aspettata. Dov’è finito?
In poco tempo arrivo al ritiro valigie, ma del riccio nemmeno l’ombra. Se n’è andato.
Non che mi dispiaccia. Ma sono rimasta un po’… sorpresa. E mi stavo abituando alla sua presenza.
Ma alla fine si è dimostrato per quello che è. Mi ha mollata lì sull’aereo senza nemmeno svegliarmi, ed è sparito in un secondo.
Cerco di scacciare Harry dalla mente mentre ritiro la valigiona che mi sono portata e cerco di capire dove andare. Devo arrivare al reparto gente. Avete presente il posto in cui aspettano tutti gli amici e i parenti degli arrivati? Quello è il reparto gente. Mi avvio verso la mia meta, mentre continuo a guardarmi intorno, ma non vedo neppure l’ombra di un riccio. E non sento la sua voce irritante. Meglio così.
- Ronnie Hamilton?
Sento qualcuno che mi chiama. Ma la voce non è familiare.
Mi giro e vedo un ragazzo biondo che mi osserva. Occhi azzurri e guanciotte.
- Si, tu sei…?
- Piacere, Niall. Niall Horan – risponde il biondino, mi sorride e mi porge la mano. – Non sono un maniaco, tranquilla – continua poi ed io rido – Sono qui per portarti al college! Vieni, ti aiuto con questa – dice e mi prende la valigia iniziando a trasportarla.
- Cosa ci hai messo dentro? Mattoni? – chiede. Ahahah, è simpatico.
- Noo, è che i miei vestiti sono fatti di legno, per questo pesano così – rispondo e ridiamo.
Usciamo dall’aeroporto continuando a parlare e mi porta ad una Land Rover. Poco grande l’auto eh.
- Sali pure, intanto ti sistemo la valigia nel bagagliaio – afferma e mi siedo davanti. Subito mi raggiunge e si mette al volante. – Il viaggio sarà abbastanza lungo e se sei stanca puoi dormire.
- No, sto bene, grazie. In aereo ho dormito tutto il viaggio.
- D’accordo – risponde Niall accendendo il motore.
- Tu frequenti il il Graceling? – domando. Graceling. Graceling college, ecco la nostra meta.
- Si, sono al secondo anno. È una bella scuola, bravi insegnanti, nei bagni c’è sempre la carte igienica ed il cibo non contiene acido prussico o veleno.
- Mh, rassicurante.
Ride. – E tu? Che ci fai qui? Da quanto ho capito sei italiana.
- Si, mi ero stancata della solita vita. Amo viaggiare e vorrei trovare lavoro all’estero, quindi ho rotto i cosiddetti ai miei genitori per quasi due anni ed infine si sono decisi a mandarmi qui.
Diciamo che hanno ballato la conga quando me ne sono andata.
No, dai. Scherzo.
Spero.
- Non te ne pentirai – risponde il biondo sorridendo.
Parliamo durante tutto il viaggio. A differenza di Harry, Niall è gentile e disponibile. E anche molto carino, e simpatico. C’è una bella intesa tra noi.
- Siamo quasi arrivati – dice ad un certo punto. Sono quasi le nove di sera e stiamo viaggiando da circa un’ora e mezza. Il mio sedere chiede pietà.
Davanti a noi compare un cancello, che si apre quando Horan prende un telecomando e preme un bottone. Ci avviamo con la Land Rover lungo un vialone costeggiato da alberi. – Ecco il Graceling – dice.
È un edificio gigantesco, di colore chiaro, con un giardino a dir poco enorme. Al momento tutte le finestre sono illuminate, e ci credo: sono le nove di sera. Parcheggiamo l’auto e scendiamo. Il biondo prende la valigia e mi conduce all’interno del college.
- Di là c’è la sala mensa, le aule… - mi indica ogni cosa intorno a noi ed io prendo nota mentalmene.
Fffuu, ho sonno. Altro che prendere nota, qua mi addormento sulle scale, cado, sbatto la test, rotolo giù e muoio. What a drama.
- E di là c’è la tua stanza. Ci sono già due ragazze all’interno, condividerete l’abitazione.
Annuisco.
- Vai pure a dormire, so che sei stanca. Avverto io la Preside che sei arrivata e le chiedo di lasciarti riposare, anche se penso che domattina ti vorrà parlare – prosegue Niall e lo ringrazio.
- È stato un piacere, Ronnie – risponde sorridente, mi dà un bacio sulla guancia e si allontana.
Dio mio. Mi ha baciata sulla guancia. Ha fatto uno strano effetto, mi sono sentita tremendamente bene.
Torna sul pianeta Terra, Ronnie.
Apro la porta della mia stanza. In un secondo vengo travolta da due ragazze. Mi piombano addosso e mi abbracciano, nonostante non sappia nemmeno chi siano. Quando si sciolgono dall’abbraccio mi sorridono ed iniziano a parlare.
- Ciao Ronnie! – dicono in coro.
La ragazza alla mia destra è più alta di me, con gambe lunghe, capelli lisci e castano chiaro, abbronzata. Quella alla sinistra è più bassa, con capelli corti e rossi e occhi grandi e azzurri.
- Io sono Joy – dice la prima, sorridendo.
- Joy?
- Diminutivo di Joyce – aggiunge. Woah, bel nome.
- Io mi chiamo Lexie, hola -  - hola a voi – rispondo. – Ronnie, Ronnie Hamilton. Piacere – sorrido.
Mi mostrano la stanza e mi portano al mio letto, mentre parlano senza sosta. Sono stupende, davvero simpatiche.
- Direi che è ora di dormire – dice ad un certo punto Joy. Saranno le dieci e sto crepando dal sonno.
Mi butto sul letto a peso morto senza nemmeno cambiarmi i vestiti e chiudo gli occhi. E mi addormento.
 






__________
im here!
scusate per il livello di bava alla bocca di questo capitolo ma questa storia per me è un inizio, dato che come ho già detto è la mia prima. Diciamo che sto ancora imparando. lalalaa
se lasciate una recensione mi fate solamente un piacere, sia che sia positiva o negativa, mi interesserebbe sapere il vostro parere.
Bene, ho detto tutto. Addio popolo.
-d

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Capitolo 3
*** Mmmh, crepes. ***


- Il mio nome è Rrrrico, muahah.
Boh, immaginate il trauma di svegliarsi con questa cosa nelle orecchie.
Apro gli occhi di mezzo millimetro e vedo Joy davanti a me.
- Che vuoi?
Mi rigiro nel letto.
- Spero che tu non sia sempre così gentile e dolce di mattina, mi potrebbe venire il diabete – ribatte lei e spalanca la finestra, facendo entrare la luce del sole.
- La luce, mi sciolgo! – Urlo io e mi copro la faccia col cuscino.
Ma oggi è domenica. Perchè diamine sono stata svegliata così presto?
Voglio dire, non mi sembra che qualcuno stia muorendo dissanguato.
Non mi sembra che ci sia un'invasione di procioni.
Non mi sembra che a Gigi d'Alessio siano improvvisamente cresciuti i capelli.
E allora perchè accidenti sono in piedi all'alba delle..
Nove e mezzo.
Oh.

- Svegliati, dai! Lexie è già a fare colazione, mi sa che stamattina fanno le crepes!
- Crepes? Dove? – In un secondo sono fuori dal letto e sto frugando dentro l’armadio in cerca di qualcosa di decente da mettere.
Mmmh, crepes.
Magari con la nutella sopra. Rawr. L’idea mi attira parecchio.
Joy ride e qualche minuto dopo usciamo dalla nostra camera, dirette alla mensa.
La mensa non è molto affollata, dato che la domenica, da quanto mi ha detto Niall durante il nostro viaggio fino al Graceling, è giorno libero e si dorme fino a tardi. Probabilmente la maggior parte degli studenti è ancora a rotolarsi nel letto, mentre io sono qui che sembro un mutante talmente sono assonnata.  Tutto grazie a Joyce.
Lexie è seduta ad un tavolo con davanti a sé un vassoio pieno di cibo, e ci fa segno di raggiungerla.
La saluto con un cenno ma prima di poter andare da lei vengo trascinata via da Joy.
- Mi sembri un po’ addormentata, prima di parlare o pensare mangia qualcosa – dice sorridente ed io rido.
- Pft, Joy.
- Lo dico per il tuo bene.
In effetti ha ragione. Sono talmente cosciente di ciò che faccio che potrei anche avere addosso il pigiama senza accorgermene.
Ah beh, sarebbe una buona scusa per tornare a dormire.
- Acc, non ho il pigiama, sono vestita.
- Cosa? – Joy mi guarda preoccupata.
- Acc, ma guarda come sono vestita! Queste scarpe non c’entrano niente, guarda i colori, è tutto sbagliato! – borbotto e corro a prendere un vassoio lasciandola lì a farsi dubbi sulla mia stabilità mentale.
Dunque. Colazione-one-one.
Dove sono? Eccole, le vedo.
Le crepes.
Ne prendo cinque o sei e ci aggiungo sopra mezzo barattolo di Nutella.
Tanto per stare leggera.
Prendo qualche biscotto e un muffin. Ecco fatto.
Mi avvio verso il tavolo dov’è seduta Lexie. Nel frattempo Joyce è ancora a scegliere cosa mangiare.
Hello, sunshine – canticchio appena poso il vassoio sul tavolo.
- Sei di buon umore? – risponde Lexie e sorride.
- Certo, Joy mi ha buttato giù dal letto alle nove di mattina e sto dormendo in piedi, comunque sto benissimo.
Mentre addento un biscotto do un’occhiata in giro, perlustrando la mensa.
Dunque. Vicino a me ci sono dei secchioni, direi. Mangiano in silenzio, tenendo gli sguardi fissi su dei libri dall’aspetto abbastanza inquietante.
Alla mia sinistra il tavolo delle cheerleader. So già che non mi ci avvicinerò, non è il mio campo.
Ma perché le cheerleader sono in piedi all'aba del mattino?
Sto per indagare su chi altro è presente in sala pranzo, quando i miei occhi incrociano una chioma bionda. Lo riconosco subito.
- Niall! – Dico non troppo forte, e subito dopo il ragazzo si gira verso di me. È fermo sulla soglia della mensa e quando i nostri occhi si incontrano, sorride.
Datemi ossigeno, acqua, Sprite, un paio di Vans, spalmatemi del dentifricio in pieno viso. Insomma, qualcuno faccia qualcosa. Dopo quel sorriso ho smesso di respirare.
- Niall Horan sta venendo da questa parte, se non ti svegli da questa specie di trance in cui ti ritrovi di prendo a padellate in faccia.
Respira. Respira!
- Grazie, Lexie. Tu si che sai come essere gentile.
- Di niente, tesoro caro. Ti volevo solo avvisare – risponde lei e sorride.
Nel frattempo Niall è arrivato al tavolo. – Ehi, Ronnie – dice con quella sua voce calda e sensuale.
Santissimi Numi. Controllati, donna.
- Buongiorno – faccio io e lo invito a sedersi. – Dormito bene? – Chiede poi, ed io annuisco mentre addento il muffin. – Si, peccato per la levataccia – aggiungo lanciando un’occhiata a Joyce, che sta ancora scegliendo la sua colazione.
- Beh, però vedo che comunque hai appetito! – Ribatte sorridendo e indicando la mia colazione. Arrossisco.
Che figura colossale. Niall mi incontra per la seconda volta e sicuramente pensa già che mangio come un facocero. Datemi della terra, così faccio come gli struzzi e ci nascondo la faccia.
In quel momento noto che Horan e Lexie non si sono rivolti la parola o salutati.
Mi schiarisco la voce. – Comunque lei è Lexie, una mia compagna di stanza. Lexie, lui è Niall – dico e loro si tendono la mano abbastanza imbarazzati. – Invece lei è Joyce – aggiungo indicando la ragazza che arriva in quel momento.
- Pensavo che ti avessero mangiato i procioni – borbotto.
- Eh?
- Cosa?
- Hai detto qualcosa sui… procioni, penso.
- Chi?
- Tu.
- Io? Non ho detto niente.
- Si invece.
- No. Comunque lui è Niall. Dì ciao a Niall, da brava bambina.
Joy e il biondo si stringono la mano, un po’ in imbarazzo. Io continuo a mangiare il mio meraviglioso e paradisiaco biscotto.
- Ronnie, cosa fai oggi? – chiede Niall.
Mi ha appena chiesto cosa faccio oggi? Mi sta invitando ad uscire??
- Veramente non lo s… - dico, poi mi va un biscotto di traverso e comincio a tossire.
 
Parfait.
Parola francese che vuol dire “perfetto”.
Avete presente la perfezione? Quando tutto va bene, non c’è nemmeno un difetto? Ecco.
Bene, sono completamente lontana dalla perfezione.
Stavo quasi morendo a causa di un biscotto.
Un biscotto.
Non lo augurerei a nessuno.
Sto tossendo da quasi sette minuti, mentre Niall e Lexie mi danno pacche sulla schiena. Mezza mensa si è girata verso di me e le cheerleader mi hanno guardato male, sembrava che mi volessero sbranare.
Ci possono essere due motivi. Il primo: ho rubato loro la scena.
Il secondo: hanno notato che uno dei ragazzi più indescrivibili della scuola è seduto al tavolo con me, la nuova arrivata.
Probabilmente entrambi.
- Sto bene, sto bene – dico quando finisco di tossicchiare. Dio, sembro una vecchia.
- Sicura? – Chiede Joy, io annuisco.
- Avrei dovuto riprenderti col cellullare! – Dice Niall all’improvviso ed inizia a ridere a più non posso.
Meno male che ci sono le due ragazze a difendermi.
Non c’è niente da ridere!
Niall, insomma! Guarda che non è divertente!
Forza, ragazze. Diteglielo.
Ragazze?
RAGAZZE.
Perfetto, stanno ridendo anche loro.
- Grazie mille – borbotto io e mi alzo per andare a posare il vassoio.
Si, insomma. Sono abbastanza offesa. Sono al mio primo giorno qui al Graceling ed ho già fatto una figura di cacca davanti alla scuola, e loro cosa fanno? Sghignazzano.
- Dai, Ronnie, scherzavamo – mi dice Niall mentre mi avvio all’uscita della sala pranzo, ma lo ignoro.
Apro le porte e me ne vado, ma dopo poco me lo ritrovo di fianco.
- Stavo scherzando, Ron.
Ron.
Mi torna in mente Harry. Quella creatura inutile.
- Non chiamarmi così – rispondo. Ho passato poche ore con quel (come si chiama? Ah, si) Styles ma non ci tengo a ricordarlo, anzi.
Ci sono rimasta male quando mi sono svegliata e non ho trovato i suoi ricci di fianco a me, le sue battute demenziali ed i suoi occhioni verdi. Anche se la prima impressione che ho avuto di lui è stata pessima, dopo mi sono dovuta ricredere. Ma adesso ho cambiato idea.
Ha anche il mio numero! Mi viene in mente adesso. Mi avrebbe potuto chiamare, ieri. O scrivere un messaggio. Invece non l’ha fatto, e perché?
Perché è un cafone.
Esattamente come pensavo.
- D’accordo – risponde Horan, e abbassa lo sguardo.
Silenzio.
Avete presente quelle musichette che mettono negli ascensori? Ne vorrei una in questo momento, sarebbe meno imbarazzante.
- Comunque oggi non faccio niente.
- Eh?
- Chupa, Niall.
- Ma… Ronnie!
- Svegliati biondino.
- Comunque… Non fai niente, oggi?
- Sei perspicace.
- Ti va di… Non so, fare un giro? Ti mostro un po’ la scuola.
Okay, Ronnie. Fai la sostenuta.
- CERTO CHE VA BENE!
Ma che caz? Ho detto sostenuta, non sclerata.
Niall mi guarda divertito.
- Ah ehm. Volevo dire: okay, ci sto – riprendo con un tono indifferente. Figuraccia numero due: fatta.
Lui sorride. – D’accordo. Passo da te alle quattro.
- Camera duecentotrentacinque. A dopo – dico e lui mi fa l’occhiolino.
Oh gosh.






__________

Salve pipol.
Mi scuso subito per questa "cosa" che ho scritto. 
Comunque.
Sono in biblioteca da quasi quattro ore, non ce la faccio più. I miei genitori sono dei traditori, mi hanno trascinato qua anche se non volevo. Così mi sono portata il pc e la chiavetta ed eccomi qua (purtroppo per voi). 
se volete recensire accomodatevi lol.
cià gente.

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Capitolo 4
*** Pft, dilettante. ***


- Tu hai un appuntamento con Niall Horan? Waa
Lo sapevo che non avrei dovuto dirglielo. Perché faccio queste cavolate? Tutta colpa degli omini nella testa.
Si, gli omini.
Quando ero una bambina mio padre mi disse che dentro la mia mente c’erano degli uomini piccolissimi che dicevano al cervello cosa fare.
Trauma infantile.
- Non è un appuntamento! – Urlo cercando di farmi sentire da Lexie e Joy, che nel frattempo saltano sul letto e cantano.
- Niall e Ronnie si vanno a sposar, lalalalalala
Adorabili e strozzabili allo stesso tempo. O, per usare il linguaggio di Harry, al medesimo tempo.
Già, Harry. Perché non riesco a smetterci di pensarci? È sempre lì, tra i miei pensieri, se ne sta in un angolino ma non se ne va mai.
Incredibile. Riesce a rompermi le palle anche quando non c’è.
- Non è un appuntamento! – Ripeto io e finalmente mi sentono. Smettono di cantare e iniziano a ridere.
– Mi porta solo a fare un giro della scuola! Sono la nuova arrivata e sta cercando di aiutarmi, ecco  - continuo non molto convinta.
- Si, certo – ribatte Lexie con un sorrisetto sulle labbra e Joy riprende con quella canzoncina.
Avrei voglia di prenderle a cuscinate, ma in fondo sono troppo adorabili.
 
Bussano alla porta.
Mi hanno trovata, adesso mi rapiranno e mi faranno mangiare dai procioni, me lo sento.
E daje con sti procioni, li tiro sempre in ballo. Però morire e vedere come ultima cosa un gigantesca procione è perfino peggio di morire strozzata da un biscotto. Credo.
Joy e Lexie stanno letteralmente impazzendo. Hanno uno sguardo un po’ da pazze e mi sembra di aver visto che a Joyce sia anche venuto un inquietante tic all’occhio sinistro. Tutto questo perché sto per uscire con Niall Horan. Anche se non è un appuntamento, che sia chiaro.
- Vai ad aprire! – Sussurra Lexie. Perché adesso sussurra? Boh.
Sbuffo e mi dirigo verso la porta. D’accordo, lo ammetto. Sono un po’ emozionata. Conosco Niall da un solo giorno ma diciamo che… mi potrebbe piacere. Dico, potrebbe.
- Ehi, ciao! – dico quando mi ritrovo davanti Horan e mostro uno dei miei sorrisi migliori.
- Ronnie.
Avete presente i gelati che si squagliano? Ecco. Io sono il gelato. O meglio, la pozza di gelato che si forma dopo che questo si scioglie.
Ha detto il mio nome in un modo… uau.
Come quando Troy dice “Gabriella”. E ha quel tono… uau.
- Allora, andiamo? – dice lui sorridendo e mi porge il braccio, che io afferro. Usciamo dalla stanza e prima di chiudere la porta mi giro a guardare le mie due compagne, che iniziano a cantare sotto voce quella maledetta canzoncina.
- Grrrrrr.
- Stai… Ringhiando? – Chiede Niall un po’ preoccupato.
- No, ma ti pare? Perché dovrei ringhiare?
- Non so, sembrava che tu stessi…
- Meno viaggi mentali, Niall – dico con tono rassegnato e lui ride.
Che bella risata. Guarda gli occhi, poi: color azzurro oceano. I capelli da angelo. Quelle guanciotte rosse. E le labbra…
Questi sono gli omini nella mia testa, me lo sento. Sono degli psicopatici.
Oppure sono io ad essere psicopatica?
Naaaa. Io sono assolutamente normale.
- Dove vuoi andare? – Chiede Niall.
- Unicornolandia non sarebbe male.
Dicevo. Assolutamente normale.
 
Horan mi fa visitare quasi tutto il college. È gigantesco. Penso che ci sia anche una piscina, ma non ricordo bene dove. Nel frattempo parliamo, parliamo di qualunque cosa. Mi racconta della sua famiglia, dell’Irlanda, dei suoi amici, anche della sua ex ragazza, una certa Holly. Con lui riesco a parlare di tutto, anche se lo conosco da poco.
- Se andiamo di là c’è la biblioteca, poi il tour sarà finito, signorina – dice lui con un accento all’inglese che cade sull’ultima parola. Tipo Jack quando dice: “Dove la porto, signorina?” e Rose risponde: “Su una stella”. E nel frattempo io piango come una fontana.
Ma le fontane piangono? No, direi di no.
- Attenta alla bibliotecaria, Miss Missent. È abbastanza severa – raccomanda mentre apre la porta in vetro dell’edificio e mi lascia passare.
Miss Missent? Sembra uno scioglilingua.
- Miss Missent va sul Mississipi e Missouri, Miss Missent Miss Missent Miss Missent.
- Cosa?! – Sussurra Niall e mi guarda perplesso.
- Prova a dirlo cinque volte velocemente.
- Miss Missent va sul Mississipi e Missentouri…
- Pft, dilettante. Sbagliato!
- Lo so, adesso riprovo – ribatte lui. Oh, che carino. Per i dieci minuti successivi sembra un cucciolo di cane concentrato mentre prova a ripetere lo scioglilingua.
Intanto giriamo tra i corridoi della biblioteca, che è davvero enorme.
- Miss Missent va sul Mississipi e Missouri, Miss Missent Miss Missent Miss Missent.
Toh, ci è riuscito.
- Bravissimo Niall! Prendi il biscottino! – gli dico facendo finta di lanciargli qualcosa, lui ride.
Guardalo, sembra un angelo.
Omini?
Si?
Vaffanbagno, da bravi.
Gli omini ci rimangono abbastanza male, ma non ribattono. Meglio per loro, altrimenti li butto fuori dalla mia testa e si ritrovano a fare gli omini barboni.
- Ehi – dico a Niall e mi giro per guardarlo negli occhi, mentre continuo a camminare lungo il corridoio.
– Che ne diresti di… - Non faccio in tempo a finire di parlare che mi scontro con qualcuno.
Bam.
Ed ecco che finisco col sedere a terra.
- Ma che..  - Alzo lo sguardo e cerco di capire chi è stato a farmi cadere.
E mi ritrovo davanti un riccio, coi capelli scuri, gli occhi color smeraldo.
Harry.






__________
Buonasera a tutti. (?)
Avete visto che ho pubblicato due capitoli in due giorni? Che brava sono stata? Amatemi.
LOVE ME LOVE ME, SAY THAT YOU LOVE ME. #justinbiebermoment.
Comunque.
Potete passare da qua? 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1233055
è
 della mia migliore amica ed io trovo che sia stupenda.
O
kaaaaaaaaaay. Adesso sloggio. Ciao bellissime. :)
-d

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Capitolo 5
*** Ciao, Ronnie. ***


L’unica domanda che gli omini nella mia testa riescono a formulare è: Uot de fac?
- Ronnie! Tutto bene? – chiede Niall correndo verso di me ed aiutandomi a rialzarmi.
- Harry! – Grido ignorando il biondo. Poretto.
Styles si è chinato a prendere un libro che gli è caduto nello scontro. Alza la testa ed incontra i miei occhi.
I battiti del mio cuore aumentano.
Per la rabbia, ovviamente.
Sei sicura?
Si, omini. State muti, è un momento delicato.
Riesco a vedere la sorpresa nei suoi grandi occhioni verdi, ma subito cerca di nasconderla.
- Ciao, Ronnie.
Ha un tono calmo, divertito, e mi sta sorridendo beffardo.
Che cos… Cosa?!
- Tu… - inizio. – Tu… TU ARRIVI, TI COMPORTI DA MENTECATTO, FACCIAMO AMICIZIA, MI CHIEDI IL NUMERO DI TELEFONO, SCOMPARI MOLLANDOMI SULL’AEREO, MI FAI CADERE FACENDOMI VENIRE UN LIVIDO SUL SEDERE E DICI “CIAO RONNIE”?!
Sono imbestialita. Una belva. Che accidenti ci fa qua?!
- Mmh, si, in effetti è andata così – risponde sghignazzando.
Sta… Ridendo?
Ricordate il doberman che volevo buttargli addosso? Ecco, adesso lo vado a riprendere, lo faccio accoppiare con un mastino e quando il loro cucciolo sarà cresciuto e diventato un bestione enorme, beh, lo scaglierò addosso a quest’essere spregevole che mi ritrovo davanti.
- NON C’È NIENTE DA RIDERE, STYLES – dico parecchio arrabbiata.
- Si, invece, avessi visto la tua faccia mentre cadevi! – ribatte e continua con quel suo ghigno.
Dio, quanto non lo sopporto. Ecco a voi Harry Styles, quello vero. Non quello che si era dimostrato… apprezzabile, in aereo. Forse addirittura simpatico.
Quando smette di ridere guarda dietro di me: - Oh, ciao Niall – saluta sorridente.
Mi giro verso Horan, il quale fino a quel momento è stato zitto ed ora sta facendo un cenno di saluto a Styles, con un’aria un po’ colpevole.
- Conosci Harry? – gli chiedo.
- Ecco… - comincia.
- Stessa scuola, stesso anno! – dice Harry.
- NON HO CHIESTO A TE, STYLES! – urlo arrabbiata ed in quel momento una signora mi guarda male.
- Siete pregati di uscire da qui, questa è una biblioteca, per l’amor di Dio! – dice lei. Ha i capelli biondi, raccolti in una crocchia, porta gli occhiali e avrà una cinquantina d’anni. Leggo la targhetta attaccata alla maglia rosa.
Miss Missent. Oh, no. La maniaca del silenzio.
Annuisco e a passo svelto mi dirigo verso l’uscita dell’edificio, nera di rabbia, sentendo appresso a me i passi di Niall e Harry, che si affrettano a raggiungermi.
Mentre sto per aprire la porta in vetro, mi torna in mente l’ultima frase detta dal riccio.
Wait, wait, wait.
Stessa scuola, stesso anno!”
No. Non può essere vero. Devo aver capito male. Sicuramente avrà detto qualcos’altro.
“Stessa suola, stesso danno!”
Sicuramente ha detto così, si.
È una cosa veramente orribile arrivare in una scuola al secondo anno. Tutti gli studenti si conoscono tra loro già dalla prima, mentre io, avendo passato la prima in un altro college, non so nemmeno i nomi dei professori che insegnano al Graceling.
- Vieni a scuola qui, Styles?! – gli chiedo con la voce più acuta di un’ottava, mentre mi giro verso di lui.
- Si, Ron! Siamo nella stessa scuola, sei felice? E sicuramente avremo anche un paio di corsi in comune – risponde lui sorridente, mentre io sono immobile, con gli occhi sbarrati ed un’espressione disgustata in volto.
Harry mi viene incontro con un sorrisone in viso e fa per abbracciarmi, strafottente, ma gli metto una mano sul petto per fermarlo.
- Ahia!
O meglio, un pugno sul petto. Ops.
- Non mi devi sfiorare, Styles – gli dico in tono tutt’altro che amichevole.
- Ma se ti voglio tanto bene.
- Beh, io no.
- Ma taaaaaaaantissimo bene.
- Buon per te.
- Vuoi che me ne vada? Perché non lo farò.
- Perfetto, lo farò io. Ciao Harry – dico allontanandomi a grandi passi e lasciandolo lì.
 
- Fammi capire: sei qua a malapena un giorno e hai già conosciuto Niall Horan ed Harry Styles? Ma che poteri hai, ragazza?
L’interrogatorio di Lexie e Joy sta andando avanti da una mezz’oretta. Mi fa male il sedere a stare seduta sul letto. Ovviamente appena ho messo piede nella mia stanza sono stata assalita dalle due coinquiline, che hanno voluto sapere ogni cosa nei minimi dettagli.
Perchè a me? Ditemelo. Sono sempre stata una brava ragazza, non ho mai fatto del male a nessuno.
Tralasciando quando ho messo della Vinavil in un piatto di plastica e ci ho buttato dentro la dentiera di nonna Giusy.
Dettagli.
- Evidentemente ho il potere di attrarre le sciagure – ribatto sorridendo.
- Stai dicendo che Niall Horan e Harry Styles sono delle sciagure? – domanda Joy sbarrando gli occhi, mentre Lexie si porta una mano alla bocca.
Neanche avessi detto che ho tre dita in un piede e sette nell’altro.
- Niall assolutamente no! Lui è il contrario delle sciagure. L’opposto, l’inverso, il capovolto, il…
- D’accordo, d’accordo – mi interrompe Lexie.
- Ma Harry… È insopportabile.
Sbarrano ancora di più gli occhi e Joy per poco non sviene.
- Stiamo parlando dello stesso Harry? Sei sicura, Ronnie? – domanda stizzita.
- Harry Edward Styles, inglese, colore preferito rosso, amante dei gatti, con i capelli naturalmente disastrati. Si, penso che sia lui.
- Ama i gatti? Davvero? – chiede Lexie e Joyce la guarda male.
- Ho avuto l’onore di passare nove ore in aereo di fianco a quel… coso, e adesso lo ritrovo qui, nella mia stessa scuola, con l’istinto di morderlo nonostante debba sopportarlo ancora per un anno – continuo.
- …Morderlo?
- Esattamente.
- L’hai davvero trovato così deludente?
- Più che altro uccidibile.
- Guarda che non è così male!
Sbuffo, buttandomi a peso morto sul letto.
 
Prima ora: biologia.
Sono talmente felice che potrei girare un documentario chiamato “Happy day!”, dove io sarei la protagonista, magari affiancata da Johnny Deep o Leonardo Di Caprio che cantano cori gospel.
Dopo cinque minuti in cui girovago per i corridoi del Graceling riesco a trovare la classe giusta e mi ci infilo, prima che la mandria di studenti mi trascini via da lì.
Meno male che non sono in ritardo e riesco a trovarmi un posto in fondo.
Sinceramente: io odio biologia.
La trovo completamente inutile. Quasi come le zanzare. O Harry.
- Buongiorno! – dice un signore sulla cinquantina entrando in classe ed il brusio che regnava precedentemente nell’aula scompare, mentre tutti i ragazzi si siedono ai loro posti.
Quello che dev’essere il professore (anche perché non penso che se fosse un bidello gli studenti facessero così. E se fosse un bidello killer? Uno che uccide gli allievi a colpi di detersivo negli occhi) posa una valigetta sulla cattedra, per dirigersi verso la lavagna e prendere un gessetto. Inizia a scrivere mentre blatera.
- Per chi non lo sapesse, io sono il professor Alcott, insegnante di biologia.
E scrive il suo nome alla lavagna, come fanno nel telefilm di Raven quando arriva qualche supplente e deve far capire come si chiama agli studenti ebeti.
- Penserete che oggi è il primo giorno e quindi non faremo lezione, giusto?
Beh, ovviamente.
- Certo che no.
No, aspetta. Cosa?
- Inizieremo subito col primo capitolo del libro. Obbiezioni?
- No, ma aspetti un momento che vado a prendere una chitarra da sbattermi in testa.
Ops, forse l’ho detto ad alta voce.
- Scusa? – chiede Alcott guardandomi male.
Si, l’ho decisamente detto ad alta voce.
- No, ma aspetti un momento che vado a prendere una chitarra per accompagnare la sua fantastica lezione, anche se penso che non potrà essere migliore di quanto già sarà – butto lì.
- Eh?!
Sono sul punto di urlargli “chupa prof!”, quando la porta si spalanca.
- Styles, in ritardo anche il primo giorno?
Domanda Alcott distogliendo l’attenzione da me e guardando Harry che entra nell’aula.
- Non mi smentisco mai, professore! – risponde il riccio e gli sorride, anche se l’altro non ricambia.
- Trova un banco libero e siediti, ci ha già pensato la tua amica a disturbare la lezione – ribatte Alcott indicandomi. Harry mi vede e sorride, dirigendosi verso di me fino ad arrivare a sedersi nel banco vuoto accanto al mio.
No, un secondo.
Il mio cervello connette solo in questo momento. Si vede che sono ancora troppo addormentata alle otto di mattina, altrimenti a quest’ora, dopo aver visto Styles, sarei già scappata fuori dall’aula urlando come la tipa di Scary Movie uno. Con i vestiti addosso, s’intende.
Realizzo adesso che Harry Edward Styles è nel mio corso di biologia, mi ha sorriso e si è seduto nel posto affianco al mio.
Santissimi numi.
- Ehi Ron! – sussurra lui appena Alcott inizia a spiegare biologia. Ecco che comincia.
- Dimmi Harry – rispondo e lui sbarra gli occhi.
- Che c’è? – domando guardandolo. Non è che ho un pezzo di prezzemolo tra i denti?
Ma… Ehi, io non ho mangiato prezzemolo.
- Non mi hai insultato! – risponde urlando un po’ troppo.
Alcott interrompe la sua spiegazione: - Ci sono problemi, Styles?
- Assolutamente no, prof.
- Bene, allora stia zitto.
Uhhh, qualcuno è nervosetto.
Almeno Harry mi lascerà in pace per il resto della lezione.
Ed ecco che due secondi dopo posa un pezzo di carta sul mio banco.
Sei di buon umore, Ron?  ha scritto con la sua strana grafia.
Giuro che mi iscrivo a un corso di arti marziali solo per poter far pratica su di lui.
 
Adesso no.
Gli ripasso il biglietto.
 
Allora prima stavi bene! Ecco perché non mi hai insultato, si spiega tutto.
 
Non ti ho insultato perché al mattino il mio cervello non è in grado di formulare frasi abbastanza offensive da usare su di te, ecco.
 
Vedo Harry che scribacchia qualcosa in risposta, ma vengo distratta dalla voce di Alcott.
- Vedo che segui con attenzione la mia lezione, Styles. A chi scrivi?
Oh, santissimo zio del cognato del trisnonno di Tiziano Ferro. Non dire il mio nome, ti prego.
Ti perdonerò per avermi abbandonata in aereo e per avermi fatta buttare fuori dalla biblioteca, se non lo farai. Non dire il mio nome.
- Ad Hamilton, signore.
Mi ha preso alla lettera. Non ha detto il mio nome, ma il mio cognome.
Abbasso la testa, ma prima guardo male Harry.
- Perfetto – dice Alcott sorridendo in modo abbastanza agghiacciante. – Styles, interrogato. Hamilton, accomodati fuori.
Mi alzo dal posto e mi trascino fuori dall’aula, incrociando Harry che mima un “scusa” con le labbra.
Al diavolo le tue scuse.
 










Boh, niente. Questo capitolo non mi piace molto cc. Non sono riuscita a scriverlo decentemente nonostante abbia bevuto chissà quanto latte al cioccolato. 
E fidatevi quando dico che il lattefreddo al cioccolato è come droga per me.
Però mi è uscita questa cosa. Spero che il prossimo capitolozzo sia migliore.
Vabbè, comunque vi chiedo di non uccidermi, o meglio, sparaflasharmi (Mia sorella l'ha ripetuto trenta volte oggi e mi è rimasto in mente, gnnnnnnnn).
addio gente, sparaflasssh

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Capitolo 6
*** Toc toc. ***


Cos’è questa roba?
Insomma, io avevo chiesto una pizza. Quella che ho nel piatto sembra più una crosta vecchia di qualche anno con del pomodoro spiaccicato sopra.
Guardo orripilata il piatto e allontano il vassoio da me.
- Non mangi? - Chiede Niall dando un morso al suo panino. Scuoto la testa.
- Ti offro il mio secondo panino - continua lui. Sorrido. Quanto può essere dolce? E mi sta offrendo del cibo, proprio lui che mangia come un brontosauro dopo il letargo.
Sempre che i brontosauri andassero in letargo.
- No, grazie, mi è anche passata la fame...
Harry è appena entrato nella mensa, accerchiato da tre ragazzi alti più o meno come lui.
Il primo, alla sua destra, ha i capelli castani e gli occhi azzurri, e da quanto posso sentire una risata parecchio sonora.
Alla sua sinistra ci sono gli altri due; Mister Gel e Mister Dolcetto.
Mister Gel ha uno dei ciuffi più alti che abbia mai visto. Capelli scuri, occhi color nocciola e voce calda e profonda, l’ho sentito parlare una volta.
Mister Dolcetto ricorda una caramella.
L’ho visto solo due volte in giro, ma è davvero gentile. Occhi marroni e capelli mossi, woah.
E poi c’è Harry che non c’entra un cazzo.
Uno simpatico, uno figo e uno dolce, e lui? Il rompipalle di turno. Rovina il quadretto, ecco.
Faccio per alzarmi dal mio tavolo quando Styles mi avvista e sorride, venendomi incontro.
Oh, no.
Ron! Eccoti qua!
- Già, eccomi qua! Ora devo andare, ciao - rispondo e mi giro, ma subito Harry mi blocca con una mano. - Non prima di aver conosciuto Zayn, Louis e Liam! Ragazzi, lei è Ronnie - dice soddisfatto.
- Okay, quando vi chiamo alzate la mano. Liam? - dico.
Mister Dolcetto alza la mano.
- Zayn?
Ah, Mister Ciuffo è Zayn.
- Ed immagino che Louis sia tu.
- Esatto - risponde Occhi Azzurri sorridendo. 
- E’ stato un piacere conoscervi, ma adesso devo andare - ribatto sorridente. Sembrano simpatici, ma voglio evitare Harry il più possibile, dato che ogni volta che ci incontriamo finisce male. E’ già tanto che non sia precipitato l’aereo, quando l’ho incontrato.
- Andiamo, Ronnie. Ancora arrabbiata per la lezione di Alcott? - domanda lui.
- Grazie a te sono stata buttata fuori dalla classe la prima ora del mio primo giorno qua, vedi un po’.
- Ah, quindi sei una secchiona! Non l’avrei mai detto! - ribatte lui ridendo e guardandomi. E poi pretende di essere mio amico?
- Sono secchiona quanto tu sei adorabile.
- Ah, allora molto! 
- Tu non sei adorabile, Harry.
Gli faccio l’occhiolino e mi allontano.
 
Le prime settimane di scuola passano in modo tranquillo.
Alcott non riesco a sopportarlo, e poi non posso fare a meno di ribattere. 
Non potete nemmeno immaginare la tentazione di rispondergli ogni volta che dice “non ti piacciono le mie lezioni, Hamilton?”. E’ veramente tosto stare in silenzio e abbassare lo sguardo quando mi pone questa domanda. Feeling like Hercule quando compie le dodici fatiche.
Nelle altre materie non ho grandi problemi, anzi.
Joy e Lexie mi sono sempre accanto. E anche Niall.
Niall... mi piace sempre di più. E’ gentile, sempre disponibile, simpatico, mangia pistacchi... Insomma, perfetto. Ogni volta che apre bocca (cosa che non fa mai quando mangia perchè è anche educato) il mio cuore impazzisce e gli omini nella mia testa ballano la macarena, con tanto di spumante e coriandoli.
Il problema maggiore (dopo il cibo a mensa, Joyce che parla nel sonno e Alcott) è Harry.
Quel ragazzo è uno stalker, lo vedo almeno una volta al giorno. Sa che non lo sopporto, e proprio per questo motivo mi parla in continuazione. E quando si tratta di Harry Styles, parlare è sinonimo di fracassare le scatole fino a farle esplodere.
- Ron! Oggi esci?
Mi fermo in mezzo al corridoio pieno di studenti e mi volto, vedendo l’alta figura di Harry camminare verso di me, sorridente.
- No, devo studiare, domani ho la verifica di stor...
- Perfetto, passo dalla tua stanza alle sette, a dopo! - ribatte Styles e si allontana, diretto verso chissà quale classe.
Un momento. Criceto, fai andare quella ruota che mi ritrovo al posto del cervello.
Stasera devo uscire con Harry Styles? No, insomma, non esiste. Non esiste proprio.
 
- Secondo me quello rosa è perfetto.
E io che non volevo nemmeno uscire. Solo che appena Joyce l’ha saputo è corsa a dirlo a Lex, e adesso sono in piedi davanti al mio letto a scegliere cosa farmi indossare, mentre guardano i milioni di vestiti esposti sulle lenzuola.
- Odio il rosa - dico. - Ragazze, è solo un’uscita con un ragazzo che non sopporto nemmeno, bastano dei jeans e una maglietta.
- Ma se non lo sopporti - ribatte Joy - come mai lui ti ha chiesto di uscire?
In effetti me lo sono chiesta anche io.
- A quanto pare lui mi sopporta.
Toc toc.
Chi è? 
Il lupo mangiafrutta. 
Che frutta vuoi? 
Eh?
Chupa, lupacchiotto.
Corro alla porta. Sono le sei e mezza, Harry non è un po’ in anticipo?
Ma non mi ritrovo davanti i suoi occhi smeraldo, bensì i capelli biondi di Niall.
- Niall! - urlo mentre lo abbraccio forte, e lui ricambia ridendo. Tenerollo.
- Ehi, posso entrare?
- Certo, vieni pure!
Lo trascino in camera. - Attento ai vestiti volanti.
In quel momento mi passa a un soffio dal viso un vestito azzurro, lanciato da Lexie dall’armadio verso il letto.
- Ho detto niente vestiti! - grido, e le mie compagne di stanza sbuffano.
- Devi uscire? - chiede Horan stupito.
- Hai detto bene Niall, devo. 
- Con Harry Styles! - aggiunge Lexie stringendosi un vestito bianco al petto, con aria sognante.
Guardo Niall. - Esci con Harry? - chiede. Improvvisamente la sua voce si è fatta più dolce, e la sua espressione allegra è scomparsa.
- Si, perchè? - rispondo.
- Voi non sembrate molto... affiatati.
- E quindi?
- Niente, lascia stare.
Che risposta è “lascia stare”? 
- Cosa c’è, sono troppo stupida per poter capire?
Lo guardo, poi prendo un paio di jeans ed una maglietta e mi dirigo verso il bagno.
 
- Dai Ronnie, fammi entrare! – dice la voce di Niall da oltre la porta della toilette.
Un modo carino per chiamare il wc.
Lo ignoro, come ho fatto negli ultimi venti minuti. Sono davvero passati venti minuti?
Guardo l’orologio. Ah. Ne sono passati tre.
Beh, com’è che si dice? “Il tempo passa più velocemente quando ti diverti”. E io qua in bagno mi sto divertendo moltissimo, si. Mi sono cambiata i jeans, la maglietta, mi sono sistemata i capelli eccetera.
E’ per questo che penso che sia passato tanto tempo mentre in realtà ne è passato poco.
Si Ronnie, convinzione.

Ma chi vogliamo prendere in giro? Non ne posso più. Inoltre la voce di Horan è irresistibile.
Giro la chiave nella serratura e subito lui corre nel bagno, chiudendo la porta dietro di sé e lasciando fuori Lexie e Joyce. Ah, fa niente, probabilmente a quest’ora sono dietro la porta ad origliare.
Non guardo il biondo negli occhi, ma so che lui sta guardando me.
- Prima non volevo offenderti – dice dopo un po’. – Stavo solo dicendo che è strano che tu esca con Harry, stasera.
Alzo lo sguardo ed incontro i suoi occhi. Woah.
- E se ti sei sentita stupida per ciò che ho detto ti sbagli, non intendevo. Sei strana, lunatica, tutto ma non stupida.
Sorrido. Ha sbagliato, e l’ha capito.
- D’accordo – rispondo. Niall sgrana gli occhi. – Ti ho fatto un discorso meraviglioso e tu rispondi con un “d’accordo”?!
Rido. – D’accordo, oh mio signore – continuo sghignazzando, e le sue risate si confondono con le mie.
- Così va meglio – continua abbracciandomi. Il suo profumo mi invade e mi sento benissimo.
Come sto bene tra le sue braccia, vorrei stare qua per sempre…
Ma dopo pochi secondi sciogliamo l’abbraccio, in imbarazzo. Oh, improvvisamente il pavimento è molto interessante, tanto che resto a fissarlo per qualche secondo, non sapendo cosa dire.
- Comunque pensaci bene prima di iniziare a frequentare Harry – lo sento borbottare. Alzo lo sguardo, sta guardando un punto indefinito del bagno.
- Va bene, Niall.
I nostri sguardi si incontrano, nuovamente, e il mio cuore perde un battito. Apre la porta del bagno e mi fa uscire per prima.
 
 
Toc toc.
Chi è?
Il lupo mangiaverdura.
Che frutta vuoi?
Ma io non mangio frutta, io mangio verdura.
Chi cosa quando dove perché?!
Eh?!
Suca lupacchiotto.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Harry, che sorride come al solito.
Devo dire che è un bel ragazzo. Insopportabile, ma bello. Indossa una maglia bianca e dei jeans scuri, al polso sinistro ha i suoi soliti braccialetti e gli occhi verdi sono allegri come sempre.
- Allora, hai studiato storia? - chiede.
- Certo, sono una secchiona, no?
Lui ride.
Però, che bel sorriso.
Omini, affogate nel coluttorio. 
- Vedo che l’hai capito!
- Ci conviene andare via da questa camera prima che io possa lanciarti un armadio addosso.
- Concordo. Andiamo? - ribatte offrendomi il braccio che io, titubante, afferro.
- Andiamo.










Dereshishishi.
Scusate se ho aggiornato dopo cinque giorni, sono pessima, lo so. Comunque ecco qua il capitolo, appena sfornato per voi saldfaj. Spero che vi piaccia!
Santissimi numi, c'è il cane del vicino che continua a ululare. Magari è un lupo. 
Sono in ansia per l'inizio della scuola, non conosco nessuno della nuova classe #maavoinoninteressa AHAHAHAHAH.
vabbè, smammo. siete bellissime. adieuu.

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Capitolo 7
*** Un ragazzo? No, grazie, io ho il cibo. ***


- Santissimi numi Harry, mi fanno male le scarpe - borbotto.
- Vorrai dire i piedi!
- No, proprio le scarpe, fidati.
Lui ride. - Ma se non hai nemmeno i tacchi!
Anche perchè se avessi indossato i trampoli a quest'ora starei usando Harry come cavallo.
 - Pft a te, Styles.
- Dai, siamo quasi arrivati.
L'ha detto anche cinque minuti fa.
Peró non mi lamento. A poca distanza dal college c'è un bosco, ed è qui che il riccio mi ha portata. Stiamo camminando da un po' ormai, e non cade mai un silenzio imbarazzato tra noi.
La cosa strana è... che mi trovo bene.
Harry sembra addirittura simpatico. E gentile.
Ah, quindi ti piace!
Non l'ho mai detto.
Ma hai detto che ti trovi bene!
Omini, prima o poi vi sfratterò dalla mia testa. E mi trovo bene con lui come mi trovo bene con un amico.
- Per cui state muti.
Aspetta un secondo, l'ho detto ad alta voce?
- Cosa? - chiede Harry guardandomi stranito.
- C'è un serpente, oddio, Harry, mangialo! - inizio a urlare indicando un punto a casaccio tra gli alberi. Insomma, sono un'attrice fantastica. Meglio di Kate Winslet in Titanic.
Kate, l'Oscar me lo prendo io.
Harry mi porta dietro a sè con un braccio, riparandomi dal serpente che non esiste, prende un bastone abbastanza grande ed inizia a scrutare tra il fogliame cercando di vedere il rettile.
Nel frattempo io vorrei dei pop corn per gustarmi la scena, peccato che non penso che in mezzo al bosco li vendano.
O magari si. Forse da qualche parte c'è un cinesino cicciottello con un baracchino. Controlleró.
- Dove l'hai visto? - domanda Harry con il bastone in mano, senza voltarsi verso di me.
- Là! - rispondo.
- "Là" dove??
- Proprio lì, non vedi? Era enorme! Grosso! Gigantesco! Insomma, era ass...
- Non c'era nessun serpente, vero? - mi interrompe lui girandosi verso di me e sorridendo.
D'accordo, restituiró l'Oscar alla Winslet.
- Forse era un ramo, devo essermi sbagliata - rispondo in preda alla ridarella da nervosismo.
Harry butta il bastone a terra e ricomincia a camminare, ridendo di gusto.
- Non penso che se fosse stato un serpente vero mi avresti detto di mangiarlo - dice quando lo affianco. Ha le gambe troppo lunghe; per ogni passo che fa io ne compio due.
In pratica lui sta tranquillamente passeggiando mentre io sto facendo una maratona.
- Non puoi saperlo - rispondo.
- Nessuno è bravo a cambiare discorso come te. Cosa stavi dicendo prima di inventarti la storia del serpente?
- Siamo arrivati? Avevi detto che mancava poco! - dico facendo finta di non sentire la sua domanda.
- Ronnie, stai rispondendo alla mia domanda con un'altra domanda.
- Eh? Quale domanda?
Go Ronnie, go!
- Quella che ti ho fatto prima...
- Non ho sentito nessuna domanda! Ehi, guarda, penso che siamo arrivati - ribatto, vedendo davanti a noi un lago. Non è molto grande, ma è stupendo. E l'acqua che rispecchia il sole tramontante lo rende uno spettacolo ancora più indimenticabile.
Resto immobile di fronte a tanta bellezza, ed Harry mi affianca, guardando l'orizzonte.
- Si, eccoci qua - lo sento sussurrare.
Stiamo in silenzio per qualche minuto. Ma non è uno di quei silenzi carichi di imbarazzo o tensione. No.
- È bellissimo - bisbiglio dopo un po'.
E improvvisamente dimentico tutto. Alcott, la verifica di storia, il vestito rosa che Lexie e Joy volevano farmi provare... Tutto.
- Sai Harry, penso che potresti cominciare a starmi simpatico - dico dopo un po' e lui ride.
- Lo spero davvero - lo sento rispondere.
 
Stiamo sulla riva del lago un po’ di tempo, non so dire quanto. E parliamo.
Parliamo tranquillamente, è strano ma… Sento di potermi confidare con lui.
Possibile che, se stamattina non lo sopportavo, ora potrei accettare di averlo come amico?
- Il tuo fidanzato l’hai lasciato a Milano? – chiede lui.
- Il mio fidanzato l’ho lasciato a Narnia, Harry.
- Hai chiuso il tuo ragazzo in un armadio? – urla e io rido. La stupidità di questo ragazzo non conosce confini.
- Certo, e poi ho fatto mangiare la chiave ad un Teletubbies.
- Sei malvagia.
- E tu sei strano dato che, evidentemente, a colazione bevi latte e idiozia.
Ride. – Quindi sei single?
- Però, sei perspicace!
- È una delle mie caratteristiche migliori, oltre alla bellezza ed alla simpatia.
- Dimentichi la modestia.
- Ovviamente.
Prendo un sasso e lo lancio nel lago.
- Non ti interesserebbe avere un ragazzo? – continua. Ma tutte ste domande? Sicuramente sono in un episodio di csi, lui è il poliziotto ed io l’assassino di non so chi.
- Un ragazzo? No, grazie, io ho il cibo.
- Quindi – dice – preferiresti una bella fetta di pizza ad un modello dell’Abercrombie?
Uh, pesante. Mi immagino la scena. Se io fossi su un’isola deserta e dovessi decidere se portare con me uno o l’altro, cosa sceglierei?
..Decisamente la pizza.
Ma un altro pensiero mi coglie. E se al posto del modello ci fosse Niall? Se ci fosse il biondo, con quei suoi tratti perfetti, gli occhi azzurri e la risata contagiosa? Sceglierei lui senza pensarci due volte.
Vorrei dirlo ad Harry, ma non lo faccio.
- Direi di si – ribatto invece, lanciando un altro sasso e facendogli fare due salti in acqua.
Sorride, prende un sassolino e lo scaglia verso il lago. Poi si alza da terra.
- Tra poco scade il coprifuoco, penso che dovremmo andare – annuncia porgendomi la mano per aiutare a rialzarmi. Quando la afferro una scarica elettrica mi attraversa il corpo. Probabilmente sono i cereali che ho mangiato prima di uscire che si fanno sentire. Ne ho ingoiati troppi, ecco tutto.
- Grazie – borbotto rossa in viso, una volta alzata.
- È stato un piacere – mi sussurra all’orecchio e avvampo. Improvvisamente fa molto più caldo.
Che mi sta succedendo?
 
Caro diario, ciao.
Non ho un diario, ma immaginiamoci il contrario.
È stata una bella serata, lo devo ammettere. Harry non è così insopportabile come pensavo, anzi. Forse mi ha fatto perfino piacere stare in sua compagnia. Ti rendi conto?
Mi ha fatto piacere passare del tempo con Harry Styles. Ecco, l’ho detto.
Mi ha portata sulla riva di un lago e siamo stati lì un paio d’ore a parlare del più e del meno.
Mi ha raccontato della sua famiglia, della scuola, di tutto. Ha detto anche di avere una certa passione per il canto.
Mi piacerebbe sentirlo cantare.
Ah, mi ha anche chiesto se ho il ragazzo. Ragazzo? Io? Pft, io sono una creatura indipendente. Non ho bisogno di un ragazzo.
L’unica persona per cui potrei fare un’eccezione è Niall. Penso che lui mi piaccia. Non è normale che il mio cuore perda un battito ogni volta che i nostri sguardi si incontrano. Quando mi sfiora la pelle sento dei brividi lungo tutta la schiena, è strano.
Ma ti scrivo perché sono un po’… confusa.
A me piace Niall, ne sono sicura. E quando sono vicina a lui vado in tilt.
E allora perché provo la stessa sensazione anche quando sto con Harry?











Giorno.
Lo so, è strano che abbia inserito così presto il nuovo capitolo ma l'ho fatto in onore dei ragazzi.
Insomma, TRE PREMI AI VMA'S AWARDS, SONO FIERA DI LORO COME NON MAI.
Ho dormito sul divano e mi sono svegliata alle due per vederli, si può dire che sono stata up all night.
Avrei voluto scriverlo ieri sera ma ho litigato con mio padre, inoltre sono tornata a casa tardi per cui l'ho messo oggi.
Spero che vi piaccia, davvero, e grazie per le vostre recensioni, siete dolcissime alkjsad. 
Ora vado, cià. 

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Capitolo 8
*** Vorrei il diario di Tom Riddle. ***


Lo so. Sono certa di saperlo.
L’anno di proclamazione dell’Unione Sovietica.
L’ho letto proprio ieri pomeriggio. Dunque.

Passo alla prossima domanda.
“Data in cui si svolse la marcia su Roma da parte di Mussolini”.
Questa è semplice! Era esattamente il…
Il…
Si, insomma. Quel giorno.
La marcia avvenne una bellissima mattina soleggiata e fu un successone. Gli uccellini cantavano allegri e Benito salutava la folla con un sorrisone stampato sul suo bel faccino.
Ho risposto, ecco. Prenderò sicuramente il massimo dei voti in questa maledetta verifica di storia.
 
Ha inizio la missione “Evitharry”.
Penso che sia abbastanza semplice capire che oggi devo assolutamente evitare il riccio.
Durante l’ora di pranzo riesco a non incrociarlo, perché un secondo prima che si sieda al mio stesso tavolo mi alzo e scappo, lasciando (a malincuore) il mio preziosissimo pranzo a metà.
Riesco a non incontrarlo nemmeno in giro per la scuola. Lo vedo un paio di volte in fondo al corridoio, ma appena scorgo la sua chioma scura cambio direzione.
In poche parole riesco a giungere alla fine della giornata senza aver scambiato una parola con Styles.
Il motivo della mia missione è semplice: se parlassi con lui sarei costretta a ripensare all’"appuntamento", e se ripensassi all’"appuntamento" mi verrebbe una depressione psicologica, dato che mi sento abbastanza confusa riguardo a quello che provo per Harry.
Ho assolutamente bisogno di latte freddo al cioccolato.
Solo quello mi può calmare.
Mi siedo sul letto dove poco fa ero sdraiata e guardo l’orologio. Le dieci. Faccio ancora in tempo a scendere in cucina.
So che non ci dovrei stare. Non si può entrare in mensa dopo l’orario della cena, ma ho davvero urgenza di bere il mio buonissimo latte.
Joy e Lexie sono impegnate col computer. – Ragazze, esco un secondo – affermo ed esco, mentre loro mi salutano.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi incammino per il corridoio silenzioso. Sinceramente ho un po’ di ansia.
E’ tutto troppo tranquillo. E’ una trappola! Scappa Ronnie, scappa!!
Ok. No.
Tutti gli studenti sono nelle loro stanze. Arrivo in fondo al corridoio e svolto a sinistra, scendo le scale e poco dopo mi ritrovo davanti alle porte della mensa.
La sala pranzo deserta incute timore. E’ una fortuna che non ci sia nessuno, comunque.
Entro nelle cucine ed apro il frigorifero.
Per tutti i peli delle ascelle di Attila, quanto cibo. Potrei mangiare per due mesi.
Concentrati Ronnie, devi solo prendere il latte.
Lo trovo e lo verso in una tazza, aggiungo il cacao e mescolo. Mi serve una cannuccia.
Oh, eccone una! Però è rosa. Io odio il rosa. 
Ne trovo un’altra, è rossa. Rosso, il colore preferito di Harry!
Non ci pensare.
Prendo la tazza e la cannuccia ed in poco tempo sono fuori dalla mensa, diretta verso la mia camera.
Risalgo le scale, sorseggiando il latte. Mmh, che bontà.
Ad un certo punto sento dei passi. Oddiosantissimoebuonoaiutamitu.
E se è la preside? O peggio: e se è Alcott? Quello mi odia, se mi vedesse fuori dalla mia stanza con del latte in mano sarebbe capace di uccidermi. 
O peggio, espellermi. (citazione)
Davanti a me, però, non si presenta la figura di Alcott, né della preside.
È Mister Gel. Cioè, ehm, Zayn.
Il mio cuore, che si era fermato per la paura, ricomincia a battere.
Zayn si ferma davanti a me. In un primo momento sembra sorpreso, poi mi sorride.
- Ehi, Ronnie! – dice. Si ricorda il mio nome, bene.
- Zayn, che ci fai qua? – rispondo sorridendo.
Lui scrolla le spalle. – Esco a fumarmi una sigaretta, Harry non vuole che fumi in camera.
Il cuore si ferma di nuovo. Mi sa che oggi collasserò.
- Harry? Sei in camera… Sei in camera con lui? – domando. Lui annuisce. Ohibò.
- Già… Ieri siete usciti insieme o sbaglio?
Ma perché accidenti non mi è capitato Alcott? 
Annuisco, non guardandolo negli occhi.
- E com’è andata?
Ma gli affaracci tuoi? Tsk
- Bene, abbiamo fatto una passeggiata… - vai così Ronnie, resta sul vago.
Zayn sorride mentre prende il pacchetto delle sigarette dalla tasca.
 - Harry mi ha detto che è stata una splendida serata. Penso proprio che ci tenga a te, sai?
Bene, chiamate un’ambulanza, mi sta per venire un attacco di cuore.
- … Sul serio?
Il ragazzo di cui non so il cognome annuisce, prendendo un accendino.
- Beh, Ronnie, ci conviene andare altrimenti ci scoprono.
- Hai ragione.
Lui mi sorride affabile e io gli faccio un saluto con la mano, ancora sconvolta dalla sua rivelazione.
Harry tiene a me.
Ha detto che è stata una serata meravigliosa.
Non so perché, ma penso che nemmeno il latte mi potrà aiutare a fare ordine tra i miei pensieri.
 
In questo momento vorrei il diario di Tom Riddle.
Tu scrivi, lui ti risponde. Sarebbe come uno psicologo.
Peccato che Harry lo abbia distrutto.
Harry Potter, si intende. Non Styles. Non conosco nessun Styles, di chi stiamo parlando? Boh.
- Hamilton, stai ascoltando la mia lezione?
La voce di Alcott interrompe i miei pensieri. Lo guardo, perplessa. – Eh?
- Non hai sentito una parola di quello che ho detto, vero? – chiede lui mentre la classe mi fissa.
Compreso il riccio, seduto qualche banco davanti a me.
- Certo che ho sentito, professore.
- Allora ripetimi l’ultima frase che ho pronunciato.
Accidenti, quest’uomo non mi sopporta proprio.
- Ho detto che ho sentito, non che ho ascoltato – ribatto.
Il cinquantenne sbuffa spazientito. – Cosa devo fare con te, Hamilton?
Nel frattempo la classe ride. Lo farei anche io, se solo non fossi io quella sgridata.
- Potrebbe darmi voti alti senza che io faccia nulla, sarebbe stupendo!
- Ma cosa accidenti hai bevuto a colazione??
- Latte, ma conoscendo la cuoca potrebbe essere scaduto. Quella donna mi odia.
- E non è l’unica… - borbotta il professore.
- Guardi che l'ho sentita!
Lui mi osserva male. Si decide a cacciarmi via dalla classe? Non ne posso più di stare qui.
- Cosa ci posso fare, prof? Io e la chimica non siamo complementari, non andiamo d’accordo. Siamo come il nero e il marrone, il Sole e la Luna, la Mentos e la Coca cola, la pasta e il cioccolato.
Faccio una pausa.
- Anzi, no, il cioccolato sta bene con qualunque cosa.
Il professore fa un lamento.
- Insomma, io e la chimica siamo come Lei e me. Io non sopporto Lei, Lei non sopporta me. Comprende?
Alcott mi sta guardando sempre peggio. – Vai fuori dalla mia classe.
- Finalmente ci è arrivato! Arrivederci e buon continuo della lezione – annuncio alzandomi dalla sedia con un sorriso in volto, e prima di uscire dall’aula faccio un profondo inchino, tra gli applausi dei compagni e le urla di Alcott.
Solo quando alzo la testa ed incrocio lo sguardo di Harry tutta la mia spavalderia svanisce.
 
- Fammi capire, hai detto ad Alcott che la pasta col cioccolato è buona? – chiede Niall perplesso.
Siamo in camera sua, io sdraiata sul suo letto e lui accomodato su una sedia.
- Ho detto che il cioccolato sta bene con tutto.
- Ah – sospira lui. – Quindi se io avessi del cioccolato spalmato addosso sarei bello?
Uh, gli ormoni. – Sei già bello così – mi lascio sfuggire. Accidenti a me che non so pensare prima di parlare.
Niall solleva un sopracciglio e sfoggia un sorriso. – Lo pensi davvero?
- Mh? – mugulo. 
- E tu sei assolutamente… - comincia sorridendo alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi al letto, dove sono sdraiata io.
Ma in quel preciso momento aprono la porta.
- Oh, eccoti qua! – urla Joy entrando nella stanza e prendendomi per un braccio. – Te la rubo per un paio d’ore, Niall, ciao! – continua trascinandomi fuori dalla camera. Saluto Niall con la mano e lui ricambia, imbarazzato.
Appena la porta si chiude inizio a gridare contro la ragazza.
- Joyce, io ti ammazzo!n– urlo. – Niall stava per dirmi qualcosa di importante!
Lei sbuffa: - Avrai la tua occasione, Ronnie!
- Era questa la mia occasione!
- Comunque – dice lei non badando alle mie parole – ti ho chiamata perché sei la mia migliore amica ed ho bisogno di te.
Queste parole mi colpiscono nel profondo del cuore.
- La tua migliore amica? – chiedo emozionata. Lei arrossisce, e per la prima volta da quando la conosco la sua sicurezza sembra scomparire.
- Si, insomma, ti conosco da poco ma sento di potermi confidare riguardo a qualsiasi cosa… E se per te non è così allora ti capirò, solo che…
Non la lascio finire e la abbraccio. – E’ la stessa cosa per me, Joy.
Sorride, e ci abbracciamo di nuovo.  Quanto le voglio bene, davvero.
In poco tempo arriviamo nella nostra stanza. Mi butto sul letto con la mia solita delicatezza da bisonte.
- Raccontami tutto! – le dico. Lexie non è in stanza, chissà dove si trova.
Resta in piedi al centro della stanza, con in viso un’espressione imbarazzata. – Ho incontrato un ragazzo…
- Woah! – urlo io saltando sul materasso. – Chi è?
Lei ride. – Si chiama…
- Come? Come si chiama?
- Malik.
Sto un secondo in silenzio.
– Eh? – chiedo poi. – Malik? Ma che nome è?
Joy ride. – No, Malik è il cognome. Il nome… non lo so.
Mmh, c’è qualcosa che mi sfugge. Sa il cognome e non sa il nome. Okay. – Ero nel bagno delle ragazze e poi è entrato lui, all’inizio pensavo fosse un maniaco ma poi mi sono trovata davanti questo gran pezzo di ragazzo e ho deciso di non scappare.
- Mh, diretta.
- Gli ho chiesto cosa ci facesse lì e mi ha risposto che era l’unico posto tranquillo per fare un tiro di sigaretta. Che tipo strano.
Annuisco.
- Abbiamo parlato qualche minuto, poi, sembra dolce, anche se si comporta da truzzo.
- Attenzione attenzione, la qui presente Joyce Non Ho Un Cognome è incondizionatamente attratta da un truzzo fumatore e forse anche omossessuale, dato che entra di nascosto nel bagno delle ragazze – grido e lei ride saltandomi addosso.
- Ehi, non lo conosco nemmeno. Quando è andato via ha detto il suo nome e cognome, ma ho capito solo il secondo.
- Perché sei mezza sorda, tesoro.
- Perché tu urli e io lo divento, ecco.
Ouch, touchè.
Mi posiziono a gambe incrociate: - Ma com’è fatto? – domando sorridente. Lei arrossisce leggermente.
- Beh, è alto, muscoloso…
- Muscoloso? -  ribatto. Santissimi numi, a lei capita un tipo alto e muscoloso mentre io mi ritrovo quella sottospecie di toporagno con un cespuglio in testa.
- Mh mh.
Riesco quasi a vedere il filo di bava che penzola dalla bocca di Joyce. – Asciugati la bava, non sei un cane – le dico, e in risposta lei mi lancia un cuscino in faccia.
In risposta faccio lo stesso, colpendola sullo stomaco. Bam, uno pari. Continuiamo così tutta la serata, tra cuscini che volano per la stanza e risate.
Mi addormento con un solo importantissimo pensiero in testa:
mh, andrò molto più spesso nel bagno delle ragazze.












SCUSATEMI. 
Scusate perchè è passato tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato. Solo che mercoledì ho iniziato la scuola, quindi sono stata un po' presa cc. Però eccomi qua, spero che vi piaccia alsdkj.
Voi avete già iniziato? Buona fortuna in ogni caso lalalaaa.
Non vi voglio annoiare, quindi vado. Siete dolcissime e grazie perchè leggete i miei pessimi capitoli e non mi trucidate. 
ciàà.

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Capitolo 9
*** It's like having a hurricane in the stomach. ***


C’è una stupida mosca che continua a ronzarmi intorno da almeno mezz’ora.
Non la sopporto più. La prossima volta che si posa sul libro di scienze la spiaccico tra la pagina trentacinque e trentasei.
Anzi, no. Farei troppo rumore e Miss Missent mi butterebbe fuori. Di nuovo.
Mi guardo intorno: la biblioteca è semi deserta, fatta eccezione per un paio di ragazze e la donna cinquantenne dal cognome che sembra uno scioglilingua.
Miss Missent va sul Mississipi e Missouri, Miss Missent Miss Missent Miss Missent.
Sorrido ricordando il viso di Niall intento nel pronunciare quella frase.
Ma subito smetto appena mi viene in mente la faccia di Harry.
Che cosa provo per lui? Non lo so nemmeno io. E’ un ragazzo insopportabile. O, almeno, così pensavo fino a quando non siamo usciti insieme. Quella serata stupenda. E adesso sono qua, in un angolo di questo vecchio edificio, cercando di scappare da lui. Già, se non fosse per il riccio a quest’ora starei studiando in camera, ma lì mi troverebbe sicuramente.
Va bene Ronnie, concentrati.
Chimica. Devi studiare chimica.
Adesso mi metto di impegno e in pochissimo tempo esco da qui.
Dunque. Le sette grandezze fondamentali. Devo studiare.
Studiare… Studiar… Studia… Stud… Stu… St… Styles.
- Get out of my head! – urlo.
Ops. Forse l’ho detto troppo forte.
- E tu get out of my library! – grida Miss Missent venendo verso di me, con uno sguardo da pazza. Raccolgo le mie cose e corro via, terrorizzata da quella creatura mostruosa.
 
Penso di essere stata bannata dalla biblioteca.
Non so, è come una sensazione. Non ci entrerò più.
Picchietto con la matita sul banco, mentre la voce di Alcott mi martella nella testa.
Per tutti i facoceri volanti, quest’uomo parla davvero troppo.
- … E quindi lavorerete a coppie – lo sento pronunciare, e subito mi raddrizzo sulla sedia. Cosa? A coppie? Non va bene, non va bene per niente. Non lavoro se sono da sola, figuriamoci in coppia.
Alcott si accorge del mio movimento. – Hamilton, vedo che la cosa ti entusiasma!
- Oh, non immagina quanto – borbotto.
- Hai detto qualcosa? – domanda con un sopracciglio alzato.
- Io? Sta parlando proprio di me? No, non ho detto niente.
- Ti ho sentita mormorare.
- Dev’essere stato qualcuno di passaggio – rispondo guardandolo con faccia sorpresa. Che attrice.
Lui sbuffa, e distoglie l’attenzione da me per tornare a rivolgersi alla classe.
- Stavo dicendo: lavorerete a coppie per svolgere questo lavoro. Ah, le coppie le formerò io, ovviamente.
Bene, prepariamoci all’inferno.
- Member e Grisham, lavorerete insieme… Connel e Chang, Hill e Patrick…
Poi fa una pausa e mi fissa. – Hamilton, lavorerai con…
Ti prego, non lui. Farò la brava se non dovrò lavorare con lui. Entrerò in classe con un sorriso a trentadue denti, studierò, non mangerò in classe, non risponderò male, prometto che sarò più brava di Gabriella Montez in High School Musical, lo prometto.
- … Styles.
Probabilmente non ha capito che se io sono Gabriella lui non deve essere Troy.
Mi giro verso di lui, che mi guarda. Non sta sorridendo. Ha lo sguardo… Interrogativo. Come se volesse farmi una domanda.
Sospiro, mentre Alcott continua a parlare, consapevole di avermi colpita e affondata.
Un lavoro con Styles. Un lavoro a coppie.
Charlie’s Angels, la missione Evitharry è miseramente fallita.
 
- E quindi devi fare una ricerca con lui? – chiede Joy allibita. Annuisco.
- Sai, penso che Alcott ti odi – continua.
- Io non lo penso. Ne sono sicura.
 
Ho deciso che svolgeremo la ricerca in biblioteca.
In realtà, io lì non ci posso entrare. Miss Missent mi detesta. Quindi devo stare attenta, essere astuta come una faina, veloce come un ghepardo e attenta come un’aquila. Fepaquila.
Sono nervosa. Sono nervosa perché non parlo con Harry da un po’ ed ho cercato di evitarlo, e penso che lui se ne sia accorto.
Spalanco le porte di vetro dell’edificio per addentrarmi tra quei lunghi corridoi con scaffali pieni di libri.
Raggiungo l’area studio, dove ci sono ragazzi e ragazze che studiano. Per fortuna quasi tutti sono in gruppo, quindi se io e Styles parleremo un po’ non ci potranno dire nulla. Cerco di individuare il toporagno col cespuglio in testa, e presto lo trovo, chinato su un quaderno a leggere qualcosa. Mi avvicino a lui e quando sono a pochi passi dal tavolo alza lo sguardo, incrociando il mio. Lo ammetto, il mio cuore ha perso un battito. Chissà perché. Gli sorrido, ma lui non ricambia come fa di solito. Gli angoli della bocca si sollevano un poco, niente di più. Mi siedo di fronte a lui.
- Allora, ho cercato un paio di cose su internet… - dico, ma Harry mi interrompe.
- Prima di cominciare voglio farti una domanda – dice fissando il libro. Mi guarda negli occhi.
Ed è come avere un uragano nello stomaco.
- Dimmi.
- Perché mi eviti?
Questa frase mi colpisce come un blocco di cemento. Il suo sguardo sembra così deluso, così ferito, mentre nella mia mente i pensieri esplodono, ed il cervello non funziona più.
Già, perché lo evito? Forse non lo so neanche io.
- Non ti sto evitando.
Bugia.
- Non mi parli, non sorridi, appena arrivo tu vai via, non incroci il mio sguardo. Questo non mi sembra esattamente un “non ti sto evitando”.
Il cuore mi batte più velocemente. – Dimmi solo perché lo fai. Cosa ti ho fatto, Ronnie? Mi sono comportato male?
Fisso il tavolo, non riesco a sostenere il suo sguardo.
- E sai da quando ti comporti così? Dalla sera in cui siamo usciti insieme. Non ti è piaciuta, lo so. Ma ciò non vuol dire che non devi più rivolgermi la parola.
Alzo nuovamente lo sguardo, ma il suo vaga altrove.
- E’ stata una serata meravigliosa, Harry – dico finalmente. – E forse… Forse è proprio per questo motivo che ti evito.
Mi osserva confuso.
- Non riesco a capire cosa provo per te. A volte non ti sopporto, a volte vorrei esserti… amica.
- “Amica”? – ripete. Annuisco.
Sembra… Deluso?
Sul suo sorriso si stampa un sorriso, ma non è uno di quelli veri. Muove la testa, come per annuire nonostante non gli abbia chiesto nulla. – Va bene, saremo amici. Ti va? – Dice tendendomi la mano. Gliela stringo, sorridendo.
E’ tutto risolto. Credo.
 
I giorni passano in fretta. Io e Harry ci incontriamo per i corridoi, parliamo, ridiamo. Durante il pranzo stiamo insieme, e spesso ci incontriamo in biblioteca per continuare la ricerca.
Alla fine ho scoperto che sta storia del lavoro di coppia per la lezione di Alcott durerà un bel po’ di tempo. Dunque, siamo a inizio Novembre…
Almeno fino a termine Gennaio. Oibò.
Però la coppia Hamilton-Styles procede bene. Anche se, lo ammetto, c’è qualcosa di diverso tra noi. Le cose non sono così com’erano quella sera al lago.
 
Per quanto riguarda lui, non mi punzecchia più. Niente più frecciatine, insulti, niente di niente. Ammeto che questa cosa mi manca. Sembra anche più attento in classe, non mi lancia più bigliettini di carta, non mi fracassa le scatole fino a farle esplodere…
Oh, e la cosa peggiore: non mi chiama più “Ron”.
Per quanto sia talmente stupido da essere tossico, sento nostalgia di quel maledettissimo nomignolo.
Sembra che abbia perso un pochino della sua voglia di vivere. E della sua abilità nel rompere le coconas.
 
Per quanto riguarda me, non so come comportarmi. Sono confusa. A volte devo fingere di sorridere, anche se non vorrei. Ma mi piace stare con lui, e non rinuncerei alla sua compagnia nemmeno un secondo.
A volte sono felice di essere sua amica, ma a volte vorrei… di più.
Forse è vero. E’ difficile ammetterlo, ma potrebbe essere la realtà.
Altrimenti non sarebbe possibile che lui sia sempre tra i miei pensieri.
Però c’è Niall, quell’irlandese perfetto. Lui mi fa ridere, mi fa sentire splendidamente.
Ma nonostante questo, forse…              
Forse Harry… Forse Harry mi piace.









Buongiorno a tutti belli e brutti. Anche se voi siete tutte bellissime. skst
Scusate se sto inserendo un capitolo una volta ogni mille anni, ma nonostante la scuola sia appena iniziata sono già piena di roba da studiare. In più ho allenamento cinque volte a settimana, e tra poco cominceranno anche le gare cwc.
Per quanto riguarda il capitolo: a me non piace molto.
Avrei voluto scriverlo meglio ma a quanto pare la mia ispirazione si sta godendo una vacanza alle Bahamas.
Spero di fare meglio nel prossimo capitolo. Boh.
Vi saluto, ciau.

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Capitolo 10
*** If I was your girlfriend, I'd never let you go. ***


- Ehi Ronnie, volevo chiederti una cosa.
Mi giro verso Niall, sdraiato sul mio letto.
- Aspetta un secondo, prima ti voglio fare io una domanda.
Sorride timidamente: - Dimmi.
Perché tu sei spaparanzato sul letto mentre io devo stare sulla sedia?
Fa una faccia rassegnata. Non lo biasimo.
- Scherzavo – aggiungo poi. 
Lui ride.
- In realtà no. Spostati – continuo facendolo alzare dal letto ed abbandonando quella scomodissima seggiola.
- Comunque – riprende lui una volta sistemato – vorrei chiederti se…
- Aspetta! – urlo. Niall sbuffa. – Ho un’altra domanda.
- Sentiamo – ribatte.
Perché un corvo assomiglia a una scrivania?
Rido sguaiatamente. Dio, sono davvero una demente.
- Non lo so, Ronnie. Perché un corvo assomiglia a una scrivania? – ribatte Horan come se fossi una bambina strana.
- Un corvo non assomiglia a una scrivania, non dire cavolate Niall – dico io.
Sbuffa nuovamente. – Comunque volevo chiederti se…
- Aspetta! Ho un’altra domand…
- Volevo chiederti se ti va di uscire con me.
Arrossisce fino alle punte dei capelli mentre lo guardo allibita. Uscire con Niall Horan?
Qualcuno lassù mi vuole bene! 
Niall mi piace. E’ simpatico, dolce, gentile. Come un piccolo cucciolo di cagnolino.
Harry… Non lo so.
Ma voglio uscire con Niall. Voglio.
- Sarebbe bellissimo, Niall.
Sorride, felice. – Facciamo dopodomani sera?
Annuisco.
Sono un boss. 
 
 
Non ce la posso fare.
Sul serio. Sto dormendo in piedi. Riesco a sentire la voce del mio letto che mi invita a raggiungerlo. E lo farei anche, se solo non fossi confinata nella solita aula di Chimica.
Le palpebre mi si abbassano lentamente. Spalanco gli occhi, sforzandomi di stare sveglia.
Alcott non aiuta, con le sue noiosissime spiegazioni. Lui ama la Chimica, e vuole farcela apprezzare a tutti i costi. Mi guardo intorno: qualcuno sta prendendo appunti, altri lo ascoltano interessati. Poi ci sono io che me ne sto stravaccata sul banco in attesa che suoni la campanella.
Harry non c’è, il suo banco è vuoto. Forse è malato.
- Ronnie Hamilton, stai ascoltando la mia lezione?
Mi raddrizzo sulla sedia, stampandomi un’espressione interessata in volto.
- Come farei a non ascoltarla, prof? – rispondo. Lui ghigna. – Allora vieni vicino alla cattedra che ti interrogo.
Diamine, avrei fatto meglio a ribattere che stavo per andare in coma.
- Preferirei di no – borbotto.
- Insisto, Hamilton. Vieni.
- Davvero, insisto nel dire che è meglio se me ne sto qua a scaldare la sedia.
- Allora se vuoi continuare a scaldare la sedia portatela qui vicino alla cattedra.
- NO! – urlo ad un certo punto, in un impeto di coraggio. Mi fai un baffo, Alcott. Tsk.
Lui mi guarda con un pauroso tic all’occhio sinistro. Ha uno sguardo leggermente da maniaco. - … Che cosa?
- Ho il diritto di restare in silenzio o ciò che ho detto potrà essere utilizzato contro di me – rispondo, e lui sgrana gli occhi: – CHE COS’HAI APPENA DETTO, HAMILTON?!
- LO AMMETTA, LEI NON E’ DI CSI! HA UCCISO LEI LA VITTIMA!
All’improvviso stiamo urlando entrambi, mentre i miei compagni di classe si godono la scena.
Probabilmente se offrissi loro dei pop corn li accetterebbero con entusiasmo.
- VAI FUORI DALLA MIA CLASSE!! – urla il professore.
Sembra che la sua vena sul collo stia per scoppiare.
 
Mi guardo intorno, il corridoio è deserto. A momenti sento i grilli cantare.
I grilli cantano? Bah.
All’improvviso ho un’idea. Mi colpisce così, in un attimo. Mi travolge.
E se andassi a fare una visita a Harry?
Non ho nulla di meglio da fare. Resterei qui, fino a diventare una gigantesca statua di muffa.
Inizio a camminare in direzione del dormitorio maschile. Sono sicura che è malato. Quel traditore, mi ha abbandonata nel momento del bisogno.
IL momento? Tu hai sempre bisogno di lui, cara Ronnie.
Oh no, eccoli di nuovo. Omini, smammate.
Non ce ne andremo fino a quando lo ammetterai. Confessa: ti piace Harry.
Facciamo che adesso vi sfratto così rimanete senza casa.
Non puoi cacciarci: noi siamo nella tua testa.
Ouch, questa notizia è ancora più dolorosa di quando ricevetti venti euro dalla fatina dei denti, ma la mattina dopo il portafoglio di papà conteneva una banconota in meno.
Che trauma.
 
Busso alla porta.
- Si?
- Hai la voce di un vecchio, Styles – rispondo, e l’alta figura di Harry mi appare dinanzi. E’ pallido, gli occhi stanchi e il vocione roco. Perfino i capelli sono afflosciati. Il suo sorriso, però, è luminoso come sempre.
- Ehi – mormora guardandomi e si sposta per lasciarmi entrare nella sua stanza. Il letto è sfatto, segno che fino a poco fa era sdraiato. Richiude la porta e mi segue. Mi butto su una poltrona, mentre lui si sistema sotto le coperte.
- Che ti succede? – gli domando. – Il mio trisnonno è messo meglio di te.
- Febbre – risponde, accompagnando una scrollata di spalle. – Ma tu non dovresti essere a lezione?
Questa volta sono io ad alzare le spalle. – Mi ha buttata fuori, come sempre.
- Tra te è lui c’è amore, eh? – ribatte sorridendo, e tira su col naso. Si, tanto amore che lo abbraccerei molto forte. Con una corda. Intorno al collo.
- Oh, certo, amore con la A maiuscola!
Ride. Com’è bello.
Che cosa? L’ho davvero pensato?
- E quindi eccomi qui a farti visita. Tranquillo, adesso me ne vado così puoi dormire un po’ – continuo alzandomi. – No, resta, per favore – mormora lui. Mi giro e lo osservo.
- Devi dormire, Harry.
Scuote la testa. Sorrido. – Non fare i capricci, Harold.
- Allora dormirò, ma resta con me, per favore – risponde.
Non posso abbandonarlo. E non voglio. Mi siedo sul letto, mentre lui appoggia la testa sul cuscino. Gli tocco la fronte, è bollente.
Sembra così indifeso. Sento di doverlo proteggere. Nessuno lo deve ferire.
Chiude gli occhi, mentre lo guardo meravigliata. Senza accorgermene incomincio ad accarezzarle i ricci, e lui si accoccola verso di me.
- Sei innamorata? – bisbiglia, non aprendo i suoi occhi verde smeraldo. Arrossisco, grazie al cielo non mi può vedere. Cosa rispondo?
- Io… Non lo so – dico. E all’improvviso voglio raccontargli tutto. Ma non ho intenzione di rovinare questo momento perfetto. – Conosco un ragazzo... Ma non so quali sono i miei sentimenti per lui. E temo continuamente che tutto ciò che abbiamo costruito insieme potrebbe… sgretolarsi.
E’ la verità.
- E tu?
Il mio cuore batte più velocemente. Continuo ad osservarlo. Sembra che stia dormendo, ma comincia a parlare.
- C’è una ragazza…
Lo ascolto.
- Lei è… bellissima. Vorrei averla sempre al mio fianco. E’ simpatica, intelligente… E’ anche dolce, in fondo. Lei è bellissima, ma non sa di esserlo.

   You don’t know you’re beautiful, oh oh
 but that’s what makes you beautiful.
 

- Pensa che la considero solo un’amica, nulla di più. Non immagina nemmeno lontanamente quanto sono innamorato di lei. E’ meravigliosa.
Quando smette di parlare ho le lacrime agli occhi. Non so se per la gioia o per la tristezza.
Per la gioia, perché quella ragazza potrei essere io.
Per la tristezza, perché se non fossi io soffrirei troppo.
E’ davvero innamorato.
Non so cosa dire, forse per non c’è bisogno che io commenti. Continuo ad accarezzargli i capelli.
Vorrei non lasciarlo mai.
If I was your girlfriend, never let you go. 











Giorno.
Ecco il nuovo capitolo! Finalmente, dopo una settimana, sono riuscita a metterlo. 
Visto? La scuola è dannosa. Ho pochissimo tempo cc. Scusate.
Ieri sera stavo pensando ad Avalanna. Penso che la conosciate tutti. Non posso crederci.
Era solo una bambina. Non ce l'ho fatta, e ho pianto.
Consideriamoci fortunate, moltissime persone non sanno nemmeno se domani potranno svegliarsi oppure no.
Quando avrete problemi con il ragazzo, prenderete un brutto voto o i vostri genitori non vi potranno comprare la maglietta che volete pensate sempre a chi sta peggio. A chi sa apprezzare anche le piccole cose.
Ieri ho pregato per i bambini, ragazzi e adulti malati di cancro, dopo che non pregavo da tanto tempo.
Pregate anche voi. Per Avalanna e per tutte le persone malate, grandi o piccole.

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Capitolo 11
*** Do you go out with him? ***


Possibile che tutti i giorni sono uguali? Al mattino Joy e Lexie mi svegliano a colpi di cannone, facciamo colazione e bum, lezione. Sempre la solita storia.
E’ per questo motivo che me ne sto stravaccata sul banco, durante l’ora di storia, mentre la professoressa parla.
Bla, bla, bla. Fatela tacere.
Fisso l’orologio appeso alla parete parallela a me. Adesso arriverà un gigantesco procione che mi prenderà e mi porterà via con sé, conoscerò un principe bello, ricco e gentile e vivrò in un castello vicino a Gardaland, me lo sento.
Passa un minuto.
Adesso arriva.
Due minuti.
Dove sei procione bello?
Tre minuti.
Procioooone.
Dieci minuti.
Promemoria: evitare di fare viaggi mentali, tanto non si realizzeranno mai.
- Hamilton! – esclama ad un certo punto la professoressa.
- Dica – rispondo sorridente.
- Puoi recarti nella classe affianco a chiedere se possono prestarci dei gessetti?
Sinceramente sarebbe più logico domandare dei gessetti alle bidelle per tenerli eternamente, invece che farceli prestare, ma acconsento e mi alzo, uscendo dalla classe.
- Buongiorno – saluto entrando nell’aula a me nuova. E’ identica alla mia, ma più incasinata. Se possibile.
Mentre chiedo al professore dei gessetti noto che Zayn è di fianco alla cattedra, interrogato. Poretto.
- Ehi – sussurro, lui mi guarda e sorride. – Scappa, finchè sei in tempo – aggiungo ammiccando al professore girato di spalle e il pakistano ride. – Magari – ribatte.
Il tipo si gira, con un paio di gessetti in mano. Lo ringrazio e faccio per uscire dalla classe.
- Hai studiato, Malik?
Mi irrigidisco. Malik? Mi volto, e vedo Zayn annuire, rivolto verso il professore.
Zayn Malik. Santissimi numi.
 
- Joy!
Spalanco la porta della mi camera mentre l’alta ragazza dai capelli castani mi guarda parecchio preoccupata. In effetti devo avere un’espressione da maniaca stampata in viso. – Che succede?
- Succede che ho scoperto di conoscere questo acciderbola di ragazzo truzzo di cui ti sei semi-innamorata!
Non posso fare a meno di urlare. 
Sgrana gli occhi. – Che cosa?
Toh, adesso grida anche lei.
- E' Zayn! Zayn, il compagno di stanza di Harry!
- Zayn! E' un nome perfetto!
- E' proprio Zayn!
- Me lo devi presentare! Oddio – strilla buttandosi a peso morto sul letto. Questa ragazza ha la delicatezza di un bisonte.
- Vi organizzo un incontro appena possibile – ribatto sorridendo e, a mia volta, mi sdraio sul mio materasso. Le spiego di Zayn, di come ho scoperto il suo cognome, del rapporto che ho con lui e palle varie.
Mi sento tanto un’enciclopedia del genere “Ragazzi belli e pakistani: guida per negati”.  
Joyce sorride, entusiasta. – E quindi è il compagno di Harry, eh?
Annuisco. No, aspetta. – Per compagno non intendo che loro sono gay, intendo… compagno di stanza.
- Grazie, non ci sarei mai arrivata senza di te – ribatte sarcastica.
- Pft.
- Pft a te. Comunque, novità riguardo a Styles? – continua sollevando un sopracciglio.
- Ma quello è Zayn o sbaglio? – urlo in risposta guardando fuori dalla finestra e Joyce subito scatta in piedi. – Dov'è? Dov'è?
E quando si accorge che non c’è nessunissimo Malik La Mia Cresta E’ Più Alta Dell’Everest in giro è troppo tardi, perché io sono già corsa fuori dalla stanza per non dover raccontare di Styles.
 
 Ehi, grazie per essermi stato vicino quando sembravo un vecchio malaticcio. Harry xx
Che gli rispondo?
 
Mi devi un favore, era veramente un trauma vederti così, sembrava che stessi per morire lol.
Vai Ronnie, gentile e dolce.
 
Grazie eh. Dove sei?
 
E che te ne frega?
 
Dolce come sempre.
 
Rompicoconas come sempre. E tu? Dove sei?
 
In biblioteca. Mi raggiungi? Voglio farti sentire una cosa.
 
E adesso? Io sono stata bannata dalla biblioteca. Per me è zona off limit. Tabù. Non ci posso entrare.
 
Cinque minuti e sono lì rispondo, e ripongo il cellulare in tasca.
 
 
Quando arrivo in biblioteca lo trovo subito, a causa del cespuglio che ha in testa. Lo si vede da un chilometro di distanza.
- Ehi – sussurro avvicinandomi a lui, che subito si alza e mi sorride. Mi fa un gesto come per dirmi di seguirlo ed io, perplessa, lo lascio passare e gli vado dietro. Non mi ha salutata, ma quel suo sorriso è valso più di mille parole. Mi conduce fuori dalla biblioteca e, continuando a stare in silenzio, fino ad una panchina in mezzo al prato. Che cos’ha in mente? Sicuramente c’è una micro bomba sulla panchina. La guardo sospetta prima di sedermi.
- Aspetta un momento – dice Harry e scompare.
L’avevo detto io. Tra poco la bomba esploderà, si è allontanato per non morire. Quell’infame.
Ormai avrò pochi secondi a disposizione. Non ho nemmeno il tempo di scappare.
Grazie alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuta.
Grazie a Joy, che mi ha sopportata ogni secondo.
Grazie a Niall, così dolce, bello, simpatico e puccioso. A proposito, se morirò stasera non potrò andare all’appuntamento. God, why? (Niall, Harry. Che sto facendo?)
Grazie agli omini nella mia testa, anche se li odio. In fondo, ma proprio in fondo, sono teneri.
Oh, grazie Ronnie! Noi omini siamo orgogliosi di averti resa felice, speriamo di rivederti presto!
Okay, ritiro tutto.
Mmh, a quanto pare non c’è nessuna bomba, perché Harry sta camminando verso di me tenendo tra le mani… una chitarra.
- Eccomi – borbotta, e si siede di fianco a me. Il sole si è avvicinato di qualche chilometro alla Terra? Improvvisamente fa un caldo bestiale.
- Quando ero malato mi hai chiesto se fossi innamorato – annuncia Styles – e ho scritto una canzone per lei.
- E’ una cosa bellissima, Harry – rispondo sincera.
- Volevo chiederti di sentirla e dirmi se fa schifo o è.. buona – chiede. Annuisco.
Inizia a suonare la chitarra. E quando comincia a cantare il mio cuore inizia a correre.

I'm broken, do you hear me? 
I'm blinded but you are everything I see 
I'm dancing alone 
I'm praying that your heart will just turn around.
And as I walk up to your door 
my head turns to face the floor 
'cause I can't look you in the eyes and say 
 
When he opens his arms and hold you close tonight 
it just won't feel right 
'cause I can love you more than this, yeah 
 
When he lays you down, I might just die inside 
it just don't feel right 
'cause I can love you more than this 
can love you more than this.
 
Termina di cantare e ho le lacrime agli occhi.
Mi guarda, speranzoso. – Allora? Che ne pensi?
- Penso che sia la canzone più bella che io abbia mai sentito in vita mia.
Sorride, e illumina il mio mondo come nessun altro.  Senza pensarci due volte lo abbraccio. Inizialmente è rigido, non si aspetta il mio gesto. Ma quando si lascia andare ricambia l’abbraccio con un calore meraviglioso.
- Ah-ehm.
Ci lasciamo quando sentiamo qualcuno schiarirsi la voce. Mi volto, vedendo Niall in piedi davanti a noi.
Ahia, Ronnie. Tempismo perfetto, eh.
- Scusate se vi ho interrotti – dice. E’ seccato, lo si vede dal suo viso corrucciato. – Ma volevo dirti – si rivolge a me – che stasera pensavo di passare a prenderti alle otto e mezza, ti va bene?
Cosa? Oh. Stasera.
- Ehm, certo – rispondo imbarazzata. Lui sorride. – A dopo allora – aggiunge e si allontana.
Tra me e Harry cade un silenzio imbarazzato. Non mi giro, non voglio guardarlo in viso.
- Esci con lui, stasera? – domanda il riccio dopo qualche minuto. – Esci con Niall?
La sua voce è improvvisamente più tagliente. – Si – biascico in risposta.
- Ah. Divertitevi, allora.
Non dico nulla. – E’ lui il ragazzo che ti piace? – domanda poi. E ora? Cosa gli rispondo?
- Penso… Penso di si.
Non riesco a impedire che queste parole escano dalla mia bocca. Perché Niall mi piace. E’ bello, gentile, dolce, simpatico. Il problema è che non è l’unico ad occupare un posto nel mio cuore. 
Mi giro verso Harry. Guarda per terra. – Allora… buona fortuna – mormora poi.
Stiamo in silenzio qualche minuto.
- Devo andare – dice poi lui, alzandosi. Si gira verso di me, e quando i miei occhi incontrano i suoi provo confusione come non mai. – Divertiti all’appuntamento.
Lo guardo mentre si allontana. Non si gira a guardarmi, nemmeno una volta.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avete visto che brava? Due capitoli in quattro giorni. Amatemi.
La verità è che stamattina sono uscita prima da scuola e non ho nemmeno allenamento, inoltre è da stamattina che pensavo alla storia e finalmente sono riuscita a scrivere il nuovo capitolo.
Non mi piace particolarmente, insomma, avrei voluto scriverlo meglio. Ma oggi ho avuto il test di greco e parte del mio cervello è andato in catalessi, quindi accontentatevi di questa cosa (?).
Buona giornata belle persone alkacfsddsflj.

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Capitolo 12
*** Jealous. ***



- Sei bellissima – afferma Lexie guardando il mio riflesso allo specchio, e si asciuga una lacrima immaginaria.
- Si, come un cinghiale dopo un’indigestione.
Che poi sarei anche carina. Non indosso uno di quei vestiti complessi con ottomila fiocchi e balze, ma una semplice gonna che ondeggia ad ogni mio passo ed una maglietta colorata. Potrei addirittura ammettere di avere dei capelli decenti.
Il problema è la faccia. Sembra che qualcuno mi abbia rubato la merenda.
Perché per quanto sia felice di uscire con Niall non riesco a togliermi Harry dalla mente. E’ arrabbiato con me, e sinceramente non lo biasimo.
Tra circa cinque minuti arriverà Horan, e siccome lui è un tipo parecchio puntuale, intendo che fra trecento secondi esatti busserà a quella porta.
Bene. Ho quasi duecentonovanta secondi per finire di prepararmi.
*Duecentottantanove secondi più tardi*
Toc toc.
Saltello fino alla soglia, e con mia grande sorpresa (si, certo) mi trovo davanti gli stupendi occhi azzurri di Horan. Come sempre è bellissimo. I capelli biondi hanno le punte bagnate, segno che se li è lavati da poco, ed emana un buonissimo odore di vaniglia.
- Ehi, sei meravigliosa – sussurra appena mi vede, ed arrossisco.
- Vogliamo andare?
Sorrido e saluto Lexie, poco prima di uscire dalla stanza.
 
- Mi sono dimenticato di mostrarti una stanza, quando ti ho fatto visitare la scuola – afferma l’irlandese. – Vieni con me.
Quelle tre parole mi fanno andare lo stomaco in subbuglio.
Il che ci riporta all’indigestione del cinghiale. Ma andiamo avanti.
In pochi minuti ci troviamo davanti ad un piccolo giardino. Anzi, guardandolo meglio è un cinema-giardino. E’ una sala all’aperto, con numerose sedie e un grande schermo al centro. Intorno a noi sono presenti tantissime piante.
Penso di non aver mai visto nulla del genere.
- Non so se ti piace il cinema, ma… - dice Niall scompigliandosi i capelli biondi.
- E’ perfetto – lo zittisco e lui sorride.
Dio, com’è kdsjahdfkj.
O diamine, adesso non riesco nemmeno più a parlare tanto mi manda su di giri. Okay, provo a trovare un aggettivo.
Dunque. Niall è assolutamente asldja.
Accidenti.
E’ proprio aksjdsdjahf.
Ci riprovo. Ajdafhjkhdsfj.
Ajkdfbkjehrojwdefhj. Kjdfhweihjoiew.
Accipicchia.
Paga i biglietti e compra dei pop corn, mentre continua a parlarmi e farmi ridere. E’ pazzesco l’effetto che questo ragazzo ha su di me. Infine ci sediamo, nel momento stesso in cui si abbassano le luci.
Non è ancora iniziato il film che sto già finendo i pop corn. Bello. Il problema è che Horan ha comprato un’unica confezione gigante per entrambi, quindi non posso mangiarne troppi o lui si ritroverà a becco asciutto. Contieniti, Ronnie.
Dopo vari minuti la pellicola comincia. E’ un film carino. Mi aspettavo una sdolcinata storia d’amore da far venire il diabete, ma quella che mi ritrovo davanti è una storia su guerra, budella, cervello e sangue.
- Però, da te mi aspettavo una cosa tipo Titanic o Sleepover Club la vendetta – sussurro a Niall, e lui ridacchia. – Sapevo che hai i gusti di una scaricatrice di porto – ribatte. – E poi per Sleepover Club erano finiti i biglietti.
Rido di gusto. Io lo adoro.
Continuiamo a guardare il film, facendo battute su battute. Probabilmente le persone dietro di noi stanno per lanciarci una scarpa addosso, dato che non stiamo in silenzio un secondo.
Ed ecco che mi viene un attacco di panico. Oddio.
“Quando un ragazzo vuole baciarti, se siete al cinema poserà il braccio sulle tue spalle” dice Annie divertita. “Davvero?” domando. Sono solo una bambina, ma chissà che bello dev’essere avere un fidanzato. Mia cugina Sophie ce l’ha, ed ogni sera si veste e si trucca per uscire con lui.
Sinceramente non mi interessa di ricordare di Sophie e compagnia bella. La frase che mi importa è la prima.
Quando un ragazzo vuole baciarti, se siete al cinema poserà il braccio sulle tue spalle.
Oh mamma. Niall è un ragazzo. Siamo al cinema. E.. probabilmente gli piaccio.
So che dovrei essere esaltata e felice, e sinceramente lo sono. Il problema è che mi sto contemporaneamente defecando in mano.
Cerca di non pensarci, mi dico. E così faccio.
Fino a quando il braccio di Niall Horan non si posa sulle mie spalle.
Mi giro, confusa, verso di lui. Mi sta guardando negli occhi, non è interessato al film ma a me. Ed è strano, dato che è proprio il finale della pellicola.
Sento le famose farfalle nello stomaco.
Il suo viso si fa sempre più vicino. Le nostre labbra si stanno per incontrare. E’ a pochi centimetri di distanza quando…
… Quando volto la testa dall’altra parte, ricevendo un sonoro bacio sulla guancia.
 
- Tu stai male – grida Joyce lanciandomi un cuscino addosso, come se volesse uccidermi. – Lui stava per baciarti e tu – continua indicandomi con l’indice – Tu ti sei voltata! Ma che hai nel cervello? Pastafrolla?
Ma a lei non piaceva Zayn? Adesso sta dalla parte di Horan? Mah.
Lexie non è nella stanza, come quasi sempre in questo periodo.
Mi sdraio sul letto, coprendomi la faccia col cuscino, e lei si siede vicina a me.
- Ti piace Harry, vero? – chiede, improvvisamente calma. Oddio, la mia coinquilina potrebbe uccidermi nel sonno per poi chiedermi scusa talmente sono ambigui i suoi sbalzi d’umore.
Il mio cuore, appena sente il suo nome, fa una capriola degna di Ginnaste Vite Parallele.
Annuisco.
Mi piace Harry Edward Styles.
Ecco, l’ho ufficialmente ammesso. Non l’avevo mai fatto così esplicitamente.
- Ma provi qualcosa anche per Niall – continua Joy.
Annuisco di nuovo, sentendomi estremamente in colpa per la scena al cinema con il biondo.
Joyce mi abbraccia, comprensiva, sapendo che in questo momento ho la forza psicologica di un camaleonte, talmente sono a pezzi.
- Sai cosa devi fare? Per adesso dormi, che è tardi. Domani ci pensi su, fai pace con Harry e chiarisci con Niall. Okay?
Uh, sembra una sorella maggiore.
- D’accordo, mamma – rispondo e lei scoppia a ridere.
- Buonanotte figlioletta.
- Notte mammina.
 
Ho urgentemente bisogno di un paio di occhiali da sole.
I pantaloni del professore di educazione fisica sono talmente gialli che mi sto accecando. Dico sul serio.
- Oggi facciamo pallavolo, preparate le squadre – annuncia per poi andarsi a sedere e leggere il giornale come fa sempre. Se questo significa essere un professore di sport allora ho trovato il lavoro dei miei sogni.
Mi trascino verso la metà del campo a cui sono stata assegnata.
Okay, inizia la partita.
In poco tempo facciamo quattro punti, o meglio: la mia squadra fa quattro punti, io non muovo un dito. Il problema si presenta quando è il mio turno di battere.
Palleggio un paio di volte e sto per alzare la palla e batterla quando il mio occhio cade su Jennifer Moline, una cheerleader bionda e coi denti più bianchi della neve poco davanti a me. Sta bisbigliando qualcosa alla ragazza vicina a lei. Cerco di sentire anch’io, e quando capto la frase appena uscita dalla sua bocca quasi svengo.
- Sto uscendo con Harry Styles.
Che cosa? Ho sentito bene? Sta uscendo… Sta uscendo con Harry?!
Vengo colta da una delusione talmente amara da far salire le lacrime agli occhi. Non ho sentito male, lo so. Ha detto davvero quelle parole.
Ma poi la delusione e la tristezza lasciano il posto alla rabbia.
Palleggio nuovamente. Alzo la palla e la schiaccio direttamente sulla testa di Jennifer.
- Ahi! – urla lei e si gira a guardarmi malissimo.
- Ops, scusa – rispondo. Mi fingo dispiaciuta, mentre dentro di me ballo la conga.
Il professore probabilmente si è accorto che qualcosa non va, perché stacca gli occhi dal giornale.
Per poi tornare a far ciò che faceva prima.
Okay, tocca di nuovo a me. Non so perché, ma a quanto pare ho una seconda possibilità.
Ho due alternative. La prima: tiro la palla normalmente.
La seconda: la schiaccio nuovamente su Jennifer Moline.
Decisamente meglio.
La scena si ripete. Quando la palla atterra sulla testa della bionda fa tonf.
- ADESSO BASTA! – grida la cheerleader, e viene verso di me con uno sguardo da pazza negli occhi. – Ce l’hai con me, ammettilo! – continua a urlare. Un paio di ragazze la afferrano prima che venga a farmi un occhio nero.
- Ma ti sembra? E’ stato tutto un incidente – ribatto con un’aria da finto angelo. Potevo colpirla nell’occhio invece che sulla nuca, accidenti. Magari a quest’ora sarebbe in ospedale.
- Certo, un incidente! Vieni qua che ti faccio vedere io l’incidente!
L’ha voluta lei. Cammino velocemente verso la ragazza pronta a prenderla a pugni, ma due tipe mi bloccano. – Fatemi strappare quei capelli da topogigio uno ad uno con una pinzetta – urlo dimenandomi, mentre lei fa lo stesso.
- Basta!– urla il professore arrivando verso di noi e ci separa nettamente.
- Andate immediatamente dalla Preside!
 
Con la ceppa che vado in presidenza.
Raggiungo la porta della camera di Styles a grandi passi e la spalanco.
- Harry Styles! – urlo appena metto piede dentro e lo vedo subito. E’ lì, sul letto, con l’aria da innocente dipinta in faccia, e abbastanza sorpreso di vedermi.
- Ronnie? Che ci fai qui? – chiede confuso.
- Jennifer Moline.
La mia voce è dura come il marmo.
Lo vedo quando sbianca in viso. L’espressione sorpresa che aveva prima lascia il posto alla consapevolezza.
- Come…? – domanda.
- Pensavi che non lo sarei venuto a sapere? – chiedo io. – Perché l’hai fatto, Harry?
- Io…
Mi guarda, e resta qualche secondo in silenzio. Ma la sua espressione si fa arrabbiata, e aggrotta le sopracciglia. Si alza dal letto, venendo verso di me.
- Io l’ho fatto perché volevo, Ronnie.
La sua risposta mi colpisce come se fosse un mattone.
- Che c’è, adesso non posso uscire con una ragazza che subito mi viene fatta la ramanzina? E poi proprio tu, Ronnie. Io non posso vedere ragazze ma tu puoi uscire con Niall, giusto?
Non so cosa rispondere. Non so cosa fare, dove andare, non so nulla. 
- Si, è vero. Mi sto vedendo con Jennifer.
Mi guarda, furioso, ormai in piedi di fronte a me. – E penso che sia una ragazza simpatica, e anche carina.
Il groppo che mi si è formato in gola si fa sentire. Fisso i suoi occhi verdi e luminosi, di solito sempre allegri e così pieni di dolore e rabbia in questo momento.
- Che ti succede, Ronnie? Sei gelosa?
Cosa? Gelosa? No. No, no, no.
- Tu hai Niall, se non sbaglio. Hai scelto lui. Quindi va’ dal tuo ragazzo, adesso, e smettila di rinfacciarmi qualcosa che non ho fatto. Hai preso la tua decisione, e io ho preso la mia. Fine della storia.
Mi supera ed esce dalla stanza sbattendo la porta.
Per qualche minuto non mi muovo. Non ci riesco.
Quando trovo le forze, chissà quanto tempo dopo, esco anche io, ma non per seguirlo. Mi dirigo verso la mia stanza. Busso.
- Ehi, com’è andata? – domanda Joy aprendo la porta.
Mi fiondo tra le sue braccia e inizio a singhiozzare.













Sono triste per Ronnie. Scusate.

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Capitolo 13
*** I'll be honest when I'll get drunk. ***


- Ragazze, vi va di venire ad una festa?
Alzo lo sguardo dal piatto di purè e mi trovo davanti il viso di Amy.
E’ una ragazza simpatica, che fa il corso di Algebra con me. Joyce la guarda, sorpresa, per poi voltarsi verso di me, con un’espressione interrogativa, come per chiedermi “Andiamo o no?”.
Non so cosa rispondere.
Io ed Harry non parliamo da quasi una settimana. Le uniche volte che i suoi occhi incontrano i miei hanno lo scopo di rivolgermi occhiate piene di delusione. E’ orribile non averlo più al mio fianco, non poter più toccare i suoi ricci o le sue guance morbide.
Grazie al cielo ho Joyce e Niall. Sanno che c’è qualcosa che non va, ma solamente Joyce è a conoscenza del fatto che questo qualcosa ha il nome di Harry Styles. Penso che Horan vorrebbe sapere cosa mi succede, ma si limita a cercare di farmi sorridere e tirarmi su il morale. E ci riesce.
E’ da quasi una settimana che non mi sento bene.
- Si. Si, ci saremo – rispondo a Amy.
Forse una festa è proprio ciò che mi ci vuole.
 
- Sei una bomba! – esclama Lexie appena esco dal bagno.
Mi specchio. In effetti non sono male. E poi questo vestito nero mi fa più magra. Secsi. Rawr.
Okay, mi sta davvero da Dio. E le scarpe col tacco sono perfette.
Modestia portami via.
Quando vedo Joyce e Lexie la mia autostima subisce un calo, perché anche loro sono semplicemente meravigliose.
Joy sembra una modella con quel vestito azzurro. Alta, magra, gambe chilometriche e capelli sciolti.
Lexie sembra la stilista; più bassa ma comunque stupenda, con indosso un vestito corto e rosso.
Ci guardiamo allo specchio, sorridenti.
Sembriamo le Charlie’s Angels, solo che stiamo per andare in passerella.
 
Io odio le feste.
O almeno, sto odiando questa. Solo per raggiungere il luogo in cui si svolgerà mi sto sporcando il vestito.
Il punto è che all’interno del college non si possono organizzare party di alcun genere, ed è per questo motivo che io, Joy e Lexie stiamo camminando da dieci minuti in mezzo al bosco, per raggiungere la sponda destra del lago, dove Amy e quasi tutta la scuola ci aspettano.
- Forza, siamo quasi arrivate – borbotta Lexie.
Poi la sento, nonostante mancherà mezzo chilometro. Musica. Da discoteca.
Acceleriamo il passo ed in poco tempo raggiungiamo la nostra meta.
Una marea di studenti ballano e urlano. Quasi tutti hanno bicchieri contenenti strani liquidi in mano, e ridono tra loro.
- Ragazze, eccovi! – grida Amy per sovrastare il volume della musica e farsi sentire da noi – Prendete un drink e divertitevi!
In verità io non sono il tipo da feste, per quanto possa sembrare il contrario. Ed in questo momento vorrei avere ai piedi le mie Vans invece di questo tacco dodici.
Un secondo dopo ho già perso di vista Joyce e Lexie. Ma queste sono più veloci di Bolt. 
Ho due alternative. La prima: torno indietro e resto in camera a deprimermi.
La seconda: trovo qualcosa da bere. Decisamente meglio.
Mi butto in mezzo alla folla di studenti mentre la musica mi perfora i timpani ed i miei occhi vagano alla ricerca di un tavolo pieno di schifezze da mangiare. Quando lo trovo mi ci fiondo e afferro un bicchiere contenente un liquido marroncino.
Oddio, sembra pipì. Magari cambio.
Rosso, quasi rosa. Lo prendo.
- Ronnie!
Quasi mi viene un infarto quando Niall mi urla nell’orecchio. Diamine, che spavento.
- La prossima volta che mi fai collassare ti mando all’ospedale, Horan – urlo in risposta, ma non posso fare a meno di ridere vedendo il viso del biondo.
E’ bellissimo. Camica blu e pantaloni kaki.
Tieni a bada gli ormoni, Ronnie.
- Come sta andando? – chiede facendomi segno di seguirlo e così faccio. – Bene – rispondo – anche se non sento una ceppa, a te?
- Benissimo, hai preso da bere? – ribatte sorridendo, e io gli mostro il bicchiere che tengo in mano.
- Uh, è roba forte quella – esclama. – Ah. Ho preso una bevanda a caso.
Ride. – Sei un danno, ragazza – continua poi, mentre ci spostiamo un poco dalla massa di gente che si struscia a ritmo di musica. – Lo so – rispondo sorridendo – ma non è che tu sia diverso.
Annuisce. – Ehi, piano con le offese!
- Non siamo ad una mamma per amica, questo è il college, biondino!
- Non insultare quel telefilm – ribatte offeso. Aspetta, ma lui…?
Guardi quel polpettone di un telefilm?
Non risponde ed arrossisce in viso. – Colpevole – sussurra, ma lo sento comunque.
Cosa…? Niall… Telefilm…
Scoppio a ridere. – Tu guardi… Tu guardi una mamma per amica?? 
Annuisce.
Datemi una riserva d'ossigeno, sto crepando dalle risate.
 
Harry e Jennifer stanno ballando insieme.
O meglio, si stanno strusciando. A ritmo di musica.
Li guardo. Vorrei tanto portarmi il bicchiere alle labbra ma proprio adesso Niall è andato a riempirlo.
Harry e Jennifer stanno ballando insieme e si divertono.
Poi lui si gira e i nostri sguardi si incontrano. Dove prima c’era affetto ora vedo solo tanta rabbia.
Ho bisogno di un drink.
 
Forse ho bevuto troppo.
Gli occhi di Niall sono così grandi! O forse è lui che si è rimpicciolito, forse è andato in lavatrice e si è ristretto come Teddie, l’orsacchiotto che zia Jade ha messo in lavatrice. Teddie, come stai? Tutto okay? Poi mi dissero che era un peluche e non si era fatto niente, ma io non ci credetti.
Il prato è così verde! E le stelle sono bianche, anche se tutti i bambini le colorano sempre di giallo. Anche la luna è bianca, devo dirlo a Joyce!
- Niall, la luna è bianca! Non gialla.
Cavolo, ma camminare con questi tacchi è difficilissimo. Meno male che c’è lui che mi regge o sarei già caduta a faccia in giù nella terra del bosco.
Un bimbo di nome Tom una volta ha mangiato la terra e poi ha vomitato.
- Sei proprio ubriaca, Ronnie – ridacchia Niall.
- E tu sei proprio bello – rispondo senza pensarci. Lo vedo, è arrossito.
Ah, tanto domani non si ricorderà niente. O erano gli ubriachi che al mattino dopo scordavano tutto? Non ricordo.
- Anche tu sei bellissima – dice lui. Mi ha fatto un complimento, è proprio un principe azzurro! Che poi il principe potrebbe essere anche blu o verde ma tutti si ostinano a chiamarlo azzurro.
- Peccato che Harry non la pensi al tuo stesso modo – dico. Niall non dice una parola e continua a camminare, guardando per terra. – Però almeno uno dei due ragazzi che mi piacciono mi considera bella – aggiungo senza volerlo. – E mi fa sentire bene.
Dove sono Joyce e Lexie? Ancora alla festa? Penso che sia tardi, perché la luna è bianca e non gialla e scintilla nel cielo. O si dice splende?
- Io… Io ti piaccio? – domanda Niall incredulo. Sembra un piccolo pulcino.
Annuisco convinta, perché è la verità. Io non dico bugie o mi potrebbe crescere il naso di Pinocchio.
- Ma ti piace anche Harry, giusto?
Annuisco di nuovo. Inoltre non ho un grillo parlante, quindi non so come farei.
Oh, c’è un ramo. Ci vado addosso e sento un forte dolore alla testa, ma non posso dire nulla perché vedo tutto scuro, e la luna bianca e non gialla e il viso da pulcino di Niall scompaiono.
 
E’ come avere una bomba nucleare al posto del cervello.
Apro gli occhi e il mal di testa aumenta a causa della troppa luce.
Ho la nausea e vorrei rimettere. O per meglio dire, vomitare.
Mi porto una testa alla mano, cioè, una mano alla testa, e gemo di dolore.
Sono in infermeria. In un letto bianco, avvolta dalle lenzuola candide. Gli altri letti sono vuoti, ci sono solo io.
- Ehi.
Come non detto.
Horan sonomezzoaddormentatomabellissimo alza la testa dal mio letto, dove poco prima era appoggiato e sonnecchiava, probabilmente in attesa del mio risveglio. Sorrido e questo mi provoca una fitta alla testa.
Caramba que dolor.
- Quanto ho dormito? – domando e mi stupisco di sentire la mia stessa voce così roca.
- Un po' – risponde sorridendo. Oh madò.
- Cosa mi è successo?
- Alla festa di Amy ti sei ubriacata, ti stavo accompagnando in camera ma sei andata a sbattere contro un ramo e sei svenuta.
Sono davvero andata a sbattere contro un ramo con Niall Horan che assisteva alla scena?
- Sul serio?
- Si.
Non voglio più vivere se questo pianeta.
- E tu mi sei stato accanto tutto il tempo? – domando incredula.
- Più o meno, fino a quando l’infermiera non mi ha cacciato. Ma poi sono tornato – afferma stropicciandosi un occhio. Che tenero.
In questo momento mi accorgo di quanto sia fantastico questo ragazzo. E’ restato in infermeria per me. Per tenermi compagnia e per essermi accanto quando mi sarei svegliata.
- Grazie, Niall.
Sorride e mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia, ignorando il dolore alla testa.
Arrossisce. Woah.
- E posso sapere quante cavolate ho detto mentre ero ubriaca? – domando ridendo, mi sembra di fargli un interrogatorio.
- Vediamo, hai parlato di zanzare, procioni, della luna bianca e non gialla… Di Harry, di me.. – risponde.
Cosa? Harry? Lui? Deglutisco.
- E cos’ho detto…
- …Riguardo a me e lui?
Mi guarda intensamente negli occhi. Vorrei distogliere lo sguardo ma non lo faccio. Annuisco.
- Hai detto che ti piacciamo. Entrambi.
Mi mordo un labbro. Non posso averlo detto, non a Niall.
Guardo altrove. Vorrei sprofondare. Vorrei che il letto mi risucchiasse improvvisamente, in questo istante.
Poi sento una mano appoggiarsi sulla mia. E’ calda e morbida.
E’ la mano di Niall.
- Per quanto riguarda Harry non so – sussurra – ma riguardo a me voglio dirti che – arrossisce – sono pazzo di te, Ronnie Hamilton.
Il mio cuore esplode ma non emette alcun boato, al di fuori della mia testa.
Vorrei cantare di gioia ma non posso.
Sono pazzo di te, Ronnie Hamilton.
Sento la porta cigolare, ma non ci faccio caso. – Dici davvero?
Annuisce, arrossendo violentemente. Ho un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
- Anche io… - dico – Anche io sono pazza di te, se si può dire. O meglio, io sono pazza già di mio, ma tu mi piaci molto, Niall.
Mi sembra di essere in terza elementare, di essere ancora quella piccola bambina cicciottella con i codini.
Sorride, felice. E io faccio lo stesso. Dei passi echeggiano nel corridoio, sarà qualche infermiera.
Niall mi piace tanto. Non posso dire di amarlo, l’amore è qualcosa di serio. Ma riesce a rendermi felice quando non avrei nemmeno voglia di sorridere, e penso che sia molto di più rispetto ad una semplice amicizia.
 
- Ronnie! Eccoti qui! – esclama Joyce e la abbraccio. – Dopo la festa di Amy ti ho vista andare via con Niall, è successo qualcosa, eh? – domanda poi con un sorriso furbo stampato in faccia.
Finalmente sono nella mia stanza, spaparanzata sul letto con quella pazza di Joy che saltella sul suo materasso.
- In effetti si, ma prima voglio farti io una domanda – rispondo.
Atterra sul letto: - Spara.
Prendo un cuscino e glielo lancio dritto in faccia: - Tu e Zayn?
Li ho visti alla festa! Per qualche secondo. Stavano parlando, sorridenti.
Diventa rossa in viso: - Non so di cosa tua stia parlando – borbotta rilanciandomi il cuscino, che schivo.
Glielo rilancio, colpendola per la seconda volta. Schiappa.
Ride. – E va bene, abbiamo parlato…
- E…? – la incito io.
- … E poi abbiamo fatto un giro nel bosco…
- E…?
E se mi lasci finire di parlare magari te lo dico!
 
Joyce.
Okay che Ronnie è appena uscita dall’infermeria, ma questo non vuol dire che non posso soffocarla a colpi di cuscino. Però se la uccido non saprò mai com’è andata tra lei e Horan. E poi le voglio troppo bene.
Ripenso a Zayn. Che serata, mio Dio.
 
“Piacere, io sono Zayn”
“Joyce”
“La ragazza del bagno, lo so, finalmente ti ho ritrovata”
“Mi hai cercata?”
“Ogni giorno”
 
E quando ci siamo allontanati dagli altri?
 
“Seguimi, di qua non si riesce a parlare” mi prende la mano e mi trascina con sé, lontano dalla folla di studenti che ballano. Dove siamo? Di nuovo nel boschetto dove io, Ronnie e Lexie ci stavamo perdendo poco fa. Ma sono con lui, va tutto bene.
“Eccoci qui” dice.
“Finalmente”
“Già, finalmente riesco a sentire la tua voce”

Oddio, let me die
“Ho pensato spesso a te, ma non ti ho trovata in giro”
“Lo stesso vale per me”
“Per fortuna che sei qui, adesso”
 
Sospiro, sognante.
- E poi? Sei rimasta incinta? – domanda Ronnie. Cosa? Incinta? – Piccola pervertita – le dico ridendo.
 
“E’ tardi, devo andare”
“Resta con me, Joy, per favore”
“Solo cinque minuti, Zayn”
“E domani? Ci rivedremo?”
Vuole rivedermi! Si!
Annuisco, sorridendo.
“E anche dopodomani, e il giorno dopo ancora…?”
Rido. “Anche dopodomani, il giorno dopo e quello dopo ancora”
 
Per me potremmo vederci ogni giorno per sempre, Zayn Malik.











Goodmoringah. 
Mh, il capitolo mi piaciucchia. Sarebbe potuto uscire di peggio, no?
Non vedo l'ora che quest'inferno di scuola finisca, al rogoo
Comunque. Spero che questo episodio vi piaccia.
Si, episodio.
Si, so che si dice "capitolo" ma devo evitare le ripetizioni. Sono al classico ormai, sry

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Capitolo 14
*** Before becoming hate was love. ***


Il mio professore delle medie diceva sempre: “La matematica servirà nella vostra vita”.
Ogni volta che sentivo questa frase mi convincevo che il mio insegnante bevesse qualcosa di strano a colazione. Andiamo, le parole “matematica” e “utile” nella stessa frase? No. Fanno a pugni.
Beh, oggi mi devo ricredere.
 
Problema
Dati: una ragazza, un ragazzo patatoso e un ragazzo arrabbiato.
Testo: Si ha una ragazza, un ragazzo patatoso  ed un ragazzo arrabbiato appartenenti all’insieme dei numeri naturali. La felicità della ragazza è direttamente proporzionale alla dolcezza del ragazzo patatoso ed inversamente proporzionale alla distanza tra la ragazza data ed il ragazzo arrabbiato.
Quesito: Com’è possibile che la ragazza sia felice?
Dunque, pensiamoci attentamente.
Soluzione: La ragazza deve rimanere a contatto con il ragazzo patatoso cercando nel frattempo di riavvicinare il ragazzo arrabbiato.
Visto? La matematica non è un’opinione.
 
La matematica non è un’opinione, è solo una noia colossale.
Sono stravaccata sul banco, come mio solito, mentre la professoressa parla di frazioni e potenze. Ma dico, non si stufa mai?
Sarei già addormentata, se non fosse per le due ragazze nei banchi davanti a me. Queste due non fanno altro che parlare. E parlare, parlare, parlare.
Bla, bla, bla.
E’ incredibile che non abbiano più voce. Nonostante stiano sussurrando.
- Ieri sono uscita con Jen – borbotta la prima, mentre io poggio la testa sul banco, pronta a spararmi un sonnellino.
- Davvero? Le hai chiesto se…? – ribatte la seconda tipa. Ho la tentazione di lanciarle un righello in testa.
- Si, gliel’ho chiesto!
Grrrr.
- E lei?
- Ha detto che sono ufficialmente fidanzati! – esclama la ragazza. – Harry Styles e Jennifer Moline stanno ufficialmente insieme!
Di scatto alzo la testa e le guardo, nonostante loro non mi possano vedere, essendo davanti a me.
Harry Styles e Jennifer Moline stanno ufficialmente insieme!
L’ha detto. L’ha detto davvero.
Gli occhi cominciano ad inumidirsi.
Ed io a morire dentro.
 
L’unica cosa che vorrei fare e correre in camera mia e buttarmi sul letto. Per fare cosa? Piangere? Come se servisse a qualcosa.
Non guardo nessuno, non parlo a nessuno. Cammino tenendo la testa bassa, a guardare il pavimento, fino a quando non mi scontro con qualcuno.
Mi cadono i libri per terra e mi affretto a raccoglierli, senza dire una parola. Un altro ragazzo mi aiuta, scusandosi mille volte.
Alzo la testa ed incrocio gli occhi di Niall.
- Ronnie! – esclama lui. – Scusa – dice aiutandomi a rialzarmi e consegnandomi i libri che mi sono caduti. Li prendo, sussurrando un “grazie” a malapena udibile.
Vorrei abbracciarlo e tenerlo forte, lui mi fa star bene. Mi piomba in mente la scena di ciò che è accaduto in infermeria e decido che è meglio che non lo faccia.
- Ehi, senti – dice lui un po’ impacciato – posso accompagnarti ovunque tu stia andando? Voglio parlarti di una… cosa.
Il mio cuore fa un capitombolo.
E’ come se ruzzolasse giù da una montagna tenendo delle bottiglie piene di latte in mano e urlando in una strana lingua asiatica.
Sorride timidamente ed io annuisco, dimenticando Harry.
Questo è il punto. Niall mi fa stare bene. Bene con me stessa, con gli altri. Harry mi fa soffrire. Ma non riesco ad evitare che mi piaccia.

C’incamminiamo insieme diretti verso la mia camera.
Chissene importa se dopo ho lezione con Alcott. Non riuscirei a stare nella stessa stanza con Harry senza odiarlo.
- Va tutto bene? – domanda Niall guardandomi, parecchio preoccupato in viso. Penso che abbia notato la mia vitalità da cadavere.
- Si, sono solo un po’ stanca – mento.
Annuisce, poco convinto. – Senti, volevo chiederti una cosa riguardante ciò che è successo in infermeria – biascica timidamente.
Non dico nulla, perciò continua a parlare. – Ci ho pensato parecchio, Ronnie.
Ormai siamo davanti alla mia camera. Mi fermo senza aprire la porta e lo guardo.
- Vorrei chiederti… - dice guardandosi le scarpe. Poi alza lo sguardo.
- Vorrei chiederti se vuoi essere la mia ragazza.
Cazzoculo.
Penso di star per svenire. O morire. Anche se non mi piacerebbe vedere per ultima cosa un corridoio, o la moquette puzzolente.
Lo guardo, senza sillabare nulla. Oddio.
La verità è che non so cosa dire.
Niall mi piace, mi piace, mi piaaaaaceeeee. Sembra che possa dirgli tutto e mi fa sentire benissimo.
Poi i miei pensieri vanno ad Harry.
A come sto male per questa storia. A come non mi ha parlato da quando sono uscita con Niall. A come alla festa se ne stava con quella cosa dai capelli biondi. Penso al sorriso di Niall, ai suoi occhi, alla sua voce, ai suoi abbracci, a quanto lui sia una droga per me.
Annuisco. Niall sorride.
- Sono la tua ragazza, Niall – dico. Sorrido anch’io, sinceramente non ne posso fare a meno. Senza dire una parola, mi abbraccia. Lo stringo forte, io ho bisogno di lui.
 
Caro diario,
okay, no. Io non ho un diario.
Però in questo momento facciamo finta che sia il contrario.
Dunque.
Caro diario,
oggi è stata una giornata parecchio strana. Ti spiego: da una parte vorrei saltare e urlare di gioia. Sto con Niall. Niall. Niall Horan, si, lui.
Provo una felicità assurda. Con lui mi sento sempre bene, non mi fa soffrire, anzi, mi tira su di morale quando a farmi star male è Harry.
Harry.
E’ fidanzato. 
Con Jennifer. 
Lo sto odiando. Davvero. Prima fa tutto il carino. Lo ammetto, mi piaceva. Amavo il modo in cui mi guardava, in cui sorrideva, in cui mi prendeva in giro. E quando eravamo andati al lago? Quando aveva cantato la canzone? Mi piaceva molto. Anzi, più di “molto”. 
Poi ha smesso.
Non mi ha più parlato, sorriso. Abbiamo litigato. In camera sua. Mi ha urlato addosso, per poi andarsene, e da quel momento sembriamo due perfetti sconosciuti.
E poi, Jennifer.
Stanno insieme. Ufficialmente. Li ho visti, nel corridoio. O almeno, ho visto lei aspettarlo davanti al suo armadietto. 
Forse la confusione sta sparendo. Forse… Non lo so.
Forse odierò Harry…?
Diciamo solo che prima di diventare odio era amore.









Buongiorno.
Sono a casa da scuola da un bel po' di giorni, con tosse e raffreddore. Etciù.
E poi boh, sono un po' di malumore. Ma non sto qui ad annoiarvi con problemi personali e robe varie.
Questo capitolo non è molto lungo ma è importante, sicuramente. Due nuove coppie, la Riall (?) e la Jerry (riferimenti a j. casuali)! Okay, nomi stupidi. 
Spero che vi piaccia, se avete qualche commento ditemi tutto con una recensione. c:
Un abbraccio forte forte.

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Capitolo 15
*** We seem like two strangers. ***


Vorrei mangiare del cioccolato ma ne ho già mangiato troppo.
E’ una cosa snervante. Ho una tavoletta di cioccolato al latte a meno di un metro da me e non posso toccarla. Riesco perfino a sentirne l’odore. Accidenti se è buono. Immagino di avere il cioccolato in bocca, uau.
Lo guardo, triste.
No, Ronnie. Non farlo. Non allungare la mano verso la tavoletta.
- Asciugati la bava.
Alzo gli occhi al cielo e mi giro, incontrando gli occhi azzurri di Louis. Cosa ci fa qui? – Non stavo sbavando – bofonchio arrossendo. Lui si avvicina ridendo.
- Non sembrava, sai? Il modo in cui guardavi questo cioccolato – prende in mano la tavoletta – era abbastanza inquietante.
Sbuffo. – Tanto non lo mangerò.
- Perché? – domanda. Stacca un pezzo di cioccolato e se lo mette in bocca.
Giuro che lo strangolo.
- Devo controllarmi – rispondo io accasciandomi su una sedia, e sospiro. Louis solleva un sopracciglio: - Il cioccolato fa solo bene.
Si, certo. Come un elefante prima di partorire.
- Ma si tratta di una questione di principio.
- Non mangiare?
- Non mangiare troppo.
Louis non commenta. - Sei a dieta?
Buh. Sono a dieta? Scuoto la testa.
Perchè non voglio il cioccolato? Non impazzisco per il mio corpo, ma nemmeno lo odio, insomma. 
Forse non mi sento abbastanza? Per Niall?
 
Saluto Joyce con un bacio sulla guancia, per poi avviarmi verso l’aula di spagnolo. Che rottura. Sarei voluta rimanere a letto a dormire, a rotolarmi nelle coperte come un piccolo criceto.
Avvicinandomi alla mia meta sento già ragazzi che ridono e urlano. Ma tutta sta energia da dove la prendono? Actimel?
Poco prima di me la professoressa entra nell’aula, e gli schiamazzi diminuiscono, grazie a Dio. Sguscio in classe e mi siedo in uno degli ultimi banchi.
Hoy tenemos que hacer… - comincia la professoressa e già da questo momento decido di spegnere il cervello. Mi servirà per questioni più importanti dello spagnolo.
Penso che in questo momento Niall sia esattamente un piano sopra di me.
Niall. Se lo cercassi sul dizionario probabilmente lo troverei come sinonimo di “perfezione”. Tiro un sospiro di sollievo pensando che domani potrò stare un po’ con lui. Finalmente la domenica.
Per quanto riguarda Harry, sembriamo due estranei. Dico davvero. Non ci salutiamo nemmeno più, dopo il litigio di quel giorno.
Il problema è che mi mancano le sue prese in giro, il suo essere premuroso, le sue cavolate, mi manca lui. Come amico.
E per cosa abbiamo litigato, poi? Non si sa.
Si tu quieres decir que èl es tu fratello tienes que decir aue es tu hermano – afferma la professoressa. Il ragazzo davanti a me tira una pallina di carta sul collo di un altro.
Fratello. Ecco, Harry Styles lo sentivo quasi come se fosse mi hermano.
O anche qualcosa di più.
 
- Vaffambagno alla dieta – sussurro addentando una ciambella.
Domenica mattina, mensa, colazione.
Al mio fianco, Joyce continua a parlare di un unico argomento: Zayn.
- Pensavamo di vederci, stasera – afferma e le sue guance si colorano di rosso.
Sorrido: - Sono felice per voi! Cosa pensate di fare?
Lei mescola lo yogurt. – Non ne ho la più pallida idea.
Ridacchiamo, fino a quando qualcuno mi dà un bacio sulla guancia.
asdfghjkl*crash*
- Buongiorno – dice Niall sorridente, mentre io divento un peperone. Cioè, un bacio. Sulla guancia. Davanti alla scuola. E adesso si è seduto vicino a me, oddio.
Mi rendo conto solamente in questo momento di quanto sembri un’ossessionata.
Lui è il mio ragazzo, me ne rendo conto solo ora. Perché reagisco così? Neanche fosse un dio.
Lo guardo. Sta sorridendo mentre saluta Joy. I capelli biondi sono pettinati all’insù e gli occhi azzurri sono allegri.
Mi correggo: è decisamente un dio.
Si rivolge a me. – Tutto bene? – chiede. Oh Gesù, sembra così protettivo.
Annuisco. Lui si sporge per darmi un altro bacio sulla guancia. Vado a preparare il mio testamento, ciau.
- Senti, io e un mio... – dice Joy - …amico oggi vorremmo uscire, hai qualche idea su dove andare? Ho chiesto a Ronnie ma è una ragazza inutile, non sa nulla.
Ma che..? – Grazie eh.
- Magari un giro in città – esclama Horan. – La domenica si può uscire dalla scuola. Pensavo di portarci Ronnie, magari potete unirvi a noi.
Ragazzo che è un dio ma non è un dio, che hai detto?
Cioè, lui pensava di portarmi in città? Comincio a sospettare che quando era piccolo abbia mangiato troppi zuccheri, altrimenti non potrebbe essere così maledettamente dolce.
Joy sorride: - D’accordo, grazie.
Addento la mia ciambella.
 
- Mi verrà il vomito, lo sento – bofonchio tappandomi la bocca con una mano.
Niall ridacchia. Siamo in quest’auto da mezz’ora, non ce la faccio più. Inoltre sembra di stare sulle montagne russe, neanche fossimo a Gardaland.
Se non altro il paesaggio è bello.
No, scherzavo. Ho appena visto un uomo fare pipì dietro un cespuglio.
- Blll – commento schifata. – Che succede? – domanda Niall. – Oh, nulla, nulla – rispondo.
Se non altro la compagnia è bella.
Non scherzo, stavolta. Sono seduta davanti, di fianco a Niall, che sta guidando. Il problema è ciò che sta accadendo dietro. Joyce e Zayn se ne stanno in silenzio, senza dirsi una parola.
Joyce.
E’ così diverso rispetto a quando siamo da soli! Zayn non ha aperto bocca da quando siamo usciti dal college, e continua a guardare fuori dal finestrino. Sono sicura che se non ci fossero stati Niall e Ronnie non sarebbe stato così.
Non che li stia incolpando di qualcosa, anzi. Sono stati così gentili.
Quei due sono davvero carini insieme. Lei sta benissimo con lui, lo capisco dal modo in cui lo guarda. E Niall la rispetta e penso che sia innamorato. C’è un’intesa pazzesca tra di loro. Sono felice per Ronnie, il suo ragazzo la fa stare bene e lei sembra non pensare più ad Harry, anche se non penso sia davvero così.
- Siamo quasi arrivati – afferma il biondo, e capisco che ha ragione quando guardando fuori dal finestrino vedo grattacieli e palazzi. New York.
Ci sono stata diverse volte, ma quando la vedo mi emoziono sempre.
Pochi minuti dopo Niall parcheggia. Mi sgranchisco le gambe, penso che mi si sia addormentato un piede. Zayn fa il giro dell’auto e mi viene incontro, sorridente.
Dio, com’è bello. Non parla mai, devo tirargli le parole fuori di bocca con le pinze. Ma quando è con me mi sento bene.
In mezzo a noi la gente è di fretta, come sempre. Passano diversi taxi gialli, auto. C’è un rumore assurdo eppure mi sento benissimo.
- Gente, io ho bisogno di uno Starbucks – dice Ronnie.
- Mangi sempre e non ingrassi di un grammo, ti odio – ribatto sorridente.
- La fortuna bacia i belli – risponde. – O qualcosa del genere.
Comincia a camminare per la strada affollata in cerca di uno Starbucks e la seguiamo. Zayn è tranquillo, come sempre. La sua presenza mi fa battere il cuore più del solito, è normale?
Niall e Ronnie camminano davanti a noi, parlando e ridendo. Sono così belli insieme.
Zayn mi si avvicina: - Tutto bene? – chiede sorridendo.
- Si, tu? Sei silenzioso, oggi – rispondo.
- Scusa – ribatte guardando per terra. – Ho un po’ di difficoltà ad aprirmi con le persone che non conosco – continua indicando Niall con un cenno del capo.
Annuisco. – Con me non hai avuto problemi, però.
Alza lo sguardo ed incontro i suoi occhi nocciola. – Hai ragione. Sarà che mi sei sembrata diversa.
Posso morire felice. Come fa? Nessun ragazzo è così dolce, nessuno.
- Zayn… - comincio, ma vengo interrotta dai Riall (?) che entrano in uno Starbucks. Li seguiamo.
Ordino un frappuccino al cioccolato, il mio preferito. Io ed i ragazzi ci sediamo ad un tavolino.
E’ buonissimo. Potrei vivere bevendo solo questa roba.
Ad un certo punto incontro lo sguardo di Ronnie. Aspetta, sta tramando qualcosa. Ha uno strano sorrisetto in faccia.
- Allora, - esclama – da quanto state insieme?
Per poco non sputo il frappuccino. Arrossisco, fulminandola con lo sguardo.
La uccido, giuro.
Alla mia sinistra Zayn ha sgranato gli occhi. – Veramente... Veramente non stiamo insieme – biascica. Oddio, è imbarazzante.
- Oh, scusate! Pensavo di si, sai, Joyce mi parla così spesso di te!
Non so se ridere o piangere. Cerco di tirarle un calcio da sotto il tavolo.
- Ahia! – esclama Niall. Ho sbagliato mira, accidenti.
Ne tiro un altro, sperando di colpire Ronnie, ma a quanto pare la manco.
- AHI! – grida Niall. Oddio, lo sto uccidendo. – Scusa! – esclamo in risposta e lui sorride. – Nulla – afferma. Che dolce che è, sono felice per Ronnie! Anzi. No. Io sono arrabbiatissima con Ronnie, altrochè! Mi sta ridicolizzando davanti a Zayn. Lo prometto, appena torniamo in stanza la soffoco a colpi di cuscinate.
 
Ronnie.
E’ stata una giornata stupenda.
Quanto può essere dolce Niall? Mi verrà una carie a causa del troppo zucchero. E’ assolutamente stupendo. Sempre dolce e premuroso.
Joyce ha detto che si è divertita, anche se l’inizio è stato un po’ disastroso. Insomma, Zayn che non parlava e lei che non sapeva cosa dire. Ma quando siamo usciti dallo Starbucks e abbiamo girato Central Park lui sembrava una persona nuova. Scherzava, rideva! E Joy era tutta felice.
Credo che il cambiamento di Malik sia dovuto al fatto che gli ho detto che Joyce parla sempre di lui. Sono sicura che quei due si sposeranno, si.
Mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi, ma il cellulare vibra.
Un messaggio? Non penso sia Niall, mi ha dato la buonanotte poco fa.

Ho sentito che Niall è il tuo ragazzo.. -harry.

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Capitolo 16
*** Look at me! ***



“Ho sentito che Niall è il tuo ragazzo”.
Mi rimbomba nella mente, nemmeno avessi due amplificatori al posto del cervello. Sembra di essere in una discoteca, con una canzone che fa: Ho sentito tunz tunz che Niall tunz tunz è il tuo tunz tunz ragazzo, ragazzo, ragazzo-azzo-azzo”.
Nella camera buia Joyce sta già dormendo, mentre io fisso il soffitto scuro, pensando a cosa fare. Gli rispondo? Non lo faccio?
Dio, che nervoso. Sembra di vivere nel Mondo di Patty.
Afferro il cellulare dal comodino e guardo l’ora: mezzanotte e ventisei.
Cerco tra i messaggi quello di Harry e lo rileggo un paio di volte.
Ho sentito che Niall è il tuo ragazzo.
Spengo il cellulare e chiudo gli occhi, cercando di dormire.

 - Sono arrivata – dico a Niall sospirando, e mi fermo davanti all’aula di chimica. Lui mi sorride e mi scocca un bacio sulla guancia. Brividi. – Ci vediamo dopo – sussurra sorridendo, e si allontana.
Entro in classe con un sorrisetto in viso. E’ questo l’effetto che mi lui. Sguiscio tra gli studenti e mi siedo ad uno degli ultimi banchi, così da non ricevere eventuali sputacchiate da parte di Alcott nel corso della sua orribile meravigliosa lezione.
- Sedetevi immediatamente – annuncia una voce irritante ed il professore si materializza nella classe. Parli del diavolo, spuntano le corna.
Ho due motivi per odiare l’ora di chimica.
Il primo: Alcott. Mi odia.
Il secondo: devo restare per un’ora intera nella stessa stanza di Harry Styles e respirare la sua stessa aria, rischiando di rimanere contagiata.
Niall non sa nulla del messaggio, non gliene ho parlato.
Senza dare nell’occhio cerco la chioma riccia e cespugliosa di Aroldo. Solitamente è tra le prime file, ma non lo vedo.
- Mi stavi cercando?
Per poco non cado dalla sedia.
La voce di Alcott passa in secondo piano, rimpiazzata da quella roca di Harry.
Parla a bassa voce, ma essendosi seduto nel banco alla mia destra è difficile non sentirlo.
Sento lo stomaco andare al posto dei piedi ed i capelli finire sotto le ascelle. Non so cosa fare, mi ha colto di sorpresa. Che infame, aspettava che io mi rilassassi per colpire a tradimento, eh?
Ricordo solo in questo momento che sta aspettando una mia risposta, o anche solo un cenno di vita. – No – mento, senza guardarlo negli occhi.
Afferro la prima penna che trovo e comincio a scribacchiare degli appunti in base a ciò di cui Alcott sta blaterando.
- Capisco che non vuoi parlarmi, Ronnie, ma almeno guardami – riprende Harry, sembra a bassa voce.
- Non ho mai detto di non volerti parlare – ribatto scrivendo parole a caso.
- Stai prendendo appunti di chimica, proprio tu che sei l’anti-chimica per eccellenza. Mi stai evitando, e non cercare di mentirlo.
Ouh, touchè. Riesce sempre a scoprirmi.
- Se ti evito è solo perché tu fai lo stesso con me – bofonchio alzando lo sguardo ed incontrando i suoi occhi verdi. Il cuore perde un battito.
Ripenso a tutte le cavolate che abbiamo fatto, e alla litigata che ha rovinato tutto. Deglutisco.
- Hamilton, Styles, uscite fuori dalla classe a parlare di quanto è bello il mondo e di quanto sia morbido il pelo dei gatti, grazie – c’interrompe la voce seccata di Alcott.
- Scusi, io.. – cerco di giustificarmi, ma lui mi lancia un’occhiataccia. Mi alzo dalla sedia ed esco, seguita da Harry.
Fisso il pavimento, sapendo che se mi girassi incontrerei i suoi occhi a poca distanza dai miei. Gli do la schiena, sperando che non proferisca parola.
- Ronnie..
Evidentemente non sa leggere la mente. Continuo a dargli le spalle.
- Ronnie, mi dispiace.. Sul serio.. – continua lui, e sento il cuore che corre, inciampa, cade ed impazzisce. – Ronnie, guardami, maledizione! – sbotta all’improvviso, afferrandomi per il polso e girandomi verso di sé.
Bum. Incontro i suoi occhi.
Lo guardo, in parte spaventata dal suo gesto, ed a sua volta mi guarda confuso, con la bocca semiaperta.
Allenta la presa sui polsi mentre bofonchia: - Scusa, io.. io non volevo, mi dispiace.. – ed evita il mio sguardo.
- Tranquillo, tranquillo – ribatto io accennando un sorriso e Harry si calma.
- E’ che non so più cosa pensare.. – mormora. Stavolta chi guarda il pavimento è lui, mentre io osservo la sua espressione carica di tensione. – Insomma, prima eravamo sconosciuti, poi amici, poi tu mi hai odiato, poi siamo tornati di nuovo amici, mentre adesso sembriamo due…
- … Sconosciuti – concludo la frase. Annuisce.
- Per cosa abbiamo litigato, poi? – domando. Lui accenna un sorrisetto.
- Non mi ricordo neanche più! – ribatte e scoppiamo a ridere, come non facevo da un po’.
- Anzi, si, mi ricordo! – esclamo io all’improvviso. – Era riguardo a ..Jennifer e Niall, se non sbaglio..
Mi rabbuio improvvisamente, in realtà ricordo ogni singolo particolare di quel litigio. Harry annuisce, mentre il suo sorriso si affievolisce.
- Già… - afferma poi. Sospira e mi guarda. – Mi dispiace tanto, Ron.
I suoi occhi sono sinceri. Sorrido. – Anche a me, Aroldo.
Mi viene incontro, sempre più vicino, per poi abbracciarmi. In un primo momento rimango spiazzata, sorpresa da quel gesto, ma poi lo stringo forte a me ed affondo il viso nella sua maglietta.
- Harry?
- Si? – chiede, ed immagino che stia sorridendo.
- La tua maglietta puzza quasi quanto te.
Scoppia a ridere e scioglie l’abbraccio: - Mi sei mancata, Ronnie.
 
Gli uccellini cinguettano, il vento muove le foglie che cadono dolcemente sui prati ed il sole illumina questo unico e meraviglioso mondo.
Oh, ma per favore, che disgusto.
La verità è che ‘sti uccellini sono insopportabili. Sembra che abbiano ingoiato un fischietto ciascuno. Non fanno altro che cantare, cantare e cantare, mentre io sto cercando di memorizzare la stessa riga del libro da dieci minuti.
Uccellini di sta ceppa, andate a lavorare. Minchia. Trovatevi un impiego, andate a pulire i bagni, insomma, rendetevi utili invece di scassarmi.
A voi si aggiunge anche quel rompipalle di Harry che continua ad inviarmi stupidi messaggi.
“Sai che ho l’alluce più grande del pollice? Harry”
“Un giorno conterò i miei peli nel naso –Harry”
“Da grande voglio fare l’hippie, per andare in giro a predicare pace ed amore alle gente –Harry”
Si stava meglio senza di lui.
AHAHAH, no, dai, scherzo. Mi era mancato troppo.
“Ho deciso di mangiare tanti fagioli e di venire in camera tua, stanotte –Harry”
O forse no.










Scusate, scusate, scusate, scusate.
Scusate se ho aggiornato solo ora, non uccidetemi. Ma tra scuola e allenamenti mi hanno messo davvero sotto lol. 
Oggi ho convinto mia mamma a lasciarmi a casa (per la prima e l'ultima volta AHAHAH), avrei dovuto studiare ma ho scritto il capitolo, quindi se non mi ucciderete voi ci penserà lei
ieri avete visto i ragazzi? SONO ORGOGLIOSISSIMA DI LORO.
ljksdafhkljasdhfkjsadhgkjsdhfjkhgashjfkd. 
un abbraccio enorme e scusatemi ancora, se mi avete abbandonata vi capisco AHAHAHAH ciau.

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Capitolo 17
*** Go away. ***


Puh! Sputo nel lavandino e mi sciacquo la bocca.
Finezza saltami addosso che io mi sposto e tu cadi nel fosso.
Cippalippa cippalà, la rima l’ho fatta, eccola qua!
Ripongo lo spazzolino a posto e mi trascino fino al mio letto, pronta per una serata di film e cioccolato.
Tolgo le ciabatte e con la delicatezza di un ippopotamo stitico appena uscito dal letargo mi lancio sul materasso.
Ma gli ippopotami vanno in letargo? Boh.
Apro la confezione di cioccolato fondente ed accendo la televisione, mentre mi sistemo il pigiama azzurro con delle paperelle gialle ed arancioni stampate sopra.
Uh, Valentine’s Day. Mi piace questo film.
Mi accingo ad iniziare l’arte di sgranocchiare il cioccolato quando bussano alla porta.
Santissimi numi.
Ciabatto fino all’ingresso, sbuffando, e spalanco la porta.
- Ronnie ciao faccio in fretta scusa ma ho dimenticato una cosa adesso la prendo e vado via ci metto un secondo – urla Joyce entrando nella stanza e dirigendosi verso il comodino. Afferra qualcosa che nel buio non riesco a distinguere. – E Zayn? – chiedo.
- Mi sta aspettando di sotto! Vado, a dopo – risponde frettolosamente e corre via.
Io vivo in un manicomio.
Chiudo la porta e torno alla mia postazione: letto, cioccolato, film.
Bene, finalmente il cioccolato sta per entrare nella mia bocca…
Toc toc.
Alzo gli occhi al cielo e vado ad aprire la porta.
Lexie si precipita nella stanza borbottando qualcosa. – Ronnie scusami tanto ma devo prendere un libro domani ho la verifica di geografia e in biblioteca il libro non c’era quindi sono dovuta tornare qui a recuperarlo ti rendi conto?, non va bene no – grida, afferra un tomo e se ne va. – Buona serata! – esclama poco prima che io chiuda la porta.
Mh, okay.
Ritorno sul letto.
Sto per assaporare il pezzo di cioccolato quando…
Toc toc.
- Aaah – urlo esasperata e corro alla porta. – Chi accidenti è ora?
Spalanco la porta con tanta foga che per poco non cado all’indietro.
- Cosa c’è?! – grido. Sembro una cinquantenne isterica.
- Ronnie, forse dovresti mangiare un po’ di dolci, sembri nervosa. Magari un po’ di cioccolato.
Metto a fuoco la testa bionda di Niall Horan ed i suoi occhi azzurri sorridenti. Mi sorride, e dopo qualche secondo di shock gli salto addosso, abbracciandolo. Lui ride e mi fa sentire bene.
- Cosa ci fai qui? – chiedo una volta che l’abbraccio è sciolto, guardandolo sorridente.
- Volevo vederti – risponde con un’alzata di spalle.
Lo prendo per mano e lo trascino dentro la stanza, mentre lui ride.
- Allora, cosa stai facendo? – mi chiede sistemandosi sul divano, mentre io mi rannicchio accanto a lui.
- Visto che Lexie e Joyce sono fuori mi deprimo guardando un film demenziale e mangiando cioccolato – rispondo mentre il bel viso di Taylor Lautner appare sullo schermo.
- Però, che programma interessante! Sto già dormendo in piedi e tu mi proponi di guardare un film, entusiasmante, no? – ribatte Niall avvicinando il suo viso al mio. Ridacchio. – Ammettilo, guardi questo film solo per il faccino del licantropo di Twilight – sussurra ad un millimetro dal mio viso.
- Ma figurati – rispondo. – Lo guardo per i suoi addominali.
Mi scosto, lasciando Horan con gli occhi socchiusi in posizione di “baciami e fammi tuo” o qualcosa del genere.
Poretto.
Gli soffio in viso ed afferro un pezzo di cioccolato. Me lo porto alla bocca, mentre Niall mi guarda male.
Toc toc.
Fisso la porta, col cioccolato a mezz’aria.
Non ci posso credere. E’ una maledizione. Non riuscirò mai a mangiare il cioccolato senza essere interrotta.
- Non è possibile – mormoro. Faccio per infilarmi le ciabatte quando Niall esclama: - Lascia, faccio io – e si precipita alla porta.
La spalanca, trovandosi davanti gli occhi verdi di Harry.
 
Fisso la scena, allibita.
Se inizialmente sorrideva, Harry ora ha gli occhi spalancati che fissano il volto di Niall.
Horan lo guarda, con un’espressione indecifrabile in viso.
Oh, no. Qua finirà male. Tre morti, una pistola, qualche procione che mangerà i nostri resti e, la cosa peggiore, del cioccolato sciolto.
- Io… - borbotta Harry, fissando Niall. – Io volevo passare a salutarti, Ronnie. Adesso vi lascio da soli, scusate…
Mi accorgo solo in questo momento di aver smesso di respirare.
Niall lo fissa. – No, resta con noi.
Aspetta. Cosa?
Probabilmente Styles è sorpreso quanto me, a giudicare dalla sua espressione. – Cosa? – domanda.
- Perché no? – esclama il biondo. – Stiamo guardando un film. Resta con noi – continua sorridente.
Ma non sembra un sorriso vero. Sembra uno di quelli falsi, prodotti da chi ha in mente qualcosa.
- Veramente io… - borbotta Harry. Mi lancia un’occhiata, per poi tornare a fissare Horan. – Va bene – mormora, ed entra nella stanza.
Santissimi numi.
 
Il film parla di dieci storie d’amore che s’intrecciano in uno stesso giorno. Ci sono ventisei personaggi circa e diverse ambientazioni.
Due uomini gay, un ragazzo con degli addominali da far paura, una baby sitter, una coppia di anziani, una maestra di scuola elementare ed un uomo sposato senza che la donna che gli va dietro lo sappia.
Provate voi a stare dietro a tutti questi avvenimenti essendo circondata da due ragazzi muti come pesci e che ogni tanto si lanciano occhiate in cagnesco.
E’ altamente impossibile.
L’unica cosa su cui riesco a concentrarmi è Taylor Lautner.
Niall, si comporta come un bullo. Mantiene un’espressione da duro, con gli occhi che guardano lo schermo (e spesso Harry) dall’alto verso il basso.
Alla mia sinistra Harry se ne sta dritto sulla schiena e non distoglie lo sguardo dal film anche se, conoscendolo, so per certo che non lo sta seguendo realmente.
Io sto in mezzo a loro due, sperando che un’esplosione nucleare faccia finire improvvisamente il film e che entrambi se ne vadano a dormire in un nanosecondo.
 
Quando il film finisce tiro un sospiro di sollievo (non c’è stata nessuna esplosione nucleare, ma fa niente). Spengo la televisione e poco dopo noto che Niall è andato in coma.
Dorme come un angelo, e quell’espressione da duro di poco prima è finalmente sparita.
- Allora, ti è piaciuto il film? – sussurra Harry sorridendo.
Annuisco, con il cuore che batte più forte, e gli faccio segno di uscire dalla stanza così da non svegliare Niall.
Una volta in corridoio mi chiudo la porta alle spalle e mi ci appoggio, mentre Harry sta in piedi davanti a me.
- Scusa – dice.
- Di cosa?
- Di essere venuto senza avvisare, ti avrò messa nei casini con Horan…
Sorrido debolmente. – No, tranquillo…
- Ti farà il terzo grado – continua il riccio – si chiederà cosa ci facevo lì e capirà che ero venuto per stare un po’ con te, poi penserà che -
- Harry, sembri mia nonna con una crisi isterica. Calmati.
Lui s’interrompe e solo ora il mio cervello si risveglia da un profondo letargo. “Capirà che ero venuto per stare un po’ con te”.
- Hai ragione, scusa – ribatte lui sfoderando un sorriso e facendo comparire le sue stupende fossette. – E’ che ti sto creando una marea di problemi. Prima il litigio, poi ti ho chiesto scusa e subito dopo ho combinato un altro guaio.
- Ehi, tranquillo – ripeto sorridendo. – Va tutto bene!
Lui sospira di sollievo. – Posso farti una domanda? – gli chiedo.
- Dimmi.
- Perché ad un certo punto mi hai chiesto scusa? Perché così, all’improvviso? - La sua faccia si fa poco più rossa. – Ho ricevuto il tuo messaggio, quella sera. Il messaggio in cui dicevi di sapere di me e Niall. Ed il giorno dopo mi hai chiesto scusa. Perché?
 
Harry.
Già, perché? Non so risponderti, Ronnie. Ma quando l’ho saputo non ho capito più nulla. E volevo averti nuovamente vicina, volevo che ritornassi mia, anche se solo in piccola parte.
- Non lo so – mormoro. Bravo Harry, hai fatto nuovamente la figura dello stupido. Ronnie mi guarda, e per l’ennesima volta mi perdo nei suoi grandi occhi marroni. Quegli occhi che a lei non piacciono, dice che sono troppo “comuni”, ma se fossero comuni li confonderei con altri mille occhi, no? Invece saprei riconoscerli anche in mezzo ad un milione di sguardi. Fa per dire qualcosa, quando dietro di lei la porta si apre e ne esce Niall. Proprio adesso? Possibile che stia facendo di tutto per allontanarmi da lei?
Beh, in effetti è la sua ragazza.
Dettagli.
- Ehi – esclama Ron voltandosi verso di lui. – Ti sei svegliato.
Il biondo annuisce e le dà un bacio sulla guancia.
Oh, quanto vorrei essere al posto suo.
Niall mi vede e la sua espressione si fa più dura. Non distolgo lo sguardo. – Hai qualche problema con me? – mi sento dire. Che mi succede? L’ho detto seriamente?
Ronnie si volta, guardandomi sorpresa.
- Si, ho un problema. Con te – ribatte Horan duramente – e vorrei risolverlo.
Si avvicina a me e so cos’ha intenzione di fare. Probabilmente lo capisce anche Ron, perché subito si precipita in mezzo a noi.
Ma lo fa un secondo troppo tardi ed il pugno di Horan mi colpisce in pieno viso.
Cado a terra, ma poco dopo sono in piedi e gli restituisco il pugno, con violenza. Mi massaggio la mascella e due secondi più tardi mi trovo sul pavimento con lui sopra di me, impegnato a tirarmi pugni.
Ribalto la situazione, mettendolo con la schiena a terra e dandogliele di santa ragione.
Un pugno perché mi hai picchiato per primo.
Un pugno perché stasera hai voluto farmi apparire uno stupido.
Un pugno perché pensi che Ronnie sia solo tua.
Un pugno perché lei preferisce te a me.
Sento le urla di Ronnie ma non mi muovo da lì, continuando a picchiarlo e sentendo Niall che cerca di liberarsi. Quattro braccia mi afferrano e mi trascinano via da lui, impedendomi di continuare a colpirlo.
- Lasciatemi! – urlo, ma le mani di Louis e di Liam mi impediscono di scagliarmi contro Niall.
Il biondo mi guarda furioso, anche lui sorretto da un paio di mani robuste.
Poi lo sento.
Un pianto debole.
La cerco e la trovo. Ronnie è lì, con le mani a coprirle il volto, come se si volesse nascondere mentre le lacrime le rigano le guance.
- Ronnie… - sussurro, e sento solo lei ed il suo silenzio doloroso.
Non sento i professori che sgridano me e Horan, non sento i compagni usciti in corridoio a vedere, non sento Louis che mi mormora qualcosa, ma solo lei. Che piange. A causa mia.
Alza lo sguardo come a rallentatore ed incontra il mio.
- Non vi voglio più vedere – sussurra, ma la sento ugualmente. - Vattene, Harry. Vai via.
Corre in camera sua e ci si chiude dentro, sbattendo la porta.
E sento il mio cuore distruggersi in mille pezzi.










Dispiaciuta per Ronnie. No comment

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Capitolo 18
*** I'm here for you. ***


Joyce entra nella stanza e si lancia sul letto davanti al mio con la delicatezza e femminilità di un paguro trastullante.
No, non sono in vena nemmeno di prenderla in giro. Devo veramente essere giù di morale per non rivolgerle un bell’insulto amichevole.
- Smettila di ascoltare canzoni deprimenti ed esci a fare una passeggiata, c’è un sole stupendo oggi – afferma guardandomi.
Mi tolgo una cuffietta dall’orecchio.
- No.
Rimetto la cuffietta.
Lei sbuffa e si alza dal materasso per sedersi sul mio letto, accanto a me. Ignorando i miei lamenti stacca le cuffie dall’iPod e mi ritrovo costretta ad ascoltarla.
- Ronnie – comincia lei.
Oh santissimi numi. Ha la Faccia. Bocca a papera, sopracciglio sollevato e braccia incrociate.
E la Faccia significa disastro totale. Un discorso talmente lungo che potrebbe fare concorrenza alla Divina Commedia.
- So che ci stai male, ma…
E va bene, va bene, esco! – urlo io alzandomi e correndo fuori dalla stanza. Fa un sorrisetto, ne sono sicura.
 
Maledetto sole.
Maledetta aria.
Maledetti uccellini.
Maledetta felicità, maledette risate, maledetti ragazzi.
Non so nemmeno dove sto andando. Giro una volta a destra e una a sinistra ogni volta che vedo un’altra via, fino a trovarmi in un angolino tranquillo sul retro della scuola. Mi tasto le tasche dei jeans, con un dubbio che diventa realtà quando mi accorgo di non aver portato il cellulare. – Accidenti – borbotto. Ed ora come posso chiamare Joyce per insultarla? Quell’infame. Mi ha praticamente buttata fuori dalla mia stessa stanza quando dovrei studiare per il test di spagnolo.
Ripasserò mentalmente.
Dunque. Mi familia es tu familia.
Mi casa es tu casa.Sembra semplice.
All’improvviso una mano mi afferra il polso destro, e sono pronta a sfornare le mie tecniche di judo/karate/taekwondo/capoeira stile Jackie Chan quando incontro gli occhi azzurri di Niall.
Mierda.
- Ronnie… - mormora lui. Con uno strattone mi libero dal polso e gli volto le spalle, cercando di allontanarmi il più in fretta possibile, ma lui mi segue: - Aspetta – dice, e mi fermo, girandomi verso di lui.
Accidenti se è bello. I capelli biondi arruffati, gli occhi azzurro cielo, le labbra perfette.
- Non voglio parlarne, Niall – ribatto secca.
- Io si.
Adesso vado via, poi voglio vedere a chi esponi i tuoi brillanti commenti. – Allora fallo – dico poco dopo. Lui sospira, avvicinandosi di un passo. Io arretro, e il biondo si ferma. – Mi dispiace per ieri sera… - dice flebilmente. Anche a me dispiace, sai? – Ho provato a chiamarti e ti ho scritto, ma non mi hai risposto…
- Lo so.
- Sono venuto a bussare alla tua porta ma non hai aperto…
- So anche quello.
Lui sorride. – Sai proprio tutto! – esclama cercando di farmi ridere, ma la mia espressione dura non cambia.  – Se vuoi chiarire allora parla, altrimenti me ne vado.
Si avvicina di un passo. Non arretro. – Ronnie, l’ho fatto perché tu mi piaci, e anche parecchio.
Sento le mie guance farsi più calde e so di essere arrossita, ma cerco di non scompormi. Sollevo le sopracciglia. – Non dovevi picchiarlo – dico.
- Anche Harry mi ha colpito.
Nel momento in cui sento quel nome deglutisco automaticamente.
- Infatti non doveva farlo nemmeno lui.
Horan guarda per terra. – Styles ti piace, vero?
Cosa? Non è umanamente possibile.
Non mi piace. Non deve piacermi.
Sto con Niall.
Non deve piacermi Harry, non può.
Scuoto la testa. Ma che ci faccio ancora qui? – No – rispondo debolmente.

Niall si avvicina sempre di più, con un sorriso triste in volto. – Invece si – ribatte. Voce, occhi, sorriso, è tutto completamente spento.
- Non puoi saperlo.
- Lo capisco dal modo in cui lo guardi, da come parli di lui, da come l’hai osservato, l’altra sera. So che ieri eri preoccupata per entrambi, ma prima di andartene hai guardato lui, non me.
- No – ripeto, mentre sento formarsi un leggero groppo in gola.
Niall è ormai davanti a me. L’angelo biondo mi guarda, con il sorriso triste ancora lì, in faccia. – Non è colpa tua, Ronnie – dice dolcemente – né mia, né di Styles.
- No. Harry non mi piace.
Lui mi asciuga una lacrima che mi riga la guancia, seguita da un’altra, un’altra ancora, un’altra ancora, un’altra ancora.
- La tua bocca dice così, ma i tuoi occhi affermano il contrario.
Mi accarezza una guancia, sorridendo. – Io ti voglio molto bene, Ronnie, davvero. E odio vederti così.
Tiro su col naso.
- Ti lascerò decidere. Se sceglierai me ti accoglierò a braccia aperte, lo sai.
Continua a mostrare il suo sorriso forzato.
- Se sceglierai Harry mi andrà bene, a patto che lui ti faccia felice.
- Niall… - mormoro io. – Sssh – sussurra. – Va tutto bene, sul serio.
Scuoto la testa: - Mi dispiace…
- Chi si è picchiato con Harry qua sono io, non tu! – dice lui, ed il sorriso s’inarca un po’. Ridacchia. – Scusami, Ronnie.
Lo abbraccio, e lo stringo più forte che posso, come se fosse l’ultima volta.











Boh. saldjkfhlkjashglkjhfgjlkdfhs
Scusate per il ritardo ma ho avuto il blocco dello scrittore cc
Se v'interessa ho postato i primi due capitoli di una nuova fan fiction, lol, vi metto il link tra poco.
laksdfkjdhklghfjhgkljfhgkjfdlhgs. oggi sono in vena di lettere a casaccio
un abbraccio, vi lòvvòòòò!!1 (AHAHAHAH)

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Capitolo 19
*** Kiss you. ***


Joyce’s
 
So che dovrei lasciarla stare, ma ho paura che possa commettere qualche stupidata. Cerco il viso di Ronnie in mezzo alla folla di studenti in giardino, che chiacchierano e prendono il sole, ma senza risultati.
“My heart’s a stereo, it beats for you so…”
Oh mamma. Adesso sento pure le voci. Che devo fare? Non posso dirlo a nessuno. Finirei in manicomio. E se lo raccontassi a Ronnie?
Lei è strana quanto me. Probabilmente mi capirebbe.
“Make me your radio..”
Sento addirittura le vibrazioni! Provengono dalla tasca dei jeans.
Aspetta un secondo.
Estraggo il cellulare borbottando una parolaccia. – Pronto! – esclamo urlando, e per fortuna la persona dall’altro capo non ha riattaccato prima della mia risposta.
- Joy!
Come sento la voce di Zayn provenire dall’apparecchio elettronico le gambe diventano molli e sorrido involontariamente.
Cdsabkfjdshfjksdhfg, Zayn.
- Ehi – mormoro imbarazzata, e sento le guance andare a fuoco. – Che succede?
Continuo a camminare lungo la strada piena di studenti del college che si godono la domenica pomeriggio. Dove sei, Ronnie?
Immagino di trovare Zayn in mezzo a queste persone, ma sarebbe strano incontrare un dio greco tra i comuni mortali.
Zayn non è carino.
Zayn è bello.
I suoi lineamenti perfetti, la mascella decisa, gli occhi color nocciola, i capelli profumati, la voce profonda.
E’ il ragazzo più bello che abbia mai visto.
Niall è bello.
Harry è bello.
Liam è bello.
Louis è bello.
Zayn è stupendo.
E se la mia non fosse una semplice cotta?
- Allora? Che ne pensi? – domanda la sua voce proveniente dal cellulare, e torno al mondo reale.
- Ehm… Si – borbotto. “Stupida” penso rimproverandomi.
La risata di Malik m’invade le orecchie, la bocca, gli occhi, tutto. – Non mi ascoltavi, vero? – domanda e probabilmente sta sorridendo.
- No – confesso ridacchiando.
- Ho voglia di vederti – risponde come se fosse una frase normale, e mi chiedo come faccia a trattenere le sue emozioni. Insomma, a me sta per venire un collasso mentre la sua voce è la solita.
- E ti ho chiesto se va bene ora e dove sei – continua. Sorrido.
- Prova a indovinare – rispondo guardandomi intorno e cercando la mia amica.
- Non sei in camera, vero?
- Come lo sai?
- Ho bussato, prima, e non mi ha risposto nessuno.
Quindi Ronnie non è nemmeno lì.
- Mh. Vai avanti – ribatto.
- In biblioteca? – domanda lui, ma io scuoto la testa. – Sbagliato.
- Ah! – esclama lui. – Penso di aver capito dove sei.
Il battito del mio cuore aumenta. – Dove sono?
- Davanti a me.
Mi giro, ritrovandomi Malik davanti, con ancora il cellulare vicino all’orecchio. Lo chiude, e lo stesso faccio anch’io, avvicinandomi a lui con un sorriso in viso.
Penso di star per morire, oppure sto perdendo la vista. Troppa luce, troppa bellezza.
Lui allarga le braccia ed io mi ci tuffo dentro, per poi sentirmi avvolta in un suo abbraccio.
Si. Sono morta e questo è il paradiso.
- Così ti mancavo, eh? – domando, per poi subito dopo arrossire.
Lui se ne accorge, e ride. – Ebbene si – ammette. – Allora, dove stavi andando? – chiede camminando al mio fianco.
- Cerco Ronnie, le ho detto di fare un giro per schiarirsi le idee ma non vorrei che facesse qualche cavolata.
- Come andare a picchiare Harry? – risponde sorridendo.
Scoppio a ridere. – Esattamente.
- Senti Joy – dice lui, improvvisamente un po’ più serio – non la conosco bene quanto te, ma sono sicuro che Ronnie sta bene. Secondo me dovrebbe stare un po’ da sola e schiarirsi le idee.
Scruto i suoi occhi nocciola/caramello/cioccolato che esclamano “Mangiami!”, e annuisco.
In effetti ha ragione. Ma accidenti, perché dev’essere sempre così maledettamente perfetto?
Insomma, poteva nascere bello e stupido, oppure brutto e intelligente.
Non può essere così. Bello e intelligente. Abbassa l’autostima in maniera paurosa.
- In realtà è un modo per farti venire con me ma la penso veramente così! – confessa lui velocemente con un sorrisino, e gli tiro un pugno sul braccio.
- Ahi – esclama sogghignando.
Non potrei mai farti del male, nemmeno volendo.
 
E’ strano andare in giro con Zayn.
Sembra di avere di fianco Ercole, mentre io sono la ragazza mortale, quella dai capelli violacei di cui non ricordo il nome. Meg? Megan?
Ma non mi sento in soggezione. La cosa strana è proprio questa.
Nonostante la sua perfezione assurda mi sento comunque me stessa.
Inoltre parlare con lui è la cosa più semplice del mondo.
Quando arriviamo al bar del college per fortuna non è pieno, anzi.
Gli sguardi di troppe ragazze potrebbero sciuparlo, e lui è solo mio.
Oh, accidenti, forse Ronnie era seria quando parlava degli omini nella mente.
- Un frullato alla pesca, giusto? – mi domanda Malik e lo fisso.
- Che fai, mi stalkeri? – chiedo ironica, e lui scoppia a ridere.
- Siediti qui che sei anziana, io vado a ordinare – dice obbligandomi a sedere, e le nostri mani si sfiorano. Mi sorride e si allontana, mentre io lo guardo.
E’ veramente stupendo. Non solo come aspetto fisico. Come persona.
Il cellulare vibra, e guardo il display.

“Ho chiarito con Niall, grazie per avermi buttata fuori dalla stanza oggi”

Ah, Ronnie, mi devi un favore. Rispondo velocemente, mentre Mr. Megafusto s’avvicina.
- Ecco qua – dice Zayn porgendomi il frullato.
- Grazie, cameriere – rispondo io senza scompormi.
- Prego signorina. Non mi dà una mancia?
Ridacchio. – Ora che me l’ha chiesto penso che no, non lo farò.
Zayn si accomoda sulla sedia davanti a me.
- Ora cosa fa, si siede pure al mio stesso tavolo? – domando fingendomi irritata.
Sinceramente se lui fosse realmente un cameriere e si sedesse a mangiare con me gli stenderei un tappeto rosso pur di convincerlo a rimanere.
- Come cameriere è proprio scarso. La farò licenziare.
Malik mi guarda espressivo. – Ma ho tanti piccoli bambini a casa, non posso essere licenziato!
Sghignazzo. – E dov’è la madre, scusi?
Zayn si avvicina. – Proprio qui.
Si sporge verso di me e mi bacia.










AMORE MIOOO AUGURI DI BUON COMPLEANNO
SDAFJNGAFKJDASHFGLSKGRLKASGJHHSGF
pensare che oggi Javadd compie gli anni mi fa commuovere. e questo capitolo l'ho giustamente dedicato a lui (e alla mia migliore amica alskfdhj).
a me piace, lo ammetto. non so, mi piace il fatto che si parli anche di loro due.
stasera vado a cena da un mio amico, quindi ho messo il capitolo adesso skljadf
sono di fretta, devo uscire, vado a casa di una mia amica. Quindi vi saluto bellezze, vi odoro, o meglio, vi adoro. *mi ritiro*
dsaklkjahdsgaghdfkshgaklhadgskhgfsa

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Capitolo 20
*** He's not you. ***


- Ronnie, Ronnie, Ronnie!
Non faccio in tempo a voltarmi per vedere chi sta urlando a squarciagola che una ragazza/elefante mi atterra sullo stomaco.
- Non puoi immaginare cos’è successo! – continua la ragazza/elefante saltellando sulla mia pancia. – Te lo devo assolutamente raccontare! Allora, ero alla caffet-
Levati dalla mia pancia, Joyce! –urlo con la voce da cornacchia buttandola per terra.
Prende una botta talmente forte sul sedere che mi aspetto che si divida il pavimento.
Joyce sembra non curarsene, dato che salta subito in piedi e vola sul mio letto.
Mi chiedo cosa ci fosse nella colazione.
- Ero alla caffetteria con Zayn e mi ha ODDIO NON CI POSSO CREDERE RONNIE – urla la pazza.
Batte le mani ed emette strani gridolini mentre io la guardo impassibile.
Probabilmente sono in un manicomio, altro che scuola.
Probabilmente ora la risata di Joyce diventerà bassa e grave, le usciranno forbici dai denti e inizierà a tagliarmi in mille pezzi.
Cucinerà del sushi con le mie orecchie.
- Ma la storia vuoi sentirla o no?
Joyce mi sta fissando. Oh no, mi ero persa.
- Ehm, certo. Dimmi – borbotto portandomi una bottiglietta d’acqua alla bocca.
Io e Zayn stiamo insieme! – urla.
Il mio timpano sinistro va a preparare le valigie.
Ci credi? E’ fantastico!
Il timpano sinistro sale sull’aereo con un biglietto di sola andata.
Joyce continua a urlare come una psicopatica, mentre io attendo che arrivi qualcuno a buttare giù la porta della stanza per salvarmi.
Non arriva nessuno.
- State seriamente insieme? Tu e il Kebabbaro? – chiedo sorridente.
Joyce prende un coltello cuscino e me lo lancia addosso. – Si chiama Zayn, non Kebabbaro.
- Come vuoi – borbotto – comunque sono felice per te, finalmente finirai di sbavare ogni volta che lo vedrai!
– Ti odio -. Joyce ride.
- Non puoi, nessuno può. Sono adorabile.
- Si, come no.
- Zayn mi batte?
Risatina da Joyce innamorata.
- Oddio, non smetti comunque di sbavare – esclamo io inorridita.
Altro bazooka cuscino addosso.
In quel momento il cellulare di Joyce suona.
Salto stile pantera adrenalinica verso il telefono e lo afferro prima che Joyce mi possa tirare un pugno nello stomaco.
Zayn, salvami – grido nella cornetta – la tua pseudo-ragazza non fa altro che parlare di te e sbava e va in iperventilazione ogni secondo, salvami!
Vorrei aggiungere qualcos’altro, ma Joyce mi spinge giù dal letto e ruba il cellulare.
Ahia, che male al sedere.
Joy non se ne cura e parla al cellulare. – Zayn dice che sei strana – afferma.
Massaggiandomi il sedere mi alzo. – Io dico che lui è un kebabbaro.
 
Non devo farmi scoprire non devo farmi scoprire non devo farmi scoprire
Cammino silenziosamente nei corridoi della biblioteca. Mi aspetto che Miss Silent sbuchi fuori all’improvviso con un’ascia in mano ed una scimmia che sbatte tra loro i piatti della batteria al guinzaglio.
Non succede. Vado avanti.
Finalmente raggiungo il reparto dei libri di Storia, quello che mi serve. Ci metto una decina di minuti a trovare il libro che la professoressa di Storia ha chiesto e mi avvio verso il bancone del noleggio libri.
Faccio per uscire, quando lo vedo.
Una massa di capelli ricci simili al pelo di un labrador che ha appena corso attraverso le cascate del Niagara mentre uno scoiattolo gli lanciava dei palloncini addosso.
La massa di capelli si sposta, fino a quando vedo il viso.
Harry, seduto a uno dei tavoli della biblioteca, mi sta guardando.
I capelli sono più flosci del solito, gli occhi verdi come sempre.
A questo punto dovrei:
a – Salutarlo.
b – Andare al suo tavolo, salutarlo e chiedergli come sta.
c – Mandarlo a quel paese.
Al posto del cervello evidentemente ho pastafrolla, dato che alla fine creo l’opzione
d – Guardarlo e poi scappare senza dire una parola.
Distolgo lo sguardo da quegli occhi verde smeraldo e mi affretto ad uscire dalla biblioteca.
 
La scuola ha due bar, i giardini, la piscina, il ristorantino, il cinema.
E con tutti questi posti l’ho beccato proprio in biblioteca.
Sono immersa nei miei profondissimi pensieri mentre cammino a velocità supersonica via dalla biblioteca quando una mano mi tocca la spalla.
Mi fermo.
- Ronnie..
Battito cardiaco: 190.
Mi giro, trovandomi davanti Harry Styles.
Sto respirando? Devo respirare. Espira inspira espira inspira.
Non so con quale forza dico – Chi non muore si rivede – ma lo dico.
Harry annuisce. Bene.
- Voglio parlarti… - dice.
Stavolta annuisco io. Sembriamo una coppia di opossum ritardati.
- Che ne dici di andare al bar? – chiedo. Lui sorride.
Battito cardiaco: 210.
 
- Allora, come stai? – chiede Harry mentre bevo il mio frullato di mirtilli.
Male – Bene – mi manchi mi manchi – vado avanti a studiare e a sopportare Joyce che si è fidanzata – rispondo sorridendo.
- Si, Zayn me l’ha detto. Stanno bene insieme – ribatte Harry. Annuisco.
C’è un minuto di silenzio.
- Ronnie, mi dispiace.
Guardo il bicchiere ed Harry continua a parlare. – Non avrei dovuto picchiarlo, lo so, mi dispiace tanto.
Sollevo le spalle e lo guardo. – Ehi, ti ho già perdonato.
Probabilmente Harry ha l’udito di mio nonno perché continua a parlare. – Non avrei dovuto prenderlo a pugni ma mi dava così fastidio il fatto che tu fossi sua e non mia.
Lo guardo con gli occhi sbarrati mentre lui si morde un labbro.
Battito cardiaco: 0.
 
Penso di aver perso l’uso della parola.
- Ronnie? Ci sei?
Harry mi sventola una mano davanti al viso.
- Ripeti l’ultima frase.
- Ma non penso che…
- Ripetila.
Styles mi guarda negli occhi. – Mi dava così fastidio il fatto che tu fossi sua e non mia.
Riprendo a respirare e il mondo torna a girare.
Mi trema il mignolo destro.
- L’hai picchiato perché eri geloso? – chiedo.
Harry ride e io mi sciolgo. – Non l’avevi ancora capito?
Scuoto la testa.
- Avrei voluto picchiarlo quando avete parlato in ospedale, quando lui ha detto che gli piaci.
 
Sento la porta cigolare, ma non ci faccio caso. – Dici davvero?
Annuisce, arrossendo violentemente. Ho un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
- Anche io… - dico – Anche io sono pazza di te, se si può dire. O meglio, io sono pazza già di mio, ma tu mi piaci molto, Niall.
Mi sembra di essere in terza elementare, di essere ancora quella piccola bambina cicciottella con i codini.
Sorride, felice. E io faccio lo stesso. Dei passi echeggiano nel corridoio, sarà qualche infermiera.
 
Non era l’infermiera. Era Harry.
- Avrei voluto picchiarlo quando ti ha portata al cinema.
 
- Scusate se vi ho interrotti – dice. E’ seccato, lo si vede dal suo viso corrucciato. – Ma volevo dirti – si rivolge a me – che stasera pensavo di passare a prenderti alle otto e mezza, ti va bene?
Cosa? Oh. Stasera.
 
- Avrei voluto picchiarlo quando è stato lui il motivo di un nostro litigio.
 
- Che c’è, adesso non posso uscire con una ragazza che subito mi viene fatta la ramanzina? E poi proprio tu, Ronnie. Io non posso vedere ragazze ma tu puoi uscire con Niall, giusto?
Non so cosa rispondere. Non so cosa fare, dove andare, non so nulla. Semplicemente lo guardo, sul punto di piangere.
- Si, è vero. Mi sto vedendo con Jennifer.
Mi guarda, furioso, ormai in piedi di fronte a me. – E penso che sia una ragazza simpatica, e anche carina.
Il groppo che mi si è formato in gola si fa sentire. Fisso i suoi occhi verdi e luminosi, di solito sempre allegri e così pieni di dolore e rabbia in questo momento.
- Che ti succede, Ronnie? Sei gelosa?
Cosa? Gelosa? No. No, no, no.
- Tu hai Niall, se non sbaglio. Hai scelto lui. Quindi va’ dal tuo ragazzo, adesso, e smettila di rinfacciarmi qualcosa che non ho fatto. Hai preso la tua decisione, e io ho preso la mia. Fine della storia.
 
- Avrei voluto picchiarlo ogni volta che ti sfiorava, che ti toccava, che ti baciava. Avrei voluto picchiarlo perché al suo posto ci sarei dovuto essere io, non lui.
Continuo a guardare Harry, incapace di parlare e con qualcosa in gola.
Lui mi prende le mani sopra il tavolino in legno e continua a parlare, non distogliendo il suo sguardo dal mio. – Ronnie – dice e sembra che il mio nome sia stato creato apposta per stare sulle sue labbra – Niall è un bravo ragazzo e se sceglierai lui mi andrà bene, ma ti dovrà trattare come una principessa. Può essere più bello, più simpatico, più intelligente o dolce di me, ma non ti amerà mai come faccio io.
Deglutisco. 
- Io.. – inizio e tiro su col naso. – Io ho passato tanto a pensare a voi due.
Faccio una pausa o potrei esplodere.
- Pensavo a te, pensavo a Niall, pensavo al suo viso, alle sue battute, alla sua dolcezza…
Harry abbassa lo sguardo e mi lascia le mani. – Quindi hai già scelto – sussurra.
Lo ignoro, come sempre. – Pensavo a tutto questo, ma poi, invece di chiedermi cos’è che ha, mi sono chiesta cosa non ha.
Il riccio mi guarda. Le guance sono più rosse del solito.
- E lui.. Lui non è te.
Ritardato com’è, Harry ci mette un po’ a capire.
Ma quando lo fa, sorride come non mai.
E’ uno di quei sorrisi paurosamente belli, di quelli in grado di sciogliere il cuore.
Uno di quei sorrisi che ti fanno pensare “Sorridi tu, sorrido io”.
Si alza e fa il giro del tavolo. Resto seduta e lo guardo, sorridente. E’ un angelo, perfetto in ogni cosa. Si ferma davanti a me e s’inginocchia per essere alla mia altezza.
- Posso? – sussurra avvicinandosi alle mie labbra.
Sorrido. Le sue labbra si posano sulle mie mentre il mio cuore esplode definitivamente.
E per la prima volta so di essere esattamente dove devo essere.

Perchè il mio posto è ovunque ci sia lui.














AIUTO SONO FELICE PER RONNIE SI SONO BACIATI AIUTOOO

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Capitolo 21
*** Thank you. ***



Sei mesi dopo
 
 
 - Quello è il mio posto.
Ho come la sensazione di aver già vissuto questa situazione.
Un deja-vù! dicono gli omini nella mia testa.
No, no. Ho come la sensazione di aver già vissuto questa situazione.
Gli omini stanno per obiettare, ma rinunciano e si ritirano in un angolo della mia testa.
- Quello è il mio posto - ripete la voce.
Apro gli occhi, curiosa e infastidita. Voglio dire, sto cercando di addormentarmi prima che questo maledetto aereo si stacchi da terra e uno sconosciuto viene a disturbarmi.
Incontro lo sguardo di Liam Payne.
Oh, non è uno sconosciuto.
- Che vuoi, Liam?
Dio, come sono gentile. Forse dovrei essere più crudele, in futuro.
- Sei seduta al mio posto, Ronnie - risponde lui e arrossisce.
Gli rubo il biglietto che tiene tra le mani e leggo. "Posto 23B". Sbuffo.
- Il tuo posto è dall'altra parte Liam, non mi scassare più le.. -
Mi giro e sul mio sedile leggo "23B".
Ah.
Payne sorride: - Che ti dicevo?
- Togliti quel sorrisetto ebete dalla faccia e siediti - borbotto alzandomi.
Lui ride.
Cosa diamine ride?
Neanche avessi raccontato una barzelletta.
Neanche avessi detto di quando ho bruciato la parrucca di zio Earl.
Neanche mi fossi infilata i capelli del naso.
Voglio dire, io sono seria. E questo ride.
Gli tiro uno schiaffo in testa.
Ahia - bofonchia lui. - Perchè devi essere cosí cattiva?
Alzo le spalle. - Tu sei stupido, io sono cattiva. Il mondo va cosí.
Liam sorride di nuovo.
Evito di commentare e gli dò le spalle.
- Signorina, devo chiederle di sedersi - dice una hostess passandomi di fianco. Annuisco e tiro fuori il mio biglietto.
"Posto 26B".
Oh. 
Scruto i sedili dell'aereo fino a trovare il mio. 26B, eccolo qua!
Mi accascio sul sedile, sospirando.
Ehi, sono vicina al finestrino. Bene. 
No. Non bene. Male.
Non voglio guardare mentre New York se ne va. Mentre io me ne vado da New York.
Sento il cuore accellerare. Devo smettere di pensare che sto tornando a casa prima di scoppiare a piangere.
Faccio per tirare fuori le cuffie dalla borsa quando una mano mi prende il mento facendomi girare.
Delle labbra morbide si posano sulle mie. Uot de fac?
Rompo subito quel contatto e tiro uno schiaffo al ragazzo che ha osato baciarmi. 
- Brutto maniaco depravato - grido - come ti permetti di ba.. - M'interrompo quando mi rendo conto di aver davanti a me il bellissimo viso di Harry.
Ach.
- Ciao anche a te, principessa - dice lui ridendo sotto i baffi.
Ma ridono tutti oggi? - Harry? 
- Si? - dice facendo comparire un meraviglioso sorriso.
- Va' a cantare.
Il suo sorriso si trasforma in una risata e si avvicina al mio viso. - Adesso posso baciarti o mi darai del "maniaco depravato"?  - sussurra.
Sorrido. - No, penso che ti chiameró "creatura disgustosa col moccio dal naso" o "cacca sorridente". Decidi te.
Ride e mi bacia.
Sono felice.
 
Le mie gambe sono cadute in coma.
Non vogliono saperne di alzarsi dal sedile dell'aereo.
- Dai, Ronnie, siamo a Milano adesso, dobbiamo andare - mi dice Harry in piedi nel corridoio vuoto.
Con grande, grandissima fatica mi alzo dal sedile e afferro il bagaglio che il mio ragazzo mi porge.
Scendiamo dall'aereo mano nella mano.
 
- Pronto?
Ronnie!
Sorrido come un'ebete mentre io e Harry aspettiamo al ritiro bagagli.
Ovvero: lui aspetta, io lo guardo aspettare.
- Ronnie! Stai bene? L'aereo è arrivato intero? Lí c'è il sole?
La voce di Joy si fa lontana mentre osservo Harry.
È in piedi con le braccia conserte e lo vedo di profilo.
Santissimi numi. È perfetto.
Sei viva? - urla la voce di Joyce dal cellulare, e una signora vicino a me mi guarda male. Probabilmente ha sentito.
- Non dovresti tenere il volume del cellulare cosí alto - borbotta guardandomi male.
- E lei non dovrebbe farsi gli affari degli altri. Sciò.
La signora sbarra gli occhi e si allontana borbottando qualcosa sul fatto che "i giovani d'oggi non sanno cosa sia l'educazione".
Boh.
- Tutto bene, Joy, io e Harry siamo al ritiro bagagli - dico nel cellulare.
Harry si gira e mi sorride.
Aaaaaah.
- Da voi come va?
- Metto il vivavoce, un secondo - borbotta lei. Frastuono di dieci secondi.
- Ecco - esclama la sua voce, più lontana rispetto a prima.
Ehi Ronnie! - urla la voce di Zayn e per poco non mi cade l'orecchio. 
- Kebabbaro, se non mi rompi il timpano mi fai un piacere - grido io in risposta. 
- Anche per me è un piacere sentirti!
- Zayn?
- Si?
- Va' a zappare i campi.
Zayn ride.
Finalmente le valigie cominciano a scorrere sul nastro.
- Allora? Come state? - chiedo sorridente.
- Bene - risponde Joy allegra. - Domani andiamo a Bradford, Zayn mi porta a conoscere la sua famiglia!
Rido, è bello sentirla felice. - Spero che non siano fuori di testa come lui - borbotto.
- Ti ho sentito! 
- Ach.
- E voi? - continua Joyce.
Sospiro. - Harry starà qualche giorno da me, a Milano, ma poi penso che..
Mi manca la voce. 
- Che dovrà tornare a Londra.
Guardo Harry, che ha avvistato la sua valigia. E mi chiedo come farò senza di lui.
- Capisco.. Mi dispiace.
Non dico niente.
- Ma per adesso non pensarci, goditi questi giorni con lui - dice Zayn.
- Oddio! - urlo.
- Che succede?!
Hai un cervello!
- Zitta tu - borbotta lui, ma lo sento ridere.
 
Harry chiude il bagagliaio dell'auto.
- Sei bravo a fare il facchino - gli dico mentre lui si posiziona sul sedile.
- Tu sei brava a fare il tacchino - ribatte lui guardandomi.
Gli tiro una gomitata. - Questa potevi risparmiartela - dico ridendo.
Mette in moto.
- Quindi mi porti a conoscere i tuoi genitori? - domanda.
- No, in realtà pensavo di portarti nella fattoria di famiglia, ti farò conoscere la mia capretta viola e la mucca di nome Gertrude, che ne pensi?
Si immobilizza e mi guarda sbarrando gli occhi.
- Hai una fattoria?
Santissimi numi. - A volte mi chiedo se sotto tutti quei ricci c'è un cervello.
Harry ride, e io muoio. 
Si avvicina col suo viso al mio. - Tanto lo so che mi ami.
Battito cardiaco: 30000.
Mi lascia un veloce bacio sulla guancia e poi si allontana ghignando.
Ingrana la marcia ed esce dal parcheggio.
- Hai sentito Joyce e Zayn? - chiede con lo sguardo sulla strada.
- Si, stanno bene, sono ancora vivi.
Harry ride silenziosamente.
- Ma perchè quando dico cose serie ridete tutti? - mi lamento.
Che mondo di pazzi.
- Tu non dici cose serie, amore.
Amore? Blblblblblbll. 
Sbuffo, e lui mi prende la mano.
- E Niall? 
- Mi ha scritto una mail, quel buzzurro non ha soldi per chiamarmi - rispondo.
Lo ammetto. Spero che Harry si ingelosisca. Giusto per vedere la sua reazione.
Il suo sorriso scompare.
Ah-ah!
- Oh - dice solo, continuando a tenere lo sguardo sulla strada.
Svolta a destra.
- Non sarai mica geloso? - sussurro sorridendo.
Ah, come mi diverto.
- Io? No.
- Tu? Decisamente.
- Non è vero.
- Guarda che puoi dirmelo!
- Ma non sono geloso!
- Harry.
- Tu sei mia, è ovvio che sono geloso.
Battito cardiaco: inesistente.
Lui si gira velocemente verso di me e sorride.
- Cos'ha detto nella mail? - chiede.
Gli stringo di più la mano. - Non so se leggertela, potrebbero esserci scritte cose compromettenti - dico passandomi la lingua sul labbro superiore.
- Leggi quella mail o ti lascio a piedi.
Oddio. - Subito, capo.
Harry ride. Com'è.. uau.
 
"Scommetto che da quando sei arrivata a Milano mi hai insultato almeno una volta"
Tecnicamente non siamo ancora a Milano ma in periferia, per cui non vale.
"ma va bene cosí. Come stai? E come sta Harry? Mi manchi tanto. Avrei voluto chiamarti ma non avevo soldi. Lo so, sono un buzzurro. Peró ti scrivo qua, accontentati lol"
E va bene, Niall.
"Sono in Irlanda, dalla mia famiglia. Un giorno voglio portarti qua -e se Harry non vuole che tu resti da sola con me può venire anche lui-"
Harry ride a sentire queste parole. 
- Bravo Niall.
"Però devi vederla. È stupenda. Non ha niente a che vedere con New York, però..! L'altro giorno ho conosciuto una ragazza"
- Bum! - urla Harry, e per poco non mi viene un infarto. - Facciamo in modo che s'innamori di lei, cosí tu resterai tutta per me.
Il mio ragazzo è un poco cretino, ma anche tanto dolce.
", si chiama Silvy. È simpatica, per il momento siamo amici. Abita vicino a casa mia, per cui ci vediamo spesso.
Appena quel folletto" tipica espressione irlandese "di mio papà mi farà una sacrisantissima ricarica al cellulare ti chiamerò. 
Ah, Alcott sta bene, alcuni dicono di averlo visto uscire con una donna!"
A momenti soffoco dalle risate. 
Il mio piccolo Alcott cresce.
"Non ho capito una cosa, ma tu ed Harry cosa farete? Lui tornerà a Londra?
Ciao Ronnie, ci sentiamo presto, scrivimi babbana!"
Finisco di leggere la mail e metto via il cellualare, risponderò più tardi.
Guardo Harry, che con una mano stringe ancora la mia. Sta sorridendo.
- Ora - dice - dobbiamo solo farli sposare. Tuttavia Niall è un bravo ragazzo, lo ammetto.
Non dico nulla, sto pensando.
Lui mi lancia uno sguardo preoccupato. - Che succede? - chiede.
Osservo il paesaggio che scorre fuori dal finestrino. - Stavo pensando alla sua ultima domanda - rispondo flebilmente.
"Ma tu ed Harry cosa farete?"
Harry sta in silenzio.
- Vedi.. - dice lui, e sospira. - Pensavo di dirtelo più tardi ma forse lo farò adesso..
Alzo un sopracciglio, voltandomi verso di lui. - Cos'hai combinato? - chiedo con un sorriso.
Lui sorride, guardando la strada davanti a sè. - Può darsi che io abbia - si schiarisce la voce - trovato il modo di farti venire a Londra con me fino alla fine dell'estate.. Che ne pensi?
Sono senza parole.
L'auto si ferma e Harry si gira verso di me con un sorrisetto in volto e le fossette sulle guance.
- Ho parlato con i tuoi genitori e hanno acconsentito, a patto che tu li chiami ogni giorno - continua poi aprendo la portiera. Esce dall'auto, mentre io rimango paralizzata nella mia posizione. 
Harry fa il giro della macchina e mi apre la portiera. Mi volto lentamente verso di lui e continuo a fissarlo con gli occhi spalancati.
Mi slaccia la cintura mentre parla. - Ma ovviamente se.. non vuoi capisco.. - borbotta con la voce più bassa di due ottave.
Se..? 
Scherza?
- Io.. NON CI CREDO, ODDIO HARRY - urlo con tutto il fiato che ho in gola e gli salto al collo, abbracciandolo.
Gli dò un bacio sulle labbra, più felice che mai.
Io non ci credo. Sul serio.
Oddio.
Tra poco piango per la felicità.
- Ti amo - sussurro tra un bacio e l'altro.
Lui sorride e mi accarezza la testa.
- Non sono un cane, Harry.
Ridiamo e mi bacia.
- Ti amo anch'io.












Ho gli occhi umidi a pensare che questo era l'ultimo capitolo.
E il cuore a mille.
E non so. Mi sento strana. Forse è per via della stanchezza, forse perchè domani è lunedì..
Forse è perchè loro mi mancheranno..
Mi mancherà scrivere di Ronnie, di Harry, Niall, Joyce, Zayn, perfino di Alcott.
Santissimi numi.
Non piangere.
Non so cosa scrivere. Non voglio che finisca. Cioè, probabilmente voi volete che finisca ("la seccatrice se ne va, alleluja!") ma a me dispiace. 
Ma Harry e Ronnie stanno bene. Si amano e sono insieme. E anche gli altri stanno bene.
Per cui starò bene anche io.

Grazie a tutte voi che avete recensito la storia, a voi che l'avete letta in silenzio e mi avete sopportata.
Grazie di cuore. Davvero. Vi voglio tanto bene.
Se volete parlare io ci sono lollino. 
Grazie a voi, a Harry, a Ronnie, a tutti quanti.

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