Amicizia?

di Marta Weasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pò di me ***
Capitolo 2: *** Due occhi Verde Menta ***
Capitolo 3: *** Capovolgimento degli eventi! ***
Capitolo 4: *** Tutti crescono, anche Alice Esposito. ***
Capitolo 5: *** Decisioni ***
Capitolo 6: *** 6 mesi dopo... ***
Capitolo 7: *** Tre anni dopo ***



Capitolo 1
*** Un pò di me ***


CAPITOLO 1 Un po' di me

L'aria fresca di montagna mi sferzava il viso e dalla finestrella della mia camera filtrava la luce di un leggero sole autunnale. “Occavolo! Oggi è il primo giorno di liceo!” la mia mente si risvegliò di colpo con questa frase. Guardai l'orologio: erano le 7:00. avevo previsto di svegliarmi molto prima del solito per curare ogni dettaglio in ogni minimo particolare, come faccio sempre in queste occasioni. In realtà quando faccio tutti questi preparativi e sono tesa, le cose vanno sempre peggio di quando sono tranquilla e serena.

Ma io sono così: un quattordicenne iperattiva di bassa statura, magra, con capelli rosso rame e occhi verde acqua. La mia faccia (coperta di qualche lentiggine) è piuttosto nella norma, anche se ho delle orecchie a punta che sommate ai miei capelli rossi e alla mia bassa statura contribuiscono a darmi l'aria di un elfetto di Babbo Natale. Ho un nome abbastanza comune, direi, Alice, Alice Esposito. Mia madre decise di chiamarmi Alice per via della favola di Alice nel paese delle meraviglie, che tutt'ora rimane la mia fiaba preferita, insieme agli Aristogatti e alla Spada della Roccia.

Di carattere mi posso definire senza falsa modestia una persona solare, gentile e amo circondarmi di amici, ma sono d'altro canto riflessiva e amo leggere. Spesso ho il problema di aver la paura di non piacere agli altri e quindi mettermi in ansia, e so benissimo che invece risulto molto più simpatica agli occhi degli altri quando mi rilasso e non divento iperattiva. Vivo a Santa Marta, una frazione di Narro, in montagna, in Trentino Alto Adige. Mia madre è inglese (di Londra) mentre mio padre è siciliano, quindi passo il Natale e la Pasqua dai miei parenti inglesi e l'estate tra i mari siciliani.

Di sport faccio calcio (eh, si, non si direbbe, vero?) e hip hop. In più amo la musica più di ogni altra cosa: amo suonare la chitarra classica e elettrica, il piano e adoro cantare. So che può sembrare un po' surreale pensare che una quattordicenne faccia tutte queste cose ma si, ce la faccio, perchè come ho detto prima, sono molto iperattiva e quindi mi piace essere sempre impegnata. Infatti tra la scuola, lo sport, la musica, trovo anche il tempo di uscire con gli amici e fare mezz'ora di ginnastica al giorno.

 

Bè, per tornare al nostro discorso, mi ritrovavo nel pieno panico alle 7:00 di mattina, un'ora prima dell'ingresso nella mia nuova scuola, il liceo linguistico Alessandro Manzoni. Nella mia scuola sarebbero venute due mie amiche delle medie, Cassandra e Erika. Sono due amiche fidate, e dovrei essere contenta di avere almeno due amiche della vecchia scuola, ma non riesco a non pensare a quei tre anni passati con anche altre facce che ora mi ritroverò così distanti: Antonio, quello che è sempre stato il mio migliore amico e dall'asilo è sempre stato in classe con me, ha deciso di intraprendere la via del classico, come del resto l'altra mia amica d'infanzia Rosa, e gran parte dei miei amici più stretti.

oDevo dire che alle medie ero abbastanza popolare: conoscevo praticamente tutti e avevo buoni rapporti con tutti. Sarà così anche nella nuova scuola? O saranno tutti prepotenti? O snob? O razzisti? Frena, frena, Alice, non farti film mentali prima del tempo. Andrà tutto bene, mi ripetevo mentalmente mentre mi provavo in fretta e furia la glicemia e mi facevo l'iniezione per fare colazione, nonostante non è che avessi proprio molta fame.

Infatti io sono diabetica dall'età di cinque anni e ciò comporta che ogni tanto abbia degli cali di zuccheri e mi senta male, e mi devo provare la glicemia (cioè lo zucchero nel sangue) prima e dopo mangiato e mi faccia minimo quattro iniezioni al giorno. Già, è una bella seccatura, e ci ho sofferto molto in questi anni, ma finalmente sono riuscita a passarci sopra e il mio corpo sembra avere meno sbalzi di un tempo quando rischiai il coma. Per non finire tragicamente parlando come una povera vittima dei ricordi dell'ospedale durante le vacanze di Natale mentre gli altri giocavano fuori a palle di neve e io ero a letto con le flebo ecc. ecc. finiamola qui. Quindi, mentre bevevo il caffe-latte appena munto dalla mucca Lady da mio padre, accompagnato da un cornetto al cioccolato, pensavo a cosa mettermi. “ci sono”, pensai, “devo essere semplice ma carina: jeans a sigaretta, camicetta a quadretti blu, converse rigorosamente verdi, e un filo di trucco: matita verde, mascara, blush e rossetto nude (che praticamente è invisibile). “Così non sembrerò volgare, ma nemmeno sfigata” pensai.

Mi vestii rapidamente, diedi un bacio ai miei, al mio cane macchia e al mio gatto briciola, presi la borsetta della pinko con dentro libri, medicine, mentine e cellulare e uscii. Nonostante tutta la mia fretta, mi ritrovai in largo anticipo considerando che il liceo era a due passi da casa mia. Erano le 7:40 quando incontrai Antonio. “ma dove va questa signorina?” dice lui con un sorriso.

Antonio non era il classico ragazzo buzzurro che comunemente troviamo alle classi medie, un po' stupido e con poco sale in zucca, tutt'altro. Magrolino e basso come me, capelli castani corti e occhi verde smeraldo, era un ragazzo molto dolce e sensibile e, come tutti i ragazzi, amava il calcio e lo sport, e aveva, come me, una passione per il mare. Dotato di uno spiccato senso dell'umorismo, a volte però un po' permaloso e quando gli gira male sono guai, meglio stargli al largo. Insomma eccolo qui, davanti a me, il mio migliore amico da sempre.

a mettermi in ansia per il primo giorno”risposi io veloce veloce, come sempre facevo in quelle occasioni “dimmi, antò, sinceramente, come ti sembro?”

fai un giravolta, mettiti in posa... no no no ragazza proprio non ci siamo: la camicia è della scorsa collezione primavera e le scarpe sono troppo anonime... o santo cielo! Qua bisogna rifare le basi! Fidati il corpo c'è! ”

risi come una scema,sapendo che ovviamente scherzava. Ho sempre saputo che Antonio è un attore nato e quando si cala nelle parti, come ora ad esempio di un fashion-stilist, fa sbellicare dalle risate. Dopo lo guardai con sguardo interrogativo, e lui mi rispose semplicemente “perfetta così”, mi fece l'occhiolino e Matteo, un nostro amico, lo trascinò via per chiedergli che libri bisognava portare. Matteo era così, si ricordava una cosa e se ne scordava cento. A quel punto incontrai Rosa, con Cassandra, Erika e Giada.

Rosa, aveva i lisci capelli biondi raccolti in una crocca ed era vestita con una minigonna sotto a un fuseaux e una semplice cannottierina a righe. I suoi occhi azzurro cielo erano contornati da un leggero velo di ombretto nocciola e mascara. Rosa è sempre stata fissata con la moda, ma non una di quelle persone che fanno a gara per avere capi firmati o che si vestono come si suol dire da “baldracca”. No, aveva sempre avuto una passione per la moda, i trucchi e gli smalti (che mi aveva contagiato) ma non era mai stata stupida. Infatti aveva scelto il classico perchè amava molto leggere e scrivere, infatti lei scriveva testi di canzoni che io e Antonio (che suona la chitarra acustica) riproducevamo.

Cassandra, pelle color caffe-latte e riccioli neri ricadenti sulla fronte, sempre allegra e solare, occhi castano scuro e ballerina provetta di tutte le danze possibili e immaginabili, sarebbe venuta al linguistico con me. Infatti proprio lei mi trascinò a hip hop facendomi scoprire la danza: frequentai con lei anche il corso di classica e di moderna-jazz.

Erika,dai capelli castani chiari e occhi giallo-verdi, amante degli animali e del disegno artistico, anch'essa sarebbe venuta al linguistico, nonostante fosse seriamente tentata dall'artistico, ma alla fine “l'artistico non serve a molto, per trovare lavoro! Ma è così bello...”come diceva sempre lei per autoconvincersi.

Ma, bando alle ciance e alle noiose descrizioni, subito Rosa attaccò a palla a parlare come facevamo spesso io e lei ma notai che anche lei aveva uno sguardo spento nel guardarmi come per dire “non ci credo che andremo in un'altra scuola”.

oi, ali, non ti immagini... sono andata a vedere le tabelle delle classi davanti alla mia scuola e non sai... in classe con me c'è Roberto.” mi disse con sguardo perso. Roberto era il suo fidanzato. Ecco devo dire che l'unica cosa che mi ero mancato alle medie, a dispetto delle elementari in cui invece avevo avuto dei “fidanzatini”, era proprio questo. Come ho già detto, ero abbastanza popolare nella mia vecchia scuola ma comunque non ero fidanzata e vedevo continuamente coppiette in giro. Nonostante a volte ero invidiosa di Rosa, ero sinceramente felice per lei, dopotutto le amiche sono amiche. “wow, davvero, rò? Batti cinque, sorella!”

o raga, non per interrompere il bel momento, ma misà che dobbiamo entrare!” disse Erika frenetica.

già... ciao Rò, buona fortuna! Poi ci devi raccontare tutto per filo e per segno!” disse Cassandra come sempre energica e solare.

Rosa, ecco, troverai sicuramente tante amiche molto più simpatiche della vecchia Alice al Virgilio, ma, ecco, non scordarti di me!” e l'abbracciai di scatto. Lei ricambiò pronta e mi stampò un bacio sulla guancia:

queste cose non dirle neanche per scherzo! Ah...” e sospirò “ e la stessa cosa vale per te! Non scordarti della buon vecchia Rosa la Vanitosa!” a volte lei si autodefiniva così, perchè si rendeva conto di avere degli atteggiamenti un po' altezzosi. Cass mi trascinò col braccio fino all'entrata ed entrammo. “tese?” dissi io.Erica e Cassandra mi guardarono come se avessi detto la cosa più ovvia del mondo. “lo prendo come un si”. Dissi io spalancando la porta della nostra nuova classe.

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Capitolo 2
*** Due occhi Verde Menta ***


Capitolo 2 Due occhi verde menta

wow!” fece Erika. “che bellezza!” aggiunse Cass. Io rimasi zitta a contemplare la classe.

Era molto moderna: la lavagna era elettronica predisposta di internet e altre comodità, e accanto a ogni posto c'era un I-pad, o quella roba lì della Apple che fa tutto e che fa tutto tranne che l'indispensabile ma che è meraviglioso, che io in vita mia avevo visto solo nelle pubblicità della mia vecchia e piccola televisione in salotto.

Una donna di mezza età, dai lunghi capelli corvini e in talleuir grigio e nero, ci invitò ad entrare: “io sono la professoressa Smith e vi do il benvenuto nella vostra nuova classe. I posti sono stati assegnati su estrazione per evitare bisticci inutili sui banchi. Il vostro nome e cognome è scritto sul vostro posto. Accomodatevi!”disse con un accento leggermente inglese. In classe erano stati già riempiti tutti i posti tranne i nostri tre. Per fortuna eravamo capitate nella stessa classe!

Il mio banco, scoprì con piacere, era per fortuna in fondo alla classe, vicino a un ragazzo. Questo ragazzo dovetti ammettere subito che era molto bello: aveva due grandi occhi verde menta e dei capelli color bronzo un po' mossi che gli ricadevano dappertutto. “Ciao” disse in tono sicuro “Sono Marco Martini, e tu devi essere... Alice Esposito, vero?” disse, guardando il cartellino del posto accanto al suo.

si, sono io. Piacere!” dissi io un po' rossa. Fino a quel momento lui non mi guardò per niente, ma quando parlai lui si girò e mi guardò per un attimo con sguardo perso, poi subito si ricompose e assunse di nuovo l'aria decisa e tranquilla di prima. “piacere.”

la prof. Iniziò a parlare: “allora ragazzi, io sono la vostra professoressa di inglese, frequenterete alcune lezioni delle materie principali come la matematica, scienze, geografia, storia e italiano, ma essendo un liceo linguistico come ben sapete ci sono le lingue straniere su cui farete molto più approfondimento. I corsi di lingue a cui potete partecipare sono: ovviamente inglese, disse con un sorriso, spagnolo, francese, tedesco, russo e cinese. Dovrete scegliere almeno tre lingue, oltre all'inglese che è obbligatorio. Bene, i fogli per le iscrizioni stanno nell'albo in cortile. Ma ora... conosciamoci meglio. Inizierò io presentandomi: sono Laura Smith, sono nata e cresciuta a Liverpool con mio padre inglese e mia madre trentina, sono venuta qui in trentino per insegnare l'inglese anche a voi italiani, in fondo anch'io mi sento una di voi.”continuò: “ ora però dovrete iniziare a dirmi qualcosa su di voi!” e iniziarono le brevi presentazioni.

La classe era composta da trenta ragazzi, esattamente quindici ragazzi e quindici ragazze. C'erano quelli appassionati di cavalli, di calcio, di karate, di disegno (Erika), di ballo (Cassandra), di recitazione, insomma: ce n'era per tutti i gusti.

Marco disse solo poche parole: “bè, io so' Marco, vengo da Roma ma i miei si so' trasferiti qui pe' lavoro, me piacciono li polli, l'abbacchio e le galline pecchè so' senza spine, n'so come er baccalà.” tutti risero, me compresa.

a parte gli scherzi, me piace gioca' a calcio e suonare la chitarra”. Proprio come me, pensai. A proposito di me, era il mio turno: panico panico panico!

Quello era il genere di situazioni che mi mandava nel pallone! Bè, alla fine le parole mi vennero naturali: “mi chiamo Alice, amo suonare la chitarra e il piano, faccio calcio e hip hop, e adoro gli animali, in particolare i gatti. Mi sento una persona solare ma.. all'inizio un po' timida”. Mi sembrava di essermela cavata discretamente.

Arrivò l'ora dell'intervallo, e io, Cass e Erika facemmo amicizia cone Jennifer, una ragazza bionda dagli occhi color ghiaccio che si mise a chiacchierare con noi. “Alice, mamma mia che fortuna stai con Marco Martini... sta qui a santa Marta da un paio d'anni ormai ma si ostina a parlare romanaccio quel simpaticone... io ero alle medie con lui e tutte le ragazze gli correvano dietro... un vero Don Giovanni, per farla breve”.

Quel Marco ad essere sinceri non mi ispirava granchè simpatia nonostante fosse molto carino, soprattutto perchè mi sembrava un bellinbusto.

Comunque mi limitai a rispondere: “già, già...”frettolosamente. Noi quattro andammo a iscriverci ai corsi di lingua. Io scelsi francese, tedesco e cinese, perchè lo spagnolo l'avevo già studiato alle medie. Così fecero anche Cass, Eri e Jenny. Tornammo in classe e ad accoglierci c'era il professore di tedesco: “buonciorno, racazzi, io sono Rufus Sonside, e venco talla Cermania. Spero che andremo d'accorto.”

Tra una lezione e l'altra, si finì al secondo intervallo.

Io ero impaziente di andare a trovare Rosa, Matteo, Antonio, Giada, e gli altri vecchi amici del classico che stavano nello stesso istituto seppur in una scuola diversa. Non aspettai nemmeno Cassandra, erika e Jennifer che voleva andare a trovare delle sue vecchie amiche. Abbracciai Antonio di scatto. Poi mi resi conto di averlo abbracciato davanti a tutti e qualcuno avrebbe potuto pensare cose che non avevano né capo né coda, ed arrossii.

Rosa disse qualcosa tipo: “ e a me niente?” e subito l'abbracciai.

Battei pugno a Matteo e diedi un bacio sulla guancia a giada e Michela. Già matteo si stava lamentando del programma troppo difficile da ricordare, che Antonio mi chiese: “hei, ma ti sei accorta che quello lì ti fissa?” e indicò Marco che appena mi vide distolse lo sguardo con aria noncurante. Un gruppo di ragazze già gli ronzava attorno.

Io dissi “bè, è il primo giorno e ho già fatto conquiste. E tu? Quante ti sono cadute ai piedi?” dissi con aria scherzosa“una decina, tu sei una principiante.”disse. Sentimmo la campanella e tutti ci avviammo verso l'uscita.

All'uscita Marco si avvicinò a me e, cogliendomi di sorpresa, mi disse: “guarda che er tuo amichetto si sbaglia di grosso, io non ti fisso proprio pe' niente” “bene,” dissi io con aria di sfida e superiorità, ormai veramente infastidita da lui, “ti dirò, non è che mi cambi molto se mi fissi o meno”.

perfetto” aggiunse lui e se ne andò.

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Capitolo 3
*** Capovolgimento degli eventi! ***


Capitolo 3 capovolgimento degli eventi!

Per giorni, e settimane, non rivolgei più la parola a Marco. Dico, io, ma come si permetteva di dirmi una cosa simile? Con che coraggio?

Non ero mai stata una rubacuori, questo è vero, ma non mi facevo trattare così dal primo che incontravo. Intanto feci amicizia con gli altri non solo della classe ma anche della scuola, anche se i liceali più grandi del quinto erano un po' gradassi e ci prendevano in giro. Un giorno, un tizio di quinta all'uscita da scuola mi fermò e mi disse: “hei, tu, non provare più a metterti contro di noi perchè sennò sono guai, ciccia.”

Infatti proprio quel giorno mi ero opposta a un gruppo di quinta che cercava di chiudere nel bagno Cristiano, un mio amico. “ah, si, vedemo un po' de cosa sei capace!” urlò a quel punto Marco sbucato dal nulla.

Da non crederci! Marco Martini, quello che mi aveva assicurato di non filarmi proprio per niente, era lì davanti a un tizo di quattro anni più di lui pronto a difendermi. Il ragazzo disse: “ti sei fatta anche il fidanzatino, sarai contenta ragazzina” e se ne andò mollando un ceffone a Marco.

Marco fece “ahia!” e si massaggiò la guancia. “sempre se non ti dispiace, un giorno di questi dopo scuola possiamo, non so, andare al cinema o farsi 'na schitarrata, che da quanto ho capito anche tu ami suonare la chitarra”. “tu sei matto!” risposi sorridendogli per la prima volta dopo settimane.

Così, iniziai a fequentare Marco.

Scoprii che non era un bellimbusto come sembrava, ma che era molto sensibile e a volte ritrovavo in lui i momenti passati con Antonio.

Un giorno, mentre mi riaccompagnava a casa dopo una scampagnata tra i boschi del Trentino, che io tanto amavo, e avevamo fatto il pieno nei nostri cestini di more e lamponi, ricevetti il primo bacio della mia vita.

Cioè, il primo bacio della mia vita ricevuto da un ragazzo.

Mentre io straparlavo come sempre, le sue labbra incontrarono le mie, e una sensazione calda si irradiò nel mio corpo, e sentii dentro me come una vocina che chiedeva il bis. Così restammo seduti tra rami di bacche a baciarci. Quando lui si staccò da me, io non sapevo cosa dire. Il silenzio si dilungò. Troppo.

Alla fine io esordì: “bè, queste more non le abbiamo mica raccolte per buttarle da un dirupo. Su, abbuffiamoce!” dissi con un tono che doveva vagamente assomigliare a un romanaccio di seconda scelta. Marco a forza di stare con me aveva perso un po' la sua abitudine a parlare romanaccio. Mi rispose semplicemente cogliendo una margherita dal prato e poggiandomela sopra l'orecchio.

Ci abbuffammo di more e lamponi, tra scherzi e risate, e alla fine lui disse: “ alice, mi posso permettere l'onore di essere il tuo fidanzato?” gli risposi con un bacio appassionato. “lo prendo come un sì” disse lui, sorridendo.

Tornata a casa, avevo un gran bisogno di far mente locale. Avevo baciato Marco. Lui aveva baciato me. Eravamo fidanzati. Lui mi aveva messo una margherita fra i capelli. In quel momento mi venne un flashback: Antonio che faceva la stessa identica cosa, ma lui mi mise una primula fra i capelli.

Era una calda serata di settembre, avevamo fatto una delle nostre scampagnate, e lui, che aveva dieci anni allora, mi mise un fiore tra i capelli e senza dire niente ci mettemmo a contemplare il tramonto da una collinetta simile a quella dove io e Marco poco fa ci eravamo dichiarati. Marco. Antonio.

No, antonio non c'entra niente. Ecco, dopo un'ora già ho i primi dubbi esistenziali. 

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Capitolo 4
*** Tutti crescono, anche Alice Esposito. ***


CAPITOLO 4 Tutti crescono, anche Alice Esposito.

Allora. Ricapitoliamo. Io sono Alice Esposito. Marco Martini è il mio ragazzo. Antonio Stillo è il mio migliore amico. Rosa Fanelli è la mia migliore amica.

Ok, Rosa non c'entra proprio niente. A me piace Marco. Fine.

Io e Antonio abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, ma tra di noi non si è mai sfiorato il dubbio di qualcosa di più dell'amicizia. Comunque sia sarebbe stato meglio, pensai, fare una lista delle cose SI e le cose NO di ognuno di loro due, così per chiarirmi le idee, perchè se per caso ( e in quel momento la mia mente scacciò via il pensiero come se fosse tabù) io provassi qualcosa per Antonio “ com'è possibile?” ripeteva la vocina nel mio cervello, avrei subito dovuto parlarne con Marco, perchè non era cosa da farsi illudere così una bellissima persona come Marco. Iniziai:

Marco

SI

  • è dolce

  • è bello

  • è simpatico

  • è sensibile

  • è disponibile

Cosa da non trascurare, pensai.

NO

  • l'ho appena conosciuto

  • a volte fa il gradasso

  • è possessivo

ok. va bene così. Ora tocca ad Antonio.

NO

  • è il mio migliore amico

  • è un testardo di prima categoria

SI

non sapevo cosa scrivere. Cioè da scrivere di cose ce n'erano, ma volevo scrivere una cosa che riscacciai dalla mente immediatamente.

  • Provo qualcosa per lui.

Decisi che per ora avrei provato a stare con Marco e poi avrei visto cosa sarebbe successo.

Il giorno dopo io e Marco decidemmo di andare al cinema dopo scuola a vedere una commedia romantica- divertente. Era la prima volta che andavo a vedere un film del genere con un ragazzo.

coosa?” fu la reazione di Rosa quando le raccontai tutto. “ma questo è fantastico! Devi assolutamente pensare a cosa metterti! La prima volta che si va al cinema col ragazzo è una volta speciale!” “perchè mai?” domandai io confusa.

Bè, tu pensi veramente di vederti tutto il film?!” disse con un sorriso.

Si.” dissi dentro me. In fondo mi sentivo ancora una bambina. Non mi sentivo pronta a pomiciare con lui in una sala trabboccante di coppiette che facevano lo stesso, ma non lo feci notare. Lei però notò la mia perplessità.

ali, dai, non sei più una bambina.” “lo so, ma in questo momento vorrei tornare all'età di cinque anni! Innocente e spensierata!”

alice, sarà una pomiciatina! Dai, che c'è di male!”

Di male non ci sarà niente ma quello stesso pomeriggio mi finsi molto malata e restai a casa. Proprio non ce la facevo. Ma non capivo cos'era che mi dispiaceva tanto, più il fatto di non essere più bambina o più il fatto di non esserlo stando con Marco!

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Capitolo 5
*** Decisioni ***


CAPITOLO 5 Decisioni

Alla fine decisi che la cosa migliore era ritornare a stare con Marco e farmi coraggio. Il giorno dopo andai a scuola e lì c'era Marco ad attendermi.

ehi, ciao ali! Sei già guarita?” “si, si, ho preso una bella aspirina e in un giorno mi è passato tutto perfettamente. Mi dispiace per la buca di ieri.”

oh, figurati. Bè, se vuoi oggi io sono libero.”

perfetto”risposi “ a dopo” e gli feci l'occhiolino.

Non era certo il genere di comportamento che in genere assumevo, ma mi sentivo improvvisamente bene. Quel pomeriggio, dopo lezione di piano, feci un salto da Rosa e ci mettemmo a prepararmi.

Capelli sciolti, magliettina della Lacoste, gonna ( ero arrivata al punto da mettermi una scomodissima gonna?) aderente sopra a un leggero fuseaux. Ballerine della converse e un filo di matita blu. Ero pronta.

in bocca al lupo” “crepi” risposi pronta a Rosa.

Il film, o almeno, i primi dieci minuti del film erano davvero carini. Il resto ve lo immaginate. Quando finì il film mi sentivo davvero bene.

Ero carica e pronta a rivedere Marco un altro giorno. Quella notte feci un sogno in cui c'erano le calde labbra di Marco che parlavano in primo piano, e io non capivo niente di quello che dicevano, era un sogno strano. A un certo punto dalla sua bocca sento il canto di un gallo e mi sveglio. È il buon vecchio gallo Joe che mi avvisa che inizia una nuova giornata. In quella giornata e nelle giornate seguenti, io e Marco, sepre caldo e rassicurante per me, stavamo sempre insieme. 

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Capitolo 6
*** 6 mesi dopo... ***


6 MESI DOPO

facciamo sega a scuola?” le parole di Antonio mi penetrano. Non avevo mai fatto sega.

Dopo un po' di esitazione, dissi: “oddio, Antò, e se ci beccano? E se chiamano i genitori? E se qualcuno ci vede e spiffera tutto ai prof.?”

ma dai, tutti fanno sega da scuola. Di' la verità, il problema non è la scuola, se te lo chiedeva Marco correvi a gambe levate.” quelle parole mi ferivano nell'orgoglio.

Il problema non era certo Marco.

ah, sì?” dissi con aria di sfida, “è questo che pensi? Bè signor Stillo, io sono pronta, andiamo.”

vedo che hai cambiato idea! Bene! Dove vuoi andare? Io direi al lago!”

si, dai, è da tanto che non ci andiamo!”

Il lago di Santa Marta era famoso per la sua acqua limpida e per i ripidi sentieri a cui ci si doveva accingere per arrivarci. Io, Antonio e Rosa spesso ci arrampicavamo tra gli alberi e cercavamo animali da ospitare nelle nostre fattorie. Percorremmo il solito sentiero e poi notai una viuzza che non avevo mai visto. “antonio, guarda qua! Non ci siamo mai andati! Vediamo dove porta!” e ci incamminammo. La strada era tortuosa, più di tutte le altre che avevamo mai fatto, ma la fatica era alleviata dalle chiacchierate e le risate che ci facevamo.

ti ricordi il prof. Di matematica delle medie? Aveva i peli neri così fitti che gli uscivano dalla maglietta! Ti ricordi come faceva?” gli dicevo io.

E lui in una perfetta imitazione del professor Carciofaro: “voi siete un disonore alla mia laurea! Ma non vedo l'ora che arrivino gli scrutini! Eh eh eh! Allora si che ci sarà da divertirsi!” e così continuavamo a chicchierare e a prendere in giro chi l'uno chi l'altro. Lui mi disse che in classe sua c'era una prof. Di latino che passava tutto il tempo parlando con le ragazze di smalti e di trucchi, e non insegnava un bel niente. Invece c'era un prof. Che parlava esclusivamente della sua vita, invece che fare storia, in pratica la materia “storia” era diventata “storia del professore”. Arrivammo al lago. Notammo una barchetta.

Dissi: “dai, che non è di nessuno! E poi ci facciamo solo un giro! Guarda, ci sono pure due maschere!” Così passammo il resto della mattinata a esplorare i fondali del lago. Infatti ce la cavavamo abbastanza bene a nuotare.

Ma, al ritorno, prima di lasciarmi tornare a casa, successe una cosa.

Antonio mi baciò.

Mi Baciò a lungo. Io non mi staccai da lui.

Era tutta un'altra sensazione che mi ribolliva dentro rispetto a quella provata con Marco. Con Marco avevo un lampo di energia e di calore, ma con Antonio sentivo veramente come se qualcosa mi volasse in pancia. Ecco cosa significava “avere le farfalle nella pancia”. Si staccò, e mi disse solamente: “scusa. Ma volevo farlo almeno una volta”. Cercai di fermarlo, ma proprio in quel momento un'altra cosa mi fermò. Marco.

Stava lì, immobile, con gli occhi sgranati che sembrava un pazzo.

Urlò: “stronza!” e scappò via.

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Capitolo 7
*** Tre anni dopo ***


CAPITOLO 6 Tre anni dopo

Mi svegliai con il canto del gallo. Ma non era il buon vecchio Joe.

Antonio dormiva ancora. Quella notte era stata la prima volta che io ero diventata sua in tutti i sensi. Era stata penso la notte più bella della mia vita, anche se avevo solo 17 anni ed era presto per dirlo. Stampai un bacio sulle labbra di Antonio, scivolai fuori dal letto e mi rimisi i vestiti. La sera prima c'era stata un festa. Antonio aveva casa libera e così, io chiamai i miei genitori avvertendoli che dormivo da Fabiana, una mia amica del linguistico, e il resto ve lo immaginate.

Era la mia prima volta in assoluto. Andai in cucina e vidi l'orario.

Erano le nove e considerando che Antonio non aveva dormito molto, come me del resto, si sarebbe alzato tardi, ma ero tranquilla perchè sapevo che i genitori non sarebbero tornati prima di sera, perchè erano da amici a San Crispino. Così preparai una colazione coi fiocchi.

Croissant, caffelatte, (che come penso abbiate capito io adoro), biscotti alla crema, pane in casseta con sopra miele o marmellata o nutella. Misi tutto su un vassoio in bella posizione e nel frattempo mandai un messaggino a Rosa. Nonostante frequentassimo un'altra scuola da ormai quattro anni, nulla era cambiato. Scrissi semplicemente: “sto da Antonio! ;)” .

Dopo quel fatidico bacio di Antonio, tre anni or sono, siamo rimasti sempre fidanzati ma, essendo ancora piccoli, nessuno di noi due aveva mai pensato niente. Ma, giunta la soglia dei 17, il momento era arrivato.

Cercai in tutti modi di riappacificarmi con Marco, Ma lui mi rispondeva sempre con un secco “sparisci, ti odio” e si rivolgeva spesso a me con dei termini che non riferirò per motivi di buon gusto.

Alla fine capii che seppure io avevo sbagliato uno che ti insultava così era meglio perderlo che trovarlo. Assorta nei pensieri, vidi Antonio che apriva gli occhi.

Buon giorno” dissi con un sorriso, e gli porsi il vassoio. “Buon giorno” rispose lui sorridendomi.

tutto questo l'hai preparato tu?”

si!” “mmh, mi sta venendo fame!” e così dicendo, si rivestì e ci mettemmo a mangiare in silenzio. Alla fine io, che odio i silenzi mentre si mangia, esordì:

che bel sole che c'è oggi! Pero Jim (il suo gallo) sta perdendo colpi, eh? Oggi mi ha svegliato alle nove!”

rise. “poteva andarti peggio. Un giorno mi ha svegliato alle cinque con un concertino così assordante che ho rinunciato e mi sono dovuto svegliare”. Continuammo a chiacchierare beatamente. Io e Antonio passammo il resto della mattinata a leggere delle sue poesie che poi avremmo trasformato in canzoni. Eccone un paio sul mare.

 

 

Tramonto a' mare.

Le ore di caldo opprimente son passate;

Le barche prendono il largo a vele spiegate

tuffi, grida, scherzi, giochi

in spiaggia ormai siam rimasti in pochi

e mentre facciamo un'altra partita di pallone

vediamo tramontare il solleone.

 

 

 

 

Tuffo.

Ecco che mi libero nel cielo

l'acqua non la tocco per un pelo

un urlo esce dalla mia bocca

il mio corpo l'acqua tocca

l'impatto con l'acqua e poi giù nel mare...

che bello! Un altro tuffo mi voglio fare.

 

 

Mare Mosso.

Ecco il mare con la sua maestosità

non è dolce e cullante,

e non nasconde la sua severità

dell'onda ti puoi fidare?

Non ti rimane che tentare!

Sta arrivando già,

e ti tuffi; e provi un vero senso di LIBERTà.

Sell'onda la cavalchi

proprio ma ti stanchi

se la prendi da sotto

la barriera della paura hai rotto.

 

 

Che carine! Ci voglio provare anch'io!”

Ma dai! Qui il poeta sono io!” disse con fare altezzoso.

ah, si? Prendi questo, poeta!” e iniziammo la lotta coi cuscini.

Era strano come, seppur fidanzati, avevamo mantenuto un rapporto da amici.

 

Che momento! Era uno di quei momenti che viene la voglia di incorniciare, o chiudere dentro una scatola e poi quando si desidera, aprire la scatola e riviverli.

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