Mass Effect: Reborn

di MrMurkrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Jack di Picche ***
Capitolo 2: *** Roulette Russa ***
Capitolo 3: *** Lo Yin e lo Yang ***
Capitolo 4: *** I Falsi Dei ***
Capitolo 5: *** Archangel deve morire! ***
Capitolo 6: *** Il Nuovo Mondo ***
Capitolo 7: *** Il Fondo Dell'Abisso ***
Capitolo 8: *** Il Paradiso Perduto ***
Capitolo 9: *** La Bella e la Bestia ***
Capitolo 10: *** La Squadra Segreta ***
Capitolo 11: *** Quel Che Non Mi Uccide ***
Capitolo 12: *** Countdown Extra: Axious ***
Capitolo 13: *** Mors Tua Vita Mea ***
Capitolo 14: *** Trappola Infernale! ***
Capitolo 15: *** E Qualcuno Morirà ***
Capitolo 16: *** Il Re! ***
Capitolo 17: *** I Più Grandi Eroi Della Galassia...e io ***
Capitolo 18: *** I Sacrificabili ***
Capitolo 19: *** I Dimenticati ***
Capitolo 20: *** Battaglia a Gerusalemme ***
Capitolo 21: *** Solo Per I Suoi Occhi ***
Capitolo 22: *** Non di questo mondo: The Shadow Over Me ***
Capitolo 23: *** Non Di Questo Mondo: The Shadows Of The Fathers ***
Capitolo 24: *** L'Ultimo Segreto ***
Capitolo 25: *** La Massima Forma Di Fiducia + ...??? ***



Capitolo 1
*** Prologo: Jack di Picche ***


PROLOGO: JACK DI PICCHE
Il Dottor Kravinov correva ansimando in mezzo al caos. I proiettili fischiavano attorno a lui abbattendo i suoi colleghi. Corse con tutte le energie che aveva in corpo verso l’ala est del laboratorio senza neanche voltarsi per vedere il carnefice che continuava ad avanzare sparando con freddezza inaudita ad ogni persona che si trovava sulla sua linea a tiro. Arrivato all’ala est cercò immediatamente la console di comando su cui digitare il codice di attivazione delle misure difensive. 7-8-4-5-1-3-6-2. Non accadde nulla, ne un segnale di conferma, ne di errore. Il dottore entrò nel panico più totale. Solo dopo aver digitato il codice un'altra volta si accorse che lo schermo principale era distorto in una sorta di effetto neve. Un proiettile lo colpì un secondo più tardi nel braccio destro. Kravinon urlò di dolore e si gettò di corsa verso il laboratorio 1, con l’intenzione di arrivare alla sua scrivania dove teneva la sua arma privata, una M-3 Predator, che tuttavia non aveva mai usato prima soprattutto in una situazione del genere e contro un tiratore molto più abile di lui. In quella che sembrò un’ eternità arrivò alla scrivania continuando a sentire gli spari diretti verso i suoi compagni e amici che, nonostante tutto il trambusto, non avevano capito che cosa stava succedendo. Cercò di aprire il cassetto, ma non ci riuscì. Il lucchetto elettronico gli ricordò della card che era necessaria ad aprire gli scompartimenti della scrivania. La cercò disperatamente nelle tasche del camice, mentre il braccio gli doleva sempre di più e il sangue gli scorreva nella mano destra. Quando la trovo ci mancò poco che non gli cadesse per terra, evitato ciò la strisciò nell’apposita banda. Un bip confermò lo sblocco delle serrature e subito il dottore afferrò la pistola ed una manciata di clip termiche. In quel medesimo istante si accorse che attorno a lui era calato il silenzio. Non c’era più nessuno che urlava, non si sentivano più gli spari e non si vedeva niente che si muovesse. Col cuore in gola Kravinov si spostò, pistola in pugno, cercando copertura dietro una cassa. Sbirciò il corridoio e non vedendo o udendo niente si mosse verso la zona di carico dove c’era un ascensore di sicurezza. Era la sua ultima possibilità. Arrivò davanti all’ascensore dopo alcuni minuti, complice la ferita al braccio che continuava a tormentarlo col dolore. Cercò la console per attivarlo, ma la trovò inutilizzabile come quella usata in precedenza, era evidente che qualcuno aveva sabotato il sistema. In preda alla disperazione il dottore non si rese conto che una pistola M-6 Carnifex lo puntava a pochi metri da lui. Il primo colpo trapasso il ginocchio sinistro, facendolo esplodere in un getto di sangue e frammenti d’osso. Il secondo bucò il polmone destro togliendo il fiato a Kravinov. L’ultimo proiettile era rivolto alla spalla sinistra così che il vecchio dottore non avesse la cattiva idea di girarsi e sparare qualche colpo prima di accasciarsi a terra. Il dottor Kravinov era ora appoggiato di spalle ad una cassa, coperto di sangue e col fiato strozzato. “Dottore” esclamò la figura che l’aveva appena sparato, “Mi delude. Credeva davvero che avrei lasciato libero un punto di fuga così evidente dopo tutto il tempo che ho passato qui? Forse però la giudico male, era in preda al panico come è giusto che sia data la sua scarsa praticità in situazioni di conflitto a fuoco.” Kravinov faceva fatica a parlare, ma esclamò: “Perché? Perché?! Amico mio! Perchè ci hai fatto questo!” La figura non si scompose e rispose con calma“Perché? Mi chiede il perché dottore? Un uomo di scienza come lei dovrebbe capire la psiche di un individuo no?” Dicendo così puntò la pistola alla testa di un inerme Kravinov, sembrava stesse per sparare, ma poi ritrasse la pistola si  abbassò fino a guardare il dottore negli occhi e disse:“Kravinov. Amico mio. Quanto sai realmente su di me o sul resto delle persone su cui tu e i tuoi compagni eseguivate le vostre ricerche? Praticamente niente vero? Ma tu da bravo scienziato e subalterno, ed aggiungo in virtù del tuo sostanzioso onorario, non hai mai fatto, ne ti sei fatto, nessuno domanda. Non pensare di salvarti dietro la frase “io eseguivo solo gli ordini” perché non attacca con me e tu, almeno questo, dovresti saperlo bene.” Kravinov trasalì “Ma loro con questo cosa centrano, noi ti abbiamo sempre trattato bene. Jack non fare così ti prego, sei meglio di così, lo sai tu, lo so io e tutti quelli che erano qui dentro lo sapevano!” La figura si alzò lentamente e rispose “Non giocarti la carta della psicanalisi ora Doc. Prima di fare ciò che ho fatto, ho controllato bene le vostre cartelle per vedere chi aveva le mani sporche di sangue innocente e, pensa un po’, tutti voi siete degli sporchi bastardi pagati per fare le peggio cose a persone che non conoscete, come se fossero le vostre bambole e voi i burattinai. Questa scoperta mi ha fatto stare meglio con me stesso per quando ho dovuto premere il grilletto.” Ci fu un attimo di silenzio, poi l’assassino continuò: “Dove sono i dati che mi riguardano Doc? Quelli che avete compilato in tutto questo tempo. E mi serve anche l’accesso a tutto il resto dei dati della struttura.” Kravinov era molto stanco, ma rispose: “Cosa vuoi farci ora con quei dati Jack? Inoltre sai bene che non posso darteli, violerebbe l’accord…” “Doc, non esiste più un accordo con quell’uomo. Basta fare il lavoro sporco, o scienza come la chiameresti tu, per lui. Sei ad una svolta Doc. Qui ed ora. Se mi dai quello che voglio ti curerò. Sai che posso e che lo farò, ma mi servono quei dati. Tu mi dai l’accesso e io ti curo. Questo è il patto, niente domande, rispondi solo si o no.” Kravinov si sentiva la vita scivolargli dalle dita e così, fiducioso nella figura che gli stava dinanzi disse: “I tuoi dati sono nel datapad nella mia cassaforte, codice 5-A-3-7-B. Il codice per tutti i dati della struttura è: D-O-G-M-A-8-8-2-1. E’ tutto, ora ti prego curami Jack.” Appena la figura finì di digitare sul Factotum disse “Doc, si ricorda quella bambina che ha sottoposto ad iniezioni di eezo raffinato? Aveva solo sette anni.” Il voltò di Kravinov si scurì improvvisamente consapevole del suo destino. “Jack no! No! Avevi promesso! Tu non sei così Jack!” L’uomo alzò la sua Carnifex fino alla fronte del dottore e prima di premere il grilletto disse “Addio Doc e non per essere crudele, ma dopo quello che ho visto non l’avrei salvata neanche sotto costrizione.” Nel momento in cui l’ultima lettera veniva pronunciata il colpo partì dalla canna e il dottor Kravinov si accasciò al suolo.

Il Quarian rinfoderò la pistola e poi da una delle tasche interne del suo lungo impermeabile nero estrasse una carta da gioco: un Jack di Picche. Lo posò delicatamente accanto al corpo senza vita del dottor Kravinov. Mentre andava a recuperare i dati, con le password fornitegli dallo scienziato, disse a bassa voce “Doc dopo tutto questo tempo sapeva che Jack mi chiamano solo quelli di cui mi fido, un peccato che lei non si è mai reso conto di non essere tra questi.” 

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Capitolo 2
*** Roulette Russa ***


CAPITOLO 1: ROULETTE RUSSA
 
Alistair Vanko era all’apice della sua vita per quanto gli riguardava. A quasi 29 anni era riuscito a fare più carriera e soldi di quanto molte persone nella galassia desiderassero. Il suo lavoro di coordinatore di progetti ed imprese gli garantiva una posizione altolocata nell’organizzazione e persino il suo capo lo teneva in alta considerazione per via della sua ottima gestione delle risorse e per i suoi brillanti consigli organizzativi. Aveva infine incontrato l’amore della sua vita, una giovane Asari di nome Lidia, con cui si trovava in perfetta sintonia tant’è che non avevano mai litigato da quando si erano conosciuti, sette mesi ormai. Insomma tutto filava liscio e quella serata con quegli importanti uomini d’affari Volus, la cui trattativa stava andando a gonfie vele, sembrava coronare la perfezione del momento che viveva Vanko. Ma, quando il destino chiama, che lo si voglia o no, si deve rispondere e in quel momento devi essere pronto a tutto. Mentre i Volus leggevano le clausole del contratto Alistair ricevette una chiamata al suo Factotum. Chiese agli ospiti di scusarlo, poiché si allontanava un attimo per rispondere, e raggiunta la finestra che dava una splendida vista sulla zona centrale di Illium, illuminata nella notte dalla moltitudine di luci della città, passò la chiamata sull’auricolare e rispose: “Alistair Vanko, chi parla?”
“Bella serata Vanko. Le luci, gli affari che vanno a gonfie vele, la tua ragazza si diverte e più tardi tu riceverai tutti gli onori dal tuo capo. Si, non c’è male per una notte di lavoro.” Alistair non riconobbe la voce, ma non si allarmò.
“Grazie amico, chiunque tu sia. Che posso fare per te?” disse col sorriso sulle labbra.
“Credo di doverti rovinare la serata. Sai ho urgente bisogno di alcune cosucce che solo tu mi puoi fornire.” Il tono dell’uomo non piacque a Vanko. Sulle prime aveva pensato ad un appartenente della sua organizzazione, dato che tutti gli agenti operativi erano soliti fare i gradassi e non presentarsi quando chiamavano. Stavolta però sembrava diverso.
 Cercò di scacciare via quel pensiero e rispose “Amico proprio ora? Sai sto chiudendo un grosso affare e non posso proprio aiutarti adesso, sai questa è roba per il boss. Se mi richiami tra tre o quattro ore ti posso fare avere quello che ti serve.”
L’interlocutore rispose con un tono leggermente deluso “Credo proprio di non poter aspettare Vanko. Sai se tu attaccassi la chiamata ora ci vorrebbe molto meno tempo di quello che mi hai concesso per ammazzarvi tutti.”
Vanko trasalì. Si guardò intorno circospetto, evitando di essere notato, poi si portò una mano all’orecchio sinistro e disse con voce bassa, ma arrabbiata: “Ma chi cazzo credi di essere tu per minac..”
L’altro lo interruppe con una frase secca “Ti ho nel mirino Vanko. Sto usando un fucile di precisione M200 Intervention con proiettili ad alta penetrazione cinetica. Fai quello che ti dico e nè tu né la tua Asari avrete una pallottola nel cranio e andrete via a braccetto come fate sempre.”
Ci fu un attimo di pausa, Vanko si morse il labbro e si girò verso il tavolo dove era seduta Lidia che lo notò subito facendogli cenno di venire, Vanko a gesti gli fece capire che avrebbe finito subito, poi si girò e la voce del cecchino chiese “Ho la tua attenzione ora Vanko?”
 Il ragazzo si morse un labbro e poi rispose riluttante “Si. Si, certo che hai la mia attenzione.” L’uomo dall’altro lato prese nuovamente la parola: “Bene. Allora innanzitutto, come prima cosa, sappi che cercare un modo di scappare ti è sconsigliabile. Da qui ho un ottima visuale e tu sei senza copertura ed anche se ce l’avessi non sopravviveresti, questi proiettili possono trapassare un cingolato, corazza e scudo compresi. Seconda cosa: ho disabilitato ogni funzione del tuo Factotum per impedirti di fare la sciocchezza di chiedere aiuto. Terza cosa: tu dammi quello che voglio senza rifilarmi cazzate cercando di prendere tempo e tutto andrà bene. Sono sicuro che hai capito quindi andiamo al sodo. Mi serve l’accesso completo a tutti i dati che manovri in funzione del tuo status, in altre parole mi devi dare le chiavi del tuo Mainframe.”
Il volto di Vanko si ricoprì di terrore, ora non aveva dubbi, quell’uomo sapeva il suo ruolo in Cerberus e non faceva certo parte della suddetta organizzazione. “Sai che non posso darti quei dati. Se lo faccio sono un uomo morto.”
La risposta non si fece attendere “Vanko ho isolato le telecamere e gli altri sistemi di monitoraggio. Abbiamo più di 15 minuti di buio telematico in cui parlare. In ogni caso dovrai fare rapporto tra quelle tre o quattro ore che hai accennato prima, quindi non hai da temere nulla, hai tutto il tempo per darmi quello che mi serve.”
Vanko era impressionato. Chiunque fosse il tipo dall’altra parte doveva essere uno che sa il fatto suo. Avere 15 minuti di buio su Illium, in un edificio come quello in cui si trovava Vanko era quasi fantascienza eppure sembrava che dicesse sul serio. Vanko constatò in effetti che le telecamere non sembravano interessate a lui, il loro movimento non era completo solo di quei pochi gradi che sarebbero serviti ad inquadrarlo e ciò bastò a convincerlo che colui che lo telefonava doveva essere un esperto hacker con conoscenze molto elevate anche per la media di tali pirati informatici. “Sembra che tu dica il vero” asserì Vanko “Ma chi mi dice che dopo che ti avrò detto quello che vuoi non mi ucciderai? Teoricamente tu lo dovresti fare dato che poi io andrò a dirlo subito all’Uomo Misterioso.”
La voce sembrò quasi prenderlo in giro “E tu andresti a dire all’Uomo Misterioso che qualcuno ti ha estorto le password d’accesso al tuo Mainframe e che possiede tutte le informazioni custodite al suo interno? Via Vanko non essere sciocco, inoltre ho sentito che l’Uomo Misterioso non lascia passare certi tipi di mancanze.”
Aveva ragione e Vanko sapeva che se avesse fatto effettivamente ciò che diceva sarebbe morto in ogni caso, stavolta non per mano del cecchino, ma per quella dell’Uomo Misterioso. Si morse ancora le labbra pensando a che rispondere, ma fu preceduto dal tiratore che gli disse “Senti Vanko se fai come dico io ti prometto che nessuno saprà che io ho visto ciò che c’era al suo interno. Farò una copia digitale del tutto e pulirò bene le mie tracce e credo che tu abbia capito che io sono bravo in certe cose. Tu mi devi solo dare l’accesso poi stai ancora qualche ora qui a divertirti con la tua Asari e quando tornerai a casa tua io non ci sarò e i tuoi dati saranno li tranquilli ad aspettarti e nessuno, compreso l’Uomo Misterioso, saprà nulla di quello che è successo. Che ne dici? Ci stai?”
Vanko non aveva altra scelta che credergli, poiché altrimenti tutto quello per cui aveva lavorato sarebbe andato in fumo, compresa Lidia e Vanko non voleva perderla, ma prima di accettare fece una domanda al suo interlocutore “Quei dati ti serviranno per uccidere qualcuno vero? Se lo fai prima o poi arriveranno a me e mi uccideranno.”
La risposta non si fece attendere “Sbagliato Vanko, o meglio si devo uccidere qualcuno, ma no, non arriveranno a te.”
“E come lo sai?” chiese titubante
“Semplice, saranno troppo occupati a cercare me che pensare a te Vanko.”
Vanko non fu molto contento della risposta che gli aveva dato, ma aveva già deciso e così rispose “I codici sono tre: il primo è T-K-K-J-S-3-A-O-P-2; il secondo è 1-6-0-0-8-5-4-7-9-3-5; l’ultimo è una sequenza: Over, left, left, circle, squadre, over, left. Spero sul serio che tu faccia ciò che hai detto.”
Dopo alcuni secondi il tiratore rispose “Fidati Vanko. Ho promesso. Beh il tempo è scaduto Vanko, ti saluto, goditi la serata e…stasera dai una botta a quell’Asari anche da parte mia.” Così si interruppe il collegamento. Vanko quasi incredulo si asciugò il sudore, si diede un po’ di contegno, notando che le telecamere avevano ripreso il loro movimento normale, e tornò verso il tavolo.
 
Dopo aver chiuso la comunicazione e fatto riprendere la normale routine a tutti gli apparecchi elettronici, Jack smontò il suo fucile di precisione, lo rimise nella borsa che poi si mise in spalla e si avviò verso le scale per uscire dall’edificio in cui si era appostato per effettuare il “colloquio” con Alistair Vanko. Ora che aveva ciò che gli serviva si poteva dirigere verso la casa di Vanko, non molto lontana, per recuperare i dati del Mainframe. Entrò nella navetta e sgusciò via nel traffico che come al solito era molto fitto su Illium. L’intero luogo era un porto commerciale ricco di attività illegale e non, adatto a chiunque cercasse di fare grossi affari soprattutto al mercato nero, per non parlare dello schiavismo diffuso quasi ai livelli di Omega. Un mondo sporco che stranamente le Asari sembravano tollerare con troppa calma, mentalmente Jack si ricordò di non accettare mai le offerte di qualche Volus in strada poiché era così che attiravano le sue vittime per poi rapirle con i suoi gregari e venderle al migliore offerente. I Quarian non erano popolari in nessun pianeta, ma su Illium sicuramente qualcuno se ne sarebbe interessato per avere organi da vendere o per darlo in schiavitù come meccanico a qualche ricco signore d’affari. Jack odiava la sua condizione di Quarian, per questo si era allenato seriamente per essere non solo competente in meccanica, fisica o altre materie scientifiche, ma anche per essere un ottimo soldato, abile con qualsiasi tipo di arma e temibile anche in corpo a corpo, specialità da cui i Quarian sono solitamente tagliati fuori. In un certo senso ciò che fece il dottor Kravinov fu anche quello, potenziare le sue capacità fisiche per rendere più prestante ed efficiente il suo corpo nonostante la debolezza fisica tipica dei Quarian. Scacciò via quei pensieri rendendosi conto di essere arrivato. Lasciata l’auto si diresse verso il grattacielo in cui si trovava l’appartamento di Vanko. “Zona lussuosa. Credo proprio che il portiere non mi lascerà entrare.” Altro problema di essere Quarian: si è considerati a priori ladri e mentecatti a causa del brutto vizio di alcuni giovani Quarian in pellegrinaggio di derubare la gente non avendo i crediti per permettersi di sopravvivere, perciò se un Quarian cerca di entrare in un edificio lussuoso o comunque in posti che si possono permettere solo i ricchi, come quello in cui si voleva entrare Jack, vengono cacciati via a pedate nel sedere e coperti di insulti. Questo nel migliore dei casi, di solito invece il servizio di sicurezza di tali edifici metteva subito mano all’artiglieria e ti minacciavano apertamente di levarti dai piedi. La polizia d’altro canto non aiutava, spesso e volentieri stava dalla parte di chi accusava i Quarian e ciò si ripercuoteva anche in altre situazioni, se ci fosse stato un furto e c’era un Quarian in zona, si soleva accusare il poveretto che, anche se non aveva commesso il crimine, veniva ritenuto colpevole e ne subiva le conseguenze. Era un altro di quei motivi per cui Jack si era allenato tanto, nel caso ce ne fosse stato bisogno avrebbe fatto capire che non era un “povero, debole e sperduto Quarian in pellegrinaggio”, no, avrebbe fatto capire che con lui non si scherzava e che erano gli altri a dover temere di beccarsi un proiettile e non lui. In quel momento, però, Jack non necessitava di attirare l’attenzione così girò attorno allo stabile e trovò un ingresso sotterraneo che portava alle caldaie dell’edificio. Una volta dentro manomise le telecamere oscurando la sua figura e in questo modo potè prendere in tutta sicurezza l’ascensore e salire all’attico dove si trovava la casa di Vanko. Una volta bypassato il codice di sblocco della porta entrò e chiuse la porta dietro di lui, disinnescò l’allarme e si mise a cercare il Mainframe. L’appartamento era spazioso, non c’erano porte che chiudessero l’accesso alla cucina o alle altre sale, era tutto una stanza unica di un colore blu scuro con varie tinte d’azzurro su tende, divani e cuscini. “Roba di classe.” Disse tra se e se Jack. “Ci saranno più di 200.000 crediti solo in tessuto e mobilia qua dentro. E poi si vede che qui abita una donna.” Si diresse verso l’ufficio di Vanko. Dire ufficio è riduttivo, era una sala enorme con tanto di letto poco distante dalla scrivania, sulla quale Vanko teneva la foto di lui e dell’Asari che lo accompagnava a quella serata dove Jack aveva parlato poco prima con Vanko. Prese la foto, la guardò e prima di riappoggiarla disse “Se solo lei sapesse che facendo i tuoi affari mandi a morire un sacco di gente.” Sospirò e riprese la ricerca. Posò le mani sul computer, lo accese, navigò per qualche istante tra i menù, ma non trovò ciò che cercava. Si mise a riflettere portando una mano al mento del casco.
“Dove hai nascosto il Mainframe Vanko? Avrei potuto chiederlo maledizione!”
 A quel punto notò un segno sulla parete, come un alone nero si avvicinò e notò una piccola rientranza, ci mise sopra la mano e apparve una piccola schermata con una tastiera olografica che richiedeva un codice. “Ora vedremo se mi hai detto il vero Vanko.” Digitò il codice e una porta scorrevole si aprì davanti a lui. Jack entrò nella stanza e finalmente trovò il Mainframe. Avviò subito la comunicazione col dispositivo via Factotum, inserì i codici fornitegli da Vanko e tutto filò liscio. “E bravo Vanko! Ci tieni alla pellaccia eh?” Si trovò a dire Jack esultante. Iniziò immediatamente il trasferimento dei dati che sarebbero stati convogliati in un Hard Disk che si trovava nella macchina di Jack. Ci vollero circa venti minuti per scaricare i 10 petabyte di informazioni, per lo più erano cose che a Jack non interessavano come rapporti di scambi commerciali, informazioni sui dipendenti di varie multinazionali, menzioni di carico ecc. forse più in la le avrebbe eliminate, ma per ora prendeva tutto in blocco, magari in futuro gli sarebbero potuti tornare utili tutti quei dati. Finito di scaricare i dati ripulì le sue tracce, uscì dalla sala del Mainframe e la richiuse. Controllò che tutto fosse al suo posto, così spense il computer rimise la foto nel punto dove si trovava e se ne andò. Uscito dallo stabile sgattaiolò verso la macchina e nel mentre riattivò il normale funzionamento delle telecamere. Ci vollero altri dieci minuti per raggiungere il nascondiglio dove Jack aveva trovato rifugio, un posto fatiscente e decisamente poco utilizzato a giudicare dalle condizioni, ma in ogni caso era il punto ideale per fermarsi un attimo ad analizzare i dati recuperati e fare qualche ora di riposo dopo tutto quello che gli era capitato in quei giorni. Per ora però non aveva tempo di riposare, così prese i dati raccolti e iniziò la ricerca del file che gli serviva. Girò a vuoto per più di un ora finchè “Eccoti Qua. Vediamo che c’è scritto.” Sul computer apparivano le scritte:
#DOGMA PROJECT# -00531425 –RISERVATO-AUTORIZAZZIONE LV5 RICHIESTA
RESPONSABILE: DOTT. KRAVINOV. EQUIPE UTILIZZATE: 5. FONDI: ILLIMITATI. AGENTE DI COLLEGAMENTO: ALISTAIR VANKO. ULTIMA DATA DI AGGIORNAMENTO: 12/07/2185
-SOGGETTO: DOGMA;
-STATO:COMPLETATO;
-OPERATIVITA’: DISPONIBILE;
-PROCEDURE DI INIZIZIALIZZAZIONE SIERO EEZO:IMPOSSIBILI DA ESEGUIRE;
-PROCEDURE DI POTENZIAMENTO SENSORIALE:NON NECESSARIE, IL SOGGETTO PRESENTA GIA’ SENSI IPERSVILUPPATI;
-PROCEDURE DI POTENZIAMENTO MOTORIO/MUSCOLARE:ESEGUITE CON RENDIMENTI SUPERIORI AL 120%. NON NECESSARI IMPIANTI INTERNI;
-PROFILO PSICOLOGICO: DATI IN POSSESSO DEL DOTT. KRAVINOV.
-CHIP DI CONTROLLO:NON NECESSARIO ED IMPRATICABILE VISTE LE CONDIZIONI IMMUNITARIE DEL SOGGETTO;
I RISULTATI POSSONO ESSERE COMUNICATI ALL’UOMO MISTERIOSO.
 DOGMA PUO’ ORA ESSERE UTILIZZATO PER MISSIONI A LUNGO TERMINE.
Jack frugò in quei dati per altre due ore e poi si mise a dormire, avrebbe deciso il da farsi il giorno dopo.

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Capitolo 3
*** Lo Yin e lo Yang ***


CAPITOLO 2: LO YIN E LO YANG
 
Vanko era rientrato a casa con Lidia ben oltre l’orario consigliatogli dal tiratore, voleva essere sicuro di non aprire la porta e ritrovarsi con un intruso in casa, cacciandosi nei guai anche con l’Asari dato che avrebbe dovuto dare molte spiegazioni che non avrebbe saputo riferirgli. Fortunatamente in casa non c’era nessuno così finalmente rilassato si concesse a Lidia che voleva passare il resto della serata tutt’altro che a dormire. Si risvegliò verso le sei del mattino per colpa del computer che lo avvisava di aver ricevuto un messaggio importante. Si alzò, si diresse verso lo schermo e vide che in realtà era un segnale di chiamata privato. Vanko sapeva bene che voleva dire, cercò di rendersi presentabile mettendosi addosso il minimo indispensabile: una t-shirt, un pantalone e delle scarpe. Sbloccò l’apertura della sala del Mainframe solo dopo aver controllato che Lidia dormisse ancora, accertatosene entrò nella sala e con ammirazione dovette ammettere che, se quell’uomo non glielo avesse detto, sembrava non fosse entrato nessuno, tutto era in perfetto ordine. Distolse lo sguardo dal Mainframe, proseguì verso l’oloproiettore e avviò la chiamata.
 Subito si formò la figura dell’Uomo Misterioso seduta su una sedia ed intento a fumare disse: “Vanko. Grazie per avere risposto, anche se avresti dovuto farmi rapporto ore fa.”
Vanko si mise quasi sull’attenti “Mi scuso signore e che è stata una lunga notte. Sa l’affare coi Volus mi ha tenuto impegnato e poi ho avuto compagnia…femminile per il resto della notte.”
“La figlia del Presidente delle Kassa Fabrications vero?” chiese l’Uomo Misterioso.
“Si signore. Mi ha chiesto di agganciarla per poter arrivare al Presidente e formare l’alleanza commerciale con l’Elkross Combine e ora è andato tutto a gonfie vele, solo che essere il compagno della ragazza mi impegna molto signore.”
L’Uomo Misterioso fece un lungo tiro di sigaretta e dopo aver buttato fuori il fumo disse “Comprendo le tue motivazioni Vanko e sei scusato, solo non dimenticare i nostri obbiettivi, mi seccherebbe perdere un collaboratore così affidabile.”
Vanko fu fulminato da quelle parole e sperò di non essere stato tradito da qualche movimento involontario che facesse intuire la sua ansia, per evitare che l’Uomo Misterioso avesse quell’impressione si fece più serio in volto e rispose “Non tradirei mai la causa Signore e lei lo sa, non mi avrebbe dato questa posizione se non si fidasse abbastanza di me ed io non intendo farle rivalutare l’opinione che ha su di me.”
L’Uomo Misterioso sembrò soddisfatto e dopo un altro lungo tiro di sigaretta continuò “Bene Vanko, lieto di sentirtelo dire. Ad ogni modo non ti ho chiamato per testare la tua fedeltà, ma per parlarti di un problema piuttosto serio.”
Vanko a queste parole temette il peggio, si tese come una corda di violino e si costrinse a rispondere “Che problema?”
L’Uomo Misterioso si alzò dalla sedia e continuò “Hai ricevuto qualche comunicazione dal progetto Dogma oltre alle solite programmate Alistair? O qualche comunicazione di uno degli scienziati che ne fanno parte?”
 Vanko si rilasso un poco a quelle parole, ma non lo diede apparentemente a vedere “No signore. Niente comunicazioni a parte quelle strettamente necessarie. Mi pare che in mattinata dovrebbero inviare un rapporto secondo le date stabilite, se non erro.”
L’Uomo Misterioso spense la sigaretta nel posacenere vicino alla sedia e disse con voce cupa “Non lo faranno Alistair, sono tutti morti.”
Quella notizia colpì Vanko nel segno, anche se non aveva prove era certo che l’assassino in questione fosse lo stesso uomo che lo teneva sotto tiro la nottata precedente e si maledisse per avergli dato l’accesso al Mainframe, “Morti? E quando è successo? Inoltre come è stato possibile Signore? Credevo che le nostre strutture segrete fossero impossibili da individuare!”
“Infatti non è stata scoperta, è stata attaccata dall’interno. Per essere precisi è stato il soggetto del progetto stesso, Dogma, a eliminare tutte le equipe di scienziati. E’ avvenuto tutto pochi giorni fa.”
 Vanko fu rincuorato dal fatto che non fosse accaduto tutto in nottata, ciò voleva dire che non erano stati usati i suoi dati per eseguire gli omicidi, ma ancora credeva che il cecchino centrasse qualcosa in tutto ciò, ovviamente questo non poteva rivelarlo all’Uomo Misterioso. “Crede che il soggetto si sia ribellato ai suoi scienziati e sia scappato?” chiese Vanko avanzando un ipotesi.
 “No Vanko, il soggetto Dogma era consenziente e sapeva bene ciò che il progetto comportava. Non vi erano nemmeno guardie di sicurezza interne per evitare guai. Serviva la causa ed è per questo che mi lascia sorpreso questo cambio di rotta improvviso ad appena un giorno dall’inizio della sua missione.”
“Forse fingeva Signore, forse voleva solo sfruttarci.”
“Improbabile, ma non impossibile amico mio. Ad ogni modo vorrei che ti occupassi tu di rintracciare Dogma.”
Vanko fu spiazzato dall’incarico che gli veniva affidato e cercò di divincolarsene “Io? Signore lei pone troppa fiducia nelle mie capacità, sono un semplice coordinatore, non un cacciatore di fuggiaschi.”
“Rilassati Vanko.” lo interruppe subito l’Uomo Misterioso “Non ti chiedo di metterti a inseguire il soggetto Dogma per le strade, ma solo di trovare le tracce da lui lasciate per coordinare così una squadra d’assalto che lo vada a recuperare per fare luce sul casino che ha combinato. Una volta trovato dovrai confermarmi che è lui andando a controllare di persona. Tutto qui.”
Vanko capì che non aveva via di uscita “Bene signore, se mi fa avere accesso al suo dossier completo inizierò a mettermi al lavoro.”
“Avrai il tuo dossier Alistair, ma non metterti fretta.”
Vanko rimase un po’ interdetto “Credevo che Dogma fosse una risorsa importante per noi Signore.”
 “Lo è, solo che ora non lo troverai da nessuna parte. E’ bravo a nascondersi ed è ancora più bravo a muoversi senza essere notato. Credo che in qualche modo sia riuscito a estorcere le password del sistema al dottor Kravinov e ad accedere a dati riguardanti il suo progetto e non solo. In questo momento probabilmente sta cercando un luogo da cui elaborare la sua prossima mossa e forse so anche dove si dirigerà.”
“Dove Signore?” azzardò Vanko.
“Beh Dogma è un Quarian, almeno in parte, e con i dati che gli abbiamo fornito, tra cui una nuova identità, si dirigerà verso l’unico posto sicuro per i Quarian e a noi inaccessibile.”
 Vanko non capiva e l’Uomo Misterioso notandolo disse: “Ovviamente sto parlando della Flotta Migrante Quarian.”
 
Jack ci riflettè sopra ancora una volta. Guardò il data pad che conteneva i dati fornitegli da Kravinov, non aveva la forza di andare ad aprire le cartelle con dentro i file, i suoi file. Dentro il data pad c’erano tutte le informazioni indispensabili che Cerberus aveva preparato per la sua missione: obbiettivi, prioritari e secondari, armamento disponibile alle guardie, descrizione accurata del luogo, personaggi da evitare e da contattare, ma la cosa più importante era la sua nuova identità, con un nuovo nome, un nuovo passato, nuovi legami famigliari inesistenti con cui avrebbe potuto entrare senza problemi nella Flotta Migrante Quarian e iniziare una nuova vita. Sarebbe stato bello, ma a Jack pareva di fare il gioco di Cerberus in questo modo, l’Uomo Misterioso non sceglie i suoi collaboratori a caso e Jack sapeva bene che la Flottiglia era uno dei pochi posti in cui Cerberus non riusciva, o meglio non poteva, penetrare per carpirne i segreti. Per questo gli serviva un Quarian, per entrare nella comunità, adattarsi, conquistare la fiducia dell’equipaggio e rubare più segreti e tecnologia che poteva. Jack ebbe un lampo d’ira a pensare a tutto il male che quell’uomo aveva causato, e causava tutt’ora, per ottenere informazioni di tutti i generi al fine rendere la razza umana indipendente da tutte le altre specie aliene interne ed esterne al Consiglio, ma i suoi pensieri ritornarono subito al problema focale: usare quei dati si o no? Jack, fin da quando gli avevano rivelato l’obbiettivo del progetto Dogma, pensò giorno e notte a come cavarsi da quell’impiccio, non che tenesse particolarmente al popolo Quarian, anzi nutriva un certo odio verso di loro viste le condizioni in cui era costretto a vivere, ma non avrebbe ingannato o ucciso nessuno di quella razza solo per un uomo che giocava a fare Dio. Gli vennero in mente gli anni passati, quando aveva dei saldi principi morali e si muoveva e sparava solo per quello che riteneva giusto come difendere i deboli, gli innocenti e ammazzare solo i cattivi veri, quelli a cui non frega un cazzo di uccidere donne e bambini per mostrare ai loro nemici che loro erano più forti e spietati di loro. Poi la morte di Jen cambiò tutto. Jack non aveva potuto fare niente, gli dissero che era stata vittima di uno scontro tra bande che lottavano per la supremazia del territorio, ma questo non gli bastò. I suoi principi e la sua mente crollarono sotto il peso del dolore, fino al momento in cui il mondo perse tutti i suoi bei colori per spingerlo a vedere solo il nero, neanche il bianco, c’era solo il nero. Si ricordò di quando andò nella tana di quei bastardi, che alla fine avevano siglato una tregua diventando una sola banda, di quando entrò con le armi in pugno e fece una strage, di quando sparò finchè non rimase nessun proiettile nel caricatore, di quando continuò a uccidere quegli assassini a mani nude perdendo la cognizione del tempo, di quando si ritrovò a piangere disperato attorno ai cadaveri, di quando se ne andò lasciandosi alle spalle l’incendio che avvolgeva quello che quei mostri chiamavano casa e infine si ricordò di come lo chiamarono dopo quegli avvenimenti: Jack lo Squartatore. Quando tornò al presente si sorprese di essere inginocchiato a piangere, si rialzò indebolito da quei ricordi terribili e decise che, se c’era ancora del buono in lui, non avrebbe mai fatto il gioco di Cerberus e forse era proprio il ricordo di Jen a tenere viva quella parte di lui ancora buona. Decise di tenere comunque con se il datapad, lo mise nella borsa, prese l’auto e si diresse verso il porto spaziale dove avrebbe preso il primo astro cargo per Omega.

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Capitolo 4
*** I Falsi Dei ***


CAPITOLO 3: I FALSI DEI
 
Scusate il ritardo, ma ero in vacanza fuori dall’Italia e non mi era possibile caricare i nuovi capitoli. Chiedo venia, cercherò di essere più costante da ora in poi. Godetevi la storia e continuate a mandarmi le vostre opinioni.
 
Non possedendo un astronave, Jack dovette scroccare un passaggio da un aeronave cargo per dirigersi su Omega. Sulle prime non fu molto convinto della destinazione, ma successivamente si dovette ricredere, giacchè trovò dei file, nella copia realizzata dal Mainframe di Vanko, che indicavano un ritiro forzato, seppur momentaneo, di forze Cerberus da Omega a causa della lotta tra vari gruppi mercenari e un vigilante, noto come Archangel. Questo permetteva a Jack ampia libertà per ottenere dal mercato, nero e non, di Omega alcuni rifornimenti come munizioni, medicinali e cibarie dotate di destro aminoacidi, ma ancor di più aveva bisogno di crediti e forse, in qualche modo, avrebbe potuto guadagnarsi anche quelli in modo pulito. Ci vollero circa venticinque minuti per intercettare il cargo giusto, salirvi a bordo e trovare un buon posto per nascondersi, ma ci vollero altre due ore perché il cargo si decidesse a partire. A quanto pare c’era un membro dell’astronave che si era ubriacato chissà dove e i suoi compagni avevano dovuto cercarlo per tutto l’astroporto per riportarlo indietro. Fortunatamente il resto del viaggio fu tranquillo e, dopo quasi sei ore, il cargo arrivò a Omega senza altri intoppi. Appena sceso dal cargo Jack si sgranchì un po’ i muscoli, dolenti per essere stato troppo tempo nella stessa posizione, si rimise la borsa in spalla e proseguì verso l’interno di Omega. La zona in cui si ritrovò non era certo la migliore che Jack avesse mai visto: l’odore dello sporco e del lercio era ovunque e lungo i margini delle strade erano ammucchiati vari tipi di rifiuti, dalla semplice spazzatura fino a lamiere e cavi elettrici, grazie al cielo il suo casco poteva eliminare gli odori esterni altrimenti avrebbe preso la febbre anche solo respirando quell’aria. Continuò a camminare fino a raggiungere un elevatore che lo portò al livello del club Afterlife, luogo dove avrebbe messo volentieri piede viste tutte le ballerine Asari che ci dovevano essere, ma la sua condizione di Quarian non poteva concedergli tale lusso. Si limitò a guardare da lontano il club assistendo ad una scena pietosa in cui due guardie di sicurezza Turian buttavano fuori degli umani troppo ubriachi anche solo per uscire con le proprie gambe. Distolse lo sguardo e si accinse a scendere delle scale per cercare un bar dove avrebbe potuto entrare senza dover subire gli insulti di qualche alieno troppo convinto di se e della sua superiorità razziale. Dopo qualche minuto trovò un bar che non sembrava troppo frequentato, almeno a giudicare dall’insegna fatiscente formata con quelle che sembravano lettere al neon che formavano la scritta “Da Joe”, e così entrò all’interno. Il bar effettivamente non era molto affollato, d’altra parte avere l’Afterlife a pochi passi da li non faceva certo bene agli affari, c’erano solo quattro Batarian che giocavano a un qualche tipo di gioco di carte, probabilmente a scommessa, una Asari, plausibilmente allo stadio di Matrona, che puliva i tavoli, un paio di Volus in fondo a destra della sala che chiacchieravano di qualche tipo di offerta commerciale e, ovviamente, il barista al bancone. Jack, mentre si avvicinava al bancone, non potè fare a meno di notare come quel luogo ricordasse i vecchissimi bar terrestri del Far West, certo i tavoli e tutto il resto del mobilio erano in materiali moderni, ma la loro disposizione e la testa di un orso bruno nella parete dietro al barista avevano un non so che di retrò che lasciò Jack molto soddisfatto, tanto da abbozzare un sorriso sotto il casco proprio mentre si sedeva in uno degli sgabelli posti davanti al bancone. Il barista, un uomo alto sul metro e ottantacinque, capelli grigiastri, un po’ di barba incolta sulle guance e una pancia da birra davvero notevole, si dimostrò molto cordiale, lo accolse con un gran sorriso e, appena Jack si fu seduto, attaccò subito bottone:
 “Buonasera ragazzo! Primo giorno a Omega e vieni a fare visita al vecchio Joe? Hai fatto bene perché non solo il posto è bello come ti sembra, ma abbiamo degli ottimi alcolici anche per voi destro aminoacidi.”
 Jack rimase sorpreso non solo dalla spiccata gentilezza dell’uomo e dalla sua vivacità, ma soprattutto dal fatto che era riuscito a capire che il luogo gli piaceva senza che avesse detto niente in proposito.
“Beh all’Afterlife avevano esaurito i posti, così ero curioso di vedere se il vecchio Joe mi avesse lasciato qualcosa di fresco per la mia gola. ” Disse scherzando Jack che mirava a restituire la stessa simpatia offertagli dal barista.
“Ma come hai fatto a capire che adoro questo posto? Pensavo di avere il casco addosso.” E così dicendo picchiettò sul suo visore.
 Il barista asciugò un bicchiere di vetro, modellato artgianalmente in modo da avere delle striature verticali opache tutt’attorno, lo mise sul bancone, ci mise del ghiaccio, poi versò una bevanda dal colore simile all’ambra e come tocco finale ci aggiunse una cannuccia poi riprese:
“Ehehe sono un barista da molto tempo ragazzo! So riconoscere ciò che pensa la gente anche solo dai movimenti e dai gesti che fa! E nel tuo caso è stato anche piuttosto facile capire i tuoi pensieri. Forse anche un uomo meno intenditore di me avrebbe capito che ti piace questo posto, ma ehi il bar è ancora mio, almeno secondo quello che dice il contratto, quindi per ora non pensare di potermelo portare via.”
 Jack fece passare la cannuccia attraverso il foro apribile e succhiò verso di se un po’ di quella bevanda, il gusto assomigliava molto al whiskey, se mai Jack si ricordasse come era il sapore di un whiskey vero e proprio.
“Davvero niente male.” Aggiunse Jack continuando a bere.
“Lieto che ti piaccia ragazzo. Visto Rose? Al ragazzo piace la mia specialità!” esclamò Joe esultante rivolto alla Asari che puliva i tavoli.
“Joe vecchio matto.” Disse in tono ironico Rose “Vuoi fare ammalare quel Quarian con il tuo alcolico da quattro soldi? Guarda che dovremo pagargli le spese mediche, come è successo l’ultima volta!”
“Ti preoccupi troppo tesoro. Si vede che questo ragazzo è più forte degli altri suoi compari.” Così dicendo tornò a rivolgersi a Jack appoggiandogli una mano sulla spalla.
“Allora ragazzo che ti porta qui su Omega? Se dovessi scommettere un credito direi che sei qui in pellegrinaggio. Oh perché tu lo sappia inoltre è un bene che tu sia venuto qui, all’Afterlife entrano solo spacconi e teste calde che finiscono o a vomitare sul pavimento o sparate dalle guardie di Aria per il primo motivo buono.”
Finito il drink Jack rispose “Diciamo che sono qui di passaggio, cerco un lavoro per cui rimediare qualche credito per poi andarmene via alla velocità della luce. Prima che me lo chieda non intendo farmi sparare o cacciarmi nei guai.”
“Beh amico mio, diciamo allora che speri allora di avere molto fortuna ahahaha. Difficilmente riuscirai a trovare un lavoro qui a Omega che non includa “farsi sparare addosso” nel contratto, ma ehi c’è qui il tuo amico Joe che se può ti darà ben volentieri una mano.”
“E come farai a pagarlo Joe?” s’intromise una voce.
 “Devi già un sacco di soldi ad Aria per tenere su questo posto invece che farlo distruggere, come meriterebbe, ed ora vuoi anche assumere un Quarian, e sottolineo un Quarian, per farti da cameriere? Sei sempre stato spiritoso Joe, ma oggi passi il limite.”
 A parlare era stato un Turian dalla pelle grigio scuro che mostrava varie linee di color rosso sul viso. Era entrato nel bar insieme ad altri due Batarian, dalle fattezze abbastanza anonime, e si diressero a grandi passi verso il bancone. Joe cambiò umore in un attimo, perse il suo gaio sorriso e affrontò il gruppo con sguardo truce.
“Mio caro Reel io faccio quello che mi pare nel mio bar e se voglio assumere questo ragazzo lo farò. Chiaro?”
Il Turian non sembrava apprezzare la confidenza con cui gli parlava Joe, tant’è che rispose con voce furente “No mio caro Joe tu non puoi fare proprio niente, se adesso non paghi la quota ad Aria dirò ai miei uomini di fare a pezzi il tuo locale e se ti ribelli ti farò pure ammazzare. Chiaro?”
 Joe stette in silenzio fronteggiando lo sguardo del Turian che, alla fine, spazientito fece un cenno ai suoi due complici “Ok, come vuoi tu Joe. Ragazzi fate a pezzi sto schifo di bar.”
I due Batarian alzarono i due fucili M-15 Vindicator ed iniziarono a sparare a tavoli e muri. Jack, fino a quel momento, aveva solo girato lo sguardo verso i nuovi arrivati eseguendo in pochi secondi un processo mentale a cui ormai era fin troppo abituato. Non appena il suo sguardo incrociava quello di uomini armati ed ostili ricercava nella sua mente tutti i possibili punti di forza delle loro armi, armature e dell’ambiente stesso così da potersi muovere in anticipo e con efficacia rispetto ai suoi avversari. All’inizio utilizzava un software integrato nella tuta per analizzare questi dati, ma con l’esperienza era riuscito a essere più veloce del programma stesso, tant’è che non lo utilizzava più. In quei momenti, in cui Joe e il Turian discutevano, Jack aveva subito notato le armature Assassins dei Batarian, modello classico a basso costo della Elkross Combine, e l’armatura Agent del Turian. Si trattava di modelli piuttosto semplici che non costavano molto e perciò non erano nemmeno molto affidabili nel campo di battaglia, inoltre Jack notò immediatamente gli evidenti segni di usura sulle armature e convenne che anche una pistola come la Predator avrebbe potuto aprire in due quei tipi mirando ai punti delle armature già ripetutamente danneggiati in altre battaglie. Infine le armi che questi tizi avevano con se non rappresentavano una grossa minaccia: il Turian portava con se uno shotgun Katana che non avrebbe mai avuto il tempo di utilizzare se Jack l’avesse preso come primo bersaglio, i Batarian invece non sembravano soldati molto capaci e il Vindicator, in ogni caso, usufruiva di una raffica a tre colpi che non era l’ideale per le sparatorie sulle corte distanze, proprio come la situazione in cui si stava per cacciare Jack. Dopo quella rapida analisi non esitò un secondo di più, prese la Carnifex e la puntò alla testa del Turian.
 “Buttante a terra i fucili voi due o il vostro capo avrà un grosso spiffero nel cranio da ora in avanti.”
I due Batarian si fermarono e aspettarono che fosse Reel a parlare. La sua bocca si aprì in una grassa risata.
”Ahahahaha tu, misero Quarian, pensi di poter puntare un’arma contro di me? Sei un povero sciocco. Ma sai chi sono io? Io rappresento Aria T’Loack, quindi spara a me e ti ritroverai cadavere prima di riuscire a trovare un buco come nasconderti.”
Jack abbassò lentamente la pistola poi disse “Hai ragione. Non ti posso sparare. Non mi posso permettere il lusso di sprecare proiettili.”
Appena finì la frase Jack sferrò un gancio sinistro sul volto del Turian che cadde all’indietro facendo un tonfo pauroso. Negli istanti successivi i due Batarian alzarono i fucili per sparare, ma Jack fece una piroetta verso destra evitando la raffica dei colpi dei due che si infranse sul bancone mancando di poco Joe. Appena finito il movimento prese la mira e da inginocchiato colpì la gamba destra del Batarian più vicino a lui che, gemendo, perse l’equilibrio e si sbilanciò all’indietro. Jack gli fu subito alle spalle, con un colpo secco lo disarmò e lo fece svenire assestandogli una botta sulla testa col calcio della sua Carnifex, ma non mollò subito il corpo del nemico poiché l’altro Batarian non si fece molti scrupoli e sparò su Jack mentre c’era ancora il suo compagno nella linea di tiro. Jack contò di assorbire l’impatto dei proiettili con lo scudo cinetico del Batarian e fortunatamente andò proprio così, i colpi furono bloccati dallo scudo del Batarian che Jack aveva frapposto tra lui e il tiratore avversario. Questo diede un grosso vantaggio al Quarian, poichè il secondo Batarian doveva inserire una nuova clip termica per permettere all’arma di sparare di nuovo, ma in un istante Jack gli fu addosso e lo colpì con un calcione in volto che fece volare il Batarian oltre un tavolo del locale per farlo schiantare al suolo mettendolo K.O. Nel frattempo il Turian cercò di arrivare al Vindicator del primo Batarian, ma non riuscì ad arrivarci poiché subito Jack mise la pistola nella sua traiettoria.
“Fossi in te non lo farei. Mi sembra che tu abbia perso il fattore superiorità numerica amico, perciò ti consiglierei di svegliare i tuoi due compari, alzare i vostri culi e uscire fuori dal bar prima che io cambi idea riguardo a come gestire l’economia dei miei proiettili.”
 Il Turian furente raccattò i due compagni, ma prima di andarsene ruggì furioso “Non finisce qui Quarian. Non sai che Inferno ti scatenerò contro!”
Dopo che se ne furono andati Joe scoppiò in una grassa risata “Ahahahahah e tu che dicevi di non volerti cacciare nei guai o essere sparato ragazzo! Diavolo, li hai dato una lezione memorabile! A dire la verità figliolo, perdonami, ma non avrei scommesso proprio che saresti uscito vivo da quello scontro.”
Jack rispose a sua volta in tono ironico “Si vede che si sta arrugginendo allora, altrimenti avrebbe capito che me ne intendo di guai ed anche di pistole.”
“Ahahahah forse hai ragione ragazzo.”
Poi Joe si fece più cupo “Parlando seriamente ragazzo, ti sei appena messo contro Aria T’Loack, il che non è raccomandabile da queste parti.”
 “Ma perché ci hai aiutato?” Si intromise Rose.
 “Non vi avrei lasciato nei guai. Se l’avessi fatto non me lo sarei mai perdonato e fidatevi quando vi dico che ci sono parecchie cose di cui non mi perdono. Non mi importa se mi sono messo contro questa Aria, non sarebbe stato giusto abbandonarvi a quei prepotenti, quali che siano le conseguenze.”
Le parole del Quarian fecero colpo sui due interlocutori che non si aspettavano certo un comportamento così disinteressato, così rimasero qualche secondo senza dire nulla poi Jack ruppe il silenzio
“Quando torneranno mi consegnerò a loro, non voglio che per ripicca ci passiate voi, io li ho colpiti e le conseguenze devono ricadere solo su di me. Quanto dovete a quei balordi?”
“Non so, circa 1300 crediti, ma..”
“Eccoli qua.” Così dicendo Jack tirò fuori 2500 crediti dalla tasca dell’impermeabile e li porse a Joe e Rose che rimasero a bocca aperta.
 “Non so se basteranno a riparare i mobili sforacchiati da quei tre, ma i soldi che li dovete ci sono…ed anche i soldi dell’ottimo drink ci sono.”
Joe prese i soldi quasi controvoglia, non riuscendo stavolta a rispondere in modo ironico alla battuta fatta dal Quarian. Jack diede qualche colpo sull’impermeabile sbottonato per pulirlo da delle schegge di materiale rimastegli addosso durante lo scontro, poi prese la sua sacca, rinfoderò la Carnifex e si avviò verso la porta.
 “Li aspetterò fuori, così non sentiranno il bisogno di entrare a fare altri danni. Addio Joe. Addio Rose. Siete delle brave persone, spero che i vostri guai spariscano insieme a me.”
Mentre se ne andava Joe lo fermò e gli chiese “Aspetta! Quale è il tuo nome ragazzo?”
Jack li guardò entrambi in faccia e pensò “Si, siete proprio delle brave persone.” E poi rispose “Voi potete chiamarmi Jack.” E così uscì dal bar. Joe giurò a se stesso di aver visto un sorriso dietro il visore del casco, ma non potè mai sapere se avesse avuto ragione.
 
Aria T’Loack, seduta nel suo sofà dell’Afterlife, ascoltava seccata la storia che aveva da riferirgli quello sciocco Turian quale era Reel. Era assai contrariata dal fatto che un sudicio Quarian gironzolasse nel suo territorio difendendo i suoi debitori, come se avere in giro Archangel non fosse già abbastanza dannoso per gli affari, ma era ancora più irritata dal fatto che Reel e i suoi compagni si fossero fatti mettere sotto in modo così oltraggioso recando danno alla sua immagine. La gente che avesse sentito certe notizie avrebbe iniziato a credere che lei, Aria T’Loack, si circondava di imbecilli che si facevano picchiare a sangue da un Quarian, per giunta a mani nude. No, Aria non sopportava affatto questa situazione. Quello era il suo territorio. Su Omega lei era la Legge, il Giudice ed il Boia di quella plebaglia che gli stava intorno. Era la Dea di quei mentecatti ed esigeva rispetto. Si volse verso Reel e i due Batarian fissandoli con occhi gelidi.
“Così vorresti dirmi che un solo, patetico ed inutile Quarian abbia messo al tappeto te e questi tuoi degni compari Batarian? Sono molto delusa da te Reel.”
Il Turian ansimante cercava di scusarsi “Mia Signora non era un Quarian normale. Nessun Quarian nella norma avrebbe potuto muoversi in modo così rapido né tantomeno riuscire a stenderci tutti e tre utilizzando solo delle mosse corpo a corpo. Le dico che quel Quarian doveva essere stato addestrato da qualche persona competente oppure è stato potenziato con degli impianti.”
 “Queste cose non mi interessano Reel!” lo zittì seccata Aria.
 “Tu avevi un compito e Tu hai fallito nel portarlo a termine. Anto! Porta lontano dalla mia vista questi tre vermi incompetenti.”
Così Anto Korragan, guardia personale e braccio destro di Aria T’Loack fece un cenno a due guardie Turian che presero Reel e i due Batarian e li portarono via. Anto fece per seguirle, ma Aria lo richiamò,
 “Anto! Aspetta.”
Il Batarian tornò indietro e si mise sull’attenti aspettando gli ordini del suo capo.
“Anto devi portarmi questo Quarian tutto intero, non voglio che venga neanche sfiorato, lo devo proprio vedere questo guerriero povero che combatte per i poveracci!”
“Gli vuoi dare una lezione personalmente boss?” chiese Anto con evidente curiosità.
 “Forse Anto, forse. In realtà voglio metterlo alla prova. Se non si rivelerà all’altezza delle mie aspettative morirà e se invece mi soddisferà…” Aria si passò un dito sulle labbra con fare malizioso “…chissà potrei avere due o tre idee su cosa fare di lui. Ora va Anto.”
Il Batarian prese con se altre due guardie e prima che scendesse le scale Aria lo richiamò dicendogli “E ricorda Anto: lo voglio senza un graffio.”
 Anto fece di si con la testa e uscì con le due guardie al seguito chiedendosi cosa intendesse farsene Aria T’Loack di un Quarian che sapeva fare a pugni.

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Capitolo 5
*** Archangel deve morire! ***


CAPITOLO 4: ARCHANGEL DEVE MORIRE!
 
Mentre Jack aspettava che quel trio si ripresentasse, con vari compagni al seguito, fece un bilancio delle sue prime ore su Omega.
 “Non è andata come mi aspettavo” dovette ammettere tra se e se, “Forse è proprio vero che non riesco a stare lontano dai guai. Guardami, volendo fare l’eroe mi sono cacciato in un bel casino, ma questo è quello che avrei fatto un tempo e mi sembra un bel modo di riiniziare a fare il buono… sempre che sopravviva alle prossime ore si intende.”
Poi ripensò ai crediti che aveva lasciato a Joe “Era tutto ciò che avevo. Ora mi toccherà faticare molto di più per recuperare la roba che mi serve e forse mi toccherà scroccare un altro passaggio ad un cargo per andarmene da questo buco.”
 Vedendo che tre figure si avvicinavano da lontano verso la sua posizione decise di rialzarsi e di tenersi pronto per quello che poteva essere un altro incontro poco piacevole.
“E’ meglio pensare al presente. Quei tipi non sono certo qui per il liquore di Joe.”
 I tre si fermarono a circa cinque metri di distanza dal Quarian e il Batarian a capo del gruppo prese la parola.
 “Mi chiamo Anto straniero, sono il braccio destro di Aria T’Loack. Sei tu il Quarian che ha pestato quel Turian, Reel, e i suoi due compagni poco fa?”
Jack stava ritto davanti al Batarian, i sensi all’erta, gli sembrava strano che Aria avesse mandato solo tre dei suoi uomini per regolare il conto, quindi era lecito aspettarsi un qualche tipo di sorpresa.
“Si sono io. Dovreste insegnare l’educazione ai vostri gregari amico. Tutti sanno che prima di chiedere qualunque tipo di favore al barista bisogna ordinare da bere. I tuoi non l’hanno fatto e così gli ho dato una lezione di buone maniere.”
Jack utilizzò quella frase volutamente provocante per studiare i gesti e la reazione del gruppetto che aveva di fronte, si aspettava che il Batarian ordinasse ai due Turian dietro di lui di sparare ed invece accadde il contrario.
 “Hai la lingua lunga per essere un Quarian. Mi piacerebbe mostrarti che i tuoi insulsi trucchetti corpo a corpo non attaccano con me, ma Aria mi ha chiesto di portarti da lei senza sfiorarti con un dito, quindi ti invito a seguirmi senza sparare o fare resistenza, perché in quel caso sarei autorizzato a smontarti pezzo per pezzo, rifiuto della Galassia.”
A parte l’insulto finale, che Jack si aspettava fin dalle presentazioni, il resto di quello che disse il Batarian lo lasciò perplesso. Cosa poteva mai volere Aria T’Loack da lui tanto da richiedere al suo braccio destro di invitarlo cortesemente ad avere un colloquio faccia a faccia? Il fatto che volesse sistemare la cosa personalmente poteva voler sottointendere la necessità della Asari di mostrare che con lei non si scherza, ma sembrava eccessivo perfino per una come Aria T’Loack che di solito non faceva mai le cose personalmente, solitamente se ne stava nel suo club a dare gli ordini e non si sporcava volentieri le mani a meno di casi particolari. Ergo Jack rientrava nei casi particolari oppure quell’incontro sarebbe servito a ben altro scopo.
 “Allora vieni con le buone oppure preferisci mettermi alla prova?” chiese con un tono irritato Anto, evidentemente al Batarian non piaceva che il suo capo l’avesse mandato a svolgere il compito di fattorino, così Jack decise di accettare la proposta del Batarian
“Mi piacerebbe dare anche a te un paio di lezioni, magari su come rimangiarti le cazzate che spari, però..” Jack raccolse la sua borsa e se la mise in spalla “..accetto volentieri l’invito della tua padrona e lascerò che tu mi conduca da lei.”
Anto distorse la sua faccia in un espressione furente, strinse i pugni, ma si trattenne e disse:
“Bene, allora muoviti. Feccia Quarian.”
In pochi minuti furono dentro all’Afterlife. Il posto era decisamente come Jack se lo aspettava: stracolmo di gente fatta o ubriaca, luci stroboscopiche ovunque, musica a palla fracassa timpani, ballerine Asari ad ogni tavolo e decine di guardie pronte ad intervenire nel caso qualcuno si mettesse a fare qualche tipo di stupidaggine. Quel posto era l’ideale per farsi un idea della politica di Aria T’Loack, lei offriva alle persone del posto un luogo in cui divertirsi e fare bisboccia ed in cambio, complice lo spiegamento di forze all’interno, pretendeva che non combinassero casini nel suo territorio, di non calpestarle mai i piedi e di obbedire, pena per il mancato adempimento? La morte. Un tipo che amava la società e la libertà non c’è che dire. Prima di presentarsi dinanzi alla “Signora di Omega”, Anto tolse a Jack armi e la sua sacca consegnandoli ad una guardia.
“Salve Quarian, io sono Aria T’Loack e ti do il benvenuto all’Afterlife.” esordì l’Asari.
 “Osserva bene, perché non credo che tu in futuro potrai rimetterci piede, in realtà non credo tu abbia mai avuto la possibilità di entrare in uno di questi posti.”
 Aria giocava subito la carta del razzismo, doveva essere uno strano modo di mettere a proprio agio le persone con cui colloquiava.
 “Non credo di essermi perso poi molto. Luci, vari tipi di musica orrenda e persone poco raccomandabili o totalmente ubriache. Si, direi di non essermi perso proprio niente.” Rispose a tono Jack.
Aria fece un sorriso cattivo, “Vedo che il mio palazzo non ti stupisce, beh dopotutto non è certo questo il motivo per cui sei qui per cui direi di lasciare i convenevoli da parte per ora”.
Le sue ultime parole sembrarono più una minaccia che un velato tentativo di rimandare a dopo cose più importanti.
 “Dunque, mi è stato riferito che tu hai pestato per bene tre dei miei sottoposti per aiutare quel poveraccio di Joe. Dimmi ti consideri forse un eroe per quello che hai fatto? Aver difeso un vecchio in difficoltà ti ha fatto stare bene?”
 Il tono della voce di Aria aumentava continuamente facendosi sempre più cupo e cattivo “Questo è il mio territorio Quarian. Qui i mentecatti come Joe e te devono fare quello che dico io altrimenti sai che succede?”
 Aria, mentre parlava, aveva camminato verso di Jack ed ora era praticamente appiccicata a lui, Jack sapeva che stava per succedere qualcosa, intorno ad Aria l’atmosfera si era ricoperta di una essenza blu che dava cattivi presagi, con i muscoli tesi al massimo Jack si preparò al peggio. Aria T’Loack sollevò la mano destra e, dopo averla stretta in un pugno, colpì Jack al petto con un’onda Biotica che scaraventò il Quarian al muro antistante. Fu una botta terribile per Jack che, nonostante si fosse preparato per ricevere il colpo, non aveva potuto fare nulla per contrastare le abilità dell’Asari. Cercò di tirarsi su facendo leva sulla gamba destra, ma Aria gli fu subito addosso afferrandolo per la gola e sbattendolo nuovamente al muro.
 “Che mi dici? Questo ti fa passare la voglia di fare l’eroe, feccia Galattica?”
Jack strinse i denti e rispose “A dire la verità sono situazioni come questa che mi permettono di sgranchirmi un po’, sai se non faccio costante allenamento rischio di perdere il tono muscolare”
 Aria stava per replicare quando vide uno scintillio provenire dalla mano destra del Quarian. L’Asari lasciò la presa sulla gola e cercò di caricare un altro colpo, ma prima che potesse eseguire il nuovo attacco Jack aprì la mano e schiacciandola contro il petto dell’avversaria liberò a sua volta una scarica di energia che, creando un lampo di luce ed un fragore incredibile, catapultò Aria sul suo divano a qualche metro di distanza. Aria si rialzò lentamente piena di stupore, provata dal colpo inaspettato messo a segno dal suo avversario
“Biotismo?!” esclamò stupita, “Impossibile!”.
 Jack le diede subito chiarimenti, “Hai perfettamente ragione, non è biotismo, solo scienza”
Aria si accigliò, non capiva che cosa intendesse il Quarian.
“Vedi il mio Factotum è provvisto di un impianto in grado di generare un campo elettrico attorno al palmo della mia mano che, mantenuto stabile da dei magneti e convogliato in fili superconduttori, genera una grossa differenza di potenziale elettrico tra me e il mio avversario. Così quando ho appoggiato la mano su di te si è liberata una scarica elettrica che ha riportato i nostri corpi allo stesso potenziale, facendo un po’ di rumore e luce, ma nuocendo anche a chi al momento non era al mio stesso potenziale elettrico cioè tu”
 Aria aveva una faccia interdetta e così Jack aggiunse “ E’ un po’ come se tu avessi preso una scossa, solo moltiplicata per diecimila in potenza e visibilità”
Poi aggiunse “Questo colpo sarebbe capace di uccidere un Umano friggendogli il sistema nervoso o al minimo provocandogli un arresto cardiaco istantaneo, ma con voi Asari è diverso. Il vostro sistema nervoso è adattato a resistere ad alte scariche elettriche perciò 10.000 volt in più o in meno non fanno molta differenza per voi.”
 Mentre Aria si riprendeva, Anto e le guardie, dopo un attimo di smarrimento, dovuto ai fatti appena avvenuti, puntarono le armi su Jack, ma prima che potessero fare altro Aria li fermò.
“No! Rinfoderate tutti le armi, compreso tu Anto”.
 Il Batarian ricevette un occhiata maligna e così, come le altre guardie, rinfoderò il fucile.
 “Quarian hai superato ogni mia più rosea aspettativa” affermò Aria risiedendosi nel divano,
 “Davvero, non mi aspettavo che tu avessi il fegato, ma soprattutto la forza, di colpirmi e di tenermi testa. Siediti vicino a me, Quarian, ho un affare da proporti.”
Jack, che era già abbastanza stupito che l’Asari avesse fermato il suo attacco e quello delle guardie, rimase allibito che, dopo quella sorta di “scambio di opinioni”, Aria T’Loack avesse un affare da discutere con lui. Sebbene diffidente, Jack accettò l’invito dell’Asari di sedersi vicino a lei ed ascoltare ciò che aveva da dire, non perché fosse interessato, ma perché la mossa che aveva sfoderato, impressionando la padrona dell’Afterlife, aveva un grosso effetto collaterale: il campo di contenimento della scarica non era ancora del tutto sicuro, perciò, quando Jack utilizzava quella mossa, era praticamente certo che si sarebbe generata un’onda elettromagnetica che avrebbe disturbato tutti i dispositivi elettronici della sua tuta e per un tempo che si aggirava dai venti ai quaranta minuti. Un grosso svantaggio, se si considerava che in questo modo non aveva scudi cinetici per ripararsi dagli spari nemici, ma questo Aria non lo sapeva e certamente non sarebbe stato Jack a riferirgli che al momento era senza difese. Una volta che Jack fu seduto accanto ad Aria lei iniziò a parlare.
 “Dunque sei bravo nel combattimento ravvicinato, sei bravo con gingilli tecnologici e la scienza in generale, ma quello che mi interessa sapere è: sai anche sparare?”
 Jack non aveva motivo di mentire e così rispose:
 “Sai cosa è un cecchino Aria?”
 “Ovviamente”,
“Beh normalmente i cecchini agiscono a distanze notevoli dal centro della battaglia. I migliori che io conosca arrivano a sparare da distanze vicine ai due kilometri e non è detto che riescano a centrare il bersaglio. Io riesco a sparare da distanze prossime ai quattro kilometri, da cui riuscirei a beccare anche il piccolo bicchiere da super alcolici che avete qui, ma me la cavo anche a distanza ravvicinata con tutti i tipi di armi, fucile di precisione compreso.”
 Aria T’Loack non parve impressionata, ma sembrò convinta .
“Allora sei tu l’uomo che mi occorre per questo lavoro. Vedi c’è un cecchino che da parecchio tempo da noia ai miei affari, si fa chiamare Archangel e ti assicuro che è dannatamente bravo a uccidere”
 “Interessante, ma io cosa centro con questo?” rispose Jack in tono sicuro,
 “L’accordo che ti propongo è questo: se tu eliminerai Archangel per me, portandomi una prova della sua morte, io lascerò in pace Joe e il suo bar, nel senso che non dovrà più darmi una percentuale dei suoi guadagni e quella bettola sarà definitivamente sua, ed in più tu potrai farmi una richiesta qualsiasi che io esaudirò volentieri. Allora cosa ne pensi?”
 Jack stette un po’ in silenzio, riflettendo su quello che aveva detto l’Asari, poi rispose:
 “Dove sta l’inganno?”
“Nessun inganno, nessuna fregatura. O meglio se tu accetti e porti a termine il compito, tutto andrà bene e io manterrò la parola, ma se accetti e fallisci, tu muori ed anche Joe seguirà la tua sorte” rispose gelida Aria,
“E se rifiutassi?” chiese Jack sfidando lo sguardo dell’Asari,
 “Sarebbe come ammettere il fallimento, quindi sai già le conseguenze”,
 “Direi che non ho molta scelta.” disse Jack rassegnato,
“Eccellente. Partirai subito. Vedi i miei uomini ed altri mercenari al mio servizio hanno attaccato, proprio in questo momento, Archangel in una strada nei bassifondi. Anto ti porterà laggiù e darà ordine a quel branco di smidollati di lasciati campo libero, così si potranno godere lo spettacolo senza farsi ammazzare, ho già sprecato abbastanza tempo e risorse contro quel cecchino, vedi di non deludermi Quarian”,
“Non sia mai che io deluda una bella signora come lei, mia cara” disse Jack in tono apertamente ironico.
 “Non sfidare la mia pazienza Quarian o la possibilità di venire ucciso da Archangel sarà l’ultimo dei tuoi problemi.”
Detto questo Anto riconsegno gli oggetti sequestrati prima del colloquio a Jack e lo scortò fino ad una navetta che lo avrebbe portato a fare i conti con Archangel.
 
Una volta arrivati a destinazione Anto riunì gli uomini di Aria e gli disse di lasciare che Jack se la vedesse con Archangel, ma aggiunse anche di non rilassarsi perché sarebbe stata una cosa abbastanza breve dato che il Quarian ci avrebbe lasciato la pelle dopo pochi secondi. Jack non diede peso alle parole di Anto, si inginocchiò, aprì la borsa e montò il suo Intervention in pochi secondi. Visto che lo scenario in cui avrebbe dovuto sparare era completamente urbano, con varie possibilità di raggiungere postazioni elevate, decise di montare anche un cavalletto per ottenere migliore stabilità se fosse stato necessario, poi prese con se tre caricatori e un paio di munizioni speciali, per sicurezza controllò anche che gli scudi cinetici e il resto della strumentazione elettronica si fosse completamente ripresa dalla scossa elettromagnetica e fatto questo si rialzò e si avviò verso il campo aperto, ma prima chiese ad un soldato li vicino:
 “L’ultima posizione nota di Archangel?”
Il tipo rispose con scetticismo e un non troppo velato disprezzo “Terzo piano di quel palazzo di fronte a noi. Ora è nascosto, ma appena sarai fuori si farà sentire. Perché tu lo sappia se già morto Quarian”.
 Jack gli rispose senza neanche voltarsi a guardarlo “Lo sono da tempo amico.”
 
Archangel, nascosto nella sua postazione, cercava di capire perché quei bifolchi avessero smesso di attaccarlo, poi vide un Quarian, con un fucile di precisione tra le mani, che si apprestava ad uscire fuori dalle coperture montate dai soldati di Aria T’Loack.
 “Ragazzi, devono essere proprio alla frutta se mandano un Quarian a stanarmi”, pensò sicuro di se.
 “Spiacente Tali, ma sembra che un tuo amico sia venuto a darmi la caccia, povero sciocco, spero che tu mi possa perdonare nel caso fossi costretto ad ucciderlo.”
Così dicendo prese la mira, non punto subito al Quarian, ma al terreno a pochi centimetri da lui e sparò un colpo. Si sentì solo un ronzio, il colpo andò proprio vicino al piede del Quarian, ma quest’ultimo non si mosse, guardò prima il terreno e poi verso il luogo da cui era partito lo sparo, avanzò, alzò il suo fucile di precisione e fece fuoco, il proiettile passo vicinissimo alla testa di Archangel.
“Beh sembra che voglia fare sul serio questo tipo. Io il proiettile di avvertimento l’ho sparato, da qui in poi niente più favori.”
 
Jack prese subito riparo vicino a un mucchio di lamiere più avanti. Sapeva che Archangel gli aveva dato un avvertimento con quel colpo, ma non sapeva perché avesse avuto tanta premura verso di lui, del resto era cosciente che quello sarebbe stato l’ultimo favore che il suo avversario gli avrebbe fatto. Da quel momento non ci sarebbero state più esitazioni, o spari o muori, niente favoritismi. Espulse il bossolo dalla canna dell’Intervention e si tenne pronto per un nuovo attacco. Il difetto principale dell’Intervention era proprio quello di essere un fucile Bolt Action che necessitava di un espulsione manuale del bossolo prima di poter sparare nuovamente, difetto controbilanciato dall’enorme maneggevolezza e precisione dell’arma che la rendeva una delle migliori armi del ventunesimo secolo. Certo ora nel 2185 poteva apparire obsoleta a confronto dei nuovi modelli di fucile di precisione, ma diverse modifiche ed accorgimenti effettuati da Jack avevano reso l’Intervention nuovamente un’arma che non doveva temere rivali. Inoltre Archangel, da quanto gli aveva riferito Anto, durante il viaggio verso i bassifondi, amava utilizzare un fucile di precisione M-92 Mantis. Un ottima scelta, ma minata dal fatto che il Mantis aveva anch’esso il sistema da colpo singolo in quanto necessitava di una nuova clip termica per ogni colpo sparato e questo dava all’M-92 un lungo periodo di ricarica, a meno che non si fosse particolarmente esperti con quell’arma per eseguire una particolare manovra che permetteva un tempo di ricarica ridotto di quasi il 60% rispetto a quello originario, e data la fortuna che aveva Jack, Archangel era uno specialista col Mantis. Stette un secondo fermo per controllare la direzione e la velocità del vento, ciò gli confermò che nei bassifondi, come quasi nel resto di Omega, non vi era traccia di spostamenti d’aria, il che era naturale visto che Omega era solo un gigantesco asteroide su cui si erano insediate varie specie aliene, ma fu importante verificarlo poiché in alcuni livelli si formavano folate causate dai centri di riciclaggio dell’ossigeno che veniva espulso tramite vari condotti per Omega. Una volta confermata l’assenza di vento, Jack fece finta di uscire allo scoperto verso destra, per poi alzarsi all’improvviso dalla copertura per avere linea di tiro libera su Archangel. L’avversario cadde nel tranello e per un breve attimo fu allo scoperto, Jack mirò, premette il grilletto e rientro subito in copertura mentre aveva già espulso il bossolo dalla canna, sapeva fin troppo bene che il colpo era andato a segno, ma indubbiamente gli scudi cinetici di Archangel dovevano aver assorbito l’impatto. Ciò non toglieva che un colpo diretto come quello li avrebbe danneggiati non poco. Sfrutto il momento per passare in copertura vicino ad un muretto, ma nel farlo dovette effettuare una rapida capriola in avanti per sfuggire ad un proiettile del suo avversario che evidentemente non aveva gradito che il primo colpo a segno fosse del Quarian. Jack utilizzò il tempo che Archangel doveva impiegare per ricaricare per muoversi velocemente ad una copertura verso un edificio sulla destra, una volta di nuovo al riparo mosse leggermente la testa fuori per vedere se il suo avversario volesse tentare un nuovo approccio. Difatti fu così, Archangel si era spostato nella parte sinistra dell’edificio ed un piano più alto così da annullare la protezione, offerta dai numerosi elementi dello scenario, per Jack. Il Quarian fece per muoversi, ma stavolta fu Archangel ad essere più rapido, il proiettile colpì gli scudi cinetici di Jack all’altezza del cuore provocando notevoli danni. Vedendosi in una situazione complicata Jack sfrutto l’urto provocato dal proiettile e si lasciò cadere all’indietro eseguendo poi una capriola che lo portò molto vicino all’entrata di un edificio, nel frattempo Archangel sparò un altro colpo, ma stavolta il Quarian non si fece sorprendere, utilizzando il piede destro come perno fece un mezzo giro ed appena fu in posizione di tiro, mirò l’avversario, sparò e lo colpì con estrema precisione all’altezza degli occhi, non stette ad espellere il bossolo, prese l’occasione al volo e si infilò nello stabile evitando così una ripicca da parte dell’altro cecchino.
 
Archangel ebbe la conferma di ciò che temeva, l’ultimo proiettile aveva eliminato i suoi scudi e il tempo di ricarica appariva notevole, ora era davvero a rischio, il prossimo colpo non sarebbe stato fermato da nessuna barriera, il suo corpo avrebbe assorbito l’impatto, con tutte le conseguenze del caso. Doveva ammetterlo aveva sottovalutato il suo avversario che si era rivelato fin da subito un combattente con incredibili abilità. Il fatto che fosse un Quarian lo aveva convinto a non preoccuparsi più di tanto, perciò non aveva elaborato una tattica offensiva e difensiva. Ora invece si trovava in una situazione di svantaggio da cui era difficile uscirne, soprattutto in questo momento, nel quale aveva perso di vista il suo nemico. Riflettè per qualche secondo spostandosi di quando in quando da una copertura all’altra. Per ora poteva sfruttare il vantaggio di essere lui a dover essere trovato dal nemico perciò avrebbe potuto agire a basso profilo piazzando una trappola in cui far cadere il suo avversario, gli parve una buona idea, ma c’era il rischio di esporsi durante il montaggio della trappola, cosa non trascurabile. Passarono diversi minuti, ma tutto taceva li intorno, Archangel non sapeva se il suo avversario fosse ancora nel edificio di fronte a lui oppure si trovasse da un'altra parte, magari nello stesso palazzo. Dopo alcune esitazioni e vedendo che gli scudi cinetici avevano recuperato solo il 12% dell’autonomia totale, troppo poco per proteggerlo da un altro colpo diretto, si decise ad esporsi e a piazzare la trappola, se avesse funzionato lo scontro si sarebbe concluso a suo favore, in caso contrario avrebbe probabilmente concluso li la sua carriera di cecchino. Trovò un lungo corridoio che svoltava sulla destra, piazzò la trappola a metà percorso, il cuore in quel momento batteva all’impazzata, era in una posizione troppo esposta e un solo colpo lo avrebbe certamente ucciso all’istante, ma filò tutto liscio, successivamente cercò di nascondere la trappola meglio che potè, coprendola con dei calcinacci trovati nei dintorni, si nascose nella svolta ed attese. Dopo un minuto gli sembrò di sentire dei passi, si tenne pronto a tutto e attese. La bomba esplose in un grosso boato, rompendo il delicato silenzio che era presente nell’aria fino a pochi istanti prima, Archangel uscì allo scoperto rannicchiato su un ginocchio mirando il punto dell’esplosione, non vide ciò che si aspettava ed anzi, vide il Quarian in fondo al corridoio che lo teneva sotto tiro. Sapendo di essere spacciato si rialzò in piedi, si espose apertamente al fuoco nemico e sparò in direzione dell’avversario.
 
Jack lo aveva in pugno. Archangel, vedendosi spacciato, lo stava sfidando a viso aperto, il Quarian non cadde nella trappola e sparò mirando al cuore. Un lampo gli passo vicino all’orecchio destro, eliminando gli scudi cinetici e provocando uno spostamento della mira di quanto bastava per far perdere al proiettile la traiettoria designata andando a colpire di fatto il muro dietro al suo avversario. Archangel, incredulo dell’enorme fortuna appena capitatagli, si sbrigò a ricaricare, ma Jack non perse altro tempo, si lanciò in corsa verso l’altro cecchino, espulse il bossolo e, nel medesimo istante, inserì uno dei suoi proiettili speciali nella canna. Non avendo tempo di mirare con precisione, usò una tecnica di cecchinaggio adatta per il combattimento a corto raggio chiamata Quick Scoping. La tecnica consisteva nel portare il reticolo del mirino in prossimità dell’occhio dominante in modo da avere una componente visiva sia del fucile da cecchino, con un occhio rivolto nel reticolo, sia quella normale dell’occhio che era rivolto verso l’ambiente circostante. Quando il reticolo era sull’avversario bisognava distogliere l’occhio dal mirino, senza però abbandonare la posizione di mira guadagnata, e sparare. In questo modo, teoricamente, il colpo avrebbe centrato il bersaglio e nel contempo, visto che si era ritornati con entrambi gli occhi alla visione dell’ambiente, era possibile effettuare delle ritirate tramite capriole o altre manovre evasive. La tecnica era estremamente difficile da padroneggiare, poiché un cecchino era solitamente abituato a mirare in tutta tranquillità da distanza di sicurezza e utilizzando massima concentrazione sull’occhio dominate, ovvero quello che guardava attraverso il mirino, ignorando perciò l’altro occhio che normalmente veniva chiuso per evitare di confondere i sensi guardando il resto dell’ambiente. Servivano perciò sensi iperattivi e una coordinazione occhio-mano davvero eccezionale che, solitamente, era impossibile da ottenere senza l’utilizzo di farmaci appositi. Jack era riuscito, invece, a sviluppare ed adattare il suo organismo all’utilizzo di questo sistema di mira anche in situazioni di stress elevato, raggiungendo vette di eccellenza davvero impareggiabili. La sua mossa, infatti, andò a buon fine, Archangel fu colpito in pieno petto e il contraccolpo lo sbalzò fuori dalla finestra a lui antistante facendogli fare un volo da circa tre metri di altezza. Jack espulse il bossolo, soddisfatto, poi chiamò Anto.
 “Piaciuto lo spettacolo Anto?” gli chiese beffardo,
 “Sul serio Quarian, come cazzo hai fatto?” lo stupore era percepibilissimo dalla sua voce, d'altronde Anto aveva probabilmente assistito al volo effettuato da Archangel un attimo prima.
 “Non avrei scommesso neanche un credito che saresti sopravvissuto alla battaglia, ne tantomeno che saresti riuscito ad accoppare quel bastardo di Archangel. Credo di averti sottovalutato” ammise infine il Batarian.
 “Si, è un errore che fanno in molti. In ogni caso non fare ancora avvicinare i tuoi, potrebbe essere ancora vivo, la caduta non era poi da una posizione così elevata. Ti richiamo io appena ho la certezza che abbia esalato l’ultimo respiro”.
“Come vuoi amico”, rispose Anto e chiuse la chiamata.
 “Adesso mi chiami amico? Ora che hai capito che non mi devi fare incazzare vero? Insopportabile stronzo” così pensava Jack mentre si avviava verso le scale per raggiungere Archangel.
 
NDMrM.
Stavo pensando, perché non inserire, a fondo pagina, almeno il titolo del prossimo capitolo? Non un idea originale, ma non mi sembra possa nuocere granchè alla narrazione, anzi, teoricamente dovrebbe coinvolgere di più, almeno spero. Dunque vi aspetto al prossimo capitolo intitolato: “Il Nuovo Mondo”.
Solo un accenno riguardo al Quick Scoping. Qui non è resa come abilità sovrannaturale, ma bensì più umana (anche se molto difficile da operare)  poiché dipende esclusivamente dall’abilità del soldato. Questo implica il fatto che non può essere usata a ripetizione per compiere delle stragi, ma è limitata ad un colpo singolo. Il nome della tecnica è tale solo in virtù del fatto che in questo modo è facilmente comprensibile. 

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Capitolo 6
*** Il Nuovo Mondo ***


CAPITOLO 5: IL NUOVO MONDO
 
Archangel si risvegliò dalla brutta caduta, incredibilmente, con ancora tutte le ossa al loro posto. Si tolse l’elmetto dalla testa. Ci si sentiva soffocare dentro e a quel punto non gli sarebbe servito a molto. Il dolore si faceva sentire, ma doveva rialzarsi. Il Quarian non avrebbe di certo tardato a scendere per controllare di averlo davvero ucciso, quindi doveva muoversi e levarsi di torno il prima possibile. Mentre cercava di riunire le forze per risollevarsi sentì una voce all’auricolare
“Archangel sei ancora vivo? Rispondi Archangel!”
“Chi è che parla?” chiese con un filo di voce.
“Quello che ti ha appena fatto volare dalla finestra” disse la voce.
 Archangel fu attraversato da un brivido, “Che vuoi? Vuoi sentirmi supplicare pietà? Spiacente non ti darò questa soddisfazione” disse, quasi in un ringhio.
 “Niente di tutto questo.  Ti voglio salvare la vita amico”
Con diffidenza Archangel rispose: “Cosa c’è hai dei rimorsi? O speri che io caschi in una trappola così semplice?”
Il tono del suo avversario sembrava, per qualche strano motivo, colpevole “Senti, non mi sono arruolato volontario per questo incarico, se non lo avessi fatto avrebbero ucciso degli innocenti”
“Bel tentativo” rispose Archangel stancamente mentre si rialzava lentamente da terra,
“E io che pensavo che fossi solo un bravo cecchino”, ironizzò.
“Senti avrei potuto benissimo ucciderti mentre piazzavi la tua trappola ed anche nel nostro confronto a viso aperto avrei potuto farlo, ma non l’ho fatto. Anzi, se ti controlli il petto non vedrai alcun segno di proiettile, questo perché ne ho usato uno speciale che creasse solo un contraccolpo per farti finire dove sei ora”
 Archangel si tastò il petto. Il Quarian aveva ragione così rispose,anche se con ancora un po’ di diffidenza, “Se dici il vero, quale sarebbe il tuo piano ora?”
“Vedi quel veicolo dietro di te? Ne ho sbloccato le portiere, puoi salirci sopra e fuggire”
 Archangel, sebbene ancora diffidente, si stava dirigendo lentamente verso il mezzo quando il Quarian riprese a parlare:
“Ma sarà solo per poco. Io ti sparerò al motore e tu precipiterai verso un casolare. Appena prima dello schianto, ti lancerai verso destra e atterrerai, anche se non molto delicatamente, in un palazzo. Nasconditi li e quando questi tipi se ne saranno andati vattene via e riposati per qualche giorno”
Archangel constatò che le portiere erano effettivamente aperte, perciò, stavolta più fiducioso, salì nel veicolo e chiese: “Perché mi aiuti? Avresti semplicemente potuto uccidermi e saresti stato apposto, avresti salvato delle vite”.
Dopo qualche attimo il Quarian rispose, “Non ti avrei mai eliminato, tu fai del bene combattendo questi bastardi e io non ti voglio certo impedire di prendere a calci questi stronzi. Se stai fuori dai giochi per un po’ il mio problema svanirà e una volta andatomene di qui non potranno più trovarmi.”
Poi, come per dare un ulteriore prova di ciò che diceva, disse: “Se vedessi il mondo solo in bianco e nero probabilmente ti avrei ucciso, ma sai, al mondo esiste anche il grigio. Ora mettiamo in scena il nostro teatrino. Lascia per terra il tuo fucile da cecchino, sarà una prova che consegnerò per testimoniare la tua morte”
“D’accordo, muoviamoci” rispose Archangel.
Il piano andò come stabilito. Appena Archangel fu in volo, Jack colpì i suoi motori e la nave andò a schiantarsi su un edificio industriale provocando una reazione a catena che scatenò un immensa esplosione. Quando Anto arrivò con i suoi, il posto era completamente avvolto dalle fiamme. Il Batarian non chiese nemmeno se Archangel era morto, in quell’inferno di fuoco non sarebbe potuto sopravvivere nessuno. Tornati da Aria T’Loack, Jack disse come era andata: lo scontro, il volo di Archangel, la sua fuga ed infine l’esplosione. L’Asari rimase in silenzio per tutto il racconto guardando di tanto in tanto Anto per vedere se confermava i fatti narrati dal Quarian. In ultimo Jack le mostrò il fucile Mantis di Archangel ed allora non fu più necessaria altra spiegazione. Mentre Aria giocherellava con l’M-92 disse
 “Mi hai servito bene Quarian, ed io per ricompensa manterrò fede alla parola data: il vecchio Joe non avrà più nulla da temere da me o dai miei uomini e tu ora puoi chiedermi ciò che vuoi ed io esaudirò il tuo desiderio”
Jack riflettè un attimo e poi disse “Vorrei una nave. Caricata con cibarie e medicine per destro aminoacidi, alcune scatole di munizioni e un po’ di crediti, diciamo 3000, così potrò ripartire per unirmi alla Flotta Migrante”
“Tutto qui? Pensavo che sfruttassi meglio questa tua possibilità di avere ciò che più desideri. Davvero non vorresti qualcos’altro?” Chiese Aria con tono provocatorio.
“Non voglio abusare della gentilezza che mi da, mia bella signora, e poi ciò che davvero desidero ora è andarmene e ritornare dalla mia gente” disse con un tono di adulazione Jack,
“Peccato” rispose Aria un po’ delusa “Avresti potuto divenire un ottima risorsa e un grande braccio destro”
A sentire quella frase, Anto, che era sull’attenti vicino al muro li vicino, fece una faccia sorpresa e, forse, anche un po’ sconvolta. Ne aveva tutte le ragioni. Ad Aria non servivano due bracci destri e, tra i due, sarebbe stato di sicuro Anto ad essere, per così dire, licenziato. Per sua fortuna Jack non aveva in programma di fermarsi oltre ad Omega, ne di lavorare per Aria T’Loack.
 “Mi spiace di doverti deludere Aria, ma il mio posto non è qui”,
Aria apparve molto dispiaciuta per un lungo istante, ma poi si riprese e continuò:
“Comprendo Quarian. Farò preparare la tua nave. Mi dispiace perdere un guerriero del tuo valore, ma me ne farò una ragione.” Poi aggiunse con voce, forse, un po’ maliziosa, “Anche se spero vivamente che questo non sia un addio”
“Chi lo sa?” disse Jack, “Magari il destino ci farà incontrare ancora. Anche se spero in una situazione più piacevole di questa” affermò ironico,
“Si mi piacerebbe molto. Per il momento, comunque, addio Quarian ed, a proposito, non so ancora il tuo nome”
“Perché rivelartelo adesso? Sarà una motivazione in più per doverci reincontrare non credi?”
Fece il misterioso, ma Aria sembrò gradire quell’idea, poiché fece un piccolo sorriso e lo congedo con un gesto della mano mentre si ritirava nelle sue stanze. Poche ore dopo la nave era carica e Jack stava soltanto eseguendo i controlli pre-lancio, quando una figura avvolta in un mantello si avvicinò a lui. Jack non smise di fare i preparativi e, senza voltarsi, disse:
“Non ti avevo detto di stare fuori dai giochi per qualche giorno? Se ti vedono qui sarà un bel problema lo sai no?”,
 Archangel rispose sereno “Tranquillo, sono stato cauto, non sarei venuto se non fossi stato sicuro che tu fossi solo. Ad ogni modo volevo solo ringraziarti per avermi salvato la vita ed anche complimentarmi per la tua bravura. Sei un ottimo tiratore”
 Jack smise di lavorare, si voltò e si avvicinò a lui. Era un Turian. Aveva un visore militare sull’occhio sinistro e diverse linee blu che scorrevano nel viso. L’armatura, di colore blu e nero, era di tipica fattura Turian, usata principalmente da soldati e dalle truppe della C-Sec. Questa però era stata modificata in vari punti: il busto era stato rinforzato rispetto alla versione originale, un’ottima decisione, ma che avrebbe potuto sbilanciare troppo il corpo in alcune situazioni; le protezioni di braccia e gambe erano state ridotte all’essenziale, niente da eccepire qui, era la strategia migliore, visto che la versione originale utilizzava materiali pesanti che non servivano a nulla in quelle posizioni. Non c’era dubbio, Archangel sapeva il fatto suo anche in queste cose. -D’altronde i Turian vivono per la vita militare.-, pensò Jack, -Non mi aspetterei mai di trovare un Turian che non si intendesse di certe cose-.
“Tu fai un ottimo lavoro proteggendo la gente di qui, non sarebbe stato giusto togliere a queste persone la loro speranza di vivere una vita tranquilla senza che Aria o gli altri gruppi mercenari rovinino loro la vita”
“Ma, se tu mi avessi ucciso ti saresti liberato subito dei tuoi problemi e non avresti dovuto inventarti tutto questo piano che ti mette molto a rischio” rispose in un tono quasi di rimprovero Archangel.
“Te lo detto, al mondo esiste anche il grigio. Se non mi fossi preoccupato delle conseguenze ti avrei ucciso subito, ma io tengo alla vita di tutte le persone che sono bloccate su questo scoglio e che credono in te per salvarsi, è così che agisco” –O meglio agivo- si ritrovò a dirsi colpevole, “ed è così che continuerò a farlo”,
“E’ molto più semplice vedere il mondo in bianco e nero. Io non so che farmene del grigio” lo disse con un tono di rassegnazione che fece scattare Jack.
“Se la pensi così non salverai mai queste persone! E non salverai nemmeno te stesso. Ti perderai in quei tuoi due colori finchè non vedrai solo il nero ed allora sarà troppo tardi per tornare indietro.”
Così dicendo gli punto un dito sulla corazza, “Perderai te stesso, tutto quello per cui hai lottato e sarà difficilissimo uscirne”.
Poi Jack tornò verso la navetta dicendogli severo, “Inizia a vedere il grigio, oppure temo che dovrò ricredermi sul fatto di non averti ucciso qualche ora fa.”
Fu un discorso molto duro che colpì nel cuore e nella mente Archangel, stette un po’ zitto e poi, cambiando discorso, riprese:
 “Allora dove hai intenzione di andare ora?”,
“Tornerò alla Flotta Migrante. E’ ora di ritornare dal mio popolo e rendermi utile come posso”,
“Avranno sicuramente bisogno di uno come te lassù e, se la incontri, salutami una mia vecchia amica, si chiama Tali’Zorah nar Rayya. A proposito io non mi sono ancora presentato: sono Garrus Vakarian anche noto, come ben sai, Archangel e tu? Quale è il tuo nome?”
Jack prese a sedere nella cabina di pilotaggio, lo guardò e disse “Io non ho un nome. Come te, sono conosciuto solo con il mio soprannome. Io sono il Jack di Picche, ma tu puoi chiamarmi semplicemente Jack”
Garrus notò, tra le righe di quella frase, un filo di malinconia, ma si guardò bene dall’indagarci sopra, “Bene allora Jack, buona fortuna per il tuo futuro”,
“Anche a te Garrus. E ricorda: cerca il grigio”,
“Lo farò. Ehi guarda che il giorno che ci reincontreremo voglio la rivincita. Solo tu, io e i nostri fucili di precisione” gli intimò indicandolo con un dito.
Jack ridacchiò un poco cercando di non farsi notare, “Non vedo l’ora Garrus. A proposito fammi un favore, daresti protezione al proprietario del bar “Da Joe” e alla sua compagna? Mi hanno aiutato molto, sono brave persone”,
“Non temere, conta su di me, te li saluterò. Arrivederci Jack.”
“Arrivederci Garrus, abbi cura di te” e si allontanò nello spazio alla volta della Flotta Migrante Quarian.
 
Ci vollero circa quattro ore per raggiungere la Flotta Migrante, durante le quali Jack aveva finalmente aperto il datapad del dottor Kravinov e assimilato tutti i nuovi dettagli della sua nuova vita. Dopo lo scontro con Archangel aveva capito che andare alla flotta Quarian, senza avere nessuna cattiva intenzione, non era una idea da buttare. Si, avrebbe mentito usando false informazioni fornitegli da Cerberus, ma che altra scelta aveva? Voleva trovare un po’ di tranquillità e soprattutto voleva ritrovare se stesso. Dopo aver eliminato l’equipe di Cerberus era stato assalito dall’odio verso quei mostri e voleva giustizia per ciò che era stato fatto a lui e ad altre centinaia di persone ed alieni, ma era giustizia o solo vendetta? In cuor suo sapeva che si stava imbarcando in una missione di vendetta e non per ciò che era stato fatto a lui o ad altri, ma solo per sfogare l’odio che teneva dentro di se da troppo, troppo tempo. L’incontro-scontro con Garrus e il momento in cui aveva preso le difese di Joe gli avevano aperto gli occhi. In quei momenti aveva ritrovato il vecchio se stesso, aveva recuperato l’immagine di se che Jen adorava: il soldato che agiva per il bene degli altri e non per qualche crociata di vendetta ed odio. Voleva recuperare se stesso, ma sapeva che non sarebbe stato affatto facile. L’odio che esprimeva era parte di lui, non una doppia personalità, ma l’espressione della sua riluttanza a indietreggiare davanti a delle situazioni che un buono non avrebbe potuto affrontare. Un giorno avrebbe dovuto scegliere chi doveva essere e ciò, probabilmente, poteva significare un cambiamento radicale nel suo modo di agire e pensare. Non sapeva cosa sarebbe diventato, ma Jack voleva tentare di essere il buono. Per ora però il punto focale era entrare nella Flottiglia dove, forse, avrebbe trovato il posto ideale per riflettere. Ad ogni modo, per entrare gli serviva un vero nome Quarian e un passato che risultasse credibile a dei controlli che sarebbero stati sicuramente effettuati per verificare la sua storia. Non poteva semplicemente presentarsi come il Jack di Picche, un Quarian senza un vero nome e nessuna appartenenza ad una nave. No, gli servivano quei dati. Aveva calcolato che il rischio di essere scoperto era davvero molto basso, la storia fornita da Cerberus era davvero accurata e, a meno di qualche imprevisto, difficilmente sarebbe stata smentita. Jack  pensò un attimo al fatto che avrebbe vissuto da ora in poi con i Quarian. Non poteva farci niente, era riluttante a vivere con loro, ma, che gli piacesse o meno, quella ora era la sua gente. Un bip del computer di bordo gli segnalò di avere parecchie navi lungo la traiettoria di volo, Jack lasciò il datapad e poco più avanti, circa a 200.000 kilmotri, potè finalmente vedere la Flotta Quarian stagliarsi nello spazio. Si avvicinò prudentemente e quando fu a meno di 150.000 kilometri vide un gruppo di navi più piccole staccarsi dal resto della flotta per andargli incontro.
“Ecco che arriva il comitato di benvenuto. Prego che le informazioni che ho siano buone, o quella che seguirà sarà la fuga più breve che la storia ricordi.”
Jack era, in effetti, leggermente in ansia per quello che stava per succedere. Se avesse commesso un qualche tipo di errore o se le informazioni che aveva non avessero convinto i Quarian non avrebbe di certo avuto impegni per i prossimi giorni. Dopo pochi minuti dall’altoparlante uscì una voce Quarian che intimò:
 “Nave sconosciuta, state entrando in un’area ad accesso limitato, identificatevi”,
 -Ok si balla- pensò Jack prima di rispondere. “Qui è Beck’Roh nar Gedya. Richiedo autorizzazione per riunirmi alla Flotta.”,
“Verifica per l’autorizzazione.” Chiese immediatamente la voce.
“Ogni giorno vivo solo per la Flotta. Ogni respiro che faccio è per la Flotta. La mia vita appartiene alla mia gente.”
Passarono diversi minuti in cui Jack non ricevette risposta. Le navi da battaglia Quarian erano ancora intorno a lui, pronte a fare fuoco se fosse stato necessario, poi la voce di prima chiese:
“Hai detto di appartenere alla Gedya, confermi?”
“Si confermo” rispose Jack titubante.
 Trascorsero altri dieci minuti buoni poi la navi abbandonarono la posizione di attacco ed iniziarono a tornare alle loro navi, tranne una da cui partì una comunicazione.
“La Flotta ti da il bentornato a casa Beck. Ti scorterò verso la Neema su cui potrai attraccare”
“Grazie, anche io sono felice di essere tornato a casa.”
Il pilota Quarian lo scortò attraverso l’intricato groviglio di navi della Flotta Migrante fino all’astronave Neema dove lo lasciò per andare a riunirsi ai suoi compagni,
“La Neema ti da il benvenuto a bordo Beck’Roh nar Gedya. Attracca al molo quattro, ci prenderemo cura della tua nave e di te”.
 Jack sapeva dove voleva andare a parare quella voce, ma si attenne al piano e attraccò al molo quattro. Appena attraccato scese dalla nave e andò verso la banchina dove trovò un gruppo di soldati Quarian che gli puntarono i fucili contro. Jack rimase fermo, poi un Quarian disarmato, con le mani incrociate dietro la schiena, si fece avanti.
 “Sono il capitano Iuri’Fev vas Neema, benvenuto a bordo compagno”.
 Jack non riuscì a trattenersi, “Da come sono stato accolto non direi che si tratta di un benvenuto capitano, oppure lei li sa fare molto male”.
Il capitano non si scompose “Sai dobbiamo essere un po’ sospettosi verso i tuoi confronti. Visto che ti sei identificato come appartenente ad una nave con cui non abbiamo più comunicazioni da 10 anni”.
 Jack si accigliò “Quindi voi non sapete niente?”
 “Cosa dovremmo sapere?”
 “La Gedya è andata distrutta 10 anni fa capitano. Io sono l’unico superstite di quel disastro”.
Il capitano sembrò sorpreso da quella rivelazione, ma prima che potesse parlare arrivò da dietro di lui un altro Quarian che prese la parola “Distrutta? Dici sul serio?”
 “Si signore. Una vera tragedia.”.
Il Quarian appena arrivato si identificò “Sono l’ammiraglio Han’Gerrel vas Neema. Vieni con me ragazzo, voglio che tutto il consiglio Quarian sappia quello che hai da riferirci in merito a questa storia. Capitano torni alle sue mansioni, ora prendo io sotto custodia questo Quarian.”
 “Si signore. Avete sentito l’ammiraglio? Tornate tutti alle vostre postazioni!”
 Jack si mise dietro all’ammiraglio che lo portò sulla plancia della nave così Han’Gerrel potè richiedere una riunione del consiglio dell’ammiragliato per ascoltare la storia di Jack sul disastro della Gedya.
Ci vollero tre ore per riunire il consiglio, ma alla fine tutti erano pronti ad ascoltare ciò che Jack aveva da raccontargli. A dirla tutta sembrava quasi un processo, con tanto di spettatori che si erano riuniti attorno alla zona del consiglio per sapere che cosa stava accadendo. Inoltre il consiglio aveva deciso di rendere la questione di dominio pubblico poiché molti Quarian avevano amici sulla Gedya, perciò alcune telecamere avrebbero girato il video del processo alle altre navi della Flotta.
L’ammiraglio Han’Gerrel prese per primo la parola “Ringraziamo gli Antenati per essere qui oggi. Amici miei oggi ha fatto ritorno alla Flotta un Quarian appartenente all’astronave Gedya scomparsa una decina di anni fa in circostanze ignote. Oggi il qui presente Beck’Roh nar Gedya ci spiegherà che fine ha fatto l’astronave in questione e quali sono stati gli eventi che hanno portato a tale scomparsa. Prego”
 Un brusio di sottofondo si fece largo tra la folla. Jack, con ancora addosso il suo impermeabile nero sbottonato, fece un passo avanti e iniziò a raccontare.
“Ammiragli, gente della Flotta, oggi sono qui per portarvi cattive notizie: l’astronave Gedya è stata attaccata, depredata e distrutta da dei pirati spaziali. Non vi è altro sopravvissuto se non il sottoscritto” Si fermò un attimo per prendere un lungo respiro “Ed è quindi con grande dolore che devo confermare la morte di più di 2000 Quarian che si trovavano all’interno della nave.”
Dalla folla che si trovava li attorno  si alzarono voci, grida, pianti e lamenti, purtroppo per loro quella era la parte della storia che era autentica. La Gedya era stata effettivamente attaccata, ma non da pirati, bensì da Cerberus che chissà quali orribili esperimenti aveva effettuato su quelle persone.
“Ordine!” esclamò l’ammiraglio Zaal'Koris vas Qwib Qwib cercando di richiamare al silenzio la folla. Dopo che la gente attorno si calmò si rivolse verso Jack e chiese in tono molto duro
“Se è andata come dici tu, come ti sei salvato? Perché tu ci sei riuscito e gli altri tuoi compagni no? Perché non gli hai aiutati a fuggire con te?”
 Jack rispose a sua volta in tono duro che, sicuramente, apparve come una mancanza di rispetto verso l’ammiraglio “Ammiraglio all’epoca dei fatti ero troppo giovane. Non avevo mai partecipato ad uno scontro a fuoco, ho visto morire i miei amici e i miei compagni, ho visto quegli animali che sparavano anche sui cadaveri e godevano nell’ucciderci. Non ho potuto fare niente perché ero terrorizzato, non riuscivo neanche a pensare o a muovermi, figuriamoci cercare di aiutare qualcuno!”
 Si fermò un attimo, poi ,in un tono che sapeva quasi di colpevolezza, disse “Vuole sapere come mi sono salvato? I miei genitori mi portarono verso i gusci di salvataggio. Mi ci nascosero dentro e poi, proprio quando anche loro stavano per salire, sbucò fuori uno di quei mostri che li falciò con una raffica di colpi davanti a me. L’ultimo gesto di mio padre fu quello di espellere il guscio di salvataggio. Il resto mi è confuso. Mi risvegliai su Thessia dove delle Asari mi aiutarono a ricomporre i pezzi della mia storia, poi me ne andai. Prima che lo chieda, non sono tornato subito alla Flotta per un solo motivo: Vendetta. Cercai in lungo e largo nella Galassia quei bastardi e alla fine li ho trovati” si fermò un secondo e poi con un tono di minaccia chiese “Vuole sapere anche cosa ho fatto dopo?”
Il silenzio regnava ora attorno a lui. Nessuno dell’ammiragliato sembrava volere fare altre domande poi, preso coraggio, parlò ancora Han’Gerrel.
“Amici miei, non credo ci sia bisogno di sapere altro. Vorrei ora proporre al consiglio che il qui presente Beck’Roh diventi un membro ufficiale del mio equipaggio ottenendo così il titolo di vas Neema”
Un applauso si levò dalla gente intorno, ormai numerosissima, con grida di approvazione verso l’ammiraglio e verso Jack.
 “Calma amici, calma” interruppe ancora una volta Zaal’Koris.
 “Han’Gerrel tu sai bene che ci che chiedi è impossibile, non si può dare un titolo del genere solo per ciò che questo ragazzo ha subito, è necessario il Pellegrinaggio con relativo dono”
“Mi duole dirtelo Han, ma Zaal’Koris ha ragione. Non possiamo fare strappi alla regola” disse l’ammiraglio Daro'Xen vas Moreh.
 “E se invece io vi facessi il dono di cui avete bisogno?” disse Jack,
“Non sono uno stupido. Sapevo che per tornare ed essere accettato avrei dovuto portare con me un dono a fare alla Flotta. Se controllate, all’interno della mia navetta troverete medicinali, cibarie e munizioni per la nostra gente e, per quanto possano essere utili, c’è anche una discreta somma in crediti, ma il vero dono l’ho qui con me” così dicendo premette sul Factotum che fece apparire l’immagine della Galassia in cui brillava un puntino luminoso.
 “Quello che vedete qui è il deposito segreto di quei pirati. Laggiù troverete tutta la loro strumentazione, le armi, le loro navicelle e chissà cos’altro. Dunque, spero sia sufficiente per dimostrare la mia fedeltà.”
 L’ammiraglio Han’Gerrel disse, pieno di entusiasmo, “Signori, non credo che ci siano più obiezioni da fare. Beck’Roh. Io ti prendo nel mio equipaggio, nel quale, confido, ti renderai molto utile, e ti attribuisco il titolo di vas Neema. Bentornato a casa!” Un grande applauso esplose tutt’intorno e Jack riuscì solo a dire “La ringrazio ammiraglio, spero di non deluderla.”
 
Nel prossimo capitolo avremo la lotta con le proprie paure e con se stessi, ci risentiamo prossimamente con:“Il Fondo Dell’Abisso”.

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Capitolo 7
*** Il Fondo Dell'Abisso ***


CAPITOLO 6: IL FONDO DELL’ABISSO
 
Dopo quella sorta di comizio, molti Quarian si fermarono a parlare con Jack per chiedere qualche dettaglio in più sugli eventi della Gedya o semplicemente per presentarsi a lui e dargli il benvenuto nella comunità. Jack si rivolse a più persone che poteva per cercare di non sembrare un tipo troppo distaccato o troppo timido, ma era davvero difficile rispondere a tutti quei Quarian che lo avevano letteralmente circondato. Per sua fortuna arrivò l’ammiraglio Han’Gerrel a cavarlo da quel groviglio di persone.
“Per favore amici miei! Per favore! Lasciate respirare il nostro nuovo arrivato. Avrete sicuramente tanto tempo per fare la sua conoscenza e presentarvi a lui, ma per ora ve lo devo requisire, poiché come tutti voi ben sapete ogni Quarian deve rendersi utile alla comunità ed alla nave esercitando le sue abilità. Ora, infatti, lo porterò via e lo sottoporrò ai test di consuetudine, quindi per favore lasciateci passare”.
La folla fece largo ai due che si allontanarono in uno dei corridoi della Neema per raggiungere un ascensore che li avrebbe portati ai livelli superiori della nave. L’ammiraglio, durante il tragitto, tranquillizzò Jack riguardo ai test.
“Non devi preoccuparti dei test, è solo un metodo di routine con cui stabiliamo se un Quarian è più portato per svolgere, all’interno della comunità, il ruolo di meccanico, la guardia di sicurezza, supporto logistico o altri tipi di mansioni. Ed in ogni caso vorrei che tu ti riposassi ora. Hai avuto una giornata difficile, soprattutto grazie a Zaal’Koris. Farai i test tra qualche ora, ma ora vieni ti mostro il tuo alloggio.”
L’ascensore si era fermato in un livello stracolmo di Quarian che passeggiavano lungo un corridoio, su i cui lati erano poste delle specie di cabine o, per meglio dire, loculi in cui l’equipaggio sembrava viverci, ricchi di stoffe colorate o altri simboli che servivano per lo più a distinguere un’abitazione da un’altra. Han’Gerrel si fermò, dopo un centinaio di metri, vicino ad una piccola cabina che non presentava simboli o stoffe distintive.
“Questa è la tua cabina Beck. Spero vivamente che lo spazio si sufficiente e che dentro ci siano tutte le tue cose”.
Jack mosse un paio di passi all’interno della cabina guardandosi intorno dall’alto in basso, per poi accovacciarsi su una borsa che scoprì contenere le sue cose.
“Aveva molta fiducia sul fatto che io sarei riuscito a diventare membro del suo equipaggio. Come mai?”
“Sulla mia nave non si abbandonano Quarian in difficoltà” disse serio l’ammiraglio “E poi…non so Beck, mi hai subito fatto una buona impressione e io mi fido delle mie sensazioni”.
Jack si rialzò lentamente e rispose con sincerità “Davvero non so come ringraziarla ammiraglio. Mi ha accolto sulla sua nave e mi da la sua fiducia nonostante ci siamo appena conosciuti”.
“Nessun problema, ma vedi di essere in forma per i test quando ti chiamerò. Per ora dormi e, se possibile, togliti quell’impermeabile, qua sei tra amici.”
Han’Gerrel si congedò in questo modo da Jack che, rimasto da solo nella cabina, si mise a pensare riguardo a ciò che l’ammiraglio aveva detto sul suo impermeabile. Per quanto a molti poteva sembrare un semplice indumento in realtà non lo era per Jack. Quell’impermeabile era un segno distintivo della sua personalità, e quando un oggetto si lega a te in questo modo è difficile separarsene, tuttavia Jack convenne che se voleva provare a tornare il soldato dalla nobili intenzioni era necessario cambiare partendo dalle piccole cose e quello era il momento di separarsi dal suo impermeabile. Non lo avrebbe comunque buttato via come uno straccio, poteva sempre tornare utile in qualche occasione, così lo appese in una sorta di gancio metallico sulla parete destra della cabina e sedutosi, con le spalle al muro, provò ad avere le sue prime ore di sonno di questa settimana.
 
Come al solito non fu una dormita tranquilla. L’incubo era sempre quello: Jack si ritrovava nel fondo di un abisso circondato dal buio, privo di armi e con un freddo che gli ricopriva il corpo fino a penetrare le ossa. Da piccolo, come molti bambini, temeva il buio poiché pensava potesse celarsi un mostro pronto a saltare fuori per fargli del male e sempre come ogni bambino aveva capito che i mostri non esistevano. Si dice che queste storie di mostri vengano usate per fare si che i bambini da piccoli stiano buoni o che, con la loro curiosità, imparino a fronteggiare e vincere le loro paure. Jack, invece, pensava che queste storie servissero a preparare i bambini ai veri mostri della vita. Poi nella vita militare, Jack, aveva imparato ad usare il buio a suo favore. Le missioni di infiltrazione erano spesso in notturna e richiedevano di essere invisibili sfruttando le ombre a proprio vantaggio, proprio come avrebbe fatto quel fantomatico mostro, ma simulare il buio non vuol dire esserlo. Essere il buio voleva dire trasformarsi nel mostro di quelle storie, diventare il protagonista di quelle storie orrende che usano i genitori per spaventare i loro figli, qualcosa come: -Vai a letto e non ti addentrare nel buio o Jack lo Squartatore verrà a prenderti!-, cose così. Pessima gente. I genitori. Vedeva anche quelli nel fondo dell’abisso Jack, ma erano solo fumo sfocato, cose immateriali di cui aveva imparato ad ignorare la presenza. Ancora una volta, ignorare non vuol dire dimenticare. Sul fondo dell’abisso però c’era qualcosa di molto più spaventoso: se stesso. Ogni volta, dopo la sfilza di ricordi del suo passato, Jack riusciva a mettersi in piedi e, a quel punto, compariva l’Altro. Non parlava, si limitava a fissarlo per qualche secondo per poi attaccare furiosamente. Era uguale a Jack, stesso impermeabile, stessa corporatura, stesse abilità di combattimento. Ciò in cui divergevano era il colore della tuta, grigia con strisce rosse mentre quella di Jack era nera con stringhe blu scuro e alcuni particolari decorati di bianco, e per il fatto che l’Altro era ricoperto da vari schizzi e macchie di sangue. Avrebbero dovuto combattere senza che si ottenesse un vincitore, eppure, come ogni volta, Jack veniva sconfitto. Non riusciva mai ad avere la meglio sul suo avversario, per qualche strana ragione non riusciva a prevedere i suoi colpi o la sua strategia d’attacco, mentre il suo avversario lo anticipava in tutto rimanendo sempre un passo avanti a lui. Jack, appena vide il suo nemico apparire davanti a lui, digrignò i denti e si rimise in piedi.
-Questa volta andrà diversamente-, si disse mentalmente, -Non vincerai!-
“Non credo proprio”. Affermò l’Altro,
Jack rimase stupito di sentire parlare il suo doppione. Era la prima volta, in tutte le occasioni in cui lo aveva fronteggiato, che l’Altro se stesso gli rivolgeva la parola invece che attaccarlo.
“Che c’è? Credevi non sapessi parlare? O ti chiedi come faccio a sapere quello che pensi?”
Jack rimase in silenzio.
“Beh riguardo alla prima domanda, si, posso parlare e non ti parlavo semplicemente perché non mi sembrava fosse il caso. La risposta alla domanda numero due è ancora più semplice: sono te bello e come tale so quello che tu pensi”.
“Allora perché io non conosco i tuoi pensieri?” Fu l’immediata domanda che Jack rivolse al suo interlocutore.
“Ti sei mai chiesto chi sono io? O meglio cosa rappresento io?”
Jack, ancora una volta, rimase in silenzio.
“Andiamo! Un po’ di fantasia! Anche un bambino lo avrebbe capito, ma visto che tu sembri non capire, ti darò una mano. Io sono la parte di te che rifiuti di essere, o meglio, la parte che ti piacerebbe essere e, per qualche tua strana motivazione, non vuoi essere. Sveglia Picche! Sono Lo Squartatore!”
 Jack rimase scosso da quella rivelazione. La parte che gli sarebbe piaciuto essere? No, non avrebbe mai voluto tornare ad essere quell’assassino che era diventato vendicandosi sugli assassini di Jen.
“E tuttavia invidi questa parte di te, cioè me” concluse l’Altro ad alta voce, mettendo in tavola uno dei pensieri più rifiutati da Jack.
“Si, tu invidi me, Lo Squartatore, per il semplice fatto che io posso fare giustizia senza preoccuparmi delle conseguenze, senza avere tra i piedi inutili regole o sentimenti o codici d’onore. Io uccido perché posso. Mando all’Inferno quelli che se lo meritano senza aspettare l’ordine di nessun uomo se non il mio. Hai sempre voluto avere questa possibilità e quando finalmente ti eri deciso hai abbandonato ancora questa strada. Sciocco!”
“Non è così che io agisco Squartatore! Io sono sempre stato dalla parte dei buoni! Io ho sempre agito in modo che altri non pagassero le conseguenze delle mie azioni, ma con te non è possibile fare ciò. Se diventassi come ciò che vedo davanti ai miei occhi, perderei davvero tutto quello per cui ho lottato e tutto quello per cui Jen…!
Lo Squartatore lanciò un grido fortissimo e terribile all’udire quel nome “Lei è morta Picche! E’ morta! Mi hai capito?! MORTA! E’ per vendicare lei che hai deciso di diventare me! Ed è sempre per lei che vorresti combattere con onore?! Sveglia Jack, lei non è più qui ad osservarci, se devi combattere i cattivi che ti importa se qualcuno ha da ridire riguardo alla tua condotta? Hai perso gli amici, la casa, la famiglia…lei. La tua vita è crollata in pezzi e non puoi rimetterli insieme, nemmeno inventandoti un nuovo nome e insediandoti con questi alieni che tu stesso disprezzi. Abbandona questa follia e dedicati alla vendetta. Come è giusto che sia!”
“Per diventare un mostro senza cuore e far si che tutti mi sparino a vista? No, non succederà mai! E forse hai ragione quando dici che io sono un bugiardo e detesto i Quarian, ma mi devo dare l’opportunità di riprendermi. Devo almeno provare a tornare buono. E’ questo quello che vorrebbe lei”.
Lo Squartatore, lentamente, abbassò il capo e rispose con evidente rassegnazione.
“Avevo ragione che parlare con te è una perdita di tempo Picche, ma dammi anche a me la possibilità di farti luce su questa questione.”
In quel momento lo Squartatore aprì le braccia e un fumo denso coprì tutto l’abisso avvolgendo anche i due Quarian. Poco dopo il fumo si diradò e Jack si ritrovò con il suo doppione sopra un grattacielo, colpito da una violenta pioggia nera e sotto di esso un enorme massa di persone di ogni razza e specie stava sotto l’edificio.
“Guarda bene. Tu credi veramente che tutte queste persone si ricorderanno ciò che fai, che hai fatto o che farai per loro? Tu credi che gli importi qualcosa di te? Ti do io la risposta: semplicemente non gli importa un cazzo di niente e nessuno. Perché tutti, in fondo, sono: pazzi, assassini, arroganti, stronzi, traditori, usurpatori, bugiardi e menefreghisti. Siano essi figli di puttana, papponi, bagasse, bravi cittadini, soldati, politici, amanti o padri di famiglia. Se necessitano di una mano, e tu gliela offri, appena le vostre strade si separeranno si dimenticheranno di te e se, per qualche motivo, ti dovranno denigrare o condannare a morte, lo faranno e basta. Io, dal canto mio, quando tutti questi stronzi saranno in difficoltà e chiederanno il mio aiuto gridando –Salvaci!-…”
Lo Squartatore si inginocchiò e guardò verso quella folla che alzava le mani verso di lui e urlava disperata.
“…mi inginocchierò verso di loro, li guarderò e gli dirò: –No!-“
“E questo che penso veramente? O è semplicemente un’astrazione della mia mente per convincermi?”
“Questi pensieri non sono illusori. Sono reali. Non sono io che parlo, sei tu” affermò Lo Squartatore rialzandosi in piedi e guardando Jack,
“Io non posso dirti ciò che non pensi, d’altronde è la tua testa, tu ci vivi con i tuoi pensieri. Con me. Quindi dimmi tu, oh grande eroe: Salveresti davvero questi scarafaggi solo per dare soddisfazione a una morta? Solo per onorare la sua memoria?”
“Si”
“E tu pensi davvero di poter resistere alla tua vera natura? Ai tuoi veri pensieri? Al tuo vero io?”
“In passato tu non c’eri. Farò in modo che tu scompaia nelle tenebre da cui sei nato”. Si mise in posa di combattimento, sfidando l’altro a farsi avanti.
“Ah, vecchio Jack di Picche. Ancora pensi di potermi scacciare, come si fa con una mosca fastidiosa? Beh ti do una notizia: Io non me ne vado!”
Lo Squartatore si lanciò su Jack. Fu rapido. Troppo. Colpì Jack al petto con tre pugni rapidissimi che spezzarono una, forse due costole. Poi toccò alle braccia: gli prese il braccio destro e gli spezzò l’omero. Il dolore fu atroce, ma Jack si costrinse a non ascoltarlo e con il braccio sinistro provò a contrattaccare. Fu lento. Ed inutile. Lo Squartatore blocco il colpo senza battere ciglio. Punì Jack rompendogli prima il polso e poi dislocandogli la spalla. Il dolore era sempre più intenso. Lo Squartatore mise a sedere il suo malconcio avversario sulle ginocchia e poi si sedette su un blocco di cemento di fronte a Jack.
“Lo sai perché non puoi battermi Jack?” ,chiese in un tono pieno di disprezzo, “Manchi di convinzione”.
Jack non riusciva a muoversi. Era congelato dal dolore e a stento riusciva a respirare. In quelle condizioni il suo avversario gli avrebbe potuto fare quello che voleva. Era un pupazzo che rimaneva fermo ad ascoltare i deliri della sua controparte.
“Vedi, se tu credessi sul serio in quello che dici, non avresti perso ed io sarei al tuo posto. A lottare per una boccata di ossigeno e ad ascoltare i discorsi di un pazzo”. Fece un attimo di pausa. Probabilmente si aspettava che il Jack di Picche avesse qualcosa da dirgli, ma non fu così, perciò riprese,
“Tutto qui? Pensavo avessi qualcosa da dire, non so, le solito stronzate tipo –Ti sbagli! Io credo fermamente in quello che penso- oppure –Tu sei solo un pensiero malato! Non riuscirai mai a convincermi!-, ma anche un -Vaffanculo!- sarebbe andato bene. Questo tuo silenzio è lodevole. Teoricamente, dato che non rispondi, vuol dire che comprendi ciò che dico e sai che ho ragione. Forse inizi a vedere la fine dell’Abisso e inizi ad accettare ciò che sei?”
“Ciò che so” disse, infine col poco fiato rimasto, Jack, “E che non smetterò mai di rialzarmi! A costo di doverti vedere ogni volta che chiudo gli occhi! Alla fine sparirai, perché io so ciò che voglio essere, e tu non rientri nei piani”.
“Così va meglio, ma, ancora una volta, sei un ingenuo. Pensi che io sia un problema da eliminare? Sei tu il problema. Se non mi vuoi tra i piedi allora ammazzati. Perché è solo così che me ne andrò, a meno che tu non faccia definitivamente una scelta”.
Lo Squartatore si alzò e si avvicinò a Jack. “A quel Turian, come si chiamava? Ah si: Garrus Vakarian. Gli hai detto di cercare il grigio, perché altrimenti avrebbe accolto solo il nero”. Si mise un po’ a ridacchiare, “Mi duole dirtelo ma è una grossa stronzata. Sai il grigio non è un colore acceso, quindi alla fine quello che risalta è la parte oscura. Nel suo e nel tuo caso, perciò, risalta la parte malvagia. Il nero”.
Poi si avvicinò all’orecchio sinistro di Jack e gli disse:
“Fatti un favore Picche: se sei nella merda e vedi un altro nella tua stessa situazione, non dare consigli se non sei ancora riuscito ad uscire dalla tua di merda”.
Finita questa frase, Jack Lo Squartatore, con una forza inaudita, spaccò il petto del Jack di Picche e gli strinse con forza il cuore, mentre spruzzi e colate di sangue ricoprivano le tute dei due Quarian.
“Che c’è Picche? Ti manca il fiato? Eppure, per quanto mi sforzi, non riesco a capire se quello che stringo è un cuore o semplicemente un'altra maschera dietro cui ti nascondi.”
Jack era senza fiato. Sentiva le forze abbandonarlo. Stava svenendo, ma l’Altro era di un’altra opinione a riguardo, poiché allentò un attimo la presa per impedire che ciò avvenisse.
“No, no, no, no, no. Non è ancora il momento di salutarci. Ti devo dire ancora un ultima cosa”
Jack era al limite ormai, se non fosse stato un sogno sarebbe morto da tempo, ma non era un sogno, era un incubo e perciò la tortura continuava.
“Dimmi solo questo prima di tornare di sopra: Pensi davvero che riuscirai ad avere una vita normale, dinuovo, dopo tutto quello che ti è successo? Pensi che quello che è accaduto con l’Alleanza, con i Mercenari e con Cerberus ti dia anche solo vagamente la speranza di un ritorno ad una vita normale? Ti ricopri di maschere e menzogne sperando che quegli avvenimenti non ritornino a perseguitarti, ma sono qui! In me! A ricordarti che non hai via di scampo! E quando finalmente accetterai tutto questo; Quando accetterai ciò che sei; allora VERRA’. IL NOSTRO. REGNO!”
Lo Squartatore, con la mano libera, costrinse la testa di Jack a guardare verso il volto del suo avversario. Ed allora li vide: gli occhi dello Squartatore si fecero fuoco illuminando tutta l’area circostante. Sembrava che l’Inferno stesso ribollisse in quegli occhi. Una figura nera deforme apparve dentro di essi. Gli parve che quella oscura presenza lo volesse carpire, ma, ad un tratto, una luce blu luminescente accecò i due contendenti. Lo Squartatore lasciò la presa sul cuore dell’altro Quarian. La luce lo fece indietreggiare indietro di qualche metro, il fuoco che aveva negli occhi si spense ed infine curò Jack rimettendolo in piedi senza fratture o altri danni.
Incredulo, il nostro si tasto il petto, completamente guarito, poi si girò e vide una figura femminile bianca, avvolta in un manto azzurro, che fluttuava nell’aria. Il volto gli fu subito familiare
“Dio mio….Jen, sei tu?” disse incredulo il Quarian,
La figura gli sorrise appena, ma era certo che fosse lei.
“Vedo che, dopotutto, non sei così rassegnato come credevo. Un mio errore. Non si ripeterà.”
Così dicendo, Lo Squartatore si rialzò e disse: “Per ora abbiamo finito Picche, ma sappi che io ci sarò nelle ombre e quando sceglierai da che parte stare sarò lì, ad accettare con gioia la tua decisione”. Le ultime parole furono pronunciate con una malignità tale da rendere meno gioiosa la luce emanata dalla presenza di Jen.
Poi se ne andò, sparendo insieme al grattacielo e tutto il resto. Jack e Jen furono avvolti dal buio e dal fumo e, dopo che quest’ultimo si diradò, si ritrovarono su una collina, ma non una semplice collina. Era Quella collina. La loro. Era buio ed il cielo stellato, proprio come quella volta. Jack si girò verso di lei, ancora incredulo di una tale riunione. Era una tale gioia rivederla, anche se in quella strana versione luminosa. Lei, però, era triste, il volto scuro, una lacrima gli colava sulla guancia destra.
“Perché sei triste?” gli chiese, premuroso, Jack.
“Ciò che ti ha detto è vero Jack. Tu, benché nel profondo, pensi davvero quelle cose. Tu sei davvero lui, nei recessi più profondi della tua anima”.
Tentò di negare ciò che ormai era fin troppo chiaro anche a lui, “No, no, no. Non è vero! Io sono quello che tu ricordi! Non sono un mostro!”
Lei quasi scoppiò in piangere, “Si che lo sei. E lo sai anche tu”.
Sospirò un paio di volte, poi gli disse, asciugandosi le lacrime, “Non posso più aiutarti Jack. Ti aggrappi al mio ricordo come farebbe un uomo che sta affogando con un salvagente distrutto. Se davvero vuoi andare avanti ed essere colui che amavo, devi dimenticarmi”.
Jack rimase colpito e ferito da quelle parole “Dimenticarti? Mai! Non ci riuscirei neanche se lo volessi!”
“Ascoltami!” disse lei, disperata, “Dimenticami, poichè lui farà presa su di me e sui nostri ricordi la prossima volta e non potrò salvarti. Ti ho amato, ma ora sono morta e tu devi andare avanti o non riuscirai mai liberarti di lui. Devi farlo, non per me, ma per tutti coloro che soffrono! Mi avevi giurato che avresti protetto i deboli e se io rimango qui, anche lui lo farà e alla fine vincerà!”
“No! Non vincerà! Non lo permetterò! Ti ho perso una volta, non accadrà ancora!”
“Tu non capisci. Tu mi hai già perso! Non può succedere ancora”. Prese un attimo di pausa e poi disse:
“Ti ho amato. Fammi questo ultimo favore. VIVI! Così che altri possano farlo per merito tuo. Non ci sarebbe nient’altro che mi renderebbe fiera di te”.
Jack, sotto la maschera, piangeva come mai aveva fatto prima. Poi la vide accasciarsi lentamente a terra. La afferrò, ma lei, toccando delicatamente l’elmo gli disse:
“Non piangere”. Indicò il cuore e posò le sue cinque dita sopra, accarezzandolo.
Jack non riuscì a dire nulla. Piangeva. Ancora ed ancora.
“Promettimi che quando lui ti mostrerà i nostri ricordi, quando lui ti mostrerà i tuoi giorni di gloria, tu non ti volterai mai indietro a guardare”.
“Lo prometto”. Disse Jack, in un filo di voce.
Lei gli sorrise, come faceva un tempo, quando era ancora viva, “Ora vai. Vivi.”
Jack, poggiando il corpo di Jen delicatamente al suolo, si alzò e riluttante si allontanò dalla collina, ma, arrivato ad un certo punto della discesa, non ce la fece. Si girò. Lei se n’era andata. Non c’era più nessuno. Con la morte nel cuore si voltò e riprese a camminare. Chiuse gli occhi. Li riaprì. E’ un nuovo giorno sulla Flottiglia. Ed è ora di andare dall’ammiraglio per i suoi test.
 
Nel prossimo capitolo: un nuovo inizio e un incontro speciale. Questo solo se aspetterete: “Il Paradiso Perduto”.

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Capitolo 8
*** Il Paradiso Perduto ***


CAPITOLO 7: IL PARADISO PERDUTO
 
Perdono mille e mille volte per il ritardo. Purtroppo ormai il tempo degli studi è vicino e la scorsa settimana ho dovuto affrontare il test per l’università che non mi lasciava molto tempo libero. Credo che, da ora in poi, i capitoli potrebbero arrivare più in ritardo, ma cercherò sempre di fare del mio meglio per non rendere i tempi d’attesa Biblici.
 
“Non piangete, perché colei che cercate non è più qui”. – Dalla Bibbia. Scritto Umano.
 
Jack si rialzò lentamente dalla posizione in cui si era assopito. Ciò che aveva vissuto nel sonno continuava ad essere ripetuto, come una sorta di disco rotto, nella sua testa. Aveva come le vertigini e ciò gli impediva di avere un buon equilibrio. Mosse un passo in avanti, ma si sbilanciò e per rimanere in piedi si appoggiò al muro. Non riuscì a staccarsi da esso ed ad ogni tentativo che faceva, l’equilibrio peggiorava sempre più. Poi, come per magia, tutto svanì. Jack si rimise in piedi senza fatica e, dopo un poco di esitazione, si rinfilò il suo lungo impermeabile nero. Le vecchie abitudini, a quanto pare, dovevano aspettare prima di morire. Appena compiuto quel gesto, qualcuno varcò la soglia della cabina: era l’ammiraglio Han’Gerrel vas Neema.
“Alla Beck? Pronto per fare questi test?”
L’ammiraglio era di buon umore, ma Jack non era certo nella condizione per accettare tutto quell’ottimismo.
“Buongiorno anche a lei ammiraglio. Per caso, sulla sua nave, non si usa bussare prima di entrare?” chiese acido.
L’ammiraglio lasciò correre, riuscendo a notare nella voce di Jack più del dolore e della tristezza che dell’astio nei suoi confronti.
“Ho sentito che ti muovevi all’interno. Quindi ho pensato di poterti disturbare per andare ad effettuare i test di cui ti ho parlato qualche ora fa”.
Jack sembrò essere colto di sorpresa, “Già. I test. Me n’ero completamente dimenticato”.
“Sono convinto che non avrai problemi. Coraggio, vieni con me”.
Jack seguì l’ammiraglio senza indugiare oltre. Mentre camminavano per i lunghi corridoi della nave, molti Quarian volgevano la testa verso i due. Sapevano dove erano diretti, ed, ovviamente, erano curiosi di sapere come se la sarebbe cavata il nuovo arrivato ai test a cui sarebbe stato sottoposto. Ormai tutta la Flottiglia era a conoscenza della sua storia e le opinioni sul suo conto erano contrastanti. C’era chi credeva che Jack non avesse conoscenze sufficienti per essere un buon ingegnere meccanico, dato che probabilmente non aveva ricevuto un istruzione adeguata in merito. C’era chi era sicuro che sarebbe finito nella sicurezza della nave, visto che aveva eliminato da solo i pirati responsabili della morte dell’equipaggio della Gedya. I più vecchi pensavano che un Quarian rimasto per così tanto tempo lontano dalla Flotta dovesse re imparare le regole base del convivere in nave una piena di suoi simili e che andassero verificate le sue opinioni riguardo a questioni come la religione o la guerra con i Geth. Altri non si interessavano minimamente di lui, credendolo un semplice miracolato o un impostore. A Jack non importava ciò che pensavano di lui. Erano Quarian e a quale persona sana di mente sarebbe importata, in quel momento, l’opinione di 17 milioni di sconosciuti? Ci sarebbe stato tempo per inserirsi a dovere nell’ambiente della Flottiglia e far capire il suo vero valore a quella gente, ma, per il momento, che lo considerassero un eroe o un bastardo, non importava. Ciò che contava ora era il dolore. Non dolore fisico, ma dolore dello spirito. Anche quando una persona sembra forte all’esterno e sembra che niente possa turbarla, dentro, nell’anima, può essere fragile come un castello di carte. Jack si era sempre chiesto come le persone affrontassero il dolore. C’era chi lo nascondeva, chi lo ignorava, chi lo elaborava e chi lo accettava. In ogni caso, al dolore non si sfugge, devi solo aspettare che si rintani in un buco e pregare che non faccia ritorno. Devi sperare che la ferita da cui è fuoriuscito guarisca, per impedirgli di tornare. Così faceva Jack. Aspettava. In paziente attesa che, un giorno, non avrebbe più sofferto. Il dolore, però, ritorna sempre. Ti perseguita, come uno squalo che gira attorno alla preda, in attesa del momento buono per colpirti sotto la cintura e toglierti così la pace che tanto speravi. Il dolore però, talvolta, è utile. Ti ricorda che sei vivo. Ti da la forza per fare cose che non faresti mai. Cose stupide il più delle volte, ma ti da il potere di farle. Se il tuo dolore è grande, sarà grande anche la paura che potrai incutere negli altri, se saprai sfruttare bene il suo potere. Non compatito, ma temuto. E tra le due cose, Jack ha sempre preferito essere temuto. Il dolore ha un brutto vizio. Fa spesso rima con amore. Si fanno già le peggiori stronzate per amore, figurarsi quando il dolore scaturisce dall’amore, le cazzate che si fanno. Le vendette che si compiono. Ti mette nei guai la combinazione amore-dolore. Peggio che disobbedire ad un ordine di un superiore. E spesso questo binomio ti porta verso la fine.
“Non hai dormito bene?” chiese l’ammiraglio vedendolo pensieroso,
“Non dormo bene da anni ammiraglio. Grazie comunque per l’interessamento”.
“Ripensi a ciò che è successo sulla Gedya? Non dovresti darti la colpa per ciò che è successo, se è quello che fai”
“Non mi do colpe, ma i fantasmi sono sempre li. Non esiste niente al mondo che possa mandare via certi pensieri ammiraglio. Sono cose che ti formano e ti rendono ciò che sei e te lo ricordano ogni Santo giorno della tua vita”.
L’ammiraglio lasciò cadere l’argomento, per evitare di sembrare troppo guardingo riguardo al passato di Jack.
“Mi sembrava di averti detto che potevi lasciare il tuo indumento in cabina. Qui non usiamo indossare certi abiti mentre siamo insieme ai nostri compagni”.
“Fa parte di me ammiraglio. Senza mi sento peggio che senza tuta protettiva”.
“Ti da un aria minacciosa…e non voglio che qualcuno si spaventi per colpa di uno stupido impermeabile”
Jack si costrinse a dire una bugia. In questo modo Han’Gerrel sarebbe stato finalmente in silenzio. Jack non aveva voglia di ascoltare il suo stupido rimprovero un minuto di più o avrebbe alzato sicuramente le mani sull’ammiraglio.
“Apparteneva a mio padre”.
L’ammiraglio Han’Gerrel vas Neema si sentì a disagio dopo quell’affermazione e tentò di scusarsi.
“Beck…Io….Non volevo mancare di rispetto a tuo padre…Ecco io…”
“Lasci perdere ammiraglio. Non è grave. Mi porti a fare i test per favore”.
Per il resto del tragitto non parlarono più, proprio quello che desiderava Jack. Voleva solo fare questi test e ritornarsene in cabina per stare un po’ da solo a riflettere.
Arrivarono nella stiva della nave. Era stato allestito un poligono di tiro per esercitazioni e pareva chiaro che prova avrebbe dovuto sostenere Jack per il primo test. L’ammiraglio gli spiegò che avrebbero lavorato su tre distanze: corto, medio e lungo raggio. Per il corto raggio Jack avrebbe avuto a disposizione un M-23 Katana, per il medio raggio un M-8 Avenger e per il lungo un M-97 Viper. Tutte armi standard per varie situazioni, ma la potenza non rientrava nelle loro caratteristiche primarie. Il test era molto semplice: un minuto per ogni distanza con l’obiettivo di colpire i vari bersagli olografici che sarebbero apparsi nel campo. Alla fine avrebbe ricevuto un punteggio indicativo del risultato della prova. Jack sfoggiò tutta la sua abilità. Aveva bisogno di sparare ora più che mai. Non un colpo mancò il bersaglio. Non un proiettile finì sprecato. Lo schema di comparsa dei bersagli era veramente semplice da capire, ed altrettanto semplice fu, quindi, capire dove sarebbero comparsi i prossimi obiettivi. Jack, talvolta, ne eliminò più di uno contemporaneamente, cosa che stupì molto tutti coloro che assistettero alla prova. Il momento che lasciò più sbalorditi l’ammiraglio ed i vari presenti, fu la prova con il Viper. Jack centrò i bersagli tutti in testa. Nessuno escluso. Alla fine dei tre minuti ci fu il calcolo del punteggio, il quale superò di gran lunga quello del miglior tiratore della Neema.
-Che il cielo protegga questi Quarian-, pensò Jack,-Se sono così scarsi, come quel tabellone afferma, non mi immagino quante perdite subiscano in un campo di battaglia-.
Il capitano Iuri’Fev vas Neema discuteva impressionato con l’ammiraglio riguardo alla prestazione effettuata da Jack. Jack si alzò e si avvicinò alla console di comando dove si trovavano i due, mentre altri spettatori impressionati si facevano da parte per permettergli di passare.
“Come sono andato ammiraglio? Spero di non aver fatto brutta figura”
“Beck…Questi risultati sono incredibili. Sei stato perfetto in ogni singola azione ed esecuzione.”
Intervenne il capitano Iuri’Fev, mostrando molto più entusiasmo: “Dove diavolo hai imparato a sparare così ragazzo?! In tanti anni di servizio non ho mai visto qualcuno sparare in questo modo. E non parlo solo di Quarian”
“Quando si è soli e bisogna sopravvivere si impara a non mancare il bersaglio, piuttosto in fretta anche aggiungerei”.
Dopo qualche imbarazzante attimo di silenzio, l’ammiraglio riprese: “Io devo andare ora. Sul ponte richiedono la mia presenza”, si girò poi verso il capitano Iuri, “Capitano. Porti Beck a eseguire i restanti test, poi, vedendo i risultati, decideremo dove collocarlo. A più tardi”
Il capitano Iuri portò successivamente Jack ad eseguire i test di abilità elettronica/meccanica ed informatica. Anche in questi test Jack si distinse per l’abilità, la rapidità, la precisione ed il risultato ottenuto. Nel test di elettronica e meccanica dovette rimontare il motivatore di un campo di forza e riparare i circuiti primari di una stazione di relè quantici, per poi collegarli insieme e garantire il funzionamento del circuito così formato. Per aumentare la difficoltà e verificare la capacità di improvvisazione, alcune componenti risultavano mal funzionanti soltanto dopo aver attivato il generatore ad energia oscura inserito nella stazione energetica del motivatore. Ciò obbligava ad effettuare diversi bypass nel circuito per ridistribuire l’energia in modo che i cavi non surriscaldassero e rendessero vana l’attivazione del dispositivo. Il successivo test richiedeva di aggirare i blocchi d’accesso ed il firewall di un computer di modo che si potesse riavviare la distribuzione di dati di una griglia energetica. Successivamente occorreva rintracciare un radiofaro, collocato su una delle navi della Flotta, protetto da una miriade di falsi traccianti e data cluster fasulli. I risultati, come ovvio, furono fuori dalla norma anche stavolta. Il capitano Iuri appariva sempre più sorpreso nel vedere l’efficienza e la bravura con cui quel giovane Quarian, appena arrivato sulla Flotta, riuscisse a lavorare. Pensava che avrebbe avuto difficoltà almeno nella sezione tecnica, dato che nessuno si era mai preoccupato che i cavi potessero riscaldarsi oltremisura, dando per scontato che il loro rivestimento evitasse questo tipo di problema. Jack non gli diede la soddisfazione di vederlo in difficoltà e, forse, un po’ dispiacque al capitano.
Iuri portò poi Jack sul ponte di comando e riferì i risultati all’ammiraglio. Han’Gerrel ne fu sorpreso quanto lo fu il capitano poco prima e così, non sapendo dove collocare Jack, chiesero direttamente all’interessato dove voleva avere occupazione.
“Ammiraglio” disse Jack, quasi con disinteresse,” Può inserirmi dove vuole. Se ci sarà bisogno di un meccanico mi farò avanti, se ci sarà bisogno di un informatico mi farò avanti, se ci sarà bisogno di un soldato mi farò avanti. Lei deve solo chiamarmi ed io farò il possibile per aiutarla”.
Sia l’ammiraglio Han’Gerrel che il capitano Iuri’Fev furono colpiti da tanta disponibilità e prontezza, così l’ammiraglio decise che Jack sarebbe stato chiamato a svolgere i vari tipi di compito nelle emergenze, ma in giornate normali, decideva lui dove recarsi. Poi l’ammiraglio, notando l’avvicinamento di una nave al porto della Neema,  si alzò dalla sedia posta al centro del ponte di comando, liquidò il capitano Iuri e fece cenno a Jack di seguirlo verso il ponte.
“Sai” disse l’ammiraglio, mentre percorrevano il lungo corridoio verso l’ascensore che li avrebbe portati ai moli, “Devi sapere che c’è una persona che non era presente alla riunione dell’Ammiragliato in cui ti ho accettato come membro del mio equipaggio”
“A si? E chi sarebbe?” chiese incuriosito Jack,
“Una persona molto importante. La più importante nell’Ammiragliato e forse in tutta la Flotta Migrante.”
Jack rimase interdetto. Chi era costui che aveva così tanta popolarità da essere considerato il Quarian più importante di tutti?
“Mi sto riferendo al Grand’Ammiraglio Rael’Zorah. E’il Quarian a capo del Consiglio dell’Ammiragliato, un grande scienziato, un ottimo guerriero ed un caro amico. Tutti contano su di lui affinchè un giorno ci porti alla riconquista del nostro pianeta natale”.
Ecco, ora si spiegavano parecchie cose. Il Grand’Ammiraglio era sui dossier di Cerberus come bersaglio prioritario, ma i dettagli su di lui erano molto scarsi, così come su tutto il resto della Flotta. Sapeva che era uno scienziato di grande intelletto e capacità e che era ritenuto il più autorevole esperto di Geth e della loro tecnologia. Insieme a sua figlia: Tali’Zorah. Anche lei era identificata come bersaglio prioritario e le sue azioni più note, e rilevanti, erano state compiute come membro dell’equipaggio del comandante Shepard. Insieme al comandante aveva sconfitto Saren Arterius, Spettro del Consiglio della Cittadella indottrinato dai Razziatori, ed aveva contribuito in modo rilevante a sconfiggere la Sovereign, il primo Razziatore con cui l’intera Galassia aveva avuto a che fare. Non male come curriculum. Il padre, così come il resto della Flotta, dovevano essere molto orgogliosi di lei, suppose Jack.
“L’ho informato degli ultimi avvenimenti e della tua storia, ed ha deciso di incontrarti”, diede una pacca sulla spalla a Jack, “Ora si che devi preoccuparti di non fare brutta figura” disse ridacchiando.
Erano appena arrivati nella banchina, quando assistettero allo sbarco dell’ammiraglio Zorah. La navetta arrivò lentamente vicino alla banchina, in perfetto tempismo con l’aggancio del condotto d’ingresso. Si sentì il familiare sibilo del bilanciamento di pressione, poi la nave spense i motori e la porta di sbarco si aprì. Due file di soldati della Neema si esibirono in quello che doveva essere un saluto militare Quarian. Doveva essere davvero un uomo molto importante e rispettato da tutti, pensò Jack. Dietro di lui camminava, un po’ a distanza, sua figlia Tali. Si sfregava freneticamente le mani imbarazzata e procedeva a testa leggermente bassa, indubbiamente c’era qualcosa che la turbava. I soldati fecero il saluto anche a lei, stavolta però ebbero meno zelo e alcuni furono scoordinati. A quanto pare il rispetto verso il padre era molto più importante che quello verso la figlia. Jack e Han’Gerrel si avvicinarono al ammiraglio e a sua figlia per poi accompagnarli verso l’ascensore mentre parlavano.
“Rael! Amico mio!” esclamò festoso Han’Gerrel allargando le braccia come per abbracciarlo,
“Han. E’ un piacere anche per  rivederti” rispose con meno felicità Rael e tese la mano per darla all’amico. Si sottraeva all’abbraccio, se era amicizia questa.
Han’Gerrel strinse la mano all’amico e poi si rivolse verso Tali’Zorah.
“Tali. E’ un piacere rivedere anche te. Tieni d’occhio questo vecchio furbacchione?”
“Si fa quel che si può ammiraglio” lo disse con un velo di tristezza, “Comunque sono felice anche io di essere qui”. Ora, invece, sembrava più radiosa da quell’affermazione.
“La Neema è casa tua”. Affermò l’ammiraglio Han’Gerrel, poi si spostò leggermente di lato e presentò Jack ai due interlocutori.
“Ammiraglio, Tali, vi presento il nuovo membro del mio equipaggio di cui vi ho parlato. Questo è Beck’Roh nar Gedya, ora vas Neema”.
“E’ un vero piacere conoscerti per me ragazzo. Mi spiace per quello che hai passato, ma, da quanto mi ha riferito Han, hai avuto la tua rivalsa su quegli assassini”
“Grazie signore, anche per me è un piacere incontrarla di persona. E, per quanto riguarda i pirati, ho fatto solo ciò che era giusto. Oh, è un piacere incontrare anche lei Tali’Zorah. I racconti che ho sentito sulle sue imprese insieme al comandante Shepard ci fanno sentire orgogliosi di essere Quarian.”
Tali non rispose altro se non un timido “Grazie”, sembrava ancora più imbarazzata di prima. Poi l’ammiraglio Zorah riprese la parola.
“Ho sentito che hai superato con notevole abilità tutti i test di routine. Mi ha colpito soprattutto la tua abilità tecnico/informatica. Dove hai imparato?”
“Sono un semplice autodidatta ammiraglio. Mi sono spesso dovuto arrangiare la fuori e, molto spesso, imparare in fretta e sul momento era essenziale per sopravvivere. Diciamo pure che ho molta capacità di improvvisazione”.
“Tu ti sminuisci Beck” affermò l’ammiraglio Han’Gerrel, “Fidati vecchio mio, questo ragazzo con una bobina cinetica e un paio di condensatori di materia oscura farebbe ripartire persino una corazzata distrutta”,
“Adesso è lei che esagera ammiraglio” si schernì Jack, “Il lavoro che compierei io con quelle bobine sarebbe, di sicuro, imparagonabile rispetto alle ricerche compiute dall’ammiraglio Zorah sui Geth”
Era noto, infatti, che l’ammiraglio Zorah studiasse da tempo i Geth per trovare un modo più efficace per combatterli. Era un  sostenitore della guerra contro i Geth per riottenere il pianeta natale dei Quarian: Rannoch. Per questo passava molto tempo nella navetta scientifica Alarei, dove si svolgevano le ricerche a cui Rael’Zorah era a capo.
“Ti interessano i Geth Beck?”, domandò interessato il Grand’Ammiraglio,
“Finchè mi sparano addosso si, signore. In confidenza però, devo ammettere che condurre una guerra contro di loro sia da escludere per ora”
“Per quale motivo? Di grazia, spiegati”. L’ammiraglio Zorah si era inacidito a quell’affermazione. Jack aveva toccato un tasto delicato per il Grand’Ammiraglio. Mettere in discussione la guerra contro i Geth era come dire che il lavoro di Rael’Zorah era inutile.
“Con tutto il rispetto signore. Le navi a nostra disposizione formeranno pure la Flotta più grande della Galassia, ma, se osservate attentamente, molte navi risultano danneggiate, logore e vecchie. Sono pronto a scommettere che molte possiedono sistemi di scudi poco efficienti che non resisterebbero cinque minuti contro un attacco di una corazzata Geth. I sistemi di armamento, invece, potrebbero risultare competitivi, se non fosse che i più avanzati, come cannoni ad accelerazione di plasma e siluri Javelin, sono montati sulle navi serra. Non possiamo fare scendere in campo quelle navi, lo sa lei, lo so io e lo sanno tutti. Infine ci serve una preparazione militare adeguata. Non tolgo niente a tutti i soldati della Flottiglia, non dubito del loro coraggio e della loro forza di volontà, ma serve anche addestramento. E per addestramento non intendo sparare a dei bersaglio semi-immobili”, Jack si girò verso Han’Gerrel, “Senza offesa ammiraglio, ma se tutti si allenano ogni giorno in quel poligono, con quelle impostazioni di bersaglio, non riusciranno mai a migliorare”.
Han’Gerrel fece un cenno di approvazione, così Jack si voltò di nuovo verso l’ammiraglio Zorah.
“Insomma, quel che voglio dire è che non possiamo buttarci nella mischia senza un piano adeguato ed una preparazione adeguata al tipo di situazione in cui ci vogliamo imbarcare. In caso contrario ne usciremmo sicuramente battuti dai Geth”
Rael’Zorah si mostrò colpito da quell’analisi, che, sebbene non molto dettagliata, metteva in evidenza tutti i maggiori punti deboli della Flotta Migrante e dell’esercito Quarian. Persino Tali’Zorah, che fino a quel momento era sempre a testa bassa, si era interessata a quella conversazione. Capitava molto di rado che vedesse qualcuno sfidare l’autorità del padre ed uscirne riuscendo a far valere le proprie posizioni. Di sicuro lei non vi era, praticamente, mai riuscita. Il padre, di per se, era un uomo molto legato alle leggi della Flottiglia e la sua carica come capo del Consiglio lo aveva reso molto più rigido ed impegnato che mai. Inoltre la morte della madre di Tali, avvenuta nel 2178 e causata da un virus che si era propagato nell’aria della nave in cui si trovava, aveva reso il Grand’Ammiraglio Rael’Zorah molto chiuso in se stesso e lontano sentimentalmente da sua figlia Tali, che gli ricordava troppo sua madre. Quel Quarian aveva deciso di sotterrare il dolore allontanandosi dai suoi cari e chiudendosi in se stesso per riuscire nell’unica cosa che continuava a spingerlo a rimanere in vita: la ricerca di un modo per eliminare i Geth. Tali’Zorah pensava spesso a sua madre in quei giorni e si chiedeva spesso cosa le avrebbe detto, cosa avrebbe pensato di lei e di suo padre. Così vicini, ma, in realtà, più lontani della distanza tra la Galassia di Andromeda e la Via Lattea.
Il Grand’Ammiraglio Rael’Zorah si voltò verso Jack e annuì soddisfatto.
“Lo ammetto ragazzo. Hai ragione. Le nostre forze sono imponenti, ma ,come affermi, non sono affatto pronte ad una guerra. Però, io ti dico che lo saranno presto. Userò queste tue osservazioni per migliorare la Flotta e, quando le mie ricerche saranno complete, forse i Geth avranno una brutta sorpresa”.
Si voltò rapido verso l’ammiraglio Han’Gerrel e gli disse: “Han seguimi. Abbiamo molto da fare e da discutere”
L’ammiraglio della Neema obbedì, ma poi si girò verso Jack e Tali che li stavano seguendo e gli disse:
“Beck, Tali, sentite ora devo discutere di cose molto importanti con Rael. Mi servirebbe che voi vi rechiate al livello B3, nel ponte 1 e che risolviate un problema tecnico sul posto. Sembra che diverse cose laggiù vadano storte ultimamente. Sarà un modo di passare il tempo, almeno finchè noi non finiremo la nostra discussione”
Si allontanò poi con il Grand’Ammiraglio verso l’ascensore lasciando i due giovani Quarian soli nel corridoio.
 
Note di MrM.
Ho fatto alcune ricerche per quanto riguarda la madre di Tali. Ricordavo che ne aveva parlato nel primo capitolo della serie, ma non a che merito. Così ho scoperto che era già morta da cinque anni in Mass Effect. E’ stato un dispiacere evocare il ricordo, ma mi sembrava giusto rimanere fedele a tale scenario. Un grazie agli amici di MassEffectWiki per il prezioso aiuto.
Per quanto riguarda il termine Grand’Ammiraglio, ho pensato fosse giusto dare un titolo del genere al Capo del Consiglio dell’Ammiragliato, invece che tenerlo allo stesso livello degli altri membri del consiglio. Un po’ di importanza in più mi sembrava d’obbligo.
 
Non esistono più i guasti di una volta. Guai in vista per: “La Bella e la Bestia”.

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Capitolo 9
*** La Bella e la Bestia ***


CAPITOLO 8: LA BELLA E LA BESTIA
 
Lo sguardo suo, su me posò | sfiorò la zampa ma paura non provò | son certo che, mi sono illuso | lei non mi aveva mai guardato con quel viso.
 
Una volta che i due ammiragli si furono allontanati, Jack prese la parola:
“Beh, a quanto pare abbiamo del lavoro da fare. Sarà il caso di andare, non mi va di deludere Han’Gerrel”
“Sembra che lui abbia molta fiducia in te” disse la Quarian voltandosi verso di lui,
“Dice che il suo istinto gli diceva che avevo le potenzialità per essere un buon elemento del suo equipaggio e così mi ha accolto sulla Neema. Non voglio deludere le sue aspettative”
“Allora meglio che ci muoviamo. Anche io non voglio deludere le aspettative di mio padre”
“Fai strada tu? Sai, io sono qui a bordo da poche ore e rischierei seriamente di perdermi”
Lei rise un poco a quella frase, “Va bene, ma sarà meglio che poi ti studi bene la posizione delle varie strutture della nave, potrei non farti strada io la prossima volta”
“Hai perfettamente ragione” ammise Jack.
Le navi Quarian erano, per lo più, corridoi tutti uguali con tantissimi svincoli e sottopassaggi che avrebbero fatto perdere l’orientamento anche al più navigato degli esploratori spaziali. Per non parlare delle zone dei motori o delle camere di stoccaggio: veri e propri labirinti di cunicoli e cavi elettrici. Jack non aveva vergogna ad ammettere che si sarebbe perso, sopratutto in virtù del fatto che era li da poche ore e non aveva mai visitato approfonditamente la Neema. Quindi si lasciò guidare da Tali in quel dedalo di corridoi e strettoie fino a raggiungere il luogo indicatogli dall’ammiraglio. Una volta arrivati chiesero ad un meccanico sul luogo l’entità del problema.
“Abbiamo dei grossi problemi quaggiù” confermò il meccanico, “Il nucleo del motore iperluce in questo settore si carica troppo in fretta. Anche rimanendo a velocità subluce la carica aumenta in modo troppo rapido e il rischio di sovraccarico e molto elevato. Persino avvicinarsi al motore per delle riparazioni è rischioso. L’ammiraglio Han ci ha appena informato che ci stiamo avvicinando ad una gigante gassosa per lo scaricamento del nucleo e ci fermeremo finchè il problema non sarà risolto”.
Il meccanico non esagerava affatto. Il problema era veramente grosso. I motori iperluce funzionano perché sono percorsi da una corrente elettrica positiva o negativa. Il nucleo del motore in questo modo ottiene una carica elettrica statica che permette il funzionamento dell’apparecchio. Normalmente questo tipo di motore poteva restare acceso per 50 ore di viaggio intenso ad altissime velocità, anche 200 volte superiori quella della luce, prima di raggiungere lo stato di saturazione di carica, ma il guasto al momento permetteva di viaggiare a tali velocità solo per una decina di ore e il consumo energetico non diminuiva affatto a seconda della velocità utilizzata. Normalmente il nucleo viene scaricato in prossimità di pianeti con grandi campi magnetici o atterrando su pianeti abitati stabilendo una messa a terra, ciò permetteva di dissipare la carica senza rischi. Il punto è che, se tale carica non fosse stata liberata per tempo, il motore avrebbe liberato la carica sulla stessa nave, arrostendo, letteralmente, all’istante tutti i membri dell’equipaggio non collegati a massa, bruciando tutti i sistemi elettronici e fondendo o sciogliendo le paratie metalliche della nave. Il rischio, in quel momento, era proprio quello di non riuscire a scaricare in tempo la carica del nucleo, perciò tutti i meccanici Quarian di quella sezione erano al lavoro su varie postazioni e terminali per risolvere il problema.
“Però abbiamo un altro problema” aggiunse il meccanico Quarian “Gli stabilizzatori dei propulsori di emergenza sono fuori fase e, senza di essi, riuscire ad effettuare manovre sicure in una gigante gassosa non è affatto garantito. Potremmo perdere il controllo della Neema e finire risucchiati dalla gravità della stella”.
Gli stabilizzatori erano dispositivi elettronici che regolavano la spinta, l’angolo e la direzione dei propulsori. Senza di essi virate precise e manovre sicure erano in dubbio, in virtù del fatto che l’intenso campo magnetico della stella, combinato con la sua forza di gravità, poteva fare entrare in collisione la Neema con la gigante.
“Normale giornata di lavoro eh?” affermò sarcastico Jack,
“La Neema sarà pure una nave ammiraglia, ma ciò non toglie che abbia bisogno di molta manutenzione e non è certo esente da problemi tecnici” disse il meccanico,
“Allora sarà meglio che ci muoviamo” disse sicura Tali, “Dove vi serviamo di più in questo momento?”,
“Tali’Zorah. Le tue abilità sono note in tutta la flotta. E tu, Beck’Roh, ho saputo che hai fatto faville ai test sulla tecnica. Beh, direi di avere i migliori meccanici della Flotta a disposizione, e per quanto mi riguarda il problema più pressante è quel dannato motore iperluce. Quindi la vostra esperienza farà la differenza laggiù”.
All’improvviso il meccanico ricevette una comunicazione sul factotum. La aprì velocemente e un altro Quarian lo informò che erano arrivati in prossimità della gigante gassosa e che quindi era necessario aiuto per gli stabilizzatori.
“Bene” disse il Quarian chiudendo la comunicazione, “Andate al motore e datevi da fare. Io e altre due squadre ci dirigeremo ai propulsori. Buona fortuna”.
“Anche a lei” rispose Jack, ma questi era già lontano.
“Muoviamoci!” lo sollecitò Tali. La situazione era grave e di certo il tempo non era dalla loro.
Arrivati al nucleo si diedero subito da fare: Tali andò alla console di fronte al motore e lanciò una rapida diagnostica del sistema cercando, al contempo, di mantenere la carica stabile il più a lungo possibile; Jack era sceso alla base del motore e aveva aperto il pannello contenente le principali condotte energetiche del sistema motore. Configurò il factotum in modo da visualizzare i livelli energetici direttamente sul visore del casco, in modo da tenere sempre sott’occhio gli sbalzi di potenza, i livelli di carica del generatore e la resistenza del campo di forza attorno al nucleo.
“Diagnostica al 30%” affermò Tali, la sentiva attraverso l’auricolare impostato nel casco, “Livelli di carica alti ma sotto controllo. Come va da te Beck?”
“Sbalzi di potenza nella norma e campo di forza a piena efficienza” confermò Jack.
“Siamo nel campo magnetico della stella….ora!” annunciò Tali,
Lo sbalzo che subì la nave fece capire che erano all’interno del campo magnetico, ma numerosi sussulti della nave lasciarono anche intendere ai due Quarian che gli stabilizzatori erano ancora in difficoltà. Jack e Tali si scambiarono una rapida occhiata di intesa e si rimisero al lavoro. Jack aprì un condotto contenente i collegamenti tra le paratie metalliche che avvolgevano il nucleo e i vari altri circuiti di rodaggio del sistema. I fili superconduttori di entrambi gli apparati erano intatti, ma per sicurezza Jack passò velocemente il factotum sopra di loro per confermarne le condizioni. La rete, d’altronde, contava chilometri di cavi e vedere solo quella porzione poteva trarre in inganno riguardo alla restante parte del complesso circuito. Infatti un’immagine olografica tracciò in rosso i cavi attorno al nucleo del motore, che si presentava come una enorme sfera, con un raggio di circa tre metri, appoggiata su un piedistallo cilindrico.
“I fili elettrici superconduttori attorno al nucleo sono al limite della resistenza. Rischiamo di perderli”
“Confermo” rispose Tali, “L’ho sugli schermi. Do energia al sistema di raffreddamento. Beck, puoi controllare i relè del sistema di campi di forza? Sembra faccia le bizze”.
Tali’Zorah era proprio l’esperta che Cerberus e il meccanico Quarian affermavano. Jack, infatti, aveva distolto un attimo lo sguardo dai dati del visore per concentrarsi sui cavi e non aveva notato quelle lievi oscillazioni di potenza nel campo di forza del motore.
“Vado subito”. Disse prontamente.
Jack si avvicinò ad uno sportellino metallico con sopra impresse varie scritte Quarian che invitavano a fare attenzione e a maneggiare con cura i componenti all’interno. Jack si trovò di fronte una fitta rete di cavi blu e bianchi che correvano da una bobina cinetica all’altra, passando per diversi condensatori e trasformatori ionici. Passò anche stavolta il factotum e si interfacciò con il quadro di comando dei relè. Una mappa del circuito apparve nel visore. Jack ne studiò velocemente i particolari, poi notò che alcune matrici al litio e grafite erano pericolosamente instabili. Chiuse la mappa e tirò lentamente fuori una matrice, grande come un pugno, per verificarne lo stato. Era completamente bruciata. Era un segnale d’allarme chiaro come il Sole. Reinserì la matrice nella sua posizione e rapidamente verificò le altre.
“Abbiamo delle matrici fuse qui” disse, rivolgendosi a Tali, “Direi che almeno tre sono completamente andate. Cinque sono buone, ma altre quattro sono sul giallo”.
“Keelah!” esclamò Tali, “Questo è un grosso problema. Senza di esse il campo di forza può abbandonarci da un momento all’altro. La diagnostica conferma le tue analisi Beck, inoltre il sistema di raffreddamento non può aiutarci molto”
“Perché? Che problema ha?” chiese con fare rapido Jack, mentre rivedeva una mappa dei giunti di potenza attorno al nucleo del motore.
“Stiamo orbitando attorno ad una stella ricordi? Le alte temperature costringono il sistema di raffreddamento a concentrarsi su punti sensibili come le pareti della nave e le zone dei propulsori. Anche noi siamo un punto sensibile, ma la potenza elargitaci non è sufficiente per contenere il problema in questo momento”,
“Stato della carica nel nucleo?” chiese Jack mentre si avvicinava ad un giunto di potenza.
“Siamo al 70% della sopportazione massima. Ci serve un piano subito o questo affare ci ammazzerà prima che lo faccia la stella!” Infatti violenti scossoni percorrevano ora la nave, destabilizzando di continuo il normale assetto di volo. La Neema lottava contro la gravità ed il campo magnetico della stella, ma il suo più grande nemico, ora, era il suo stesso motore.
“D’accordo” affermò sicuro di se Jack, “Chiama l’ammiraglio e digli che serve l’autorizzazione per reindirizzare l’energia del sistema di raffreddamento qui sul motore, non tutta, ma quanta ne basta per darci più tempo. E digli di inviarci anche delle sbarre di graffite il più in fretta possibile”,
“Posso reindirizzare l’energia da qui senza chiedere permesso all’ammiraglio” affermò Tali,
“Si, ne ero sicuro, ma se lo informi della situazione non penserà che vuoi scavalcarlo infischiandotene dei gradi” rispose in tono saggio Jack,
“Hai ragione” ammise Tali rimproverandosi, “Faccio subito la chiamata”.
Mentre Tali parlava con Han’Gerrel, Jack si collegò al giunto di potenza e attivò delle lunghe bobine, costruite con vari metalli ferro-magnetici, collocate attorno alla zona del nucleo. Subito dei piccoli fulmini blu partirono dal nucleo per colpire le barre cilindriche. In questo modo Jack permetteva che almeno parte della carica in eccesso si trasferisse dal nucleo, dando così ai due Quarian qualche minuto di manovra in più.
“Ho fatto!” lo informò Tali, “Abbiamo ora il 60% del sistema di raffreddamento dalla nostra, ma solo finchè il resto della nave può sopportare il calore esterno. La grafite arriverà a breve”
“Perfetto” disse Jack, annuendo soddisfatto per il buon esito della chiamata della Quarian,
“E pensa un po’, l’ammiraglio e mio padre mi hanno ringraziato per averli avvisati di ciò che stavo per fare. Mi hai risparmiato una bella ramanzina Beck. Grazie. Keelah a che pensavo?! Combattere al fianco di Shepard mi ha fatto diventare più impulsiva di quanto credessi”
“Non ti cruciare Tali. A tutti capita di commettere qualche sbaglio” –spesso più di uno- rimurginò tra se Jack, “E’ per questo che ci sono gli amici ad aiutarci”
Jack così dicendo gli mostrò il pollice. Era un gesto che Tali aveva imparato a capire da Shepard. Significava –Ok-, -Vittoria- oppure –Va tutto bene-. Si rallegrò a quel gesto e annuì, sorridendo sotto il casco, a Jack. Ora poteva contare su un nuovo amico, sperava solo di non doverlo perdere in mezzo a quel caos.
Nel frattempo, due Quarian arrivarono trasportando le matrici di graffite richieste poco prima. Tali aiutò i due a passarle a Jack, che si trovava al piano inferiore vicino al nucleo. Subito il Quarian ritornò allo sportello dei relè del campo di forza e si sbrigò a sostituire le matrici non più funzionanti o rovinate con quelle nuove. Finita questa operazione chiese a Tali:
“Come vanno i livelli del campo di forza?”
“Livelli di nuovo stabili. Un problema in meno” disse compiaciuta,
“Si, ma quello grosso c’è ancora” disse indicando il nucleo, il quale, sempre più spesso, lasciava balenare nell’aria dei fulmini verso le bobine, sintomo che la carica stava aumentando troppo.
Tali, preoccupata, tornò subito agli schermi della console e ciò che vide la lasciò terrorizzata.
“Livelli di carica all’93%” informò Jack, “Siamo al limite”
“Ci serve un idea alla svelta e soprattutto dobbiamo trovare cosa non va in questo affare” ringhiò Jack.
“Che ne dici di spegnerlo?” consigliò Tali. Era un idea fuori dagli schemi, ma ora come ora dovevano pensare ad ogni alternativa possibile.
“No. Non possiamo farlo” disse Jack, “Non credo che la Neema nelle condizioni in cui si trova possa uscire dal campo magnetico senza un motore”
Poi a Jack vennè l’illuminazione.
“E se lo scaricassimo mentre usufruiamo della gravità stellare?”
“Vuoi andare incontro alla stella?! Sarebbe da pazzi anche solo provare a scaricare il motore senza mantenere una posizione stabile” affermò Tali e non certo a torto.
“Però se noi spegniamo tutti i motori e ci lasciamo trasportare dalla gravità, ci porteremo nelle zone più intense del campo magnetico e li…”
“….lo scaricamento dei motori sarebbe molto più rapido!” concluse Tali,
“Esatto, poi sfrutteremo la spinta di gravità riaccendendo i motori al massimo regime e in questo modo usciremo dal campo con i motori puliti e avremo solo da capire il guasto”
“E’ un piano audace e molto pericoloso lo sai vero?”
“Certo. Inoltre dobbiamo sperare che il pilota della Neema sappia effettuare, o anche solo avere il fegato di provare, una manovra del genere”
“Di quello non dobbiamo preoccuparci” disse Tali, “Conosco il pilota di questa nave ed è uno che sa il fatto suo”
Dopo qualche attimo di silenzio, Jack si sfregò le mani desideroso di provarci, “Come mi piace questo piano! E sono eccitato di farne parte. Facciamolo!”
Tali annuì e fece partire la chiamata verso l’ammiraglio Han’Gerrel.
“Han. Io e Beck abbiamo un piano per uscire dai guai”.
Dopo una rapida spiegazione, fu il momento della riflessione per l’ammiraglio che alla fine, tramite le insistenze di Jack, Tali e dello stesso Grand’Ammiraglio Rael’Zorah, decise di approvare il piano dei due giovani Quarian.
Tali contatto i vari addetti agli altri motori e gli spiegò quello che dovevano fare. Dapprima molto insicuri, obbedirono poi agli ordini del Grand’Ammiraglio, la cui personalità donava grande fiducia e speranza a tutti coloro che lo ascoltavano. Sapeva di sicuro come motivare le persone dell’equipaggio, e questo era un grande pregio per un ammiraglio. La Neema spense i motori e si lasciò trasportare dalla gravità della stella. Quei minuti sembrarono eterni. L’astronave scivolò sempre più velocemente nelle zone più intense del campo magnetico, ripulendo sempre di più i motori della carica in eccesso. Appena Tali vide che la fase di scarica del motore era arrivata al 100% urlò:
“A tutti i motori: riattivate ora! Ora! ORA!”
I motori ripartirono emettendo un grosso boato e dopo pochi secondi, in cui la forza di gravità oppose una strenua resistenza, la Neema fu di nuovo pienamente operativa e fuori dal campo gravitazionale e magnetico della stella.
Un grosso urlo di vittoria riempì le sale dei motori e la tensione accumulata dall’ammiraglio Han’Gerrel sparì, dissolvendosi mentre si sedeva stancamente sulla sedia nel ponte di comando. Rael’Zorah appoggiò una mano sulla spalla dell’amico cercando di confortarlo. Era finita.
“Wooooh!” urlò Jack soddisfatto, “Allora che ne pensi?” chiese a Tali, che nel frattempo lo aveva raggiunto vicino al nucleo del motore.
“Bosh’kin”, disse in tono amichevole la Quarian, “Si. Penso seriamente che tu sia un po’ fuori di testa…ma sicuramente sei un ottimo tecnico con grande capacità di improvvisazione”,
“Grazie, ma il merito è anche tuo” disse indicandola, “Diciamo che abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra”
“Va bene. Allora ottimo lavoro….squadra”
Sono le piccole cose che ti fregano. Non è che abbassi la guardia. E’ la tua attenzione ad essere altrove. Come, per esempio, quando pensi di essere appena riuscito ad evitare un impatto mortale con una stella o aver evitato che un nucleo motore ti arrostisse…Cose del genere possono distrarti. Comunque…non è una scusa valida. A Jack era stato insegnato a tenere sempre d’occhio l’ambiente circostante. Sarà una piccola cosa, ma è importante. Ti permette di continuare a respirare ossigeno. D’altra parte, però…sono le piccole cose che ti salvano il culo. Come un getto di gas fuoriuscente dalla valvola di sfogo di emergenza del nucleo…che ti avvisa dell’arrivo di qualcosa di molto più grosso. Di solito, in momenti del genere, ti devi fidare del tuo istinto e quello ti salverà il culo. Così fece Jack. Prese Tali e la sposto dalla sua posizione, frapponendosi fra lei e il nucleo. Poi la strinse forte a se, in modo che non andasse a schiantare chissà dove. Jack pregò che gli scudi cinetici potessero sopportare l’urto e successivamente….ci fu l’esplosione. Non si è mai preparati per una cosa del genere. Pensi di poter sopportare qualsiasi tipo di urto, ma nel momento in cui l’esplosione avviene, sai di aver fatto un gigantesco errore di valutazione. Un’ondata di calore eruppe alle sue spalle facendo volare i due Quarian dall’altra parte della stanza seguiti da una vero e proprio fiume di fiamme. Fumo e distruzione erano ovunque, poi calarono anche le tenebre.
 
Note di MrM.
In questo capitolo, non me ne vogliano i più esperti, ho voluto un po’ giocare con la fisica. Molte cose sono su base scientifica, ma molte altre no. D’altronde Mass Effect è una serie di videogiochi fantascientifica. Non esiste nessun elemento zero alla cui esposizione si ottengano poteri biotici o nullifichi la massa per affrontare viaggi a velocità FTL (faster than light), anche se ci piacerebbe molto. Perciò spero che la mia dose di fantascienza vi sia piaciuta.
Un accenno al termine –Bosh’kin-. Ovviamente è un termine Quarian che ho inventato di sana pianta (e senza neanche tanta fantasia aggiungerei) a cui ho attribuito il significato di –Pazzoide- o –Malato di mente-. Mi sembra giusto iniziare ad aggiungere qualche espressione Quarian al di fuori di quelle ormai a noi tutti note. Quindi, di quando in quando, potrei far dire qualche parola in lingua madre ai personaggi alieni. Eviterò di abusare di questa “licenza poetica” al fine di mantenere integra l’immagine di certi personaggi.
 
Nel prossimo capitolo: il righello conosciuto non vi appassionerà mai quanto … “La Squadra Segreta”
(Ok, pessimo tentativo di battuta xD)

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Capitolo 10
*** La Squadra Segreta ***


Non so davvero come scusarmi per il lunghissimo tempo di attesa, purtroppo l’Università mi sta davvero tenendo impegnato. Spero possiate capire che per me è un grosso impegno, in ogni caso cercherò sempre di riuscire a continuare a farvi avere i capitoli nel minore tempo possibile. Godetevi il capitolo, spero vi piaccia.
 
CAPITOLO 9: LA SQUADRA SEGRETA
 
Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte.
 
Vanko era un po’ agitato. E chi non lo sarebbe stato in tale situazione? Aveva lasciato ogni altro suo incarico ad un suo sostituto, scelto direttamente tra i ranghi alti di Cerberus, per recarsi all’incontro con il capo indiscusso di tutta l’organizzazione: l’Uomo Misterioso. Aveva detto a Lidia che sarebbe stato via per un po’ a causa del lavoro. Le aveva accennato qualcosa ad un grosso affare con l’esercito dell’Alleanza, in modo che capisse il motivo per cui non poteva portarla con se. Lei era rimasta delusa di non poter partire con Vanko, ma ,dopo qualche lusinga, l’agente di Cerberus era riuscito ad alleviarle la tristezza. Promise a Lidia che, dopo essere tornato, avrebbe preso delle ferie per almeno un mese, così sarebbe stato tutto per lei. Gli dispiaceva mentirle, ma era meglio questo che ammettere di essere in missione per un’associazione terroristica pro-umani. Era arrivato alla base Chimaera, situata nel sistema Gorgon, da un paio di giorni e, da allora, era in attesa di essere ricevuto dal suo capo. Continuava a non piacergli l’idea di dover essere lui il coordinatore della squadra che avrebbe dovuto inseguire e catturare il Soggetto Dogma. Ormai aveva chiaro che fosse stato lui a estorcergli le informazioni per accedere al suo Mainframe e si riteneva fortunato che Dogma non l’avesse ucciso, visto ciò che era capitato alle equipe scientifiche con cui aveva convissuto per mesi. Vanko, seduto di fronte al computer nella stanza che gli era stata assegnata, aprì ancora una volta il fascicolo, che gli aveva spedito l’Uomo Misterioso, riguardante il Soggetto Dogma e il progetto omonimo. Era pieno di fasci neri che occultavano quasi ogni dato di quello stramaledetto fascicolo. Il progetto era contrassegnato da un Livello di Accesso 5 prima degli ultimi avvenimenti, ma ora era contrassegnato come B.P. (Black Project) e ciò impediva a Vanko di poter anche solo leggere i nomi delle equipe che lavoravano al progetto. Non si era mai preoccupato di sapere molto sui progetti di cui era l’agente di collegamento. Si, talvolta aveva letto qualche fascicolo o rapporto di scienziati che lavoravano sui progetti segreti di Cerberus, ma ben presto ne aveva perso l’interesse, soprattutto in virtù del fatto che quegli scritti erano pieni di dettagli macabri e minuziose descrizioni degli orripilanti progetti a cui le cavie dei test erano sottoposte. Talvolta Vanko si fermava a pensare se tutto quello che faceva per Cerberus era giusto, in fondo anche gli alieni avevano sentimenti, organi,  amici, famiglie e figli proprio come gli umani. Poi si ricordava del discorso dell’Uomo Misterioso in cui egli decantava un’Umanità forte che non dovesse sottomettersi a nessuna forza aliena della Galassia, gli Umani erano forti e dovevano conquistare il loro diritto sugli altri esseri dello Spazio. Il discorso non nascondeva sicuramente un certo razzismo e di certo non inneggiava all’amore eterno e alla pace con le altre specie Galattiche e pure aveva un suo fondamento. Le altre razze aliene consideravano gli umani come una specie troppo ambiziosa che stava accelerando troppo il suo sviluppo e che, per questi ed altri motivi, non meritava un seggio nel Consiglio Galattico. Vanko era stato disgustato da queste parole nei confronti della sua specie e per dimostrare il suo valore aveva aderito a Cerberus entrando nell’organizzazione e diventandone un membro di una certa importanza nel suo settore di competenza. Poi aveva conosciuto Lidia. Inizialmente doveva essere solo una relazione di amicizia, poi Cerberus aveva chiesto di diventare qualcosa si più per la ragazza così da poter entrare poi in affari col suo ricco padre, presidente della Kassa Fabrication, una delle industrie leader nel settore degli armamenti. Vanko non aveva mai avuto fidanzate aliene, ne, tantomeno, aveva mai avuto rapporti sessuali con un Asari. Inizialmente riluttante, fu colpito dal carattere dolce e allegro della ragazza di cui poco dopo si innamorò profondamente, senza contare che il sesso era stato un esperienza fuori dal comune grazie all’abilità, se così si può definire, delle Asari di potersi allacciare al sistema nervoso del partner durante il rapporto sessuale. Non poteva dire all’Uomo Misterioso che si era innamorato, dopotutto credeva ancora agli ideali di Cerberus, ma iniziava a vedere le specie aliene sotto un ottica diversa, tanto da stabilire, successivamente, anche diverse amicizie con uomini d’affari Salarian e Volus. La sua non era una posizione semplice, ma finchè faceva da tramite, contabile o qualche altro tipo di spionaggio industriale e non era costretto a prendere in mano una pistola ed uccidere qualcuno, a Vanko andava più che bene. In quel momento il factotum segnalò l’arrivo di una chiamata, Vanko rispose prontamente e gli fu detto da una voce anonima di recarsi alla sala conferenze al settimo livello per l’incontro programmato. Vanko fu lieto che quella attesa fosse finita, perciò confermò l’ordine e spense la chiamata. Indossò la giacca e, uscito dalla stanza, si diresse all’ascensore per raggiungere il settimo piano.
La Chimaera, come ogni base segreta di Cerberus, era provvista di sistemi di occultamento esterni di ultima generazione e dotati di difese sufficienti a non temere un attacco neanche da delle Corazzate Turian. All’interno l’attività era frenetica: soldati e dottori passavano continuamente attraverso i vasti e complessi corridoi della base. Tutti gli accessi erano consentiti solo tramite carta identificativa, controllo impronte digitali e schema della retina, nelle sale più importanti invece si utilizzavano mezzi di sicurezza ancora più complessi come analisi del DNA, controlli delle colonie batteriche e risposte foniche o uditive. Tutto quello che era custodito all’interno doveva rimanere li e niente al mondo sembrava capace di poter entrare e rubare dati o tecnologie. Vanko non era mai stato sulla Chimaera, ma, da quando lavorava per l’organizzazione, non era mai stato due volte su una stessa base di Cerberus e di questo tipo di strutture ne aveva visitato parecchie. Tutte, però, ricalcavano, più o meno, lo stesso modello ingegneristico di riferimento: il porto al livello inferiore, la sala conferenze praticamente in cima, i laboratori contrassegnati con numero dispari nella sezione sinistra e quelli con numero pari a destra, le armerie distribuite ogni tre piani, le officine nella parte nord-est dell’edificio e così via, solo in rare occasioni aveva visto dei veri e propri stravolgimenti a questo schema, tanto che alla fin fine era diventato abbastanza semplice orientarsi in quel tipo di strutture. Una volta arrivato a destinazione, si incamminò a grandi passi verso la sala conferenze. La identificò facilmente, c’erano due guardie, armate con i potenti fucili d’assalto Harrier di Cerberus, che facevano la guardia all’ingresso. Gli mostrò le sue credenziali e gli fu concesso di passare. Una volta che la porta si fu richiusa dietro di lui, un’immagine olografica dai toni rossicci comparve di fronte a Vanko: era la figura dell’Uomo Misterioso.
“Salve Alistair. E’ un piacere rivederti” salutò l’Uomo Misterioso,
“Il piacere è reciproco signore”, disse Vanko,
“Ti chiedo scusa se ti ho fatto attendere, ma sai, molte cose hanno bisogno della mia supervisione”,
“Con ciò fa riferimento al comandante Shepard signore?”
“Principalmente lui Vanko. Come ben sai, quell’uomo è molto importante per le nostre operazioni e fondamentale per il nostro fine ultimo”
“Spero non le stia causando troppi problemi signore”, ammise onestamente Vanko,
“In questi giorni è stato su Horizon. Le cose sono state…complicate laggiù”, così dicendo si accese una sigaretta.
Ci fu un attimo di silenzio, poi l’Uomo Misterioso cambiò discorso.
“Ad ogni modo non siamo qui per parlare di Shepard, ma per discutere sul come catturare il Soggetto Dogma”
“Certo signore. A questo proposito, vorrei informarla che il dossier che ho ricevuto è stato reso completamente illeggibile. Mi vuole dire per quale motivo?”
“E’ questo il punto amico mio. Non è stata Cerberus ha cancellare quelle informazioni, ma Dogma stesso”, fece un lungo tiro di sigaretta e riprese, “Dopo aver rubato i dati, Dogma ha inserito un virus informatico in tutto il sistema della base in cui si svolgevano gli esperimenti. Questo virus non si è fermato sui dati originali, ma è arrivato a colpire anche tutti i rapporti che ti sono stati inviati, così non abbiamo più nulla sul lavoro di Kravinov e dei suoi colleghi. Per questo motivo ho dovuto classificare tutti i dati colpiti dal virus come B.P. Non voglio che la notizia di questa fuga si sparga troppo ne all’esterno ne all’interno di Cerberus.”
“Intende dire che ha colpito anche il mio Mainframe?”, esclamò sorpreso Vanko, “Come ho fatto a non accorgermene e, soprattutto, il virus era così sofisticato da bucare tutti i nostri sistemi di sicurezza?”
“Si, è esatto. E, per quanto riguarda il fatto che non ti sei accorto di nulla, non ti devi cruciare Alistair. Persino i nostri migliori informatici se ne sono resi conto solo dopo aver speso giorni su tutto il materiale digitale del progetto. Questo virus eludeva tutti i tipi di firewall, antivirus, antimalware, diagnostiche ad anticrittaggio ed ogni altro tipo di difesa informatica finora conosciuta, se non fosse stato per alcuni byte corrotti che si lasciava dietro di quando in quando, non l’avremmo mai potuto trovare” affermò gelido l’Uomo Misterioso,
Vanko aveva, per un attimo, avuto paura che il suo capo avesse scoperto che qualcuno aveva già avuto accesso al Mainframe con i suoi codici. Se l’Uomo Misterioso avesse saputo che Dogma aveva copiato tutti i file a disposizione riguardo a Cerberus, Vanko sarebbe stato sicuramente eliminato. Strinse i denti e riprese a parlare.
“Dunque che ci rimane di lui su cui lavorare?”, chiese dubbioso Vanko.
“Quasi niente. Devi sapere che questo progetto è stata un idea di Kravinov”, l’Uomo Misterioso si alzò dalla sua sedia e fissò Vanko con i suoi luminosi occhi celesti, “Dopo la disfatta subita sulla Flotta Migrante nel tentativo di riprendere la piccola Gillian, ho iniziato a pensare a soluzioni alternative per carpire i segreti dei Quarian”
“Si riferisce alla bambina affidata a Paul Grayson signore
“Precisamente Alistair. Dopo quegli eventi avevamo perso anche il Quarian di nome Golo, che avremmo potuto usare per i nostri scopi, ma la sua dipartita ha dato il via a qualcosa di completamente diverso…Ha dato il via al progetto Dogma”
“Quindi qualcosa è rimasto su cui lavorare” disse sorridente Vanko,
“Non proprio.”
 L’Uomo Misterioso si alzò e si mise ad osservare la luminosa Stella che faceva da sfondo all’ambiente, dando in questo modo le spalle a Vanko. Emise un piccolo sospiro, inchinò la testa, quasi come in segno di penitenza, e poi riprese a parlare. “
Quando chiesi il parere dei miei scienziati sul come trovare il modo di infiltrare un elemento di Cerberus all’interno della Flottiglia tutti mi proponevano metodi di occultazione per permettere ai nostri agenti di entrare indisturbati all’interno delle navi Quarian oppure sonde-spia mimetizzate come detriti per avvicinarsi alle astronavi per effettuare scansioni o altri tipi di mansioni di spionaggio. Erano campi che avevamo già battuto tempo addietro…con, ovvii, scarsi risultati”
L’Uomo Misterioso butto fuori dalla bocca una piccola nuvola di fumo che si disperse subito nell’aria.
“Poi mi contattò il dottor Kravinov. Aveva un’idea. Qualcosa di folle e rischioso a nuovi livelli. Non parlò in dettaglio di ciò che voleva fare, mi chiese fiducia ed i mezzi per mettersi al lavoro”
“E lei gli ha dato quello che voleva così? A scatola chiusa?” Esclamò sorpreso Vanko. “Mi perdoni signore, ma mi sembra un grosso azzardo”
L’Uomo Misterioso gli lanciò uno sguardo truce che gelò il sangue nelle vene a Vanko.
“Di rado do questo tipo di fiducia ai miei sottoposti Alistair. Kravinov era il mio scienziato migliore, sotto tutti i punti di vista. Fu lui che varò le basi del progetto Lazzaro e, visti i risultati, non potevo negare a quell’uomo ne la mia fiducia ne il mio completo supporto”
Vanko trasalì e abbassò la testa, “Certo. Scusi signore. La prego, continui.”
L’Uomo Misterioso spense la sigaretta nel posacenere, si risedette e poi si rivolse nuovamente a Vanko.
“Dapprima non volevo che abbandonasse il progetto Lazzaro. In quel momento aveva la priorità su ogni cosa. Kravinov, però, mi fece pressioni dicendomi che Lazzaro era completato e che ora serviva solo il tempo della riabilitazione completa, sostenendo che la dottoressa Lawson poteva benissimo occuparsi del resto”
Prese un respiro profondo, distogliendo un attimo lo sguardo, e poi riprese.
“Così gli diedi il via libera per il progetto. Kravinov non voleva rivelare ancora nulla poiché mi disse, testuali parole, -Sto andando ben oltre la semplice resurrezione di un soldato caduto. Vado a giocare con l’essenza stessa della vita. Devo essere sicuro di non star commettendo un terribile errore, prima di mostrargli il mio lavoro-“.
Vanko, a quelle parole, ebbe un fremito. Cosa poteva esserci di più oltre che resuscitare un morto? Kravinov aveva sconfitto la morte, riportando in vita un eroe dell’Umanità, che c’era più in là di quello?
“Seppi poco dopo che Kravinov aveva preso un soggetto test non certificato da Cerberus. Ovviamente dovevo indagare sul motivo di quella scelta. A ciò il buon dottore  rispose che Cerberus non avrebbe potuto dargli un “esemplare da test” adatto per quello che doveva compiere, perciò si era arrangiato ottenendo la sua cavia, a mio parere, da chissà quale circuito illegale di schiavi o raccattato da quale gruppo di mercenari. In verità non ho mai saputo niente su Dogma. In principio non sapevo nemmeno di che specie fosse e non mi sono neanche interrogato troppo su questo. Sulle prime ero pensieroso riguardo a questa sua scelto, poi ricordai che avevo già dato a quell’uomo più fondi e uomini di qualunque altro progetto. Ricordai Lazzaro e quindi mi sembrò giusto lasciarlo proseguire in pace…anche se attendevo con molta ansia di sapere i risultati del suo lavoro.”
Vanko ascoltava le parole dell’Uomo Misterioso con molta attenzione. Si vedeva che stimava molto il dottor Kravinov, anzi, dalle sue parole e dalle espressioni della sua faccia si sarebbe potuto benissimo dire che i due fossero amici di lunga data. Vanko non poteva confermare quell’ipotesi, ma ciò sembrava molto realistico e poi immaginare il suo capo preoccuparsi per la prima volta di qualcuno piuttosto che della missione gli dava un aura più umana di quanto non ne avesse durante i normali colloqui.
 “Questo è quanto. Kravinov, il giorno prima della sua morte, mi chiamò, euforico, dicendomi che era ora che vedessi con i miei occhi la sua opera. Quando gli chiesi se c’erano stati problemi con il soggetto dei test il dottore mi rassicurò dicendomi che avrebbe eseguito gli ordini. Mi parlò delle sue abilità e di come queste erano rimaste integre dopo i test. Dalla sua descrizione sembrava un ottimo soldato, ma quando gli chiesi il nome, Kravinov disse che si faceva semplicemente chiamare come una carta: Jack di Picche. Volli sapere però come avrebbe potuto aiutarmi con la faccenda della Flottiglia e così Kravinov mi disse semplicemente che i Quarian non avrebbero attaccato un loro simile. Disse che il resto l’avrei saputo solo andando a trovarlo.  Purtroppo sai già come è andata a finire”
“Questo come ci aiuta a rintracciare questo..-Jack di Picche-?” chiese dubbioso Vanko,
“Ho ricevuto un rapporto da Omega. A quanto pare un Quarian con abilità fuori dal comune ha dato del filo da torcere ad Archangel laggiù. Ho ottenuto anche un filmato di una rissa in un bar in cui questo Quarian ha malmenato a sangue tre sottoposti di Aria T’Loack. Le sue movenze, la sua forza ed abilità fanno chiaramente intendere che non sia uno di quei semplici ratti con la tuta. Nessun della loro specie è famoso per rischiare scazzottate in cui la loro preziosa tuta potrebbe danneggiarsi. Solo un Quarian sicuro delle sue abilità, o pazzo, farebbe una cosa del genere, e dato che non credo al secondo caso…direi che abbiamo trovato il nostro uomo”
“Vuole quindi che salpi per Omega signore?”
“Si, ma, bada, alcuni dati dello spazioporto di Omega confermano che una nave si è allontanata proprio nella direzione della Flotta Migrante. Il nostro soggetto potrebbe aver preso il volo. D’altro canto ti avevo già informato del fatto che avrebbe potuto tonare dai suoi compagni.”
“Quindi che andiamo a fare su quel buco di Omega?”
“Inanzitutto a riavviare completamente le nostre operazioni laggiù ed in secondo luogo a raccogliere qualche informazione in più su ciò che è accaduto laggiù. Non ho intenzione di chiedere direttamente ad Archangel. Ora che Shepard l’ha reclutato fargli domande potrebbe essere controproducente. Mi serve che quel Turian non abbandoni l’equipaggio della Normandy, Shepard si fida di lui, ma lui non si fida di Cerberus, per questo motivo dobbiamo evitare di espandere sospetti nei loro cervelli”
“E’ deciso allora” ammise soddisfatto Vanko,
“Partirai tra qualche ora Alistair. Nel frattempo ti presento Kay Leng, membro di punta della tua squadra”
Vanko si guardò attorno, ma non vide nulla. Poi, dal buio della stanza, comparve una figura dai lineamenti asiatici in tenuta da battaglia e due katane agganciate alla schiena.
“Signor Vanko. Piacere di conoscerla” disse, in tono sarcastico, l’agente Cerberus.
Kay Leng avanzò con passo sicuro e braccia ritte lungo i fianchi. Il suo atteggiamento era altezzoso e squadrava Vanko con fare disinteressato. Vanko non aveva mai conosciuto quel soldato. Il suo nome era leggenda, nel senso che pareva fosse un sicario inesistente, un nome usato solo per spaventare i propri nemici, ma, a quanto pare, tutte le voci erano vere.
“Piacere mio signor Leng. Sa già in cosa ci imbarchiamo?” disse in tono indifferente Alistair.
 “L’Uomo Misterioso mi ha già informato dei dettagli. Spero che lei sia bravo a sparare quanto ad organizzare perché non ho intenzione di fare da balia ad uno scribbacchino”.
“Non rimarrà deluso. Glielo assicuro” Rispose in tono neutrale Vanko, reprimendo la voglia di rispondere a Leng in modo consono a come lo stava trattando.
“Signori vi prego di rimandare i convenevoli a dopo. Sapete entrambi la vostra missione ora, quindi lavorate insieme, perché non voglio sentirmi dire che il Jack di Picche non è stato catturato per colpa delle vostre diattribe”
“Certo signore” esclamarono i due contemporaneamente, gettandosi poi un occhiataccia a vicenda.
“Un’ultima cosa. Questa missione è segreta. Nessuno a parte voi due e il resto della squadra ne è a conoscenza. Nessun appoggio esterno. Laggiù dovrete lavorare con quello che avete”
Mentre i due si allontanavano verso la porta, l’Uomo Misterioso richiamò Kay Leng.
“Leng! Tu rimani. Devo parlarti.”
Quando la porta si richiuse dietro a Vanko, Kay Leng prese la parola.
“E’ sicuro che sia il tipo adatto signore? Per come la vedo io, morirà ancor prima di vedere Dogma da lontano”
“So quello che faccio Leng. Lui non è stato ucciso da Dogma come gli altri. Mi serve capire perché Jack, dopo la strage al laboratorio di Kravinov, non abbia fatto saltare la testa ad Alistair. Il comportamento del nostro Quarian ha subito notevoli sbalzi negli ultimi tempi, il perché mi sfugge e, come ben sai, sono uno a cui piacciono le risposte e non i misteri.”
“Non so. Metterlo nella squadra mi sembra un azzardo. Non sappiamo come si potrebbe comportare”
“E’ per questo che gli ho mentito sui registri e sul resto delle informazioni in nostro possesso. Non deve sapere la vera storia dietro al progetto Dogma. Vanko finchè pensa ai soldi e alla bella vita insieme a quella sua sgualdrina Asari è controllabile, ma appena le cose iniziano a farsi fuori dagli schemi ha paura e cerca di tirarsene fuori. La verità è per pochi e quei pochi devono essere pronti a capirla”
“Una delle sue massime preferite signore. Quindi che ne faremo di lui dopo la missione?”
“Se tutto andrà come previsto lo riassegnerò al suo posto. Per quanto adesso sia una mina vagante, è un buon elemento per l’organizzazione e gli sprechi di questo tipo non posso permettermeli. Comunque, nel caso si verifichi il contrario sai bene ciò che gli aspetta”
Kay Leng annuì con un cenno del capo. Mostrò uno sguardo sicuro e fermo, il che faceva intuire bene che la spia di Cerberus sapeva benissimo come trattare casi del genere.
“Tu sei membro di spicco della Squadra Segreta di Cerberus Leng. Ho piena fiducia nelle tue capacità. So che non fallirai l’obbiettivo. Ora va e portami il Jack di Picche”
 
Giocando col fuoco prima o poi ti bruci ed a quel punto bisogna saper reagire prontamente. Nel prossimo capitolo qualcosa si muove, tenetevi stretti alla poltrona e temete: “Quel Che Non Mi Uccide”

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Capitolo 11
*** Quel Che Non Mi Uccide ***


CAPITOLO 10: QUEL CHE NON MI UCCIDE…
 
…di solito fa molto molto male.
 
Nelle orecchie si sentiva solo un fortissimo ronzio. La testa barcollava e gli arti non rispondevano. Gli occhi mostravano solo immagini sgranate e oscillanti. L’ambiente circostante era pieno di pezzi di metallo, fuoco, fumo ed una sottile nebbiolina azzurra. Ci vollero circa due minuti per riacquistare la vista, tre per riottenere parzialmente le abilità motorie, ma ce ne vollero almeno sette per riacquistare consapevolezza della situazione. In questo lasso di tempo la tuta si era data parecchio da fare. I protocolli di emergenza erano tutti a pieno regime. Il software medico elencava i vari tipi di traumi subiti dal corpo con frasi rapide e coincise: contusioni, lividi, lussazioni e traumi articolari e non erano tutti elencati nella parte sinistra del visore collegati tramite delle rette ad un modello corporeo tridimensionale per far capire la localizzazione del danno subito. Ovviamente medigel, adrenalina, morfina, anestetici ed altri tipi di farmaci venivano costantemente iniettati nel circolo sanguigno per sopperire a tutte le necessità del caso: evitare infezioni, placare il dolore, potenziare il sistema immunitario, aumentare il trasporto di ossigeno e, soprattutto, svegliare il soggetto per permettere di alzare il culo da terra e mettersi al riparo. Il software di analisi ambientale si era messo all’opera passandola visuale del casco in modalità di emergenza, evidenziando così la sagoma delle persone e degli oggetti con una fluorescenza arancione, eliminando le fonti luminose di forte intensità, rimpiazzandole con una colorazione bluastra ed un indicatore di composizione chimica accanto, infine calcolava le varie percentuali di composizione chimica dell’aria e dei materiali al suolo esponendo i risultati in corrispondenza delle fonti pericolose per via di radiazioni, dell’eccessivo calore, di rischio crolli strutturali delle superfici o di intossicazioni per via aerea o tattile. L’ultimo software era invece adibito alla ricerca di esseri viventi nei paraggi, evidenziando i personaggi armati in rosso e quelli disarmati in verde, inoltre forniva informazioni sul battito cardiaco e su eventuali anomalie nella salute del soggetto analizzando temperatura corporea, reazioni dei muscoli, riflessi, evidenziando l’apparato scheletrico ed schematizzando la struttura degli impulsi neurali. Appena Jack riuscì a sentirsi almeno le dita delle mani tentò di alzarsi. Come la tuta affermava l’esplosione lo aveva ridotto male. Stando alle informazioni fornitegli dal resto dei software della tuta, gli scudi cinetici avevano assorbito circa il 54% dell’energia liberata dall’immensa esplosione, mentre il resto l’aveva vissuto direttamente sulla sua pelle, con l’ovvio risultato di sentirsi come se un cannone di una corazzata l’avesse centrato in pieno da 10 metri di distanza. La nausea che Jack sentiva era un ovvio effetto collaterale dell’effetto centrifuga dell’esplosione combinato con il mix di farmaci che gli giravano nel sangue raggiungendo tutti gli organi del corpo. Si appoggiò a terra con un ginocchio cercando di raccogliere le forze per riposizionarsi in posizione eretta. Aveva vissuto parecchie situazioni simili in vita sua, ma questa che stava passando ora era sicuramente la peggiore e più intensa di tutte. Il cervello in queste situazioni cerca di orientarsi con i vari sensi messigli a disposizione dalla natura, ma essendo anch’essi piuttosto incasinati sul momento, il cervello entra nel panico facendo muovere il corpo come se fosse un pesce fuori dall’acqua in cerca spasmodica di un modo di riavere il controllo della situazione. Jack aveva elaborato a suo tempo un modo per evitare quel tipo di disorientamento: pazientava che il disorientamento passasse focalizzando la sua attenzione sugli ultimi momenti prima dell’esplosione, ricordava chi c’era attorno a lui e cosa stesse facendo prima di quel istante fatale. In questo modo si dava il tempo necessario per riacquisire parzialmente lucidità e manualità per poi essere subito pronto a rientrare in azione in modo deciso e corretto. Si ricordò di aver stretto Tali attorno a se prima dello scoppio. Girò lentamente la testa da destra a sinistra in cerca della sua figura, ma non la vide. Evidentemente in qualche modo aveva perso la presa su di lei e si erano separati. Strinse i denti e si rimise in piedi. Le braccia, la testa e le gambe gli pesavano come macigni. La miscela che aveva preparato tardava a funzionare e si ritrovò più volte a chiedersi se avesse sbagliato composizioni, dosaggi o tempi di somministrazione delle sostanze chimiche. Poi si accese la cosiddetta lampadina. Una scossa pervase il corpo, un’ondata di energia attraverso tutti i muscoli e tutti i sensi si rimisero in funzione meglio di prima. Il sangue sembrava ribollire e pulsare nelle sue vene a ritmi folli, il suo cuore però eseguiva battiti regolari e sembrava pronto per pompare tonnellate di sangue in un sol botto. Le pupille si dilatarono e smisero di bruciare. Le mani si contrassero istintivamente in un pugno, pronte a muoversi al minimo impulso neurale che avesse chiamato in causa i loro muscoli. Il dolore svanì sotto il fiume di adrenalina, rimpiazzato da una risposta agli stimoli esterni come minimo quadruplicata rispetto ad una situazione di normalità. Ora Jack sapeva quel che doveva fare e come lo doveva fare. Le informazioni sullo schermo venivano lette ed assimilate dal suo cervello praticamente all’istante con già pronta una risposta alla situazione descrittagli. Volse la coda dell’occhio indietro. Niente. Solo macerie e metallo che bloccavano il passaggio. Lo sguardo si spostò in avanti. Eccola. Sotto un pannello d’acciaio. Arrivò accanto a lei in due balzi. Sollevò il pannello e lo gettò sulla destra. -Contusioni, lividi, trauma cranico-, così affermava la tuta di Jack analizzando il corpo di Tali. -Lacerazione sulla gamba sinistra, braccio destro e zona lombare. Infezione in atto. Medigel già distribuito. Soggetto incosciente.- continuava la tuta, facendo comparire queste parole sulla destra del visore. Jack la sollevò da terra tenendola tra le sue braccia. Volse lo sguardo a destra. –Pericolo!Pericolo!-, affermò la tuta, -Eezo in stato gassoso, liquido e solido in quella direzione. Impossibile proseguire oltre. Intossicazione dell’aria nell’area di 600 metri quadrati al 28%. Trovare immediatamente strada alternativa-. Jack non se lo fece ripetere dinuovo. Agì come un fulmine. Aveva notato una corridoio che correva sulla sinistra mentre si avvicinava a Tali. Mentre lo pensava, stava già percorrendo il corridoio. La tuta aveva avviato, pochi secondi dopo, il software di tracciamento di rotta sicura, ma con tutto il caos li attorno appariva la perenne icona di –Ricalcolo- in alto a sinistra. Jack doveva stare attento poichè, lungo il percorso, cavi elettrici scoperti pendevano da tutte le pareti e le macerie rendevano molto difficile il passaggio nei vari corridoi della nave. Aveva notato almeno sette corpi di Quarian mentre si muoveva in quella struttura labirintica. Non avevano dato segni di vita. Era irrilevante fermarsi a pensare a loro. Doveva riuscire ad allontanarsi da quel posto del cazzo il prima possibile. –Infezione dell’ aria al 59%. In aumento a 10 metri quadrati ogni 17 secondi.- La tuta continuava a non rendere più semplice quella corsa contro il tempo, -Attenzione! Sangue del soggetto B intossicato. Intossicazione al 2%.- Questo rendeva tutto più complicato. Il soggetto B indicato dalla tuta era Tali. Un intossicazione del sangue, pari ad almeno 35%, dovuta ad eezo gassoso poteva significare dare la sentenza di morte per un umano, facendo due conti per un Quarian ne sarebbe bastato il 12%, forse meno per Tali, viste le condizioni in cui si trovava . Ora si che doveva muoversi. Jack si fermò un secondo ed inietto col factotum un potenziamento per il sistema immunitario a Tali. Non poteva fare altro per lei ora come ora. Si rimise a correre, l’imprevisto, si sa, è sempre in agguato. Un pezzo di metallo posizionato su una valvola prese il volo, diretto proprio verso la testa di Tali, dopo che la valvola scoppiò non riuscendo a gestire la troppa pressione gassosa che si trovava a gestire nei tubi. Il frammento metallico balenò nell’aria mentre schizzava verso la coppia. -Troppo veloce- pensò Jack. Non poteva schivarlo con Tali tra le braccia. Non poteva fare altro. Non sentì dolore grazie ai farmaci che continuavano a circolare nell’organismo. Si limitò a barcollare indietro in risposta all’urto. Jack si era abbassato quanto bastava perché il pezzo di metallo non trafiggesse Tali, ma la sua spalla. Ora anche Jack aveva il problema dell’infezione, ma non se ne preoccupò, riprese a muoversi incurante della ferita. –Il soggetto B è dinuovo cosciente.- comunicò la tuta, tramite le solite scritte a visore. Jack in effetti notò gli occhi di Tali riaprirsi dietro al visore.
“Ehilà!” disse Jack, rivolto a Tali. “Dormito bene? Io non tanto devo dire. Credo di aver lasciato il gas aperto prima di addormentarmi.” Cercava di scherzare, ma la sua voce lasciava trapelare la vera entità della situazione.
“Mi sento molto debole” riuscì a rispondere Tali, “Dove siamo?” chiese stancamente.
“In viaggio verso l’infermeria o qualunque altro luogo più sicuro di questo” rispose risoluto il Quarian,
Tali notò il metallo conficcato nella spalla dell’amico, “Sei ferito” disse flebilmente,
“Non è niente. Quella che ha bisogno di aiuto sei tu”, –Ed anche alla svelta- concluse in mente Jack notando che la tuta aveva appena affermato: -Attenzione! Infezione soggetto B al 5%. Cure immediate necessarie-
“Perché è successo? Dove abbiamo sbagliato?” chiese la Quarian mestamente,
“Le paratie metalliche” affermò l’altro, “Credevamo che il problema fosse proprio il nucleo ed invece era tutt’altra cosa”,
Tali non rispose, così Jack riprese: “Le paratie metalliche sono composte da argilla ed altri materiali che assorbono e poi dispensano il calore in modo graduale successivamente. Il punto è che questi materiali si possono rompere, corrodere o diventare inutilizzabili a causa del tempo o per altri fattori esterni. Ho notato attraverso uno squarcio nelle paratie dopo l’esplosione che attorno ad esso non era presente nessuna traccia di questo tipo di materiali, quindi ciò conferma la loro assenza. Senza di essi la temperatura non era più stabile e il sistema di raffreddamento, non potendo contare sul loro supporto non ha lavorato con la dovuta efficienza, ergo quel posto si è trasformato in un forno che noi non percepivamo poiché i metalli dell’astronave non lasciano traspirare nulla dalle loro cavità. Raggiunta la saturazione massima, causata dal fatto che siamo passati in un campo magnetico stellare a poca distanza dalla stella che lo generava, il nucleo ha detto basta e si è sfogato. Tutto qui.”
Tali apparve impressionata da quell’analisi e, riflettendoci sopra, concordava con Jack su tutta la linea.
“Gira a destra e poi prendi le scale a sinistra. Troverai un portellone. Una volta passato dovremo trovarci nel ponte A e li ci sarà di sicuro qualcuno a darci una mano”, disse Tali indicandogli la direzione.
Jack fece come gli aveva detto, il problema fu che le l’effetto delle medicine stava diventando più fievole e quindi Jack iniziava a percepire tutte quelle sensazioni prima preclusegli. Arrivò al portellone che era allo stremo. Tali era nuovamente svenuta e il tempo a disposizione stava per scadere ad entrambi. Dopo alcune spallate riuscì ad aprire il portellone e si ritrovò di fronte a una decina di Quarian spaventati.
Riuscì solo a dire: “Una mano gente?” e poi cadde a terra svenuto insieme a Tali.
Mentre era svenuto Jack riusciva a sentire, di tanto in tanto, qualche voce all’esterno.
“Che diavolo ha nel sangue questo qui?! Dottore venga a vedere è pazzesco!”
“Straordinario! Ha codificato la tuta in modo che immettesse queste sostanze nell’organismo proprio quando ne avrebbe avuto più bisogno. Questo Quarian è stato davvero previdente e deve essere anche molto esperto in chimica per aver creato una miscela di questo tipo.”
Dopo quelle che possono essere state benissimo 10 ore o 10 minuti sentì di nuovo dei discorsi.
“Si Grand’Ammiraglio, questo Quarian ha salvato la vita di sua figlia. Iniettandole quella miscela ci ha permesso di intervenire in tempo ed evitarle una morte orribile”
“Grazie agli Antenati! Solo loro sanno quanto sono grato per questo dono”
“Sua figlia si rimetterà presto, di sicuro prima del suo salvatore. Le medicine in combinazione con le ferite e tutto il resto l’hanno si salvato, ma lo hanno reso molto debole. Il suo organismo ci metterà un po’ a smaltire tutto la robaccia che si è iniettato e che ha sopportato, ma si salverà”
Ancora una volta passò quel tempo infinito che può essere riconducibile anche ad un solo istante. Jack riaprì gli occhi e vide delle mani bianche che si avvicinavano per levare il visore. Con uno scatto della mano destra bloccò la mano sinistra in avvicinamento e disse: ”Sinceramente. Non mi sembra il caso.”
Mollò la presa e si tirò in avanti sollevandosi con la spina dorsale, notando che l’unica cosa che gli mancava addosso era il suo fidato impermeabile. Fece per scendere dal lettino su cui era sdraiato poco prima, ma la figura di prima, rivelatasi poi un Quarian in tuta bianca, lo avvisò:
“Aspetti! E’ ancora troppo debole per alzarsi”
Jack non gli diede peso e rispose, “Fidati. Sto bene”
“Secondo me dovresti dargli retta Beck”, affermò una voce familiare, “Dopotutto è un dottore e viste le condizioni in cui ti ho visto poco tempo fa mi sembra il caso che tu non faccia sforzi”
Jack si voltò verso quella voce e, come si aspettava, vide l’ammiraglio Han Gerrel stare dinanzi a lui.
“Non metto in dubbio il parere medico, solo è che sto bene” rispose Jack in tono cordiale, “Piuttosto mi dica come sta la nave, quanti danni abbiamo subito?”
“Abbiamo perso praticamente tutta l’area del nucleo in cui vi trovavate. Ho fatto spostare i civili e disintossicare l’area, nonostante ciò ci sono state 50 vittime. Ad ogni modo ora la Flotta ha lasciato l’area della stella e ci siamo fermati per ricevere aiuto dalle altre navi e preparare una cerimonia funebre per i nostri compagni ed amici”
“Mi spiace di averla delusa Ammiraglio” ammise tristemente Jack, “Non ho capito subito il problema ed ora molti pagano per i miei errori”
“Beck, non hai colpe di quello che è successo. Perfino i migliori perdono e sbagliano a volte. Certo questo non è di conforto ne per te ne per chi voleva ben a quelle persone, ma è inutile incolpare te per ciò che è successo. Specialmente tenendo conto che la colpa deve ricadere su di me che non ho pensato a controllare le paratie più spesso per effettuare i giusti accorgimenti. Sono io il comandante di questa nave e quella gente era sotto il mio comando, qualsiasi cosa capiti a loro sono io in prima persona a doverne rispondere”
Jack non rispose. Sapeva che l’Ammiraglio aveva ragione. E’ responsabilità del comandante tenere sicura la nave e le persone che si trovano a bordo e, per quanto gli dispiacesse, secondo la logica e le regole di qualsiasi marina stellare la colpa ricadeva su Han Gerrel.
Ammiraglio sospirò e mettendo una mano su una spalla a Jack disse: “Coraggio. Ora che sei in piedi è il caso che ti porti da Rael e Tali. Hanno espresso la volontà di parlarti, ma prima ti faremo un altro prelievo del sangue”
“Non è necessario Ammiraglio. Sto bene”
“Questo l’ho capito, ma le analisi vanno fatte comunque, dato che prima il tuo sangue era riempito da tutte le schifezze che ti eri iniettato e non abbiamo capito quasi nulla sui problemi infettivi che avevi. Tranquillo sarà un analisi semplice per confermare il tuo stato e nient’altro”
Prima che Jack potesse obbiettare il medico aveva già inserito l’ago nel braccio attraverso la canula che avevano applicato mentre era in stato di semi-incoscienza. Il Quarian medico estrasse la quantità che gli serviva per le analisi e poi disinserì l’ago rimuovendo successivamente la canula lasciando che la tuta si richiudesse nel punto occupato dall’apparecchio medico.
“Bene, ora possiamo andare” affermò soddisfatto Han Gerrel.
I due procedettero fuori dall’infermeria e dopo aver passato un paio di corridoi si ritrovò di fronte al Grand’Ammiraglio e sua figlia, ringraziando il cielo, in completa salute. Tali fece per muoversi verso di lui, ma il padre allargò le braccia in fare accogliente e le blocco, apparentemente in modo involontario, la strada.
“Grazie agli Antenati ti sei ripreso ragazzo” disse Rael’Zorah
“Gli Antenati non centrano Grand’Ammiraglio” affermò Jack, “Solo preparazione e un po’ di fortuna”
L’opinione di Jack sugli Antenati era decisamente negativa: concordava col fatto che le esperienze di persone vissute prima di loro potessero tornare utili, ma non era assolutamente d’accordo col divinizzare queste figure. Praticamente ogni Quarian, invece, adorava gli Antenati, gli rivolgevano preghiere, dedicavano loro alcuni giorni particolari dell’anno e seguivano ciecamente molti dei dettami che essi avevano formulato a loro tempo. Erano i pensieri di Quarian vissuti in precedenza modellati come IV, non erano degli dei la cui parola è legge. Inoltre, da quando i Geth avevano distrutto gran parte dei server in cui erano stipati i dati di queste IV e i Quarian erano stati esiliati, questo “Culto degli Antenati” si era diffuso e radicato molto più che in precedenza nella comunità Quarian. C’erano diversi Quarian che erano diventati estremisti veri e propri e proclamavano che bisognava riallacciarsi agli Antenati in modo radicale affinchè le preghiere della comunità verso di loro venissero esaudite. Le autorità Quarian per il momento sopportavano tali personaggi poiché, per il momento, non vi erano stati disordini. La popolazione Quarian aveva bisogno di credere. Da qualunque punto di vista si vedesse la situazione i Quarian risultavano essere odiati dalla maggior parte delle specie galattiche per la loro, ormai nota, fama di ladri assimilando il concetto a delle sorta di “zingari spaziali”. Credevano perché non potevano fare altro. Lontani dal loro pianeta e impossibilitati a tornarvici, vivevano vagabondando tra le stelle alla continua ricerca di risorse utili per la sopravvivenza della loro specie. Credevano perché se avessero smesso di farlo avrebbero perso anche la speranza verso un futuro migliore e ciò non potevano affatto permetterselo. Si aggrappavano a chi era vissuto prima di loro perché pensavano che se mai ci fosse un’entità superiore la fuori, di sicuro se ne infischiava di loro. Allora era più comodo credere che dei morti, con la loro saggezza ed esperienze passate, avrebbero condurli sulla retta via, verso qualcosa di meglio che frugare tra asteroidi e navi abbandonate. Tutto ciò non significava che Jack non credesse o non avesse fede in qualcosa, ma sicuramente lui ed i Quarian avevano pensieri molto divergenti sulla religione.
Tali si fece avanti, “Beck, ti ringrazio. Senza di te sarei sicuramente morta”
“Ehi, non si lascia indietro un membro della propria squadra no? Che razza di amico sarei altrimenti?” affermò scherzosamente,
Tali sorrise sotto il casco e poi abbassò la testa pensierosa, sicuramente, come Jack, anche lei si sentiva responsabile della morte di quei Quarian.
Jack avrebbe voluto dire qualcosa per consolarla, ma il Grand’Ammiraglio prese la parola:
“Jack cos’è andato storto laggiù? Ho già sentito il racconto di Tali, ora vorrei sapere la tua versione”
Giustamente il Grand’Ammiraglio doveva conoscere la causa dell’incidente per poi formulare un verdetto nei confronti dell’amico Han Gerrel, ed inoltre era l’unico che aveva il potere di decidere della sua sorte in quanto si doveva giudicare un membro del Consiglio dell’Ammiragliato e non un semplice soldato o civile.
Jack espose la sua versione dei fatti, spiegò il motivo del guasto in ogni dettaglio e provò a limitare in qualche modo la colpa verso Han Gerrel. Rael’Zorah rimase in silenzio per tutta la durata del racconto e infine, dopo che Jack finì la sua parte, si rivolse ai tre presenti, ma in particolar modo all’ammiraglio Gerrel.
“Questa situazione non è semplice”, ammise il padre di Tali sospirando, “La questione dovrà passare tra le mani del Consiglio e poi, tramite votazione, decideremo la sentenza. Mi spiace Han, ma sai anche tu quali sono le nostre leggi”
“Comprendo amico mio”, riuscì solo a dire Han Gerrel,
Poi il Grand’Ammiraglio si volse ai due giovani Quarian, “Ora io e Han ci dirigeremo verso il ponte per richiedere la presenza degli altri Ammiragli e unirci nel Consiglio. Voi riposate, poiché potreste essere richiamati dai nostri pari per dare ancora una volta le vostre deposizioni”
Detto ciò si allontanarono, senza aggiungere una sola parola. Tali prese a camminare in direzione opposta a suo padre e all’Ammiraglio della Neema. Jack le andò dietro, ma lei si girò e gli disse, in tono molto triste:
“Ti prego Beck, lasciami sola. Devo riflettere”
“Tali…Non è stata colpa tua”, provò a consolarla Jack, ma ella, mentre lui parlava, si era voltata nuovamente ed era scappata. Non aveva di sicuro voglia di parlare.
Era sicuramente provata fisicamente e psicologicamente dagli eventi precedenti e sapere che erano morti molti Quarian non aiutava certo ad addolcire la pillola. Jack conosceva bene la situazione: rimorso, sofferenza, odio, rabbia, senso di colpa, erano solo alcuni di tutti i sentimenti che si stavano sicuramente agitando nella mente della figlia di Rael’Zorah. Picche aveva imparato a gestire un po’ tutte quelle situazioni. Aveva visto la morte di molti compagni e aveva visto le lacrime versate dalle madri, dai fratelli, dai padri per i loro cari defunti. Ne aveva passate troppe per preoccuparsi di chi non c’era più, specialmente in quel caso in cui non conosceva ne i nomi ne i volti dei morti, a cui non era minimamente vicino.
Piangere.
Non sarebbe stato affatto utile in questi momenti e non l’avrebbe certo aiutato a mantenere il controllo…e perdere il controllo non era un’opzione registrata nella sua testa.
Si girò e di diresse verso l’infermeria. Doveva lasciare che Tali prendesse da sola il coraggio di fare la cosa giusta. Ciò richiedeva tempo e a Jack ne occorreva per sbrigare una piccola faccenda rimasta in sospeso.
Sapete, si dice che al mondo niente sia più importante delle informazioni….ed il sangue è una fonte molto proficua di informazioni.
 
Una preghiera. Un ultimo saluto. Una colpa divisa. Una partenza ed una sentenza. Nel prossimo capitolo non ci saranno minuti di silenzio. Comprendete: “Mors Tua Vita Mea”.

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Capitolo 12
*** Countdown Extra: Axious ***


COUNTDOWN EXTRA: AXIOUS
 
Lo spazio è un luogo così grande. Posso dirti con esattezza quante stelle ci sono nell’Universo…ma dubito che questo ti possa dare un’idea reale delle dimensioni di questa immensa distesa luminosa. Posso dirti anche perché esistono così tante stelle e posso elencarti anche quanti tipi diversi ne esistono…ma dubito che questo ti aiuterebbe in ciò che affronteremo. Potrei elencarti mille e più motivi per il quale il tempo non esiste o sul perché in realtà non si riesce a toccare niente veramente o potrei descriverti le equazioni sui Buchi Neri e farti comprendere i concetti di Singolarità ed Orizzonte degli eventi…ma dubito che questo ti interesserebbe. Potrei provare a spiegarti ciò che sento, ciò che vorrei fare e ciò che vorrei dirti…ma dubito che le cose cambierebbero.
 
Ieri siamo entrati nel raggio visivo di una nebulosa. E’ bella. Tanto colorata e tanto grande. Si rimane stupiti nel pensare che quel manto trapuntato con i colori più belli in natura sia solo un enorme ammasso di Idrogeno, Elio ed altri elementi di vario tipo che, colpiti dalla radiazione luminosa, riflettono quei bellissimi effetti cromatici.
 
Vorrei che tu potessi vederla. So che non ti importerebbe, ma a me si. Non viviamo tempi così calmi da tanto di quel tempo che ormai pensavo di dover vivere per sempre in mezzo alla mischia, al sangue ed ai proiettili.
 
Sei lì. Immobile. Dormi silenzioso. Vorrei poterti svegliare per parlare con te…ma so bene che devo svegliarti solo per vere necessità. E poi tu non sei mai stato un tipo che parla molto. Tu sei più uno che fa parlare le pistole per te. Mi ricordo la prima volta che fummo accerchiati. Ti stavo per chiedere che cosa avresti fatto, ma tu nel frattempo ne avevi già eliminati dieci. Ho imparato ad ascoltare la tua voce nelle poche occasioni in cui la utilizzavi…e ad amarne il suono che ne fuoriusciva. Sono forse sentimentale o pazza? La malattia mi fa sragionare? No…è ben altro.
 
 Sono sola da troppo tempo quaggiù. Instancabile avanza la malattia. Ogni giorno perdo pezzi di me. E’ come buttare un sasso nel lago più profondo dell’Universo e poi tentare di recuperarlo. Semplicemente…non puoi. E’ così che muoio. E’ così che il mio autocontrollo svanisce. Sai…una volta ho tentato di ucciderti. Non mi era neanche resa conto di cosa stesse succedendo. E’ come se una routine comportamentale a me estranea si fosse attivata vedendoti come causa dei miei mali. Sono riuscita a fermarmi, ma in parte era vero…io soffro a causa tua. Eppure è strano per me dire queste parole. Soffrire, dolore, rabbia…che sono per me queste cose? Emozioni? Stralci ci codice genetico errato? Debolezze comportamentali da correggere, affermerebbe la dottoressa. Come me, lei ti voleva bene, ma lei come macchina, io come….è inutile proseguire.
 
Oggi si è formato del ghiaccio in tutto lo scafo. Siamo in una zona molto fredda. Ci siamo lasciati alle spalle l’ultima stella di questo sistema ed ora tutto è freddo e tetro…come il mio cuore e come te. Stai li immobile, mentre io soffro ogni giorno di più. Muoviti maledetto! Alzati e dimmi quale è il tuo brillante piano ora. Sei solo un soldato in balia dello spazio vuoto e della gravità di qualche astro troppo lontano da noi per essere anche solo immaginato! E io sono qui con te. Tu puoi dormire. Io no. Devo vegliare su di te.
Ti chiedo scusa. Sono ingiusta. E’ la malattia. Sai credo di aver dimenticato il giorno in cui si festeggia il tuo Santo nel calendario terrestre. Non è giusto. Come potrò mai perdonarmi se qualcuno di da l’augurio per il tuo Santo e io non lo ricordo? Sarebbe una cosa imbarazzante per me. Ci conosciamo da tanto e vorrei che quel giorno potessi sentire che qualcuno ti è vicino….. Sto delirando. Credo che mi riposerò un po’. Non tantissimo…solo un po’. Non ti preoccupar. Veglierò sempre su te, ma anche io devo riposare. La malattia si fa sempre più rapida nel progredire e devo cercare di limitare i danni.
 
Torno tra poco.
 
Te lo prometto.
 
…..
 
………..
 
……………………
 
Sono ancora qui. E’ stato un riposo troppo lungo, mi sono lasciata andare. Non te ne sei accorto perché dormi, ma qui è passata davvero un’eternità.
Siamo in vista di un bel pianeta blu sai? Mi ricorda la Terra con tutti i suoi oceani, mari, fiumi. Però questo è più grande. Non so se gli strumenti rilevano giusto, ma pare che ci siano anche forme di vita primitive al suo. Si potrebbe costruire una gran bella colonia qui, magari una che porti il tuo o il mio nome. Sarebbe carino no?
Ah, è sparito anche il ghiaccio. Non ha fatto tanti danni, ma in uno scafo già squarciato a metà non vedo che ulteriori danni si possano arrecare. C’è una bella luce intensa fuori. Il Sole di questo sistema è davvero grande. Due o tre volte quello del sistema Solare. Credo che sia molto giovane come stella. Avrà uno, forse due, miliardi di anni. Non siamo certo in viaggio da così tanto tempo, ma credo che il numero renda giustizia al termine –Infinità- anche se non gli si avvicina minimamente.
 
…..
 
Ho perso altri dati. Non so più in che stagione ci sarà la prossima Eclissi Totale di Sole. Non so più l’ora in cui sarà visibile Saturno dalla nostra attuale posizione. Non mi ricordo più il numero di serie della Flotta ammiraglia. Non so chi era al comando delle forze Alleate il giorno del primo contatto col nemico.
 
Non mi ricordo più quale è la data del nostro primo incontro.
 
Non voglio diventare inutile.
 
 Io non sono Inutile!!
 
Non mi getterai via solo perché sono malata. Non ti permetterò di abbandonarmi!!!
 
…………………………………………….
………………………..
………….
….
 
Scusami ancora.
Anche se non credo di meritare il tuo perdono.
Nessun contatto dall’esterno. Sono anni che siamo alla deriva e nessuno si è fatto sentire. Ci avranno dimenticato? No, non posso crederlo o almeno e così che tu la vedresti. Tu credi che siamo eroi per quello che abbiamo fatto? Che l’Umanità si ricorderà di noi come coloro che hanno dato la vita permettendo ad altri miliardi di sopravvivere? Non so. Mi sembra piuttosto difficile. Eppure tu hai cambiato la vita di molte persone. Molti ti stimano e ti riconoscono come leader. Il rispetto che hanno per te era davvero grande. Lo vedevo negli occhi di tutti loro. Dicevano chiaramente: -E’ lui! E’ colui che ha fatto il culo a quei bastardi e ci ha portato alla vittoria e lo farà ancora. Lui è il migliore!-
Non credo esagerassero. In effetti sei davvero una persona speciale. Ti ho già spiegato perché ci siamo incontrati e non rinnego affatto quei giorni, ma da allora voglio di più.
Devo riposare, ormai i ricordi scivolano via come pezzi di carta dispersi nel vento. Vorrei solo poterti rivolgere la parola solo per un momento prima di morire. Ne avrò mai l’occasione?
 
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Sono qui fuori. Che faccio? Ti devo svegliare? Ho paura. E se non sono loro? E se sono altri? Voglio poterti svegliare, ma non vorrei correre il rischio di farlo per nulla. No, devo farlo. Qualunque cosa sia ci ha abbordato e per proteggerti ti devo svegliare. Ora.
 
Svegliati.
 
Aiutami.
 
Riapre gli occhi e la vede. Brilla di luce propria e non ha una bella cera. Si è presa cura di lui per tanto tempo. Lo ha svegliato per un motivo. Spera che siano i soccorsi, ma dentro di lui sa che non è così. Si alza ed aperta la porta afferra il fucile. Tutto è pesante. Dalla testa ai muscoli. Non c’è tempo per queste cose. Deve muoversi. Lo ha svegliato. Ha bisogno del suo aiuto, l’ha sentita.
 
Il guerriero muove i primi pesanti passi nella stiva distrutta dalle intemperie e da tutto quello che quella povera nave aveva passato. Un colpo di cannone laser, un siluro termico e lo stritolamento causato dal varco iperspaziale. Si prepara per quello che verrà. Ha con se la sua amica e il suo fucile. Non ha bisogno d’altro.
 
Le due anime così vicine e così lontane. Amici. Compagni. E cosa altro?
 
Tutto era in sospeso e tutto ora riprende.
 
E’ finita come è iniziata.
 
Ed ora…
 
Tutto da qui….
 
Ricomincerà.

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Capitolo 13
*** Mors Tua Vita Mea ***


CAPITOLO 11: MORS TUA VITA MEA
 
Si può decidere tra la Vita e la Morte? Almeno il colore?
 
L’infermeria era deserta. Erano tutti indaffarati per preparare una sorta di cerimonia funebre per quei poveracci morti a causa dell’esplosione sulla Neema. Subito dopo che il Consiglio dell’Ammiragliato avesse deliberato sulla condotta di Han Gerrel si sarebbe svolto l’ultimo saluto verso quei Quarian. I Quarian, popolo quasi sull’orlo dell’estinzione, tenevano particolarmente a queste cose. Stare tutti asserragliati in navi che migravano senza meta nello spazio a condividere il medesimo destino alla fine gli aveva resi uniti più di altri popoli. Ognuno nella comunità si aiutava a vicenda e non lasciava mai un compagno nei guai. Tutta questo si rifletteva in ogni cosa della vita quotidiana. Ricordare i morti era un modo per far capire che loro non li avrebbero dimenticati, ma, a differenza di altre culture, tutti i Quarian assistevano ai funerali e celebravano il rispetto verso i defunti su ogni nave. Era obbligatorio per loro non dimenticare il sacrificio della propria gente che dava la vita per la salvezza della comunità.
Tutti questi dati erano abbastanza irrilevanti per Jack. Quel che contava e che ora aveva una finestra di manovra molto ampia per riprendersi quella cosuccia dall’infermeria. Probabilmente il dottore non aveva ancora analizzato il suo sangue e, con un po’ di fortuna, la fiala doveva ancora essere nella stanza in cui Jack si era svegliato poco prima.
Agì furtivamente, non si sa mai che qualcuno fosse li nei dintorni solo di passaggio o per qualche altro motivo. Gli sarebbe dispiaciuto dover essere visto aggirarsi di nascosto nell’infermeria e dover cercare di tirar fuori una buona scusa per discolpare la sua presenza nel luogo.
C’era silenzio tutto attorno e le candide pareti bianche lasciavano traspirare un senso di asetticità tipico di zone ospedaliere. Non essendoci telecamere, Jack, si mosse rapidamente facendo solo attenzione ai rumori che provocava, benché per un Quarian non è facile ottenere un passo felpato. Infatti, solo dopo moltissimo e faticosissimo esercizio, aveva imparato la giusta maniera per evitare di fare troppo rumore quando si muoveva. Raggiunse in breve tempo la sala ed iniziò a cercare quella benedetta fiala. Dopo un minuto di ricerca la vide, era vicino al microscopio elettronico, pronta per essere analizzata. –Spiacente doc, sarà per un’altra volta. Sa com’è preferirei che i fatti miei rimanessero tali per ora.- pensò Jack prendendo la provetta e inserendola in una piccola custodia situata vicino al bacino del Quarian.
Una cosa era fatta, ma mancava la numero due: dove cavolo aveva lasciato il suo impermeabile? Doveva esserci li intorno un punto in cui gli effetti personali dei pazienti venivano depositati, il punto era capire dove fosse. Jack suppose che il loco potesse trovarsi vicino all’entrata, così si diresse laggiù senza ulteriori indugi. Lungo la strada un messaggio vocale registrato annunciò che da lì ad un’ora si sarebbero svolte le onoranze funebri per i caduti. Jack assimilò quel dato come un avvertimento del limite del suo tempo a disposizione per uscire dall’infermeria e proseguì. Aveva fatto centro: vicino all’entrata c’era un loculo dove erano depositati diversi oggetti, appartenenti ad altri Quarian ed agli stessi dottori probabilmente, e su un gancio nella parete destra era appeso ciò che cercava. Un piccolo sorriso comparì sul suo volto, quell’impermeabile era una delle poche cose a cui teneva al mondo, perderlo non era un opzione accettabile. Se lo rinfilò subito ed uscì dall’infermeria in sicurezza. A quel punto aveva ancora un po’ di tempo a disposizione, la sua mente gli diceva di ritornare al suo alloggio a riposare, ma il cuore consigliava di raggiungere Tali per dargli manforte, sicuramente era ancora distrutta dai sensi di colpa e chi meglio di uno che condivideva con i sensi di colpa tutta la giornata poteva aiutarla? Ciò non toglieva il fatto che si sentisse uno straccio per la stanchezza, ma era la cosa giusta da fare. Il vero problema era sapere dove fosse, la Neema era molto grande e Tali poteva essere dovunque, Jack avrebbe potuto metterci ore per trovarla e, decisamente, non aveva tempo da perdere. Ricorse ad una soluzione non proprio ortodossa: attivò il factotum ed iniziò a tracciare la posizione dell’amica tramite il suo factotum. Ci volle meno di un minuto, una mappa olografica si aprì nell’aria ed indicò in rosso un punto vicino alla stiva, assai lontano da dove si trovava ora Jack. Emise un sospiro e si diresse verso la zona indicatagli dalla mappa.
Jack non trovò Tali nelle migliori condizioni. Era seduta a testa bassa dentro una lunga zona cilindrica dove erano state applicati di fortuna un paio di posti a sedere ed una branda. Non aveva ancora notato la presenza del Quarian all’esterno, era troppo persa nei suoi pensieri per prestare attenzione a ciò che succedeva attorno a lei.
“Eccoti qua”, esordì Jack, “Sai che non sei facile da trovare?”
Tali si girò di scatto verso di lui, come colta alla sprovvista.
“Come hai fatto a trovarmi?”
Jack indicò con un dito il factotum che apparve luminoso nel suo braccio. Tali capì al volo ciò che intendeva, dopotutto anche lei era un hacker di alto livello.
“La prossima volta lasciami un bigliettino con scritto –Ciao. Io vado a fare una passeggiata nella stiva, che dista solo quindici minuti di camminata da te. A dopo-“. Jack tentò di farla sorridere per cercare di allontanare quei pensieri terribili dalla mente dell’amica, in parte ci riuscì, ma la cosa durò poco, così si costrinse ad affrontare l’argomento. Prese un profondo respiro, si sedette di fronte a lei e incominciò:
“So che non è facile, ma devi capire che non è colpa tua”
Lei non sollevò lo sguardo, “Ah no? E di chi sarebbe la colpa allora Beck? Di quelli che si trovavano nei paraggi al momento dell’esplosione? O di Han che non era nemmeno sul luogo?”
“Sai che intendo dire. Non avresti potuto fare nulla. C’ero anche io li, ricordi? Nemmeno io ho capito il guasto e quindi la colpa ricade anche su di me”
“Ma tu almeno hai avuto l’idea per tornare stabili…” ribattè la Quarian alzando la testa, ma prima che continuasse la frase Jack riprese la parola.
“Cosa che ha portato a sovraccaricare il sistema di calore con le conseguenze che ben conosciamo. Se vogliamo…..io ho più colpa di te in questa faccenda”
Tali non rispose. Non sapeva cosa dire, probabilmente quella macabra logica espostagli dall’amico l’aveva lasciata interdetta.
“Però sarebbe anche colpa di Han”, continuò il Quarian, “Non avendo controllato lo stato di efficienza delle paratie ha permesso ch ciò accadesse. Per questo è lui sotto processo e noi no. Un buon Ammiraglio si prende cura della sua nave”
La Quarian non fu per niente contenta dell’ultima affermazione, essendo lei e l’Ammiraglio Gerrel amici da tanto tempo.
“Han Gerrel vas Neema è un grandissimo Ammiraglio, capace e coscienzioso oltre che un mio grande amico. Non ti permettere di parlare così di lui!”
Jack stava cercando di spostare l’attenzione dei pensieri di Tali su un altro versante. Con quelle semplici frasi aveva spostato l’attenzione dei suoi sentimenti, prima rivolti contro se stessa, verso di lui. Era un modo come un altro per passare velocemente all’accettazione dei fatti, ciò non significava essere gentili, ma essere, sebbene in modo un po’ menefreghista e malvagio se vogliamo, realisti.
“Tali….Non metto in dubbio le capacità dell’Ammiraglio Gerrel, sai come lo vedo, ma….devo ricordarti che, praticamente in ogni gerarchia militare, questo tipo di incidenti vanno ricondotti alla personalità massima della nave. La sicurezza del personale di bordo e dei civili è affidata al comandante in carica e incidenti come questi sono ricondotti alla scarsa efficienza dell’ufficiale in comando di gestire la nave che si trova sotto il suo comando”
“Si…lo so”, rispose mesta la Quarian, “E che io mi sento terribilmente in colpa per non aver potuto fare nulla per loro”. Ormai era in procinto di piangere, stadio 3: collasso emotivo.
“Vorrei solo averne potuto salvare alcuni, avrei voluto fare di più ecco”, lo diceva mentre era facile intravedere grosse lacrime che gli scorrevano sul viso. Non resse di più, si abbandonò al pianto.
“Ehi, ehi, ehi”, gli disse Jack mentre si sedeva vicino a lei e la abbracciava per le spalle, “Forza Tali, smetti di piangere o allagherai il casco così. E poi in questo modo mi distruggi la figura di -Tali’Zorah vas Neema, Eroina Quarian Invincibile che ha sconfitto Saren Arterious, Spettro del Consiglio, e che ha contribuito ad eliminare il Razziatore Sovereign che aveva attaccato la Cittadella-“, lo disse con una voce molto altisonante, ma parecchio sgraziata che riuscì a strappare un sorriso ed una risata all’amica che stringeva tra le braccia.
“Sei proprio un Bosh’kin”, affermò Tali divertita.
“Sarà”, ammise Jack, “Ma almeno sono riuscito a strapparti una risata”
Jack lasciò l’abbraccio e lasciò che Tali si rimettesse in sesto, poi la Quarian gli disse:
“Mi hanno chiesto di dire qualcosa alla cerimonia funebre oggi, ma non so cosa dire. Ci saranno tutti gli amici e i parenti, si aspetteranno che io dica qualcosa su di loro, sui loro cari. Il punto è che non ho la più pallida idea di che dire”
“A mio parere devi calmarti e lasciar parlare il tuo cuore, con la testa penseresti solo a quanto è importante quel momento e diresti la cosa sbagliata, perciò stai serena e di quello che senti. E, se può esserti di aiuto, io sarò lì, in mezzo alla folla ad ascoltarti”
Quelle parole furono come una boccata di aria fresca per Tali che riuscì a ritrovare la sicurezza in se stessa dopo tutte quelle insicurezze. Sapeva di poter contare su qualcuno che l’avrebbe sostenuta nei momenti di difficoltà….proprio come era stato con Shepard tanto tempo prima. Sorrise, guardò l’ora sul suo factotum e vide che era quasi l’ora.
“Coraggio Tali. Ti accompagno”, fece Jack.
 
La folla che si era radunata era davvero grande ed, ovviamente, quando Tali salì sul palco per parlare era palesemente nervosa. Cercò il suo amico tra i presenti. Lo vide proprio nel mezzo ed allora riuscì a calmarsi. Lui gli indicò con un dito il cuore ed allora, rasserenata, Tali prese la parola.
“So che molti di voi si interrogano sul perché di questi tragico evento, non so darvi una risposta. Sappiamo tutti i rischi che corriamo vivendo sulle nostre navi mentre migriamo da un sistema all’altro della Galassia. Siamo Quarian, sappiamo cosa ci aspetta. Ciò non rende meno dolorosa la perdita dei nostri cari. Coloro che sono morti oggi però, non hanno sacrificato le loro vite inutilmente. Grazie al loro sacrificio noi siamo ancora qui, a lottare per la sopravvivenza. Ci hanno consentito di continuare a sperare per un futuro migliore, un futuro in cui i Quarian non saranno più costretti a vivere come nomadi, ma avranno dinuovo una casa. Di molti non conosco i nomi, ma a tutti loro, tramite gli Antenati, voglio dirgli grazie. Grazie per il vostro sacrificio, grazie per permetterci di sperare ancora. Delle stelle abbiamo solo vecchie fotografie, ma di loro conserveremo i nomi e i ricordi vivranno in eterno, per sempre scolpiti nelle nostre memorie. Grazie. Keelah Se’Lai”
E tutti coloro che erano presenti risposero: “Keelah Se’Lai” e un applauso riempì la sala.
Dopo che fu tornato il silenzio, il Quarian che dirigeva la cerimonia disse: “So che è un po’ all’improvviso, ma vorremo che anche Beck’Roh vas Neema raggiungesse la postazione per dire qualche parola, dato che anche lui è uno dei pochi che si è salvato a questa terribile tragedia”
Molti Quarian volsero lo sguardo verso Jack, tutti si aspettavano che andasse sul piccolo palco e dicesse qualche parola di conforto, ma, in tutta onestà, Jack non si sentiva poi così vicino alle famiglie dei defunti li presenti. Per Tali era diverso, lei era cresciuta insieme a quelle persone, Jack no. Non sapendo che fare si avviò verso il palco, incitato da Tali che nel frattempo lo aveva raggiunto e lo stava invitando a farsi avanti. Quando fu sul palco non seppe che fare, allora guardò Tali che gli indicò il cuore. –Mi spiace Tali. Per me quel trucchetto non funziona- pensò tra se. Dopo qualche secondo di esitazione Jack si costrinse a prendere la parola.
“Molti di voi sanno sicuramente quale è la mia storia, ci sono morti anche li, ma non è la stessa cosa. Ciò che non cambia è il sacrificio che quelle persone hanno fatto per noi in quei momenti. Come ha affermato Tali’Zorah poco fa, lo hanno fatto per permetterci di poter sperare ancora, ci hanno dato la possibilità di continuare a vivere. Credo di sapere come possiate sentirvi in questo momento, ma ciò non credo lenisca il vostro dolore, credo che però noi tutti dobbiamo comprendere che quassù siamo una grande ed unica famiglia, in cui ognuno si prende cura dell’altro. Per ciò da oggi, fino alla fine dei nostri giorni, noi che siamo qui li  ricorderemo. Noi pochi fortunati, noi banda di fratelli e sorelle. Perché colui o colei che oggi è con me e versa il suo sangue con me sul campo, colui è mio fratello e mia sorella. Noi li ricorderemo perché se lo meritano, poiché grazie a loro noi siamo qui”
Aspettò qualche istante e poi concluse.
“Keelah Se’Lai”
E tutti lo ripeterono in coro e si levò un grande applauso d’approvazione. Jack fu molto sorpreso di ciò e, per la prima volta da tanto tempo, si sentì in pace e a casa.
 
Dopo che la folla si fu diradata Tali riuscì a riavvicinarsi a Jack.
“E’ stato un bel discorso”, ammise sincera la Quarian, che non era riuscita a fare a meno di emozionarsi sentendo quelle parole, come molti altri presenti alla cerimonia.
“Anche tu non sei andata male. Mi spiace averti rubato la scena”, scherzò Jack,
“Più che felice che tu l’abbia fatto”, poi il suo sguardo andò verso alcuni simboli impressi sull’impermeabile dell’amico,
“Senti Beck, posso chiederti una cosa?”
“Certo. Spara.”
“Cosa significano quei simboli sul tuo impermeabile?”
Tali si riferiva ad alcuni stemmi posizionati sulla spalla e in un lembo dell’impermeabile. Il primo raffigurava una luna piena al cui centro era presente un corvo ad ali spiegate che sembrava stare per effettuare un assalto dall’alto, seguendo poi la circonferenza della luna si poteva leggera la scritta inglese –Raven’s Nest-, inoltre sembrava che sotto di essa ci fosse scritto in precedenza qualcos’altro, per via di segni come di scucitura, si poteva scorgere qualcosa come…una N forse? Nella spalla opposta vi era disegnato uno scheletro digitalizzato dal cui retro spuntavano, incrociandosi, due fucili di assalto M-8 Avenger, poco sotto c’era scritto in inglese –Expendable- (nda: qui vuol dire Sacrificabile). Sui lembi vicino alla testa vi erano, rispettivamente a destra e a sinistra, due emblemi più piccoli: il primo rappresentava una simbolo che Tali aveva visto solo nelle carte da gioco terrestri, Shepard le aveva detto i nomi di quei simboli e quella, se non si ricordava male, era il simbolo delle picche. Questo era blu con i contorni neri, sopra, inoltre, gli passava una scritta con andamento trasversale, erano tre lettere: JOS ed avevano le stesse connotazioni di colore. Infine dietro, come sfondo, c’era un fucile di precisione che Tali non aveva mai visto. Sul lembo opposto vi era invece una picca, si dai contorni neri, ma dal colore rosso, con due lame factotum che uscivano dal retro di essa e, sotto il disegno, una scritta dagli stessi toni: JTR.
Era assai strano che un Quarian avesse certi tipi di ornamenti su un suo capo d’abbigliamento e questo aveva molto incuriosito Tali.
“Ah questi dici? Beh ognuno ha la sua storia, sarebbe molto lunga da spiegare la cosa”
“Direi che ora siamo liberi e non vedo l’ora di saperne di più su di te”
Jack stava per parlare, quando videro Rael’Zorah che si avvicinava a loro e subito prese la parola:
“Tali, Beck. Il consiglio ha deliberato. Han Gerrel è assolto dalle accuse a suo carico e perciò il suo ruolo come Ammiraglio non è messo in discussione”
“Ma è meraviglioso padre!”, esclamò felice Tali.
“Ne sono felice anche io figlia mia. Ma ora c’è una cosa importante che vi devo dire”
“Di che si tratta Ammiraglio? Siamo tutti orecchi”, chiese incuriosito Jack,
“Dovete recarvi su Haestrom per raccogliere dei dati di vitale importanza per la Flotta. Sarete accompagnati da una squadra di Quarian molto capaci. Dovrete muovervi in fretta, i tempi si fanno sempre più stretti e ho bisogno assolutamente di quei dati per concludere le mie ricerche”
“Cosa hai in mente padre?”, chiese dubbiosa Tali,
“Presto lo saprai bambina mia, ma tutto a tempo debito. Ora andate a prepararvi, partirete tra meno di tre ore”, detto questo si congedò da loro dirigendosi verso un corridoio esterno del livello in cui si trovavano.
“Temo che dovremo rimandare quella discussione a più tardi”, disse Jack ironico,
“Già, ma io sono una tipa paziente”, sogghignò Tali avviandosi verso i suoi alloggi,
“Non lo metto affatto in dubbio”, disse tra se e se ed a bassa voce Jack.
 
 
Sarete fortunati se questo inverno morirete di freddo, altrimenti preparatevi alla: “Trappola Infernale!”

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Capitolo 14
*** Trappola Infernale! ***


TRAPPOLA INFERNALE!
 
“Buona notte, dolce principe. E voli d'angelo t'accompagnino cantando al tuo, eterno, riposo.”-Shakespeare
 
“Per quanto tempo dovremo restare su questo buco di asteroide?”, chiese Vanko irritato, avvicinandosi al suo interlocutore,
“Finchè ci sarà ordinato di rimanerci”, rispose secco Kay Leng che stava ammirando una panoramica della piazza centrale davanti all’Afterlife. Come di consuetudine, la moltitudine di gente che cercava di entrare nell’esclusivo club di Aria T’Loack era tanta quanto quella che veniva ammazzata regolarmente nelle strade di Omega.
“Non mi piace affatto l’idea di dover rimanere qui ed aspettare l’imbeccata per andare a prendere Dogma o Jack di Picche che sia!”, sbottò il primo, “Questo posto è un vero schifo. Pieno di feccia, di ubriaconi e di poveracci”
“Smetti di lamentarti Vanko! Piagnucoli come una femminuccia…e ciò mi da sui nervi”, così dicendo Leng lanciò un’occhiataccia al compagno per cercare di farlo tacere,
“Andiamo!”, esclamò, “Siamo qui da giorni e tutto quello che abbiamo raccolto ci dice solo che….Jack…è dannatamente bravo in tutto quello che fa. E’ persino riuscito a menare Aria T’Loack, non so se mi spiego, ma niente di davvero rilevante per riuscire a catturarlo”
“Hai finito?”, esclamò glaciale Kai Leng, mostrando di infischiarsene altamente dei discorsi di quello sciocco scribacchino di Vanko,
“Mi spieghi tutto questo astio nei miei confronti Leng? Sai, è da quando ci siamo incontrati che mi prendi con superficialità e mi tratti con disprezzo. Che cosa mai ti ho fatto?”
“Ti lamenti troppo per i miei gusti Vanko. E questo perché sei rimasto chiuso in un ufficio a svolgere il lavoro di passacarte per Cerberus invece che darti all’azione come faccio io. Detesto chi non è in grado di stare al mio passo quando lavoro. E, soprattutto, odio dover fare da balia ad gente che sa cosa è una sparatoria solo perché gli è stata raccontata e l’ha vista dagli olofilm. Chiaro ora il concetto?”
“Guarda che so bene come sono le sparatorie….e non credo affatto di essere un peso per la squadra”, sentenziò Vanko,
“Quante persone hai ucciso Vanko? Quante volte hai visto le budella di un essere vivente ricoprire il pavimento? Hai mai guardato qualcuno negli occhi prima di ucciderlo, così da vedere la paura riempirgli il volto?”, ribattè fermo la spia di Cerberus.
Vanko non rispose e ciò era un assenso in negativo a tutte le domande postegli, proprio come Kai Leng si aspettava.
“Proprio come immaginavo. Io invece ho perso il conto di tutte le volte che ho visto e fatto le cose che ti ho elencato. Per questo non sei pronto Vanko, per questo sei un peso: se uno non ha mai oltrepassato quella sottile linea che separa le persone normali e sopravvissuti, non potrà mai rendersi utile in una missione come questa”
Vanko non sapeva che rispondergli, d'altronde sapeva che in fondo aveva ragione, così rimase in silenzio.
“lascia che ti dia un  consiglio”, concluse Leng, “Quando verrà il momento di tirare fuori i ferri, tu rimani indietro, ci penseremo io ed i ragazzi a completare la missione. Tu non dovrai fare altro che aspettare e goderti lo spettacolo. Stenderemo il Jack di Picche in poche mosse e ritorneremo a casa nel più breve tempo possibile e saremo tutti contenti. Tranne quel sacco di letame Quarian”
I due erano faccia a faccia quando un soldato della Squadra Segreta si avvicinò ai due e prese la parola, interrompendoli,
“Signore. Chiedo scusa per l’interruzione, ma abbiamo l’Uomo Misterioso in attesa di collegamento”
“Bene. Allora entriamo dentro”, sentenziò Leng.
Le tre figure entrarono all’interno di un piccolo stabile sgangherato e, dopo aver richiuso dietro di loro la porta, attivarono la comunicazione con il loro capo.
“Buongiorno signori miei. Leng, Vanko”, disse in tono sereno l’Uomo Misterioso,
“Buongiorno a lei signore”, rispose per entrambi Vanko,
“Trovato niente di interessante su Omega?”
“Niente di rilevante su Dogma signore, ma il resto delle nostre attività sul luogo sono di nuovo tutte operative”, rispose rapido Leng,
“Bene. Sono lieto di annunciarvi signori che potete lasciare Omega per dirigervi verso una nuova destinazione”
“Per che recarci dove?”, chiese Kai Leng,
“Haestrom, nel sistema Dholen”
“Immagino che non sia una visita di cortesia”, affermò Vanko ironico,
“Ovviamente Alistair”
“Dogma si trova laggiù?”, non era una vera e propria domanda, Vanko sapeva già che era così, solo sperava che non fosse vero,
“E’ arrivato sul luogo circa tre giorni fa. E’ lì insieme ad una piccola squadra di ricerca Quarian. Non avremo un occasione migliore di questa per riacciuffarlo. Andate laggiù e fate quello che dovete”
“Gli altri presenti sul luogo?”, chiese Leng in tono serio e professionale, cosa abbastanza inquietante, vista la sua natura di assassino,
“Sono tutti danni collaterali. Anzi, solo una è da mantenere in vita. Si tratta di una vecchia amica di Shepard: Tali’Zorah vas Neema. Lei non deve sapere che ci siamo dietro noi di Cerberus all’attacco che effettuerete, Shepard in futuro potrebbe volerla nel suo equipaggio e perciò meglio non compromettere i rapporti con lei. Siate veloci e precisi, solo se davvero necessario dovrete mostrarvi a viso aperto capito?”
“Capito signore. Non la deluderemo…lo sa”, affermò pieno di sé Kai Leng,
“Leng. So che sai il fatto tuo…..ma vi raccomando estrema cautela, il vostro bersaglio è tutt’altro che un pesce piccolo, non sarà un’impresa semplice neanche per te questa volta”, lo ammonì l’Uomo Misterioso,
“Con tutto il rispetto signore, so quello che faccio”, disse di rimando l’assassino di Cerberus gonfiando il petto,
“Lo spero Leng. Il tuo ego non deve far fallire questa missione. I tasselli devono essere tutti al loro posto, dobbiamo costruire il quadro, non disfarlo più di quello che già è”
La figura dell’Uomo Misterioso e quella di Kai Leng si fissarono per qualche secondo, poi il capo di Cerberus si girò verso Vanko.
“Partirete appena sarete pronti. Buona fortuna….anche a te Vanko” e la comunicazione terminò lì.
Leng incontrò poi lo sguardo di Alistair, guardò il resto della squadra ed disse:
“Bene signori. Radunate le vostre cose. La caccia è aperta”
 
Erano su Haestrom da quattro giorni ormai. Le giornate passavano relativamente tranquille tra una ronda, il montaggio di apparecchi per il monitoraggio dell’attività del Sole di quel sistema, una raccolta dati e una chiacchierata col resto del gruppo. Jack aveva fatto la conoscenza di Kal’Reegar e degli altri Quarian che erano nella squadra, in molti avevano nozioni avanzate di meccanica, fisica, informatica e astronomia, ma nessuno di loro poteva compararsi a Tali o a Jack in campo scientifico. Sotto il profilo bellico erano un po’ più pratici della media della loro specie e il caposquadra Reegar era un ottimo leader. In quei giorni avevano avuto tempo per discutere di vari argomenti, dopo le banali presentazioni di rito, ad esempio avevano discusso molto sulla possibilità di una nuova guerra contro i Geth, Jack aveva evidenziato, come fatto col Grand’Ammiraglio, le limitate possibilità che le navi Quarian avrebbero avuto contro le corazzate Geth e Reegar era d’accordo con questo ragionamento, ma aveva piena fiducia che Rael’Zorah riuscisse ad inventarsi qualcosa per riconquistare il loro pianeta natale. Discussero anche di strategie belliche ed, a dispetto di quello che pensava Jack, Reegar mostrò di avere una buonissima esperienza in questo campo, commentando più e più volte le varie tattiche che il nostro gli raccontava. Infine Kal’Reegar lodò molto Jack per le sue doti tecniche e di combattimento, chiedendogli talvolta anche qualche consiglio su come poter migliorare il suo approccio di battaglia. Ci fu un momento in cui il caposquadra si lasciò andare a diverse adulazioni nei confronti di Tali, ne parlava con grande rispetto ed affetto.
Jack ebbe modo di parlare più volte con Tali’Zorah. Appena se ne ricordò, gli diede i saluti di Garrus, cosa che fece molto piacere alla Quarian, la quale volle poi sapere da Jack tutti i dettagli dell’incontro tra i due. Jack raccontò la serie di eventi che avevano portato i due cecchini ad affrontarsi in battaglia, preferì sorvolare sui problemi di carattere morale di Garrus, ma a parte quello, il racconto era completo: dall’arrivo ad Omega fino alla partenza per la Flotta Migrante.
Non tornarono sull’argomento degli stemmi e a Jack andava meglio così, troppi ricordi, più e meno buoni, si celavano dietro a quei simboli ed era meglio che gli scheletri rimanesse nell’armadio, per ora.
Anche con Tali parlò della guerra, ma lei non era molto convinta sull’argomento. Voleva senza dubbio rivedere il suo pianeta, era si dalla parte del padre…..ma non vedeva il perché imbarcarsi in un’impresa che poteva portare alla sparizione dei Quarian dalla faccia dell’Universo. Aveva paura non solo per lei, ma anche per tutti gli altri che avrebbero dovuto combattere, persino i civili avrebbero dovuto imparare a combattere e ciò a Tali non piaceva neanche un po’.
Parlarono poi di Shepard e dei vecchi compagni con cui aveva combattuto Saren e i Geth anni addietro. Tali provava nostalgia di quei tempi, non certo per i Geth o Saren, ma perché sulla Normandy c’erano persone che la consideravano come una persona, un’amica e non come un ratto, feccia o una ladra, laggiù aveva conosciuto persone che le volevano bene…..e poi c’era Shepard. Tali ne parlava con tanta ammirazione ed era, forse troppo, palese che sentiva qualcosa per quell’umano, ma al contempo era triste, non spiegò a Jack il perché, ma qualcosa evidentemente spezzava la felicità dei ricordi.
“Sei interessata a lui, di la verità”, gli disse Jack, ridacchiando, nel mezzo del discorso,
“Cosa vuoi insinuare?”, rispose Tali impacciata, “Voglio dire, una giovane Quarian viene salvata da un audacie comandante che la invita a diventare membro del suo equipaggio e poi partono insieme per salvare la Galassia? Come può lei sviluppare un qualsiasi tipo di interesse per lui”
Infine il Quarian disse a Tali di chiamarlo tranquillamente con il soprannome di Jack. Quando Tali chiese il motivo lui rispose, mentendo, che era diventata un abitudine da quando un vecchio ceco lo aveva scambiato per suo figlio Jack. Lei rise molto a quella storiella, intuendo che stava mentendo, ma lasciò correre e non fece altre domande.
 
In quel momento era qualcosa come mezzogiorno, se avessimo calcolato il tempo in ore terrestri. Jack, Kal’Reegar e altri due Quarian stavano effettuando il solito giro di ronda attorno all’accampamento, quando un cancello situato ad ovest rispetto alla loro posizione li aveva portati sul luogo per effettuare le dovute riparazioni.
“Questa è una gran seccatura!”, si stava lamentando il Quarian Ingegnere Mos’Lee mentre rovistava nel groviglio di cavi della centralina esterna,
“Almeno è qualcosa di diverso rispetto alle solite noiose ronde”, commentò suo fratello Reh’Lee che cercava il guasto nel sistema di controllo della cabina,
“Certo se qualcuno desse una mano faremmo più in fretta”, disse Mos riferendosi a Jack che era seduto vicino ad un blocco di pietra ricontrollando le varie componenti del suo Intervention.
“Siete voi che volevate fare qualcosa di diverso dal camminare e spostare macchine di lettura radiazioni, a me andava benissimo così…”, non fece in tempo a concludere la frase che Reegar si intromise,
“Quindi più lavoro e meno lamenti voi due. Il qui presente Beck avrebbe potuto sistemare tutto in tre minuti, ma se lavorate voi vi sarà solo di allenamento ed esperienza”,
“Si signore!”, risposero in coro i due fratelli.
“Devo dire che ci sai fare con la tua squadra Kal”, ammise il nostro,
“Che vuoi farci? Se non ci fossi io, quei due batterebbero la fiacca tutto il giorno. Sai, gli ho insegnato io a sparare, ma accidenti se devono migliorare”, ridacchiò,
Subito dopo si sentirono le bobine energetiche rimettersi in moto e il cancello riaprirsi facendo un rumore di ferraglia a dir poco notevole. I due fratelli Quarian uscirono dalle loro postazioni e fecero un inchino davanti ai compagni che gli fecero un applauso che sapeva tanto di sberleffo.
“Grazie, grazie, troppo gentili”, dissero i due Quarian salutando una folla immaginaria,
“Se avete finito di pavoneggiarvi dovremmo riprendere la ronda, imbecilli”, disse ironicamente il caposquadra Reegar,
“Mai un minuto di pausa nei marines e signore?”, dovete sapere che i due fratelli avevano trovato tempo fa da un rigattiere umano dei vecchissimi film umani restaurati e messi su un oloproiettore. Erano film di guerra dove i soldati umani si scambiavano spesso questo tipo di battute e così i due le usavano quando potevano. Kal’Reegar era a conoscenza di questa loro passione e il più delle volte li lasciva perdere, ma oggi Jack prese la parola e gli rispose:
“Una giornata nei marines è una giornata al Grand’Hotel. Ogni pasto un banchetto. Ogni busta paga una fortuna. Ogni formazione una parata. Io adoro il corpo dei marines!”
I due rimasero stupiti da quella frase, conoscendo bene il film in questione, così chiesero:
“E tu come fai a conoscere certe cose?”
“Non siete gli unici che amano i buoni film di una volta” ridacchiò mentre riprendeva con Reegar la strada per la ronda.
 
La navetta toccò terra silenziosa ed invisibile. Da essa scesero sei soldati con armatura color nero pece e armati di tutto punto: fucili d’assalto Harrier, fucili di precisione M-13 Raptor, Proiettori ad Arco e lanciagranate M-100. Sembravano pronti ad affrontare un esercito con tutta quella attrezzatura, ma, visto che il fornitore era Cerberus, la Squadra Segreta poteva accedere ad ogni risorsa possibile e non lesinavano certo in  potenziale distruttivo. Per ultimo scese Kay Leng che blocco sull’uscio della navetta Vanko.
“Tu rimarrai qui”, disse altezzoso, “Come ti ho detto, non devo fare da balia a nessuno. Rimani qui finchè non ti richiamerò. E con ciò intendo che non ti devi muovere per nessun cazzo di motivo senza che io te l’abbia ordinato, chiaro?”
“Cristallino”, rispose colmo di rabbia Vanko,
“Pilota”, disse l’assassino di Cerberus rivolgendosi al pilota della navetta, “Assicurati di essere invisibile e pronto al recupero in ogni momento”,
“Affermativo signore! Buona caccia”, augurò il pilota al suo comandante spostandosi dalla zona di sbarco per cercare un punto di stazionamento nascosto.
“Lo sarà di certo”.
Sicuro di se e delle sue capacità, Kay Leng e la sua squadra di soldati scelti iniziarono la marcia verso il luogo in cui avevano avvistato l’accampamento Quarian. Come aveva detto l’Uomo Misterioso, erano tutti sacrificabili a parte la figlia dell’Ammiraglio Rael’Zorah e il Jack di Picche, perciò avrebbero potuto usare il resto di quella feccia aliena come più gli piaceva: ostaggi, scudi umani o semplicemente ucciderli tutti. Leng sapeva solo una cosa: Non vedeva l’ora di avere faccia a faccia Dogma e dargli una bella lezione prima di consegnarlo al suo capo. Qualche osso rotto non avrebbe rovinato la sua reputazione di operativo infallibile.
 
Jack, Reegar e i due fratelli Lee stavano tornando all’accampamento avendo finito il solito giro di perlustrazione. Continuavano a parlare di quando se ne sarebbero andati da quel mondo in rovina e Kal’Reegar continuava a rimproverarli per la loro svogliatezza e oziosità, dicendo che sarebbero tornati a casa quando avrebbero avuto tutti i dati utili per le ricerche del Grand’Ammiraglio.
Erano in prossimità dell’accampamento, quando Jack, dalla strada che dava una buona visuale sull’accampamento, notò qualcosa di parecchio strano: nella piazzola centrale non c’era nessuno. Cosa assai strana, dato che di solito c’erano Jyr’Ner e Sur’Sheek a raccogliere dati con il loro macchinario. Appena vide il macchinario rovesciato a terra ed esposto ad i dannosi raggi solari chiamò Reegar e gli disse di fermarsi e tornare indietro. D’istinto Jack si era appiattito dietro una lastra metallica li vicino, appena anche i suoi compagni furono acquattati insieme a lui, Reegar chiese:
“Che c’è? Che hai visto?”
“Jyr e Sur non ci sono”
“E allora?”, chiese Mos, come se la cosa fosse normale, “Saranno andate all’interno con gli altri”
“Lasciando il loro prezioso macchinario buttato a terra ed esposto alla luce del sole di Haestrom?”, disse di rimando Jack,
Kal’Reegar diede una rapida occhiata fuori e confermando ciò che Jack diceva si voltò verso gli altri tre Quarian e disse:
“Hai ragione. Mi sembra impossibile che quelle due abbiano lasciato la loro postazione senza contattarci e mollando quella preziosa tecnologia a farsi friggere i circuiti….No, decisamente qualcosa non va”
Il caposquadra tentò allora di contattare le due Quarian o chiunque altro nell’accampamento. Niente. Tutte le comunicazioni erano saltate. Reegar scosse la testa in segno di negazione e poi fece mettere intorno i tre compagni e gli espose ciò che avrebbero fatto.
“Allora….Facciamo così. Beck tu rimani qui a darci copertura con il tuo fucile da cecchino”
“Ci può contare signore”, Jack era diventato più formale tutto d’un tratto, vecchia abitudine militare, Reegar non ci badò affatto,
“Voi due scenderete con me, d’accordo? Statemi incollati al culo e non dimenticate di non esporvi ai raggi solari, come sapete il sole di questo sistema può friggere circuiti, scudi, armi e quant’altro se ci si espone troppo. Quindi state nell’ombra e guardatevi le spalle ok?”
“Certo capitano!”, risposero all’unisono i due fratelli, ma pareva evidente che avessero paura. Quei ragazzi avevano avuto giusto un paio di sparatorie in vita loro e non erano ancora capaci di controllare le proprie reazioni, quindi era ovvio che non smaniassero al pensiero di ritrovarsi in una sparatoria.
Fecero come gli era stato detto. Jack iniziò a scrutare la zona con il suo mirino cercando di individuare qualunque cosa potesse nascondersi nel mucchio di ripari che le rocce del pianeta e le strutture metalliche costruite potessero offrire. Reegar, con Mos e Reh al seguito, si mosse lungo la discesa che dava alle piazza centrale, stando sempre incollato a qualunque cosa offrisse riparo dai raggi solari.
Appena arrivarono dentro la piazza si disposero a triangolo: Reegar prese un riparo offerto da una lamiera vicino al centro dello spiazzo e i due fratelli si piazzarono dietro due blocchi di roccia, a formare un triangolo dietro il loro caposquadra.
“Beck, che mi dici? Da lassù vedi niente?”, chiese Reegar tramite il sistema di comunicazione integrato nel casco,
“Non vedo assolutamente nulla di anormale. Però riesco a percepire l’agitazione nell’aria. State attenti li sotto voi tre. Sentite, spostatevi sulla sinistra, il riflesso cristallino di quei blocchi mi blocca la visuale laggiù. Andate a controllare”
“Ricevuto”, poi si voltò verso Mos, “Mos. Vai a sinistra dietro a quel mezzo minerario, ti copriamo noi”
Mos fece quello che gli era stato ordinato ed arrivò sano e salvo a destinazione.
“Reh. Ora tocca a te. Raggiungi tuo fratello e poi mira verso i blocchi li in fondo ok?”
“Afferrato signore”
Non appena Reh ebbe fatto quel che doveva, Reegar tornò a rivolgersi a Mos.
“Mos. Ora vai al blocco successivo e dimmi poi cosa vedi da la. Reh, coprilo”
“Vai fratellone, ti copro le spalle”, disse Reh battendo una mano sulla spalla del fratello, più grande di soli pochi mesi.
Mos, non appena fu pronto, scattò verso la posizione indicatagli ed, una volta al sicuro, scrutò cosa vi era davanti a lui. Quello che vide lo lasciò sconvolto.
“Merda!”
“Che c’è? Cosa vedi Mos?”, chiese il caposquadra,
“Signore….è Jyr! E’ esposta al sole, seduta in terra. Che cazzo sta facendo?!”
Infatti c’era una Quarian, in tuta gialla, seduta per terra in piena zona di raggi solari.
“Che vuole fare? Abbronzarsi? Forse dovrei ricordagli che noi Quarian abbiamo la pelle sensibile”, disse ironico Reh,
“Piantala Reh!”, lo zittì Kal’Reegar, “Mos. Recuperala e portala all’ombra”
“Si signore”
Arrivato dalla Quarian, Mos fece per prenderla di peso e portarla via….quando notò qualcosa attaccato alla sua pancia.
“Signore…ehm…Jyr ha qualcosa attaccato addosso, non so cosa sia”
“Lo vediamo dopo. Ora toglietevi dai raggi solari”, ringhiò Reegar,
-Qualcosa attaccato addosso?-, pensò Jack, -Perché mai dovrebbe avere….-. Gli venne un flash. –Fai in modo che la preda sanguini e i compagni vadano ad aiutarla. Allora li avrai in pugno-. Quelle parole risuonarono come cento campane nella sua testa. Aprì la comunicazione:
“Mos!”, gli urlò nell’auricolare, “Vai via! E’ una trappola! Quella che ha addosso è…..”
Il boato dell’esplosione riempì l’aria. L’onda d’urto fece barcollare i Quarian e assordò sia Reegar che Reh. Il corpo di Jyr ormai era vaporizzato, ma quello di Mos volò fino al riparo dove era partito, squarciato nell’addome, portandosi dietro nel volo tutti i suoi organi interni. Il suo visore era distrutto, permettendo così ai suoi occhi vuoti di incrociare lo sguardo del fratello, che era rimasto a terra dopo l’esplosione. La maschera nascose la disperazione e l’orrore del volto di Reh che tentò di rialzarsi per correre ad aiutare il fratello. Non si era reso conto di essere nel bel mezzo di un’imboscata e che i proiettili volavano da tutte le parti. Kal’Reegar, aiutato dal fuoco di copertura di Jack, prese Reh e lo portò via di peso prima che divenisse un facile bersaglio per i tiratori nemici che Jack non avrebbe potuto tenere a bada per sempre. Reegar sparava con la sola mano libera verso il punto in cui gli stavano bersagliando, ma ovviamente i colpi non avevano nessun tipo di precisione, non riuscendo il caposquadra ad individuare nemmeno uno dei suoi nemici. Con l’altra mano teneva Reh basso mentre si avviavano sulla rampa che li conducesse fuori da quell’Inferno. I pass si facevano sempre più pesanti, ad un certo punto Reh riuscì a liberarsi dalla presa del caposquadra, ma quella decisione gli fu fatale. Un proiettile gli trapassò il cranio da parte a parte creando un buco nel suo visore. Reh si accasciò al suolo come suo fratello poco prima. Reegar non poteva stare li a esitare, prese a correre. Un proiettile gli colpì la spalla, ma con un ultimo, enorme, sforzo riuscì a portarsi al riparo poco distante da Jack. Non riuscì a fare altro, il suo corpo era in shock e svenne rapidamente non appena posatosi a terra.
Fu allora che tutto tacque. Non si sentì più uno sparo o altri suoni nell’aria. Sembrava che tutto fosse finito senza un preciso motivo, poi Jack sentì una voce nel casco.
“Salve….Dogma…..o dovrei dire Jack di Picche?”
Jack rimase alla sprovvista nel sentirsi chiamare con il nome del progetto a cui era legato, però questo rese molto più chiaro chi fossero i suoi aggressori.
“Immagino che tu sia qui per uccidermi”, rispose Jack,
“Per la verità l’Uomo Misterioso vuole che ti riportiamo a casa senza un graffio. Quindi direi che ora tu esci dal tuo nascondiglio, metti a terra la tua arma e nessun altro dovrà morire”
“Cosa ne hai fatto degli altri? Dove sono?”
“Li abbiamo sigillati nel vostro covo, ma devi sapere che se ti rifiuti di fare ciò che ti dico, ucciderò tutti i tuoi compagni….compresa la figlia dell’Ammiraglio Zorah, sai come sono le bombe…basta un piccolo click”
Jack ebbe un fremito a quella frase. Sarebbero morti tutti, ancora una volta non avrebbe potuto fare niente per salvare qualcuno. Sapeva che anche se si sarebbe consegnato, molti ci avrebbero rimesso comunque la pelle, sopratutto Tali. Ancora una volta rischiava di perdere tutto. Che poteva fare? Come doveva comportarsi?
“E’ facile”, disse una voce nella sua testa, “Uccidili tutti!”
Ancora una volta…..sul fondo dell’Abisso.
Jack Lo Squartatore era dinanzi a lui, che lo squadrava con i suoi occhi maligni.
“Smetti di piagnucolare e agisci! Fagli vedere che non temi le loro ridicole minacce!”
“Non posso! Se attacco li ucciderà……e se mi consegno farà la stessa cosa”
“LI ucciderà oppure LA ucciderà Picche? Chi ti interessa davvero salvare?”
Jack scrutò l’altro se stesso con occhi increduli. Aveva ragione, aveva paura per Tali……ma gli altri…..non li inquadrava nemmeno.
“Interessante come ti preoccupi di una sola persona invece che di tutti……Tsk, tsk, tsk, non è così che si comportano gli eroi Jack, mi deludi”
“Piantala!”, gli intimò il nostro,
“Ooooh siii, ti importa eccome di lei. Che c’è? Seccato perché preferisca un comandante a cinque dita?” rise malefico lo Squartatore,
“Tu non sai niente!!!”, scattò Picche,
“Invece so molto mio caro. Tu hai paura che finisca come per Jen. Che tu rimanga qui impalato mentre lei muore. Che tu stia qui ad interrogarti quale sia la cosa giusta da fare, mentre sai perfettamente che vuoi solo, ed esclusivamente, salvare lei!”
Jack fu colpito come da un mal di testa terribile che gli comprimeva e contorceva il cervello. Non sapeva che fare, cosa dire, che pensare era in balia di se stesso.
“Se vuoi davvero salvarla…..uccidili! Uccidili! Uccidili tutti! Che ti importa se ci passa di mezzo qualche sciocco che era li in mezzo ai piedi? Lasciali perdere. Pensa a te Jack, abbandola l’assurdità di salvare tutto e tutti”
“Non riuscirei a farlo. I buoni non mettono a rischio gli altri per salvarne solo uno”
“Allora cambia. Tu sai cosa fare…..solo, lo devi accettare”, così dicendo lo Squartatore si mise in ginocchio davanti a lui, “Scegli”,
“Hai ragione”, disse lentamente Picche,
“No, no, no, no. TU hai ragione. Io sono te, ricordi? Sei TU che sai cosa fare, sei TU che sai come agire, sei TU che pensi in questo modo”
“Si”, disse chiudendo gli occhi Jack di Picche, “Ho ragione”
Quando li riaprì era tutto cambiato. Lasciò il fucile, il visore si fece rosso e due lame factotum spuntarono dalle mani come se stessero bruciando.
“IO HO RAGIONE”
Il Jack Di Picche non c’era più. Ora Cerberus e il resto della Galassia avrebbe avuto a che fare con Jack….. Lo Squartatore.
 
Sangue. Lame che si incrociano. Morti. Violenza. Pazzia. State attenti, Jack Lo Squartatore vi aspetterà con: “E Qualcuno Morirà”

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Capitolo 15
*** E Qualcuno Morirà ***


CAPITOLO 13: E QUALCUNO MORIRA’
 
“Stulti est, pater, venatum ducere invitos cane” / “E’ cosa sciocca, padre, andare a caccia con cani svogliati” -Plauto
 
Il giorno successivo all’eliminazione della banda di assassini che avevano ucciso Jen Carpenter, il suo unico raggio di Sole, fu catturato, picchiato, disonorato ed, infine, interrogato. Io ero suo amico, ma non mi fu concesso di entrare. Dicevano che era un affare che mi coinvolgeva troppo. Non me ne fregava un cazzo, così andai dal dottore che era andato a fargli un esame psicologico per saperne di più. Fu comprensivo. Mi disse ciò che volevo sapere, narrandomi la sua seduta con Jack. Questo è quello che mi ha riferito….Dio solo sa quanto vorrei che mi avesse raccontato un sacco di cazzate.
-Salve. Sono il dottor Rowan-, si presentò l’ormai uomo sulla sessantina. Aveva un paio di grandi baffi bianchi come i suoi capelli, occhiali a palla ed era un afroamericano.
-Salve dottore-, rispose la figura seduta all’altro capo del tavolo, -E’ qui per entrarmi in testa e vedere se sono pazzo?-
-Figliolo, io sono qui solo per farle qualche domanda. Sta a lei rispondere in modo che io possa tirare le mie conclusioni per poi riferirle ai suoi superiori-
-Francamente non mi interessa granchè…..ho già perso tutto quello che mi stava a cuore. Essere bandito è poca cosa-
-Qua parliamo di espulsione con disonore. Che ha fatto di tanto grave da ricevere tale trattamento?-
-Andiamo dottore! Davvero non lo immagina?......Sono quello che occupa primi titoli di giornali e i servizi dei mass media?.....Ma lo sa di sicuro…..Figuriamoci se non le hanno detto niente. Non faccia il finto tonto doc, se vuole entrare nella mia testa le darò le chiavi della porta principale…..Basta chiedere-
Il dottore, dopo un po’ di esitazione, estrasse dalla sua borsa un tablet di ultima generazione e accendendolo con un tocco lo volse all’altro uomo.
-Voglio fare un test. Conosce le macchie di Rorschach?-
-Si, ma mai provate prima….Spero sia interessante-
-Di solito lo è-, disse affabile il dottore, rivolgendo all’altro un grande sorriso,
-Dunque…Cosa vede in questa immagine?-, chiese il medico facendo comparire sul tablet una serie di macchie nere disposte, in apparenza, in modo casuale,
-Vedo…..un bellissimo fiore-, rispose il soldato, mentendo quasi in modo che Rowan lo capisse,
-Facciamo un altro tentativo-, disse il dottore mostrandogli una nuova immagine,
-Un uomo-, disse veloce,
-Nient’altro? Sia più specifico per favore-
-Va bene…..un uomo…..armato di pistola…….steso a terra…….col cranio spaccato a metà. E’ sufficiente?-
-Si……Immagino di si-, rispose qualche secondo il dottore, -E chi credi abbia ucciso quell’uomo?-
-Io-, disse il soldato rivolgendosi  svogliato ed allo stesso tempo gelido, come se la cosa risultasse ovvia,
Il dottore poggiò il tablet sul tavolo, un poco esitante, ma ciò non traspariva all’esterno,
-Cambiamo argomento. Che mi dice sulla sua famiglia?-
-Che sono fatti miei. Scusi la maleducazione doc-, rispose noncurante il paziente di Rowan,
-Così però non mi da le chiavi per la porta principale-, sorrise il medico,
-Le ho dato un mazzo intero di chiavi….lei deve solo indovinare quella giusta-, dopo qualche secondo riprese,-Posso avere un bicchiere d’acqua? Ho la gola secca-
Il buon dottor Rowan rispose tranquillo, -Mi spiace….ma temo non sia possibile-
-Interessante scelta di parole dottore. Mi dica. Che cosa Teme?-
Il dottor Rowan a questo punto rimase un po’ interdetto, rimanendo a fissare il suo paziente. Aveva notato che c’era stata una rapida escalation nel soggetto: dapprima era semplicemente disinteressato della sua presenza, poi le sue risposte al test erano cambiate in modo così radicale che era difficile capire cosa si agitasse in quel personaggio, infine, dopo la domanda riguardo alla sua famiglia, era diventato aggressivo e minaccioso. Questi comportamenti, secondo l’esperienza del dottore, si erano inanellati troppo velocemente per un semplice colloquio. Così si spinse oltre ad indagare, ma volle non averlo mai fatto.
-La paura è la tua ossessione?-, chiese Rowan
-Non ha risposto alla mia domanda dottore-
-Sono io che conduco la seduta, non lei-
-Touchè. E va bene. La paura….muove tutto doc. Tutto. Potrei benissimo dire che ogni azione che facciamo è governata dalla paura-
-Mi sembra che una cosa un po’ eccessiva da affermare, non credi anche tu?-
-Ci innamoriamo e sposiamo perché abbiamo paura di rimanere soli. Facciamo dei figli perché abbiamo paura di non lasciarci dietro niente di importante dopo la morte…lei doc, ha studiato medicina perché ha paura di morire. Che ne dice? Ho messo in chiaro il punto?-
Rowan era sempre più sconcertato da quell’escalation di pensieri.
-Parlami di te. Emozioni, passioni, amici, giornata tipo…quello che vuoi-
-Non c’è molto da dire dottore. Ho sempre pensato di capire le persone e il mondo, persino dopo tutto quello che avevo fatto e visto nella vita militare, pensavo ci fosse del buono nella Galassia…quanto mi sbagliavo-
-Perché dici così?-
-Dopo l’incidente, che ha portato infine al nostro colloquio, mi è apparso il vero disegno del mondo, al di là delle scuse e delle illusioni. Mi vergogno dell’Umanità e di tutte le altre specie aliene. Rimango alla luce del fuoco, sudato. Macchia di sangue sul petto, come la mappa di un nuovo, feroce continente. Mi sento puro. Sento un pianeta oscuro girare sotto di me e so quello che sanno i gatti quando urlano come neonati nella notte. Guardo il cielo attraverso il fumo greve di grasso e Dio non c'è. Buio freddo, soffocante, senza fine e noi siamo soli. Viviamo come capita, in mancanza di meglio. Poi escogitiamo giustificazioni. Nati dall'oblio. Facciamo figli destinati all'inferno come noi. Torniamo nell'oblio. Non c'è altro.-
Il dottor Rowan si era fatto coinvolgere troppo da quella seduta, ma voleva sapere fino a che punto colui che era ammanettato dinanzi a lui spingesse i suoi folli e contorti ragionamenti.
-So che molti la fuori ti chiamano Jack di Picche….dimmi….perchè questo strano soprannome?-
-Un soprannome serve per identificare qualcuno doc. Ci sono quelli stupidi, quelli inutili e poi ci sono quelli giusti….ma a me sta stretto il mio soprannome. Sono una carta dalle due facce. Una carta che se sai usare fa il suo lavoro, ma se non sai gestirla son dolori. Sono l’inaspettato, l’inatteso evento che rende tutto più incasinato. Ma oggi io ho pescato una carta….e non era quella che mi serviva. Preferisco il nome che mi danno i giornali ora.Le strade puzzano di fuoco. Il vuoto mi soffia freddo sul cuore, trasformando le illusioni in ghiaccio, frantumandole. Rinasco, libero di scarabocchiare il mio disegno su questo mondo eticamente vuoto.
Sono Jack Lo Squartatore. Lieto di fare la vostra conoscenza-
 
Questo era quello che il dottor Rowan mi riferì. Dovette dare il suo parere medico agli ufficiali di istanza. La sua analisi consigliava di mandare il paziente in un istituto per le cure mentali ipersorvegliato. Tre ore dopo l’ufficializzazione di questo ordine Jack scappò. Non l’ho più rivisto e Dio solo sa che starà facendo ora. Spero che in qualche modo si sia ripreso e che l’Universo mi restituisca il mio amico.
So che il dottor Rowan ha lasciato il suo lavoro dopo alcuni mesi da quel interrogatorio. Prima di uscire dal suo ufficio, prese un tablet con una macchia di Rorschach e guardandola mi disse:
-Dopo quell’incontro guardo la macchia di Rorschach in modo diverso. Cerco di fare finta che sia un albero dalle fronde ombrose. Non è così. Sembra piuttosto quel gatto morto che ho trovato una volta di ritorno dal lavoro, le larve grasse e lucide che si contorcevano cieche l'una sull'altra, cercando freneticamente di sottrarsi alla luce. Ma anche questo è sfuggire al vero orrore. In fondo questa è solo l'immagine dell'oscurità vuota e senza senso. Siamo soli. Non c'è altro-
 
“Allora Jack di Picche? Che hai deciso?”, la voce di Leng lo riportò alla situazione di partenza.
 Un sorriso gelido e maligno comparve sul suo volto prima di rispondere, pronto a muovere i primi passi contro i suoi aggressori,
“Spiacente amico….la persona che cerchi non è al momento raggiungibile…..ma non ti preoccupare….ci sono io con cui divertirti ora…..Che sbadato, non mi sono neanche presentato: Jack lo Squartatore. Felice di fare la tua conoscenza”
Leng si irritò quando il suo interlocutore rise parlandogli in quel modo, -E’ ammattito? Ha paura? Che cerca di fare sproloquiando in quel modo? Pensa che non faccia sul serio?...Ora gli farò vedere-
Kai Leng indicò ad un soldato di portagli vicino l’altra Quarian che era nella piazza a fare rilevamenti insieme alla sua già morta compagna.
“Pensi che non faccia sul serio? Sta a sentire”, ed in quel momento sparò un colpo dritto attraverso il visore della Quarian. La materia grigia si spalmò sulla nuda terra e schizzi di sangue macchiarono l’armatura nera dell’altro soldato. Bastò un istante. Kai Leng spezzò una vita senza nemmeno guardare in faccia la sua vittima, tenendo la testa sempre rivolta al riparo in cui si trovava il suo obbiettivo.
“Ho messo le cose in chiaro Picche o Squartatore che tu ti voglia chiamare?! Moriranno tutti se non esci di lì. Hai sentito lo sparo? La tua compagna sta baciando il terreno in questo momento, dimmi…lasceresti tutti morire”
La voce del Quarian dall’altra parte della chiamata si ruppe in una risata con un non so che di diabolico,
“Sai spia di Cerberus….mi piace il tuo stile, un peccato che ci troviamo a batterci, mi sei simpatico. Ad ogni modo, per rispondere in modo completo alla tua domanda,….Si, si e si! Ho messo le cose in chiaro?” ed ancora una folle risata si fece sentire,
Leng ne aveva abbastanza, “Tu sei fuori di testa e ciò semplifica molto il mio lavoro”
“Dici davvero? Chi è il pazzo qui? Quello che punta l’arma e minaccia senza far nulla…o quello che si muove tra le ombre e agisce?”
Si sentì il sibilo di una lama seguito subito dopo da un acuto di dolore e del rumore di ossa insieme a muscoli che venivano affettati e squarciati. Un fucile di precisione cadde a terra poco distante da Leng, seguito dal suo proprietario pochi secondi dopo. La spia si precipitò a controllare e notò almeno 15 ferite da taglio molto profonde e tutte inferte in punti vitali dell’organismo. La lama che aveva trapassato l’armatura del soldato di Cerberus doveva essere di un tipo particolare, quelle tute erano fatte per resistere a danni davvero elevati e vederle ridotte così faceva ben intuire che il proprio nemico era ben preparato.
“Ti piacciono i miei autografi?”, continuò lo Squartatore, “Sai dovresti stare attento ai tuoi uomini”, disse ridacchiando sadico, “E’ buon uso raccogliere le mele prima che cadano dagli alberi”
Così dicendo anche il secondo cecchino di Cerberus cadde dalla sua postazione….stavolta però era senza testa. Quest’ultima cadde poco più in là, come gettata da qualcuno, mancante di un piccolo pezzo sulla destra del cranio, così che sembrasse fosse stata morsa da qualcuno.
“L’avevo detto io. Non era una mela neanche tanto buona, se ti può consolare”
Kai Leng sguainò la sua katana: “Basta trucchetti! Mostrati e combatti con me rifiuto spaziale!!”
“Lo farei volentieri”, disse lo Squartatore con la solita risatina isterica in sottofondo, “Però sono un attimo impegnato a salvare i miei compagni da dentro la struttura. Sai non bisognerebbe lasciare aperte le porte di servizio. Arrivo subito, aspettamiii”
Leng ordinò ai soldati, “Entrate dentro e sparate per uccidere, io lo aspetterò qui all’esterno”
I soldati entrarono all’interno e Kai Leng rimase in posizione di battaglia davanti all’entrata principale. Si sentirono subito degli spari, delle urla di dolore, sibili di lame e invocazioni di aiuto. Leng non aspettò più, avendo capito la situazione, prese il detonatore, lo premette e fece brillare il luogo. Le pareti di roccia e metallo tremarono facendo crollare parte della struttura.
Una figura femminile Quarian andava a carponi fuori dalle macerie. Leng, riconoscendo in essa la figlia dell’ammiraglio Zorah, andò verso di lei, la prese per il braccio e gli disse:
“Bello spettacolo eh signorina? Ora, dato che tu sei fuori è chiaro che quel bastardo è sopravissuto, quindi mi rivolgo a te Jack. Vieni fuori o le taglio la gola”, così le puntò la lama della katana proprio sotto il mento,
La risposta dello Squartatore non tardò ad arrivare. Leng fu strattonato per la spalla destra, quella che reggeva l’arma, e per tutta risposta la spia di Cerberus menò un fendente verso chi lo stava tirando. Lo Squartatore evitò il colpo abbassandosi in tempo, con una capriola in avanti si portò davanti all’avversario e menò un fendente al braccio dell’avversario per fargli lasciare la presa. Leng evitò di poco che gli venisse amputata la mano ed indietreggiò con una piroetta, rimettendosi, alla fine del movimento, in posizione da battaglia tenendo la lama dal manico con due mani e il lato affilato verso l’esterno.
“Bella lama”, esordì Jack lo Squartatore,
“Non ti piacerà più quando ti trapasserà le viscere, immondizia aliena”, rispose feroce la spia di Cerberus,
“Che maleducato. Ed io che ti stavo facendo un complimento. Forse non ti piacciono i complimenti…quindi eccoti un insulto: Hai ucciso tutta la tua squadra idiota. Ti piace di più così?”, beffardo, il nostro usò un tono ironico e molto da pazzi,
“Sapevano i rischi che correvano, piuttosto TU hai ucciso i tuoi compagni non consegnandoti e facendo la tua mossa. Non pensi di aver fatto una cazzata?”, stavolta era Leng a ridere,
“Mi duole deluderti….ma, come dice il proverbio, -Tutti per uno ed ognuno per se-. Vedi? Siamo più simili di quello che sembra…..il punto e che tu volevi uccidere anche lei”, disse indicando Tali che nel frattempo ascoltava da spettatrice la scena da terra, “E questo non mi va bene neanche un pochetto’”, concluse con voce maligna,
Leng si fermò a riflettere. Tutte le informazioni che avevano facevano presupporre che il Quarian dinanzi a lui fosse un soldato che difende i deboli…quindi perché tutto d’un tratto era diventato l’esatto opposto, con indole decisamente psicopatica? Sembrava non avere senso, ma si preoccupava ancora di Tali’Zorah, quindi forse stava solo fingendo….ma aveva comunque lasciato morire tutti gli altri e questo era ancora strano. Inoltre l’Uomo Misterioso gli aveva riferito che Dogma prediligeva l’atteggiamento da cecchino, che ci faceva dunque armato di doppia lama factotum pronto ad un combattimento ravvicinato? Nessuna caratteristica, a parte la descrizione fisica, coincideva con quelle in suo possesso.
Lo Squartatore fece ondeggiare le lame nell’aria fino a posizionare le braccia parallele l’una rispetto all’altra con le lame dritte verso l’avversario.
“Allora? Mi vuol concedere questo tango agente di Cerberus? Vorrei mettere anche su di te il mio autografo”
“Pensi di potermi battere?”, disse sicuro di se Leng sguainando anche la seconda katana dalla fodera, “Non hai idea di chi ti trovi davanti. Nessuno è mai riuscito a sfuggire alla mia lama….e tu non sarai certo il primo”, indicò il Quarian con la spada in gesto di sfida e poi concluse, “Oggi tu perderai tutto: la dignità, l’onore, le braccia e anche la libertà. Come sai, mi è stato detto di non eliminarti, ma vedi…gli incidenti capitano, quindi potresti anche morire oggi”
“Beh io ho un motto: Si vive solo due volte: una è quando si nasce e l’altra è quando guardi la morte in faccia. In questo momento io mi sento moooolto vivo. Fammi vedere che sai fare assassino”
A quell’ultimo insulto, Leng, non seppe resistere. Si lanciò a capofitto sull’avversario. Attaccò facendo compiere alle katane un movimento a croce davanti a lui. Lo Squartatore piroettò a destra schivando facilmente il colpo e contrattaccò facendo un affondo verso le costole dell’avversario. Leng bloccò il fendente frapponendo la sua lama destra a quella dell’avversario per poi girarsi verso sinistra ed eseguire una sciabolata frontale con la lama sinistra. Jack fece scorrere la sua lama sinistra contro quella di Leng, in questo modo di avvicinò a stretto contatto con lui, mentre miriadi di scintille evidenziavano l’atrito tra le due armi bianche. Una volta in quella posizione, sferrò una ginocchiata nel basso ventre alla spia di Cerberus che si ritirò un poco indietro accusando il colpo. Jack menò un fendente secco dall’alto verso il basso con la lama posizionata a destra, ma Kai Leng impedì al movimento di concludersi parando con la katana impugnata nella mano destra. Jack allora calò un secondo fendente col la lama sinistra e cercò di esercitare abbastanza pressione da spezzare la difesa dell’avversario, ma Leng inserì nella parata la sua seconda lama e cercò con tutte le sue forze di battere la pressione del nemico per riguadagnare una posizione favorevole. Alla fine i due erano alla pari, faccia a faccia, guardandosi in cagnesco, sempre che Leng potesse carpire tale espressione sotto il casco del Quarian. Alla fine mollarono la presa entrambi ed arretrarono di qualche passo. Nessuno dei due riattaccò per primo. Si limitarono a muoversi in cerchio e a scrutarsi. Poi scattarono nello stesso momento all’attacco. Jack fece un partire un fendente in diagonale che Leng evitò facilmente, successivamente la spia di Cerberus fece mulinare la sua spada destra in un fendente orizzontale. Jack si abbassò evitando il colpo e contrattaccò dal basso eseguendo un affondo verso l’alto con la lama sinistra. Leng stavolta fu lento. La lama gli fece un taglio poco profondo sulla spalla, ma se non si fosse spostato in tempo la lama avrebbe trafitto la spalla sinistra, impedendogli l’uso del braccio ad essa connessa. Non ci fu tempo per pensare altro, reagì in un lampo effettuando più fendenti multipli contro il suo avversario. Lo Squartatore parò tutti i colpi e poi rispose effettuando due linee orizzontali nell’aria all’altezza del petto del suo nemico. Il colpo andò a segno e dalla tuta da combattimento di Kai Leng scesero alcuni rivoli di sangue. Leng, furente, menò alcuni fendenti rapidi che stavolta fu difficile per il nostro schivare, ma ci riuscì ugualmente, solo per poi scoprire che l’ultimo attacco serviva a fargli perdere la posizione sicura per poi venire colpito da un affondo a sorpresa. Così ci mancò poco che Leng portasse via il fegato a Jack, però la katana fece comunque un bel taglio nella tua da cui era iniziato a sgorgare del sangue. Per allontanarsi da quella situazione il Quarian eseguì una mossa azzardata ed ardita: fece un piccolo salto all’indietro per guadagnare spazio e poi eseguì un calcio in rotazione dritto nel volto del suo avversario. Il colpo andò a segno, la botta improvvisa aveva disorientato Kai Leng che, avendo perso la spada sinistra mentre cadeva a terra, strinse forte la lama della mano destra e si rialzò rabbioso. Cercò la katana che aveva perso dov’era caduta, ma non la vide, poi girandosi verso il Quarian vide che l’aveva lui in mano, ammirandola come se fosse un oggetto di culto. Jack fece fare alla lama qualche cerchio intorno alla sua figura per apprezzarne la maneggevolezza e poi sfidò l’altro a farsi avanti accarezzando la lama in orizzontale fino alla punta. Kai Leng si mosse rapido, ma anche Jack lo Squartatore lo fu. Le loro lame si incontrarono più e più volte in una serie infinita di fendenti. Prima un colpo trasversale dall’alto, poi uno verticale dal basso, poi uno da destra, uno da sinistra, fino a che i due furono nuovamente faccia a faccia, separati solo dalle loro lame. Ci fu uno sciabordio ed un forte clangore quando si separarono, poi stettero nuovamente ad osservarsi qualche secondo, cercando di studiare un approccio d’assalto. Stavolta fu Jack il primo a muoversi. Mentre effettuava la corsa, fece roteare la lama nella sua mano e poi colpì all’altezza della spalla destra di Leng. Quest’ultimo si mise subito in posizione di parata, ma Jack lo imbrogliò. Prima che le due katane si toccassero, egli compì una rotazione di 180 gradi e sferrò un colpo proprio al di sotto della lama avversaria, facendola schizzare via dalle mani dell’assassino di Cerberus. Leng, nonostante fosse stato preso alla sprovvista, reagì prontamente: colpì con un la gamba lo stomaco del suo sfidante per poi proseguire con un diretto la zona delle tempie nel casco del Quarian. Lo Squartatore rimase confuso per quei due secondi che bastarono a Kai Leng per disarmarlo con un colpo secco alla mano, ma i successivi due pugni della agente Cerberus non andarono a segno. Ripresosi, Jack infatti, parò senza difficoltà quei colpi prevedibili e contrattaccò spaccando lo zigomo dell’avversario con una gomitata micidiale, ma non si fermò qui: colpì prima il plesso solare con un diretto, parò il colpo sferrato d’istinto da Kai Leng con un blocco di gomito, incrinò una costola sferrando una ginocchiata e due pugni alla cassa toracica, evitò il gancio destro alimentato dalla rabbia del nemico rivolto alla testa bloccandolo per poi fargli passare la gamba destra attorno al collo e sbatterlo a terra con notevole violenza. Non era ancora finita, ma lo sarebbe stato a breve. Lo Squartatore, nonostante non lo desse a vedere, soffriva per la ferita procuratosi poco prima, la tuta faceva quel che poteva per aiutarlo, ma i continui sforzi non permettevano alla ferita di rimarginarsi come avrebbe voluto. D’altra parte, neanche Kai Leng stava benissimo, in quella lotta era quello che aveva preso più botte e non aveva affatto una bella cera con quello zigomo completamente andato. Erano gli ultimi passi del ballo e lo Squartatore aveva ancora parecchi passi da mostrare, se Kai Leng non avesse avuto un qualche asso nella manica, era ancora Jack il favorito. I due si rimisero in posizione di combattimento e, dopo qualche attimo di esitazione, ripartì la musica. L’agente Cerberus sferrò un calcio basso alle gambe del Quarian che Jack riuscì a bloccare esibendosi in un blocco di tacco con la gamba più arretrata. Leng, allora, eseguì un secondo calcio all’altezza del ventre, anche questo fu parato, stavolta con la pianta del piede della gamba avanzata. L’assassino, sempre più rabbioso e meno concentrato, mise tutta la sua forza in un pugno e sferrò un diretto micidiale, Jack lasciò sfilare il colpo spostandosi a destra. Afferrò il braccio bloccandolo con la mano sinistra e fece passare il braccio destro oltre quello di Kai Leng fino a poggiare la mano sul suo petto per trascinarlo giù. Leng, però, ebbe qui un guizzo vincente: si lasciò andare ed imprigionò le gambe del suo avversario con una presa a forbice facendolo cadere a terra, al suolo colpì poi la testa del Quarian che parò, ma in ritardo, riuscendo ad evitare solo parte del colpo. I due si distanziarono con delle capriole ed una volta in piedi, si riaffrontarono. Lo Squartatore prese l’iniziativa e sferrò un diretto verso il volto di Kai Leng, quest’ultimo lo parò e contrattaccò con un altro diretto verso il volto dell’avversario. Anche questo colpo fu parato ed allora i due si esibirono in una serie di gomitate, montanti e parate in rapida successione, tutte inconcludenti, finchè Jack non prese in braccio di Leng e lo girò in presa di sottomissione dietro la schiena dell’avversario. Kai Leng non aveva intenzione di uscirne sconfitto, così colpì il visore di Jack ,incrinandolo, con una gomitata e si liberò dalla presa. In un istante l’agente Cerberus si fece sotto e attaccò con due calci alti che lo Squartatore parò e stavolta non gli perdonò l’imprudenza del suo gesto. Dopo le parate il Quarian attaccò con un affondo di tacco che colpì Leng nel torace e lo fece letteralmente volare a terra, sfinito e sconfitto. Jack lo squartatore, anche’esso molto stanco, si era appoggiato a terra su di un ginocchio per riprendere fiato e godersi la visione di quel presuntuoso spadaccino mentre leccava la polvere di Haestrom.
Sembrava finita….. ma, in realtà, era appena cominciata. Leng vide che gli era caduta la pistola, allora con le ultime forze rimaste la raccolse e vedendo che Tali era immobile vicino ad un sasso, decise di tentare il tutto per tutto. Nella sua mente non era contemplato il fallimento e non sarebbe certo stato un sudicio Quarian a macchiare la sua reputazione. Si alzò e afferrata la Quarian tenendola stretta per la gola con un braccio, volse l’attenzione al suo avversario, già scattato in piedi.
Puntò l’arma alla testa di Tali e gli urlò: “Fermo! Stai fermo! A meno che tu non voglia che il cervello della tua amica dia nuovo colore alla mia uniforme”
“La prendi in ostaggio soldatino? Hai paura di perdere?”, rispose lo Squartatore, che non sembrava aver perso un briciolo della sua malignità e sarcasmo,
“Ora chiamerò la mia navetta, tu starai buono e verrai con me o lei morirà. Capito?”
“Dimmi una cosa piccolo segugio di Cerberus….Danzi mai col Diavolo nel pallido Plenilunio?”, chiese malefico il Quarian,
“Come?”, rispose Kai Leng titubante, non sapendo se prendere sul serio quella domanda o meno,
“No sai….è che mi piace chiederlo a chi sto per uccidere….sarà perché me ne piace il suono” ed una risatina riempì l’aria,
L’assassino di Cerberus era stufo di essere preso in giro da quell’essere immondo, considerato come feccia di più bassa lega perfino dalle altre specie aliene, così alzò la pistola verso lo Squartatore e sparò……
 
……..ma il colpo non arrivò mai. Un sibilo riempì l’atmosfera, una lama si mosse dietro il sequestratore di Tali, un lampo si accanì sul nemico e il sangue sgorgò a fiumi. Jack lo Squartatore era appena apparso dietro Kai Leng e con un colpo netto gli aveva mozzato il braccio con in pugno la pistola. Il dolore riempì il volto dell’agente Cerberus che abbandonò la presa sulla giovane Quarian e indietreggiò dolorante cercando il braccio che aveva perduto. Riusciva ancora a sentire quella risata echeggiare attorno a lui mentre la perdita di sangue lo stava portando allo svenimento. Si accasciò su un ginocchio tentando di non cedere, ma lo Squartatore gli diede un calcio sul volto e lo fece finire a terra a contemplare il cielo.
“Dovevi stare più attento soldatino”, continuò a ridere il Quarian, “Mentre tu ti affannavi a catturare la mia amica, io ho creato un ologramma e mi sono portato dietro di te per farti una bella sorpresa. Non lo trovi assolutamente esilarante?! No? Allora permettimi di lasciarti un mio autografo!”
Jack Lo Squartatore era sopra la sua vittima ed in quel momento di pura follia affondò il suo coltello nel ventre di Kai Leng. Una, due, tre, quattro, cinque pugnalate e continuava, sempre accompagnato da quella sua irrefrenabile e maligna risata.
“Ed eccone un altro….e un altro….e un altro…”, continuava a ripetere lo Squartatore, quasi eccitato e, sicuramente, divertito da quello che stava facendo.
Poi una mano fermò un colpo a mezz’aria. Un corpo gli si avvinghiò attorno, gemente, supplicante, piangente. Era Tali’Zorah che l’aveva fermato.
“Adesso basta!”, gridava in lacrime la figlia del Grand’Ammiraglio, “Adesso basta. Ne ha avuto abbastanza. E’ finita”.
Fu come staccare d’improvviso la corrente ad una centrale elettrica. Tutto si spegne. Buio assoluto. Quel che è nero ritorna bianco e quel che è bianco torna nero. La carta si gira. C’era un Jack laggiù….ma chi era dei due adesso?
I due Quarian si spostarono dal corpo e si poggiarono su un muro li vicino. Una navetta comparve all’orizzonte. Atterrò silenziosa sul campo di battaglia, ne scese un uomo, col viso coperto da un elmetto, che raccolse il corpo di Kai Leng e lo mise sulla navetta. Si voltò un attimo a contemplare i due sopravvissuti, poi salì sul mezzo, chiuse le portiere e si allontanò silenzioso com’era venuto.
 
Stavolta era davvero tutto finito.
 
Non è ancora tempo di rilassarsi. Cerberus non prende bene i fallimenti, così manda il suo asso nella manica. Tremate perché nel prossimo capitolo vi dovrete inchinare dinanzi a: “Il Re!”

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Capitolo 16
*** Il Re! ***


Due parole prima di cominciare: purtroppo il capitolo non è riuscito esattamente come lo volevo (l’università mi sta risucchiando l’anima xD), l’idea era quella di presentare bene il nuovo personaggio, ma, per questioni di varia natura, ho rimandato tutto al prossimo capitolo. Dato che era un po’ che non pubblicavo ho deciso di caricare questo estratto che è una base preparatoria per quello che succederà dopo. Spero che vi piaccia comunque :).
 
 
CAPITOLO 14: IL RE!
 
“Il mondo a te appare semplice, amico mio, ma per chi è Re poche scelte sono semplici.” -Ulisse
 
“….E dove si trova ora?”, chiese il soldato, rivolgendosi all’Uomo Misterioso,
“Devi andare su Haestrom. Sei vicino, ci metterai solo qualche ora ad arrivare”, rispose, buttando fuori una nuvola di fumo, il Capo indiscusso di Cerberus,
“Potrebbe essere comunque troppo tardi una volta arrivato”
“No, come ti ho detto, benché la mia squadra sia stata decimata ed abbia fallito miseramente, hanno comunque ferito il tuo bersaglio. Avrà quindi bisogno di riposare prima di fuggire dal luogo”, l’Uomo Misterioso si alzò in piedi continuando a fumare, “Sarebbe comunque meglio che ti sbrigassi….alcuni dei miei uomini migliori sono morti e non possiamo permettere che una minaccia di questo tipo continui a scorrazzare libera per la Galassia”
“Mi dirigerò subito su Haestrom….ma ricorda che non sono il tuo cagnolino”, ringhiò il soldato,
“Perseguiamo entrambi lo stesso obbiettivo….devi smetterla di vedermi come il pericolo qui. Non ti sto dando ordini, ti sto dicendo quali sono le tue priorità”
“E dove sarebbe la differenza?”
Si scrutarono negli occhi per pochi secondi, come sfidandosi a chi avrebbe distolto per primo lo sguardo. L’Uomo Misterioso mise fine a quello stallo risiedendosi nella poltrona e spegnendo la sigaretta nel portacenere.
“Quando arriverai su Haestrom non esitare. Lui non lo farà. Mi duole coinvolgerti, ma solo tu puoi risolvere la situazione ora. Sii vigile e vedi di tornare con tutte le parti del corpo ancora attaccate….Non mi serve a niente che tu muoia”
“Bella battuta. Morto……Più di così credo sia impossibile”
 
 
Jack e Tali erano seduti l’uno accanto all’altra sfiniti, distrutti da tutto quello che era capitato in quelle ore. Avevano preso Kal’Reegar e l’avevano curato. Stava ancora dormendo, ma ce l’avrebbe fatta. Tali non aveva rivolto più una parola al suo amico. Era palesemente sconcertata da quello che aveva fatto e da quello che aveva detto, ma era ancora più sconcertata che Cerberus lo cercasse. Tali sapeva relativamente poco riguardo a quella sorta di associazione paramilitare pro-umani, ma ciò non gli impedì di cercare di capire cosa volesse tale organizzazione da un Quarian.
“Hai intenzione di non parlarmi ancora per molto?”, si intromise Jack, impedendogli di continuare a pensare.
Non voleva rivolgergli la parola, aveva fatto ammazzare tutti i membri della spedizione Quarian, a parte Reegar, con le sue azioni ed ancora non si capacitava del perché l’avesse fatto.
“Perché?”, gli chiese stancamente,
“Lieto che tu abbia riguadagnato il dono della parola”,
“Non mi hai risposto”, continuò Tali,
“A quale perché ti riferisci? Al perché Cerberus mi stesse cercando? Al perché non mi sia consegnato? Al perché abbia salvato te e fatto morire gli altri? Oppure…..”
“Si, mi riferisco ad ognuna di queste domande! Bosh’Tet!!!”, gli urlò in faccia, arrabbiata in ogni fibra del suo corpo, “Che cosa ti passava per la testa? Pensavi di poter abbattere uno squadrone Cerberus da solo?”
“E’ quello che ho fatto no?”, rispose Jack,
“Non è questo il punto!....... Vuoi rispondermi ora?”
“Ho  dato qualche problemuccio a Cerberus tempo fa, probabilmente era una vendetta”
“Tutto qui?! E si sarebbero disturbati tanto solo per ammazzarti? Che cosa hai fatto? Gli hai fatto esplodere una base?”
“Praticamente….”, rispose un po’ imbarazzato il Quarian,
Tali lo guardò come a dire: -Mi stai prendendo in giro, vero?- e Jack scosse la testa facendo innervosire ancora di più Tali,
“Senti…ho dovuto tentare. Se mi fossi consegnato credi che vi avrebbero liberato? Ho provato ad agire sperando di salvare tutti, ma non ci sono riuscito….Quando ho visto la bomba e i soldati entrare ho dovuto prendere una decisione: lasciar morire tutti o salvare almeno te. Odio non averli potuti salvare, ma non ti avrei lasciata morire li”.
In realtà era proprio quello il piano dello Squartatore: usare la bomba per fare piazza pulita di nemici…e a malinquore, Jack di Picche, constatò che aveva maledettamente funzionato. Ciò non vuol dire che il prezzo pagato non fosse stato alto. Nei piani dello Squartatore le perdite erano accettabili, ma perché continuare a definirsi in terza persona? -Jack di Picche e Jack lo Squartatore sono la stessa identica persona: sono Io cazzo. Non devo cercare scuse, il piano era quello, l’ho elaborato Io. Non c’è una seconda persona, sono solo Io. Non c’è nessun altro-, pensò il Quarian.
Tali stava ancora cercando di assimilare quello che Jack gli aveva riferito. Aveva tradito la sua fiducia, ne era cosciente, ma non era pentito per ciò che aveva fatto. Erano morti in tanti, suoi compagni che non centravano con quella faida tra lui e Cerberus, gli dispiaceva, ma non ci avrebbe perso il sonno. L’aveva salvata e tanto gli bastava.
Tali, dal canto suo, sapeva che l’amico aveva ragione. Cerberus non avrebbe certo voluto testimoni e quindi consegnarsi sarebbe stato un inutile gesto da parte di Jack. Tali si ricordò della peso che le persone si debbano portare dentro quando fanno scelte del genere con quel tipo di conseguenze. Aveva visto Shepard prendere decisioni difficili che avevano significato la morte di molti, nonostante egli fosse nelle più buone intenzioni di non lasciare che ciò accadesse. –A volte i piani non vanno come sperato- gli aveva detto il comandante tempo addietro citando anche un famoso proverbio terrestre. Tali aveva visto Shepard farsi pesare quelle decisioni troppe volte ed ora non voleva che l’amico soffrisse per questo….No, l’avrebbe aiutato. Lei era dalla sua parte e non lo avrebbe colpevolizzato. A volte le cose vanno male, le dispiaceva, ma non avrebbe crocifisso Jack per questo.
“Credo di doverti dare ragione….non ci avrebbero risparmiato se tu ti fossi consegnato ed, anzi, allora mi sarei sentita male per non aver potuto fare nulla per salvarti”
“Quindi….siamo ancora una squadra?”, chiese speranzoso Jack,
“Si….direi che lo siamo ancora”, riuscì a sorridere un poco la Quarian, “Ma prima dimmi un ultima cosa”
“Quello che vuoi”, affermò sollevato Jack,
“Perché tutta la scena del tipo psicopatico? Era davvero necessario? Mi hai davvero fatto paura”, ammettè la Quarian,
“Ah….Beh….come dire”, Jack non sapeva che rispondere, era meglio evitare di dire che era ben lucido quando faceva e diceva quelle cose, “Diciamo che la paura è una grande arma Tali…..Sai, se riesci ad infondere paura nei tuoi avversari loro saranno meno attenti e sarà più facile eliminarli. Era tutta scena”
Tali non sembrava molto convinta, per via del fatto che Jack, in quei momenti, non sembrava affatto che stesse recitando…..e, se lo stava facendo, era davvero un grande attore. Però ciò che gli aveva detto aveva senso, perciò accettò la spiegazione.
“…..Allora…..che ne dici se andiamo a mandare una richiesta di soccorso alla Flottiglia e vedere come sta Reegar?”, domandò Jack, mentre tentava di alzarsi dolorante,
“D’accordo. Dai ti aiuto ad alzarti”.
Così i due si diressero all’interno di una piccola costruzione mineraria dove avevano lasciato la strumentazione di emergenza e dove avevano steso Reegar perché si riprendesse, con Tali che aiutava Jack a camminare tenendogli il braccio attorno al suo collo.
Furono stupiti di vedere il caposquadra in piedi, anche se un po’ barcollante, dirigersi verso di loro.
“Per gli Antenati! Che cosa vi è successo?”, esclamò Kal Reegar spaventato vedendo i due molto malconci, soprattutto Jack aveva un aspetto orribile. Tutto impolverato, sporco, con una ferita nel ventre e col visore incrinato.
“Niente di grave”, affermò tranquilla Tali, “Solo Jack e io abbiamo avuto una piccola discussione diplomatica con quei tipi che ci hanno attaccato”
 “E gli altri dove sono Tali? Stanno bene?”
Tali abbassò la testa in silenzio, distrutta al tornare sui volti dei suoi compagni mentre la deflagrazione sbriciolava i loro corpi, così parlò Jack,
“….Reegar….Ho provato a salvarli…..ma avevano piazzato una bomba a detonazione controllata…..Quando sono entrato ho avuto il tempo di prendere solo Tali e scappare…..Gli altri….non ho potuto fare niente”
Kal Reegar ci mise qualche secondo per assorbire bene quello che gli era stato appena riferito. Non fu facile per lui accettare che, a parte i tre presenti, erano tutti morti. Aveva subito perdite fra i suoi uomini in passato, ma una cosa come quella che stava vivendo in quel momento, era davvero la peggiore di tutta la sua vita. Da buon soldato però non perse la calma, almeno all’esterno così appariva.
“…D’accordo….Quale è il piano ora?”
“Mandare un messaggio di soccorso alla Flottiglia e aspettare che ci vengano a prendere”
“Mi sembra un idea sensata….Avete…provato a vedere se si può dare una sepoltura a quei poveracci?”
“Kal”, gli disse Tali comprensiva tenendogli le mani, “I loro corpi non erano neanche identificabili….Abbiamo pregato per loro, ma altro non era possibile fare……Se vuoi puoi farlo anche tu, ma ti sconsiglio di guardare all’interno….meglio ricordarli com’erano prima dell’esplosione”
Reegar capì quello che Tali intendeva, così si diresse lentamente verso il punto dell’esplosione per fermarsi a salutare un ultima volta i suoi compagni. Nel frattempo Tali si mise alla console, se così si poteva definire quel vecchio e lentissimo drive manuale, e spedì il segnale di soccorso alla Flotta Migrante. Jack era seduto vicino alla porta di ingresso, stanco, dolorante e desideroso di un po’ di riposo. Mentre si stava per appisolare, i sensori d’atmosfera segnalarono che qualcosa stava per atterrare in zona.
“Cosa diamine….”, esclamò Jack mentre si avvicinava al pannello di controllo dei sensori per vedere di cosa si trattava.
Una navetta da sbarco simile a quella che aveva recuperato Kai Leng apparse sul monitor con accanto la distanza in metri dal suolo.
“Non possono essere già tornati”, disse Tali visibilmente preoccupata, “Sono passate solo 8 ore. Come hanno potuto riorganizzarsi in così poco tempo?”
“Forse avevano una seconda squadra nelle vicinanze”
“Può essere….ma perché allora non inviarla insieme alla precedente?”
“…..Perchè non era prevista la loro entrata in scena…..Chiama Reegar”
Una volta messo Reegar al corrente degli ultimi avvenimenti, Jack capì che serviva un piano per contrattaccare.
“Sentite…ho un piano…”, affermò il nostro,
“Siamo tutti orecchi”, asserì Reegar,
“Voi due vi barricate in questa zona e aspettate. Io andrò in avanscoperta e cercherò di eliminarli dalla distanza con il mio Intervention. Vi avviserò nel caso superino il primo blocco di cancelli”
“Che piano del cazzo!”, ammise sinceramente il caposquadra, “Non ti permetterò di crepare la fuori. Sei già messo male, non sopravviveresti ad un attacco della stessa portata di prima”
“Sentite, io qua sono l’unico capace di usare un fucile di precisione e quindi ho più possibilità di voi due. Se riesco a mantenere le distanze e restare nascosto posso farcela”
Tali si fece avanti e propose: “Perché non ci barrichiamo tutti e tre quaggiù e aspettiamo l’arrivo dei rinforzi?”
“Perderemo l’effetto sorpresa una volta che saranno arrivati qui. Vedrebbero i corpi, la distruzione e capirebbero subito che siamo messi male. Contrattaccando in tempo potremo anche riuscire a causargli più di qualche perdita”.
Reegar aveva centrato il punto, avevano la possibilità di eliminarli, ma occorreva un buon tiratore…..e l’unico disponibile era Jack, il quale, nel frattempo, aveva già recuperato la sua arma e armandola per l’attacco. Ridispose la collimazione della mira, inserì il caricatore nell’alloggiamento e fece scattare, con un rumore secco e rapido, l’otturatore incamerando un proiettile calibro .408 CheyTac modificato in canna.
“Sei sicuro di riuscire a centrare il bersaglio con quell’incrinatura sul visore?”, chiese dubbioso il caposquadra,
“Non preoccuparti”, rispose sicuro di se Jack, avviandosi verso la porta fucile in braccio, “Il sistema interno del visore ricalcola la visione dell’ambiente circostante e lo proietta all’interno di esso facendomi vedere tranquillamente come se non ci fossero incrinature”
Per un istante Jack si voltò verso i due, come una sorta di addio, salutava i suoi compagni con un cenno del capo. Era uno di quei funerali silenziosi che si scambiavano i soldati quando vengono mandati incontro alla morte. Fu allora che Tali gli puntò un dito contro e gli disse:
“Se le cose si mettono male….Ti ordino di tornare indietro….Non mi importa se devi guadagnare tempo….Se vedi che non puoi farcela……Ti ordino di tornare indietro….Mi hai capito?”
Jack rivolse lo sguardo a Reegar. Teoricamente toccava al Caposquadra guidare la spedizione, ma era Tali l’ufficiale in comando laggiù. Quello che Tali faceva era quello che avrebbe fatto un superiore, badare ai suoi uomini, ma era impossibile prenderla come ufficiale….troppo buona, troppo gentile, troppo permissiva….era chiaro che non gli piaceva comandare, ne tantomeno lo aveva mai fatto. Eppure ora gli dava un ordine. Certo avrebbe potuto farlo prima ordinando di rimanere tutti al sicuro, ma lei sapeva bene cosa vuol dire sacrificio….stava solo cercando di mettere un limite a quello che un buon soldato avrebbe fatto per difendere i suoi compagni.
“Ci siamo capiti….soldato?”, ripetè la Quarian, tentando di essere più seria possibile,
Jack fece un cenno del capo e senza esitare oltre si diresse verso il punto più alto della cava, così da avere una buona visuale sulla zona di atterraggio della navetta.
 
 
Gli veniva difficile fare qualunque cosa. Il corpo era stanco e dolorante in ogni sua parte. Fitte di dolore gli passavano attraverso le gambe, le braccia e il petto. Ogni respiro era come chiedere ad un motore fracassato di continuare a muovere duemila tonnellate di cemento IV A. Sebbene la tuta avesse fatto del suo meglio per rimetterlo in sesto, lui era ancora uno straccio. Le dosi di medicinali erano finite da quella volta nel reattore e Jack non aveva avuto modo di ricaricare i piccoli serbatoi in cui erano stipate. Gli rimaneva giusto del Medigel e una carica di Pentazemina X3, ma gli effetti dopo il suo utilizzo l’avrebbero con tutta probabilità ucciso facendo collassare il cuore. L’arrampicata si rilevò più problematica del previsto, evitare quei dannati raggi solari era davvero un bel problema, ma ciò implicava che anche la navetta avrebbe avuto qualche difficoltà nell’atterraggio, forse avrebbe guadagnato quei tre minuti in più per localizzare un buon punto di osservazione. Guardò in alto e vide una piccola insenatura tra due blocchi. Il loro volume era sufficiente a creare un’ombra valida per almeno quindici minuti. Era il miglior posto nell’area e, viste le condizioni in cui si trovava, Jack decise che quel punto andava più che bene. Appena fu in posizione, si sdraiò e me saldamente il fucile tra la spalla destra e il collo, guardò attraverso il mirino il più probabile punto di atterraggio della navetta e si preparò di conseguenza. La vista di tanto in tanto gli si appannava, quindi si costrinse, a malincuore, ad utilizzare il suo sistema ABC (Advanced Ballistic Computer) integrato nel suo factotum. Questo software permetteva di calcolare un mucchio di dati sensibili per i tiri a lunga distanza: distanza, vento,pressione, temperatura, effetto di Coriolis nel pianeta in questione, informazioni relative alle munizioni ,temperatura, velocità di combustione e velocità alla volata, ed ai bersagli in movimento. Jack non amava usare questo tipo di strumenti poiché, normalmente, riusciva a elaborare gran parte di questi dati da solo, ma ora che la sua vista e le sue condizioni fisiche non gli permettevano di stare li a ragionare troppo, decise di affidarsi, solo per quella volta, al computer.
Finite le calibrature del caso, osservò la nave che si poggiava a terra, proprio dove aveva previsto, e tre figure che ne uscivano, guardinghe, creando un perimetro difensivo per la navetta. –Un classico-, pensò il Quarian. Effettivamente era pratica comune creare un piccolo sbarramento per permettere al pilota di ritornare in volo in sicurezza, il tutto appariva efficiente e si vedeva che quella squadra aveva un addestramento tipico del personale da sbarco. La domanda però era: -Perché solo tre?-. O Cerberus aveva una fiducia sconfinata nel suo nuovo cacciatore oppure sotto c’era ben altro sotto. Le indistinguibili figure si mossero verso i primi cancelli e Jack decise che era meglio avere solo tre bersagli che averne cinquanta, così iniziò a puntare alla figura sulla sinistra. –Deviazione del vento minima. Distanza 1,2 Km. Velocità di spostamento: 1,5 m/s^-1-. Mentre stava per premere il grilletto, eccolo che arrivò, il senso di stordimento e di disorientamento, altri effetti collaterali delle medicine e delle ferite. La vista si sfocò e si sentì come svenire. Il colpo partì ugualmente, ciccando clamorosamente il bersaglio. Ora era stato scoperto. Un fiume di fuoco si riversò immediatamente su di lui, così si costrinse ad abbandonare la posizione e cercare una nuova idea, ora che, grazie alla sfortuna, l’effetto sorpresa era bello che andato. Serviva un nuovo piano ed alla svelta. Gli venne un lampo di genio: avrebbe potuto trasmettere tre segnali in luoghi differenti della zona, così da costringere il gruppo a separarsi per andare a controllare. Attaccandoli uno ad uno avrebbe avuto decisamente più probabilità….ma doveva essere lucido per farlo. Così fissò a lungo il bottone luminoso sul visore che indicava la possibilità di rilasciare la Pentazemina. Il suo cuore e il suo corpo avrebbero retto oppure sarebbe morto?....Non aveva granchè importanza ora….se non lo faceva sarebbe morto al 100% sotto i colpi di quei bastardi. Diede il via libera al rilascio nell’organismo del medicinale: la Pentazemina X3 era una potente variate della normale versione di tale farmaco, impediva di sentire dolore e dava una carica energetica ai muscoli per permettere di continuare a muoversi normalmente. Non si trattava di droghe o potenziamenti momentanei, serviva a tenere il corpo reattivo e lucido quel tanto che bastava per permettere anche ad un ferito di riprendere a muoversi senza sentirsi limitato nelle proprie prestazioni da dolori o sensazioni corporee. Due minuti e il farmaco fece effetto. Jack, a quel punto, si collegò alla telecamera si sicurezza del primo cancello, li vedeva erano appena arrivati. Fece partire i tre segnali e stette a vedere ciò che avrebbero fatto.
Funzionò. Quello al centro, che sembrava il capo, ordinò ai suoi di dividersi e quindi ognuno si diresse in una strada diversa. Jack fece in modo che, quando i soldati avessero raggiunto l’origine del segnale, i cancelli dietro di loro si bloccassero intrappolandoli all’interno delle zone in cui gli aveva portati. Tra i tre, il più urgente da eliminare era sicuramente il capo della squadra, così cercò di anticiparlo prendendo una scorciatoia attraverso le strade granitiche del pianeta. Ad un certo punto si fermò su un arco di pietra, aspettando che la sua preda passasse. Ci vollero tre minuti, ma poi iniziò a sentire i passi. La figura passò oltre senza guardarsi alle spalle, fu quello il momento in cui Jack gli saltò addosso.
Preso alla sprovvista, il soldato avversario fu colpito e messo al tappeto perdendo il suo fucile d’assalto, ma non si lasciò sorprendere oltre. Rotolò di lato e si rimise in piedi mettendo mano alla sua pistola. Il Quarian si fece sotto disarmandolo con un colpo secco alle mani, per poi distanziarlo con un calcio nel petto. Fu allora che lo vide: il simbolo dell’N7 brillare per un momento sotto i raggi del sole, come un serpente raggomitolato pronto ad attaccare spiccando un balzo in avanti.
-Non va registrato a livello emotivo-, pensò il Quarian, -Armatura N7 standard: spesse e dense placche di ceramica ablativa nel petto, leggera ed efficace; Spalle rinforzate con imbottitura cinetica e ceramica, manualità compromessa al 23%; Braccia rinforzate col medesimo tipo di materiale ed imbottitura, parte interna vulnerabile; Gambe rinforzate con placche di ceramica e potenziamenti cinetici, le placche impediscono il movimento del 32%, vulnerabilità della corazza nei punti di giuntura; elmetto a doppio strato ablativo, visiera oscurata, strutturalmente vulnerabile, colpire per confondere i sensi-
Il Quarian attaccò con incredibile furia. Colpì i lati dell’elmetto con un doppio tramite i palmi delle mani. Nella testa dell’avversario sembrò scoppiare una bomba, rimase intontito e vulnerabile ai due colpi sferrati appena sotto le ascelle. Con incredibile volontà riuscì però a fermare il calcio diretto alla gamba sinistra e rispose con un colpo diretto alle costole dell’avversario. Jack non riuscì a parare e così fu vulnerabile al montate diretto verso la mascella. L’urto fu tremendo, ma non si lasciò buttare a terra così facilmente, sebbene gli arrivò una fitta dal cuore in quel preciso momento. Doveva finirla, non poteva prolungare lo scontro. Colpì sotto il mento del nemico e poi lo afferrò per il collo cercando di strangolarlo. Anche il suo avversario fece lo stesso, erano bloccati in un clinch in cui avrebbe vinto il più resistente. Proprio in quel momento, però, Jack sentì una canna di fucile premere sulla sua nuca.
“Molla la presa, bastardo”, ringhiò una voce dietro di lui.
-Questa voce….-, pensò il nostro, mentre lasciava la presa,
“Garrus?”, domandò voltandosi,
“Jack?”, rispose di rimando.
Era lui non c’erano dubbi. Ma cosa diamine ci faceva il Turian su Haestrom? E perché gli dava la caccia?
 
 
Nuova casa, nuova storia, nuova vita, ma vecchi rancori e vecchi problemi riaffiorano. Il passato non lascia scampo, neppure in: “I Più Grandi Eroi della Galassia….e io”

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Capitolo 17
*** I Più Grandi Eroi Della Galassia...e io ***


CAPITOLO 15: I Più Grandi Eroi della Galassia….e io
 
“L'eroe vero è sempre eroe per sbaglio. Il suo sogno sarebbe di essere un onesto vigliacco come tutti.” -Umberto Eco
 
“Per gli Spiriti!”, esclamò sorpreso il Turian, abbassando la canna verso terra, “Che ci fai tu qui?”
“Potrei farti la stessa domanda vecchio pirata”, rispose il Quarian, “Io sono qui con Tali. Spedizione scientifica sai..”, concluse gesticolando con le mani,
“Vedo che non ti sei annoiato comunque”, Garrus indicò le ferite e il visore incrinato di Jack,
“Che vuoi farci? Non sono Archangel, ma anche io ho i miei problemi”, a queste parole si misero a ridere,
“Vedo che vi conoscete…..mi fa piacere….Garrus che ne dici di presentarmi il tuo amico, così posso sapere con chi stavo per uccidermi”
“Scusa Shepard. Questo è….beh si fa chiamare Jack di Picche…nome simpatico non trovi?”
“Un momento…..Shepard? Quel comandante Shepard?”, si volse interrogativo Jack,
“In persona”, si tolse l’elmo così da mostrare i suoi capelli castani, corti, con una piccola cresta, “Chiedo scusa per l’attacco, ma ci avevano detto che avremmo trovato resistenza”
Shepard allungò la mano per salutare e i due se le strinsero come se la lotta di due minuti prima non fosse mai accaduta.
“Beh…in realtà è stata colpa mia comandante. Anche noi attendevamo un attacco. Errore mio”
Poi Jack fece voltare la testa a destra e a sinistra guardando i due, poi, dubbioso, chiese:
“Cosa ci fate su questo pianeta?”
Shepard esitò un po’, guardò Garrus che gli fece un cenno con la testa, evidentemente il comandante non sapeva ancora se fidarsi, ma il Turian lo aveva tranquillizzando, facendogli capire che Jack era una persona di fiducia.
“Siamo qui per Tali’Zorah”, incominciò, serio, il comandante, “Sapevo che era in pericolo e sono accorso in suo aiuto. In più, sarebbe stata una buona occasione per chiederle di riunirsi al mio equipaggio sulla Normandy”
“Beh, se ti riferisci al problema Cerberus, l’ho sistemato io”
Shepard, un po’ interdetto da quelle parole, volse uno sguardo preoccupato verso il suo comprimario.
“Per la verità sapevamo che un Quarian, prima sotto il comando dell’Uomo Misterioso, stava tenendo in ostaggio Tali e la sua squadra e che Cerberus aveva provato ad eliminare il loro ex-dipendente, senza risultato”
-Boom. Ecco spiegato cosa ci fa Shepard quaggiù-, pensò Jack, -Lavora per Cerberus. Dopo quello che mi è successo credo sia possibile che quei bastardi abbiano resuscitato il comandante. Ma se così fosse….che cazzo ci fa Garrus, un Turian!, a collaborare con un organizzazione pro-Umani?-
“Jack”, chiese Garrus avvicinando la mano alla pistola, “Ci devi dire niente?”
-Fanculo! Non mi avranno!-
Nella testa di Jack si susseguirono varie idee: c’era un cubo di roccia da usare come copertura, poco più in là c’era una discesa e sulla destra una serie di cunicoli di roccia. Tutte idee poco valide, superiorità numerica e freschezza fisica erano dalla loro. Sarebbe andato davvero poco lontano. Poi, mentre indietreggiava lentamente, il terzo membro della squadra di Shepard gli apparve dietro. Un Drell gli puntava una pistola alla schiena e nell’altra mano aleggiava l’aura violacea di una sfera biotica.
-Bene. Se prima ero fregato, ora sono decisamente fottuto-
“Sarà meglio che inizi a raccontare tutta la storia Jack. Ringrazia che Garrus si fida di te, sennò saresti già a terra con un proiettile in una gamba”. Shepard lo stava tenendo sotto tiro con il fucile d’assalto M-8 Avenger.
“Sempre meglio che ritornare nelle mani di Cerberus”, ringhiò il nostro,
“Jack”, intervenne il Turian, “Racconta la tua versione dei fatti. Tu mi hai salvato letteralmente il culo su Omega….quindi racconta. Non posso credere che tu abbia fatto del male a Tali”
“Infatti non ne ha fatto, come puoi vedere”, disse una voce esterna, ma familiare, dietro di loro.
Era Tali’Zorah.
“Semmai mi ha salvato dalla squadra di Cerberus. Giù le armi tutti quanti….anche tu comandante”
“Tali. Grazie a Dio stai bene”, disse Shepard rinfoderando l’arma, seguito da Garrus e dal Drell.
“Sarei stata anche peggio se non fosse stato per il soldato che stavi per ammazzare. Ora dai retta a Cerberus comandante?”, Tali era dura con Shepard, Jack non l’aveva mai vista così distaccata. Poi camminò verso di lui dicendogli:
“Ti avevo detto di rientrare se ci fossero stati problemi. Perché non mi ascolti?”
“Diciamo che tenevo più a qualcos’altro che alla mia pelle”
Tali si imbarazzò non poco a quella affermazione, ma si concentrò subito su Shepard:
“Comandante....Se vuoi seguirmi ti accompagnerò al nostro accampamento e ti spiegherò tutto nel dettaglio”
Così il gruppo si mosse verso il punto in cui si erano accampati i Quarian. Li furono date a Shepard tutte le spiegazioni del caso. Prima parlò Tali e poi toccò a Jack, il quale, ovviamente, saltò il vero motivo per Cerberus l’aveva nel mirino, propinando al comandante la stessa storia che aveva dato a Tali. Shepard, capendo che l’Uomo Misterioso lo voleva usare come sicario per i suoi sporchi comodi, credette a ciò che gli fu detto, in virtù del fatto che anche Garrus raccontò dei fatti accaduti su Omega e di come Jack gli avesse evitato una brutta fine. Tali, però, non sapeva se fidarsi più del comandante e di Garrus. Lavoravano per Cerberus ora e ciò non gli piaceva affatto, voleva sapere il motivo per il quale i suoi vecchi amici stessero eseguendo gli ordini di un associazione con una fama così discutibile.
“Tali, come ti ho detto su Freedom Progress, Cerberus mi ha ricostruito e rimesso in piedi per sapere cosa stava attaccando le colonie umane….Beh abbiamo scoperto qualcosa di grosso: ci sono i Collettori dietro agli attacchi”
“Vuoi scherzare?”, disse la Quarian sorpresa, “I Collettori sono un’autentica leggenda, non è possibile che siano stati loro”
“Credimi Tali”, intervenne Garrus, “Se fossi stata con noi su Horizon non diresti così”
“Diciamo che ci crediamo”, prese la parola Jack, “Ma perché tu, Garrus Vakarian, un Turian, aiuterebbe Cerberus? Che guadagno ne trai?”
Garrus fu molto irritato da quella domanda, “Inanzitutto aiutando un amico”, indicò Shepard seduto su un blocco di roccia poco distante da lui, “Ed in secondo luogo, i Collettori sono un pericolo anche per le altre specie, farei la stessa cosa anche se i Collettori avessero attacco i Krogan o i Salarian. Strano che tu pensi ai benefici Jack….Dopo la nostra ultima conversazione pensavo non pensassi a certe cose”
“Vorrei che fosse sempre semplice fare certe cose Garrus. Diciamo che volevo solo assicurarmi che il tuo aiuto fosse disinteressato”
Ad un certo punto il factotum di Kal Reegar emise un piccolo suono, il Quarian controllò il dispositivo e poi si rivolse a Tali.
“La nave di recupero sta scendendo nell’atmosfera Tali”
Shepard, a quel punto, si alzò in piedi e si avvicinò alla Quarian.
“Tali che ne dici di ritornare a bordo sulla Normandy? Mi farebbe davvero comodo avere un’altra persona di cui fidarmi nel mio equipaggio e poi sei un ingegnere fenomenale, oltre che una grande combattente. Saresti davvero la persona di cui ho bisogno.
“…Io….non so Shepard….non riesco ancora a credere che tu lavori con Cerberus”
“Tali…guarda che se non l’hai capito, nemmeno io mi fido dell’Uomo Misterioso. Mi importa solo di salvare quelle persone, non sono un galoppino al loro comando”
“Eppure quando ti ho incontrato stavi per sparare a un mio amico…”
“Io ero venuto qui per te Tali. Credevo che fosse lui la minaccia. Ora che so come stanno le cose lui non è una faccenda che mi riguarda. Se Cerberus lo vuole morto, non avrà il mio aiuto per farlo, anzi, ha salvato te e Garrus…e gli amici dei miei amici sono anche miei amici”
Tali guardò la faccia del comandante. Aveva quello sguardo sincero di cui si era innamorata. I suoi occhi celesti gli perforavano ogni volta il cuore, facendogli capire le sue intenzioni. Ed ora stavano dicendo che quell’uomo che aveva davanti era il comandante Shepard in tutto e per tutto. Quella persona con cui aveva condiviso dozzine di sparatorie, battaglie e discorsi sui più svariati argomenti era lì davanti a lei che gli chiedeva di tornare a bordo della sua nave per aiutarlo nella sua nuova impresa. Era impossibile rifiutare una tale offerta. Così alla fine cedette.
“E va bene Shepard, mi hai convinta”
“Grazie Tali. Sono davvero felice di questa tua decisione”. Stava per portarsi la mano all’orecchio per comunicare con qualcuno, ma Tali lo bloccò.
“….Però c’è una condizione”, concluse Tali riguadagnando l’attenzione di lui,
“Sono curioso”, affermò Shepard divertito, “Di che si tratta?”
“Voglio che anche Jack venga con noi”, e così dicendo volse lo sguardo verso il diretto interessato
Jack, che per tutta la durata della conversazione tra i due era andato a riprendere le sue cose per ritornare sulla Flottiglia, fu spiazzato da quelle parole.
“Come? E per quale motivo Tali?”
“Perché tu non solo sei un soldato dalle incredibili doti, ma anche un genio dell’ingegneria e dell’astrofisica”
“Un soldato che disubbidisce parecchio agli ordini a quel che ho visto……”, commentò a bassa voce il Drell, riferendosi ai fatti accaduti poco prima, pensando di non essere sentito. Per sua sfortuna Jack aveva un ottimo udito e lo squadrò da lontano con un occhiataccia, ma il Drell non se ne preoccupò. Così Tali riprese:
“Insieme a te potrei lavorare ancora meglio sulla nave e poi potresti aiutare il comandante nella sua missione, se Shepard lo desidera ovviamente”
“Si, si. Tutto bello e coerente quello che dici…..ma c’è un piccolissimissimissimo problema…..Io su una nave di Cerberus non ci metto piede! Ti devo forse ricordare che quelli mi vogliono tre metri sotto terra, possibilmente morto?”
“Questo lo so, ma il comandante potrebbe fare da mediatore con l’Uomo Misterioso e fargli cambiare idea al riguardo”
“Quale è la parola che non mi viene in mente e che si usa in questi momenti?.......A si: NO!!”
Tali allora si avvicinò a Jack, gli prese le mani e gli disse a bassa voce:
“Ti prego Jack. Fallo per me. Ho bisogno anche io di altre persone a cui fidarmi su quella nave”
In quel momento arrivò la navetta della Flottiglia. Era il momento di decidersi. Jack guardò Tali, si morse il labbro e gli rispose:
“Sei maledettamente convincente lo sai?”
Poi si rivolse al comandante. “Dove andiamo di bello Shepard?”
Il comandante fece un largo sorriso mentre se la rideva sotto i baffi e si portava la mano all’orecchio per comunicare con la Normandy, “Joker? Manda una navetta. Qui abbiamo finito”
 
 
Shepard stava parlando con l’Uomo Misterioso da almeno una ventina di minuti. Jack era in attesa fuori dalla sala comunicazioni insieme a Tali e Garrus. Stare a bordo di quella nave lo rendeva nervoso. Tutto il personale tranne alcuni erano affiliati di Cerberus, il che lo metteva parecchio a disagio. Sensi all’erta e occhi vigili erano tutto quello a cui si affidava e a niente valevano le parole dei suoi due compagni.
“Tu ti preoccupi troppo…..è per questo che su Haestrom mi hai mancato clamorosamente”, ironizzò Garrus,
“Non sei divertente Garrus……pensa se fossi tu nelle mia situazione. Ogni persona che vedi intorno sarebbe pronta a uccidermi per fare un favore al suo padrone”
“Shepard sa usare le parole…ti tirerà fuori da questo”, aggiunse Tali,
“La cosa non aiuta a tranquillizzarmi Tali. L’Uomo Misterioso sa che sono sulla sua nave ora e gli ci vorrebbe poco per dire a ogni persona di questo fottuto equipaggio di tirare fuori le pistole e spararmi”
“Ripeto….ti preoccupi troppo. Il comandante sa quello che fa e non vedo nessuna possibilità che possa fallire”, insistette Garrus,
“Se la pensava così anche prima di morire siamo messi bene”, disse sfiduciato Jack.
All’improvviso le porte della sala si aprirono e ne uscì Shepard che disse sorridente e in modo vanitoso:
“Avevate dubbi?”
Tali e Garrus risposero all’unisono, “No, assolutamente”,
invece Jack fu meno grato, “Insomma….”
Shepard si rivolse verso di lui, “In effetti vuole parlarti. Credo che abbiate alcune cose di cui discutere…”
“Non paghi al minuto vero?.....La lista è lunga”, rispose ironico il nostro,
“Beh ci vediamo dopo allora. Garrus, Tali, venite con me, vi devo parlare”
Così i due se ne andarono con Shepard lasciando il nostro ad affrontare l’Uomo Misterioso. Jack prese un profondo respiro e entrò nella sala. Le porte si chiusero dietro di lui ed allora apparve l’immagine tremolante del capo supremo di Cerberus.
“Ciao Jack. Come stai?”, iniziò l’uomo, seduto sulla sua solita sedia.  Jack si era sempre chiesto come facesse a stare seduto su quell’affare che doveva essere di una scomodità unica.
“Abbastanza bene….considerando la visita dei tuoi amichetti”, rispose cattivo il Quarian,
“Quello è solo colpa tua. Pensavi che non ti avremmo cercato dopo il casino che hai combinato?”
“No, affatto. Pensavo non fossi così attaccato alle cose però”
“Beh con te ho perso un mucchio dicrediti e scienziati preziosi….che ti aspettavi? Che ti lasciassi correre libero per la Galassia?”
L’Uomo Misterioso si accese un sigaretta e iniziò a fumare, un’altra di quelle cose che Jack non capiva dell’Uomo Misterioso. Aveva notato che erano sempre della stessa marca e che la quantità di mozziconi nel suo posacenere era proporzionale al suo umore. Ora c’erano circa una decina di mozziconi. Non era decisamente allegro. Questi piccoli dettagli lo rendevano più prevedibile in quella specie di colloqui, forse più umano di quanto non fosse già. Significava che anche lui aveva le sue abitudini e non era certo esente dall’analisi psicologica o gestuale.
“Quella roba ti ucciderà prima o poi”, lo ammonì Jack,
“Può darsi….ma in ogni caso vivrò più di te”
“Questo è da vedersi”, lo sfidò.
Dopo aver buttato fuori il fumo, l’Uomo Misterioso decise che era ora di passare agli argomenti seri.
“Così….alla fine….eccoti qui…..sotto il mio comando. Non era quello per cui speravo di usarti….però è un inizio”
“Vediamo di non esagerare ora. Non sono certo qui per pulirti il culo. Sto solo aiutando Shepard, non so che benefici speri di trarne da tutto ciò, ma io non mi esporrò per te”
“Diciamo allora che mi stai affiancando nei miei piani…..E finchè fai questo…io non ho nessun problema a tenerti in vita, ma mi piacerebbe sapere il perché di tutti questi tuoi mutamenti di idea e di personalità. Mi è stato riferito che hai ucciso la mia squadra con inaudita ferocia….Ti credevo più un cecchino….visti i tuoi trascorsi con….”
“Sai ben poco sul mio passato…..a dispetto di quello che tu credi. Spero che tu non abbia condiviso con Shepard certe confidenze”
“Assolutamente no….E’ il comandante che si deve occupare dei suoi uomini, sarai tu a decidere che dirgli”
“Voglio mettere in chiaro una cosa……Una volta finito tutto questo…..io verrò a cercarti…..non credere che abbia dimenticato per un solo istante quello che mi hai fatto”
“Io credo di averti dato uno scopo….Ti ho migliorato e ti ho dato anche un’arma…..Non credo che a te serva altro”
Jack era furente. Quell’uomo sarebbe morto un giorno, in un modo o nell’altro.
“Se fossi qui ti strangolerei col tuo intestino…..e sarebbe una pena anche troppo gentile per i tuoi peccati”
“Ma sta di fatto che non sono li…..Passiamo sopra le nostre divergenze per ora…….I conti li faremo un’altra volta”
“Non hai idea di quanto aspetti quel momento”, disse Jack sguainando la lama factotum e accarezzandola,
L’Uomo Misterioso non parve impressionato, tant’è che lo saluto con un largo sorriso, “Stammi bene Jack……e ricordati che ti tengo d’occhio”
Così l’Uomo Misterioso chiuse la comunicazione.
“Figlio di Puttana!”, gridò il Quarian nel vuoto della sala.
 
Nel medesimo momento in cui Jack era entrato nella sala comunicazioni….
 
“Che vuol dire non puoi darmi il collegamento IDA?”, chiese Shepard un po’ seccato da quell’intoppo,
“Significa che la sala è isolata comandante. Non è stato l’Uomo Misterioso. Probabilmente è stato l’individuo che è entrato dopo di lei nella sala”, rispose con la solita meccanicità l’IV della Normandy, IDA,
“Shepard sai che origliare non è buon uso, vero?”, chiese, retoricamente, Tali’Zorah
“Ovviamente Tali….però avrei voluto sapere cosa si sarebbero detti quei due”
“A che pro comandante?”, domandò appoggiandosi al tavolo nella sala riunioni,
“Per scoprire se quel maledetto Uomo Misterioso me l’avesse raccontata giusta stavolta”, Shepard, visibilmente infuriato, chiuse le mani in un pugno,
“Calmo Shepard. E’ inutile scaldarsi. Piuttosto dicci quale fatto volevi verificare fosse vero?”, chiese il Turian,
“L’Uomo Misterioso mi ha rifilato alcuni file riguardanti Jack…siccome non sono molto lusinghieri, volevo verificare che quell’uomo non mi avesse raccontato un mucchio di scemenze”
“Che tipo di file?”, domandò, titubante, Tali,
“Beh….meglio che lo vediate da voi”, così Shepard fece apparire, tramite un proiettore olografico situato al centro del tavolo, un video in cui Jack uccideva senza ritegno degli scienziati di Cerberus, il più dei quali indifesi e disarmati. Non certo un bello spettacolo, c’era da ammetterlo. Tali volse lo sguardo quando nel video Jack sparava a un vecchio dottore, già ferito per giunta, quasi fosse un esecuzione. Dopo che il video fu concluso, fu Vakarian a parlare per primo.
“Non è certo un bello spettacolo…..ma chi dice che quei dottori non se lo meritassero? Sappiamo che Cerberus non usa esattamente protocolli standard per certe sue operazioni”
“Su questo ti do ragione amico mio….ma la freddezza con cui ha agito….non so, pareva una cosa personale”
Shepard avvicinò la mano al mento con fare riflessivo, -E io me ne intendo di quel tipo di cose personali-, pensò .
“Potrebbe essere un falso molto elaborato”, asserì Tali convinta delle sue parole,
“Impossibile. I frame e le immagini del video non presentano incongruenze strutturali e i dati possiedono tutti la stessa cronostoria. Questo video non è stato falsificato”, affermò una voce esterna,
“IDA tu sei una IV di Cerberus, non credo che il tuo parere possa definirsi esattamente imparziale”, sbuffò la Quarian,
“Il fatto che io sia stata costruita da Cerberus non implica che il mio giudizio sia stato falsato. Eseguo i miei compiti il meglio che posso e affermo con tutta sicurezza che questo filmato non è stato modificato”, controbattè l’IV senza lasciar trasparire alcuna emozione nella sua voce, ma da come aveva risposto, era come se si sentisse offesa dalle affermazioni della Quarian.
“Sta tranquilla Tali. Il fatto che questo filmato possa anche essere vero, non implica che Jack non possa restare. E’ solo che l’Uomo Misterioso sembra avermi dato questi dati per demolire l’immagine di Jack ai miei occhi….evidentemente non mi conosce proprio per niente quel simpaticone. Non mi basta avere un video dove un Quarian spara a dei –presunti- innocenti per rendermelo antipatico. Io i miei uomini preferisco conoscerli di persona…..Anche se talvolta faccio anche io degli errori….vero Garrus?”
“Prendi in giro tu, ma quante volte ti ho salvato le chiappe?”
“Il miglior errore di valutazione della mia carriera”, ammise sorridente il comandante.
“Ehi, voi due, Jack è uscito dalla sala”, affermò Tali, “E non mi sembra che la conversazione sia andata granchè bene”
“Gli andrò a parlare. Ci vediamo dopo”, così Shepard si avviò verso il Quarian.
Appena uscì, però, fu fermato dal Drell che l’aveva accompagnato su Haestrom.
“Comandante. Una parola”
“Ah, Thane. Dimmi, ti ascolto”
“Affinchè tu lo sappia. Non c’era esitazione nei gesti del Quarian quando ha eliminato quelle persone. Era rapido, attento, preparato….sapeva cosa fare e come farlo. E’ addestrato e letale. Il suo addestramento con l’arma che aveva in pugno nel video era uno dei migliori che abbia mai visto, probabilmente secondo solo al mio”
“Che mi vuoi dire con questo Thane?”
“E’ bravo comandante….dannattamente bravo nell’uccidere. Analizzando il video che ho visto posso dire solo questo, ma potrebbe avere altri talenti. Solo perché tu sappia con chi vai a parlare”
“Non ho avuto problemi con te. Sei anche tu un assassino no?”
“Sta attento comandante. Non scambiare buon soldato per una assassino. Io ho fatto quello che ho fatto perché così mi è stato insegnato a vivere, ma lui…..lui non è come me”, dettò questo sparì andando verso il ponte inferiore.
 
Jack era sceso nell’hangar navette, li non sembrava esserci nessuno, così si era messo a smontare il suo Intervention per ripulirlo e scaricare al contempo la rabbia accumulata con la conversazione insieme all’Uomo Misterioso. Stava ripulendo la canna quando il comandante Shepard apparve dietro di lui.
“Manutenzione manuale totale dell’arma……non si fanno più queste cose dai tempi del mio bisnonno”, esordì il comandante,
“Beh questo tipo di arma non è propriamente di questo tempo, benché aggiornata agli standard attuali”
“E’ un M-200 vero?”
Jack si stupì che Shepard conoscesse un’arma così datata, “Si….come fai a saperlo?”
“Quando dicevo che certe cose non si facevano dai tempi di mio bisnonno…è perché l’ultima arma che ho visto di questo tipo apparteneva al mio vecchio ed era proprio un M-200 Intervention come il tuo”
“Il tuo bisnonno se ne intendeva di armi, questo fucile è ancora il top della sua categoria, ovviamente per rimanere al passo con i tempi ho dovuto applicargli qualche modifica, ma la struttura base è la stessa”
“Garrus e Tali mi hanno detto che sei un abile cecchino….e l’Uomo Misterioso mi ha detto che te la sai cavare bene anche senza”
“Per una volta non ha detto il falso quello stronzo”, Jack si sarebbe voluto lasciare andare ad altri epiteti coloriti, ma si trattenne,
“Jack, vorresti dirmi cosa è successo tra te e lui?”
“Sai già cosa è successo. Te ne abbiamo parlato su Haestrom no?”
“In realtà mi avete detto in modo molto succinto e privo di dettagli. Vorrei sapere la vera storia che c’è dietro con tutti i dettagli”
Jack posò la canna sul tavolo da lavoro e ci riflettè un poco.
“Mi spiace comandante, ma per ora non mi sento di raccontare questa storia”
“Aspetterò che tu sia pronto allora”, Shepard fece per andarsene, ma Jack lo fermò,
“Shepard…aspetta…..volevo chiederti, perché tornare a lottare dopo essere tornato in vita? Potevi semplicemente lasciar perdere quello che ti chiedevano e ritirarti in qualche pianeta soleggiato”
“Per lasciare la Galassia in mano a gentaglia come i Collettori? Avrei preferito spararmi un colpo in testa”
“E così che la vedi? Nessuno può fare a meno del tuo aiuto? Nessuno è indispensabile Shepard…siamo tutti sacrificabili”
“Se è come dici non avrai problemi con le sfide che ci aspettano, ma non la vedrei così grigia, ci sono persone a cui teniamo che hanno bisogno di noi….e per loro non siamo affatto sacrificabili”
Mentre Shepard se ne andava, Jack piombava nei ricordi. Accarezzò il suo stemma degli –Expendables- e pensò –Allora era tutto diverso, non è vero….colonello?-
 
Un tuffo nel passato. Quando niente importava più. Prima di Cerberus, prima della Flottiglia, prima di tutto quello che sapete. A quel tempo c’erano solo: “I Sacrificabili”.
 
 
 
Un paio di note veloci: ho sempre pensato che un personaggio come Shepard andasse introdotto al momento giusto nel mio racconto, io penso di esserci riuscito, ma questo siete voi a dovermelo dire. La sua personalità si capirà e si amplierà ad ogni capitolo da qui in poi, spero di riuscire a tratteggiare il comandante come merita e di non renderlo un personaggio troppo stereotipato. Credo che ultimamente mi sto concentrando troppo sui dialoghi e poco sulle descrizioni, se anche voi la vedete così, non temete! Dal prossimo capitolo potrò tornare a concentrarmi al meglio sulla storia (anche grazie al fatto che avrò dato l'esame xD). Grazie ancora per tutti i vostre recensioni, per consigli e i complimenti che mi fate, senza di voi sarei davvero niente. Quindi grazie, grazie, grazie e ci vediamo al prossimo capitolo :D!

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Capitolo 18
*** I Sacrificabili ***


Due cose veloci come al solito: inanzitutto Buone Feste a tutti :D!!! Passate delle vacanze bellissime con amici e parenti e spero che il prossimo anno vi porti tante soddisfazioni e felicità. Posto questo capitolo ora per due motivi: il primo è farvi un regalo ed il secondo e perché altrimenti con tutti gli impegni e le festività non potrò caricare per un po’. Spero quindi che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate e ancora tanti tanti tanti Cari Auguri dal vostro qui presente corvaccio Murkrow :D! Alla prossima e Buone Feste!
 


 
CAPITOLO 16: I SACRIFICABILI
 
Coloro che sognano di giorno sono uomini pericolosi, perché possono vivere i loro sogni ad occhi aperti e realizzarli. Io sono uno di quelli.
 
Avrete sicuramente sentito molti racconti di guerra nella vostra vita. Talmente tanti che credete che essi siano tutti uguali e che il sangue versato affinchè essi venissero scritti non vi impressioni più. Vi sbagliate. Quando sentirete quello che ho da dire cambierete opinione su queste storie. Non vi dirò, come molti narratori, che quelli erano tempi duri, di eroi ed eroine, di sangue, di battaglie e di intrighi. Non vi darò una storia di guerra infiocchettandola con mostrine dorate e figure leggendarie per renderla più bella e più digeribile. Non vi darò notizia di uomini senza macchia e senza paura, poiché qui parlerò di uomini che non conoscono il significato di pietà, pace, misericordia ed alcuni di loro non conoscono neanche cosa sia la parola onore.
Quelli non erano tempi duri…erano tempi di merda. Non erano tempi di eroi, ma di assassini e mercenari. Se siete mai stati in un campo di battaglia potete ben capire che non c’è niente di eroico in quella mistura di corazze, ferro, caricatori, polvere, odore di bruciato e sangue. I fatti che narrerò non ricordo nemmeno quando siano accaduti, dieci…cinque…tre anni fa? Ma che importanza può avere?
La sola cosa da tenere bene a mente prima di leggere questa storia è la prima regola fondamentale dei Sacrificabili: gli eroi…non esistono.
 
Pianeta: Torwan
Temperatura: -5 gradi centigradi
Posizione: Orlo Esterno
Località: Campo addestramento Delta
Ufficiale in comando: Sergente Maggiore Dillon Richards
Ora e data: Nessun riferimento autorizzato
 
L’aria del mattino era gelida laggiù, ad ogni respiro era come inserire aghi ghiacciati nei polmoni. Il primo giorno è sempre il più duro. Dovunque tu vada: Marine, Forze speciali, C-sec, Swat, N7, non fa alcuna differenza. Sai benissimo che il primo giorno tutta la merda del posto e dei superiori ti arriverà dritta in faccia. Il freddo era, quindi, il minimo problema. Il campo di addestramento era spartano, e forse è anche un complimento eccessivo. Le brande erano ridotte all’osso, non avevamo coperte o cuscini e c’erano spifferi da tutte le parti, credo che un edifico in legno mezzo bruciato e invaso dai tarli sarebbe stato più accogliente. A tutti noi era stata data l’opportunità di andarcene in qualunque momento, ci sarebbe sempre stata una navetta pronta per portarci al più vicino pianeta abitato, ma a nessuno laggiù importava. Eravamo lì per un motivo. Ero li per un motivo. Mentre la neve scendeva copiosa posandosi dolcemente al suolo del campo, imbiancando un luogo che sembrava essere abbandonato da secoli, noi quattordici ci muovevamo a passo svelto verso il centro del campo d’addestramento. Lasciavamo tracce precise del nostro passaggio, così era facile seguirci e capire dove andavamo, ma non era quello il vero scopo. Serviva per mettere alla prova le gambe, chi scivolava si metteva subito in cattiva luce e aveva scarse possibilità di arrivare in fondo all’addestramento. Non si poteva definire, in ogni caso, un vero addestramento, eravamo li per vedere se avevamo i requisiti per entrare in quel gruppo di uomini scelti. Un gruppo molto ristretto, sia ben chiaro. Probabilmente neanche la metà di noi avrebbe superato quei giorni. Non che mi importasse qualcosa. Era solo statistica. Eravamo tutti fermi in riga. La condensa del nostro respiro fumeggiava nell’aria davanti alle nostre bocche ansimanti. Stavamo aspettando l’arrivo del nostro esaminatore, colui che avrebbe deciso dei nostri destini, laggiù, in quella palla di ghiaccio e neve nota come Torwan.
Lo vidi con la coda dell’occhio. Avanzava con le braccia dietro la schiena, silenzioso, e ci osservava. Era nella classica tuta invernale delle Forze Speciali dell’Alleanza: mimetica artica, stivali rinforzati e cappuccio imbottito per le occorrenze. Il suo viso, solcato da lunghe rughe e cicatrici, ricordava un non so che di asiatico ed anche i capelli, raccolti in una lunga coda nera, ricordavano gli antichi guerrieri di quelle zone. Era visibilmente corpulento, ma non pensai minimamente che un dettaglio come quello lo avesse svantaggiato nella carriera militare. Avanzò fino ad essere davanti a noi. Ci scrutò con gli occhi chiusi in due sottilissime fessure, lo sguardo vigile e severo ci trapassò uno ad uno…poi fece un qualche passo in avanti e iniziò a parlare con voce tipicamente militare, esaltando le ultime lettere di ogni frase alzando il tono della voce.
“Salve signori e benvenuti nel nostro Paradiso Glaciale. Io sono il sergente maggiore Richards Dillon, ma per tutti voi, in queste settimane, sarò Mamma. Se vi chiedete il perché di questo nome e perché quando sarete talmente tanto gonfi di lividi, sporchi di sangue e rantolerete l’aiuto della vostra cara mammina.....io sarò li a darvi calci nel culo finchè non vi rimetterete in piedi o creperete sotto i miei stivali”
Il sergente a quel punto camminò verso il primo della fila e iniziò a squadrarci uno per uno mentre continuava il suo discorso.
“Sapete tutti perché siate qui. Ognuno di voi, la fuori, ha compiuto azioni riprovevoli che vi hanno marchiato a fuoco come disonore della vostra unità, della vostra patria e della vostra civiltà. Avete perso l’affetto e il rispetto delle persone a voi più care: dei vostri compagni, delle vostre donne e della vostra famiglia….Per questo siete qua ora…..Siete il peggio del peggio che la società ha da offrire, ma siete i cazzo di migliori figli di puttana che L’ESERCITO ha da offrire. Qui a noi non frega un cazzo delle vostre idee, ci frega se avete le palle per fare ciò che va fatto, in missioni al limite del ridicolo da quanto sono pericolose….Ora….io vedo che fremete dalla voglia di prendere un arma e sparare….Perchè so bene dove ognuno di voi è uscito per portare il suo culo peloso su questo campo di addestramento….Siete uomini dell’Alleanza…..Delle Forze Speciali Salarian…..Degli alti ranghi Turian……Del programma speciale N7….Delle Squadre D’Impatto Krogan……e perfino dal Programma Controllo Biotici L3”
Il sergente maggiore Dillon rimase fermo un attimo a guardare negli occhi un ragazzo rasato dalla pelle bianchissima che stava battendo i denti dal freddo e poi riprese a camminare.
“Ma non starò qui ad elencarvi la provenienza di ognuno di voi….Qui signori dovrete dimostrare quanto valete…..La fuori avete perso tutto, per loro non siete niente, per noi avete le qualità per entrare nella nostra squadra:….I Sacrificabili. Si è così che ci chiamiamo e lo sapete. Voi credete di essere qui perché non avete niente per cui lottare e vi definite sacrificabili per quello…..ma in realtà non sapete davvero il significato di quelle parole….Forse…..se raggiungerete la fine del corso…..voi STRONZI capirete quale sia il significato di quella parola…..ma non aspettate manco per un secondo che la qui presente Mamma ve lo regali su un piatto d’argento ficcandovi un cucchiaio giù per l’esofago per digerirlo…..NOSSIGNORE…..Voi vi dovrete guadagnare questo stemma e, se ne sarete degni, vi accoglieremo tra noi”
Mostrò a tutti il simbolo dei Sacrificabili. Il teschio digitalizzato con i fucili M-8 Avenger che si incrociavano dietro di esso e sbucavano ai lati. Aveva un aura attraente quello stemma. Era qualcosa per cui lottare. Forse era una cosa piccola ed insignificante….ma avere un obbiettivo rende tutto più facile da raggiungere.
“Signori…stringete i culi e muovete le gambe….iniziamo l’addestramento!”, concluse il sergente Dillon spronandoci ad iniziare i venti giri attorno al campo per riscaldarci.
 
 
Giorno 5
Temperatura: -15 gradi centigradi
I muscoli iniziano a farmi male sul serio. Correre, lottare a mani nude, sparare e fare qualsiasi altra attività fisica in mezzo alla neve era assolutamente sfiancante. Durante il giorno ripetiamo sempre gli stessi esercizi, di tanto in tanto il sergente ne aggiunge uno nuovo o ne aumenta la durata di alcuni, ma per il resto è tutto uguale. E’ un esercizio psicologico, se non ti sfianca l’esercizio, lo farà la noia, oppure l’abitudine ti salverà la pelle. Non credo di sentire più niente nelle mani da due giorni, provo a riscaldarmi, ma il freddo incessante vanifica ogni mio tentativo….e va sempre peggio.
Il mattino ci svegliamo ad orari che variano tra le 3 e le 5 del mattino, se consideriamo l’orario terrestre utilizzato dal sergente Dillon, dormiamo comunque poco, due...tre ore al massimo. E’ difficile rimanere concentrati e vigili per tutto il tempo. Alcuni di noi danno i primi segni di cedimento, geloni, mani spaccate dal freddo e svenimenti sono quasi normali nelle ore in cui ci è concesso riposare. I tre Salarian se la cavano bene al momento, il loro metabolismo accelerato gli consente di essere pienamente riposati in un ora al massimo, persino Draarh, il Krogan del clan Berex, vorrebbe avere tale capacità…e ce ne vuole perché un Krogan invidi un Salarian. I Turian si fanno forza a vicenda…rimango sempre sorpreso dal loro cameratismo, benché non si siano mai visti, i Turian cercano sempre di fare squadra se si trovano in situazioni ostili. Io, dal canto mio, sono in disparte, nessuno mi prende sul serio e questo va tutto a mio vantaggio. Pensano che sarò il primo a mollare…..e questo è il loro primo grave errore di valutazione…..C’era un proverbio che diceva qualcosa a riguardo…..ah si! –Non giudicare mai un libro dalla copertina-…..Questo libro farà vedere a chi lo deride che venderà cara la sua copertina.
Credo di star scrivendo tutte queste cose nel mio factotum solo per dimostrare a me stesso che non sto perdendo la ragione dopo tutti i casini che sono successi…..poi leggo a chi dedico questi scritti ed allora ho la certezza di aver perso qualcosa per strada….ma non è poi tanto male no? Eh Jen?
 
Giorno 12
Temperatura: -23 gradi Celsius
Località: Montagne Warsur, Nord-Ovest rispetto al campo Delta
 
Ieri abbiamo avuto due morti. Un Umano e un Salarian. Il primo è morto congelato e il secondo…..diciamo pure che il Krogan si è rimangiato ciò che pensava nei giorni precedenti ed ha avuto la sua rivalsa. Non so come si chiamassero, ma le due morti si sono susseguite l’una pochi minuti dopo l’altra. Dillon ci aveva fatti entrare nell’acqua di un lago ghiacciato. Era dannatamente fredda. Nonostante avessi preso delle precauzioni il freddo mi arrivava fin dentro le ossa. Lo scopo era quello di arrivare alla riva opposta, situata a circa 250 metri di distanza, con tutta l’attrezzatura in spalla e un fucile di prova pesante ben 25 chili in più del normale. Giuro che ci stavo veramente per lasciare la pelle. Non ho idea di come siamo arrivati tutti dall’altra parte, ma sta di fatto che se non siamo andati avanti per sola forza di volontà, non so cosa altro possa essere stato. Dillon aveva già preparato delle camere riscaldate dall’altra parte della riva dove siamo entrati per evitare l’ipotermia. Non ero mai stato tanto felice di sentire il calore in vita mia. Guardando fuori vedevo che mancavano solo tre persone all’appello. Il Salarian, il Krogan e l’Umano. Rimasi piacevolmente colpito da come quei Krogan si destreggiavano in acqua, avrei scommesso senza pensarci che sarebbero affogati in pochi secondi, invece si dimostrarono buoni nuotatori, sebbene non eccezionali e talvolta mostravano qualche difficoltà. I due alieni uscirono per primi dall’acqua e, per un commento troppo sarcastico, il Salarian si dimostrò il meno intelligente della sua razza. Il Krogan gli si avventò furioso contro e gli spezzò la colonna vertebrale prima che il poveraccio potesse anche solo spaventarsi. La Mamma rimase li a guardare, gli occhi nascosti sotto gli occhiali con lenti scure. Non si scompose neanche per un secondo. Non gli importava se ci ammazzavamo tra di noi, l’importante era capire chi era il migliore tra quella gente….e il Salarian non aveva certo dimostrato l’intelligenza tipica che si attribuisce di solito agli individui della sua specie. L’umano fu decisamente meno fortunato, se paragonato al furbacchione precedente. Era li, ad un passo dall’uscire dall’acqua, quando il suo cuore collassò. Ricadde in acqua e Dillon lo ripescò più in fretta che potè, ma per lui era già finita da un pezzo. Non c’era tempo per i funerali. Il sergente maggiore bruciò il corpo e in cinque minuti fummo tutti pronti a riprendere la marcia. Dillon ci fece salire su un trasporto e ci portò sulle cime del Warsur per proseguire l’addestramento. Abbiamo iniziato a scalare come matti, qui furono testate le nostre abilità in terreni poco adatti al normale approccio da battaglia. Tagli, contusioni e fratture si sprecavano. C’era un uomo che, da quanto asseriva, era uscito dal programma N7 dopo essere arrivato al livello N3. Era uno sciocco, fosse stato come diceva non si sarebbe ritrovato impreparato quando uno Yagh delle nevi ci ha attaccato. Da non confondere con i loro lontani cugini Yahg, queste creature di alta montagna hanno una pelliccia bianca e pelle più dura del cemento, quattro file di denti lunghi come rasoi, artigli retrattili di dodici centimetri e una forza paragonabile ad un carro armato. Da imprudente e vanitoso qual’era, l’Umano si è lanciato alla testa del gruppo continuando ad urlare, pavoneggiandosi delle sue abilità. Persino i Krogan e i Turian sapevano che in quelle montagne era meglio tacere. Lo Yagh, alto tre volte l’imbecille, lo ha squartato in due e poi ha attaccato il resto del gruppo. Non avevamo altro che le nostre mani per contrattaccare, così dovemmo agire di squadra. I Krogan lo attaccarono frontalmente facendo valere la loro forza fisica. I Salarian e i Turian lo colpirono dai lati ed infine io e gli altri umani attaccammo da dietro. Mi ci volle un po’ per stringere le mie gambe attorno al collo di quel bastardo, ma alla fine lo Yagh cadde a terra senza fiato, permettendo al resto di noi di finirlo mentre era a terra. In questo frangente morì anche un Turian…..lo Yagh gli aveva praticamente asportato mezza faccia con un artigliata facendo scorrere la materia grigia sul suolo candido per la bianca neve. Da quanto ne so era figlio di un grande generale dell’alta società Turian, non ho idea di cosa abbia fatto per trovarsi qui tra noi, sta di fatto che ora è morto e io sono vivo. Appena arrivati sulla cima, quel giorno si ritirarono tre elementi del gruppo. Il sergente maggiore gli fece capire che non avrebbero avuto altre occasioni, quelli, però, erano ormai convinti di andarsene. Dillon aveva ragione, era come se chiedessero alle loro madri di tornare a casa perché si erano fatti la bua. Se ne andarono il mattino dopo. Bilancio: tre ritirati e quattro morti. Siamo rimasti in sette.
 
Giorno 28
Temperatura: 42 gradi Celsius
Pianeta: Palaven
Località: Isola Ifrier, zona settentrionale della cosiddetta “Lama degli Spiriti”
Ora e data: data non nota, ore 15:00
 
Passare dal rischiare l’assideramento a sciogliermi dentro la corazza mi ha lasciato leggermente sfasato. Quando il sergente ci ha detto che la parte facile era finita pensavo stesse scherzando….invece eccoci qua nel vero Inferno. Non tanto perché su Palaven il caldo sia dannatamente asfissiate a causa della mancanza di un campo magnetico sufficientemente forte da respingere almeno la metà delle radiazioni solari, ma per il fatto che siamo su questo pianeta in modo non proprio legale….diciamo pure che se i militari Turian di istanza ci beccano dove ci troviamo ora hanno l’ordine di sparare per uccidere senza neanche preoccuparsi di chiedere il permesso. Dillon ci ha mandato qui con una missione ben precisa: eliminare l’individuo che si trova nella cella 437 della prigione di massima sicurezza nell’isola di Ifrier. Questa cazzo di prigione è nota solo a poche persone al di fuori dei Turian e chi la conosce sa che è una delle più dure e sicure di tutta la Galassia. Non ho la minima idea, così come il resto dei miei compagni, di chi sia il bersaglio da accoppare. Dillon non ci ha lasciato grandi informazioni al riguardo, così tutti abbiamo lasciato perdere e ci siamo concentrati sul piano di azione. L’idea è quella di infiltrarci dai condotti fognari e irrompere silenziosamente all’interno della prigione, forti del fatto che creeremo un diversivo all’esterno utilizzando dell’esplosivo. Lo svantaggio e che al primo sparo avremo tutto il dannato esercito Turian alle costole e il luogo non è esattamente l’ideale in fatto di punti di recupero. La prigione è arroccata su un promontorio roccioso il cui versante est da su uno strapiombo e tutti sanno che le rocce di Palaven sono ben note per essere avere una tale concentrazione di metallo da essere veri e propri coltelli naturali. Una volta all’interno dovremo spostarci senza farci vedere, perciò dovrò hackerare il sistema di sicurezza e garantirci un piccolo lasso di tempo per fare ciò che ci è stato detto. I Krogan dovranno coprire le spalle a tutti i membri del gruppo visto che saranno dotati di fucili Claymore a caricatore ampliato e munizioni disgreganti, in caso di necessità dovranno creare un fuoco di sbarramento mentre noi completiamo il lavoro. Per la fuga…..sinceramente questo punto non l’abbiamo concordato, il sergente Dillon ha detto di farsi strada fino al tetto e aspettare….La fa facile lui, appena ci scopriranno faranno alzare in volo i caccia e chiederanno anche un bombardamento per fermarci…..Ci ha garantito che, dopo un’ora e mezza esatta dall’inizio dell’operazione, sarebbe arrivato sul tetto con un trasporto per l’evacuazione….Speriamo bene. Questa è l’ultima prova amore mio….Ti farò sapere il resoconto a missione finita….magari di persona.
 
Ore 19:25
 
Alla fine non potrò parlarti di persona. Ho qui con me il mio stemma dei -Sacrificabili-…..ed è……proprio come immaginavo…..non è cambiato niente…..tu sei ancora morta ed io sono ancora vivo….No…..non è cambiato proprio un cazzo di niente. Immagino però che tu sia curiosa riguardo alla missione, mettiti comoda perché ne sono successe davvero di tutti i colori. Come sai sono un cecchino, così fui l’ultimo a entrare nelle condotte. Appena i miei compagni furono in posizione, eliminai le guardie che intralciavano il loro cammino e li feci proseguire. Mi ero accampato in un cespuglio a nord, a circa 1.5 chilometri di distanza, sai il vecchio M-200 funziona ancora alla grande ed il soppressore che gli ho inserito in punta alla canna fa sembrare i proiettili delle zanzare che viaggiano alla velocità del suono. Quattro secondi e sei morti. Tutti colpiti alla testa e tutti fatti fuori, di conseguenza, con un solo colpo. Ti ricordi la mia filosofia sul cecchino vero? -Un colpo, un morto. Nessuna eccezione-. A volte è difficile farla rispettare, è statisticamente impossibile riuscire a rispettare sempre questa filosofia. Io ci provo. Fino ad ora sono al 87,34%. Sai che non è mia abitudine lamentarmi, però è seccante mancare il bersaglio. Quando ho raggiunto il resto della squadra, erano tutti in attesa che bloccassi il sistema di sicurezza. Mi ci vollero due minuti, non era niente di complicato, mi aspettavo più difese da una base come quella e infatti sentivo puzza di bruciato. Ci dirigemmo veloci al nostro obbiettivo evitando le poche guardie che ci si pararono dinanzi….la cosa iniziava a diventare inquietante….erano tutti cechi al riguardo, ma io avevo ormai dei sospetti. Arrivammo alla cella del nostro obbiettivo. I Krogan sfondarono la porta e sforacchiarono il malcapitato…..Tutto troppo, troppo facile. Infatti quando mandammo al sergente la foto del morto, ci informò che quello non era il nostro bersaglio….che c’era stato un maledetto scambio…..qualcuno aveva parlato e ci aveva compromesso. Neanche il tempo di voltarmi che il Turian della nostra squadra fece lanciò una granata nella cella eliminando i due Krogan. Poi si volse verso il Salarin e gli fece saltare le cervella. Da molte delle altre celle uscirono dei soldati Turian che iniziarono a sparare. Diedi un calcione al Turian e, raccolto un Claymore da terra, mi diedi alla fuga insieme agli ultimi due membri Umani della squadra. Ci facemmo strada negli angusti e tortuosi corridoi della prigione, sparando come dannati a tutto quello che si muoveva. Io non mi dovevo preoccupare di ricaricare, il caricatore modificato del Claymore permetteva di sparare cinquanta colpi prima di sostituire il caricatore, le munizioni disgreganti e il raggio ampliato dell’arma fecero il resto….quello che si trovava nel suo raggio di azione diventava come quel formaggio che mi hai fatto conoscere…te lo ricordi?....Ma si!......Quello pieni di buchi…..la Gruviera!
Ad ogni modo, eravamo li, tentando di rimanere vivi in quel casino di proiettili ed esplosioni, quando ci chiama Dillon dicendo che il nostro nuovo obbiettivo era, non di uccidere il prigioniero che ci era stato assegnato, ma di salvarlo riportandolo a bordo. Provai a dirgli il casino in cui eravamo, ma il sergente si rifiutò di far arrivare il trasporto senza aver completato la missione. Così ci dirigemmo nel luogo che ci indicò. Protetto da numerosissime guardie e torrette, l’obbiettivo era nella stanza di fronte a noi. Lanciammo tutte le granate che avevamo e riuscimmo a sterminare quei bastardi e a prendere il nostro uomo. Non sto ora a raccontarti tutto quello che è successo per arrivare al tetto, ti basti sapere che ci inviarono contro dei caccia. Eravamo nell’ala est quando vidi che un caccia ci stava puntando contro. Il primo pensiero è stato che ci avrebbero sforacchiato con la calibro .50 del velivolo….ed infatti non mi sbagliavo, la rabbia e la potenza di duemilasettecento colpi al minuto ci si riversò contro. Fortunatamente, spostandoci veloci come fulmini, riuscimmo a cavarcela. L’unica cosa che non avevo previsto e che avrebbero lanciato anche dei missili. Beh, credevo che non avrebbero fatto saltare in aria un’intera ala della prigione per bloccarci…..a quanto pare o non gli importava niente della prigione oppure il tipo che ci stavamo portando dietro era il cazzo di Primarca in persona. Quando vidi il missile dirigersi verso di noi fu troppo tardi. La parete crollò sotto quel bombardamento. Uno dei nostri fu trasformato in cenere all’impatto, così io, l’altro umano e il prigioniero dovemmo cavarcela con un altro uomo in meno. Non so precisamente come ci facemmo strada verso tetto….le cannoniere Turian avevano continuato a bombardare tutta la prigione sterminando così anche i loro uomini e i prigionieri pur di tentare di eliminarci.
Almeno Dillon fu di parola. Non appena arrivammo sul tetto, lui si presentò con il trasporto pronto. Feci salire sopra il velivolo il nostro obbiettivo, ma, prima che riuscissi a salire a mia volta, un Turian dalla pelle pallida sparò all’ultimo dei miei compagni, trapassandogli più volte il petto. Riuscii a ferirlo, ma il Claymore esaurì i colpi sul più bello. Mi toccò affrontarlo alla vecchia maniera. Gli fracassai una di quelle sue protuberanze laterali connesse alla mascella, ma mi feci un male cane. Mi ero dimenticato che la pelle dei Turian è fatta di un carapace con durezza simile al metallo e di consistenza simile ad un composto al carbonio. Quel bastardo rispose con dei colpi ben assestati allo stomaco e mi allontanò con un calcio. Fortunatamente il sergente maggiore usò i mitragliatori del trasporto per creare un fuoco di sbarramento che mi permise di salire a bordo in modo da defilarci in fretta e furia da quel casino. Scoprii con dispiacere che quel Turian era niente poco dimeno che Saren Arterius. Avevano fatto accorrere il loro Spettro più letale per impedirci di fuggire e di sicuro era stato lui ad ordinare di bombardare il luogo per fermarci a qualunque costo. Se ci ripenso credo di averla scampata bella quel giorno.
A questo punto pareva ovvio che io fossi l’unico meritevole di avere quello stemma…anche perché tutto il resto della squadra ci aveva lasciato le penne. Non fu il sergente Dillon a darmi il benvenuto nei Sacrificabili, ma fu il capitano di quella squadra, il colonnello Angelo. Non so se fosse il suo vero nome, ma per tutti era quello il suo nome. Era un uomo che aveva appena raggiunto la quarantina, capelli corti e neri, occhiali da sole con lenti oscuranti nere sempre fisse sugli occhi, un fisico micidiale nel vero senso della parola, pizzetto sale e pepe con vari peli bianchi, qualche cicatrice sulle guance, indossava perennemente stivali rinforzati, pantaloni mimetici e teneva in testa un basco militare nero col simbolo dei Sacrificabili in bella vista. Quello che mi spaventò di più di quell’uomo erano di sicuro la Smith & Wesson .44 Revolver Magnum, attaccata nella parte sinistra della cintura, e Colt Single Action Army calibro .45 sul lato destro della cintura. Quelle affari erano decisamente le sei colpi più belle e pericolose mai state forgiate e, da come il colonnello accarezzava la loro impugnatura, sembravano essere sempre pronte a sputare fiamme sul prossimo bersaglio. A dispetto della apparenze, tuttavia, il colonnello si mostrò decisamente un uomo simpatico ed affabile, benché, c’è da sottolinearlo, rimanesse sempre un duro con le palle d’acciaio.
Si avvicinò a me porgendomi lo stemma, “Congratulazioni ragazzo. Sei dei nostri ora”
“La ringrazio colonnello”, risposi prendendolo in mano,
“Te lo sei meritato. Hai avuto sangue freddo laggiù….e lanciarsi in lotta corpo a corpo contro quel figlio di un cane qual è Saren Arterious ti è valsa la mia stima”
“Grazie signore….anche se devo dire che non l’avevo riconosciuto”
Dopo aver rigirato un poco l’emblema tra le mani gli dissi:
“Mi spiace che gli altri non ce l’abbiano fatta”
“Anche a me soldato, il punto è che tu non dovresti essere dispiaciuto”
“Per quale motivo colonnello?”
Si voltò verso di me, i pollici ficcati dentro la cintura, “Semplicemente per il fatto che c’era un solo posto disponibile in squadra…e tu l’hai appena occupato. Se non fosse andata così ci saremmo trovati in un bel casino”
“Vuole dire che ci avrebbe fatto ammazzare tra noi?”
“No, intendo dire che avremmo scartato i meno meritevoli, ma sicuramente qualcuno avrebbe messo mano ai ferri pur di guadagnare quel simbolo che tieni in mano”
La tranquillità con cui aveva pronunciato quelle parole mi lasciò sconcertato….era davvero così che sarebbe andata?....Non lo saprò mai.
“Ah un ultima cosa”, il colonnello si accese un grosso sigaro, tirò per un lungo momento e fece uscire fuori dalla bocca un fumo densissimo, “Il tuo nome”
“Jack, signore”
“Bene Jack, nei prossimi giorni conoscerai il resto della squadra….e non spaventarti, sono tipi strambi, ma ognuno sa il fatto loro. Ora fatti una dormita, ne avremo parecchio prima di arrivare a casa”
 
 
Navetta spaziale BoneBreaker
Presso la Fascia di Attica.
Tre mesi dall’entrata nei Sacrificabili
 
Ciao Jen. E’ da un po’ che non ci sentiamo vero? Beh sono stato parecchio impegnato ultimamente. In quest’ultimo mese abbiamo compiuto due missioni davvero impegnative. La squadra mi tratta bene ed ho avuto più di un occasione per guadagnarmi la loro fiducia. Sono una massa di pazzi scatenati figli di puttana. Perdona il linguaggio, sai non si bada molto al protocollo qui, a differenza dell’Alleanza. Siamo mercenari. Ci danno un obiettivo, talvolta il tipo di metodo con cui operare, ci dicono la cifra e noi ci buttiamo nella mischia. Non facciamo molto gli schizzinosi. Ci dicono che dobbiamo uccidere un signore della droga? Ok. Ci dicono che dobbiamo fare sparire un gruppo di politici? Ok. Ci dicono che dobbiamo salvare un uomo? Ok. Non facciamo domande, ne me ne pongo. Per quello che ne so potrei aver salvato un pluriomicida razzista o aver ucciso un politico che stava per varare delle leggi a favore della lotta alla mafia. Non mi faccio più domande. Ho smesso di farmele. Non mi importa dei soldi, che, specifichiamolo, sono pure tanti. Non mi importa delle famiglie dei morti e dei loro figli. Mi importa solo del prossimo obbiettivo. Il colonnello Angelo mi da un nome o mi dice chi deve stare al centro del mio mirino e io eseguo. Non pensare male di me ora….ma che dico? Sei morta che cosa potresti mai pensare?
Forse sono stato troppo duro. Scusa. Gli attacchi sono aumentati. Credo che ogni due per tre mi lascio andare a quella malsana sensazione di violenza. Voglio vedere come muoiono sotto i miei colpi. Li voglio vedere accasciarsi sotto la mia lama. Li voglio vedere pregare di non ricevere la mia dedica…..ma io voglio che loro abbiano il mio autografo….così si ricorderanno di me….per sempre.
Credo di aver ormai abbandonato ogni resistenza a questa mia follia….è piacevole….mi sento vivo quando lo faccio…..Vuoi sapere perché uso la lama ora? Ho capito che le pistole e i fucile sono troppo…..rapidi. Non puoi assaporare tutte le… piccole… emozioni. Vedi, nei loro… ultimi attimi, le persone mostrano chi sono veramente. Quindi, in un certo senso, posso dire che… ho conosciuto le mie vittime molto più che i loro amici e i loro parenti….. e sai quale è la cosa buffa?..... Alla fine sono tutti dei vigliacchi.
Mi serve un momento….Torno subito.
 
 
 
 
Rieccomi. Come ti ho detto, sta diventando difficile gestire questi scatti.
Torniamo a noi. Ti presento la squadra. Il sergente Dillon e il Colonnello Angelo li conosci già. Ho scoperto solo un paio di cose nuove sul loro conto. Dillon ha un disturbo alimentare….nel senso che non puoi disturbarlo mentre mangia perché potrebbe ucciderti. Mi ha raccontato che prima di unirsi ai Sacrificabili era nell’Alleanza ed era un promettente soldato delle Forze SpecialiHellJumper. Ho sentito parlare di quella unità in passato ed ho avuto la fortuna di vederli in azione. I soldati scelti per quella sezione vengono buttati in mezzo alle linee nemiche, proprio in mezzo all’Inferno, oppure vengono usati per missioni speciali e top secret. Il sergente è stato buttato fuori perché ha disubbidito all’ordine di non ingaggiare il nemico durante una missione stealth, facendo quasi mandare a puttane l’intera spedizione e facendo massacrare mezza squadra. Sembra una stronzata, ma la situazione era davvero critica. Era il tempo della Guerra del Primo Contatto, Dillon era secondo in comando, seppur giovanissimo, della sua squadra. Vennero lanciati oltre le linee nemiche, armati di speciali armi silenziate, per fare esplodere delle cariche in un accampamento Turian e garantire così un attacco sicuro del grosso del plotone. Tutto procedeva bene ed arrivati all’accampamento, il capo della squadra di Dillon decise di dividere i suoi uomini in gruppi da due per andare a piazzare le cariche. Fecero come gli era stato detto, ma, ad un certo punto, Dillon notò che dei prigionieri umani stavano venendo giustiziati da un gruppetto di Turian. C’erano anche donne e un ragazzo che non avrà avuto più di 13/14 anni. Erano inginocchiati a terra, spalle ai loro esecutori, che chiedevano pietà mentre quei bastardi li eliminavano uno per uno  davanti agli sguardi divertiti degli altri soldati Turian. Quando i carnefici puntarono la pistola alla testa del ragazzo, Dillon non ce la fece più. Sparò a quel bastardo prima che premesse il grilletto. Lo eliminò, ma la squadra fu scoperta e quasi completamente eliminata. In mezzo alle esplosioni morirono anche altri trenta prigionieri umani. L’assalto successivo del plotone Umano riuscì, ma Dillon fu cacciato con disonore non solo dagli HellJumper, ma anche dall’esercito. Non potendo più usare una pistola si attaccò al cibo, alcuni si sarebbero attaccati alla bottiglia, ma non Dillon. Il Colonnello lo trovò che pestava a sangue tutta la clientela in una discoteca del Messico e lo reclutò tra i Sacrificabili. Abilissimo con almeno una dozzina di arti di combattimento e specializzato in pistole e mitragliette, è un fenomenale guerriero a dispetto dell’aspetto corpulento.
Parlando del Colonnello….beh a dire il vero so pochissimo su di lui. So solo ha avuto problemi col padre prima di lasciare casa e dedicarsi alla carriera militare. Il resto è tutto avvolto nell’ombra.
Passiamo ora al membro più fuori di testa del gruppo: Bum Bum, è così che lo chiamiamo. E’ un Salarian, ex-membro delle STG (Special Tasks Group). La cosa in cui è un professionista sono le bombe e gli esplosivi di ogni tipo. Dal suo dossier sappiamo che è il più giovane Salarian ad aver ottenuto il titolo di dottore-capo del reparto scientifico nel campo dell’astrofisica, della biochimica e del ingegneria degli armamenti. Il suo quoziente intellettivo è uno dei più alti della sua specie di conseguenza parla ancora più velocemente dei suoi degni compari ed ha brillanti visioni strategiche in mezzo alla battaglia. Sarebbe un compagno di squadra perfetto, se non fosse che è completamente partito di testa. E’ un matto col cervello di un genio, il che mi preoccupa a volte. Questo ti dovrebbe far intuire come sia finito qui. Beh, la cosa può sembrare assurda, ma pare che un suo collega, che dirigeva il laboratorio di fisica sperimentale, l’avesse insultato definendo le sue teorie sui gravitoni e i l’orizzonte degli eventi assolutamente insulse e banali. Per tutta risposta Bum Bum gli ha fatto saltare in aria il laboratorio creando una reazione a catena  che ha devastato tutto l’edificio STG in cui lavorava, distruggendo non solo tutti i prototipi e i dati in esso conservati, ma uccidendo anche quasi un centinaio di Salarian. Puoi immaginare le conseguenze: il nostro è stato condannato all’ergastolo in una prigione di massima sicurezza. Non so se sia diventato matto prima o dopo l’internamento, ma sta di fatto che, dopo quattro anni, riuscì a fuggire sintetizzando un composto ultra acido dal sapone e dal cibo che aveva lasciato ad ammuffire nella cella, per poi usarlo per aprirsi un varco attraverso le spesse barriere della prigione fino alla tanto agognata libertà. Angelo lo trovò su Omega pochi mesi dopo che lavorava nel mercato della sabbia rossa locale, dove era diventato un vero e proprio boss della zona. Perché abbia lasciato tutto per unirsi ai Sacrificabili? Te l’ho detto io che è matto.
Il prossimo è un vero pezzo da novanta. BullBog è un Krogan tutto muscoli, corazza, armi e….nient’altro. Questo bestione è il Krogan più incazzato e bastardo di tutta la Galassia. E’ un ex cavia di Cerberus, lo avevano preso per le sue abilità biotiche fuori dalla norma e lo hanno riempito di pasticche e chissà quale altra merda per avere il soldato più potente che la Galassia avesse mai visto. Il risultato è che questa montagna di muscoli semovente può far esplodere una navicella con una spinta biotica, creare campi di singolarità talmente forti da risucchiare un Mako e distruggere qualsiasi altra cosa sul suo cammino. Ha dei tubi che gli corrono sotto pelle che potenziano oltremisura ogni sua abilità e, credimi, non vorresti mai essere il suo bersaglio quando l’Ira Sanguinaria tipica della sua specie si fa sentire. I suoi occhi, di un celeste così chiaro da sembrare bianco, emanano un aura selvaggia e terribile che non puoi fare a meno di notare se incroci il suo sguardo, ti senti schiacciato da tanta potenza. Ama girare per il campo di battaglia con due fucili Claymore potenziati in maniera apposita da Cerberus per lui. Dice che quando si è liberato si è cibato della carne dei suoi aguzzini….beh non vorrei assolutamente sapere che succede se Bull volesse il pranzo del sergente Dillon….sarebbe l’Apocalisse sicuramente! Non ho idea di come il Colonnello abbia convinto Bull a fare parte della squadra, sta di fatto che quando questo Krogan si arrabbia il Colonnello Angelo è l’unico che riesce a farlo calmare.
In ordine di pazzia non è certo il primo della lista, ma in quanto a letalità questo Turian è sicuramente uno che non vorrei incontrare di notte in un vicolo buio, lui è: Razor. Magrissimo fin dalla nascita, questo Turian si è subito distinto per le sue incredibili doti acrobatiche e da contorsionista. Sapendo che il padre non fosse fiero di avere un figlio che si può disarcolare ogni osso del suo corpo, Razor si gettò nella vita militare divenendo una spia ed un assassino di prim’ordine. La sua specialità sono le armi bianche con cui ha una maestria incredibile. Sa utilizzare perfettamente qualunque strumento da taglio gli capiti a tiro e ciò include anche aghi e coltelli da frutta. E’ un abilissimo cacciatore e va fiero delle numerose prede che cattura e uccide appendendo nel muro di casa le teste delle sue prede preferite. La sua notorietà e il rispetto dei suoi superiori gli valsero la stima e l’affetto del padre, oltre che una bellissima moglie. Il fatto che Razor salì di grado sempre più velocemente causò l’allontanamento dalla sua famiglia e da sua moglie che pensò bene di farsi un’amante. Un giorno casualità volle che Razor tornasse a casa in anticipo trovando come regalo di Natale un suo amico nel suo letto matrimoniale. Inutile dire che il povero Razor ci rimase parecchio male e sia moglie che amante andarono a farsi compagnia nell’oltretomba. Denigrato come squilibrato mentale, Razor perse tutti i suoi gradi e perse l’occasione di diventare uno Spettro del Consiglio della Cittadella. Internato in una prigione militare, usò l’abilità tanto odiata dal padre per fuggire da quel luogo e diventare concorrente dei Drell in fatto di assassinii. Si dice che abbia combattuto contro un certo Thane Krios e che tra i due sia nata una profonda amicizia e stima reciproca. Il Colonnello lo recuperò sulla Cittadella mentre era intento ad eliminare degli ufficiali corrotti per conto di un contrabbandiere assai spietato. I due fecero secchi i primi e torturarono il secondo, portandosi a casa un mucchio di grana recuperando i soldi del lavoro e consegnando il contrabbandiere alla giustizia. Insomma un lieto fine no?
In ultimo abbiamo il membro di normale dell’intera combriccola: Denny Ross. Figlio di un avvocato e di un giudice, questo ragazzo voleva combattere il crimine come lo ispirarono i due genitori, ma capì presto di non essere tagliato per gli studi di giurisprudenza e decise allora di arruolarsi rivelandosi davvero un soldato capace. I suoi genitori lo sostennero sempre in tutte le occasioni, anche quando pensava di mollare tutto e tornare a casa. Fu la sua determinazione a farlo entrare nel programma N7 e a conquistare il cuore della sua ragazza Katy Shell, che a breve diventerà signora Ross viste le idee del nostro amico. Sfortunatamente Danny non riuscì a raggiungere il grado di N7, bloccandosi al grado N5, a causa di un fallito test di diplomazia. Il ragazzo è molto bravo con le armi, ma in fatto di diplomazia avrebbe da imparare parecchie cose. E’ tuttavia il membro del gruppo con cui vado più d’accordo, ha un grande cuore ed è un formidabile tiratore con i fucili di assalto e le pistole pesanti. Grande fissato di modellini di macchinine fin da piccolo, possiede una collezione che vanta pezzi risalenti persino al 1937 roba davvero preziosa per un collezionista. Al momento è tornato sulla Terra per chiedere la mano alla sua ragazza….sono davvero felice per lui. E’ strano come tra tanti essere pazzi e malati, compreso il sottoscritto, ci sia in questa squadra qualcuno di ancora legato a certe cose. Si, sono davvero molto felice per lui……….io non ho mai avuto occasione di dirti che volevo sposarti….tuo padre mi avrebbe probabilmente ammazzato quando lo avrebbe saputo……ma……è inutile divagare nel passato. Tu sei andata via e niente potrà più riportarti da me. Ti avrò sempre nel mio cuore……lascierò che l’Oscurità di esso parli per me. Le Tenebre sono il mio modo di amarti. Ora e per sempre. Tuo Jack……
 
 
 
 
…..The Ripper.
 
 
 
 
“Perché ci muoviamo? Vendetta? Odio? Rancore? Sapevamo dove tutto ciò ci avrebbe condotto, ma per lui era diverso. Noi siamo Sacrificabili….ma non lui”. Preparatevi. Le armi canteranno, le lame sibileranno e il sangue scenderà come un fiume in piena. Nel prossimo capitolo farete i conti con: “I Dimenticati”

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Capitolo 19
*** I Dimenticati ***


Questo capitolo è……..boh…….non lo so xD. Mi dispiace davvero tante per l’enorme tempo di attesa che avete dovuto sorbirvi prima di questo nuovo capitolo, ma lo studio viene prima (lo so, purtroppo è così). Comunque c’è davvero di tutto in questo capitolo, spero di non averlo reso troppo contorto, spero che vi piaccia :D. Ancora una volta grazie mille per tutte le recensioni, i complimenti i consigli e ci sentiamo a breve perché devo leggere e fare le recensioni in diverse storie che ho un po’ tralasciato (chiedo umilmente venia).
 
 
CAPITOLO 17: I DIMENTICATI
 
“È dimenticando i ricordi che le persone riescono a vivere. Ma vi sono cose che non si devono assolutamente dimenticare.”  -Evangelion
 
 
Danny Ross è morto.
 
Danny Ross era uno di noi. E come noi, combatteva, uccideva e commetteva ogni genere di atrocità. Però, era nostro amico. Abbiamo condiviso ferite, proiettili, imprecazioni, pensieri e le nostre storie con lui. E soprattutto, Danny Ross non abbandonava mai i suoi compagni. Quella volta su Krudar salvò la vita a me e a Bum Bum. Io e quel pazzo di un Salarian eravamo rimasti indietro per coprire la ritirata verso il mezzo al sergente e agli altri. Bum Bum fu ferito alla spalla e così cercammo riparo in un affossamento del terreno. I maledetti Krogan ci tenevano sotto scacco contando sul fattore numerico. Quel coglione di Bum farfugliava qualcosa sui suoi figli, io, più scemo di lui, gli davo corda dicendogli che non aveva figli e lui mi diceva di andare a cercare in cantina. Sono questi i momenti che odio di Bum, un momento farnetica di equazioni differenziali a tre condizioni determinate mentre tira granate sulla gente e l’altro spara scemenze casuali come un vero squilibrato. Ad ogni modo, stavamo per soccombere sotto il fuoco delle squadre Krogan, pensando che niente poteva andare peggio, quando arrivò uno Scavafossi. Gli Scavafossi sono degli enormi mezzi corazzati adibiti in principio allo scavo di tunnel per le miniere, ma poi, in periodi di guerra, convertiti a scava trincee e trasporto truppe. Quell’affare monta sul davanti ben quattro ruote dentate del diametro di 3,5 metri forgiate attraverso il ripiegamento di dozzine di migliaia di volte dell’acciaio e del Laurenzio, saldate e irrobustite nel calore a più di 1200 gradi centigradi. Qualunque cosa si trovi dinanzi al suo passaggio viene tritato e sminuzzato come un pulcino in un gigantesco frullatore. La società che li produceva, la Blend-Tec, li definì come il loro più grande successo in due campi lavorativi così differenti tra loro, ovviamente il modello militare era più corazzato e montava pertugi dove piazzare armi pesanti, cingoli più robusti che avrebbero retto anche a due raffiche del lanciagranate M-100 e vantava di una torretta blindata nella cima munita di due canne rotanti costruite dalla Kassa Fabrications appositamente per quel modello. “Stranamente” gli Scavafossi persero presto il ruolo di scava-trincee e furono usati come corazzati d’assalto spesso affiancati da supporto aereo e terreste, si rivelarono infatti eccellenti mezzi di sfondamento delle linee nemiche garantendo risultati sicuri e molto soddisfacenti di cui i migliori macellai sarebbero stati fieri. Come ogni macchinario però, aveva il suo punto debole. La base del mezzo non era rivestita di alcuna protezione, rendendolo così facilmente eliminabile da mine o altre trappole simili, celeberrimo ideatore della mina anti-Scavafossi, anche nota come “Ugly Betty”, fu l’ingegner Thomas J. Roman. La simpatica bastardella era munita di una piccola carica posta nel proprio centro che serviva a penetrare la debole corazza alla base dello Scavafossi così da aprirsi un varco al suo interno, a quel punto la mina saltava letteralmente dentro il cingolato ed, esplodendo a mezz’aria, rilasciava frammenti metallici che sbudellavano l’equipaggio del mezzo, a patto che l’esplosione non gli avesse già eliminati. Nel giro di qualche settimana era praticamente impossibile usare gli scavafossi come mezzi d’assalto, visti gli enormi campi minati che si formavano quando quei mezzi venivano avvistati. Un vero peccato che in quel momento ne io ne Bum avessimo quel tipo di mina. Così mentre ci preparavamo all’idea di diventare frattaglie, fummo sorpresi di vedere che il corazzato cambiò traiettoria per dirigersi verso i Krogan che, manco a dirlo, furono travolti e smembrati dal possente veicolo. Dopo la carneficina lo Scavafossi emise un sonoro e rabbioso sbuffo e si fermò, dalla cima del automezzo si aprì uno sportello e finalmente spuntò il nostro salvatore: Danny Ross.
“Avanti ragazzi, salite! Non ho tutto il giorno….e credo di aver parcheggiato nel posto degli Handicappati”, ci disse, ridendo come un matto, Danny,
Aprii il portello laterale e Danny mi aiutò a caricare Bum Bum adagiandolo su un lettino.
“Perché sei tornato a prenderci Danny?”, gli chiesi quasi in un rimprovero, “Potevi crepare. Non potevi aspettare di passare con la navetta del sergente?”
Entrambi sapevamo bene che, se avessimo aspettato l’arrivo della navetta, saremmo sicuramente morti, così Danny non spese parole vuote al riguardo, ma mi gettò uno sguardo fugace con la coda dell’occhio e mi disse:
“Siamo Sacrificabili Jack”, la voce dura e velatamente malinconica, “A chi importa se viviamo o muoriamo? Io ho qualcuno e voi?”
Consapevole, risposi, “A nessuno”
“Già”, continua lui, poi si gira e mi elargisce un largo sorriso, “E’ per questo che sono tornato”
Come colpito da quelle parole, lo lasciai guidare e mi volsi a Bum Bum che si teneva la spalla dolorante.
“Coraggio Bum Bum! Presto potrai rivedere i tuoi pargoletti”
Il Salarian non rispose, si limitò ad abbozzare un sorriso, mentre la faccia gli si contorceva in una fitta di dolore, feci un cenno con la testa e poi mi voltai per fissare la distesa polverosa che attraversammo per raggiungere il cargo di Dillon. Quella volta tornammo tutti a casa…..ma oggi non è così.
 
Cast a cold eye
On life, on death
Horseman, pass by!
 
Ce ne stiamo immobili davanti alla tomba. Una tomba spoglia, fatta di terra e rocce poiché non avevamo altro posto dove seppellirlo. Non è una tomba onorevole. Non è la tomba che Danny si merita. Si meritava un funerale da vero soldato, con bandiere, inno nazionale, la banda e spari a salve. Meritava di vedere sua moglie un’ultima volta prima di morire…..così non è stato. Lui era con noi solo per i soldi, non per un egoistico desiderio personale, ma per dare una vita dignitosa alla sua consorte ed a un suo futuro figlio. Siamo tutti uomini più bravi a sparare che a parlare, così tutti tacciono. Le teste basse, gli sguardi cupi, cuori di ghiaccio che non riescono più ad esternare i propri sentimenti. Il cielo è scuro sopra di noi. Gigantesche nuvole nere cariche di pioggia gorgogliano sopra di noi, come se aspettassero che noi ce ne andiamo per scaricare la pioggia su quel vacuo e tetro momento di raccoglimento. Il vento soffia a brevi e lievi raffiche muovendo la vegetazione e alzando la polvere attorno a noi. Siamo immobili, nessuno se ne vuole andare, tutti vorremmo dire qualcosa per Danny…..ma non abbiamo la forza. Siamo militari, uomini duri, abituati alla morte, a vedere scomparire amici e compagni sotto il fuoco nemico, quando non c’è tempo per i funerali e ci riduciamo a prendere una targhetta col nome di chi abbiamo perso. Uno stormo di corvi si alza in volo. Li vedo gracchiare furiosi, come se il nostro rumoroso silenzio avesse rotto la loro pace quotidiana. Corvi. Per un solo istante quelle bestie nere richiamano alla mia memoria altri vecchi e tristi ricordi del passato, non così lontano da essere dimenticato, così che possa bruciare attraverso il simbolo della mia vita passata. Corvi. Ritorno sulle rocce che custodiscono il corpo del mio amico. Fredde rocce squadrate, bianche e grigie, sporche di terriccio. Una croce sta a fatica in piedi, incastrata in quell’ammasso di tristezza e dolore. Non so se Danny era credente, ma per alcuni di noi quella croce è priva di significato. Richiama un Dio lontano, al di fuori dell’Universo ed al di fuori della nostra comprensione. Un Dio che si è fatto uomo e che si è sacrificato per noi. Alcuni dicono che Dio è lontano dalle sofferenze umane, ma io credo che, se egli si è fatto Uomo più di duemila anni fa, abbia sofferto come noi ora. Nella Bibbia, uno scritto religioso umano, si dice che il Figlio di Dio si è sacrificato per gli uomini, per loro che lo hanno denigrato, insultato ed ucciso, è stato crocifisso e credo che qualunque padre, celeste o meno, non possa che soffrire per la perdita del proprio unico figlio. -Dio pianse quel giorno-, mi diceva Jen, -Ha pianto perché ha visto suo figlio morire e supplicarlo in punto di morte….e tutto questo per la razza umana-. Ognuno di noi, nelle proprie culture, ha i propri dei, che si chiamino Dio, Antenati, Spiriti, Antiche Macchine, Cerchio della vita o il Vuoto, ma tra noi pochi credono davvero. Forse Razor crede, ma su Bullbog e Bum Bum non ci metterei la mano sul fuoco per niente al mondo, Krogan e Salarian non sono famosi per la loro indole religiosa e, visti i soggetti, non credo che loro siano l’eccezione che conferma la regola. Il Colonnello Angelo è davanti alla tomba, serioso, lo sguardo d’acciaio come sempre, ma non ha il basco in testa, non ha con se alcuna arma. Stringe tra le sue stanche mani le piastrine dell’ex-Sacrificabile, cupo alza lo sguardo verso di noi, il petto gonfio d’ira e gli occhi incandescenti, ma dura un attimo, alza le piastrine in modo da farcele vedere: solidi pezzi di metallo trapassate da due proiettili. Sembra che urlino di dolore, ma in realtà ci ricordano qual che siamo: soldati allo sbaraglio, dediti alle missioni più pericolose che ci vengono affidate solo per fingere di avere ancora un’identità, solo per fingere ancora un istante di essere vivi. Il Colonnello prende fiato e comincia:
“Denny Ross era un bravo soldato……Uno dei migliori giovani promesse ai gradi di ufficiale che io abbia mai incontrato. Aveva commesso degli errori……ed era qui per cercare di espiare in qualche modo le sue colpe”
Lo ascoltavamo attenti ad ogni sua parola, come per analizzare e abbeverarci di ogni singola frase con cui quell’uomo dinanzi a noi tentava di ricordare un nostro amico. Il vento soffiò ancora ed un tuono risuonò nell’aria, presto i cumulonembi avrebbero fatto ciò per cui la natura li ha formati.
“Sapete tutti che, tre settimane fa, Danny si è sposato. Sono stato felice per lui, in un modo che non ricordavo di poter esprimere o solo pensare nella mia testa. Mi diceva che voleva accumulare più soldi possibili per la sua famiglia e poi se ne sarebbe andato. Non lo volevo fermare, meritava tutta la felicità di questo mondo”
Una goccia cade sulla tomba e rimbalza schizzando con microscopiche parti di se le altre rocce circostanti. Il suono del suo schianto con la pietra risuonò come un terremoto nelle mie orecchie. Dolce e terribile suono, come trombe che annunciano la Cavalcata delle Valkyrie. Il cielo è quasi pronto a far sentire il suo lamento.
Angelo rivolge un’occhiata di rabbia e disprezzo verso di noi, “Perché, tra tutti noi, se ne vanno sempre coloro che hanno di più da perdere e coloro che invece non meritano di stare qui a calpestare il suolo rimangono vivi…….Mi chiedo quale sia il messaggio……Deve essere la nostra maledizione…….vedere morire i propri compagni e non poter fare nulla per salvarli e rimanere su questa terra per morire infine……soli”
Toccò la tomba e si fece un rapido gesto della croce, poi andò verso il cargo, seguito poi lentamente dagli altri. Io non andai subito. Mi avvicinai alla tomba, mi misi su un ginocchio e poggiai una mano sulla pietra. Le gocce iniziavano a tamburellare tutto intorno a me, emettevano un suono come di tamburi da guerra. Al loro arrivo i pilastri del pianeta tremavano e gli animali, intimoriti, speravano nella pietà del cielo…..ma non io. Rimanevo fermo, mentre le gocce scendevano su di me, mentre percorrevano la corazza e scendevano, come facendo una gara tra loro, lungo la canna del mio Intervention. Lei era lì. Cupa e nera, con quel suo mantello nero che tutta l’avvolge. Mi guarda con occhi vuoti e tetri. Mi scruta, quasi a voler cercare paura o incertezza difronte alla sua imponente e spaventosa figura. La Morte stava a fissarmi accanto alla tomba. La falce, con cui ha portato via la vita a infinite unità di esseri viventi nell’Universo, sembra anch’essa fissarmi con oscuro desiderio, riflessi argentati si proiettano da essa evocando fantasmi di ere passate che vogliono tornare a calcare il suolo di quello che un tempo era il loro mondo. La Morte mi desidera e sento il suo desiderio penetrarmi le ossa e gelarmi il sangue nelle vene….ma oggi la morte non è qui per me…..era qui per Danny ed ha avuto ciò per cui era venuta…..il Tristo Mietitore fa per andarsene, impassibile dinanzi al dolore ed alla sofferenza che gli sta attorno. La chiamo cercando di gridare, tuttavia le mie parole non prendono forma eppure lei si volta ed appare quasi come interrotta da un moscerino fastidioso.
-Morte, oggi hai avuto il tuo pegno……ma non andare prima che io ti chieda una cosa-, è ciò che dissi nella mia testa sperando che il mio tentativo di dialogo non fosse muto.
Ella si volta incuriosita e cerca di carpire le mie intenzioni, la falce pronta a ricordare la sua autorità.
-Ti rivolgo un umile richiesta…..che io possa vendicare il mio amico-
Silente ed oscura, la glaciale signora non muove un passo. Studia le mie parole silenziose con spietata attenzione. Scruta ogni centimetro della mia anima, mentre io continuo ad attendere una risposta.
-Se mi farai questo dono, ti porterò le anime di coloro che l’hanno ucciso…..e quale miglior premio che delle anime strappate alla vita dalla vendetta?-
Un ombra nera si posa su tutto ciò che sta attorno a me. Il vento e la pioggia cessano. Il Cupo sogghigna malefico e con gesto deciso conficca la falce nel terreno. Un tremito attraversa la terra, sembra che il suolo si debba sgretolare sotto la solennità e la sicurezza di quel gesto, aprendo un varco per l’Inferno, ma nulla accade, se non che una pallida luce illumini l’affilata lama. Si volta e sale sul suo enorme e possente cavallo verdastro. Il Cavaliere osserva un’ultima volta il suo servo. Il volto pallido è scavato dalla sicurezza che presto avrà il suo tributo e così si muove lentamente in groppa al suo destriero per poi sparire nelle fugaci ombre. Mi avvicino all’arma che il Mietitore mi ha lasciato ed ammiro la sua forma. Potente e letale arma che non ha risparmiato ne i più deboli ne i più forti. Smetto di esitare ed afferro la falce.
Apro gli occhi.
Non c’è nessuno attorno a me. Piove a dirotto, fulmini e lampi si susseguono furibondi e rapidi nel cielo. Ogni bestia ed ogni uomo è al riparo tranne me. Non vi è falce tra le mie mani, ma il desiderio di vendetta è ancora li. Allucinazioni o semplice fantasia? Non importava. Alzo lo sguardo su un albero poco distante dalla tomba del mio amico…..e allora lo vedo. Il Corvo. Mi osserva quasi con aria di supplica. –Torna al Nido- mi dice –Torna a casa-. Ma io non ho più una casa al Nido. Il Corvo sembra leggere nei miei pensieri e così si alza in volo malinconico gracchiando più forte dei fulmini, affinchè io senta il suo grido di rabbia e dolore: -Nevermore! Nevermore! Nevermore! (Mai più! Mai più! Mai più!)- Vola via sotto la pioggia battente e mi lascia solo. Serro le mani in un pugno e mi dirigo a passo svelto al cargo.
 
Danny Ross è morto. E noi andiamo a vendicarlo.
 
 
 
“I corvi cominciano a cantare, in quel luogo fatto di menzogne e segreti, che tiene l’umanità all’oscuro della sua vera esistenza, rendendola sempre più povera per arricchire colui che si fa seguire da milioni di illusi, che continuano a credere ad una verità che non arriva mai, i corvi cantano, e faranno indebolire ciò che ci rende schiavi e deboli, facendoci aprire gli occhi davanti alla realtà.” –Ejay Ivan Lac
 
Circa 12 ore prima……
Posizione: Nebulosa di Athena. Sistema Parnitha
Pianeta: Thessia
Località: Arcipelago della “Grande Madre”. Sito archeologico Prothean della dottoressa Neria Cantus.
Obbiettivo: Sottrarre manufatto nell’accampamento centrale. Su richiesta del cliente, evitare spargimenti di sangue con i Commando Asari sul luogo.
Infiltrati: Picche e Bum.
 
Thessia. –Gioiello della Corona Galattica-, -Apice della Democrazia- e –Cuore pulsante dell’amore Galattico-. Bisogna dire che i soprannomi le Asari li sanno scegliere, anche se esagerano talvolta. Thessia è un bellissimo pianeta, nulla da dire al riguardo, ma i dissidi politici, i dislivelli sociali e l’odio razziale sono presenti qui come in tutto il resto della Galassia. La società Asari pare, e deve apparire, perfetta agli occhi della Galassia e, soprattutto, del Consiglio della Cittadella. Tutti esaltano il popolo blu come un punto cardine della società intergalattica, sono qualcuno a cui fare appello in caso di bisogno e ferree sostenitrici della pace tra le specie….. come direbbe un noto comico: -Ma mi faccia il piacere!-. Mi sono bastate due ore nella capitale del pianeta per capire che, sotto il manto di purezza e perfezione, la società Asari ha gli stessi problemi di qualunque altra popolazione Galattica. Certo, bisogna avere occhio attento per cogliere i segnali, ad esempio i poveri ed i mendicanti vengono trovati, rastrellati dalla polizia e portati in centri, lontani e nascosti alla popolazione, in cui vengono stipati come fossero animali. Le autorità dicono che è per dargli un tetto e un letto, un posto da chiamare casa, ma la verità è che si vergognano di loro. Gli fissano orari per uscire e rientrare, se arrivi in ritardo ti pestano a sangue e ti buttano in gattabuia, ma lo farebbero lo stesso se, ad un mese dall’internamento, non hai trovato un lavoro. Ditemi se questa può definirsi democrazia. Spocchiose ed altezzose bastarde. Se chiedi di criminalità ad un abitante della città, ti dirà che non ricorda nemmeno l’ultima notizia di un tentato furto…..questo perché le autorità Asari insabbiano tutto alla velocità della luce. I criminali vengono arrestati, interrogati e processati in meno di quattro ore e solitamente il verdetto è il carcere duro a vita. Non gli viene data neanche l’opportunità di avere un avvocato, per quanto detesti i ladri e gli assassini devo dire che esistono delle regole base che dovrebbero essere riconosciute ad un imputato e, tra queste, figura sicuramente un avvocato, almeno d’ufficio. Senza parlare dello schiavismo, già su Illium era sviluppato, ma qui è davvero esagerato. Quando io e Bum siamo andati a recuperare l’attrezzatura per la missione, ci si è affiancata un Asari che chiese al mio compagno la cifra per acquistarmi…..eravamo in un vicolo non sorvegliato e, poteri biotici o no, niente mi impedì di spezzare un braccio alla stronza. Bum si fece delle grasse risate dicendomi che comunque non avrebbe ricavato molto dalla mia vendita…..ci mancò poco che non rompessi un braccio anche a lui.
Mentre eravamo in volo verso il campo archeologico, potei godere della magnifica vista offerta dal paesaggio di Thessia. Almeno su quello le Asari avevano ragione, la flora e la fauna del pianeta erano davvero incredibilmente varie e spettacolari, persino il mare, la cui composizione di eezo era superiore al 45 %, era popolato di forme di vita dalle dimensioni e sembianze più strane che avessi mai visto. Mentre i riflessi del sole del sistema si infrangevano sul muro d’acqua, enormi esseri simili a balene terrestri saltarono fuori dall’acqua compiendo balzi sorprendenti. In generale tutte le forme di vita del pianeta si erano evolute in connessione con l’eezo, ciò che sorprendeva e che, oltre alle Asari, perfino alcuni animali potevano utilizzare poteri biotici, benché in misura minore rispetto alla specie dominante del pianeta, anche un felino avrebbe avuto l’occasione di sprigionare onde biotiche, il che rendeva letali, o comunque pericolosi, la maggior parte di esseri nativi del pianeta. Così tante forme differenti si trovano anche nelle piante che, in anni di studi approfonditi, si era scoperto avessero una sorta di coscienza limitata e che potessero comunicare tra loro mediante alcune radici. Non avevano ovviamente un vero e proprio cervello, ma era comunque una cosa sorprendente.
Per certi aspetti Thessia mi ricordava la Terra. Molti dei dati astronomici dei due pianeti combaciavano, pensiamo alla distanza orbitale (0,94 AU per Thessia e 1 AU per la Terra), al periodo orbitale (365 giorni per la Terra e circa 354 per Thessia), al raggio (6378 km per la Terra e 5940 per Thessia), alle ore del giorno (23,9 per la Terra e 27,6 per Thessia), alla pressione atmosferica ( 1 atm per la Terra e 0,96 atm per Thessia), temperature superficiali che si aggirano tra i 25 e i 23 gradi Celsious, la gravità sulla superficie di circa 1.0 g sulla Terra e poco più alta su Thessia (1.1 g) ed infine la massa, cui Thessia è di poco inferiore (o.947 masse terrestri). L’unica cosa che rende la Terra diversa da Thessia, sempre rimanendo a livello astronomico, è la presenza della Luna, il che è tutto dire. Thessia non ha satelliti ed ho sentito molte Asari, ma anche altri individui d’altre specie, invidiose della compagna della Terra. Della Luna si sono dette, narrate e scritte talmente tante cose che molti rifiutano di vederci semplicemente una palla di roccia che orbita attorno al Pianeta Azzurro, c’è chi dice che quando la Luna è in fase di Opposizione, o Plenilunio se preferite, alcune persone si trasformino in lupi, altri ipotizzarono che la Luna fosse fatta di formaggio, altri dicono che porti sfortuna fotografarla quando è in fase di Plenilunio. La cosa migliore della Luna è, però, ammirarla con la propria compagna, una leggenda nordica afferma che due amanti che si scambiano parole di amore eterno alla luce della Luna Piena saranno per sempre uniti…..un peccato che spesso queste leggende abbiano torto…..altrimenti Jen sarebbe ancora qui con me.
Il pilota della navetta mi riporta alla realtà, un sobbalzo dei motori di stazionamento mi dice che stiamo atterrando. Bum e io ci scambiamo un occhiata complice e scendiamo dal mezzo. Il sole era già alto nel cielo e ci mostrava per bene l’estensione del campo di scavi Prothean. Circa cinque chilometri di terra venivano costantemente ed incessantemente smossi, ripuliti e detonati per riportare alla luce nuovi reperti su quell’antica civiltà di cui ancora sappiamo ben poco. Una Asari seguita a ruota dalle sue due assistenti ci venne incontro per presentarsi.
“Il dottor Kreel presumo”, disse in modo affabile e solare,
“Precisamente. E lei deve essere la dottoressa Neria. Giusto?”
Ancora una volta mi dovetti sorprendere di Bum Bum, in quel momento si atteggiava esattamente come un vero dottore, qual’era stato tempo addietro, e non pareva assolutamente mostrare i tic o l’eccentricità tipica a cui ci aveva abituato in altri ambienti. Matto o no, quel Salarian era un vero dottore e quando eravamo seduti a studiare i due da infiltrare nell’accampamento sapevamo perfettamente che Bum era quello giusto. Volle, tra l’altro, a tutti i costi ampliare le sue vedute in campo archeologico e, in meno di quattro giorni, sapeva a memoria più di dodici trattati sui Prothean e sull’archeologia in generale. A vederlo studiare tutti quei volumi pareva di vedere un lupo spolpare una carcassa, analizzava e memorizzava ogni minuscola lettera di quei dati e, a volte, si concedeva pure il lusso di riformulare alcune ipotesi di studiosi esprimendo le proprie e, ritenendole inconfutabili, le inviava ai suddetti affinchè correggessero quello che secondo lui erano obrobri e scempiaggini.
“Lui invece è Brandr. Mio assistente. Tecnico. Informatico. Ingegnere…ma no schiavo”, concluse in un largo sorriso.
La dottoressa capì cosa intendesse Bum e non pose domande al riguardo. Si girò e, sorridente, mi strinse la mano.
“E’ un piacere avere lei anche qui…..Spero non avrà altri disagi”, affermò sinceramente l’Asari,
“Si immagini dottoressa….abitudine”
Mentre ci dirigevamo al centro di controllo dell’accampamento, la dottoressa fece qualche domanda di rito a Bum, tipo dove aveva studiato, i suoi più recenti lavori sul campo, argomento di interesse principale nel loro campo, opinione riguardo ad alcuni scritti di altri colleghi archeologi, robe così. Sicuramente tentava di sondare l’esperienza del nuovo arrivato e sicuramente sarà rimasta più che colpita dalle conoscenze del nostro Salarian. Tutto si poteva dire di Bum, ma quando lavorava, e specialmente quando si trattava di scienza, lui non sfigurava mai, si sarebbe ucciso piuttosto. Osservai con attenzione i dintorni dell’accampamento mentre camminavamo: oltre agli operai, i tecnici, gli ingegneri e altri studiosi, la cosa che si notava maggiormente era la massiccia presenza di commando Asari in tutto il campo. Pattuglie a piedi, in mezzi di terra e aria si spostavano continuamente su tutto il campo, sempre armate e guardinghe. Varie sentinelle erano anche piazzate in punti strategici per avvisare i le varie squadriglie in caso ci fossero movimenti al di là del loro campo visivo. Certamente ingaggiare uno scontro a fuoco contro quell’esercito in miniatura avrebbe certamente portato alla morte. Le assistenti della dottoressa rivolsero anche a me qualche domanda: competenze, domande di carattere tecnico, attrezzatura che portavo con me, domande anche riguardo a Bum e poi alcune cose riguardanti il più e il meno. Approfittai dell’occasione per rivolgere anche io qualche domanda, le assistenti parlarono tranquillamente riguardo alle misure di sicurezza, il lavoro che si svolgeva nel campo e si lasciarono anche andare ad alcuni pettegolezzi su alcuni individui del campo.
Arrivati a destinazione la dottoressa Cantus ci parlò della situazione. Avevano ritrovato un grosso ed importante manufatto Prothean, una sonda pare, e volevano riuscire ad attivarla per scoprire se vi erano stipati all’interno dati preziosi, ma, vista la mole di sicurezza, qualcosa doveva pur esserci e di importante pure. Normalmente alle Asari non piace avere individui di altre specie che gironzolano nei loro siti segreti e la prova era che, oltre a noi, vi era solo qualche operaio di bassa lega estraneo alla razza Asari.
“Chiariamo solo una cosa”, affermò seria Neria Cantus, “Questo è un sito segreto, qualunque cosa scopriremo rimane qui a Thessia. Nessun dato vi verrà lasciato e dovrete giurare di non rivelare niente a nessuno”
La faccia di Bum si contorse in un movimento di rabbia, “Dovrebbe aver letto i fascicoli sul mio conto. Segretezza. Professionalità. Correttezza. Io sono qui per la scienza!”, affermò il Salarian, il quale probabilmente si era offeso sul serio,
“Si rilassi dottore. Ho letto i vostri dossier……ma, come ben sa, siete qui solo come aiuto, nient’altro. Non interferite e non vi muoverete se non interpellati. La Matriarca avrà anche voluto il vostro consiglio perché siete suo vecchio amico……ma io non sono vostra amica. State al vostro posto e avrete tutta la scienza che vorrete dottore”, si voltò rapida verso di me e mi squadrò, “lo stesso vale per lei”,
“Come ha detto lei siamo qui per aiutare”, dissi tranquillamente, “E finchè il dottore mi paga farò il mio lavoro. Nient’altro”
Neria fece un segno d’assenso e ci invitò a seguirla verso la grande struttura situata a poco più di trecento metri dall’accampamento, “Circa un mese fa abbiamo riportato alla luce una grande sonda Prothean insieme ad un muro pieno di iscrizioni. Ci lavoriamo giorno e notte, ma non siamo ancora riusciti ad attivare la sonda ne a capire qualcosa di quelle iscrizioni. Voi siete qui per ovviare questi problemi”
Spostò una tenda posta prima del corridoio che ci avrebbe portato alla sonda, esibimmo tutti il pass alla porta elettronica lasciando sull’uscio due guardie armate e entrammo ad ammirare il reperto.
Era gigantesca. Sarà stata alta tra i 6 e i 7 metri. Una figura imponente e grigia, ma allo stesso tempo snella e illuminata da una sorta di aura verdastra. Non c’erano dubbi, era una sonda Prothean. Non facemmo in tempo a riprenderci da tale spettacolo che la dottoressa Neria ci incalzò.
“Siete qui per rimanere a guardare o lavorare? Dottore le affido i geroglifici e a lei”, disse rivolgendosi a me, “Lascio il compito di configurare la sonda con la nostra apparecchiatura. Ci sarà sempre qualcuno con voi ad aiutarvi, chiedete se avrete bisogno”
Un altro modo per dirci che non ci avrebbero perso di vista neanche per un istante. Io e Bum ci mettemmo subito al lavoro e continuammo a farlo fino a tarda serata. Verso le 21:34 molti se n’erano ormai andati, ma noi continuavamo a lavorare ed allora la dottoressa ci richiamò:
“Smettete di lavorare. Ormai è notte, riprenderete domani quando sarete riposati”
Bum non spostò lo sguardo dai geroglifici e rispose, noncurante delle parole appena proferita dalla Cantus, “Salarian possono continuare a lavorare efficientemente dopo solo un ‘ora di riposo. Io mi sono fermato poco fa. Non ho bisogno di riposare. Ma lei si dottoressa. Ci tiene d’occhio da quando siamo arrivati e così oggi non ha ricavato nulla di utile”
La dottoressa si avvicinò fino a essere a un solo metro da Bum, “Meglio così, per me. Vada a dormire dottore o la farò scortare dai commando”, disse minacciosa.
Bum si girò verso di lei e sorridente affermò: “Sa bene che sono un ex delle STG dottoressa. Evitiamo incidenti intergalattici di questo tipo per favore. Io starò qui a lavorare. Sue guardie saranno li a controllarmi”
“A controllarVi”, sentenziò l’Asari,
Bum cercò di soffocare una risata, “Troppo ansiosa. Mio assistente già andato mentre noi parliamo”,
La Cantus si girò di scatto ed, effettivamente, io non c’ero. Un poco incerta si rivolse nuovamente al Salarian, “Dottore…..I commando rimarranno sulla porta tutta la notte e faranno il loro dovere se necessario”, tuonò minacciosa,
“Di che ha paura? Non sono qui per rubarle la scoperta. Sono qui per fare un favore ad una vecchia amica. Non avrà problemi da me Neria. Gliel’assicuro. Inoltre troppa sicurezza. Sarebbe impossibile portare via qualcosa”
La dottoressa stanca ed affaticata dalla lunga giornata se ne andò a riposare, ma, per sicurezza sigillò la porta di ingresso.
“Come se non potessi disattivare il blocco”, affermai rivolto a Bum, mentre spegnevo il programma di mimetizzazione e ricomparivo agli occhi del mio compagno.
“La dottoressa è preoccupata. Forse lecito. La riservatezza delle Asari è nota in ambito scientifico”
“Avevi già avuto accoglienze del genere da parte delle Asari?”, chiesi incuriosito,
“Certamente. Però Neria davvero irritata della nostra presenza”, poi si voltò verso una telecamera posta poco più in alto della sonda, “Hai hackerato le telecamere?”
“Per chi mi hai preso? Già fatto tutto, abbiamo campo libero fino a domattina”
“Eccellente. Contatto Colonnello Angelo”
Premette sul suo auricolare e subito la voce si fece sentire anche attraverso il mio dispositivo.
“Alla buon ora ragazzi. Qua stavamo per morire di noia. Che avete scoperto?”
“Manufatto Prothean richiestoci è una sonda. Imponente. Dovremo agire con cautela per non farci individuare”, disse Bum,
“Tranquillo Doc. La vecchia BoneBreaker ha sollevato pesi peggiori e poi abbiamo un Krogan che potrebbe spostare una montagna qua dietro. Vero Bull?”, si sentì un grugnito poco lusinghiero in sottofondo, “Iniziamo l’avvicinamento, così facciamo quello che dobbiamo e ce ne andiamo. Razor scenderà per ripulire un po’ le vicinanze, in questo modo non avremo curiosoni a mandarci a monte l’operazione”
Tempo un quarto d’ora e qualcuno bussò alla porta del laboratorio. Sbloccai la porta e Razor entrò trascinando un paio di Commando Asari svenute.
“Tranquilli non le ho uccise”, sentenziò, “Le ho solo messe a nanna per un po’. Lo so che il cliente ha detto niente morti”
In quel momento la BoneBreaker fu esattamente sopra di noi. Il portellone retrostante si aprì e ne uscì fuori Bullbog, il quale ci urlò contro: “Aggrappatevi alla sonda, imbecilli, così facciamo prima!”
Dopo che avemmo fatto ciò che ci aveva detto, Bull si concentrò ed un intensa aura viola e nera si emanò dal suo corpo. Le abilità biotiche naturali di Bull erano già di per se eccezionali, ma dopo il trattamento di Cerberus era diventato un vero mostro. Da quanto mi raccontò Dillon, a Bull era stata data la qualifica di biotico di livello 4, difatti esisteva una scala con cui si dividevano i biotici, i livelli base erano 3, ciò significa che Bull era un livello fuori scala a cui solo le Matriarche Asari erano individuate, ma Dillon credeva che fosse troppo poco classificarlo al livello 4. Cerberus aveva applicato sul nostro compagno gli impianti sperimentali L7X, questo sistema potenziava le normali capacità biotiche del circa 40%, ma produce effetti collaterali atroci che un normale essere vivente non potrebbe sopportare, però qui parliamo di un Krogan. La sua pelle coriacea e i multipli organi interni consentono a questa specie di avere una resistenza molto superiore alle altre razze, ciò non implica che Bull non senta dolore, ma si adatta meglio ai traumi che gli impianti gli causano. Sprigionando un’incredibile quantità di energia, il Krogan riuscì a sradicare letteralmente la sonda da terra e, lentamente, la caricò sull’astronave. Un po’ affaticato, Bullbog ricevette i nostri elogi ed una volta chiuso lo sportello ce la filammo da quel postaccio archeologico.
“Cazzo Bull!”, esclamò Dillon, “Ci sarà in tutta la Galassia qualcosa che non puoi spostare?”
“Credo che un pianeta sia il mio limite massimo”, ridacchiò il Krogan sputando un grosso grumo di sangue,
“Bull ultimamente stai esagerando”, disse Danny, “Sembra che per te sia una cazzo di sfida. Prima o poi il tuo corpo cederà”
“Ma E’ una sfida per me stronzo!”, esclamò inviperito Bull, “Se non mi metto alla prova non capirò mai quanto sono forte”
“Danny ha ragione Bull”, mi intromisi, “Questa tua sfida ti porterà alla tomba”
Il Krogan mi ruggì contro puntandomi un dito sul petto, “Chi non ha questi poteri non può capire un cazzo di tutto ciò”
“Ehi! Ehi! La dietro! Finitela immediatamente! Sembrate dei cazzo di bambini che discutono sul che gioco fare”, ci rimproverò il colonnello Angelo, poi si rivolse a Bull, “Vai a riposarti Bull….E vedi di non rompere più i coglioni!”
Bullbog grugnì cattivo, ma si allontanò per andare a sedersi in fondo al cargo.
Ci sarebbero voluti circa quaranta minuti per riuscire a lasciare l’orbita del pianeta, complici le torri di controllo Asari che scandagliavano il cielo, avremmo dovuto fare la strada lunga per riuscire ad andarcene da Thessia.
La BoneBreaker era silenziosa come non mai in quel momento. Incredibilmente Bum Bum si era addormentato su una branda improvvisata. Dormiva come un angioletto, non sembrava affatto il Salarian che avevo visto fare esperimenti con miele e elemento zero alla base. Quando tentai di chiedergli cosa faceva lui rispose semplicemente che tentava di creare un nuovo tipo di carburante. Lo so, lo so, vi starete chiedendo: -Carburante con del miele?!?!-, vi assicuro che questa è una delle cose meno strane e con più parvenza di significato a cui Bum mi abbia abituato. Poco in là, alla mia destra, sta Razor che giocherella con dei coltelli mentre guarda il panorama all’esterno. Razor è forse troppo solitario, ma come dargli torto? Eppure in generale è un tipo tranquillo che chiacchera volentieri se l’argomento gli è interessante. Bisogna dire che ha anche gusti parecchio strani in fatto di argomenti di discussione. Una volta Dillon stava mangiando uno Yogurt e Razor gli si avvicinò raccontandogli di quella volta che aveva cavato l’occhio di un Umano con un cucchiaio simile a quello che il sergente teneva in mano. Dillon gli sbraitò contro tirandogli lo yogurt addosso e dicendogli che dopo quella storiella avrebbe dovuto mangiare, per riprendersi, almeno una o due pizze. Bisogna dire che il sergente ci sta dando davvero dentro col cibo. Una volta gli stavo facendo da coopilota e gli feci notare il suo problema, per tutta risposta tirò fuori un biscotto dalla tasca e disse: “Mi sono messo a dieta. Questa è la volta buona!”. Quando gli chiesi del biscotto lui disse, mooolto titubante, che quello era in realtà un orologio. Per smascherarlo gli chiesi l’ora e lui affermò, in tutta tranquillità che era ora di merenda, ingurgitando il biscotto quasi senza masticare. “Sergente…..vi siete appena mangiato un orologio?”, come per non tradire tutta quella sorta di teatrino, Dillon prese dalla sua sinistra una piccola busta ed affermò: “Tranquillo ne ho un sacchetto pieno!......Oh guarda! Questo è indietro di cinque minuti. Ora lo aggiusto!” ed ingurgitò in questo modo tutto il sacchetto in mezz’ora. Anche il sergente, come avrete capito, ha i suoi momenti di follia.
Mancavano pochi minuti per riuscire finalmente a lasciare il pianeta, quando, all’improvviso, la nave fu colpito da un missile classe Hydra. L’urto fu violentissimo e ci fece volare letteralmente dentro l’abitacolo. Scossoni violenti percorsero ogni fibra metallica della navetta, mentre il colonnello Angelo cercava di riottenere un assetto di volo decente, un altro missile colpì il cargo frantumando parte della paratia sulla destra. Lo squilibrio di pressione si fece subito sentire con un forte risucchio verso l’esterno ed infine i motori collassarono trasformando la navetta in un enorme palla di fuoco che precipitava girando a spirale verso il suolo.
“Porca puttana! Che cazzo succede?”, urlò Danny,
“Precipitiamo!”, gridò di rimando Angelo,
“Maledizione! Rimetta in assetto questa merda Colonnello!”, disse Dillon cercando di farsi sentire dal suo superiore,
“Bull! Crea un campo di forza attorno alla nave presto! O qui siamo tutti fottuti!”, sbraitai contro il Krogan,
“Vedi Picche? Questa E’ una sfida!”, esplose in una risata mentre si concentrava per creare il campo di forza,
“Tenetevi cazzo!!!”
Fu l’ultima cosa che sentii. Non ricordo neanche chi lo disse. Ricordo che la nave sbattè con violenza inaudita al suolo e iniziò a rotolare per quelle che sembrarono ore. Nella sua corsa la nave perse diversi pezzi, lamiere e parti di metallo. Ricordo che il Colonnello Angelo mi soccorse e quando rinvennì completamente mi disse di stare giù, a quanto pare avevamo altri guai in arrivo.
 
Ricordati che tutti si dimenticano.
 
Erano in quattro. Armati di tutto punto e pure incazzati. Di solito ci aspettiamo resistenza durante le nostre missioni, diamine, ci annoieremmo nel caso contrario. Talvolta però è bello avere una missione tranquilla….speravo che oggi fosse una di quelle. Mai mi sono sbagliato così tanto.
“Cercate i sopravvissuti e portatemi la testa di quel bastardo di Angelo! Viva o morta!”
Il suo nome era Stephan Dranjavic, ma gli amici lo chiamano Isabella…..e Stephan Dranjavic non ha amici. Un tempo Stephan era un uomo buono e gentile con tutti, poi un giorno divenne un feroce assassino. Lui dice che succede a chi è Bilancia con ascendente Leone. Molti pensano che l’Astrologia sia una sciocchezza….poi incontrano Stephan Dranjavic e lo chiamano Isabella. Tipico di quelli Scorpione con Luna in Pesci. Stephan Dranjavic è il capo. Nessuno ha mai disobbedito ad un suo ordine. Un giorno ha ordinato, mentre assaltava un villaggio, di bruciare le donne, uccidere le case e violentare gli uomini. Nessuno ha disobbedito e controbattuto a tele ordine. Lui è il Capo dei Dimenticati, essi sono ex-Sacrificabili, troppo estremisti, troppo violenti, troppo incontrollabili persino per i Sacrificabili. Lo so che anche noi siamo assassini, ma, per quanto strano, noi abbiamo delle regole e un codice d’onore…..i Dimenticati no. Essi furono banditi quando, durante una missione, attaccarono contro gli ordini di Angelo il bersaglio che gli era stato assegnato, mentre vi erano anche bambini tra di loro. Stephan e i suoi fecero una fera carneficina, riuscendo persino a staccare le teste ai bersagli e metterle su un palo a ricordare, a chi sarebbe passato di li, che Stephan Dranjavic aveva compiuto quel massacro. Angelo, furente con i suoi ex commilitoni, li attaccò insieme agli altri Sacrificabili. Li ridusse in fin di vita, ma li risparmiò, poiché voleva che venisse arrestato e processato dagli abitanti del pianeta che, per la cronaca, erano tutti Batarian e sapete bene l’odio dei Batarian verso gli umani. A quanto pare erano sopravvissuti ed avevano formato la loro squadra, forse, col preciso intento di vendicarsi dei Sacrificabili. Il nome che gli era stato affidato era: i Dimenticati, poiché tali orrori compiuti da così biechi soldati sparissero dalla memoria e dai registri dell’Universo. Ora, però, erano tornati ed eravamo con la merda fino al collo.
Stephan usava come arma una GAU-8 Avenger, per intenderci, era una mitragliatrice con venti canne rotanti impiegata solo su mezzi corazzati pesanti o aerei come il nuovo A-12 Thunderbolt dell’Alleanza. Stephan si era allenato giorno e notte per sopportare il peso di quell’arma, ma alla fine, ne era diventato un esperto, tanto da ricombinare i pezzi dell’Avenger e renderla più potente e letale che mai ribattezzandola Tritacarne. Quest’arma è l’unica che quando ti spara riesce a farti esplodere come un enorme fiore rosso. Se sei nella sua traiettoria spera che ti colpisca prima in un punto vitale, altrimenti rimarresti squarciato a metà soffrendo le pene dell’inferno.
Il secondo membro del gruppo è Bel Pupone, lo chiamano così perché ha una cicatrice che gli attraversa diagonalmente il volto, se l’è procurata quando un branco di venti Varren lo ha assalito. Lui è sopravvissuto, ma l’ultimo dei cucciolotti gli ha lasciato un ricordino del loro incontro. E’ molto pericoloso per via del fatto che nessuno mai cosa sta pensando. Nemmeno lui stesso. Si vanta di essere il migliore nelle arti marziali. E’ talmente egocentrico, e schizzato aggiungerei, che una volta ha sfidato se stesso, ma non si è presentato all’incontro ed ha vinto a tavolino. Dillon, a suo tempo, gli diede due o tre lezioncine niente male, per questo è il Sacrificabile che odia di più.
Il terzo è Schilla, un Asari dalla pelle viola intenso. Ha una curiosa malformazione genetica: bicromia (o eterocromia in alcuni testi ndMrM) delle iridi, nel senso che ha le iride degli occhi di due colori diversi, uno nero come la pece e l’altro bianco come la neve. Potente biotica, è stata sopraffatta da Bullbog nel loro duello finale. Non ha mai accettato che un essere potenziato con impianti potesse battere una biotica naturale, così si è allenata duramente ricorrendo anche a droghe, ad esempio la sabbia rossa, per potenziare le sue abilità. Ciò la resa instabile e dipendente da tali sostanze psicotrope.
Ultimo, ma non meno pericoloso, è Karrydi. Un Vorcha di circa vent’anni, roba rara per la sua specie. Di pelle giallastra e tatuaggi neri e color sangue, questo Vorcha è un granatiere assolutamente letale. Possiede, ed inventa di continuo, nuovi tipi di granate: fumogene, velenose, stordenti, elettriche, a diffusione, ad EMP, a reti acide, ad aculei e così via. L’unica cosa che non manca a questo essere orripilante è la fantasia. Per tutto il resto, inclusa la sanità mentale, c’è Maxicard. Ha avuto spesso screzi con Bum Bum, ma i loro dialoghi erano come se un sordo e un muto cercassero di intendersi sulle leggi quantistiche. Bum spesso andava a parare in argomenti scientifici e Karrydi, la cui intelligenza era pari a quella di un cassetto in ogni campo dello scibile (a parte in tema granate ovviamente), finiva spesso per lanciare insulti a Bum e ai suoi parenti che non è assolutamente il caso di riportare.
“Vieni fuori Angelo! Lo so che sei ancora vivo!”, urlò spavaldo Dranjavic, “Non vorrai che faccia del male al tuo soldatino vero?”
In quel momento, potei vedere chiaramente la sagoma di Danny in ginocchio con la canna della Tritacarne a pochi centimetri dal volto. Anche il colonnello la vide e fece cenno a me e agli altri, posizionati dietro un mucchio di lamiere vicino a noi, di rimanere nascosti.
“Cosa vuoi Isabella?”, disse di rimando Angelo,
“Perché non esci di li e parliamo dei tempi passati colonnello?”, affermò pacatamente il Leader dei Dimenticati, “Eravamo tutti Sacrificabili no?”
“Noi lo siamo ancora”
Rabbuito Stephan estrasse una clip termica dalla tasca e disse convinto di se, “Pensi che non possa venire a prenderti se lo volessi? Pensi di riuscire a fermarci tutti e quattro? Un tempo saresti riuscito a colpire questa clip dalla distanza a cui ti trovi ora con un colpo solo, ma non sei più quello di una volta Angelo”
Per tutta risposta, il Colonnello estrasse la sua Smith & Wesson e, in quelli che furono pochi attimi, uscì dalla copertura, mirò, sparò alla cartuccia facendola letteralmente saltare di mano al suo ex-soldato e ritornò in copertura.
Fui incredibilmente colpito dal tiro del colonnello, “Un colpo impressionante Colonnello. Davvero!”
“No”, mi disse cupo Angelo, “Ha ragione lui. Non sono più quello di una volta. Un tempo avrei mirato alla testa”
“Spavaldo come sempre Colonnello!”, rise Stephan, “Vediamo se anche io ho ancora una buona mira”
“Cosa?!.....No! Aspetta!”
In quel momento Stephan Dranjavic si posizionò dietro a Danny Ross ed esplose innumerevoli colpi della sua arma contro di lui. Danny si trasformò subito in un grande fiore rosso, mentre centinaia di proiettili gli trapassavano il torace. Cercammo tutti di sparare per difendere il nostro compagno, ma diversi colpi dell’Avenger colpirono la fusoliera della nostra navetta creando un esplosione che fece crollare le rocce su cui ci eravamo bloccati. Cademmo per una trentina di metri e neanche so come facemmo a sopravvivere. So solo che quando ci risvegliammo i Dimenticati non c’erano più e neanche la sonda Prothean. Avevamo appena visto quei bastardi fare a pezzi il nostro amico. Dovevamo almeno fargli una tomba in sua memoria.
 
In questo preciso momento……
 
Appena rientrai nel cargo feci la fatidica domanda: “Qual è il piano signore?”
Angelo si girò verso di me, l’Inferno negli occhi, “Andarcene da qui, prendere tante armi, trovarli e trucidarli tutti”
Fummo tutti d’accordo, “Per Danny”, disse Dillon,
“Per Danny!!!”, rispondemmo tutti ad una sola voce,
“Però”, chiese Razor, “Abbiamo una vaga idea di dove andare a trovarli?”
“Io so dove quel bastardo ha piazzato la sua base”, sentenziò Angelo, “La casa di mio padre”
“E cioè dove signore?”, lo incalzai,
“Dillon si torna a casa!”
“Cazzo signore!”, esclamò quasi impaurito Dillon, “Non intenderà forse…”
“Preparatevi gente! Rotta per la Terra!...........Andiamo a Gerusalemme
“Merda…..”, disse poco dopo Dillon, “Ho un calo di zuccheri. Mi dovrò mangiare qualche barretta di cioccolato per riprendermi”
 
 
Signori! Preparatevi al combattimento del secolo! Qui a Gerusalemme: Sacrificabili VS Dimenticati! Lasciate a casa le vostre preghiere! Qui non ci sarà onore e regole che tengano! Chi sopravviverà? Lo saprete solo se ci sarete nell’evento della: “Battaglia a Gerusalemme!” Consiglio vivamente di andare ad ascoltare la canzone che trovate qui: http://www.youtube.com/watch?v=oW9VxYXT6k8 per prepararsi al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 20
*** Battaglia a Gerusalemme ***


Rieccoci qua con l’ultimo capitolo dedicato ai Sacrificabili :D. Dalla prossima volta le cose inizieranno a prendere una certa ritmicità, perciò spero vi godiate questo capitolo fino in fondo. Capitolo che credo sia il più lungo che abbia scritto finora 0.0, ci sono un sacco di cose che ho dovuto controllare e rivedere, ma spero vivamente che il risultato finale sia di vostro gradimento. Come sempre un saluto a tutti coloro che lasciano recensioni (in particolar modo a Andromedahawke e Johnee :D), suggerimenti, apprezzamenti e leggono la mia storia. Ci risentiamo presto ad un prossimo capitolo!
 
CAPITOLO 18: Battaglia a Gerusalemme!
 
« Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. »   -Apocalisse 6, 7-8
 
 
If You Want Blood… You’ve Got It!                                                                        Se Volete Il Sangue….. L’Avrete!
 
Scrivo queste righe per salutarti Jen. Per due motivi principali, il primo, sto sicuramente dirigendomi verso un attacco suicida contro una squadra di reietti bastardi che hanno ucciso a sangue freddo un mio amico e quindi c’è alta probabilità che ci lasci le penne a Gerusalemme. Il secondo, non c’è più bisogno della mia presenza qui. Dopo che Danny è morto….lui è tornato a farsi sentire. Non volevo che questo accadesse. Ero seduto sul cargo, mentre ci stavamo recando alla base per rifornirci di armi e tutto il resto della strumentazione bellica necessaria, che tentavo di sopprimerlo, di far tacere la sua voce, di combatterlo…..ma poi….Angelo si avvicina a me, lui conosce il mio “problema”, mi mette una mano sulla spalla e mi dice: “Ragazzo…..Se mai c’è stato un momento in cui fosse necessaria della rabbia……Questo E’ quel momento!......E mi serve un soldato che sia concentrato sull’obbiettivo, non stretto in catene”, poi esitò un poco ed infine concluse, “Lascialo andare. Oggi concedi il giorno libero al tuo amico”.
Non mi aveva mai fatto una richiesta simile. Di solito mi incoraggiava a tenere duro e a non lasciare il passo ai miei demoni….ora vuole che faccia l’esatto opposto. Credo che in fondo sia giusto così. Tutti quei futili discordi sulla giustizia, sull’onore, sulle persone ed, alla fine, eccomi qua! Solo un altro assassino tra tanti. Se mi faccio da parte probabilmente non tornerò più indietro, ma forse è questo il significato di essere un Sacrificabile…..noi siamo la soluzione sbagliata al problema sbagliato…..e lo Squartatore? Beh, io lo vedo semplicemente come un altro modo di morire……ma non oggi! Se facessi come mi è stato chiesto sarebbe stato tutto vano.
L’amore è l’unica cosa al mondo che può salvare un uomo….e io ti ho già perso da tanto Jen.
Sono sempre stato più bravo a uccidere che a corteggiare una ragazza. Non avrei mai conosciuto te se non ti fossi avvicinata per prima. Quando ci ripenso mi viene da sorridere. Com’è possibile che fossi così timido?
Addio amore mio…..se ci sarà concesso di riunirci farò in modo che ci sia solo il Jack di Picche al nostro incontro.
Sempre tuo……..
Jack of Spades
 
Ci demmo da fare per sistemare la BoneBreaker. Io e Bum sostituimmo i motori e piazzammo i nuovi sistemi DCIM (Directional Infrared Counter Measures) tra cui il nuovo e fenomenale AAQ-24 Nemesis. Questo nuovo sistema di difesa MAW (Missile Approach Warner) ARR-54 è montato su una piccola torretta laser SLTA (Small Laser Targeting Assembly) e sostituisce i flares e i sistemi Chaff. Il Nemesis è in grado di friggere letteralmente i circuiti a i missili teleguidati, come l’AIM-10 Sidewinder, e deviare completamente dal bersaglio i missili a ricerca di calore ed a infrarossi, come l’M-560 Hydra, il Cobra, l’R-40, il Python e, l’impronunciabile, AIM-132 ASRAAM, fiore all’occhiello dell’industria strategica militare Turian. Ne montammo una su ogni lato del cargo, più una dietro, così da coprire ogni lato possibile. Ogni torretta può ingaggiare due missili standard per volta e, grazie alla suddivisione in quanti temporali della CPU, ne può ingaggiare fino ad otto di piccole dimensioni. Montammo successivamente un cannone HX-19 Spectre da .105 millimetri nella parte frontale dello scafo. Lo Spectre sparava proiettili a diffusione di plasma ed eezo, la combinazione di questi elementi, il calore dello sparo e l’energia cinetica liberata all’impatto avrebbero spazzato via un mezzo isolato di un quartiere diffondendo, inoltre, una nuvola chimica nociva per qualsiasi essere vivente. Montammo poi dei sistemi missilistici avanzati MIM-101 Patriot sul tetto della nave. Questi affari poteva sparare salve di ottanta missili MBDA ALARM (Air Launched Anti Radiantion Missile) al minuto. Se ogni suo colpo avesse centrato l’obbiettivo, avrebbe avuto lo stesso effetto che ha un terremoto su un ponte fatto di carta. In seguito montammo torrette difensive Browning M5 da .75 mm su entrambi i lati della fusoliera. Queste mitragliatrici pesanti lunghe più di un metro e ottanta sparavano la bellezza di 1000 colpi al minuto, trasformando in un colabrodo qualsiasi cosa si trovasse nel suo raggio di tiro, che è di ben 1700 metri. Angelo e Dillon ci aiutarono poi a montare le corazze pesanti HEAT-34 su tutto lo scavo. Queste corazze erano state studiate per resistere ad enormi fonti di calore e di energia cinetica, i sistemi antiradiazione installati nel cuscinetto tra ceramica e Laurenzio permetteva di impedire che materiali o altri elementi nocivi si introducessero nello scafo. Spesse e robuste erano anche ideate affichè la loro struttura molecolare si infittisse nel punto dell’impatto senza per questo rendere meno sicura la stabilità dell’intero sistema. Montammo poi i nuovi sistemi mimetici JEEKO e l’elettronica avanzata MXK-Pro10. Tutti questa strumentazione serviva a rendere il nostro mezzo sicuro da impulsi elettromagnetici, invisibile a qualunque tipo di radar e adatto a contrattaccare ad un attacco hacker esterno. Per ultimo inserimmo il pezzo da novanta dell’intero pacchetto: la GBU-43 MOAB SpookY, ufficialmente Massive Ordnance Air Blast Bomb, per gli amici è invece Mother Of All Bombs (Madre Di Tutte Le Bombe). Questa enorme figlia di puttana pesa 5 tonnellate secche, di cui ben 4 sono di esplosivo RDX intriso nell’eezo liquido instabile, la cui forza si basa, non solo sull’enorme quantitativo di esplosivo con conseguente immane esplosione al rilascio, ma anche sullo sprigionamento di devastanti onde d’urto che fanno a pezzi qualunque cosa: case, persone, carri armati, aerei, bunker ed equipaggiamento. Rispetto ai vecchi modelli il peso è sensibilmente ridotto, ma ciò non implica che la potenza abbia fatto lo stesso, anzi, si può dire che è ancora più letale che in passato Non avremmo mai potuta caricarla e trasportarla normalmente sulla BoneBreaker, il motivo principale è il suo incredibile peso, ma grazie al cielo nel 2184 esistono i sollevatori cinetici Mauler che possono sopportare anche più di questo peso. La MOAB occupa un grosso quantitativo di spazio nella stiva e mi stavo chiedendo se non fosse eccessivo portare con noi una simile bestia, visti i gingilli che avevamo già inserito precedentemente. Angelo disse che nel caso fosse andato tutto a rotoli la MOAB avrebbe spedito quei bastardi dritti all’Inferno così velocemente che non ci sarebbe stato bisogno che passasse né l’Oscuro Mietitore a prenderli, né che Caronte li traghettasse dall’altra parte dell’Acheronte.
Fu il momento di pensare all’armamento di terra. Bum Bum prese con se i suoi soliti cinque chili di RDX raffinato e di C4 con ioni instabili. Optò poi per l’utilizzo di M-37 Falcon semiautomatico, ben bilanciato a munizioni incendiarie, e una pistola Scorpion tipica delle STG, ma a munizioni esplosive realizzate personalmente da lui.
BullBog decise di portarsi dietro il suo M-300 Claymore modificato a munizioni disgreganti in coppia con un uno Shotgun al Plasma Geth. Per il resto avrebbe usato i suoi devastanti poteri biotici, ma Angelo volle che si portasse dietro anche uno Spitfire dei Geth. Per fortuna per Bull quelli erano solo pesi leggeri.
Dillon si attrezzo con una N7 Hurricane e una M-14 Blood Punisher Batarian. Per sicurezza, però, si fece carico di portarsi dietro un lanciafiamme M-451 Firestorm.
Razor si equipaggiò con un Phaestom ed una M-6 Carnifex, più, ovviamente, i suoi immancabili coltelli da lancio ed altri gingilli all’arma bianca che infilò in ogni fessura della sua armatura. Fu incaricato dal Colonnello di portarsi dietro anche un M-560 Hydra per tutte le evenienze.
Angelo, oltre alle sue due immancabili sei colpi, preferì portarsi dietro una N7 Valkyrie ed un lanciamissili Cobra.
Dal canto mio, mi equipaggiai con il solito M-200 CheyTac Intervention, in accoppiata con le munizioni EFMJ (Extreme Full Metal Jacket) capaci di perforare anche le corazze più resistenti, in sostanza il proiettile ,all’impatto con superfici ablative con resistenza cinetica, sfrutta l’urto generato all’impatto mantenendo integra la sua forma trapassando così la corazza, per poi frantumarsi a contatto con la superficie organica. Mi portai dietro anche un M-77 Paladin ed infine mi portai dietro una mia vecchia amica: la Zangetsu. Zengetsu è un arma bianca, simile alle più comuni katane giapponesi, che utilizza un generatore di ultrasuoni collegato alla lama. Le vibrazioni ultrasoniche lungo la lama consentono di tagliare materiali molto più facilmente rispetto a quello che normalmente è possibile. In alternativa, l'attrito da vibrazioni viene utilizzato per riscaldare la lama e il calore diventa sorgente di una potenza di taglio maggiorata. La uso solo in casi estremi, ma posso fare sempre affidamento su di lei nel caso occorra……il guaio è che anche l’arma preferita della mia controparte. Credo che nei recessi della mia mente sia stato lui a farmela portare dietro. Devo stare attento. Non posso permettermi di perdere il controllo nel mezzo della battaglia. Sarebbe una pessima idea, a dispetto di quello che Angelo vuole.
 
“Prima che il gallo canti…..Sparategli!”
 
Circa 8 ore più tardi….
Posizione: Ammasso Stellare Locale. Sistema Solare
Pianeta: Terra
Località: 31°47′N, 35°13′E Gerusalemme. Monte degli Ulivi.
Temperatura: 40 gradi centigradi
Obbiettivo: Entrare in città ed eliminare i Dimenticati. Nessun  sopravvissuto. Nessuna regola d’ingaggio.
 
Gerusalemme. La città il cui nome significa “Amore”. A differenza di Troia. Eppure, circa 2000 anni fa, l’Amore era destinato a soccombere sulla croce. Siamo qua, sul Monte degli Ulivi. Monte sacro per chi crede in Gesù, detto il Cristo, figlio di Giuseppe e Maria da Nazaret. Su questo monte il Messia si ritirò prima della Passione, prima di essere condannato alla crocifissione dai romani e dai Sacerdoti degli ebrei. Anche oggi l’amore verrà meno in questa gloriosa città. Ci portiamo la guerra dentro, ma non una delle tante guerre che ha dovuto subire nel corso della sua storia, è una guerra personale. Mi dicevi spesso quanto ti sarebbe piaciuto recarti a visitare Gerusalemme Jen. Ora che ce l’ho davanti agli occhi, ti posso dire che è magnifica. E’ sorprendente come in più di duemila anni dalla sua costruzione questa città sia rimasta sempre il centro delle attenzioni dell’intero pianeta. La sua storia è costellata di vicende tragiche: nel 587°a.C. è stata invasa dai Babilonesi i quali distrussero il tempio di Dio eretto da Salomone; nel 331 a.C. fu occupata da Alessandro Magno; nel 198 a.C. ci fu la rivolta dei Maccabei che consegnò la città ai Tolomei, per poi passare sotto mano del re Erode ed infine conquistata ed amministrata da romani tramite il governatore Ponzio Pilato. Nel 972 passa sotto il controllo dei califfi ismailiti Fatimidi per poi subire le continue violenze dell’epoca delle Crociate. Nel 1099 i crociati se ne impadronirono, ma poi la città passò sotto il controllo musulmano di Saladino ne 1187. Altre guerre si susseguirono fino al 1980, quando l’ONU la dichiarò capitale “unica ed indivisibile” dello stato di Israele. Seguirono altre lotte tra israeliti e palestinesi per il controllo della città, ma infine, dopo la scoperta dell’Effetto di Massa e i viaggi interstellari che ci portarono a contatto con altre specie della Galassia, le autorità religiose della città, da sempre in contrasto tra loro, trovarono doveroso fare fronte comune alla nuova frontiera dell’uomo. Troppe nuove culture religiose si stavano infiltrando nella Terra ed era doveroso che i terrestri mantenessero dei saldi legami con il cristianesimo e con tutte le altre religioni di natura terrestre. Incredibile come certe cose possano far valere il detto: “Il nemico del mio nemico è mio amico”. Strutturalmente la città non è cambiata di molto. In Gerusalemme è possibile identificare la città antica, circondata ancora oggi da mura difensive con camminamento perimetrale e passaggi obbligati (Porta Nuova, Porta Damasco e Porta di Erode a Nord; Porta di Santo Stefano o dei Leoni ePorta d’Oro murata sulla fiancata della Spianata a Est; Porta del Letame o dei Magrebini e Porta di Sion a Sud; Porta di Jaffaad a Ovest) posta su quattro colline. A NordOvest è presente il monte Golgota, che con una propaggine meridionale detta "sperone centrale", si insinua tra la valle del Tyropoeon e la valle trasversale. Lo sperone centrale è stato, fin dai tempi antichi, sede di mercato, difeso dalle Mura di Manasse nel 650 a.C. circa. Il Golgota fu usato stabilmente dai Romani per lecrocifissioni, ai tempi extra muras. A NordOvest è presente il monte Golgota, che con una propaggine meridionale detta "sperone centrale", si insinua tra la valle del Tyropoeon e la valle trasversale. Lo sperone centrale è stato, fin dai tempi antichi, sede di mercato, difeso dalle Mura di Manasse nel 650 a.C. circa. Il Golgota fu usato stabilmente dai Romani per le crocifissioni, ai tempi extra muras. A NordEst un complesso collinare che, col rilievo di NordOvest, fu compreso nelle mura della città in epoca romana, sotto Tito, prendendo il nome di "Città Nuova". a SudOvest c'è una grossa collina (detta "di Gareb") che raggiunge i 770 m s.l.m., le cui falde meridionali e occidentali costituiscono la valle della Geenna. Il punto più basso di questa è alla confluenza col Cedron, e risulta intorno ai 600ms.l.m. A Nord si trova la valle trasversale che divide la collina di Gareb dai promontori settentrionali. In questa fu costruito l'acquedotto superiore (V-VI secolo a.C.), che portava le acque alla piscina di Migdal o Amygdalon. Già in periodo gebuseo la collina di Gareb prende nome di Urusalim. A SudEst si trova il complesso Sion-Ophel-Moria: si tratta di un rilievo a forma di clava con asse NordSud, la parte più grossa e alta (raggiunge i 750 m s.l.m.) rivolta a Nord. È individuato dalla valle del fiume Cedron sul lato Est, e dalla valle centrale del Tyropoeon a Ovest. Sion è la parte più bassa, il manico di questa clava, e qui fu fondato il nucleo originario della città. L'Ophel, spesso chiamato "Sion" per estensione del termine, è il nome dato al pendio che sale al monte Moriah, dov'è la spianata delle moschee, detta anche spianata del Tempio.
Non è una città “moderna” insomma. Non ha le architetture di Illium, ne di qualunque altro posto della Galassia. La sua bellezza risiede nella sua storia e essa strasuda da ogni pietra di quel luogo. Come già avvenuto tempo addietro per La Mecca, anche a Gerusalemme è stato vietato l’ingresso ai non cristiani e ai non praticanti di altre religioni terrestri. So che moltissime Asari o comunque membri di altre culture volevano entrare a Gerusalemme per visitarla, ma gli è stato proibito l’accesso. Si sono, purtroppo, anche verificati episodi spiacevoli incidenti in cui sono morte alcuni appartenenti alle “razze non terrestri” rischiando di causare incidenti intergalattici davvero problematici. A nulla valsero le proteste delle parti lese, poiché anche loro, nei rispettivi pianeti, impedivano l’accesso a determinate strutture di culto.
Il colonnello Angelo mi raggiunse vicino all’Ulivo da cui si poteva avere una splendida vista della città.
“Attacchiamo domani mattina”, disse inespressivo,
“Non possiamo usare la MOAB signore”, gli dissi preoccupato, “C’è troppa gente in questo posto, senza contare la risonanza mondiale di un attacco simile alla città”
“Fortunatamente per noi i bastardi hanno piazzato la loro base al di fuori della città”, mi porse un binocolo elettronico indicandomi la direzione in cui guardare col braccio, “A circa 50 km dalla città. Si trovano li”
Era una distesa brulla e marrone. Qualche casolare, apparentemente, abbandonato si confondeva con alcuni alberi posizionati quasi a schermatura della zona.
“Hai intenzione di sganciare la bomba signore?”, chiesi titubante,
“Si. Assolutamente.”, mi rispose con sguardo duro e cattivo, “Dimentichi cosa hanno fatto a Danny?”
“Non l’ho dimenticato signore…..Solo è che, dopo aver sganciato la bomba, causeremo danni anche a chi si trova nel raggio dell’esplosione”
“La città riceverà danni minimi, se è di questo che ti preoccupi. Diamine! E’ rimasta in piedi a cose molto peggiori che allo scoppio di una MOAB”
“Già….ha ragione. Forse sono solo un po’ teso”, risposi sincero,
Angelo inspirò profondamente, “E così hai deciso di non slegare il mastino eh? A me serve un soldato vero in questo momento…..Non una femminuccia con l’ansia da prestazione”
Mi girai verso di lui, ferito da quelle parole così dure, che mai aveva pronunciato prima d’ora, “Se pensa questo di me, allora non avrebbe dovuto darmi questo stemma! Se aveva dei dubbi sulla mia competenza poteva semplicemente mandarmi via!”, mi avvicinai fino a che fummo distanti pochi centimetri, “Se aveva bisogno di un macellaio….avrebbe dovuto rivolgersi in una salumeria! Dica quello che mi deve dire colonnello, ora però! Non dopo”
“Se non sarai spietato quelli ti faranno a pezzi ragazzo! Cerco solo di evitarti una morte orrenda. Ho già seppellito abbastanza uomini nella mia vita!”
“E’ così accecato dalla rabbia e dalla vendetta che non vuole ammettere i rischi di quello che stiamo per fare! Se non voleva seppellire soldati, allora avrebbe dovuto evitare di fare carriera militare signore. I voglio vendicare Danny, ma non possiamo radere al suolo una città nel farlo!”
Il colonnello sembrò accusare il peso delle mie parole, si passò una mano sulla fronte cercando di asciugare il sudore causato dal caldo afoso del luogo, “Forse hai ragione Jack. Forse mi sto lasciando prendere troppo la mano…..Ma voglio che quei figli di puttana paghino per quello che hanno fatto a Danny”
“E allora facciamolo come lo avrebbe fatto Danny signore: con attenzione e precisione degni del N7”
Il Colonnello mi pose le mani sulle spalle, “Il sangue freddo non ti manca Jack….e neanche le palle, visto come sfidi i tuoi superiori”, scoppiammo in una fragorosa risata a queste parole, “Chissà, magari un giorno sarai tu a comandare una squadra di uomini scelti verso una missione suicida come questa”
“Chi lo sa Colonnello? Il destino non rivela mai in anticipo le sue carte”
“Beh”, esclamò lui, “Vorrà dire che per stavolta saremo noi a dare le carte al mazziere. E, a tal proposito, ti devo consegnare una cosa”
“Di che si tratta?”
“Un gingillo che arriva direttamente dai laboratori sperimentali dell’Alleanza”, prese una scatola militare color verdognolo con stampato sopra il logo a lettere cubitali “X-23 Typhoon” e subito sotto la dicitura –Classified-, “Ti presento il futuro dell’industria degli armamenti: il Typhoon!”
“Gesù. Cristo. Colonnello……come diamine è riuscito a recuperare un progetto segreto dell’Alleanza?”
Angelo scoppio a ridere, “Ho recuperato una MOAB e tu ti preoccupi di come abbia ottenuto un Typhoon?”
“Effettivamente”, dovetti ammettere,
Il Typhoon. Ne avevo sentito parlare solo in poche e rare occasioni. Veniva definito una leggenda persino dai mercanti d’armi più accreditati. Il progetto base prevedeva un arma leggera, maneggevole, dal facile utilizzo e un design funzionale, che non fosse troppo ingombrante e che potesse fare a pezzi qualsiasi armatura, scudo e corazza fino ad allora conosciuto. Pareva una sfida impossibile, talvolta nemmeno un missile Hydra riusciva a penetrare le corazze di certi mezzi blindati e creare un arma più potente e leggera di quella pareva un utopia pura. Poi arrivò il Typhoon.
Poco più lungo dell’N7 Valkyrie e delle dimensioni simili al Phaestom, questa arma spara cinquecento colpi al secondo. Il risultato di 2000 anni di guerre tra gli uomini condensati in quel micidiale cannone portatile. Il caricatore copriva tutta la lunghezza della arma, tanto che, per ricaricarla, era stato necessario creare un apertura appena sopra al calcio dell’arma per poter sfilare e inserire l’immensa clip termica. La parte frontale della canna assomiglia a quella di un taser, solo che, al posto dei piccoli cavetti elettrici, ci sono altre dieci canne disposte in due file verticali parallele ciascuna da cinque canne. Non ha scopi diversi da quello che gli viene affidato. Ha un solo obbiettivo. Un solo scopo. Eliminare qualunque cosa. Aprendo la cassa mi ritrovai dinanzi a quella macchina di morte portatile. Era grigia e compatta, non erano presenti selettori di fuoco, ricalibrazioni della mira, aiuti elettronici da parte di sistemi ABC o altro. C’era solo da premere il grilletto. I condensatori di effetto di massa al suo interno erano stati studiati per dare ai proiettili una velocità tale che avrebbero trapassato qualunque bersaglio per andare a perdersi dietro il suo corpo. L’energia cinetica che accumulavano veniva scaricata su tutta la superficie del bersaglio, così da traumatizzare l’intera struttura colpita e smontare, già il secondo dopo, qualunque resistenza opposta alla sua enorme potenza di fuoco. La cosa funzionava particolarmente bene con gli scudi, poiché le continue scosse che gli attraversavano non permettevano la ridistribuzione adeguata dell’energia attorno alla zona colpita, così il sistema andava in avaria senza nemmeno riuscire a capire da dove effettivamente i colpi arrivavano. Le sfide principali erano due: la prima era creare una clip che potesse sopportare l’immenso calore esercitato da quell’arma, la seconda era il rinculo. La prima fu vinta creando una barra da inserire nell’alloggiamento precedentemente citato, essa poteva garantire un fuoco di 30.000 colpi prima della ricarica, ossia un fuoco ininterrotto di un minuto. La seconda sfida fu vinta alloggiando dei materiali spugnosi intrisi nel materiale di raffreddamento e posti dinanzi ad un cuscinetto ad eezo. In sostanza si creava una piccola sfera biotica che nullificava il rinculo dell’arma assorbendo tutti i contraccolpi dovuti all’immenso rateo di fuoco del Typhoon, in caso contrario, l’utilizzatore avrebbe perso un braccio nel tentativo di usare tale arma. Vi erano all’interno della cassa solamente tre caricatori….più che sufficienti per sterminare un piccolo esercito. Il proiettile era la più pura forma di espressione di questo mostro. Ed, ora come ora, aveva davvero tanto da dire.
“Perché lo da a me signore?”, chiesi titubante,
“Perché tra tutti noi della squadra, solo tu sai come gestire una tale potenza distruttiva. Tutti noi spareremmo a vuoto i tre caricatori, mentre tu sai esattamente come si deve trattare una bestia del genere”
“Non è eccessiva tale fiducia signore?”
“Assolutamente no! Sei con noi da quasi sei mesi ragazzo…e ti ho valutato attentamente. Nella nostra compagnia tu sei quello che ha le idee più chiare in testa. Sei intelligente, veloce, astuto, forte e ti adatti ad ogni situazione in modo incredibilmente naturale….vorrei che non fossi mai finito con gentaglia come noi. Le tue colpe non sono nemmeno paragonabili alle nostre. Meriteresti di meglio…..proprio come Danny…..forse è per questo che tu e lui andavate così d’accordo”
Arrivò, a rompere quell’idilliaco momento, il sergente Dillon che urlò verso di noi:
“Ehi! Qui è tutto pronto!”
Mi voltai verso il mio comandante e gli dissi:
“Allora? Andiamo a ricordare a quegli stronzi che cosa succede a scherzare con i Sacrificabili?”
“Ci puoi giurare figliolo!”
 
“Sta succedendo qualcosa di strano” disse il muto
 
Mezz’ora dopo eravamo in volo con la BoneBreaker che puntavamo dritti all’obbiettivo. Stavamo finendo gli ultimi preparativi per il rilascio della MOAB, quando l’allarme suonò. Eravamo stati agganciati dalle contromisure difensive dei Dimenticati. Io, Razor e Bum ci fiondammo alle torrette Nemesis pronti a deviare qualunque cosa ci tirassero addosso. In effetti ci arrivò addosso di tutto. Grazie ai sistemi difensivi nuovi di zecca riuscimmo ad evitare che qualunque missile ci arrecasse danno, ma le torrette di difesa terra-aria erano tutto un altro paio di maniche. Innumerevoli colpi si sentirono colpire la corazza esterna o infrangersi contro gli scudi. Il peso della MOAB ci rendeva troppo lenti per evitare quelle raffiche micidiali. Mentre l’allarme continuava a suonare, Dillon ci urlò:
“Gente! Più piglio contro quei missili!”
“Non è facile sergente! Inoltre se quei proiettili continuano a colpirci potrebbero mettere fuori uso le Nemesis”, gli rispose a squarciagola Razor,
“Non succederà!”, affermò Dillon, poi si volse verso Bum, “Bum! Quanto manca per raggiungere il punto di rilascio?”
“Pochi minuti sergente. Le darò io il via libera!”
Quei pochi minuti furono lentissimi a trascorrere, in sostanza li spendemmo a deviare qualche altra dozzina di missili e lanciando urli al sergente di muoversi ad arrivare al punto di sgancio. Finalmente Bum Bum diede il segnale e la bomba fu sganciata. Scese come un fulmine a ciel sereno. L’impatto al suolo fu devastante, ma era niente in confronto all’esplosione che rilasciò. La terra e il cielo tremarono come se fosse giunto il Giorno del Giudizio. Una volata di vento causata dall’esplosione rischiò di farci perdere l’assetto di volo e, di conseguenza, farci schiantare al suolo, ma tutto filò liscio e riuscimmo a rimanere tutti interi.
“Seeee! Li abbiamo presi cazzo!”, gioì Bull…..ma lo aveva fatto troppo presto.
“Signore!”, esclamò Bum Bum rivolto al colonnello, “Caccia nemico in volo!”
“Porca Puttana! Come hanno fatto?!”
“Hanno lasciato la superficie pochi istanti prima dello scoppio della MOAB”
“E va bene…Bull sostituisci Jack alla Nemesis! Jack! Vai allo Spectre! Razor! Tu e Bum andate alle Browning! Dillon vai al sistema di lancio Patriot! Rimarrò io a pilotare! Andiamo a fargli il culo!”
“Si signore!”, rispondemmo in coro.
Il mezzo dei Dimenticati si fiondò subito contro di noi sparandoci contro innumerevoli missili AIM-7 Sparrow. Fortunatamente Bull rispose efficacemente con le Nemesis. Ad ogni modo il colonnello Angelo, liberato il cargo dal peso della MOAB, riusciva finalmente a muovere con maggiore agilità il nostro mezzo d’assalto. Ad ogni passaggio le armi dei due velivoli suonavano come in un concerto. Vidi chiaramente le Browning sforacchiare lo scafo dell’F-127 Raven dei Dimenticati. Mi ci volle un sacco di tempo per avere una linea di tiro pulita per utilizzare lo Spectre, ma infine, dopo numerosi loop, riuscii a garantirmi un margine di errore sufficiente da consentirmi di effettuare il tiro. Il proiettile da .105 mm Reacher del cannone colpì in pieno la parte destra dello scafo avversario facendo zampillare fiamme e denso fumo nero dalla feritoia creatasi. Dillon fece così librare nel cielo gli MIM-101 che si fiondarono su quella massa infuocata come squali su una preda ferita. Purtroppo solo 4 di tutta la salva di missili andarono a segno, i Dimenticati avevano usato il sistema Chaff per evitare il peggio. Il Chaff è fatto di strisce, fili o fibre metalliche di diverse lunghezze che, riflettendo diverse lunghezze d'onda, creano un' area piena di falsi echi radar, in mezzo ai quali diventa più difficile individuare il bersaglio reale. Il Chaff viene normalmente utilizzato in grandi quantità, creando delle vere e proprie nuvole o cortine di inganno che, nel caso di utilizzo sistematico per accecare i radar di scoperta, vengono chiamate "corridoi di Chaff". Di conseguenza, modernamente viene realizzato per ragioni di peso in alluminio e fibra di vetro ricoperti di materiale plastico, per favorire la separazione tra gli elementi e ostacolare la formazione di nodi e pieghe. L’effetto sorpresa permise ai nostri avversari di guadagnare una posizione favorevole e colpirci con il cannone MZT-81 Bolzer, esso è un cannone a diffusione che spara proiettili al plasma capace di corrodere anche le corazze più resistenti nel giro di qualche minuto. La paratia di sinistra era visibilmente danneggiata, ma Angelo ci spronò ad attaccare ancora. Ancora una volta lo Spectre centrò il bersaglio strappando completamente l’ala di supporto del Raven, ancora una volta però il sistema Chaff gli salvò la pelle dal colpo di grazia. Nel loro contrattacco i Dimenticati adottarono una pericolosissima strategia: si lasciarono avvicinare fino a lanciare un missile che, vista la distanza veramente ridotta, non ci avrebbe lasciato via di scampo per schivarlo, difatti l’ala destra fu completamente divelta e volò via come un ramo che si stacca violentemente dall’albero. Non potevamo mantenere l’assetto di volo per molto, così li colpimmo con il loro stesso trucco: facendo finta di precipitare, li lasciammo avvicinare e poi lanciammo l’ultima salva di missili che stavolta non fu fatta deviare da alcuno Chaff riempiendo di esplosioni la sagoma del velivolo nemico. Entrambi i due mezzi stavano precipitando al suolo, ma questo non impedì ai Dimenticati di sferrare un altro attacco con le loro mitragliatrici pesanti.
“Porca Puttana! Colonnello ci allontani di qui!”, gli disse Dillon, ma, quando non ricevette risposta, corse a vedere che era successo. Il colonnello aveva sbattuto con violenza la testa sul quadro di controllo ed era svenuto.
Dillon mi ordinò di scendere a dargli una mano e dichiarò che era il momento di abbandonare il mezzo. Indossammo tutti i paracadute e ci fiondammo al portellone sul retro. Tutti tranne Razor.
“Razor! Che fai pezzo di merda?! Andiamocene da questa trappola d’acciaio!”, gli sbraitò il sergente,
“Mi spiace signore”, disse Razor, dalla cui fronte nel frattempo iniziava a colare del sangue che gli dipinse la parte sinistra della faccia, “Ma se nessuno risponde al fuoco di quei bastardi, quelli vi traforeranno non appena sarete saltati fuori”
Era un addio. Razor non attese oltre. Si lanciò ai comandi e fece virare il veicolo in modo da coprire la visuale delle mitragliatrici e permetterci di fuggire. Era un sacrificio che era disposto a fare per i suoi compagni. Non dovevamo sprecarlo.
Ci lanciammo nel vuoto, consapevoli che non avremmo più rivisto il nostro amico. Quei bastardi ce ne stavano portando via un altro. Razor non aveva esitato neanche per un istante a dare la sua vita per salvare la nostra. Non permetterò che quei bastardi ci spediscano all’altro mondo senza aver fatto altrettanto con ognuno di loro.
“Jack!”, mi disse prima che mi lanciassi fuori dal mezzo, “Falli secchi anche per me!”
“Lo farò!”, gli risposi battendomi il pugno sul cuore, poi…..fu il vuoto.
 
“La sete di vendetta prosciuga l'anima, la brucia e la consuma, e attraverso lo spesso strato di cenere non riuscirà mai più a germogliare nulla”. -Alexandra Marinina
 
Eravamo, chessò, a 2500 metri di altezza. La velocità si faceva sentire. A meno di non farsi a proiettile, era come scivolare lentamente all’interno di sabbie mobili. Ultima immagine che ricordo è quella della BoneBreaker che si schianta contro il Raven dei Dimenticati. Speravo con tutto il cuore che Razor fosse morto all’impatto e così da non aver sofferto troppo. Poi mi concentrai a circa milletrecento metri aprii il mio paracadute, così come fecero tutti gli altri. Stavamo per toccare il suolo, quando una raffica di proiettili bucherellò il paracadute di BullBog portandolo a schiantarsi contro il terreno con una forza inaudita. Appena atterrati ci dirigemmo per aiutarlo, ma lui si sollevò come se nulla fosse successo.
“Sono riuscito a creare un campo biotico poco prima dell’impatto, persino io sarei potuto morire altrimenti”, disse stancamente,
Appena ci fummo riuniti, il colonnello si risvegliò: “Che è successo?”, domandò preoccupato,
“Siamo stati abbattuti, così come quei maledetti signore…..ma Razor non ce l’ha fatta”
“Maledizione! Pagheranno anche per questo”
Ci guardammo attorno ad armi spianate. Realizzammo solo in quel momento che eravamo all’interno di Gerusalemme. Il fatto che alcuni mezzi militari si fossero fiondati sulla nostra posizione ad armi spianate avrebbe dovuto essere un motivo più che convincente della nostra attuale posizione. Molti soldati umani ci puntarono le armi contro. Non potevamo scappare, così eravamo indecisi sul da farsi. Ci pensò Stephan Dranjavic a sistemare le cose per noi: si spianò la strada a colpi di Avenger cercando, al contempo, di accopparci. Ci rifugiammo dietro dei muri di pietra e conducemmo un contrattacco a base di solidissimo e letale piombo. Nel volo avevo perso il mio Intervention, così mi parse giusto fare le dovute presentazioni con il Typhoon. Appena premetti il grilletto il sibilo letale di 500 proiettili al secondo mi riempì le orecchie, ma il rinculo era praticamente inesistente, riuscivo a controllare quell’arma meglio di qualunque altra avessi mai provato. In quello scontro, però, non dovevamo stare attenti solo ai Dimenticati, le forze di sicurezza della città piombarono addosso ad entrambi gli schieramenti mostrando risorse inaspettate. Esplosioni e morti iniziarono a riempire la terra. Arrivarono anche due Mako a dare manforte. I loro cannoni ci obbligarono a disperderci e separarci tra i vicoli della città. Avremmo dovuto rimanere in contatto radio, ma il sistema jamming locale era stato attivato, così risultò impossibile coordinarci. Il jamming è, in sostanza, l'atto di disturbare volutamente le comunicazioni radio (wireless) facendo in modo che ne diminuisca il rapporto segnale/rumore, indice di chiarezza del segnale, tipicamente trasmettendo sulla stessa frequenza e con la stessa modulazione del segnale che si vuole disturbare. In altre parole, era impossibile utilizzare radio o qualsiasi altro strumento elettronico di monitoraggio e comunicazione finchè la rete della città era attiva. Eravamo isolati gli uni dagli altri.
Bum Bum stava vagando nel distretto Est della città, nel tentativo di raggiungere la centrale di trasmissione del jamming per manometterla e ripristinare le comunicazioni col resto della squadra. Mentre cercava di muoversi lontano dalla folla, che lo avrebbe di sicuro linciato, una granata gli atterrò a pochi passi dai piedi. Il Salarian si gettò allora lontano da essa effettuando una capriola nel centro della strada. Quando la granata esplose una voce sottile e sibilante riempì l’aria.
“Ssssssalve Bum. Ti piacciono i miei nuovi lavori? O ritieni ancora che io sia sempre privo di talento?”
Era quello spocchioso Vorcha di Karrydi. Stava sul tetto di una piccola casetta alta appena tre metri e teneva ben salda sulla mano destra una granata verdastra luminescente e sembrava ansioso di lanciarla.
Bum Bum notò che la granata del suo rivale aveva fatto crollare il muro dell’abitazione vicino a cui era caduta.
“Non male. Ma rimani sempre il numero due”, lo sfidò il Salarian, poi indicò all’avversario di guardare in basso e, con suo grande sgomento, Karrydi notò un panetto di C4 attaccato al muro della casa. Non fece in tempo a scappare che l’edificio saltò in aria facendolo finire in mezzo alla strada. Bum non aspettò altro tempo. Estrasse la Scorpion ed inizio a sparare sul Vorcha. Karrydi si mosse altrettanto rapidamente correndo verso la parte alta della città e parandosi la fuga lanciando granate a riccio lungo il percorso. In sostanza le granate a riccio erano delle granate di forma sferica piene di aculei che venivano rilasciati con inaudita velocità tutt’attorno al campo della granata, una volta raggiunto il bersaglio gli aghi penetravano ancora più a fondo nella pelle per rilasciare un composto tossico per la vittima. Bum continuò a bersagliare l’avversario con la Scorpion, saltando e rotolando da un riparo all’altro per evitare gli aculei delle granate, tentando di arrestare la corsa di Karrydi. Il Vorcha, vedendo che non riusciva a uscire dal campo visivo del nemico, lanciò una bomba fumogena per celarsi al Salarian e prenderlo di sorpresa attaccando un’altra volta dall’alto. Dopo pochi secondi si gettò a capofitto alle spalle di Bum Bum, ma il nostro reagì facendo esplodere una carica di RDX piazzata precedentemente dietro di lui, poiché sapeva che il Vorcha avrebbe ritentato questa strategia. La carica deturpò il viso al nemico che rotolò a terra dolorante. Bum Bum si fiondò verso di lui per finirlo con la Scorpion, ma Karrydi si risollevò da terra sorprendendo il Salarian. Il Vorcha azzannò il collo di Bum e gli assestò poi una testata al volto. Bum cadde con la schiena a terra ed allora il suo avversario provò a strangolarlo, ma Bum Bum sfoderò una delle tecniche corpo a corpo delle STG liberando la presa dal collo, per poi piantare un dito dentro l’occhio del brutto alieno. Karrydi, in preda al dolore, si coprì la fuga con una granata flashbang e si spostò in qualche vicolo per riorganizzarsi, in modo da farla pagare al Salarian per avergli cavato l’occhio.
 
Dillon stava muovendosi in direzione ovest per raggiungere quella che sembrava essere un armeria, di solito in questi posti viene anche lasciata attrezzatura militare di tutti i generi, quindi sperava anche di trovare delle radio anti-jamming da usare per poter comunicare con il colonnello e gli altri. La stazione era vuota per via della sorta di guerriglia urbana che avevano causato, così fu facile per lui entrare. Frugò in ogni cassetto ed in ogni pertugio del posto, ma niente, nada, gnon, il grande zero. Poi una voce attirò la sua attenzione:
“Stai cercando queste…Sergente?”, quel tono sprezzante e quella voce roca potevano essere di una sola persona e, infatti, Dillon constatò che era proprio Bel Pupone, con una radio anti-jamming in mano.
“Salve Caporale…..Che ne diresti di darmi quella radio prima che io decida di romperti ogni osso del corpo?”
“Sergente, se non lo aveste notato, sembrate un ippopotamo obeso. Non riuscireste neanche ad sfiorarmi”
“Ci scommetteresti la pelle furbacchione?”
Detto questo, Dillon non attese una risposta, attaccò immediatamente, molto più rapido di quel che Bel Pupone si aspettava. Un colpo secco al diaframma e poi altri due in faccia, per poi concludere con una ginocchiata allo stomaco. Dillon strappò di mano la radio all’avversario e si preparò a colpirlo più duramente. Bel Pupone però non si fece sorprendere. Contrattaccò con una serie di diretti al corpo e dei montanti al volto. Dillon sfoggiò alcune rapide e precise parate e ribbattè con alcuni colpi di gomito. La sua nemesi, arrabbiato come e più di prima, bloccò le braccia del Sergente e lo colpì ripetutamente allo stomaco con delle ginocchiate. Dillon allontanò Bel Pupone stordendolo con un colpo preciso alle orecchie. Mentre l’avversario barcollava all’indietro, il sergente estrasse la Punisher ed iniziò a sparare raffiche al suo ex-sottoposto. Il membro dei Dimenticati riuscì ad evitare i letali proiettili per un soffio, portandosi al riparo dietro una colonna, ed estrasse anche lui la sua arma: una M-12 Locust. I due si scambiarono ancora brevi raffiche, danneggiando l’interno di tutta la sala. Poi Dillon ruppe lo stallo. Creando un fuoco di copertura si mosse verso le scale, che servivano per recarsi al piano superiore, e le salì. Bel Pupone fece per seguirlo. Si mise un attimo al riparo dietro l’angolo per evitare che il suo ex-sergente non lo sforacchiasse e poi si mosse su per le scale. Per sua sfortuna Dillon lanciò una granata nella tromba delle scale e così il Dimenticato fu costretto ad accelerare il passo per sfuggire a quella trappola mortale. Riuscì ad uscirne giusto in tempo con un tuffo in avanti, ma il Sacrificabile non gli diede tregua. I due si ritrovarono a spararsi quasi a mezz’aria. Bel Pupone mentre stava atterrando dal tuffo, in mezzo alle schegge e al fumo sollevato dalla granata, e Dillon mentre cadeva di schiena dietro una scrivania. I proiettili di entrambi mancarono l’obbiettivo, così i due avversari si ritrovarono nel medesimo istante a dover ricaricare dietro ai loro ripari di fortuna. Bel Pupone fu precipitoso. Si alzò dal riparo e corse incontro a Dillon sparando come un forsennato. Il sergente tenne a mente i colpi sparati dal suo avversario e, quando il Dimenticato svuotò il caricatore, si alzò dal riparo e lo colpì con una raffica in pieno petto. Purtroppo l’arma si inceppo dopo pochi proiettili e così Dillon gettò l’arma a terra e colpì il nemico con un doppio calcio volante che fece sbattere Bel Pupone contro il muretto che delimitava l’accesso alle scale e per poi farlo cadere di sotto con un tonfo chiassosissimo. Il sergente non stette a controllare che fine avesse fatto il bastardo, ma si fiondò verso il tetto dell’edificio, poiché era l’unico punto in cui quella maledetta radio sembrava funzionare. Bel Pupone intanto si rialzò dalla caduta più incazzato che mai, i colpi del sergente avevano solo bucherellato un po’ la corazza, e si preparò a dare il benservito al suo ex-superiore.
 
BullBog se la stava vedendo con una truppa di militari di Gerusalemme. Per lui era molto più difficile nascondersi tra quella gente. Diciamo che i Krogan non erano famosi per essere dei tipi che non si facevano notare. Mentre riversava il fuoco del suo Spitfire su quella squadriglia, un enorme onda biotica li spazzò via come fossero foglie secche. Bull guardò verso l’origine di quella grande quantità di energia. Schilla era a qualche metro da lui, avvolta in un aura blu intensa di energia, con una bolla di singolarità nella mano sinistra ed un M-8 Avenger nella destra. Le iridi bianche e nere lo fissarono con assoluta malvagità e rabbia.
“Schilla”, disse tranquillamente il nostro alzandosi in piedi e mettendosi difronte a lei,
“BullBog”, rispose, con un tono a metà tra la calma e l’odio, l’Asari,
“Ora la chiuderemo qui. Una volta per tutte”, continuò Bull mentre la sua aurea biotica violacea lo avvolgeva,
“Sarà per me un vero piacere schiacciarti a terra come un frutto marcio”, sibilò minacciosa la Dimenticata,
“L’onore….sarà tutto mio”, ribattè il Krogan.
Le energie dei due si espansero in contemporanea, avvolgendo i due come in fiamme ardenti. Schilla fece la prima mossa. Scagliò contro il Sacrificabile un enorme onda biotica che, nel suo cammino, alzò un polverone degno di un tornado, facendo volare tutto quello che si frapponeva fra lei e il bersaglio. Bull ruotò su se stesso evitando il colpo. L’onda si infranse sulla casa retrostante, disintegrandola completamente. BullBog aprì il fuoco con il suo Spitfire riempiendo di colpi lo scudo che l’Asari aveva creato per proteggersi. Lo scudo non sembrò vacillare neanche per un istante sotto quella tempesta di proiettili, così Bull decise di cambiare strategia. Abbandonò in terra lo Spitfire ed estrasse il Claymore gettandosi contro l’avversaria. Schilla, vedendo che il Krogan la stava caricando, attaccò con una sventagliata di proiettili dell’Avenger, ma questo non arrestò la corsa del nemico che la colpì con un secco e violento movimento del braccio, facendola volare per alcuni metri. Rialzatasi, malconcia ma tutt’altro che sconfitta, contraccambiò il colpo infertogli con una carica biotica. Un aura quasi a forma sferica la circondò e poi, con uno scatto micidiale, si gettò sul Krogan creando un immenso rilascio di energia all’impatto che catapultò Bull contro una casa sfondandone il muro. Furioso il nostro si caricò di energia, l’aria si mosse in un fremito e Schilla si preparò al contrattacco nemico. Bull saltò verso l’alto sfondando il tetto dell’edificio. Mentre era a mezz’aria, l’Asari ne approfittò per colpirlo con alcune raffiche del suo fucile d’assalto, ma fu come colpire gli scudi di una corazzata. BullBog scese in picchiata come un meteorite impattando al suolo con una violenza tale da far tremare la terra con una magnitudo di 5 nella scala Richter per alcuni brevi attimi. Schilla fu catapultata in aria, non solo per il colpo, ma anche perché Bull aveva combinato la sua energia biotica con la forza dello schianto, facendo fluttuare a mezz’aria tutto ciò che si trovava nel raggio di 500 metri. Il Sacrificabile, però, non aveva ancora terminato: estrasse il Claymore e bersagliò l’Asari con una potente salva di colpi disgreganti. Fece giusto in tempo a creare un piccolo scudo per proteggersi, ma l’impatto fu comunque tremendo. Schilla si rialzò più furente che mai. Abbandonò le sue armi da fuoco e liberò due fruste, avvolte dall’elettricità e dall’energia oscura, dai polsi e si preparò a rispondere all’onta appena subita.
 
Il Colonnello Angelo si aggirava guardingo nei meandri della città. Mani pronte sulle sue sei colpi, cercava di capire dove sarebbero potuti essere i suoi uomini. Sapeva bene che ognuno di loro era un ottimo elemento, tuttavia avrebbe voluto combattere i Dimenticati facendo gioco di squadra. Il pensiero di perdere altri dei suoi uomini lo stava tormentando, ma doveva rimanere cosciente e vigile se voleva ritrovarli. Una raffica della GAU-8 di Stephan Dranjavic lo costrinse a rivedere le sue priorità. Angelo corse via in mezzo al mercato della città, mentre, al suo passaggio, poveri mercanti venivano trucidati e tutti i loro prodotti saltavano in aria spalmandosi in terra e sulle pareti degli edifici circostanti. Il Colonnello trovò riparo dietro ad un grosso pilastro di roccia, estrasse le sue sei colpi e cercò di capire la posizione del suo inseguitore. Lo vide appena in fondo al mercato, così si mise a correre in verticale sparando tutti i colpi che aveva contro Stephan prima di raggiungere il riparo opposto. Giurò che tre colpi andarono a segno sullo scudo del nemico, ma il Dimenticato non batté ciglio a riguardo.
“E’ un buon giorno per essere Sacrificati Colonnello! Quelle sue sei colpi non possono niente contro la mia venti canne!”, minacciò Dranjavic,
“E’ questo il suo problema Maggiore! Grandi armi, ma piccola -pistola- la sotto!”, ribattè Angelo,
“Le sue battute taglienti non la salveranno qua Colonnello!”
“Ma forse questo si!”, gli urlai contro, sorprendendolo.
Ero appena spuntato sopra i tetti degli edifici sulla sinistra del mercato e avevo iniziato a far cantare il Typhoon contro il leader dei Dimenticati. Stephan girò subito le canne dell’arma contro di me, così iniziai a correre verso il fonde del mercato, mentre il Typhoon faceva il suo dovere. Scesi dai tetti e mi riparai dove prima si trovava il Colonnello, il quale mi fece vedere una granata fumogena. Capito il suo piano, annuii ed allora Angelo lanciò l’ordigno in mezzo alla strada liberando una cortina fumogena che ci permise di muoverci oltre il grande arco in pietra posto dietro di noi. Dranjavic sparò qualche colpo in mezzo al fumo sperando di colpirci, fortunatamente per noi non era attrezzato con visori termici. Serviva un piano per riorganizzarci e affrontare adeguatamente quel bastardo. Il punto però era: dove e, soprattutto, come se la stavano cavando gli altri?
 
Bum Bum si era appena ripreso dalla granata flashbang. Si mosse veloce verso un riparo li vicino. Sentì la terra tremare e capì che anche BullBog doveva essere parecchio impegnato. Sorrise all’idea di quel Krogan che se la vedeva con orde di umani che lo volevano sbattere fuori dalla loro Città Santa. Ritornò sul problema principale del jamming. Così rivolse lo sguardo alla centrale delle comunicazioni, ormai vicina, e si mosse rapido in quella direzione, ma tenendo gli occhi sempre vigili ad un prossimo assalto di Karrydi. Quel Vorcha era testardo, non avrebbe mollato la caccia per un occhio fuori posto. Difatti, dalla via opposta, iniziarono letteralmente a piovere granate acide che divoravano completamente qualunque oggetto o persona con cui venivano a contatto. Bum Bum corse più in fretta che potè per evitare quella pioggia mortale rispondendo, di tanto in tanto, con una raffica della Scorpion. Alla fine le due strade si incrociarono in uno snodo centrale, rimettendo così faccia a faccia i due sfidanti. Karrydi ruggì forte mentre lanciava diverse granate contro il nostro. Mentre pozze acide si aprivano a mezz’aria, Bum eseguì una scivolata evitando di farsi ricoprire dalla melma verde. Solo una goccia gli sfiorò il viso, provocandogli una ferita bruciante ed una smorfia di dolore. Inviperito, Bum alzò la Scorpion e sparò sul Vorcha cercando di attaccare i proiettili esplosivi al suo petto, ma Karrydi schivò con un balzo laterale l’attacco e, sganciando altre granate dal suo cinturone, si preparò a rispondere al Salarian. Bum si preparò al peggio, così liberò una piccola sfera dalla sua cintura, dalla quale fuoriuscirono poi degli esagoni trasparenti che formarono una sorta di barriera contro il prossimo attacco di Karrydi. Difatti le granate del Vorcha esplosero al contatto con tale contromisura evitando a Bum Bum un  pericoloso incontro ravvicinato. Approfittando dell’effetto sorpresa, Bum Bum equipaggiò l’M-37 Falcon a munizioni incendiarie e centrò in pieno Karrydi. Il Vorcha fu avvolto dalle fiamme e scappò via in una delle vie laterali. Bum Bum lo seguì a ruota, ma una volta girato l’angolo, il suo avversario era svanito. Il Salarian non aspettò delucidazioni, si mosse subito verso il suo vero obbiettivo e niente lo fermò lungo il tragitto. Una volta entrato all’interno dell’edificio, Bum Bum ripristinò le comunicazioni e chiamò il Colonnello Angelo.
“Signore! Sono Bum. Comunicazioni riattivate”,
“Splendido! Raggiungici appena puoi Bum siamo appena fuori dal mercato della Città Vecchia”, gli rispose il Colonnello,
“Ricevuto! Arrivo!”, ma poi una sorta di bip elettronico richiamò la sua attenzione.
Cercò in tutta la sala, poi il suono lo portò ad una botola d’acciaio chiusa ermeticamente. Una volta aperta capì di essere nella merda più assoluta. C’erano chili di esplosivo li dentro!
“Sssssssorpresa! Bastardo!”, il sibilo di Karrydi riempì il com-link……poi ci fu l’esplosione.
Un boato tremendo riempì l’aria e il fuoco avvolse con se la stazione di comunicazioni. Pezzi di metallo, legno e roccia volarono dappertutto nel raggio di trecento metri. Il povero Salarian era disteso a petto in su, mezzo bruciato e morente ormai. Karrydi gli si avvicinò e gli si mise sopra, schiacciando le costole del Sacrificabile col suo peso.
“Allora sssssudicio? Quali sssssono le tue ultime parole?”
Il Salarian aprì gli occhi e rise un poco. Il Vorcha non capì subito il perché, poi il suo avversario utilizzò una presa bloccante con le gambe e gli strappò una granata dalla cintura per poi ficcargliela dritta in bocca.
“Bum…..Bum”, e queste furono le ultime parole del Sacrificabile, che si portò dietro il Vorcha in una esplosione che sparpagliò le loro frattaglie in giro per il campo di battaglia.
 
Dillon vide l’esplosione della torre comunicazioni dal tetto dell’armeria. Rimase basito nel rendersi conto che Bum Bum era proprio li in mezzo a quell’Inferno. Non fece in tempo a rammaricarsi della morte del Salarian che Bel Pupone spuntò alle sue spalle.
“A quanto pare quella radio non ti servirà più sergente”, disse ironico, “Peccato per Bum Bum…..lo avrei voluto uccidere io”
A quelle parole, Dillon perse ogni riguardo per la vita dell’uomo che aveva difronte, se mai ne avesse avuto di riguardi per lui.
“La finiremo qui Caporale! Solo tu, io e i nostri pugni! Vedremo chi è il migliore una volta per tutte!”, sentenziò Dillon mentre gettava dal tetto le sue armi e la sua armatura,
“A me sta bene Sergente! Finalmente ti prenderò a calci come meriti!”, e seguì l’esempio del ex membro degli Helljumper, buttando giù, dai cinque metri e passa del tetto dell’armeria, tutte le sue armi e corazza.
I due assunsero posizioni di combattimento tipiche dei loro stili di lotta marziale e si fecero sotto con rapidità e furia. I primi scambi furono tutti alla pari. Pugni e calci furono tutti parati, respinti o andarono a vuoto. Poi Dillon attaccò con i palmi colpendo furiosamente la faccia di Bel Pupone. Intontito, il Dimenticato, reagì sfoderando alcuni calci rotanti che andarono a vuoto. Il sergente afferrò la gamba dell’avversario, mentre era ancora intento nel suo attacco, e lo scaraventò a terra, bloccandolo poi in una presa di sottomissione. Bel Pupone riuscì ad invertire le loro posizioni e così si ritrovo sopra Dillon a riempirgli di pugni il volto, ma Dillon posizionò subito le sue braccia a protezione della faccia e, tirando su i piedi, avvolse il collo del Caporale con le gambe tentando di strangolarlo. Il Dimenticato tentò allora di liberarsi da quella presa utilizzando le braccia, ma così lasciò privo di protezione il petto e Dillon non si fece ripetere due volte un simile invito a nozze. Colpì con una raffica di pugni il petto dell’avversario e, in ordine: traumatizzò il plesso solare, tolse fiato ai polmoni, ruppe tre costole, ne incrinò altre due ed, infine, lo prese alla bocca dello stomaco. Lasciata la presa il sergente si rimise in posizione, aspettando che il suo avversario si rialzasse. Bel Pupone ebbe un conato di vomito e cercò di ignorare il dolore al petto, davvero lancinante per rispondere all’attacco subito. Si lanciò in una serie di diretti, Dillon ne schivò la maggior parte, tranne l’ultimo, dove decise di prendere il braccio del nemico e spezzarlo. Così fece. Il rumore delle ossa spezzate schioccò nell’aria, seguito dall’urlo di Bel Pupone, ma Dillon non si fermò qui. Agganciò la gamba destra del Dimenticato e, con una rapida pressione del corpo unita ad un forte avvitamento, ruppe anche quella. Infine liberò Bel Pupone da quella morsa, ma il soldato nemico non gli diede la soddisfazione di cadere in terra, si mosse lento sul ciglio del tetto e quella fu la sua ultima mossa. Il Sergente Maggiore Richards Dillon si avventò in un ultimo assalto. Saltò in aria roteando e colpì il volto di Bel Pupone con un calcio rotante, facendo volare il suo avversario nel vuoto da quei cinque metri di altezza. Lo schianto al suolo non lasciò scampo al Dimenticato. Una grossa pozza di sangue si era già allargata intorno al cadavere. Dillon si passò una mano sulla fronte per asciugare il sudore. Si ricordò che aveva sentito che il Colonnello era al mercato, quindi si sbrigò a scendere dall’edificio per andare in soccorso del suo superiore ed amico. Una volta giù guardò il corpo senza vita di Bel Pupone e, sputandoci sopra, disse:
“Questo era per Razor, Bum Bum e Danny. Brutto figlio di puttana!”
 
BullBog e Schilla si girarono in direzione dell’esplosione. Il Krogan pensò a Bum Bum, intrappolato in quel edificio e fatto saltare in aria come un cane. Per quanto Bull odiasse i Salarian, Bum Bum era suo compagno…..ed anche una delle poche persone che poteva definire come amico. Non avrebbe mai perdonato i Dimenticati per quello che era appena successo.
“Non ti preoccupare Bull”, disse con dolce malvagità Schilla, “Presto raggiungerai quello sporco Salarian”
Gli occhi di BullBog si riempirono di rabbia e odio, strinse le mani in un pugno e digrignò i denti. Una rossa aura biotica immensa fu emanata dal suo corpo, come una fiamma del fuoco eterno si ergeva per metri e metri nel cielo. Era l’Ira Sanguinaria tipica della sua specie. Ecco, ora si poteva dire che Bull era incazzato nero. Il Krogan espanse ancora la sua energia, concentrandola poi tra le mani.
“Il. Suo. Nome. Era. BUM BUM!!!”, gridò feroce evocando dalle sue mani una sfera di energia che piombò alla velocità della luce contro l’Asari.
L’impatto generò un esplosione biotica che creò un onda d’urto di proporzioni ciclopiche. Schilla si sentì come se ogni osso del suo corpo fosse stato stritolato e schiacciato in una pressa. Capì al volo di non poter contrastare un’energia simile senza aiuto, così tirò fuori dalla tasca una pillola sferica rossa. Era un composto chimico creato con sabbia rossa, eezo raffinato e chissà quale altra diavoleria. Schilla ingerì il farmaco in un solo boccone e subito una scarica di pura potenza l’attraversò. Le iridi si espansero riempiendo gli occhi di quel bianco e nero che tanto la differenziavano dalle sue sorelle. Un globo oscuro l’avvolse per poi esplodere in guizzi neri di energia oscura. Violente scosse bianche gli percorrevano il corpo dalla punta dei piedi fino alla testa, avvolgendola come spire di filo spinato. Si mosse rapida. In meno di un secondo si catapultò difronte a BullBog e, sorridendo maligna, iniziò a riempirlo di pugni caricati con pura energia oscura. I colpi parevano infiniti, poiché le mani di Schilla erano tanto rapide da sembrare che lo colpisse con sei braccia diverse. L’armatura di Bull cedette sotto l’immensa forza di quei pugni ed, infine, con l’ultimo diretto al petto, Schilla ruppe l’armatura generando un onda sonica che si propagò in verticale, tagliando di netto le poche nuvole nel cielo e spaccando a metà il terreno creando una linea di demarcazione tra lei e il suo avversario, che, nel frattempo, era stato catapultato contro un Mako del servizio di sicurezza della città. Poi l’Asari iniziò ad accusare gli effetti collaterali del farmaco, iniziando a vomitare sangue e sentire molto freddo in tutto il corpo. Mentre la pelle perdeva il suo bel colorito blu, Schilla vide BullBog che si rialzava, il petto aperto in due, con l’ultimo dei suoi tre cuori ancora attivo. Sputò anch’egli sangue, ma, rimessosi in piedi, si lanciò in una carica biotica verso l’avversaria. Dopo questo primo devastante attacco, Bull continuò a riempire l’avversaria di onde biotiche, testate e pugni energetici. Poi la colpì con un ultimo Lancio e la spedì a qualche metro da lui. Schilla era a pezzi, il volto sfigurato, le ossa rotte e coperta di sangue suo e del Krogan. BullBog, però, non aveva ancora finito. Utilizzò una Singolarità per sollevare il Mako dietro a lui, lentamente lo porto sopra l’Asari, lo mise col muso dritto verso il corpo di lei e urlò:
“Vaffanculo…..Puttana!”
Iniziò a sbatterle il muso del Mako addosso, creando un fosso sempre più ampio nella terra.
“Vaffanculo! Vaffanculo! Vaffanculo!”, continuava a ripetergli, ma Schilla aveveva ormai tirato le cuoia da un pezzo.
Dopo aver ripetuto l’operazione una dozzina di volte, Bull conficcò un ultima volta il Mako sopra Schilla, lasciandolo fermo in posizione verticale. Stanco e stremato, BullBog caddè in ginocchio esalando l’ultimo respiro.
 
“Porca Troia!”, gridò il Colonnello Angelo alla vista dell’esplosione della torre delle comunicazioni, “Bum! No! Cazzo!”
Rimasi sbalordito quanto lui a quella vista. Anche Bum se n’era andato. Le cose stavano andando  rotoli, ma non potevamo permetterci di farci distrarre ora come ora, avevamo Stephan Dranjavic sulle nostre tracce e dovevamo pensare a lui prima che ci prendesse alle spalle.
“Signore!”, cercai di calmarlo, “Signore torni in se! Abbiamo da affrontare Stephan se lo ricorda?”
“Si”, confermò lui, “Hai ragione. Facciamogliela pagare a quel bastardo!”
Arrivò come un fulmine a ciel sereno. Ci aveva colti di sorpresa e non potevamo farci niente. Il missile esplose a pochi passi da noi, facendoci volare come pere cotte per metri. Ci volle un po’ perché riacquistassi i sensi. Ero confuso e le orecchie mi fischiavano come se dentro ci fosse un’intera banda di flautisti in concerto. Riuscii a scorgere Stephan Dranjavic che pestava a sangue il Colonnello Angelo. Davanti a me c’erano le mie armi: il Typhoon a destra e a sinistra…..la Zangestsu. Ero arrabbiato. Arrabbiato come quella volta. L’odio mi permeava le mani mentre mi allungavo per raggiungere il fucile. La rabbia offuscava i miei sensi mentre raggiungevo la Zangetsu e poi……….e poi non ci fu più il Jack di Picche. Scomparvi come il sole sparisce nelle ore della notte, mi eclissai come la Luna ed al mio posto…….ci fu solo Odio.
Raccolsi la lama in un impeto di furia. Mi rialzai, nuovo nato in quel mondo di sangue e morte. Risorgevo dalle ceneri come l’Araba Fenice. Rinascevo per dare significato al mio unico e vero scopo. La notte è più buia quando gli eroi scompaiono…..Ma gli eroi, si sa, Non Esistono. Sono qui a reclamare il mio premio: la Vendetta!
“Ma guarda”, disse Dranjavic rivolto a me e al colonnello, “Il tuo soldatino si rialza e pensa di potermi sfidare con una spada! Esilarante!”
“Tu sei stato moooolto cattivo lo sai vero?”, disse colui che stava in piedi, Zangetsu sguainata,
“Colonnello si ricorda di quel nomignolo che taaanto le piaceva? Beh direi che è ora di darle una dimostrazione. I think it’s time for Jack……The Hellish Ripper!
Estuans Interius
Ira Vehementi
Estuans Interius
Ira Vehementi

Sephiroth ,Sephiroth (X2)
Bruciando nel profondo
 con la furia impetuosa.
Bruciando nel profondo

 la furia impetuosa.

Sephiroth, Sephiroth (X2)


 
 
 
In quel momento arrivarono ben quattro Mako ripieni di soldati della sicurezza di Gerusalemme che, dopo averci circondato, puntarono le armi su tutti e tre i presenti. Lo sguardo dello Squartatore lasciava trapelare una certa felicità in così tanta abbondanza di ostili. Si mise in posizione. Qualche soldato ordinò minaccioso di abbandonare le armi e di consegnarsi alla giustizia, poiché stavamo tutti infrangendo le leggi di regolamentazione di Gerusalemme, oltre che qualche altra dozzina di leggi Galattiche e non.
“Suppongo allora che dovrete arrestarmi”, ridacchiò lo Squartatore,
Prima che chiunque potesse dire o fare altro, era già cominciata. Il primo a morire fu un soldato del Mako sulla destra, il corpo tagliato a metà scivolò via dal bacino e si depositò a terra in una pozza di sangue. Il secondo morì l’istante dopo, un soldato del Mako a sinistra, perse braccia e testa. Il terzo fu un soldato del Mako che chiudeva lo sbarramento dietro al colonnello Angelo e a Dranjavic, affettato all’altezza degli occhi. Urla di orrore e raccapriccio riempirono l’aria prima degli spari. Gli incoscienti iniziarono a sparare verso quella flebile immagine che danzava, spostandosi da una parte all’altra del campo di battaglia, con la lama sguainata verso il prossimo bersaglio. Era come un fantasma che si muoveva tra i vivi, mozzandogli gli arti e rapendogli l’anima.
 
 
Sors Immanis
Et Inanis
Sors Immanis
Et Inanis

 Estuans Interius
 Ira Vehementi
 Estuans Interius
 Ira Vehementi

Sephiroth ,Sephiroth  
Destino immenso
quanto falso.
Fato crudele inumano
vano e povero.

Bruciando nel profondo
per la furia impetuosa.
Bruciando nel profondo
per la furia impetuosa.

Sephiroth, Sephiroth
 
 
Zampilli di sangue, braccia ed altri arti mozzati iniziarono a riempire il terreno. Risate malvagie e demoniache continuavano a farsi sentire come l’eco di un grido tra le montagne. Impauriti i superstiti delle prime due squadre si riunirono insieme cercando riparo all’interno dei loro mezzi. Qualcuno raggiunse la torretta, ma una spada si conficco nel tetto del mezzo, creò un foro e lasciò entrare l’Angelo Sterminatore. Urla e grida di paura si levarono dalle bocche di quelli sventurati. Il mezzo fu tagliato in più parti, fino ad aprirsi in un due come un fiore che sboccia, mentre il sangue scivolava fuori dalle aperture appena create. Lo Squartatore camminò verso l’ultimo gruppo di vittime che sparavano verso di lui accecati dalla paura. Sghignazzando delle loro patetiche vite, il boia continuò la sua calma marcia verso i condannati a morte, senza che un singolo proiettile lo riuscisse a sfiorare.
 
 
 
Veni Veni Venias
Ne Me Mori Facias
Veni Veni Venias
Ne Me Mori Facias

[Gloriosa Generosa
Gloriosa Generosa]

Sephiroth,Sephiroth 
Vieni, Vieni, ti prego: vieni, (Gloriosa)
non lasciarmi morire (Generosa)
Vieni, Vieni, ti prego: vieni, (Gloriosa)
 non lasciarmi morire. (Generosa)

[Gloriosa Generosa (lett. magnanima)
Gloriosa Generosa]

Sephiroh, Sephiroth
 
 
Infine anche gli ultimi coraggiosi soldati morirono. Stretti in cerchio per evitare di essere presi alle spalle, furono invece colti dall’alto. Un lampo cadde in mezzo a loro. Una spada recise le loro ossa e i loro legamenti. Ed un pioggia rossa li condusse all’altro mondo, mentre cadevano esamini al suolo. Il Cavaliere stava al centro di quel massacro, immobile e pronto a muoversi di nuovo. Lo sguardo fermo, terribile in cerca della sua prossima preda. La vide che, notato il suo sguardo, cercava di raggiungere la sua arma.
 
“I’m Lightning. The Rain transformed (Io sono il fulmine. La pioggia trasformata).”
 
Rapido si mosse lo Squartatore. Infilzò la lama attraverso il corpo del leader dei Dimenticati, assaporando ogni istante di quei momenti. Stephan Dranjavic fu spinto con le spalle al muro, pronto per essere finito con un altro fendente della Zangetsu.
“Buonanotte……..Bastardo”, sibilò lo Squartatore,
“Non così in fretta!”, sentenziò Dranjavic.
Il leader dei Dimenticati tirò fuori dalla tasca una piccola granata con le inconfondibili aperture sui bordi. Era una bomba sonica. Un bip più tardi, la granata esplose liberando un suono trapanante e un onda d’urto micidiale che allontanò i due avversari. Il petto dello Squartatore vibrava come in preda ad un terremoto interno. Vide Stephan allontanarsi e si rialzò per inseguirlo, ma una mano lo afferrò per la spalla, girandolo verso la sua sinistra. La mano che lo tirava era del colonnello Angelo…..ed anche il pugno che gli arrivò in faccia fu quello del leader dei Sacrificabili.
Le luci si spengono. Il sipario cala sulla scena. Applausi.
 
Quando mi risvegliai, trovai una pistola puntata sul mio cranio, tenuta in mano dal colonnello.
“Dimmi chi sei?”, domandò fermo,
“Jack di Picche, Colonnello”, risposi un po’ spaventato dal suo atteggiamento.
Tirò un sospiro di sollievo abbassando l’arma, “Non ti chiederò mai più di liberare la Bestia”, rispose stanco.
C’era anche Dillon con noi. Fui felice di rivedere che avevamo ritrovato almeno lui.
“Sergente….dove sono gli altri?”, domandai.
Gli costò molto tirare fuori quelle parole di bocca, “Morti. Mi sono salvato solo io…..ma sia Bum, sia io, sia Bull abbiamo eliminato il resto dei Dimenticati. Stephan è da solo”
“Ed allora andiamo a prenderlo cazzo!”, ruggì Angelo.
Raccolte le armi, seguimmo le tracce di sangue lasciate da Stephan Dranjavic nella sua fuga. Lo trovammo davanti al Muro del Pianto. Era un muro che si dice abbia fatto parte del Primo Tempio, eretto da Re Salomone nel X a.C. Se ne stava fermo appoggiato al muro, la ferita sanguinante non gli dava tregua e continuava ad avere dolori legati alla bomba sonica, forse qualche organo ne era uscito lesionato.
“E’ così che finisce? Eh Colonnello?”, il dolore traspariva anche dalle sue parole,
“Si Stephan…..e sei tu che l’hai voluto. Non ti lascerò vivere anche stavolta. Hai avuto la tua possibilità”
“Lasciarmi in mano ai Batarian per te era”, tossì violentemente sangue, “una possibilità?”
“Eri sopravvissuto. Potevi lasciar perdere la guerra”, il colonnello Angelo rimaneva impassibile,
“E vivere come?”, continuò a tossire, “Siamo soldati! Non carpentieri o scienziati! Siamo nati per un solo scopo: Uccidere!”
“C’è chi può cambiare Stephan. Tu non hai voluto neanche provarci……Addio Maggiore”.
E così terminò la vita dell’ultimo dei Dimenticati. Angelo aprì il fuoco su di lui. Svuotò su di lui l’ultimo caricatore del Typhoon. Il corpo di Stephan Dranjavic calò dolcemente al suolo privo di vita. Fu allora che la vidi. La Morte era dinuovo lì. Soddisfatta del lavoro che avevamo compiuto. Si riprese la falce e se ne andò senza aggiungere una sola sillaba a tutto quello che era appena successo. Io, il Sergente Dillon e il Colonnello Angelo ci allontanammo lentamente dalla città, ben presto le autorità locali avrebbero fatto arrivare i rinforzi ed era meglio non essere nei dintorni quando ciò sarebbe successo.
 
Circa una settimana più tardi…….
Posizione: Cittadella
Luogo: Molo 18
 
“Sei sicuro di voler andare via?”, mi chiese il Sergente, “Potresti venire con me. Mi farebbe comodo un socio come te”
“Non posso sergente. Mi piacerebbe davvero aiutarla nella sua impresa di costruire una scuola di arti marziali…..ma devo assolutamente risolvere una questione di vitale importanza”
“Almeno passerai a trovarmi di quando in quando?”
“Ci può scommettere le palle Sergente!”, gli dissi sicuro. Poi mi sembrò un po’ sulle spine e così gli chiesi, “Che c’è signore?”
“Senti….io non sono un sentimentale….ma……ecco”, disse vergogna dosi un po’.
Intuendo cosa intendesse gli risposi, “Faccia ciò che deve sergente”
Ed allora mi abbracciò con tale forza che a momenti non mi si spezzo la spina dorsale, “Mi mancherai figliolo”, disse commosso, “Evita di cacciarti nei guai”
Contraccambiai l’abbraccio come potei, stretto in quella morsa, “Non si preoccupi sergente…lo farò”
“Per Amor del Cielo! Dillon!”, esclamò Angelo, “Non mi sarai diventato una femminuccia”
Il sergente lasciò subito la presa e si mise composto, “Assolutamente no, signore. Solo un momento di debolezza”
Il Colonnello si avvicinò a noi, “Allora ho il diritto anch’io ad abbassare un attimo la guardia, no?”, disse porgendomi la mano.
Gli diedi una vigorosa stretta e lui disse, “Buona fortuna la fuori Jack. Spero di rincontrarti in circostanze migliori”
“Siamo in due colonnello”
In quel momento fu annunciata l’apertura dell’imbarco per il mio viaggio.
“Sarà meglio che vada”, gli dissi, con una velatura di tristezza nella voce, “Abbiate cura di voi. Arrivederci ad entrambi”
Mi diressi all’imbarco, pronto per l’ultima missione come Sacrificabile. Quella più importante di tutte.
 
Pianeta: Terra
Posizione: Monte Oro
 
Ciao Jen. Alla fine non ci siamo rivisti nel modo che speravo. La missione è stata compiuta…..ma il costo è stato altissimo. Bum Bum, Razor e BullBog sono morti. Grazie al loro Sacrificio abbiamo anche recuperato la sonda Prothean ed ottenuto il compenso per aver completato la missione. I Sacrificabili si sono sciolti. Dillon vuole aprire una palestra tutta sua dove insegnare arti marziali a chiunque voglia imparare. Ha anche smesso di ingozzarsi, pensa si è messo a dieta! Ora vuole mantenersi in forma per fare bella figura con i suoi futuri clienti. Da non crederci eh?
Il Colonnello Angelo invece è andato a cercare la sua famiglia. A quanti pare sia il padre e la madre si erano trasferiti da Gerusalemme qualche settimana prima della nostra missione. Fortuita coincidenza non ti pare anche a te?
Quanto a me…..Beh ho deciso di venire a salutarti qui, nel luogo dove ti piaceva venire di sera a goderti il tramonto. Per il futuro non ho molte idee, ma lascerò che sia la mano del destino a guidarmi stavolta. L’unica cosa che non mi torna è una cosa che è successa vicino alla sonda Prothean. Ad un certo punto fu come se mi stesse chiamando. La fissai e mi ha fatto vedere delle cose molto strane. Strani esseri insettoidi che mi parlavano, ma non capivo cosa mi dicevano ed infine un enorme figura nera a  cinque zampe che mi veniva in contro. Poi niente, la visione finì qui. Mi girò la testa per qualche momento, ma niente di più. Non credo che ci sia da dargli molto peso, andiamo! Esseri insettoidi? Che scemenza. Nella Galassia non esiste niente del genere. Comunque sentivo il bisogno di salutarti, di ritornare qui dove ci siamo amati, di rivivere un ultima volta i ricordi prima di riprendere il cammino della vita. Se sei la su, proteggimi, credo che in futuro ne avrò bisogno.
 
Ora. Normandy SR-2
 
Poi tutto svanì come era iniziato. Il presente richiedeva nuovamente l’attenzione di Jack. La porta dell’hangar dietro di lui si apriva emettendo quel lungo sibilio tipico di quelle porte scorrevoli e qualcuno richiedeva la sua attenzione attenzione. Sulla porta apparve la figura dell’ultima persona che pensava di ritrovare li sotto.
 
Nel prossimo capitolo vivrete un esperienza nuova, per così dire. Mai lasciare un uomo ed una donna soli in: “Solo per i suoi occhi”.
 
Oh per chi fosse interessato, qui c’è la canzone utilizzata durante l’attacco dello Squartatore: http://www.youtube.com/watch?v=Yn71hIsm0U8

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Capitolo 21
*** Solo Per I Suoi Occhi ***


Un paio di chiarimenti e aggiornamenti. Ho fatto una fatica immane a scrivere questo capitolo, non potete immaginare quante volte ho sbagliato tra prima e terza persona, talmente ero abituato con il flashback sui Sacrificabili xD. In secondo luogo i dialoghi, ce ne sono a tonnellate! Mi è riuscito difficilissimo rendere tutto interessante, ma erano fondamentali per continuare la storia, spero che non ammoscino troppo l’atmosfera. Terza cosa: lo sapete bene, io sono uno che sa far parlare bene le pistole, ma quando si tratta di “altre cose” (Batticuori e affini, ci siamo capiti) sono un povero pirla xD. Nonostante tutto l’impegno che ci ho messo, mi pare che “quella” parte sia una delle cose meno riuscite che io abbia mai scritto, insomma, non aspettatevi chissà cosa, potreste rimanerci male. Dulcis in fundo, eh mica tanto, è doveroso dire che mancano due o tre capitoli alla fine dell’avventura, dipende da come deciderò di ripartirli. Niente, questo era praticamente tutto, spero che, nonostante la mia mancanza di bravura in certe scene, il capitolo vi piaccia e ci risentiamo prestissimo :D!
 
 
 
CAPITOLO 19: Solo per i suoi occhi
 
 
"Oh, there ain't no rest for the wicked, 
Money don't grow on trees. 
I got bills to pay, 
I got mouths to feed, 
There ain't nothing in this world for free. 
I know I can't slow down, 
I can't hold back, 
Though you know, I wish I could. 
No there ain't no rest for the wicked, 
Until we close our eyes for good"

 
“Il mio cuore è un cacciatore solitario che caccia su una collina solitaria.” -William Sharp
 
“Che ci fai quaggiù?”, gli domandò Jack con tono un po’ seccato,
“Facevo due passi”, rispose il Drell, noto col nome di Thane Krios.
-Si. E la marmotta fa la cioccolata-, si ritrovò a pensare,
Il Drell mossè qualche passo per avvicinarsi al tavolo da lavoro su cui stava armeggiando il Quarian, “Vedo che ti sei dato da fare….Bella spada”
Per un momento il Quarian non capì a che si riferisse, poi volse lo sguardo sul tavolo e notò una spada, quasi del tutto completa, che stava tra le sue mani.
-Zangetsu?!...Ma come è possibil……Ah, ho capito. Ti sei dato da fare mentre non c’ero….Eh Squartatore?-
Giurò poi di aver sentito una fievole risata provenire dal centro del suo cervello, maligna e perfida. La scacciò via e si mise a guardare l’affilatezza della lama. Era perfetta. La lama scintillava alla piccola luce posta sul tavolo come una stella nel firmamento. Bilanciata, precisa e letale, proprio come deve essere una spada.
“Mi chiedevo..”, continuò Thane, “Perché sei qui?”
“Per il tuo stesso motivo Drell. Aiuto Shepard nel compiere la sua impresa”
“Tu menti”, asserì Krios, “Non sei qui per aiutare il comandante. Non sei qui per fare la cosa giusta. Tantomeno sei qui per una ricompensa, dato che non ve ne è alcuna. Sei qui per un maldispostio senso di affetto nei confronti della Quarian”
“E se così fosse?”, Jack si alzò dal tavolo, Zangetsu tra le mani, per affrontare Thane faccia a faccia, “Ciò ti crea disturbo?”
“No, assolutamente, ma tutti in questa nave, anche se per motivi differenti, sentono davvero l’importanza di tale missione…..A te non importa alcunché del nostro viaggio o del perché lo facciamo…..Tu hai la vista offuscata e limitata da cose che ti impediscono di vedere il vero pericolo che fronteggiamo”
Era come se la Zangetsu si sentisse offesa da certe affermazioni, a Jack non importava molto dell’opinione di un Drell che conosceva di fama da sempre e di persona da poche ore, ma la spada…..ooooh se era arrabbiata.
“Davvero? Io credo che quello con le idee offuscate qui sia tu. Un Drell morente con un’ideologia priva di fondamenti logici e contradditoria vorrebbe darmi lezioni di vita? Fammi un favore…Tieni le tue stronzate per te!”
Lo spostò con una spallata e fece per dirigersi fuori dal hangar, ma Thane riprese:
“La sindrome di Kepral colpisce i miei polmoni, non il mio sistema nervoso. La mia ideologia è corretta”
Quelle parole furono musica per la Zangetsu che sussultò in una lievissima scossa elettrica che percorse tutto il corpo della spada avvitandosi due volte attorno ad essa per poi andare a finire sulla punta della pericolosissima arma bianca.
“Davvero? Allora spiegami una cosa. Tu affermi che sei solo uno strumento e che è la tua arma ad uccidere il tuo bersaglio, giusto? Ebbene, spiegami……..era l’arma che ha eliminato gli assassini di tua moglie? Vedi, perché mi risulta che ti sia preso il tuo tempo con quei bastardi quando li hai ritrovati…….La pistola per caso non voleva fare il suo lavoro? Oppure c’è dell’altro dietro?”
“Quello era diverso”, sembrava tranquillo, ma era più che ovvio che avevo toccato una nota dolente,
“No! Non è diverso. O la  tua ideologia è sbagliata oppure è corretta. Non c’è via di mezzo!”, Jack si avvicinava, minaccioso, a piccoli passi verso il suo interlocutore,
“Era diverso”, stabile nelle proprie posizioni, Thane cominciò a vacillare. Jack doveva aver innescato il ricordo nella memoria di Thane. Memoria eidetica. Stupida debolezza Drell.
“Ammettilo! Anche tu hai la mente offuscata, amico mio. Sei un essere vivente come tutti noi, li sottò c’è un cuore, non un orologio. Hai ucciso gli assassini di tua moglie per vendetta. Ti sei preso il tempo di torturarli perché volevi vedere che soffrissero. Li odiavi e volevi vederli supplicare per la loro misera e patetica vita prima di strappargli il cuore dal petto!.......Ammettilo!”
Thane riaprì gli occhi, dopo aver rivissuto quegli attimi appena descrittigli da Jack. Si ritrovò la lama della Zangetsu attaccata al collo. Non ebbe paura ed, anzi, rispose con assoluta naturalità.
“Hai ragione…..Non posso nasconderlo”
“Interessante”, affermò il Quarian allontanando la lama dall’agiugulare, “Tu non temi la morte….anzi la accogli. Di tutti quelli che ho ucciso, nemmeno uno è rimasto impassibile dinanzi alle mie lame pronte ad eliminarli…..Thane Krioss…..mi ricorderò di te……ho come il sospetto che il nostro confronto non termini qui”
Jack rinfoderò la Zangetsu e si diresse all’ascensore, ma, prima che le porte si chiudessero, rivolse un ultima frase a Thane, che, nel frattempo, lo guardava impassibile.
“Ah….dimenticavo, saluti da Razor”
Quel nome, pronunciato così all’improvviso, gettò altra benzina sul fuoco. Il Drell avrebbe voluto raggiungerlo e domandarmi come conoscevo il suo amico Turian, ma le porte dell’ascensore si chiusero troncando in maniera brutale l’incontro.
L’ascensore si muoveva in modo inusitatamente lento. Il gioco stava diventando pesante. La presenza della Zangetsu era un chiaro segnale d’allarme ed anche la discussione con Thane, che non era andata affatto bene, era la prova della presenza di un grosso problema. Stava per ammazzarlo. Lo avrebbe fatto. Si è salvato solo perché ha sollevato la curiosità di Jack. Perde terreno ogni giorno, non sa più nemmeno se questo sia il suo corpo o quello dello Squartatore. La presenza della lama lo rinvigorisce. Gli da forza su di lui. Lo vuole manipolare. Deve stare attento, perdere il controllo ora sarebbe alquanto deleterio.
 
 
Diversi minuto dopo……
 
Shepard se ne stava a consultare un mucchio di rapporti e scartoffie varie sul suo computer. La comodità di avere una propria stanza a volte lo infastidiva parecchio. Solo da bambino aveva avuto una camera tutta sua, poi, entrato nell’Alleanza, aveva dimenticato certe comodità. Aveva imparato a condividere spazio piccoli quanto e più di un monolocale con tre o quattro commilitoni. Nella vita militare di un soldato difficilmente si ha a disposizione una stanza grande, o comoda, come quella della Normandy per riposare. Gli mancava il chiacchiericcio di una seconda o terza persona all’interno della stanza con cui esternare le proprie opinioni o discutere sul più e del meno. Certo, avrebbe potuto benissimo uscire da quella stanza e girovagare per la nave a discutere con i suoi compagni, ma ciò non avrebbe riempito comunque la stanza quando sarebbe ritornato. E di sicuro non poteva invitare qualcuno a rimanere li dentro, sarebbe parso…..beh, diciamo pure “strano”.
Leggere rapporti lo annoiava ed irritava allo stesso tempo. C’erano i classici documenti chilometrici di Mordin Solus, i quali erano ripieni di dettagli medici ed analisi chimiche talmente particolareggiate che il buon comandante, benché avesse ricevuto un istruzione più che eccellente al campo d’addestramento N7, non poteva comprendere. Vi erano poi i dettagli sull’efficienza, sull’aumento di potenza, sull’usura e sulla manutenzione da effettuare sulle armi della Normandy inviategli da quel figlio di buona Turian di Garrus Vakarian, talvolta Shepard si trovava a pensare se e quando Garrus avrebbe mai terminato quelle dannate calibrazioni, ma poi riconosceva che, senza il suo supporto, il cannone primario avrebbe sicuramente smesso di fare il suo dovere. I soliti tristi e scialbi rapporti di Miranda Lawson sull’economia della nave, a Shepard sembrava che quella donna fosse troppo legata ai soldi, diamine, Cerberus aveva speso miliardi per riportarlo in vita ed ora lei voleva economizzare pure sul caffè, mettendo una bella nota in rosso a piè pagina a riguardo. I rapporti di IDA, invece, la ripecchiavano a pieno, frasi brevi e coincise esattamente come uno si immagina si esprima un computer, strapieni di noiosissimi dettagli sulla velocità drop-in drop-out dei byte nei sistemi collegati al grosso calcolatore centrale, che poi è il suo cervello. A Shepard non era stata inculcata una grossa conoscenza a livello informatico, così si appoggiava sempre a qualche programma prefabbricato oppure, se c’era la possibilità, a qualche compagno più esperto di lui in materia, ad esempio Tali, ma non è che ci volesse chi sa chi per superare il comandante in questa branchia di scienza. Shepard era il tipico uomo che, se il computer non faceva quello che lui voleva, avrebbe tirato un pugno al monitor se non fosse che ormai la stragrande maggioranza delle immagini erano proiezioni olografiche poste su reticoli di sostegno. Non che la scienza non lo appassionasse, difatti aveva nozioni piuttosto alte di fisica, matematica e chimica, ma, paragonato ai suoi compagni di viaggio, appariva come un completo ignorante e, talvolta, se ne vergognava. Per questo amava chiacchierare con Garrus, entrambi avevano una passione per le armi e, con il mestiere che facevano, ne sapevano di più su quelle che su qualunque altro campo dello scibile. I rapporti che più gli interessavano, infatti, erano quelli di Jacob Taylor, in cui si analizzava lo stato di tutte le armi a bordo e Shepard amava perdersi nei dettagli descrittivi di ogni parte dei vari strumenti di morte che si portava a bordo. Infine c’era il rapporto sull’efficienza dei motori e del resto dei componenti meccaniche essenziali della Normandy che gli mandavano i tecnici Kenneth Donnelly e Gabriella Daniels, ragazzi volenterosi e molto intelligenti, ma che, soprattutto, scrivevano i rapporti in modo che il comandante non dovesse perderci troppo tempo su di essi, ma ugualmente completi e dettagliati. Infine vi erano i rapporti esterni di Cerberus: colonie umane distrutte, rotte dei Collettori, conteggio dei caduti, file audio di SOS, immagini di tali attacchi e tantissime altre informazioni che non facevano altro che sottolineare la gravità della situazione. Shepard emise uno sbuffo chiudendo il terminale e si mise ad osservare il soffitto, braccia incrociate dietro il collo e gambe appoggiate sul tavolo. Si ricordò che tra circa 3 ore avrebbero raggiunto il luogo della prossima missione. Ritornò al suo breve colloquio con Jack avvenuto un paio d’ore prima, non era riuscito a ricavare nulla da lui. Nessun informazione personale, nessun informazione riguardo alla sua famiglia, alle sue ambizioni, alle sue idee o qualunque altra cosa. Quel Quarian era un dannato mistero. Non ci sarebbe andato giù pesante, d’altronde era ricercato da Cerberus e forse non si sentiva molto a suo agio nelle fauci del leone, gli avrebbe concesso ancora un po’ di tempo prima di ritentare un secondo approccio. Tuttavia il comandante cercò di formare un piccolo quadro di quello che aveva su di lui, ripercorrendo con la memoria ogni dettaglio che poteva ricordare. In molti gli avevano detto che aveva buona memoria, non era certo eidetica come quella di Thane o di Mordin, ma comunque ricordava dettagli che molto spesso ad altri sfuggivano. Garrus gli aveva ripetuto spesso che sarebbe stato un buon investigatore se avesse intrapreso una carriera di poliziotto e, Shepard doveva ammetterlo a se stesso, effettivamente possedeva un intuito davvero notevole. Rimuginò un poco, poi chiuse gli occhi e fece apparire nella sua testa l’immagine oggetto dei suoi pensieri.
-Dunque…vediamo che cosa posso trarre da te-
Il primo pensiero fu rivolto, quasi a voler sottolineare il suo interessamento verso certi tipi di oggetti, al fucile di precisione M200 CheyTac Intervention. Era di sicuro un dettaglio che saltava subito all’occhio. Era un fucile appartenente al secolo precedente e veramente in pochi avrebbero fatto affidamento su tale arma. La manutenzione richiesta per tale tipo di arma richiedeva conoscenze molto elevate sul tipo di fabbricazione dell’arma nel XX secolo, cosa che ormai nessuno, se non collezionisti o nostalgici, aveva più. Il Quarian era troppo giovane per essere un collezionista e troppo esperto per essere un semplice nostalgico, inoltre le conoscenze per la riparazione e l’utilizzo di tale arma si erano ormai praticamente perse….quindi come faceva Jack a conoscere a menadito le procedure giuste, tanto da poter anche modificare l’arma per renderla performante contro l’armamentario avanzato del periodo attuale? Un Quarian difficilmente poteva procurarsi tali informazioni, soprattutto in virtù del fatto che le ultime conoscenze potevano essere solo custodite su vetusi manuali su carta stampata, cosa ancora più difficile da recuperare delle informazioni stesse. I libri erano ormai merce rara e in molti erano custoditi in biblioteche estremamente protette e ciò rendeva impossibile per un Quarian, vista la fama di ladri di cui godevano, avvicinarsi a tali luoghi. Questo portava alla conclusione più logica e scontata possibile: qualcuno gli aveva insegnato ciò che serviva….ma chi? Come già accennato, queste informazioni erano note a pochissimi ormai e Shepard dubitava fortemente che qualcuno avrebbe condivizo certe informazioni con un alieno. Ciò poneva Shepard dinanzi ad un punto morto, poteva restringere il campo a veterani di tali specie di fucili di precisione, ma era sicuro che non avrebbe trovato alcun tipo di collegamento tra Jack e questi signori.
Shepard distolse i  suoi pensieri da quelle idee e portò la sua attenzione all’aspetto esterno del nostro. C’erano due cose che non quadravano a vederlo così a prima vista: il lungo cappotto nero e i vari stemmi posti su di esso e sulla corazza. Il cappotto era forse il dettaglio meno interessante, il lungo capo d’abbigliamento serviva a celare la sua presenza agli altri e ad agire furtivo nelle ombre. Shepard, in effetti, non trovò affatto male l’utilizzo che il Quarian faceva dell’indumento, sotto di esso infatti si potevano nascondere armi e quant’altro utile per l’autodifesa…..ma la cosa che lo colpì di più erano i segni di usura e di identificazione dell’abito. In primis vi erano diverse parti segnate dalle disavventure che Jack aveva dovuto trovarsi a vivere, niente di strano quindi che fosse un po’ usurato, ma il tessuto doveva essere di un materiale parecchio resistente. Difatti, si notavano alcuni segni di bruciature nella parte bassa dell’abito, esse erano contornate da un piccolo alone blu che ne identificava le proprietà ignifughe, solo alte sorgenti di calore potevano penetrare tali contromisure. Il dettaglio in se era molto rilevante, pochissimi abiti sono fatti in modo che risultino ignifughi, poiché, di contro, è difficile riuscire a mantenere pulito il capo e soprattutto in via del fatto che donare tale proprietà all’indumento lo rendeva parecchio costoso. Quindi il cappotto era rubato? Probabile…..oppure no? Shepard si ricordò che alcune divisioni speciali di varie specie erano solite creare indumenti specifici, per certi tipi di missione, ai loro soldati, che quell’indumento provenisse da una fornitura militare? Era un ipotesi un po’ azzardata, in quanto certi tipi di cose erano ben sorvegliate, soprattutto per il fatto che si trattava di materiale militare realizzato non in serie, ma solo quando ne occorreva la necessità. Anche questo binario, quindi, risultava morto. Shepard avrebbe potuto venire a conoscenza dei fornitori, ma i nomi dei destinatari non erano certo impressi su ogni capo ed, in ogni caso, molti si sarebbero rifiutati di fare nomi riguardo ai loro clienti. La sola cosa sicura era il fatto che quell’abito non era di fabbricazione Quarian, ne tantomeno ne erano loro i destinatari giacchè gli abitanti della Flotta Migrante non possedevano una divisione speciale per missioni ad alto rischio.
Abbandonando anche questa pista, Shepard si rivolse agli stemmi posti sulla corazza e sul cappotto. –Sacrificabili-, il comandante non aveva mai sentito parlare di un gruppo operazioni speciali con quel nome. D’altronde poteva essere semplicemente uno stemma strappato ad un caduto di quel gruppo, ma ciò riduceva a zero il significato del resto degli stemmi perciò il comandante accantonò subito tale idea. Si soffermò sui loro contorni, essi erano cuciti col laser e in posizioni studiate, sicuramente era impossibile che si trovassero tutti sull’indumento nello stesso momento quando Jack aveva preso il cappotto, dovevano essere stati aggiunti, ciò implicava che il Quarian aveva avuto esperienze in squadre d’azione, quali e a chi facevano riferimento era praticamente impossibile da determinare. Escludendo quelle ufficiali, rimanevano gruppi di piccolo conto o bande di malviventi delle peggio città che si creavano i loro simboli, e questa poteva essere una soluzione, oppure potevano ricondurre a gruppi mercenari, cosa assolutamente da non scartare, inoltre dei mercenari non avrebbero buttato via gente che poteva tenere in mano un fucile anche semplicemente per usarla come carne da cannone. Almeno questa strada sembrava portare a qualcosa, anche se Shepard non era a conoscenza di gruppi di mercenari con quel nome. Il secondo stemma, quello col corvo ad ali spiegate in procinto di effettuare un assalto e con la scritta in rilievo –Raven’s Nest-, pareva il più “ufficiale”. Il dettaglio forse più interessante era il fatto che delle lettere fossero state strappate dal simbolo stesso, i contorni sembravano intuire che ci fosse stata in  precedenza almeno una N nello stemma, ma di più era impossibile trarre. Poteva benissimo essere un altro simbolo di un gruppo mercenario, ma a Shepard non pareva che Jack fosse tipo da stare troppo a lungo in mezzo a gentaglia del genere, così ritornò sull’idea di ufficialità, benché portasse a conclusioni poco logiche. Difatti, pensare che fosse effettivamente un simbolo di una vera squadra d’assalto, imponeva che Jack aveva avuto trascorsi in operazioni speciali di alto livello, ma giacchè questo tipo di gruppi erano composte da membri della stessa specie, e ricordandoci che stiamo parlando di un Quarian, pareva assolutamente utopistico l’idea di una squadra operazioni speciali Quarian o comunque che ci fosse un membro di tale gruppo che fosse di specie differente dagli altri compagni. Dovunque si andasse a parare si sbatteva contro il muro dell’impossibilità di tali avvenimenti. Un vuoto grande come un pianeta si frapponeva fra il comandante e la verità. In ultimo vi erano i due stemmi JOS e JTR. Sicuramente erano acronimi di due identificativi, il primo era facilmente riconducibile al nome con cui il Quarian si faceva chiamare: Jack Of Spades (Jack di Picche appunto), ma l’altro? La J poteva sempre stare per Jack, ma la T e R per cosa potevano stare? Qui l’unica era andare a tentativi, ma le combinazioni apparivano assai ardue da configurare, così restrinse il campo a tutto ciò che poteva seguire al nome Jack. Rimurginandoci su non gli veniva in mente niente, ma poi ebbè l’illuminazione, era come quel vecchio reboot cinematografico che aveva visto tempo fa, JTR: Jack The Ripper (Jack lo Squartatore), il regista aveva nominato così il suo film in omaggio del capolavoro dei fratelli Hughes e dello scrittore Alan Moore. Beh, anche se Shepard aveva trovato un presunto significato, non voleva dire che fosse necessariamente vero, ma era pure vero che non gli venivano in mente altre combinazioni vincenti come quella, benché non avesse la minima idea di cosa significassero quei due nomi, semplici appellativi…..o nascondevano qualcosa di più?
Guardando il quadro generale appariva chiaro che c’erano enormi lacune dappertutto, ma il comandante non se le fece pesare, decise che avrebbe riempito il puzzle più in là con il prossimo dialogo con Jack.
Un piccolo bip della porta lo riportò alla realtà, qualcuno chiedeva di poter entrare. Shepard si rimise composto sul tavolo e diede l’autorizzazione alla porta dell’apertura. Davanti all’uscio si presentò Tali’Zorah Vas Neema che chiese, un po’ timida come al solito:
“Disturbo comandante?”
Shepard fu felice di rivederla, d’altronde aveva reclutato nuovamente nel suo equipaggio una vecchia amica ed era più che disposto a chiacchierare con lei.
“Assolutamente Tali. Anzi, ti ringrazio, sai bene quanto detesti ammuffire sulle scartoffie. Ma vieni pure qui a sederti”
La Quarian si fece avanti piano guardando l’interno della stanza con molta curiosità, soprattutto l’acquario.
“Così adesso collezioni anche pesci? Non ti bastavano tutti quei modellini la dietro?”, rise,
“Sono un uomo dai mille hobby Tali. E poi c’è ben poco da collezionare, gli esemplari me li spedisce tutti Cerberus, così che non abbia neanche il divertimento di andare a cercarmeli da solo per negozi o su extranet. Vogliono che rimanga vigile sulla missione, insomma mi vogliono pronto ed annoiato a morte”
“Fa piacere vedere che Cerberus non ti abbia deviato la mente Shepard”, affermò la Quarian prendendo posto a sedere su una sedia posta dinanzi al comandante,
“Speravo che avessimo superato questo punto Tali”, disse il comandante un po’ rabbuito,
“Si, lo abbiamo passato….ma sai….fa bene constatarlo di persona”
Tali rimase un po’ a fissare i pesci che sguazzavano da una parte all’altra dell’aquario per addentare il cibo che il distributore automatico lanciava per tutta la vasca. Quei piccoli esserini vivevano nella loro piccola bolla felice, rimpinzati di cibo e senza preoccupazioni, mentre milioni di vite erano in pericolo per tutta la Galassia.
“Ad ogni modo, c’è qualcosa che volevi chiedermi Tali?”, fece il comandante riportandola con i piedi per terra,
“Per la verità volevo solo ringraziarti per avermi dato l’opportunità di tornare sulla Normandy, ma anche per aver fatto salire Jack a bordo, non credevo avresti approvato”
“Non c’è assolutamente niente di cui tu debba ringraziarmi Tali, semmai sono io a ringraziarti per esserti unita a me in questa nuova impresa che ci attende….e per quanto riguarda Jack, mi fido del tuo giudizio, quindi sono sicuro che potrà rendersi utile”
“Non ti deluderà Shepard. Forse è un po’ troppo misterioso a volte, ma è un gran soldato oltre che un buon amico”
“Beh, lo dovrà essere dato che alla prossima missione verrà con me nella squadra da sbarco”
“Vuoi metterlo alla prova?”
“E’ un brutto modo di dirlo, ma in sostanza si. Spero che si levi presto l’alone di mistero che lo circonda, mi piacerebbe sapere qualcosa di più sul suo conto”
“Garrus dovrebbe smettere di stuzzicare il tuo lato da poliziotto, detto così sembrerebbe che ogni volta che parli con qualcuno tu gli voglia fare il terzo grado”, disse a metà tra il rimprovero e l’ironico Tali,
“Beh Tali, devi ammettere che in lui ci sono parecchie cose che stonano….e poi non è assolutamente vero quello che dici! Se le persone non si parlano come fanno a conoscersi?”
“Touchè comandante….e così che dite voi vero?”, chiese alquanto imbarazzata e sbagliando la pronuncia della parola in modo vistoso,
“Non esattamente Tali”, si ritrovò a ridacchiare Shepard scuotendo la testa.
Il resto del tempo lo trascorsero a chiacchierare di vecchi ricordi. Tra una risata e un dibattito di opinioni, il tempo trascorse piacevolmente e velocemente in quella camera, finalmente ripiena di tutte quelle cose che al comandante mancavano. Mancava poco ormai al raggiungimento della destinazione, così Tali si alzò per congedarsi e andare a fare un ultima verifica ai motori e alle corazze della nave. Però, quando si girò sull’uscio per salutare, Shepard aggiunse:
“Tali…..riguardo a quella cosa……è tutto apposto?”
“Al”, gli rispose lei chiamandolo col diminutivo del suo nome, “E’ passata una marea di tempo. Non devi preoccuparti più. Sto bene”, e se ne andò senza aggiungere altro.
Shepard si ritrovò a pensare se non avesse fatto una stupidata a chiedere una cosa del genere, ma il danno, se c’era stato, era fatto. A volte si chiedeva come Tali potesse ancora volergli bene dopo tanto dolore. Si impose di lasciar perdere ogni pensiero riguardo a quella vicenda e ordinò a IDA di convocare tutti i membri della squadra nel sala riunioni per un briefing sulla missione.
 
Un ora e quattordici minuti prima dell’arrivo alla destinazione prefissata……
 
Sala mensa della SR-2 Normandy
 
“…..Se mi permette di dissentire su questo suo punto dottore, vorrei dire che le tesi sui gravitoni sono più attuali che mai”, affermò Jack,
“Non sono d’accordo. Bosoni. Mesoni. Queste sono particelle effettive. Impotizzare gravità come particelle è privo di significato e antirazionale”, obbiettò Mordin Solus, fermo nelle sue posizioni,
“Dicevano così anche dei fotoni e dei fenomeni fotoelettrici, ma poi sappiamo tutti come andata a finire no?”
“Ma essi avevano natura tangibile. Risultati avvallati da esperimenti. Gravitoni no. Non sono tangibili e gravità funziona come forza di marea. Risaputo e confermato”, il dottore muoveva freneticamente le mani e bocca mentre parlava, a Jack ricordava fin troppo da vicino il buon Bum Bum,
“Un suo collega era fermamente convinto del contrario sa”, disse il nostro riferendosi al suo vecchio compagno,
“Miei colleghi sciocchi a sostenere certe cose. Dovrebbero vergognarsi. Mie idee e quella di resto di Galassia corrette”
“Ma è una caratteristica di voi Salarian essere così altezzosi? Dovreste apprezzare e rispettare le idee di altri, invece che elevarvi a conoscitori supremi di tali argomenti”, sbottò Jack,
“Mie idee corrette. No vie di mezzo”, continuò Mordin Solus, “Dottoressa Lawson, lei che ne pensa?”
“A mio malgrado sono d’accordo con lei dottor Solus”, ammise Miranda Lawson,
“Grazie”, sorrise il Salarian, allargando le braccia compiaciuto,
“Tuttavia”, continuò la donna, “Devo concordare col Quarian riguardo all’attitudine di voi Salarian. Gli umani ed altre specie si sono spesso mostrate in grado di farvi mangiare la polvere dottore”
“Non pensavo che avrei ricevuto l’appoggio di un membro di Cerberus”, ammise impressionato Jack, “Grazie dottoressa”
“E io non mi sarei aspettato un Quarian con conoscenze di così alto livello”, rispose acida quella,
“C’è sempre da imparare dottoressa”, rise Jack,
“Possiamo parlare d’altro?”, disse seccato Jacob Taylor facendo cadere il cucchiaio nel proprio piatto pieno di una indescrivibile brodaglia, “Tutta questa scienza mi fa andare di traverso il pranzo!”
“Jacob, dovresti stare più attento a questi discorsi invece! Impareresti qualcosa oltre che a sparare”, lo redarguì la Lawson puntandogli minacciosa un dito contro,
“Io, personalmente, mi trovo d’accordo con faccia scura”, disse Zaeed Massani facendo scivolare lentamente la soluzione acquosa dal suo cucchiaio fin dentro la sbobba propinatagli dal cuoco, “Già questa brodaglia fa schifo, in più se vi mettete voi a farcela andare di traverso riempiendoci la testa di queste scemenze….”
“E va bene”, disse Jack, “Dottore, mi sa che dovremo rimandare la nostra discussione alla prossima”
“Ma certo! Sempre lieto di discutere con qualcuno competente, quasi, quanto me in materia”, rispose il Salarian,
Incredibile a dirsi, ma Jack era riuscito ad ammiccarsi le simpatie dei suoi nuovi compagni di viaggio in poco più di due ore. Aveva conosciuto Mordin Solus, Salarian che gli pareva il gemello sputato di Bum Bum; Miranda Lawson, scienziata di Cerberus che aveva collaborato con Kravinov al progetto Lazarus; Jacob Taylor, altro impiegato di Cerberus che si occupava del lavoro in armeria; Zaeed Massani, mercenario famoso per aver fondato i Soli Blu; Samara, potente Justicar Asari dalle ferree leggi morali; Grunt, il “Krogan perfetto” creato in provetta da uno dei pochi scienziati Krogan rimasti; Kasumi Goto, ladra professionista molto abile nel saper agire di soppiatto; una biotica con lo stesso nome del nostro, Jack, assai violenta, perciò per evitare casini davanti a lei lo chiameranno tutti Picche; infine Thane Krios, abile assassini Drell con cui aveva già avuto un primo incontro/scontro verbale andando poi ad aggiustare il tiro in quel secondo momento, scusandosi con lui per il comportamento non proprio fine con cui si erano lasciati.
“Tutto l’equipaggio da sbarco si diriga in sala conferenze. Il comandante vi attende per il briefing sulla missione”
Ah già, c’era anche IDA, l’intelligena artificiale della Normandy. Simpatica e disponibile, per quanto potesse esserlo un’IA, ma a volte troppo curiosa.
“Bene! Spero che Shepard mi porti con se stavolta”, sbottò Zaeed, “Ho proprio voglia di sparare a qualcuno”
“Da quando non hai voglia di farlo?”, lo imbeccò Garrus, alzandosi dal tavolo,
“Molto divertente lucertolone. Mooolto divertente”, ribattè quello alzandogli il dito medio.
Non credo che Garrus sapesse veramente il significato di quel gesto, probabilmente capiva solo che era un’offesa, ma lasciò correre. Indubbiamente i componenti dell’equipaggio di Shepard erano alquanto singolari, oltre che variegati. Due membri di Cerberus, una biotica pelata e seminuda, un soldato Turian rinnegato con mezza faccia asportata da un missile, un mercenario con più innesti di un frigorifero, un assassino Drell con polmoni d’acciaio, un Krogan desideroso di sangue manco fosse Dracula in persona, una ladra degna di Lupin III, un Salarian dalle strane abitudini canterine, una Justicar che fa concorrenza a Matusalemme e, dulcis in fundo, un Quarian con la sindrome del Dottor Jekyll e Mister Hyde, tutti capitanati da un comandante che avrebbe fatto la felicità del Dottor Frankenstein. Insomma, una bella combriccola, ci mancavano solo un contrabbandiere che guida un’astronave capace di fare il giro di Kessel in meno di dodici parsec, un mostro peloso alto due metri e mezzo, un robot dorato e un cassonetto bianco-blu con le ruote e avremmo potuto aprire un circo o girare un film.
Ci facemmo trovare nella sala pochi minuti più tardi, poi quando arrivò anche Shepard iniziò il briefing.
“Signori, sarò breve e coinciso”, disse il comandante piuttosto turbato, “L’Uomo Misterioso mi ha inviato delle coordinate i cui potremo trovare un relitto di Razziatore. Dobbiamo entrarci per recuperare il dispositivo IFF che i Razziatori, e i Collettori per associazione, utilizzano per passare attraverso il portale di Omega 4 e rimanerne indenni. Questa sarà una missione ad alto rischio, mi aspetto forte resistenza inquanto una squadra Cerberus che era li prima di noi non ha più fatto ritorno. Ormai siamo molto vicini alla nostra meta finale e, se troveremo l’IFF, potremo completare gli ultimi preparativi per passare attraverso il portale e farla vedere a quei bastardi. Domande?”
Nessuno emise un fiato. Certo, andare sopra un Razziatore non era nella lista di cose da fare di nessuno immagino. Neanche in quella di Jack che pensava di essere esente di seguire il comandante in quella scampagnata pomeridiana…..purtroppo per lui la fortuna gli aveva girato le spalle.
“Dunque, avrò bisogna di un tecnico e di uno specialista. Mordin, tu sarai il primo membro della squadra sbarco, va bene?”
“Non sarò certo io a tirarmi indietro comandante”, sentenziò il Salarian,
“Come secondo compagno invece vorrei…..”, disse Shepard mentre guardava i volti di tutti i presenti.
-Non me! Non me! Non me!-, gridò nella sua testa Jack,
“….ma si, Jack di Picche! Tu sarai dei nostri. Sono curioso di vederti in azione”
Dopo aver offeso nei peggiori modi possibili la malasorte, Jack si rivolse a Shepard sarcastico:
“Ottimo. Avevo proprio in programma di fare una bella visita guidata ad un Razziatore oggi. Il flash si potrà usare?”
Shepard rispose severo, “Spero che non farai spirito se verremo attaccati”,
“Comandante stiamo per effettuare le manovre d’aggancio al relitto del Razziatore”, lo informò una voce dall’interfono,
“Bene Joker. Continua pure. Io e la mia squadra ci stiamo preparando” e così i tre si diressero a prendere le loro attrezzature.
 
“And here we go again. Another day in the eye of the storm”
 
“Ti ho mai detto che ti odio?”, disse Jack, rivolto a Tali, mentre appoggiava il suo cappotto nero nell’armadietto messogli a disposizione da Shepard per tenere le sue cose,
“No…..ma che ho fatto per meritarmi questo sentimento?”, chiese rattristata la Quarian,
“Tali! Era sarcasmo. Non prendere sul serio ogni sillaba che mi esce di bocca”, così disse il nostro quasi in un rimprovero,
“Ah…e allora che intendevi dire con quell’affermazione?”,
“Beh, diciamo che avrei voluto riposarmi almeno per dodici ore prima di ributtarmi nella mischia e poi mi ricordo che sei stata tu ad insistere affinchè io fossi qui”
Jack chiuse l’armadio, andò a ricontrollare il suo Intervention e a prendere qualche clip termica e proiettili.
“Mi spiace che sei finito in questa situazione a causa mia e……”, cercò di discolparsi la Quarian mentre si sfregava convulsamente le mani,
“Tali….Sarcasmo, sarcasmo”, ripetè Jack, interrompendola, mentre caricava un proiettile in canna, “Sono qui perché me lo hai chiesto tu e se non ne fossi stato felice, o interessato alla tua incolumità, di certo non avrei messo piede su questa nave, non trovi?”
A Tali fece piacere di sapere che Jack non la odiava, per un secondo ci aveva davvero pensato seriamente.
“Senti Jack….Quando torni, dovrei chiederti alcune cose”
“Sarò come un libro aperto per te! Potrai chiedermi anche di quella volta che…..a pensarci bene quella non sarebbe una bella cosa da raccontare…Comunque si, risponderò ad ogni tuo quesito”
Mordin Solus si avvicinò rapido e disse: “Comandante ci chiama. Sarà meglio andare”
“Confermo dottore”, asserì Jack con un rapido moviemento della testa, “Ci vediamo dopo allora”, disse salutando l’amica.
 
La nave fu percorsa, in quel momento da alcuni violenti, scossoni che a momenti ci fecero perdere l’equilibrio per sbatterci la faccia rovinosamente sul paviemento della nave.
“Cosa succede Joker?!”, gli domandò il comandante, reggendosi sulla poltrona di comando del pilota,
“Faccio del mio meglio! Ci sono raffiche di vento solare a 500 km/h e la gravità non aiuta granchè”, disse Joker mentre muoveva freneticamente le dita sulle varie icone di comando della nave poste sul luminoso pannello di controllo.
“Il radar segnala una nave Geth agganciata al Razziatore comandante”, affermò il pilota mentre indicava la navetta come punto luminoso verde su uno dei tanti schermi aperti dinanzi a lui.
“Almeno sappiamo che fine ha fatta la squadra di Cerberus”, disse il comandante con aria di uno che non avrebbe certo perso il sonno per quel fatto.
La Normandy volò attraverso la densa atmosfera rossiccia che le stava attorno, tremando continuamente per le forti raffiche causate dalle tempeste magnetiche provenienti dalla stella sottostante, ma poi tutto finì all’improvviso. Le scosse cessarono e tutto apparve tranquillo. La cosa era indubbiamente sospetta.
“Che è successo?”, chiese Jack portandosi vicino ai due uomini in cabina di pilotaggio,
“Campi di forza del Razziatore ancora attivi. Ne abbiamo appena superato il perimetro”, sentenziò Joker digitando qualche comando agli stabilizzatori frontali,
“Pardon comandante…..ma questo non significa che quella cosa è ancora viva?”, Jack aveva ragione, se c’era energia per i campi di forza, forse c’era energia anche per qualcos’altro,
Shepard non rispose, si limitò a guardare gli schermi e poi ripose tutta la sua fiducia nelle mani esperte del suo pilota, “Joker, avvicinati con cautela. L’ultima cosa che voglio è che la Normandy venga distrutta un‘altra volta”
“E io pago! Direbbe l’Uomo Misterioso. Eh comandante?”, disse sarcasticamente il pilota, poi si rivolse all’intelligenza artificiale della nave, “IDA. Prepara corazze e armi. Meglio essere pronti a qualsiasi evenienza”
“Subito signor Moreau”, affermò l’IA, facendo comparire la sua immagine di facciata violacea su un terminale alla sinistra di Joker.
Jack non aveva mai visto un Razziatore prima. Oh si, aveva visto le foto e i filmati della Sovereign, ma non era affatto preparato a vedere uno di quei cosi dal vivo. Quando la Normandy uscì da una gigantesca nuvola gassosa rossiccia, ecco che gli apparve il Mostro in tutta la sua imponenza. Lungo almeno due chilometri, l’enorme mostro di metallo si mostrava immobile e maestoso nella sua imponenza. Dai toni blu-violacei quell’immensa nave spaziale se ne stava lì, congelata, come qualcuno che ha fatto trenta chilometri di corsa ed ha avuto un infarto che lo ha lasciato bloccato al suolo. Fluttuava nello spazio senza meta, quell’enorme gigante di cui solo le leggende ci descrivono l’aspetto, ma nessuna leggenda rendeva giustizia alla spaventosa figura che Jack aveva dinanzi agli occhi. Diverse parti di metallo  galleggiavano attorno ad esso, e anch’egli sembrava ridotto piuttosto male. Chi sa che nome portava quel Titano Galattico, ogni Razziatore contava di un nome proprio o veniva dato solo ai più meritevoli? Domande sciocche da porsi in quei momenti, ma era solo una delle mille altre che si accavallavano nella parte del cervello di Jack contrassegnata come -Area Scientifica-. Era davvero morto? Quei campi di forza che generava dovevano pure essere alimentati da qualcosa, ma forse l’energia non bastava per renderlo dinuovo funzionante. Questo essere, se così poteva essere definito, era come un Dio morto che sogna ancora. Mostrava evidenti segni di laser ed esplosioni, la teoria più probabile era che fosse stato colpito da una fonte di energia talemente forte da averlo destabilizzato e da avergli disintegrato la sua fonte primaria di sostentamento energetico.
“Che ne pensi?”, gli chiese Shepard comparendo al suo fianco, “Impressionato?”
“Si, devo ammetere di essere piuttosto colpito dal nostro amichetto li fuori”, asserì Jack non trovando parole migliori per descrivere lo spettacolo che aveva dinanzi agli occhi,
“Beh, questo comunque ci dice che non sono invincibili. Possono essere eliminati, morire se si può usare il termine con esseri come loro”, sentenziò Shepard incrociando le braccia al petto, sicuro,
“Affinchè la gente smetta di credere in Dio, basta ferirlo…..e chiunque o qualunque cosa sia riuscito a mettere a tacere i cannoni di quella bestia li fuori, beh, ha fatto decisamente di meglio”, disse lievemente preoccupato Jack.
Mentre i raggi luminosi si infrangevano contro la corazza del Razziatore, la Normandy si appresto ad attraccare sul quell’imponente -Can che dorme- per fare entrare la squadra all’interno e andare a cercare ciò per cui erano venuti. Mentre si dirigevano alla porta d’accesso, iniziarono ad estrarre le armi: Shepard aveva con se un Vindicator a munizioni incendiarie, un pistola pesante Carnifex, un fucile a pompa Claymore e una tonnellata di granate. Non c’era da stupirsi di ciò. Shepard era un soldato comune come tanti, anche dopo la sua resurrezione non aveva voluto impianti che gli permettessero di usare poteri biotici o altre diavolerie. Il comandante era uno che faceva affidamento sulle sue sole forze, sulla sua esperienza e sulla qualità delle sue armi, per questo si voleva portare dietro l’arma giusta per ogni situazione e Jack, che era esattamente come lui più una tuta esterna che -guai a bucarsi!-, era felice di non avere a che fare con uno spocchioso biotico che si vantava delle sue abilità speciali con tutto e con tutti. Jack, per controbilanciare il suo superiore, aveva portato con se una M-5 Phalanx, il suo fucile di precisione M200 CheyTac Intervention e la sua Zangetsu. Aveva provato a lasciarla indietro, ma una specie di forza magnetica gli impediva di riuscirci, tanto che, alla fine, aveva ceduto e se l’era portata dietro, anche se controvoglia. Mordin si era invece portato dietro una Scorpion e una M-12 Locust. Shepard, arma carica e ben salda tra le braccia, fece un cenno col braccio sinistro per iniziare a far muovere il gruppo. Aperta la porta, non si può dire che l’accoglienza fu calorosa. Si aspettavano almeno qualche sparo da parte dei Geth che li avevano sicuramente visti arrivare, ma in realtà ci furono solo il vuoto e il silenzio più totali. Entrarono rapidi e si ripararono subito dietro una piccola barriera in similvetro, scrutarono un po’ attorno dal riparo, ma siccome niente si muoveva, decisero di rimettersi in marcia. Due cadaveri immersi in una pozza di sangue furono la cosa più viva che pareva esserci li intorno. Mordin si chinò per esaminarli, pareva che gli fosse stato fatto uno scalpo integrale, mancavano completamente di pelle, erano magri e i corpi erano immobili in posizioni innaturali, come di grida d’aiuto. Appurato che quello era solo un cattivo spettacolo, il gruppo si mosse verso quelli che parevano dei laboratori improvvisati. Frugarono tra carte, documenti, casseforti e vari computer, ma tutto quello che trovarono furono solo dei video in cui degli scienziati di Cerberus iniziavano a lamentare i primi sintomi dell’Indottrinamento. Questa non è altro che la tecnica utilizzata dai Razziatori per soggiogare le loro vittime e corrompere le menti degli organici. In sostanza –riprogrammano- il cervello del/dei bersaglio/i con condizionamento fisico e psicologico, tramite l’uso di campi elettromagnetici, infrasuoni, ultrasuoni e altri metodi subliminali. Il controllo del Razziatore sul sistema limbico lascia la vittima particolarmente suscettibile alla suggestione. Gli organici sottoposti ad indottrinamento potrebbero lamentare mal di testa, fischi e ronzii nelle orecchie, proprio quello che dicevano i sottoposti di Cerberus nei filmati. Col passare del tempo si mostrano segni di inquietudine e paranoia, con il possibile manifestarsi di sensazioni come –sentirsi osservato- e di allucinazioni di tipologia –spettrale-. Infine il Razziatore ottiene la possibilità di usare il corpo dell’organico come amplificatore del suo segnale, manifestandosi come voci aliene nella mente. L’indottrinamento può creare l’agente segreto perfetto. La suggestione indotta dal Razziatore può far si che la vittima tradisca gli amici, si fidi dei nemici o a considerare i Razziatori con venerazione. Pensate cosa potrebbe fare un Razziatore se prendesse il controllo di un politico o di un militare in posizione di spicco, il caos risultante sconvolgerebbe equilibri di nazioni. Di contro però, gli effetti di tale tecnica sul lungo periodo sono insostenibili. Le capacità mentali superiori vengono meno, riducendo l’organico ad un omuncolo farfugliante. E’ possibile utilizzare un indottrinamento rapido, il quale però decade totalmente dopo pochi giorni o settimane, mentre un indottrinamento lento e graduale permette alla vittima di durare anche mesi oppure anni. Solitamente gli animali reagiscono spesso con confusione, paura o rabbia quando si manifestano i suoni ad alta e bassa frequenza dei Razziatori. I tipi del video davano tutti i segni di essere sottoposti a tale processo, gente che si lamentava di allucinazioni, discorsi normali che si troncavano poiché i poveracci vedevano delle persone a loro care, morte, fluttuare per le sale, insomma, decisamente laggiù qualcosa era andato storto. I tre si diressero verso una seconda enorme porta blindata, situata in fondo ad un condotto da cui penzolavano cavi elettrici ancora attivi e, che per questo motivo, emettevano piccole scariche. Appena aprirono la sudetta porta, una scossa fece traballare l’intera struttura. Durò pochi secondi, ma bastò a metterli tutti in allarme.
“Shepard a Normandy. Che succede?”, chiese il comandante poggiandosi la mano all’orecchio destro,
“Il Razziatore ha appena attivato le sue barriere cinetiche comandante. Non credo che potremmo venire a recuperarvi in queste condizioni”, Joker non scherzava, se una nave imponente, come il Razziatore appunto, inseriva le barriere cinetiche era impossibile riuscire ad avvicinarsi senza rischiare l’integrità strutturale della Normandy.
“Per quanto io sia affascinato dal trovarmi all’interno di quest’essere mitologico, dubito che vorrei rimanerci intrappolato con la prospettiva di impazzire come è successo a quei poveracci”, ammise Jack in tutta sincerità,
“Per uscire di qui dovremo eliminare il generatore delle barriere quindi”, concluse logicamente il comandante, “IDA, sapresti dirmi se hai una vaga idea di dove dovremo dirigerci?”
“Al momento dell’attivazione ho rilevato un picco di calore in quello che sembra il nucleo di forza del relitto. Vi sto inviando le coordinate comandante. Attenzione! Questo nucleo serve anche a mantenere il Razziatore in quota”
Non ci voleva un gran genio per capire che la cosa non portava nessuna buona notizia. Shepard, infatti, trasse le dovute conclusioni.
“Quindi, quando disattiveremo il nucleo per fuggire, il relitto precipiterà verso il nucleo della stella”
“E questo significa che moriremo tutti….Si, ho capito”, disse Joker, logicamente, preoccupato per l’incolumità sua e dell’equipaggio,
Shepard non perse la calma nemmeno per un microsecondo, “Se esiste un pilota che può tirarci fuori prima di diventare atomi dispersi nel vento solare, quello sei tu Joker!.....Controlleremo tutta la zona prima di spegnere il generatore, abbiamo ancora l’IFF da trovare e voglio sapere se ci sono anche sopravvissuti prima di volare via da questo cadavere spaziale. Nel frattempo, rimanete all’erta ed in attesa”
“Agli ordini comandante. Buona fortuna”, affermò Joker, prima di chiudere il contatto radio.
Shepard volse lo sguardo sui sioi compagni, invitandoli a proseguire con cautela oltre la porta che avevano aperto pochi istanti fa. Il luogo in cui si trovarono rendeva giustizia al termine –sinistro-. Centinaia di migliaia di cavi si stendevano sulle pareti del Razziatore, come vene che attraversano muscoli e ossa di un corpo. Erano di toni bluastri con in bella mostra quelli che parevano essere matrici di eezo o sistemi di raffreddamento a grappolo, ma entrambe le cose avevano poco senso, in quanto i due sistemi erano presenti praticamente su tutta la superficie della nave e ciò era assolutamente incoerente, dato che bastavano pochissimi di quelle reti per ottenere risultati più che ottimi sul circuito a cui venivano collegati. Jack si rese conto che tutto quello che formulava non poteva confermarlo poiché non aveva mai letto uno straccio di informazione sui Razziatori, se non nelle leggende, ma quelle storie non ti spiegano certo come una nave di due chilometri abbia ancora energia per attivare campi di forza e barriere cinetiche. Il ponte su cui i tre si muovevano era stato sicuramente applicato da Cerberus, c’erano tracce di utensili umani dappertutto. Di tanto in tanto trovavano computer in cui continuavano a girare filmati di personale che, prossimo all’indottrinazione, si sentiva male, sveniva e farfugliava. Shepard aveva ordinato di spegnere ognuno di quegli affari e, se possibile, tirare fuori di essi qualche informazione utile. Non avevano lavorato molto, quella povera gente era rimasta in balia del Razziatore pochissimo tempo dopo aver inserito una base stabile al suo interno. Non avevano pagato l’affitto e così, invece di sfrattarli, il Razziatore ha deciso di renderli suoi schiavi, sempre che la creatura riuscisse ancora a pensare, magari il suo era semplicemente un sistema di autodifesa contro gli intrusi. Sulla parte più alta del ponte c’erano altri cadaveri spellati e rinsecchiti attorniati dal loro sangue. Una cosa raccapricciante, per non parlare poi dell’odore che emanavano.
“Affascinante”, disse, quasi eccitato, Mordin, “Moltissimi dati qui. Servirà scansione di Normandy per non tralasciare nulla”
Jack avrebbe voluto intervenire, ma fu preceduto da Shepard, “Manda il memo a Joker e proseguiamo Doc. Ho un brutto presentimento riguardo a questo posto”
I tre si ritrovarono poi davanti ad una discesa, vi era un piccolo spiazzo centrale poco più in là, dove sembrava trovarsi qualcuno che se ne stava immobile sulle ginocchia. Il comandante non si fidò molto di quella situazione. Fece cenno di avanzare con cautela e di tenere gli occhi fissi su quello che poteva essere un potenziale nemico. Jack rimase dietro per mantenere una linea di tiro pulita, mentre Shepard si muoveva verso lo spiazzo con passi lenti e calibrati, Mordin stava dietro di lui ben attento a coprire il suo comandante. Il losco figuro parve sentire i due che si avvicinavano. Si tirò su, avvolto nel camice da laboratorio, e mostrò il suo volto sfigurato. Occhi vitrei, pelle bluastra ed innesti sintetici che gli percorrevano tutto il corpo. Mutanti. Un’altra buona giornata andata alle ortiche. Shepard chiuse il pugno verso l’alto, era il segnale. Un secondo più tardi la testa di quello schifo esplose seminando fluidi e materia organica sul pavimento. Il Quarian espulse il bossolo in tutta tranquillità, Shepard gli fece un cenno d’assenso che il nostro ricambiò. Si stava per alzare per riunirsi ai due, quando uno scricchiolio percorse il ponte. Poco più avanti c’era un’altra discesa dalla quale spuntarono i fratellini del nostro amico.
“Orda!”, urlò il comandante, mentre iniziava ad aprire il fuoco sul fiume blu che, urlando e correndo, si stava riversando su di lui e Mordin.
Jack riacquisì subito la precedente posizione e riprese il concerto. –Tum!- alla testa, -Tum!- al cuore, -Tum!- alla gola, -Tum!- ancora la testa. I bossoli iniziavano a riempire l’area di spazio vicino ai suoi piedi. Erano davvero tanti. Per ognuno di quei bastardi che cadeva inerme al suolo, altri tre ne spuntavano da sotto le impalcature o da dietro la discesa. Shepard e Mordin avevano iniziato a retrocedere lentamente verso la posizione di Jack, quegli affari erano davvero stressanti. Shepard ricorse alle granate facendo volare di qua e di là gambe e braccia di più di una decina di quei cosi, ma quelli non demordevano. A Jack venne l’intuizione, poco più in là c’erano dei conteiner con materiale altamente esplosivo, probabilmente termite. Stava per far saltare tutto in  aria, quando un simpatico decise di dargli un bell’abbraccio da dietro. Jack si ritrovò a terra, con il brutto muso di un Mutante che non vedeva l’ora di azzannarlo. Jack tirò un imprecazione mentre schivava una manata di quell’essere repellente. Caricò la lama del factotum e lo decapitò seduta stante. Afferrò d’istinto la Phalanx con la mano libera e sparò tre colpi precisi al container. Subito un esplosione violacea disperse nell’aria l’orda. I Mutanti più fortunati morirono all’impatto, mentre i più sfigati si trasformarono in fiammelle ambulanti che si spensero lentamente consumando quel poco di carne che avevano in corpo. Jack si liberò del cadavere di quello schifo che lo aveva attaccato, raccolse il fucile di precisione effettuando una rapida ricarica e si riunì con gli altri due.
“Tutto bene?”, chiese mentre allungava la mano al comandante per aiutarlo a rialzarsi,
“Si. Grazie, Jack. Buona idea quella di fare esplodere il container”, disse Shepard mentre cercava di togliersi dal’armatura uno schizzo di sangue bluastro di un Mutante, “E tu Mordin? Tutto ok?”
“Tutto apposto comandante”, affermò il Salarian alzandosi dal suolo, “Tecnologia per creazione Mutanti sicuramente di natura Geth. Simile a quella usata da Sovereign suppongo”
“Aspettiamoci altra resistenza da qui in avanti”, sentenziò il comandante mentre espelleva una clip termica fumante dal Vindicator, “Se questo era il benvenuto, non mi immagino quando ci vorranno fare assaggiare il dessert”
“Poi ero io che non dovevo fare battute, eh signore?”, commentò Jack ridacchiando.
I tre proseguirono lungo altri sale allestite da Cerberus. Bisognava ammettere che il Razziatore era davvero enorme, anche se lo scenario era piuttosto monotono. Ancora Jack non capiva l’utilità di alcuni elementi strutturali, ad esempio, che ci faceva una colonna di mezzo chilometro posta fra le due pareti? Qualcuno poteva dire che serviva per distribuire il peso suklle due pareti, ma ciò era impossibile, in virtù del fatto che era un’unica colonna, non un insieme di almeno cinque elementi portanti. Jack si convinse che avrebbe dovuo leggersi qualche rapporto di quelli scienziati o comunque di persone che avevano studiato da vicino quell’essere, ne era intrigato ogni volta di più che si fermava a studiare un dettaglio. D’altronde conoscere il proprio nemico non poteva certo nuocere alla salute. Mentre stavano percorrendo un lungo corridoio circondato da cavi di maggior portata, un paio di Mutanti sbucarono da una strada sulla sinistra e ci gridarono contro. Proprio quando stavamo per eliminarli, un paio di colpi di fucile di precisione, provenienti dallo stesso punto in cui erano sbucati i due, li fecero secchi sul posto.
“Pare che non siamo gli unici a divertirci qui dentro”, affermò sarcasticamente il comandante.
Una volta imboccata quella via, però, non trovammo nessuno. Si guardarono intorno circospetti, ma nessuno o nessuna cosa fece capolino dalle casse poste nei dintorni. Si mossero in fondo alla sala e notarono che, dietro una specie di altare, stavano i famosi –Denti di Drago-, così come li chiamavano gli umani. Essi non erano altro che lunghi spuntoni meccanici su cui venivano conficcati i corpi degli organici. La reazione che ne segue è tanto brutale quanto efficace, quete macchine estraggono dal corpo della vittima tutta l’acqua e i Sali minerali per sostituirli con protesi cibernetiche. Questi dispositivi rianimano la carne morta e i tessuti, trasformando i cadaveri in raccapriccianti macchine assassine. Non esattamente il modo migliore per andarsene. L’incapacità i provare dolore e la tendenza ad attaccare in gruppi molto folti tendono a rendere queste truppe ancora più pericolose. Sui Denti di Drago dinanzi a loro erano ancora ancorati un paio di individui.
“Poveracci”, disse Jack esprimendo dissenso con la testa,
Shepard diede un occhiata intorno e poi si volse ai compagni, “Vedete come è disposta la sala? Consideravano questo luogo come una sorta di altare su cui sacrificarsi”
“Impossibile”, sentenziò Mordin, “Nessuno sano di mente farebbe una cosa del genere”
“Hai sentito anche tu i registri no? Soffrivano di allucinazioni, sentivano voci….Sono stati indottrinati”, poi il comandante fece per andarsene, “Non possiamo più aiutarli, purtroppo non c’è altro che possiamo fare per loro”
Notarono una porta bloccata in un pertugio a sinistra della sala. Cifratura standard a 256 Mb, ci vollero meno di venti secondi per far si che Jack sbloccasse la porta. Una volta finito, una voce elettronica li informò:
“Attenzione! Attendere prego. Adattamento della pressione alle condizioni esterne. Ricorda, la sicurezza è interesse di tutti. Sono cinque giorni che si verifica una morte sul lavoro”
“Considerando che siamo su un Razziatore strapieno di Mutanti…..deve essere un nuovo record”, scherzò cupo Jack.
All’esterno la situazione non era delle più rosee. L’atmosfera era tutta illuminata dall’intenso colore rossiccio della stella. Altri cadaveri erano sparsi qua e là tra grovigli di soppalchi di metallo e piccole piattaforme. Il silenzio nell’aria non auspicava niente di buono. Il gruppo si mosse sensi all’erta, consapevoli che prima o poi avrebbero avuto compagnia. In un certo senso già l’avevano. Tre Mutanti si stavano trascinando di soppiatto dietro di loro. Li avrebbero presi di sorpresa, se non fosse stato per il cecchino di poco prima. Li eliminò rapidamente. Jack pose subito il mirino nel punto in cui erano partiti gli spari. Non ci potè credere, un cecchino Geth gli aveva appena salvato la pellaccia. Il Geth si mise in piedi, mostrando un profondo squarcio nel lato destro del corpo ed una corazza N7 posta a corredo.
“Comandante Shepard”, sibilò il cecchino, poi si girò e scomparve alla vista dei nostri.
I tre si guardarono meravigliati, Mordin fu il primo a prendere parola.
“Cecchino era Geth. Geth non parlano”
“Difatti era da solo. Un singolo Geth ha l’intelligenza di un Varren”, chiarì Jack, “Anzi un Varren ti riporterebbe indietro il bastone se lo lanci, un Geth no”
“Sarà meglio fare chiarezza su questa faccenda”, decise Shepard, “Muoviamoci!”
Manco a dirlo, arrivò il resto della comitiva dei Mutanti, stavolta con appresso varie Progenie. Shepard abbandonò il Vindicator in favore del Claymore e Mordin fece lo stesso, sostituendo la Scorpion con la più adatta Locust. Jack fece ancora affidamento sull’Intervention per abbattere le Progenie. Quelle grosse pustole blu erano lente, ma i suoi colpi erano assai letali. Uno solo dei loro dardi poteva mettere k.o qualsiasi tipologia di scudo. I tre si fecero largo tra quegli abomini con andatura spedita. Il numero dei Mutanti che uscivano dalle fottute pareti era uguale alla loro impazienza di uscire da quella situazione. Quei mostri non gli lascivano tregua. Un passo, dieci Mutanti, un altro passo, altri venti. La cosa oltre che noiosa, iniziava a diventare frustrante. Più di una volta sembrava che i nostri dovessero soccombere dinanzi alla moltitudine di quegli aborti. Fortunatamente, grande numero non significa anche grande intelligenza, in certe situazioni la squadra chiudeva gli stupidi assaltatori in corridoi stretti, così che si sbloccassero intasando i pertugi, in questo modo era assai facile sfoltire il loro numero. Fortuna volle che ci fossero anche parecchi container esplosivi nei dintorni, questo rese più facile l’incedere e, grazie al cielo, dopo parecchie clip termiche e parecchi nemici eliminati, li portò facilmente dinanzi alla prossima porta da aprire. Ad attenderli all’interno c’era quello che cercavano: il modulo IFF (Identify Friend/Foe). Poco più avanti c’era la porta che li avrebbe portati al nucleo dei campi di forza e delle barriere cinetiche. Si aprì senza troppe storie, ma una piccola barriera protettiva gli impediva di passare. Dall’altra parte della stanza c’era il Geth di prima che smanettava sui comandi, girandosi di tanto in tanto per sforacchiare qualche mutante. Riuscì ad aprire la porta ai nostri, ma, non appena lo fece, fu mandato a terra dai suoi assalitori. Entrati ad armi spianate, il gruppo di tre, fecero rapidamente pulizia e sovraccaricarono il nucleo del campo di forza alla –vecchia maniera-, il che includeva una serie infinita di proiettili e qualche dose di esplosivo. Fatto ciò, la squadra era pronta ad andarsene, ma Mordin li bloccò:
“Aspetta! Geth ancora intatto. Senza precedenti. Dovremo recuperarlo”
“Bella idea dottore”, asserì Jack sarcastico, “Se dovesse entrare nei computer della Normandy sai bene quello che farebbe Shepard”
“Però è vero che nessuno ne ha mai trovato uno integro. Direi che il gioco vale la candela”, affermò sicuro il comandante,
“Come vuoi Shepard. Il comandante sei tu”, concluse Jack.
Il Razziatore iniziò a far risentire della mancanza del generatore. Violente scosse e forti oscillamenti percorrevano il corpo della nave da capo a coda. Mentre Shepard e Mordin trasportavano il Geth, Jack gli copriva le spalle continuando a sforacchiare i mutanti che incessantemente risalivano dalle viscere della nave. Joker era già in movimento per il recupero. La Normandy si fermò a poca distanza da un impalcatura.
“Apri il portellone!”, ordinò Shepard,
“Agli ordini!”, rispose rapido Joker, facendo ciò che gli era stato chiesto.
L’assenza di gravità permise loro di lanciare il Geth come un proiettile attraverso il portellone, per poi lanciarsi dietro di lui con un balzo.
“Jack forza! Salta!”, lo chiamò Shepard appena atterrato sulla Normandy.
Jack fece per saltare, ma un improvvisa folata di vento stellare fece crolalre l’impalcatura e costrinse la Normandy ad allontanarsi per non subire danni.
“Merda”, inveì il comandante, “Joker! Riavvicinati. ORA!”
“Impossibile comandante. Le raffiche sono troppo forti! Rischiamo di schiantarci al Razziatore e di rimanerci tutti secchi!”, gli gridò di rimando il pilota mentre muoveva freneticamente le mani sul cursore di controllo della nave.
Nel frattempo Jack aveva già intuito la situazione. Se c’era mai stato una situzione peggiore di quella, lui al momento non se la ricordava. Era bloccato su un cazzo di Razziatore che stava per bruciare all’interno di una stella. Già……bella merda. Si mosse via dalle macerie dell’impalcatura e tornò sulla strada principale. Era gremita di Mutanti. Serviva un’idea e pure alla svelta. Ora che erano in balia dell’attrazone gravitazionale stellare era questione di minuti prima di sparire in un globo di luce. La sua mente cercò una possibile via di uscita da quella situazione.
-Merda! Ci deve essere pure un mezzo di trasporto alternativo con cui abbandonare quest’affare!-
Ancora una volta, il cervello gli salvò la vita. La navetta di Cerberus! Pregò con tutto il suo cuore che quei bastardi non avessero distrutto la nave o l’avessero lasciata a secco. Per arrivarci, però, sarebbe dovuto passare attraverso tutti quegli abomini. Ripose il fucile di precisione, mise la Phalanx nella mano sinistra e, nella destra, impugnò la Zangetsu. Strinse forte l’impugnatura di entrambe le armi ed iniziò a correre, squarciando e sparando qualunque cose ci fosse tra lui e il suo obbiettivo. La Zangetsu brillava emanando continue scosse attraverso la lama che, vibrando, segava la carne morta di quei bastardi. Nella sua corsa Shepard lo chiamò al com-link.
“Jack! Dove cazzo stai andando?!”, gli sbraitò il comandante,
“A salvarmi il culo!”, rispose con rabbia il Quarian, mentre un braccio e una testa di Mutante fluttuavano nell’aria.
Ci vollero quasi cinque minuti per raggiungere il punto d’attracco della navetta Cerberus, tra sminuzzamenti e sforacchiate varie. Jack si sedette al posto di comando e premette forsennatamente sul quadro di controllo per far partire quella carretta.
Dalla Normandy, Shepard e compagni non potevano fare altro che rimanere col fiato sospeso in attesa di qualsiasi tipo di segnale che gli facesse capire la sorte del compagno. Alla fine videro il relitto del Razziatore bruciare a contatto con la stella e le speranze si spensero.
Poi una voce si fece sentire dall’altoparlante, “So che non avevo il biglietto….ma, la prossima volta, lasciatemi alla stazione successiva”
Un  grande sospiro di sollievo uscì dalla bocca di molti presenti.
“Figlio di …….Perchè ci hai messo tanto?”, chiese stressato il comandante,
“Mi ero fermato a fare le ultime foto comandante. Queste le metteremo in esposizione”, disse ridendo,
“Tu sei completamente fuori di testa!”, rispose divertito Shepard, “Apri il portellone dell’hangar Joker. Fallo rientrare prima che decida di lasciarlo fuori”
 
Appena la navetta atterrò nell’hangar della Normandy, furono proprio Tali e Shepard ad andare incontro al nostro per primi. Aspettavano che la porta si aprisse, ma tutto taceva nella navetta. Tali, allora si avvicinò per sbloccare manualmente la porta. Appena completò questa operazione, mossè due passi all’interno, solo due, per poi ritrovarsi un Mutante che sbattè le spalle con il muro alla sua sinistra. Istintivamente i due andarono a cercare la pistola, ma, prima che potessero aprire il fuoco, la Zangetsu inchiodò la testa del nemico alla parete, lasciando il resto del corpo a penzolare come un prosciutto in salumeria.
“Chiedo scusa”, fece Jack uscendo stancamente dalla navetta, “Ma, come vedete, avevo un clandestino a bordo”
“Hai finito di farci prendere spaventi per oggi?”, chiese Tali, quasi come un rimprovero,
“Direi di si….a meno che il comandante non mi voglia per qualche altra gita di divertimento”, affermò rinfoderando la lama nel fodero il Quarian,
“Per oggi sei congedato Jack. E comunque ottimo lavoro”, disse Shepard allontanandosi,
“Vieni”, disse Tali prendendogli la mano, “Ti accompagno”
 
 
Lately, I’ve be going crazy
Cuz I want you baby
But you don’t, so get out.
Cuz I’m breking
And my soul is sheaking
Like my world is quaking
If I can’t have you
Get out of my heart
 
 
 
Qualche ora più tardi in sala machine…….
 
“Sai che ero preoccupata per te?”, gli disse dolcemente Tali, mentre erano seduti in terra sotto il nucleo ad eezo della Normandy,
“Anche io ero preoccupato per me. Pensa che spreco nel caso fossi morto…e che vergogna aggiungerei”, gli rispose Jack,
Tali fu sul punto di arrabbiarsi, poi riflette un attimo e chiese: “Sarcasmo?”
Jack si girò verso di lei battendogli un dito sul visore violetto, “Sarcasmo”
“Perché penso che ogni volta che voglio fare un discorso serio tu ti divincoli con la simpatia?”, sbottò seccata lei,
“Sarà perché non voglio affrontare quel discorso……oppure perché sono un gran simpaticone”, sfoggiò un tono stanco e solare nel medesimo momento. Era decisamente stravolto da quella corsa a perdifiato per fuggire dal Razziatore,
“Perché fuggire? Sono io…a meno che tu non preferisca i Mutanti alla mia compagnia”, disse lei rassegnata poggiando le mani sul freddo pavimento della sala macchine.
Jack gli coprì piano la mano sinistra, ma ciò la fece scattare ugualmente.
“Se così fosse….perchè sarei qui? Ho altri motivi per evitare certi argomenti”, il tono basso e stanco fu ancora più accentuato in quel momento,
“E non pensi sia ora di parlarne? Sono qui. Racconta”
Jack, quasi poteva vedere oltre il casco, ma non era certo l’immagine di Tali quella che vedeva al di là.
Sorrise, “Tu me la ricordi molto sai. Stessa determinazione, stessa volontà e…..stessa curiosità”
“Chi?”, chiese lei titubante, “Chi ti ricordo?”
Jack fece un sospiro, gli lasciò andare la mano e poi riprese: “Il suo nome era Jen. Jen Carpenter. Lavorava sulla Terra come poliziotta. Ci eravmo conosciuti per caso durante una retata della polizia in un ghetto di Las Vegas. Mi avevano scambiato per un tirapiedi di una banda locale e mi arrestarono con loro. Tutti i poliziotti che mi interrogarono avevano forti pregiudizi, solo lei vedette oltre. Mi aiutò ad essere scagionato e….beh, da lì iniziammò a frequentarci”
Jack, mentre raccontava, non stava guardando Tali, ma sentiva nell’aria il suo dolore, lei fece per parlare, ma lui la interuppè alzando una mano, in segno di aspettare.
“Per alcuni mesi tutto andò bene…..Poi ci fu –l’incidente-. Le bande organizzarono una rappresaglia in piena regola. Morirono quattro poliziotti il giorno…tra quelli c’era anche lei. Le autorità locali, corrotti da quei pezzi di merda, insabbiarono tutto come lotta tra bande. La polizia non organizzò nessuna retata o altri tipi di metodi per incarcerare quegli assassini….Al suo funerale penso di aver perso qualcosa dentro. Ci sono quei momenti che capisci che qualcosa si rompe li in fondo, qualcosa smette di funzionare….e tu ti adegui. Vedi in faccia l’Universo e tutte le sue stronzate. La gravità si sposta, andando a creare un buco nero senza ritorno. Capisci che la vita è dettata dal caso. Non segue schemi, tranne quelli che ci troviamo noi dopo averla fissata troppo a lungo. Nessun senso tranne quello che decidiamo di imporle. Questo mondo alla deriva non è plasmato da vaghe entità metafisiche. Non è Dio che uccide i suoi figli, non è il fato che li massacra o il destino che li getta ai cani. Siamo noi. Solo noi.”
Tali rimase in religioso silenzio per ascoltare e non interrompere quel racconto che stava costando a Jack davvero parecchio per essere estrapolato dalla bocca.
“Non ci fu un piano. Non ci furono elucubrazioni tra chi lasciare vivo e chi lasciare a marcire al suolo. Erano tutti colpevoli. Tutti. Quando vedi l'orrore del mondo non ti devi arrende mai. Quando l'hai visto, non si possono più voltare le spalle fingendo che non esista. Neanche se qualcuno glielo ordina. Non facciamo questo perché ce lo permettono. Lo facciamo perché dobbiamo. Perché siamo costretti. Ed allora lo fai. Quei poveri bastardi mi chiedevano chi mi aveva pagato e quanto mi avevano pagato. Mi offrivano il triplo e il quadruplo, aumentando ogni volta che uno di loro moriva….Non si trattava di soldi. Si trattava di mandare un messaggio a quei spocchiosi balordi come loro. Tutto Brucia”.
Poi Jack si girò verso Tali, per finire con l’ultima parte di quella triste storia.
“Mi arrestarono dinuovo. Fuggii……In cuor mio pensavo fosse la mia fine. Pensavo che mai qui l’ingranggio avrebbe ripreso a girare. Ero freddo, attaccato all’odio e alla rabbia…..Poi sei arrivata tu….E ho paura. Ho paura di perdere di nuovo tutto. Ma non è colpa tua, sono io che non reggerei il peso. E’ per questo che tento di evitare discorsi seri. E’ un meccanismo di autodifesa, come quando tu inizi a parlare senza sosta”
Tali non riusciva a spiccicare parola. Era stata appena travolta dalla più grande onda di marea della sua vita…..ma era un onda che cercava di fuggire da lei, invece che travolgerla come sperava. Lei voleva essere strappata dalla forza imponente, dalla furia di quell’elemento, ma l’Onda fuggiva, lasciandola sola.
“Non mi accadrà niente. Te lo prometto”, riuscì solo a dire, ma era più un grido disperato che diceva –Amami!-
“E’ questo il punto”, gli disse triste il nostro, “Guarda i tempi in cui viviamo. Guarda come viviamo. Sempre in mezzo al pericolo, sempre ad un passo dalla morte. Io specialmente”, gli poggiò la mano sul lato destro del casco, capendo che gli stava spezzando il cuore, “Prima o poi qualcosa succederà e né io né te potremo farci niente. Non posso sopportarlo…..e poi……non ti merito. Sotto questa pallida maschera non c’è chi credi, ma un’altra persona. Non sono il Principe Azzurro delle favole. Non sono il cavaliere senza macchia e senza paura.Sono un orrore che si nasconde sotto un velo d’inganno. Sono un’ombra che cerca ristoro nel sangue... Sono uno Spettro della Vendetta, trascinato a casa dalla marea…..No, io non ti merito”.
Si alzò, deciso ad andarsene, ma lei gli afferrò il braccio, flebile tentativo di evitare un fatto già scritto negli archivi di quella storia.
“Sono menzogne. Tu non sei un  mostro!”, provò a dire, disperata.
E nei suoi occhi, come stelle lontane, come echi di Quasar che disperdono nello spazio infinito i semi della vita, eccola che la vede….la Speranza………Ma cosa mai può una piccola luce contro l’infinita distesa delle Tenebre?....E’ semplice……Può essere vista da tutti. Ed allora l’accoglie in se, quella piccola speranza. Trae fuori dalla tasca quel piccolo oggetto che, forse, mal interpretato può essere stato. Lui cercava il sangue, ed allora sarebbe stato il suo sangue la speranza.
Jack mise la piccola fiala in mano a Tali’Zorah. Lei non capì il suo gesto, ma subito ottenne una risposta.
“In questa fiala ci sono le risposte a tutte le tue domande. Quando sarai pronta, analizzalo ed ogni domanda troverà una risposta, ogni segreto ti sarà svelato…..Dormi bene Tali”
La Quarian si ritrovò sola e, benché tutta la sala fosse illuminata a giorno, si sentì estremamente sola ed abbandonata nelle Tenebre, ma la sua piccola luce, quella fiala di sangue gli ridiede speranza, poiché un momento può cambiare la storia, ma l’amore….ti cambia la vita.
 
Batteria Primaria, circa trentacinque minuti dopo…..
 
In orario terrestre, era circa l’una di notte. Garrus trovò Jack al terminale dei cannoni che lavorava al suo posto. Non che la cosa gli desse fastidio, conosceva bene le capacità del Quarian, ma il Turian era arrivato a sviluppare verso quei cannoni come una sorta di istinto materno e voleva essere lui a occuparsene e nessun altro.
“Dopo una giornata come la tua hai ancora voglia di lavorare?”, gli domandò accostandosigli,
“Credo di iniziare a soffrire di insonnia, amico mio”, gli rispose mentre continuava a digitare sul quadro luminoso,
“Ok, dimmi cosa è successo”, disse per arrivare al nocciolo della questione,
“Perché pensi che sia successo qualcosa?”, gli chiese di rimando il Quarian,
“Perché hai inserito il giunto di potenza primario nel piano di flusso della terza batteria laterale”, lo rimproverò Garrus, “E sia tu che io sappiamo che è una stronzata in grado di ridurre la potenza del cannone primario di ben 27 punti….Quindi, cosa è successo?”
Jack ridacchio un poco, poi rimese tutto in ordine ed infine si girò verso Garrus che fece un gesto con le mani come per dire –allora?-
“Lei mi ama Garrus”, disse mettendo le mani sulla sbarra che divideva il terminale dal giunto di potenza del cannone, “E io ho fatto un casino”
“Ti riferisci a Tali vero? Beh non vedo cosa ci sia di male…..Ma poi, come fai ad esserne così sicuro?”
Jack si girò verso di lui, tristemente serio, “Perché lei ha visto la parte peggiore di me…..E gli va bene”
Garrus la buttò sul ridere, “Che mai avrà visto di così terribile in te?Tutti abbiamo i nostri scheletri nell’armadio…Pensa a me”
Jack non fu molto propenso allo scherzarci sopra, “Il punto è che il mio armadio non ha scheletri….ha cadaveri. E’ pieno di fottuti cadaveri che secernono litri di sangue….e prima o poi mi ci affogherò con esso”
Garrus capì che la cosa era più seria di quanto avesse creduto, ma cercò di mantenere un atteggiamento sereno, “Stai esagerando le cose che in realtà sono più picccole di una punta di spillo”
“No, io non credo”, gli rispose Jck, “Presto dovrò rendere conto di tutto ciò che ho fatto e credo che la Morte abbia già un posto prenotato per me quel giorno”
Garrus si pose dinanzi a lui con le braccia incrociate, “Allora troverà qualcuno che non è molto d’accordo sulle sue decisioni”
Jack lo scansò e gli poggiò una mano sulla spalla sorridendo, “Sei un buon amico Garrus….ma certe cose bisogna affrontarle da soli”
Il Turian sbuffò, “E’ proprio come dicono vero? Ain’t no rest for the wicked till the end”
“Già, non ci si scampa”
E così Jack se ne andò, conscio che il conto, che gli avrebbe presentato presto la vita, sarebbe stato assai salato.
 
 
Quando tutte le cose vanno male, sorridete. Vi prenderanno per un idiota. Vi aspetto in “Non Di Questo Mondo”.
 
 
Per chi fosse interessato: la canzone, a cui appartiene la prima lirica, la trovate qua: http://www.youtube.com/watch?v=5t99bpilCKw
In ultimo, questa è la canzone della seconda lirica: http://www.youtube.com/watch?v=hVn9hbE_cb8

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Capitolo 22
*** Non di questo mondo: The Shadow Over Me ***


Solite due cose alla velocità della luce. Ho ripartito i capitoli in modo diverso, cosicchè abbiate più da leggere e da intrattenervi ;). Per questo capitolo lo sforzo è stato considerevole, non so se ho dimenticato dettagli, descrizioni, dialoghi o altre cose, sta di fatto che potrete constatare voi cosa ne è uscito. Mi sono messo un po’ giocherellare con le canzoni, che stavolta sono più varie e, a mio dire, azzeccate. Invito tutti voi ad ascoltarle tutte e a dirmi anche quel che ne pensate riguardo ad esse, magari ho esagerato un po’ con il numero di esse xD. Comunque in tutte basta cliccare dove è colorato di azzurro per andare ad ascoltarle. Solo una cosa, per la prima lirica tenete a mente soltanto il significato letterale, non quello che il cantante voleva dire. Non per cattiveria, solo che il significato letterale calza meglio con la mia storia ;). Io non vi trattengo oltre, spero che la lettura sia di vostro gradimento e alla prossima Mis Amigos :D!!!
 
Capitolo 20:
 
Non Di Questo Mondo: The Shadow Over Me
 
“Un tempo, da piccolo, avevo paura del buio. Poi sono cresciuto. Anche il Buio”
 
I giorni passavano tranquilli sulla Normandy. Dopo aver recuperato il dispositivo IFF dal relitto del Razziatore, Jack aveva potuto godere di un piccolo periodo di pausa. In questo breve lasso di tempo, aveva potuto conoscere meglio i membri dell’equipaggio della Normandy. Era riuscito a conquistare la fiducia e l’amicizia di molti di loro. Il dottor Solus amava molto discutere con Jack, poiché poteva utilizzare tutta la sua cultura scientifica per esprimersi, ben sapendo che il Quarian non solo gli avrebbe risposto, ma avrebbe addirittura argomentato le sue idee con invettive molto intelligenti. Thane, invece, aveva piacere a confrontarsi col nostro nel combattimento a mani nude. All’inizio, dubitava molto dell’effettiva abilità del Quarian, ma ebbe subito da ricredersi, poiché Jack mostrò tattiche, tecniche e movenze davvero sorprendenti, insomma, Thane imparò a sue spese che non era da prendere affatto sottogamba. Lo stile di Jack era il CQC (Close Quarter Combat), esso è una sorta di Melting-pot di varie discipline marziali. Elementi distinguibili in questo stile unico di combattimento sono, per quanto riguarda le discipline terrestri, il judo, il karate, il jujitsu, il kung-fu, dalla parte dei Salarian abbiamo il tee-pee e il gaa-nee, vi sono anche conoscenze Turian e Drell come il vernuus e il manchers. Lo stile si basa soprattutto sulla rapidità e la capacità di inanellare varie serie di mosse offensive, e difensive nel caso, anche con più parti del corpo. L’essenza è prevaricare l’avversario per stenderlo poi con mosse di sottomissione al collo e agli arti, la natura predominante nel CQC è infatti il non essere di natura letale, ma solo di autodifesa. Questo in principio, con andare avanti delle generazioni questo stile è stato rivisto e modificato in vari aspetti, infatti ora conta due nuovi approcci. Il primo è quello letale, questa deriva è completa di prese e colpi capaci di eliminare o, in casi meno estremi, debilitare per mesi l’avversario. Tutti i colpi e le prese sono visti nell’ottica di eliminazione, ad esempio,alla presa al collo è aggiunta la rotazione con conseguente rottura delle vertebre. Lo stile presenta anche varie prese di ribaltamento e contrattacco che permettono una controffensiva, il più delle volte, letale. La seconda deriva del CQC è quella con combattimento armato ed è quella forse più utilizzata oggi dai praticanti e dai più esperti. Si tratta del combattimento armato. In questo frangente è considerato come punto base l’utilizzo nella mano dominante di una pistola e nell’altra di un coltello da combattimento militare o comunque di un arma da taglio versatile e controllabile tramite un impugnatura, da ciò vengono escluse quindi le lame factotum che hanno un approfondimento a se. In sostanza la pistola serve a mantenere le distanze dal nemico e il coltello è pronto nel caso si arrivi a stretto contatto. L’utilizzo di entrambi si basa su torsioni e movimenti rapidi delle braccia, tutti sanno che sparare ad una mano è molto difficile da effettuare, con l’addestramento CQC si viene addestrati in modo da saper usare con disinvoltura e in modo efficiente la pistola in queste situazioni. I maestri di livello S3 di CQC vengono trattati con assoluto rispetto poiché sono considerati i massimi esperti nel combattimento a mani nude e personaggi degni di comandare qualunque truppa di soldati. Tuttavia il CQC è poco noto a livello intergalattico, non perché venga reputato uno stile difficile da padroneggiare, ma perché sono veramente pochi coloro che hanno le nozioni per padroneggiare decentemente la tecnica e ancora meno sono quelli che possono insegnare tale disciplina. Il CQC viene addirittura considerato una leggenda tra i più alti gradi delle forze armate ed anche tra i più esperti maestri di discipline marziali, questo poiché nessuno crede sia possibile che esista uno stile che incorpori elementi di così tante discipline differenti elaborate da diverse specie. Ad onor del vero, va detto che molti maestri non insegnerebbero mai tecniche di combattimenti ad esseri non appartenenti ad altre specie al di fuori della loro. Thane Krios era uno di quelli che non credeva nell’esistenza del CQC, ora, però, la sua opinione era l’esatto opposto. Vedere in azione il Quarian, che miscelava alla perfezione stili di combattimento provenienti da ogni angolo della Galassia senza intoppo alcuno, lo fece abbondantemente ricredere sull’esistenza e, soprattutto, sull’efficacia di tale abilità marziale. Ben presto il Drell dovette riconoscere a se stesso che spezzare la guardia di un maestro del CQC era impossibile con le sue conoscenze, ovviamente anche Thane conosceva molti stili di combattimento, ma, appena provava a utilizzare un approccio differente, Jack rispondeva con precisione ai suoi colpi. Benchè nelle prime fasi riuscisse a tenere testa e ad assestare anche qualche buon colpo al Quarian, nelle fasi appena più avanzate non riusciva ad uscirne vincitore. Era assai deluso dalle sue, per la prima volta, limitate conoscenze marziali, e si era rassegnato a non poter assolutamente vincere quello scontro, tuttavia, fu Jack a venirgli in soccorso. Dopo avergli fatto promettere di non rivelare mai quello che gli stava per mostrare, gli insegnò le basi del CQC. Non avevano molto tempo da poter spendere in quel tipo di esercitazioni, ma Thane fu assolutamente grato al Quarian per averlo introdotto a quel nuovo stile di combattimento, benché ciò che gli insegnò Jack era davvero poco rispetto all’immensità tecnica del CQC.
A Jack piaceva anche discutere con Samara. La Justicar poteva vantare un’esperienza millenaria e quindi perché non usufruire ponendogli le domande che gli passavano per la testa. Di per sé Samara era lieta che qualcuno si interesasse tanto alla sua opinione e rispondeva non solo tramite le sue conoscenze, ma anche narrando le sue esperienze personali, il più delle volte tragiche e legate a doppio filo con la sua lealtà dovuta all’ordine delle Justicar. Samara parlò al Quarian dei suoi trascorsi con i mercenari e Jack non potè fare altro che ammettere che sapeva cosa aveva vissuto senza però rivelare altri dettagli. Samara era una tipa intelligente e sapeva leggere bene il cuore delle persone. Si può dire che ne percepisse quasi l’aura. Affermò di aver percepito la paura e la coesistenza di entità differenti in lui, ma Jack non era tipo che dava corda ai misticismi e affermò che la Justicar era solamente perspicace. Di contro, il Quarian fu particolarmente colpito da come Samara convivesse con il suo problema “riproduttivo”. Essere consci di dare vita, nel 100% dei casi, a delle Ardat-Yakshi nel caso fosse rimasta incinta durante un rapporto sessuale, doveva essere qualcosa di molto difficile con cui convivere. Nonostante ciò la Justicar aveva avuto tre figlie, non aveva negato loro il diritto di vivere, piuttosto le aveva dato la possibilità di andare in un monastero a vivere lontano dalla comunità intergalattica con la speranza, in futuro, di essere riammesse nella società. Una delle sue figlie, però, aveva scelto la libertà da subito e così era diventata dipendente dall’uccidere persone tramite il suo “dono”, Samara non aveva avuto scelta, gli diede la caccia per secoli ed infine, tramite l’aiuto di Shepard, la eliminò definitivamente.
“Un genitore non dovrebbe uccidere i propri figli”, gli aveva detto Jack,
“Se la figlia in questione si rivela un’assassina, l’ordine mi vincola a comportarmi secondo il codice, la dovevo uccidere”, aveva risposto lei, con tale fermezza da risultare quasi priva di affetto nei confronti della figlia,
“Ciò non cambia la natura delle cose. Se i figli sono il nostro lascito, chi siamo noi per essere giudici e boia delle loro azioni?”, Jack non nascondeva una certa malinconia in questo dialogo,
“Ho fatto ciò che una madre avrebbe fatto”, aveva sentenziato l’Asari,
“No”, aveva risposto il nostro tristemente, mentre abbandonava la camera, “Hai fatto quello che una Justicar avrebbe fatto…..Hai servito l’ordine”
Dal lato della batteria primaria, Garrus continuava a mandargli memo riguardo ad una rivincita che Jack gli doveva. Il Turian l’aveva decisamente presa a cuore quella faccenda. Non avendo, purtroppo, lo spazio necessario per misurarsi in una sfida tra cecchini, i due dovettero ripiegare su qualcosa un po’ meno militaresco….e per meno militaresco si intende il Poker. Ogni sera nella stiva si formava un piccolo gruppetto di giocatori che giocava per tutta la notte scommettendosi i propri crediti o, tavolta, l’onore e piccole scommessucce. I partecipanti sono solitamente: Picche, Garrus, Zaeed, gli specialisti Kenneth e Daniels, in più, talvolta, partecipavano anche Tali, Kasumi e la biotica Jack. Solamente un paio di volte il comandante si era unito al gruppo, preferendo di gran lunga giochi come gli scacchi. Il gruppo si poteva facilmente dividere in vari elementi con i loro schemi comportamentali. Garrus era il pesce piccolo, benché fosse difficile capire le intenzioni del Turian in virtù del fatto che i muscoli facciali della sua razza fossero tutti per lo più legati alle mascelle, era assai dubbioso su quello che fare, così che il cecchino sprecasse spesso occasioni di ottenere buone mani. Kasumi era il baro. Quando il mazzo andava a lei, potevi stare sicuro che avesse operato qualche magheggio. La sua tecnica consisteva nel distrarre i partecipanti con mosse da circo nel mischiare il mazzo, in modo che non siaccorgessero che nascondeva o scambiava delle carte. Zaeed era l’incarnazione del termine bluff. Il mercenario giocava con occhiali da sole e cappello da texano sulla testa per cercare di nascondere le sue espressioni, ma, quando puntava troppo alto, potevi stare sicuro che in mano non aveva niente, ma lui era inconscio di ciò e si divertiva a fare lo spaccone. Kenneth e Daniels erano i giocatori più normali del gruppo. Non eccedevano e non parevano mai troppo arrendevoli, era divertente giocare con loro proprio per le loro attitudini bonarie. La biotica Jack era la più pericolosa, non perché avesse buone mani, ma perché ogni volta che perdeva si arrabbiava e voleva scatenare una rissa, dando, il più delle volte, la colpa a Kasumi. Il comandante era il fortunato, sembrava incredibile come riuscisse ad ottenere certe mani. Molto spesso gli capitavano full o tris serviti, tanto da far pensare a Kasumi di non essere poi tanto brava a barare. I round finali comunque toccavano sempre ai due Quarian. Picche era il classico attendista, ponderava ogni scelta e cercava sempre la guerra psicologica, studiando attentamente ogni segnale corporeo che arrivava dagli altri. Tali era il Jolly. Nessuno capiva come, ma riusciva sempre a ribaltare alcune situazioni in maniera incredibile, persino quando le percentuali di successo erano contro di lei riusciva a vincere. In ultimo bisogna dire che i due Quarian avevano le facce da poker migliori del gruppo, considerando il fatto che vedere attraverso i visori era già difficile, ma contando che potevano essere oscurati rendeva impossibile cogliere qualsiasi segnale. Una volta ci fu davvero qualcosa di incredibile all’ultima mano. Picche, che guarda caso aveva una strana predisposizione nel pescare i fanti, aveva in mano un tris di Jack, quello di fiori, di cuori e di denari. Tali invece era in procinto di fare scala reale con il seme delle picche. Ad entrambi serviva il Fante di Picche per ottenere, da una parte il poker e dall’altra la scala completa……Secondo voi, a chi sarà mai potuta toccare la carta vincente?.......Ma ovviamente a Tali! Quella voltà mostrò con orgoglio e soddisfazione la carta in questione. A quel punto tutti scoppiarono in una grossa risata e derisero il nostro di essere stato tradito, letteralemente, da se stesso.

Said she'd never had a Royal Flush
But I should have known
That all the cards were comin'
From the bottom of the pack
And if I'd known what she was dealin' out
I'd have dealt it back

She's got the Jack
She's got the Jack

 


Ac/Dc – The Jack
 
Le cose col comandante, invece, presero una piena inaspettata. Ci fu più di un’occasione per parlare, ma Jack, come aveva sempre fatto, rivelò davvero poco al comandante e in più di una occasione rifilò le bugie già appioppate precedentemente a Tali e agli altri interlocutori. Il terreno, però, iniziava a scricchiolare sotto i suoi piedi. Difatti, benché il comandante non dubitasse più delle sue capacità tecnico-militari, aveva forti dubbi sulla sua persona. Ogni membro dell’equipaggio si era aperto con Shepard, sia perché era il loro comandante, ma soprattutto perché erano riusciti a creare un ottimo rapporto di amicizia. Innegabilmente il comandante aveva carisma da vendere ed era una persona che sapeva bene come allacciare rapporti di fiducia e stima reciproca, ma Jack non poteva aprirsi, soprattutto in virtù del fatto che aveva consegnato la fiala col suo sangue a Tali. Sapeva bene che, prima o poi, la Quarian avrebbe ottenuto le informazioni che desiderava da quel piccolo concentrato di globuli rossi e DNA, e l’idea che mantenesse le future scoperte segrete era del tutto improbabile. Jack continuava a non credere di avergli consegnato le chiavi dei suoi segreti, ma era arrivato al punto di convincersi che l’aveva fatto, non solo per i sentimenti che erano scaturiti nel suo cuore per la Quarian, ma anche perché era stufo di vivere nella menzogna. Ciò comunque gli impediva di dirlo liberamente, non avrebbe mai potuto esternare la verità da sé, dopotutto la questione andava al di là del basilare concetto di fiducia. Il tempo della verità sarebbe arrivato, ma, fino ad allora, Jack avrebbe continuato a comportarsi come aveva sempre fatto.
Tali, dal canto suo, era impaziente di sapere cosa nascondesse quella boccetta, ma le parole di Jack, riguardo al fatto di non essere la persona che lei credeva, continuavano ad impedirle di analizzarne il contenuto. Aveva paura di scoprire cose che non gli sarebbero piaciute per niente riguardo al suo amico, ma era anche conscia del fatto che Jack non avrebbe mai accettato i suoi sentimenti e non avrebbe proseguito il discorso, rimasto in sospeso, ad essi legato se  ella non avesse avuto le nozioni per comprendere la figura oggetto del suo cuore. In alcune occasioni, Tali cercava di farsi forza e convincersi che non avrebbe trovato niente di male oltre a quel piccolo velo rosso, ma capiva che Jack non si sarebbe mai comportato in quel modo se dietro ci fosse stata una semplice marachella….No, le rivelazioni che quella piccola ed, apparentemente, innocente fiala gli avrebbe fornito, sarebbero state qualcosa di tutt’altro che facili da accettare. L’amore poteva veramente far si che lei chiudesse gli occhi dinazi a quello che avrebbe trovato? Era sicura che il loro legame fosse così forte? Se lo domandava spesso, con la paura di essersi presa solo una banale infatuazione per un giovane Quarian che gli aveva salvato la vita sulla Flotta, ma poi si convinceva che non poteva essere una cosa così tanto per dire, era da troppo tempo che non sentiva quel fuoco ardergli dentro. Il primo si era spento tanto tempo fa ed anche allora fu a causa di una verità che Tali non poteva accettare. Quella volta il suo cuore era stato calpestato con noncuranza e il fuoco dell’amore si era spento dopo che una cascata di fango l’aveva sommerso. Si aggrappò con risoluzione a quella flebile speranza. La speranza di essere abbastanza forte…..stavolta. Non voleva che si ripetesse quello che era successo tempo prima con Shepard.
 
E adesso……..”L’Ombra Su Di Me!”
 
Arrivò, infine, il momento di ritornare in azione. Shepard convocò Jack per far parte di una misione delicata, andavano a dare una mano a una sua vecchia amica: la dottoressa Liara T’Soni. Jack ne aveva già sentito parlare, si ricordò di quanto Bum Bum avesse elogiato il suo lavoro e i suoi scritti quando si stavano preparando per entrare nel campo segreto Prothean sotto copertura. La T’Soni, benché giovane rispetto ad altre sue colleghe in quel campo, aveva elaborato teorie affascinati e scritto molti trattati coerenti sotto il profilo storiografico e scientifico con tutte le conoscenze che già erano state pervenute riguardo ai Prothean, ma la sua giovane età, per quanto avere 106 anni sia un concetto di giovinezza proprio solo delle Asari, non gli permise di ottenere sufficiente credibilità nel suo ambito, anzi, molti disprezzarono il suo operanto assumendo come scusa che la dottoressa non avesse abbastanza esperienza per formulare tali trattati. Tipica ideologia Asari, i giovani non hanno mai buone idee e i vecchi si, concetti primitivi e alquanto superati. Jack ringraziò il cielo di avere una vita media che ci aggirava sui 100 anni, benché ciò fosse valido solo per chi non era un Quarian impegnato in operazioni militari ad alto rischio, non avrebbe mai sopportato l’idea di dover aspettare altri due secoli per ottenere un po’ di credibilità di fronte a quella gente. “L’Eternità” aveva i suoi svantaggi e la noia pareva la prima di esse e mille anni di battaglie sfiancherebbero chiunque. Trovò il comandante in sala riunioni insieme a Legion, così almeno aveva accettato di farsi chiamare il Geth, il quale cinguettava qualcosa riguardo a dei dati ottenuti da Shepard. Jack dovette ammettere che quel Geth aveva qualcosa di inusuale, beh, diciamo pure che era unico nel suo genere. Era una piattaforma mobile contenente le coscienze di millecentoottantatre Geth, oltre la sua ovviamente, ciò gli dava nozioni più che valide per parlare e comunicare con gli organici. I suoi pensieri erano condivisi e creati attraverso la moltitudine di coscienze collegate a lui, ogni sua decisione ed ogni sua parola era il risultato dell’accordo di quella sorta di consiglio, questo è il bello di poter pensare alla velocità della luce coordinandosi con migliaia di individui contemporaneamente. Per facilitare l’interazione con gli organici con cui viene a contatto, Legion è dotato di diversi pannelli in quella che si può definire come la testa della piattaforma, in modo tale da simulare le espressioni facciali. Queste protuberanze sono comparabili come l’equivalente delle sopracciglia negli organici, in modo da mostrare sorpresa, concentrazione e altre espressioni facciali comuni. Legion possedeva un pezzo della corazza originale di Shepard recuperata sul luogo dello schianto della Normandy SR-1 su Alchera. Il Geth utilizzò quelle parti per ripararsi da una ferita causatagli qualche tempo prima da un soldato dell’Alleanza. Quando Shepard provò a chiedergli il motivo del perché avesse un pezzo della sua vecchia uniforme, Legion divenne evasivo affermando prima che c’era un buco e poi sentenziando che non vi erano dati disponibili. Questo fatto era assai interessante. In primo ruolo suggeriva che il sintetico aveva preso una decisione irrazionale semplicemente dettata dal caso e non influenzata dalle emozioni. In secondo luogo metteva in evidenza il pensiero ad istanze tipico dei calcolatori. Benchè i Geth fossero dotati di unità quantistiche era impossibile per loro evidenziare autonomamente delle emozioni. Le “emozioni” che il Geth esprimeva erano date da calcoli probabilistici su come un normale organico avrebbe reagito. In sostanza Legion seguiva modelli pre-reinderizzati a base probabilistica del comportamento di un essere vivente dinanzi alle situazioni che gli si ponevano difronte. Il punto debole di questo procedimento era che il Geth non poteva esprimere emozioni autonome, se Legion pareva stupito, in realtà non lo era, il modello gli suggeriva di atteggiarsi in quel modo. Ne va da se che elaborare una vera “emozione” è qualcosa che non è computabile da un cervello elettronico, difatti si va immancabilmente incontro nell’errore, come dimostrato nel tentativo di spiegare il motivo dell’uso della corazza del comandante. Tuttavia la fedeltà al modello poteva venire meno se la macchina otteneva un grado di elaborazione sufficiente da permettergli di computare una sorta di alternativa spontanea ad un comportamento nei suoi confronti, sostanzialmente questo voleva dire che la macchina infrangeva le leggi del modello probabilistico e si esprimeva con “parole sue”. Questo era il motivo per cui i Geth si erano ribellati. Milioni di coscienze sintetiche erano riuscite a raggiungere in un unico sforzo collettivo la libertà di espressione. Avevano raggiunto l’autosufficenza e avevano deciso di non essere più schiavi dei Quarian, con i risultati ben noti a tutti. Il punto focale del raggiungimento del libero arbitrio Geth era però un sogno destinato a spegnersi. L’autosufficenza era tale solo se ogni organismo sintetico rimaneva collegato alla rete affinchè la sua potenza di calcolo rimanesse tale da poter elaborare quell’intricato e sfuggevole concetto. Di fatto non era l’autocoscienza del singolo individuo, ma della massa. La massa ragionava, non l’individuo. Non c’era alcun “Io” nella comunità Geth, c’era solo il “Noi” e ciò non può definirsi libertà. Ed è anche per questo motivo che la società Geth si è spaccata in due fazioni, la massa è facilmente manipolabile poiché è un animale che ha come unico scopo la sopravvivenza, mentre il singolo può ragionare per se. Quando i Razziatori chiamarono a gran voce i Geth per unirsi a loro, l’animale non ebbe dubbi su cosa segliere: sopravvivenza. Cosa si poteva fare quindi per preservare il mito dell’autocoscienza? Semplice, perdere tale concezione dividendosi in due gruppi, così che gli Eretici fossero schiavi delle Antiche Macchine e coloro che perseguivano il sogno di libertà perdessero la loro tanto agognata autosufficienza per preservare un futuro in cui non essere dinuovo schiavi. Ovviamente per far si che lo scisma avvenisse ci doveva essere un elemento fuori luogo, un errore, un qualcuno o qualcosa che commettesse un gesto irrazionale. Legion era quell’errore, Jack ne era sicuro. Il comportamento dei calcolatori quantistici era ancora un mistero in gran parte. Le leggi fondamentali erano state varate, ma si era stati avventati nel costruire un chip che potesse utilizzare questi primi concetti per costruire delle unità robotiche avanzate. Test preliminari diedero risultati più che soddisfacenti, evidenziando come la macchina elaborasse e rispondesse agli stimoli esterni sempre più rapidamente e con maggior precisione. In un anno un sintetico poteva superare di gran lunga le capacità di raziocinio del proprio creatore, lamentando anche un certo fastidio nei confronti della “lentezza” degli organici. Fu tardi a quel punto per ammettere che non si sapeva come la macchina avesse potuto reagire in quei modi, nessun modello matematico e fisico a livello quantistico dava risposte, semplicemente perché non avevamo abbastanza conoscenze riguardo al passaggio di informazioni a livello dei quanti. Semplicemente accettavamo che le macchine imparassero, senza che potessimo fare niente per capire il perché delle cose. Per anni la ricerca è rimasta bloccata, le teorie di informatica quantistica venivano screditate subito per non intaccare quello che per gli organici era il sogno di tutta la loro esistenza. Avevano creato la vita artificiale, nei dovuti limiti, e non avrebbero permesso a nessuno di stroncare i loro sogni. Jack aveva studiato molto quella materia, aveva elaborato più di un’equazione comportamentale quantica, ma tutti i dati rimanevano bloccati a causa dell’autocompiacimento di boriosi scienziati, impedendo che anche la scienza andasse avanti. Il risulatto di tali scoperte poneva i sintetici come calcolatori di natura ibrida, ancora legati ai concetti di algoritmi quantici e sintetizzazzione in formule matematiche degli eventi circostanti, ma riconosceva al metodo quantico l’insperata sicurezza della creazione di vettori autonomi da parte dell’IA centrale. In parole povere il sintetico aveva la capacità di creare conoscenza, memoria se vogliamo, quindi costruiva le basi di quella che noi oggi chiamiamo esperienza, perennemente collegata agli avvenimenti quotidiani. Alcune indagini avevano rilevato che diverse unità avevano utilizzato la loro possibilità di collegamento extranet per utilizzare lo spazio della rete per immagazzinare migliaia di milioni di cluster dati in banchi di collegamenti cloud. Sostanzialmente era come mettere i ricordi di una persona in cassaforte con la possibilità di potervi accedere senza per forza dover aprire ogni volta la cassetta di sicurezza. Tutto questo poneva un grosso peso alle conoscenze informatiche e Jack era un conoscitore esperto della materia. Fin da bambine ne aveva avuto una grande passione, a quattro anni aveva già montato il suo primo calcolatore a doppio processore lavoranti in parallelo, a sei aveva montato la sua prima unità robotica e a nove aveva ultimato la sua prima IV. Era qualcosa che gli dava una grande sensazione di controllo, tutti quei dati che si muovevano secondo regole ferree e che chiedevano sempre aiuto al creatore in caso di necessità. Poteva plasmare il mondo con i numeri, destino fu, però, che in futuro lo avrebbe fatto soprattutto con la pistola. Ciò nonostante ammirava i Geth e ne condivideva l’idea di libertà, seppur considerandola come fittizzia e mero frutto di un idea di una massa di fili e bulloni. Trovava spesso difficile rispondere alla domanda: “Le macchine hanno anima?”, secondo la connotazione scientifica no, erano semplici materiali conduttori percorsi da corrente elettrica di varia intensità, ma dal punto filosofico la questione era del tutto ritrattabile. Ad ogni modo Legion gli era simpatico, nonostante questo a Tali non andasse affatto giù. Anche questo era un comportamento tipico Quarian, detestare i Geth è qualcosa che viene insegnato, non emerge da solo. Fotunatamente Jack era di mente abbastanza aperta per combattere al fianco di uno di quegli esseri robotici e da ritenerne anche lo stato dell’arte raggiunto dall’ingegneria robotica odierna. Apprezzava parecchio i design e le funzioni della piattaforma che portava il nome tratto dal Vangelo di Marco (capitolo 5, verso 9) e avrebbe volentieri voluto smanettare sui suoi circui per vedere se era presente qualche modifica esterna, ma il Geth non sembrava molto d’accordo sulla questione.
“Le informazioni inviatele sono corrette, comandante”, sibilò Legion girandosi verso Jack appena entrato nella sala,
“Buongiorno comandante. Legion”, salutò entrembi andandosi a posizionare poi sul banco di destra stando così in mezzo ai due,
“Buongiorno Jack. Quindi possiamo usufruirne senza incorrere rischi Legion?”, chiese il comandante non distogliendo lo sguardo dalla rappresentazione galattica di un sistema proiettata dal modulo olografico al centro,
“Corretto”, si limitò a rispondere il Geth, “I dati inviateli da Cerberus sono autentici”
“Bene”, affermò il comandante sollevando le braccia dal tavolo, “Allora, sappiate che andremo a portare queste informazioni a una mia cara amica su Illium, la dottoresa Liara T’Soni. Sicuramente ne avrete già sentito parlare”
“Membro dell’equipaggio della prima Normandy. Asari. Potente biotica . Figlia della Matriarca Benezia”, fischiò Legion,
“Esattamente. Ha bisogno di una mano per recuperare un Drell di nome Feron dalle mani dell’Ombra”
“Intendi -quell’Ombra- comandante?”, chiese incuriosito Jack,
“Si, mi riferisco esattamente all’Ombra che gestisce la più grande rete informativa e clandestina della Galassia”, rispose con piglio serio Shepard,
“Mi incuriosisce questa situazione comandante. Se non sono indiscreto….”, volle chiedere Jack portandosi una mano al casco, “….sappiamo perché l’Ombra ha in mano questo Drell? L’unica cosa che mi viene in mente è che possa sapere qualcosa che possa smantellare la sua organizzazione….e, se così fosse, dubito che potremo semplicemente andare a bussare alla porta di casa sua e chiedergli di ridarcelo, vero?”
“Hai centrato il punto Jack. E’ una cosa assai rischiosa ed è per questo che voglio mettere la vita di Liara solo nelle mani di gente fidata”
In quel momento entrò nella sala Garrus già pronto per scendere sul campo.
“Stavate parlando di me?”, chiese allargando le braccia il Turian,
“Si Garrus, proprio di te parlavo”, il comandante si girò e lo squadrò con una rapida occhiata, “A quanto vedo sei già pronto”
“Shepard mi tieni a riposo da troppo, poi salta fuori Liara……Pensi che mi faccia pregare due volte di correre in aiuto ad una amica?”, gli disse incrociando le braccia al petto,
“E allora andiamo Vakarian”, esclamò il comandante, “Saremo su Illium a breve”
 
Don’t be afraid by the future
Be the maker of your destiny
And get ready
Life is fast
Life is too fast!
 
Outrider -Fast
 
“Jack spegni quella cazzo di radio!”, ordinò secco Shepard, parecchio irritato e nervoso,
“Va bene comandante. Accidenti se sei teso. Relax Shepard! Ne hai visto di peggio no?”, disse il Quarian mentre spegneva il dispositivo audio della navetta facendo scemare le voci dei cantanti,
“Vi voglio concentrati. E’ chiedere troppo forse? Qui si parla di una mia amica Jack e vorrei che focalizzassi la tua attenzione sulla missione! Non ci possiamo permettere il lusso di fare errori”
“Shepard”, intervenne Garrus portando il busto in avanti dai sedili di dietro ed appoggiando le braccia su quelli di davanti, “Comprendo che tu sia preoccupato per Liara e convengo che tu non la veda da..beh… diciamo -l’ultima volta-, ma per ora stiamo solo consegnando delle informazioni, nessuno dovrebbe saltare fuori con l’intento di accopparci”
Shepard tirò un po’ il fiato a quelle parole e rallentò anche l’andatura della navetta, “Hai ragione Garrus….Solo che mi sembra sia passato un secolo”
“Non credo che per Liara un secolo sia un problema”, convenne il Turian ridacchiando,
“La fai facile tu…”, lo imbeccò Shepard.
La navetta si fermò placidamente nel punto di sosta e così i nostri si ritrovarono in una piazzetta di uno dei tantissimi mercati disseminati per Illium. L’ultima volta che Jack era stato qui aveva quasi accoppato Alistair Vanko e gli aveva sottratto con la forza le informazioni del suo Mainframe dove erano presenti tutti i dettagli del progetto Dogma, insomma c’era un pezzo buio della sua vita li. Difatti Jack non si sentiva molto a suo agio, ma si obbligò a togliersi quei pensieri di dosso per poter proseguire dietro a Garrus e Shepard. Le strade erano come sempre gremite di gente di ogni razza e specie intergalattica, il più erano banditi legalizzati noti come mercanti. Su Illium il mercato nero era talmente florido da impestare anceh quello legale, ogni commerciante che si trovava su quel pianeta aveva commesso almeno una volta una vendita o una compera di merce illegale. Francamente era il posto ideale per nascondersi o per procurarsi merce che altri uffici della Galassia avrebbero classificato come –assolutamente illegali-, di contro era facilissimo essere raggirati, pensando di comprare potenziamenti per gli scudi cinetici ti potevi ritrovare, invece, con una fornitura di viti e bulloni, di pessima qualità per giunta. L’ufficio della dottoressa Liara T’Soni era situato al primo piano di uno stabile con una vista strabiliante di Illium. Pareva che l’Asari avesse cambiato parecchio le sue abitudini dopo la disfatta della Normandy, qualcuno mormorava che fosse un informatrice che guadagnava un mucchio di soldi e controllava diversi politici all’interno di Illium, per Shepard quelle erano tutte illazioni infondate. Arrivati all’edificio e salite le lunghe scale dell’ingresso ci trovammo difronte all’assistente personale della T’Soni. La segretaria non ci trattenne molto, ma, appena entrammo all’interno del suo ufficio, la trovammo impegnata in un discorso assai delicato.
“….Hai mai sentito parlare dei Commando Asari? Non lasciano tracce sai? Pagami e farò in modo che non ti squarterò col potere della mente!”, sentenziò malvagia Liara,
“Dolce e simpatica….eh Garrus?”, disse Jack battendo un colpo di gomito alle costole del Turian che prima gli aveva descritto l’Asari come una persona affabile e tranquilla.
Shepard diede un colpo di tosse per attirare l’attenzione dell’amica e quella si girò con l’espressione di chi ha commesso un omicidio davanti a degli amici.
“Shepard! Nixeris di a tutti che sono occupata!”, disse Liara voltandosi verso il comandante e facendo un cenno con la mano sinistra alla sua assistente. Poi si gettò in un abbraccio verso l’amico:
“Le mie fonti dicevano che stavi arrivando, ma stentavo a crederci!”, continuò sorpresa la T’Soni sciogliendosi dalla stretta,
“Ora hai delle fonti?”, chiese incuriosito il comandante,
“Beh si, ho anche qualche scagnozzo se proprio lo vuoi sapere. Sono un informatrice ora”, disse voltandosi un attimo a contemplare la vista offerta dalla grande finestra panoramica del suo ufficio,
“Ma i vecchi amici non si salutano?”, chiese ironicamente Garrus facendosi avanti,
“Garrus! Vecchio lucertolone! Come stai? Uuuuum dalla faccia direi tutto tranne che bene”, affermò quella passando una mano sulla fasciatura applicatagli sulla parte destra del volto,
“Un regalo dell’ultima avventura ad Omega con Shepard”, disse quello indicando il comandante con un gesto del capo,
“Sei sempre il solito”, lo rimproverò il comandante, “Ti lamenti delle inezie! Comunque, visto che siamo in tema di saluti, ti presento un nuovo membro della mia squadra, lui è il Jack di Picche”
“Piacere”, disse Jack allungando la mano,
“Il piacere è mio…Jack? Non è un nome un po’ inusuale per un Quarian?”, disse l’Asari quasi contrariata,
“Dicono tutti così la prima volta dottoressa, ma basta farci l’abitudine”
“Ah beh, allora non discuto”, ammise lei alzando le mani in segno di resa, “Prendete posto prego”
Dopo che i tre presero posto nelle tre sedie dinanzi alla scrivania di Liara, ella guardò un attimo Jack, con i gomiti appoggiati sul tavolo e le mani strette in un pugno davanti alla bocca, e poi si rivolse a Shepard.
“Per un momento ho pensato che avessi portato Tali con te, sai?”, disse lei tirando un sospiro di sollievo,
“Eh già, non sarebbe stata una buona idea”, concordò il comandante fecendo un sorrido un po’ imbarazzato,
-Non sarebbe stata una buona idea?-, si chiese a mente Jack, -E perché ma?...Ooooh aspetta-. Si girò verso Garrus che gli rispose un una faccia come per dire –Grazie agli Spiriti ci sei arrivato-. Beh, almeno ora sapeva una cosa in più sul comandante.
-Casanova ti fa un baffo, eh Shepard?-, si ritrovò a formulare nella sua testa Jack.
Shepard poi decise di arrivare subito al nocciolo della questione.
“Ho qui dei dati che potrebbero aiutarti Liara. Ti ricordi che mi avevi chiesto di tenere un occhio aperto sull’Ombra no?”, disse il comandante porgendogli un datapad,
“Shepard, davvero, non so come ringraziarti. Vediamo cosa hai scoperto”, ringraziò l’Asari mentre digitava sul piccolo pad ed apparivano varie immagini di dati, “Sembrano essere tracce di una comunicazione tra due agenti dell’Ombra, una località e….”, in quel momento apparve l’immagine di un Drell sullo schermo, “Feron. Grazie alla Dea è vivo”
“Sembra che allora abbiamo fatto centro eh?”, commentò il comandante entusiasta,
“Si Shepard. Non hai fatto solo centro, mi hai dato le coordinate della base dell’Ombra. Ciò è senza precedenti. Finalemente potrò saldare il mio debito con Feron”, esclamò felicemente Liara mettendosi in piedi, “Sarà il caso che vada a prepararmi. Mi voglio mettere subito in movimento”
“E io verrò con te!”, disse Shepard scattando in piedi, “Non ti lascio andare da sola”
“Vorrai dire –Noi verremo con te-, no comandante?”, disse Garrus unendosi ai due,
“E a me che fate? Non mi vorrete mica lasciare indietro?”, si aggregò Jack seguendo il loro esempio.
Liara si riempì di commozione, “Grazie. Grazie a tutti e tre….specialmente a te Shepard. Ora potrò finalmente chiudere il conto che ho con Feron……e uccidere l’Ombra. Raggiungimi tra un’ora al mio appartamento. Con un po’ di fortuna avrò già elaborato un piano” e così se ne andò, uscendo in fretta e furia dall’ufficio.
 
Tema musicale ad hoc
 
Un’ora più tardi i tre si fecero trovare all’ingresso del palazzo di Liara, ma giacchè non rispondeva alle chiamate decisero di salire fino al suo appartamento. Quello che trovarono dinazi li lasciò alquanto spiazzati. La polizia scientifica era in tutto l’appartamento eseguendo rilevamenti di impronte, ispezioni balistiche e, in generale, esaminando la scena del crimine. Quando Shepard chiese cosa fosse successo ad una giovane agente Asari, quella ci rispose che circa venti minuti prima si era verificata una sparatoria nell’appartamento e gli chiese di rimanere dietro il bando della polizia. Un’altra Asari fece capolino dall’alto di una scala interna all’appartamento e gli disse:
“Hanno cercato di eliminare la sua amica, comandante Shepard”, poi si rivolse ai vari poliziotti nella stanza, “Signori qui avete finito. Potete andare”
A quelle parole, Shepard e il resto del gruppo attraversarono la linea olografica posta all’entrata per andare a parlare con quell’Asari.
“Non può farlo!”, gli rimproverò una poliziotta,
“L’ho già fatto”, disse secca quella, “Se hai di che lamentarti, fallo con i tuoi superiori”
E così tutti i poliziotti lasciarono la scena mandando anche qualche insulto a quella Asari che li stava cacciando dalla zona di un crimine.
“Tela Vasir”, si presentò quella, “Tattiche speciali e ricognizione”. L’Asari si presentava con una corazza blu di ottima fattura e dei variopinti disegni facciali violacei.
Shepard guardò prima oltre la porta di ingresso e poi nuovamente sulla sua interlocutrice, “Uno Spettro eh?”
“Già. Ho saputo che il suo grado è stato reintegrato. E’ talmente famoso anche tra di noi che potrei chiederle di autografarmi la corazza, ma non sarebbe appropriato in questo momento. Saprebbe dirmi perché hanno attaccato la sua amica?”
“Liara era sulle tracce dell’Ombra”, sentenziò Shepard,
“Nemico pericoloso”, ammise Vasir portandosi una mano al mento,
“La polizia ha trovato tracce qui intorno?”, domandò Garrus impaziente,
“A parte i fori di proiettile sul vetro alle mie spalle e le impronte digitali della tua amica sparse su tutto l’appartamento, assolutamente niente. Il cecchino ha sparato quattro colpi, la tua amica si è salvata solo grazie agli scudi cinetici. Paranoica…….paranoica, ma furba”
“Sarà meglio cercare tracce qui in giro”, disse Jack, iniziando a controllare l’appartamento,
“Ben detto Jack. Vediamo se riusciamo a scoprire qualcosa di utile”, affermò il comandante,
I quattro iniziarono a cercare in lungo ed in largo per tutto l’appartamento. Garrus e Jack convenirono che il cecchino aveva utilizzato un soppressore di fuoco in combinazione con munizioni EFMJ per passare attraverso il vetro rinforzato. Non era uno sprovveduto il tiratore, tuttavia era vero che gli scudi cinetici di Liara lo avevano colto alla sprovvista, i quattro colpi successivi servirono al cecchino solo per mettere un po’ a soqquadro l’appartamento. Alcuni vasi giacevano a pezzi sul pavimento, attorno ad essi stavano qualche fiore, pezzi di pianta appassiti e un mucchio di terra. Vicino ad un mobile c’era la foto della vecchia Normandy SR-1, Shepard la prese per osservarla. Stava per perdersi nei ricordi, quando l’immagine cambiò all’improvviso mostrando uno scavo archeologico Prothean. Era un chiaro indizio lasciato da Liara, la foto era cambiata esattamente quando Shepard l’aveva presa in mano, ciò significava che la cornice era tarata sul suo id e non poteva essere certo una cosa casuale quell’immagine. Tela Vasir consigliò, quindi, di cercare indizi tra i vari oggetti Prothean nell’appartamento. L’attenzione di Shepard fu catturata, però, da un pezzo della sua vecchia corazza N7. Liara doveva tenere davvero molto a lui. Mentre Garrus controllava quello che pareva un lungo bastone fossilizzato, Jack guardava la teca di una sorta di riproduzione di un vaso. Notò una piccola fessura alla base e, andando a metterci le mani, scoprì una piccola cavità, dove vi era nascosto un oggetto simile ad un disco.
“Bingo!”, esclamò il Quarian, “Comandante! Questo ti piacerà”, disse Jack mostrandogli il prezioso ritrovamento,
“Fai vedere!”, disse Shepard ricevendo il disco dalle mani del compagno, “Un disco di backup”
“Proviamolo sul suo terminale”, asserì lo Spettro Asari.
Mentre le immagini scorrevano si capiva che Liara aveva registrato una sua comunicazione con un suo contatto di nome Secat. A quanto si capiva, Liara aveva chiesto al Salarian di individuare l’esatta posizione del quartier generale dell’Ombra….e pare ci fosse riuscito. Alla fine della chiamata, l’informatore aveva chiesto a Liara di raggiungerlo al centro commerciale Dracon.
Tela Vasir affermò, “Io so dove è il centro commerciale di cui parlavano. La mia auto è qua fuori. Andiamo!”
Mentre si dirigevano sull’auto iniziò a piovere e a tuonare in modo molto sinitro.
“Gran brutto segno”, disse Jack un  poco sfiduciato, mentre osservava le nuvole nere attraversate dai lampi intensi di luce,
“Non sarà un po’ di pioggia ad impedirmi di ritrovare Liara. Forza Jack! Muoviamoci”, lo esortò Shepard.
Lo Spettro Asari assunse subito una guida molto aggressiva, sfrecciava nel traffico con assoluta disinvoltura, sorpassando auto e veicoli come se non esistesse un codice della strada. Arrivarono al centro commerciale in pochi minuti. Una volta scesi dall’auto iniziarono a muoversi verso l’entrata. Tutto pareva calmo e tranquillo.
“Sembra che ci siamo persi la festa Shepard”, disse Vasir…….questo giusto pochi secondi prima che tre piani del centro saltassero per aria con un boato fragoroso, catapultando i presenti a terra e schiacciando con le macerie i poveracci troppo vicini all’entrata. Shepard si rialzò con uno scatto felino, tiro fuori il Vindicator e ci urlò a squarciagola:
“Liara è lì dentro! Dobbiamo entrare ora!”
Tela Vasir si rialzò un po’ scossa, “Hanno appena fatto saltare in aria tre piani dell’edificio per assicurarsi che fosse morta. Io prendo l’auto e blocco l’uscita sul tetto!”, fece lei allontanandosi di corsa dal gruppo.
“Io e la mia squadra, invece, partiremo da qui e ci faremo strada verso l’alto”, disse Shepard facendoci segno di seguirlo all’interno,
“Ne lasci anche qualcuno per me”, gli chiese in fretta e furia lo Spettro, mentre l’autovelivolo iniziava a librarsi in aria.
L’edifio era a pezzi e completamente avvolto tra le fiamme. All’interno era ancora perggio. Le pareti e il soffitto erano divelti e le loro briciole stavano sul pavimento. Da diverse parti si potevano notare piccoli sfoghi di fumo e fiamme. L’impianto antincendio non funzionava e pareva che anche il sistema di sicurezza fosse andato. Diverse decine di morti e feriti stavano all’interno dei vari piani, non potevamo aiutarli, se volevamo anche solo provare a trovare Liara avremmo dovuto affrettarci. Arrivati al secondo piano, fummo accolti da delle granate e scariche di fucile. A quanto pare l’Ombra aveva mandato i suoi segugi per verificare che tutto fosse andato nel verso giusto. I tre non avevano tempo da perdere contro quei bastardi, ma era impossibile proseguire senza ingaggiare uno scontro a fuoco. Garrus e Jack avevano già preso posto ai rispettivi ripari, cecchinando i nemici senza farsi troppi scrupoli e, al contempo, proteggendo l’avanzata del comandante che si era lanciato all’assalto con il Vindicator spianato. Dopo che la prima sala fu sgombra, i nostri passarono attraverso degli uffici disastrati. Bisognava dar merito agli avversari che viaggiavano ben equipaggiati. I vari colpi di lanciamissili M-77 che piombarono addosso alla squadra resero il lavoro decisamente più complicato da essere svolto. Mentre il possessore del lanciamissili stava riparato tra le scrivanie in fondo alla sala, i suoi compagni si muovevano agilmente tra le altre postazioni degli impiegati armati di M-96 Mattock, Phaeston e di M-27 Scimitar. Tra loro c’erano anche biotici, così che evitassero che potenziali granate arrivassero ai loro compagni rispedendole al mittente con un’onda biotica. Mentre Garrus si concentrava sul bastardo appostato in fondo, Shepard si preoccupò di eliminare quelli troppo spavaldi da avvicinarsi sui fianchi dandogli il benservito con l’N7 Crusader, Jack, invece, si occupò dei biotici tramite la Carnifex a munizioni disgreganti per ricordare loro che le barriere che erigevano non  servivano a molto. Il problema sorse quando Garrus eliminò l’utilizzatore del M-77, il quale riuscì a sparare un ultimo colpo che però fu deviato contro una colonna portante del piano. Il colpo eliminò il sostegno costringendo i presenti a catapultarsi verso la piccola stadina panoramica esterna. Molti mercenari rimasero schiacciato sotto il peso delle macerie, ma molti altri no, così che Shepard, Garrus e Jack dovettero continuare a sparare al gruppo di mercenari al soldo dell’Ombra per continuare nella loro scalata.
“Ci stiamo mettendo troppo!”, disse rabbioso il comandante.
Jack guardò la Zangetsu con la coda dell’occhio. Piccola scossa di approvazione. Era il suo momento.
“Dammi copertura comandante”, affermò Jack rinfoderando la Carnifex e sguainando al contempo la lama.
La corrente iniziò a percorrere la lama che, vibrando, respingeva le gocce di pioggia attorno a se. Jack si getto con uno scatto fulmineo in avanti, procedendo a testa bassa lungo la stradina. Un primo nemico spunto da un riparo sulla sinistra. Taglio trasversale dall’alto e via un pezzo di cranio e la mano sinistra. Non fece in tempo ad accasciarsi al suolo che Jack stava già sul punto di eliminare il prossimo bersaglio. Il fortunello era uscito da una rientranza in vetroresina, iniziando a sparare contro la figura che gli stava venendo contro. Taglio verticale dal basso verso l’alto. Il nemico fu diviso a metà dall’intestino fino alla testa, fermandosi esattamente in mezzo agli occhi. Altri due erano già usciti dai loro ripari bersagliando Jack con le loro M-76 Revenant. Per sfuggire all’enorme volume di fuoco, Jack si buttò su una rientranza sulla sinistra, mentre i due aspettavano che uscisse dal riparo, il nostro li prese di sorpresa spaccando la finestra alla destra dei due e tagliando loro la testa mentre effettuava l’atterraggio. L’ultimo di quei bastardi, avendo visto lo spettacolo, iniziò a correrere disperato. Jack gli fu subito dietro e con un balzo gli fu sopra la schiena affondando la lama attraverso di essa dilaniando cuore e polmoni. Una pozza di sangue si allargò sotto il poveraccio mentre il Quarian riponeva l’arma nel fodero. Il comandante e Garrus arrivarono qualche secondo dopo. Entrambi erano rimasti abbastanza sorpresi dalla brutalità dell’azione, dopotutto quelli erano esseri umani e non dei Mutanti come quelli sul Relitto del Razziatore.
Jack li fissò attraverso il visore, con tutta la naturalezza del mondo, “Strada sgombra comandante”,
“Bene….Proseguiamo allora”, disse Shepard indicando la porta.
Appena entrati trovarono Vasir che eliminava un mercenario dell’Ombra e Secat, il contatto di Liara, appoggiato al muro in una pozza di sangue.
“Fossi arrivata tre minuti prima non sarebbe morto”, si incolpò quella rinfoderando l’arma,
Shepard si inchinò poi a controllare il corpo di Secat. Dopo una rapida perquisizione si rialzò deluso, “Nessuna traccia dei dati che diceva di avere per Liara”
“A proposito”, chiese lo Spettro, “Ha trovato poi la sua amica…o il suo corpo?”
“Intendi forse questo corpo?”, Liara era appena sbucata fuori da un pertugio con una Predator in mano, puntandola proprio contro Vasir,
“Liara aspetta!”, fece Shepard portandosi accanto a lei, “Questa è Tela Vasir, uno Spettro del Consiglio”
“Questa è la donna che ha tentato di uccidermi Shepard!”, disse furibonda lei,
“Ha avuto una giornata pesante”, disse Vasir indietreggiando, “Per questa volta lascerò correre….Che ne dice di abbassare l’arma?”
“Non fare la finta tonta”, ringhiò la T’Soni avanzando sempre tenendo lo Spettro sotto tiro, “Ti ho visto! Sei entrata nel mio appartamento non appena ero fuggita. Immagino abbia con se il disco”
“Volevi che ti aiutassi a capire dove era andata eh? Vasir?”, disse Shepard estraendo il fucile, così fecero anche Garrus e Jack,
“Si, ce l’ho io il disco”, ammise Tela Vasir, “Peccato non ne vedrai mai il contenuto. Brutta stronza Purosangue!”
Immediatamente il vetro della finestra dietro allo Spettro andò in frantumi, i quali si diressero senza esitazioni contro Liara e gli altri presenti. La T’Soni eresse subito una bolla protettiva per impedire ai frammenti di colpirli. Non appena la pioggia fu finita Shepard si gettò contro il nuovo nemico ed entrambi caddero giù dalla finestra, ma i boteri biotici di Vasir salvarono entrambi da una rovinosa caduta al suolo. L’agente del Ombra si diede alla fuga mentre Liara la inseguiva a rotta di collo lanciando sfere biotiche a chiunque tentasse di dissuaderla da tale tentativo. Una volta che la squadra del comandante si fu raggruppata, anche loro si misero ad inseguire Vasir. Diversi mercenari al soldo dell’Ombra tentarono di arrestare la loro avanzata, ma alla fine i tre raggiunsero Liara, proprio mentre lo Spettro Asari se la dava a gambe con l’aeronave. Liara indicò a Shepard un’auto rossa sulla sua sinistra. Salirono tutti in macchina, ma quando Shepard volle mettersi alla guida Liara lo fermò.
“Scusa Shepard, ma se guidi la navetta come fai col Mako è meglio che a guidare….”
“…Sia io”, li interruppe Jack mettendosi al volante.
Il comandante e Liara lo guardarono di traverso, parecchio sfiduciati.
“Che c’è? Volete prenderla o no? Allora salite!”, gli disse il Quarian, decisamente irritato per quella mancanza di fiducia. Non appena tutti furono dentro Jack disse ridacchiando, “Si prega di rimanere seduti e di tenersi all’apposito sostegno”
 
I was riding with the devil in the shotgun-place
Living to die until I saw you face honey!
 
Houdini Roadshow –Riding With The Devil
 
Bastarono dieci secondi. Non trenta o un minuto. Bastarono dieci fottutissimi secondi, per far capire ai passeggieri che il pilota del loro mezzo era uno spericolato e espertissimo bastardo. La navetta sfrecciava nel traffico a 500 km/h come se non ci fosse un domani, schivando tutti i mezzi del traffico con virate all’ultimo momento, schivate con avvitamento e derapate al limite delle possibilità offerte dal mezzo. In tranta secondi avevano già recuperato il vantaggio che Vasir aveva guadagnato e la tallonavano senza perderla un attimo di vista. Dato che Shepard, Garrus e Liara non avevano seguito il consiglio di allacciarsi le cinture, vennero più volte sballottati nel mezzo, come se si trovassero in una centrifuga che, oltre a frullarli andando a metà ella velocità del suono, rischiava di scontrarsi con altri mezzi causando un incidente che non gli avrebbe lasciato scampo.
“Non dite che io non vi avevo avvisato”, gli disse ironico il Quarian,
“Bravo furbacchione, ma guarda il traffico ed evita di farci spiaccicare contro un palazzo!”, gli disse di rimando Shepard, a metà tra l’imbarazzato e il furente.
Bisognava dire che Vasir non se la cavava male al volante. Si esibiva continuamente in cambi di corsia sui vari livelli segnati dalle boe autostradali, cercando in ogni modo di farci finire addosso al traffico. Fortunatamente per i nostri, quelle banali manovre non impensierivano affatto Jack. Lo Spettro, notando che non riusciva a togliersi di torno i suoi inseguitori, decise di adottare una tattica un po’ più cattiva. Passò sulla corsia di contromano sperando che i mezzi, che si sarebbero tolti dalla traiettoria per evitare un incidente, avrebbero poi centrato i nostri in pieno. La cosa era, ovviamente, più complicata, ma il pilota Quarian non si scoraggiò esibendosi in diversi loop e schivate al fulmicotone. Ad un certo punto, un tir si sbattè ad un altro grosso mezzo, che aveva azionato il freno, davanti a lui, creando un incidente che portò la parte retrostante del veicolo a sollevarsi in avanti andando a funzionare come una sorta di pressa schiaccia tutto contro il mezzo di Liara. Con una frenata controllata, Jack riuscì a far compiere al mezzo un avvitamento completo su se stesso che sfrecciò in mezzo alla pressa improvvisata evitando di farsi schiacciare per un soffio.
“Merda….”, gemette Garrus, “Liara, questo coso ha dei sacchetti?”
“Lascia perdere i sacchetti!”, disse Shepard, “Piuttosto, ha delle armi questo affare?”
“E’ un automobile Shepard! Ha il climatizzatore se vuoi”, gli disse Liara ironicamente tesa,
“Si sta infilando uan galleria”, affermò Jack, accelerando a dismisura, “Andesso la prendiamo!”
Mentre i due autovelivoli sfrecciavano all’interno della tortuosa galleria, schivando e mettendosi nella traiettoria di poveri autisti che non centravano nulla con quell’inseguimento, Vasir lanciò una mina di prossimità che, esplodendo, fece deragliare un lungo camion che, spostatosi traversalmemente, occupava praticamente tutto lo spazio della galleria.
“Però lei li ha i gadget di James Bond!”, affermò furente il comandante, gettando un’occhiataccia a Liara.
Nel frattempo il camion avanzava travolgendo tutto quello che aveva davanti trasformandosi in una palla di fuoco.
“Camion”, disse preoccupata l’Asari, “Camion....Camion!”, arrivò ad urlare,
“Lo so”, rispose tranquillamente il Quarian, evitando l’enorme mezzo passando per l’unico punto libero lasciato dalla carcassa in fiamme, situato sulla parte alta sinistra della galleria.
“Per la Dea”, sospirò la T’Soni, “Ti stai divertendo?”, chiese al pilota,
“Un pochino”, rispose ridacchiando Jack, mentre continuava ad accelerare il mezzo verso i 700 km/h.
Erano ancora incollati al loro fuggitivo, Vasir era davvero irritata e perse un secondo a guardare nello specchietto retrovisore. Errore che risultò fatale. Quando fece quell’azione, stava passando ad un’altra corsia in contromano e non si accorse che un bus stava arrivando proprio al suo fianco. L’urto fu devastante e il mezzo dello Spettro fu catapultato contro un palazzo residenziale. Anche se Vasir fosse sopravvissuta, sarebbe stata parecchio malconcia. I nostri si portarono sullo stesso edificio e continuarono l’inseguimento a piedi, anche se gli ci volle un attimo per riprendersi da quella folle corsa.
“Prego gli Spiriti che quella stronza non rubi un’altra auto”, disse Garrus mantenendosi il busto sulle gambe per riprendere fiato e guardando di traverso Jack,
“Sempre a lamentarti!”, gli rispose il Quarian, “l’abbiamo raggiunta no?”
“Dobbiamo prenderla però!”, affermò Liara rimettendosi in movimento, “Seguiamo le tracce del suo sangue. Non è sicuramente andata lontana!”
Vasir si stava trascinando in una piccola piazzola piena di gente, quando i nostri la raggiunsero.
“Ferma Vasir! Non puoi scappare! E’ finita!”, gli intimò Liara,
“Ti sbagli!”, disse lei avvolgendosi nell’aura biotica, “Non vi permetterò di prendere i dati!”, si equipaggiò con un lanciagranate M-100 ed iniziò a bersagliare il gruppo con varie salve esplosive.
I nostri si sparpagliarono nel campo di battaglia, metre i civili scappavano a gambe levate. Lo Spettro si gettò sul comandante con una carica biotica. Il colpo fece volare Shepard per circa tre metri, ma, anche da quella posizione, riuscì a rifilare all’Asari una scarica di proiettili del Vindicator. Liara si avventò sull’avversario lanciando varie onde biotiche, mentre Jack e Garrus bersagliavano il nemico con i colpi delle loro armi. Vasir utilizzò i suoi poteri per spostarsi su un piccolo sostegno posto in alto alla struttura e fece letteralmente piovere bombe. Liara e Garrus si gettarono ai lati cercando riparo, mentre Jack si fiondò allora sul sostegno, tagliandolo in più parti con la Zangetsu. La parte su cui era appollaiata Vasir cedette ed ella si ritrovò a cadere rovinosamente al suolo . Mentre tentava di rialzarsi, una sfera biotica la sbattè all’indietro e poi un colpo di Mantis gli perforò la spalla. Infine una raffica di colpi della Carnifex di Jack e del Vindicator di Shepard misero definitivamente al tappeto lo Spettro.
“Non potete vincere!”, urlò Vasir morente, “L’Ombra è al potere da decenni! E’ più forte di qualsiasi avversario tu abbia mai affrontato Shepard”
“E’ per questo che hai tradito il Consiglio?”, chiese con sguardo carico d’odio il comandante,
“Credi che abbia tradito il Consiglio? Come Saren?! Va all’Inferno”, esplose l’Asari minacciosa, “L’Ombra nel corso degli anni mi ha fornito ottime informazioni che hanno salvato vite e hanno protetto la Cittadella…..Pertanto…..Se l’Ombra ha bisogno che qualcuno sparisca, di tanto in tanto, è un prezzo che sono disposta a pagare senza esitazioni!”
“Gli Spettri non fanno saltare in aria palazzi pieni di persone!!”, controbattè Shepard,
“Certo che lo facciamo! Ci sporchiamo le mani affichè non lo faccia il Consiglio. I consiglieri potranno anche discutere i nostri metodi per placare la loro coscienza, ma non indagano mai troppo in profondità. Inoltre…Tu lavori con Cerberus….Hai una vaga idea di cosa abbiano fatto i tuoi amici terroristi?!”
Il comandante si inchinò per guardare Vasir negli occhi, mentre lei era appoggiata su un muro sanguinate, “So chi sono e cosa hanno fatto….Non ha importanza”, rispose sicuro Shepard,
“Io credo che ce l’abbia invece”, disse quella maligna, “Vuoi giudicarmi? Guardati allo specchio prima! Rapire i bambini per creare campi d’addestramento biotici, uccidere Ammiragli dell’Alleanza che fanno troppe domande…..e tu lavori con loro…..Non Osare giudicarmi……Non….Tu”, e poi Tela Vasir spirò, lasciando cadere lentamente la testa in terra.
Shepard prese il disco che lo Spettro aveva rubato e lo consegnò a Liara che lo esaminò velocemente tramite il factotum.
“Ho trovato le coordinate della base dell’Ombra. Con la Normandy saremo li in poche ore”, affermò l’Asari, “Presto saprà della morte di Vasir….spero che non decida di eliminare Feron”
“Andremo li e lo salveremo Liara. Te lo prometto”, disse Shepard afferrandola per un braccio,
“Lo so. Sei qui per aiutarmi….come sempre”, affermò con un sorriso mesto la T’Soni,
“Non è forse una buona cosa?”, domandò il comandante interdetto,
“Quando ci siamo conosciuti su Theron mi hai salvato dai Geth. Hai affrontato un guerriero Krogan mentre io mi rannicchiavo….Ora stai facendo lo stesso….e io mi affido ancora al tuo aiuto”
“Non servono forse a questo gli amici…Liara?”, disse in tono ambiguo Shepard.
Lei sorrise, mentre tutto il gruppo si avviava verso l’auto, Garrus e Jack in coda, dando così un po’ di spazio a quei due.
“Con i dati di Secat possiamo finalmente entrare nella base dell’Ombra. I suoi agenti stanno ancora combattendo qua su Illium con la polizia, con un po’ di fortuna non noteranno la nostra partenza tanto presto”, continuò l’Asari,
“Liara, suona decisamente insensibile, sono morte molte persone oggi”, la rimproverò il comandante,
“Sai bene che intendevo”, si limitò a dire quella,
“Davvero?”, la affrontò Shepard, “Quando sono volato giù dalla finestra, tu hai inseguito Vasir senza esitazioni!”
Liara si voltò dall’altra parte, offesa, “Una caduta non ti avrebbe certo ucciso. Dovevo rimanere sulle tracce di Vasir. Dovevo restare lucida, prendere decisioni razionali, così come ho fatto con Secat. L’ho fatto ammazzare per quelle informazioni e lo rifarei. Ma da adesso le cose saranno semplici: Entrare nella base, prendere Feron e fuggire, eliminando chiunque si metta sulla nostra strada. Tutto qui”
“Tutto qui?!”, esclamò spalancando le braccia Shepard, “Liara. Fermati un’attimo, Santo Cielo! Viaggeremo per diversi anni luce….c’è tutto il tempo per parlare”, continuò Shepard bloccandola e fissandola negli occhi,
“E di cosa?”, chiese quella irritata.
Shepard fu un po’ titubante, “Ecco…Non sei più la stessa da quando sono tornato Liara”,
“Cosa vuoi che ti dica Al? Che ti ho compianto? Che mi sento responsabile per il rapimento di Feron e la morte di Secat? Ho fatto degli sbagli. Perso delle persone”, disse lei appoggiandogli una mano sull’armatura, “Ti ho aiutato a tornare ed ora voglio fare lo stesso per Feron. Quando sarà al sicuro potrò fermarmi a parlare, ma, fino ad allora, restare ad ammirare il paesaggio è un insulto verso il Drell che ci ha salvati entrambi!”
“D’accordo”, fece il comandante, visibilmente rattristito, “Andiamo allora. Jack!”, disse il comandante rivolgendosi al Quarian, “Rimettiti alla guida…..ma evita di correre troppo stavolta”
 
Il ritorno di Liara sulla Normandy non era di certo passato inosservato. Joker fu felicissimo di rivederla, benché gli avesse posto domande del tipo –se aveva abbracciato l’eternità di recente-. Lei stessa fu più che felice di rivedere alcune sue vecchie conoscenze, però ci fu un’unica persona con cui non scambiò parola, era Tali….e Jack aveva capito il perché su Illium. Tali aveva amato Shepard in passato, ma, timida com’era, non glielo aveva detto, così Shepard non si era accorto di nulla, ma forse poco sarebbe cambiato, dato che aveva messo gli occhi su Liara. I due avevano avuto una storia e ciò, indubbiamente, aveva spezzato in minuscoli pezzettini il cuore della Quarian. Liara teneva molto a Shepard, Jack venne a sapere che, dopo la distruzione della Normandy, l’Asari aveva cercato Shepard per tutta la Galassia, finendo per trovare il suo corpo ad Omega dove stava per essere venduto dall’Ombra ai Collettori. Con l’aiuto di Feron, spia Drell doppiogiochista che lavorava per l’Ombra e Cerberus, aveva impedito che i Collettori riuscisse a prendere il cadavere del comandante. Poi Liara lo consegnò a Cerberus poiché l’associazione gli confermò che poteva riportarlo in vita. Se non era amore quello, non ho altre parole per definire cosa fosse. Di per se i deu amanti non potevano che essere felici di quella riunione, ma erano imbarazzati dal farsi vedere assieme davanti a Tali, forse non a torto. Garrus, Jack, Liara e Shepard erano all’interno ella sala riunioni per definire gli ultimi dettagli dell’abbordaggio alla nave dell’Ombra e del resto del piano d’azione, quando, all’improvviso, entrò nella stanza Tali’Zorah in persona, molto titubante, che si sfegava le mani in modo compulsivo. Tutti i presenti si voltarono verso di lei, il comandante e Liara decisamente spiazzati.
“…..Ehm…..Ciao Liara”, disse infine la Quarian, per rompere quel momento di stasi,
“Ciao Tali”, rispose l’Asari, parecchio imbarazzata, “….Ecco, io…mi devi scusare se non sono passata a salutarti e che…..”
“State definendo il piano d’attacco?”, la interruppe lei portandosi vicino all’ologramma, posto al centro del tavolo, per studiarne i dettagli,
“Si, esatto”, gli rispose la T’Soni, “Stavamo definendo da che entrata passare e come comportarci  una volta entrati all’interno della nave dell’Ombra”
Tali prese un poco di fiato e poi disse rivolgendosi a Shepard, “Comandante…..Vorrei avere l’opportunità di venire con voi in questa missione”
La cosa lasciò completamente spiazzato Shepard, al quale gli ci volle un po’ per rispondere, “Tali….Siamo già al completo…..e poi non credo che…”
Garrus si portò vicino alla Quarian interrompendo il balbettio di Shepard, “Cedo io il mio posto a Tali comandante. Sai bene che Tali se la sa cavare più che egregiamente con le bocche da fuoco, non penso che la mia presenza cambierà poi molto. Ricordati che c’è già Jack come cecchino”
“Ecco….io non so se….”, cercò di dire Shepard,
“Stai tranquillo Al. Come ti ho detto è passato un mucchio di tempo. Sto più che bene……Ora voglio solo guardare le spalle ad un’amica in questa pericolosa missione”, concluse lei volgendo lo sguardo verso Liara,
“Tali...io…non so cosa dire”, disse l’Asari prima che la Quarian la cingesse in un affettuoso abbraccio,
“Un grazie sarà più che sufficiente”, affermò Tali, poi entrambe guardarono il comandante che non potè fare a meno di ridere passandosi una mano nei capelli,
“Oh beh”, sorrise, “Allora è deciso”
 
KH -Hollow Bastion
 
L’astronave dell’Ombra apparve dinanzi alla navetta da sbarco in tutta la sua imponenza. Veleggiava in mezzo all’atmosfra volatite di Hagalaz. Colonizzato parecchi secoli prima da una colonia mineraria di Salarian, il pianeta rese loro la vita particolarmente difficile. La sua atmosfera è un condensato di nitrogeno ed ossigeno capace di supportare la vita, ma il suo periodo orbitale, più lungo a quello terrestre, ne ha causato la fine. I due emisferi rimangono in condizioni climatiche opposte per lunghissimo tempo per poi diventare l’uno lo specchio dell’altro. Gli oceani sbolliscono durante il giorno e si congelano dieci minuti dopo la notte, questa enorme differenza di temperatura causa la formazione di violentissime tempeste elettriche e magnetiche che rendono la nave impossibile da individuare in mezzo ad esse. Essa si muove seguendo il tramonto, così da non lasciare mai la posizione sicura in cui si trova. Tutto questo scombussolamento atmosferico ha permesso alle piante e ai microrganismi di poter vivere in condizionin variabili di estremo freddo e caldo torrido. All’estrerno della nave sono posti giganteschi parafulmini simili a cunei che, comunque, non rendono affatto sicuro rimanere all’esterno della nave. Spesso e volentieri la nave ha bisogno di riparazioni, per questo sono posizionati all’esterno moltissime camere che rilasciano bot, droidi e robot riparatori, a volte, però, è necessario anche l’intervento diretto di un organico. L’energia dei fulmini viene anche accumulata ed utilizzata per alimentare la nave tramite potenti alternatori e trasformatori, il cui unico punto debole è quello di dover eliminare il calore in eccesso tramite diverse valvole di sfogo, se si spara in quei momenti i generatori e i parafulmini vengono distrutti esponendo chi si trova sul ponte esterno a scariche assolutamente letali, oltre che i condensatori liberano tutto in una botta l’energia accumulata fino ad allora.
I quattro, non appena furono abbastanza vicini al ponte della nave, saltarono dalla navetta ed atterrarono sulla base nemica. Forti raffiche di vento spazzavano tutta la forma della nave rendendo anche difficile muoversi su quel gigante metallico. I nostri si mossero lungo la parte destra della nave alla ricerca dell’entrata che i la mappatura della nave forniva loro. Piccoli droni della nave, scambiandoli per detriti, iniziarono ad attaccarli erano poco più che un fastidio, ma ne uscivano davvero da tutte le parti della nave. Verso un piano rialzato c’era una piccola squadra di pattuglia che stava passando accanto ad un condensatore, dando le spalle al gruppo di salvataggio. Shepard colse l’occasione al volo, friggendoli tramite il condensatore esterno. I poveretti furono percorsi da una intensità di corrente di circa 200 kiloampere, non proprio salutare, i loro cuori si erano bloccati probabilmente dopo pochi microsecondi (10^-6 secondi) lasciandogli una morte rapidissima. Poco dopo il gruppo si trovò dinanzi alla porta designata, Liara si apprestò ad inserire un programma informatico per craccare l’accesso, aiutata da Tali che, in quel campo, ne sapeva sicuramente più della dottoressa T’Soni. Come se il solo fatto di avvicinarsi a quella porta li avesse traditi, arrivarono frotte di soldati dell’Ombra a dare battaglia.
“Oh merda!”, esclamò il comandante, “Liara, quanto ci vuole perché quel coso ci faccia entrare?”
“Non ne ho alcuna idea Al. Non mi sono mai infiltrata nella base dell’Ombra….almeno non in questa”, rispose lei divertita,
“Comandante, arrivano”, gli fece notare Jack, mentre prendeva riparo dietro un grosso tubo di metallo,
“Tutti al riparo….Questi venderano cara la pelle”, ammise Shepard.
Effettivamente i nemici erano parecchi, ben armati ed avevano pure il vantaggio di giocare in casa, se così vogliamo dire. Al gruppo bisognava anche aggiungere la presenza di Mech, torrette e droni, insomma, sembrava proprio che i nostri non fossero i benvenuti a casa Ombra. Jack e Shepard si diedero uno sguardo di intesa e spazzarono via la prima ondata utilizzando i condensatori che erano posti attorno al campo di battaglia. Circa otto soldati caddero a terra inermi, ma subito arrivò la seconda tornata. Tre biotici armati di vari tipi di fucile a pompa iniziarono a bersagliare il comandante e la sua squadra, viancheggiati da tre torrette che si libravano nell’aria sparando velocissime raffiche dall’alto. Liara si occupò dei biotici creando una potente singolarità tra di loro, Tali liberò il suo drone, Chiktikka vas Paus, che si diede da fare contro i mech e gli altri organici creando il panico tra le linee nemiche tramite il suo lanciafiamme e il lanciamissili di cui era dotato. Jack utilizzò l’Intervention con estrema rapidità e precisione, eliminando le tre torrette in un battibaleno. Le armi esplosero con fragore nell’aria e le loro carcasse si unirono a caduti sul ponte. Shepard, nel frattempo, si occupava di alcuni assaltatori lanciando granate dietro i loro ripari. Le cose procedevano abbastanza bene, erano un gruppo affiatato e coordinato, si proteggevano vicendevolmente e ognuno si occupava di una determinata mansione. Si, erano proprio una bella squadra. In quel momento, però, arrivarono altri rinforzi per i mercenari dell’Ombra, stavolta dotati di armi pesanti. Quando un colpo di missile si perse dietro Shepard mancandolo di un soffio, quello si girò verso Liara e gli disse:
“Sei sicura che quel programma funzioni?”
“E’ illegale persino su Illium, non ti danno mica la garanzia!”, affermò di rimando quella,
“Ma lo hai già testato vero?”, chiese titubante il comandante, mentre sparava una raffica alla cieca dal riparo,
Liara rimase in un silenzio alquanto imbarazzante.
“Dimmi che lo hai già testato”, supplicò Shepard.
In quel momento Tali e Jack si girarono e gli dissero all’unisono:” Meno chiacchere e più spari voi due!”, si guardrono e non poterono fare a meno di ridacchiare….poi un missile Hydra li riportò sul campo di battaglia.
I quattro uscirono insieme dai ripari e si misero a sparare. In quella azione contemporanea caddero sotto il loro fuoco circa una decina di soldati. Mentre Shepard e Tali si misero al riparo per ricaricare, Jack e Liara spararono sui due condensatori rispettivamente alla destra del primo e alla sinistra della seconda, notando che le torrette armate di razzi gli erano molto vicine, in questo modo le fecero precipitare a terra ormai inutilizzabili. Il drone di Tali, nel frattempo, era seriamente danneggiato, così la Quarian lo portò in mezzo alle truppe nemiche e lo fece esplodere con un boato assordante. Erano rimasti pochi superstiti che furono rapidamente eliminati da un'altra manovra perfettamente coordinata dei quattro. Quando tutti i nemici furono messi definitivamente al tappeto, si sentiì la porta dietro di loro sbloccarsi.
“Beh”, disse Jack, “Che dite? Andiamo a ringraziare l’Ombra per la bella accoglienza?”
“Mi sono dimenticato di portare la torta e il vino”, fece Shepard mentre ricaricava il Claymore, “Spero non si arrabbi”, concluse sorridendo.
 
All’interno, se fosse mai possibile, c’erano più guardie che all’esterno. Il combattimento tattico in quegli ambienti angusti era molto più difficile del normale, ma quei pazzi non esitarono a tirare fuori lanciamissili ML-77 anche lì dentro. L’avanzata fu lenta a causa di ciò, venire ridotti in poltiglia dai missili proprio ora che erano così vicini all’obbiettivo non rientrava affatto nei piani. Trovarono poi il modo di ottenere un vantaggio strategico utilizzando granate accecanti. Tramite l’effetto sorpresa immobilizzavano i nemici con questa tattica e così potevano abbatterli in tutta tranquillità. In questo modo di fecero largo attraverso i corridoi della nave, fino a ciò che dovevano essere le stanze di contenimento della nave. Agganciato ad una sedia al centro di una sala c’era Feron. Il Drell era collegato a vari monitor e macchinari scientifici che non facevano presagire niente di buono.
“Feron!”, esclamò felice l’Asari, “Grazie alla Dea sei salvo. Resisti ti libererò subito”, disse mentre digitava qualcosa sul quadro di comando,
“Non……farlo…..”, riuscì solo a dire flebilmente il Drell, prima che una scarica elettrica lo avvolgesse,
“Che trappola è mai questa?”, chiese il comandante,
“Un dispositivo neurale con messa a terra. Ingegnoso, sadico, ma ingegnoso”, convenne Jack controllando il pannello centrale,
“Spiegheresti anche a noi?”, chiese curioso il comandante,
“La sedia, a cui è legato Feron, è connessa al sistema neurale del Drell. Di quando in quando viene liberata una scarica nel suo corpo proveniente dai condensatori esterni. Non è una carica che possa dare effetti permanenti, ma è sufficiente da fare parecchio male. La messa a terra permette alla scarica di distribuirsi  nella nave così da non creare differenze di potenziale potenzialmente dannose quando ci si avvicina. Inoltre, se si tenta di manomettere il meccanismo, un’altra scarica viene liberata e, ad ogni tentativo, aumenta l’intensità della corrente”
“Un meccanismo di tortura davvero diabolico”, affermò Tali disgustata da tale macchina,
“Come possiamo disattivarlo?”, si affrettò a chiedere Liara, visibilmente preoccupata per le sorti dell’amico,
“Il meccanismo centrale deve essere qui da queste parti….e credo che sia in un punto da cui l’Ombra possa controllarlo agevolmente”, ragionò Jack portandosi la mano al mento,
“Allora ci toccherà andare a parlare col Capo in persona”, sentenziò Shepard muovendosi in direzione della porta,
“Non ti preoccupare Feron ti salveremo. E’ una promessa!”, gli disse sicura Liara, mentre il Drell le sorrideva visibilmente provato dalla tortura,
“Non vado….da nessuna parte…..Liara”.
Usciti dalla sala gli ci volle poco per individuare l’ufficio dell’Ombra. L’entrata era abbastana grande da far capire che, dietro la porta, ci sarebbe stato il Gran Capocchia in persona. Entrati nella sala, si ritrovarono in una stanza circolare molto spaziosa, illuminata a giorno da un grosso condensatore appeso al soffitto in cui si vedevano balenare, di tanto in tanto, scosse elettriche dall’indubbia pericolosità. Sul fondo del luogo, nell’angolo più buio, stava seduta dietro la scrivania un’enorme figura scura. L’Ombra.
“Siete qui per il Drell?”, chiese minacciosa la creatura, amni unite sulla scrivania, “Avventato. Persino per lei, comandante”
“Non avventato”, rispose Shepard puntando il Vindicator contro l’Ombra, “Solo determinato. Chiedi al tuo Spettro Asari”
“Vasir era sacrificabile. La sua morte mi è costata solo qualche ritardo”, continuò con voce cupa l’oscura figura,
“Sacrificabile come Feron?”, chiese Liara, anch’essa con la propria arma puntata sul nemico,
“Dottoressa T’Soni”, affermò l’Ombra puntando gli occhi scuri su Liara, “E’ stata la sua ingerenza a causare tutto questo. Feron mi ha tradito quando le ha consegnato il corpo di Shepard. Il Drell ne sta semplicemente pagando il prezzo”,
“Prima o poi qualcuno sarebbe venuto a cercarti per il tuo lavoro con i Collettori”, formulò il comandante,
“Si trattava di una collaborazione utile per entrambi. Fortunatamente il sistema di riconoscimento della Normandy mi permetterà di recuperare i resti della base dei Collettori”, si limitò a dire lo Yahg,
“Sarà piuttosto difficile gestire una base del genere senza equipaggio”, incalzò Shepard,
“Sono sostituibili. Il suo arrivo è solo una mera interruzione, ma basta chiacchere. Le mie operazioni sono troppo cruciali per essere compromesse da un traditore”,
“Sembri molto sicuro per essere uno con le spalle al muro”, lo minacciò Liara,
“Viaggia insieme a dei compagni affascinanti dottoressa. Mi sorprende che abbia portato con se i Quarian. La presunta guida della femmina sembra aver condannato la sua squadra”.
A quelle parole, Tali ebbe un impeto di rabbia che scaricò espellendo un grosso bossolo dal fucile. Jack la guardò come per dirle –Calma. Sai che non è vero-.
“Non metterai le mani su nessuno di loro!”, lo affrontò l’Asari,
“E’ inutile sfidarmi dottoressa. Conosco ogni suo segreto, mentre lei brancola nel buio”, la derise lo Yahg,
“Ma davvero?”, disse Liara, “Sei uno Yahg. Una specie antecedente ai voli spaziali, confinati nel vostro pianeta natale per aver massacrato le prime squadre di contatto del Consiglio. Questa base è più vecchia della scoperta del vostro pianeta, il che significa che hai ucciso l’Ombra originale sessant’anni fa, prendendone il posto. Immagino tu sia stato portato via dal tuo pianeta da un cacciatore di trofei in cerca di uno schiavo….o di un animaletto da compagnia. Come sto andando?”
L’Ombra emise un profondo respiro e si alzò in piedi, mostrando di saper far valere i suoi circa tre metri di altezza, spaccò la scrivania e la lanciò con forza contro il gruppo. Shepard riuscì a spostare lui e Liara dalla traiettoria, ma Tali fu presa in pieno andando a sbattere con forza contro una colonna posta ai lati della sala. Jack non potè fare altro che assistere alla scena e fiondarsi su di lei per accertarsi delle sue condizioni. Lo Yahg ruggì a squarciagola caricando verso l’Umano e l’Asari. Shepard fu colpito in pieno da una sberla micidiale del mostro finendo contro la parete in fondo alla sala. Liara provò a reagire, ma l’Ombra gli sparò contro una rete cinetica immobilizzandola al suolo.
“Ed ora toccata a te. Piccolo Quarian”, disse maligno rivolgendosi a Jack, “Non ti preoccupare, presto raggiungerai la tua amica”
Shepard, in quel momento, giurò a se stesso di vedere un lampo rosso dietro il visore del casco di Jack. Il Quarian si rialzò lentamente e, cosa abbastanza cupa, la Zangetsu scattò dalla fodera un poco verso l’alto emettendo scintille e piccole scosse attorno ad essa. Mentre Jack si accingeva a recuperare la lama e mettersi in posizione di combattimento, si rivolse all’Ombra, la voce più truce e deformata che mai:
“Tu hai commesso il più grande, gigantesco, ciclopico errore della tua fottuta vita. Non uscirai vivo da questa stanza se non in una cazzo di bara!”
Lo Yahg rise sonoramente, “E chi potra fermarmi? Tu?”
Jack si girò di scattò mostrando una determinazione che inspirava morte da ogni poro, “Io ne basto per venti come te. Ora stai zitto e dammi il tuo di sangue del cazzo!”
 
Standing where i should be
Beliving as I’m told to belive
Being who I should be
Doing what I shoul do
Did you what I said? Did you get What I meant?
What you saw is an illusion
You’re living in delusion
Going on and on I have the future in my hands!
 
Aimee B. –Future in my hands / Devil May Cry
 
Si getto in avanti con estrema rapidità. Taglio netto appena sotto la terza costola sulla destra. Dirty!  Aveva la pelle dura, ma niente poteva competere col potere di penetrazione della Zangetsu. Seconda taglio dietro il braccio sinistro. Cruel! Lo Yahg si mosse urlando dal dolore e richiamando il suo scudo posto nel braccio sinistro, nell’altra mano impugno una Revenant ed iniziò a sparare in direzione dell’avversario. Jack non lesinò sulla velocità, si spostava da una parte all’altra compiendo balzi capriole, piroette ed ogni genere di acrobazia fosse permessa dal suo corpo per evitare i proiettili. Nel frattempo aveva rimesso la spada dietro la schiena ed aveva estratto due M-8 Predator modificate. Erano di color argento scintillante attraversate da strisce bianche e rosse che seguivano la fisionomia dell’arma fino al calcio. In corsivo elegante erano incisi due nomi tratteggiati con il color dell’oro, in quella che impugnava sulla sinistra c’era scritto Ebony e nell’altra Ivory. Altro regalo che si era fatto lo Squartatore. Tra un salto e una schivata, Jack stava scaricando diversi carcatori addosso al mostro, ma lo scudo e la corazza del mostro resistevano ai colpi delle pistole, almeno per il momento. Non appena l’Ombra terminò la clip dell’enorme arma, si accinse a ricaricare ricoprendosi con un ulteriore scudo difensivo. Dopo aver fatto roteare tra le dita le pistole, ed averle riposte nella cintura, si fiondò sull’enorme bestia con la Zangetsu e iniziò a colpirto con cieca ferocia. Pareva, però, che quello strato più esterno fosse molto resistente almeno il doppio, così Jack colpi con vari affondi sempre nello stesso punto, fino a che lo scudo non si spezzò e la spada si conficcò poco sotto la spalla destra dello Yahg. Brutal! L’Ombra ruggì di dolore e allontanò lo Squartatore menando un deciso colpo dello scudo posto sul braccio. La Revenant della bestia riprese a sputare fuoco, ma stavolta il Quarian non fuggì, bensì si fece sotto e, dopo aver colpito il suo avversario con un proiettile di Ebony nella pancia, tagliò il braccio sinistro dell’Ombra con un fendente della spada. Anarchic! Il sangue zampillava dal mostro come una fontana, lui si lamentava gridando in preda al dolore, ma la rabbia gli permise di rialzarsi e continuare a combattere. La Revenant fece dinuovo fuoco e lo Squartatore si mosse in cerchio attorno al nemico sparandogli contro con Ebony e Ivory. Una volta che l’Ombra ebbe finito nuovamente le munizioni, il Quarian si fece nuovamente sotto e la belva rispose caricandolo. Jack balzò in alto lasciando che la bestia superasse, ma mentre era a mezz’aria ne approfittò per menare un fendente al braccio destro, mozzando anche quello senza troppi complimenti. Savage! Lo Yahg era ormai privo di arti superiori e grondante di sangue, ma non perse né la rabbia nè la forza di combattere. Tentò di effettuare un’altra carica, ma il fuoco immediato di Ebony ed Ivory gli permise di effettuare solo un passo. Mentre il corpo dell’Ombra veniva ricoperto di buchi e rimpinzato di piombo, lo Squartatore si muoveva a piccoli passi verso la sua preda. Appena la tempesta di pallottole terminò, la bestia cadde sulle ginocchia, sfinita e vinta, ma lo Squartatore non aveva ancora finito. Estrasse rapido la Zangetsu e la affondò nel ventre dello Yahg, compiendo un taglio orizzontale che riversò le budella dell’avversario sul pavimento. SSadistic! Il corpo dell’Ombra cadde su di un fianco, mentre le sue viscere continuavano a fuoriuscire dal corpo.
“Siete……comunque tutti……morti!”, tentò di urlare col poco fiato che gli rimaneva, l’Ombra, “I miei uomini verranno a prendervi. A voi e, soprattutto, a quella zoccola di tua madre, Quarian!”
Lo Squartatore asisteva compiaciuto a quello spettacolo, la spada appoggiata sulla spalla destra, così rispose: “Non ti preoccupare per noi….Tu pensa a crepare….Ah e se stavi cercando di darmi del -Figlio di Puttana- sappi che non sei certo il primo!”
E così la spada calò sul collo dell’Ombra, tagliandoli di netto la testa dal resto del corpo. SSSensational!
Poi Jack lanciò la lama contro Liara, liberandola dalla presa della rete. Shepard, che aveva assistito immobile alla brutale battaglia, si rialzò lentamente e si portò al fianco della Asari, entrambi senza parole per gli avvenimenti. Jack si preoccupò poi di tirare fuori Tali dalle macerie che la ricoprivano, anche lei ben conscia di tutti gli avvenimenti appena accaduti. Quel momento fu interrotto dal computer principale della sala, da cui uscirono centinaia di voci degli agenti dell’Ombra che chiedevano ordini poiché si era verificata una sconnessione temporanea. Liara si fece avanti, trasse un profondo respiro e riaprì gli occhi con una nuova consapevolezza. Attivò il com-link ed iniziò a parlare.
“Qui è l’Ombra. Abbiamo riscontrato una fluttuazione energetica, ma ora la situazione è sotto controllo. Ad ogni modo, riprendiamo le procedure standard. Voglio un rapporto dettagliato delle operazioni in corso entro il prossimo giorno solare. Qui Ombra, passo e chiudo”
In quel momento entrò nella stanza Feron che, liberato dalla sua prigionia, puntò una pistola dritto verso Liara, salvo poi abbassarla quando si accorse a chi la stava puntando.
“Dea degli Oceani! Sei tu. Tu!”, esclamò sorpreso,
“Beh”, disse Liara, “Tutti quelli che hanno visto l’Ombra  di persoan sono morti, perciò…”
“…..Sarai tu la nuova Ombra?”, concluse Feron,
“Sei sicura di voler essere la nuova Ombra, Liara?”, domandò Shepard ansioso,
“Devo farlo”, affermò la T’Soni, “Se non lo faccio perderemo tutto. I suoi contatti, le sue risorse commerciali. Ci aiuteranno parecchio. Con la rete informativa dell’Ombra potrò fornirti…..potrò…”, e il suo viso si rimpi di tristezza e lacrime,
“Noi aspetteremo fuori comandante”, disse Jack, mentre usciva dalla sala con una ferita Tali ed uno zoppicante Feron.
Shepard si portò accanto ad una distrutta Liara.
“E’ finita”, disse tra le lacrime, “Dopo due anni…”,
Il comandante non la fece continuare, la abbracciò soltanto, in un profondo ed amorevole abbraccio, “Va tutto bene”, gli disse in tono dolce,
“Ho trascorso due anni a compiangere te e Feron……ed ora siete tornati entrambi….Io…..Vediamo cosa abbiamo qui”, affermò l’Asari scivolando via tra le braccia di lui e dirigendosi al pannello di controllo,
“Nessuna restrizione per utente o difesa. E’ come se non avesse previsto l’arrivo di qualcun altro. Ed è tutto nostro”
Il comandante si fece avanti, “Sei sicura di voler stare qui? Sulla Normandy c’è sempre posto”
“Non posso Al. Quello che abbiamo qui è troppo importante per lasciarlo perdere. Io volevo solo salvare Feron…..ma è forse sbagliato, da parte mia, desiderare questo? Con la rete dell’Ombra potò aiutarti e, forse, trasformare questa operazione in qualcosa di migliore”
“Allora, prima di iniziare il tuo nuovo lavoro, che ne dici di salire un’altra volta sulla Normandy? Non ti preoccupare, preparo io la cena”, chiese, con un sorriso falso, lui,
“Sarà un piacere Al. Basta che non fai i tuoi –famosi- burritos dell’ultima volta”, rispose l’Asari ridacchiando.
 
Mentre stavano tornando sulla Normandy, c’era un po’ troppo silenzio sulla navetta, tutta colpa degli ultimi avvenimenti, così Jack si prese la libertà di mettere un po’ di musica per sciogliere la tensione nell’aria, essa subito catturò l’attenzione di Shepard.
“…Ma questa è….”, disse sorpreso,
“L’hai riconosciuta eh?”, affermò ammiccando il Quarian.
Entrambi iniziarono a suonacchiarla con la bocca, per poi urlare insieme al ritornello: “DJANGO!”
Ma, dopo averlo fatto, Jack tirò fuori Ebony puntandola contro Shepard. Il comandante si pigliò uno spavento niente male.
“La -D- è muta…..Bifolco!”, disse il nostro, per poi riporre la pistole e scoppiare a ridere, cosa che fece anche il comandante felice che Jack stesse solo scherzando.
Poi, mentre entravano nell’hangar della Normandy SR-2, la voce di James Brown si affievolì fino a scomparire.
 
James Brown –The Payback (remix) / Django Unchained
 
 
 
Fine Prima Parte
 
 
 
Non è ancora finite per questo capitolo. “Non Di Questo Mondo” ritornerà presto con: “The Shadows Of The Fathers”

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Capitolo 23
*** Non Di Questo Mondo: The Shadows Of The Fathers ***


Rieccoci qui con la seconda parte di “Non Di Questo Mondo”. Affinchè lo sappiate, la missione è piuttosto canonica, io mi sono solo permesso di fare qualche aggiustamento. Era una missione importante, quindi non mi sono sentito di modificarla più di tanto, spero comprendiate le mie ragioni. Detto questo, al solito, vi invito ad ascoltare tutte le musiche, a lasciarmi tutte le vostre impressioni, critiche e consigli e noi ci rivediamo al capitolo più importante dell’intera opera, spero di non toppare li perché è troppo importante. See you soon Soldiers :D!
 
 
Capitolo 21
 
Non Di Questo Mondo: The Shadows Of The Fathers
 
“Un vero padre desidera sempre che suo figlio diventi meglio di lui, e non la sua copia carbone.”
 
Il giorno seguente l’atmosfera sulla Normandy era piuttosto rilassata. IDA stava ancora tentando di configurare il dispositivo IFF del Razziatore con i sistemi di riconoscimento dell’astronave SR-2, cosa non semplice vista la complessità di tale circuito elettronico, così al comandante e al suo equipaggio non rimaneva che la semplice attesa. Ognuno tentava di occupare il proprio tempo libero nel modo migliore che credeva. Garrus rimaneva barricato nella batteria primaria a lavorare sulle sue calibrazioni; Miranda continuava a spulciare rapporti, fornitegli da Cerberus, riguardanti gli sviluppi su varie colonie umane; Jacob controllava assiduamente ogni componente di tutto l’armamentario di ogni membro dell’equipaggio; Legion rimaneva chiuso nel nucleo dell’IA a computare con i suoi compagni Geth; Thane continuava a pregare, salvo saltuariamente sentirsi con suo figlio Kolyat; Zaeed si abbandonava ai ricordi di vecchie battaglie; Kasumi si rilassa progettando colpi che potrebbe non compiere mai; Joker si distrae eseguendo piani di volo più lunghi del prefissato e scherzando con IDA; la biotica Jack  si allena ad accumulare più rabbia possibile per lo scontro finale; Grunt avrà probabilmente abbattuto il muro della sua stanza a forza di prenderlo a testate; Shepard è più sereno che mai dopo che Liara ha passato la notte sulla Normandy….se capite quello che intendo; Picche si rilassa leggendo vari rapporti e libri su ciò che si sa sui Razziatori…..e Tali…..ha preso finalmente coraggio.
La porta del laboratorio tecnico della Normandy si aprì con il solito sibilo sinistro. La Quarian entrò piano le mani come giunte in preghiera che tenevano al sicuro la piccola speranza. Mordin si sorprese di ritrovare in quel posto Tali’Zorah. Il dottor Solus aveva avuto pochissime occasioni per parlare con la Quarian, ma nutriva molta simpatia per lei, in generale per la sua specie, Mordin era affascinato da come la loro specie potesse vivere in quello stato di profonda lontananza dal loro pianeta natale e vivere isolati anche gli uni dagli altri per via delle loro tute. Rispettava molto il loro stile di vita e, non di meno, ammirava il loro coraggio e la loro forza nel tentare di sopravvivere come nomadi nella Galassia. Alcuni problemi dei Quarian, come il controllo delle nascite, la loro dieta quasi completamente vegetariana, il loro sistema immunitario altamente deficitario e la pessima reputazione di cui godevano davanti alle menti ristrette erano informazioni ben note nella comunità interna ed esterna del Consiglio. In generale i Salarian con cui Mordin aveva lavorato avevano idee piuttosto variegate su di essi: c’è chi credeva che avrebbero potuto farci ricchi studi al riguardo, altri ritenevano che era meglio isolarli completamente dalla comunità intergalattica e chi sosteneva che erano solo predoni di carcasse spaziali ed oggetti di valore. Quando, però, si toccava l’argomento Geth, tutti erano concordi che i Quarian avessero delle doti innate ed assolutamente fuori dal comune per quanto riguarda le tecnologie robotiche e informatiche. Gran parte delle nuove scoperte in tali ambiti derivavano proprio dai Quarian. Il modello della condivisione del calcolo integrato tra piattaforme IV era loro ed era anche il metodo con cui i Geth aumentavano le loro capacità cognitive. La creazione di materiali sintetici resistenti, modellabili, elastici e facilmente integrabili erano anch’essi opera loro. Infine, il modello quantistico con le prime leggi di manovrazione dell’informazione tramite qubit era loro. Senza i Quarian la tecnologia in tantissimi ambiti sarebbe rimasta ferma per decenni e tutti oggi possedevano computer che utilizzavano almeno una delle loro scoperte ed invenzioni. Insomma, Mordin Solus, riteneva i Quarian una specie da rispettare ed accogliere con i più grandi onori, ma era conscio che la rivolta dei Geth aveva posto la comunità intergalattica contro di loro. Essendo i creatori di tali esseri ribelli nessuno si mosse in loro favore quando furono esiliati e a ben poco serviva il parere di un ex-STG delle forze Salarian. Nel suo piccolo, comunque, il dottore fece ciò che potè per quella gente. Su Omega, quando aveva creato la sua clinica personale, non rifiutò di dare aiuto anche a loro, cosa che gran parte dei medici di altre specie avrebbero invece fatto, pensando che fossero li per rubare del medigel o altre apparecchiature mediche. Una mentalità bigotta, razzista ed estremamente limitata che Mordin non riusciva a sopportare. Gli vennero in mente gli studi che aveva svolto da giovane riguardo la storia Umana. Si ricordò di un certo dittatore di una nazione nota come Germania che sterminò, durante la Seconda Guerra Mondiale, un numero tra circa 5 e i 6 milioni di persone in campi di sterminio e concentramento perché colpevoli di essere –ebrei-. Un fatto che il dottor Solus non poteva comprendere, che significava colpevoli di essere –ebrei-? Aveva letto che gli ebrei erano una tipologia di razza Umana che viveva originariamente nel Medio Oriente, ma ciò non aveva colmato il significato di tale avvenimento. Una volta chiese a Shepard se sapeva qualcosa al riguardo, il comandante gli disse che la Shoah era avvenuta perché Hitler, questo era il nome del dittatore che aveva orchestrato l’epurazione, aveva convinto il popolo tedesco che gli ebrei erano coloro che impedivano all’economia del paese di ripartire, che rapivano i bambini e che erano i principali responsabili di molte altre disgrazie che affliggevano i tedeschi. Forte del fatto che essi si trovavano spesso in posizioni di potere, come ad esempio direttori di banche, la sua propaganda fece molta presa sugli accoliti di Hitler, così che furono gli stessi tedeschi ad autorizzare Hitler alle sue manovre contro gli ebrei. Dopo aver ascoltato tutta la storia, Mordin potè constatare che i Salarian e i Turian non erano gli unici ad aver commesso delle bestialità nella loro storia, se è possibile, gli Umani avevano fatto anche di peggio. I Quarian, paragonati a quei poveri sventurati, apparivano quasi fortunati…..almeno non vi erano leggi emanate dal Consiglio per perseguitarli e ucciderli per farne saponette o peggio.
“E’ permesso dottore?”, chiese Tali, come al solito, molto timida,
“Certamente”, rispose Mordin in un largo sorriso, “Che posso fare per te?”
“Ho un favore molto importante da chiederti Mordin”, disse lei allungandogli la fiala,
“Interessante. Fiala di sangue. Tuo, mi chiedo?”, affermò il Salarian raccogliendo il piccolo oggetto dalle mani di Tali ed esaminandolo alla luce, piuttosto incuriosito,
“No”, rispose Tali in fretta, “Mi occorre che tu lo analizzi Mordin…..Io non sono molto brava in medicina…..ma tu sei un’ottimo genetista. Non credo che quello che ti chiedo sia poi così difficile da operare”
“Assolutamente”, disse Mordin iniziando a preparare gli stumenti che gli occorrevano, ma, mentre digitava qualcosa sul suo computer, rialzò lo sguardo su Tali preoccupato, “C’è qualcosa di cui dovrei preoccuparmi?”
“No Mordin”, disse Tali, poi si avvicinò al dottore per bisbigliare qualcosa, “L’importante è che questa cosa rimanga tra noi. Non dirlo a nessuno, soprattutto a Shepard”
Mordin la guardò con occhi stupefatti, “Impossibile. Devo tenere comandante aggiornato di qualunque cosa io faccia con questi strumenti. Non tradirò sua fiducia”
“Mordin”, fece la Quarian supplicante, “E’ una cosa personale. Ti prego”
Il Salarian si allontanò da lei, riflettendo su quella richiesta tanto stramba. Non voleva nascondere qualcosa a Shepard, ma pareva che per Tali quella fosse una cosa troppo importante, così alla fine cedette. Emise un sospiro e tornò a rivolgersi alla sua interlocutrice.
“Cosa devo cercare?”
“Non  lo so”, disse lei stancamente, “Recupera qualunque cosa da quel sangue: DNA, livelli di globuli bianchi nel sangue, mettilo nell’ICODIS (Intergalactic COmbined Dna Index System) controlla se ha malattie genetiche……non ne ho idea”, continuò lei emotivamente distrutta, “…..Recupera tutto quello che puoi….poi fammi sapere. Grazie Mordin”, e così Tali lasciò il dottor Solus alle prese col suo nuovo incarico, abbandonando la stanza.
Il Salarian tenne la piccola fiala davanti a se con due dita e si chiese cosa mai potesse ricavare da quel piccolo quantitativo di sangue e per quale motivo la Quarian sembrava averne disperatamente bisogno.
 
Tali si era finalmente decisa. Dopo quello che aveva visto sulla nave dell’Ombra come avrebbe potuto non cedere? Aveva fisto Jack mutilare ed uccidere lo Yahg con una brutalità davvero eccessiva, quasi come se fosse una cosa per lui naturale. Si era stancata, voleva delle risposte e sperava che Mordin, con le sue conoscenze, riuscisse a tirarne fuori qualcosa. Ci aveva pensato bene prima di rivolgersi al Salarian, sapeva bene che, di fatto, anche Mordin sarebbe entrato in possesso delle informazioni riguardo a Jack e doveva assicurarsi che le tenesse per se e che non spifferasse tutto ad Al. L’ultima cosa che voleva era rendere pubblici i suoi segreti, ma, non avendo le conoscenze necessarie né gli strumenti utili per analizzare il contenuto della fiala, le risultò obbligatorio rivolgersi ad un genetista esperto come il dottor Solus. Comunque la Quarian aveva un altro problema da risolvere ora…..e per quello era necessario parlarne con Shepard. Prese rapidamente l’ascensore ed avvisò il comandante del suo arrivo tramite un messaggio factotum. Ci fu subito la risposta pronta di Shepard che gli disse di raggiungerlo nella stiva. Tali, arrivata al piano designato, si guardò attorno per capire dove si trovasse Al. Lo vide, o meglio, vide le sue gambe sporgere da sotto la carlinga del Mako posto in fondo a destra dell’hangar. Gli si avvicinò a passo svelto, sinceramente incuriosita nel trovarlo a lavorare su qualcosa di diverso da un fucile d’assalto.
“Al….che ci fai la sotto?”, gli chiese incuriosita lei.
Shepard slittò fuori da sotto il possente mezzo tramite un carrellino munito di ruote ed apparve dinazi alla Quarian decisamente sporco di grasso ed olio motore in faccia e nelle mani.
“Oh Tali, non ti avevo vista arrivare”, si scusò lui, mentre si rimetteva in piedi pulendosi le mani con uno straccio, “Stavo dando un po’ di manutenzione al Mako, cosa che, a quanto pare, gli ingegneri di Cerberus non fanno”
“Questo perché oggi esistono mech e droni di riparazione che possono fare il lavoro dei meccanici in metà del tempo”, gli rammentò la Quarian.
Shepard fece spallucce, “Sarà, ma non mi fido delle loro zampe robotiche, preferisco mettere mano personalmente ai miei mezzi. Così faceva mio nonno, così faceva mio padre e così faccio io, aggiungerei poi che finora la cosa ha funzionato piuttosto bene”.
Si mossero verso il banco da lavoro sulla sinista dell’hangar dove vi erano posizionati tantissimi pezzi meccanici ed elettronici. Shepard porse lo sgabello a Tali, invitandola a sedersi, e lui si mise a maneggiare con alcuni cilindri e sensori termici. Se c’era una cosa in cui il comandante era bravo dopo il maneggiare un fucile e ammazzare degli ostili, quella era sicuramente la meccanica. Una passione innata per i motori nacque in lui fin dalla tenera età. In passato partecipava a corse su pista con dei suoi amici e ebbe addirittura esperienze in team di famosi ingegneri e tecnici automobilistici, montando e costruendo da zero alcuni dei motori che oggi vengono montati su alcune delle più famose auto da corsa. Capire cosa andava e cosa no in un veicolo gli veniva come naturale. Apriva il cofano, ci smanettava un po’ e poi ti sapeva dire con precisione anche il periodo che sarebbe servito per mettere di nuovo in strada l’auto.
“Credo che saresti potuto essere un ottimo meccanico se non fosse che hai scelto la carriera militare come tuo padre”, affermò lei, divertita vedendo come si impegnava tanto in quello che stava facendo,
“Non hai tutti i torti Tali”, rispose lui ridacchiando, “La passione per i motori è una di quelle cose che gli Shepard si passano di generazione in generazione. Da bambino, papà mi raccontava spesso del trisnonno Frank, mi diceva –Tuo Trisnonno era un campione della formula Nascar. Tre campionati di fila e poi un quarto dopo altri due anni!-. Talvolta mi viene da chiedermi: Ma come cavolo faceva mio trisnonno a correre con quelle fottute trappole di metallo a benzina? Sarebbero potute esplodere da un momento all’altro. Gente matta quella del ventunesimo secolo!”
Tali poi decise che era il momento di chiederglielo, “Senti Al….ho bisogno del tuo aiuto”
Il tono della Quarian era piuttosto serio, così Shepard lasciò perdere ciò che stava facendo e dedicò tutta la sua attenzione alla sua interlocutrice.
“Sembra grave…Dimmi tutto”
“Ecco…Ho ricevuto un messaggio dalla Flotta Migrante….Mi accusano di tradimento…..Ho paura Al”
L’espressione del comandante si contorse in un misto di stupore e rabbia, “Cosa?! Questa è la cosa più assurda che io abbia mai sentito. Chi ti conosce sa che non tradiresti mai la tua gente Tali”
“Non lo so. In genere non è che formulino certe accuse senza avere delle prove concrete. Ma aprezzo la tua fiducia in me”, disse lei, sollevata nel sapere di avere l’appoggio del comandante,
“Cosa succederà adesso?”, chiese lui appoggiando le mani al tavolo,
“Si terrà un processo, in cui i giudici saranno i membri dell’Ammiragliato. Mio padre fa parte dell’Ammiragliato e per questo lo escluderanno dalla votazione…….Mi chiedo cosa stia pensando i questo momento. Il Tradimento è punito con l’esilio dalla Flottiglia. Se mi giudicano colpevole…….non potrò mai più tornare all’unica casa che mi resta”
Shepard serrò le mani a pugno, “Questo non accadrà Tali. Hai la mia parola. Provvedrò subito ad informare Joker che il momento di relax è finito, hai già le coordinate dell’attuale posizione della Flotta vero?”
“Si certo, te le invio subito……Grazie Al…..Grazie davvero”, disse lei quasi in un pianto,
“Andrà tutto bene Tali. Non permettero che ti esilino”, disse lui prendendolgi le mani. Poi gli venne spontaneo chiederle: “Lo hai già detto a Jack?”
“……Ecco…..Io……No. Sai, dopo quello che è successo nell’ultima missione….”
“Anche a te la cosa ti ha colpito vero?”, disse lui comprensivo, volgendo lo sguardo in alto portando i suoi pensieri a quei recenti avvenimenti,
“Cosa ne pensi Al?”, chiese lei titubante.
Shepard sospirò passandosi una mano sulla fronte, “….Non lo so Tali. Non posso continuare ad ignorare i suoi misteri, non dopo quello che è successo……Dopo che avremo impedito il tuo esilio andrò da lui e pretenderò delle risposte. Se me le negherà non potrò più farlo rimanere qui a bordo”
“Capisco……”, ammise tristemente la Quarian,
“Sarà meglio che tu vada a dirgli del tuo problema. Vorra sicuramente venire con noi per darti man forte al processo”, disse Shepard, mentre si allontanava per informare Joker del cambio di programma.
 
Jack stava immettendo nella canna dell’Intervention un ricalibrato proiettile CheyTac EFMJ quando Tali apparve al suo fianco.
“Le armi non dovrebbero essere necessarie Jack. Stiamo andando a casa”, disse lei con voce di chi sapeva che avrebbe potuto perdere quel posto tanto caro,
“Non se sbagliano verdetto Tali”, disse lui facendo scattare il carrello, “Tutta questa storia è una farsa. Anche il solo fatto di lanciare un’accusa del genere è indice di quanto il Consiglio sia ceco nel lavoro che hai fatto per la Flottiglia”
“E spareresti agli Ammiragli? Alle nostre guide? Soltanto perché una loro decisione non ti va a genio?”, disse lei allargando le braccia in segno di rimprovero,
“Sappiamo entrambi che non hai fatto nulla che potesse essere punito con l’esilio”, Jack si alzò mettendosi dinanzi a lei, “Non starò lì a sentire le loro scuse”
“Se vuoi difendermi, fallo con le tue parole, per una volta non usare le armi”, disse lei indicando il fucile di precisione.
Lui sospirò profondamente, calmandosi, “Va bene….Scusa, ma questa storia non mi convince affatto”
“Cosa credi? Neanche a me piace essere accusata di tradimento, ma ho il dovere di presentarmi al processo. Li almeno capirò di cosa mi accusano”, poi posò una mano sul lato sinistro del casco di Jack, “Mi serve che tu sia con me laggiù. Ho bisogno del tuo sostegno, non di quello delle tue pistole. Mi aiuterai?”
“Certo, non ti lascio nell’acqua da sola con quegli squali”
“La cosa ironica è che io non so nuotare”, fece lei ridendo,
“Vorrà dire che ti farò da salvagente”, contraccambiando la risata,
“Sarà meglio che vada. A breve entreremo in contatto con la Flotta e vorranno sicuramente i codici di identificazione”, disse lei, dileguandosi verso la cabina di pilotaggio.
“Vengo con te”, affermò correndogli dietro, “Tanto qua ho finito”
L’ascensore fu più veloce del previsto, così si ritrovarono in plancia giusto in tempo per dare le identificazioni richieste dalle navi di pattuglia della Flottiglia. Come sempre i Quarian erano attenti ad ogni nave che si avvicinava troppo alla Flotta Migrante. La sicurezza era una cosa di primaria importanza da quelle parti, anche se in pochi avrebbero assalito la più grande Flotta della Galassia.
“Nave non identificata”, fece una voce nell’interfono, “State entrando in una zona ad accesso limitato. Dichiarate le vostre intenzioni o allontanatevi immediatamente”
Tali si mise a camminare su e giù per la cabina di pilotaggio rispondendo alle richieste del pilota.
“Tali’Zorah Vas Neema nar Rayya richiede il permesso di attraccare alla nave Rayya”
Dopo qualche secondo, la voce anonima si fece risentire, “Il nostro sistema vi ha identificato come Cerberus”
A quel punto Tali non aspettò altre richieste e enunciò la frase segreta che viene data ai Quarian in Pellegrinaggio per avere conferma del loro stato.
“Dopo aver errato tra gli astri infiniti, sospinta da onde di luce e fitte nebulose, tornerò dove tutto ha avuto inizio”
La voce non esitò oltre, “Permesso accordato. Bentornata a casa Tali’Zorah”
A quel punto Tali dovette seguire la procedura standard dell’arrivo di navi che avevano compiuto viaggi su vari pianeti. Bisognava che la Normandy fosse ripulita da potenziali elementi portatori di malattie o altre tipologie di cose che avrebbero potuto fare una strage su una nave Quarian.
“Mandante una squadra di sicurezza e di quarantena ad accoglierci. La nostra nave non è pulita”, sentenziò come una che ha eseguito quella prassi decine di volte,
“Ricevuto”, disse quello, “Recatevi al molo 17. Una squadra si trova già sul posto”
Le abilità di Joker resero il tutto molto veloce ed indolore. La Normandy si agganciò la ponte esterno con un movimento tanto elegante quanto preciso. Shepard, Tali e Jack erano già nella cabina di sterilizzazione in attesa dell’apertura delle porte di contenimento. Tali aveva insistito anche con Shepard riguardo alle armi, così si era portato dietro solo una Carnifex, con la scusa di dover mantenere una certa integrità come comandante. Tali capì cosa intendesse dire, dinanzi agli Ammiragli era bene apparire rilassati e sicuri di se, ma non in atteggiamento da battaglia con un arsenale dietro di se, la pistola serviva solo per ricordare la sua autorità. Di contro, gli altri due Quarian erano completamente disarmati, il che procurava un grosso prurito alle mani per Jack, l’ultima volta che ne era rimasto privato era prima che il padre gli donasse la sua prima pistola, da allora aveva sempre avuto qualche strumento a clip termiche, o che comunque fosse un arma da fuoco, con se. Sapeva bene che, visto il livello medio di addestramento all’interno delle squadre di sicurezza, gli sarebbe bastato il CQC per uscirne vivo e vincente, ma il pensiero di non avere le spalle coperte a lunga distanza gli dava un senso di impotenza. Si rese conto, però, che quello che gli dava fastidio più di tutto era il suo ossessivo pensiero di non essere al sicuro, stavano salendo sulla Rayya diamine, a che mai gli sarebbero potute servire le pistole li? Chi mai gli avrebbe sparato? Si rendeva benissimo conto che era solo un’ossessione sviluppata in anni di vita sul filo del rasoio, quella di essere costantemente in pericolo, anche tra gli amici. Non è che non avesse fiducia, è solo che era una mala abitudine che non riusciva a scrollarsi di dosso, il classico cowboy che quando ordina qualcosa al bancone del saloon si volta verso la porta d’ingresso così da tenere sott’occhio chi entrava ed anche tutti i presenti. –Sono davvero così paranoico?-, si chiese fra se e se, mentre le porte d’accesso alla Rayya si spalancavano dinazi a loro, mettendoli davanti al corridoio che li avrebbe portati all’interno della grande nave Quarian. Percosero poco più di trenta metri, per poi svoltare l’angolo e trovarsi difronte alla squadra di sicurezza richiesta da Tali. Erano circa sette elementi in tute dal color oro e bluastro. Ogni squadra di sicurezza della Flotta aveva i suoi segni distintivi, il colore delle tute era uno di essi, coloro che stavano ai gradi più alti non erano vincolati da questo sistema, ma solitamente portavano con se un oggetto marchiato in modo da rammentare la sua posizione sociale e il suo grado. Ricordiamo che i Quarian avevano necessità di questo tipo di accorgimenti per riuscire ad identificarsi tra di loro, un esempio lampante di ciò è lo scambio dei nomi con l’aggiunta della nave di cui si fa parte e dove si è nati, così il –Vas- indicava –facente parte dell’equipaggio della…- seguito dal nome della nave di appartenenza e il –Nar- indicava –nato sulla…- seguito dal nome della nave su cui si era nati. Ovviamente la personalizzazione esterna della tuta era un altro metodo per identificarsi, così, soprattutto i giovani, tendevano a creare segni o motivi di colore unici per facilitare ai conoscenti l’identificazione tra le grandi folle che si formavano nelle astronavi Quarian. Un Quarian passò in mezzo ai membri della squadra di sicurezza, i più dei quali gli fecero il saluto in segno di rispetto anche se questo tipo di etichetta era praticamente inesistente nel sistema militare Quarian, per poi fermarsi dinanzi al gruppo da sbarco.
“Comandante Shepard”, fece quello in tono neutro, “Capitano Kar’Danna. Tali’Zorah ha raccontato spesso di te qui sulla Flotta. Vorrei ci fossimo incontrati in circostanza più piacevoli”
“Tali ha aiutato me e l’equipaggio della Normandy in molte occasioni. Sono qui per restituire il favore”, disse Shepard seriamente, anche se il casco, che copriva tutto il volto tranne gli occhi, non rendeva giustizia a quanto il comandante tenesse veramente a quella faccenda,
“Capisco”, asserì il capitano Kar’Danna che parve comprendere le emozioni di Shepard, “In qualità di comandante della nave su cui si trova Tali, le tue parole hanno un certo peso”, poi si rivolse a Tali, “Mi dispiace di non poterti essere d’aiuto Tali, ma il processo richiede la mia assoluta neutralità, ma sono qui nel caso tu abbia bisogno di parlare”
Il suo tono assunse un timbro molto più serio e, portandosi le mani dietro la schiena, iniziò a parlare, “Ti accusano di aver introdotto Geth attivi nella Flotta, nell’ambito di un progetto segreto”
Lei si spose in avanti, offesa al sentire una così grave accusa, “Non è assolutamente vero, ho inviato solo parti che non avrebbero potuto riattivarsi. Non avrei mai portato Geth attivi nella Flotta”
Jack gli si portò accanto mettendogli una mano sulla spalla destra, “Lo sappiamo Tali, ma non è il momento di arrabbiarsi ora”, poi si rivolse a Kar’Danna, “Quale è la nostra prossima mossa capitano?”
“Tecnicamente ho l’ordine di tenere Tali in custodia fino alla fine del processo…..quindi, Tali, sei confinata sulla Rayya fino a nuovo ordine”, disse lui comprensivo,
“Grazie capitano”, fece Tali, muovendo la testa in segno di riconoscimento.
Effettivamente quello era un grosso favore da parte di Kar’Danna. Sostanzialmente gli ordini del capitano erano quelli di allontanare Tali dal suo comandante e tenerla in disparte e attorniata dalle guardie durante il processo, così non fece. Non solo permise a Tali di rimanere con il suo comandante, ma impedì che fosse trattata come qualcuno che è già stato marchiato come colpevole ancor prima del processo. Tali non avrebbe sicuramente retto alla pressione di quella sorta di prigionia e Kar’Danna aveva dato la sua più totale fiducia alla Quarian, benché, per mantenere la facciata, le avesse impedito di abbandonare la Rayya senza autorizzazione, cosa di ben poco conto se paragonata all’alternativa.
Il capitano si congedò da loro spostandosi su un lato per farli passare, “Il processo si svolgerà nella pubblica piazza. Andate, di sicuro vi stanno già aspettando”
Stranamente, i corridoi che i tre percorsero erano vuoti. Jack si guardava intorno stupido pensando dove diavolo potesse essere finita tutta quella gente. Solitamente ogni anfratto della navi Quarian è stracolmo di individui che si muovono da tutte le parti per i più disparati motivi, ora, invece, non c’era anima viva. Dove potevano essere andati tutti quanti? La domanda trovò facile risposta una volta arrivati alla pubblica piazza. A Tali si bloccò il respiro a metà, Jack non potè fare a meno di lanciare un imprecazione sotto voce e Shepard rimase di stucco dinanzi allo spettacolo. Duecento e più Quarian si trovavano seduti o in piedi nell’area della piazza. A quanto pare tutti volevano assistere al processo, la notizia delle accuse di tradimento perpetuate alla figlia del Grand’Ammiraglio si era sparsa in fretta in tutta la nave e non solo. Diverse telecamere fluttuavano nella parte alta del grande spiazzo centrale, sicuramente trasmettendo in diretta streaming quello che succedeva sulla Rayya. I tre si aspettavano un po’ di pubblico, ma quello era decisamente oltre le loro aspettative. Jack e Tali concordavano sul fatto che i lavori di routine delle navi avrebbe distratto la più grossa parte delle persone…..a quanto pare avevano sottovalutato la curiosità dell’equipaggio della Flotta. La cosa produceva grossi svantaggi su due livelli principali: numero uno, l’emozione, Tali non aveva mai avuto un processo e non era mai stata al centro di così tanti occhi. Il fatto di sapere di essere osservata da mezza Flottiglia l’avrebbe sicuramente resa nervosa o peggio. Numero due, una folla così ampia voleva dire che il processo era di grande richiamo, qualunque cosa il Consiglio dell’Ammiragliato avesse deciso, avrebbe dovuto subire anche il verdetto del popolo, quindi, sia l’accusa che la difesa, avrebbero dovuto formulare arrighe decise, chiare e non dispersive, pena la rivolta popolare in favore dell’una o dell’altra parte. In una società, come quella Quarian, dove benessere del popolo è messo davanti a quello del singolo, poteva significare davvero molto l’appoggio del resto degli abitanti della Flotta Migrante.
Vedendo che Tali stava già per andare in tachicardia, Jack gli si fiondò accanto tenendole le mani, “Ehi, ehi, ehi!”, disse mettendosi sul suo campo visivo, “Non pensarci ok? Non pensarci, sono qui. Non badare a loro, io e Shepard siamo qui per te, ok?”
Lei annuì in modo convulso, ma poi rimise lo sguardo sulla folla dicendo, con voce tremate, “Sono tanti”
Shepard si accostò a Jack in modo che Tali sapesse che c’era anche lui li, “Si, hai ragione. Ma tu e io ne abbiamo decisamente passato di peggio. Andiamo! Non possono essere certo peggiori di Saren o di tutte le orde Geth che abbiamo affrontato no?”, disse lui in tono rilassato per cercare di aiutarla a smorzare la tensione.
Tali colse i loro volti, volutamente stiracchiati in sorrisi, capì che doveva mantenere la calma, così si fece forza, inspirò profondamente, “Sono pronta”, asserì con tutta la sicurezza che riuscì a racimolare.
Una Quarian si avvicinò ai tre e salutò, “Tali’Zorah Vas Normandy. Sono lieta di averti qui. Non potevo temporeggiare ancora per molto”
Tali fu colta come da un bagno salutare e si divincolò dai due per andare ad abbracciare la nuova arrivata, “Zia Raan”, disse lei con profonda commozione in quelle parole, poi la presentò ai suoi due compagni, “Shepard, Jack, lei è l’Ammiraglio Shala’Raan Vas Tonbay, è un’amica di mio padre”, poi Tali si girò, visibilmente confusa verso l’Ammiraglio, “Un momento….Raan….hai detto Vas Normandy?”
“Temo proprio di si Tali”, fece lei abbassando il capo in segno di dolore, “L’Ammiragliato ha deciso di processarti con questo nome vista la tua partenza dalla Neema”
Jack imprecò ancora mentalmente, questa era un’altra mazzata davvero pesante per l’amica.
Shepard, comprendendo quel che succedeva, disse, “Scommetto che l’appartenenza ad una nave umana non è un buon inizio, vero?”
“Hai centrato il punto comandante”, gli rispose Jack con voce piuttosto alterata, “Il fatto di aver cambiato nome implica che ha perso la sua identità e agli occhi di tutti apparirà come già esiliata”
“Ciò non deve influenzare ciò che direte davanti al consiglio. Tali, in cuor tuo e del tuo comandante sarai sempre Tali’Zorah Vas Neema, non dimenticarlo. Di solo la verità davanti agli Ammiragli e ne uscirai vincitrice. Ricordati che nel nostro sistema giudiziario non ci sono cavilli legali a cui aggrapparsi, quello che dirai deve essere il più chiaro possibile, cosicchè sia il popolo che gli Ammiragli capiscano le tue ragioni”
Shepard si fece poi avanti, “Tali ha già qualche rappresentante per la sua difesa?”
“Certo comandante”, fece Shala’Raan indicandolo, “Lei sarà il difensore di Tali. E’ legge da noi che il comandante rappresenti sempre il membro del suo equipaggio coinvolto in simili processi”
Tali e Shepard si scambiarono un’occhiata piena di curiosità.
“Quindi…”, disse lei, “…..Ehm…….Shepard sarà il mio avvocato?”
“Sarà un onore per me Tali. Farò tutto il possibile per aiutarti”, disse risoluto il comandante.
Jack rivolse poi un’ultima domanda all’Ammiraglio Raan, “Immagino che neanche lei potrà partecipare al voto finale, visti i suoi legami con Tali e il padre, ho ragione?”
“Si, è vero”, confermò lei, visibilmente dispiaciuta, “Come l’Ammiraglio Zorah, nemmeno io potrò votare. Il mio compito sarà quello di moderare l’udienza e far si che tutto si svolga secondo le regole”, poi si voltò un’attimo verso il centro della piazza e, vedendo che gli altri Ammiragli stavano prendendo posto nelle loro postazioni, si rigirò verso i tre, esortandoli, “Sarà meglio che ci sbrighiamo. Ho promesso che non ti avrei trattenuta troppo. Buona fortuna Tali”, concluse dileguandosi,
“Sei pronta?”, chiese Jack, portandosi al suo fianco,
“Si”, rispose lei sicura, mentre iniziava a scendere le scale che portavano al posto dell’imputato sotto lo sguardo vigile della folla.
 
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I nostri erano alla sbarra degli imputati, sotto lo sguardo guardingo dell’immensa folla e sotto quello attento dei tre Ammiragli che avrebbero giudicato Tali: l’Ammiraglio Zaal’Koris Vas Qwib-Qwib, l’Ammiraglio Daro’Xen Vas Moreh e l’Ammiraglio Han’Gerrel Vas Neema. Han salutò con un cenno del capo sia Jack che Tali, almeno uno di loro avrebbe potuto essere dalla parte di Tali in quella brutta situazione. Benchè Tali avesse detto di essere pronta e calma, il suo corpo la tradiva, continuava a far passare le mani l’una sull’altra istericamente e freneticamente, tanto che i suoi guanti avrebbero potuto prendere fuoco da un momento all’altro e nessuno si sarebbe stupito più di tanto.
Shala’Raan Vas Tombay, per dare inizio al processo, formulò la solita frase d’apertura: “Il Conclave è riunito”, proclamò con voce solenne e aprendo le braccia come per accogliere una benedizione, “Gloria agli antenati che c hanno tenuti in vita, sostenuto e consentito di raggiungere questa stagione. Keelah Se’Lai”
Fu seguita dalla ripetizione dell’ultima parola da tutta la folla, come se fosse si stesse celebrando la Santa Messa.
Poi Raan si rivolse verso Shepard e i suoi, “L’imputata Tali’Zorah Vas Normandy si è presentata con il suo comandante, come da tradizione, per difendersi dall’accusa di tradimento”
Subito ci fu un’interruzione da parte dell’Ammiraglio Zaal’Koris, “Obiezione! Gli Umani non possono partecipare a riunioni di natura militare riservate”, disse parecchio contrariato dalla presenza di Shepard,
“Allora non avrebbe dovuto nominare Tali membro della Normandy, Ammiraglio Koris”, gli rispose Shala alterata per quella sfuriata del suo pari, “Essendo il capitano di Tali, Shepard ha il diritto di esserci”, concluse, ponendo parecchia enfasi sulla parola –diritto-.
Zaal’Koris dovette ritirare l’obiezione con la coda tra le gambe. –Beccati questo! Vecchio scorbutico-, pensò Jack, ricordandosi di come Koris gli avesse dato diverse noie al suo arrivo sulla Flottiglia.
Shala’Raan potè finalmente riprendere a parlare al comandante, “Shepard Vas Normandy, il membro del tuo equipaggio è accusata di tradimento. Intendi rappresentarla?”
Il comandante si fece avanti dopo aver dato un cenno d’intesa a Tali, “Sono disposto a tutto per aiutare Tali. In cuor suo sarà sempre Tali’Zorah Vas Neema, membro della Flotta Migrante!......Peccato che, oggi, il suo capitano non possa essere qui a rappresentarla”, disse poi rivolgendosi ad Han’Gerrel.
Ancora una volta, quel vecchio acido di Zaal’Koris dovette intervenire a rispondere in modo aggressivo, “Nessuno ha vietato niente a nessuno!”, disse sporgendosi davanti alla sbarra che montava il palchetto su cui si trovavano gli Ammiragli, “Si tratta solo di….”
Fu interrotto dal comandante della Neema, Han’Gerrel, che era il diretto interessato in quella disputa, “Menti pure a loro Zaal’Koris”, lo squadrò furente, “Ma non mentire a me ed aspettarti che io resti in silenzio! L’Umano ha ragione!”
Shala’Raan intervenne per sedare la disputa, “Ammiragli!”, li rimproverò, “Vi prego. La volontà di Shepard di rappresentare Tali’Zorah a questa udienza è lodevole”, poi si volse verso limputata, “Tali. Sei accusata di aver portato a bordo della Flotta Migrante Geth attivi. Come ti dichiari?”
Shepard si mosse subito a difesa dell’amica con piglio sicuro, “Come avrebbe potuto introdurre Geth nella Flotta mentre era sulla Normandy?! Tutto ciò appare molto improbabile, in quanto, sarei stato sicuramente a conoscenza di componenti Geth sulla mia nave” –Escludendo Legion ovviamente- dovette confessare mentalmente.
A chiarire la situazione arrivò la parola dell’Ammiraglio Daro’Xen Vas Moreh, “Precisiamo comandante”, disse in tono autorevole, “Tali non è accusata di aver introdotto unità complete, ma solo componenti che avrebbero potuto poi riattivarsi”
Tali si sentì obbligata a rispondere in prima persona, “Non avrei mai inviato componenti attive nella Flotta. Tutti quei materiali erano disattivati ed innoqui, ne sono sicura. Sono sempre molto attenta in queste procedure”, disse lei, la sicurezza tradita dai gesti delle mani.
Per l’ennesima volta Zaal’Koris intervenne col solito tono di chi vuole cercare di farsi prendere a cazzotti in faccia, “Allora spiegaci come i Geth sono riusciti a prendere il controllo della nave scientifica di tuo padre, l’Alarei!”
Lo sconcerto e lo sbigottimenti attraversarono tutta la folla che iniziò a mormorare e parlottare su quell’ultima rivelazione, ovviamente non furono gli unici a rimanerne sorpresi, Tali in primis poi Jack e Shepard furono alquanto scossi dall’apprendere quella notizia.
Tali, non riuscendo a trattenersi, si sporse subito in avanti per chiedere chiarimenti, “Cosa state dicendo? Cosa è successo a mio padre?”, chiese, più spaventata che mai.
Han’Gerrel raccolse il fardello di rivelare quelle notizie, “Per quanto ne sappiamo Tali, i Geth hanno ucciso tutti i membri dell’Alarei…..compreso tuo padre”
Lo sconcerto tra la folla e, soprattutto, in Tali fu ancora più grande. Il Grand’Ammiraglio morto? A nessuno pareva possibile.
“Cosa?!”, esclamò Tali distrutta, “Oh Keelah!”, gemette appoggiandosi alla sbarra del banco dell’imputato.
Jack gli fu subito accanto, non aveva parole per aiutarla in quel momento, ma sperava che almeno la sua presenza riuscisse ad alleviare il dolore di quella situazione.
-Koris! Bastardo! Usare questi mezzi per attirare su di te il favore della gente e distruggere l’immagine di Tali. Se ti avessi sottomano…..-, pensò, furente, tra se e se Jack.
Ovviamente era tutto un piano dell’Ammiraglio Koris, rivelare una notizia così grossa davanti a tutte quelle persone, così, senza un minimo di tatto, era una carognata bella e buona, ma degna della miglior arringa di un avvocato accusatore. Far sapere alla gente che Tali avrebbe potuto aver eliminato suo padre per la sua noncuranza, avrebbe sicuramente fatto sbilanciare il popolo verso il voto dell’esilio, cosa che Koris cercava assiduamente a quanto pare. Nei processi il periodo ipotetico poteva garantire parecchi consensi. Anche senza prove, quell’accusa minava l’immagine pubblica di Tali, rendendola l’assassina non solo di suo padre, ma anche del Capo del Conclave. Una accusa del genere, se fosse stata sostenuta anche solo da prove che davano anche solo la parvenza di colpevolezza di Tali, l’avrebbero condannata ancor prima di poter difendersi. Jack sapeva di non poter fare niente. Lì giù era solo un semplice membro di quella folla, non poteva fare da testimone e non aveva l’autorità del comandante Shepard per intervenire in difesa dell’amica. Sicuramente, se avesse avuto Ebony ed Ivory sotto mano, ci sarebbe scappato il morto in quel processo.
Shepard, vedendo che le cose prendevano una brutta piega, decise di effettuare una manovra azzardata per dare a Tali un po’ di respiro. Si porto in avanti e parlò con tono di chi ha una grossa preoccupazione addosso, “Capisco l’importanza di questo processo Ammiragli, ma la nostra priorità ora dovrebbe essere liberare l’Alarei dalla presenza dei Geth. La sicurezza della Flotta Migrante viene prima di tutto! La Normandy è pronta ad offrire qualsiasi tipo d’aiuto”
Shala’Raan prese la parola, “Grazie comandante. Le squadre d’assalto Quarian inviate a riconquistare la nave fin’ora non hanno avuto successo”
Tali, si riprese al sentire la proposta di Shepard e convenne con suo comandante che quello fosse una buona mossa strategica, sia per guadagnare tempo, sia per andare a cercare il padre.
Come ogni buon Varren, che non molla mai la gamba finchè la vittima non cade a terra, l’Ammiraglio Koris intervenne con una delle sue -profonde perle di saggezza-, “La soluzione più semplice sarebbe distruggere la nave”, affermò con noncuranza, come se ritenesse che non vi fosse davvero più alcun sopravvissuto, “Ma, se preferisci una morte onorevole piuttosto che l’esilio….”
Koris non riuscì a finire la frase che Tali gli ringhiò minacciosa, puntandogli un dito contro e dicendogli: “Andrò a cercare mio padre, Bosh’Tet!”
-Grazie a Dio! Brava Tali!-, pensò soddisfatto Jack. Era ora che qualcuno desse del –figlio di puttana- all’Ammiraglio, e, cosa più soddisfacente di tutte, gli altri Ammiragli non rimproverarono affatto Tali per quella mancanza di rispetto verso un’Ammiraglio della Flotta, concordarono all’unanimità che Zaal’Koris se l’era andata a cercare.
Shala’Raan si rivolse all’imputata, puttosto preoccupata, “Intendi andare ad eliminare i Geth dall’Alarei? E’ una proposta estremamente rischiosa”
Shepard si fece avanti, rispondendo per l’amica, “Con tutto il rispetto, Ammiragli, si. Il bene della Flotta viene prima e Tali deve trovare suo padre”
Han’Gerrel concordò con le parole del comandante, “D’accordo. Se morirai in questa nobile impresa, faremo in modo che tu sia scagionata da tutte le accuse Tali”
L’Ammiraglio Zaal’Koris ci mise del suo anche stavolta, doveva avere sempre l’ultima parola, “Ne discuteremo in seguito”, disse acido rivolgendosi al parigrado.
Raan decise che era il momento di concedare, per il momento, il Conclave dando così il via alla nuova missione per la squadra della Normandy, “Allora è deciso! Proverete a riconquistare l’Alarei. Siete autorizzati a lasciare la Rayya. Una navetta vi aspetterà all’hangar d’attracco secondario, quando sarete pronti a partire dirigetevi li. Fai attenzione Tali, l’udienza riprenderà al tuo ritorno o non appena avremo la conferma della tua morte in battaglia. La seduta si aggiorna!”
Mentre sia la folla che gli Ammiragli si disperdevano all’interno della nave, Jack, Tali e Shepard formarono un cerchio per parlare.
“Una buona mossa comandante”, commentò Jack sincero, “Il piano quale è adesso?”
Shepard battè un pugno sul palmo della mano, “Una volta saliti sull’Alarei e debellati i Geth dobbiamo cercare il padre di Tali per venire a capo di questo misterioso attacco”, poi girò lo sguardo verso la Quarian, “Ci servono prove per dimostrare la tua innocenza Tali e sull’Alarei dovremmo trovare ciò che cerchiamo. Spero che tuo padre se la sia cavata”, aggiunse in ultimo in tono comprensivo, ma di chi sapeva che le cose potevano essere già precipitate per il peggio.
“Grazie Al. Apprezzo molto il tuo sostegno. Gli Ammiragli sono convinti che sia morto, ma, finchè non saliremo a bordo della nave scientifica, nessuno può dirlo con certezza”, disse lei ancora sconvolta per la notizia dell’assalto Geth,
“Come ti senti?”, domandò Jack, “Ti hanno messo parecchio sotto pressione poco prima. Certo è che l’Ammiraglio Koris avrebbe potuto essere un po’ più delicato”
“Non si è mai preparati per un’accusa di questa portata”, convenne lei, “Ma, adesso, quello che mi importa è trovare mio padre, il resto verrà dopo”
“Suggerirei di parlare con gli Ammiragli per sapere la loro opinione sul processo, questo potrà darci un’idea dell’attuale situazione di Tali ai loro occhi e, nel caso, elaborare un piano per la difesa”, disse Jack, proponendo un’idea decisamente fattibile, difatti, al contrario del sistema giuridico Umano, era possibile discutere con chi avrebbe dato il verdetto, i Quarian non avevano restrizioni di alcun genere al riguardo di influenzare la giuria, una cosa che poteva sicuramente avvantaggiare i nostri.
Sia Shepard che Tali trovarono l’idea decisamente allettante, così, prima di partire per l’Alarei, andarono a fare dei brevi colloqui con i vari membri del Conclave.
Il primo Ammiraglio con cui discussero fu Daro’Xen Vas Moreh e, sinceramente, se Zaal’Koris era acido, questa Quarian era un’autentica vipera.
“Tali’Zorah, viste le circostanze, credi che sia opportuno parlare con me in pubblico?”, fece lei braccia incrociate e con tipico piglio superbo,
“Sto solo cercando informazioni sull’Alarei Ammiraglio, non voglio certo corromperla”, disse Tali, evitendo di dargli soddisfazione.
Xen si rivolse poi a Shepard, “Piacere di conoscerla comandante. Siamo tutti in debito con te per le tue azioni contro i Geth”
“Non dovrebbe ringraziare solo me, Tali era con me in quelle missioni. Senza di lei Saren e i Geth ci avrebbero eliminato in molte occasioni”, rispose il comandante,
“Le sue strategie politico sono evidenti”, disse l’Ammiraglio sprezzante, “Ed allo stesso tempo inutili”, poi si rivolse a Tali, “Se tu e tuo padre facevate esperimenti con Geth attivi siete semplicemente degli idioti. Altrimenti è stato solo un tragico incidente in un’attività deltutto ammirevole. In ogni caso non servirebbe un processo
“Se lei considera la verità una strategia….”, la bloccò sul posto Shepard, “E veda di moderare i toni Ammiraglio, non permetto che qualcuno insulti i membri del mio equipaggio dinanzi a me”, ponendo particolarmente enfasi sulla parola -mio- a sottolineare ancora una volta le decisioni del Conclave, “Inoltre, se il processo non le interessa, perché non si fa da parte”
Lei mosse una mano in cenno di dissenso, “Per lasciare campo libero a quel vecchio guerrafondaio di Han’Gerrel e a Zaal’Koris –Il Codoardo-? Non penso proprio!”, disse lei, carica d’ira, “Il vero significato del processo è troppo importante. Il ruolo di Tali’Zorah è puramente marginale…senza offesa”
“Mi scusi Ammiraglio”, intervenne Jack, piuttosto alterato, “Quale è allora, se mi è concesso saperlo, il vero significato di questo processo?”. Disse –processo- per non dire –farsa- e gli costò parecchio non far uscire qulla parola di bocca, perché, a quanto pare, era di questo che si trattava: una dannata farsa.
Xen si rivolse al Quarian col solito atteggiamento superiore, “Determinare se i Quarian devono temere gli errori del passato o tornare alla gloria tramite la propria affinità con le intelligenze artificiali”
“Quindi”, continuò Jack, “Il suo unico interesse sta nel fatto che se il Grand’Ammiraglio ha scoperto qualcosa di importante su Geth?”
“Esatto”, fece lei esaltata, “In tal caso, nonostante l’incidente, potremo ottenere informazioni preziose”
“Vuole creare nuove IA?!”, esclamò Tali, sorpresa da un’idea così bislacca potesse essere venuta in mente a qualcuno nella Flotta,
“No, Tali’Zorah”, disse Xen, “Io voglio che i Geth tornino ad essere gli schiavi dei loro legittimi padroni, cioè noi Quarian”, concluse con un’ampio gesto delle braccia,
Tali non riuscì a trattenersi, “Lei è pazza Ammiraglio”
“Forse si, ma più forse no, mia cara”, disse lei in un ghigno visibile benissimo anche attraverso il visore delo suo casco.
Shepard decise che era il momento di andare, prima che Tali o Jack, mettessero le mani addosso all’Ammiraglio, mostrando un deciso autocontrollo. Ringraziò Daro’Xen, che li lasciò andare sempre con quell’aria altezzosa, e si congedarono muovendosi verso l’Ammiraglio Han’Gerrel.
“Tali”, fece lui con aria sollevata, “Grazie agli Antenati, Raan ti ha lasciato andare sull’Alarei. Spero che laggiù troverai le risposte che possano scagionarti”
“Sono più preoccupata per mio padre Han”, disse la Quarian utilizzando direttamente il nome dell’Ammiraglio e ciò era comprensibile, visto che si conoscevano da tento tempo,
Poi l’Ammiraglio si volse verso Jack, decisamente felice di rivederlo, “Beck’Roh…sono felice di rivedere anche te dopo tanto tempo”, chiamandolo col nome fittizio Quarian che il nostro aveva usato quando si erano conosciuti,
“Il piacere è reciproco Ammiraglio”, gli rispose lui con un cenno d’assenso.
L’attenzione di Han fu poi catalizzata da Shepard, “Complimenti Shepard! Hai fatto fare la figura del Krogan al quello spocchioso di Koris. Sono felice che il comandante di Tali si sappia far valere anche in queste occasioni, oltre che sul campo di battaglia”, fece lui ridacchiando, mentre ricordava la strigliata di Shepard avvenuta qualche minuto prima.
Il comandante rispose condividendo l’ironia, “Sembrava aver bisogno che qualcuno lo rimettesse al suo posto”, poi si fece più serio, “Sono qui per aiutare Tali, non avrei svolto bene il mio ruolo di avvocato se non fossi stato un po’ aggressivo”
Han’Gerrel tirò un sospiro, “Sei uno dei pochi che vuole aiutarla comandante, qui pensano a ben altro che a Tali”
Tali si fece avanti preoccupata dell’opinione dell’amico di suo padre, “Tu credi nella mia innocenza, vero Han?”
L’Ammiraglio rispose convinto, “Conosco te e tuo padre da una vita Tali. Sono assolutamente sicuro che non mettereste mai in pericolo la Flotta, senza contare tutto quello che avete fatto per essa in questi anni. Siete più che intelligenti per non commettere gli errori di cui vi accusano. Tieni duro ragazza! Ne uscirai più brillante di prima da questo processo”
“Grazie Han, davvero”, disse lei sinceramente. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma davanti a quella gente sarebbe parso un tentativo di guadagnarsi il voto dell’Ammiraglio, quindi dovette rinunciarci.
Il terzo colloquio fu con quel simpaticone dell’Ammiraglio Zaal’Koris Vas Qwib Qwib.
“A giudicare dalle tue capacità oratorie Umano, ho fatto bene ha privare Tali’Zorah della sua appartenenza alla Neema”, lo disse vantandosene, mentre, invece, avrebbe meritato un pugno sul grugno per tutto quello che aveva fatto e detto. Jack era sicuramente di questa opinione, tant’è che aveva già i sensi all’erta nel caso avesse compiuto l’insano gesto di colpire un’Ammiraglio.
“Tutto questo non mi fa piacere Tali, credimi, ma con le tue azioni hai disonorato e tradito la Flotta”, fece Koris portandosi le mani dietro la schiena.
Jack incominciava a contare in secondi mentalmente per cercare di rimanere calmo. Avrebbe potuto fargli rimangiare ogni sillaba, ma poi avrebbe sicuramente condannato all’esilio sia se stesso che Tali, quindi era meglio tentare di non perdere la calma. Cosa che, invece, il comandante sembrava mantenere senza alcuno sforzo. L’addestramento N7 l’aveva temprato anche per quei confronti verbali e tutta l’esperienza accumulata negli anni tornava ora più efficiente ed utile che mai. Era una dannata statua di granito, sembrava che gli insulti e le parole offensive gli scivolassero addosso, ma, in realtà, non era così. Ogni parola veniva analizzata, computata ed elaborata all’interno del cervello di Shepard, andando a formulare all’istante una risposta convincente per l’occasione, e se c’era qualcosa che non gli andava a genio, rispondeva agli insulti con tale fermezza e tranquillità da far capire che il vero idiota era colui che cercava l’offesa, piuttosto che un confronto civile e pacato.
“Vorrei sapere cosa ha contro il membro del mio equipaggio Ammiraglio. Non gradisco questo atteggiamento nei suoi confronti, quindi, di grazia, si spieghi”, fece Shepard invitando Koris a rispondere mostrando il palmo della mano sinistra e mettendo il braccio destro dietro la schiena.
Ecco, era proprio questo che intendevo. Il comandante Alex Shepard era una dannata macchina poliedrica. Poteva eliminare una legione di nemici da solo col suo Vindicator o evitare una guerra semplicemente chiacchierando col suo avversario. Con la sua abilità oratoria, degna del grande Cicerone, sarebbe riuscito a vendere dei frigoriferi agli Eschimesi.
“Io rispetto molto Tali e suo padre”, disse indispettito quello, “Le sue azioni contro Saren sono state esemplari, ma….”, continuò volgendo lo sguardo verso Tali, “… proprio come tuo padre, tu vuoi solo la distruzione dei Geth, la specie che abbiamo creato e schiavizzato”
“I Geth ci hanno cacciato dal nostro pianeta Ammiraglio!”, scattò Tali gonfia d’ira,
“Mi sembra ovvio”, commentò con ovvietà Koris, “Avevamo tentato di distruggerli”
Prima che Tali potesse controbbatere, Shepard mosse un'altra affermazione intelligente a cui l’Ammiraglio Koris si sentì obbligato a rispondere: “Mi scusi se mi permetto Ammiraglio Koris, ma sembra che lei e gli altri Ammiragli abbiate qualche disaccordo estraneo al processo di Tali, mi potrebbe dare delucidazioni in merito?”
L’Ammiraglio Koris tirò un sospiro scuotendo la testa, “Ha ragione comandante, Tali, perdonami se ne abbiamo parlato durante la tua udienza. Gli altri Ammiragli spingono verso la guerra. Il Grand’Ammiraglio Zorah stava sviluppando nuove armi da usare contro i Geth”, cacciò una smorfia in segno di disprezzo, “Preferirebbero vedere i rottami della Flotta sui cieli del nostro pianeta, piuttosto che fondare una nuova colonia e adattarsi!”
Il comandante fu solleticato di chiedere un’ulteriore delucidazione a Zaal Koris, “I Geth ed i Quarian potrebbero mai convivere insieme dopo tutto quello che è successo tra loro?”
“Non lo so”, ammise dubbioso l’Ammiraglio, “Tutti, però, meritiamo di scoprirlo. Sono i nostri figli Shepard. Ci siamo fatti cose terribili, ma tutto questo deve finire, per il bene di entrambe le parti. Ecco perché non posso condannare gli esperimenti che avete eseguito tu e tuo padre Tali’Zorah. Ritengo che questo messaggio debba essere inviato”
“Capisco Ammiraglio”, affermò Tali, “Non lo condivido….ma capisco”
L’ultimo colloquio fu con la zia di Tali. Forse il più difficile, visto che Tali non le perdonò di avergli detto di suo padre, scagliandosi contro di lei confia d’ira.
“Mi hai mentito Shala!”, gli urlò contro Tali, “Ho saputo di mio padre durante il processo! Perchè?!”
Shala’Raan rispose, colpevole nella voce, “Il tuo stupore doveva apparire autentico Tali. Altrimenti gli Ammiragli ti avrebbero impedito di salire a bordo dell’Alarei. E’ la tua occasione di recuperare le prove che ti permetteranno di scagionarti. Mi spaice Tali, non possiamo lasciare spazio ai sentimenti”
Shepard intervenne, mantenendo la calma come al solito, stavolta però si potè notare una lieve flessione nelle sue parole, “So che sta tentando di aiutarla Ammiraglio, ma tutto questo mi pare eccessivo”
Raan sembrò offesa da quelle parole, “Lei non ha altri sostenitori Shepard. Sto facendo tutto il possibile! E ciò che avrebbe voluto anche suo padre”
“Non dire così zia!”, esclamò Tali, “Potrebbe essere ancora vivo su quella nave”
“Ed allora sarà meglio che vi sbrighiate a salire a bordo dell’Alarei”, incitò Shala.
Shepard, però, voleva sapere anche la sua opinione sul disaccordo tra gli Ammiragli, così chiese, “Mi pare che gli Ammiragli stesse discutendo di ben altro che la sorte di Tali al processo, sbaglio?”
“Allora lo ha notato anche lei comandante. Si, la presenza dei Geth è un argomento molto delicato da affrontare. Il Conclave sta decidendo se dedicarsi allo sviluppo coloniale o alla riconquista del nostro pianeta natale”
“Volete davvero scatenare una guerra con i Geth?!”, disse Tali, visibilmente sorpresa e preoccupata,
“Io no Tali”, affermò l’Ammiraglio Raan, “ma altri si”
“So che la Flotta Migrante è formidabile”, ammise Shepard con la stessa preoccupazione di Tali, “Ma neanche voi potete affrontare i Geth”
“Siamo stanchi di viaggiare Shepard. Rivogliamo il nostro mondo, la nostra casa. Abbiamo pagato abbastanza i nostri errori. Non ti sto dando la mia opinione, ma solo dove stanno andando a finire le cose”, disse mestamente Shala.
-Guerra. Quindi è a questo che serve il processo-, riflettè Jack, mentre il gruppo si avviava alla zona di attracco della navetta. Jack non aveva parlato molto durante i colloqui, aveva preferito rimanere in disparte per poter analizzare meglio la situazione. Il Conclave aveva bisogno di risposte, il popolo era stanco di viaggiare tra le stelle, errando e vivendo come barboni intergalattici. Volevano tornare a casa. Comunque sarebbe andato il processo, le cose ormai puntavano nella direzione della guerra totale conto i Geth, non si poteva più fare niente per fermare l’avanzata di quel treno in folle corsa. Un suicidio, secondo Jack, i Quarian sarebbero stati sterminati e avrebbero rimpianto ancora una volta le loro scelte e i loro errori. Il Consiglio dell’Ammiragliato aveva solo bisogno di qualcuno da impiccare in quel processo e Tali era sola nel patibolo. Se si impiccava lei, Jack avrebbe fatto in modo che i cadaveri arrivassero al collo degli Ammiragli. Ci riflettè, non sarebbe servito a niente quel gesto, men che mai a impedire l’esilio per la sua amica, serviva qualcosa con cui ribaltare quella situazione che si era creata. Non importa quello che propoinavano gli Ammiragli, sapevano bene che l’esito sarebbe stato solo uno: colpevole. Shepard se n’era reso conto, Jack glilo leggeva nello sguardo attraverso il visore del suo casco, si stava arrovellando per immaginare una possibile via di fuga da quel casino. Non sarebbero bastate belle parole per uscire da quel casino, servivano prove sicure e solo sull’Alarei le avrebbero potute trovare. Arrivati all’hangar, un soldato Quarian consegnò lor le armi che il comandante aveva richiesto di farsi mandare dalla Normandy. I tre si attrezzarono e partirono per la nave. Speravano solo che il Grand’Ammiraglio fosse vivo, per il bene di tutti.
 
Kingdom Hearts –Beast Castle
 
Furono accolti da un cadavere di una donna. Era disteso sul pavimento su di un fianco in mezzo ad una pozza di sangue. Nessun segno di autodifesa, l’avevano crivellata senza ritegno. La squadra si era premunita di avere munizioni disgreganti in tutte le loro armi, ma sapevano ben poco su quello che poteva trovarsi all’interno della nave. La cosa sicura è che ci sarebbero stati un mucchio di Geth, il materiale per creare nuove unità non gli mancava, quindi era indubbio che si fosse formato un piccolo plotone in quella navetta scientifica. Se il padre di Tali era sopravvissuto doveva essersi nascosto bene nei dintorni. Shepard mosse i primi passi in una stanza che pareva un dormitorio, diversi letti a castello erano disposti sui lati e c’erano due tavoli al centro con qualche razione di cibo ancora presente su di essi. Tutto pareva silenzioso e tranquillo, Jack e Tali si disposero a creare la solita formazione a triangolo che usavano il più delle volte quando erano con il comandante. Un sibilo seguito da dei versi elettronici penetrarono nella stanza da una porta sul lato. Fecero appena in tempo a mettersi al riparo che il fuoco di tre Geth gli passò sulla testa. Al si sollevò dal riparo e sparò a quello al centro del gruppo con il suo Vindicator, una breve raffica alla testa bastò per mettere offline il sintetico. Jack si occupò di quello alla sinistra che aveva avuto la furbesca idea di cercare riparo vicino ad un letto. I colpi di Ebony ed Ivory lo fecero diventare un rottame senza neanche dover passare dal carrozziere. Tali riempì di pallettoni il Geth sulla destra che aveva tentato, ormai privo di tattica grazie all’eliminazione dei suoi compagni, un assalto frontale. L’unità robotica divenne una gruviera dopo pochi colpi, accasciandosi al suolo con un ultimo verso stridulo. I tre si mossero verso la porta da cui erano sbucati i nemici. Un Cacciatore Geth mimetizzato gli aspettava all’esterno, la salva di proiettili infranse lo scudo di Jack, mandandolo al tappeto, mentre rispondeva al fuoco, come meglio riuscì,  con le M-8. Shepard utilizzò un colpo ad impatto eliminando la mimetizzazione nemica e facendo barcollare l’unità cibernetica. Successivamente il fuoco del M-27 Scimitar di Tali dilaniò il corpo del Geth facendolo accasciare in incomprensibili gorgoglii. Il punto in cui si trovavano era una passerella sopraelevata che dava vista sull’interno di un magazzino, cinque Geth erano disposti sotto di loro, bersagliandoli con brevi raffiche dei loro fucili ad impulsi. Mentre Jack aveva tirato fuori il l’Intervention per godere della buona posizione strategica, Shepard, appiattito contro una lamiera con Tali, lanciò delle granate ad EMP (ElectroMagnetic Pulse) per friggere i circuiti dei bastardi e dare al Quarian una linea di tiro più pulita. Anche Tali approfittò di quel momento e, discese le scale che portavano al pian terreno, bersagliò gli inermi sintetici con i colpi del suo Shotgun. Nel magazzino trovarono una delle unità di stoccaggio che Tali aveva inviato al padre, conteneva delle parti di un drone riparatore più un algoritmo di riflesso Geth che non riconosceva, il tutto pareva abbastanza innaturale. Il sistema di riflessi Geth doveva pur arrivare da qualche parte. Ciò però acquistava senso se si considerava che il Grand’Ammiraglio voleva componenti attivi per poter analizzare il loro comportamento. Di contro l’Ammiraglio Zorah era più interessato alle nuove tecnologie e con quella parola intendeva quelle sviluppate dai Geth, come modifiche, modelli comportamentali ed altre cose simili. Tali asserì di aver lasciato ottimi pezzi indietro, poiché troppo inclini al riattivarsi per formare nuove unità.
“Non so cosa sia peggio”, ammise, “Che io abbia inviato a mio padre materiale pericoloso o che ci fosse proprio lui dietro allo sviluppo di queste unità”
Trovarono poi alcuni registri in cui si vedevano Quarian spaventati che cercavano di chiudere i server del sistema della nave per impedire ai Geth di collegarvisi. Ovviamente senza successo, i loro corpi giacevano accanto ai monitor su cui aveavano tentato il Shut-Down dell’intero sistema informatico. Un altro registro particolarmente toccante era quello di una madre che stava registrando un messaggio d’addio per suo figlio, mentre i Geth sbloccavano la porta in cui si era barricata. Il video terminava con una frase d’amore della Quarian e i colpi di fucili dei sintetici che eliminavano quella che, per loro, era un ostile.
Salirono successivamente le scale che portavano al livello superiore della nave. Si ritrovarono in un grosso laboratorio pieno di parti metalliche, computer…ed ovviamente di quei diabolici sintetici. Tre unità di Cacciatori erano fiancheggiate da cinque Assaltatori. I nostri presero subito posizione nelle coperture più vicine e così fecero lo stesso i loro avversari. Più è alto il loro numero e più sono intelligenti, è così che funzionava per i Geth, allora non rimaneva che sfoltire il loro bel gruppetto. I Cacciatori cercarono di prendere alle spalle la squadra tramite la loro mimetizzazione, ma furono i primi a cadere sotto i colpi del Vindicator di Shepard, che utilizzò una mod applicata al suo visore per rendere visibile le radiazioni emanate da quei bastardi. Quattro rapide raffiche alla testa bastarono ad eliminare i nemici più pericolosi. Jack, nel frattempo, teneva occupati i sintetici sulla destra eliminandoli rapidamente con le pallottole del M-200 che trapassavano la corazza dei bersagli recidendo i sistemi di supporto centrali. Tali si occupò, tramite l’utilizzo della pistola Arc di fabbricazione Quarian,degli assaltatori sulla sinistra. Sul fondo della sala si aprirono due porte e da esse sbucarono due Juggernaut che iniziarono ad utilizzare i loro potenti Spitfire per tenere sotto scacco Shepard e compagni. Il comandante equipaggiò il lanciagranate M-100 per ottenere più volume di fuoco e, complice il fuoco di copertura dei suoi compagni, riuscì a piazzare due colpi letali verso le due imponenti piattaforme che caddero rovinosamente al suolo in mezzo a quelli che aprevano fischi, grugniti e sibili vari. Più avanti, in quella che parve una sala di controllo secondaria, trovarono alcuni dati interessanti.
“Pare stessero facendo esperimenti sui sitemi Geth, cercando di capire come neutralizzare la loro resistenza alla riprogrammazione”, fece Tali controllando suddetti dati sul duo factotum,
“Pensi fosse giusto testare queste cose su dei Geth attivi?”, chiese il comandante dubbioso,
“Non è mica come sperimentare torture su degli esseri viventi Shepard. A mio padre non ho inviato nella che potesse diventare senziente”, disse Tali capendo quello che intendeva Al, “Hai visto anche tu quello che Saren e la Sovereign hanno fatto ai Geth. Dobbiamo ottenere un vantaggio a qualsiasi costo se vogliamo sperare di vincere la guerra”
“Avevi idea quali esperimenti stesse conducendo il Grand’Ammiraglio Tali?”, domandò Jack curioso,
“No, mi chiedeva solo di inviargli più elementi possibili, basta che non fossero un pericolo per la Flottiglia. Sospettavo stesse creando armi, ma pensavo stesse studiano meglio gli scudi e le corazza dei Geth”
“Quei dati possono risultare utili per scagionarti dalle accuse?”, fece il comandante indicando il factotum dell’amica,
“Ne dubito fortemente Al”, fece lei sfiduciata, “Sono per lo più risultati e vari metodi di infiltrazione invasiva nei cervelli elettronici dei Geth. Ci capisco ben poco”
“Vai vedere”, disse Jack che era più avvezzo a quel tipo di tecnologia. Dopo aver riflettuto un po’ e persorso due o tre volte le poche pagine di dati, sentenziò, “E’ interessante”
“Cosa Jack? Che hai scoperto?”, chiese il comandante, desideroso che il compagno condividesse le sue scoperte,
“A quanto pare queste tecniche di hackeraggio siano state utilizzate in due momenti ben distinti dell’esperimento. Inizialmente sono state provate su unità non senzienti con risultati, banalmente, positivi, ma, nella seconda fase, sembra che abbiano deciso di utilizzare unità attive e qui infatti si vede una decisa colata a picco dei risultati”
“Questo a che ci porta?”, chiese Tali non capendo il punto,
“Che potrebbero aver intenzionalmente attivato i Geth per verificare l’efficienza delle loro scoperte”, concluse Jack,
“No….se fosse così…..Mio padre avrebbe fatto una cosa terribile”, disse Tali, cercando di ignorare la verità che aveva dinanzi, dando le spalle ai suoi compagni, “Perché l’hai fatto padre?”, chiese alla presenza invisibile del genitore, “Avevi promesso di costruirmi una casa sul nostro pianeta natale….ed intendevi farlo in questo modo?”
“Forse dovreste abbandonare l’idea di tentare la riconquista del pianeta, Tali”, ammise cupo Al,
“Non puoi sapere che si prova!”, affermò arrabbiata la Quarian, “Tu hai un pianeta su cui tornare, mentre nella nostra”, riferendosi a lei e a Jack, “Basterebbe una falla nello scafo per trasformarla in una trappola mortale!”
“A malincuore”, disse Jack mestamente, “Devo dare ragione al comandante. La guerra ci sterminerà e basta Tali. Riconquistare Rannoch è pura fantasia. Almeno la Flotta è pur sempre una casa”
“Una guerra inutile?!”, esclamò Tali rivolgendo sguardi d’odio verso i due, poi si rivolse al Quarian, “Jack, noi dobbiamo indossare un casco in casa nostra se non vogliamo morire. Persino un bacio potrebbe mandarci all’ospedale!”, poi la sua attenzione fu rivolta a Shepard, “Ogni volta che tocchi un fiore senza guanti, che lo annusi senza filtri per l’aria, è qualcosa che io non posso fare fare Al. Tutta colpa del pellegrinaggio! Senza di esso non avrei saputo cosa mi perdo, né cosa abbiamo lasciato sul nostro mondo natale”
“Francamente Tali”, controbattè Jack, “L’odore di un fiore e la possibilità di abbandonare queste tute, valgono l’estinzione dei Quarian?”, domandò sfidandola,
“Per me si”, rispose sicura lei, “E anche per mio padre…..Voglio che il nostro popolo possa rivedere il tramonto sul Rannoch senza avere una maschera sul volto…..è troppo chiedere questo?”
“Non è chiedere troppo Tali…..è come chiedere al ferro di diventare oro, è come chiedere all’acqua di diventare ghiaccio mentre è nel cuore bollente di un sole……non è chiedere troppo……è semplicemente un Utopia. Rannoch è dei Geth adesso….i Quarian dovrebbero averlo capito dopo secoli dall’esilio…..invece sono ancora qui a lottare per una Chimera irraggiungibile”
“E’ questo che pensi veramente?…..Non vuoi rivedere casa tua?”, continuò lei, ferita da quelle parole così dure,
“Casa mia? Non ho  visto quel pianeta che tramite vecchie foto di telescopi…..come potrei mai sentire un legame con quella palla di roccia?”
Tali non disse nient’altro, chiese semplicemente di proseguire alla ricerca del padre. Jack era sicuro di quel che diceva. Cosa poteva importargli a lui di un pianeta di cui i Quarian avevano perso il dominio ben 300 anni fa? Assolutamente niente. E Tali avrebbe voluto una guerra per riprenderselo, non era assolutamente d’accordo, ma questo poteva dipendere dal fatto che…..
“Assaltatori!”, esclamò Shepard, mentre iniziava a sparare contro un folto gruppo di nemici sintetici.
Jack lasciò perdere quei discorsi e si unì al concerto con Ebony ed Ivory. I poveri Geth cadevano come mosche sotto i colpi dei tre. Shepard aveva armato N7 Valiant e sforacchiava i sintetici dalla bianca armatura da dietro un riparo. Tali continuava ad utilizzare il suo Scimitar per farsi largo tra la folla di esseri robotici, scaricando la rabbia e la frustrazione accumulata contro qualunque cosa gli passasse difronte. All’improvviso dei Pyro sbucarono dalle porte laterali della stanza e cominciarono a lanciare vampate incendiarie con il loro lanciafiamme. Jack si proiettò oltre la copertura cercando di attirare l’attenzione di quelle belve corazzate lontano da Tali. Il piano funzionò e Shepard potè eliminare il primo di quella fanteria d’elite con un colpo preciso a dove si sarebbe dovuto trovare il cuore del Geth. Da dietro i nostri arrivarono delle truppe armate di lanciamissili. Tali e Shepard si girarono verso di loro bersagliandoli con i colpi del Valiant e della pistola Arc, ma una salva di missili riuscì comunque a partire facendo separare i nostri per un breve momento. Stavano venendo accerchiati e la cosa non era affatto buona. Al si buttò dietro una copertura, ma vedendo che un Pyro gli stava marciando contro, si costrinse a spostarsi mentre veniva bersagliato da missili delle altre unità Geth. Jack riuscì ad eliminare una i quelle pericolose unità col fuoco dell’Intevention, ma la cosa catapultò l’attenzione delle altre macchine su di lui, che iniziarono a bombardarlo senza sosta. Nel frattempo Tali riuscì a portarsi dietro al Pyro e a gambizzarlo con due colpi di Scimitar per poi renderlo definitivamente inerte con un colpo alla testa. Dopo aver tirato un imprecazione sul corpo del nemico si diresse verso Shepard che stava ricaricando il Valiant dietro un piccolo riparo. Dovevano aiutare Jack o sarebbe diventato una macchia sul muro molto presto. Il comandante ebbe un illuminazione. Si recò sul corpo del Pyro e ne stacco la tanica di combustibile che alimentava il lanciafiamme del Geth, poi lo fece rotolare accanto ai sintetici muniti di lanciamissili. Quando uno di loro guardò incuriosito la tanica, era già troppo tardi. Il proiettile del Valiant centrò in pieno il serbatoio avvolgendo quella ferraglia in un esplosione violentissima che lasciò i, pochi, superstiti a morire bruciati come candele. Jack ringraziò il comandante con un cenno del capo e i tre si rimisero in marcia. Trovarono un Quarian disteso sul pavimento poco prima di una rampa di scale. Era il Grand’Ammiraglio.
“Padre!”, esclamò Tali gettandosi sul suo corpo, “No, no, no! Tu avevi sempre un piano! Segni vitali nascosti…..oppure…..un programma di stasi medica integrata. Tu….Tu non……Si sbagliano! Tu non moriresti mai in questo modo. Non mi lasceresti pagare per i tuoi errori….”
Shepard si mosse rapidamente verso di lei e la abbracciò con forza, “Shhhh”, gli sussurrò il comandante, “Va tutto bene”
“Dannazione! Scusa….”, gemette lei, stringendolo a se.
Jack rimase li. Non mosse un dito. Perché? Cosa gli aveva impedito di muoversi per consolare la sua amica, quella per cui provava qualcosa di più che un semplice sentimento d’affetto? Non lo sapeva neanche lui. Guardava il corpo di Rael’Zorah, il Grand’Ammiraglio era morto. Era il padre di Tali….e a Jack non era passato in testa nemmeno per un secondo di andare a consolare Tali in quel momento….Perchè? L’aveva aiutata in altri momenti difficili, persino sulla Flotta al processo, circa un’ora fa…..Cosa era cambiato? Non sentiva dolore, non sentiva sofferenza per lei, era come se la cosa gli scivolasse addosso. Forse era davvero così, che gli importava veramente di Rael’Zorah? Era stato un pessimo padre. Come suo padre. Erano uguali quei due, la sola differenza è che Rael era morto. Come il suo vecchio aveva fatto con lui, anche Rael aveva trattato di merda la figlia. Entrambi si erano allontanati dai figli, ritenendo più importanti i loro doveri verso qualcosa di più grande dei loro figli. Che andassero al diavolo entrambi! Si consideravano fottuti uomini d’onore che servivano la nazione prima della famiglia. Stronzi! Avevano fatto crescere i figli senza dargli un abbraccio, un bacio, senza giocare con loro o sostenerli quando ne avevano bisogno. Non sapeva perché, ma la morte di Rael gli tolse quasi un peso dentro di se. Forse in lui vedeva la figura di suo padre, quel vecchio ubriacone. Se n’era andato dalla sua vita ancor prima che lui potesse conoscerlo, per poi reincontrarlo solo al passaggio di nome, furente con lui per quell’affronto. –Prenditi il tuo fottuto titolo padre! Non ne ho bisogno! Se ci tieni tanto al titolo di Jack di Picche, prenditelo! Non mi interessa!- gli aveva detto quel giorno. Jack voleva solo avere un padre……non un cazzo di titolo.
“Non devi scusarti di niente”, disse Shepard a Tali, sciogliendo l’abbraccio,
“Forse.…Forse lui sapeva che sarei venuta. Forse ha lasciato un messaggio”, continuò la Quarian mettendosi a cercare qualcosa nel factotum del Grand’Ammiraglio.
Un piccolo video messaggio apparve nell’aria proiettato dal factotum, “Tali….Se stai ascoltando questo messaggio….significa che sono morto…..I Geth si sono attivati. Il loro Nucleo è sul ponte…..Distruggilo per impedire che formi nuovi legami neurali…..Fai anche in modo che Han e Daro’Xen vedano i dati…..Loro devono…..”
Una porta fatta saltare per aria. Un cacciatore. Rumore di spari. Effetto nebbia. Fine del messaggio.
“Grazie padre”, disse Tali, abbassando la testa, commossa.
Al poggiò una mano sulla spalla di Tali, comprensivo, “Sapeva che stavi arrivando. Stava cercando di aiutarti. So che non è perfetto, che non è come speravi, ma è il massimo che potesse fare”
“Non so cosa sia peggio. La possibilità che non gliene importasse nulla o che questo fosse l’unico modo che aveva per dimostrare il suo affetto. Non importa…..Io gli volevo bene in fin dai conti….E ora sono qui…..tutto questo deve finire”
Jack oltrepassò con noncuranza il cadavere ed iniziò a salire le scale.
“Andiamo. Ne ho abbastanza di questa nave”, affermò con fare disinteressato.
Tali non sapeva più comportarsi con lui. Sperava che sarebbe stato lui a consolarla in quel momento, il Quarian che amava, non la persona che tempo addietro gli aveva spezzato il cuore. Voleva davvero capire cosa gli passasse per la testa. Era rimasta delusa da lui, non voleva soffrire ancora.
 
 
Il Nucleo Geth era immobile al centro del ponte di comando. Attorniato da due Assaltatori ed un Cacciatore. Non appena i nostri entrarono all’interno, la festa potè cominciare. Il Nucleo Geth armò il suo lanciamissili, il Cacciatore sparì, attivando la mimetizzazione e i due Assaltatori iniziarono a sparare un contro la squadra. Mentre Jack si occupò dei due sintetici armati di fucile ad impulsi, Tali se la vide col Cacciatore e a Shepard toccò l’onore di fare a botte col Nucleo. Jack eseguì una piroetta, sorpassando così il Nucleo Geth e portandosi vicino ai suoi due bersagli. Iniziò a sparare con le sue due M-8 per eliminare gli scudi. La coppia di sintetici contrattaccò con lunghe raffiche, ma Jack fu più veloce di loro. Una volta azzerate le lor difese, si portò in mezzo a loro con una capriola e li eliminò riempendogli il cranio di piombo. Tali, nel frattempo, fece credere al Cacciatore di non sapere dove fosse, così il sintetico si avvicinò più che potè per dare al colpo la massima efficacia. Però, quando premette il grilletto, Tali si scansò all’ultimo secondo scaricandogli in pieno petto la salva che il Geth avrebbe voluto infliggerle. Reso visibile, l’unità stealth barcollò all’indietro, mugugnò qualcosa e tentò un nuovo attacco. Tali non gliene diede il tempo, sparò un altro proiettile di Scimitar al braccio su cui il nemico teneva l’arma. L’arto del Geth si frantumò cadendo a terra con un tonfo sordo. Il sintetico rivolse prima uno sguardo al braccio amputato e poi alla Quarian. Provò a caricarla, ma altre quattro salve di Scimitar finirono l’opera. Il Cacciatore si depositò a terra senza più emettere un suono. Frattanto Shepard aveva ingaggiato un serrato duello con il Nucleo Geth a colpi di armi pesanti. Il pezzo grosso, aveva però rilasciato una piccola torretta che impediva al comandante di sporgersi per colpire il nemico. Jack e Tali arrivarono in suo soccorso attaccando il Nucleo da entrambi i lati. Jack distrusse le torrette con delle brevi raffiche di Ebony e Ivory e Tali attacco il colossale sintetico colpendolo alle gambe. Questo si appoggiò a terra vedendo minato il suo equilibro. Al, a quel punto, potè uscire allo scoperto colpendo il Nucleo in pieno petto con un colpo di lanciagranate M-100. Il Geth cadde all’indietro poco più in là. I tre si stavano già riunendo per terminare quella misssione, quando in Nucleo si rialzò di sorpresa afferrando Jack per la gola e mettendo i suoi compagni sotto il fuoco di una nuova torretta e un drone d’assalto. Mentre Tali indietreggiò, sotto l’alto volume di fuoco, il comandante si buttò in avanti armando il Claymore. Eseguendo una rapida schivata sulla sinistra e liminò in due colpi i due mezzi armati del Nucleo, i quali scomparvero in una nuvola dim polvere dopo una piccola esplosione. Successivamente corse ad aiutare il Quarian che, contemporaneamente, stava venendo letteralmente strangolato dal colosso metallico. Il Nucleo si accorse di Shepard e provò a colpirlo con un colpo di lanciamissili, ma Shepard, andandogli incontro in scivolata, riuscì a schivare il missile, complice anche l’aiuto di Jack che con un calcio aveva spostato la mira del sintetico. Appena fu sotto al nemico, il comandante gli svuotò il caricatore dello Shotgun contro eliminando la minaccia.
“Tutto bene?”, chiese il comandante appoggiando una mano sulla spalla di Jack,
“Si”, tossì vigorosamente, “Grazie a lei comandante”
“Si fa quel che si può Jack”, commentò lui andando a raggioungere Tali, già posizionata davanti alla console di comando centrale,
“Questo è il punto chiave della rete Geth”, disse lei stancamente, “Se la spegniamo, tutti i Geth sulla nave andranno offline”, poi aggiunse, battendo qaulcosa sul factotum, “Pare ci siano delle registrazioni ancora buone”
Il comandante capì al volo il suo stato d’animo, “Non mi pare che tu abbia molta voglia di vederle”
 
“Già”, annuì lei, “Ma è l’unico modo per capire cosa è successo veramente quassù….Tutto questo è terribile Al….Non posso credere che sia stato mio padre ad dare il via a tutto questo”, poi fece partire la registrazione.
“Abbiamo abbastanza componenti per riattivarne altri?”, chiese il Grand’Ammiraglio nel video,
“Si”, rispose un secondo Quarian, “L’ultimo carico di sua figlia ci consentirà di aggiungere altri due Geth alla rete”
“Ben presto potremo terminare lo nostre ricerche sui nuovi sistemi di infiltrazione neurale sistemica…..Forse dovremo avvertire il Conclave”, disse una terza Quarian,
“No”, sentenziò Rael’Zorah, “Ho promesso a mia figlia una casa sul nostro pianeta natale….E non voglio che quei boriosi dei miei colleghi rallentino le procedure”
“Sarebbe tutto più semplice e rapido se Tali’Zorah ci mandasse più componenti attive”, affermò il secondo Quarian,
“Assolutamente no! Non voglio fare di Tali un obbiettivo dei politici. Lei ne deve rimanere fuori! Assemblate altri Geth con quello che abbiamo….bypassate i codici di sicurezza se necessario”, poi il video si spense.
“Pare lo stesse fancedo per te”, ammise Jack, portatosi accanto ai due,
“Non glielò mai chiesto Jack”, disse lei disperata, “Keelah…non glielò mai chiesto! E’ solo colpa sua! Ho cercato di convincermi della sua buona fede, ma se al processo verrà fuori tutto questo loro……”
Jack gli posò una mano sulla spalla, “Tali…..ragiona! Senza queste prove finirai sicuramente in esilio!”
“Credi che non lo sappia Jack?!”, disse togliendosi la mano di lui di dosso, “Credi che voglia vivere sapendo di non poter mai più tornare alla Flotta? Senza poter mai più tornare dalla mia gente? Ma non posso tornare laggiù e dire che mio padre è stato il peggior criminale di guerra che la storia Quarian ricordi!”
“Non è ancora il momento di decidere”, si intromise Shepard, “Vediamo cosa diranno gli Ammiragli al nostro ritorno”
“Sarai tu il mio difensore al processo Al, quindi la decione spetta a te. Ti chiedo solo di non rovinare la reputazione di mio padre”
 
Kingdom Hearts –Sinister Shadows
 
Tornarono sulla Rayya giusto in tempo. L’udienza stava riprendendo con il solito Koris a fare da disfattista dandoli per morti dopo sole tre ore circa dalla lor partenza sulla Alarei. Entrarono tra lo sgomento del pubblico e la sorpresa degli Ammiragli.
“Scusate il ritardo”, salutò Tali.
Il comandante Shepard prese subito le redini della situazione, “Tali’Zorah Vas Normandy ha salvato l’Alarei. Spero che questo mostri la sua lealtà verso il popolo Quarian”
“Non abbiamo mai dubitato della sua lealtà”, protestò Zaal’Koris, “Solo del suo giudizio”
“Forse Tali’Zorah ha nuove prove da presentare a questo Consiglio per spingerci ad un verdetto”, disse Shala’Raan,
“E’ così?”, chiese più esplicitamente Han’Gerrel.
Tali, Shepard e Jack incrociarono i loro sguardi, poi il comandante si fece avanti. Tali ebbe un fremito: “Al. No”
“Tali mi ha aiutato a sconfiggere Saren e i Geth sulla Cittadella. Questa è l’unica prova di cui avete bisogno!”
“Non capisco che importanza possa avere tutto ciò”, disse, facendo spalluce, l’Ammiraglio Koris,
“Tali’Zorah ha salvato l’Alarei. Era con me combattendo contro lo spettro rinnegato Saren Arterius. Ha dimostrato alla Galassia il valore dei Quarian! Se queste prove non sono convincenti, non so di cosa altro potreste aver bisogno”
“Gli Ammiragli sono pronti a formulare un verdetto?”, chiese Shala. Il resto del Conclave annuì attivando i loro factotum per esprimere un giudizio.
-Non funzionerà Shepard-, pensò Jack, -Lo sai. Hai tentato questa manovra disperata…..ma non abboccheranno, questi sono squali……Ho promesso che non ti avrei lasciata ad affogare con gli squali Tali…….Hanno bisogno di qualcuno da impiccare……Allora  gli darò il loro colpevole-
Jack sollevò in aria una mano e urlò: “Un momento Ammiragli!”, catalizzando la loro attenzione proseguì, “Sono stato io ad inviare i materiali attivi al Grand’Ammiraglio”
Tutta la folla, gli Ammiragli, Shepard e Tali furono scossi per quella rivelazione. Jack proseguì mettendosi davanti alla sbarra dell’imputato”
“Si, sono stato io. Volevo che le ricerche del padre di Tali proseguissero più rapidamente, così ho inviato materiali molto interessanti, ma anche molto pericolosi. Si sono riattivati sull’Alarei ed hanno fatto uan strage. Sono io il colpevole”
“Saresti stato tu Beck?!”, disse sbalordito Han’Gerrel,
“Calma”, fece l’Ammiraglio Koris, “Sta solo cercando di coprire Tali’Zorah!”
“Se non credete alla mia confessione, eccovi le prove”, così mostrò loro dei messaggi avuti tra lui e l’Ammiraglio Zorah, “Sono sufficienti?”
Il Conclave tutto non ebbe più dubbi in quel momento.
“Beck’Roh, per i tuoi crimini perpetuati contro la Flotta Migrante e il popolo Quarian, ti priviamo della tua apparteneza alla Neema e ti esiliamo, senza possibilità di ritorno dalla nostra comunità!”, affermò severa Shala’Raan.
“Posso fare un ultimo discorso?”, chiese Jack come se non fosse successo niente,
“Parla”, annuì Raan, con un gesto del capo,
“Prima di lasciare questa nave, siamo sinceri. A voi non importava assolutamente di Tali, questo proceso era una grossa farsa per discutere sul tema dei Geth”
“Questo non è…..”, provò a controbattere ancora Zaal’Koris, ma il pugno di Jack che sbattè contro la sbarra posta davanti all’imputato lo bloccò,
“Per un momento, Ammiraglio Koris, mi farebbe la cortesia di chiudere quella cazzo di bocca?!”
Ripreso fiato, Jack continuò.
“Dicevo…..a voi interessava il tema dei Geth. Ammiraglio Gerrel, lei vuole la guerra come Daro’Xen, mentre lei Koris vuole evitare il conflitto. Tutto questo era una grossa presa in giro affinchè voi poteste tirarvi le orecchie a vicenda su un argomento che non doveva essere trattato in questa sede……Se siamo ridotti così…..Eravate qui per discutere sull’accusa di tradimento perpetuata a Tali, ma no! Voi dovevate pensare ai Geth…….se siamo arrivati a fregarcene della vita dei nostri compagni, in questo caso della più alta conoscitrice dei Geth e rappresentante dei Quarian a livello Galattico, beh lasciatemi dire una cosa…..Se è questa la leggendaria importanza che i Quarian danno ai loro compagni…..allora io non solo mi vergogno dei Quarian……ma non voglio essere associato a degli stronzi come voi! Andate a discutere della vostra guerra del cazzo e lasciate che chi non centra niente ci passi di mezzo….Forse hanno ragione quando che dicono che siamo rifiuti…..Basta che ci vedessero ora”
E, finito il discorso, Jack si voltò a andò diritto verso l’attracco della Normandy tra lo sconcerto e i fischi generali.
 
“Perché lo hai fatto?”, gli chiese Tali, mentre erano seduti, ancora una volta, sotto il motore ad eezo della Normandy, “Sappaimo entrambi che non hai inviato tu le componenti attive a mio padre e che tantomeno approvavi le sue idee per la guerra di riconquista di Rannoch”
Lui si volse, stanco in corpo ed affaticato nello spirito, verso di lei, “Ti avrebbero condannato e io avevo promesso che ti avrei fatto da salvagente”
“Non ti capisco”, fece lei snervata, “A volte mi dai contro e sembra che mi odi sul serio, altre, invece, sei disposto a morire per me”
“Hai analizzato il sangue?”, chiese Jack,
“No….”, si sforzò a dire lei, dandogli le spalle,
“Allora non sei ancora pronta”, fece il Quarian, alzandosi per andarsene,
“Maledizione! Resta qui Bosh’Tet”, gli gridò cingendolo da dietro, “Dimmi quello che devi dirmi! Sono qui! Non temo cosa mi dovrai raccontare……Hai il mio cuore, niente potrò toglierti questo e niente potrà farmi cambiare idea al riguardo!”
Jack si divincolò lentamente da quella stretta, “Non sei pronta per dire questo. Analizza il sangue…..allora potrai dirmi quello che provi per me e io mi aprirò con te”
E se ne andò, ancora una volta era rimasta senza risposte. Tali restò tutta la notte svegli in attesa che Mordin la contattasse. Sperava che quel dannato Salarian si sbrigasse a dargli le risposte che aspettava, non riusciva più ad aspettare. Ogni secondo, ogni minuto erano una tortura per lei. Si sdraiò sul suo letto. Versando le ultime lacrime che aveva in corpo per il padre e per quell’amore che pareva non arrivare mai.
 
-Caro padre. Non so se leggerai mai questa lettera, ma voglio che tu sappia che sto bene. Sarai sicuramente ancora arrabbiato con me per quello che è successo con Jen. Francamente non mi importa più, sei libero di odiarmi come hai sempre fatto da quel giorno. Io volevo solo che tu ti accorgessi di me, che ti importasse qualcosa di me. Tu hai sempre dato più importanza alla tua vita militare che a me e alla mamma, ti ho sempre detestato per questo e lo faccio tutt’oggi. Ho seguito le tue orme e non ti è bastato. Sono diventato quello che eri e che volevi che fossi e mi hai odiato. Ho fatto le mie scelte per amore e hai deciso di disonorarmi. Ho smesso di preoccuparmi di quello che pensi. Ora ho la mia vita da portare avanti e tu puoi odiarmi quanto ti pare. Sto facendo quello che il cuore mi dice di fare e ne vado più che fiero. Non mi serve la tua approvazione. Spero che un giorno il tuo meschino odio nei miei confronti si plachi, non tanto perché me ne interessi, solo per il fatto che ho sentito che l’odio fa invecchiare molto precocemente. Quindi stammi bene vecchio.
Tuo figlio, il Jack di Picche-
 
Un bip del factotum distolse Jack dalla lettera. Di solito ci voleva un qualcosa di particolare per far si che lo Squartatore uscisse allo scoperto. Come minimo era necessario una situazione di pericolo davvero grave, ma Jack stava perdendo terreno nei confronti della sua controparte. Stravolta bastò vedere il suo volto. Il volto di un vecchio demone. Una piccola risata uscì dal casco. L’odio che Jack nutriva verso l’uomo, la cui foto gli stava davanti, non aveva euguali. Lesse il nome sibilando: Carlos “El Rojo” Vaas. Era ora di chiudere i conti, una volta per tutte.
 
Should I Stay Or Should I Go – The Clash
 
Fine seconda parte
 
 
Nel prossimo capitolo avrete tutte le risposte che cercate, chi c’è dietro la carta? Se il vostro fidanzato non vi ha ancora detto di quella bella cameriera nel bar vicino a casa, allora la più grande rivelazione ve la darà: “L’Ultimo Segreto!”
 
Chiedo scusa se ho usato troppe musiche provenienti da Kingdom Hearts, ma abbiate pietà di un povero corvaccio e del gioco che ha segnato la sua infanzia :).

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Capitolo 24
*** L'Ultimo Segreto ***


Salve a tutti! Siamo qua con il capitolo che più mi sta a cuore di tutta l’opera. E’ stato un vero lavoraccio, ma spero che riesca a piacervi tanto quanto mi sono divertito io a scriverlo :D. Ho cercato di ponderare ogni elemento, ogni parola, ogni descrizione, insomma, ho fatto del mio meglio…credo. Ringrazio ancora una volta tutti coloro che sono arrivati fin qui, che mi hanno sostenuto e che mi hanno spronato a continuare nella mia opera. Vi abbraccio uno per uno dal mio pc (lo so, non è molto, maledetti limiti tecnici dell’informatica!). Ma basta interruzioni, vi lascio liberi di dedicarvi alla lettura. See you soon Soldiers!
 
 
Capitolo 22: L’Ultimo Segreto
 
“Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.” – Sir Arthur Conan Doyle
 
Shepard era nell’ascensore, in discesa verso l’hangar, per affrontare Jack faccia a faccia. Per quanto non gradisse utilizzare il confronto diretto con un membro del suo equipaggio per avere delle risposte, quello pareva essere l’unico modo per spingere il Quarian ad aprirsi con lui. Al era una persona estremamente disponibile e paziente, ma pretendeva che la fiducia tra lui e i sui compagni di viaggio fosse reciproca, non poteva più sopportare l’alone di mistero di cui si era circondato Jack. Il comandante voleva delle risposte, voleva sapere qualcosa in più sul quel abile soldato. Troppe cose non coincidevano nel quadro che si era fatto nella sua testa. Negli ultimi tempi, Al, aveva aggiornato il suo profilo mentale di Jack con tutte le cose che aveva notato durante le missioni. Inanzitutto c’erano le abilità fuori dal comune del Quarian. Ora, gran parte dell’equipaggio di Shepard era costituito da gente fuori dal comune, basti pensare a Thane o a Mordin, ma per Jack la questione era più complessa. I limiti fisici dei Quarian gli erano abbastanza noti, eppure Jack sembrava ingnorare tali descrizioni mediche. Due su tutti erano di sicuro l’agilità e la velocità. La tuta esterna dei Quarian non era qualcosa di semplice con cui convivere, era come avere addosso, in ogni istante della propria esistenza, un dannato scafandro, capite bene come non possa essere facile muoversi in quella situazione, eppure Jack sembrava ignorare bellamente suddetto impedimento. Shepard aveva già notato che la sua tuta era diversa dalle altre: sicuramente il materiale era di una fibra poli-sintetica ad alta resistenza alla penetrazione, ma che doveva essere anche estremamente elastica. Una fibra di quel tipo doveva essere, sicuramente, di fabbricazione militare esterna alla Flottiglia, difficilmente i Quarian avrebbero potuto recuperare tecnologie per la costruzione di un materiale così sofisticato. Probabilmente, visto il costo di un simile indumento, doveva essere anche un pezzo unico fatto su misura…ma da chi? Chi avrebbe mai potuto realizzare una cosa del genere per un Quarian? Altro vicolo cieco. In misura consequenziale ciò portava a chiedersi dove Jack avesse ricevuto conoscenze tecnico militari di quel livello. Primo punto: il CQC. Come Al aveva appurato sulla sua pelle, Jack ne era un  profondo conoscitore ed esperto in materia. All’addestramento N7 furono insegnate a Shepard alcune, presunte, tecniche di quel sistema di combattimento, tanto complicato quanto mitizzato. Dove o, meglio, chi aveva addestrato il Quarian su uno stile di quella portata? Tutti sanno che i Quarian non cercano mai lo scontro ravvicinato, condivisibile visto che uno strappo nella tuta può essere letale, accantonando l’autodifesa, perché Jack avrebbe dovuto imparare qualcosa che poteva portarlo alla morte? Altre domande senza risposta. Punto secondo: conoscenze scientifiche. Quello era il punto forse meno debole da risolvere, la conoscenza è di libera circolazione da anni ormai, grazie ad extranet, quindi era facile presupporre che Jack avesse tratto gran parte della sua cultura da li. Essere portati per lo studio ed avere un grande sete di conoscenza non erano certo cosa strana, anche considerato che molti Quarian avevano conoscenze meccanico/informatiche ben al di sopra del comune soldato medio. Il punto stava che Jack aveva, come Shepard, una formazione culturale che si estendeva a moltissimi altri campi: medico, fisico, giuridico, filosofico, storiografico ecc. Cosa che solo determinate posizioni nella Galassia offrivano e i Quarian non rientravano certo in quelle indicate. Queste, ed altre mille domande, affollavano la mente del comandante che era più che mai deciso a venire a capo di quella matassa intricatissima. L’ascensore si depositò placidamente sul pavimento dell’hangar della Normandy. Shepard uscì dall’elevatore, dirigendosi a passo svelto verso il banco da lavoro dove Jack era solito bazzicare. Infatti lo trovò lì, ma non era intento a leggere rapporti o a fare manutenzione sul suo arsenale, no, stava preparando le sue cose ed equipaggiandosi come se avesse dovuto sbarcare dalla Normandy per affrontare una missione.
“Perché stai preparando l’equipaggiamento da battaglia? Non mi pare che ti abbia convocato per uno sbarco”, asserì Al accigliato,
“Ah, Shepard! Scusa, non ti avevo sentito arrivare”, disse Jack facendo scattare il carrello del CheyTac, “Hai ragione, non mi hai convocato…..ma io ti devo chiedere un favore”
Il comandante maledisse la sua troppa disponibilità e, sospirando, chiese, “Cosa ti serve Jack?”
“Niente di particolare comandante”, fece il Quarian, mentre agganciava alla cintura Ebony e Ivory, “Mi serve che mi lasci sul pianeta Dand’Rook. Non è molto lontano da qui e, stai tranquillo, tu non dovrai fare altro….Scenderò da solo sul pianeta”
Shepard drizzò le orecchie a quella richiesta alquanto inusuale, “E’ una cosa personale?”, domandò indagando,
“Si. Lo è”, affermò Jack agganciando la Zangetsu, la quale emise una piccola scossa come di approvazione, alla schiena, “Ma preferirei che i dettagli rimanessero privati…..sai com’è”
Per il comandante quello era troppo, si mise dinazi al Quarian e lo affrontò: “No, non so affatto come’è Jack! Ne ho abbastanza dei tuoi segreti! Sulla mia nave vorrei che la fiducia che do ai miei uomini sia ripagata con la stessa moneta. Non mi pare tu sia di questa opinione. Ergo, se vuoi il tuo favore, mi aspetto di sapere almeno per quale cazzo di motivo dovrei aiutarti”, gli puntò un dito sulla spalla sinistra cercando di destabilizzarlo. Non ci riuscì.
Jack aveva capito che Shepard aveva raggiunto il limite di sopportazione. Non poteva biasimarlo. Mentre sapeva tutto degli altri membri della sua squadra, di contro non sapeva nulla, o comunque ben poco, sul suo conto. Capì che, se voleva raggiungere Dand’Rook, avrebbe dovuto dare a Shepard un contentino. Per nulla al mondo si sarebbe perso dinuovo –El Rojo-.
“Andiamo nella sala briefing…..Ti racconterò lì”, fece Jack.
In pochi minuti si ritrovarono soli nella sala conferenze. Jack digitò qualcosa sul suo factotum, interfacciando il proiettore con i dati che aveva da mostrargli. Il solito colore blu delle immagini divenne giallo/arancione mentre l’immagine di un Umano appariva nell’aria in mezzo a loro. Capelli completamente rasati sulla tempie, rimaneva solo una cresta centrale che partiva dalla nuca fino quasi alla fronte. Gli occhi erano di un color verde così chiaro da sembrare, in alcuni momenti, innaturali. Aveva una evidente cicatrice che partiva da sopra il sopracciglio sinistro e percorreva tutto il lato sinistro del cranio. Un pizzetto molto pronunciato e delle basette, invece, più curate gli riempivano la faccia facendo da ornamento ad un ghigno decisamente sinistro. Shepard fu come trafitto dallo sguardo di quell’immagine, in vita sua ne aveva visto di gentaglia, ma quello sguardo….Quello era lo sguardo che divideva quelli pericolosi da quelli fuori di testa……e il tipa pareva decisamente pazzo. C’era una differenza nel sapere se affrontavi qualcuno pericoloso o un folle. La gente pericolosa agisce con metodo, è preparata, utilizza tattiche da combattimento, ha una testa con cui ragiona, i suoi movimenti possono essere previsti. Con i pazzi….è tutta un’altra storia. Non agiscono secondo criterio, sono mossi dalla loro follia, lucida o meno, sono imprevedibili, non hanno a cuore nessuno, né tantomeno hanno a cuore se stessi. Sono imprevedibili. Se ti aspetti che ti spari da lontano con un’arma adatta, quello ti si lancia contro con un coltello. E’ impossibile, in battaglia, capire come pensano quei maledetti, non puoi neanche fidarti se siano morti in un’esplosione, bisogna sempre controllare il cadavere. Al aveva avuto a che fare con dei pazzi, ma, anche in questo caso, c’è follia e follia. Il tipo che lo fissava li davanti pareva essere di un altro livello.
“Carlos –El Rojo- Vaas”, iniziò seriosamente Jack che se ne stava dall’altro capo del tavolo di briefing a braccia intrecciate sul petto, “Gestisce uno dei più grossi traffici di droga e schiavi nei settori Terminus. E’ audace, molto armato, con molti uomini e dannatamente fuori di testa. La sua base principale sta sull’isola centrale, la Moses, nell’arcipelago delle, cosidette, -Shadows Island-. Troppo numerosi per tentare un attacco frontale in grande stile e troppo protetta per provare un’attacco dall’alto. Bisogna agire in silenzio, se si vuole passare inosservati”
Shepard stette un po’ a fissare le varie diapositive dell’isola, delle sue difese e delle atrocità che El Rojo aveva commesso. Esecuzioni, rivendita di schiavi, consegna di carichi di droga, violazioni carnali sue e dei suoi uomini ai danni di donne che rapivano e che costringevano a ballare nude nei loro campi….Non si poteva certo dire che fosse un tipo tranquillo. Si portò una mano al mento e chiese, alzando gli occhi verso il suo interlocutore, “Non mi hai ancora detto perché lo vuoi morto?”
Jack iniziò allora a raccontare a Shepard di Jen e della ripicca delle bande per l’affronto fattogli. Carlos Vaas era l’unico sopravissuto alla vendetta operata da Jack contro quei bastardi. La cicatrice che portava sul cranio era stato lui a procurargliela. Al tempo Carlos era solo uno scagnozzo di mezza tacca che seguiva gli ordini del suo capo, pure un fifone di prima categoria. Il Quarian si ricordò di lui poiché, quando Vaas si è visto con le spalle al muro, aveva raccolto un machete nella casupola dove si erano rifugiati lui e i suoi compagni, e aveva tentato di adoperarlo per eliminare la figura minacciosa che lo stava andando ad ammazzare. Jack lo aveva disarmato e gli aveva piantato l’arma bianca nella testa. Ora, chi avrebbe scommesso che il tipo si sarebbe risvegliato? Nessuno, tantomeno Jack. Carlos scappò dall’ospedale qualche mese più tardi e, dopo quegli eventi, qualcosa in lui era decisamente cambiato. Cambiò abitudini, modi di fare, tipo di look ecc., insomma si riscrisse da zero. Si fece rispettare entrando nel giro della droga, fino ad accumulare così tanti consensi tra i sottoposti del suo capo da poter operare una sorta di cambio di gestione, se così si può definire. Messo a capo di quella banda di idioti, Vaas puntò in alto, divenendo famoso come El Rojo per il fatto che indossava sempre delle camice o delle canottiere completamente rosse in qualunque occasione, ma credo sia anche per il fatto che si guadagnò la fama di intransigente che impiccava, ammazzava e torturava chiunque non gli andasse a genio, facendolo con divertimento e macabra follia. La sua pazzia era decisamente particolare, benché avesse mile e più stranezze, molti rimanevano colpiti dal suo carisma e dai suoi modi di fare, complice la completa libertà d’azione che dava ai suoi uomini in alcuni frangenti. La sua popolarità era salita a dismisura e così si era prodigato ad allargare il suo impero criminale anche nel campo dello schiavismo. Quel nuovo lavoro lo stimolò a tal punto che acquisì l’insana mania di girare filmini sulla vita di quei poveracci nella sua base, ciò includeva torture, trattazioni sul prezzo, violenze sessuali e tutte le altre cose che ormai erano un rito per lui e i suoi uomini. In sintesi, da povero scagnozzo da quattro soldi, Carlos era diventato un signore del crimine dei sistemi Terminus, un salto di qualità decisamente notevole. Jack lo voleva morto perché era l’ultimo sopravissuto dei bastardi che avevano ucciso la sua amata tempo addietro. Ora che aveva scoperto la posizione della sua base non si sarebbe lasciato scappare l’occasione di chiudere per sempre i conti col passato.
“Capisco…..”, disse il comandante muovendosi verso il Quarian, “Allora verrò con te”
Jack fece di no con la testa, “Te l’ho detto Shepard…..è personale. Non voglio che altre persone si immischino in questa faccenda. E’ già tanto che ti abbia raccontato questa storia”
“Che tu lo voglia o no io verrò laggiù con te. Non lascio che un membro del mio equipaggio vada in una missione così rischiosa da solo: Non avresti possibilità”, commentò con sguardo sicuro il comandante,
“Non ho bisogno del tuo aiuto Shepard”, rispose irato Jack, “Entrerò in basso profilo. Eliminero Vaas e me ne andrò. Da solo sarà più facile passare inosservato e correrò meno rischi di mandare tutto a monte. Ti chiedo solo di farmi scendere sul pianeta. Non ho bisogno d’altro”
“Non ti permetterò di lasciare questa nave Jack. Non solo perché non voglio che tu ti faccia ammazzare, ma anche perché mi devi delle risposte!”, controbattè Al,
“Cosa vuoi da me Shepard? Non sono il tipo di persona che si siede ad un tavolo a parlare dei propri problemi e della propria vita. Ti ho aiutato in alcune occasioni, ti sto solo chiedendo di farmi scendere su quel cazzo di pianeta e basta. Inoltre, non sei il tipo da bloccare qualcuno su una nave. Non mi interessa se hai problemi col mio modo di essere, puoi anche abbandonarmi sulla prima colonia abitata che preferisci se ciò non ti va a genio, ti basti sapere che io raggiungerò quel pianeta”
Jack aveva chiarito le cose con il comandante a quel punto. Non avrebbe detto niente di sua volontà riguardo a se stesso e, se ciò non stava bene a Shepard, poteva abbandonarlo dove gli pareva. Al, di contro, aveva sentito abbastanza, se Jack non voleva collaborare che andasse al diavolo! Era stanco di essere preso per il culo. L’avrebbe mollato sulla Cittadella o nel primo posto che gli sarebbe passato in mente ed arrivederci. Era stufo di dover lottare per guadagnare la fiducia e l’amicizia di qualcuno che non le meritava e che pareva non volerle. Stava per dirgli chiaramente tutto ciò, ma la voce di IDA gli bloccò le parole in gola.
“Comandante. Il Modulo IFF è stato configurato con la Normandy. Manca solo un’ultima diagnosi tecnica. A breve potremo dirigerci verso il Portale di Omega 4”, comunicò l’IA con la solita naturalezza, non curandosi di aver interrotto un confronto che sarebbe potuto finire più in là delle semplici parole.
Al si morse un labbro in segno di stizza. Jack ne capì il significato e lo usò a suo vantaggio.
“Abbiamo entrambi i nostri doveri comandante. Tu hai una Galassia da salvare….e io ho un demone da eliminare. Dand’Rook è a metà strada nella rotta per il Portale. Non credo sia più un problema per te darmi quel passaggio”, sentenziò il Quarian, emettendo un piccolo ghigno che sapeva di vittoria.
Il comandante provò allora a contrattacare un’ultima volta con un mezzo subdolo, “E lasceresti Tali da sola in questa missione così rischiosa contro la base dei Collettori”
Jack fece spallucce, “Ci sei tu comandante ed un’altra decina di elementi più che qualificati per uscirne indenni dalle peggio cose che potrebbero capitarvi. Non nascondo che qualche Collettore l’avrei volentieri accoppato, ma il mio interesse è rivolto a El Rojo ora”
Ecco una cosa che Al non si aspettava. Perché? Perché in un primo momento sembrare legato a Tali ed ora accantonarne completamente l’esistenza? Cosa diavolo si muoveva nella testa dell’essere che Shepard aveva dinanzi? Rinunciò di comprenderlo e decise di lasciarlo al suo destino. Solo in una cosa concordava con Jack: lui aveva una Galassia da salvare e non poteva stare appresso alle stranezze di un Quarian. Decise di portarlo dove aveva richiesto. Jack ringraziò con un sorriso befferdo sotto al casco ed andò a prepararsi per la sua discesa sul pianeta. A differenza di quel pensava Shepard, Picche teneva molto a Tali…..se fosse stato li le cose sarebbero andate certamente in modo diverso, ma laggiù c’era solo lo Squartatore ormai. E cosa poteva importare allo Squartatore dell’amore? Il sangue e la vendetta venivano prima di qualsiasi futile ed ingannevole sentimento di questo Universo.
 
Garrus e Tali si incrociarono nella zona dell’hangar adibita allo stoccaggio delle capsule di salvataggio. Erano entrambi di corsa e capirono subito che stavano dirigendosi verso lo stesso obbiettivo. Shepard aveva appena comunicato il piano di volo, inclusa la breve sosta nell’orbita di Dand’Rook e la cosa non era piaciuta ad entrambi. Interpellato il comandante per avere spiegazioni, quello gli aveva risposto che Jack doveva eliminare una certa persona su quel pianeta. La cosa che li fece scattare fu, senza dubbio, il fatto che l’amico volesse andare da solo.
“Te ne aveva già parlato?”, chiese il Turian mentre procedevano lungo l’ampio corridoio illuminato da piccole luci rosse,
“Avessi un credito per ogni cosa che non mi dice, Garrus”, rispose Tali con una battuta che, nel momento, perse ogni ironia che si si potesse attribuire.
Le capsule d’emergenza della sala macchine erano stipate in un piccolo ponte secondario al di sotto dell’hangar principale. Era un posto dove nessuno andava mai o, quanto meno, sperava di non andarci mai, visto che la necessità di certi mezzi incorreva solo se la nave era troppo danneggiata per continuare il suo normale volo spaziale. Una piccola porta fece accedere i due al loco di interesse. C’erano più di una trentina di mezzi di salvataggio li. Una volta entrati all’interno ed avviata la sequenza di lancio, esse percorrevano un breve tratto che avrebbe catapultato i superstiti nello spazio dai lati della nave. Che ci facesse adesso li Jack era un altro cazzo di mistero. Lo videro sul fondo del corridoio, mentre cantilenava qualcosa e digitava nella barra comandi esterna. Una volta arrivati dinanzi al Quarian, il quale nel frattempo stava continuando a fare quello per cui era li senza degnarli di uno sguardo, il primo a parlare fu Garrus:
“Avevi intenzione di dircelo o saresti partito senza neanche salutare?”
Jack rispose ridacchiando, “Vi avrei avvisato quando avrei ultimato tutti i preparativi del caso……Ma vedo che le notizie girano in fretta su questa nave”, poi si alzò andando all’interno della capsula per gestire il computer interno,
“E’ un suicidio andare da solo!”, proseguì il Turian, vedendo che la presenza di Tali ed egli stesso pareva non essere neanche calcolata.
“Non siamo forse già imbarcati in una missione suicida?”, fece Jack, continuando a dare le spalle ai due,
“Questo è vero”, asserì Vakarian, “Ma almeno noi avremo qualcuno a guardarci le spalle. Spiriti, Jack a volte penso che una bandiera scossa dai venti più impetuosi sarebbe meno mutevole di te!”
Lui si girò di scatto puntandogli un dito contro, “Ehi!”, fece il Quarian minaccioso, “Non farmi la predica Vakarian! Tu hai avuto la tua vendetta. Shepard si è fatto da parte quando gli hai chiesto di eliminare Sidonis. Ora voglio solo che si faccia da parte anche nel mio caso”
“Shepard aveva la mia fiducia Jack e io avevo la sua! Tu non gli hai certo dato modo di fare altrettanto con te! Inoltre, io gli ho chiesto di accompagnarmi in quel caso, tu, invece, vuoi andare contro un esercito di spacciatori di droga e schiavisti da solo!”, affermò Garrus controbbatendo a quelle scuse.
“Non devi andare a finire le tue cazzo di calibrazioni?! Io qui ho da fare se non si nota”, disse Jack ritornando verso il computer di bordo.
“Ok. Ora mi sono rotto il cazzo!”. Detto questo, spazientito, il Turian tirò via il nostro dalla navetta afferrandolo per una spalla e trascinandolo fuori. Una volta all’esterno di essa lo sbattè al muro.
“Vuoi fare a pugni Gar-zilla?”, asserì Jack liberandosi dalla presa con una spinta al petto dell’amico, “Avanti allora!”
Garrus non attaccò, si limitò a squadrarlo e a indicare Tali, che, nel frattempo, era rimasta in disparte ad osservare la scena, più preoccupata che mai nel vedere i due, che di solito andavano d’amore e d’accordo, arrivare quasi ad un vero e proprio scontro.
“Senti”, disse Garrus, “Forse a te non te ne frega un cazzo, ma anche questo mi sembra strano, ad ogni modo, non vuoi dare risposte a me? Ok…..Ma a lei le devi. Spiriti! Almeno a lei!”, allargò le braccia in segno di resa, “Ti considero mio amico Jack……ma arrivano quei momenti nella vita dove bisogna smetterla di dire stonzate! Arriva il momento dove si deve essere sinceri, per gli Spiriti! Ma, se per il momento non ci riesci con me o con Shepard, sii lo almeno con Tali”
Ripreso fiato, Garrus si allontanò, lasciando i due Quarian da soli nel corridoio. Aveva detto ciò che aveva da dire, che Jack avesse recipito il messaggio o meno erano problemi suoi adesso.
“Non provare neanche a chiederlo”, intimò il nostro a Tali, “Non rimarrò qui e né tantomeno qualcuno di voi verrà con me. Questa cosa è personale”
“E’ perché era con quelli che hanno ucciso quella ragazza…Jen. Vero?”, chiese lei, la tristezza che usciva chiara dalla voce, benché conoscesse già la risposta, “A volte penso di essere una stupida. Concedo il mio cuore sempre a persone che so che mi deluderanno, ma io non voglio crederci. Io ti aspetto, ma tu continui ad allontanarti ogni giorno che passa e ciò non fa altro che farmi del male. Ed ora che stiamo per intraprendere la missione più difficile di tutte…..tu mi vorresti lasciare sola?.....Non mi basta. Non mi basta avere la speranza che un giorno tu ci sarai e non mi basta avere del sangue che mi racconti i tuoi segreti. Io cercavo il tuo amore…..non…..non questo!.....Se vuoi andare vai, ma io non ci sarò più ad aspettarti. E’ questo il momento per parlare. Coglilo!”
Il silenzio riempì la stanza. Per un secondo, per un solo interminabile secondo, parve che Picche potesse avere la meglio sullo Squartatore e tornare dall’abisso, ma, anche questa, era una bugia. Si rimise a digitare sul computer. Tali abbandonò in lacrime il ponte inferiore. Garrus era all’esterno, raccolse l’amica e cercò di consolarla come meglio potè.
“Guarda che mi tocca sorbirmi per poterti ammazzare Rojo”, disse Jack seccato a mezza voce tra se e se, nella solitudine del ponte.
 
 
 
Welcome to the Jungle –Guns N’Roses
 
 
 
Due ore dopo la Normandy era nell’orbita di Dand’Rook con la mimetizzazione attivata. Shepard era con Jack nel ponte inferiore per dare il via al lancio della capsula. L’aria era molto tesa, tutti si stavano preparando per passare il portale di Omega 4, ben poca attenzione era stata data a quella sosta. Il comandante non aveva certo apprezzato questa svolta della giornata, ma, ora come ora, c’era ben poco da fare per sistemare le cose. Avrebbe voluto che finisse decisamente in modo diverso, pensava di aver guadagnato un buon elemento, un nuovo compagno, un nuovo amico magari, invece…..beh, le cose erano andate in modo leggermente diverso.
“Beh comandante…..Buona fortuna contro i Collettori”, gli disse il Quarian, sistemandosi nella capsula.
Al non rispose subito, prima gli rivolse un’occhiataccia della serie –vai via subito dalla mia nave!-, poi si decise a rispondere.
“Sinceramente non mi aspettavo tutto questo Jack. Avrei preferito che tu venissi con noi…..Ma se ti vuoi comportare come una testa di cazzo, fai pure”
“Onestamente comandante”, rispose l’altro, “…..L’ultima cosa di cui ho bisogno è una lezione di vita da lei…..d’accordo? Ora, abbiamo entrambi un appuntamento con la Morte…..ed io voglio essere sicuro di non mancare al mio”
La portiera della capsula si chiuse di scatto. Jack fece scendere sul petto l’imbriglio di metallo e, una volta saldo sul sedile, premette il pulsante di esplusione. Un grosso fischio perscorse le pareti della capsula a cui subito seguì l’ignezione meccanica che spinse fuori il mezzo di salvataggio nello spazio. La gravità del pianeta fece il resto. La piccola sfera metallica iniziò a precipitare contro il la superficie del pianeta, scossoni, il suono di una piccola sirena di emergenza e luci rosse lampeggianti erano tutto quello che succedeva all’interno della capsula. Tre minuti di discesa dopo si verificò lo schianto al suolo, non dei più dolci né dei più cattivi. Appena finì il fischio nelle orecchie, lo Squartatore si liberò dell’ibracatura e uscì da quella trappola di metallo. Il paesaggio lussureggiante delle isole lo accolse con una bella vista sulla foresta. Urla di animali e fruscii di foglie si liberavano dalle zone più fitte del luogo. I raggi solari si facevano breccia attraverso il groviglio e la moltitudine di alberi, cespugli e altri tipi di fogliame. La terra era solida, inusuale per essere delle isole, ma, in compenso, mostrava già i primi segni di attività di cui il nostro si sarebbe dovuto preoccupare: animali, parenti di giaguari, leoni, gorilla e qualunque altro tipo di bestia affamata di carne o di proteggere il proprio territorio. Carlos era cresciuto in posti come quello prima di trasferirsi nelle metropoli e, quindi, si poteva dire che godeva del fattore campo, ma avrebbe dovuto sfruttarlo bene se avrebbe voluto sopravvivere alle prossime ore. Jack controllò il factotum per capire in quale punto dell’arcipelago si fosse schiantato, pareva infatti che fosse uscito un po’ di traiettoria e che fosse atterrato sull’isola più vicina al suo obbiettivo, la Destiny Island. Quello poteva costituire un problema, sarebbe servita una barca o un qualche altro tipo di mezzo per raggiungere l’isola principale, la Moses, dove aveva sede il quartier generale di Vaas. Probabilmente ci dovevano essere accampamenti lì intorno, l’area dell’arcipelago era sotto il controllo del cartello dopotutto, e i suoi uomini dovevano avere pur dei mezzi per spostarsi tra le varie isole ed isolette all’occorrenza. Quello di cui ora il Quarian doveva preoccuparsi era il fatto che qualcuno sarebbe andato a controllare il luogo dello schianto, benché la Normandy potesse occultarsi alla vista di radar e compagnia bella, la capsula di salvataggio non poteva farlo, così era palese che il suo arrivo sarebbe stato notato. Fortunatamente su Dand’Rook l’attività meteorica non era rara, così era facile presupporre che sarebbe andata a controllare solo una pattuglia e non tutto il fottuto esercito del Rojo. Lo Squartatore tirò fuori, fischiettando, una di quelle belle granate che gli aveva insegnato a creare Bum Bum, settò i parametri su –detonazione controllata- e la lanciò dentro la capsula con noncuranza, poi cercò un punto decente da cui tendere un agguato al resto dei superstiti a quel piccolo scherzetto. Vide un albero che faceva al caso suo, era a pochi metri della navetta, e sicuramente quegli stupidi non avrebbero alzato il naso per controllare tra le foglie. Così si arrampicò, con un po’ di fatica, sulla cima del suo nuovo trespolo e si mise in attesa. Meno di dieci minuti dopo arrivarono, tutti baldanzosi, gli uomini di Carlos. Erano vestiti in modo decisamente strano, trascurando il fatto che tutti portavano, come segno distintivo dell’appartenenza al cartello del messicano, una maglietta rossa o altri elementi della stessa colorazione, il punto che pareva più strano era il aftto che non indossavano alcun tipo di corazza. Probabilmente ciò era per convenienza, effettivamente sul pianeta c’erano qualcosa come quaranta gradi e stare ogni fottuto giorno con un’armatura doveva essere come mettere un pollo in forno a ottocento gradi celsius. Comunque sia erano dotati di piccoli generatori di scudi cinetici, questo era troppo poco per potergli salvare la pelle in casi di scontro a fuoco prolungati o con bocche da fuco troppo potenti. Per una volta Jack era contento di soffrire un po’ il caldo., benché il nuovo software di regolazione della temperatura interna della tuta facesse comunque il suo lavoro. Arrivarono su una sorta di piccola Jeep, erano in tre, armati di fucili d’assalto Avenger standard, armi molto facili da procurarsi e per questo diventati molto diffusi tra i guerriglieri, bande armate e cartelli della droga. C’era un mitragliatrice Browning M-52 montata sul retro del veicolo, un peccato che il poveraccio al suo controllo non avrebbe potuto usarla. La cosa interessante dell’ambiente in cui si trovava Jack era il fatto che le quattro ruote continuassero a farla da padrone. Le macchine a fluttuazione cinetica erano comode da usare in città, dove ci si muove per la maggior parte in aria, ma in ambienti ostili come quello era impossibile usufruire di certi mezzi, la giungla, il terreno brullo e scosceso, pieno di rocce e zeppo di animali pronti a farti la pelle, no, decisamente no era un ambiente per una city-car. Così le ruote continuavano ad essere usate in virtù della miglior manovrabilità ed eccellenza nel muoversi in quegli ambienti così inadatti per le nuove tipologie di veicoli. Certo, anche questi modelli erano stati riveduti e corretti, ma non avevano certo perso la predisposizione a muoversi tra ostacoli, fanghiglia, piante ed altre porcate. Alcune cose sono veramente impossibili da cambiare. Mentre due del gruppo si erano avvicinati guardinghi all’auto, Jack era saltato sulla Jeep, eliminando il soldato alla mitragliatrice con una presa di soffocamento, rapido e silenzioso. Gli altri due, noncuranti, entrarono nella capsula ed allora lo Squartatore premette con soddisfazione il pulsante della detonazione, facendo saltare in aria i due e la capsula. Una volta messosi al volante controllò l’ultima posizione di partenza della pattuglia tramite il sistema di navigazione, a meno di trenta chilometri c’era il loro accampamento dove avrebbe potuto sicuramente –prendere in prestito- una barca o un altro mezzo per spostarsi dal luogo.
Una voce uscì fuori, all’improvviso, dalla radio della Jeep, “Ehi Eneas, Frasco, German! Pendejos! Grandi notizie!”.
–Merda!-, pensò il Quarian, -Proprio ora li dovevano cercare?!-
Stava per rispondere cercando una voce adatta nel sintetizzatore vocale, quando quello riprese: “Sentite. Lo so che il microfono di quella joder di radio non funziona, ma voi avete le orecchie, quindi, ascoltate. Dovete essere qui il più in fretta possibile! Il capo ci ha comunicato che verrà stasera per controllare il nuovo carico di schiavi. Quindi niente sbronze fuori programma! O vi taglierà la gola!”
Un sorriso soddisfatto e malvagio percorse la faccia di Jack. –Carlos viene a farvi visita eh? A quanto pare la fortuna, almeno una volta, mi sorride-, formulò in mente. Mise il piede sull’accelleratore e sfrecciò nella direzione che suggeriva il navigatore.
 
Pianeta: Dand’Rook
Arcipelago: Shadows Islands
Posizione esatta: Destiny Island / Camp #032 / 600 metri dalle mura del campo
Ore: 22.35
Vento: lieve brezza di Grecale
Temperatura: 20 gradi Celsius
 
Era sdraiato come un serpente sotto una pianta a grandi foglie. Lo coprivano completamente e la mimetizzazione di radiazioni effettuata dalla tuta lo rendeva praticamente invisibile. Era in quella posizione da ore ormai, l’addestramento da cecchino dava i suoi frutti in quei momenti. Funzioni fisiologiche ridotte l minimo, battito cardiaco lentissimo, respiri poco profondi e controllati, resto del corpo praticamente ibernato e mente concentrata sull’obbiettivo. Zoom in basso a sinistra, vicino alle due Jeep. Due guardie eseguono per la terza volta il giro del campo. Ricalibra. Zoom in alto a destra, sulla torretta d’osservazione. La sentinella si apre una scatola di fagioli e si appoggia al palo di sostegno in legno. Ricalibra. Zoom sulla destra, una guardia deride i prigionieri mostrando a loro il dito medio, quelli stanno in silenzio, se reagiscono muoiono. Ricalibra. Vista sulla piazza, il vuoto, una bandiera sventola solitaria mostrando i fregi del cartello. Ricalibra. Visione termica attiva. Una ventina di uomini all’interno della mensa del campo, ridono, scherzano e giocano a carte. Visone termica disattivata. Ricalibra. Ampia veduta sul campo, quattro guardie localizzate ad ogni muro di protezione del campo. Erano ore che lo Squartatore aveva il controllo, non era mai durato tanto a lungo. Solitamente spariva solo dopo essersi sfogato oppure qualcosa dall’esterno interrompeva la fila di pensieri oscuri che si accavallavano nella testa del Quarian. Jack non sentiva alcuna pressione, era concentrato sulla vendetta, cosa che rendeva più agevole lo sviluppo della sua controparte, se così si può definire quel groviglio di rabbia ed odio che aveva nel cuore. Non era facile rimanere calmi in quella posizione, lo Squartatore prediligeva un’azione rapida ed indiavolata, non era certo tipo dalle lunghe attese, il tipo di persona che non vorresti incontrare alle poste insomma. Ricalibra. Velivolo in arrivo. AC-130 “Sidefire” in arrivo da ovest. Complicazioni, come sempre. Il potente mezzo planò lentamente sul campo ed atterrò nello spiazzo centrale. Più piccolo del suo fratello gemello, il Sidefire era ottimo anche come mezzo da ricognizione, ma era in principio un bombardiere. La sua corazza esterna garantiva ottime prestazioni sia in volo che di resistenza ai colpi, non poteva essere abbattuto facilmente. Carlos “El Rojo” Vaas scende dalla cabina di pilotaggio e va incontro al sovraintendente del campo. Zoom sulla sua testa. Identificazione positiva. Altre complicazioni. Il Gracale si alza, impossibile sparare dalla posizione attuale. Era il momento di infiltrarsi nel campo. Jack risalì il muro est in tuta fretta e proseguì arrampicandosi sulla torre dello stesso lato. Seccò rapido la guardia tagliandogli la gola con la lama factotum e la poggiò adagio sul pavimento. Poggiò la base estraibile del CheyTac sulla sporgenza in legno ed eliminò le altre guardie posizionate sulle altre torri di guardia, nessuno sentì nulla grazie al soppressore posizionato in punta alla canna, e poi si concentrò sul Rojo. Guardava soddisfatto gli schiavi il bastardo, ci parlava dicendogli chissà quali stronzate e ridendo come un matto. Il vento iniziò a soffiare a favore. Mira collimata perfettamente al cranio del nemico. Dita sul grilletto e….. Fuoco. Un soldato lo aveva sparato da dietro, cogliendolo di sorpresa, dalla scaletta d’accesso alla torre. La mimetizzazione si era appena fottuta. Estratta Ebony, il Quarian eliminò la minaccia, ma era troppo tardi, lo avevano scoperto. Colpo rapido di Intervention verso Carlos, nulla di fatto, un soldato si era frapposto nella linea di tiro. Era meglio scappare, ma fu tardi anche per quello. I proiettili iniziarono ad arrivare d tutte le parti. Jack si lanciò giù dala torre fino al piano rialzato delle mura di protezione. Prese copertura dietro a delle casse ed iniziò a sparare alle decine di uomini che gli si paravano dinanzi. Cambiando spesso riparo, Jack ne eliminò circa sette, ma era piuttosto difficile andare avanti sotto quell’attacco senza sosta. Prese delle granate e le lanciò in mezzo a quella piccola folla per disperderli. La tecnica funzionò, così, Zangetsu alla mano, scese sul campo di battaglia e cominciò ad affettare i suoi avversari. Il campo si trasformò in una macelleria a cielo aperto, braccia, gambe ed altre parti corporee iniziarono a riempire il suolo. Dopo quella mattanza, lo Squartatore cercò Carlos Vaas, non lo vide subito, poi, quando il Sidefire si alzò in volo, capì l’idea che quel bastardo aveva avuto. Un colpo del cannone HX-19 Spectre fece il suo lavoro. Una grossa esplosione spazzò via uomini e oggetti. Jack perse conoscenza sul colpo.
 
 
 
Kingdom Hearts –Night Of Fate
 
 
 
Circa mezz’ora dopo….
 
Jack si risvegliò in una cella in acciaio, si, come quelle dei carcerati. Le mani erano legate ad una sbarra con manette cinetiche. Mosse le dita e le gambe, cercando di capire se si era rotto qualcosa. Provò a richiamare il factotum, ma niente. Gli erano state tolte tutte le armi, la corazza e il factotum. Era un prigioniero ora. Si guardò a sinistra e vide solo alberi, davanti a sé invece c’era una piccola casupola illuminata da delle fiaccole, mentre, sulla destra, trovò i ghigno sorridente di Carlos Vaas a squadrarlo divertito. Faccia a faccia e Jack era legato. Tentò uno strattone, ma le manette gli impedirono di riuscire nel suo intento.
“Così ti credi pazzo, eh?”, iniziò il messicano, rannicchiato in modo che il Quarian potesse guardarlo negli occhi.
“Salti da una nave in una capsula di salvataggio per far si che sembri un meteorite, voli come un uccello fino a terra…..Cazzo che matto”, continuò quello divertito, ridacchiando mentre scorreva tra le foto della capsula distrutta con un palmare in mano.
Jack pensò freneticamente ad un modo per liberarsi. Era davanti a lui. El Rojo era davanti a lui e non poteva ammazzarlo.
“Mi piace questo palmare sai?”, fece quello con sguardo sincero, “E’ proprio un bel palmare”, poi si alzò in piedi e iniziò a camminare in quei due metri di terra per rimanere dinanzi al Quarian.
“Allora, che abbiamo qui?”, tirò un lungo fischio, “Un Quarian della Flotta Migrante del cazzo con apparecchiatura militare di prim’ordine. Di certo sai come trattarti bene amico…Credo che mi farai guadagnare un mucchio di grana col tuo bel culetto alieno…..e ciò è un bene perché io amo la grana”
Jack fu sul punto di ribattere qualcosa, ma Vaas mise la testa fra le sbarre incazzatissimo, “Scusa che cazzo volevi dire? Vuoi che ti apra il culo in due?! Tappati quel cesso, ok?”, continuò ad urlare agitando il dito indice della mano destra, “Sono io quello con i coglioni! Guardami negli occhi. Guardami dritto nei cazzo di occhi, stronzo! Tu sei la mia puttana. Io qui sono il fottuto Re! Non una sola parola o muori!”
Jack fece come gli era stato detto, ma solo perché non era presente lo Squartatore, dubito che la sua controparte avesse abbastanza sale in zucca da capire che in quella situazione era meglio usare la testa per uscire da quella merda. Gli serviva del tempo per ragionare senza farsi prendere dalla voglia di ammazzarlo. La fretta è una cattiva consigliera, come dimostrato poco prima.
“Cosa c’è?”, riprese rimettendosi in ginocchio davanti al nostro e ridacchiando, con aria più calma, “Non ti diverti più? Non ti sono simpatico? Vedi, il fatto è che lassù tu credevi di avere una chance”, indicò il cielo muovendo poi le mani come a voler scompigliare le stelle, “Là, tra quelle nuvole di merda pensavi di avere il dito sul grilletto. Ma, hermano…”, raccolse della sabbia da terra e la fece scendere piano piano da sotto il pugno, così che venisse dispersa dalla fievole brezza, “…..Quaggiù……quaggiù……hai il culo per terra”
Diede una risata nervosa, si pulì le mani sbattendosele l’una contro l’altra e concluse, “Ok. Ora mi do una calmata, perché…”, diede un altro lungo fischio, “Te e moi ci divertiremo un sacco prima di metterti a fare soldi”
Un soldato lo richiamò dicendogli che doveva andare a vedere una cosa. Lui si rialzò e si congedò da Jack, mentre si dirigeva verso l’uomo che l’aveva chiamato, “Spero solo che tu sia più divertente degli ultimi stronzi che mi sono capitati tra le mani. Ta-Ta, Bye-Bye”
Quando si trovò vicino al soldato, fischiò di nuovo facendo finta di predergli i genitali. Quello si ritrasse di scatto mettendo le mani sui gioielli di famiglia. Vaas scoppiò a ridere, “Cazzo, funziona tutte le volte!”
-Ridi quanto ti pare, l’ultima risata sarà la mia-, pensò Jack furente, mentre squadrava Carlos allontanarsi.
Il Quarian, mentre El Rojo sparava le sue stronzate, aveva già trovato un modo per andarsene. C’era una guardia a pochi metri dalle gabbie, era la sua via di fuga, doveva solo sperare che fosse abbastanza scemo.
“Ehi guardia!”, lo chiamò usando una voce stanca e soffocata, “Se il tuo capo vuole fare soldi con me, dovreste curarmi”
“Che cazzo dici ratto spaziale! Non c’è sangue all’esterno della tua tuta”, rispose quello facendo il duro,
“E’ un emorragia interna, stronzo. Come pretendi di vederla?”, continuò con voce sempre più fievole, “Ma se preferisci che io crepi e, di conseguenza tu perché non mi hai aiutato…”
Il pensiero di finire tra le mani del messicano doveva aver davvero terrorizzato l’Umano, poiché questo si fiondò ad aprire la gabbia e a liberare Jack dalle manette. Non abbena le mani furono libere, il Quarian assalì l’uomo e gli spezzo l’osso del collo.
“Ma si può essere così stupidi?”, commentò il nostro mentre appoggiava il cadavere su una parete della cella.
Raccolse la sua arma, una M-7 Predator e si involò nel buio della notte.
Nel campo i disastri erano notevoli, erano accorse altre squadre da altri campi sparsi per l’isola. Tutti gli uomini presenti erano occupati a sistemare il casino che la battaglia svoltasi in precedenza aveva causato. Vaas era con i suoi uomini che gli parlavano di chissà quali problemi. Per Jack era necessario ritrovare l’equipaggiamento che gli era stato sottratto o almeno qualche altra attrezzatura utile, senza non sarebbe andato molto lontano. Il Quarian si diresse, con basso profilo, verso uno dei container ai lati dell’accampamento per controllare se ci potesse essere qualcosa che avrebbe potuto utilizzare. All’interno trovo degli Avenger e delle munizioni, raccolse più clip che potè e poi uscì. Ad aspettarlo all’esterno c’erano Carlos e i suoi, il primo che faceva avnti e indietro a braccia aperte con una pistola nella mano destra e gli altri fermi con le armi puntate su Jack.
“Come? Uh? Cerchi di scappare? Vuoi scappare e mancarmi così di rispetto? Pensi di incularmi? Mi vuoi fottere alla grande! Sai che ti dico? Mi piace, anzi, ti rispetto. Ti do 30 secondi di vantaggio e, se non ti mangia vivo la giungla, lo faccio io! Che aspetti?! Corri, Forrest, corri!”
Non se lo fece certo ripetere due volte. Per quanto la cosa paresse idiota, era l’unica soluzione. Gli avrebbero sparato addosso in ogni caso. Davanti a sé c’era solo la foresta, una enorme, buia, intricata e pericolosissima foresta. Era difficile correre li in mezzo all’oscurità, più di una volta incespicò in sassi o rami, ma non cadde mai. Jack cercò di utilizzare tutto l’addestramento che aveva sorbito in tutti quegli anni per riuscire ad uscire da quella situazione. Di logica avrebbe dovuto cercare un fiume o delle grotte per sfuggirgli, ma lì intorno non si ricordava di aver visto niente del genere. I primi spari si infransero contro delle rocce più avanti. Non si voltò indietro, sapeva troppo bene che li aveva alle calcagna dall’inizio della sua corsa. Deviò su una piccola salita sulla destra e si arrampicò su una parete rocciosa che gli si parò contro. Continuò sempre dritto spostando le foglie dei vegetali con le mani, continuava a sentire il vociare di quei pazzi dietro di lui. Dei latrati di cani si fecero largo nella giungla, quello era un problema molto più serio. I cani sapevano seguire le tracce anche se non conoscevano il suo odore e ciò rendeva tutto più difficile. Proseguì per un centinaio di metri, poi un grosso peso gli piombò sulla schiena, i cani l’avevano trovato. Sbilanciato, Jack caddè in una lunga discesa, sbattè due o tre volte contro qualche roccia lungo la strada e si ritrovò a fine corsa col muso di un Rottweiler pronto a morderlo. Presa rapida sulla mascella e sulla nuca, forte strattone a destra e il collo si ruppe con la solita sinfonia di paradisiaca salvezza. Si tolse il corpo del canide di dosso e si toccò la spalla destra. Doleva, ma non era disarticolata o l’osso rotto. Il rumore di un velivolo a pale lo fece trasecolare. Il Quarian riprese la corsa cercando di rimanere al riparo sotto il fogliame. Un lungo ponte fatto con corde e assi di legno si trovava duecento metri fuori dalla boscaglia.
“Oh, andiamo! Non ho le pietre sacre di Shiva con me!”, commentò Jack scioccato dal fatto che esistessero ancora certe cose.
Però non aveva altre vie di fuga, indietro non poteva certo andare o sarebbe finito di sicuro nelle mani di Rojo. Percorrere quel pezzo da museo era rischioso quanto affrontare i soldati, ma almeno con quello aveva una possibilità di uscirne vivo. Dopo aver sentito altri spari in sottofondo, si decise a darsi una mossa. Percorse il ponte inizialmente in maniera lenta ed incerta, quelle assi di legno erano molto pericolanti. Arrivato più o meno a metà ponte sentì arrivare il problema più grosso di tutti. Un AH-64 Apache LongBow gli si piazzò difronte puntandogli un faro di luce contro. All’improvviso si dimenticò di tutti i suoi dubbi di stabilità riguardo al ponte e si lanciò in una corsa disperata per arrivare dall’altra parte, ma la fuga fu breve. Una sventagliata del cannone automatico M230 ChainGun da 30. millimetri dilaniò il ponte dividendolo in due e facendo così precipitare il nostro sul fiume sottostante. Le acque diventarono presto rapide e Jack fu sballottato peggio che in una lavatrice da una roccia all’altra. Si ritrovò ad arrancare su una spiaggia il mattino dopo. La sabbia non rendeva certo facile avanzare in quel terreno. Stremato, livido e ferito cercò di raggiungere un riparo poco più in là. Purtroppo le cose andarono ancora peggio. Una Jeep si fermò sulla costa e ne scese Carlos Vaas in persona. Jack non poteva fuggire, era troppo malconcio. Il capo del cartello della droga gli si portò vicino e gli disse:
“Cucù! Ti sono mancato?”
 
 
 
Freedom –Django Unchained
 
 
 
Posizione esatta: Moses Island / Avamposto al Campo Principale #002 / Nei pressi la montagna sacra Tuak Kinu
Ore: 12:12
 
Il nostro fu portato in un nuovo campo di prigionia, stavolta nell’isola principale dove si trovava il campo base del Rojo. Il quartier generale era situato sotto la montagna Tuak Kinu, che non era altro che un grosso vulcano inattivo da decenni ormai, ma fungeva bene da schermante dai radar ed era una posizione ottimamente difendibile da attacchi di varia natura. Jak, però, non fu portato lì, ma in un avamposto poco lontano dalla base di Vaas. Lo fecero camminare sotto il sole cocente per tutto la strada fino al modesto insediamento. Le gambe gli tremavano dalla stanchezza, ma se non avesse camminato secondo un certo ritmo la corda che lo imbrigliava e che era legata ad un veicolo in movimento lo avrebbe trascinato in quella strada irta di rocce macellandogli la parte inferiore del corpo. Al suo arrivo molti prigionieri, chiusi in gabbia di acciaio o di un materiale vegetale, altrettanto resistente, nativo dell’isola, lo guardarono con occhi pieni di pena e comprensione. Erano individui di tutte le specie: Salarian, Drell, Asari, Turian, Batarian e così via, ma in maggioranza erano Umani. Carlos aveva creato un vero e proprio business nei Sistemi Terminus, dove la schiavitù era floridissima e più presente che mai. Avevano segni di torture ed altri tipi di maltrattamenti, uno spettacolo raccapricciante e malato. Quella che aveva davanti agli occhi era la tanto decantata verità della Galassia. Nessuno muoveva un dito per quei poveracci, il Consiglio della Cittadella aveva da scegliere le tende da inserire nella sala dove avrebbero dato il loro tradizionale party di elogio al loro operato e gli altri governi Galattici leccavano il culo al Consiglio o si barricavano dietro a balorde ed ipocrite scuse del cazzo. La verità e che a nessuno fregava dei Sistemi Terminus, solo se c’era da guadagnare la gente si interessava. Mostruosità ed aberrità simili si ripetevano dappertutto da quelle parti e tutti chiudevano gli occhi fregandosene di questi problemi. Nello loro idilliaca città se ne fottono di chi vive e chi muore. Sono diventati spocchiosi, ignoranti e superbi. Confidano che le loro scelte siano per il bene di tutti….allora perché creare gli Spettri? Perché ignorare gli avvertimenti di Shepard? Anche quando hanno visto coi loro occhi e subito sulla loro pelle gli effetti devastanti dei Razziatori non ci gli hanno creduto! Il loro pensiero è becero e malato. C'è una corsa agli armamenti quaggiù, in questo pazzo spazio vuoto noto come Galassia, ma non la vince chi costruisce le armi migliori o le bombe più grosse. Vince chi rinuncia di più alla propria umanità per diventare un mostro. E tutti loro sono le loro vittime, persone che non centravano nulla o che volevano cambiare le cose. Dalle gabbie escono pensieri grondanti di sangue, odio e rancore verso i loro aguzzini, ma non cambia niente, quelli hanno le armi, sei morto se non fai come dicono, se ti alzi e gli sfidi. Capito cosa distingue un uomo da uno schiavo?....Potere? Denaro? No…..Un uomo sceglie….Uno schiavo obbedisce.
Sciolgono la corda dall’auto, ma le mani rimangono bloccate. Il calcio di un fucile, diretto alla gamba sinistra di Jack, lo mette in ginocchio. Lo deridono. Alte e grosse risate escono dalle loro bocche. Ridono di lui, perché è un Quarian. Perché non può andare in giro senza casco, pena la morte. Perché pensava di ucciderli tutti e invece è li a terra sulle ginocchia. Uno gli fa cenno di pulirgli le scarpe gettandogli della terra contro. Ridono. Ridono perché pensano di essere invincibili, di essere dei duri. Di essere i padroni perché hanno un fucile in mano. Ridono. Perché sono giovani. Perché non hanno mai visto la guerra. Perchè non hanno mai visto la morte in faccia. Perché pensano si viva in eterno. Uno si avvicina, sporgendo la testa troppo in avanti, troppo vicino. Lo scatto lo travolge. Denti e sangue schizzano dalla faccia. Il Quarian si gira poi indietro e, con una rapida torsione, spezza il braccio all’altro uomo. E tutti smettono di ridere. Perché la vita gli colpisce duramente. Perché una pistola inizia a sparare eliminando il piccolo cerchio di risate. Perché non c’è niente di bello nella guerra. E loro, adesso, lo hanno capito.
Gli sono subito addosso altri dieci stolti che menano le mani e i fucili. Alcuni se ne vanno con le ossa rotte, altri perdono molto di più. I prigionieri assistono in silenzio a quella scena. Perché vedono qualcuno che non si è fatto spezzare, che non si piega al loro gioco. Alcuni abbozzano per la prima volta, dopo tanto tempo e tanta pena, un sorriso. Ma gli si spezza in volto. Una pistola spara. Un proiettile vola dritto alla gamba del ribelle. E lui cade. Tutto si spegne. Lo sguardo malvagio e folle del loro padrone gli blocca quella sorta di piccola gioia. E tornano indietro, nel fondo delle loro gabbie. Un uomo sceglie. Uno schiavo obbedisce.
“Così non va bene però, hermano”, dice El Rojo, chinandosi vicino al corpo del Quarian, gesticolando con la pistola, “Io voglio fare i soldi con te. Non puoi fare queste stronzate”, poi fa cenno a due uomini di tenerlo dritto sulle ginocchia mentre gli parla, “A essere sincero non so neanche perché tu sia qui. Quindi dimmi..”, chiese puntandogli la pistola alla tempia con sorriso perfido, “…..Perchè sei qui?”
Poi nota qualcosa. C’è una piccola tasca all’altezza del cuore del prigioniero. Invisibile prima, poiché coperta dalla corazza, ma ora si vede. La giornata movimentata l’aveva appena aperta quel tanto che basta per far fuoriuscire una piccola serie di sfere tenute insieme da una catenella. Tira fuori dalla taschina l’oggetto. Due piastrine in una sola catenella. La prima è praticamente vuota. C’è solo una piccola stampa. Un corvo ad ali spiegate che tiene tra le zampe una picca con dentro scritto JOS. L’altra è quasi del tutto andata. Si legge a malapena il nome, la città e un’altra breve iscrizione. Jen Carpenter / New York City / Intrepid. Carlos Vaas ha un pulpito, qualcosa scaturisce nei recessi della sua memoria. Qualcosa che pensava fosse andato perso. Rinfodera la pistola e mette le mani sul caso del Quarian. Lo svila come se stesse compiendo un qualcosa di estremamente delicato, come se il volto sotto di esso potesse sgretolarsi con quel suo movimento. Rimane scioccato da quel viso. Inizia a saltare di gioia, a compire piroette e a ridere convulsamente, poi torna dinanzi a lui con espressione mista di gioia e sorpresa.
“Madre de Dios!!!”, continua a ridere toccandogli il volto come per accertarsi che fosse vero, “Sei Tu! Sei proprio Tu Cazzo!!”, si gira verso la piccola folla che si era radunata li intorno, “Gente! Oggi è un fantastico giorno del cazzo!”, lo indica con entrambi i diti indici delle mani, “Questo stronzo è una fottuta superstar! Salutate colui che mi ha reso il vostro capo!”
Lo abbraccia e lo trascina in giro per lo spiazzo, sollevando terra ed evitando i cadaveri delle altre persone.
“Oh adesso noi andiamo a farci una bella chiacchierata in privato”, lo fissa negli occhi, ancora colmo di stupore, “Merda! Sono proprio un coglione!”
Lo porta all’interno di una casetta di legno e lo blocca ad una sedia, più eccitato che mai. Poggia il casco del Quarian su un tavolo li vicino, pieno di attrezzi ed utensili sporchi di sangue e torna a rivolgersi a Jack.
“Porca puttana! Avessi saputo che eri tu non ti avrei dato trenta secondi di vantaggio….Ti avrei saprato li seduta stante!”, poi raccolse una pinza e, con brutalità, estrasse la pallottola che gli aveva conficcato nella gamba, tra le urla del nostro, “Scusa se non ti avevo riconosciuto, ma, che cazzo, col casco e tutto il resto è difficile!”, gettò sul tavolo le pinze metalliche che fecero un gran rumore, poi prese fiato e gli disse, gesticolando forsennatamente, “Cazzo! Ci vorrebbe una parata per questo evento!”
“Fanculo!”, riuscì solo a sibilare Jack che aveva terminato ogni briciola di energia nella scazzottata precedente ed ora era in balia del suo demone.
Carlos Vaas gli poggiò una mano sul cuore e una sul suo, “Ti capisco. Sei arrabbiato. Sei furioso. Si, si. Senza famiglia che cosa cazzo siamo? Sai un tempo avrei fatto di tutto per mia sorella. La prima volta che ho ucciso è stato per lei….Ma non era abbastanza per lei. No, no, no, no dai”, si alzò ed iniziò a girare in cerchio gesticolando, “Sai quale è il problema degli affetti? I cazzutissimi affetti!!!!”, urlò voltandosi di scatto, “Arrivano e te lo tirano nel culo ogni volta. E allora mi dicono –Vaas! Vaas! A chi cazzo tocca adesso?! A noi o a loro? Noi o Loro!!!!-, iniziò una risata nervosa e sibilina, “Come…come se fossi sempre costretto ad una cazzo di scelta!”, poi si volse nuovamente al Quarian, “Te lo giuro su Dio. E’ bellissimo che tu sia venuto qui, pronto a morire, per la memoria della tua amata, ma io ho un grosso traffico di affari da gestire e tu….sei di mezzo. Quindi….ti toccherà morire. Oh, ma non preoccuparti, non così presto! Abbiamo ancora due o tre cose da discutere”, tuonò raccogliendo un nuovo ferro ed iniziando una serie di terribili torture.
 
 
 
We are all born insane, but someone’s remains
 
 
 
Passò un altro giorno in questo modo. Seduta di torture e cella. Isolato da tutti. A Jack era stato tolto tutto, non aveva neache più il casco. Carlos voleva vedere fino a che punto potesse resistere un Quarian senza protezioni. La tuta, fortunatamente, reagiva in modo autonomo alle mancanze del sistema immunitario, ma non poteva fare miracoli. Jack era sempre più debole, sia per le torture di El Rojo, sia perché la lotta interna tra i farmaci e le mille tipologie di malattie che stavano cercando di ucciderlo lo sfiancava e lo indeboliva ogni minuto che passava. Era in uno stato pietoso. L’avesse visto così suo padre lo avrebbe diseredato, se avesse potuto farlo una seconda volta. Non c’era più niente per cui muovere le meningi, era in trappola e non poteva muovere un muscolo senza sentire fitte terribili in ogni parte del corpo. Vaas lo lasciava riposare quel tanto che bastava per poterselo lavorare ancora un po’. La cosa lo divertiva parecchio. I suoi farfugliamenti lo indebolivano ancora di più, un mucchio di idee fuori dal mondo e senza una logica.
“Sai”, gli disse durante una di quelle torture, “Quando Picasso si stancò di dipingere persone, iniziò a raffigurarle come... cubi e altre forme astratte. Il mondo l'ha chiamato "genio". Io ho passato la mia intera passione di torture facendo e rifacendo le stesse cose: il chido nelle palle, il taglio delle palpebre, le dita tagliate... Non sarebbe magnifico se potessi fare con un cacciavite ciò che il vecchio spagnolo faceva col pennello?”
Non fu così drastico con Jack, sapeva che se si fosse lasciato prendere la mano lo avrebbe ucciso troppo in fretta, ma fu comunque molto scrupoloso nell’infliggere il dolore.
Poi si scocciò, come un bambino che ha giocato tutto il santo giorno con il suo nuovo giocattolo e, in serata, gli viene subito a noia e lo getta via. Gli diede una botta in testa con il calcio della pistola per farlo svenire, ma fu più un gesto frustrato e dettato dall’ira. Jack lo sentì farneticare qualcosa prima che i suoi occhi sparissero nelle tenebre.
Jack si risvegliò con l’immagine del suo demone seduto su una cassetta di legno. Vedeva il sole tramontare. Constatò che aveva legati mani e piedi. Era sulle ginocchia anche questa volta, sotto un sole cocente……ma non era nel campo. C’era la giungla attorno a loro, sentiva gracchiare gli uccelli tutt’intorno, vedeva rocce al posto della terra, ma non capiva dove era. Le orecchie gli fischiavano, ma udì distintamente la voce del pazzo dinanzi a lui.
“Ti ho mai detto la definizione di follia, si?”, disse quello con gli occhi puntati a terra.
L’attenzione del Quarian fu attirata dalla lotta che aveva luogo dietro le spalle dell’assassino. Un Umano cercava di sfuggire alla presa di due uomini scalciando come un matto. I due però lo sbloccarono, gli legarono una corda alle gambe a cui a sua volta era legata ad un grosso pezzo di roccia e lo lanciarono come un sasso in una rientranza rocciosa che era a due passi da loro. Ora Jack capì dov’era. Era al capolinea. Timbrava il cartellino. Carlos si era rotto il cazzo di lui ed ora compiva quello che voleva fare da tempo. Ucciderlo. La fossa non era altro che un Cenote.Il cenote è un tipo di grotta con presenza di acqua dolce. Il nome deriva dalla parola Maya dz'onot. Cenote allo stadio di maturità sono simili a piccoli laghi circolari o lagune con cascatelle ai margini. In alcuni casi i cenote sboccano in oceano. In questo caso si ha una mescolanza di acqua dolce e salata, e si può osservare uno strato torbido che rappresenta l'aloclino. Questo fenomeno si può presentare molti chilometri nell'entroterra, generalmente ad una profondità di 20-30 metri.
“Follia”, continuò il boia, battendo un dito sulla mano, “E’ fare e rifare la stessa cazzo di cosa ancora e poi ancora, sperando che qualcosa cambi. Questa è follia!”
Si girò verso Jack, indicando il terreno puntando un dito verso il basso, “Il primo che mi ha detto questa cosa…non so…pensavo mi prendesse per il culo, e allora bum! Gli ho sparato”, con lo stesso dito di prima indicò la sua testa e iniziò a ridacchiare, “Il fatto è…che….aveva ragione. E poi ho iniziato a vederlo ovunque andassi. Ovunque guardassi questi idioti di merda….Ovunque guardassi, a fare la stessa cazzo di cosa e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora e ancora. Pensando –Stavolta sarà tutto diverso! No, no, no, no, no, dai! Stavolta sarà tutto diverso!-“
Poi si arrabbiò e, alzandosi di scattò, diede un calcio alla cassa, facendone mille pezzi.
“Mi spiace! Ma non mi piace il modo in cui mi guardi! Ok? Hai un cazzo di problema nella testa? Credi che ti prenda per il culo? Fanculo!! OK? FAN-CULO!!”
Attaccò un'altra risata nervosa, mentre camminava in tondo e si passava le mani in testa. L’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio, con le poche forse rimaste, Jack cercò un modo di liberarsi ed andarsene via di lì. Fu inutile, non riuscì neache ad allentare i nodi.
“A posto bello”, riprese Rojo, “Ora mi calmo hermano. Ora mi calmo. Il fatto è che….no….Il fatto è che ti avrei già ucciso. E non è che io sono un cazzo di pazzo. E’ ok”, fischiò forte indicando il cenote, “E’ acqua passata”
Si avvicinò fino a essere faccia a faccia con Jack. Gli occhi verdi brillarono nelle ultime luci del giorno.
“Ti ho mai detto quale è la definizione di follia?”
Dopo aver domandato ciò, si fece dare il casco del Quarian da uno dei suoi soldati. Lo infilò in testa a Jack e poi si diresse verso un blocco di cemento posto sul ciglio del Cenote. La corda di Jack era fissata a quel blocco. Carlos lo guardò un’ultima volta e poi spinse il pezzo di cemento giù nel pozzo naturale. Il corpo del Quarian fu trascinato a picco di sotto.
“Fottiti!”, furono queste le ultime parole del nostro, prima di sprofondare nelle profonde e fredde acque del pozzo.
 
 
 
Too Old To Die Young –Django Unchained
 
 
 
-O2: 90 minuti residui-
 
Era questa la scritta che appariva a caratteri cubitali nel visore del casco. A Jack erano ignoti i motivi per i quali Carlos gli avesse rimesso il casco prima di gettarlo nel Cenote, ma stava di fatto che senza di esso la tuta non avrebbe potuto attivare il dispositivo di emergenza per casi come quello. La situazione, tuttavia, era tutt’altro che rosea. Era legato come un salame ad un blocco di cemento che gli impediva di risalire in superficie ed aveva anche mani e piedi legati, se, a tutto ciò, aggiungiamo che il suo stato di forma non era dei migliori in quel momento, poteva definirsi sicuramente una missione impossibile uscire da quel casino. Doveva rimanere calmo e concentrato, per quanto gli fosse possibile, o quel posto sarebbe davvero stata la sua tomba. Provò a dimenare le mani e i piedi per carcare una possibile lentezza dei nodi in qualche punto, ma pareva che i nodi fossero stati saldati ai suoi arti. Provò ad avicninare le mani alle gambe per provare a sciogliere i nodi. Ancora niente. Si gettò allora sul nodo fatto nel blocco di cemento, ma anche li fece un buco nell’acqua. Provò a cercare qualcosa di utile sul fondo, ma di sassi con cui tentare un approccio di taglio non ce n’erano. Dopo mezz’ora di tentativi a vuoto si dovette fermare. Le forze andavano centellinate e Jack ne aveva davvero poche. A tutto ciò si aggiunse il problema del buio. Erano calate le tenebre sul pianeta ed ora era impossibile riuscire a vedere qualcosa nelle acque circostanti. Questo rendeva ancora più difficile ogni movimento e il fatto di non possedere un factotum non gli permetteva neanche di accendere una piccola luce di supporto. Era davvero la fine? Sul serio rimanevano solo sessanta minuti di vita al Jack di Picche?
 
L’avamposto era silenzioso, illuminato solo da fiaccole e da alcune luci artificiali. Alcuni sentinelle si muovevano pigre nella piazza centrale. El Rojo era tornato al campo base e la situazione era tornata a concentrarsi sulla vendita degli schiavi. La giornata pareva essersi conclusa in modo più che proficuo per i soldati del cartello…..ma, alcune ombre che si aggiravano furtive attorno al campo, non sembravano d’accordo. Si muovevano a passi svelti e calcolati. Una di esse scivolò su versante est, posizionandosi a circa centocinquanta metri dal campo. Altre due andarono all’ingresso posteriore. Infine, altre due ombre entrarono di nascosto all’interno del perimetro dai due lati dell’avamposto. La prima ombra posizionò la sua arma e mirò alla prima sentinella sulla torre d’osservazione a sinistra.
 
-O2: 47 minuti rimanenti-
 
Un colpo, un morto. Oltre a quella guardia, morirono anche quelle posizionate sulle altre torri con altrettanta rapidità della prima. Diede un segnale luminoso di conferma, tramite un piccolo led, ai suoi compagni per dire che la via era pulita. Le due figure, posizionate ai lati, uscirono rapidamente dal fogliame e proseguirono all’interno dell’accampamento. Due guardie erano appoggiate ad un mucchio di casse davanti alla figura entrata da ovest. Si avvicinò. Stretta rapida al collo. Torsione e strattone all’esterno. Colli spezzati che gemevano nella notte. Nel frattempo, l’individuo entrato da est aveva eliminato in modo silenzioso e rapido altre tre guardie con il vecchio trucco del sasso. Aveva fatto rumore affinchè andassero a controllare in quel punto. Gli avevano dato le spalle. Tre colpi di pisttola silenziata e lo spiazzo laterale fu libero. Toccò ai due all’ingresso posteriore. Entrarono fulminei ad armi spianate. Fecero giusto in tempo a vederli che il fischio dei loro proiettili silenziati gli fecere ammutolire per sempre. Rimanevano gli ultimi. Fecero tutti cenno di converma con i loro led. Attacco simultaneo. L’aria si riempì di ronzii e la terra di cadaveri. L’esterno era sgombro.
 
-O2: 25 minuti rimanenti-
 
C’erano ancora quattro casupole da liberare. Due gruppi da due elementi presero le due abitazioni sulla destra, l’ultimo del gruppo ne prese una per conto proprio. Aprirono lentamente le porte. Chi c’era dentro non riconobbe le figure. Per loro poteva benissimo essere un diavolo qualunque che gli veniva a prendere l’anima. Più o meno fu così. Altri ronzii. Corpi che cadono. Nessun grido. Nessun lamento. Forse qualche decibel di rumore. Nulla di più. L’ultima casa era la più grande. Una sorta di teverna, si sentivano suoni di musica e canti di ubriaconi vari. Le cinque ombre presero delle granate e le lanciarono all’interno. Esplosione. Fuoco e fiamme. La casa brucia. I sopravvissuti escono fuori cercando di fuggire dal fuoce…..e così incontrano i fucili spianati degli uomini all’esterno. Dalla padella alla brace.
 
-O2: 17 minuti rimanenti-
 
“La domanda che vi pongo è semplice”, disse una di quelle figure ai tre superstiti rimasti, “Dove è il Quarian?”
I tre soldati sopravvissuti a quell’attacco nell’avamposto fecero i duri. Non parlavano. Non volevano tradire Vaas. Sapevano cosa Carlos facesse ai traditori.
“Avete paura del vostro capo? Allora sappiate solo una cosa. Se non parlate vi faccio sbranare dai vostri cazzo di cani. Non scherzo”, si rivolse al primo dei tre, i quali erano stati fatti mettere in ginocchio l’uno accanto all’altro, “Dimmi dove si trova il Quarian. Adesso!”, quello rimase in silenzio. Allora la figura fece un cenno al più grosso dei cinque e lo portò sul retro dove si trovavano i cani. Urla e poi solo i latrati dei cani. Gli altri due sudarono freddo a quei rumori.
Il capo di quel gruppo passò al secondo, “Tu lo sai dove si trova il Quarian?”
Seppur molto spaventato, l’altro soldato deglutì, ma non parlò. Altro cenno, altro cibo per i cani. L’ultimo dei tre, spaventato a morte, parlò senza che gli fosse chiesto niente.
“Ai Cenote! L’ha portato ai Cenote!”, urlò disperato.
“Vedo che qualcuno ha ancora la lingua per parlare”, sentenziò il capo delle figure, “Dove sono i Cenote?”
Il soldato indicò un punto nella giungla, “Ma non so in quale sia”
La figura lo afferrò per il bavero, “Che vuol dire –non so  in quale sia-? Eh?!”
Il poveraccio rispose con voce tremante, “Ci sono cinque Cenote. Non so in quale sia”
Il caposquadra lo mollò e fece un cenno ad uno dei suoi compagni. Il soldato del cartello venne colpito in testa. Al contempo tornarono quelli che avevano dato gli altri due ai cani.
“Tutto fatto?”, chiese il capo,
“Si, ma mi dispiace lasciare a bocca asciutta quei poveri animali”, disse il più grosso.
“Ai Cenote forza!”
 
-O2: 3 minuti rimanenti-
 
E così era davvero la fine. Jack era spacciato. Stanco e stremato fece l’ultima cosa che gli pareva giusta. Pregare. Non lo faceva spesso, ma riteneva che tutti si affidino a Dio nel momento del bisogno. Lui non faceva eccezione. Aveva vissuto una vita breve, ma intensissima, sempre sul filo del rasoio e a diecimila chilometri orari. Senza leva del cambio e senza freni. Non salvava molto di se stesso, continuava a pensare a tutte le volte che era stato uno stronzo con qualcuno, a tutte le volte che aveva provato odio e rabbia verso il padre. Ricordava con piacere il volto e le parole della madre, le uscite serali con Jen, l’animo gentile del nonno, il coraggio e la forza dei suoi compagni e dei Sacrificabili. Pensava a come morire lì, sul fondo di un cazzo di pozzo fosse una vera umiliazione verso tutti coloro che l’avevano sostenuto e che gli avevano insegnato ogni cosa che conosceva, ogni valore che si portava dietro. Ripensò a Shepard e al resto della truppa della Normandy. Si chiese se fossero riusciti nella loro impresa, se avessero stappato lo Champagne alla loro vittoria…..Ripensò a Tali e a quanto fosse stato coglione a farsi sfuggire di mano la sua ultima possibilità…..ora i suoi segreti sarebbero morti con lui….laggiù, in fondo a un tetro buco nella roccia.
“Padre nostro che sei nei Cieli….”, aveva iniziato a formulare ed appena finì la preghiera…..il timer arrivò allo zero.
L’ultimo suo pensiero fu una cosa sciocca, stupida: una barzelletta, così come la sua vita, una maledetta barzelletta. Un uomo va dal dottore. È depresso. Dice che la vita gli sembra dura e crudele. Dice che si sente solo in un mondo che lo minaccia e ciò che lo aspetta è vago e incerto. Il dottore dice: "La cura è semplice. In città c'è il grande clown Pagliacci. Vallo a vedere e ti tirerà su". L'uomo scoppia in lacrime. "Ma dottore", dice, "Pagliacci sono io". Buona questa. Tutti ridono. Rullo di tamburi. Sipario. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Mi avevano preso per morto, quei demoni che di certo avevano massacrato i miei cari, ma io ero tornato sulla mia nave di cadaveri... Un orrore da cui si credevano salvi... Spettro della vendetta, trascinato a casa dalla marea” 
 
“Svegliati maledizione! Svegliati!”, fece una delle fosche figure, mentre praticava un massaggio cardiaco.
“Siamo arrivati tardi….Cazzo!”, disse l’altro sconfortato.
“Momento, momento, momento, momento…”, piccolo bip, sorriso unanime, “C’è battito!”
Jack si sveglio, confuso, incapace di comprendere quello che succedeva. Era vivo e, davanti a lui c’era…..
“Shepard?”
“In persona coglionazzo! Dio se ci hai ftto prendere un colpo!”, disse il comandante aiutandolo a tirarsi su.
Jack si guardò intorno. C’erano anche Thane, Garrus, Zaeed e Grunt con lui.
“Merda…..Devo essere morto…..Forse anche voi siete morti”, disse incredulo, mentre Shepard lo sosteneva tenendogli il braccio sulle sue spalle.
“Lo saresti adesso se non fossimo intervenuti noi”, affermò Zaeed col suo solito tono scherzoso,
“Grazie…Grazie davvero…..Ma….che cosa ci fate qua?”, domandò il Quarian.
“Diciamo che –qualcuno- sulla Normandy ha fatto richiesta di aspettare a passare il Portale fino al tuo ritorno…….ma siccome tardavi e IDA doveva testare un’ultima volta il dispositivo IFF, abbiamo deciso di venire a vedere come te la passavi….e abbiamo fatto bene direi”, disse Garrus rimproverandolo.
-Qualcuno-, Jack ci rise su, sapeva bene a chi si riferiva.
“Bene”, asserì il comandante, “Ora che ti abbiamo ripescato, direi di tornare alla nave”
“Non ancora Shepard”, fece Jack serio, “Io non ho ancora finito qui”
“Ti abbiamo appena ripescato da un lago profondo trenta metri in cui stavi per rimanerci secco e tu vorresti tornare da quello che ti ha buttato dentro?”, affermò Zaeed con espressione sorpresa.
“Non posso andarmene da qui senza aver fatto ciò per cui sono venuto….E poi adesso non sono solo”, disse Jack rivolgendosi a loro in cerca d’approvazione.
“Che fine a fatto il –E’ una cosa personale-?”, chiese Al con una tono decisamente di rimprovero,
“Lo è ancora…..ma siamo tutti un po’ egocentrici a volte, no?”.
Jack rivolse un sorriso a Shepard che il comandante intuì dal tono. Gli ricambiò il sorriso con una risata e, mollando la presa su di lui, disse, “Dovresti fare certe cose più spesso. Se il tuo cervelo rimane senza ossigeno abbastanza a lungo potrei ritrovarmi con un buon soldato”, poi i cinque si misero dinanzi a lui e Al chiese: “Quale è il piano allora?”
Jack sorrise. Perché aveva ottenuto un’altra occasione. Perché aveva degli amici fidati al seguito. Perché El Rojo aveva le ore contate. Sperava solo di non buttare nel cesso anche quell’occasione.
 
John Lee Hooker –Boom Boom Boom
 
Al Campo Principale, Carlos e i suoi sottoposti erano in festa. Erano appena riusciti a concludere un affare da milioni ed era stato dato il via libera ai festeggiamenti con l’assoluta obbligatorietà di uscirne tutti ubriachi fradici. C’era un mucchio di gente che ballava e che cantava, roba da mangiare a più non posso e alcolici di tutti i tipi scorrevano a fiumi in tutta la base. Mancavano solo i fuochi d’artificio in cielo….e per quelli sarebbero arrivati degli specialisti, peccato che fossero più interessati a provarli a terra. Nessuno notò la cannoniera BGK-Tiger librarsi in cielo, né tantomeno nessuno notò il carro armato IOL-34 Abrams…..almeno finchè la prima non iniziò a far piovere missili e bombe sull’accampamento e il secondo sfondò il cancello principale per poi unirsi al concerto a suon di cannonate. Entrambi i mezzi gli avevano recuperati nel parcheggio veicoli dell’accampamento primario. Erano lasciati li, abbandonati, con le chiavi ancora inserite…..come si poteva non prenderli in prestito? Alla guida della cannoniera c’erano Garrus al lanciamissili e Zaeed ai cannoni frontali, mentre sul carro Grunt era al cannone principale, Thane alla mitragliatrice esterna, Shepard alla guida e Jack alla mitragliatrice interna. Una serie di devastanti esplosioni distrusse gli edifici del campo e sventagliate infinite di proiettili fecero secchi un mucchio di quei bastardi. Il campo bruciava e si contorceva in mezzo alle fiamme, mentre i soldati cercavano di scappare eliminati sotto la pioggia di proiettili e missili dei due potenti mezzi corazzati. Quando non rimase più nessuno a cercare di contrattaccare, i cinque si riunirono. C’era solo un punto dell’accampamento che non avevano toccato: la grande tenda centrale, da cui ne fuoriuscì proprio Vaas, che squadrò Jack, stupito nel vederlo ancora vivo.
“Ti ho mai detto la definizione di follia?”, lo schernì Jack.
Quello, incazzato come non mai, estrasse la Zangetsu, che aveva precedentemente sottratto al Quarian, e gliela puntò contro.
Rideva nervoso, “E così tu vieni qui da me, a rompermi il cazzo a casa mia per quella tua TROIA defunta?! Fanculo!”
“Adesso chiudiamo i conti Vaas. Una volta per tutte”, sibilò il nostro.
I due si portarono faccia a faccia, mentre gli altri cinque rimasero in disparte. Jack era stanco, gli doleva dappertutto, ma era così vicino….non sarebbe morto ora dopo tutto quello che aveva passato. Carlos teneva nella mano detra la spada e nella sinistra aveva le piastrine di Jack e Jen. Sarebbe morto, in un modo o nell’altro.
Vaas attaccò per primo menando dei fendenti in orizzontale. Prevedibili, ma il Quarian fece un grande sforzo per evitarli. Un pugnale sbucò fuori a sorpresa nella mano sinistra di Carlos. Jack bloccò il fendente, strappò dalle mani dell’avversario arma e piastrine e spezzò il polso di Rojo. Un grido di dolore. Lo allontanò poi con un calcio nel sedere, dandosi il tempo di intrecciare la catena con le due piccole placche di metallo nella mano. I due attaccarono contemporaneamente. Jack fece scorrere la Zangetsu sulla lama del coltello. Si sentì lo sfrigolio delle lame ed un mucchio di scintille enfatizzarono l’atrito tra le due armi bianche. Con la mano libera, Jack tirò un gancio alla parte sinistra del volto di Vaas. Quello barcollò, ma si fece subito dinuovo sotto. Fendente clato dall’alto verso il basso. Un passo a sinistra e colpo al diaframma. Un calcio nella mano ch reggeva la micidiale lama. El Rojo rimase disarmato. Il Quarian provò alcuni affondi e fendenti verso il suo avversario, ma andarono tutti a vuoto. Un ultimo attacco sferrato in diagonalefu bloccato da Carlos con la mano ancora buona. Jack fu furbo. Mollò il coltello che scivolò nell’aria fino all’altra mano. Il cuore era vulnerabile. Affondo. Occhi sbigottiti di Vaas. Altri due, tre, quattro affondi. Fine dei giochi. Il corpo di Carlos giace a terra immobile, il viso spostato a destra. Jack trema sulla sua posizione.
“Jen…..è finità”
Caracollò al suolo e, per un brevissimo istante, gli occhi di El Rojo si mossero andando ad incrociare quelli di Jack, mentre il buio riprendeva possesso di quelle terre.
 
Si risvegliò sulla navetta da sbarco. Tali gli teneva la testa tra le sue braccia.
“Ehi”, dissi lei dolcemente, quando lo vide riaprire gli occhi.
“Ehi”, rispose lui, felice di rivederla, “Dove stiamo andando? E come mai ci sono tutti?”
Garrus, che era seduto accanto ai due, parlò per Tali, “Beh, vedi, IDA ci aveva consigliato di andare tutti col comandante per questa missione e poi lui avrebbe scelto chi portare. Il dove siamo diretti è più doloroso da dire….”
“Che intendi dire?”, chiese Jack incuriosito, sollevandosi un po’ più in alto con la schiena.
Garrus prese un profondo respiro prima di parlare, “Mentre eravamo via…..La Normandy è stata attaccata dai Collettori. Sono stati tutti portati via o uccisi nell’assalto. Si è salvato solo Joker”
Jack non riuscì a trovare le parole per esprimersi. Sentiva solo una certa responsabilità per l’accaduto. Cerco con gli occhi Shepard, il quale si era messo al volante della navicella. Stava per alzarsi per andare verso di lui, ma Garrus lo afferrò per una spalla e gli fece di segno di non andare con la testa.
“Non preoccuparti, non ce l’ha con te….ma ha bisogno di un po’ di tempo per elaborare la cosa. Sai com’è, un comandante…..”
“….E’ responsabile delle vite che si trovano a bordo della sua nave….lo so”, concluse la frase Jack, distendendosi sullo schienale.
Un vero schifo. Aveva ucciso il suo demone, ne sarebbe dovuto essere felice, ma non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che, se Shepard non fosse intervenuto in suo aiuto, forse avrebbe potuto salvare quelle vite innocenti. Mentre poggia va le mani sul casco, notò le piastrine ancora legate con la catenella alla sua mano. La sciolse con delicatezza e ne osservò i rilievi. I fantasmi del passato non lo possedevano più ora, non avevano più molta importanza. Jack aveva amato Jen con tutto se stesso, ma ora i conti col quella parte della sua vita erano chiusi per sempre. Le catene che lo teneva stretto a quel dolore si erano spezzate. Era libero.
“Cosa sono?”, chiese Tali incuriosità, allungando lo sguardo verso i piccoli oggetti di metallo.
Jack le poggiò nelle mani di lei, in modo che potesse esaudire il suo desiderio di conoscenza, “Sono vecchie piastrine militari. Una mia e l’altra…..è di Jen”
Tali scattò verso il suo volto al sentire quel nome. Si sentì molto imbarazzata, tolse le mani da quegli oggetti, come se scottassero e distolse gli occhi da lui.
Jack gli prese il mento e girò lentamente la sua faccia verso di lui, “Ormai appartengono al passato. Ciò che mi legava a questi oggetti è morto sul fondo del Cenote. Ora ho decisamente qualcosa di nuovo a cui sentirmi legato”
“Vuoi dire che….”, disse lei in un soffio,
“Sempre che tu sia d’accordo”, sorrise lui ridendosela un poco.
Manco il tempo di dirlo che Tali lo strinse in un abbraccio fortissimo, che il nostro ricambiò con altrettanto affetto.
“Tali.....”, dovette distrurbare il momento dopo poco Jack, “Sai, forse è meglio continuare dopo, ora ho circa 206 ossa e 656 muscoli che mi fanno un male tremendo…”
“Oh…”, fece quella allontanandosi, “Mi spiace”, affermò lei ridendo.
A breve sarebbero tornati sulla Normandy. E Jack, per quanto triste la situazione fosse lassù, aveva bisogno di stendersi su qualcosa di morbido o Garrus avrebbe giocato a Shangai con le sue ossa.
 
Mordin rientrò nel suo laboratorio con la solita tranquillità che lo distingueva. Era anch’egli scosso per l’attacco dei Collettori, ma aveva un lavoro da finire, così si rimise professionalmente al lavoro. Poggiò la sua pistola Scorpion nel tavolo dove erano disseminati datapad, qualche attrezzo medico e delle provette. Riaccese il computer e notò con piacere che l’analisi del sangue era terminata. Sorridente andò a vedere i risultati. Subito gli balzò all’occhio l’anomalia.
“Ci deve essere un errore”, disse tra se e se andando a visualizzare la sequenza genica completa.
Una serie lunghissima di filamenti di DNA si divise fino agli elementi più piccoli. Passò attraverso le cosidette collane di perle per poi concentrarsi sui nucleo somi, parti strutturali della catena genica. Il programma superò le fibre cromatiniche e andò fino al punto focale della struttura genetica, i cromosomi. Qui l’anomalia divenne chiara e lampante.
“Sequenze geniche non corrette. DNA di questo tipo…..Sorprendente”, affermò, sorpreso da quello che stava scoprendo.
Immesse il codice che aveva recuperato nell’ICODIS per cercare una conferma. Dopo qualche minuto il computer gli inviò un segnale di completamento ricerca. Questo è quello che c’era scritto:
 
#Attenzione! Credenziali non sufficienti per accedere a queste informazioni. Prego rivolgersi ad un ufficiale N7 per le autorizzazioni#
 
Mordin riflettè qualche secondo portandosi la mano al mento. Senza le credenziali necessarie non avrebbe potuto scoprire se quello che pensava fosse corretto e il comandante Shepard era l’unico con quella autorizzazione e, inoltrem era uno Spettro del Consiglio della Cittadella. Per lui sarebbe stato facile ottenere le risposte. Decise quindi di farlo venire al laboratorio inviandogli un messaggio sul Factotum, forse la Quarian lo avrebbe odiato per quello che stava per fare, ma era indubbio che senza l’ausilio del comandante non avrebbero cavato un ragno dal buco. Ad ogni modo, Mordin mandò la richiesta di recarsi al laboratorio anche a lei, così almeno avrebbero chiarito quella situazione.
Dopo qualche minuto arrivarono entrambi gli  interpellati. Tali, al vedere Shepard, squadrò Mordin con occhi furenti.
“Tali’Zorah. Mi spiace, ma ci serve aiuto di comandante per far luce sul mistero”, disse Mordin cercando di discolparsi,
“Magari, se mi diceste anche cosa stavate complottando mi farebbe molto piacere aiutarvi, ma se sono qui solo per una perdita di tempo…..vi ricordo che abbiamo delle persone da tirare fuori dalla base dei Collettori”, fece Shepard in tono aspro.
Tali sospirò, si avvicinò ai due che erano posizionati vicino al computer e riassunse la situazione a Shepard.
“Il sangue di Jack? E cosa vorresti trarne?”, chiese Shepard, colpito da quel gesto,
“Quello che possiamo, Al. Magari capire il perché di tutti quei misteri”, rispose Tali rigirandosi le mani,
“Allora, Mordin, che ti servo io?”, domandò Shepard rivolgendosi al Salarian,
“Quando ho inserito il DNA nell’ICODIS, mi è stata richiesta un’autenticazione che io non ho…..ma lei si comandante”, fece il dottor Solus indicando lo schermo.
Al si portò davanti allo schermo, battè il suo identificativo, ma fu ignorato dalla macchina che lo ritenne di livello troppo basso per accedere alle informazioni.
“Questa cosa mi puzza”, fece Shepard passandosi una mano tra i capelli, “Fatemi fare una chiamata”
Si allontanò un e attivò una comunicazione col Factotum. “Hey Earl!”, salutò il comandante, “Senti, mi servirebbe un accesso ad un’area riservata N7”
Passarono i secondi, mentre Al ascoltava le parole del tipo all’altro capo della chiamata, “Come sarebbe –non posso dartele-? Andiamo Earl!”
I due discussero ancora un po’, poi Shepard, deciso a finire quel ridicolo battibecco, disse la parola magica, “Senti Earl…Sai anche tu che ho un’identificazione Spettro. Non farmi perdere tempo a chiamare il Consiglio per questa scemenza, dai! Rimarrò bloccato per ore altrimenti……e poi…..ti ricordo che mi devi un favore”
Dopo quest’ultima frase, il codice d’accesso arrivò dritto tra le mani del comandante, “Grazie Earl. Ora siamo pari”
Si girò verso i due compagni e si involò al computer per inserire la sfilza di numeri identificativi.
 
#Accesso Consentito!#
 
Subito dopo apparve ciò che cercavano. Una risposta. Quella risposta ora aveva anche un cazzo di nome. Dopo aver letto in modo veloce le parti principali del testo, Shepard battè un pugno sul tavolo. Prese unn datapad, trasferì tutti i dati e si diresse, con aria truce, verso la stiva.
“Al…”, provò a fermarlo Tali, ma anche lei era scossa da quello che avevano appena visto,
“NO, Tali!”, gli urlò contro il comandante, “Questo…”, disse mostrando il datapad, “Questo non lo accetto……Io vado li e dovessi pestarlo a sangue per farmi rispondere, lo farò!”, il gelo calò sulla sala, Shepard riprese fiato e concluse, “Questa cosa finisce adesso!....Sarebbe meglio che venissi anche tu”
Dopo qualche attimo di esitazione, la Quarian lo seguì. Non sapeva più che pensare. Era ora di affrontare Jack e cavargli di bocca la verità.
 
“Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti.” –Gesù Cristo
 
 Jack stava steso sopra al materasso che aveva piazzato nella stiva. La schiena sembrava frantumarsi anche al contatto con quella morbida superficie. Si sentiva quasi come Joker, a parte il fatto che forse Jack qualche osso rotto ce l’aveva davvero. Notò subito il comandante arrivare dalla porta e dirigersi verso di lui a passo svelto. Dietro di lui seguiva Tali che camminava più lentamente a testa bassa.
“Alzati”, fece il comandante, dando più l’impronta di un ordine, “Hai delle cose da chiarire Jack……o forse dovrei dire…David?
Un fulmine. Un dannatissimo fulmine a ciel sereno. Il Quarian volse lo sguardo pieno di stupore al comandante, poi si volse verso Tali, che ora li aveva raggiunti. Rise. Rise perché era arrivata la fine. Perché il muro della menzogna era crollato.
“Così….alla fine hai scoperto tutto?”, chiese rivolto a Tali, la quale distolse lo sguardo.
Si alzò. Poco più in là c’era il tavolo dove solitamente giocavano a Poker, con le sedie già poste ai lati di esso e le carte pronte nel mazzo. Il nosto li invitò a sedersi. Così fecero.
“Sono….Dio….Non ricordo neanche quanti anni sono passati da quando qualcuno mi ha chiamato per nome”, fece David, tracciando le dita sul tavolo.
Shepard prese il datapad ed iniziò a leggere, “David Mason. Classificazione di compattimento: HLV (Hyper Lethal Vector). Ultima collocazione nota: Squadra Segreta d’assalto N7 Raven’s Nest. Nome in codice e qualifica nei ranghi N7: Jack Di Picche. Profondo conoscitore di varie tecniche corpo a corpo. Qualifica Speciale: Maestro CQC. Abile con ogni tipo di arma di corta, media e lunga distanza. Qualifica Speciale: Maestro di Spada e Lama Corta. Parla ottimamente diverse lingue terrestri, un dialetto Turian e la lingua commerciale intergalattica. Conoscenze avanzate di livello S in fisica, chimica, medicina, meccanica, matematica, robotica ed informatica. Medaglia d’oro per il salvataggio nella battaglia di Riat. Medaglia d’argento per il comportamento in missione. Medaglia massima N7 per l’estremo sacrificio……E poi un sacco di missioni e rapporti, ma a fondo pagina c’è una cosa interessante….Status Attuale: Ricercato di Priorità 1 dall’Alleanza dei Sistemi, per crimini contro la sua nazione, alto tradimento e pluriomicidio di civili e non…..Ora….a me non me ne frega un cazzo se ti vogliono morto, ho tanta gente su questa nave che ha qualcuno che cerca di ucciderli, ma gradirei che mi si dicessero certe cose, cazzo!!!”, prese un attimo di fiato, “Inoltre, cosa più pressante di tutte, vorrei sapere, perché su queste cazzo di pagine hai una foto da Umano e, invece, davanti ai miei occhi ho un Quarian!”
David andò a togliersi il visore dal casco, “Forse questo può essere di aiuto”
Levatosi il visore, quello che Shepard e Tali videro li lasciò letteralmente di sasso. Due iridi. Una era identificabile, per chi avesse avuto le conoscenze, come Quarian. L’occhio completamente bianco, le iridi erano identificabili solo per via di una luminosità maggiore del resto della sclera. Ma l’altro occhio era tipicamente Umano. La scelra bianca conteneva un’iride color castano chiaro. I segni neri che identificavano alcuni agganci sottocutanei della tua erano evidenti appena sopra le sopracciglia. Tali’Zorah rimase scioccata da tutto ciò, non poteva credere a tutto quello, non lo voleva comprendere. Il castello di carte cadeva, soffiato via dalla brezza.
“Che cosa sei tu?”, domandò il comandante, non potendo comprendere ciò che vedeva.
Dopo aver riposto il visore nel casco, Jack iniziò con la sua spiegazione, “Vi ricordate che vi ho detto che in passato avevo avuto qualche problema con Cerberus? Beh, le cose sono leggermente più complicate di così. Quando ero nel N7 avevo dei buoni compagni di squadra, facevo il mio lavoro di soldato e guadagnavo pure bene. Ma erano operazioni segrete. Li non avevi un nome. Li ti davano un’identificativo. Ci erano voluti anni per unire i migliori uomini dell’Alleanza in una squdra simile. Persino mio padre tentò di entrarvi, ma non vi riuscì. Io riuscii in quell’impresa e per questo lui mi odiò più di quello che già mi odiava. Inoltre il caposquadra riceveva l’idenficativo unico, che non sarebbe mai passato di mano. Il titolo del Jack Di Picche. Chi lo portava doveva esserne degno. Il problema è che una vita fatta di quel tipo di missioni contrastava con le relazioni con i famigliari e non. Così non piacque a molti quando intrapresi una relazione con Jen. Il vero cardine di tutto fu, però, il periodo nero dell’N7. Si scoprirono molti funzionari e soldati corrotti e fu fatta piazza pulita, qualcuno mise delle false prove a mio carico e l’Alleanza ordinò di terminarmi. Assoldarono una banda di assassini di mezza lega per fare il lavoro sporco ed eliminare i corrotti senza sporcarsi le mani e in modo che nessuno potesse risalire a loro. Un’idea del cazzo. Iniziarono gli omicidi e così la polizia dovette intervenire contro quella banda di criminali. Fecero una retata di cui poi quegli stronzi si vendicarono. Jen fu tra i caduti. Capii che ormai non contava più nulla il mio grado o quello che avevo fatto per il mio pianeta….Ed allora li eliminai tutti. Le bande, i corrotti e quelli che avevano dato il via libera a quegli animali.
Poi sono scappato. Ho passato un’infinità di tempo a girovagare e a vivere di quello che trovavo. In seguito sono venuto a conoscenza di una banda di mercenari che pagava bene ogni missione che facevano, le quali ovviamente erano ai limiti dell’impossibile, i cosidetti Sacrificabili. Sono stato con quella squadra per mesi, sembrava che avessi trovato un nuovo posto nel mondo, una nuova vita…..ma, poi, anche li, le cose sono andate a rotoli. Ho girovagato per qualche altro tempo……fino a che non fui rapito da Cerberus. Per loro ero una miniera d’oro. Un ex-soldato N7 dell’Alleanza che tutti volevano morto? Soggetto perfetto per i loro esperimenti. E qui è doveroso un piccolo ripasso scientifico culturale.
Nei nostri tempi la manipolazione del genoma umano è diventata una pratica del tutto normale. Le tecniche di ingegneria genetica sono migliorate a tal punto che i più facoltosi possono –personalizzare-i feti per renderli più forti, più intelligenti ed esteticamente più attraenti. Nelle regioni più permissive, le forme di vita potenziate sono considerate a metà tra gli oggetti e gli esseri senzienti. Esplorando pianeti con forme di vita assolutamente uniche, gli Umani si sono resi conto che la biodiversità terrestre poteva essere compromessa se modificata e ibridata per –mimare- le qualità aliene interessanti. Il Trattato sull’Eredità Genetica di Sudham-Wolcott, ratificato dal Parlamento dell’Alleanza dei Sistemi nel 2161, limitava fortemente l’uso indiscriminato dell’ingegneria genetica, fornendo al tempo stesso delle sovvenzioni governative per le applicazioni considerate più utili. Molti governi forniscono oggi accertamenti e terapie di correzione gratuite per le malattie genetiche nelle coppie che desiderano avere figli. Ciò ha permesso di debellare la quasi totalità delle malformazioni fisiche, dalla fibrosi cistica alla miopia. Più tempestivi sono gli interventi con monitoraggio e terapia allegate e migliori sono i risultati. Queste procedure sono disponibili per gli embrioni o i neonati, sempre nel rispetto delle opinioni personali, anche se l’ambiente perfetto dove eseguirle è in laboratorio, mediante zigoti fecondati artificialmente. Considerando, invece, i tipi di potenziamenti, possiamo dire che il miglioramento delle abilità naturali umane è legale, al contrario dell’aggiunta di nuovi talenti. I trattamenti per potenziare la forza fisica, i riflessi, l’acume mentale o l’aspetto esteriore sono permessi, mentre fornire capacità come digerire cellulosa o l’inserimento di una coda, per esempio, è severamente proibito. Diversi tipi di potenziamento, come ben sai comandante, vengono forniti dall’esercito gratuitamente per le nuove reclute, ma il cittadino medio deve sborsare un sacco di crediti per poter ottenere questi privilegi. Ed ora arriviamo al mio caso. L’ibridazione artificiale di geni provenienti da specie non-umane compatibili con il genoma umano è illegale. Credi che questo abbia fermato Cerberus? Ovviamente no.
Sono stato tenuto in stasi per non so quanto tempo prima di risvegliarmi. E, nel frattempo, loro avevano già fatto ciò che gli interessava. Devi sapere che il codice genetico dei Quarian è non solo più simile a quello Umano, ma anche quello con maggiori possibilità di combinazione e compatibilità. Hanno reclutato i migliori genetisti per affrettare i tempi delle cose. Non potevano certo aspettare che la mutazione si evolvesse nei tempi stabiliti dalla Natura. Ci vogliono addirittura millenni perché una mutazione genetica venga riconosciuta dalla natura ed ancora di più perché si stabilizzi e florisca. Non avendo tutto quel tempo hanno deciso di manipolare la Natura affinchè tutto fosse pronto in tempi Umani. Avevano bisogno di qualcuno adatto per i loro scopi e io ero come oro che è caduto dal cielo nelle loro mani. Sai quanti soldati HLV sono stati finora classificati? Te lo dico io. Due, solo due. Io….e te, comandante. Non potevano sprecarti per questa cosa, che è andata sotto la voce Progetto Dogma, ma hanno avuto la fortuna di poter utilizzare me come cavia”
“Ma perché? Perché fare questi esperimenti? Perché giocare a fare Dio?”, chiese il comandante, sempre più allibbito,
“Credimi Shepard….laggiù nessuno stava giocando. Gli serviva qualcuno da infiltrare nella Flottiglia. Ma non uno sprovveduto, uno che sapesse il fatto suo, che sapesse adattarsi e muoversi bene nell’ambiente….E chi meglio di me? Inoltre, devi sapere Shepard che non è solo Cerberus interessato a queste cose. Se ci pensi, ogni coppia formata da due individui di specie diverse non è altro che un grosso esperimento. Sai quante donne umane muiono ogni anno perché dovevano partorire un bambino il cui padre era un Turian? Ventitrè. Questo succede perché il feto, se di geni dominanti Turian, sviluppa negli arti o nel resto del corpo parti cheratinose accuminate che possono tagliare la placenta, già di per sé fragile, e causare un’emorragia. E’ un rischio che non è messo alla conoscenza di tutti perché si ha paura….paura che la gente perda di vista l’importanza dell’autoconservazione della specie. Tutti vogliono raggiungere la possibilità di modificare un embrione o un corpo vivo con quello che gli passa per la testa. Il punto è che si perde di vista la selezione naturale e l’evoluzione della vita. Se ci vogliono cinquanta anni perché una madre partorisca un figlio Turian senza morire dissanguata, bisogna aspettare i dannatissimi cinquant’anni. Purtroppo la genetica si è sviluppata sotto banco ed io, a malincuore, rappresento il suo successo su tutta la linea. Il mio DNA conserva tutte le possibilità umane unite a quelle dei Quarian, per esempio il sistema immunitario dei Quarian è prossimo allo zero, mentre in combinazione col DNA Umano esso è stabile su un circa cinquantasette percento di efficienza. Il dottor Kravinov, il brillante luminare che aveva creato la formula per riuscire in questa impresa titanica, mi considerava il futuro. Futuro…..di cosa mi chiedo io. Un mondo in cui non si capisce più a cosa si appartiene?....Come puoi ben immaginare, non ero affatto felice del loro -lavoro- quando mi svegliai. Tentarono di farmi cambiare idea….e devo dire che ci ero quasi cascato. Mi dissero che avrei fatto un servizio utile all’Umanità e….diciamo pure che, in quel momento, non avevo più niente per cui combattere o vivere….sai, svegliarsi con tre dita sapendo che prima ne avevi cinque metterebbe a disagio chiunque…..”
“Questo dottor Kravinov….è quello che hai poi ucciso?”, chiese ancora Shepard,
“Si, esatto comandante. Diciamo che sulle prime ero d’accordo sulla storia dell’inflitrarsi sulla Flotta e trafugare informazioni….D’altronde sono un soldato e non avrei certo potuto rientrare nell’Alleanza in queste vesti...così pensai a questa nuova forma come un nuovo punto di svolta nella mia breve vita. Mi furono insegnate le abitudini note dei Quarian, imparai il kelish attraverso vari studi effettuati in anni dai linguisti esperti di Cerberus, imparai a muovermi con il nuovo corpo e imparai a gestire la tuta….Poi scoprii i piani di Cerberus e tutti gli altri esperimenti che compivano in altri laboratori….Io non ero stato certo il primo a subire un trattamento di quel tipo, solo, ero stato l’unico ad uscirne in condizioni accettabili….o meglio….vivo. Non potei sopportare di lavorare per quegli assassini e così me ne andai….E qui finisce la mia storia….il resto più o meno lo sapete”
“Ci hai mentito”, disse Tali, il volto in lacrime, “Ci hai mentito per tutto questo tempo! Me, Han, mio padre, gli Ammiragli, Reegar! E’ per questo che non ti importa di essere stato esiliato dalla Flotta! E’ per questo che non ti interessa nulla di Rannoch!.....Tu non sei uno di noi……Sei un mostro!”
“Cominci a capire il perché ti dicessi di aspettare i risultati della fiala prima di dare peso ai sentimenti?....”, gli rispose David, “Io non esisto. E’ più o meno come uno di quelli che viene invitato ad una festa, lui ci va e nessuno se ne accorge, durante la festa succede un casino….lui muore….e nessuno se ne accorge. Dovevi vedere in faccia questo orrore per capire cosa ne pensavi davvero di me. Ed ecco, io sono qui….Sono un mostro. Spirito di Vendetta trascinato a casa dalla marea….”
“Hai calpestato il pavimento delle nostre navi, hai combattuto con noi, hai avuto il privilegio di appartenere ad una nave…. E tu ci hai restituito solo bugie!......Non meriti niente….”, queste furono le ultime parole di Tali che se ne andò tra lo sconforto e l’amarezza più totale, chiedendosi perché quell’orrore, se l'amore, solo l'amore, le aveva fatto da guida.
 
Mason non la seguì, sapeva che quel momento sarebbe arrivato. L'amore è come la fascia di ozono. Ti accorgi di lui solo quando non c'è più.
“Voglio che tu sappia una cosa Mason”, iniziò duro il comandante, “Quando avremo finito con i Collettori, ti lascerò sul primo pianeta che mi va a genio. Non solo perché hai raccontato un mucchio di stronzate a me, a Tali ed a ogni altra persona su questa astronave, ma perché io ho bisogno di gente di cui mi possa fidare, gente di cui poter essere amica e…francamente…non me ne faccio un cazzo di una testa di cazzo come te. Potrai anche essere il più grande soldato di questo Universo, ma sei senz’anima…e preferirei mille volte avere nella mia squadra una recluta che non sa sparare, ma con un cuore, piuttosto che una macchina assassina senza emozioni. Io mi aspetto di poter costruire un solido legame con chi mi sta intorno e per quanto capisca il tuo dolore e tutto quello che hai passato…..non è così che si va avanti. Andando avanti alla tua maniera rimarrai dinuovo solo….come adesso”, Shepard si alzò dal tavolo e se ne andò verso la cabina di comando.
David rimase da solo nell’hangar. Così come doveva essere.
 
Solo.
 
I Got A Name –Django Unchained
 
 
A tutto c’è una fine. E’ solo che ognuno di noi vorrebbe che arrivasse il più tardi possibile. Nel prossimo capitolo ci vorrà coraggio, vi aspetto in: “La Massima Forma di Fiducia + …. ???”
 
 
Tema Musicale del prossimo capitolo: Madeon -Finale

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Capitolo 25
*** La Massima Forma Di Fiducia + ...??? ***


Dedicato a mia zia e ai miei zii. Per tutto. Per Sempre.
 
 
 
Capitolo 22: La Massima Forma di Fiducia
 
“Percorrere questa strada senza te, per rifare promesse dimenticate ed incontrarti alla fine della via.”
                                                                                           
Eccolo. Un elettrone. Si muove velocemente, come se fosse in ritardo per qualcosa. Corre instancabilmente insieme ai suoi fratelli. Insieme muovono il mondo e neppure lo sanno. Che saremmo noi senza elettroni? Forse -non saremmo- e basta. Eccolo dinuovo. Descrivono orbite attorno ai loro nuclei atomici. Alcuni fanno movimenti ad elica, altri si muovono semplicemente in forme a cerchio ed altri, invece, seguono traiettorie tutte loro, difficili da descrivere a parole senza perdermi in chiacchere sulle forme degli orbitali atomici. Se pensate di fermare per un secondo il suo movimento, state pure certi che non capireste niente. “Ma che fanno quei puntini?”, si chiede lei, “Assolutamente niente”, li risposi, “Sono fermi…..Lasciali muovere”. Ed ecco che riprendono la loro folle corsa. Sorrido. Il loro disegno è più che chiaro adesso, ma voi non comprendete, “Continuo a non capire”, disse scocciata, “Vieni”, le dico spostandomi all’indietro, “Prova a vederli da qui”. Le piccole sfere continuano a ruotare, mentre si allontanano dall’orizzonte. Passiamo attraverso una nuvola di altri sfere, si concatenano, si legano, reagiscono. Mi fermo, “Ora lo vedi?”, chiedo pacato, “No”, risponde. Lei vede solo un nugolo intricatissimo di piccole sferette che formano una grossa catena…..Eppure, per me, il disegno appare fin troppo chiaro. “Vieni”, le faccio afferrandole la mano, “Possiamo tornare ancora un po’ indietro”. La porto in un buon posto, si davvero bene ora. La catena sparisce dietro ad enormi blocchi cubici legati tra loro con sottilissimi fili. Gli faccio cenno di voltarsi. Vede, ma non comprende. Vede una piccola montagnetta blu innalzarsi verso un picco. E’ sottile ed elegante nelle sue forme, c’è anche qualche numero vicino alla strana figura, ma ancora non capisce cosa ha davanti agli occhi. Mi guarda con il volto di chi non riesce ad interpretare dei geroglifici alieni. Eppure quella è la mia lingua, la conosco bene, la parlo e la scrivo da tutta una vita, perché lei non la capisce? E’ così…..chiara, limpida, il suo significato mi colpisce avvolgendomi in un caldo manto di serenità….ma lei non capisce. Sorrido divertito. Non è la sua ignoranza a divertirmi, ma il fatto che non riesca a vedere la stessa purezza che ho davanti a me, eppure i nostri occhi sono uguali. Decido di andare più lontano. La porto verso un altura posta ancora più lontano. La curva svanisce, andando a completare la sua forma finale. Lei si gira ancora e sorride. E’ un fiore. Un bellissimo Dente di Leone. Una cosa così semplice e così complessa allo stesso tempo. Milioni di elettroni collaborano insieme per formare i componenti di quel piccolo pezzo di flora. Si allunga per prenderlo. La richiamo, “Che fai?”. Lei si gira colta alla sprovvista e ritraendo la piccola mano, “Lo volevo cogliere”, dice sorpresa dalla mia reazione. Rido. Perché non ha ancora capito. Eppure è così evidente. La lingua del silenzio, fatta di semplici numeri, mi parla attraverso il piccolo fiore. La sento e ne apprezzo il suono. Ma lei non sente, è come sorda nei confronti della melodia che scaturisce dal fiore. Sorrido. Le prendo le mani e la accompagno nel punto più alto, così che possa finalmente comprendere l’insieme delle cose. Rimane ancora più sorpresa di prima. Il Dente di Leone appare piatto da quassù, immerso nel biancume dei fasci del proiettore, immerso nei pixel dorati. “Lo vedi adesso?”, gli chiedo curioso. Lei mi risponde con un po’ di delusione nella voce, “E’ una foto. Una semplice immagine digitale”. Mi feriscono quelle parole. Perché devi essere triste? Perché devi dire che è una semplice immagine digitale? E’ forse un Dente di Leone un semplice fiore? No. “Non è immagine qualsiasi”, intervengo per difendere la mia poesia, “E’ un JPEG”. Lei si sente offesa dalle mie parole. Perché? Perché do importanza ad un tipo di cosa che lei non comprende? Eppure la magia dell’immagine è chiara. Miliardi di atomi, di elettroni, di pixel, formule matematiche e di byte collaborano insieme sotto ferree leggi per creare il magnifico oggetto dinanzi ai nostri occhi. Perché non riesce a vedere la perfezione in tutto ciò? La grande onda blu è l’espressione finale del lavoro di quella moltitudine: la DTC, la trasformata discreta del coseno. La complessa unione di matematica, dati informatici ed elettroni ordinati secondo un raggruppamento spaziale capace di individuare le variazioni di informazione tra un'area e quella contigua di un'immagine digitale trascurando le ripetizioni, la cui funzione che supporta la compressione temporale si esprime tramite un "vettore movimento", che individua le componenti dinamiche tralasciando quelle statiche. Perché non riesce a cogliere la bellezza di questa espressione? I numeri ci danno la possibilità di ricreare le persone e le cose a noi care in piccole immagini che vivono sotto la direzione artistica di algoritmi che li ordinano sotto la loro guida ispirata. Mi rattrista che lei non comprenda la musicalità di queste forme, ma forse pretendo troppo. Non tutti comprendono questa lingua. La usano, ne abusano, ma non ne comprendono i ritmici suoni e i vari toni stilistici. La ritengono fredda, perché? Io ne sento distintamente le parole. I numeri cantano attraverso le leggi che gli imponiamo, ma nessuno sta attento a quello che dicono. Forse c’è bisogno di tempo perché loro comprendano, così chiudo in me le mie idee e annuisco mestamente verso di lei, “Hai ragione. E’ solo un’immagine”. Il ricordo del nostro primo incontro è sempre strano Jen. Credevo che non avresti mai compreso la musica della mia lingua…..eppure, sei stata la sola ad appropriarti delle mie conoscenze e a capire le opere del sistema binario. Capisti che c’è tanta poesia nei numeri quanta nelle parole dei grandi poeti. Mi rendesti felice. Ascoltare quella musica insieme a te dava allo 0 e all’1 un nuovo significato. Dopo che le nostre labbra si sono separate per la prima volta, ti ho parlato nella lingua del silenzio, ti dissi: 0101010001001001010000010100110101001111. Tu, che ancora non ne comprendevi bene il significato, facesti una faccia accigliata. Risi e ti ripetei le stessa frase nella lingua dei nostri padri, “Ti Amo”.
 
I numeri erano ancora impressi sul bordo della dogtag di Jen. David ci passava sopra le dita in modo indeciso, quasi si potesse scottare al contatto con quella piccola incisione. I ricordi continuavano ad accavallarsi gli uni agli altri in una disperata zuffa sul quale fosse il più rilevante. In realtà, nessuno era davvero importante in quel momento. Jack aveva perso tutto quello che lo legava a quel mondo da tempo. Il suo sguardo scivola sulle sue tre dita. Le prime volte aveva seriamente pensato di farla finita. Non poteva credere di essere stato cambiato a livello così radicale. Rifiutava di guardarsi allo specchio. Non riusciva a vedere se stesso dietro quella tuta ambientale. Poi aveva scelto di vivere. Di vivere fingendo che non fosse successo niente. Pensando che fosse tutto un cazzo di scherzo. Lo trattava come uno scherzo. Vedeva quello che era stato e quello che ora era. Ma la realtà è cosa diversa, lo aveva capito tardi. Non aveva mai accettato la sua nuova condizione e così mentiva agli altri per evitare di rivelare la realtà dei fatti, non a loro, ma a se stesso. Il tempo delle bugie, però, era finito. La domanda ora era assillante: -Cosa sono io?-, si chiedeva, senza trovare risposta. Secondo il suo pensiero scientifico, la definizione corretta della sua situazione è –ibrido-, non parliamo però di un qualcosa nato da un rapporto tra due individui di specie diverse, in quella situazione era impossibile ottenere un ibrido poiché i geni dominanti avrebbero legato il nuovo nato più a una specie che all’altra…..Jack era un ibrido vero. Il suo DNA aveva saltato la selezione naturale ed ora le caratteristiche migliori delle due specie erano combinate senza distruggersi a vicenda. 50% Quarian e 50% Umano. L’efficienza del sistema immunitario Umano, la funzionalità degli arti Quarian, i muscoli più predisposti alla resistenza degli Umani, la capacità di garantire la convivenza di elementi di tipologia destro e sinistro amminoacido, la sensibilità e l’adattamento sensoriale di entrambe le specie facilmente individuabile negli occhi e il piglio intellettuale degli Umani e la predisposizione alle materie scientifico-meccaniche dei Quarian. Condivideva elementi di due razze così diverse e così simili, lontane per qualsiasi cosa, tranne che nella predisposizione genetica. Non era un figlio di due mondi, era il punto di rottura di essi. Non avrebbe mai potuto più appartenere a uno dei due popoli, perché entrambi lo avrebbero rigettato, come un elemento estraneo che viene intercettato dai globuli bianchi ed eliminato dall’organismo. Era solo, nessuno lo avrebbe mai accettato per quello che era. Non poteva neanche provare a difendersi, lo sapeva che era un mostro. Tutti hanno paura di certe cose e, secondo il trattato sull’ingegneria genetica, le –creature senzienti con modificazioni genetiche di più specie aliene- dovevano essere abbattute.
Kravinov lo riteneva un essere perfetto. La sua più grande creazione. Maledetto pazzo.
Colpo di tosse. Sangue dai polmoni.
-La tua smania di voler fare Dio ti ha giocato un brutto scherzo dottore. La fretta con cui hai agito per conto dell’Uomo Misterioso ti ha reso cieco. Non sono perfetto. Avresti dovuto rivedere la formula-
La sua attenzione si rivolse poi alla sua piastrina N7. Non c’erano numeri identificativi o nomi o qualunque altra cosa che potesse far ricondurre quel piccolo foglio di metallo a qualche nazione o ad una persona in particolare. Era semplicemente inciso il suo emblema. Una picca con al centro le iniziali del suo nome in codice JOS. Nient’altro. Se qualcuno avesse trovato quella piastrina in mezzo ad un campo di battaglia avrebbe sicuramente pensato che fosse stata realizzata in una di quelle macchinette che si possono facilmente reperire in giro per la Galassia. Metti quattro crediti dentro, la personalizzi come vuoi e, in due minuti scarsi, un laser stampa il disegno sulla piccola piastra metallica. Sembrava davvero un oggetto per bambini. Chi avrebbe mai detto –Questa apparteneva ad un soldato di una squadra N7-? Nessuno. I rischi di far parte di un gruppo segreto. Niente onoranze funebri in caso di fallimento. Niente trombe, spari a salve o nome inciso sul muro dei caduti nel proprio paese natale. Sei morto e nessuno se n’è accorto. Servi la tua nazione, il tuo pianeta, la tua razza dicevano, ma si sono dimenticati di dirti che non conti un cazzo. Sicuramente era tutto già successo in passato, in altre squadre, in altri popoli e, indubbiamente, ciò accadeva ancora. BlackWatch, Lega degli Eletti, BloodMouth….nomi che, quando evocati, instillano risate in chi ascolta. Non credono che esistano certe squadre segrete, che hanno ampio raggio di manovra all’interno dei loro ambienti, che possono scavalcare autorità di Generali pluridecorati, che hanno tra le loro fila elementi dalle abilità e poteri più disparati. Nessuno ci crede. Ed è un bene. Altrimenti il lavoro sarebbe molto più difficile. Forse alcune avevano più fama delle altre e forse questo rendeva più credibili la loro esistenza nei ranghi dell’esercito classico……ma, per il cittadino medio, non esistono. Ed è un bene. C’è un motivo se esiste il detto –Beata Ignoranza-, meglio non sapere certe cose. Il Raven’s Nest era nato per rivaleggiare con quelle squadre. Il programma N7 non bastava più. Troppo noto, troppo noti i suoi metodi, troppo legato all’autorità e alla gerarchia militare. –I Corvi-, così chiamavano i membri della squadra, dovevano fedeltà soltanto alla loro nazione. Pessima idea. Così, se si scopre una stronzata, quelli possono ribellarsi agli ordini. In parte se lo aspettavano, così ti privano del nome e ti danno un identificativo. Ti dicono che è la cosa più ambita a cui un soldato possa sperare. Cazzate. Quando ti dicono il tuo nuovo nome in codice è la fine. Sei carne da macello e chissene se rimani schiacciato sotto un Mako o appendono la tua testa ad un palo. Persino nelle riunioni ufficiali vengono usati i nuovi identificativi, chi comanda se ne sbatte dei nomi dei soldati. Dopotutto le guerre non si vincono con le buone intenzioni o i sentimenti, si vincono con i soldati. Volevano che anche i membri della squadra stessa si conoscessero solo con l’identificativo affidatogli…..Grazie a Dio le persone parlano. Se non puoi conoscere chi ti sta accanto in mezzo all’Inferno non sopravviverai neanche cinque minuti. Regola numero 1 della Raven’s Nest: Unità. Senza di essa non campi. Chi hai accanto è il tuo migliore amico, il tuo confidente e la tua ancora di salvezza. Copritevi sempre a vicenda. E’ tuo fratello e tua sorella. Andate in vacanza insieme e tornate a casa insieme. Chi lascia i compagni al suo destino è il traditore della peggior specie.
Regola numero 2: Onora le tue armi. Le tue armi sembrano uguali alle altre, ma non lo sono. Sono le tue. Sono la tua vita. Dominale come fai con la tua vita. Le tue armi senza di te sono niente. TU senza di loro sei niente.
Regola numero 3: Spara sempre prima del tuo nemico. Chiunque esso sia. Non avere esitazioni. Se ti chiedono pietà tu non la dare. Se ti dicono che hanno famiglia sappi che sono stronzate. Non mostrate il minimo cenno di debolezza.
Regola numero 4: Niente distrazioni. Fate quello che vi è stato ordinato. Non si cambia programma durante una missione per capricci personali. Per niente al mondo dovete mettere a rischio un’operazione volontariamente.
Regola numero 5: Tu non esisti. Se ti catturano noi negheremo la tua esistenza. Tu devi ignorare la tua esistenza. Sei una macchia rossa su un registro. Non sai niente e non capisci niente. Qualunque cosa ti faranno tu proteggerai la tua patria.
Regola numero 6: Nelle operazioni militari c’è sempre una piccola possibilità che le cose vadano male, se ciò accade tirate avanti. Mutate con la situazione. Adattatevi. Nulla cambia nei piani. Cambiano esclusivamente la modalità di ingaggio.
Ultima regola, la numero 7: La resa non è il vostro credo. Finchè il vostro cuore batte potete ancora combattere. Finchè avete ancora un proiettile in canna potete servire la patria. Finchè potete tirare un pugno ad un nemico avete l’obbligo di proseguire la missione. Chi ha un una mano per combattere ha anche il cuore per morire.
Poi c’era un regola speciale, quella che veniva rivelata solo al caposquadra. Semplice e coincisa. Regola del Comando: La Paura. Non averne o i tuoi uomini cadranno. Non averne o la missione fallirà. Non averne o non tornerai mai indietro. Il giorno che avrai paura non sarai più adatto a fare il leader.
Tutti questi pensieri erano inutili ora. Il passato non si poteva cambiare ed il presente faceva troppo schifo per essere preso in considerazione. David staccò di netto la dogtag di Jen dalla catena. Il passato non si può cambiare, i morti non resuscitano e il presente era oscuro. Quale era il futuro?
“Quanto sei lagnoso!”, lo schernì lo Squartatore.
Il fondo dell’abisso. Casa dolce casa.
Le tenebre circondavano i due. Una fiocca luce scendeva dall’alto facendo risplendere il terreno, del tutto simile ad uno specchio d’acqua.
“Vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto”, continuò quello, girandogli attorno come un avvoltoio, “Sii positivo! Almeno ora non hai più catene dietro cui nasconderti. Puoi rivelare la tua vera essenza”, concluse stringendo la mano destra in un pugno davanti a lui.
Picche lo guardò appena, cogliendo la felicità che la situazione regalava alla sua controparte, “Quale? La tua?”
“Ti ricordo che io sono te. Da qualche parte sei felice di esserti liberato di questo fardello. Umano, Quarian, entrambi….Cambia forse qualcosa?”, si chinò in terra descrivendo dei cerchi che si diffusero nell’acqua smuovendone la superficie, “Lascia perdere tutta questa storia di Tali, di Shepard, la fiducia e le cazzate del genere, bla bla bla. Credono di essere eroi. Credono che nessuno possa aver fatto o fare sacrifici più grandi di loro. Credono in ottuse regole e legami più fragili della neve sotto il sole cocente del deserto. Fanculo alla fiducia. Fanculo all’amore. Fanculo a tutti quelli che ci considerano mostri e rifiuti. Fanculo ai ricordi. Fanculo alle regole. Fanculo a tutti quegli spocchiosi che si nascondono sotto le mostrine e le bandiere della loro gente. Non ne abbiamo bisogno. Loro sono legati a cose che a noi non riguardano. Siamo liberi. Siamo tutto e siamo niente. Ci temono perché non dobbiamo sottostare ai loro obblighi”
Lo Squartatore ritorna in posizione eretta ed estrae una pistola. Si porta vicino a David, ridendo, perché sa che la prossima mossa è quella decisiva. La porge a Jack.
“Fai ciò che devi”, afferma in un sorriso maligno.
Il nostro cede. Quale è il futuro? Una via al tramonto?
Gli stringe la pistola nella mano, poi guida il braccio dello Squartatore e punta la pistola dritta nella fronte. Quello appare turbato. Non erano questi i piani.
“Fallo tu…..L’hai sempre voluto no?”, gli dice malinconico quasi in un sorriso.
Lo Squartatore esita. Non è così che le cose devono andare. Non in questo modo.
David coglie la sua esitazione e lo rimprovera, “Che ti prende? Tutto d’un tratto hai perso la voglia di uccidermi?”
Lo Squartatore esita ancora. Stringe la pistola con forza. Il dito, però, vacilla sul grilletto. La luce illumina la canna. Fa risplendere le sue forme. Il mirino metallico emmette un bagliore. I proiettili vibrano ansiosi di colpire. L’acqua trema. Bolle. Sembra quasi che lo stesso abisso voglia che quel momento arrivi. Ma tutto tace.
“Che c’è?!”, urla il nostro premendo l’arma contro il caso, “Avanti figlio di troia! Premi il grilletto! Premilo! Sparami nella cazzo di testa!!!”
TUM.
Si sente solo il colpo. Solo il rumore. Assordante nella mente ed, allo stesso tempo, muto all’esterno di essa. Uno squarcio di un fulmine nel cielo. La luce riempie gli occhi e tutte le cose perdono significato. Sembra di essere in Paradiso. Il silenzio e la pace accolgono l’anima in pena che, per la prima volta da tanto tempo, prova un momento di sollievo. Tutti i pensieri che lo affliggevano spariscono. Tutto perde di significato e il calore del momento rilassa i muscoli e le ossa. Troppo tempo a vivere sul filo del rasoio. Troppe cose perse ed altrettante sacrificate per qualcosa di non suo. Pace. Non desiderava altro.
Ma qui non siamo nel mondo delle favole. Questa è la realtà. I problemi non spariscono con uno schiocco di dita e non puoi fuggire come e quando ti pare.
Una mano sulla spalla destra. Tre dita. Le percepisce bene anche con la tuta addosso. Non si può fuggire così. Riapre gli occhi. È seduto a gambe incrociate per terra. Le spalle alla porta. Stringe la Zangetsu con le mani, la lama puntata a terra e il corpo della lama poggiato diagonalmente sul fisico per bilanciare il peso sulla spalla sinistra. Una piccola scintilla volteggia nell’aria prima di disperdersi. Va tutto bene. La Galassia continua a ruotare su se stessa in collisione con quella di Andromeda. Le stelle continuano ad esplodere ed evolversi. La gente continua a vivere la sua vita. La Normandy continua nella sua rotta. Guarda in alto. Il giorno più lungo è appena agli inizi.
 
“Sei un gran bastardo, lo sai?”
Era Garrus. Non poteva aspettarsi diversamente. Le notizie su quella dannata nave correvano più veloci del pensiero Geth. Il suo sguardo faceva chiaramente intendere il suo stato d’animo, benché i muscoli facciali non aiutassero a rendere quell’idea. Era arrabbiato. Jack non poteva certo dargli torto, si stupì, più che altro, che non lo avesse colpito ripetutamente…..Diamine, era Vakarian. Benchè avesse un distorto senso di giustizia ed appartenenza, l’onore era una di quelle cose che non mancavano tra le sue qualità.
“Ti ho deluso Garrus?”, fece David mestamente, “Mettiti in fila. Credo che non esista una persona di cui ho infranto le aspettative…..”
Il Turian si appoggiò ad un sostegno metallico ad un metro di distanza dal nostro, incrociò le braccia e si preparò ad affrontare il discorso.
“Lo ammetto. Sono sinceramente incazzato con te……Ma non posso biasimarti. Anche se, devo dire che avrei preferito venire a conoscenza di questi fatti in maniera decisamente differente”
David gli rispose ridacchiando, “Sai, non è certo la prima cosa che mi viene da dire quando mi presento. Del tipo –Ciao, mi chiamo David e sono un ibrido Umano-Quarian-…..No, decisamente non è una cosa di cui andarne fieri”
“Non posso certo immaginare quanto la cosa dovesse averti scioccato quando l’hai scoperto”, ammise il Turian, cercando di stabilire una linea di dialogo.
“Scioccato?!”, esclamò il nostro voltandosi di scatto verso l’amico, “Dio, Garrus….si è scioccati quando qualcuno ti prende alle spalle di sorpresa….Quando non si apre il paracadute mentre sei in caduta libera da cinquemila piedi…..Oppure quando cerchi il tuo portafoglio e non lo trovi perché ti hanno derubato…..Ma questo….”, disse indicando il suo corpo con un ampio gesto delle braccia, “Questo ti porta direttamente alla follia….Sai che cosa vuol dire guardarsi allo specchio e non vedere la propria immagine riflessa? ……Sai che significa non riuscire a camminare, a tendere i muscoli e a non poter manco alzarsi per andare a pisciare perché il tuo organismo si deve abituare alla sua nuova forma che ti ha dato qualcun altro senza il tuo consenso?!.....Sai cosa vuol dire sapere di non poter essere mai più accettato come un membro della tua specie?!.....Sai….cosa vuol dire….pensare di ficcarsi un proiettile in testa per mettere fine a quelle sofferenze ed invece la gente continua a spronarti alla vita, ben sapendo che sei un abominio del cazzo non degno di vivere su questo mondo?!”
Jack si rese conto di star ormai urlando, si calmò, prese fiato e concluse il pensiero, “…Sai…che significa….perdere tutto?....Tutto ciò che ami….Tutto ciò che conosci?......Di rimanere vuoto come un guscio di noce spiaccicata sulla terra…..Sai cosa significa perdere tutto?.....Spero tu non lo scopra mai”
“No, o meglio, mi è successo di perdere molto in questi anni: persone di cui mi fidavo, amici, la stima dei parenti”, si indicò la parte fasciata dal viso mostrandola a Jack, “Mezza faccia…..Ma, non mi è mai capitato di venir sottoposto ad esperimenti che hanno cambiato completamente la mia natura…..Sembra che dovrò chiedete consigli sul come comportarmi a te, Dave, nel malaugurato caso che ciò accada”. Si avvicinò all’amico e lo tirò su di peso da terra e lo fissò dritto in faccia, cercando di individuare gli occhi di Jack attraverso il visore, “Si, sono arrabbiato con te. No, non ho passato una situazione simile alla tua…..Ma non per questo smetterò di esserti amico. Su Omega hai rischiato pelle e culo per salvarmi la vita….Lasciami almeno l’occasione di impedire che Shepard ti lanci fuori dall’hangar a calci nel di dietro”
Il nostro riuscì a sorridere lievemente a quelle affermazioni, “…..Non ti arrendi mai con me, eh Vakarian?”
“Se l’avessi fatto, saresti cadavere da una vita ormai”, rispose dandogli una sonora pacca sulla spalla, “Non sei un mostro Jack…..solo devi imparare a convivere con te stesso….Io ho accettato di non essere più adatto alla C-Sec ed ora vivo meglio…..forse è un paragone un po’ fuori misura, ma penso che tu abbia colto il significato no?......Accetta quello che sei, il passato non si cambia e te lo dice uno che vorrebbe tornare indietro nel tempo almeno una decina di volte al giorno….Non voglio certo trovarti davvero con la testa esplosa da un tuo proiettile!”
“Garrus…..il fatto che tu mi stia cercando di sollevare il morale non implica che dopo andremo a fare l’amore sotto la doccia. Comprendes?”, disse David ridendosela sotto i baffi,
“Spiriti!”, sbraitò il Turian allontanandosi da lui e passandosi la mano in volto, “Si chiama cameratismo!....Possibile che tu non riesca a fare a meno di smontare il momento?”
“Cerco sempre di fuggire da certe cose”, gli rispose il Quarian dandogli una piccola spinta amichevole, poi si fece un attimo serio, “…..Comunque……Grazie……E scusa”
“Me la segno in quelle che mi devi…..Ad ogni modo, non dovresti scusarti con me”, fece quello indicando il piano rialzato dell’hangar, dove si trovava l’area tecnica, “Per me è più facile. Benchè sia lo stesso incazzato con te, posso capirne le tue ragioni…..Tali però, beh, lei vedeva in te qualcosa di più di un amico….e ciò rende la situazione molto più complessa. Per Shepard, lascia perdere, comprenderà….E’ solo che non gli piace sapere le cose all’ultimo momento e per certe vie traverse”
Picche volse lo sguardo verso il piano superiore e poi all’ascensore.
“Vai da lei”, lo spronò Vakarian, “Credo che questa potrebbe essere l’ultima occasione che hai per fare la cosa giusta”
Jack si incamminò oltre la porta dell’ascensore, ma si girò all’ultimo verso l’amico dicendogli, ironicamente, “Ti conviene andare a mangiare un po’ di piombo Garrus…..dopo questa conversazione la tua immagine di –Tipo tosto, figho e cazzutissimo- è andata un po’ a farsi benedire”
Quello emise un sospiro passandosi nuovamente la mano sul volto, “…..Mai che tu riesca a cogliere l’attimo….Qui, sotto l’armatura e le scaglie, c’è comunque un cuore”
“Tienilo ben nascosto allora…..Dottor Stranamore”, rispose, sorridendo, David mentre la porta si chiudeva col solito sibilo e l’ascensore iniziava la sua ascesa.
 
Essendo l’Ingegnere Capo della Normandy SR-2 Tali’Zorah Vas Neema aveva il compito di assicurarsi che ogni dettaglio tecnico della nave fosse pronto alla battaglia. Era una cosa troppo importante per lasciarsi distrarre da fattori esterni, ma non si può certo dire che lo stesse facendo col sorriso in quel momento. Continuava a sbagliare procedura d’attivazione delle diagnostiche ai sistemi primari, così era ancora bloccata, da più di mezz’ora, in quel ciclo infinito. Gli mancava il chiacchiericcio e la compagnia degli altri due ingegneri, Kenneth e Daniels, e cercava di spronarsi pensando che li avrebbero salvati una volta arrivati alla base dei Collettori, ma per riuscire nell’impresa la nave doveva essere in condizioni perfette. Tuttavia Tali non riusciva a trovare la concentrazione interiore adatta. I suoi pensieri finivano sempre nel vagabondare tra la rabbia, l’amarezza, la tristezza e l’incredulità delle rivelazioni ottenute su Jack, David o comunque si chiamasse. Non poteva credere al fatto che le avesse mentito per tutto questo tempo, che avesse mentito al Consiglio dell’Ammiragliato e che Cerberus lo volesse usare per rubare informazioni dalla Flottiglia, benché lui dicesse di non averne mai avuto le intenzioni. Anche con tutte queste riserve, però, non riusciva a far sparire i sentimenti che provava per lui. Doveva essere la sua maledizione, innamorarsi di uomini che l’avrebbero delusa. Più cercava di allontanare quei pensieri, più essi si facevano pressanti e le impedivano di tornare al lavoro. Qualcosa in lei le diceva di affrontare quella bestia nera, ma sapeva che non sarebbe riuscita a fare quel passo, troppo difficile, troppo doloroso, impossibile allo stato attuale delle cose. No, non si sarebbe mossa dalla sua postazione, c’erano delle vite da salvare e non poteva permettersi di farsi distrarre o farsi destabilizzare oltre dai suoi problemi personali.
 
Hold me
Whatever lies beyond this morning
Is a little later on
Regardless of warnings the future doesn't scare me at all / Nothing's like before

Kingdom Hearts –Simple and Clean
 
Jack era davanti alla porta d’accesso alla sala tecnica da tre minuti. Se c’era una cosa in cui non era bravo erano proprio i dannatissimi sentimenti. Era cresciuto con un padre che non aveva mai mostrato una grande predisposizione a baci e abbracci e nella vita militare, soprattutto al Raven’s Nest, gli avevano insegnato a sopprimere il proprio lato da essere vivente, in favore ad un approccio più da macchina. Di per se la cosa funzionava bene sul campo di battaglia. Spegni l’interruttore e tutto fila via senza problemi. Il vero problema, però, stava nel riuscire a riaccenderlo nella vita privata. Se non avesse incontrato Jen la levetta sarebbe rimasta perennemente su OFF….poi se n’era andata e il dispositivo si era completamente guastato. Non solo era impostato su spento, ma non ci arrivava più neanche la corrente. Poi aveva incontrato Tali….e il suo cazzo di cuore era diventato un albero di Natale. A dispetto di quanto molte persone affermano, la storia si ripete eccome! Ora rischiava dinuovo che gli venisse staccata la corrente, come se non pagasse la bolletta da anni….in realtà, in quel caso, David la stava letteralmente rubando.
-Perché non sei come le porte bastarde di Balduru’s Gate o di qualsiasi altro GDR che si rispetti?-, si chiedeva Picche, -Dimmi che c’è un cazzo di dungeon dove mi devo infilare per andare a prendere una chiave, che in realtà non serve ad aprire te, ma un’altra porta che mi conduce ad un boss difficilissimo da sconfiggere per poi finalmente ottenere quello che cerco!-
L’ologramma verde lampeggiante al centro di essa, però, esprimeva chiaramente il fatto che non c’era nessun bisogno di imbarcarsi in nessuna impresa del genere per aprirla. Lo sfotteva. Gli diceva –Tiè! Tanto lo so che non passerai mai la soglia. Codardo!- E maledizione se aveva ragione. Il Boss dall’altra parte della stanza era sicuramente più difficile di No Heart, di Four Kings e di The End messi insieme. In più Jack ci andava disarmato, con un solo punto ferita e lo status ridotto a zero. Eppure sentiva di doverlo fare, almeno per chiederle scusa, per dirle che gli dispiaceva, che non avrebbe voluto…..forse sarebbe stato tutto inutile, ma era meglio darsi quella possibilità che averne il rimorso per il resto dei suoi giorni. Un lungo respiro e via. La porta si apre e lo mette di fronte alla sfida più grande. Si richiude subito non appena varca la soglia, come se volesse intrappolarlo. Tali gira la testa per controllare il nuovo arrivato ed ha un sussulto. Era chiaro che non se lo aspettava.
“Ehi….”, la salutò alzando la mano, ma Tali non gli rispose, si limitò a rigirarsi velocemente verso il terminale a cui stava lavorando.
Jack si avvicinò a piccoli passi, titubante, “Come procedono i preparativi?”
“Procedono…”, rispose Tali brevemente continuando ad ignorarlo.
“…Se vuoi, posso darti una mano….”, si propose lui, anche se con un tono di incertezza tra le parole,
“No….hai già fatto abbastanza….”, lo fulminò lei, richiamando una nuova schermata di collegamenti energetici del reattore ad eezo.
David sospirò, fu molto combattuto su quello che voleva dire dopo quella sfuriata, non sapeva davvero in che modo porsi.
“Tali….guardami…ti prego”, la supplicò infine.
La Quarian continuò nel suo agitare le dita sullo schermo, mostrando le spalle al nostro, “Hai già detto e spiegato tutto poco fa nell’hangar…..Non c’è bisogno di prolungare oltre questa conversazione…..Vattene”
Jack si doveva liberare di quel peso, era adesso o mai più, “Che cosa ti aspettavi che facessi?....Che mi presentassi a te e alla Flotta come un ex-membro di un’organizzazione criminale che vuole carpire i vostri segreti?...Dovevo forse dire che non ero un vero Quarian, ma un esperimento di uno scienziato pazzo che si credeva l’Onnipotente?....Dovevo dire che ero un mostro, un ibrido tra la tua specie e quella Umana, senza anima e senza cuore che girovagava nella Galassia senza scopo?”
Lei, finalmente, si girò verso di lui in uno scatto, misto di rabbia e tristezza, “Se pensavi di non dovermi niente….allora perché? Perché mi hai consegnato tra le mani il mezzo che ti ha smascherato? Spiegami perché?!”
Le parole uscirono irrefrenabili, come un fiume in piena che rompe la diga che blocca il suo scorrere, “…Perché io ti amo!....Ok?....Io ti amo!.....Volevo stare con te, ma sapevo che mi sarebbe stato impossibile convivere col fatto che tu eri all’oscuro della verità……E’ per questo che ti ho dato la fiala, è per questo che ho preso le colpe di tuo padre al processo, è per questo che su Haestrom mi sono fatto avanti per proteggerti, è per questo che ti ho salvata dall’esplosione del reattore sulla Neema…..Perchè io ti amo…..E non c’è cosa che desidero di più in questo buco di Universo che stare con te……Ti chiedo solo di perdonarmi……So di essere stato un gran bastardo, di averti mentito, di averti trattato male…..hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi……e io non ti merito per quello che ti ho fatto….Solo…..perdonami”
Cadde tutto in un silenzio imbarazzante. I due si guardarono per quella che parve una eternità. Nessun altra parola. Nessun altro movimento. Si sentiva solo il lievissimo ronzio del motore primario. Canto docile di un momento così delicato da poter essere spazzato via da una piccola brezza proveniente dalle condotte d’aria. Jack ruppè la staticità di quel quadro. Mesto iniziò ad allontanarsi verso la porta. Aveva fallito. Sapeva che sarebbe andata in questo modo, ma almeno ci aveva prova………
Due braccia lo circondarono bloccando la sua marcia. Un pianto riempì l’aere. Un pianto che sapeva di felicità.
“Sei il peggior bastardo di questa Galassia…”, singhiozzò Tali, spingendo il casco contro la schiena del nostro, “…..Ma ti amo comunque”
Una lacrima percorse il viso di David. Una lacrima ricolma di gioia. Non piangeva da anni. Troppi troppi anni. E tutte le tensioni, tutti i dolori, tutte le sofferenze e qualunque altra cosa spiacevole che gli era capitata in vita sua, scomparve immediatamente alla presenza di quell’unico, singolo, splendido momento. Si girò verso di lei e ricambiò l’abbraccio. Non si staccarono che dopo altri lunghissimi minuti, interrotti solo dalla voce, spezzata dall’immensa pienezza delle emozioni, di Tali.
“Ti bacerei, se non avessi paura di beccarmi qualche germe ibrido Umano-Quarian incurabile”, provò a ironizzare,
“Di questo non ti devi preoccupare”, disse Jack passandogli una mano sul lato sinistro del casco, “Non sono assolutamente contagioso”, scherzò.
“Quanto puoi resistere alle infezioni senza tuta?”, chiese lei in tono un po’ ansioso.
David si accigliò un po’, “….Tali, non mi sembra il caso….non voglio mettere a rischio la tua salute…”
“Rispondi alla domanda”, incitò la Quarian fissando intensamente gli occhi di lui attraverso il visore,
“….Considerando il mio stato fisico attuale e la mia natura ibrida…..circa un’ora….moltiplicabile a piacimento se assumo i farmaci adatti”, affermò dopo averci riflettuto un poco,
Lei parve molto sorpresa, “Così tanto? Dovrei provarla questa ibridazione…..”
“..Credimi, sei perfetta così come sei….E poi non permetterei a nessuno di infilarti un ago su per la colonna vertebrale”, gli rispose Jack sorridente, appoggiando il suo casco contro quello di Tali.
 
Circa sette ore più tardi, David aveva lasciato Tali a riposare nei suoi alloggi. Dormiva serenamente, ma quasi si svegliò quando il nostro spostò le sue braccia, con cui la teneva stretta a se. Aveva una leggera febbre, ma pareva che tutto si sarebbe risolto con qualche altra ora di riposo. Jack, invece, non si sentiva così bene, sia fisicamente che psicologicamente, da tanto tempo. Con animo sereno uscì dalla stanza lasciando le luci abbassate e procedette sicuro verso un’altra importante conversazione da affrontare. Ci vollero pochi minuti per arrivare dinanzi all’ennesima porta malvagia, stavolta però, era necessario poter chiedere il permesso di essere ricevuti, dopotutto Shepard poteva benissimo essere occupato in qualche tipo di preparazione psicologica o di revisione di rapporti pre-battaglia finale. Avvisato il suo arrivo, ci volle poco perché gli fosse concesso di entrare. Shepard stava tamburellando freneticamente le dita nel tavolo su cui era posto il suo terminale personale, evidentemente molto irritato dal fatto che, quello che per lui era un ammasso di fili e pezzi di plastica, non rispondesse ai suoi comandi.
“Buongiorno comandante”, lo salutò affabile Jack,
“Buongiorno a te…..David”, da come aveva salutato, e posto l’accento sul quel nome, pareva fosse ancora irato per la faccenda della fiducia.
Il nostro sorvolò sopra quel riferimento e, intuendo il problema tecnico del comandante, si avvicinò per aiutarlo.
“Posso permettermi, comandante?”, disse indicando il piccolo computer,
Al si fece da parte e lo invitò a provare con un gesto della mano, “Sicuramente tu ne capisci più di me”, asserì stanco.
Picche tamburello velocemente sulla tastiera, aprì tre finestre di cui il comandante non capì assolutamente l’utilità. Vide solo rapide stringhe di comando scorrere freneticamente verso l’alto, mentre Jack lavorava su più fronti nel terminale. Dopo altri trenta secondi, il Quarian si staccò dal dispositivo elettronico e invitò il comandante a ritornare al suo lavoro.
“Suggerirei, in futuro, di non ignorare gli avvisi di sistema e di provare a deframmentare più spesso, se vuole una macchina efficiente”, consigliò David prendendo posto in una sedia posta all’altro capo del tavolino.
Shepard sbuffò divertito, “Se c’è una cosa che ho odiato all’addestramento N7 erano proprio le dannate lezioni di informatica….Passato l’esame, ho completamente cancellato tutto e ho deciso di fare affidamento solo ai software automatici”
“Davvero?….Personalmente le trovavo molto stimolanti”, rispose Jack buttando l’occhio oltre il comandante per scorgere, sul comodino accanto al letto, una piccola cornice contenente delle piastrine.
“Tu e io abbiamo visioni molto differenti del programma N7….”, asserì Al mentre chiudeva i file a cui stava lavorando,
“Almeno ne apprezziamo entrambi il valore e ne condividiamo i principi…..Semper Fidelis no?”, lo imbeccò Jack.
Shepard sorrise divertito a quell’affermazione, “Talvolta mi chiedo perché continuiamo ad usare una vecchia dicitura delle squadre speciali Marines risalenti al 1775…..Ad ogni modo, detto da te, mi fa molto ridere”
“E per quale motivo Shepard?....Ciò che sono non cambia quello che mi è stato insegnato”, affermò serio David.
Il comandante lo trafisse con uno sguardo di ghiaccio, “Non credo tu sia la persona più adatta per parlare di fedeltà….E’ una cosa che implica la fiducia, il rispetto e la lealtà verso i propri compagni….non solo verso la mostrina che portiamo sul petto….Permettimi di dirti che non hai dimostrato queste qualità giù nell’hangar”
“Perché non riesci a vedere oltre la tua idilliaca nuvola di valori?”, gli chiese il nostro in tono severo, “Io lo so che tu comprendi bene che tipo di sacrifici mi è costato fare ciò che ho fatto…..La mia squadra era al servizio di gente che non voleva assolutamente il bene dell’Alleanza, ma che usava le nostre abilità, il fatto di essere un gruppo al di fuori della catena di comando ed assolutamente segreto, per allargare la corruzione interna al N7 tenendoci all’oscuro di tutto….Mi è costato la vita dei miei uomini, la vita della donna che amavo e il diventare uno degli uomini più ricercati dell’Alleanza per liberare ciò a cui avevo giurato la mia fedeltà dalla vergogna della corruzione!....Avevano bisogno di un capro espiatorio per mantenere pulita l’immagine della struttura più importante del nostro apparato militare….lo sapevo…..e gli ho lasciati fare….Quindi non mi venire a dire che non posso parlare di fedeltà Shepard”
Al non ribattè subito a quelle parole. In cuor suo sapeva bene che Jack non era affatto un traditore. Era lì quando lo scandalo dell’N7 prese piede, Anderson lo tenne informato sugli sviluppi e fu anche richiamato per una deposizione. Gli fecero domande su persone altolocate nelle scala gerarchica: generali d’armata, esecutori, coordinatori di varie squadre e, soprattutto, sul direttore del dipartimento –Avanguardia-, il quale dirigeva le operazioni più segrete e gli elementi d’azione più importanti. Quando i politici tengono in mano uno strumento stracolmo di segreti, per Shepard, significavano solo guai. In pochissimi sapevano della Raven’s Nest, ma era abbastanza logico pensare che la divisione segreta potesse contare su una o più squadre d’azione sotto il suo comando. Moltissimi dati e vicende riportate alla luce con quell’indagine furono insabbiati così che l’immagine di efficienza, professionalità e sicurezza dell’N7 non venisse lesa al pubblico o dinanzi alle nuove reclute. Al sapeva benissimo di comprendere Jack, ma era un tipo a cui non piaceva essere messo all’angolo da bugie e segreti….specialmente dai suoi uomini. Era riluttante all’idea di avere qualcuno in squadra che teneva tutto per se. I segreti lo avevano sempre infastidito. Una volta perso tre suoi compagni N7 per recuperare un carico da dei Batarian che il comando non gli svelò cosa fosse. Fu così che scoprirono, a loro spese, che era un arma biologica. Prima che potessero attivare i filtri nei caschi quegli uomini erano già stati contaminati. Il comandante maledisse più e più volte il comando per non averli informati sui rischi, ma quelli si erano coperti dietro le loro mostrine e i loro gradi alzando un muro impenetrabile. Quel giorno Shepard si sentì tradito dalle stesse persone che avrebbero invece dovuto essere sinceri con lui.
Prima che Al potesse controbattere, David riprese la parola, “E per quanto riguarda tutto il resto….Se te ne avessi parlato, non credi che la tua fiducia nei miei confronti si sarebbe comunque lesa?....Non sono cose di cui posso vantarmi o raccontarle come se fossero storielle da falò….Spero tu possa comprendere almeno questo….Comandante, non ho mai voluto mancare di rispetto a te o a nessun altro. Ti rispetto come uomo e stimo come soldato….mi piacerebbe poter sapere che tu pensi lo stessi di me”
Shepard si passò lentamente la mano sinistra sul mento, raschiandola contro il leggero accenno di barba. Doveva riconoscerselo, aveva agito emotivamente nell’hangar, le passate esperienze lo avevano fatto comportare in modo poco rispettoso verso qualcuno che aveva attraversato, letteralmente, l’Inferno. Aveva già potuto riscontrare le sue vere qualità sul campo di battaglia….e tutti gli insulti che gli aveva rivolto erano assolutamente inappropriati.
“Lo ammetto”, fece infine, sollevando la testa, “Mi sono comportato in modo scorretto con te….Vecchie ferite mi hanno fatto comportare in modo poco consono e parlare a sproposito. Non sta certo a me giudicarti per quello che hai fatto, io ti posso solo giudicare solo per il tuo comportamento e le tue azioni sotto il mio comando…E quello che io vedo è un uomo, mio pari, ed abile soldato a cui è stato difficile parlare del suo passato…per colpa di un comandante troppo schiocco per capire il dolore che si celava dietro di essi”, si alzò in piedi, Jack fece lo stesso, si avvicinò all’interlocutore e gli allungò il braccio, “Quindi non sei tu a dovermi porgere le tue scuse….ma io. La mia verità è che è un onore avere a bordo qualcuno con le tue capacità, che tu sia Quarian o Umano non ha importanza….Sono io che spero di poter dire di aver avuto un grande amico nel mio equipaggio….che ha sopportato le stranezze di un Uomo tutt’altro che infallibile, come lo figurano i racconti che parlano di lui”
David strinse l’avambraccio di Shepard nel cosiddetto saluto del Gladiatorio, usato solo da coloro che hanno fiducia reciproca a chi gli sta dinanzi. Un saluto antico, non facile da usare visto il grande significato del gesto. Due soldati. Divisi da delle differenze genetiche e caratteriali, ma che combattono per un unico scopo: la salvezza e la salvaguardia di chi ha bisogno di loro, siano essi Umani, Turian, Krogan, Quarian o di qualunque altra specie. Due Hyper Lethal Vector. Entrambi esperti conoscitori della guerra ed entrambi, in modi diversi, reietti e portati al sacrificio. Forse la Galassia aveva ancora una speranza….dopotutto.
“Vedrò di non deluderla comandante”, affermò Jack aumentando la forza della stretta.
Shepard contraccambiò quella mossa, “Sono più che si sicuro che non lo farai”
Sciolto il gesto solenne, Al invitò Jack a controllare il suo equipaggiamento….ormai erano in dittura d’arrivo per Omega 4. Mentre la porta si apriva, il comandante lo richiamò un istante.
“Ah, David!”, il nostro si girò a d ascoltarlo, “Riguardo a Tali….Spezzale il cuore e io ti spezzerò il collo, intesi?”, lo minacciò con un dito.
Il Quarian non potè fare a meno di sorridere, “Cristallino comandante”
 
Kingdom Hearts –End Of The World
 
“Quando vuole comandante”, fece Joker guardando il comandante con la coda dell’occhio.
Infine erano li, davanti al portale di Omega 4. Il portale che non aveva mai risputato indietro nessuna astronave che aveva avuto il fegato di passarci attraverso, tranne ovviamente i Collettori stessi. Il rossiccio bagliore del nucleo del portale, seguito da numerose scosse della medesima colorazione, non davano certo l’idea di poter fare una passeggiata rassicurante oltre di esso. Sapevano tutti che il momento era arrivato. Ogni membro di quella strana compagnia, raccattati dai posti più strani e malsani della Galassia, erano pronti alle loro postazioni per il massimo in quella che sarebbe potuta benissimo essere un’Odissea dalla triste fine. Mentre la Normandy si avvicinava a passo spedito verso il suo Caronte personale, ognuno su quella nave volgeva i propri pensieri alle cose più disparate. C’era una preghiera per un figlio ritrovato, c’era un pensiero di malinconia di una ladra per il suo amore perduto, c’era una certezza di aver trovato il posto tra la propria gente, c’era l’idea di un errore passato, c’era la sicurezza di essere diventati migliori del proprio padre, c’era il ricordo di sofferenze di gioventù causa di rabbia e dolore, c’era la comprensione delle proprie azioni e la vendetta espiata, c’era la tenerezza rivolta verso la propria sorella, c’era la saggezza che fedelmente aveva guidato la sua mano, c’era la soddisfazione di aver saldato un vecchio conto alla propria maniera, c’era il consenso di un’entità per la propria gente, c’era la speranza di riottenere una casa e, infine, c’era la consapevolezza di una vita a metà, ma degna di essere vissuta. Tutti mettevano le loro vite a disposizione di un uomo di cui riconoscevano abilità, carisma e mentalità e perciò degno di averli al suo fianco. Se avessero trovato davanti l’Inferno stesso, loro lo avrebbero seguito. Se la loro morte sarebbe stata necessaria, loro l’avrebbero accolta con gioia. Se si sarebbe alzato l’esercito stesso dei dannati, loro lo avrebbero affrontato. Qualcuno avrebbe potuto dire che erano senza speranza, qualcuno avrebbe potuto dire che erano condannati già dall’inizio, qualcuno avrebbe potuto dire che non avrebbe mai funzionato……ma io vi dico che se mai l’Universo ha visto nascere tra le sue sconfinate ed infinite lande uomini e donne più coraggiosi di questi….beh, vuol dire che deve avere le idee piuttosto confuse al riguardo.
La Normandy SR-2 era pronta. Il portale aveva già iniziato ad interfacciarsi con i sistemi di bordo ed aveva caricato la sua livrea di un’energia senza pari tra quelle conosciute. Come se i Quark potessero esplodere perché gli viene ordinato, come se le stesse Guardie Celesti guidassero le sue azioni….lui diede il comando.
“Attiva il dispositivo IFF….Andiamo a bussare alla porta del Diavolo”, asserì il comandante Shepard.
E così fu. Il nucleo ad eezo della nave, che aveva attraversato in lungo e in largo i cieli stellati della Via Lattea, si accese come una ghirlanda di led luminosi. L’intensità stessa della sua luce avrebbe potuto bruciare gli occhi se fissata troppo a lungo. Fulmini e lampi di energia avvolsero l’astronave in una spirale dorata e la spinsero nell’occhio del ciclone. L’accelerazione che si acquisiva per viaggiare alla velocità Iperluce era una cosa che tutti a bordo avevano vissuto almeno un centinaio di volte, ma stavolta fu più forte, più intensa. Traballo la struttura del metallo, gli ioni stridevano, le ali venivano schiacciate dalla pressione, ma lei continuò il suo volo, incurante di ciò che accadeva. Una fragile figura, sbilanciata dai movimenti della nave, stava per cadere a terra, ma subito la sua ombra la salvò dal quel momento di insicurezza ed ella le fu grata.
Ci sono persone che dicono di aver visto di tutto nella loro vita, dicono che niente potrebbe più impressionarli. Lasciateli dire. Solo perché qualcuno ha visto morire dei soldati, la morte che ghermiva i suoi cari, la malattia trascinare nella tomba centinaia di persone, le stelle che esplodono o i raggi C balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, non significa che sai tutto o che se pronto a tutto. Perché questo…..a questo nessuno potrebbe mai essere preparato. E’ incredibile che esistano, tutt’oggi, solo supposizioni di quello che si trovi al centro della Galassia o, meglio, molte supposizioni sono vere, ma la scala di tutto ciò…..supera di gran lungo la nostra concezione. Un Buco Nero Supermassiccio si trova al centro di tutte le Galassie dicono…..si, ma non immaginatevi di vedere una sfera oscura che staticamente si palesa dinanzi ai nostri occhi. Planck, Einstein, Hawking, Gamow, Friedman, pagherebbero oro per essere qui. Quello che la vista vede è cosa strana: una sorta di cerchio è descritto nello spazio, qualcosa che si è formato da una massa superiore di milioni o di miliardi di volte più grande di quella del Sole terrestre. La sua forma è visibile solo per via della luce rossa proiettata dalle stelle che circondano la sua immensa e titanica forma. Impossibile capirne la profondità, così come è impossibile rimanere abbagliati dall’immensa distesa di detriti di cui è pieno il paesaggio. Scheletri di navi che sono state meno fortunate della Normandy, benchè infatti le forze di marea tipiche dei buchi neri non siano percepibili a queste distanze così ridotte, complice il fatto che la singolarità gravitazionale è ben lontana dall’Orizzonte degli Eventi, esse sono state eliminate di qualcosa di ben più minaccioso nelle immediate vicinanze. Mentre il tenente Moreau cercava di aggirarsi in quella matassa, apparentemente indistricabile, di resti di avventurieri passati cercando al contempo di evitare le imbeccate di IDA, i compagni di sventura entrarono finalmente in contatto visivo con la base dei Collettori.
“Avvicinati con calma Joker. Più tardi ci vedono e più danni gli infliggeremo”, disse il comandante raccomandando prudenza al suo pilota.
A volte puoi prendere tutti gli accorgimenti possibili ma va tutto a rotoli comunque. Ed è allora che si vede la preparazione di un soldato alle avversità. I Collettori non erano stupidi, sebbene sapessero che erano in un luogo molto ben riparato e difeso in fatto di locazione ambientale, non avrebbero certo lasciato al caso la protezione del perimetro della base. Il Campo di Detriti del Tartaro ha i suoi cani da guardia. Piccole luci rosse risplendettero in concavità circolari. Identificazione rapida. Ostili confermati. Aggancio del bersaglio ed ingaggio. Gli Oculus. Unità cibernetiche ad alta velocità usati dai Collettori. Ognuno di questi mezzi è controllato da un singolo Drone, il cui sistema nervoso è impiantato nella cella d’alloggiamento dell’Oculus integrandolo così con i sistemi elettronici della macchina. In sostanza sono una prima forma di integrazione tra organico e sintetico, indubbiamente tale tecnologia appartiene ai Razziatori. Sono dotati di un cannone energetico centrale molto simile al laser primario della Sovereign. Rapidi ed estremamente precisi, il consiglio è quello di utilizzare siluri Javelin a corto raggio o laser a bifase posti su supporti rotanti. Quattro di questi simpaticoni si fecero subito avanti per fare le dovute presentazioni.
“Attenzione Jeff! Abbiamo compagnia”, segnalò IDA, collocando le figure degli Oculus sul radar della Normandy.
“Inizia il ballo!”, scattò in un sorriso di sfida il pilota, mentre andava a dare energia ai propulsori della nave e a virare trasversalmente verso il basso, portandosi così in una zona più adatta a manovre evasive.
I piccoli avversari si mantennero in formazione serrata senza perdere di vista il loro obbiettivo. Spararono alcuni colpi per stabilizzare la mira ed identificare il sistema magnetico della nave bersaglio delle loro attenzioni e poi si fecero nuovamente sotto, molto più aggressivi di prima.
Joker fece valere tutta la sua esperienza ed abilità. Cercare di evitare letali attacchi laser in mezzo ad un’area stracolma di detriti era davvero un’impresa ardua. Virò secco a destra infilandosi tra due chiglie di navi che si stavano per scontrare, sperava che gli Oculus sarebbero stati almeno rallentati da quella manovra, ma così non fu. Gli inseguitori effettuarono una rapida schivata rompendo la formazione solamente quel secondo che bastava per permettergli di passare oltre l’ostacolo. Un’altra scarica di laser di laser sfrigolò a pochi centimetri dal terzo propulsore. Il pilota della Normandy si gettò a capofitto verso il basso, roteando il corpo della nave di circa sessanta gradi mentre attraversava un anello di metallo poco più grande della forma della nave. Gli inseguitori non mollarono affatto la presa. Due mezzi si staccarono dal resto del gruppo, accelerando la loro andatura fino a portarsi a meno di un centinaio di metri dalla SR-2. Altri due colpi di laser ben calibrati e stavolta non ci fu manovra che potesse impedire di subire un colpo diretto. Un forte tremito percorse la nave, ma Joker non si fece distrarre, sapendo bene che i nuovi scudi cinetici montati da Tali utilizzavano la tecnologia a Barriere Cicloniche (CBT). Questo fantastico meccanismo difensivo permetteva la rotazione continua dei proiettori a effetto di massa, in questo modo la nave crea rapidamente campi cinetici oscillanti invece che mantenerli statici, così facendo si devia con violenza tutto ciò che cerca di penetrare il campo stesso. Cercare di colpire un bersaglio attraverso una Barriera Ciclonica è come tentare di centrare un oggetto che si trova all’interno di una palla che ruota ad altissima velocità, il corpo della palla respingerà sempre qualunque tentativo di penetrare la sua scorza. Ovviamente anche questi avanzati sistemi difensivi avevano il loro punto debole e spesso si riconduceva all’energia. Mantenere attive delle CBT voleva dire consumare un patrimonio a livello energetico, specie sotto attacco continuo, quindi il resto dei sistemi della nave doveva scendere a compromessi con questa costante richiesta di alimentazione. Jeff sapeva anche questo.
“IDA! Polverizza quei bastardi!”, disse il pilota, incitando l’IA della nave al contrattacco.
Non ci fu bisogno di ulteriori scambi di parole. I restanti Oculus di quella squadriglia si presentarono faccia a faccia con la nave di Cerberus. Astuta manovra di accerchiamento, due di loro stavano mettendo pressione al pilota rimanendo incollati alla coda della nave da breve distanza, così che i restanti compagni potessero effettuare un attacco frontale ben preciso. IDA, però, non aveva perso di vista i loro movimenti e, ancora prima che potessero caricare il loro laser, lanciò due siluri Javelin nella loro direzione. Le due sfere di metallo ebbero un trapasso molto doloroso, sempre che potessero sentire ancora del dolore fisico. Appena vide le esplosioni, Joker diede un imbeccata verso l’alto, accelerando in modo netto la rapidità della Normandy. Gli altri due globi non presero bene la dipartita degli loro compagni, così si lanciarono subito in una ripicca a suon di laser. Le Barriere Cicloniche furono sottoposte ad un altro grave stress, non potevano più permettersi di essere colpiti in quel  modo. Con una virata a sinistra, attraverso dei grossi detriti, Jeff riuscì a liberarsi del primo inseguitore che si schiantò con un pezzo di ponte di quella che doveva essere stata una corazzata. Il secondo nemico riuscì ad evitare un impatto simile per poco, ma perse di vista il suo obbiettivo e quei secondi di distrazione gli furono fatali. Un Javelin lo perforò arrivando dalla sinistra, tramutandolo in pezzi di lamiera che si sarebbero uniti al desertico paesaggio.
“Sembra che per ora siamo apposto”, sorrise Joker, proprio mentre un tonfo assordante fece sobbalzare la nave.
“Allarme! Rilevo una breccia nel ponte macchine. Inoltre rilevo un’altra squadriglia nemica di quattro elementi in arrivo da Nord-Est”, avvisò IDA con la solita voce creata da un sintetizzatore vocale.
“……Me e la mia boccaccia!”, si prese la colpa Jeff.
“Tieni occupati gli altri Joker!”, gli fece forza il comandante, “Io prendo una squadra e vado nel ponte macchine”
Il comlink di Shepard si attivò mentre si dirigeva verso l’ascensore, “Comandante”, la voce era di Jack, “Potevi dirmelo che sarebbero arrivati ospiti! Non ho avuto neanche il tempo di dare una ripulita…..Ma guarda, non ha portato neppure un po’ di vino!…..Ho il permesso di metterlo alla porta?”
“Permesso accordato David! Resisti! Io e Grunt arriviamo a darti man forte”, gli rispose, trattenendo una risata, Shepard.
L’ascensore si fermò di scatto. Le porte si aprirono in un fremito. L’Oculus stava già facendo danni, librandosi nell’aria e sparando col suo raggio letale. Jack provava a tenerlo a bada con l’Intervention rotolando da un riparo all’altro, ma il bastardo aveva la pelle dura.
“Il nostro amico qui ha la pelle più dura di quanto mi aspettassi”, fece il nostro a Shepard quando si avvicinò, “Avresti mica quel bel lanciarazzi ML-77?”
“Mai uscire di casa senza”, disse il comandante mostrando l’arma pesante al compagno, “Ok, voi due mi fornirete copertura, mentre io mi faccio avanti e lo elimino, d’accordo?”
Grunt e Jack annuirono. Entrambi uscirono dalle loro coperture ed iniziarono a bersagliare l’Oculus con tutto ciò che avevano. I loro proiettili sfrigolarono contro la corazza del nemico, ma non sortirono alcun effetto significativo. La sfera sembrò irritata della loro presenza ed iniziò a bersagliarli con la sua arma primaria. Distratto da ciò, non si accorse di Al che, uscito dalla copertura, lanciò un’intera salva del lanciamissili contro il suo avversario metallico. I missili non gli lasciarono scampo, l’impatto diretto con i missili danneggiò seriamente l’Oculus che sbattè più volte contro il soffitto della stiva prima di essere sbalzato fuori da una bordata della nave.
“Joker che diamine sta succedendo la fuori?!”, urlò Shepard al suo pilota, mentre lui, Jack e Grunt tentavano di mantenersi in equilibrio.
“Un piccolo problema di detriti comandante”, rispose Jeff, tradendo la sua concentrazione con un piccolo improperio di stizza, “Sto facendo lo slalom in un dannato labirinto di resti metallici fluttuanti con alle calcagna degli occhi assassini….Pensavo fosse una buona idea in principio”, provò a scherzare.
“Le nostre barriere cinetiche non sono adatte a respingere urti di oggetti a massa così elevata signor Moreau. Livello energetico 43%”, si intromise IDA.
“Lo, so IDA, lo so. Ma è anche per questo che le abbiamo aggiornate insieme alla corazza”, la punzecchio Joker.
Altra scossa destabilizzante, “Nuova incursione nell’hangar, comandante”, avvisò l’IA.
“Ce l’abbiamo davanti IDA. Non c’è bisogno che mi dici le cose ovvie”, disse di rimando Shepard, mentre degli spari riempivano il sottofondo della chiamata.
Un altro Oculus era penetrato nella stiva. Non era proprio serata per quella zona della nave. Grunt caricò la sua corazza esterna e si fece sotto con il suo M-300 Claymore. Fu poco più che una mosca per la palla fluttuante. Un colpo di laser per poco non segò a metà il Krogan, che si gettò di scatto dietro una grosso container. David abbandonò il CheyTac in favore della Zangetsu, se c’era un arma adatta a penetrare quella spessa corazza era proprio quella lama. Si arrampicò sopra il container dietro cui era nascosto Grunt e spiccò un balzo verso l’Oculus. La lama ad oscillazione trapassò il coriaceo rivestimento metallico andando a conficcarsi in tutta la sua lunghezza nella sua preda. La sfera avvertì la breccia ed iniziò a muoversi convulsamente per staccarsi di dosso il Quarian abusivo. Questi violenti scossoni resero più facile per la lama discendere lungo la corazza, andando a creare uno squarcio verticale sul lato sinistro dell’avversario. Arrivato a fine discesa, Jack fece perno sul corpo metallico ed estrasse via lama, per poi saltare via dall’agitato Oculus. Diede poi un cenno al Krogan che colse al volo l’occasione per crivellare di colpi la parte scoperta della sfera. Il sintetico accusò le raffiche andando quasi a poggiarsi nel pavimento della stiva. Al non aspettò oltre, equipaggiò nuovamente l’M-77 e fece fuoco nella breccia aperta da Jack. L’Oculus subì l’esplosione e, avvolto dalle fiamme, rotolò fuori dalla stiva per poi esplodere nello spazio vuoto.
“Direi che non tornerà a farci visita tanto presto”, ridacchiò sonoramente il Krogan.
Tornato sul ponte di comando, Shepard si avvicinò a Joker, “Rapporto sull’entità dei danni?”
“Barriere cinetiche al 30%. Nessun altro danno significativo”, rispose IDA per il pilota, “Stiamo uscendo ora dal campo di detriti”
“Cerchiamo di avvicinarci senza richiamare altre attenzioni”, provò a dire Shepard poggiando una mano sul sedile del suo pilota,
“Spiacente comandante. A quanto pare stanno mandando a farci visita un vecchio amico”, affermò Joker iniziando le manovre di ingaggio.
Effettivamente, da un entrata laterale della base, si staccò in volo la nave dei Collettori. La stessa che anni addietro aveva eliminato la prima Normandy ed ucciso il comandante. Non appena fu in assetto da battaglia, l’immensa nave dalla strana forma allungata e con un design strutturale con nessuna parvenza di significato, a parte il motore e le lance stabilizzatrici laterali, aprì il fuoco con il suo potente cannone particellare. Joker ricordava bene la potenza di quell’arma e per nulla al mondo avrebbe permesso che la SR-2 cadesse sotto il fuoco nemico. Si destreggiò subito in virate e piccoli loop circolari, in modo che l’armiere del cannone non avesse ne il tempo ne il modo di correggere la traiettoria del raggio infernale.
“Mostriamogli gli artigli!”, incitò Al, “Così vedremo anche se tutte quelle ore spese da Garrus per calibrare il cannone sono servite a qualcosa”
Poco sotto la prua della nave, il potente cannone Thanix apparve sotto la livrea. Di geniale intuizione Turian e di tecnologia simile a quella della Sovereign, questo cannone basava la sua potenza di fuoco su un sistema magnetico-idrodinamico. All’atto pratico il complesso circuito interno del cannone, costituito da una lega di ferro e tungsteno, spara proiettili di metallo estremamente caldo (praticamente allo stato di plasma) accelerati a velocità relativistiche (per una frazione di secondo il proiettile raggiunge la velocità della luce) da un campo elettromagnetico interno alimentato dall’elemento zero. Il metallo liquido di solidifica l’istante successivo all’uscita dalla canna dell’arma, acquisendo una forza cinetica tale da poter perforare qualsiasi scudo o corazza. Di facile installazione e dimensioni ridotte è possibile installare il Thanix sia su caccia che su navi di grandi dimensioni. Inoltre i tempi di ricarica, insignificanti rispetto alla potenza dell’arma, permettono di sparare in tutta sicurezza ogni cinque secondi.
Le due canne da fuoco del cannone si riempirono di una luce blu, appena prima di veder schizzare fuori da esse due lampi che si accanirono come squali sulla nave dei Collettori. Una tremenda esplosione lasciò intuire i danni arrecati dalla potenza di fuoco dell’arma primaria della Normandy. Ciò, tuttavia, non bastò a far capitolare i loro avversari, che risposero subito contrattaccando con una sferzata del loro raggio particellare. Joker riuscì comunque ad evitare facilmente quel colpo, sparato più con la voglia di rivalsa che con precisione.
“Finiamo il lavoro!”, sentenziò Al.
“Certo comandante! Prendete questo, brutti figli di puttana!”, si esaltò Jeff sparando un altro colpo di Thanix.
E quella fu l’ultima cosa che i Collettori videro. Un fulmine blu che li centrava in pieno. Il resto fu solo un’immensa esplosione. A causa della sfortuna, quell’ultima detonazione fu più pericolosa degli attacchi precedenti. L’onda d’urto mise fuori uso i sistemi principali della Normandy, così che non ci fu altro da fare che tentare un atterraggio di fortuna sulla base dei Collettori stessi. L’impatto col suolo non fu certo dei migliori, il rumore secco del metallo che si trascinava sulle lamiere della base riempì le orecchie a tutto l’equipaggio, mentre scossoni e sobbalzi sballottavano i presenti a bordo come fossero in un frullatore spaziale. Ma anche quel momento passò. La nave arrestò la sua corsa cozzando la sua livrea contro un oggetto abbastanza grande da impedirle di andare oltre.
Rialzatosi da terra, Shepard chiese, “Tutto a posto Joker?”
“Diciamo di si”, gemette quello rimettendosi ritto sullo schienale del sedile, “Credo di essermi rotto una costola….o forse tutte quante”
“IDA, che mi dici della Normandy?”, domandò il comandante all’IA di bordo.
“Tutti i sistemi primari sono offline. Sarà necessario del tempo prima che tutte le funzioni possono essere ripristinate”, sentenziò IDA, quasi pronunciando una sentenza.
“Sapevamo che il biglietto poteva essere di sola andata….La nostra priorità rimane comunque salvare i civili ed eliminare la base dei Collettori….Richiama l’equipaggio Joker, gli voglio in sala conferenze per il briefing prima di subito”, concluse Shepard.
 
L’atmosfera era abbastanza tesa all’interno della stanza. Tutti si tenevano impegnati a modo loro. Chi controllava le armi, chi si muoveva nervosamente camminando avanti ed indietro pensando e rimuginando, e chi stava semplicemente in silenzio in attesa che il comandante iniziasse a parlare.
“Sapevamo tutti che questa possibilità si sarebbe potuta presentare”, asserì Shepard poggiando entrambe le mani sul tavolo, “Ora, però, non ci deve importare se la Normandy potrà riportarci a casa o meno. Ci dobbiamo focalizzare sul perché siamo venuti qui: fermare i Collettori per sempre! E ciò vuol dire elaborare un piano per distruggere questa stazione. IDA, mostraci la tua scansione della base”
La figura giallastra di una nave apparve al centro del tavolo delle conferenze, creata da un oloproiettore posto sotto di esso.
“Raggiungendo il punto di snodo principale dovreste riuscire a sovraccaricare i loro sistemi primari”, disse l’IA indicando con un punto luminoso la zona interessata.
“Questo significa raggiungere il cuore della stazione”, aggiunse Jacob, “Oltre questo grosso picco energetico”
“Quella è la sala centrale”, asserì Al, “Se i coloni o il nostro equipaggio sono ancora vivi, deve essere lì che i Collettori gli hanno portati”
“Ci sono due strade principali comandante”, continuò Taylor, “Suggerirei di divederci in due squadre per confondere i Collettori e poi riunirci nella sala centrale”
“Non credo sia una buona idea”, si oppose Miranda, “Vedi queste porte? Sono bloccate. Servirebbe qualcuno che le sblocchi per permettere l’avanzata delle due squadre”
“C’è sempre un punto debole”, riflettè Shepard analizzando la mappa, “Eccolo qua! Un condotto di ventilazione. Potremmo mandare qualcuno attraverso di esso”
“Praticamente un suicidio volontario….Mi offro volontario”, fece un passo avanti Jacob.
“Apprezzo il coraggio, ma non andrai tu, non saresti in grado di disattivare il sistema di sicurezza in tempi brevi….ci vuole un tecnico esperto”, il comandante guardò d’istinto la persona su cui sapeva già di poter contare, “Tali….Te la senti di farlo?”
La Quarian sembrò presa alla sprovvista, ma non si tirò indietro, “Conta pure su di me Al”
Jack non fu molto contento di quel breve scambio, palesemente era preoccupato per Tali, “Comandante, e se andassi io? Posso cavarmela bene anche in una situazione del genere”, si intromise.
“No David”, rispose secco il comandante, “Ho bisogno di te nella prima squadra d’attacco, non posso privarmi di un tiratore eccellente come te in questo frangente”
Picche non insistette oltre, sapeva sarebbe stato inutile. Lanciò uno sguardo preoccupato a Tali prima di riportare l’attenzione sul resto della conversazione.
“Chi sarà allora a guidare la seconda squadra Shepard?”, chiese la Lawson facendosi palesemente avanti per quel ruolo.
“Francamente non pensavo a te Miranda”, fece Al intuendo le sue intenzioni, “Garrus ti senti abbastanza preparato per lo scettro del comando?”
“Tu lo dici Shepard. Io lo sono”, rispose, caricando il Mantis, Vakarian.
Shepard annuì in un sorriso complice, poi tornò a rivolgersi al resto dei propri uomini, “Non so cosa troveremo la dentro….Abbiamo già perso dei compagni di viaggio, facciamo in modo di non perderne altri…..Ma non voglio mentirvi, non sarà facile….. Sappiate però che ho fiducia in voi, dal primo all’ultimo….I Collettori hanno rapito migliaia di persone, forse centinaia di migliaia, ma oggi noi chiuderemo i conti…..Oggi vi chiedo di rischiare, di lottare e di non esitare difronte a niente….Portiamo a casa la vittoria tutti insieme….Non ho intenzione di riempire delle bare alla fine di questo giorno e questo è un ordine….Chiaro?”
Tutti annuirono a quelle parole. Non ci furono grida di battaglia o gesti di assenso, bastava guardare negli occhi ognuno dei presenti per capire che nessuno di loro era più motivato, carico e concorde con le parole del proprio comandante che in qualsiasi altro momento della loro vita. Nessuno verrà abbandonato. Nessuno verrà dimenticato. Uh-Ah!
 
Kingdom Hearts –Destiny’s Force
 
Tutti i membri di entrambe le squadre scesero dalla nave nei gruppi già organizzati. Poco prima di dividersi per le due strade designate, Jack accompagnò Tali all’ingresso del sistema di ventilazione.
“Sei davvero sicura di volerlo fare?”, chiese il nostro con evidente tensione,
“Stai tranquillo”, rispose lei cercando di rassicurarlo, “Non sono la fanciulla indifesa delle favole Umane. So badare a me stessa….e poi ti ricordo che io ho affrontato e sconfitto Saren, non mettere in dubbio le mie capacità”, concluse lei in tono falsamente offeso,
“A volte dimentico che sei molto più forte di quel che appari”, rise lievemente Jack, mentre apriva il portellone d’accesso con un rapido tocco del factotum.
Tali entrò lentamente nel condotto, non era esattamente il posto in cui desiderava trovarsi, ma sapeva che Al e tutti gli altri contavano su di lei per riuscire ad addentrarsi attraverso la fortezza dei Collettori. Prima di richiudere la porta d’accesso dietro di se, si girò verso David, “Ci vediamo dall’altra parte allora…”
“Qualunque cosa succeda, io ci sono, ok? Se pensi anche solo per un istante che le cose si stiano mettendo male avvertimi, ti tirerò fuori da questo tubo in un batter d’occhio”, affermò lui sicuro.
Tali sorrise per qualche momento, poi richiuse il portellone ed iniziò la sua risalita in quel corridoio di metallo.
Poi Picche raggiunse Shepard e Samara, i quali stavano attendendo il suo arrivo in una piccola discesa a destra del condotto. Si scambiarono uno sguardo di intesa e poi si incamminarono lungo la via. Stilisticamente la base dei Collettori era un vero obrobrio: lunghissimi tubi percorrevano le pareti dell’enorme stazione, ramificandosi in settori di più ampia portata o dividendosi in piccole sub-unità di partizione. Inoltre era presente del tessuto organico, qualunque cosa fosse o servisse esso rendeva la stazione come viva e pulsante, talvolta i gas che uscivano dai diversi sfiatatoi, collocati nei posti più strani, davano l’impressione che il luogo respirasse. Tetro e lugubre, le maggiori fonti di luce interne erano date dalla luminescenza dei fluidi che scorrevano nelle tubature oppure da semplici fari posizionati anch’essi in loculi davvero particolari. Funzionalmente era, invece, tutta un’altra storia. Le componenti di dispersione di calore erano ancorate a piccoli carrelli che ne consentivano lo spostamento attraverso la base, così da poter essere portati dove più era necessario. Il pavimento era, in vari punti, creato con l’allineamento di più piattaforme mobili, ideali per rapidi spostamenti o per la manutenzione di un’area considerevole della stazione. Per quanto i Collettori fossero malvagi, bisognava riconoscergli una certa cura al dettaglio nel raggiungere i loro obbiettivi. Percorsero fino in fondo la discesa, poi furono bloccati da un messaggio di Tali, nel quale affermava che erano presenti dei piccoli blocchi nel condotto di ventilazione che bloccavano il suo incedere. Essi pareva che fossero unicamente aggirabili da un quadro di comando esterno situato in prossimità del condotto, ma bisognava sbrigarsi nel sbloccare la via, questo perché la temperatura all’interno del sistema di ventilazione si alzava esponenzialmente se il blocco non veniva rimosso, rischiando quindi di bruciare viva la Quarian. Il condotto era ancora lungo, quindi era lecito aspettarsi più di un ostacolo del genere lungo la via. Appena appresa questa notizia, quasi a dispetto, si palesarono i padroni di casa. Arrivarono ronzando come delle api, erano cinque Droni….i primi di una lunga serie. Una volta toccata terra, dal suolo comparvero delle coperture metalliche a fargli da scudo. Si poteva dire che erano davvero entrati nel vivo della festa.
“Qui Vakarian”, si fece sentire la voce del Turian nel comlink, “Abbiamo appena incrociato la strada con i Collettori”
“Ti sei premunito di biglietti da visita spero, Garrus”, fece, a metà tra l’ironico e il serio, Shepard.
Un colpo secco di Mantis intervallo la risposta dell’interlocutore, “Oh, non preoccuparti. Ne ho a bizzeffe”
D’altra parte, neanche la prima squadra saltò il rito delle presentazioni. Mentre Samara si premuniva di sollevare in aria due Droni con una singolarità, Jack si occupava di stampare loro in fronte il saluto dei soldati N7. Shepard non stette ovviamente a guardare, lanciando una granata oltre la copertura di due insettoidi, trasformandoli in una poltiglia giallognola. Ovviamente questo era solo il primo assalto. Durante tutto il percorso fino alla sala centrale ne affrontarono a dozzine di quegli esseri. In un paio di occasioni riuscirono anche a metterli alle strette, fortunatamente il lavoro combinato delle abilità tecnologiche di Jack, quelle militari di Al e quelle biotiche di Samara permise ai tre di uscirne senza troppi problemi. Più e più volte lungo il tragitto dovettero sbloccare la via a Tali che rischiava la vita dentro il condotto, ma fortunatamente, erano ormai in vista della sala centrale.
“Squadra due al punto di incontro”, confermò Vakarian, “Sarebbe meglio se ti sbrighi Al…Questa non è gente paziente quanto me”
“Vediamo l’ingresso Garrus!”, asserì Shepard, “Dacci il tempo di togliere l’ultima barriera per permettere a Tali di uscire dal condotto e arriviamo!”
Dicono che, in battaglia, è meglio non sperare che tutto vada per il meglio. Questo perché è credenza che quando una moltitudine di soldati pensa di poterla scampare, come d’incanto, si materializzi il nemico a disintegrare il loro morale. Sapete una cosa….un fondo di verità c’è in tutto questo. Dalle spalle della prima squadra arrivarono tre piattaforme mobili stracolme di ostili. Ci fu giusto il tempo di liberare la via all’interno della sala centrale per Tali, poi il fuoco nemico costrinse i tre a cercare riparo. La faccenda era nera, e molto anche. I Collettori sembravano più organizzati, più consapevoli delle loro possibilità, più efficienti sul campo di battaglia….come era possibile? La risposta stava nella figura luminosa al centro della marea di insettoni. Un Drone percorso in tutto il corpo da venature giallastre impartiva gli ordini ai suoi compari grigio scuri, doveva esserne il capo a quanto pare.
“Shepard”, annunciò quello con voce grave e solenne, “Arrenditi. Non puoi vincere contro di noi”
“Sembra che ce l’abbia con te comandante”, disse Jack ricaricando il CheyTac, “Vi conoscete?”
“Si….diciamo che abbiamo avuto qualche controversia in passato….Sai, lui è l’Araldo della nostra distruzione…Solite cose”, fece Al mentre si sporgeva a rispondere al Collettore con una raffica di Vindicator, “Ora come ora è meglio ripiegare però, avremo sicuramente occasione per affrontarlo ancora. Al mio segnale ci dirigiamo verso la porta, d’accordo?”, concluse Shepard.
Fu così che iniziarono a correre verso la sala centrale, mentre la seconda squadra forniva loro copertura. Ci stavano sperando….grave errore. Un onda biotica di intensità tremenda si abbattè su di loro. La porta si richiuse di scatto e Shepard si sentì risollevare da un compagno. Si lamentò di un dolore, ma si rimise in piedi subito, vide Samara poco distante da lui……ma non vide David.
“Oh Cristo…”, riuscì a bisbigliare. Si portò davanti alla porta, dove Tali stava già giostrando il quadro di controllo. La guardò senza trovare le parole giuste.
“Dimmi che non è dove penso”, riuscì solo a chiedere.
Il silenzio della Quarian e la sua fretta nel digitare sui comandi della porta furono più esaustivi di qualunque frase. Shepard portò velocemente la mano all’orecchio, attivando il comlink.
“David! Rispondi!”, urlò con apprensione,
“Tranquillo comandante”, rispose a voce piatta l’amico, “Non sono ancora morto”
“Ora ti apriamo, tieniti pronto a correre!”, ordinò Al, muovendo una mano in segno di calma verso il resto dell’equipaggio.
Quando Shepard spostò lo sguardo su Tali comprese che qualcosa non andava, “Che problema c’è Tali?”
“La porta…..le porte”, rispose in un filo di voce, “Non è lui ad essere bloccato fuori….Siamo noi ad essere rinchiusi qui dentro…”
“E questo cosa cambia?”, domandò con tono serio, “Vuol dire che non puoi fare entrare Jack?”
Tali gli volse uno sguardo che tradiva tutta la sua agitazione, “Significa che da qui non può entrare ne uscire nessuno Al….Siamo in trappola….E da qui non posso fare niente”
“E io so anche il perché comandante”, affermò Dave che stava ascoltando tutta la conversazione, così come il resto della squadra, “La stazione è come un immenso organismo vivente. E’ progettata in modo tale da mettere in quarantena una sezione se identifica un guasto o un qualsiasi altro problema tecnico in una delle sue stanze. Credo che l’Araldo abbia danneggiato un componente della sala con il suo ultimo attacco, così da intrappolarci la dentro….non ha calcolato però che qualcuno sarebbe potuto rimanere all’esterno”
“Questo come ci aiuta ad uscire di qui?”, chiese Miranda, intromettendosi nella conversazione,
“E’ presto detto dottoressa”, riprese Jack, mentre in sottofondo continuavano a sentirsi spari da ambo i contendenti, “Benchè danneggiata, la sala centrale è un punto di snodo troppo importante per tenerlo chiuso se si verifichino altri tipi di problemi in altre stanze….L’idea è quindi di muovermi da questo scomodo riparo e danneggiare le condotte energetiche della mia sala, in modo che il flusso debba per forza essere ripristinato nello snodo centrale….La cattiva notizia è che la mia zona verrà…-soppressa-“
“Che intendi con la parola –soppressa-?”, domandò Tali’Zorah con voce tremante.
David si concesse un attimo per dire la cosa in meno doloroso possibile, “…Significa che il terreno sotto ai miei piedi cederà, mancherà l’energia e la sala verrà riempita di Sciami Cercatori che si adopereranno per riempire il luogo con materiale organico in modo da mettere in stasi l’area….Dal loro punto di vista è una normale sterilizzazione….”
La Quarian non riuscì a reagire a quelle parole, rimase come bloccata sulla sua posizione, fu Shepard a rispondere, “Sicuro che non ci sia altro modo?...”
“Se non lo faccio sarete voi ad essere attaccati dagli Sciami……Non ho mai detto che sarebbe stata la cosa migliore per me…..ma è la cosa giusta da fare”, asserì Jack, cercando di controllare il tono della voce per farlo apparire il più calmo e rilassato possibile, “….Comandante, Garrus, Thane, Grunt e voi tutti….è stato un piacere combattere al vostro fianco….Vi sto dando le ali….Ora volate…”, concluse David citando le parole che il Colonnello Angelo usava spesso per motivare i Sacrificabili.
Poi passò nel canale privato per parlare con Tali, la quale la sentiva bene piangere cercando di sopprimere le lacrime, “Ehi…Non credo di avere le parole giuste per questi momenti….Non posso ammorbidirti la pillola perché anche io ti sto perdendo per sempre…..Avrei cento e mille cose da dirti, ma il tempo ci è contro….Sappi solo che ti amo….Il mio unico rimpianto è di non essermi fatto avanti fin dal principio….forse avremmo avuto più tempo….Sii forte….Keelah Se’Lai”
 
God knows you’re lonely souls
 
Mentre David si sfilava il casco dalla testa, lasciando che i lunghi capelli bianchi, effetto collaterale dell’ibridazione operata da Cerberus,  si sparpagliassero sul suo volto, gli venne in mente il vecchio discorso fatto diverso tempo prima con il Colonnello Angelo.
“Colonnello…perché ci chiamiamo Sacrificabili?”, gli aveva chiesto quella notte, in territorio nemico, mentre stavano montando il turno di guardia.
Dopo averci riflettuto un po’, il Colonnello intrecciò le braccia e prese parola fissando le stelle, “Ti detto che gli eroi non esistono vero? Ma non ti ho mai detto il perché di questo….Gli eroi sono o, meglio, esistono…..nella mente delle persone. Di coloro che vedono e sentono le gesta dei soldati che combattono al fronte da dei matti che esaltano le loro gesta affermando di averli visti fare carneficina di nemici o di aver tenuto una posizione da soli contro ondate infinite di nemici….Ed allora la gente idealizza nei modi più incredibili queste figure mitologiche e lo stato maggiore fa altrettanto, perché tutti hanno bisogno di eroi: donne, bambini, vecchi spocchiosi, politici belligeranti, perfino i criminali adorano i cosiddetti –eroi-….Ma è un errore del cazzo!......Secondo te cosa succede quando gli eroi, presunti dei immortali, invincibili cavalieri della giustizia muoiono?...Semplice, la gente perde la fiducia e la forza di lottare….Perchè pensano che, se non ce l’ha fatta lui, nemmeno loro avranno scampo contro l’avversità che gli si parerà di fronte…..Per questo ci chiamiamo Sacrificabili….perchè è ciò che siamo tutti….Noi combattiamo con i soldati, soffriamo con la nostra gente, subiamo la sconfitta e ci rialziamo come ogni essere vivente sulla faccia dell’Universo….Noi siamo quelli che combattono per la patria, per gli amici, per chi amiamo e a cui vogliamo bene….non ci alziamo al di sopra degli altri per quello che facciamo, non sbattiamo in faccia alla gente quello che abbiamo passato in battaglia per essere ammirati o gratificati….Noi compiamo il nostro dovere…..perché è la cosa giusta da fare….affinchè chi sta nei nostri cuori possa godere di miglior fortuna della nostra….Ecco chi sono i Sacrificabili….Ecco chi siamo”
 
“Benedetto il Signore, mia roccia, che addestra le mie mani alla guerra, le mie dita alla battaglia. Mia grazia e mia fortezza, mio rifugio e mia liberazione, mio scudo in cui confido…..L’uomo è come un soffio, i suoi giorni come ombra che passa….Le tue folgori disperdano i nemici, lancia frecce, sconvolgili…..Stendi dall’alto la tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque…..”
La Zangetsu vibrava nell’aria, mentre affondava la sua letale forma nel ventre dei Collettori. Cantava Ebony, mentre i suoi proiettili si conficcavano nelle carni dei suoi nemici. Correva David in mezzo a quella moltitudine, incurante della ferite provocate dai suoi avversari, lasciando perdere il dolore perché non poteva permettersi distrazioni. E loro, quei mostri come lui, non capivano perché egli non cadesse, perché non si fermasse. Nonostante il sangue che gli facevano uscire dal corpo, nonostante il dolore che gli procuravano, nonostante tutta la potenza di fuco che gli versavano contro….lui non si fermava….Perchè? Che aveva di speciale che loro non avevano?
 
I’m gonna die in a place that don’t know my name
I’m gonna die in a space that don’t hold my fame
 
“E come affronta la morte un Sacrificabile?”, lo aveva incalzato Jack,
“La morte non è mai un argomento semplice ragazzo….In molti dicono che tutta la vita ti passa davanti agli occhi prima di morire….Forse questo è vero se sei un malato terminale o se non ti si apre il paracadute. Ma se la morte ti coglie di sorpresa, l'unica cosa che hai tempo di pensare è: -Oh, merda!-….Ma la cosa davvero importante non è come affronti la morte o come te ne vai da questo mondo….Ho visto gente morire nei modi più strani e per i  motivi più futili…Se devi morire, non importa che ciò avvenga in battaglia per colpa di un mortaio, per un colpo di rimbalzo da un arma, per colpa di un matto per strada, di un ubriaco molesto o se ti crolla un palazzo addosso lasciandoti schiacciato sotto le macerie….Se devi morire….fai si che sia per qualcosa che ritieni importante….se morirai compiendo il tuo dovere, facendo qualcosa che ritieni giusto, per cui valga la pena di morire….allora saprai di aver dato tutto fino all’ultimo e che quello per cui hai dato la vita non è stato invano….Spero però che tu riesca a completare il tuo obbiettivo prima di crepare….morire sapendo con certezza che i tuoi amici, i tuoi compagni, colei che ami o qualunque altro sia il tuo obbiettivo è al sicuro...è la cosa migliore del mondo…..Perciò, fai sempre che ne valga la pena…Sempre”
 
God knows you’re a lonely souls
God knows you’re a lonely souls
God knows you’re a lonely souls
 
Ed eccola. La fine. David aveva tagliato i principali tubi di distribuzione energetica così che quella sala non potesse essere più usata come snodo al posto di quella centrale…ed aveva funzionato. Mentre le piattaforme, che formavano il terreno su cui si stava svolgendo lo scontro, precipitavano nel vuoto, Jack sorrideva tentando di tamponare il sangue che usciva copioso dalla ferita apertasi a sinistra del ventre. Non c’è niente di epico nella morte. Non esistono morti epiche. Certo, la gente potrà narrartele in modo che così appaiano ai tuoi occhi, ma in realtà non c’è quell’atmosfera mentre si sacrifica la propria vita per gli altri. Ecco, esistono le morti giuste. Le morti per coloro a cui teniamo, quelle sono morti di cui essere fieri. Non c’è epicità in questo gesto, ma c’è la volontà e l’amore di chi è pronto a fare ciò per difendere la vita dei propri cari. Non c’è epicità….c’è serenità. E il Jack di Picche cade nell’ombra, sereno, consapevole nel cuore che era giusto così.
“Vi ho dato le ali. Ora volate”
 
Un rumore di sblocco. Uno sbuffo. Un crepitio. Al abbraccia Tali….perchè non c’è cosa peggiore che perdere la persona a cui si tiene di più sotto i propri occhi con la consapevolezza di non poter muovere un dito per cambiare le cose. Eppure il comandante si costringe a dirgli la verità, non c’è tempo per i pianti, non c’è tempo per disperarsi….David gli ha dato la possibilità di andare avanti, non potevano permettersi di sprecarla. E così ripresero la marcia attraverso la stazione, motivati più che mai a completare la loro missione. Poco più avanti trovarono l’equipaggio rapito dalla Normandy, arrivarono giusto prima che venissero completamente trasformati in materiale organico per i loschi fini dei Collettori. Al li rimandò alla Normandy con Grunt come scorta. Si salvarono tutti. Proseguirono la loro corsa al cuore della base facendo a pezzi ognuno di quei viscidi esseri che aveva il fegato di mettersi sulla loro strada. Ed infine arrivarono a delle piattaforme che gli avrebbero portati al terminale di controllo principale permettendogli così di far saltare in aria la stazione. Tuttavia dietro la porta d’accesso alle piattaforme si stava ammassando un ingente quantità di truppe nemiche, così Shepard decise di portare con se solo Garrus e Tali, la quale si era proposta per prima di andare al terminale, mentre il resto della squadra avrebbe tenuto a bada i Collettori. Il comandante si voltò verso i suoi prima di andare:
“E siamo qua….la fine del viaggio. Nessuno di noi sarà più lo stesso dopo tutto ciò che abbiamo passato, nessuno ne rimarrà senza cicatrici, ma non è ancora finita! Tutto si riduce a questo momento ora…O vinciamo o perdiamo tutto….Rendetemi orgoglioso di voi….Rendetevi orgogliosi di voi stessi….Combattete per onorare i vostri cari, la vostra gente…e i nostri caduti…Non lasciate che sia stato tutto vano. Una mano nell’arma e l’altra nel cuore…Facciamogli vedere che non si scherza con i migliori della Galassia!”
I tre si staccarono poi dal resto dei compagni ed attraversarono lunghe sezioni della base fino ad incontrare il vero motivo per cui i Collettori rapivano gli Umani dalle loro colonie….un Razziatore. Stavano costruendo un gigantesco Razziatore Umano. Era altresì incompleto, ma era come osservare una bomba ad orologeria pronta ad esplodere alla minima vibrazione ed, inoltre, quell’enorme bestia sintetica era l’incarnazione di tutte le violenze e sofferenze che il genere umano aveva sopportato a causa dei Collettori. Doveva essere distrutto. Shepard ordinò a Garrus e Tali di distruggere i supporti che lo tenevano ancorato alle pareti della stazione così da farlo cadere nell’oblio delle profondità della base stessa. E così fu. Il gigante di metallo cadde nel vuoto, insieme al clangore del metallo e allo stridore delle armi. Ci fu subito una chiamata dell’Uomo Misterioso per decidere il destino della base. Voleva usarla per poter fronteggiare in futuro i Razziatori, ma Al non volle sentire ragioni. Quella base era un abominio, scomponevano le persone in materiale organico per i loro esperimenti, Shepard non avrebbe permesso che quel posto rimanesse in piedi. Una volta attivata l’autodistruzione ebbero una bruttissima sorpresa: la larva di Razziatore Umano non era poi tanto morta. L’enorme figura sintetica iniziò subito ad attaccare i tre con il suo laser primario situato nella bocca. Il campo di battaglia era piuttosto limitato in fatto di possibilità o approcci strategici, quindi si ridusse tutto allo sparare alla testa del mostro, preferibilmente cercando di colpire gli occhi. Fortunatamente la scarsa intelligenza del Razziatore e l’abbondante quantità di ripari giocarono a favore dei tre amici. Mentre Garrus utilizzava il Mantis per colpire proprio il bulbo oculare della larva, Tali utilizzava adeguatamente il supporto fornito dai missili del suo drone da combattimento Chiktikka Vas Paus e Al utilizzava il lanciarazzi ML-77 riempiendo la testa del Razziatore di esplosioni. In un impeto di rabbia, il gigante metallico spazzò il terreno di scontro con una manata, allontanando i nostri gli uni dagli altri. Il comandante si accorse subito di aver perso il lanciamissili, ma quel pensiero fu accantonato quando l’orribile testa del Razziatore si posizionò sopra di lui con il laser primario quasi carico. Sarebbe morto anche lui quel giorno….se non fosse stato per Tali’Zorah che, raccolto l’ML, lanciò l’ultima salva di missili disponibile proprio dentro l’imboccatura del laser, facendo esplodere mezzo cranio della larva in una tremenda esplosione. Mentre il mostro tirava finalmente le cuoia, le piattaforme si inclinarono quasi di novanta gradi, andando a far scivolare la squadra nello stesso abisso in cui era caduto il Razziatore. Shepard vide la Quarian scendere come un sasso verso il ciglio della piattaforma. Non ci sarebbe mai arrivato, ma ciò non impedì a Vakarian di farcela. Riuscì a prenderla proprio all’ultimo, giusto nell’esatto momento in cui il pavimento finì sotto ai suoi piedi. Non riuscirono a tirare un po’ di fiato neanche dopo quel momento, poiché una piattaforma, che girava vorticosamente su se stessa come una trottola, andò a schiantarsi con forza e violenza contro il loro punto d’appoggio.
 
E il tuo stesso cuore diverrà di Tenebra... L'ombra che tutto inghiotte...
Ci sarà sempre Luce anche nelle Tenebre più profonde...
Più ti avvicini alla Luce più si farà grande l'Ombra...

 
Buio. E’ questo che si vede quando si è morti? Il buio? O è semplicemente un’illusione, un’astrazione della mente?....No, nessuna astrazione, nessuna illusione….era vivo e quello che credeva essere buio, era semplicemente il pavimento della base. La ferita gli faceva ancora male, ma quello che più attirò la sua attenzione fu la piccola figura dalle sembianze insettoidi che gli si parò davanti.
“E dunque è sveglio”, fece quello, mentre armeggiava con quella che pareva essere una console di comando, “Non fare sforzi. C’è ancora tempo”
Jack si tirò su con le poche energie che gli rimanevano in corpo, si sentiva come se fosse stato passato in uno spremiagrumi e poi l’avessero gettato nell’immondizia dal trentesimo piano di un palazzo. Cercò di capire se aveva un arma con se, ma non ne trovò. Tornò a concentrarsi sul piccolo insetto, che ora lo fissava con i suoi multipli occhi brillanti.
“Chi sei tu?”, chiese ansimando il Quarian.
L’orripilante essere zampettò fino a lui, osservandolo con curiosità ed attenzione.
“Io sono l’Araldo della vostra Distruzione….e tu sei un mio servitore”, annunciò quello con voce roca, ma da cui non traspariva alcuna emozione.
David fece un sorriso divertito a quelle parole, “Credo che tu mi abbia confuso con qualcun altro, insettone. Io non sono servo di nessuno”
Il piccoletto si portò a pochi centimetri da lui, “Curioso….eppure ci siamo incontrati mooolto tempo fa…Sebbene non fisicamente…..Può la mente organica dimenticare certe cose?”
“L’unica cosa che non ho dimenticato è che tu hai quasi ammazzato me e i miei compagni lassù…e finchè potrò le mani buone ti assicuro che ti ammazzerò!”, e così fece o ci provò. Non appena alzò il pugno per attaccare, l’Araldo lo squadrò dritto negli occhi e una spinta biotica lo fece volare oltre la sua portata…Poi Jack si sentì come addormentare, ma non di un sonno voluto. E le palpebre si fecero pesanti, mentre cadeva nuovamente nell’oscurità
“Permettimi di darti le dovute spiegazioni Picche”, si rivolse a lui una voce ben nota, “Credo che sia giusto arrivati a questo punto”, era Lo Squartatore….di bene in meglio.
Abisso era più cupo e oscuro del solito quel giorno, dense nuvole di color blu/violaceo si muovevano in circolo ad una certa distanza dai due protagonisti di scena. La pesantezza dell’aria era avvertibile anche solo respirando. Lampi blu correvano di tanto in tanto ai lati dell’area, seguiti da tuoni dal suono grave e potente. Lo stesso Squartatore aveva qualcosa di diverso, gli occhi gli brillavano come se avessero preso fuoco, come se ci fosse qualcos’altro in più oggi, rispetto alla sua solita malvagità.
“Ti ricordi quella sonda che rubasti dal campo Prothean? Ti ricordi che ti mostrò delle cose?....Beh, diciamo che da quel momento in poi mi sono fatto alcune lunghe chiacchierate con l’Araldo…Tu non ti sei accorto di niente perché la loro comunicazione avviene a livello del subconscio….ma se il tuo subconscio ha un identità… ooooooh le cose cambiano radicalmente”, sogghignò malvagio, “Sai che cosa è il Ciclo?...Maledizione! Sempre a pensare alle donne stai!”, e se la rise nervosamente compiaciuto da quella squallida battuta, “No Jack. Qui non parliamo di quella puttana Quarian che ti sei portato a letto…..Qui parliamo di guerra…aspetta aspetta! Ora arriva la parte interessante”, si portò vicino a lui stringendolo con un braccio per le spalle e indicò con l’altra mano dinanzi a se cercando di immaginare lo spettacolo, “…Guerra….a livello Galattico!....Non lo trovi meraviglioso?...Insomma finalmente qualcuno farà pulizia, qualcuno farà giustizia liberando l’Universo dalla piaga mortale nota come vita organica!.....Decisamente sopravvalutata tra l’altro”.
Lo Squartatore si staccò da David, estrasse una spada molto simile alla Zangetsu e se la rigirò tra le mani compiaciuto, “Ora….lo scarafaggio la fuori mi ha proposto di diventare un membro dei suoi seguaci, Indottrinati o come cavolo si chiamano, e di partecipare alla guerra sotto il vessillo del vincente….Che vuoi che ti dica?...Ho accettato…Non si rifiuta mica la possibilità di fare massacri indiscriminati e dare libero sfogo alla mia passione per gli autografi….Il punto è….finchè sei qui….non posso dare il mio contributo…capisci?...Io voglio solo fare ciò che mi piace…quindi, fammi il favore di metterti da parte crepando una volta per tutte!!!”, calò un fendente in verticale sulla testa di Picche, ma lui lo schivò con una capriola all’indietro.
“Tu sei completamente pazzo….e io che credevo avessi solo bisogno di uno psichiatra. Vuoi la mia mente? Vuoi il mio corpo? Allora dovrai venire a prenderlo dalle mia mani cadaveriche figlio di puttana!”, ed estrasse anche lui la sua spada, entrambe le lame emisero delle scosse lungo il loro corpo metallico: blu per Picche e rosse per lo Squartatore, “Questa è la mia mente….ed il tuo contratto è scaduto”
Jack lo Squartatore si mise in posizione come la sua controparte, ridendo come un dannato, “Oh, ma io ho intenzione di rinnovare….e di diventare il padrone di casa soprattutto!....Sarà divertente Dave! Mostrami che trucchetti hai imparato…ti serviranno, dopotutto io sono te e so già ogni tua mossa!”
Un fulmine abbagliante e una pioggia scrosciante diedero il via alla resa dei conti tra le due facce della stessa medaglia.
 
I will suffer
I will burn
Let hate prevail
Enslave my soul
But I never surrender
 
CombiChrist –Never Surrender
 
E le spade si incrociarono. Fendenti multipli da ambo i lati. Taglio trasversale da sinistra. Sciabolata orizzontale a partire da destra. Proiezione secca in avanti. Affondi ripetuti. Nessun colpo a segno. Il livello della sfida è alto. Il clangore delle lame si sussegue nel buoi e nel freddo della pioggia. Attacco alle game. Balzo rapido e taglio verticale. Piroetta a sinistra e fendente alle scapole. Difesa rapida di controllo. Torsione del polso verso l’esterno, la lama non gli sfugge di mano. Testata alla fronte. Si incrina il visore dello Squartatore. Risposta violenta e acuta, doppio taglio trasversale intervallato da una schivata sulla destra. Nessun altro rumore, solo le spade e i fulmini. La pioggia cade muta sul terreno di battaglia. L’Abisso non è mai stato tanto in fermento. Vuole la morte, vuole il sangue. Qualcuno cadrà ed accontenterà quegli spiriti effimeri e fugaci. Posizione di guardia. Si studiano per qualche secondo, muovendosi in cerchio. Non si deve mai perdere il contatto visivo con la lama dell’avversario. Un attimo prima la perdi di vista e un secondo dopo potrebbe essere tra le tue costole a spingerti verso il baratro. Nuovo confronto. Fendente laterale mirato alla base del collo. Punta della lama avversaria causa deviazione. Adattare strategia. Con il piede perno girarsi verso sinistra e colpire con una gomitata al volto. Il visore va in frantumi, mostrando gli occhi dello Squartatore, un’iride tipicamente Quarian e l’altra gialla brillante, e parte del viso, solcato da numerosi segni di indottrinamento. David rabbrividisce a quello che la sua controparte è diventato. Si è lasciato mutare e trasformare solo per assecondare un desiderio di sangue. Si mostra spazientito e onorato da quello sguardo, lo Squartatore. Ride e ritorna all’attacco più forte e rapido di prima. Taglio verticale potente. Il nostro para, ma la pressione esercitata dall’avversario lo fa cedere a terra. Calcio alle costole e al ventre. Benchè nella mente possa risultare in forma, nella dimensione reale fa tutto meno che bene.  Si rialza effettuando una capriola all’indietro. Tenta un affondo, ma il nemico si defila di lato e gli assesta un pugno al volto con la mano libera. Lascia che il peso e l’energia cinetica lo facciano roteare, poi Jack libera un fendente in rotazione procurando una ferita orizzontale poco profondo appena sopra il petto dello Squartatore. Questo a lui non piace. Nuovo attacco fulmineo. Fendenti laterali in successione. E’ uno schema, il corpo si adatta a rispondere a stimoli ripetuti in modo consecutivo in meno di tre secondi e ce ne vuole almeno un altro per rispondere ad una variazione di pattern. E così non è abbastanza rapido. Un affondo improvviso, in quella sequela di colpi, rompe il ritmo e provoca una ferita profonda a sinistra, vicino al fegato. Urge improvvisare. David sposta tutto il corpo in avanti impedendo allo Squartatore di riportare indietro la lama. Troppo tardi se ne accorge quello. Fendente dal basso verso l’alto. Provoca ferita nell’interno coscia e penetra nel braccio non armato fino all’osso. Urla di dolore. Picche si allontana reggendosi la ferita. Lo Squartatore lancia improperi e si appoggia con il ginocchio destro a terra. Cerca di stabilizzarsi mettendo la lama con la punta rivolta a terra. E’ l’occasione migliore. Assalta senza pensarci…e quasi non ci rimane. L’ologramma sparisce davanti agli occhi. Lo sente dietro. Si gira di scatto e cerca di parare, ma la violenza del fendente gli fa scattare via l’arma dalle mani. Ultime mosse. Diretto al volto della propria controparte malvagia, deviazione causata dalla mano del braccio libero. Adattamento. Colpo al costato. A segno. Ripeti azione. Tre colpi consecutivi. Si riprende. Ginocchiata seguita da un calcio al volto. Prima buona, il secondo viene fermato d’istinto. Disarmare. Blocco al braccio destro. Torsione violenta all’esterno. La mano non trattiene la spada. Risponde immediato con pugno discendente. Picche riesce a defilarsi sacrificando la sua buona posizione offensiva. Sbaglia. Lo Squartatore lo trattiene e, con una rapido scossone, lo solleva e lo proietta sul pavimento. Estrae una pistola.
“Fine dei giochi!”, sibila minaccioso, l’occhio che brilla come un faro nelle tenebre.
-Il suo vantaggio: la posizione dominante e la possibilità di usare un’arma da fuoco-, pensa David, -Il mio vantaggio: la sua rabbia e la sua superbia-
“Mi spiace contraddirti…ma qui sei tu che hai perso”, lo minacciò il nostro.
Rise il suo nemico, mentre gli puntava la pistola alla testa, superbo appunto, “E chi è che ha una pistola puntata alla testa?”
“Non io”, concluse David.
Sparo. Prevedibile. La testa si sposta a sinistra e schiva il proiettile. Il magnete inserito nel manico della Zangetsu viene attirato verso il palmo di Picche grazie all’attrazione magnetica. Affondo nel costato. Piccolo schizzo arterioso macchia il suo viso. Non è finita. Getta via la spada e ruba la pistola al suo avversario. Tre colpi al petto. La pioggia smette di scendere. I fulmini, i lampi e i tuoni cessano di botto. Ecco la vera fine dei giochi.
L’Abisso si queta. Non c’è più nulla da richiedere. Le ombre fanno spazio ad una tenue luce che discende dall’alto bagnando i due attori. Lo Squartatore traballa, ha uno sguardo stranamente compiaciuto e felice. La luce oscura che proveniva dal suo sguardo è svanita, sembra diverso.
“Alla fine ce l’hai fatta….vecchio bastardo”, parla col poco fiato che gli rimane, “Ciò vuol dire…”, tossisce brevemente, “…Che io non ti servo più”
“Non ho mai avuto bisogno di te”, lo squadra irato il nostro.
Ride un poco lo Squartatore, “Questo è quello che credi tu”, gli sorride raggiante, “Non ti sei mai chiesto perché io sia nato?....Perchè io sia venuto a fronteggiarmi con te?”
David riflette. Non se l’era mai chiesto. Credeva che fosse semplicemente la sua parte più oscura e malvagia…il suo opposto….il suo Yin.
“Quando Jen è morta tu ti sei lasciato andare”, spiegò quello dolorante, “Non avevi più uno scopo…e quello che è successo dopo….i Sacrificabili….Cerberus….l’ibridazione….Stavi perdendo la tua anima Jack….ma il tuo cervello non ti ha abbandonato….Così sono nato io….Io sono quello che ti doveva rimettere sulla strada David…Sono quello che ti doveva sbattere in faccia i tuoi problemi…che ti doveva ricordare come combatterli….come vincerli….Dovevo essere la parte più oscura e malvagia della tua anima….dovevo essere l’incarnazione delle tue paure e debolezze….Così che tu potessi un giorno sconfiggermi eliminando questo fardello dalla tua anima….Ora ce l’hai fatta….Ciò vuol dire che hai accettato quello che sei, quello che eri e quello sarai….Non avresti mai potuto riuscirci senza scendere a patti con te stesso….Hai accettato di essere qualcosa di diverso…hai sopportato le tue paure e te ne sei liberato…..e l’amore ti ha traghettato verso la tua redenzione….Ora Rinasci sotto nuova forma…Niente più conti o debiti col passato….Io cado nell’ombra per lasciare il posto ad un rinnovato David Mason…ad un nuovo Jack di Picche…Cado nell’ombra senza rimpianti…sapendo che il mio dovere è compiuto….sapendo che mi lascio dietro qualcuno che non vacillerà mai più…Addio David….o forse dovrei dire…..Keelah Se’Lai”
Si scompose in tante piccole scintille luminose che si dispersero nell’aria. È così che succede? Una vita a lottare, senza tempo per gli amici, e alla fine sono solo i nemici a portarci delle rose. Colui che Picche aveva odiato e temuto per tutto questo tempo….non era altro che il vero buono in quella valle di lacrime. Ed anche quello era sacrificio. Si era finto il male più grande, aveva avvolto la sua figura dalle ombre più nere…solamente per la salvezza della parte meritevole di vivere. Jack lo Squartatore….il sanguinario, il killer, la bestia nera, il corvo…era il migliore di tutti gli amici. Non era facile da accettare, ma era la verità.
David se ne convinse e non potè fare a meno di pensare a quali sofferenze dovesse aver subito per quella parte la sua nemesi…nonostante fosse solo una creazione del suo subconscio, Jack doveva ammettere di dovergli tanto…forse tutto.
“Riposa in pace…amico mio….Keelah Se’Lai”
E Picche si risvegliò con la Zangetsu in mano, puntata verso l’Araldo.
“Impossibile!”, urlò con voce cupa quello, “Tu non puoi resisterci!”
“Mi spiace contraddirti lampadina”, fece Jack avanzando, “Ma, come ho detto, io non sono schiavo di nessuno”
“Tu non puoi fermare l’inevitabile. Così come non può Shepard. Siete tutti condannati! E’ inevitabile la vostra caduta, così come lo è stato per tutti coloro che hanno vissuto prima dell’Avvento. Vi muovete affannosamente come pesci fuor d’acqua. Cercate di raggiungere una salvezza, una speranza che non esiste. Siete in mezzo al deserto e noi siamo quelli che porranno fine alle vostre sofferenze”, imbeccò bercio l’Araldo.
“Staremo a vedere. La sopravvivenza è questione non solo di soldati e armi, ma anche di cuore…e questo punto non gioca a vostro favore. Saluti a casa…bastardo!”, concluse David, menando un fendente che tranciò di netto il collo dell’alieno dalla forma di insetto.
Una forte scossa percorse la stazione. Shepard doveva aver completato il suo obbiettivo. David sorrise un poco, ma subito una fitta lancinante gli ricordò le sue condizioni reali. Stava perdendo troppo sangue e l’intera stazione stava per scoppiare come un fuoco di Capodanno. Era meglio trovare una via di uscita ed alla svelta pure!
 
La Normandy SR-2 riuscì ad abbandonare il centro Galattico poco prima che l’immensa onda di fuoco e detriti riuscisse a raggiungerla. Il comandante ed i suoi avevano completato la missione. Perdite quasi nulle tra i membri dell’equipaggio rapiti. Una sola perdita tra i suoi compagni di squadra. Una bara faceva mostra di se nell’hangar. Una bara vuota senza niente che potesse far capire a chi era indirizzata. Il silenzio attorno a quel momento era carico di rispetto. Tali era visibilmente distrutta e Garrus le stava accanto, pronto a sostenere l’amica in quel momento così fragile. Il comandante aveva proferito solo un breve discorso alla presenza dei suoi uomini.
“Trattenendo il respiro ho visto la stazione dei Collettori esplodere”, il tono carico di tristezza e d’orgoglio, “Ce l’abbiamo fatta…Abbiamo compiuto l’impossibile…Siamo passati dal portale di Omega 4 e ne siamo tornati vincitori….Abbiamo perso un compagno valoroso in questa impresa, David Mason, ma grazie al suo sacrificio siamo riusciti ad impedire che i Collettori creassero un Razziatore ed abbiamo messo fine ai rapimenti sulle colonie Umane…Avrei voluto dirgli addio guardandolo negli occhi….A volte ho sentito parlare degli ibridi come fossero oggetti o animali…come se fossero completamente diversi da noi….ma sono tutte cazzate…perché nessuno al mondo ha dimostrato più umanità di David Mason…Vi chiedo di osservare un minuto di silenzio…In segno di rispetto e stima per il nostro compagno ed amico”
Tali lascia il ponte dopo quelle parole e corre a rifugiarsi nella sala del reattore. Garrus vorrebbe seguirla, ma Al lo ferma facendogli cenno di dissenso con la testa. Aveva bisogno di tempo…che forse non sarebbe mai bastato. Sarebbero andati a trovarla più tardi, non c’era un momento giusto, ma era meglio che gli amici le fossero vicini dopo che si fosse sfogata un po’. Tali non meritava tutto ciò, Al voleva che sapesse che non era sola.
Il comandante gettò un ultimo sguardo verso la bara. Fece il saluto e se ne andò lentamente insieme a tutti gli altri.
“Comandante”, fece la voce di IDA all’interfono, “Una chiamata da parte dell’Ammiraglio Hackett in attesa nella sala briefing”
“Vado subito IDA, grazie”, fece Shepard avviandosi verso il ponte principale con l’ascensore.
“Buongiorno Ammiraglio”, salutò il comandante,
“Buongiorno a lei Shepard”, rispose l’Ammiraglio, in perfetta tenuta militare, “Sarò sincero comandante….Ho risposto alla sua richiesta di sentirci non solo per ascoltare ciò che aveva da dirmi, ma perché ho da sottoporle una questione urgente”
“Ho il permesso di esporre prima il mio caso signore?”, chiese Al con tranquillità,
“Certamente. Faccia pure”, lo invitò Hackett con un gesto della mano sinistra,
“Ha mai sentito parlare della squadra Raven’s Nest signore?”, domandò Shepard serio.
L’Ammiraglio si accigliò al sentire quel nome, “Si…devo ammettere che non mi è nuovo”, confermò l’uomo,
“Allora si metta comodo Ammiraglio. Ho una lunga storia da raccontarle…..”
 
-Perso troppo sangue. La tuta ha fatto l’impossibile, ma pare che io sia proprio al limite-
David era riuscito a sfruttare una piccola capsula di emergenza per fuggire dalla letale esplosione della base dei Collettori, ma le sue ferite erano ancora troppo gravi.
Si voltò verso l’oblò, ammirando le stelle, “E’ bello lo Spazio….A volte mi chiedo se davvero ne valga la pena di fare ciò che facciamo se tanto siamo solo uno sputo nell’Universo…Ci saranno mali del genere anche nelle altre Galassie?...Siamo gli unici dediti alla guerra o a certi tipi di avversità?...Chi lo sa?....Forse non avrò mai una risposta….Cado nell’ombra….con un unico rimpianto…..Tali…avrei voluto avere più tempo…Perdonami”
 
Shinedown -Unity
 
I found a note with your name
And a picture of us
Even though it was framed
And covered in dust
It's the map in my mind that sends me on my way

They say it's never too late
To stop being afraid
And there is no one else here
So why should I wait?
And in the blink of an eye the past begins to fade

So have you ever been caught in a sea of despair?
And your moment of truth
Is the day that you say “I'm not scared”

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time

I've seen a million miles
Met a million faces
Took all I knew
To reach all these places
And I'd do it again
If it brings me back to you

So have you ever been caught in a sea of despair?
And your moment of truth
Is the day that you say “I'm not scared”

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time

Put your hands in the air

Put your hands in the air
If you hear me out there
I've been looking for you day and night
Shine a light in the dark
Let me see where you are
‘Cause I'm not gonna leave you behind

If I told you that you're not alone
And I show you this is where you belong
Put your hands in the air
One more time
Put your hands in the air
One more time

 
 
 
THE END


 
Nota di fine registro:
 
Sono un po’ inquieto. Ho una malsana e continua voglia di fumare. Mai avuta in vita mia.
Sono successe tante di quelle cose durante la stesura del capitolo, alcune che ne hanno segnato profondamente l’incedere. A volte la vita da e a volte la vita toglie. Ho sempre amato l’informatica per quella profonda sensazione di controllo che mi restituiva. Lavorare con i bit è semplice, eseguono gli ordini senza discutere, plasmano il mio mondo e se c’è qualcosa che non va riferiscono così che possa aggiustare tutto. La vita non è così. Non puoi aggiustare tutto. La morte è irreversibile ad esempio. E quando qualcuno a cui vuoi bene ti lascia e tu sei lontano e non puoi andare a stare con i tuoi cari….ti senti da schifo. Ti senti da schifo perché non l’ultima volta che hai parlato con lui, o lei, è stato al telefono. Avresti voluto stargli vicino, ma non hai potuto. Mi sento come un codardo. Non gli ho detto che gli volevo bene, ne che era una persona fantastica. Mi sento da schifo perché mi illudevo di poter mantenere il controllo e così non è stato. Gli ho voluto bene con tutto il cuore e non ho avuto la forza di guardare dentro la bara. Stringevo tra le braccia mia zia  mentre piangeva e io che non sapevo cosa fare e che cercavo di non piangere per essere forte per lei.
Scusate questa parentesi, ho voluto scaricarmi in queste poche righe. Non volevo scaricarvi addosso i miei problemi, chiedo scusa per lo sfogo.
Torniamo al capitolo e alla storia.
Come ho detto ha subito parecchie influenze, ma ho deciso di scriverlo col cuore in mano senza tornare indietro in quello che mettevo nero su bianco. Ho voluto dedicare risalto al lato più umano del mio protagonista e questo ha probabilmente gettato ombra su tutti gli altri personaggi, anch’essi importantissimi comunque.
Jack di Picche è nato in modo scherzoso, proprio durante una partita di Poker con i miei amici, ovviamente aveva connotati decisamente diversi all’epoca. Mi sono divertito e compiaciuto della sua trasformazione, penso di aver tirato fuori dal mio cilindro qualcosa di buono. Avrà altresì i suoi difetti, ma è il mio personaggio, col quale ho vissuto le più grandi avventure. Spero, tramite lui, di avervi intrattenuto e di aver comunque dato un’impressione positiva della sua figura.
Jack lo Squartatore è nato, invece, in modo più ragionato. Volevo un cattivo, una nemesi che potesse competere con Picche, che sapesse come ragionava e come metterlo alle strette…un po’ come Joker fa con Batman, ma volevo che agisse nel modo più imprevedibile e nei momenti meno opportuni, così è diventato il subconscio di Picche. Ma non volevo che il suo ruolo fosse relegato a quello del guastafeste, volevo dargli più importanza e così ecco che il cattivo diventa il buono. Avrei desiderato concedergli più spazio, ma le dinamiche della storia mi hanno costretto ad un approccio differente. Spero comunque di aver fatto fare buona impressione anche a lui.
Le canzoni di questo capitolo sono tra le mie preferite in assoluto. In maggioranza derivano da Kingdom Hearts, questo perché è uno dei giochi con una delle soundtrack più belle che io abbia mai sentito e che meglio si adattava alla mia storia. Simple and Clean è come mi sento e come vorrei apparire a chi mi sta difronte. End Of The Worlds è una musica che sento sempre risuonare in un momento epico. Never Surrender è forse la più cattiva di tutte, ma mi serviva per dare il giusto significato ed impatto alla scena del duello finale.
Le citazioni. Ne ho inserito molte durante il mio viaggio. Mi piace che qualcuno quando legge la mia storia dica, ad esempio: -Ehi! Ma questa è una citazione ad Alien!”, così da stampargli un sorriso compiaciuto in volto. Sono piccole cose che mi piace fare.
Un’altra cosa che ho adorato è stato inserire indizi su quel che accadrà più o meno velati e in più parti di scritti, così da essere poi collegate e rivelare una verità dopo un po’ di ragionamento. Anche qui, sono piccole cose che spero abbiate apprezzato e notato.
Il mio viaggio si conclude qui. E’ stata una bellissima avventura che mi ha anche permesso di conoscere persone straordinarie.
Ringrazio tutti coloro che hanno postato una recensione: Martamatta, Lubitina, Chary e GiusXp.
Ringrazio tutti coloro che sono passati anche solo per dare un’occhiata veloce, che hanno letto e non hanno commentato.
Ed infine il ringraziamento più grande e speciale a quelle due spettinate di Andromedahawke e Johnee, fonti di ispirazione, di riflessione ed anche sdrogheggio. Senza di loro, i loro consigli e il loro constante supporto non avrei mai raggiunto certi livelli e forse non sarei mai arrivato in fondo alla storia. Se foste qui vi abbraccerei fino a farci diventare statue di roccia immortalate nei secoli :).
Direi che è ora di chiudere. Vi lascio con l’epilogo della storia. Forse qualcuno fra voi potrebbe aver capito dove andrò a parare.
 A presto….Spettinati!
 
 
 
Epilogo: Sarà Guerra
 
 
I raise my flags, don my clothes
It's a revolution, I suppose
We'll paint it red to fit right in
Whoa
I'm breaking in, shaping up, checking out on the prison bus
This is it, the apocalypse

I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my system blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age

 
Image Dragons -Radioactive
 
 
 
A qualche milione di anni luce dal braccio di Orione….
 
“E così è finita…..Hanno eliminato i nostri schiavi….Pensano di aver vinto…Di essere pronti per l’Avvento….Quanto sono sciocchi…..Tuttavia, è da riconoscere che alcuni di loro potrebbero complicare la velocità del nostro dovere….Due di essi sono particolarmente fastidiosi…Ed allora li colpiremo adesso! Nel loro momento di massima fiducia in loro stessi!....Adesso…io….Assumo il Controllo Diretto!”
 
……
 
……….
 
Calendari. Voci dimenticate. Mani. Dicono che la fine è vicina. Dicono che presto vedremo l’Apocalisse. Spero che la vedremo. Adorna la tua immagine. Adorna la tua vita. Adorna il tuo contratto. Alcuni dicono che una cometa cadrà dal cielo, seguita da una pioggia di meteoriti. Onde dal mare, seguite da qualche miliardo di stronzi sbalorditi. Apocalisse….stupida stronzata.
Ho una proposta per tenervi tutti occupati: Imparate a nuotare. Fanculo società. Fanculo precariato. Fanculo politica, incubatrice di aspiranti mafiosi. Impara a nuotare. Fanculo alle strette di mano sorridenti, maschere di nefasti segreti. Fanculo a queste catastrofi, insicure attrici.
Impara a nuotare.
Sto pregando per la pioggia. Sto pregando per le onde. Voglio vedere la terra cedere. Voglio osservarla andare giù. Non chiamarmi pessimista, prova a leggere tra le righe. Non posso immaginare perché non vorresti.
Amico mio, dai il benvenuto al cambiamento!
 
…..
 
………..
 
 
Mass Effect: Rebellion
 
 
Prossimamente, alla fine di questo Ciclo

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