Loving you could be a crime

di xbrokenarrow
(/viewuser.php?uid=134576)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuova vita scolastica. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Nuova vita scolastica. ***


Introduzione.

Matthew uscì di casa con un biscotto al cioccolato, 
che era intento a mangiucchiare, tra le sue sottili labbra. Delle goccioline di sudore gli rigarono il viso per un istante, e di certo ciò non era causato dal caldo e l'afa di quel giorno di settembre, almeno non del tutto. Era il primo giorno di scuola del terzo anno e, come al solito, era in ritardo. 
Quella mattina si era alzato alle otto meno dieci, quando sarebbe dovuto essere a scuola alle otto. Non ebbe il tempo nè di fare colazione, nè di salutare i suoi genitori, nè di litigare con sua sorella. Si era preparato in modo fugace nonostante fosse alquanto inutile, dato che sarebbe arrivato in ritardo ugualmente. Ma noi questo non facciamoglielo presente, lasciamolo vivere nella sua convinzione.
Non solo quel giorno avrebbe fatto infuriare i suoi insegnanti, ma più di tutti le alunne di quella scuola che ogni mattina lo aspettavano inutilmente davanti l'entrata per portargli lettere amorose, o dolcetti fatti in casa da loro. C'è da dire che Matthew era un ragazzo molto popolare a scuola, ma allo stesso tempo era bravo nello studio ( e questo nessuno dei suoi insegnanti poteva negarlo) e sapeva essere simpatico e dolce contemporaneamente. Non vi immaginate un ragazzo perfetto, senza difetti. A voi basta sapere che era come un idol per le ragazze della "Betsany School". 
Corse di fretta per raggiungere la bici parcheggiata nel vialetto, ingoiando l'ultima briciola del biscotto e quasi standosi per affogare. Ci montò su e iniziò a pedalare rapidamente. Il calore del sole lo stava uccidendo. Non solo si dovette sedere su un sedile alquanto bollente, ma dovette anche avere a che fare con il suo accecamento completo.
Dopo circa dieci minuti, arrivò finalmente a destinazione. Parcheggiò la bici sotto un albero grande abbastanza da fornire ombra e fresco per cinque ore, e iniziò a correre quando si fermò di scatto, era quasi paralizzato, alla vista di una ragazza. Si avvicinò lentamente e riuscì a scorgere, dietro ad una colonna di cemento, il suo professore di fisica intento a sgridarla. La ragazza aveva un'espressione indecifrabile, per non dire che addirittura sembrava non avere alcuna espressione in quel momento, ma una cosa era certa: era particolarmente bella e sicuramente straniera. Indossava una gonna jeans lunga fin sotto il ginocchio, e una semplicissima maglia bianca in cotone. Aveva dei bellissimi lunghi capelli rossi e ondulati, talmente lucidi e setosi da sembrare inreali. I suoi occhi erano molto particolari, il loro colore era simile ad un verde acqua ma molto scuro, praticamente un verde petrolio. Insomma potevi semplicemente sprofondore in essi senza rendertene conto minimamente. 
Matthew si avvicinò ancora di più, cercando di origliare qualcosa.
« ... Lei non solo è pazza, signorina, ma è anche arrivata in ritardo di tredici minuti e sta inventando la scusa più assurda che io abbia mai sentito! », il professore era a dir poco infuriato. La ragazza si fece avanti con un voce fievole ed un temperamento calmo, dicendo 
  « Gliel'ho detto, l'albero aveva bisogno del mio aiuto, me lo ha chiesto direttamente, non potevo certo ignorarlo! », ma il professore non ammise scuse « Signorina Howard, stia attenta, non mi faccia innervosire, la prego. Potrei arrivare addirittura ad andare dalla preside, e non le converebbe essendo il suo primo giorno di scuola qui, al Betsany. », disse in un sorriso che nascondeva la sua profonda irritazione. 
Matthew sospirò, alzando gli occhi al cielo, e si avvicinò con passo deciso e tranquillo spuntando alle spalle del professore, il quale saltò in aria stringendo i pugni per poi morderseli strabuzzando gli occhi. Ops!

« Signor Lamberton! Lei è nuovamente in ritardo, uhhh, che novità! Questa volta non la passerai liscia, ti avverto. » poi si girò verso la ragazza puntandole il dito indice di fronte, a pochissimi centimetri dal suo naso. « Anzi, entrambi non la passerete liscia. Tsè, alberi parlanti...» disse, borbottando l'ultima parte. Matt sorrise, divertito. Dimenticavo a dire quanto possa arrivare ad essere fin troppo simpatico, per certi versi. « Signor Zumiku, la ragazza ha ragione! Questo albero parla, glielo posso assicurare. Ho assistito personalmente all'intera scena! », il professore sentendo quelle parole, strabuzzò gli occhi e senza osar ribattere, si diresse verso la porta principale delle struttura, bisbigliando tra sé e sé: « E io che pensavo che alcune droghe non fossero permesse in questa scuola! Dovrò parlarne meglio con la preside...», di sicuro non stava scherzando. Era più che serio. Matt rise guardandolo andare via, poi si voltò verso la ragazza, ma quella non disse una parola. 
Lui stava per porgerle la mano per presentarsi, ma lei alzò la testa che poco prima era rivolta al pavimento e fece una smorfia. 
« Ti sei preso gioco di me. Tieniti pronto ai rischi. », e con ciò, accelerò il passo ed entrò a scuola, senza degnarlo di un minimo sguardo. Matt era semplicemente confuso, e la guardò andarsene, travolto da uno sguardo distrutto. 
 
Ok, fa schifo, era un'idea che avevo buttato su due piedi un anno fa circa, e rovistando tra le mie storie incomplete, ho trovato questa e ho deciso di pubblicarla. Naturalmente ho apportato alcune modifiche e aggiunto qualche cosina. Spero di avere l'ispirazione necessaria per poterla continuare, e spero possiate scrivere qualche recensione. Non aspettatevi una storia banale.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


First.



La scuola era ormai deserta e nei corridoio non vi era anima viva. Tutti gli studenti erano ormai tornati a casa, tutti tranne lui. La preside era stata chiara, dopo aver sentito le lamentele del professor Zumiku: « Non voglio più vederti arrivare in ritardo, altrimenti prenderò delle adeguate conseguenze!». Aveva chiuso un occhio per la ragazza nuova, poichè era il suo primo giorno e il suo errore era perdonabile, ma Matt lo meritava eccome! Lui non aveva obiettato, sapeva di essere in torto e di meritarsi quella punizione, ma questo non avrebbe cambiato le cose. Sarebbe arrivato ugualmente in ritardo anche nei giorni successivi. Era fatto così. In quel preciso istante si trovava nello sgabuzzino del secondo piano dell' istituto, intento a prendere una pezza e tutto ciò che vi era di necessario per pulire le aule. Cercava di fare il tutto nella maniera più rapida possibile, senza tener conto dello sporco che non si eliminava del tutto, ma persisteva in quei banchi. "Che cosa mi tocca fare!", pensò passandosi una mano sul volto leggermente sudato. Non poteva certo scappare! I motivi erano due, ed erano piuttosto ovvi:
1) se l'avesse fatto non sarebbe andato a suo favore e vi sarebbero state delle "adeguate conseguenze";
2) la preside di trovava naturalmente al piano terra, all'interno del suo elegante ufficio, per cui anche solo volendo rischiare... non avrebbe potuto.
Quindi era fuori luogo. Ma poco importava, poichè quel pensiero non lo attraversò minimamente. 
Terminò di pulire (se è questo il modo appropriato per definire ciò che stesse facendo) l'ultimo banco, che poco prima presentava disegni a matita alquanto sconci e perversi, e ripose disordinatamente l'occorrente nello sgabuzzino. Finalmente, la pacchia era conclusa. 
Camminò per tutto il corridoio, fischiettando in modo rilassato e accennando un sorriso, quando qualcosa, oltre la finestra , catturò la sua attenzione. Poteva persino mettere la mano sul fuoco, ma giurò di aver visto l'abero secolare del cortile della scuola, muovere i suoi lunghi rami in un modo assai particolare, per non dire strano. Matt strabuzzò gli occhi, e scosse la testa dopo pochi secondi, come per scacciare via quei pensieri che in pochissimo tempo vennero sostituiti da un unico pensiero. In quel preciso istante il volto della bellissima ragazza straniera, che aveva "incontrato" quella mattina, occupò la sua mente, offuscando completamente tutti i suoi pensieri, dimenticandosi dove fosse, cosa stesse facendo, e tutto il resto. Inutile negare che, durante le lezioni, non aveva mai completamente smesso di pensare a quella. Era stato richiamato dai professori una volta o due... magari anche tre... quattro. Diciamo che era stato richiamato più volte. Cosa che non era mai successa prima di allora, e che non solo stranizzò i professori, ma anche i suoi compagni di classe. 
Si diede dei colpetti alla testa, e scese le scale bruscamente, emettendo un rumore alquanto fastidioso che echeggiò per tutta la scuola. Arrivato al piano terra bussò alla porta dell'ufficio della preside poco prima di dire, con voce assai squillante: « Ho finito di fare le pulizie, signora Perkins, per cui vado via. Arrivederci!». La preside aprì la porta, lo squadrò socchiudendo gli occhi e corrugando le sopracciglia, con fare sospettoso, e una volta accertatasi che Matt stesse dicendo la verità, alzò il mento e gli fece segno di andare. « Arrivederci, arrivederci.» concluse lei, infine, guardandolo avviarsi verso la porta d'entrata. 
Appena uscito dall'edificio, Matt afferrò il cellulare e iniziò a pigiare velocemente alcuni tasti. Uno squillo-due--tre---
« Pronto?» disse un ragazzo dall'altro lato della "cornetta". Matt salì sulla bicicletta, e infilò accuratamente gli auricolari del cellulare alle orecchie. 
« Ehi, Alex. Ho finito di pulire proprio ora. Che ne dici di vederci alle Panche?»
« Hai già finito? Bene, allora aspettami. Ci vediamo lì, sempre che i miei me lo permettino...»
« Perchè non dovrebbero?», aggrottò le sopracciglia, quasi ridendo. I genitori di Alex erano così buoni che mai si sarebbe immaginato loro non dargli il permesso di uscire, qualunque fosse stato il motivo.
« E' per Amelie...e, insomma te ne parlerò dopo. Cercherò di venire ad ogni costo, rogne a parte. A dopo!». L'amico chiuse immediatamente la chiamata, lasciando un Matt alquanto sorpreso e dubbioso. Quindi non stava scherzando. Matt pensò seriamente che ci fosse qualche problema riguardante l'amica. Che fosse imbarazzo, preoccupazione, entrambe le cose?
"E adesso chi è questa Amelie? Non sarà per caso la sua ragazza?", pensò Matt continuando a pedalare in modo meccanico. Eppure era divertito all'idea che, un tipo come Alex, potesse avere una ragazza. Ma nella vita: mai dire mai.

Destinazione: Le Panche.*


* giardino pubblico nel quale molti ragazzi si incontrano nei pomeriggi e nelle serate. Il nome "Panche" deriva proprio dalle moltitudini di panchine presenti.




Ed ecco terminato il primo capitolo, un po' corto. Mi dispiace deludervi, so che non è ancora il massimo ç_ç ma vedrò di migliorare. E' una promessa. Grazie per le recensioni lasciate!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1204642