A moment seen through those eyes, crystal blue disguise...

di Devon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stone cold lips and heresy. ***
Capitolo 2: *** I'd do anything for a smile. ***
Capitolo 3: *** You're not alone. ***
Capitolo 4: *** I wanna feel alive again. ***
Capitolo 5: *** How many times have you taught and not conspired? ***
Capitolo 6: *** The damage done is far beyond repair. ***
Capitolo 7: *** How do I live without the ones I love? ***
Capitolo 8: *** Clouds swallow the moon, and I'm alone. ***
Capitolo 9: *** You're still in my sight. ***
Capitolo 10: *** Ever since the day you left my fate's been set unknown. ***



Capitolo 1
*** Stone cold lips and heresy. ***


2012.

-Blue! Ancora, cazzo? Vieni via di lì, forza.
Brian allungò le braccia e tirò indietro da una rissa una ragazzina della stessa età di sua sorella, prima che facesse del male a qualcun altro.
Era già il terzo scontro in una settimana. Lucretia "Blue" Sullivan non riusciva proprio a star lontana dai guai, nonostante le continue raccomandazioni dei ragazzi.
-La prossima volta torni a casa con due costole in meno! - esclamò verso un ragazzino disteso per terra, prima che Brian la trascinasse verso la macchina.
Quel giorno toccava a lui andare a prenderla a scuola, ma dopo il discorso che tutti e quattro le avevano fatto giorni prima, non si aspettava di trovarla nuovamente coinvolta in una rissa in cui, tra l'altro, stava anche avendo la meglio.

-Mi spieghi perché devi sempre metterti nei casini? - sospirò lui esasperato, chiudendo la portiera della macchina.
-Ehi - sbottò Blue, fulminandolo con un'occhiata -hanno cominciato loro. Lo sanno che non devono provocarmi - dichiarò, mettendo su un broncio a cui Brian non aveva mai saputo resistere.
-Blue - disse, pacato -lo so, credimi, so quanto possano essere stronzi i tuoi compagni di scuola, ci sono passato anche io. Ma non è un buon motivo per mandarli al pronto soccorso, ti pare?
-Sono loro che se la cercano - ripeté lei, incrociando le braccia al petto.
-Okay, non dico di startene lì a subire - replicò Brian, facendo un tiro dalla sigaretta -però non mi dispiacerebbe vederti tornare senza lividi almeno una volta.
Si voltò verso di lei e le sfiorò un graffio sulla guancia destra.
-Non riesci proprio a non rovinarti, eh? - sorrise amaramente.
Blue si morse un labbro e le sue guance si tinsero di rosso. Era sempre stato così. Quel ragazzo le aveva sempre fatto un certo effetto. E, ahimè, questo non era mai riuscita a nasconderlo.
-Fai piano, stronzo - fece una smorfia, nel tentativo di nascondere l'imbarazzo -mi brucia ancora - strizzò gli occhi. -E voglio una sigaretta.
Brian ridacchiò, riportò la mano al volante e scosse la testa.
-Sei tale e quale a tuo padre - disse poi. 


Inizio settembre 2010.

I ragazzi camminavano con le mani in tasca lungo la strada principale di Huntington Beach, dirigendosi verso casa.
Un po' come ai vecchi tempi... o quasi.
Brian sospirò udibilmente e abbassò lo sguardo sui suoi piedi.
-Lo so Gates - disse Matt, cogliendo l'antifona -manca tanto anche a me.
-Manca a tutti noi - lo corresse Zacky, accelerando il passo. 
-Lui non vorrebbe vederci così - disse di nuovo Matt -vorrebbe che andassimo avanti e ci scatenassimo.
-E non è ciò che stiamo facendo? - replicò Brian, senza voltarsi.
-Ehi Gates - Johnny spalancò gli occhi -fai attenzione, stai... Troppo tardi.
Il chitarrista si era scontrato con una ragazzina bionda, che come lui teneva la testa bassa. Quando i suoi occhi marroni incrociarono quelli azzurri della ragazzina, il suo cuore perse un battito. 
Nella sua vita aveva conosciuto una sola persona con due occhi così azzurri...
Nah, impossibile. Cosa andava mai a pensare? 
La ragazzina fece una smorfia e lo oltrepassò senza proferire parola.
Eppure, quei lineamenti...
-Brian... Ehi, Brian? - la voce di Matt interruppe il flusso dei suoi pensieri -Stai bene, amico?
-Ehm... sì, sì... sto bene. - rispose distrattamente, continuando a camminare -è solo che quella ragazza...
-Cosa, Brian? Cosa? 






 

 Qualc22

 

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Capitolo 2
*** I'd do anything for a smile. ***


Brian P.O.V.

-Niente, è solo che... la sua faccia mi ricorda qualcuno... non so - mi limitai a biascicare.
Altroché se me lo ricordava.
-Però certo che è strano - commentò Zacky -di solito non le riconosci mai con i vestiti addosso.
Ah. ah. ah.
I ragazzi ridacchiarono, io mi limitai a scuotere la testa. Non avevo voglia di prendermela con lui.
-Non sono così depravato da scoparmi le ragazzine, Vee - replicai, roteando gli occhi.
-Ti ricordo che l'ultima aveva diciassette anni.
Ahia.
-Non l'ho mica costretta io - obiettai, con una punta di acidità -è lei che mi ha slacciato i pantaloni mentre eravamo in ascensore.
Matt e Johnny si voltarono a fissarmi sbalorditi. Loro non erano presenti quella sera.
-Hai scopato in ascensore? - chiese Matt, incredulo.
-Sì - risposi, stringendomi nelle spalle -è tanto strano?
-Con una diciassettenne? - continuò Johnny. 
Che avevano da contestare? Come se loro fossero degli stinchi di santo, pfh.  
-E allora? - sbottai -Abbiamo usato il preservativo!
-Poi che non sei depravato, Haner.
-Beh, depravato o non depravato io ho voglia di una birra - interruppe il discorso Zacky, dandomi una pacca sulla spalla -andiamocene al Johnny's, così ti sgombri un po' la mente.


Qualche giorno dopo, a casa Haner...
Ero seduto sul divano a strimpellare la mia chitarra quando McKenna tornò da scuola insieme ad una sua amica.
Qui doveva esserci qualcosa che non andava. Mia sorella non invitava MAI le amiche a casa, e soprattutto senza aver chiesto prima il permesso a papà o a Suzy. O a me. Ma raramente consultava me prima di fare qualsiasi cosa.
-Ciao fratellone - mi salutò, lasciando cadere la borsa sul pavimento con un tonfo.
-Ciao tesoro - alzai lo sguardo per ricambiare il saluto, ma alla vista della ragazzina bionda accanto a lei mi bloccai.
Avevo visto i suoi occhioni blu una sola volta, ma erano così simili a quelli di Jimmy che avrei saputo riconoscerli ovunque.
Era alta almeno cinque centimetri più di McKenna, e senza dubbio più snella. Ma, a dispetto del fisico gracile, sembrava fresca come una rosa e traboccante di energia. I capelli erano folti e biondi e incorniciavano un viso sottile a forma di cuore, con dei lineamenti marcati e i classici occhi di ghiaccio che mi fissavano straniti, con un sopracciglio innalzato.
Se magari smettessi di fissarla lei smetterebbe di guardarti male, idiota.
-Brian, lei è Lucretia, si è trasferita qui da poco - disse mia sorella, presentandomi la ragazzina che si avvicinò per stringermi la mano.
Gliela strinsi delicatamente e abbozzai un sorriso.
-Tu chiamami Blue - disse lei, ricambiando la stretta e sorridendo a sua volta.
Dio, quanto cazzo gli somigliava...
Feci per presentarmi anche io, ma prima che aprissi bocca lei mi interruppe:
-Lo so chi sei, so già tutto: McKenna non ha fatto che parlare di te durante il tragitto - spiegò, roteando gli occhi.
-Ah, davvero? - accennai una risata.
Tipico di mia sorella.
-Spero te ne abbia parlato bene - aggiunsi, facendole l'occhiolino. Lì avrei giurato di vederla arrossire.
Ohoh. Le piaci.
Ma che cazzo... no!
Oh sì.
Smettila.

-Beh - intervenne McKenna, per spezzare la tensione che era andata creandosi -noi andiamo di sopra e...
-Aspetta - la interruppi -non volete qualcosa da bere?
Mi alzai per prendere una birra dal frigorifero. Quando tirai fuori l'Heineken ghiacciata, gli occhi di Blue si illuminarono.
-Dio ti benedica - esclamò, fissando rapita la bottiglia che avevo in mano.
Jimmy aveva lo stesso sguardo quando gli veniva sventolato qualsiasi tipo di alcolico sotto il naso.
In quella ragazzina c'erano i geni del mio migliore amico, ormai ne ero sicuro.
Avrei dovuto parlarne con i ragazzi. Ma soprattutto con lei.
Però non subito, dopotutto a malapena mi conosceva. Cosa mai poteva volere da lei un metallaro con il doppio dei suoi anni?







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Capitolo 3
*** You're not alone. ***


Però comunque, anche se a malapena ci conoscevamo, che male c'era nel fare un po' di conversazione?
-Allora, Blue - attaccai discorso, mentre McKenna andava in bagno -dov'è che abiti?
Fortuna che non volevi essere invadente, Gates.
-Ho sempre vissuto con mia madre e il suo compagno in un camper - rispose lei con nonchalance, bevendo un sorso.
Aspetta... cosa?
-In un camper? - domandai, scettico.
-Sai, non tutti possiamo permetterci una casa fissa - replicò Blue, inarcando un sopracciglio.
Oh, congratulazioni Brian. Hai appena fatto la figura del figlio di papà. Ah, e anche del ficcanaso.
Mi sentii immediatamente in colpa. Non avrei mai voluto darle quell'impressione.
Abbassai lo sguardo.
-Scusami, io...
-Non ti preoccupare - mi interruppe con un sorriso, e io per un attimo riuscii a rivedere il mio migliore amico.
Quegli occhi, quella stessa espressione vispa e quel sorriso sghembo perennemente stampato in faccia...
Brian cazzo, no. Non puoi metterti a piangere proprio adesso, che figura ci fai?
Strizzai gli occhi e tirai su con naso. No, decisamente non dovevo farmi vedere così. Soprattutto da sua figlia.
Che però, purtroppo per me, sembrava essersi accorta che qualcosa non andava.
-Ehi - si avvicinò e mi sfiorò una spalla. La sua mano non doveva essere neanche la metà della mia.
-Ti senti bene? - mi chiese -è successo qualcosa? Ho fatto qualcosa che non va?
Scossi la testa e abbozzai un sorriso.
-No - risposi -tu proprio niente.
-Se posso aiutarti... - mi guardò con i suoi occhioni pieni di preoccupazione.
-Forse col tempo - mi strinsi nelle spalle. Lei sembrò non capire.
Non c'era fretta. Ma quella sera avrei comunque convocato i miei amici.
-Hey Bri -mi chiamò mia sorella, uscendo dal bagno -Blue può restare a cena da noi?
Io e Blue ci scambiammo un'occhiata. 
-Sì - dissi, perdendomi nel blu intenso dei suoi occhi -perché no? A te va di restare? 
Lei si limitò ad annuire.
-Tanto non credo che qualcuno si preoccupi se non torno a "casa" per cena - aggiunse, e mi parve di cogliere una certa tristezza nella sua voce, ma si sforzava di mascherarla con una cosa chiamata orgoglio.
Povera ragazza.
-Ah - continuò mia sorella -ha chiamato mamma. Ha detto che torneranno tardi; ci dovremo arrangiare.
-Io non cucino - mi affrettai a dire. Oltre a non averne voglia, non avevo neanche le capacità.
-Certo - roteò gli occhi, buttandosi a peso morto sul divano.
Io invece mi alzai e tirai fuori il cellulare dalla tasca.
-Scusate un secondo - dissi, puntando verso il balcone.
Digitai in fretta il numero che ormai conoscevo a memoria.
La sua voce nasale mi rispose dopo due squilli: -Gates?
-Shadz, hai impegni per stasera?
-Beh, non saprei, perché?
-Perché in ogni caso sarai costretto a rimandarli - replicai, sperando che cogliesse l'antifona.
Ci fu silenzio per una decina di secondi.
-Riunione? - chiese poi.
Ebbravo il mio cantante.
-A casa mia alle sei - risposi -Johnny e Zacky li chiami tu?
-Sì, tranquillo bello, ci penso io.
-Grazie Shadz, allora conto su di te.


Verso le sei i ragazzi entrarono in casa rivolgendomi un'occhiata interrogativa, senza riuscire ad immaginarsi quale fosse il motivo per cui li avevo convocati.
O forse Zacky sì.
Poi videro Blue e forse iniziarono a capire qualcosa.
-Lei è Blue, un'amica di McKenna - gliela presentai, e lei strinse la mano a tutti con un sorriso amichevole che li lasciò tutti senza parole.
Oh, finalmente vi svegliate.
-Non so per te - mi bisbigliò Zacky -ma per me questa Blue è identica a Jimmy.
-Sì, si somigliano molto - replicai, acido.
-Perché non ce l'hai detto?
Non so cosa mi trattenne dal rompergli il muso. Forse il fatto che non volessi rovinare la serata. Avevo riunito i ragazzi con il buon proposito di discutere, non di fare a botte.

-Dove abitavi prima? - chiese Matt a Blue, mentre tagliava la pizza.
Alla fine non aveva cucinato nessuno. Un colpo di telefono alla pizzeria era stato sufficiente.
-Ho sempre vissuto un po' ovunque, da Montréal a Monaco, da New Orleans a Barcellona eccetera - rispose lei. -Mia madre prima viveva ad Huntington; è rimasta incinta a sedici anni.
Lasciai cadere la forchetta.
Matt fu sul punto di rovesciare il bicchiere, Johnny strinse le dita intorno al tovagliolo e a Zacky andò di traverso la pizza.
-Beh, che c'è? - replicò Blue, sollevando le sopracciglia per poi continuare: -poi mia madre si è trasferita in Canada con me in grembo e un nuovo compagno. Ne ha cambiati parecchi, tutti di città diverse, e ogni volta che ne cambiava uno ci trasferivamo. Se non altro ho viaggiato molto. Abbiamo sempre vissuto in un camper perché di più non potevamo (e non possiamo tutt'ora) permetterci. Il suo ragazzo attuale vive qui, e perciò eccomi.
McKenna le sfiorò un braccio.
Mi mordicchiai nervosamente un labbro e scambiai un'occhiata con i ragazzi. Mi bastò guardarli negli occhi; anche loro avevano realizzato che quella ragazzina fosse più forte di tutti noi messi insieme. E da chi aveva potuto ereditare tutta quella forza se non da...
-E sei felice, Blue? - le chiese Matt.
Lei si strinse nelle spalle.
-In un certo senso sì - rispose -perché ho ancora un po' di fiducia che le cose si sistemeranno, anche se poi non sarà così. Alla fine è bello anche solo essersi illusi.
-Non c'è qualcosa che vorresti? - le domandai.
Lei mi guardò. C'era tanto di quel dolore malcelato nel suo sguardo.
-Qualcosina - sorrise -ma non ho nessuno dei buoni propositi delle ragazze di buona famiglia o delle puttanelle da discoteca. - precisò.
I ragazzi ridacchiarono, e io con loro.
-Ad esempio non me ne frega niente di proseguire gli studi e di farmi una famiglia, non voglio assecondare le aspettative dei grandi. Se voglio fare qualcosa la faccio per me stessa.
-Su questo hai ragione - le fece eco McKenna.
-Non prenderla come una scusa per non studiare però - la rimbeccò Blue.
Non potei non ridere.
-Allora, quali sono i tuoi propositi? - le chiese Zacky.
-Beh - fece, roteando gli occhi -probabilmente andare a un concerto dei miei gruppi preferiti, diventare una rockstar e farmi degli amici con cui andare al pub a bere fino allo sfinimento. - sfoderò un sorrisetto beffardo -Solo che non è facile farsi degli amici quando le mamme cercano sempre di tenere lontani i loro figli da te. Neanche avessi l'AIDS - sbuffò, bevendo un sorso di birra.  
-Sai - intervenne Matt -io non credo che le nostre madri siano contrarie se qualche volta usciamo un po' con te, che ne dici? - le sorrise.
Lei strabuzzò gli occhi, stupefatta.
-State scherzando? - domandò.
-No, niente affatto. Che c'è di strano?
-Il fatto che vogliate uscire con una tredicenne senza soldi e che a malapena conoscete.
-Approfondiremo la conoscenza, non preoccuparti - la rassicurò Zacky -o non ti fidi a uscire con quattro quasi-trentenni? - accennò una risata.
-Non ci sarebbe da biasimarla - commentò McKenna, riservandomi un'occhiataccia che ricambiai con un sorriso provocatorio.
-Che importanza ha se mi fido o meno? - replicò Blue -tanto non ho più niente da perdere. Usciamo pure - e sorrise di nuovo.
Dovetti trattenere l'impulso di alzarmi, andare verso di lei e abbracciarla fino a toglierle il fiato.
Per consolarla, ma anche perché ero convinto di riuscire a sentirmi più vicino a Jimmy.







 

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Capitolo 4
*** I wanna feel alive again. ***


-Non è possibile! - esclamò Zacky, rigorosamente piegato in due dalle risate. 
-Dico sul serio - replicò Blue -continuo a chiedermi come mai non mi abbiano espulsa, con tutti i casini che ho combinato in quella scuola. A volte penso di essere un po' fuori controllo, come quella volta in cui ho dato fuoco ai capelli della mia compagna di banco.
Ripresi a sghignazzare. Eravamo seduti sul divano a sentire i suoi aneddoti da almeno un'ora, e non smettevamo più di ridere. Quella ragazzina era la reincarnazione di Jimmy.
-Ma di scuole ne ho cambiate parecchie, a forza di viaggiare - continuò -e posso dire di aver dato il meglio di me in ognuna. Chissà da chi ho preso - aggiunse, in tono vago. 
Scambiai un'occhiata di intesa con i ragazzi.
-Beh - fece Blue, dando un'occhiata all'orologio da muro -si è fatto tardi, è meglio che vada. - e si alzò.
-Aspetta - esclamò McKenna, alzandosi a sua volta -come torni a casa?
-A piedi? 
-Stai scherzando, vero? Hai visto che ore sono?
-Sì, non a caso ho appena guardato l'orologio. E poi non è la prima volta che torno a casa a quest'ora.
-No - mia sorella scosse vigorosamente la testa -no. Tu a casa da sola non ci torni; ti accompagna Brian. 
Oh, bene. 
-Non voglio scomodare nessuno - disse Blue, rivolgendomi un'occhiata.
-Non ti preoccupare - le sorrisi e mi alzai in piedi.
-E va bene - sospirò e salutò i ragazzi con un cenno della mano -Buonanotte.
-Buonanotte Blue - risposero loro all'unisono, sorridendole. 
-'Notte Blue, ci vediamo a scuola - la salutò McKenna, fiondandosi nuovamente sul divano.
Lanciai un'occhiata ai ragazzi.
-Posso lasciare mia sorella da sola con voi, sì? - domandai, squadrandoli uno per uno. 
-Certo Gates, tranquillo - rispose Matt a nome di tutti -ci pensiamo noi a McKenna - sfoggiò un sorriso da maniaco.
Mia sorella lo fissò in preda al panico.
Zacky e Johnny ridacchiarono.
-Che idioti - roteai gli occhi, seguendo Blue fuori da casa e chiudendomi la porta alle spalle.
-Scusali - mi affrettai a dire.
-Macché, sono simpatici - replicò lei, in tono allegro.
-Quello sì - le aprii la portiera del passeggero.
-Grazie - mi sorrise ed entrò, guardandosi intorno.
Io andai ad accomodarmi al volante.
-Ma quanto cazzo è figa questa macchina? - esclamò, continuando a guardarsi intorno. 
Mi venne da sorridere.
-Ti piace? - le domandai.
-Altroché!
-Te la presto se vuoi - replicai, ironico.
-Sì, sarebbe figo - disse lei, restando al gioco.
Scossi la testa e sorrisi di nuovo.
Io già l'adoravo quella ragazzina. 
Mi accesi frettolosamente una sigaretta e aprii il finestrino.
-Ehi - esclamò lei -me lo lasci un tiro?
Mi voltai a guardarla, sorpreso. Gli occhi le brillavano, fissi sull'oggetto fumante tra le mie dita.
Era carina, mi ritrovai a pensare.
SENZA SECONDI FINI.
-Allora, me lo lasci sì o no? - chiese, impaziente. 
Mi morsi un labbro.
-Ripetimi quanti anni hai - dissi, senza guardarla.
-E che palle - sbuffò -non sono mica una bambina. Mia madre ha iniziato a undici.
-Io a quattordici - confessai, nascondendo una risata e allungandole la sigaretta -Solo uno. - dissi.
Lei sfoggiò un sorriso vittorioso e fece un tiro senza spostarla dalle mie dita.
-Marlboro rosse, vero? - disse, buttando fuori il fumo.
-Esatto - annuii, riprendendo a fumare. 
Per un po' ci fu silenzio, poi lei accese lo stereo.
-Cowboys from Hell! - esclamò, riconoscendo la canzone.
-Ti piacciono i Pantera? - domandai.
-Molto - annuì -li conosco da quand'ero piccola. Piacevano molto a uno dei compagni di mia madre... e anche al mio papà a quanto pare. 
Dovetti contenere l'impulso di farle domande. Decisamente non era il caso.
-Okay - disse poco dopo -siamo arrivati.
Intravidi il camper e mi fermai.
-Vuoi che ti accompagni...? 
-No - mi interruppe lei -meglio di no, non vorrei che facessero domande, grazie lo stesso - accennò un sorriso e si allungò per darmi un bacio sulla guancia, dopodiché scese dalla macchina e si avviò a passo veloce verso il camper.
Mi portai automaticamente una mano alla guancia e sorrisi, riprendendo a guidare.
Mi sentivo... bene. Cominciavo a sentirmi vivo come una volta.


 







 

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Capitolo 5
*** How many times have you taught and not conspired? ***


Qualche giorno dopo McKenna mi chiese di andare a prendere lei e Blue a scuola.
Per me andava bene. Non dovevo andare in studio né tantomeno da Michelle. E chi l'aveva più sentita? Non che mi interessasse più di tanto; le cose tra di noi non funzionavano più da prima che Jimmy morisse.
Così, all'orario di uscita, eccomi davanti al cancello della Ocean View High, in attesa che le ragazze uscissero.
Sporgendomi dal finestrino ebbi modo di notare che nel cortile un gruppetto sostanzioso di ragazzini stava accerchiando qualcosa... o qualcuno. 
-Blue! Blue, cerca di calmarti.
Era la voce di mia sorella.
Cominciamo bene.
-Calmarmi? Hai sentito come mi ha chiamata?
-Blue, andiamocene.
-Ecco brava, vattene - sbottò una voce maschile.
Poi, il caos.
In quella decisi che sarei dovuto intervenire. Aprii la portiera con tanta violenza da staccarla dalla macchina e puntai verso il cortile della scuola, dove la rissa era già cominciata.
Temetti il peggio per Blue. Era così piccola, così indifesa...
-Ehi - esclamai, facendomi strada tra i ragazzini. 
La scena che mi si presentò davanti fu... non so se "bizzarra" sia il termine più appropriato, ma avrete sicuramente capito.
Blue stava a cavalcioni sopra un ragazzino di non più di sedici anni, che cercava disperatamente di difendersi e di parare i colpi, ma senza riuscirci.
Certo che per essere una ragazzina ci andava pesante.
L'avevo sottovalutata.
-Chiamami sgualdrina un'altra volta e ti trasformo in un purè di acne! - annunciò, dandogli un pugno nello stomaco che lo fece piegare in due.
Tutti gli altri assistivano sbalorditi alla scena. Me compreso.
Ma che facevo lì impalato? Perché non andavo a separarli?
Scrollai il capo e mi avvicinai a Blue. 
Le sfiorai una spalla.
L'avessi mai fatto.
Mi arrivò un pugno direttamente sul naso.
PORCA TROIA. Ci mancava solo questa.
Strizzai gli occhi e mi portai la mano al viso, inzuppandola di sangue.
I ragazzi spostarono i loro sguardi verso di me.
Blue si tirò su e si voltò anche lei nella mia direzione, sgranando gli occhi. 
-Oh merda - esclamò, portandosi una mano alla bocca.
Il naso mi bruciava e continuava a sanguinare.
-Scusami - si avvicinò -scusascusascusascusascusa - ripeté, e tirò fuori dei fazzoletti dalla borsa. Poi mi prese per mano e mi trascinò via seguita da McKenna.
Prima di oltrepassare il cancello però si voltò di nuovo.
-Non è finita qui - disse, gelando il ragazzino con un'occhiata.


-Scusami - sussurrò, mentre cercava di medicarmi -mi dispiace tanto, davvero. Non l'ho fatto apposta... non volevo...
-Lo so - la rassicurai -stai tranquilla, non è niente.
McKenna era rimasta a guardarci, tesa.
Blue mi asciugò gli ultimi residui di sangue, per poi farmi una carezza. Le sfiorai la mano che mi aveva posato sulla guancia e le sorrisi. 
Mi accorsi che era arrossita. Che carina.
-Senti - le dissi -mi spieghi come sei finita a fare a botte?
Lei si mordicchiò un labbro e mi guardò, stringendosi nelle spalle.
-Non è mica la prima volta, sai - sfoderò un sorrisetto -Loro provocano e io picchio.
-Ma ne vale veramente la pena? Voglio dire, guardati...
La sua maglietta senza maniche degli Iron Maiden, più grande di almeno tre taglie, era piena di polvere e strappata qua e là, aveva diversi lividi nelle braccia e uno enorme e bluastro che andava a solcarle uno zigomo.
Lei si guardò senza scomporsi e scrollò le spalle.
-Questo non è nulla - replicò, sollevando un sopracciglio -dovresti vedere quelli che ho sulla schiena.
Scossi la testa e sospirai.
-Non ti devi preoccupare - si affrettò ad aggiungere -sono abituata, sai. All'inizio fa un po' male ma poi passa.
La guardai, esasperato.
Assurda. Era semplicemente assurda.
-Non ha tutti i torti - le fece eco McKenna -ad averlo picchiato, intendo - si affrettò a precisare -insomma, la stava già sfottendo durante l'intervallo, poi all'uscita ha continuato.
-Quel ragazzino non capisce un cazzo di musica - sbottò Blue, alzandosi in piedi.
-Capisco - mi sforzai di sorridere, dirigendomi verso la macchina -dai, andiamo a casa.




 

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Capitolo 6
*** The damage done is far beyond repair. ***


Quel pomeriggio, uno dei tanti, decisi di trattenermi davanti a casa di Blue più del dovuto.
La accompagnai, la salutai con un bacio e finsi di allontanarmi mentre lei entrava in casa. Poi, quando fui sicuro di non essere visto, mi riposizionai dov'ero prima con la macchina.
Il camper aveva un aspetto un po' malandato, non avrei mai detto che fosse ancora funzionante. Se era così malmesso all'esterno, chissà all'interno...
Scacciai via il pensiero e mi avvicinai un po' di più.
Quando fui a pochi metri dal camper sentii una voce maschile sbraitare:
-Allora le cinghiate di ieri non ti sono bastate, ragazzina?
-Vai al diavolo! Non sei mio padre, tu.
Eh!
Certo che non era suo padre. Suo padre non l'avrebbe mai presa a cinghiate.
-Infatti. Tuo padre era un tossicodipendente buono a nulla. Ha fatto proprio bene a tirare le cuoia. Un drogato in meno.
BRUTTO FIGLIO DI...
-Almeno lui ce l'aveva, una vita. - replicò lei, facendomi sorridere -Tu non vali neanche la metà di quanto valeva il mio papà.
Ma neanche un decimo.
Mi appoggiai con la schiena contro il camper e cercai di sbirciare dalla finestra.
-Lucretia, ti prego.
Un donna giovanissima era andata a posizionarsi tra il suo compagno e sua figlia.
-Si vede proprio che non ha mai preso schiaffi da piccola - borbottò l'uomo, avvicinandosi con la cintura in mano.
No. Non lo farà.
Metti giù quella cazzo di cintura, bastardo.
Brian, non ti intromettere in faccende che non ti riguardano.
Ah, dovrei lasciare che quel bastardo le faccia del male? è la figlia di Jimmy, non posso permettere che qualcuno la faccia soffrire. E poi staremmo ancora qui a discuterne se si trattasse di McKenna?
E va bene, se sei disposto a prenderti le botte al posto suo...

-Brent, basta - gli intimò la madre di Blue nel tentativo di rabbonirlo, ma lui in risposta le afferrò un polso e glielo strinse con forza.
-Non ti impicciare - ruggì, stringendo il cinto tra le dita dell'altra mano. La donna si lasciò sfuggire un gemito.
Adesso io entro.
NO. Non è il momento. Stai lì buono.

-Sai una cosa? - intervenne Blue, avvicinandosi e sfidando Brent con lo sguardo -Non me ne frega più niente. Vuoi picchiarmi? Fai pure. Coraggio.
Sta scherzando, vero?
No, non direi.
Basta, io entro.
Devi proprio?
Secondo te?
Potresti chiamare i ragazzi e raccontargli tutto, invece.
Sì, forse hai ragione.

Poi sfondai la porta del camper con un calcio. Non ci diedi troppo peso. Quel luogo era ugualmente inabitabile, con o senza porta.
La donna e Brent mi fissarono sbalorditi e un po' straniti. Dopotutto uno sconosciuto aveva appena fatto irruzione nel loro camper.
Brent mi sembrò anche un po' seccato. A Blue invece brillavano gli occhi. Quegli occhi mi trasmettevano ammirazione e riconoscenza, ma mi intimavano anche di stare attento.
-Ma che cazzo...? - imprecò Brent, avvicinandosi e puntandomi con il cinto -tu chi saresti?
-Sono Brian, un amico di Blue - mi presentai -tu invece sei Brent, compagno della madre di Blue, nonché un grandissimo stronzo.
-Un grandissimo stronzo? - ripeté lui, aggrottando la fronte.
-Esatto - annuii -un gradino dopo il testa di cazzo.* Dovresti considerarti fortunato.
Blue si morse un labbro per nascondere una risata imminente.
-Devo forse prendere a cinghiate anche te? - minacciò, avvicinandosi.
-Non ci credi nemmeno tu - accennai una risata -ma perché ti comporti così?
-Fuori di qui, metallaro di merda.
Ohohoh. Senti che paroloni.
Blue strinse i pugni.
-Sul serio - continuai ignorandolo -perché picchi e maltratti tua figlia? Pensi che in questo modo ti rispetterebbe di più? Ti odierebbe e basta. Già ti odia. E sinceramente non la biasimo neanche un po'.
Lui si limitò a sghignazzare.
-Udite udite, è arrivato l'uomo vissuto! - esclamò -a chi vuoi dare lezioni di vita, ragazzino? Ma ti sei visto? Sei patetico.
Mi squadrò dall'alto in basso. Il mio sguardo seguì il suo.
Indossavo la solita giacca di pelle sopra una maglia nera, jeans neri e strappati e le Nike ai piedi.
Non trovavo che ci fosse niente di patetico nel mio abbigliamento, quindi feci una smorfia.
-Credo che tu, che a quarant'anni inoltrati non hai ancora concluso un cavolo di niente, che tratti la tua compagna come una schiava - mi voltai e la vidi abbassare lo sguardo -e hai bisogno di usare la violenza per ottenere rispetto, sia molto più patetico di me - sospirai -Almeno io ho una famiglia, ho i miei amici, ho la musica e tutt'ora suono in una band. Tu che cos'hai? Sei un completo fallito.
In quella lui si zittì.
Non credi di aver esagerato un po'? Voglio dire, l'hai distrutto.
E non è ciò che volevo?
Sì, ma non sai come potrebbe reagire.
Non reagirà.
Come fai a dirlo?
Me ne sto andando.

-E ora, se non vi dispiace - dissi, andando verso Blue e mettendole un braccio intorno alle spalle -vostra figlia la prendo io.
-Tu non prendi nessuno! - sbottò Brent.
-No? Sicuro? - inarcai un sopracciglio e mi diressi verso l'uscita con Blue al mio fianco.


*: è una frase presa dal film "100 ragazze" :3










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Capitolo 7
*** How do I live without the ones I love? ***


-Non mi stai portando via sul serio, vero? - chiese, allacciandosi la cintura.
Mi strinsi nelle spalle.
-Se anche volessi non potrei, sei ancora piccolina - sospirai, infilando la chiave -la polizia ci darebbe del filo da torcere.
-Sarebbe una cosa ereditaria - commentò lei, mordendosi un labbro e facendomi sorridere.
A quanto pare un po' di cose su suo padre le sapeva.
-Dove vuoi andare di bello? - le domandai, voltandomi verso di lei che nel frattempo aveva acceso lo stereo.
-Lontano da mia madre e da Brent - rispose, senza guardarmi.
-E più nello specifico? - inarcai le sopracciglia.
Lei sembrò rifletterci su, poi incastonò i suoi occhi blu sui miei.
-Conosci qualche negozio metal? - mi chiese, sfoggiando un sorriso che mi fece sentire una stretta al cuore.
-Oh sì - mi illuminai e ricambiai il suo sorriso cercando di non sembrare un idiota.
-Sei un grande - il suo sorriso si allargò.
Sarebbe stata una serata molto interessante.


-Ti piace? - le domandai.
Dovevamo essere dentro quel negozio da almeno un'ora. Blue si era intrufolata nel reparto cd e non ne era più uscita. Quando l'avevo raggiunta teneva un disco in vinile dei Pantera tra le mani, fissandolo come un bambino fisserebbe un nuovo giocattolo. Gli occhi le brillavano. Dovetti nuovamente reprimere l'impulso di abbracciarla.
Lei annuì lentamente e sospirò, rimettendolo apposto.
Povera stella.
Mi si stringeva il cuore a vederla così, ma lei si sforzò di sorridermi e fece per allontanarsi, quando le sfiorai una spalla.
-Dove vai? - le chiesi.
-Sto andando via - fece lei, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Accennai un sorriso e spostai lo sguardo verso i cd.
-Prendilo, coraggio - dissi.
Blue sgranò gli occhi, evidentemente stupita.
-Sul serio? - chiese incredula, alzando lo sguardo su di me.
Che amore di ragazzina. L'avrei abbracciata fino a stritolarla se avessi potuto. Ma, ovviamente, non potevo.
-Ma sì Blue, certo! - esclamai, sorridendole -vai a prenderlo, forza.
Lei si allungò verso di me e mi gettò le braccia sottili al collo. Ricambiai dolcemente il suo abbraccio e le diedi una leggera pacca sulla schiena.
-Te lo ripeto: sei un grande, Haner - sorrise come una bambina e corse a prendere il disco.
-Ma sei sicuro? - chiese di nuovo.
-Sì, stai tranquilla - risposi, accompagnandola verso la cassa.
Mentre camminavamo però, lei si bloccò.
-Ma quello sei tu! Anzi, siete VOI! - esclamò, puntando uno dei poster.
Era una foto vecchia, del 2007.
Ma eravamo sempre gli stessi. O quasi...
Il mio sguardo saettò automaticamente su Jimmy, i cui occhi mi fissavano di rimando.
Dentro di me, il mio migliore amico era ancora vivo.
-L'hai mai conosciuto? - le parole mi sfuggirono di bocca.
Bravo, coglione.
-No - anche lei lo stava guardando -mamma è partita da Huntington ancora prima che io nascessi, quindi non ho mai avuto niente a che fare con lui. Ma so che quando hanno, diciamo, "copulato" - mimò le virgolette con le dita -aveva la stessa età di mia madre. Sicuramente lui non ha mai saputo di me. Non avevano mica previsto che sarei arrivata io. Erano ragazzini - sospirò.
-Non sei mai riuscita a metterti in contatto con lui?
-No - scosse vigorosamente la testa -anche se avrei voluto. Continuavo ad avere sue notizie solo grazie ad Internet e alle riviste. E anche se fossi riuscita a parlarci, non mi avrebbe creduto.
-Vieni qui - le sussurrai, tornando ad abbracciarla.
Sentivo che era la cosa più sensata da fare.
Lei si strinse a me e mi guardò, senza dire una parola.














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Capitolo 8
*** Clouds swallow the moon, and I'm alone. ***


-Dev'essere stata una cosa orribile - disse, mentre guidavo verso casa.
-Cosa? - domandai.
-Perdere il proprio migliore amico così, da un giorno all'altro. Voglio dire, vi conoscevate da una vita, avete condiviso tutto. Passi tutto il tempo con il tuo migliore amico a fare musica e a divertirti, poi un giorno ti svegli e scopri che lui non c'è più.
Touché. Strinsi le dita intorno al volante. Non volevo che mi vedesse piangere.
-Tu quando l'hai saputo? - domandai, fissando la strada.
-Qualche giorno dopo - sospirò, stringendo il vinile dei Pantera tra le dita -alla televisione. Poi mamma ha spento e mi ha mandata in camera mia. Non l'ho mai conosciuto, ma credo di avergli voluto bene, in qualche modo. Ma non ho pianto.
-Sapevi della band?
-Sì - annuì -ma a malapena vi conoscevo. Sapevo solo che lui suonava la batteria e tutti gli volevano bene. Non potevo volere di meglio per il mio papà. Avrei voluto essere con lui, perché lui sì che la vita se la stava vivendo alla grande.
-Sono sicuro che anche lui ti avrebbe voluto bene - le accarezzai una guancia.
-Mamma non parla mai di lui - sospirò nervosamente, arricciando le labbra -ma dopotutto è stata solo un'esperienza adolescenziale. Ogni volta che le chiedo di lui cerca sempre di sviare il discorso.
Sospirai a mia volta, non sapendo che cosa dire.
Dopotutto, in queste circostanze non si sa mai cosa dire.
-Sì beh, la sua morte ha sconvolto un po' tutti - commentai poco dopo -me compreso. Non sono ancora riuscito a riprendermi del tutto; era il mio migliore amico, lo sai. Non che gli altri ragazzi gli volessero meno bene, anzi... - mi sfuggì un sorriso -voglio farti vedere una cosa.
Lei aggrottò le sopracciglia, ma sollevò la schiena dal sedile, evidentemente incuriosita.
Fermai la macchina e mi slacciai la giacca di pelle. Sotto portavo una maglia con scollo a V, che dava una visuale piuttosto ampia del tatuaggio.
Ti sta mangiando con gli occhi. Forse non è stata una buona idea.
Eh falla finita. Volevo solo farle vedere il tatuaggio, non sedurla.
Però ci stai riuscendo ugualmente, anche se non era nelle tue intenzioni. 
Ahn, basta. Vocina del cazzo.

-FoREVer - lesse ad alta voce, gli occhi fissi sul mio petto. -perché il suo soprannome era Rev, vero?
-Sì - sorrisi -volevo qualcosa che mi ricordasse di lui, in modo che potessi averlo sempre con me. Non è come averlo qui in carne ed ossa, ma mi basta.
-è davvero un bellissimo gesto - disse, sorridendo a sua volta. -Lui te ne sarebbe grato, sei un ottimo amico. Vorrei che i miei coetanei fossero come te - sospirò -ma perché accidenti non sono nata negli anni '80?
Mi sfuggì una risatina.
-Per certi versi a quell'epoca le cose funzionavano meglio - dissi.
-Già - sbuffò di nuovo -Qui l'unica amica che ho è tua sorella.
Beh, era già qualcosa.
-E con lei ti trovi bene? - chiesi, riprendendo a guidare.
-Con lei sì, molto - sorrise -è l'unica che non mi ha snobbato da quando ho messo piede in quella scuola.
-Perché pensi che i tuoi compagni si comportino così? Non è per farmi gli affari tuoi, ma vorrei capire - inarcai un sopracciglio.
-Ma perché sono stupidi! - sbottò -Hanno iniziato a darmi della satanista solo perché il primo giorno indossavo una maglia dei Pantera. Ti sembra normale?
-No, per niente - risposi -ma conosco il tipo. Se hai notato quelli sono tutti uguali. Non hanno personalità, sono un gregge. E quando vedono qualcuno di diverso che cosa fanno? Lo criticano. Ci sono passato anche io.
-Davvero? - mi guardò, incredula.
-Certo - annuii -a volte mi succede anche adesso. Hai idea di quante cazzate si dicano in giro su di me? Eppure ci passo oltre. Rifletti: queste persone sono in grado di dare un giudizio su di te?
Lei sembrò rifletterci per qualche istante, poi mi ripuntò gli occhioni azzurri addosso.
-Non direi proprio - rispose.
-Ecco - sorrisi, rivolgendo nuovamente lo sguardo alla strada -okay, siamo quasi arrivati. 
-Devi proprio riportarmi a casa? - mise su un broncio adorabile, incrociando le braccia.
Ma non potevo. Non potevo portarla da me, lo sapeva. Era minorenne. Io non avevo nessuna autorità su di lei. Non ero mica suo padre.
-Sì, Blue - sospirai -altrimenti poi chi la sente tua madre?
-Tanto lei se ne frega - si strinse nelle spalle -lei ha Brent. Non ha bisogno di me.
-Ehi - le rivolsi un'occhiata severa -non dire così. Tua madre ti vuole bene. è solo che non ha una vita facile.
-Potrebbe evitare di scaricare la colpa su di me però - replicò, per niente intimidita dal mio sguardo -Hai idea di come ci si senta a sentirsi dire a otto anni "Sei nata per sbaglio, sei il frutto di un preservativo rotto"?
Complimenti, Brian. Sei un genio.
Avrei giurato di vedere una piccola lacrima, ma lei si affrettò ad asciugarsela bruscamente, con il dorso della mano.
Era proprio una Sullivan. 
-Mi dispiace Blue - sussurrai -non volevo...
-Lascia stare, non importa - mi interruppe. Ma non mi guardò.
Era proprio una Sullivan.


 

 

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Capitolo 9
*** You're still in my sight. ***


Qualche giorno dopo Johnny andò a prendere McKenna e Blue a scuola e tornò a casa Haner con un occhio nero.
Matt e Zacky lo fissarono sbalorditi, io non feci una piega. Non mi ci volle molto a intuire chi gliel'avesse provocato.
-Non l'ho fatto apposta! - esclamò Blue, mettendo le mani in avanti in segno di difesa -Si è messo in mezzo mentre le suonavo ad uno e si è ritrovato col culo a terra (e un occhio viola).
Johnny sospirò e si portò la mano all'occhio ferito, scuotendo la testa.
Mi morsi un labbro per contenere una risata fuori luogo.
-Fammi capire - Matt ridusse gli occhi verdi a due fessure -TU hai dato un pugno a Johnny? - chiese a Blue, che annuì aggrottando le sopracciglia.
Matt e Zacky si scambiarono un'occhiata, per poi scoppiare a ridere come dannati. A quel punto mi unii a loro.
-Grazie eh - commentò Johnny, mentre McKenna gli portava del ghiaccio.
-Dai Christ non prendertela - intervenne Zacky, appoggiando la schiena al divano -lo sai che si scherza.
-Certo, perché non siete voi ad esservi presi un pugno nell'occhio - borbottò lui di rimando, sedendosi sulla poltrona.
-Mi dispiace Johnny - disse Blue, dondolandosi da una parte all'altra -non volevo, sul serio.
-Tranquilla piccola, passerà.
Blue si accucciò accanto a lui e gli appoggiò la borsa del ghiaccio sull'occhio.
-Prima Brian, e adesso Johnny - commentò Matt, scuotendo la testa con un sorriso incredulo -il prossimo chi sarà?
-Beh, non lo so - Blue si strinse nelle spalle -vieni tu domani a prenderci a scuola?
Ridacchiai e tirai fuori una birra dal frigorifero.
In quella Blue si avvicinò di me, me la tolse di mano e ne bevve un sorso prima di restituirmela.
-Tale padre tale figlia - commentai, scuotendo la testa.
Blue sfoggiò un sorriso a trentadue denti. Soffermandomi a guardarla mi accorsi che aveva il labbro inferiore spaccato e un graffio ancora fresco sulla guancia.
-Mi sembrava già strano che non avessi riportato lesioni - sospirai, accompagnandola in bagno.
-Ma non è niente! - protestò lei, sedendosi sullo sgabello.
-Poche storie - tagliai corto, tirando fuori il disinfettante.
-NO! NO! NO E ANCORA NO! Quello brucia! - esclamò, sgranando gli occhioni azzurri.
Inarcai un sopracciglio.
-Blue, se lo mettono anche i bambini. McKenna lo usa da quando aveva tre anni e non si è mai lamentata - replicai -non brucia.
-Lo dici solo per farmi stare buona. - bofonchiò.
Okay, come non detto.
Aprii il contenitore di disinfettante e ne versai un po' sul braccio.
-Visto? - dissi -In pratica è come acqua. Adesso ti fidi?
Blue spostò lo sguardo scettico dal mio viso al liquido verde che mi era colato fino al polso.
-Io non mi fido di nessuno - sospirò.
Feci per controbattere, ma lei mi anticipò:
-Ma con te potrei anche fare un'eccezione.
Sorrisi e presi un pezzo di cotone, che andai ad appoggiare sulla sua guancia inbevuto di disinfettante.
Lei strizzò gli occhi e si morse un labbro.
-Dai Blue, finiscila - mormorai.
-Ma pizzica - sbottò.
-Blue.
-E va bene, non fa così male. - ammise, sbuffando.
Dio, quanto somigliava a Jimmy. Aveva preso tutto da lui: i suoi occhi, i suoi capelli, il suo fisico, le sue smorfie, il suo sorriso... perfino il suo carattere.
-Allora - le scostai la frangia dal viso -cosa ti hanno fatto oggi?
-è successa una cosa strana - aggrottò la fronte -hai presente Logan Stoner?
-Sì - annuii, senza smettere di disinfettare -quel ragazzino con gli occhi verdi con cui fai sempre rissa, no?
-Esatto - confermò -oggi mi ha fatto lo sgambetto mentre passavo in corridoio.
-E la novità dov'è?
-Fammi finire. Io ovviamente l'ho evitato e mi sono girata a guardarlo male, e lui sai cosa fa? Mi prende per il mento e mi fa: "Lo sai che hai due occhi bellissimi, Sullivan?"
Oh oh oh.
Proprio vero che chi disprezza compra.

-Cioè - continuò, mentre io trattenevo a stento un sorriso -io ero tipo: "Mi prendi per il culo?" ma non sembrava affatto che scherzasse. Ti rendi conto? - sospirò -Poi all'uscita siamo finiti a picchiarci come al solito, però ho notato che... non so, mi guardava strano.
-Sai - sorrisi -credo proprio che il piccolo Stoner si sia preso una cotta per te.
Blue mi fissò, preoccupata.
-Ma... no! Cioè, no! - esclamò,portandosi le mani ai capelli -No! Io... con quel coso?
-Beh, che cos'ha che non va? - replicai -è carino, no?
-Brian, devo iniziare a dubitare della tua sessualità?
Ridacchiai.
-Ehi, non me la faccio coi ragazzini.
-Davvero? - sollevò le sopracciglia -Peccato - e mi fece una linguaccia.
-Sei impossibile - risi nuovamente, richiudendo il disinfettante. -Proprio non ti piace? - insistetti.
-Non è brutto - ammise, abbassando lo sguardo -ma è uno stronzo. Hai visto come mi tratta? E poi non lo so, non mi ci vedo ancora ad uscire con i ragazzi.
-Preferisci i tipi come McKenna? - replicai.
-Idiota - mi diede una gomitata -hai capito benissimo cosa intendo.
-Quindi fammi capire; sei abbastanza grande per fumare ma non abbastanza per uscire con un ragazzo?
-Brian, facciamo che ne riparliamo un'altra volta, okay? - tagliò corto, alzandosi dallo sgabello.
-Guarda che ci conto - sorrisi e la seguii fuori dal bagno.












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Capitolo 10
*** Ever since the day you left my fate's been set unknown. ***


Quando Joe e Barbara Sullivan videro Blue per la prima volta si accorsero immediatamente della strana somiglianza con il loro figlio.
-Lei è Lucretia, ma tutti la chiamiamo Blue - le appoggiai una mano sulla spalla.
Lei accennò un sorriso e allungò la piccola mano verso i due coniugi, che la guardarono perplessi prima di stringergliela.
-Brian, chi è questa ragazzina? - domandò Barbara. Iniziavo a cogliere una nota di incertezza nella sua voce. Che stesse cominciando a capire? Scambiò un'occhiata con il marito, che appariva più confuso di lei.
-Beh... Jimmy era un ragazzino - rispose Zacky, vago.
Era giusto che i Sullivan sapessero la storia della loro nipote. La storia di una ragazzina con la valigia sempre in mano, privata del suo vero papà, poco capita dalla madre, maltrattata e lasciata troppo da sola.
Alla fine del racconto Barbara aveva le lacrime agli occhi.
Ebbe solo la forza di avvicinarsi a Blue e di abbracciarla. Lo stesso fece Joe.
Amavano il loro figlio. Dio, quanto lo amavano.
Io e i ragazzi iniziammo a sentirci di troppo, ma eravamo felici per essere riusciti a ricostruire, almeno in parte, la famiglia.

Qualche sera dopo uscii con i ragazzi per una sbronza di massa e portai a casa una ragazza, scordandomi totalmente del fatto che ci fossero Blue e McKenna addormentate.
Non sapevo chi fosse quella ragazza, credo si chiamasse Kate, ma non ha importanza. Me l'ero presa giusto per puro piacere personale. Il giorno dopo non avremmo più saputo nulla l'uno dell'altra.
La sbattei contro il muro mentre mi insinuavo tra le sue gambe, gesto che ormai ero abituato a fare. Lei ridacchiò e gemette come una sgualdrina, intrecciando le dita ai miei capelli.
Probabilmente mi considererete un coglione e un irresponsabile, ma ehi, avevo solo voglia di una scopata.
Non immaginavo di certo che Blue sarebbe sbucata dal corridoio per poi puntare verso il frigorifero.
La poca lucidità che mi restava mi portò a chiedermi cosa ci facesse sveglia a quell'ora. Forse stavamo facendo troppo casino. Poi anche la ragazza si accorse di Blue e la puntò spregevolmente.
-E questa chi è? - sbottò, indignata.
-Brian, credo che questa sia l'ultima - sospirò Blue, buttando giù un sorso dalla lattina di Heineken che aveva appena aperto.
Poi sembrò accorgersi della ragazza accanto a me.
-Oh... scusate. Ho interrotto qualcosa? - chiese con sufficienza, riportando la lattina alla bocca.
-Sì, mocciosa - replicò Kate, mettendosi una mano sul fianco. Iniziai ad accorgermi solo in quel momento di quanto fosse fastidiosa la sua voce.
Blue fece una smorfia ed emise un sonoro rutto da birra, per poi sorridere soddisfatta.
Dovetti contenere una risata fuori luogo.
Kate la guardò disgustata.
-Dio, che schifo - commentò.
-Mamma mia come siamo fini - ribatté Blue, spalancando gli occhi azzurri -da che pulpito arriva la predica, poi. Fino a poco fa ti stavi strusciando su Brian come un'anguilla e sarei IO quella che fa schifo?
-Ma come ti permetti, mocciosa?
-Eddai, non discutete - piagnucolai.
-Ma l'hai sentita, Brian? Dovrei lasciar perdere solo perché è una ragazzina?
-Ha tredici anni.
-E MEZZO! - precisò lei, appoggiando la lattina sul tavolo -Comunque esistono le camere da letto, e vedete di non fare casino che McKenna si è già svegliata due volte.
-AH, ce n'è anche un'altra? - esclamò Kate. Iniziava a darmi sui nervi.
-Due sono meglio di una, no? - replicò Blue -E ha la mia stessa età. Secondo Brian dai sedici in giù sono le migliori annate.
Kate mi fissò disgustata. 
-Non resterò in questa casa un minuto di più. Depravato del cazzo - si staccò bruscamente da me e uscì da dove era entrata
Non mi curai di seguirla, non mi importava più.
-Non ti sei perso molto, non aveva tette - concluse Blue.
Accennai una risata.
-Sei assurda - sospirai.
-Hai bevuto, vero?
-Un po'. Sono così arrapato che mi farei perfino te - scherzai, e le feci l'occhiolino.
-Camminerò spalle al muro d'ora in poi allora - replicò lei, stando al gioco. Eppure avrei giurato di vederla arrossire.
Non è che poi mi prende sul serio? Nah, lo sa che non mi scoperei mai una ragazzina... no? 
Sorrisi e scossi la testa, gettando un'occhiata all'orologio. Erano le due e mezza passate.
-Dai pulce, torna a letto - le intimai.
-Dovresti andare anche tu, sembri uno straccio - disse.
-Non è vero, sto beniss... 
Sarei finito con la faccia spalmata sulle mattonelle se Blue non avesse attutito il colpo.
Sì. Si era buttata sotto di me in modo che non mi facessi del male.
La guardai tirandomi leggermente su per non schiacciarla con il mio corpo.
Lei ricambiò lo sguardo, trafiggendomi con quegli occhi di porcellana azzurra, e io iniziai a sentire caldo.
No... NO, no. Per l'amor del cielo, NO.
Trovai la forza di tirarmi su prima che accadesse l'inevitabile. NON ERA. IL. CASO.
-Hai visto? Non ti reggi in piedi - disse, alzandosi e cercando di sorreggermi come meglio poteva mentre mi accompagnava in camera. Ma, essendo così piccola e gracilina, fece molta fatica. Per questo cercavo di appoggiarmi a lei il meno possibile.
Non volevo creare casini.






 

 





 

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