Quando c'è di mezzo l'amore, di solito ci si inganna da tutte e due le parti.

di federicasusanna
(/viewuser.php?uid=156924)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


"Amare è in ogni caso essere vulnerabili. Ama qualcosa e il tuo cuore certamente sarà diviso e rotto."



Era una calda e cocente giornata di fine Agosto e l'unica cosa che avrei potuto fare era andare a casa del mio migliore amico, stando al fresco, e giocare alla Play Station.. come facevamo quand'eravamo solo dei piccoli pargoletti.

Ah, giusto, non mi sono presentata! Sono Rosemary Wimbledon, ho 17 anni, frequento il liceo artistico, ho i capelli rossi e gli occhi verdi e l'unico amico che ho è Justin Bieber. Un ragazzo alto, con i capelli castani e i riflessi biondo cenere, gli occhi color caramello, dai lineamenti perfetti. Dimenticavo! Sono un maschiaccio.

Presi l'occorrente, ricaricai il mio Gatorade e saltai in sella alla mia bicicletta modello Marlin Singlespeed. Adoravo percorrere chilometri e chilometri su quel veicolo, con le cuffiette all'orecchio. Mi sentivo libera, come una fenice che spicca il suo privo volo alla scoperta dei cieli. Inforno, potevo andare per ogni quartiere di Manhattan quando volevo.
In pochi minuti mi trovai all'arco della porta di casa di Justin, non feci in tempo a posare il dito sul campanello che sentii la maniglia della porta girare. Pochi istanti dopo mi trovai davanti a quel coglione del mio migliore amico.
Entra su! Qui c'è un bel freschetto, non vorrai restare qui sull'uscio a far la sauna?” mi disse sorridendo maliziosamente.
Adoravo la sua risata, trasmetteva sicurezza e allegria. Riflettei pochi secondi e le mie labbra si aprirono leggermente mostrano un sorriso che cercavo di nascondere. “A cosa giochiamo oggi?” gli chiesi, anche se sapevo già che avremmo giocato a Fifa 13. “Non so, io pensavo a Fif...” non fece in tempo a rispondere che lo anticipai, come se non fosse papale che avremmo giocato a quel gioco. “Fammi scommette, Fifa 13?” provai a dire in modo ironico, ma non credo che lui l'abbia capito. “Mi conosci troppo bene!” disse dandomi un colpetto sulla spalla destra.
Sai cosa? Oggi non ho proprio voglia di giocare, sono settimane che non facciamo altro che stare davanti uno stupido televisore. Andiamo in spiaggia!” ciò che dice è stupido, lui amava giocare alla Play Station. “Oh no caro, sai che io in spiaggia non vengo. Mettermi in costume davanti ragazzi che indossano solo un paio di slip nascondendo il coso? Come lo chiami tu?” ride e mi rispose grattandosi delicatamente l'anca destra. “Jerry, lo chiamo Jerry! Hahaha.” mi chiesi per giorni e giorni tra me e me da dove fosse uscito quel nome. Ma poi il solo pensiero dei suoi testicoli mi faceva rabbrividire ed esso scompariva dalla mia testa.
Avanti, è una bellissima giornata, non stiamo chiusi in casa a non far nulla. Andiamo in spiaggia ci facciamo un bagno e ci rinfreschiamo un po'.” insisteva e sapevo che non avrebbe smesso neppure se fossi tornata a casa mia. “E va bene, ma solo qualche ora, poi torniamo a casa.” il suo volto si illuminò e mise le mani sulle spalle spingendomi in direzione della porta. “Avanti, andiamo con la mia macchina, passi a prende la bici più tardi.
Sai che ti odio, vero?” dissi sbuffando, non so come ci riusciva, ma ogni volta mi convinceva di far tutto. Lui mi controllava, ogni sua parola arrivava diretta al cuore e per me diventava come una droga.
Salimmo velocemente in macchina, una Range Rover color nero cupo e sfrecciammo verso il lido. Parcheggiammo e scendemmo dall'auto.
Justin io non so nuotare.” si girò di scatto e si mise a ridere. “Sono seria, non so nuotare. Anche solo stare in acqua con un salvagente dove non tocco mi dà la nausea.” mi guardava come si guarda un bimbo quando ti regala un disegno bruttino, anche se non puoi dirgli che ti fa altamente schifo. Uno sguardo come se gli facessi pena. “Fanculo Justin!” feci per andarmene ma lui mi fermò prendendomi per mano. Erano poche le volte in cui io e lui avevamo contatti fisici. La nostra amicizia era basata su giochi, film, cibo e musica. Non eravamo la solita coppia di amici che si sbaciucchia e si stritola di abbracci. Credo di non averlo mai abbracciato, forse solo quando avevamo 5 anni circa. Anche solo il pensiero di potermi trovare tra le sue braccia mi metteva a disagio.
Lo guardai negli occhi, lui contemporaneamente fece lo stesso. Non avevo mai notato che i suoi occhi erano così dannatamente brillanti. Rimanemmo così per pochi istanti, poi lasciò la presa dal mio polso e sbatté gli occhi. “Credo di avere qualcosa nell'occhio, forse un granello si sabbia. Vado al bagno del bar, ci vediamo in spiaggia.” Corse via, senza dire un'altra parola. Rimasi a guardarlo scomparire tra le macchine, quando un pensiero mi distrasse. Cos'era appena accaduto? Cos'era quella sensazione nello stomaco? Perché il mio cuore ora faceva tre battiti al secondo? Perché le mie gambe non reggono il mio corpo? Perché sento quella sensazione di cui parlano tutti i libri? Perché mi sento come se il mio cuore fosse fuggito dal mio petto?
Non mi ero mai sentita così, mai in 17 anni avevo guardato un ragazzo negli occhi e poi avevo avuto tutti questi interrogativi sul perché mi sentivo come in un film. Ecco, sembrava tutto così schifosamente bello.. e surreale. “Non devo pensarci.” sussurrai in modo che solo io potessi sentirmi.
Mi diressi verso la spiaggia dov'ero circondata da ragazze in bikini che sembravano uscite da Teen Vogue. Rimasi pochi secondi a fissare i loro corpi scolpiti come statue di terracotta pensando a come sarei stata io con uno di quelli. Forse non mi sarei sentita mai a disagio pensando che pochi istanti dopo avrei dovuto togliermi gli abiti e lasciare che il sole scurisca la mia carnagione bianca come il latte.
Sfilai la maglietta, le Supra e subito dopo i pantaloncini jeans. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me. “Perché sono nata così? Cos'ho che non va?” pensai. Pochi minuti dopo arrivò Justin continuando a grattarsi l'occhio. “Avevo un granello di sabbia, niente di che.” disse guardando fissa il mio corpo quasi nudo. “Ti prego, non farlo anche tu.” dissi lagnandomi. “Fare cosa?” continuava a fissarmi, la cosa stava diventando alquanto fastidiosa. “Fissarmi, non fissarmi! Dio mio, sapevo che non dovevo venire, mi sono lasciata convincer...” dissi mentre raccoglievo i miei vestiti affannosamente. “Andiamo, ti insegno a nuotare.” alzai il capo e lo vidi, era proprio sopra di me a pochissimi centimetri che mi porgeva la mano.. io avrei dovuto stringerla, volevo stringerla! L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era la sua bellezza. Non ci avevo mai fatto caso, l'avevo sempre visto solo come un ragazzino, solo come il mio amico del cuore. Ma ora era lì, che mi porgeva la mano e la sua bellezza era senza limiti.. mi resi conto che era l'essere vivente con le forme più perfette sulla faccia della Terra.
Lo desideravo.
Presi la sua mano, fu un gesto istintivo il mio.. non me ne resi conto. Le nostre dita erano intrecciate ed alternate. Credevo di aver toccato un'enorme palla di fuoco. Bruciava. O forse era il mio cuore a farlo.
Mi trascinò verso la riva, l'acqua dell'oceano mi bagnava fino alle caviglie. Tremavo. Solo l'idea che avrei nuotato senza un salvagente nell'acqua alta qualche metro mi terrorizzava. Mi fidavo ciecamente di lui all'improvviso. Ecco, mi aveva colta all'improvviso. “Stà tranquilla, ci sono io e con me sei al sicuro.” le sue parole. Mi rimbombavano nella testa, una dopo l'altra. Mi Prese per mano e entrammo in acqua. Ogni secondo il livello del mare si alzava, o meglio, ogni secondo andavamo sempre più a largo. Mi trovai sospesa in mare, con il mio migliore amico. Solo io e lui. Mi teneva per i fianchi. “Ora prova a muovere le mani e le gambe insieme per tenerti a galla. Su, sono sicuro che ce la fai.” ogni sua parola mi trasmetteva sicurezza, la sua voce faceva accadere cose strane al mio stomaco. Dovevo scoprire cosa stava accadendo dentro di me. Perché mi sentivo d'un tratto così vulnerabile? Come se anche solo una sua parola avrebbe potuto distruggermi. Ero sempre stata una persona forte, senza emozioni. Cosa si può pretendere da una ragazza orfana che vive con la nonna?

Quando morirono i miei genitori la voglia di vivere sparì. Era tradizione fare viaggi, andare alla scoperta del mondo intero in una barca a vela. Questo facevano i miei genitori, vivevano. Sono morti in barca, il motore si ruppe e andò a fuoco.. ritrovarono la piccola nave poche settimane dopo accostata ad un porticciolo nei paraggi di Los Angeles. Così è nata il mio terrore del mare aperto. Una volta portammo Justin con noi, andammo alle Hawaii.. ricordo vagamente che avevamo 7 anni e dormivamo nello stesso letto, l'uno abbracciato all'altro. Quella è stata la prima e l'ultima volta che ho abbracciato Justin Bieber. Quando morirono la famiglia di Justin si prese cura di me per mesi, costringendomi così a vivere sotto il suo stesso tetto. Quello che ci legava era il tipico rapporto fratello-sorella. Si gioca, si litiga, si gioca, si litiga. Eravamo così, niente di più.

Mi abbandonai alla melodia che le sue parole componevano, sentivo le sue dita muoversi sui miei fianchi, sentivo i suoi capelli che mi accarezzavano il volto che appoggiato sulla sua spalla. Sembrava il paradiso.
Mi lasciò, andai per qualche secondo sott'acqua, mi sentii morire per poco. Poi delle mani, le sue mani, mi afferrarono e mi tirarono fuori dall'incubo che mi accompagnava da anni ormai.
Aprii gli occhi e mi trovai a pochi centimetri dal suo volto. Era dannatamente perfetto. I nostri sguardi si incontrarono, sembrava parlassero tra loro. I nostri nasi si sfioravano. I nostri cuori battevano. Mancava solo una cosa..


Ciao bellezze, so che come primo capitolo è un po' banale e forse avrei dovuto dividerlo e scrivere una seconda parte in un capitolo che veniva a seguire.. ma non resistevo. Comunque, è la mia prima storia e so che ho molto da imparare e scusatemi, ho fatto un pasticcio con i verbi e me ne rendo conto. ç___ç
fatemi sapere se come primo capitolo è okay e come vorreste il continuo. Recensite eh.
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


"La vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta."


Capitolo 2.



Lui era così dannatamente vicino, ed io mi sentivo così dannatamente impotente. Avrei voluto scacciare ogni pensiero dalla mia mente e schioccargli quel bacio. Ma non ci riuscii.
Hey Jen, devi svegliarti.” mi disse.
Aprii gli occhi di scatto a davanti a me vidi il soffitto blu della mia stanza.

Justin Bieber non è il mio mio migliore amico. É solo un ragazzino viziato che gioca a fare il cantante internazionale. Devo trovarlo e finire ciò che hanno iniziato i miei genitori.” urlai furiosa. Quel sogno. Perché?

Salve a tutti, sono Jennifer Stone, ho 15 anni e di mestiere faccio la paparazza. Non mi è mai piaciuto violare la privacy delle persone, ma questo lavoro l'ho ereditato. Quando i miei genitori mi abbandonarono, lasciarono me sull'uscio di casa dei miei nonni con una macchinetta fotografica in mano. Avrei preferito che fossero morti, l'abbandono non riuscivo a sopportarlo. Ora i miei nonni sono morti e l'unica cosa che posso fare per andare avanti è fotografare i vip, fotografare Justin Bieber. Questo è il mio traguardo. Lui è la mia vittima. So che esiste gente che pagherebbe mille dollari pur di avere foto rare di quel cantante canadese, ed io intendo aiutarli. Troverò Justin Bieber.

Dopo tutto, era tarda mattina ed il mio lavoro aspettava solo me. Mi vestii rapidamente, afferrai la mia migliore amica ovvero la mia macchina fotografica e mi chiusi alle spalle il portone in mogano del condominio.
Mi trovai su una piazza a fissare la fontana che spruzzava acqua e i bambini che le correvano attorno pieni d'allegria. Dov'era la mia felicità? Perché da qualche mese oramai non mi prendo più cura di me stessa? Perché mi sento sempre a disagio tra la gente? Perché non sono una semplice teenager che frequenta il liceo ed esce con dei ragazzi? Vorrei solo essere normale. Tornai a casa, stanca di tutte quelle risate che sentivo attorno a me. Non ne potevo più. Li invidiavo tutti. Avrei voluto tornare ragazzina all'istante.
Vidi la piazza dietro di me farsi sempre più piccola, le risate venivano divorate dalla tramontana che rinfrescava le giornate a Manhattan. C'era silenzio. Riuscivo a sentire persino i miei pensieri e avevo paura che anche gli altri riuscissero a leggermi nella mente. Rientrai a casa e mi gettai sul letto posando delicatamente la macchina fotografica sul tavolo in vetro dei miei nonni ormai defunti.
Si fece sera.

Justin's brain
Mi incamminai furtivamente, senza dar nell'occhio, verso il Garagge Restaurant di New York dove mi attendevano impazienti, ormai, Alfredo e Chaz. Corsi in contro a loro. “Hey bro!” salutai con una pacca sulla spalla Chaz e poi detti il pugno ad Alfredo. Entrammo nel ristorante e ci fecero accomodare in un tavolo in legno di betulla, con una tovaglia grigio topo e dei calici che brillavano per il vino.
La cameriera ci porse i menù e pochi minuti dopo tornò per prendere le ordinazioni. “Salve signori, cosa prendete?” ci chiese con un sorriso stampato sul volto. “Ci ha riconosciuti.” sussurrai a Chaz in modo che non potesse sentirci. Lui rise ma si ricompose subito. “Nodini al basilico, cotechino in salsa, cartocci di Quaglie al limone e bignè al tartufo per tutti.” adoravamo questi piatti, mia nonna li faceva sempre quand'eravamo piccoli. Finì di scrivere le ordinazioni sul blocchetto e tornò in cucina.
Per tutta la serata parlammo dei miei cd, della mia carriera e di Beyoncè.. Ma non sapevo cosa sarebbe accaduto uscito da quel locare..




Ciao bellezze e ciao paolo ^_^, allora che ne pensate? in questi capitoli scriverò sia dal punto di vista di Justin che da quello di Jennifer. Nel primo capitolo è stato tutto un sogno, un sogno che forse in futuro Jen vorrebbe vedersi realizzare. L'abbandono dei suoi genitori l'ha distrutta e avrebbe preferito saper che fossero morti, non riesce a sopportare di esser stata abbandonata. Comunque, fatemi sapere cosa ne pensate e aspetto con ansia le vostre recensioni! Vorrei ringraziare le ragazze che nel primo capitolo sono state critiche con dolcezza, mi avete aiutata tanto e mi avete spinta a migliorare.
Un bacio, Federica.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


"L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile."


Capitolo 3.



Jennifer's brain
Erano ora ormai che guardavo i Simpson sul canale 6, era ora di andare a prendere un po' d'aria. Mentre mi diressi verso la porta con in mano la mia macchina fotografica sentii il mio Samsung modello vecchio squillarmi nella tasca del mio jeans a sigaretta blu scuro che si abbinava alla camicetta rossa bordò. “Pronto?” risposi curiosa. “Hey Jen, sono Jay, ho appena saputo che Justin Bieber si trova nel Garagge Resturant di New York. Ti conviene correre ed avrai le foto per quella rivista di gossip.. Quanto avevi detto che offrivano per una foto di Bieber? 1,500 dollari? Ecco, ti conviene muovere il culo. Io sono in taxi e stò andando lì, ci vediamo.” mi disse, “Ok, arrivo subito!” Riuscii appena in tempo ad attaccare e corsi alla stazione della metro per riuscire a raggiungere il ristorante di lusso entro i trenta minuti.
Jay, l'amica perfetta, l'unica persona che mi è sempre stata accanto in ogni circostanza, l'unica persona che anche solo con uno sguardo mi capiva. Senza di lei sarei persa.
In poco tempo mi trovai all'ingresso, l'entrata era stracolma di paparazzi.. sembrava di trovarsi ad un concerto rock!
Cercai Jay tra la folla e la intravidi tra le 'prime file'. “Jay! Jay! Sono quì!” urlai sperando che potesse sentirmi. Si girò e mi sorrise facendomi cenno di raggiungerla. Spinsi quà e là per arrivare davanti e i strinsi alla mia amica.
Attendemmo ben venti minuti prima che il signorino uscisse dal locale..

Justin's brain
Finimmo la cena in quattro e quattr'otto, pagammo il conto e ci dirigemmo verso l'uscita.
Avrei desiderato non mettere mai piede fuori da quel locale! Appena misi piede fuori da quel ristorante, una nuvola di luci - flash suppongo - mi accecò la vista. Sentivo urlare cose del tipo 'Bieber sorridi per Teen Magazine' o persino 'Facci vedere il culo, vogliamo lo scoop'. In circostanze come questa, odiavo la mia vita. Acchiappai Chaz e Alfredo per il colletto firmato Gucci e Armani e urlai “Questa è la mia vita, sono solo un ragazzo che vuole stare in pace con i suoi amici.. questo è il momento in cui dimentico di essere un cantante di fama mondiale e divento un semplicissimo teenager che esce con gli amici. Lasciatemi stare, porca miseria! Andate tutti via o chiamo la polizia!
Non riuscivo a credere a ciò che i miei occhi mi mostravano, stavano andando tutti via.. quando vidi il volto di quella ragazza. Aveva i capelli di un colore misto tra il biondo ed il rosso, gli occhi di un verde in cui potevi vedere il tuo riflesso, la pelle bianca come il latte, senza alcuna imperfezione e delle labbra carnose al punto giusto. Sembrava perfetta.

Jennifer's brain
Riuscii a scattare solo una decina di foto prima che lui facesse quel discorso. Mentre andavo via mi voltai per guardare la sua espressione soddisfatta e vidi che il suo sguardo puntava su di me. Lo continuai a guardare. Guardavo il modo con cui salutava, abbracciava e faceva sorridere le sue fan. Le beliebers, credo si chiamino così. Aveva un potere. Riusciva a far battere i cuori di milioni di persone.
Quando tornai a casa, mi sdraiai sul letto con Jay e cominciammo a salvare le foto sul computer sperando che la qualità e la risoluzione andassero bene per poter essere spedite ad una rivista. Quando vidi quella foto.. Justin Bieber sorrideva alla mia macchina fotografica. Justin Bieber sorrideva a me.
Io e Jay ci guardammo e scoppiammo a ridere senza alcun motivo.

Justin's brain and heart
Mi trovai in auto con Chaz ed Alfredo che non facevano altro che parlare dei paparazzi e delle foto che sarebbero uscire l'indomani sulle riviste e sui blog di tutto il mondo. Io avevo un solo pensiero che si faceva largo nel mio cuore. Quella ragazza.
Ragazzi voi avete notato qualche ragazza carina tra la folla che ci ha invasi al Garagge?” si guardarono tra loro e poi annuirono entrambi. “Mi ricordo che c'era una tipa con una camicia rossa scuro verso destra, ma non ricordo nient'altro.” disse Chaz con l'appoggio di Alfredo. Feci un sorriso malizioso tra me e me pensando che io di quella ragazza avevo colto ogni misero particolare.. Riuscii a notare che aveva un'accenno di lentiggini appena sotto gli occhi color verde acqua.

Questi sono miracoli che non possono accadere,

così come dal giallo con l'azzurro nascerà sempre il verde,

e non il rosa o il marrone.

Il verde è matematico.



così è come immagino Jennifer:

Image and video hosting by TinyPic



Oh miseriaccia, continua a leggere! ♥

salve meraviglie e salve Paolo, scusate se non ho postato ieri il capitolo ma ero stanchissima e non riuscivo a scrivere e nemmeno a concentrarmi. Tutto sommato mi sembra un bel capitolo questo, non credete?
Fatemi sapere, come sempre, cosa ne pensate e vi supplico, scrivete più di dieci parole che mi arrivano duemila messaggi al secondo.
Siete le/i migliori ed io vi amo tanto.
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


"L'amore cessa di essere un piacere quando non è più un segreto."


Capitolo 4.



Un mese dopo.



Jennifer's brain
Mi alzai e la prima cosa che notai era la luce accecante del sole e la brezza estiva di inizio settembre che mi accarezzava con dolcezza il volto.
Mi recai in bagno, feci una doccia al volo e tornai al mio armadio in mogano, lo aprii e vidi una distesa di colori appesa a delle stampelle. Guardai ripetutamente tutti quegli abiti e mi soffermai su una maglietta bianca come la neve, avente una distesa di ricami e su una gonna a vita alta color cielo. Afferrai le due stampelle e poi presi la biancheria, anch'essa bianca. Andai davanti alla scarpiera e scelsi un paio di ballerine bianche come le nuvole. Passai un filo di matita sulla parte alta del ciglio e uscii di casa - senza macchina fotografica. -
Erano giorni ormai che non la tenevo in mano, Justin Bieber era in vacanza ed anche io. Mi ero presa una pausa dal mio straziante lavoro.
Mi chiusi la porta alle spalle e vidi Jay, indossava dei pantaloncini jeans, degli stivaletti in pelle alti fino al polpaccio ed una cannotta blu mare. Era la perfezione.
Giorno bocciolo! Sei un'incanto oggi.” Il suo modo di dirmi buongiorno era sempre lo stesso, faceva complimenti su complimenti, anche quando era inappropriato. Faceva di tutto per farmi sentire a mio agio, sempre. “Giorno bugiarda!” mi annunciai così alla sua mattinata. “Dove andiamo oggi?” mi chiese prendendomi sotto braccio. “Non so, ti va di andare a Central Park?” annuii e ci dirigemmo alla fermata della metropolitana che si trovava ad un isolato dal mio appartamento.
Impiegammo dieci minuti e poi ci trovammo nel nostro paradiso terrestre.

Justin's brain
Tornammo ieri da Parigi, io e Ryan ed avevamo tutto il diritto di goderci la nostra New York. “Ti va di uscire oggi brò?” mi chiese. “Sì, ma non ho idea di dove potremmo andare!” risposi lanciando ripetutamente la pallina di gomma sul soffitto. Optammo per Central Park. Saltammo in macchina e ci dirigemmo lì.
Faceva caldo, un caldo che ti faceva mancar l'aria.. ma ne valeva la pena.

Jennifer's brain
Hey Jen, ma quello non è Justin Bieber? Prendi la macchinetta fotografica, è la tua occasione! Forza!” mi disse indicandolo mentre beveva sorsi d'acqua dalla fontanella.
Lo guardai. Lo guardai mentre rideva. Lo guardai mentre si bagnava il volto per colpa del caldo. Lo guardai mentre si scompigliava i capelli. Lo guardai mentre scherzava con il suo amico. Lo guardai solo per pochi secondo e riuscii a vedere tutto, anche ciò che avrebbe fatto dopo.. Mi tornava in mente quel sogno.
Pianeta Terra chiama Jen!” disse Jay dandomi una gomitata per richiamare la mia attenzione. “Si?” risposi senza pensare, non stavo proprio con la testa. “Andiamo da lui, il suo amico sembra carino, dai. Voglio conoscerlo!” la tirai per un braccio e urlai ripetutamente la parola 'no'. Ma lei era una persona cocciuta e quando si metteva qualcosa in testa era inutile provare a farle cambiare idea. “Va bene, allora passiamogli solo vicino dai..” Annuii solo per farla felice e ci incamminammo verso di loro per caso.

Justin's brain and heart
Mentre tweettavo con il mio I-Phone, Ryan richiamò la mia attenzione. “Oh porca troia! Guarda quelle due ragazze, oh cielo! Non credevo esistessero ragazze così belle in questa città. D'un tratto adoro vivere quì.” mi disse indicando due ragazze che stranamente camminavano mirando noi senza accorgersi di chi eravamo. Quando la vidi.. era quella ragazza. Quella ragazza di cui non sapevo il nome. Quella ragazza che avevo sognato per settimane. Quella ragazza che speravo di incontrare ogni giorno in ogni parte del mondo. Quella ragazza dai lineamenti perfetti.
Passarono a pochi metri da noi - per caso - e ovviamente io e Ryan le seguimmo con lo sguardo. Quel coglione mi acchiappò per la maglia e mi tirò verso di loro. Non volevo! Cosa le avrei detto? 'Hey sei perfetta, come ti chiami?' Che stupido. Ho sognato per settimane che accadesse ed ora che è successo non so come comportarmi. Mi lasciai trascinare da Ryan - senza volerlo - verso di loro. Mi trovai difronte alla perfezione.

Jennifer's brain
Dio, dimmi che non è vero. Dimmi che non stanno venendo verso di noi. Dimmi che è tutto uno scherzo. Fa che io sia su MTV Disaster Date. Ti supplico.
Ciao ragazze!” disse Ryan. Riuscii a vedere Jay sorridere, ed era la cosa più bella del mondo. Ci girammo. Era lui. Era davanti a me, a pochi centimetri. Avrei voluto che in quel momento un'abete gli cadesse dritto addosso.
Hey!” disse Jay guardando Ryan. Passarono alle presentazioni. Avrei voluto che non andassero avanti. Dio mio, lo so chi siete, non c'è bisogno di presentarsi!
Lei è Jennifer, la mia migliore amica.” rimasi incantata - da cosa ancora non lo so - “Saluta Jen, fammi fare bella figura.” mi sussurrò in modo che nessuno potesse sentirla. “Piacere.” dissi svogliata fingendo un sorriso e stringendo la mano di Ryan e poi di Justin..

Justin's brain and heart
Jennifer. In questo momento mi sembrava il nome più bello del mondo.
Ryan, ovviamente, non perdeva occasione di farsi riconoscere e le fece il baciamano. Avrei voluto staccargli ogni singolo pelo pubico.Lui è Justin, ma ovviamente sapete già chi è.” Jay rise, come per far un piacere a Ryan. Jennifer, invece, finse una smorfia. Non credo che le andassi molto a genio.
Comunque, ora che ci siamo presentati, che ne dite di venire a fare una passeggiata e se volete anche a prendere un gelato con noi? Offre Bieber!” propose Ryan.

Jennifer's brain
Ora giuro che entro trenta secondi me la do a gambe. Dio santissimo. Un'incubo che diventa realtà.
Sarebbe una figata!” urlò Jay.
Inviai un sms a Jay. La cosa era buffa dato che si trovava affianco a me. Ma per colpa di alcune presenze mi risultava impossibile parlare con lei.

"Jay, ti supplico, portami via da qui o giuro che lo ucciderò davanti a tutta Central Park."



questi sono gli abiti che indossava Jen:
Image and video hosting by TinyPic



Oh miseriaccia, continua a leggere! ♥

salve meraviglie e salve Paolo, il capitolo è abbastanza lungo e succoso, dai, accontentatevi.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione possibilmente scrivete più di dieci parole divento matta leggendo ogni volta i messaggi privati anche se vi adoro. Sforzatevi e non scrivete un misero 'bello, continua.'
Fatelo per me. ç____ç
Comunque non riesco mai a rispondere alle recensioni, ma vi ringrazio tutti davvero. Siete fantastici!
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


"L'amore è come le epidemie: più uno le teme, più è esposto al contagio."


Capitolo 5.



Jennifer's brain
Jay mi guardò e mi fece una smorfia. Capii che non mi avrebbe portata lontano da Justin nemmeno se gli avessi regalato metà del mio guardaroba.
Ci incamminammo verso il chiosco dei gelati. Jay e Ryan camminavano sotto braccio e lasciarono me e Bieber dietro la loro ombra a camminare l'uno affianco all'altro nella massima vergogna. Poi lui attaccò il discorso - per fortuna - “Allora, come va a scuola?” lo guardai e con uno sguardo lo fulminai. “Justin, come dire, è estate.Avevo smerdato Justin Bieber e non c'era cosa migliore. Mi guardò e scoppiò a ridere. Stranamente la sua risata mi piaceva.
Arrivammo al chiosco e Justin tirò fuori il portafoglio. Gli diedi una spinta in modo che potesse rimetterlo in tasca, ma lui si oppose. “Hey l'accordo era che offrivo io a tutti.” Non avevo denaro con me, quindi l'idea mi piaceva, ma eravamo sconosciuti. Cioè io sapevo chi era lui, ma lui non sapeva chi ero io. “Ok, per questa volta te la lascio passare.” annuii. “La prossima volta offri tu.” rispose con tono di sfida. “Non ci sarà un'altra volta.” non mi controllai, le parole che mi uscirono di bocca furono tremende, ma dopo tutto era ciò che pensavo. Per quanto amavo/adoravo il suo sorriso non avrei voluto rivederlo mai più. Era odioso.
Vidi la luce nel suo volto che prima lo dominava, spegnersi.. il sorriso che sfoggiava il suo bel visetto perfetto sparì.
Tu cosa prendi?” si rivolse a me con tono freddo e arrogante. “Non-Non voglio niente, grazie.” risposi dirigendomi verso una panchina che si trovava a 20 metri dal chiosco. “Perfetto.” sentii la sua voce mentre mi allontanavo.
Continuavo a vedere la sua espressione delusa subito dopo la mia risposta. Come ho potuto? Io non sono così stronza e arrogante. Mi faccio schifo, ora più che mai. Ovunque vado io porto angoscia, dolore e delusione. Mi dispiaceva aver detto quella frase. Mi dispiaceva averlo ferito.
Passarono pochi minuti prima che lui venne verso di me e si sedette a pochi centimetri. Rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi lo dissi.. “Mi dispiace, ok? Non avrei dovut..” mi bloccò. “Tieni ti ho preso una Sprite, dice jay che ne vai matta.” Mi girai a guardarlo per mostrarmi grata di ciò che aveva appena fatto fin quando incontrai il suo sguardo.

Dolce sogno nato dentro una lacrima,
che l'anima ha sciolto al tuo cuore,
riflesso sopra al tuo viso
mentre di dolcezza annego i tuoi occhi.



Non avevo mai visto nulla di simile, quel colore, quella forma, quelle ciglia.. tutto sembrava perfetto, tutto era perfetto. “Tutto apposto?” disse per riprendere la mia attenzione. “Si si, tutto appostissimo! Grazie per la Sprite, sei stato un'amore.. cioè, sei stato gentilissimo.” presi la Sprite dalle sue mani e il suo tocco mi fece rabbrividire. Fuggii. Ero brava a farlo. Corsi da Jay. “Ciao Ryan è stato davvero un piacere conoscervi ma noi dobbiamo andare.” dissi trascinandomi Jay dietro. Sentivo lo sguardo di Justin sul mio corpo, sulla mia ombra, sentivo che ci stava guardando fuggire. Fuggire da lui, forse.
Arrivammo a casa mia e Jay sbatté la porta strillando. “Perché? Perché siamo fuggite?” la guardai e lei capii subito, senza doverle dare informazioni. “Non mi dire, non mi dire. Il piccolo Bieber ha stregato anche te!” disse con tono ironico scoppiando a ridere e facendomi il solletico. Sapeva che non riuscivo a resistere. “No! Solo che eravamo seduti soli ed io non sapevo come comportarmi, quindi sono fuggita. Non volevo ferirlo di nuovo e sono sicura che se fossi rimasta un secondo in più sarebbe accaduto come previsto.” Mi giustificai. Non ero attratta da lui, per quanto veniva definito come 'la perfezione' la ogni ragazzina del mondo, io non trovavo nulla in lui. Forse solo i suoi occhi, il suo sorriso, la sua gentilezza.. e quell'innocenza che forse lui prova a nascondere. Ma gli occhi di una fotografa colgono tutto ed io avevo scoperto il tuo segreto nel suo sguardo.
Comunque.. rullo di tamburi.. indovina con chi esco stasera!” annunciò. “Devo indovinare?” sapevo che sarebbe uscita con Ryan, ma volevo continuare a darle spago. “Ryan Butler!” mi misi a battere le mani come una stupida foca che lo fa per accontentare il proprio istruttore. “Non sei felice per me?” mi disse sedendosi al mio fianco. Mi ricordava Justin poco tempo prima a Central Park quando venne a sedersi accanto a me porgendomi con tutta la sua gentilezza la mia pepsi che oramai giaceva nella mia borsa. “;Ma certo che sono felice per te! Vedo che sei felice, i tuoi occhi brillano come non mai, solo che.. lui è il migliore amico di Bieber e.. e noi lavoriamo contro di lui.” mi guardò sapendo che ero io ad avere la ragione dalla mia parte. Ma la sua felicità viene prima di tutto. “Io continuerò il mio lavoro. Tu esci con lui. Ti rende felice e questo per me è tutto. Mi basta che tu trovi l'apice della gioia.” mi abbracciò. “Andiamo di sopra, ti aiuto a scegliere un bel vestito.” salimmo le scale e ci fermammo davanti l'anta destra del mio guardaroba.
Guardò più volte ogni capo da testa a piedi e ne scelse uno blu come l'oceano abbinato ad una scarpa bianca con tacco 12 classica.
Passammo un'ora per far uscire perfetti trucco, capelli e abito. Quando Jay ricevette un sms. Facemmo a gara a chi arrivasse prima al telefono per leggere il messaggio. Ma lei era perfetta e le se fossero rovinati i capelli l'avrei decisamente uccisa. Quindi la fermai e presi il cellulare.

Ciao bellissima, sono Ryan!
Non vedo l'ora di vederti stasera, sarai un'incanto già lo so..
Ps: Verrà anche Justin, quindi convinci Jennifer a venire e sarà tutto perfetto. Un bacio.


Dimmi che non è vero. “Oh mio Dio! Sarà perfetto, veloce dobbiamo scegliere un vestito anche per te!” Non mi opposi, non potevo rovinare la serata a Jay e quindi lo feci solo per giusta causa. L'avrei rivisto.
Forse stavo dimenticando anche qual'era il mio lavoro fino a 24h prima.. ma se questo poteva rendere felice la mia migliore amica, allora l'avrei fatto!
Optammo per un'abito che comprendeva top a fiori e gonna nera a vita alta abbinato ad un paio di tacchi 11 data la mia differenza di altezza con Justin. Il top metteva in risalto grazie al push-up il mio decolté.
Raccolsi i capelli in un'acconciatura alta, lasciando che solo due accenni di ciuffi mi cadessero sulle spalle nude.
Ci guardammo allo specchio e poi uscimmo salendo in taxi.

Justin's heart
Ero nervoso, anche più di come lo ero prima di ogni mio concerto. Avevo paura di rivederla. Quale sarebbe stata la mia reazione quando l'avrei vista con un'abito da sera? Ma soprattutto.. Perché era fuggita?
Aspettammo fuori per circa quindi minuti dal Daniel restaurant che è uno dei ristoranti classici di New York, situato in un elegante edificio e specializzato in cucina francese d'alta qualità.. quando scesero dal taxi i miei occhi non credevano a tale spettacolo a cui stavano guardando. Era bellissima, ogni sua curva mi faceva impazzire, il suo sguardo, le sue labbra rosse come il sangue e le sue gambe perfette. Sembrava quasi finta ed incredibilmente difficile da ammirare. Non avevo mai visto ragazza più bella. Il mio cuore era partito. Andava a mille, presumo che se non avessi distolto lo sguardo da quella meraviglia, mi sarebbe scoppiato.
Mi guardò. Mi sorrise e mi si avvicinò per sussurrarmi qualcosa.. “Mi dispiace per essere scappata oggi, ero terrorizzata.” la guardai e sorrisi. Mi prese sotto braccio ed entrammo nel vistoso ristorante di lusso.
Perché era terrorizzata?

questo è l'abito che indossa Jen per l'appuntamento galante a quattro:
Image and video hosting by TinyPic


Oh miseriaccia, continua a leggere! ♥

ciao splendori! Ok, questo capitolo è molto lungo solo per farmi perdonare visto che ieri, per motivi di salute, non ho postato! A me piace il succo e spero sia di vostro gradimento..
Fatemi sapere cosa ne pensate in più di dieci parolenelle recensioni.
Fatemi sapere se vi piace la scelta del vestito o no e come credete che continuerà la storia.
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


"La più diffusa malattia degli occhi è l'amore a prima vista."


Capitolo 6.



Jennifer's brain
Ci dirigemmo al tavolo centrale della sala, questo era agghindato perfettamente: tovaglia bordò, tovaglioli beige, posate in argento e calici in cristallo. Non avevo mai visto nulla di simile prima d'ora.
Justin mi spostò la sedia - come da perfetto cavaliere - per farmi accomodare. Ryan fece lo stesso con Jay.
Gli sorrisi. Lui ricambiò.
'Grazie' gli sussurrai. Ordinammo cibo d'alta qualità e in poco tempo finimmo il primo piatto. Cominciammo a parlare del più e del meno. Jay e Ryan si tenevano per mano, come una vera coppia mentre io e Justin ci parlavamo con lo sguardo. Riuscivo a leggergli negli occhi, riuscivo a capire quando si sentivo a disagio, quando era felice o persino quando era incazzato.
Mi guardava e poi abbassava velocemente lo sguardo. Era un ragazzo alquanto timido o almeno così dicevano i suoi occhi. “Ragazzi, noi andiamo fuori a prendere una boccata d'aria.” disse Ryan interrompendo il dialogo tra i miei occhi e quelli di Justin impegnati a leggere il suo labiale. Annuimmo entrambi, poi continuammo la nostra conversazione. Mi alzai e sperando di non cadere da quei trampoli mi avvicinai a lui e mi sedetti al posto di Ryan. “Allora, quando parti per il tour?” chiesi e lui ribatté “Tra due mesi, purtroppo.” disse continuando a fissare il piatto vuoto e perfettamente pulito. “Perché purtroppo? Non ami cantare e stare a contatto con i tuoi fan?” mi guardò - giuro che se l'avesse fatto di nuovo sarei morta - e replicò “Sì, amo incondizionatamente tutte le mie beliebers, ma così stare lontano dalle persone che amo a tempo indeterminato. Questa è la parte meno bella del tour. I-Io non sono abituato a lasciare le persone a me care.” silenziosamente i suoi occhi stavano comunicando qualcosa ai miei, ma non valutavano nemmeno l'idea di riferirlo al mio cuore. “Non credevo fossi così, come dire, emotivo e profondo.” dissi con tono ironico alzandomi e tornando al mio posto, ma la sua calda mano mi bloccò e mi fece tornare al punto di partenza. “Resta.” mi sussurrò sfiorandomi con le labbra il lobo dell'orecchio sinistro. “Anche se lo volessi, non troverei la forza di andarmene.” La sua mano si strinse alla mia, riuscivo a percepire il sapore dell'amore. Ci guardammo per qualche secondo e riprendemmo a comunicare con lo sguardo, con la paura che qualcuno potesse fare sue le nostre parole. “Abbiamo interrotto qualcosa?” disse Jay facendo un colpo di tosse che mise fine all'aria d'amore che stava scaldando l'atrio. “N-No! Assolutamente, cosa dovresti aver interrotto? N-Noi? No! Macché!” Tornai a sedermi delusa e ferita. Stavo davvero cominciando a provare qualcosa per 'Justin Bieber il cantante canadese'? Questo non andava affatto bene.
Per il resto della serata gli sguardi tra me e Justin non mancarono.
Quando uscimmo dal locale feci di tutto per convincere Jay a tornare a casa, ma era innamorata e nulla riusciva a farla staccare da Ryan. “Jen, io vado a casa di Ryan tu fatti portare da Bieber a casa, ci vediamo domani perché sono sicura che tu debba raccontarmi qualcosa.” mi disse facendomi l'occhiolino. Risi. “Ok, ci vediamo domani!” le risposi dandole un caldo abbraccio. “Andiamo? Ti accompagno a casa.” mi riprese Justin posando la sua mano sulla mia schiena nuda. Rabbrividii al suo tocco. Lui sorrise. Aveva capito ciò che il mio cuore pensava? Aveva percepito il mio brivido? Spero di no!
Mi aprì lo sportello per farmi accomodare sul sedile in pelle nera della sua auto. Come al solito gli regalai uno dei miei 'grazie'. Da quanto avevo capito loro abitavo dall'altra parte della città e questo significava farlo guidare di notte per miglia e miglia solo per me. L'idea che qualcuno si preoccupava per me mi piaceva, ma che fosse lui a farlo mi terrorizzava.
Sentivo l'odore della benzina fare a gara con quello dell'amore che c'era nell'aria per arrivare ai miei polmoni. Ma l'amore vince su tutto, no? Il vento mi scompigliava l'acconciatura ormai rasa al suolo, decollata, precipitata. I miei capelli, ora come ora, non avevano un senso. Decisi di scioglierli. Vidi quei caldi occhi miele spostarsi su di me quando cominciai a scuotere la mia chioma rossastra. Poi essi tornarono sull'autostrada illuminata dai lampioni. “Alla prossima gira a destra e prosegui dritto.” dissi indicandogli la curva che si trovava a cento metri da noi. annuii e attaccò il discorso “Ti rivedrò un gior..?” lo interruppi e attaccai, “Tra due giorni alla spiaggia c'è un falò, se vuoi.. se volete venire tu e Ryan io e Jay saremo lì.” Mi sorrise - cazzo che sorriso paradisiaco! - “Certo, sarebbe una figata!” mi rispose.
Arrivammo al cancello del mio portone e parcheggiò. Mi fece scendere e mi accompagnò all'uscio di casa. “Bella serata dopotutto, non credi?” dissi guardandolo entrando nei suoi occhi cercando una risposta positiva dentro di lui. “Decisamente.” abbassò lo sguardo. “Ah! Grazie mille per il passaggio, davvero avrei preso la metro. Non dovevi scomodarti.” dissi “e lasciare che altri ragazzi potessero ammirarti al mio posto? Assolutamente no. Era mio dovere accompagnarti, mia donzella.Mi baciò la mano ridendo. Arrossii. Mi sentivo bruciare da dentro. Non avevo mai ricevuto così tante attenzioni. Forse gli piacevo. Forse io ricambiavo. Forse stavo solo impazzendo.
Buonanotte Bieber!” sorrisi ma lui fece qualcosa che mi stupì. Mi si avvicinò così tanto al volto che riuscivo a specchiarmi nei suoi occhi miele. Abbassai lo sguardo e cazzo, mi stava per baciare. I nostri occhi si incontrarono.
Spostai il volto, in modo che potesse baciarmi sulla guancia e così fu. Vidi il tuo sguardo distrutto e ferito. Porca troia, è successo di nuovo, ho fatto un danno. Perché mi sono scansata? Perché non potevo semplicemente posare le mie labbra sulle sue? Perché sono così dannatamente idiota. Avrei voluto baciarlo più di qualsiasi altra cosa al mondo!
Buonanotte Jen!” furono le sue ultime parole. Poi fuggì scomparendo nel buio.
Con il volto bagnato dalle lacrime ed il cuore colmo di dolore entrai in casa.


Oh miseriaccia, continua a leggere! ♥

buon pomeriggio meraviglie!
Scusatemi se in questi giorni non ho postato. Ho ricevuto tantissimi messaggi privati con scritto "hey dove sei? vogliamo il capitolo" o "che fine hai fatto? non ce la faccio più,voglio sapere come andrà a finire la serata."
Siete veramente fantastici, tutti quanti.
Vi ringrazio!
Comunque, fatemi sapere che ne pensate e so che come capitolo è un po' breve,
ma vi prometto che il sette sarà uno dei migliori in cui ci saranno le prime svolte sulla loro 'relazione' se così si può chiamare.
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


"Presente. Parte dell'eternità che separa la sfera della delusione da quella della speranza."


Capitolo 7.



Justin's brain and heart
Era un giorno nuovo.
Era la serata del falò sulla spiaggia, alla quale ero stato 'invitato'. Volevo andarci. Lo desideravo con tutto il cuore. Rivederla mi avrebbe solo ri-spezzato il cuore in mille pezzi. Credevo di piacerle e invece non era così. La desideravo e l'avrei avuta, se volevo.
Justin, esco con Jay stasera, andiamo al falò. Tu vieni?” mi guardò con sguardo interrogativo, sapeva già la mia risposta. Perché sarei dovuto andare? Lei mi aveva respinto. “Certo. Mi divertirò, con o senza di lei.” Finsi un sorriso e vidi Ryan salire al piano di sopra quando il campanello del mio attico suonò. Andai ad aprire.

Jennifer's brain
Sentii la maniglia della porta spostarsi e feci per scappare, di nuovo, ma la sua voce mi bloccò. Mi girai e lo vidi. Non indossava il suo splendido sorriso. Colpa mia? Spero di no.
Hey!” dissi. 'Hey'? Davvero, è tutto quello che riesco a dire? Pensai. Sentivo il cuore fare forza contro il petto, come se volesse fuggire da quella situazione del cazzo. Le mie guance andavano a fuoco.
Che ci fai qui?” chiese fissando un punto del panorama marittimo alle mie spalle. “Sono venuta a riportare la giacca a Ryan. Ce l'aveva ancora Jay.” gli porsi la giacca di stoffa. Le nostre mani si sfiorarono. Lo vidi arrossire al mio tocco. Annuì con il capo e feci per andarmene. Poi mi fermai e tornai indietro urlando il suo nome. “Dimmi.” Rispose curioso. “Ti ricordi che stasera c'è il falò? Verrai, vero?” Gli chiesi cercando una risposta tra i suoi occhi, ma essi non facevano altro che respingermi. “S-Sicuro!” Gli sorrisi e lui fece lo stesso. Qualcosa non andava. Il suo sorriso era spento. Forzato. Avevo i sensi di colpa a mille. “Tutto ok Justin?” Domandai posandogli delicatamente una mano sulla sua spalla quasi nuda, grazie alla cannottiera. “Veramente no. Ma tranquilla, ci vediamo stasera.” I suoi occhi si posarono sui miei. Poi finsi un sorriso e mi diressi verso la metropolitana che mi avrebbe riportata al mio appartamento.
Finalmente arrivò la sera.
Jay, porca puttana, sbrigati ad infilare quel costume e scendi. Ryan ti stà aspettando da due ore in salotto!” Scesi e sorrisi a Ryan che si piegava in due dalle risate sul divano in pelle scamosciata. “Stà arrivando, credo.” Dissi. “Stasera ci sarà anche Justin, lo sai vero? Gli piaci. In questi giorni non faceva altro che pensare a te e al tuo rifiuto. Mi è sembrato quasi depresso.” Rispose. Sinceramente, me l'aspettavo di piacergli, ma non così tanto. Viva i sensi di colpa a go go.
In circa venti minuti arrivammo in spiaggia accompagnate da Ryan. Justin non c'era.
Sentivo la legna bruciare sul calco focolare. La spiaggia era illuminata da un grande fuoco che ardeva vicino al boschetto.
Passarono due ore. Lui non arrivava. Non si faceva vivo e mi dispiaceva. Ci tenevo a rivederlo, stranamente.
Andai a sedermi accanto ad un piccolo focolare sulla riva. Indossavo un pantaloncino jeans ed un maglione di cotone. La sera in spiaggia a New York faceva abbastanza fresco.
Spostai le mani vicino al fuoco, cercando di scaldarmi quando vidi un'ombra avvicinarsi a me. Era lui. Dio se era bello stasera.Eccomi, come promesso.” Lo guardai mentre si sedette accanto a me e sorrisi.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio ad osservare il mare piatto, ad ascoltare il fruscio del vento e ad ascoltare il rumore delle onde scagliarsi con cautela contro gli scogli. “Sei sempre bellissima!” Iniziò lui, “Anche tu.” Finì io. Mi lasciai cadere sulla sua spalla, di conseguenza lui mise il braccio attorno al mio collo e ci guardammo per pochi istanti negli occhi. Sentivo qualcosa nello stomaco. Come se degli insetti mi volavano nell'intestino. Ah già! Le farfalle nello stomaco chiamano questa sensazione, giusto? Quando si prova qualcosa di forte per qualcuno.
Continuammo a guardare il mare dove si specchiava la luna, ormai in alto cielo.
Justin stese l'asciugamano e ci sdraiammo l'uno accanto all'altro, abbracciati..
Mi addormentai velocemente, cullata dal petto di Justin che si alzava quando inspirava l'aria. Mi addormentai con la dolce melodia del suo respiro accompagnato dalle note di 'Fall'.
Per la prima volta mi sono sentita donna.

Justin's brain and heart
La guardavo mentre sognava un mondo tutto suo. La guardavo e vedevo la perfezione. Cosa stava accadendo dentro di me? Dio, non riuscivo a vedere nessun'altra ragazza al di fuori di lei. Mi ero successo solo un'altra volta nella vita, con mia madre.
Passammo la notte l'uno stretto tra le braccia dell'altro. Credevo di star sognando e invece era la realtà, la migliore realtà che potessi desiderare. Quando si svegliò vidi il suo sguardo cercare il mio, il suo sorriso farsi largo tra le sue labbra perfette. Non potevo desiderare di meglio.

Oh miseriaccia, continua a leggere! ♥

buon pomeriggio meraviglie!
Scusatemi se in questi giorni non ho postato, ma non avevo proprio ispirazione. Questo capitolo è penoso, lo so e scusatemi ma ultimamente non trovo più il tempo di scrivere e di immaginarmi la storia e le scene.
Siete sempre i migliori con le vostre recensioni e i vostri messaggi, vi amo davvero.
Un bacio, Effy.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1186733