Pearl of the Orient

di stormborn_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love is weakness. ***
Capitolo 2: *** Valar Morghulis ***



Capitolo 1
*** Love is weakness. ***


 ≈ note.
 
L'ambientazione e i luoghi sono gli stessi che sono usciti dalla favolosa mente di Martin. 
Tutti i personaggi, invece, sono frutto della mia fantasia. Le vicende narrate si svolgono anni prima dall'ascesa al trono di Robert Baratheon e dallo sterminio della nobile casata Targaryen.
Detto ciò, spero che vi piaccia, che commentiate in tanti, con consigli per migliorare e nulla, vi lascio alla mia prima fanfiction :3
 



Qarth, la città più florida e ricca dell'Oriente. La città che, l'ultimo giorno del lungo inverno, venne scossa dal primo vagito di Aislinn Talisa Pree, bambina dalle incredibili ed evidenti doti, che tutti pensavano aver ereditato dal padre, Axender Pree, re dei Tredici e stregone della Casa degli Eterni. La piccola cresceva con tutte le attenzioni che una principessa era degna di avere. Era stata affiancata nella sua istruzione dai migliori maestri della Cittadella che, ogni giorno di più, si avvicinavano all'intento di farla diventare un esempio di perfezione, beltà, buone maniere. Nel contempo doveva seguire anche le lezioni che le impartiva il padre, sull'antica arte della magia e dell'illusione, quelle arti che i primi uomini avevano portato sulla Terra e che la ragazzina sembrava avere presenti nelle sue vene, insieme al suo sangue regale.
 
"Cuore scalpita sulle parole, inonda il mare per poi annegarci dentro naufrago del suo tormento a navigare"
 
L’amore. Un sentimento così ignoto ed inspiegabile, da un punto di vista scientifico. Eppure la storia, fin dai tempi remoti, si è basata molte volte, se non tutte, sull’amore. L’umanità è cresciuta, si è sviluppata tutta dall’amore: l’amore vero, l’amore per convenienza, l’amore non riconosciuto ma sempre lì, latente nell’animo umano. Ciò che però ha sempre portato scompiglio, in questo quadro d’armonia generale è stato proprio il genere umano, che con la sua ira, la sua vendetta, la sua gelosia ha scombinato i piani originari, portando la distruzione e l’odio sulla terra.
Questa è la storia di una donna e di un uomo, ma vale la pena chiarirlo subito..non si tratta di una storia d'amore.
Tutto il contrario di ciò che aveva sempre creduto Aislinn, riguardo i suoi genitori. Ma si sa, agli occhi dei bambini tutto è migliore, il mondo martoriato dalle guerre, dalla fama, diventa sfavillante per gli occhi di un bambino, che vede tutto come un gioco. E l'amore diventa uno dei suoi tanti giocattoli e solo crescendo scoprirà che l'amore è debolezza.
 
- Il re vi cerca, piccola mia -. le disse Narsyra, l'anziana signora che si occupava della sua educazione reale, nonché di presentarla al mondo quale la principessa che era. Aislinn si guardò ancora un'ultima volta allo specchio, mentre la donna le ravvivò la lunga chioma, adagiandola dolcemente sulle spalle. Sapeva di non avere lezioni di magia, sapeva che quel giorno suo padre lo dedicava all'amministrazione cittadina. Alzò un sopracciglio, in direzione di Narsyra.
 - Dov'è mia madre? -, chiese, mentre si dirigeva verso la porta con passo elegante, frutto di ore e ore di lezioni e preparazioni.
 - Non lo so, mia signora. Non la vedo da stamattina. La cercherò per voi, ora però affrettatevi a dirigervi alla Casa degli Eterni. Vostro padre non sembrava essere paziente quest'oggi -
Sentite a malapena le ultime parole, Aislinn si diresse correndo verso la torre, sede degli Eterni, gli stregoni della città di Qarth, di cui suo padre era il re. Salì le scale a due a due, sentendo il cuore batterle all'impazzata nelle orecchie. Si fermò soltanto quando arrivò alla porta d'oro massiccio, l'entrata alla Sala Principale, dove di notte spesso e volentieri si allenava con Bran, senza la supervisione di nessun stregone e di nessun occhio indiscreto. 
Con un gesto deciso, spinse la porta e di fronte ai suoi occhi si aprì uno spettacolo meraviglioso: la neve scendeva candida dal soffitto, lapilli e gocce di fuoco sgorgavano dal pavimento. In lontananza vi era una figura scura, accasciata su se stessa. Al centro della sala, tra un vortice di fuoco e ghiaccio, si trovava suo padre, con gli occhi ridotti a due fessure. Pronunciava parole incomprensibili alle orecchie della bambina, che non riusciva a capire come mai suo padre stesse facendo una tale magia, mai vista prima di allora. 
D'un tratto le palpebre dell'uomo di aprirono e due occhi gialli la osservarono: ad Aislinn parvero due occhi di gatto, tanto era intensa la tonalità dell'iride. In un secondo il fuoco proveniente dal pavimento andò affievolendosi, facilitando il passaggio della bambina verso l'uomo. 
- Aislinn, mia cara. Una principessa non dovrebbe mai correre, per arrivare ad un appuntamento, perdi più. Una principessa non deve essere mai in ritardo - , le disse, con il suo solito sguardo austero. 
Da che se ne ricordasse, Axender non le aveva mai fatto una carezza, mai aveva speso per lei una parola dolce, d'amore o d'affetto paterno. Nulla di tutto ciò. Si era sempre rivolto a lei con enorme distacco, senza particolari attenzioni, che andassero oltre il suo ossessivo interesse per i poteri sempre più forti della bambina. 
- Padre, appena ho saputo che mi stavate cercando, sono accorsa immediamente! Non era un ritardo voluto..in effetti stavo cercando mia madre. L'avete per caso vista? -
Il padre non perse tempo a risponderle. Si avviò verso il fondo della stanza, diede un calcio leggero alla figura stesa a terra, che si mosse, indolenzita, mugugnando parole senza senso.
- Piccola mia, conosci la parola illusione? -, chiese, posando i suoi gelidi occhi su di lei. Aislinn vi pensò su, cercando di formulare la risposta migliore, per non far adirare il padre. 
- L'illusione è una distorsione della realtà, una percezione sensoriale distorta -, disse a denti stretti la piccola, mentre si avvicinava al padre. La figura scura alle sue spalle si mosse debolmente. 
- Un'illusione può essere creata con la magia che hai nelle vene. Può essere pericoloso, è vero, ma non sarà mai doloroso quanto lo può essere un illusione di parole. Come lo può essere prendersi gioco di una persona, passare sopra i suoi sentimenti, tramare alle sue spalle, fargli avere delle speranze prive di fondamento -
Le sue parole erano crude, prive di amore; affilate come dei coltelli, arrivano a destinazione, dritte alla bocca dello stomaco della piccola, che fece qualche passo all'indietro, di conseguenza.
 - Aislinn, ricordalo. Illudere le persone fa più male che usare su di loro i tuoi poteri. E questo di certo, tua madre non l'ha pensato -, disse, con un pizzico di amaro nella voce. 
Aislinn non riusciva a capire quelle parole. Perché suo padre le stava dicendo quelle parole? Perché l'aveva condotta lì, nella sua casa, senza un motivo particolare? Che cosa aveva fatto sua madre? Un'improvvisa paura le sommerse la mente.
- Dimmi dov'è mia madre! -, gli urlò contro, mentre il suo respiro si faceva sempre più affannoso. Con un movimento di mano, Axander fece librare a mezz'aria la figura vestita di nero e dopo qualche secondo, mentre il cappuccio cominciava a scendere lungo i neri capelli di Lyrian Q'Ashari, sua madre, l'uomo cominciò a lanciarle delle scariche elettriche, sotto i quali, il corpo della fragile donna, cominciò a contorcersi. 
La furia cominciò a salire, sempre di più, ogni angolo del corpo della bambina cominciò a surriscaldarsi, mentre sentiva il sangue ribollirle nelle vene e la vena della giugulare batterle all'impazzita, come se le volesse uscire dalla gola. 
- Madre! -, urlò in preda al panico, mentre non riusciva a muovere un solo passo. Si sentiva come incollata al pavimento, di certo era uno dei trucchi di Axender. 
- Tua madre è una puttana e io l'ho capito troppo tardi. Chissà, mi sarebbe stata forse più fedele una delle puttane del bordello di Lord Redlight -
La visuale di Aislinn si tinse di rosso, mentre le sue mani cominciavano a sprigionare fiamme vive e lucenti. Il suo corpo reagì di conseguenza, lanciando le fiamme in direzione dell'uomo. Egli schivò le prime due, andando però in contro alla terza, che lo prese in pieno petto. Urlò appena, mentre con la magia la spense. 
- Sei proprio figlia di tua madre. Ma per fortuna non sei figlia mia. Sei la figlia di un lurido Bruto, il Re oltre la Barriera si fa chiamare. E non è tutto. Hai anche una sorella, una bastarda al tuo pari, figlia di nientedimeno che Hodor Stark, il Re di Grande Inverno. Tua madre di certo è una persona piena di energie e voglia di farsi sbattere dai potenti -.
Queste furono le ultime parole che Aislinn sentì, in lontananza, mentre decise di non contenersi più. Un enorme boato si propagò nella stanza, mentre una luce sinistra andava accrescendosi intorno alla minuta figura della bambina.
- Tu non parlerai mai più di mia madre così. Non parlerai mai più ..-. Richiamò con la magia la spada che si trovava nella cintura di Axender Pree e la lanciò con tutta la forza che l'ira che aveva dentro le consentì: la lama si conficcò dritta nel suo petto e proprio in quell'istante , la Sala Principale cominciò a cadere a pezzi, insieme con il suo creatore.
Accadde tutto nel giro di pochi secondi. Aislinn, stremata da tutta la magia che aveva sprigionato, cadde sulle ginocchia, perdendo i sensi, non prima di incontrare gli occhi di Bran. E in sella al suo cavallo, si lasciò alle spalle Qarth. La città dove il sangue di sua madre fu versato, dove il sangue del suo assassino ripagò la sua vendetta. Il primo sangue versato per la sua bramosia di vendetta.
 

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Capitolo 2
*** Valar Morghulis ***


«There is only one god, and his name is death. and there is only one thing we say to death: not today»

La strada fu lunga e piena di insidie. I due ragazzini, soli al mondo, viaggiarono per terra e per mare, senza una meta ben precisa. Vissero di stenti per mesi e mesi, si cibavano del pane che riuscivano a rubare dai tavoli dei mercati in cui incappavano, viaggiando di città libera, in città libera. Bevevano spesso e volentieri le acque del mare , con i conseguenti dolori e crampi allo stomaco. Vissero come viandanti per mesi, senza che nessuno si preoccupasse di due poveri ragazzini, smunti e ormai ridotti a pelle ed ossa, senza una moneta nelle tasche e senza dell'acqua con cui lavarsi.
- Vedrai, con il tempo andrà meglio, mia perla di Giada -, le disse una sera Bran, mentre la teneva stretta a sé, per cercare di diminuire in lei quel senso di freddo che, ormai, stava invadendo un po' tutti. L'estate era finita, poco dopo la nascita di Aislinn e a con i suoi dieci anni ormai compiuti, si ritrovava nel pieno del freddo inverno. La nave scivolava leggera fra le onde, mentre la notte era ormai calata da un pezzo sul mare. 
- Il tempo ha uno strano senso dell'umorismo. Sembra essersi bloccato, per lasciarci marcire a questo modo. Che gli Dei maledicano Axender Pree -, disse Aislinn, guardando fisso le fiamme che divampano dal fuoco che gli uomini dell'equipaggio avevano acceso, vicino all'albero maestro. Da quella mattina  nella Casa degli Eterni, la bambina non aveva più usato i suoi poteri ma anzi, aveva  cercato in ogni modo di sopprimerli, di farli addormentare in qualche angolo remoto della sua mente,  per non ricordarsi mai più ciò che, colui che al tempo chiamava padre, le aveva insegnato. Quei poteri che avevano ucciso sua madre in modo brutale ma che aveva portato con sé anche l'uomo, lasciando nella bocca di Aislinn un dolce sapore di vittoria mutilata.
Dei passi pesanti si fecero sempre più vicini ai due ragazzi, tanto che Aislinn fu costretta ad alzare lo sguardo per incontrare dei profondi occhi neri, difficili da decifrare, tanto erano scuri e senza emozione. 
- Stai attenta ad invocare il favore degli Dei, perla d'Oriente. Di questi tempi, queste terre non sono sicure e non godono dell'amore degli Antichi Dei. La gente ha perso la speranza in loro, sono stati costruiti nuovi tempi, per un nuovo Pantheon -, le disse, piegandosi sulle ginocchia, fino ad arrivare all'altezza del viso della ragazzina. Le si avvicinò, quasi la volesse baciare; Bran, dal canto suo, si mosse irrequieto sotto la coperta, andando ad impugnare velocemente l'elsa della sua spada, pronto ad attaccare l'uomo. Quest'ultimo distolse appena lo sguardo, dirigendolo in direzione di Bran.
 - Attento ragazzino, non fare cose di cui non avrei nemmeno il tempo di pentirti. Non farò del male alla Perla d'Oriente, con me è al sicuro -.
Aislinn richiamò l'attenzione dell'uomo, scrutando quei suoi occhi d'ossidiana. Come sapeva il suo nome? Come sapeva il nome con la quale la chiamavano in Oriente? Lui l'aveva riconosciuta come principessa di Qarth. 
- Dell'Oriente ho soli i tratti. Non di sicuro la nobiltà. E ora ditemi, come vi chiamate? -. L'uomo sorrise maliziosamente alla sua affermazione, alzò un dito e le accarezzò la guancia, non rompendo mai il contatto visivo con la ragazza. 
- Il mio nome è Javar Q'Athai, di Braavos ed è lì che ti sto conducendo, principessa -.
Gli occhi di Aislinn si ridussero a due fessure strette, mentre cercava di capire che intenzioni avesse quell'uomo. 
- Non temete. Sarete al sicuro lì, troverete un posto dove sfamarvi, un posto dove lavarvi e vivere in condizioni migliori di quelle che avete incontrato fin'ora, milady -. La ragazzina non sapeva se credergli o meno. Non capiva come fosse possibile che qualcosa stesse per andare per il verso giusto, eppure era così. 
- Ditemi, come sapete il mio nome? -, gli chiese con aria di sfida. Sporca ed arruffata com'era, era di certo difficile da riconoscere. 
- Ti svelerò un segreto -, le sussurrò all'orecchio Javar, attento a non farsi sentire da Bran, che si fece più vicino ad Aislinn, curioso. - Gli Dei mi hanno sussurrato il tuo nome, come una luce che squarcia le tenebre. Tu sarai grande, perla di Giada -.


"If the day comes when you would find me again, give that coin to any man from Braavos, and say these words to him—valar morghulis.”


La notte era calata su l' Assassino Rosso, l'imbarcazione che stava portando Aislinn, Bran e il comandante Javar verso Braavos. Il sole risalì dalle acque, svegliando i due giovani con un leggero torpore. Una voce si sentì urlare dalla cima dell'albero maestro. 
- Terra! -, urlava l'uomo a pieni polmoni, finché la nave non attraccò al porto di Braavos. Aislinn si erse sopra la prua per vedere quella che le era stata promessa come sua nuova casa, partenza per il suo viaggio. Braavos era enorme, ancora più grande di Qarth, agli occhi della piccola Aislinn. Era un'isola grigia, nel bel mezzo del mare blu. Era fatta di pietra, di ponti in marmo sotto i quali passavano i vari canali.
Con il tempo, Aislinn cominciò ad imparare che Braavos era una città fatta di segreti, maschere e sussurri. Era la città più grande e più potente tra le nove città libere della Valyria che fu, eppure Braavos era la figlia bastarda che era scappata da casa. E questo status si andava a riflettere su ogni Braavosiano, non vi era infatti un solo abitante che non fosse figlio di una puttana, di un ladro o di un bastardo.

Javar condusse Aislinn e Bran nella casa di una sua vecchia fiamma, Alyrana, con l'ordine di prendersi cura della Perla e del suo amico, come fossero stati i suoi stessi figli, carne del suo sangue. Aislinn, vedendo in che modo la donna abbassò la testa agli ordini di Javar, si chiese quale influenza  esercitasse l’uomo in quella città.  Di sicuro era molto potente, arrivò alla conclusione.
Mentre Bran si sistemava nella sua nuova e pulita camera, profumata di un odore che non sentiva ormai da quelli che gli sembravano secoli, il Comandante prese in disparte Aislinn, portandola in una stanziolina stretta e poco illuminata, sul retro dell’umile casa. Si chiuse la porta alle spalle e fissò negli occhi la ragazza, scorgendovi un lampo di paura. 
- Sapete che non dovete aver paura di me -, le disse, accarezzandole il viso ancora una volta. Aislinn sotto il tocco leggero delle sue dita, si rilassò, aspettando di sapere cosa volesse dirle, di così importante e privato da doverla portare in quel luogo.
Dopo qualche istante, l’uomo le prese la docile mano, avvolgendola con le sue, più ruvide, più esperte.
- Voglio che ricordiate una cosa, mia Perla. Se un giorno vorrete rivedermi, basterà che diciate due semplici parole al primo Braavosiano che incontrerete per strada, facendogli vedere questa moneta. Valar Morghulis e lui vi condurrà da me -.
Aislinn assunse un'espressione stupita, mentre l'uomo le si avvicinava e le lasciava un bacio caldo e casto sulle labbra. La bambina si portò subito le dita alla bocca, ritraendole all’istante: erano caldissime, quasi scottavano, sotto la scia di quel bacio rubato. Non ebbe nemmeno il tempo di riflettere o aprire bocca che Javar aprì la porta alle sua spalle e scomparì, lasciando dietro di sé una moneta scottante e un misto di timore ed eccitazione che, da quel giorno, pervase il cuore della ragazza.

Ж note.
 
Bene. A scrivere questi "pezzi" della vita di Aislinn ci ho messo abbastanza perché non ero mai contenta del risultato e non lo sono nemmeno ora. Perciò, spero vi piaccia, buona lettura e i consigli son graditi, come al solito :3

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