Nella gabbia dei Dannati

di lady black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


Nella Gabbia dei Dannati

...Introduzione...




All'origine del Mondo, gli elfi furono creati e distinti dagli uomini per la loro saggezza, la loro straordinaria longevità, la capacità di praticare magia e di governarla.

Essi erano alti, dalla carnagione pallida, il corpo esile ma fiero, i capelli chiari e lunghi fino ai fianchi. “Bellezza” fu una parola creata forse per descriverli nella loro completezza.



Correva l'anno del Signore 1231.

Ma nella terra di Ankath nessuno sapeva chi fosse questo “Signore”, e nemmeno cosa fosse il 1231.

Ankath era un'isola poco più grande del Madagascar, abitata da Elfi, Uomini e Metamorfi.


Era l'anno 1228, quando avvenne la grande spaccatura tra Elfi Luminosi ed Elfi Oscuri, gli uni praticanti magia materiale, che produceva effetti visibili, gli altri bramosi di una magia più nera, meno esplicita: la magia psichica. Essa corrompeva gli animi, distorceva la mente, torturava senza dolore.


Fu così che in quell'anno, gli Elfi Luminosi esiliarono gli Elfi Oscuri ad est, nelle inesplorate lande dell'Unknown, mentre loro rimasero nell'estremo ovest dell'isola, la regione del Known, con capitale Telk.

Gli Oscuri posero la loro capitale a Muth, su un'altopiano rigoglioso oltre ogni immaginazione, ricco di sorgenti, piante e bestie di ogni tipo. Si guardarono bene dal tornare indietro, e nessuno li andò a cercare... colpa forse di un'antica leggenda, che malediceva quel territorio come infido ed ingannevole.


Le tre razze dell'Ankath vissero dunque in relativa stabilità, fino al 1231, quando una spia incaricata dalle alte cariche di Telk inviò notizie dell'imminente messa in opera di un'arma potentissima, realizzata in meno di un anno dagli Elfi Oscuri. Un'arma capace di sottomettere Uomini e Metamorfi, allo scopo di schiacciare loro, gli Elfi Luminosi.



Dopo l'esilio, gli Elfi Oscuri vennero corrotti a tal punto dalla loro “diversa” magia, che il loro aspetto subì conseguenze irreversibili.

Nera come l'ebano divenne la loro pelle, ed i capelli color dell'inchiostro. Gli occhi innaturali, dall'oro al viola, oppure arancioni, o rosso cupo.

Il corpo divenne più agile, e meno aggraziato. Le femmine erano pari ai maschi nella società, come i Luminosi, ma divennero loro pari anche in crudeltà... crudeltà verso gli esterni, ma anche verso i traditori. Una malvagia selvaggia, cieca.


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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Nella Gabbia dei Dannati

Capitolo I



-Mamma, lascia stare non puoi impedirmelo- sbotto, caricandomi lo zaino sulle spalle.

-Ma...-

-Discorso chiuso, chiaro?- dico uscendo dalla porta ed incamminandomi sul vialetto antistante la casetta nella quale ho sempre vissuto.

-Tu sei pazzo! Come credi di arrivarci fin là? Avranno aumentato la sorveglianza, ti farai ammazzare!-

-Oh, mamma...- mi lagno fermandomi al cancelletto, guardando la donnina che è mia madre, -Non credo ci saranno molte persone dirette verso l'Unknown di questi tempi...-

-Tu mi farai venire il crepacuore, non capisci con chi hai a che fare! E poi, per quella ragazza... è cattiva, Deneb, come tutti i suoi! Non la farai mai uscire di lì, hai sentito che misure di sicurezza hanno messo, quelli di Telk...-

-Mamma... non so nemmeno io cosa voglio fare, ma devo arrivare fin là per capirlo...-.


Dopo una buona mezz'ora, riuscii a partire da lei.

Mamma ha ragione, non ha senso partirsene da una tranquilla cittadina del Sud per andare a farsi fare la pelle all'Est...

Ma sono tornato a casa dall'esercito, per andare da Lei... Ayira, un'elfa oscura.


È stato lecito intrappolare gli elfi oscuri... sono malvagi, praticano magia sconosciuta...


Conosco Ayira da quando avevo poco più di 9 anni, giocavamo assieme quando il padre di lei, un'alto funzionario degli uffici di Telk, trascorreva l'estate nelle tiepide pianure del Sud.

E me la ricordo così bene... era bellissima. I suoi capelli biondi come l'oro scendevano appena ondulati sulle spalle, le forme non ancora definite ma che coi 15 e 16 anni divennero sempre più ingenuamente stupende. Era alta, le mani sottili e quegli occhioni verdissimi che col sole diventavano quasi azzurri.


Non dimenticherò mai quel giorno, il giorno della Grande Migrazione.

Lei passò a salutarmi, ricordo che aveva un vestito azzurro con nastri gialli legati ai fianchi, era bella, splendente in quel sole d'estate.


-Deneb... devo partire- sussurrò lei con un fil di voce. Io, che già sapevo tutto, non riuscivo a staccarmi da quell'abbraccio nel quale la tenevo stretta da quando l'avevo vista.

-Non è giusto, non è necessario...-

-La mia famiglia, la devo seguire... vedrai che tutto si sistemerà presto, torneremo, sarà questione di...-

-Oh, di quanto... potrebbero essere due mesi o due anni... o venti... come faccio a...-

-Shh...- mi disse lei, posandomi due dita sulle labbra -Basta parole-.

E, fresco come la pioggia col sole, arrivò quel bacio... che avevo già vissuto mille e mille volte, avvolto tra il profumo dei suoi capelli che tormentava i miei sogni.

-Ci... ci vediamo, eh?- disse lei, avviandosi veloce verso il cancelletto della casa.

La presi per un braccio -Ti vengo a trovare-, fu l'unica cosa che mi venne da dire.

E lei rise. Una risata triste, che sapeva nascondere cento parole e milioni di rimpianti.

Le dissi addio senza parlare, vedendola percorrere quel vialetto verso la carovana, quel vestitino azzurro che si librava leggero nel vento, come se fosse già per sempre perso con lei.


Giuro che non ho smesso un giorno di pensarla.

Attraverso commercianti e amici dei miei genitori, riuscii a sapere dov'erano andati ad abitare Ayira e la sua famiglia.

Le feci giungere una lettera, non mi rispose.

Poi un'altra... e l'unica risposta che mi arrivò fu un foglietto sgualcito con scritto:


All'alba del 16 di Nowembth, ai piedi del Colle delle Saline.

Più in là non posso spingermi, c'è la sorveglianza.

Tua

Ayira

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