He'll be inside you foREVer

di Afterlife_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emily ***
Capitolo 2: *** I Saw Him In Your Eyes ***
Capitolo 3: *** Those Damn Grey Eyes ***
Capitolo 4: *** Revelations ***
Capitolo 5: *** The Right Thing ***
Capitolo 6: *** Strange Dreams ***
Capitolo 7: *** Pieces Of A Perfect Life ***
Capitolo 8: *** Request ***
Capitolo 9: *** So Far Away ***
Capitolo 10: *** Close to the flame in L.A. ***
Capitolo 11: *** Every me and every you ***



Capitolo 1
*** Emily ***


He'll be inside you foREVer

 

Un saluto caloroso a tutti coloro che stanno leggendo questa storia, è la prima che scrivo e spero che sia di vostro gradimento. Cercherò di aggiornare ogni volta che potrò, università permettendo. Non sono molto aggiornata sul mondo degli A7X, poichè raramente vado a leggermi le loro news, per cui se sbaglierò qualcosina spero che mi perdonerete. Buona lettura.

 

 

<< Accidenti…>> borbottò la ragazza pigiando sulla sveglia per disattivarla, con gli occhi ancora chiusi si tirò a sedere sul letto e sbuffò sonoramente. Meccanicamente, con la mano, cercò l'interruttore della lampada sul comodino, una volta accesa un bagliore si diffuse per la stanza illuminando le pareti.

Guardo davanti a sé, sulla parete era attaccato il calendario, era il 24 giugno e quella data era fastidiosamente cerchiata in rosso, la prima reazione fu una bestemmia mentale seguita da parecchie espressioni colorite e la successiva ricerca agitata di vestiti nell’armadio.

Quella data era rimasta in agguato per mesi, spuntando di tanto in tanto tra i suoi pensieri, come il ticchettio di una bomba ad orologeria. Ora la bomba era esplosa e toccava fare i conti con la realtà.

Pescò dal fondo dell’armadio una delle poche magliette nere sfuggite alla terribile cernita di due anni prima, quando aveva deciso che esistevano altri colori più consoni ad una 24enne lavoratrice e che la sua fase metallara/dark poteva dichiararsi conclusa.

Dopo essersi lavata e vestita si spazzolò in tutta fretta la lunga chioma corvina per poi lasciarla ricadere dolcemente sulle spalle. Scesa in cucina per la colazione, per il nervosismo, riuscì a mandare giù solo un bicchiere di succo d’arancia ed un paio di biscotti

Sul frigorifero della cucina, attaccato con un magnete a forma di fragola, c’era il motivo del suo disappunto. 2 biglietti dell’Orion Music Festival, che si sarebbe concluso proprio quella sera a pochi chilometri dalla città in cui viveva, Atlantic City. Li guardò con aria terrorizzata prima di sollevare il magnete e metterli al sicuro in borsa, nella quale aveva già messo al sicuro il programma dei concerti che si sarebbero svolti quella domenica ed un grosso fazzoletto di stoffa con cui asciugare le lacrime.

Cercò di perdere tempo, per evitare di pensare troppo, si mise lo smalto e si rilavò i denti due o tre volte ma le lancette dell’orologio non accennavano a muoversi più velocemente del solito, si controllò allo specchio almeno una decina di volte prima di decidere ufficialmente che i vecchi jeans aderenti a vita bassa le stavano ancora bene.

<< In fondo non credo che mi farà male vestirmi di nuovo da ragazza per una volta >> pensò accendendosi una sigaretta in balcone. Aspirò il fumo denso per poi rilasciarlo in un soffio e vederlo condensare tra la leggera nebbia mattutina, chiuse gli occhi per non pensare al male che si sarebbe fatta quella sera, ma doveva farlo, ne sentiva il bisogno quasi fisico di vederli ancora una volta, un’ultima volta e poi avrebbe messo da parte ogni ricordo.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore molesto proveniente dal salotto, preoccupata, fece le scale in tutta fretta per vedere cosa fosse successo.

Una bambina di circa 2 anni, in pigiama arancione fluo, la guardava sorridendo furba. Aveva inciampato in un grosso vaso e l’aveva fatto cadere, rompendolo, eppure mostrava un’aria da finta innocente come se lei non ne sapesse nulla.

-“ Emily! Sempre la solita sbadata!”-

-“ Ma non sono stata io mamma! Mi è finito il vaso in mezzo ai piedi!”-

La bimba guardava il miscuglio di frammenti di terracotta e la terra sparsi sul tappeto come se in fondo non le dispiacesse più di tanto.

Il viso paffuto della piccola era incorniciato da lunghi capelli castano-rossicci. Gli occhi, di un celeste brillante, si riducevano a fessure quando rideva di gusto per una nuova marachella e le labbra carnose si aprivano in un sorriso puro e contagioso.

-“Ora non ho tempo di ripulire, quando torniamo, però, prendi il tuo aspirapolvere giocattolo e mi aiuti a rendere la casa pulita come uno specchio, ok?”-

Emily annuì poco convinta e corse a prepararsi, si fece aiutare dalla mamma a vestirsi e pettinarsi per poi mettersi con lei in macchina, destinazione Orion Music Festival a  Bader Field.

 

Fine primo mini-capitolo, spero di avervi incuriositi/e a sufficienza. Alla prossima! Kisses

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Capitolo 2
*** I Saw Him In Your Eyes ***


Prima di tutto vorrei ringraziare Sux Fans e  RoBeRtA_97 per aver inaugurato lo spazio delle recensioni, i vostri consigli ed i vostri incoraggiamenti sono un grande stimolo. Un ringraziamento anche a chi ha letto e/o messo tra i seguiti/preferiti questa storia, cercherò di non deludere le vostre aspettative.

 

Emily si addormentò profondamente lungo il tragitto, la madre si girò a guardarla intenerita mentre erano in coda sulla superstrada in direzione della location del concerto. Aveva il viso imbronciato nel sonno, quella gita fuori porta in fondo per lei era solo una scocciatura inutile, un concerto metal non era sicuramente divertente come un parco giochi o uno zoo ma aveva accettato a malincuore di accompagnare la mamma, visto che per lei sembrava che fosse una cosa molto importante.

Le accarezzò i capelli lunghi e mossi, scoprendole il viso per poi darle un bacio sulla tempia per svegliarla.

-“Amore, siamo quasi arrivate, tra poco vedrai la zia Pam. Non sei contenta?”-

La bambina saltò sul sedile quando udì il nome della sua babysitter/compagna di giochi ufficiale.

Californiana d’origine, Pamela, si era trasferita ad Atlantic City anni prima. Quando la nostra protagonista era troppo incinta e troppo triste per stare da sola l’aveva aiutata in ogni modo possibile ed era l’unica che conosceva la verità sul padre di Emily.

Pochi minuti dopo arrivarono nel parcheggio, non molto distante dal luogo dove si sarebbe svolto il concerto, nel quale una ragazza alta con i capelli rosa le stava aspettando appoggiata ad un grosso suv nero.

Pam non fece nemmeno in tempo ad aprire la portiera, subito Emily le saltò in braccio.

-“Tia Pam!”-

Pam le diede un sonoro bacio sulla guancia paffuta e se la mise sulle spalle

-“Cominci a diventare pesante Emily! Per qualche settimana meglio evitare le caramelle gommose e la cioccolata che ne dici?- Disse scherzosamente

Emily la guardò con diffidenza per poi tirare fuori dalla tasca della salopette un lecca lecca colorato, da mangiare davanti alla ragazza, in forma di protesta.

Pam si sporse per salutare l’amica con un abbraccio, con Emily ancora sulle spalle ben decisa a rimanere lì per non camminare fino al palco.

Le amiche si guardarono divertite mentre la bambina si toccava la faccia con le manine appiccicaticce, a causa del lecca lecca, sporcandosi il viso di ditate multicolor.

-“ Oggi stai proprio bene, finalmente ti vedo vestita da donna, cos’è successo? Ti hanno bruciato tutte le tute da ginnastica unisex?”- Domandò Pam ironica guardandola.

-“Non so esattamente perché l’ho fatto, allo specchio stamattina mi piacevo ed ho indossato i jeans”- Rispose l’amica sorridendo imbarazzata

-“ L’ultima volta che abbiamo visto un loro concerto ricordo che indossavi un vestitino di tulle e tartan che lasciava ben poco all’immaginazione”-

- “Stai parlando di una gravidanza fa, meno smagliature e molta più pazienza”-

-“E soprattutto avevi un buon motivo per farti notare”- Replicò Pam improvvisamente malinconica.

-“Anche questo è vero”-

I ricordi affollarono la sua mente e, in silenzio quasi religioso, raggiunsero le transenne davanti al palco in attesa della sera. Alle 19 sarebbe scattata l’ora X.

 

Dietro le quinte, ore 18:45

 

Brian si alzò dal divano di pelle dopo aver spento la sigaretta, ancora a metà, nel posacenere, la sua Schecter Synyster Gates custom era sulla sedia di fronte a lui e la stava guardando da almeno mezz’ora osservandone tutti i dettagli.

Per lui, oltre che lo strumento perfetto, era anche un simbolo di potere, potere su sè stesso, l’unico modo per incanalare le proprie emozioni in qualcosa di bello, la sua musica.

Johnny spuntò da dietro la porta con il basso già in spalla.

-“Siamo tutti pronti, 10 minuti e si va in scena”-

Come da più di due anni a quella parte, l’aveva detto senza entusiasmo, come un bambino costretto a recitare la poesia durante il pranzo di Natale davanti a tutti i parenti, controvoglia e abbastanza scazzato.

Il chitarrista prese il proprio strumento e si avvicinò alla porta del camerino per poi guardarsi indietro, c’era un poster degli Avenged Sevenfold al completo vecchio di almeno 5 o 6 anni, nessuno l’aveva tolto nonostante fosse scontato che non sarebbe stato molto gradito.

<< Non guardarmi con quegli occhi di carta, salgo ancora sul palco solo per sentirti di nuovo vicino, in fondo è tutto ciò che mi rimane >>

Si rigirò e si diresse verso il palco con il resto della band.

 

Intanto tra il pubblico

 

-“Emily stai accidenti ferma?! Altrimenti ti faccio scendere”-

La bambina continuava a muoversi da ore sulla schiena di Pamela senza fermarsi un attimo, allora la mamma l’aveva rimproverata.

-“Voglio andare a casa! Mi annoio, non c’è nemmeno un bimbo”- Disse mettendo il broncio

-“Invece stai ferma lì ed aspetti. Ancora un paio d’ore e potrai fare un pisolino in macc…”-

Il suono amplificato di un organo, seguito da una chitarra distorta la distrasse da tutto e da tutti. Era di nuovo lì dopo tanti anni, per un attimo fu come se la gravidanza, il dolore e la solitudine non ci fossero mai stati.

<< Ciao Ragazzi >> Fu l’unico pensiero coerente che riuscì a formulare e per le due ore successive si perse totalmente nella musica.

Emily, fin dall’ingresso degli Avenged Sevenfold sul palco, era stranamente silenziosa. Quella musica non era come le canzoncine per bambini o le ninne nanne che le cantava la mamma ma in qualche strano modo le piaceva, ed anche molto. Per tutto il tempo rimase ferma ad ascoltare sulle spalle di Pam mentre intorno a loro il pubblico si scatenava.

Alle nove il concerto stava per concludersi. Durante A Little Piece of Heaven cominciarono a scoppiettare i fuochi d’artificio nel cielo. Quella canzone portava con sé ricordi dolorosi per tutti, le lacrime cominciarono a scendere e si sollevarono accendini in tutta la platea.

Tutti i membri della band, sulle ultime battute della canzone, sollevarono le braccia, le luci si spensero ed apparve una scritta sullo sfondo nero del palco. “foREVer”.

Ad un certo punto le ginocchia cedettero, le lacrime scesero a fiumi e diventò tutto improvvisamente buio. L’ultima cosa che riuscì a sentire prima di svenire fu la voce della sua bambina. –“Mamma! Che succede?”-

Pam fece scendere la bambina dalle spalle per soccorrere l’amica, cercando di sostenerla e farle prendere aria anche se erano in mezzo alla folla.

Emily, che voleva rendersi utile, senza farsi vedere da Pam, si allontanò da loro per cercare aiuto. Passò attraverso le sbarre delle transenne, senza essere vista, e si avvicinò alle scalette del palco in attesa che scendesse qualcuno ad aiutare.

 

Intanto

 

Scese le scalette del palco deciso a tornare in camerino, la stanchezza cominciava a farsi sentire e voleva solamente chiamare Michelle, bere una birra e dormire in pace. Arrivato all’ultimo scalino sentì qualcosa tirargli la stoffa dei jeans ed allora guardò in basso.

-“ Tu sei il signore che suona la chitarra vero? Per favore puoi venire ad aiutarmi? La mia mamma è caduta.”-

Brian non sentì una parola poiché era immobilizzato, attonito. Non era possibile.

<< Jimmy >> Quel nome risuonava nella sua testa

 

 

Allora che ne pensate? Ho bisogno di feedback ragazze! Per favore lasciate anche solo un commentino altrimenti non capisco se stò andando bene o meno

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Capitolo 3
*** Those Damn Grey Eyes ***


Scusate il capitolo breve ma lo studio mi porta via molto tempo alla scrittura. ^^ Spero che vi piaccia.

 

Era inconcepibile, quell’esserino con la faccia macchiata di caramella era la fotocopia di Jimmy in miniatura, stessi lineamenti, stessi capelli, stesso tutto.

Non aveva ancora accettato psicologicamente la cosa quando la bambina si rivolse nuovamente a lui con aria molto alterata.

-“Allora vieni ad aiutare la mamma? Ho paura, è caduta per  terra davanti al palco!”-

Brian tornò in sé e capì finalmente la richiesta della bambina. Chiamò un uomo della sicurezza e lo avvertì che c’era una donna svenuta davanti al palco, gli ordinò di toglierla dalla calca e di portarla sui divanetti nel backstage.

-“ Si occuperà lui della tua mamma, piuttosto, come ti chiami?”- Le chiese con voce malferma

-“ Mi chiamo Emily”-

-“ Piacere di conoscerti Emily, io mi chiamo Brian! Come mai tu e la mamma siete al concerto da sole? Il tuo papà non vi poteva accompagnare?”- Chiese incautamente

La bambina lo guardò dapprima in maniera sospettosa, in fondo cosa doveva importargliene a quel tizio del fatto che fossero lì sole o meno? Poi sorrise e gli rispose serenamente.

-“Il mio papà è un angelo. Mi vuole bene ma la mamma dice che dal cielo non può venire a trovarci, perciò siamo venute al concerto senza di lui”-

Per il chitarrista fu come un pugno nello stomaco, provò un forte moto di commozione che riuscì a stento a trattenere. Senza aggiungere altro le rivolse un sorriso amichevole e le offrì la propria mano, che la piccola accettò senza troppi complimenti.

Vide Il bodyguard tornare con la giovane svenuta e tremolante  tra le braccia avvolta in una coperta dalla testa ai piedi, erano seguiti da una ragazza dalla chioma di un improbabile rosa shocking che appena vide la bambina tirò un forte sospiro di sollievo.

-“Emily mi hai fatta morire di paura! Perché ti sei allontanata?!”- Urlò correndole incontro e stringendola forte

-“Stavo cercando aiuto per la mamma, il signor Brian ha mandato un altro signore a prenderla”- Rispose tranquilla indicando il chitarrista

Pamela alzò lo sguardo e solo allora si rese conto di chi aveva trovato la bambina. Con gli occhi sbarrati e lo sguardo allucinato mormorò dei flebili ringraziamenti e corse nuovamente dall’amica svenuta portando con sé Emily.

Brian rimase qualche secondo a riflettere. Quella bambina, oltre ad una somiglianza fisica impressionante, condivideva con Jimmy la spontaneità, l’estroversione e la capacità di sdrammatizzare su tutto. Inoltre aveva il suo stesso sorriso spiazzante.

<< Mi stò auto-suggestionando, sono tutte cazzate >> Disse sta sé e sé.

In quel momento arrivarono Zacky e Johnny con un paio di birre a testa in mano, pronti a far partire la sbornia post-concerto. Gli corsero incontro per offrirgliene una.

-“Scusate ragazzi, non sono proprio in vena”- Replicò prima ancora che gli chiedessero qualcosa.

-“ Cos’è successo Syn? Hai una faccia! Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma”- Domandò Zacky preoccupato

-“Più o meno”- Rispose Brian facendogli cenno di seguirlo.

Si avvicinarono alla porta del camerino in cui era stata portata la ragazza, ancora avvolta nel bozzolo di coperte, con l’amica e la bambina accanto a lei. Spiegò agli amici cosa era successo negli ultimi minuti, appena la piccola si voltò verso di loro, Brian le fece un lieve sorriso a cui lei rispose con un espressione a metà tra il divertito ed il preoccupato.

Quando Zacky e Johnny la videro rimasero senza parole come lui. Johnny fece addirittura cadere la birra.

-“Qualcosa mi dice che abbiamo avuto la stessa impressione o sbagliò?”- Domandò agli amici quando ebbero ripreso un colorito umano.

-“Oh, merda!”- Esclamarono contemporaneamente i due ragazzi ancora con gli occhi fissi sulla la bambina.

-“O quella è la reincarnazione di Jimmy oppure già sono ubriaco alla terza birra”- Mormorò Johnny incredulo.

-“Direi di fare qualche domandina alla madre quando starà meglio.”- Propose Zacky

-“Non possiamo aggredirla con le nostre supposizioni, Jimmy potrebbe non entrarci nulla con lei, magari siamo noi ad essere suggestionati.”- Azzardò di nuovo Brian appoggiandosi allo stipite della porta

-“Non dire cazzate! Tu lo conoscevi meglio di tutti noi! Ha i suoi occhi, il suo sorriso! Come puoi pensare che Jimmy non c’entri niente?”- Ribattè Zacky alterato

In effetti c’era poco da essere insicuri, gli sembrava quasi che Jimmy lo guardasse di nuovo attraverso quegli occhi cristallini.

La piccina si avvicinò nuovamente a Brian e con lo sguardo più adulto e consapevole che il chitarrista avesse mai visto si rivolse di nuovo a lui.

-“Grazie signor Brian! La mamma stà meglio”-

La ragazza sul divano tremava ancora un po’ e ancora non parlava ma aveva incominciato a muovere di nuovo gli arti e cercava di mettersi seduta.

I ragazzi si sporsero oltre la porta per guardare. Quando il viso diafano della ragazza fece capolino tra le coperte due occhi grigi li guardarono terrorizzati.

Improvvisamente ricordi dolorosi affollarono la mente di Brian. Gli ultimi concerti con Jimmy,la corsa in ospedale, il suo funerale. Quel viso confuso e quegl’inconfondibili occhi grigi.

-“Ciao Alex, ne è passato di tempo”- Bisbigliò il chitarrista incrociando le braccia

 

Eccoci alla fine del 3^ capitolo, come vedete la nostra amica è una vecchia conoscenza degli a7x…nel prossimo capitolo dovrà spiegare ai ragazzi un paio di cosette.

Ringrazio Evil_Princess per la recensione, i complimenti mi fanno sempre arrossire ^^.Spero che questo 3^ capitolo ti abbia presa come i precedenti.

Al prossimo capitolo. Se mi vorrete lasciare un commentino sarò ancorà più felice J

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Capitolo 4
*** Revelations ***


Alex rimase immobilizzata dallo sguardo inquisitorio del chitarrista. Aveva chiesto a Pam di tenere compagnia alla bambina e di andare a fare un giro per mangiare qualcosa, aveva molte cose da discutere con i ragazzi.

-“Stupenda bambina, avrà si o no 2 anni giusto?”- Ruppè il silenzio Zacky

Sapeva cosa volevano, decise di essere sincera su tutto, forse glielo doveva.

-“Farà 2 anni il mese prossimo, è nata il 20 luglio”-

Rispose la ragazza con voce piatta, fissando il vuoto.

-“Tanto so dove volete andare a parare, ve lo leggo in faccia. Lo sapete dal primo secondo in cui l’avete vista chi è suo padre, non serve che ve lo venga a dire io”-

Il gelo scese nella stanza, tutti i presenti si guardarono negli occhi senza riuscire a dire nulla. Poi uno spostamento d’aria ed il pugno di Brian si infranse fragorosamente sul muro. Sapeva di non avere il diritto di essere così infuriato ma quel segreto sembrava un’offesa al memoria di Jimmy e a coloro che gli volevano bene. Tirò un forte sospiro per calmarsi, la mano di Johnny si poggiò sulla sua spalla, si sentì subito più tranquillo.

Guardò di nuovo i grandi occhi impauriti della ragazza, se la immaginò come l’aveva conosciuta due anni prima, libera e spensierata, così diversa dalla donna che si trovava davanti in quel momento.

-“Penso che tu ci debba almeno una spiegazione”-

Lei abbassò lo sguardo con rassegnazione

-“Vi racconterò tutto, ma nulla di quello che vi dirò dovrà uscire da qui e soprattutto nessuno dovrà mai riferirlo ad Emily”-

I ragazzi promisero.

Ricordi di Alex (prima persona)

Ricordo il mio primo  incontro con Jimmy come se fosse ieri, era il 1° Agosto del 2009, io e Pam eravamo volate fino a Dublino per vedere un concerto degli Avenged Sevenfold come special guest dei Metallica. Avevo 23 anni ed era la prima volta che mi trovavo in Europa. Dublino, nonostante fosse piena estate, era fredda, eppure quel giorno misi un abitino corto di tartan rosso e nero, quando mi trovavo ad Atlantic City non potevo mai indossarne perché i miei non volevano, per loro i miei lunghi capelli corvini, i grandi occhi grigi ed il mio fisico perfetto erano una maledizione, probabilmente avevano ragione. Al concerto prendemmo posto in prima fila e prima che ce ne potessimo rendere conto le luci vennero spente ed il concerto cominciò.

Nel momento esatto in cui le luci sul palco si riaccesero la prima cosa che incontrai fu il suo sguardo, due profondi occhi celesti mi guardavano così intensamente da farmi quasi sentire nuda, la musica iniziò ma non sentivo nulla. Lo vedevo scatenarsi sulla batteria come se fosse alimentato da un fuoco divino, instancabile e violento. Così continuò per tutto il concerto, finita l’ultima canzone si avvicinò al bordo del palco facendomi cenno di avvicinarmi, tesi un mano per sfiorarlo e quando la ritrassi c’era un biglietto. “Ho voglia di una sigaretta mi fai compagnia? All’uscita posteriore del fila forum, dove scaricano gli strumenti, tra venti minuti”. Era proprio da lui. Quando raggiunsi il luogo prefissato lo trovai con due sigarette in mano, me ne porse una, senza dire nulla. La misi tra le labbra e subito lui fece scintillare la fiamma dell’accendino per accenderla. Non avevo mai fumato in vita mia eppure volevo che quella sigaretta non finisse mai.

-“Comunque piacere, sono Jimmy e trovo che i tuoi occhi siano spettacolari”- Disse scherzoso porgendomi la mano libera. Cercai di non arrossire davanti a cotanta sfacciataggine

-“Io sono Alex, e mi piace come suoni”- Risposi, decisa a non mostrarmi la solita oca superficiale.

Parlammo quasi un’ora prima che venissero a chiamarlo per tornare in Hotel. Feci per andarmene ma lui mi afferrò la mano per fermarmi. Voleva rivedermi e non potevo essere più felice di accontentarlo.

Quella settimana la passammo insieme, spensierati e felici, tra i pub di Dublino e le passeggiate a Phoenix Park. Il primo bacio ce lo scambiammo, due giorni dopo il nostro primo incontro, a Temple Bar davanti ad una generosa pinta di Guinness, quella sera non tornai in albergo da Pam. Quando salii sull’aereo per tornare a casa avevo già in borsa un biglietto per raggiungerlo ad Huntington Beach la settimana successiva.

I quattro mesi successivi furono i più felici della mia vita, convivevamo in un appartamento in centro, lui si vedeva con i ragazzi per registrare il nuovo album ed io avevo trovato lavoro come commessa in un negozio di cd, ci amavamo e non ci importava nulla del resto. Mi chiese di sposarlo, un paio di settimane prima di Natale, e gli dissi che dovevo pensarci e che una volta tornata dalle vacanza natalizie a casa dei miei gli avrei dato una risposta. Mentre ero ad Atlantic City mi resi conto di avere un ritardo di qualche settimana e subito corsi a fare un test di gravidanza. Quando vidi quella pallida striscia rosa non seppi se ridere o piangere, Jimmy probabilmente ne sarebbe stato entusiasta eppure ero turbata.

La sera del 28 Dicembre ero bloccata all’aeroporto di Atlantic City per la troppa neve in attesa di un volo per tornare in California, con il pacchetto di una pasticceria come unico bagaglio. La scritta sull’enorme biscotto al cioccolato che vi era dentro recitava “Jimmy will be a daddy”. Quando la mattina arrivai a casa, senza nemmeno un’ora di sonno alle spalle,vidi che il palazzo era circondato da pompieri e polizia. Senza nemmeno pensarci presi l’auto e andai in ospedale, me lo sentivo che era successo qualcosa di terribile.

Da lì è storia nota,l’ospedale le lacrime, quella cardiomegalia che non sapevi di avere, gli antidolorifici, l’alcool. Il 6 gennaio dopo il funerale, senza avvertire nessuno, caricai in macchina le mie cose e tornai a casa, non sarei più tornata ad Huntington Beach. Meno di 7 mesi dopo nacque Emily, ad aspettarci fuori dalla sala operatoria c’erano solo i miei genitori e Pam. Nessun padre felice e nessun amico.

 

 

"Jimmy wasn't fucking addicted to anything, he was addicted to life. He was a shooting star and those things, fucking burn out quickly." - Syn Gates.

 

Spero che questo racconto non vi abbia annoiate. Era necessario per capire il resto della storia. Al prossimo capitolo.

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Capitolo 5
*** The Right Thing ***


Eccoci arrivate al 5^ capitolo (lo chiamerei più mini-capitolo). Sinceramente sono un po’ delusa, mi aspettavo un po’ di riscontri in più. Se non interessa a nessuno leggerla non so se continuarla o meno, vedrò se entro un paio di capitoli la situazione migliora. Intanto godetevi questo piccolo spezzone di storia.

 

Una lacrima solitaria solcò il viso di Alex, raccontare la verità ai ragazzi aveva risvegliato in lei antichi e dolorosi ricordi che per due anni era riuscita a tenere per sé. In quel momento si sentì troppo vulnerabile, non riusciva nemmeno a guardarli in faccia. Improvvisamente sentì due paia di braccia avvolgerla dolcemente, Zacky e Johnny la stavano abbracciando commossi, singhiozzando.

Brian non riuscì a rimanere nella stanza un secondo di più, uscì dalla porta e rimase nel buio del backstage, seduto a terra, con la schiena contro il muro e le ginocchia al mento. Fu così che lo trovò Matt poco dopo.

-“ Ho sentito tutto da dietro la porta, ho visto la bimba in giro per il backstage, so come ti senti”- Asserì pratico sedendosi accanto a lui.

-“Non posso nemmeno pensarci, non so per chi provare più angoscia. Per Jimmy che non ha potuto avere la gioia di veder nascere e crescere sua figlia, o per quella creatura innocente che non conoscerà mai suo padre.”- Affermò affranto

-“Quella che mi fa più tenerezza è Alex, in fondo è lei che ha dovuto sopportare da sola tutto il peso della situazione, perdere Jimmy, la gravidanza, fare la mamma senza nessuno accanto, dev’essere stato orribile.”-

-“ Noi non ci saremmo tirati indietro e lei lo sa, non che avessimo questo grande rapporto con lei quando stava con Jimmy, ma per sua figlia ci saremmo sempre stati”- Esclamò rabbioso il chitarrista

Il cantante gli mise una mano sulla spalla e lo costrinse a guardarlo in faccia

-“ Credi che non lo avrebbe fatto se fosse stato possibile? Mettiti nei suoi panni! Ha perso l’uomo che amava e quella bambina è tutto ciò che le è rimasto! Credi che sarebbe stato salutare per loro rimanere ad Huntington Beach circondate da persone che gli avrebbero ricordato Jimmy ogni istante? Pensa al dolore che prova ogni volta che lo rivede negli occhi della bambina, a ogni volta che lei le chiede di suo padre.”-

Matt si alzò, abbastanza alterato, lasciandolo solo al buio. Brian rimase lì per quelle che gli parvero ore e quando si alzò sapeva cosa fare. Entrò nella stanza sbattendo la porta e vide la ragazza circondata dal resto della band, Emily era in braccio a Zacky ed aveva in mano un grande sacchetto di caramelle gommose.

Sedette accanto ad Alex sul divano e lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche a tutti i presenti, i ragazzi si allontanarono con la bambina lasciandoli soli, finalmente trovò il coraggio di parlare.

-“Mi scuso per la mia reazione di prima, ero infuriato ma poi ho avuto tempo per riflettere ed assimilare la cosa”- La ragazza fece per parlare ma lui la fermò con un cenno

-“ Comunque sappi che capisco le tue motivazioni e se c’è qualcosa che posso fare per lei, per voi…qualsiasi cosa. Jimmy era il mio migliore amico, sento che devo starvi vicino e penso che gli altri siano della mia stessa opinione.”- Bisbigliò come se si vergognasse

Alex lo guardò e vide in lui tutto l’affetto che provava per Jimmy

-“Per chi ama Jimmy stare vicino ad Emily è doloroso ai limiti dell’insopportabile”- Confidò lei –“Io sono sua madre e l’amore che provo per lei mi permette di affrontare questo dolore ogni giorno senza il minimo ripensamento, ma voi non siete costretti, perché volete farlo?”-

Il chitarrista esitò un attimo –“Perché credo che sia la cosa giusta, quello che vorrebbe Jimmy. Lui sarebbe stato contento di vedere sua figlia crescere in mezzo a noi.”- Disse deciso. Egoisticamente sentì che quella bambina era tutto ciò che rimaneva di Jimmy e doveva averla nella sua vita a qualsiasi costo.

-“Non lo so Brian, non so se sono abbastanza forte da sopportare di nuovo tutto il dolore e tutti i ricordi, non so se sarebbe giusto metterci di mezzo Emily”-

-“Tutto ciò che era suo padre e tutto ciò in cui credeva è in questa stanza. Tu e noi. Tutto ciò che possiamo darle.”-

Nonostante tutta la rabbia che aveva provato, quando vide quegli occhi color ghiaccio pieni di paura e solitudine, non potè fare a meno di stringere Alex tra le sue braccia tatuate come se potesse riscaldarle il cuore.

-“ Ti prometto che cercherò di rendere la cosa meno dolorosa possibile, per tutti.”-

 

Capitolo di passaggio ma spero non noioso, alla prossima.

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Capitolo 6
*** Strange Dreams ***


Eccomi tornata con il capitolo n°6! Un enorme ringraziamento a MaryDay, Saretta95 e Strong Haze che hanno commentato lo scorso capitolo, risollevandomi il morale e dandomi la spinta giusta per continuare. Vi lascio alle vicende di Alex ed Emily ^^ ne vedrete delle belle.

Erano passati due giorni dall’Orion Music Festival ed il tour poteva finalmente dichiararsi concluso. I ragazzi salirono sul Tour Bus che li avrebbe riportati a casa ad Huntington Beach con uno strano senso di malinconia addosso. Avevano voglia di tornare a casa ma c’era qualcosa a trattenerli come un filo invisibile e sapevano tutti di che cosa si trattava.

Avevano passato due giorni in compagnia di Alex ed Emily, i due giorni più felici degli ultimi due anni probabilmente, a farsi stregare da quella bambina ghiotta di cioccolato e caramelle, dalle sue guance rosee e paffute e dai suoi occhi celesti così familiari.

Brian prese posto nella propria cuccetta, lanciando svogliatamente il borsone a terra, con l’unica intenzione di dormire in maniera continuativa durante i due giorni di viaggio che lo aspettavano. Senza volerlo, nel dormiveglia, ripensò ad ogni dettaglio dei giorni appena passati. Non avevano fatto nulla di particolare, eppure la sua mente continuava ad assillarlo con immagini della bambina e soprattutto di Alex.

Da quella famosa sera a Dublino non aveva mai nutrito un’intensa simpatia per la ragazza, le era subito sembrava la solita fan accanita, interessata solo a dieci minuti di celebrità accanto al suo artista preferito. Era bellissima già allora: alta, magra e con quegli occhi grigi che,da soli, erano in grado di mandare al manicomio ogni essere di sesso maschile nel raggio di chilometri. Nonostante tutto, lui ci aveva sempre trovato qualcosa di marcio in lei, anche quando Jimmy la descriveva come la cosa più bella che gli era capitata in tutta la vita, quando erano andati a convivere ed, infine, quando l’amico gli aveva annunciato che le avrebbe chiesto di sposarlo. Eppure, quando si era ritrovato davanti la stupenda donna che era diventata, il suo cuore aveva mancato un battito. Ingrassata lievemente, probabilmente a causa della gravidanza, non aveva perso il suo fascino anzi, il ruolo della madre seria e premurosa lo avevo letteralmente rapito.

<< Non ci pensare Brian, tu sei un uomo sposato e lei è la madre della figlia di Jimmy >>

Il riff di Cemetery Gates risuonò nello spazio angusto della cuccetta svegliando il chitarrista, guardò lo schermo del telefono, era Michelle.

-“Pronto”-

-“ Ciao amore, sei partito?”-

-“ Certo amore mio, tra meno di 48 ore sarò a casa”- Rispose,ancora intontito dal brusco risveglio

-“Non vedo l’ora di riabbracciarti, voglio che mi racconti tutto del tour”-

-“Non c’è molto da raccontare, non è successo nulla di interessante”- Mentì lui per evitare discussioni inutili

Dopo la breve chiacchierata di rito si salutarono e chiusero la telefonata. Brian non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno con se stesso, che il suo matrimonio più passava il tempo e più gli sembrava una bravata giovanile senza molto senso. Aveva sempre avuto il desiderio di avere una famiglia tutta sua ma, dall’esatto momento in cui aveva messo l’anello al dito di Michelle, aveva avuto l’atroce sospetto di aver brutalmente accelerato le cose.

Non che lei non gli desse tutto l’affetto che meritava, era una moglie attentissima ed amorevole, ma da qualche tempo a quella parte, specialmente da dopo la morte di Jimmy, aveva cominciato ad ossessionarlo con il suo maniacale desiderio di maternità. In altri periodi avrebbe acconsentito alle sue richieste con entusiasmo, ma il dubbio aveva cominciato a corrodergli l’anima impedendogli di fare qualsiasi scelta. Tuttavia attendeva fiducioso, aspettava solo che le cose migliorassero, amava sua moglie e prima o poi sarebbero stati di nuovo felici. Forse.

A metà pomeriggio, proprio mentre la pioggia cominciava a cadere confondendo i profili delle colline che scorrevano oltre il finestrino, risuonarono dei passi nel corridoio e qualcuno scostò la tenda della cuccetta.

-“ Syn, vieni a mangiare qualcosa, è mezza giornata che non esci da lì”- Gli fece notare Johnny con fare premuroso

Brian sorrise, quella era la famiglia di cui aveva bisogno in quel momento, gli unici con cui si sentiva a casa veramente. Scese dal letto e si avviò verso la zona giorno del tour bus. Matt si era messo ai fornelli, o per essere onesti al microonde, cercando di preparare qualcosa che, secondo l’etichetta del surgelato, doveva assomigliare alle lasagne alla bolognese. Brian, cercando di non pensare all’indegno pasto che lo attendeva, si aprì una birra e si sedette accanto a Zacky che, nel frattempo, stava messaggiando convulsamente con qualcuno picchiando sonoramente le dita sui tasti del Blackberry.

-“Baker, sei irritante!”-

-“Taci Haner, stò scrivendo ad Alex, il mese prossimo per il compleanno di Emily vogliamo organizzarle una sorpresa, stavamo pensando di portarle a visitare Los Angeles”- Rispose Zacky continuando a scrivere al cellulare

Un mese, 30 fottutissimi giorni senza rivederle. Non sapeva se fossero troppi o troppo pochi. Troppi perche gli mancavano e troppo pochi per disintossicarsi dalla loro benefica presenza.

I due giorni di viaggio passarono lentamente. All’alba del terzo giorno, dopo più di 2000 km di viaggio, si lasciarono alle spalle l’Arizona ed entrarono finalmente in California. Brian dormiva placidamente nella cuccetta quando i primi raggi fecero capolino dal finestrino illuminandogli il viso.

Era in un’asettica stanza di ospedale, di fronte a lui, una donna dal viso indefinito, giaceva sul lettino pallida ed affaticata, stringendo un piccolo fagotto di coperte candide. Si avvicinò e vide il viso del neonato che lo fissava di rimando, aveva gli occhi color nocciola e la minuscola manina si protendeva verso di lui come se volesse toccargli il viso. Alzò lo sguardo verso la madre del piccolo e rimase di sasso, due meravigliosi occhi grigi gli tolsero il respiro. Alex lo guardava sorridendogli felice. Improvvisamente, la creatura tra le sue braccia cominciò a piangere, allora lo sollevò e lo mise tra le braccia del ragazzo.

-“ Vuole il papà, mi raccomando non farlo cadere “- Gli disse lei con voce teneramente apprensiva

 

Brian si svegliò di soprassalto, le gocce di sudore colavano sul petto tatuato che si muoveva frenetico a causa del respiro affannato, l’aria secca della California entrava da un piccolo spiraglio del finestrino lasciato aperto, togliendogli il respiro.

Scese frettolosamente dalla cuccetta, gli altri ragazzi erano ancora profondamente addormentati così fece attenzione a non svegliarli. Entro nel claustrofobico bagno/stanzino del bus e si buttò sul viso una discreta dose d’acqua per riprendersi.

Non riuscendo a spiegarsi il sogno appena fatto, si accese una sigaretta, presa dal pacchetto che Zacky aveva lasciato sul lavandino, e si mise a fumare vicino al finestrino aperto cercando di fare mente locale.

<< Deve essere stato qualcosa che ho mangiato, dannato Matt! La prossima volta che si offre di cucinare lo chiudo qui dentro con tutti i suoi maledetti surgelati >>

Imprecò mentalmente, subito dopo la sua immaginazione riprese il volo e si ritrovò a guardare di nuovo il volto del bambino appena nato, e allora sorrise impercettibilmente.

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Capitolo 7
*** Pieces Of A Perfect Life ***


Salve a tutti/e! Sono tornata con questo capitolo un po’ particolare, si tratta di un insieme di spezzoni tratti dal diario di Alex, enjoy it!

Prima di cominciare un paio di appunti:

Come avrete notato ho deciso di dare un nome ad ogni capitolo, con i numeri mi sembrava un po’ impersonale, inoltre serve a me per mantenere un certo ordine mentale quindi spero che non vi dispiaccia.

Secondo poi, stò cercando di realizzare una specie di trailer di questa storia da inserire nella prima pagina della storia (prendendo spezzoni da film, video musicali, video random trovati in giro), non so cosa ne uscirà date le mie scarse capacità con movie maker ma spero che apprezzerete lo sforzo. Spero di pubblicarlo al più presto.

Dopo queste news vi lascio alla storia, un ringraziamento alle balde donzelle che leggono e/o commentano questa storia.

 

Dublino, 2 Agosto 2009

Caro Diario,

Stamattina mi sono svegliata ed ancora non ci credevo, ma ho dovuto ricredermi quando ho visto il nome “Jimmy” che lampeggiava accanto all’icona dei messaggi del telefono.

“ Buongiorno signorina, ho dimenticato di ringraziarla per la sua compagnia ieri sera ma colgo l’occasione per farlo ora, inoltre, gradirei la sua compagnia per un giro in questa meravigliosa città, sempre se a lei la cosa non disturba”

Avrei voluto urlare ma Pam dormiva.

Nel pomeriggio l’ho raggiunto davanti all’Hard Rock Cafè in Fleet Street e ci siamo incamminati per le vie del quartiere di Temple Bar. Jimmy è totalmente pazzo! Mi ha trascinata in decine di negozietti vintage a provare vestiti improbabili, avresti dovuto vederlo con indosso una giacca di paillette ed un boa di struzzo fucsia attorno al collo ^^.

A cena mi ha portata in un ristorantino italiano. Abbiamo parlato un sacco e mangiato molto. A fine pasto abbiamo chiesto il dolce. Sono andata un secondo in bagno e quando sono tornata il cameriere aveva già portato il piatto con due cucchiaini. Lui, invece di sedersi al suo posto davanti a me, mi si è seduto accanto e abbiamo diviso una squisita porzione di tiramisù *_* stavo per venire meno.

Abbiamo concluso la serata passeggiando lungo il Liffey. Abbiamo parlato di tutto, della band, dei nostri sogni, della musica, della nostra infanzia. Quando siamo arrivati davanti al mio albergo eravamo tutti e due imbarazzatissimi, non sapevamo come salutarci, è stranissimo vedere il batterista di una band di fama mondiale, abituato ad esibirsi davanti a migliaia di persone, che arrossisce! Si è fatto coraggio e mi ha preso la mano, ne ha baciato dolcemente il dorso lanciandomi uno dei suoi soliti sguardi mozzafiato ed infine è sparito nel buio.

Sono salita in camera da mezz’ora e non riesco ancora a prendere fiato, è stata la serata più bella della mia esistenza, anche se non so se e quando lo rivedrò.

 

Dublino, 4 Agosto 2009

Caro Diario,

Devo correggere la mia affermazione dell’altra sera. QUESTA è stata decisamente la nottata più bella della mia vita!

Erano le 9 di sera, avevo perso già le speranze di rivederlo,quando mi ha chiamata e mi ha chiesto di raggiungerlo al Temple Bar, dove stava festeggiando la fine del tour con il resto della band.

Mezz’ora dopo ero già davanti al locale, con un gran fiatone per la corsa ed una voglia incredibile di rivederlo. Quando sono entrata era seduto al tavolo con gli Avenged Sevenfold al completo ed altri amici, davanti a tutti ha spostato la sedia per farmi sedere. Nessuno l'aveva mai fatto prima! Mi ha presentata al resto della compagnia, sono stati tutti molto simpatici, anche se ho avuto l’impressione che Synyster fosse piuttosto infastidito dalla mia presenza. Le rare volte che Jimmy si è allontanato dal tavolo, ho avuto l’occasione di parlare con Zacky e Johnny e di scambiare qualche parola con Matt, è un sogno che si realizza, adoro questi ragazzi!

Alle 11 eravamo tutti già un po’ brilli, ridevamo per ogni stupidaggine e Jimmy più di tutti. Non ricordo esattamente il momento in cui ho sentito il suo braccio intorno alle mie spalle, credo che se fossi stata del tutto sobria sarei arrossita come un’idiota. In quella posizione potevo sentire l’odore dolce della sua pelle misto a tabacco e sapone, sarei potuta morire lì e sarei stata felice. Quando ho voltato il viso mi sono resa conto che le nostre labbra erano pericolosamente vicine ed un secondo dopo si stavano sfiorando.

Non penso che esistano aggettivi per descrive un bacio di Jimmy, se solo ci penso ancora sento le farfalle nello stomaco. Non voglio raccontare esattamente cosa è successo poi, ti dico solo che stamattina mi sono svegliata ed avevo accanto un angelo con la scritta “Fiction” tatuata sul petto…

 

Huntington Beach , 6 Ottobre 2009

Caro Diario,

Tra il lavoro e la casa non ho più un momento per scrivere, sono ultra impegnata , Jimmy ultimamente è poco in casa, lui e i ragazzi stanno scrivendo le canzoni per il nuovo album per cui sono sempre in saletta. Lo vedo stanco ma è sempre così felice quando finiscono una nuova traccia e la prima cosa che fa quando torna a casa è farmi ascoltare tutto al piano, intonando qualche spezzone di testo con la sua voce meravigliosa. Domani vengono i ragazzi a casa per cena, sono davvero splendidi. Brian sembra aver superato l’avversione iniziale nei miei confronti, anche se ogni tanto torna a non parlarmi ma spero che le cose cambino prima o poi.

Huntington Beach , 12 Dicembre 2009

Caro Diario,

Non me lo sarei mai aspettato! Oggi Jimmy mi ha portata sulla spiaggia a vedere il tramonto, quando siamo arrivati c’era un coperta sulla sabbia cosparsa di petali di rosa bianca e circondata da candele! Siamo rimasti abbracciati lì finchè non è tramontato il sole, lui era molto strano e silenzioso, ad un certo punto, senza dire nulla, ha estratto un foglietto spiegazzato dalla tasca e me l’ha dato. C’era scritto

“ Ti amerò per tutta la vita baby e questo lo sai già. Perciò mi chiedevo…vuoi sposarmi?”

Quando ho alzato gli occhi era lì che mi guardava con uno sguardo misto di preoccupazione e grandi aspettative. Gli sono saltata al collo baciandolo, ma quando mi ha chiesto se quel gesto equivaleva ad un si non me la sono sentita. Abbiamo parlato tutta la sera e gli ho fatto capire che ho bisogno di qualche giorno per riflettere, non ci è rimasto troppo male o almeno non lo ha dato a vedere, spero solo di non metterlo troppo in ansia.

Atlantic City , 26 Dicembre 2009

Caro Diario,

Come posso essere stata così stupida? Mi era già capitato di avere qualche settimana di ritardo ma con tutta l’ansia degli ultimi avvenimenti pensavo che fosse dovuto allo stress! Invece sono incinta di 5 settimane, quando ho visto il risultato del test di gravidanza sono scoppiata in lacrime. Per tranquillizzarmi, Pam si è scapicollata a casa mia appena gliel’ho detto e abbiamo parlato per ore. Ora mi sento meglio ma non so ancora come dirlo a Jimmy… sarà contento? Oppure andrà nel panico? Sono abbastanza fiduciosa, ci amiamo molto e sono sicura che sarà un papà meraviglioso e qualsiasi sarà la nostra scelta so che mi rimarrà vicino, per sempre.

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Capitolo 8
*** Request ***


Siamo a 8! Se posso essere sincera non ho la minima idea di quanti capitoli sarà questa storia, ho talmente tante idee in mente che è troppo difficile immaginarselo. A parte questo, ringrazio la carissima Strong Haze che recensisce puntualmente ogni capitolo risollevando la mia fragile autostima ^^ grazie grazie e ancora grazie! Un saluto affettuoso anche a tutti coloro che hanno messo la storia tra preferite/seguite.

 

Il paesaggio arido e misterioso, il blu intenso del cielo, l’aria calda e secca, l’atmosfera festosa ed accogliente. Un luogo conosciuto e familiare ma che non sapeva più di casa. Erano più di due anni che Alex non ci metteva piede ma non aveva mai dimenticato Huntington Beach, con le sue spiagge, le sue palme, la sua gente.

Scese dall’aereo ed il suo primo pensiero coerente fu << Ma come accidenti mi è venuto in mente? >> Ebbe la fortissima tentazione di prendere Emily e fare dietrofront, quel luogo la soffocava e risvegliava ricordi troppo dolorosi.

Esitò a scendere la scaletta, allora la bambina in braccio a lei le diede un buffetto sulla spalla con le mani paffute.

-“ Mamma veloce! Zacky ci aspetta!”-

Alex sorrise senza nemmeno accorgersene, durante il mese che avevano passato lontano dai ragazzi, Emily non aveva fatto altro che parlare di loro, degli zietti acquisiti, affettuosissimi e pieni di tatuaggi. In particolare si era affezionata moltissimo a Zacky, che non mancava mai l’occasione di tenerla per ore al telefono e mandarle regali stupendi via posta. L’ultimo di questi era arrivato 2 giorni prima della partenza per la California, un pipistrello di peluche che la bambina aveva gradito a tal punto da eleggerlo a suo scaccia incubi e mascotte personale, aveva deciso chiamarlo Rob.

Appena uscirono, ad attenderle a braccia aperte, c’erano i quattro ragazzi sorridenti. Emily si fece mettere a terra e gli corse goffamente incontro finendo per inciampare e cadere, fortunatamente, tra le braccia di Johnny. La scena scatenò una risata generale ed Emily li fissò imbronciata finchè Zacky non la prese in braccio e le stampò un grande bacio sulla guancia paffuta. Lei prese a strofinare la faccia di stoffa del pipistrello Rob a turno sul viso dei ragazzi, imitando il suono dello schiocco di baci .

Quando ebbero finito di coccolare Emily, ad uno ad uno, si avvicinarono a dare un bacio sulle guance ad Alex. Quando Brian si avvicinò a salutarla era elettrico ed imbarazzato come non mai ,infatti, durante il mese che non si erano visti, aveva continuato a fantasticare su di lei sia da sveglio che durante il sonno. Non era riuscito a confessarlo nemmeno ai ragazzi tanto se ne vergognava, si sentiva sporco anche solo a ripensarci ma nei momenti di quiete la sua mente volava automaticamente in zona “Alex” e lui non poteva farci nulla. Da quando era tornato cercava di far finta di nulla con Michelle, comportandosi come aveva sempre fatto, ma a volte, quando si chiudeva in sé stesso, era difficile nascondere la reale situazione ed allora i litigi si sprecavano anche per i motivi più insulsi.

Senza soffermarsi ulteriormente sui convenevoli caricarono i bagagli nella macchina di Matt, lui e Valary si erano offerti di ospitarle per qualche giorno e di portarle a vedere Los Angeles, così fecero rotta verso casa Sanders, una stupenda villetta con giardino e piscina nel centro Huntington Beach.

Durante il viaggio Alex guardò fuori dal finestrino per tutto il tempo, le strade, il mare, i negozi le erano ancora familiari ed ogni cosa che vedeva portava con sé un ricordo.

Arrivati a casa di Matt, non fece nemmeno in tempo a scendere dall’auto, che Val le aveva già messo le braccia attorno al collo in un abbraccio di quelli che toglievano il fiato. Improvvisamente fu come se il tempo non fosse mai passato, che nulla fosse cambiato. C’era stato un periodo in cui lei e la moglie di Matt erano state inseparabili, forse era l’unica che nei mesi in cui aveva vissuto ad Huntington Beach le era stata vicina quanto Jimmy. Quando riemersero dall’abbraccio la bionda aveva il viso segnato dalle lacrime e la guardava come se fosse un fantasma

-“ Non andartene mai più senza salutarmi New Jersey”-

La mattinata scorse molto velocemente, la passarono a visitare la casa e a rivangare i bei tempi andati, in men che non si dica arrivò l’ora di pranzo ed i restanti membri del gruppo si presentarono alla porta. Valary ed Alex apparecchiarono in giardino mentre i ragazzi, stesi sul divano a giocare alla xbox, litigavano su chi dovesse tenere in braccio Emily.

Era bello essere di nuovo al centro di quel tornado che era la vita con gli Avenged Sevenfold, riuscivano a rendere divertente anche la giornata più banale con la loro sola presenza, eppure si sentiva la mancanza degli scherzi e delle battute del batterista. Mancavano come l’ossigeno.

Quando si alzarono da tavola era già il crepuscolo e decisero che era il momento di uscire, Alex si fece silenziosa, non aveva in programma di rimanere molto ad Huntington Beach né tantomeno di rivedere persone e luoghi conosciuti, ma c’era una cosa che doveva fare, altrimenti non si sarebbe mai sentita in pace con sé stessa.

-“ Brian posso chiederti un favore?”-

Il chitarrista rimase per un attimo immobile con gli occhi sbarrati, poi annuì.

-“ Naturalmente se la cosa non ti disturba, ho preferito chiederlo a te perché probabilmente gli altri ne farebbero una questione di stato”- Aggiunse timidamente

Lui la guardò e capì, la prese per mano.

-“Ragazzi ho promesso ad Alex di portarla in un posto, qualcuno può tenere Emily per un po’ ?”- Chiese lui rivolgendosi al resto dei presenti.

-“Potrei cercare una babysitter...”- Azzardò Alex, trasudando incertezza.

-“Tu vai e non preoccuparti”-disse Matt prendendo la bambina in braccio. “Noi staremo bene, vero Emily?”

La bimba sorrise radiosa ed annuì, i capelli rossicci che seguivano ogni suo movimento.

La situazione fu così risolta, gli altri non fecero ulteriori domande, sarebbero rimasti a casa Sanders a coccolare a turno Emily.

Alex e Brian entrarono in macchina, ormai il sole era definitivamente sceso sull’oceano e loro erano avvolti nella semioscurità. Mentre erano in strada gli unici rumori che udivano erano il rombo del motore e lo sciabordio delle onde contro gli scogli.

Alex rimase a lungo in silenzio, la presenza di Brian la tranquillizzava e la inquietava allo stesso tempo. Non era mai riuscita a capire che pensieri si celassero dietro quei profondi occhi scuri e alla sua apparente ostilità. Avrebbe potuto chiedere quel favore a Zacky o Johnny ma sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa, lui aveva un legame particolare con Jimmy, era la persona più adatta.

All’improvviso lui ruppe il silenzio

-“Sai, quando Emily è venuta da me dopo il concerto mi ha parlato di un angelo, immagino tu non le abbia mai..”- gli morirono le parole in bocca

-“ No non gliel’ho detto, ha due anni non trovo il coraggio. Ho preferito creare una spiegazione che potesse essere abbastanza fantasiosa da placare la sua curiosità senza ferirla e che allo stesso tempo non mi facesse sentire in colpa per averle mentito”- Rispose prontamente lei anticipandolo, si aspettava quella domanda già dall’inizio

-“ Lascerai che realizzi la cosa da sola quando sarà in grado di sopportarla?”- Domandò nuovamente lui sentendo un groppo alla gola.

-“ Non lo so, ancora non ci ho pensato”- Ammise lei con un tono di voce più basso -“ Ma l’importante è che lei sappia che da qualche parte c’è e che la ama immensamente, mi basta questo”-

La macchina in quel momento si fermò, Brian spense il motore e rimasero al buio.

-“ Sono sicuro di entrambe le cose”- Replicò lui mentre una lacrima scendeva sul suo zigomo.

Aprirono le portiere e rimasero per un po’ a fissare il cancello d’ingresso nero, lievemente illuminato dalla luce dei lampioni. Sullo sfondo una piccola collina ricoperta dal prato curato era attraversata da un viale alberato. Cipressi, gli alberi dei cimiteri.

-“ Vuoi che ti accompagni oppure vuoi rimanere sola?”- Le chiese con insolita dolcezza.

Lei iniziò a tremare, allora il ragazzo le mise un braccio sulla spalla e la spinse un po’ in avanti, un passo dietro l’altro attraversarono il cancello cupo e si avviarono insieme per il viale alberato. Un lieve calore si diffuse per il corpo di Alex, sarà stato per l’adrenalina, per l’aria calda della notte californiana o per la vicinanza di Synyster ma aveva un po’ meno paura.

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Capitolo 9
*** So Far Away ***


Capitolo 9! Mi scuso per l’immenso ritardo nell’aggiornamento ma la sessione di settembre ad ingegneria non perdona e purtroppo ancora non ho finito, un altro esame e vi prometto che ricomincio a pubblicare a raffica ^^

Il profumo dell’erica era delicato ed il vento caldo che lo portava via era lo stesso che soffiava sul cimitero di Huntington Beach. Solleticava dolcemente la pelle, estivo e rassicurante ma il freddo dentro era lo stesso. La lastra di granito scuro era sempre la stessa, sparsa di fiori freschi e regali, quasi tre anni eppure non passava giorno senza che qualcuno la visitasse.

Alex si avvicinò timidamente, come per non fare rumore, ma il dolore era troppo forte per rimanere lì in piedi senza dire o fare nulla. Brian era ancora al suo fianco per sorreggerla, eppure tremava anche lui di fronte alla tomba dell’amico, presto si staccò da lei e si inginocchio per sfiorare la pietra lucida coperta di petali di fiori. Lei lo imitò e tirò fuori dalla tasca un foglio di carta piegato a metà.

-“  Cos’è? “-

-“ L’ha fatto Emily “-

Lo aprì e glielo porse, era uno scarabocchio fatto con i pastelli a cera, tre figure umane appena sbozzate, due più alte, una femminile ed una maschile che tenevano per mano una figura più piccola dagli inconfondibili occhi blu. La sua famiglia riunita.

Brian lo ripiegò e lo mise sotto una candela spenta, in modo che il vento non potesse portarlo via. Alex rimase parecchi minuti inginocchiata tra i fiori, ad accarezzare le scritte dorate sulla superficie liscia della tomba, non pianse, nonostante ne avesse bisogno disperatamente, perché Jimmy non avrebbe voluto vederla piangere e troppe lacrime erano già state versate, ora basta.

Lentamente si rialzò e fece cenno a Brian, il ragazzo rimase ancora qualche secondo con lo sguardo fisso sulla lapide e poi la seguì

<< Se mi senti amico mio, ovunque tu sia, dammi la forza di starle vicino senza provare cose che non dovrei >>

Le rimise il braccio sulla spalla ed uscirono silenziosi dal cimitero, senza dire nemmeno una parola.

 

Quando rientrarono a casa di Matt, Emily dormiva placidamente sul divano, con la testa poggiata sulle ginocchia di Val e l’espressione beata.

Alex la prese in braccio senza svegliarla, la portò nella cameretta che Matt e Val avevano allestito per lei, la mise nel lettino e le rimboccò le coperte. Syn, appoggiato allo stipite della porta osservò quella scena, così ordinaria e incantevole. La ragazza uscì e chiuse la porta lentamente, per non fare rumore, ritrovandosi il chitarrista davanti.

-“ Che maleducata che sono, ancora non ti ho ringraziato per avermi accompagnata ”- Sussurrò lei un po’ imbarazzata

-“ Figurati, era un po’ che non andavo a trovarlo, Jimbo è uno che si offende, me l’avrebbe fatta pagare”- Disse lui tentando di sdrammatizzare.

-“ Erano due anni che non riuscivo a perdonarmi di non avergli più portato nemmeno un fiore, non ne avevo il coraggio”- Disse lei abbassando lo sguardo.

-“ Sei molto più forte di quello che pensi, riesci a crescere Emily in mezzo a tutta questa sofferenza, riesci a sorriderle ogni giorno, non so come ci riesci “-

-“ Non avevo scelta, l’istinto di protezione verso di lei è più forte del dolore, e poi credo che altrimenti Jimbo l’avrebbe fatta pagare anche a me “-

Brian le sollevò il viso e le rivolse uno sguardo di affetto sincero.

-“ Sai, ricordo perfettamente il giorno in cui venne a dirmi che voleva chiederti di sposarlo, era agitatissimo. Per l’ansia, alle prove, quasi non riusciva a suonare, ogni cinque minuti gli cadevano le bacchette dalle mani e cominciava ad imprecare ”-

Sorrisero entrambi, era così strano, sembrava fosse passato un giorno da allora.

-“Mi ha mandato a quel paese quando gli ho chiesto cosa gli avessi risposto”- Aggiunse il chitarrista –“ Ci teneva davvero a portarti all’altare, ti amava molto “-

La ragazza lo guardò negli occhi, gli lanciò le braccia al collo e calde lacrime incominciarono a bagnargli la maglietta. Brian la strinse forte a sé respirando il profumo di gelsomino e vaniglia sulla sua pelle, dava assuefazione peggio di una droga.

Avrebbe potuto girare il viso verso di lei e baciarla, fragile com’era in quel momento, sicuramente si sarebbe lasciata andare e per quella sera non ci sarebbe stato bisogno di dire altro. Scelse un compromesso che non lo avrebbe fatto sentire ulteriormente in colpa.

Le baciò la guancia bagnata dalle lacrime e le accarezzò i lunghi capelli corvini

-“ Non volevo renderti triste, volevo solo che sapessi ”- Le sussurrò in un orecchio, poi, accarezzandole la guancia, si allontanò

<< Buonanotte Alex >>

 

Angolo dei Ringraziamenti:

Strong Haze : la tua costanza nel seguire la mia storia mi lusinga tantissimo, spero di continuare a meritare le tue recensioni, ogni volta che ne leggo una nuova mi inorgoglisco tantissimo ^^ (p.s. aspetto il prossimo capitolo della tua fic con ansia!!!). Kisses.

10winters: Sei perdonatissima! La tua recensione mi ha dato la spinta giusta per scrivere questo piccolo capitolo, spero che ti sia piaciuto. Per quanto riguarda la storia, Syn ci è, per usare un’espressione idiomatica, “caduto come una pera cotta” ma Alex sarà dello stesso avviso? E fino a che punto il chitarrista è disposto a mettere a repentaglio il proprio matrimonio? E il suo affetto per l’amico defunto? La storia è ancora tutta da decidere, nemmeno io lo so come finirà  ^^

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Capitolo 10
*** Close to the flame in L.A. ***


Close to the flame in L.A.


-“Quando arriviamo?” - Domando Emily per la decima volta da quando erano partiti da Huntington Beach.
-“Un quarto d'ora e siamo a destinazione piccola” - Rispose Zacky alla guida mentre cercava di districarsi nell'incredibile traffico all'ingresso della metropoli e di non perdere di vista la macchina di Matt che li precedeva.

Alex nel frattempo sonnecchiava con la testa appoggiata al finestrino, la sera prima non aveva dormito granchè e la stanchezza alla fine aveva preso il sopravvento non appena era salita in auto. Lo strano atteggiamento di Brian della sera precedente l'aveva turbata non poco, per un attimo aveva persino avvertito una strana alchimia tra loro, come un'attrazione repressa.

Per togliersi di dosso quella sensazione era scesa in piena notte nel giardino di casa Sanders per fumarsi una sigaretta chiarificatrice a bordo piscina ed era arrivata alla conclusione che quell'atteggiamento era dovuto solo alla necessità del chitarrista di sentirsi spiritualmente più vicino a Jimmy tramite lei ed Emily.

Tornata a letto, cercando di autoconvincersi di ciò, non era riuscita a chiudere occhio, una piccola voce continuava a dirle che in fondo a quei grandi occhi nocciola si leggevano ben altri pensieri.


Pochi minuti dopo, erano nel pieno di Los Angeles, tra grattacieli e strade lunghissime segnate da palme alte almeno 6 metri. Si fermarono a visitare Hollywood, Beverly Hills ed infine si fermarono a Santa Monica per pranzo in un ristorante sul mare.


Emily, nonostante fosse abituata a vedere il mare nella sua città natale, era rimasta ipnotizzata dalle distese di sabbia bianca e dal molo, tanto da voler trascorrere lì il resto del pomeriggio.


- “ Ma avevamo progettato un bel pomeriggio a Disneyland!”- Confessò Matt dispiaciuto

-” Dai Matt! sarà per la prossima volta, Emily vuole il mare e mare sia”- Ribattè Johnny prendendo sulle spalle la piccola perchè la camminata sul lungomare non la stancasse troppo.


Trovarono uno spazio per sedersi sulla sabbia all'ombra del molo e subito ad Alex sembrò di essere tornata alle pazze giornate di mare con i Sevenfold a Huntington Beach di qualche anno prima. Nemmeno il tempo di accomodarsi e già Matt e Johnny avevano preso per gambe e braccia Zacky ,che fortunatamente nel frattempo si era già messo in costume da bagno, e lo avevano buttato in acqua sghignazzando come ragazzini. Come risultato, tutta la spiaggia si era goduta per parecchi minuti lo spettacolo del chitarrista gocciolante e furioso che rincorreva i due amici intenzionato a sfogare la propria ira su di loro.

Più tardi, Zacky e Johnny continuavano le loro lotte in acqua mentre Matt e Val sonnecchiavano tranquilli, la serata precedente di babysitting doveva averli provati parecchio, così Syn e Alex si erano ritrovati con Emily a fare castelli di sabbia.


-“ Come mai non hai portato Michelle? Ancora non la vedo per niente da quando siamo arrivate “ - Domando candidamente Alex in un imbarazzante momento di silenzio
-“ Ieri ed oggi aveva da fare, sono sicuro che domani sarà dei nostri ” - Rispose lui con un finto sorriso.

In realtà Brian mentiva, Michelle non era voluta venire. Jimmy era stato uno dei suoi amici più cari e la scoperta che avesse una figlia e che le fosse stata tenuta nascosta per tutto quel tempo la disturbava non poco e rendeva indispensabile darle tempo per smaltire la rabbia. Inoltre, non aveva mai visto di buon occhio la relazione del suo migliore amico con Alex, come una sorta di gelosia.

Il ragazzo aiutò Emily ad abbozzare la forma del castello di sabbia, non avendo secchiello e paletta sembrava piuttosto una collinetta di sabbia informe, ma la bambina ci stava mettendo talmente tanto impegno da coinvolgerlo totalmente nel gioco.

Ridevano e scherzavano insieme alle piccole pazzie di Emily, che pretese un piccolo fossato per la sua fortezza ed una bandierina, fatta con un pezzo di legno ed una foglia, da mettere sulla cima della torre.

Brian si rese conto che quella giornata era la migliore che avesse passato negli ultimi anni, più delle date dei tour, delle feste e delle giornate con Michelle.

Alex guardava il chitarrista giocare e ridere con Emily, sembrava nato per stare con i bambini.

Mentre la piccola chiamava a raccolta tutti per vedere il castello di sabbia appena finito, Alex trovò il coraggio di fare una domanda un po' indiscreta.


-“ Sei davvero bravo con i bambini, tu e Michelle avete progetti in proposito?”- chiese ingenuamente.
Al chitarrista quasi venne un colpo, il sogno che lo assillava prepotentemente, da quando l'aveva incontrata il mese prima, gli tornò nuovamente alla memoria.

-“ Tutto può essere, al momento non è una priorità ma un giorno mi piacerebbe molto avere dei figli”- Rispose tutto d'un fiato.
L'imbarazzo fu mitigato dall'arrivo dei Sevenfold e di Val che si misero ad ammirare l'opera di Emily


-” Ora ve la rubo, passiamo a giochi più divertenti, tipo ricoprire di sabbia lo zio Matt mentre dorme, che ne pensi Emily?”- Suggerì Zacky prendendola in braccio.

La bambina sfoderò uno dei suoi incantevoli sguardi da peste pronta a combinare l'ennesima marachella.


-” Allora credo che sia arrivato il momento di andarsi a fare un bagno, si muore di caldo oggi”- Propose Synyster alzandosi e sfilandosi la t-shirt mostrando l'ampio petto tatuato.

Alex arrossì vistosamente di fronte a quel fisico statuario e quasi si vergognò di mettersi in costume, nonostante avesse conservato una buona forma fisica anche dopo aver avuto Emily, per lei era traumatico mostrare il proprio corpo.

Lui, carpendo l'imbarazzo, distolse lo sguardo mentre la ragazza si spogliava e una volta che furono pronti entrarono nell'acqua tiepida seguiti da Johnny e Valary.

Dopo alcuni secondi di calma, Johnny diede inizio ad una violenta battaglia di schizzi e scherzi subacquei seguito a ruota dagli altri. Alex, per evitare la lotta, si allontanò di poco dal gruppo ma sentì qualcosa afferrargli un caviglia e tirarla sott'acqua.
Quando riemerse urlando si ritrovò accanto il chitarrista che rideva come un pazzo.
-“Brian! Questa la paghi”- Lo minacciò scherzosamente cercando di colpirlo, inciampando nei propri piedi.

Senza volerlo si ritrovò contro il petto nudo di lui che l'aveva afferrata nella caduta, la sensazione della pelle calda e umida contro la sua, il respiro che gli faceva muovere ritmicamente il torace su e giù, erano sensazioni che sembravano appartenere ad un passato lontano e felice, ma in quel momento era tutto così sbagliato e inopportuno.

Di nuovo l'alchimia della sera precedente, uno sguardo che svelava e celava tante cose contemporaneamente, labbra morbide ad un soffio di distanza.

Alex si allontanò subito, andando verso riva.

<< Tutto questo non stà succedendo veramente, è solo suggestione! Sei solo una stupida Alex, lo sapevi che non ci dovevi tornare in California >>


Tornata alla spiaggia prese la bambina, che nel frattempo aveva diligentemente sotterrato Matt nella sabbia fino al collo, e la portò a prendere un gelato al chiosco sul molo. Guardando verso il mare vide gli amici in acqua a ridere e scherzare, solo uno stava in disparte, e la guardava con uno sguardo indecifrabile, di chi avrebbe tante cose da dire ma non può e non deve farlo.

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Capitolo 11
*** Every me and every you ***


Salve! Sono tornata definitivamente su EFP con nuovi capitoli tutti per voi, spero che nonostante la mia lunga assenza qualcuno ancora abbia voglia di leggere la mia storia e di commentarla :) Un saluto e buona lettura


Every me and every you


Come era successo tante volte, un gigante moro truccato di nero le veniva incontro sorridendo, camminando senza far rumore, nel viale alberato.

La guardava senza dire una parola, non ne aveva il bisogno.

Avvicinatosi abbastanza l'abbracciò, il petto spazioso del gigante era un conforto naturale, e dopo tutto quel tempo poteva ancora sentire il profumo di tabacco e sapone.


Insolitamente, quella volta, dopo l'abbraccio le prese le spalle allontanandola un poco e incatenandola con lo sguardo, c'era rancore nei suoi occhi.

Improvvisamente, un paio di ali nere spuntarono dalla schiena del gigante e senza darle una spiegazione volò via, lontano.


Alex aprì gli occhi, svegliandosi di soprassalto, erano giorni che i suoi sogni non le davano tregua, le ore di sonno diventavano sempre più un lusso.

Guardò l'altro lato del letto, Emily dormiva placida abbracciata al pupazzo Rob con un'espressione di totale serenità stampata sul viso paffuto.


Si alzò per l'ennesima volta nel cuore della notte e scese giù in giardino, quel quadrato di prato illuminato dalla luna riusciva, anche se per poco, a riappacificarla con sé stessa, ma quella sera non era la sola.

Valary, seduta a bordo piscina con i piedi in acqua, sorseggiava una bevanda calda ed ascoltava il frinio delle cicale.


  • Anche tu hai problemi di sonno? “- Le domandò Alex avvicinandosi

La bionda sussultò, non essendosi accorta della sua presenza

  • Mi hai fatto paura New Jersey! Comunque ultimamente soffro d'insonnia, pur di non svegliare Matt scendo a prepararmi una camomilla e mi siedo qui per rilassarmi”-

Le fece posto accanto a lei, Alex tolse le pantofole ed immerse i piedi nell'acqua tiepida fino alle caviglie.

  • Invece tu che ci fai qui? Emily ti tiene sveglia? “ -

  • Nono lei è bravissima, dorme tutta la notte ormai, è davvero un angioletto” -

  • Allora devo sospettare che ci siano altri motivi che ti tengono sveglia o sbaglio? “-

Alex si sentì scoperta, per la moglie di Matt, lei era sempre stata un libro aperto. Seguì un silenzio denso di vergogna e frustrazione.

  • Vi ho visti ieri, intendo tu e Syn... tutti quegli sguardi, i silenzi imbarazzanti, non vi siete rivolti più parola dal bagno al mare a Santa Monica”-

<< Era davvero tutto così evidente? >>

  • Non è nulla Val, abbiamo legato per via della bambina e ieri mi sono infastidita perchè mi ha fatto uno scherzo mentre eravamo in acqua”- mentì cercando di non guardarla negli occhi.

  • Alex non prendermi per stupida “ - Ribattè lei improvvisamente seria - “ Conosco sia te che Haner abbastanza da capire quando mentite “ -

Poggiò la tazza di camomilla sul bordo della piscina, si alzò e fece per rientrare in casa.

  • So quanto vorresti una figura paterna per Emily e qualcuno su cui fare affidamento e so che lo vorrebbe anche Jimmy” - Aggiunge abbassando lo sguardo -” Ma Michelle è mia sorella e Brian è suo marito, questo non dimenticarlo”-


Alex non potè che ascoltare in silenzio e annuire impercettibilmente. Aspettò che Val fosse salita in camera e rientrò anche lei. Si rimise a letto con l'intenzione di porre fine alla ridicola tensione con il chitarrista appena possibile.


A casa Haner:


Quando Brian aprì gli occhi era appena l'alba, nella penombra poteva distinguere a malapena il corpo di Michelle nudo tra le lenzuola scure.


La sera prima, appena tornato da Los Angeles, era così agitato e fuori di testa che l'unica soluzione che aveva trovato per non sentirsi in colpa era stata quella di abbracciare sua moglie, portarla in camera da letto e dare sfogo ai suoi istinti più bassi.

Naturalmente il tutto aveva sortito un effetto contrario a quello sperato, l'unica cosa a cui era venuto a capo era che non riusciva nemmeno più a fare l'amore con sua moglie senza immaginare Alex sotto di lui e la cosa lo irritava sempre di più.


Senza pensarci due volte scese dal letto, si vestì ed uscì fuori a fumare, il sole appena sorto sull'oceano riuscì a dargli un po' di pace e l'aria frizzante ed umida del mattino lo fece ragionare più lucidamente.


<< Le parlerò oggi stesso, la situazione stà degenerando e non posso più fingere né a me stesso né a lei >>


Appena un'ora dopo era sotto casa di Matt, indeciso se scendere o meno dalla macchina, alla fine decise di scriverle e farla scendere, così meno gente possibile avrebbe saputo.


Alex


Uscì dalla doccia e si avvolse nell'accappatoio di spugna per asciugarsi, dopo una notte in bianco una doccia fredda era l'unica soluzione per iniziare la giornata.

Tornata in camera, dove Emily ancora dormiva con il solito sorriso birichino stampato sul volto, vide lampeggiare un'icona sullo schermo del telefono, era appena arrivato un messaggio, lo aprì senza farci molto caso.


Sono sotto casa di Matt, scenderesti per qualche minuto? Ti dovrei parlare. Brian


Non appena ebbe letto il nome del mittente il cuore cominciò a battere più velocemente del normale. Senza rispondergli si vestì in un paio di minuti e, senza nemmeno asciugarsi i capelli, scese in strada. Lo vide parcheggiato fuori dal cancello, era seduto in macchina con la sigaretta in mano ed un'espressione indecifrabile sul volto.


Lo salutò con un cenno ed entrò in macchina, non fece in tempo a dire nemmeno una parola, in un attimo le labbra del chitarrista furono sulle sue.

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