Genitori e figli

di Sheylen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addio ***
Capitolo 2: *** Boars of Fire! ***
Capitolo 3: *** Deliziosa ***
Capitolo 4: *** Punizione ***
Capitolo 5: *** Life, poetry and war ***
Capitolo 6: *** La vera famiglia ***
Capitolo 7: *** L'alfiere ***
Capitolo 8: *** Segui il tuo amore ***
Capitolo 9: *** Vita di Pino ***
Capitolo 10: *** Inadeguato ***



Capitolo 1
*** Addio ***


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"Addio"

 

Erano passati quattro giorni.
Quattro, lunghissimi, giorni.
Interminabili. Anche per un dio.
Ma finalmente Ermes era lì, il caduceo nella sua forma classica stretto fra le mani.
George e Martha si agitavano lungo il bastone, intrecciandosi e facendo scintillare le loro spire.
“Sono passati già cinque minuti! Evidentemente il concetto di subito è diverso per Mister Re degli Zombie…” brontolò seccato George, ignorando il lieve tremito che aveva percorso il suolo, segno che Ade non aveva apprezzato l’appellativo. Anche Martha sembrava impaziente: “Probabilmente ha trovato traffico nei Campi degli Asfodeli. Capo, qui c’è una chiamata dall’Arizona sulla linea tre. Che faccio?”
-Da’ la segreteria telefonica.-
I due serpenti continuarono ad arrotolarsi, fremendo per l’attesa.
“Due chiamate sulla cinque e sulla diciassette dal Servizio Clienti e centoventi mail sulla casella principale.”
“Capo, quattrocentonovantasei notifiche e settantotto chiamate perse.”
“Quel tipo dell’Arizona ha lasciato sei messaggi in segreteria, mentre sono appena arrivati due fax dall’Argentina…rettifico: dieci messaggi in segreteria dall’Ari..”
-Bloccate tutto.-
George e Martha si fermarono, rivolgendo le testoline triangolari verso il loro padrone.
“Capo, temiamo di non aver capito bene…”
-Mettete in modalità volo, chiudete le caselle di posta elettronica ed eseguite il logout da tutti i social network. Non voglio sentire nulla fino a quando non usciremo dagli Inferi.- ordinò Ermes, passandosi una mano fra i capelli brizzolati.
Attendeva quel momento da troppo per badare ad uno stupido abitante dell’Arizona.
-Permetti che il tuo lurido lombrico mi appelli come “Mister Re degli Zombie” e ancora pretendi che mantenga la mia promessa?-
Ade era comparso dal nulla, materializzandosi davanti a loro. Era vestito del suo abito nero di anime, i volti dei morti si agitavano nelle pieghe di tessuto.
-Divino zio…- salutò Ermes, chinando lievemente il capo. –George, chiedi scusa.-
Il serpente si arrotolò sul bastone, facendo sibilare la lingua a doppia punta.
“Scusi, Divino Ade.”
Il dio degli Inferi corrugò a fronte pallida.
-Ringrazia che oggi non sono in vena di trasformarti in un verme. Se il tuo padrone fosse un mio comune dipendente…-
-Ade, voglio vederlo.-
Ermes era serio, gli occhi azzurri fissi sul volto dello zio.
-Come desideri.- rispose Ade, facendo un cenno con la mano –Sta arrivando.-
L’oscurità si fece più fitta, poi lentamente iniziò a comparire un’ombra indistinta dalle dimensioni umane.
Ade tese il braccio, sfiorandola con fare palesemente svogliato.
I lineamenti dell’anima iniziarono a farsi più nitidi: i capelli erano tagliati corti e biondi, il bel viso segnato da una lunga cicatrice.
-Figlio mio…-
Luke alzò lo sguardo, come accorgendosi all’improvviso della presenza di Ermes.
-Padre, cosa ci fai qui?-
-Ci lavora. O almeno, dovrebbe.- iniziò Ade, lanciando un’occhiata eloquente al nipote –Fa il fattorino di anime da tremila anni, dovresti averlo letto nei…-
-Zio, desidererei poter parlare da solo con mio figlio.-
Ade sbuffò, voltandosi.
-Tsè, avete dieci minuti. Non un secondo di più.-
Ermes attese che il dio sparisse nell’ombra, poi si voltò verso il ragazzo.
-Luke…-
Avrebbe voluto dirgli quanto gli dispiaceva, quanto aveva sofferto per il destino del suo povero bambino. Voleva trovare il coraggio di mettergli una mano sulla spalla e parlargli come un vero padre, ma lo sguardo di ghiaccio di Luke gli impediva di muoversi.
“Come stai, giovanotto?” domandò George.
-Sono morto. Come vuoi che stia?-
George sibilò umiliato, ritirandosi dietro a Martha. Probabilmente non avrebbe più trovato il coraggio di rivolgersi al semidio.
-Senti, figliolo… noi due dovremmo parlare.-
Luke s’incupì, tormentandosi con una mano il fondo della t-shirt. Sopra di quella, portava ancora l’armatura greca, scurita dal sangue sotto il braccio destro.
Il punto nel quale si era pugnalato per salvare l’Olimpo dalla furia di Crono.
Ermes perse convinzione: suo figlio lo odiava. Lo aveva sempre odiato.
Forse l’idea di sistemare tutto ora che lui era morto era stata una stupidata: nulla poteva cambiare ciò che era stato fra loro due.
-Se vuoi che me ne vada, ti lascio subito. Non voglio darti fastidio…-
-No. Resta.- lo interruppe Luke.
Il dio alzò un sopracciglio, sorpreso.
-Io… devo chiederti scusa, padre.- confessò Luke, stringendo i pugni. Le parole che aveva detto dovevano essergli costate tutto l’orgoglio che aveva.
-Sono stato un’idiota! Solo ora che sono morto e posso ragionare con lucidità me ne rendo conto! Ero accecato dalla rabbia e credevo che Crono potesse…-
-Basta.-
Il semidio si interruppe, fissando con un misto di timore e vergogna il padre.
-Luke, figlio mio, non devi scusarti. Avrei dovuto sostenerti nel tuo cammino, aiutarti nelle tue scelte, ma a noi divinità è vietato! E poi la profezia…-
-Quale profezia?- domandò il ragazzo, interdetto.
Ermes sospirò, prendendosi la collottola con una mano.
-Credevo che te lo avessero detto quando sei arrivato qui. Ecco, tua madre… lei aveva visto quale sarebbe stato il tuo destino.-
Il dio continuò a spiegare, raccontando come May Castellan aveva perso il nume della ragione. Luke, man mano che Ermes raccontava, si faceva sempre più pallido, per quanto fosse possibile.
-Voi sapevate- ansimò quando il dio si fermò –Voi sapevate tutto!- esclamò sconvolto.
Ermes chinò il capo, in imbarazzo.
-Luke, cerca di capirci.- pregò in un sussurro, temendo il rancore del figlio.
Attese che Luke gli urlasse contro, sputandogli addosso tutto l’odio che aveva per lui, ma non successe nulla di tutto questo.
Confuso, Ermes alzò gli occhi sul figlio, restando sbigottito.
Il bel volto del ragazzo era rigato dalle lacrime, alcune delle quali seguivano il profilo della cicatrice.
-Ecco perché. Ecco perché mamma era così. Ecco perché tu non ti facevi sentire…- disse fra le lacrime, coprendosi il volto con una mano.
-Sapevate che cosa sarei diventato! Sapevate quali sarebbero state le mie scelte, quale strada avrei deciso di intraprendere! E nonostante questo- continuò il ragazzo, soffocando un singhiozzo –tu mi hai riconosciuto come tuo figlio, ignorando la vergogna che ti avrei arrecato con le mie azioni e la mia brama di vendetta contro l’Olimpo.-
Ermes guardò ancora gli occhi del suo bambino. Erano gli stessi occhi che lo guardavano con ammirazione quando Luke era solo un neonato fra le braccia del padre, ed in quel momento quegli occhi chiedevano una sola cosa…
George e Martha protestarono silenziosamente quando il dio lasciò cadere a terra il caduceo, il simbolo del suo potere, per abbracciare suo figlio.
Normalmente le anime non avevano consistenza, ma evidentemente Ade aveva voluto fare un piccolo regalo al nipote.
Rimasero così, padre e figlio, abbracciati.
Senza più odio. Senza più rimpianti.
-Ti voglio bene, ragazzo mio. Te ne abbiamo sempre voluto, sia io che tua madre.- mormorò il dio, passando una mano fra i capelli del giovane, che sorrise.
Nel suo sguardo c’era, finalmente, una scintilla di pace.
Ermes si scostò, leggermente in imbarazzo, ma tenendo ferma la mano sul capo del figlio.
-La tua amica Annabeth mi ha detto che hai intenzione di rinascere tre volte. Pensavo che potrei condizionare la decisione del Consiglio, se ti va.- propose il dio, raccogliendo da terra il caduceo e controllando le condizioni dei due serpenti.
-Che cosa intendi?-
-Beh… volevo domandare che tu rinascessi tutte e tre le volte come mio figlio. Così, se lo vorrai, potrò starti accanto, così come starò accanto a tutti i tuoi fratelli sulla terra. Jackson ha esaudito la tua richiesta, se non te l’hanno ancora detto: ora tutti i mezzosangue saranno riconosciuti entro il loro  tredicesimo  compleanno, ed avranno tutti un posto al Campo.-
Luke sorrise, gli occhi che si illuminavano.
-Si, l’ho saputo. In fondo quella testa quadra è un bravo ragazzo. Per quanto riguarda la tua proposta… sarebbe meraviglioso, papà.- concluse il ragazzo.
Ermes rispose al sorriso, il petto gonfio di orgoglio.
Era il suo ragazzo, quello. L’eroe che aveva sconfitto i Re dei Titani era suo figlio.
-Sono fiero di te, sappilo. Lo sono sempre stato, nonostante tutte le tue scelte.-
-Farò in modo da renderti fiero anche nelle mie prossime vite.- rispose Luke.
-Ed io sono desolato di rompere questo bel quadretto familiare, ma devo comunicarvi che è scaduto il tempo. Suvvia, giovanotto, è arrivato il tuo turno alla Coda per la Rinascita.- s’intromise Ade sarcastico, sbucando dall’oscurità.
Ermes annuì, serio, per poi rivolgere lo sguardo per l’ultima volta verso il ragazzo.
-Buona fortuna, figliolo.-
Luke sorrise, avvicinandosi però al Re degli Inferi.
-Addio, padre.-
E detto questo, scomparve insieme ad Ade, lasciando Ermes solo con il suo caduceo.
Un filo di tristezza ancora velava il suo sorriso, ma il dio riuscì a tornare alla luce del sole con il cuore in pace. Il suo bambino sarebbe rinato. Avrebbe avuto la possibilità di vivere un’altra vita piena di emozioni ed esperienze, e questa volta lui, Ermes, Dio dei Ladri e dei Viandanti e Messaggero degli dei, sarebbe stato al suo fianco.
-Capo, non per rompere il momento commovente, ma ci sarebbe il tizio dell’Arizona…-
Ermes sorrise, riducendo il caduceo alla modalità iPhone.
-Ascolta i messaggi in segreteria e passalo sulla dieci. George, controlla ancora le notifiche, invia una mail a quelli del Servizio Fax e fai anche uno squillo a Iride, se risponde dille che ci sono alcuni problemi con le webcam del mio ufficio…- incominciò ad organizzare il dio, allontanandosi sereno nel caldo dell’estate.


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Piccolo angolo dell'autrice
Ciao a tutti, allora che cosa ve ne pare? :) questo era il primo dei racconti, se va tutto bene dovrei riuscirne a postare almeno uno a settimana. La coppia Luke e Ermes credo che sia in assoluto la più malinconica, data la situazione fra i due, quindi ho voluto cercare di aggiustare un pochettino le cose ;)
Grazie a tutti voi che siete arrivati fino a qui, chiunque trovi la voglia e il tempo di lasciare una recensione sarà ben accetto/a :D
BYE!

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Capitolo 2
*** Boars of Fire! ***


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"Boars of Fire!"

La ragazza si sistemò una ciocca di capelli sotto la fascia di spugna, asciugando nel frattempo una goccia di sudore che le imperlava la tempia.
Notò con disappunto che l’elastico del polsino si stava allentando. Doveva ricordarsi di comprarne uno nuovo.
I secondi passarono lentamente, il timer del tabellone che faceva scorrere i numeri di pixel.
Peter ripeté per l’ennesima volta la formazione da tenere e gli schemi da seguire, mentre Clarisse lo guardava quasi con compassione.
Era un ometto sulla cinquantina, le guance scavate tentavano di nascondersi invano sotto ad una barbetta  ingrigita. A grandi linee, poteva pesare sì e no sessanta chili, distribuiti miseramente nel fragile corpo. Volendo, Clarisse poteva prenderlo per il bavero e scagliarlo dall’altra parte del campo di gioco senza neppure modificare il ritmo del respiro, invece di stare a sentire i suoi stupidi consigli.
-… se la loro Ala tenta lo schema del Primo Tempo, voglio che la blocchiate prima della metà campo. Guardando il Play dovreste capire che intenzioni hanno, quindi sempre occhi aperti. Clarisse…- continuò il coach, rivolgendosi alla ragazza –hai già quattro falli, e manca ancora mezzo Tempo. Vedi di non farti buttare fuori.-
Clarisse sbuffò, incurvando le labbra in un sorriso seccato.
Essere buttata fuori per cinque falli era ormai una cosa normale per lei, come faceva quello stupido vecchio di Peter a credere che sarebbe riuscita a trattenersi in una partita come quella, la finale di campionato?
Le sue compagne la guardarono intimorite, prevedendo il peggio.
Almeno doveva cercare di non fare un fallo Tecnico, o la squadra ci avrebbe rimesso anche come punteggio: le avversarie avrebbero avuto il diritto di avere due tiri liberi a campo vuoto, e la numero 18 aveva una mira infallibile. Inoltre, giocare senza il Capitano in campo non era proprio una bella faccenda, soprattutto se la giocatrice in questione era una come Clarisse!
-Basta che non mi rompino le scatole.- borbottò la ragazza, lanciando occhiate di fuoco al timer.
Finalmente l’arbitro fischiò, segnando il termine del Time Out.
La squadra delle “Boars of Fire” si schierò rapidamente in campo, seguita dall’avversaria “Blue Tornado”.
Punteggio: 47 a 51.
Clarisse si sistemò vicino alla ragazza che doveva marcare, il Capitano dell’altra squadra. Era una sedicenne che sfiorava i due metri, peso complessivo stimato: centoventi chili suonati di muscoli, forse qualche grammo di cervello. Sebbene fosse molto prestante fisicamente, non era in grado di calcolare bene la disposizione delle sue compagne in campo, quindi gli schemi che chiamava non erano tanto efficaci come quelli che sceglieva Clarisse.
La mezzosangue sogghignò, incominciando a correre non appena la palla venne rimessa in gioco.
Aveva provato tanti sport nella sua vita, non accontentandosi mai dell’attività fisica che le proponeva il Campo. Come se la vita di un Semidio non fosse già abbastanza movimentata naturalmente!
Ma lei aveva bisogno di misurare la sua forza e le sue doti, di dimostrare a tutti quanto fosse in grado di eccellere in ogni disciplina. Aveva frequentato per diversi anni i corsi di Atletica, dove aveva superato ogni record di Lancio del Giavellotto e del Peso, mentre era stata espulsa dalla federazione del Football Americano Femminile per aver mandato sei ragazze in ospedale con il 45% delle ossa rotte. Ovviamente, discipline come la danza o la ginnastica artistica (che secondo lei non erano nemmeno degne di essere chiamate “sport”) erano state eliminate in partenza dalla lista.
Negli ultimi due anni si era dedicata al Basket, imparando in pochi mesi quello che le altre ragazze impiegavano anni ad apprendere, ed ora si ritrovava nel girone delle Eccellenze, a giocarsi il titolo di Campionesse Regionali con quelle bestie della “Blue Tornado”.
Ma lei, Clarisse, Figlia di Ares, non si sarebbe arresa facilmente, anche se al Quarto Tempo era sotto di quattro punti.
Lanciò rapidamente un’occhiata alle tribune affollate, cercando con lo sguardo la sagoma tanto conosciuta.
Chris era là, le mani strette alla ringhiera, che gridava il suo nome.
Clarisse gli sorrise, approfittando di un momento di distrazione di una giocatrice avversaria per rubarle la palla e correre al canestro.
Terzo tempo. Salto. Canestro.
La ragazza esultò insieme alle compagne, mostrando il pollice alzato al suo ragazzo, quando si accorse di un’altra figura vicino al figlio di Ermes.
Le “Blue Tornado” rimisero la palla in gioco, smarcandosi a turno per ricostruire il gioco.
La numero 18 corse oltre la metà campo, aspettandosi però che Clarisse la raggiungesse da un momento all’altro per marcarla, ma quando si accorse che era completamente libera chiamò la palla e si posizionò dietro la riga dei tre punti.
Era praticamente scontato che non sbagliasse la tripla: era un cecchino.
E, come volevasi dimostrare, le “Blue Tornado” salirono ad un totale di 54, staccando di cinque punti le avversarie.
Alcune mani le toccarono le spalle e la schiena, probabilmente le sue compagne che le domandavano come mai aveva lasciato libera la 18. Un angolo del cervello di Clarisse realizzò che Peter le stava urlando addosso tutti gli insulti che aveva imparato in cinquant’anni di vita, commentando le abitudini e lo stato psicologico di tutti i suoi parenti fino ad arrivare ai cugini di terzo grado. La stessa parte di cervello rispose mentalmente al coach che forse gli conveniva rimangiarsi tutto quello che aveva detto, perché uno dei parenti poteva non gradire molto la lista di appellativi che erano appena stati vomitati dalla bocca di un lurido mortale…
Chris sembrò accorgersi solo allora di chi gli stava al fianco, e trattenne a stento un sobbalzo.
Improvvisamente Peter sembrò essere preso da uno strano malessere, perché iniziò a rotolarsi sul palchetto del campo tenendosi le mani strette intorno al collo.
Uno dei medici di guardia si avvicinò interdetto al loro coach, che adesso stava gattonando per il campo emettendo suoni simili a grugniti. La scena si poteva giudicare quasi comica, a quel punto.
Clarisse riportò l’attenzione alle tribune, accorgendosi che la figura di prima era scomparsa.
La ragazza si assicurò che nessuno la stesse osservando, quindi si avviò verso l’uscita.
Subito fuori dalla palestra c’era un’ampia sala da cui partivano diversi corridoi che portavano agli spogliatoi e le scale per salire sulle tribune, oltre all’uscita principale del palazzetto. Un omaccione con gli occhiali da sole stava litigando con la macchinetta delle bibite che era posizionata in un angolo della sala, a disposizione degli spettatori.
-Stupida macchina, come sarebbe a dire che non accetti le dracme? Non sono mica false, posso giurarlo sullo Stige! Quindi dammi questa disgraziata lattina!- stava urlando l’uomo, cercando invano di far entrare una dracma dorata nella fessura delle monetine.
Clarisse rimase imbambolata davanti alla scena, incapace di reagire in una maniera decente.
L’uomo tentò ancora per qualche secondo di inserire la dracma, poi ringhiò esasperato e tirò un pugno al vetro della macchinetta, mandandolo in mille pezzi ed afferrando con aria vittoriosa una lattina di Coca-Cola. Si allontanò dalla macchinetta e la aprì come se nulla fosse, vuotandola in un solo sorso.
-Di… divino padre?- chiamò debolmente Clarisse, torcendosi la divisa in imbarazzo.
Ares si voltò subito verso la figlia, alzando le sopracciglia come se non si fosse accorto della sua presenza.
-Oh! Eccola qui, la mia cinghialetta!-  esortò, accartocciando con una mano la lattina e avvicinandosi alla ragazza.
Clarisse arrossì, sforzandosi invano di mantenere un certo contegno davanti al dio.
-Questi dannatissimi distributori automatici! Mi fanno saltare i nervi ogni volta.- si lamentò ancora Ares. Il dio sorrise come se gli fosse appena venuta in mente un’idea fantastica, guardò per un momento la lattina accartocciata che teneva ancora in mano e la lanciò contro la macchinetta.
Clarisse si limitò ad osservare con un po’ di imbarazzo il distributore che veniva distrutto da quella che suo padre aveva trasformato in un proiettile di fuoco.
-Così impari a non accettare le dracme.- concluse Ares, palesemente soddisfatto.
La ragazza si finse molto interessata alla punta delle sue scarpe da ginnastica, cercando il coraggio di chiedere al padre cosa ci facesse lui alla sua partita, dato che in sedici anni non si era mai preoccupato di venirla a vedere giocare. Con qualsiasi altra persona (e qualsiasi altro dio) non avrebbe mai avuto di che questi problemi: sarebbe stata la solita arrogante, presuntuosa e sfacciata Clarisse. Ma con suo padre le cose erano un po’ diverse…
Ares sembrò intuire l’indecisione della figlia, e riempì la sala con una delle sue potenti risate.
-Ti stai chiedendo cosa ci fa il tuo adorato paparino in questo palazzetto, non è così? Beh, potrei dire che sono stato interpellato da quello stupido del tuo allenatore… a proposito, hai visto come grugnisce bene? Potrei trasformarlo davvero in un cinghiale, magari in uno di quelli per poggiarci i piedi sopra, così impara ad inveire contro la mia adorata cinghialetta!- commentò Ares, mettendo una mano sulla testa della figlia e facendole l’occhiolino.
Clarisse bofonchiò qualcosa, incredula.
Suo padre era lì, alla sua partita, alla sua finale di campionato. Aveva appena distrutto un distributore automatico per una lattina di Coca-Cola, ma in qualità di dio poteva anche permetterselo.
-Ti vedo particolarmente eloquente oggi!- rise Ares, appoggiando i pugni sui fianchi. Indossava il classico completo da motociclista, e sulle braccia si riconoscevano centinaia di tatuaggi di armi, soldati e cinghiali.
-Oh, giusto prima che mi dimentichi: devo consegnarti un pacchetto da parte di tua zia…- continuò imperterrito, estraendo da una tasca una scatola incartata.
Clarisse fece una smorfia alla vista dei numerosi cuoricini di glitter che erano stati utilizzati per decorare il pacchetto: si giocava un braccio che la zia in questione era Afrodite.
Prendendo il pacchetto, lanciò un’occhiata sbieca al padre.
-Efesto non vi ha beccati insieme, vero?-
Ares si strinse nelle spalle con aria innocente, ma si premurò di ammiccare alla figlia come se fosse una sua complice.
-Ma che cosa vai blaterando, cinghialetta mia? Piuttosto, tua zia ha pensato che fosse giusto che tu lo avessi, dopo quello che hai fatto per sua figlia…-
Clarisse serrò i denti, controllando le lacrime che minacciavano di salire al ricordo di Silena.
Guardò il pacchetto, la fronte aggrottata, e trovò il coraggio di aprirlo.
Dentro c’era il braccialetto di Silena, quello che aveva testimoniato il suo lavoro di spia per Luke.
Clarisse guardò suo padre, che fece spallucce. –Non ne so nulla- si limitò a rispondere il dio.
Amica mia… invocò Clarisse, come se parlando a quel bracciale i suoi pensieri potessero anche arrivare a Silena.
-Ehm, sbaglio o hai una partita da concludere, cinghialetta? Ah, forse devo far tornare normale quel ritardato del tuo coach…- ragionò Ares, che ebbe appena il tempo di vedere schizzare Clarisse verso il campo.
Il dio guardò ancora il punto in cui la ragazza era sparita, poi sorrise, orgoglioso di sua figlia.
 
Peter si sistemò il colletto un attimo prima che Clarisse tirasse, come se la maglia stesse minacciando si strozzarlo.
Meno di due minuti alla fine della partita e, contando il canestro appena realizzato dal capitano delle “Boars of Fire”, un punteggio di 51 a 54.
Clarisse controllò la situazione sulle tribune, notando con soddisfazione che il pubblico era molto caldo. Suo padre stava agitando in aria uno striscione con su scritto “Vai cinghialetta mia!”, cosa che la mise non poco in imbarazzo davanti alle sue compagne.
-Ehy, tuo papà dovrebbe venire più spesso a fare il tifo! Uno così mette proprio la carica giusta per giocare…- commentò una sua compagna, che come tante altre aveva guadagnato grinta da quando Ares si era messo a gridare inni alquanto originali per la loro squadra.
-Eh, è un po’ complicata come situazione.- rispose Clarisse, tornando a concentrarsi sulla partita.
Avrebbero vinto, sarebbero diventate le Campionesse. Per suo padre.
L’attacco avversario fu piuttosto debole. Le Tornado davano la partita già per vinta, quindi non si impegnavano più di tanto nella costruzione delle azioni. Cosa che rodeva particolarmente a Clarisse: se doveva vincere, preferiva farlo contro una squadra forte e grintosa ma ,volendo, poteva anche accontentarsi.
Una sua compagna riuscì ad intercettare un passaggio e a correre a canestro, ma una delle avversarie si piazzò all’ultimo davanti a lei, toccandole un braccio mentre faceva il terzo tempo.
Nessun fischio.
Clarisse non ci vide più.
-Arbitro! Ehy, dico a te! Ma sei capace a fischiare?! O hai solo bisogno di un paio di occhiali?!-
Peter si rosicchiò quel poco di dita che gli rimanevano, facendole segno di stare zitta, ma la ragazza era ormai partita: –Quanto li hai pagati quelli della commissione per farti dare il patentino? Devo spiegarti io cosa significa la parola “fallo”?  Ti faccio lo spelling, se vuoi: F-A-L-L-O…-
L’arbitro portò il fischietto alla bocca, come per chiamare il Tecnico (chi poteva vide chiaramente Peter sbiancare, ed in molti temettero che si rimettesse a quattro zampe a grugnire), ma improvvisamente i suoi occhi si appannarono. Si girò verso il tavolo, muovendo le dita delle mani in una serie di gesti. Poi stese il braccio destro ed indicò la giocatrice numero 23 delle “Blue Tornado”, quella che aveva appena fatto il fallo, ed infine alzò l’indice ed il medio della mano destra. Nel linguaggio del Basket, quei gesti volevano dire: -Fallo in difesa del numero ventitré, due tiri liberi a favore della squadra delle “Boars of Fire”-.
Clarisse strabuzzò gli occhi, girando poi la testa verso suo padre. Ares fischiettava innocente, facendo finta di niente.
Papà!” lo rimproverò mentalmente la ragazza, mentre la sua compagna si preparava ai tiri.
Primo libero: mancato.
Il pubblico fischiò insoddisfatto, alcuni dei tamburi della tifoseria avversaria iniziarono a rullare con decisione.
Clarisse prese fiato, dando una pacca di incoraggiamento all’amica.
Secondo libero: la palla roteò per un paio di volte sul ferro, poi cadde nella retina con fare quasi svogliato.
I percussionisti aumentarono il ritmo, mentre il tempo scorreva sul timer del tabellone appeso in fondo alla palestra.
27 secondi.
Le squadre di scontrarono, cercando avidamente il possesso del pallone.
Sulle tribune, Ares rischiava di slogare la spalla ad un Chris alquanto imbarazzato e dolorante.
Vedere padre e fidanzato vicini diede ancora più energia a Clarisse, che si sentì potente ed invincibile.
Sono la figlia del dio della guerra: provate a fermarmi, deboli mortali! urlò nella sua mente, afferrando il pallone.
17 secondi ed un campo intero da percorrere.
Clarisse strinse i denti, ignorando le fitte alla milza. Per Chris, per papà…
A quattro secondi dallo scadere del tempo, Clarisse si piazzò dietro la linea dei tre punti e tirò, facendo luccicare il braccialetto di Silena che ora ciondolava dal suo polso.
La palla sembrò rallentare, durante la sua parabola. Restò sospesa per quelli che parevano diversi secondi, poi entrò docile nel cerchio di ferro, con un leggero ciuff.
Il silenzio del palazzetto fu sostituito in pochi istanti da un’ovazione assordante.
Le trombette della loro squadra spaccarono i timpani a molti spettatori, mentre l’intera società delle “Boars of Fire” invadeva il campo subito dopo il suono della sirena che annunciava la fine della partita. Risultato: 55 a 54. Le “Boars of Fire” avevano conquistato il titolo.
Lo stendardo del cinghiale dal manto di fuoco fu innalzato al centro del campo, mentre la squadra urlava a pieni polmoni il suo grido di battaglia.
Clarisse stava tentando si sciogliersi dal soffocante abbraccio delle sue compagne quando si accorse di una strana sagoma rossa che correva per il campo.
Sollevando un sopracciglio, la ragazza si accorse che il cinghiale del loro stendardo aveva preso vita e stava trottando vittorioso per il campo. Anzi, non solo aveva preso vita, si era anche moltiplicato.
Almeno venti cinghiali di fuoco avevano invaso il campo da gioco, osannati dalla tifoseria che era convinta che fosse tutto un trucco organizzato dalla società.
Clarisse alzò gli occhi verso il dio, stendendo le braccia mentre urlava il nome della sua squadra.
Avevano vinto, erano diventate le Campionesse. Per suo padre.
Ares ammiccò, poi indicò con il mento i cinghiali come per dire: “Carini, non trovi?”
La ragazza si mise a ridere, commentando in silenzio “Carini, papà”.
Il dio annuì, soddisfatto, poi iniziò a brillare.
Clarisse spostò gli occhi, per evitare di restare incenerita.
Lo sguardo le cadde su uno degli animali, il quale stava raspando con la zampa il palchetto. E di solito, quando i cinghiali raspano per terra, ci sono due possibilità: o cercano radici e carrube, o tentano di coprire qualcosa di poco simpatico. Clarisse scosse la testa, desolata.
Carini, per carità, però potevi anche evitare che ci insozzassero il campo di escrementi infuocati…
 
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Piccolo angolo dell’autrice
Ciao a tutti!! Scusate per l’immenso ritardo ma è stata una settimana pienissima fra compiti ed interrogazioni! Abbandonando il terribile argomento scuola… un po’ diverso ‘sto capitolo dall’altro, eh? xD Dovevo variegare un po’, in fondo u.u Clarisse che gioca a Basket ed Ares che fa il tifo come un matto è una vignetta che ho disegnato durante una noiosissima ora di matematica, poi mi son detta: “Mh, perché no?” ed ecco la nascita di questo capitolo ;)
Scusate per il linguaggio forse un po’ troppo specifico, all’inizio figuratevi che volevo ambientarlo in un campo da Rugby perché mi sembrava che si addicesse di più, ma quando sono andata su Wikipedia a cercarmi il regolamento stavo impazzendo! XD quindi, dato che ho giocato a Basket per parecchio tempo, ho preferito andare sul sicuro J.
Ora, volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto ed apprezzato il capitolo precedente (in rigoroso ordine alfabetico):
-Aelle Amazon, AleJackson, Alicape99, cestista_pazza, Dafne Rheb Ariadne ed  Emily Dickinson per aver recensito (grazie ragazze!);
-Alexiel94, giulietta10, pepo e Pseudopigna per averla messa tra le preferite.
Grazie a tutti, siete stati gentilissimi! :D
Quindi, a voi la linea, come al solito le recensioni sono ben accette (positive o critiche che siano u.u)

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Capitolo 3
*** Deliziosa ***


 

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"Deliziosa"

 

 

 


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Rachel rilesse il cartello per l’ennesima volta, mentre si dirigeva verso gli uffici del piano superiore.
In tutto l’istituto, di segnali come quello potevano essercene un migliaio. Forse di più.
Ogni ambiente aveva un cartello su cui c’era scritto cosa non bisognava fare in quel luogo specifico, che fosse un’aula, una rampa di scale o uno sgabuzzino per le scope.
Salendo le scale, Rachel poté specchiarsi nella vetrata blu che affiancava ogni rampa.
Insieme a lei, una ragazza alta e magra avanzava su quei gradini, i passi perfettamente coordinati ai suoi.
Rachel abbassò gli occhi sui gradini, fissandosi i mocassini neri.
“Signorina Dare, questo pomeriggio ha il dovere di recarsi all’aula delle Udienze, alle ore diciassette. Si consideri esentata temporaneamente dagli orari che caratterizzano la sua giornata fino al rintocco della campana che segnala il momento per consumare la cena.” le aveva comunicato la Whiteness.
Sedici secondi e trenta centesimi di discorso per dire “Hai un appuntamento alle cinque del pomeriggio, puoi saltare lezione.”
Ma quella era la Clarion, e se parlando ci si esprimeva con meno di tre proposizioni si veniva considerate fanciulle di infimo livello.
“Certamente, Missis Whiteness, farò in modo di ritrovarmi dove richiesto puntuale, e mi preoccuperò di raggiungere il refettorio insieme alle mie compagne di dormitorio.” aveva risposto lei.
Dopo esser stata messa in punizione il primo giorno di scuola, aveva fatto in fretta ad imparare che inserire nelle proprie risposte la sigla mondiale “OK” equivaleva a tre lunghissime ore di Ricamo Floreale aggiunte al proprio programma giornaliero per un tempo che andava dalle due settimane ai tre mesi, al seconda del soggetto.
E lei, che all’Open Day si era presentata in camicetta e short, con i capelli trattenuti da una semplice bandana arrotolata, era subito stata inquadrata come “Fanciulla Ribelle”.
Per questo era stata affidata alle “cure” della professoressa Whiteness, la donna la cui fama di ex-riformatrice brillava in tutto l’istituto.
 
 
Ventisei aprile.
Era quella la data scritta elegantemente sul calendario appeso al muro.
Le pareti della stanza erano tappezzate di un delicato color pesca, le piastrelle rettangolari sembravano essere state lucidate giusto qualche minuto prima. Un divanetto in pelle nera era sistemato vicino alla finestra, pensato per il comfort di coloro che entravano in quel luogo.
Un ambiente delizioso.
L’uomo osservò il giardino illuminato dalla luce del sole. Una classe stava seguendo la lezione di Pittura, diretta da un’insegnante sulla cinquantina.
Ogni ragazza era seduta su uno sgabello girevole e gestiva la tela posizionata su un treppiede scuro. A giudicare dalla prevalenza del colore verde, sembrava che stessero lavorando sul prato tagliato all’inglese che caratterizzava il parco.
Una scena deliziosa.
Le materie come Pittura, Ricamo, Cucina, Dizione, Pulizia dell’ambiente domestico ed Economia casalinga avevano subito attirato la sua attenzione su una scuola come la Clarion Ladies Academy.
Il fatto che alcuni insegnanti erano addirittura ex-riformatori non aveva fatto che aumentare la sua decisione su quella scelta.
In quel luogo si insegnavano la disciplina e il sentiero da seguire per diventare perfette donne.
Una scuola deliziosa.
L’uomo si voltò non appena sentì un rumore di passi ritmici venire dal corridoio.
“Non più un’andatura altalenante da essere infantile” considerò.
La porta si aprì e fece il suo ingresso una giovane. I capelli rossi erano stati raccolti con precisione in uno chignon, come quelli di ogni allieva di quel college, la divisa blu appena stirata seguiva diligentemente le curve del corpo femminile. L’uomo sorrise, per la prima volta soddisfatto.
Una studentessa deliziosa.
 
 
-Buon compleanno, Rachel Elizabeth-
-Buongiorno, papà.-
-Stai molto bene con questa divisa. Sei deliziosa.-
-Dov’ è la mamma?-
-Aveva un appuntamento dal medico, non è potuta venire. Ti manda i suoi saluti.-
-Ah.-
-Stavo dicendo che ti dona alquanto la divisa. Anche i capelli così stanno meglio.-
-Bene.-
-Non sei contenta che sia venuto fino a qui per farti gli auguri?-
-Oh giusto, quale grande sacrificio deve esserti costato saltare un giorno di ufficio per augurarmi un buon compleanno. Dopotutto, diciannove anni li si compiono spesso.-
 
Rachel aprì di scatto gli occhi, interrompendo la visione. Aveva terminato l’ultima rampa di scale, ora da suo padre la separavano solo un corto corridoio e una porta in ebano.
Aveva pochi secondi per decidere se affrontare ciò che aveva previsto o girare i tacchi e scendere di corsa le scale, per tornare alla sua stupida lezione pomeridiana.
In un momento, tutto quello che in quella scuola le insegnanti si erano prodigate per soffocare esplose in lei. I ricordi di un’estate che sembrava lontana secoli, dove lei era se stessa e aveva deciso la sua strada, accettando la benedizione del divino Apollo. Il dono della Vista era stato concesso a Rachel, non alla persona in cui la Clarion aveva tentato di trasformarla. Prima di entrare, si era convinta che non sarebbe cambiato nulla, che lei sarebbe rimasta ciò che era e che nulla l’avrebbe potuta piegare. Ma non aveva fatto i conti con le prime visioni, alcune delle quali l’avevano minata nel profondo. Lei sapeva. Lei aveva visto cosa sarebbe successo nel futuro, e ne era rimasta sconvolta, tanto da non riuscire a parlare per qualche minuto.
Anche il rifiuto che aveva ricevuto forse aveva contribuito… ma ora Percy era felice, e lo sarebbe stato per tutta la vita insieme ad Annabeth.
Fatto sta che tutto ciò l’aveva resa fragile, e la Clarion era riuscita ad ottenere ciò che voleva.
Almeno, fino a qualche minuto prima.
Ora Rachel era di nuovo la ragazza che aveva scelto di diventare l’Oracolo, quella che aveva deciso di sacrificare quattro anni della sua vita in quel college orrendo per aiutare i suoi amici a salvare l’Olimpo.
Mosse gli ultimi passi che la separavano da quella porta con decisione, sapendo che suo padre li avrebbe sentiti.
Non esitò neppure un istante davanti alla maniglia.
La abbassò e spinse con forza.
 
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
Rachel tirò la cerniera della valigia, sedendosi sopra a quest’ultima per riuscire a chiuderla.
Forse le sarebbe convenuto mettere un po’ di roba in uno zainetto a parte… va beh, ormai era chiusa.
La posò vicino alla porta, osservando la camera in cui aveva dormito per quei quattro, interminabili, anni. Non le sembrava di aver dimenticato nulla, né sugli scaffali né dentro ai cassetti.
Le pareti sembravano di un tono di blu più acceso, come se fossero contente di liberarsi di lei.
Tranquille, è reciproco… sorrise con malizia la ragazza, girandosi verso la porta.
Percorse il lungo corridoio dei dormitori in silenzio, solo il rumore delle ruote della valigia ad accompagnarla. A quell’ora, le altre studentesse dovevano essere a lezione.
Ma lei era libera. Finalmente.
Il foglio di carta che aveva guadagnato con tanta fatica in quel college l’aveva immediatamente inviato all’indirizzo dove aveva vissuto con i suoi genitori. Non aveva più avuto contatti con loro, solo qualche lettera inviata alla madre. Mr. Dare non esisteva più, nel suo cuore e nella sua mente.
Il giorno del suo diciannovesimo compleanno era stata l’ultima volta che lo aveva visto. E tanto bastava. Gli aveva detto in faccia cos’era diventata. Lui ovviamente non le aveva creduto, ma non aveva più importanza.
Lei gli aveva sputato addosso tutto il rancore che serbava nei suoi confronti, e gli aveva fatto una promessa: “Terminerò questa scuola con il massimo dei punti. Tu avrai il mio documento, ed io la mia libertà.”
Ebbene, aveva mantenuto la parola. Dopotutto lo aveva previsto.
Scese quasi di corsa i gradini, contenta che la Whiteness la vedesse e le lanciasse un’occhiata sbigottita. Aveva brillato in ogni sua materia, dopo i diciannove anni, non avrebbe avuto il coraggio di dirle nulla. Soprattutto perché non era più la sua insegnante.
Rachel spalancò la porta principale, affacciandosi sul mondo che aveva dovuto abbandonare per tutto quel tempo.
 Si sciolse i capelli, lasciando che il vento scompigliasse i suoi ricci rossi.
Alzò gli occhi al cielo, e gridò alla pianura verde che le stava davanti tutto la sua gioia.
Ora sarebbe potuta tornare a casa.
La sua vera casa.
Chirone le aveva già inviato una lettera, firmata anche da tutti quelli che aveva conosciuto durante l’ultima battaglia.
Le parole erano vergate elegantemente, con una biro azzurra.
Il Campo ti aspetta, Oracolo
 
 
-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
Piccolo angolo dell’autrice
Ehylà! Eccoci con il terzo capitolo, finalmente u.u 
Ve l’aspettavate una coppia non divina?! ;D
Allora, mi tocca parlare un po’ delle mie due vitt… ehm dei personaggi di questo capitolo.
Poteva finire meglio? Di sicuro, magari potevo farli riappacificare come Ermes e Luke, ma se finiscono tutte bene poi che gusto c’è? u.u
Inoltre tengo particolarmente in antipatia Mr. Dare, con la sua visione chiusa e reazionaria, quindi diciamo che mi sono un po’ sfogata tramite la nostra cara Rachel.
Un’idea deliziosa, non trovate? U.u (modalità Mr. Dare: on)
Odioso essere padre del nuovo oracolo… in alto le mani a chi non l’ha mandato a quel paese almeno una volta durante gli ultimi due libri. *alza entrambe le mani con foga* ok, forse sto esagerando… comunque è stato inserito anche lui in questa raccolta solo perché fa a gara con le scivolose palle di pelo del mio gatto per essere una delle cose che più mi danno sui nervi... (le palle di pelo perché ci scivoli sopra quando meno te lo aspetti)
Wow, il piccolo angolo dell’autrice sta diventando un po’ troppo lunghetto, quindi passiamo ai ringraziamenti.
Allora:
per aver recensito lo scorso capitolo: Aelle Amazon (eeeeeeeeeehh), Aldibah (eeeeeeeeeehh), AleJackson (eeeeeeeeeehh) e per ultima ma non meno importante Dafne Rheb Ariadne ( un “eeeeeeeeeehh” anche per lei). Grazie a tutte, ragazze, se mai potrò sperare di migliorare sarà grazie alle vostre preziose recensioni.
E poi a tutti coloro che hanno inserito la storia nelle preferite/ricordate/seguite:
Alexiel94, DeepInTheDark, giulietta10, Locchans Coffee, Madama Pigna, Peach99, pepo, St_rebel
Spero di riuscire a postare prima di andare in vacanza, quindi entro due settimane ;)
Grazie ancora a tutti per essere arrivati fin qui, spero di essermi meritata qualche recensione (anche neutra o critica, servono sempre)
Bye!

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Capitolo 4
*** Punizione ***



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Punizione.
 

I lievi sospiri di venticello primaverile lo cullavano dolcemente.
Il panorama gli si stendeva davanti armonioso, avendo come colore predominante un brillante verde chiaro. Migliaia di fiori variopinti punteggiavano le distese erbose, riempiendo l’aria del loro delicato aroma.
Il dio mosse impercettibilmente lo stelo del calice di cristallo che reggeva in mano, facendo ondeggiare elegantemente il liquido dorato. Che sapore divino che possedeva l’ambrosia… ma non era il migliore al mondo, non per lui.
Avvicinò il calice alle labbra, inclinando lo stelo, ma un attimo prima di versarsi il liquido in bocca sussurrò un ordine al bicchiere.
Eccola, quella era la bevanda migliore dell’universo.
Dioniso assaporò ad occhi chiusi il liquido, sorridendo beatamente.
Socchiuse le palpebre, scrutando con occhio esperto il colore cremisi del vino. Che meraviglioso dono aveva fatto ai mortali e agli dei… e, nonostante questo, suo padre era stato in grado di rinchiuderlo in quell’insulso campo!
Ma ora tutto era finito, finalmente aveva fatto ritorno sull’Olimpo.
Dopo aver salutato Arianna, sua moglie (ancora un po’ stizzita, dato il motivo per cui Zeus l’aveva rilegato sulla Terra), Dioniso era subito ritornato alle sue vecchie abitudini: bere, dormire, bere, guardare le ninfe che si bagnavano nei laghi, bere, farsi imboccare di uva fresca, bere, dare ordini ai satiri e poi… ah sì, bere.
Alcolici ovviamente, ma principalmente vino.
Il bello di essere un dio era reggere a piacimento qualsiasi tipo di alcol (privilegio che agli umani non era stato concesso), il che voleva dire poter assaporare appieno i vari liquori che normalmente danno subito alla testa. Un vantaggio a dir poco meraviglioso.
 ̶  E non avrò più stupidi mezzosangue fra le botti…  ̶  si beò il dio dondolandosi sull’amaca fatta di tralci di vite.
 
   
 ̶  Il lupo perde il pelo…  ̶  commentò una voce profonda alle sue spalle.
Dioniso si voltò fischiettando, l’espressione innocente e le mani dietro la schiena.
 ̶  Vecchio! Anche tu qui da queste parti? Cosa fai di…  ̶
̶–  Dioniso!  ̶  lo additò Zeus, avanzando minacciosamente. – Mostrami le mani.  ̶
 ̶  Ma non ci penso neppure, mica sono un dio in fasce!  ̶
Zeus non abbassò lo sguardo.
 ̶  Muoviti.  ̶
 ̶  Su avanti vecchio, non se ne parla…  ̶
 ̶  Non ho secoli da perdere.  ̶  ribatté in tono autoritario il padre degli dei.
 ̶  Perché dovrei mostrarti le mani…?  ̶
 ̶  Se non hai nulla da nascondere, perché non l’hai ancora fatto?  ̶
Dioniso corrugò la fronte, portando avanti le palme scoperte. Contemporaneamente dietro le sue spalle cadde un oggetto scuro, atterrando con un leggero tuff.
Zeus guardò scocciato ora le mani del figlio, ora il binocolo sull’erba soffice.
 ̶  … sul serio, mi prendi per scemo?  ̶  domandò con un sopracciglio alzato, raccogliendo il binocolo.
Dioniso commentò qualcosa fra i denti, sperando che al padre non venisse la pessima idea di guardare attraverso il binocolo la…
 ̶  …bellissima ninfa Argira. E, toh guarda, nuda mentre si fa acconciare i capelli dalle sorelle!  ̶ descrisse Zeus dopo che si fu avvicinato agli occhi l’oggetto, collegato a telecamere nascoste lungo uno dei fiumi che scorrevano sull’Olimpo.
 ̶  Chissà, forse è la mia memoria di povero dio maturo, ma mi sembra di rammentare qualcosa, come se stessi vivendo un deja vù… ah sì, forse ora mi sovviene! Questa situazione non è per caso simile, oh figliuolo mio caro, a quella che avvenne diversi decenni or sono? Sbaglio forse a ricordare? E la deliziosa Argira non era proprio la ninfa che, allora come adesso, ti avevo proibito di frequentare?  ̶  riflettè Zeus con fare teatrale (ogni abitante dell’Olimpo era a conoscenza della sua passione per Shakespeare), accarezzandosi la barba con movimenti lenti e controllati.
Dioniso deglutì a vuoto, esibendosi poi in un sorriso a trentadue denti.
 ̶  Padre mio adorato, un errore deve esserci stato…  ̶  rispose senza rompere il sorriso (accorgendosi solo dopo con orrore che aveva parlato in rima).
Gli occhi di Zeus brillarono.
 ̶  Per questo tuo reato ho trovato la giusta punizione, da ora in poi parlerai come leggendo un rimato copione.  ̶  sentenziò il dio, puntando l’indice contro il figlio. – E dato che già una volta eri stato sgridato, ti rispedirò in un luogo da te sicuramente amato!  ̶
 
 
Il colorito di Dioniso si fece terreo, mentre le dolci distese divine scomparivano.
Il paesaggio intorno a lui mutò drasticamente, e si ritrovò su un tavolino in legno, sotto un porticato arieggiato.
“No ti prego… dimmi che mi sto sbagliando…”
Davanti a lui centinaia di ragazzi di diverse età camminavano o si allenavano, indossando tutti la stessa maglietta di un arancione brillante.
“Per tutti i grappoli maturi, ti prego dimmi che è uno scherzo”
 ̶  Signor D!  ̶  lo chiamò una voce maschile.
Dioniso si voltò, restando poi sconvolto dalla vista di Chirone nella sua forma di centauro.
 ̶  Signor D, qual buon vento? Non credevamo di vederla più da queste parti!  ̶  si avvicinò Chirone, trotterellando giulivo.  ̶  Per quale motivo siete qui? Volete fare con me una partita a pinnacolo?  ̶
 ̶  Chirone, di giocare e ridere non sono in vena  ̶  iniziò seccato Dioniso, dapprima senza farci caso e poi sbiancando – Mio padre mi ha qui rimandato per scontar una pena.  ̶  terminò quasi balbettando.
Non era uno scherzo allora! Avrebbe dovuto davvero parlare in rima!
Il centauro restò un momento perplesso, poi scoppiò a ridere.
 ̶  Ci ero quasi cascato, dio mattacchione che non sei altro!  ̶
 ̶  Di una simile vergogna non dovresti certo ridere, dato che in questo posto e con queste rime sarò costretto a vivere!  ̶  frignò il dio, mettendo su il muso.
 ̶  Chirone! Abbiamo un problema alla casa quindici! La Signora O’Leary ha preso come giocattolo un ciclope e nessuno di noi due è riuscito a farglielo mollare!  ̶  avvisò un ragazzino di una decina anni, che correva tenendo per mano una bambina più piccola.
 ̶  Luke! Ma neppure Silena è riuscita a convincerla?  ̶  domandò interdetto il centauro.
 ̶  Ci ho provato ma il Bau Bau grande continuava a giocare!  ̶  rispose stizzita la bambina, che doveva avere tre o quattro anni.
 ̶  Non vi preoccupate, adesso me ne occupo io…  ̶  li rassicurò Chirone, girandosi poi per un momento verso Dioniso.  ̶  Signor D! Lei sicuramente questi due meravigliosi mezzosangue non li conosce!  ̶
Dioniso alzò senza molto entusiasmo un sopracciglio, chiedendosi che cosa gliene sarebbe mai dovuto importare di un giovane delinquente come quello e di una spara-puzzette piccolina come quella.
 ̶  Bene, allora mi tocca fare le presentazioni. Ragazzi, questo è il signor D, o meglio il dio Dioniso.  ̶ iniziò Chirone, osservando soddisfatto i volti meravigliati dei due bambini. – Signor D, questi sono Luke e Silena Jackson.  ̶
Dioniso annuì per un primo momento, poi realizzò di colpo e strabuzzò gli occhi.
Boccheggiò senza successo qualche rima interrogativa, additando ora il ragazzino biondo dagli occhi verdi, ora la bambina dai ricci scuri e gli occhi di un chiaro grigio.
 ̶  Ha capito bene, Signor D.  ̶  confermò Chirone, sorridendo orgoglioso – Questi due giovanotti sono i figli di Percy Jackson e di Annabeth Chase.  ̶
Dioniso lo guardò, implorando con lo sguardo il centauro, come se solo lui lo potesse salvare. Un rombo dal cielo gli rammentò che in quel momento Zeus si stava rotolando sulle nuvole dalle risate.
“Vi prego ditemi che è solo un incubo!”



-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-
Piccolo angolo dell’autrice. (questa volta forse piccolo non è l’aggettivo giusto…)
Ehylaaaaaà ;D Allora miei cari che cosa ne dite?? Questo è stato il capitolo che mi sono divertita a scrivere di più u.u Dopo una coppia assolutamente mortale ce ne voleva ovviamente una del tutto divina. E quindi eccoci con una Zeus-Dioniso.  Forse mi rimprovererete il finale leggermente scontato (eh se non ci mettevo i due pargoli non aveva lo stesso effetto u.u) ma dopo quella di Luke e Ermes questa penso sia la mia preferita xD come potete notare ho aggiunto quello che dovrebbe, dico DOVREBBE, essere una sottospecie di banner, il cui obbiettivo è dare un idea dello scenario della ff (gli ho aggiunti anche agli altri capitoli, quelli di Ares-Clarisse e di Mr.Dare- Rachel sono perfetti, soprattutto il secondo: è la scena precisa che Mr.Dare descrive dalla finestra, eccettuate ovviamente le signorine che dipingono).
Ed ora, rullo di tamburi, prima dei ringraziamenti devo comunicare due importantissime cose!!
Numero uno: ho scritto un’altra ff su PJ!! Si chiama “Olimpo a confronto”, chi vuole la trova sulla mia pagina (Eh un po’ di sana pubblicità è d’obbligo u.u)
Nuuuumero due, la più importante: le coppie di cui volevo assolutamente parlare sono terminate, ma mi sono divertita molto a scrivere questa raccolta e mi dispiace finirla con soli quattro capitoli. Peeeeeerciò, madame e messieurs, vi offro un’unica e irripetibile chanche: si accettano proposte! Voi mi dite i nomi di un genitore e della sua deliziosa creatura e io cerca di scriverci sopra una ff J Ovviamente devono essere personaggi di Percy Jackson, possibilmente non mi chiedete cose del genere “l’ometto baffuto che compare nella settima riga del dodicesimo capitolo del terzo libro e sua figlia” (scommetto che qualcuno andrà a cercare di chi sto parlando ahahahah è un esempio ragazzi, non c’è nessun ometto baffuto… o forse si?). Comunque le coppie che mi intrigheranno verranno utilizzate ;) Spero che verrò ripagata in recensioni, i biscotti al cioccolato sarebbero graditi ma sono un po’ difficili da inviare tramite computer ù.ù
Ed ora, RINGRAZIAMENTI!
Un grande grazie ad Aelle Amazon, AleJackson, Madama Pigna (Nuova nella pagina recensioni **) e Dafne Rheb Ariadne (di cui ho felicemente trovato la recensione anche per “Olimpo a confronto”. Grazieeee! <3) per aver recensito lo scorso capitolo.
Grazie anche a tutti coloro che seguono questa storia nelle preferite, ricordate o seguite, tra cui:
Alexiel94, DeepInTheDark, giulietta10, Locchans Coffee, Ma_AiLing, Madama Pigna, Merope_volturi17, Peach99, pepo, St_rebel
Grazie a tutti, aspetto le vostre proposte! :D


Quinta classificata al contest di Fantasiiana "Un'offerta per gli dei (no, mi dispiace, niente pizza carbonizzata)" contest

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Capitolo 5
*** Life, poetry and war ***


Di nuovo prefazione signori miei xD

Ma ciau :3

Un gran complimento a chi è arrivato fin qui :D
Allora, mentre scrivevo il primo pezzo della ff ero tutta contenta perché avevo fatto un’introduzione assurda dove tutti si inchinavano e guardavano il nostro caro Apollo senza chiamarlo, e quindi volevo fare tipo colpo di scena con lui in controluce che si toglieva gli occhiali e faceva l’occhiolino a tutti i presenti, poi mi sono ricordata che avrei scritto grande come una casa “Apollo e Lee” nell’immagine di presentazione e ho buttato in lacrime il pezzo appena scritto. T.T quindi vi beccate questo remake che non rende quanto quello u.u ehy ehy ehy non ho detto che è tutto una paccata eh! xD che qualcuno lo legga anche se ve l’ho introdotto così vi pregoooo xD Ah, ultima cosa importante: nel testo troverete degli asterischi: andate sotto in basso e vi leggete la spiegazione, è un dialogo diretto fra Mr.Apollo e voi ;)
Bene gente, dedicato ad Aryelle, ecco a voi il prossimo capitolo! ;)
 


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"Life, poetry and war"

 




Quando entrò nel Campo, tutti coloro che lo riconoscevano chinavano il capo, da una parte stupiti, dall’altra emozionati. Non c’era sguardo che non si soffermasse adorante o invidioso sui suoi lineamenti perfetti, i suoi occhi azzurri, i suoi morbidi ricci biondi. * 
Beh, dopotutto era raro vedere un dio bello come lui, ovvio. Insomma, lui era il più figo. Punto. Anzi no, punto e a capo. Lui era il Figo. Ecco, ora punto. Ci voleva un haiku… no, al massimo dopo. Poteva resistere tranquillamente…
 
Un’ora magari.
Forse trenta minuti.
Facciamo cinque.
 
“Oh merda…” rifletté un momento il dio, accorgendosi dell’haiku che aveva appena composto. Allora era vero, non era proprio in grado di fare a meno degli haiku! Loro l’avevano posseduto, erano diventati padroni di lui, lo avevano fatto schiavo di una forma di poesia giapponese! Forse per sempre! Forse si sarebbe ritrovato a parlare eternamente in versi come quell’ubriacone di suo fratello, anche se non per una punizione di Zeus, forse non avrebbe neppure più pensato se non in versi!
“….che togata unica” sognò per un momento il dio, facendo gli occhi a stellina.
Ma adesso era il turno delle cose importanti. **
Si rigirò in mano la busta che aveva ricevuto qualche giorno prima.
Era una normalissima carta da imbucare, una di quelle con il francobollo dietro e l’indirizzo con il nome del destinatario. Gliel’aveva consegnata suo fratello Ermes in tutta fretta, dicendogli che arrivava dalla sua Casa al Campo. Ora che ci pensava, era parecchio raro che gli dei ricevessero lettere dai loro figli. A lui in particolare di solito arrivava solo qualche dedica in versi, o una statua o un dipinto di arte moderna. Sinceramente quegli schizzi di pittura sulla tela non li poteva proprio soffrire: all’inizio gli erano sembrati un’innovazione simpatica, ma da quando erano diventati famosi artisti che non discendevano da lui erano iniziate a comparire delle schifezze uniche: gente che tagliava le tele, che le arrotolava, le spruzzava con colori fluorescenti… bleah. Tutta un’altra cosa rispetto alla vecchia arte, quella dove gli artisti che volevano rappresentare un uomo disegnavano un uomo, se volevano una mucca una mucca, un prato un prato, e non disordinate e anonime figure geometriche.
-D-Divino padre…!-
Apollo si voltò nella direzione da cui lo avevano chiamato, esibendo il suo migliore sorriso.
Una ragazza bionda si era bloccata mentre camminava, non appena lo aveva riconosciuto. Nella mano destra teneva una boccetta di inchiostro, mentre sul braccio sinistro era arrotolato un tipico vestito greco, appena lavato e stirato.
Lo sguardo di Apollo vagò per qualche istante sul volto della giovane, analizzandone i lineamenti.
Zigomi alti, mento delicato, sopracciglia sottili, capelli mossi scalati e occhi nocciola.
-Sophie.- la salutò il dio, ricordandosi della figlia. Aveva conosciuto sua madre in un museo, faceva la guida turistica… signori, che pezzo di donna che era. Beh sua figlia prometteva altrettanto bene***.
-Padre, siete venuto per la lettera?- domandò subito la figlia, gli occhi che le brillavano.
Apollo mostrò la busta che teneva in mano.
-Portami dove devi.-
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
 
 

12 maggio

 
Ok, lo ammetto, non so nemmeno perché sto scrivendo su questo foglio di pergamena. Dopotutto, è una cosa che di solito fanno solo le femminucce… ma tanto sarà solo uno sfogo personale, non deve mica essere pubblicato. Tzè, ci mancherebbe solo che si pubblicassero tutte le pagina di diario delle teenagers americane…che incubo.  Ma basta con le scemenze, ho poco tempo, giusto fino a quando durerà la tregua notturna. Quegli imbecilli, sbruffoni e violenti della Casa di Ares… che odio. La Rue non ci ha dato un momento di pace quest’oggi… e tutto per quello stupido carro! Io e i miei fratelli stiamo facendo un buon lavoro con la difesa, anche se mi sarei aspettato un aiuto dalle altre Case… insomma, è ovvio che quelli dalla parte del giusto siamo noi, non capisco come agli altri non sia evidente! Dovrò organizzare di sicuro qualche alleanza… Forse qualcuno della Casa Undici sarà disposto a darci man forte. Troverò una merce di scambio da qualche parte. Questa stupida battaglia fra Case non ci voleva proprio, non in un momento così fragile. Jackson lotta per salvare il mondo e noi stiamo qui a fare il tiro alla fune per un carro… se non fosse per l’orgoglio, questa lite non ci sarebbe. Ma ogni volta che vedo uno di quei brutti bastardi non ho proprio la testa di proporre un accordo! Se non altro riesco a mettere in pace le idee scrivendo… unica mia salvezza, grazie agli dei. Lui l’ho quasi finito, per questo mi sono messo a scrivere questa sottospecie di diario. Ah, volevo anche scrivere riguardo la strategia…

 


14 maggio

(…) solo dei pezzi vari. Chiederò i ricambi a qualcuno della Casa di Efesto… tanto non potranno non averli. Sono all’ultimo capitolo! Se solo avessi più tempo per dedicarmi a quello potrei (…)
 

1 giugno

(…) come se fosse ovvio che tutta la gloria deve andare a lui. Solo perché ha avuto quella dannata di una missione. Perché il trio scelto deve essere sempre quello? Nessuno scriverà i nostri nomi sulle perle, invece lui appena arrivato ha avuto una perla tutta per sé. “Guardatemi, guardatemi! Sono il figlio di un Pezzo Grosso e vi salverò il culo a tutti! Inchinatevi davanti a me!”. Che nervi! E noi siamo gli sfigati che restano al Campo a tirare con l’arco. Se solo papà ci desse una mano… e invece si preoccupa solo dei suoi haiku! Bella roba, sentirsi inferiori a uno stile poetico giapponese… Ah oggi sono di cattivo umore, mi sembro una  mia sorella quando è in quei giorni…meglio che vada. Meno male che c’è lui…
 

~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
 
Apollo lesse ancora alcuni pezzi del diario di suo figlio. Proseguivano fino al giorno della sua partenza dal Campo, quando poi era andato a combattere al fianco di Jackson e dei suoi fratelli. C’erano altri riferimenti al battibecco del carro, qualche pentimento riguardo ai pensieri nei confronti di Jackson e un paio di commenti su alcune sue sorelle… e in ogni pagina c’era un riferimento a lui. Apollo proprio non capiva: era più volte citato lui che Lui, Apollo Arciere, il dio del Sole, suo padre!
Ma forse era anche colpa sua, che aveva preferito sovente gli haiku ai suoi figli… Ma avrebbe fatto quello che era giusto.
-Sophie, dov’è?-
La ragazza si inginocchiò davanti alla scrivania, aprendo un cassetto laterale. Rovistò per qualche momento fra le tante carte e poi tirò fuori un plico di fogli scritti a mano rilegato in pelle rossa.
-Eccolo.-
Apollo prese il plico, passando una mano sulla copertina.
-Ho seguito ogni momento della stesura, anche se mio figlio non l’ha mai saputo.-
Sophie annuì, gli occhi lucidi.
-Sarebbe diventato un gran produttore…-
Apollo sorrise, annuendo.
-Lo so. Ma so come realizzare il suo sogno.-
 
~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~
 
-…Il successo di questa incredibile storia non ha paragoni. Gli incassi superano quelli di grandi colossal come “Avatar” e “Titanic”. Tutta New York è in estasi, le sale registrano oltre 6 milioni di ingressi. Un vero, indimenticabile, traguardo per la nuova casa di produzione chiamata “Olympians”…-
 
L’intera Casa di Apollo si era riunita davanti al maxischermo della Casa Undici, dopo aver atteso il TG con ansia per tutto il giorno. Il nuovo Capo Casa, Sophie Grimmal, lanciò un grido vittorioso. Alcuni figli di Dioniso stapparono le bottiglie di spumante, di Coca-Cola e ambrosia.
I tavoli imbanditi a festa occupavano tutto lo spazio libero fra i numerosi letti della Casa Undici, che se non altro era meno affollata dopo la richiesta del figlio di Poseidone. Tutti i presenti iniziarono a ingozzarsi con le delizie salate e dolci che erano state preparate, festeggiando il successo del film appena uscito in America.
“Life, poetry and war” aveva battuto ogni concorrenza nel cinema americano, uscendo nelle sale sia in due dimensioni che nello spettacolare 3D.
 
-…Osannato dalla critica, il copione di questo film  è stato consegnato alla “Olympians” da un bell’uomo sulla trentina ****, che ha voluto mantenere l’anonimato, dicendo solo che il copione era stato scritto da suo figlio, morto tragicamente qualche anno fa in circostanze ancora sconosciute. Sono stati chiamati i migliori attori a interpretare i fantastici protagonisti di questa avventura, tra cui...- continuò la giornalista, elencando una serie di nomi famosi in tutto il mondo.
Quel film conteneva tutte le emozioni di una breve ma intensa vita. In ogni scena, in ogni descrizione si poteva cogliere un briciolo dell’anima del suo autore.
Sophie salì sopra un tavolo, alzando il calice davanti a tutti i ragazzi presenti.
-Vorrei fare un brindisi!- gridò in mezzo alle voci entusiaste, zittendo tutti.
La ragazza sorrise trionfante, stringendo con più forza il bicchiere.
-Al successo di “Life, poetry and war”, al tuo sogno realizzato grazie all’aiuto di tuo padre, alla tua fantasia, al tuo sacrificio. A te, Lee!-

 
 
 
 
 
*Ehy ragazzi, voi sapete cosa vuol dire farsi tre shampoo alla settimana con il “vellutato alla camomilla per capelli delicati” della Afrodite’s Hair? Ah, fa anche da antiforfora. Una meraviglia, previene pure le doppie punte. Consigliato per chiunque voglia essere figo. Tanto non lo sarete mai quanto me, arrendetevi.
** Tzè, come se gli haiku non lo fossero.
*** Con un padre così, che volete farci? Dopotutto, il cinquanta per cento dei geni ce li metto io, e l’altro cinquanta per cento… beh ho ottimi gusti, mie dame (risata d’effetto)
**** Indovinate un po’ chi è?! Ovvio, sono io! E posso dirvi anche che ho smesso per sempre con gli haiku! Ora mi dedicherò solo… al khlong! (avviso dalla regia: poesia tailandese xD)

 
-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-
Piccolo angolo dell’autrice.
Ehy :)
Strano come capitolo? Scusate ^^”
Oh, un avviso per quelli che seguono le altre storie: “Vi imploro di perdonarmi!!! Prometto che aggiornerò al più presto, è che ho avuto dei contrattempi scolastici *impreca*.”
Allora come vi è sembrato questo Apollo che finalmente fa qualcosina per i suoi figliuoli? ;) troppo OOC? Spero di no! D: altrimenti ditemelo pure, al massimo si cancella il capitolo u.u
RIIIIINGRAZIAMENTI!
Ecco un po’ di nomi:  per le recensioni allo scorso capitolo, un grazie a Aelle Amazon, Ale Jackson, Aryelle, Dafne Rheb Ariadne e Summer38.
 
E coloro che seguono questa raccolta:
Alexiel94, Anthea Love, DeepInTheDark, Electre_the_Demigod, Ginevra Gwen White, giulietta10, LadySlytherin_, Locchans Coffee, Ma_AiLing, Madama Pigna, Merope_volturi17, Peach99, pepo, St_rebel

Alla prossima!!!
 

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Capitolo 6
*** La vera famiglia ***


Ahah, vi piacerebbe trovare subito il testo eh? E invece vi beccate una prefazione u.u

 
Ciao ragazzi! Miseria in quanti siete accorsi a proporre!!! Che bello :D Bene mi avete affidato fra le mani numerosissime vittime da immolare muahahahahah. Mi avete suggerito delle bellissime coppie, alcune le ho davvero adorate e non vedo l’ora di scriverci un capitolo… vedrò di accontentarvi il più possibile (ovviamente il tempo per le proposte è illimitato, chiunque sia illuminato da una super genialata è -'cortesemente pregato di dirigersi alla cassa 4' ahahah-invitato a esporre la sua ideona! :D


Beeeene, termino la premessa con la presentazione del capitolo:
-Signore e signori, madames e messieurs, ladies and gentlemen… secondo un preziosissimo invito di Dafne Rheb Ariadne, ecco a voi la prossima coppia!-



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"La vera famiglia"

 


Com’è bella la pace…
Chirone passeggiava lungo le strade del Campo, osservando i giovani semidei che si allenavano con spade e archi. Molti di loro erano appena arrivati, riconosciuti da poco dai loro genitori divini.
C’era aria di casa, di famiglia.
Dopo tutto, loro erano una famiglia. Per qualche goccia di sangue, tutti erano imparentati con tutti, per via del divino Zeus, o addirittura…
-Chirone!-
Il centauro si voltò, vedendo arrivare una trafelata Rachel.
-Oracolo.- la appellò sorridendo, notando con divertimento che era tutta sporca di vernice. Doveva aver passato la giornata nella casa di Apollo, a dipingere tele su tele insieme a quel branco di artisti. Stranamente tutti avevano notato che era la sua casa preferita! Ma dopo tutto, Apollo era anche il dio che serviva in qualità di Oracolo, forse proprio per questo aveva da sempre avuto la passione per l’arte, essendo nata destinata a quel ruolo.
-Chirone, Lise e Alex, della Casa di Efesto, hanno appena dato vita a una scultura della nostra Casa! C’è un cerbero di pietra che sta rovinando tutti i nostri quadri, abbiamo bisogno di un aiuto urgente!- spiegò la ragazza, indicando la direzione da cui era venuta. Alla fine di ogni frase aveva scosso i suoi stupendi ricci rossi, come per sottolineare l’importanza dell’accaduto. Era ormai una giovane donna, eppure a volte si comportava ancora da insicura adolescente.
-Avete già provato con la musica?- suggerì il centauro, accarezzandosi la barba.
-Si ci sono già una decina di bambini che suonano, hanno già provato con Schubert, Debussy, Mozart e Beethoven.- rispose Rachel.
-Se non sbaglio aveva una passione per Tchaikowsky…- rifletté Chirone, grattandosi il collo.
-Tchaikowsky! Ma certo ecco chi era! Stupido Oracolo, Tchaikowsky era ovvio…- esclamò Rachel, mettendosi a correre verso la Casa di Apollo prima ancora di aver finito la frase.
Chirone sorrise, proseguendo il suo cammino.
Com’è bella la pace… Peccato che sia così fragile
Senza accorgersene era arrivato davanti alla Casa Grande. Davanti all’ingresso era stato aggiunto un blocco di statue, forgiato dalla casa di Efesto e scolpito da quella di Apollo.
Raffigurava un gruppo di ragazzi, tutti adolescenti, seduti o in piedi. C’erano due ragazzi abbracciati: lui coi lineamenti afro-americani e i capelli ricci, con addosso una divisa da meccanico, lei invece con il naso alla francesina, i capelli lunghi intrecciati di fiori; un giovane seduto al bordo, un po’ distaccato dagli altri, con una benda su un occhio; poi un gruppo di bellissimi giovani, indiscutibilmente delle case di Apollo e di Afrodite, alcuni ancora armati di arco e di frecce. Altri giovani erano raffigurati nei loro abiti preferiti, da lavoro o meno, ma una figura spiccava dall’insieme bella come un dio. Era un ragazzo, l’armatura dorata indosso, i capelli corti e gli occhi di zaffiro. Teneva una spada in mano, puntata dritta davanti a sé, come se stesse sfidando il mondo intero. Il suo nome, insieme a quello di tutti gli altri, era scolpito sulla targa ai piedi del blocco. Ma non serviva leggerlo per capire chi fosse, bastava guardare la cicatrice che gli solcava una guancia.
Chirone fece scorrere lo sguardo lungo quei volti, ripetendo mentalmente i loro nomi uno ad uno.
Se non fosse stato per Lui, voi adesso sareste ancora qui, e non su questo memoriale…
Il centauro abbassò il capo, pensando alla causa di tutto quello.
-Padre…- mormorò a mezza voce.
Se tu non avessi mosso guerra all’Olimpo, quanti di questi giovani sarebbero ancora fra noi? Quanti disastri si sarebbero evitati? E invece la tua sete di potere ha compromesso più volte la serenità di questo mondo. Hai trascinato nel tuo baratro di odio e di vendetta centinaia di anime, usando addirittura il corpo di un ragazzo come contenitore della tua essenza malvagia.
Chirone proseguì senza accorgersene, dirigendosi verso la costa.
Eppure erano tutti ragazzi che discendevano da te. Per loro dovevi essere un nonno, o uno zio, o un bisnonno… o” si fermò “un padre.”
Chirone guardò il mare, seguendo la linea dell’orizzonte.
Tu dovevi essere un padre, per loro come per me.” pensò abbassando lo sguardo.
Dovevi vederli crescere, aiutarli negli allenamenti…”continuò, stringendo i pugni per la frustrazione “Dovevi vederMi crescere, aiutarMi negli allenamenti, insegnarMi a tirare con l’arco, sostenerMi quando un mio eroe veniva ucciso…
E invece passavi i tuoi giorni a progettare un nuovo piano per detronizzare Zeus e distruggere l’Olimpo, per organizzare qualche nuova arma in grado di aiutarti nel tuo intento.”
Chirone alzò il mento, sorridendo in modo beffardo.
Tu non ti sei mai comportato da padre, né con me né con tutti i miei fratelli. Per questo forse è vero che sei stato tu a generarci, ma non SEI nostro Padre. Tu non sei Padre di nessuno, tu non sei amico di nessuno, sei solo, solo con il tuo odio e con la tua sete di potere. Ti compatisco, Crono, perché tu non avevi nessuno. Non hai mai avuto qualcuno come i mezzosangue che io addestro e curo in questo campo, non hai mai avuto amici come gli dei e i loro figli lo sono per me. Ti sei circondato di servi e soldati che ti temevano e ti odiavano, ma sei sempre rimasto Solo. Ora ne sono certo, Crono, tu non eri mio padre, e non lo sei mai stato.” concluse con un sospiro il centauro, gonfiando il petto.
Volse uno sguardo al Campo, guardando le centinaia di giovani che si divertivano e scherzavano, al sicuro dai Titani.
“È questa la mia famiglia. E tu non ne hai mai fatto parte.”



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Piccolo angolo dell’autrice
Hi! :D
Beh in questo capitolo non compaiono fisicamente entrambi i membri della coppia, ma se guardate la presentazione di questa raccolta c’è scritto “relazioni”, quindi io, l’Autrice, ho deciso di concedermi questa eccezione u.u suvvia anche per cambiare un po’. Per quanto riguarda Crono, era un po’ un casino farlo comparire in persona, dato che teoricamente è nelle profondità del Tartaro messo peggio di prima. L’alternativa era ambientare la ff prima della fine dell’ultimo libro, cosa che per altro mi sa che dovrò fare per coppie dove i figli sono deceduti, a meno che non voglia scomodare Ade e fare la fila agli Inferi come al primo capitolo (non credo che Mister Re degli Zombie ne sarebbe tanto entusiasta, trovate?).
Questo capitolo è somigliante a quello di Rachel, ma inserendo anche lei volevo far capire che era voluto: mi piaceva sottolineare quanto lei e Chirone in fondo fossero simili ;)

Concediamoci allora ai soliti ringraziamenti:
Le “veterane” della storia nella pagina recensioni, Ale Jackson e Dafne Rheb Ariadne (manca all’appello Aelle Amazon ma cito anche lei) sono questa volta accompagnate da (udite, udite) tre nuovi nomi! Quindi un grazie particolare a Summer38, Aryelle e Laura Blue Moon. Inoltre altre due nuove ragazze hanno lasciato una recensione al primo capitolo: grazie mille, The_Owl_Gandalf e Ginevra Gwen White!! :D
E come sempre un grazie anche a tutti coloro che mi sostengono inserendo questa raccolta fra le seguite, le preferite o le ricordate:
 Alexiel94, DeepInTheDark, giulietta10, Locchans Coffee, Ma_AiLing, Madama Pigna, Merope_volturi17, Peach99, pepo, St_rebel


Al prossimo capitolo,
Baci!!!

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Capitolo 7
*** L'alfiere ***


Premessa: Questo capitolo è fuori dal tempo, dal mondo ma collegata alla storia originale. Mi è venuta in mente mentre ascoltavo “Lithium” degli Evanescence, ma non è riferita a quello che dice, semplicemente quella canzone mi ha fatto venire in mente l’intero racconto… se ve la volete ascoltare dopo aver letto, immaginandovi nel frattempo questo capitolo, e la vedrete un po’ come la vedo io ;)
A Laura Blue moon.
A dopo…
 

 


"L'alfiere"

 

 
Respirarono insieme, lentamente.
Si guardarono negli occhi.
Lei sorrise.
Lui chinò il capo.
-Guardami.- ordinò lei.
Lui alzò lo sguardo.
La donna sorrise obliquamente, soddisfatta.
-La Vendetta non abbassa mai la testa, ricordatelo sempre.-
-Avete ragione, madre mia.-
 
 
-Tu sai chi sei, Ethan?-
Il ragazzo si morse un labbro.
-Sono vostro figlio.-
La donna rise, il suono che ne uscì era elegante ma in qualche modo inquietante.
-Oh ma questo è ovvio, bambino.- rispose lei, accarezzandosi i lunghissimi capelli neri. Erano dello stesso colore del buio, perfettamente lisci, la sfioravano come un mantello di seta.
-La tua risposta non è esauriente.-
Ethan inspirò, stringendo i pugni.
-Non sai cosa dire, vero?- gli chiese beffarda la donna, assottigliando gli occhi, le iridi simili a due pozzi senza fondo.
-Allora te lo dovrò spiegare io… siediti.- lo invitò lei, indicando lentamente con il braccio una sedia imbottita di velluto viola.
Ethan vi si sedette, appoggiandosi allo schienale d’ebano intarsiato.
La bellissima donna lo imitò, accomodandosi su una sedia identica.
Tra i due comparve pian piano un tavolino, intessendosi di lingue d’ombra. Su di esso, alla stessa maniera, una scacchiera.
Nemesi appoggiò il volto pallido su una mano, guardando il figlio.
-Bianchi o neri?-
Ethan guardò i pezzi, scrutandoli con il suo unico occhio.
-Bianchi.-
-Un’altra risposta sbagliata, bambino…-
Ethan guardò interrogativo la madre.
-Mio caro bambino, non puoi scegliere così da quale parte stare. Dimmi, i pezzi che vuoi sconfiggere sono i neri?-
Il ragazzo annuì, fissando la madre, che sorrise.
-E allora, piccolo mio, i pezzi che devi scegliere sono proprio i neri.-
-Non credo di seguire il vostro ragionamento…-
-Sono qui per te, piccolo. Li vedi anche tu, questi due eserciti? Non senti la tensione dei pedoni, la sicurezza delle torri, l’orgoglio dei cavalieri, la fedeltà degli alfieri, la potenza della regina e la superbia del re? Adesso dimmi, chi sono io?-
Ethan osservò la madre, ammirandola nella sua bellezza pericolosa.
-La scacchiera.-
Nemesi rise di nuovo, accarezzando il piano di gioco.
-Si, bambino, sono proprio la scacchiera. Sono io che sento ogni piano, ogni progetto e ogni missione degli eserciti, sono io che percepisco la loro determinazione o la loro indecisione, le loro gioie e i loro rancori. Ma questo stupendo gioco ha un terribile difetto…-
Il ragazzo annuì, rapito. –I pezzi non cambiano colore.-
-Esatto, Ethan.- si complimentò la dea, alzando il mento. –Negli scacchi non esiste la possibilità di ribellarsi al proprio esercito. Ma, bambino mio, in quale situazione si verificano più vendette, da un esercito all’altro, o all’interno di uno stesso esercito?-
-La seconda.-
-Vero, ma da un pezzo di quale colore?-
Ethan restò qualche secondo in silenzio, riflettendo.
-…da un pezzo che cambia colore.-
-Proprio così, bambino. Ma la vendetta è un piatto che va servito freddo, un mio figlio deve agire nell’ombra, non crogiolarsi negli allori del trionfo pubblico. E alle volte, bisogna essere disposti a sacrificare anche se stessi, rimanendo fedeli al proprio obbiettivo. Tu, Ethan Nakamura, saresti capace di morire per un tuo ideale?-
Il respiro del ragazzo si ruppe bruscamente, abbassando lo sguardo sui pezzi della scacchiera.
-…Sono un alfiere. Un alfiere bianco diventato nero.-
Nemesi annuì, ridendo questa volta sommessamente.
-Si, bambino mio, e sarai fondamentale nello scacco al re nero. Ma…-
-Sarò il pezzo sacrificabile, perché la regina o il re bianco prendano la gloria e la vittoria.- concluse il ragazzo, una luce di consapevolezza negli occhi.
Questa volta fu Nemesi ad abbassare il capo.
-È proprio così, bambino …-
-Guardami.-
Nemesi osservò il bel volto del ragazzo, illuminato da un’espressione decisa e sicura.
-La Vendetta non abbassa mai la testa, ricordatevelo sempre.- le disse, lo sguardo fiero.
Nemesi accennò un sorriso quasi sereno.
-Hai ragione, figlio mio.-

 
 
 
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Piccolo angolo dell’autrice.
Eccomi di nuovo :) quando ho riletto questo capitolo mi sono data dell’insensibile Dx scusate…
Anche Nemesi dopotutto è una mamma, e una madre che sa che suo figlio andrà al macello rischia di fare la fine di May Castellan… ma è difficile che una dea esca di senno e prepari panini tutto il giorno in attesa del ritorno del figlio.
Questa volta mi dileguo in fretta, aspetto attaccata al computer che qualcuno legga e mi faccia sapere il suo parere…
 
Un grazie di cuore a  Ale Jackson, Aryelle, Dafne Rheb Ariadne,Ginevra Gwen White, LadySlytherin_ e Laura Blue moon.
Un saluto anche a Aelle Amazon, Alexiel94, Anthea Love, DeepInTheDark,effe_95,Electre_the_Demigod, EnricoZapping, giulietta10, Locchans Coffee, Ma_AiLing, Madama Pigna, Merope_volturi17, Peach99, pepo, St_rebel,Summer38 e a TaliafigliadiZeus (spero di non aver dimenticato nessuno)
Ah si, un ringraziamento particolare a _nichlillian, che ha recensito da poco i primi due capitoli ;)
 
Un bacione a tutti!

 

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Capitolo 8
*** Segui il tuo amore ***


Ad Ale Jackson, Aryelle e Laura Blue Moon,

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"Segui il tuo amore"

 

…Lo ammetto. Tutto questo non ha senso.
Le mie sorelle non fanno altro che rimproverarmi.
-Cioè tu passi ore da sola in riva al lago invece di seguire il nuovo make-up tutorial di Britney Spears! Sei davvero ehm… tipo “problematica” di questi tempi, sai?- mi ha detto quella nullità di Alisha. Olimpo, che nervoso che mi ha fatto salire.
Non le sopporto più, da quando Ch… insomma non le sopporto proprio più.
Passano il loro tempo a truccarsi e ritruccarsi, come se non si sentissero mai abbastanza belle, e solo ora mi rendo conto di quanto snobbino le altre ragazze del campo: l’altro giorno è passato un gruppetto di figlie di Atena e Camilla (accompagnata da Elise) non ha fatto altro che commentare i loro capelli non piastrati e il loro mascara scadente!
Per carità, l’ho capito anche io che non era della Rimmel London, però non ne ho parlato tutta la serata.
Se penso a come la mia vita è cambiata in così poco tempo…
È bastato un secondo, giusto il tempo che Char… che lui decidesse di sacrificarsi. Prima ha riguardato la mia foto. Me l’ha detto Percy. Ha voluto salutarmi in silenzio, pensando a me prima di farsi saltare in aria.
E a me cosa è rimasto?
Un enorme, terribile, incolmabile vuoto.
Quanto pesa in questo momento il mio bracciale, quanto vorrei buttarlo lontano e dimenticarlo? Eppure sembra quasi stregato, non riesco a farne a meno, continuo a guardare il ciondolo.
Se solo potessi confidarmi con qualcuno, buttare fuori la marea di segreti che ho dentro, forse mi sentirei meglio. Clarisse sta facendo tutto il possibile per tirarmi su il morale, ma lei non può capire, lei ha Chris al suo fianco, io invece…
Luke. Il mio odio per te non terminerà mai, lo sai? Avevi promesso… me lo avevi promesso! Ci avresti salvati, non avresti permesso che ci venisse fatto del male! Bugiardo.
E io sono di nuovo sola, sola con i miei segreti, sola con le mie bugie, sola con le mie scelte, sola con la mia bellezza.
Perché mamma, il mio viso è ancora così affascinante, se l’unico vero amore che avevo non lo può più amare?
Perché mamma, i miei capelli continuano ad ondeggiare al vento, se lui non li può accarezzare?
Perché le mie labbra sono ancora così rosee, se il mio Charlie non le può più baciare?
Darei ogni goccia della mia bellezza per averlo indietro, anche se forse lui non mi amerebbe più. Mi basterebbe sentirlo respirare, vederlo sorridere, e potrei morire in pace.
E invece devo giocare a questo stupido gioco di spie, inganni e tradimenti.
Si, sono una traditrice.
Sto consegnando nelle mani di Crono i miei fratelli e le mie sorelle, gli altri mezzosangue, Chirone e l’Olimpo, forse l’intero universo.
Sono una piccola arma nelle mani di quel titano, una marionetta guidata da Luke e da quello che un tempo provavo per lui.
Prima avevo una giustificazione, ma ora?
È solo egoismo il mio.
Finirò nei Campi della Pena, altro che raggiungere Charlie.
Non c’è modo di uscire da questo intrico di delusioni, forse solo uno… ma la mia famiglia non me lo perdonerebbe mai. Nessuno capirebbe.
Che Crono e Luke siano maledetti…io… darei qualsiasi cosa, purché vengano annientati.
Forse posso…
Mamma, se puoi sentirmi, ti prego concedimi la tua attenzione!
Ti imploro mamma, esaudisci questo mio desiderio, o in ogni caso tenta.
Interroga il Fato, poni la mia anima sulla sua bilancia d’argento e domandagli questo: se per la sconfitta di Crono, sono destinata a morire, e se il mio sacrificio (come fece quello di Charlie) potrà aiutare i mezzosangue nella loro guerra!
 
Afrodite abbassò il capo, sedendosi con il bel volto tra le mani sul suo scranno di diamanti.
“Non farlo bambina… con il Fato non si gioca.”
Le doveva parlare, in qualche modo doveva farle cambiare idea.
Efesto entrò nella grande sala, zoppicando nonostante le stampelle meccaniche.
-Da quando in qua mi chiami per un favore, donna?-
Il dio si aspettava una rimbeccata da parte della moglie, ma questa non si mosse di un millimetro.
Efesto incrociò le braccia, buttandosi sul suo scranno a forma di sgabello da lavoro.
-… Problemi col tuo amante?- provò ancora a infastidirla, ma Afrodite non alzò neppure gli occhi.
Qualche cerchio di fumo si alzò dalla bocca di Efesto, che trafficava con la sua pipa. Era abbastanza intelligente da capire che era qualcosa di ben più serio a turbare la moglie.
-… è Silena, non è vero?-
Afrodite annuì.
-… non si è ancora ripresa dopo la morte di Charles.-
Efesto si limitò a tirare un'altra boccata dalla pipa. Anche lui era rimasto molto toccato dalla morte del figlio, sebbene non avesse mai passato molto tempo con lui.
-Era un bravo ragazzo.-
-Il migliore, per Silena.- considerò ancora Afrodite, consapevole più di tutti del grande affetto che c’era tra i due.
-Che cosa ti ha chiesto?-
-Se morendo aiuterà la causa dell’Olimpo e dei mezzosangue. Vuole che interroghi il Fato per lei.-
Il silenzio riempì la sala, mentre Afrodite si passava una mano tra i capelli.
-Non avrei mai dovuto permettere che si innamorasse di tuo figlio, e men che meno di Luke.-
Efesto ridacchiò, col suo vocione profondo.
-Tzè, come se tu fossi davvero in grado di controllare una cosa così potente.-
Afrodite chinò il capo.
-So quanto sia forte una forza simile, ma l’avrei potuta indirizzare verso altre strade, dove sarebbe stata lontano da loro…-
-E saresti davvero stata in  grado di decidere per lei?-
Silenzio.
Da lontano giunsero le risa di alcune Naiadi, e il suono di un flauto.
-Grazie per essere venuto.-
-Di niente.-
 
 
Silena era ancora seduta sul prato vicino al lago, quando notò una piccola margherita che cresceva ad una rapidità impressionante.
Le accarezzò i petali con le dita, senza farci troppa attenzione.
La sua mente in quel momento era vuota, come in uno stato di trans.
Un’altra margherita spuntò, seguita da un’altra e una successiva.
I fiori si intrecciarono, e man mano che comparivano formavano delle lettere e delle parole: “Segui il tuo amore”.
Una lacrima solitaria bagnò la guancia della fanciulla, sfiorando le sue labbra distese nel primo sorriso, dopo tanto tempo.
Mamma…
Avrebbe seguito il suo amore, avrebbe seguito Charlie, avrebbe seguito il suo destino.
Sarebbe morta come lui, per la sua stessa causa, per i suoi stessi sogni.
E poi sarebbero tornati insieme, il dove non le importava.  
Aspettami, amore mio.

 
 
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Piccolo angolo dell’autrice.
 
Ma salve :)
Ok, ammetto anche io una cosa: io ODIO, in media, le figlie di Afrodite. Mi ricordano troppo le ragazze che conosco che pensano solo alla moda e allo shopping. E poi ti snobbano in classe. Bleah.
Ma va beh... allora scusate per il ritardo, ma era in programma postare un altro capitolo con protagonisti Zoe e Atlante, che poi è però diventato una storia a sè ^^ Per i curiosi la si trova sulla mia pagina :)
Ora vi lascio che devo correre a scuola!!! Ci vediamo, spero presto!



Un abbraccio a  Ale Jackson, Aryelle, Dafne Rheb Ariadne,EnricoZapping, Ginevra Gwen White, Laura Blue moon, Leone Ruggente e Summer38.
Un grazie a Aelle Amazon, Alexiel94, Anthea Love, DeepInTheDark,effe_95,Electre_the_Demigod, FuckingDreamer, giulietta10, Locchans Coffee, Ma_AiLing, Madama Pigna, Merope_volturi17,_nichlillianPeach99, pepo, Rose of Blood, _Simmiu_ Zoe_Jackson_St_rebel,TaliafigliadiZeus, Thalia_Swift13 e a The Owl Gandalf

 
Bye!

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Capitolo 9
*** Vita di Pino ***


-Attimo di attenzione prego!-
Mi sentite? Sono io! Chi? La pazza che ha scritto questo capitolo u.u Se state leggendo queste righe vuol dire che avete già letto gli scorsi otto capitoli! *e fu allora che una vocina le ricordò che c’era la possibilità che qualcuno avesse cliccato “Ultimo capitolo” saltando tranquillamente gli altri* … Va beh evito comunque la presentazione, a chi serve tanto sulla mia pagina la trova. Donc, vorrei presentare a tutti voi un vostro vecchio amico! Ebbene si, il grande Zeus è di nuovo fra noi!
O meglio NON è di nuovo fra noi! Poiché ha già partecipato al nostro show insieme al figlio Dioniso, ma due delle mie deliziose recensitrici quali Aryelle e Ale Jackson mi avevano suggerito anche una certa coppia padre-figlia… Quello che devo però dirvi è che questo capitolo non sarà probabilmente come ve lo aspettate, dato che temo che a migliaia abbiano scritto del brutto legame fra Zeus e la testarda Talia, pertanto mi sono un po’… sbilanciata xD Spero che vi piaccia comunque, a dopo!

 
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"Vita di Pino"
 
 
Tra le dolci campagne,
in cima ad una collin,
vivo con le mie castagne
da sì sfigata pin.
 
Per grazia paterna si dice,
per balordaggin di nascita credo,
come la Dafne infelice
anche di me può cantare un aedo:
 
si sa difatti che in battaglia,
sopraffatta infine dai nemici,
Zeus come fosse una medaglia
invece di morir mi fece metter radici.
 
Allorché voi penserete:
che gran culo ti sei trovata
sei diventata un abete
al posto di crepar ammazzata!
 
Siete convinti davvero,
inconsapevoli comuni mortali?
Non sarò in un cimitero,
ma pensate agli effetti collaterali!
 
Pelle morbida e immacolata,
lucenti e neri capelli,
scambiati con una chioma abitata
da scoiattoli e fringuelli.
 
Ma questi son solo scherzetti
messi in paragone
ai patimenti maledetti
che mi fa passar quel *****one.
 
Ascoltami allora divo,
Re del Cielo e dei tuoni,
e spiega pe qual motivo
devi proprio scassarmi i maroni:
 
non t’accontentasti già del danno
di mutar tua figlia in pino,
quindi in più ti prendi l’affanno
di torturarmi col tuo potere divino:
 
ecco che la pioggia cade
mi inzuppa la corteccia
e preferirei esser nell’Ade
piuttosto di viver in questa feccia.
 
Previa mezzi celestini
come fulmini o tempesta,
perché dunque t’ostini
A bruciarmi l’antica cresta?
 
Oh vecchio canuto dio,
che mai t’avrò fatto di mal
se invece d’un innocuo brontolio
mi aizzi contro ‘sto casino infernal?
 
E non so sinceramente
perché mi lamento in rima,
mi venisse un accidente
non l’avevo mai fatto prima.

 
 
Piccolo angolo dell’autrice (quella di prima)

Messaggio per Ginerva Gwen White : “Cara questa è la prova che anche come poetessa faccio schifo ahahahaah”

Ok, Tre, Due, Uno, che la gara di pomodori abbia inizio!! :D
Del genere: “ Vivi, perché rovinare una raccolta così con questa schifezza?”
Si accettano mozioni per toglierla u.u anzi famo così, con ≤ 4 recensioni positive la bidono ufficialmente e ne scrivo un’altra classica. Tipo Percy-Poseidone (qualcuno mi uccida se la pubblico!)
Ok, inizio a rispondere alle probabili domande:

Perché l’hai fatto?
Sinceramente era l’unica che avevo il tempo di scrivere.
Perché in rima?
Per il motivo sopra scritto e per cambiare un po’ genere. Se preferivate il classico litigio fate in modo che non ci siano recensioni e si rifà.
Perché ci sono degli asterischi?
Sono cose che Talia direbbe e io fatico a scrivere. Ma lascio alla vostra fantasia. "*****one" può anche essere “procione” u.u
Perché Talia in pino mode parla in versi?
Ehm, no è problema mio. Parla come vuole lei.
E la protezione meteo del Campo?
Il pino di Talia è al confine, e poi è una stupida poesiola u.u
Lo sai vero che i pini non hanno le castagne?
Si, ma pigne non stava nella rima e nella metrica u.u e inoltre “castagne” ha un significato metaforico... più o meno.
Speravi che il lettore notasse che hai cambiato tutti i titoli del capitoli e in questo ti sei ispirata al film che è nei cinema in questo periodo aggiungendo semplicemente “no”?
A little bit.
Quanto ti vergogni in questo momento?
A little bit.

Bene, dato che mi sono già dilungata, ringrazio rapidamente tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e coloro che seguono questa raccolta, o anche chi si sofferma un minuto solo a leggere :D
Al prossimo capitolo! (o a questo se lo cancello!)

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Capitolo 10
*** Inadeguato ***


A Aryelle e NickyDirection



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Inadeguato.



Ora…?
 
Nico strinse un oggetto nella sua tasca.
Faceva freddo, era buio.
Lui non aveva paura del buio, non ne aveva mai avuta, neppure da bambino.
Il buio era un nascondiglio, un rifugio sicuro dalla tempesta.
La luce invece una spia pericolosa, una forza che tenta di metterti a nudo davanti ai nemici.
Nico si abbracciò le ginocchia con un braccio, tenendo ferma la mano nella tasca.
Suoni inadeguati provenivano da un tunnel lontano, stridenti con l’atmosfera tetra di quel suo nascondiglio.
Mentre i suoni aumentavano di volume, Nico si chiese se non fossero stati lui e quell’atmosfera ad essere inadeguati a quel rumore. Dopo tutto, l’inadeguatezza era una cosa molto soggettiva.
Lui ad esempio si sentiva sempre inadeguato, se non quando era tra le tenebre.


 No, stai fermo qui.  

 
Come si poteva determinare l’inadeguatezza?
Bastava individuare l’elemento discordante con tutto il resto.
Immaginò per un momento il Campo.
Un insieme di volti sorridenti ed altrettante t-shirt di un arancione splendente, incorniciati dalle distese verdeggianti. In un angolino gli sembrò di vedere un viso dal colorito pallido, in risalto sopra ad un cappotto in pelle nera.
L’elemento inadeguato era semplice da trovare.
Stonava nell’insieme di colori allegri, come la corda di un violino scordato in un’orchestra sinfonica
 
Tanto prima o poi dovrai alzarti.
 
Lui era sempre stato inadeguato.
Tranne alcune volte, al tempo in cui viveva ancora con Bianca al suo fianco. Allora era comunque inadeguato, ma lo era insieme a Bianca.
E quando si è in due ad essere inadeguati, in fondo si è adeguati l’uno rispetto all’altro.
 
Più aspetti, meno gente ci sarà.
 
Anche davanti a suo padre in fondo non si era mai sentito inadeguato. Insomma, in imbarazzo magari, o sotto pressione, ma non inadeguato. Suo padre gli ricordava troppo le ombre in cui adorava rifugiarsi, oscurità misteriose, che possono essere nascondiglio o luogo di riflessione. Sì, suo padre era simile ad un lungo tunnel oscuro. Entrarci era sempre un interrogativo, una scommessa con il Fato, poiché poteva condurti al paradiso, ma anche all’inferno. Ma Nico non aveva bisogno né dell’uno né dell’altro: a lui bastava un rifugio buio, dove sedersi ad abbracciarsi le ginocchia, e a non sentirsi inadeguato.
 
Ma più aspetti, più potrebbe offendersi.
 
Di sicuro stava esitando per quello.
Aveva vissuto tutta la sua vita a metà di quel tunnel, senza trovare mai il coraggio di uscirne. Non sapeva rinunciare a quella sicurezza che gli infondeva, come un bambino che non riesce a staccarsi dalla gamba della mamma che l’ha sempre guidato. Per quello gli dava fastidio quel rumore: gli ricordava che prima o poi avrebbe dovuto decidersi ad alzarsi e raggiungere la fine di quel tunnel.
Dopo tutto, l’inadeguatezza magari non era neppure una cosa permanente. Alle volte, gli strumenti che suonano scordati suonano solo delle note dissonanti, che vanno poi ad impreziosire la melodia.
Anche Bianca era sempre stata inadeguata, fino a quando non era entrata a far parte delle Cacciatrici. Nico non se ne era mai reso conto, ma quella era diventata davvero la famiglia di sua sorella. Dopo esser morta, con la sua serenità era risultata di nuovo inadeguata in un luogo tetro come gli Inferi. Eppure, quel giorno, il Terzo Millesimo Anniversario di regno di Ade sugli Inferi, Bianca era riuscita ad organizzare una grande festa. Una festa in cui c’erano sorrisi, perché le anime dei penitenti avevano avuto un giorno di riposo, perché nei campi degli Asfodeli era stata inaugurata la nuova superstrada progettata da Dedalo, perché tutti i risiedenti nell’Isola dei Beati erano stati invitati ad un grande ricevimento e le Arpie e Demetra erano state imbavagliate e legate in una cella nei sotterranei (l’ultima per diretta richiesta di Ade), ed improvvisamente Bianca e la sua serenità non erano più inadeguati.
E proprio perché c’era una così grande festa, Nico si sentiva terribilmente fuori luogo.
Ricordò l’unica festa a cui aveva mai partecipato: il compleanno di Percy, nel suo appartamento a New York. C’era tanto blu, e il compagno della mamma di Percy lo guardava come se fosse stato un emo che voleva tagliarsi le vene da un momento all’altro.
Però la torta era buona.
E Sally si era complimentata perché era molto educato..
 

Sei il principe, non puoi non fare pubblicamente gli auguri a tuo padre!

 
Nico strinse l’oggetto nella sua tasca.
Lo estrasse e se lo portò davanti agli occhi, come se potesse convincerlo ad alzarsi.
Era un semplicissimo pacchettino di carta da regalo blu scura, con nastrino bianco che lo chiudeva.
Il rumore si accavallò al suono di una tromba. Il re aveva fatto il suo ingresso nella sala.
Nico alzò il capo, stringendo il regalo per suo padre.
L’uscita del tunnel non sembrava così lontana… e quel rumore, in fondo, era una musica allegra.
E inoltre, prima o poi, tutti i bambini imparano a camminare da soli. Anche lui avrebbe imparato a rinunciare alle tenebre come rifugio, anche se avrebbero sempre fatto parte di lui.
Si issò lentamente sulle gambe, pensieroso. Pensò a che faccia avrebbe fatto suo padre scartando il suo regalo: la sua reazione era ovviamente imprevedibile, anche se di sicuro le probabilità che si alzasse dal suo trono per abbracciare suo figlio erano assai scarse. Nico si staccò dalla parete quasi senza pensarci, iniziando a camminare verso la musica.
Beh, in fondo perché suo padre non l’avrebbe potuto abbracciare? Perché era il re davanti ai suoi sudditi? Perché era una persona fredda? Se si era innamorato della bella Di Angelo, tanto freddo non doveva poi esserlo. E poi, oltre a re, dio e quant’altro, restava pur sempre suo padre.
Camminando lungo il tunnel, Nico pensò a come avrebbe sorriso Bianca quando lo avrebbe visto entrare nella sala del trono. Sarebbe stata orgogliosa, ne era certo.
L’oscurità si fece più opaca, i raggi di luce strinavano le ombre della roccia.
Nico scosse la scatolina, come assicurandosi che il regalo non fosse scappato.
Ma come poteva scappare una statuina in scala del grande Ade su un piedistallo, sotto al quale era incollato lo stemma del gioco “Mitomagia” ed inciso dal coltellino di un orfanello con la pelle olivastra “Il numero uno”?

 


Piccolo angolo dell’autrice
 
Massalve :) dopo un mese e due settimane dall’ultimo capitolo, eccoci con questa nuova coppia.
Piccolo avviso a tutti: vi ricordo che CHIUNQUE può sempre suggerire nuove coppie, pur sempre che siano legate dal rapporto genitore-figlio, a me fa solo piacere sentire nuove proposte e magari accogliere qualche sfida particolare ;)
Tornando a noi, spero che questo capitolo non sia stato un flop, dopo il successo riscosso da “Vita di Pi”: non si può dire né che sia comico né che sia in rima u.u Come di sicuro vi siete accorti in questa raccolta ho cercato di variare molto i generi, per quanto il “limite obbligatorio” delle coppie mi consentiva, per non dare una serie di episodi ripetitivi. Spero di non aver fatto cilecca con questo Nico mooolto OOC (nelle parti in cui c’è il botta e risposta della sua coscienza mi sembrava di avere vicino Gollum che mi suggeriva le frasi da scrivere xD), a mio parere D: e spero anche di poter sentire il vostro nella pagina recensioni, se ci sarà qualche buon’anima che si fermerà a dar un po’ di gioia a questa povera aspirante scrittrice senza meta ^^
 
P.S. ho iniziato a tenere una tabella con gli aggiornamenti sulla mia pagina, per chiunque sia interessato a sapere entro quando sbarcherò nuovamente sul fandom u.u
 
Un sincero grazie a due persone in particolare: shaya21, che ha compiuto l’ardua impresa di recensire tutti i capitoli di questa raccolta nel giro di una settimana, o anche meno (complimenti per il coraggio xD); e Dafne Rheb Ariadne, che ha avuto la grandissima cortesia di recensire la mia nuova long su Percy Jackson :) Per chiunque voglia seguire il suo OTTIMO esempio, trovate “Mortal Heiress” nella mia pagina ;)
Grazie anche a chiunque sia arrivato fin qui, dandomi l’opportunità di continuare questa raccolta, recensendo, seguendo o mettendo tra le preferite questa storia :)
Un saluto a tutti, spero di ritornare “presto” con un’altra coppia! :D



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