Il dono incantato dell' amore

di _Dark Side
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _Uno ***
Capitolo 2: *** _Due ***
Capitolo 3: *** _Tre ***



Capitolo 1
*** _Uno ***


Tutti mi dicevano che ero più matura rispetto alle ragazze della mia età, ed io rispondevo sempre che tutto ciò che sono, dico o faccio, è il risultato delle mie numerose esperienze dolorose del passato. Una bambina  non dovrebbe mai trovarsi chiusa in una stanza insieme a sua madre con suo padre malato mentale che tenta di buttarle dalla finestra. Una bambina non dovrebbe mai vedere sua madre che piange perché sta per cadere in depressione dopo una vita di dolore e un matrimonio sbagliato…una bambina dovrebbe giocare con le sue amiche in un parco, correndo spensierata e felice e avere una famiglia unita che le dà tutto l’amore del mondo.
 
Da piccola non ho mai vissuto belle esperienze…solo tanto stramaledetto dolore. A scuola avevo soltanto un amico, Danny, di madre inglese ma nato e vissuto sempre qui, in Italia. Gli altri ragazzi mi hanno sempre evitato e non hanno mai fatto un minimo sforzo per capirmi, né tanto meno per conoscermi. Nonostante tutto, però, con Denny sto davvero bene. Parliamo ore ed ore senza mai stancarci e questo è forse dovuto al fatto che anche lui, come me, ha avuto un infanzia difficile. Sua madre non ha mai voluto allattarlo per una strana ragione che solo lei sa e non l’ha mai amato, curato e suo padre se né andato di casa subito dopo il parto.
 
Ad occuparsi de Danny è stata sua nonna, che gli ha dato tutto l’amore che ha potuto, fino a quando lei è morta e per lui è stato un lungo periodo di depressione. Ne è uscito anche grazie al mio aiuto e per lui sono come una sorella, che non ha mai avuto. Ci siamo conosciuti un giorno d’estate al bar di mia zia, mentre stava sorseggiando una lattina di Estathè. A quel tempo servivo ai tavoli e mia zia Lorena mi dava la paghetta. Mi ero avvicinata a parlare con Danny, non so nemmeno perché, ed è scattata la scintilla dell’amicizia.


 
« Senti, miss decido-tutto-io, posso scegliere io stavolta dove andare? » Mi disse Danny. Stavamo seduti, anzi, proprio spaparanzati sul divano e dovevamo decidere come passare quel freddo pomeriggio, dopo una mattinata di stressanti interrogazioni di Scienze. Era incredibile come il tempo ci aveva legati così. « Ok, ok…però se dovessi essere a corto di idee, potremmo andare al cinema! » Avevo sempre delle ottime alternative alle sue proposte del tipo “ giretto in moto ” oppure “ scavalchiamo quel cancello e facciamo murales ”. « Ancora una volta hai vinto tu, va bene andiamo al cinema! » Sembrava che volesse farmi contenta, invece anche lui era appassionato del grande schermo. Uscimmo da casa mia e ci incamminammo verso il centro storico, grazie al quale avremmo presto raggiunto la nostra meta. Non sapevamo che film c’erano, perché l’improvvisazione rende il tutto più eccitante. « Come va con tua madre? » Era carino il fatto che Danny mi chiedeva sempre come andavano i rapporti con mia madre, visto che lui una mamma l’ha avuta, ma solo teoricamente, perché in pratica era da solo.
Aveva soltanto me, e questo gli bastava. « Meglio, diciamo che sta affrontando bene il divorzio, ma non cambierà mai, credo » Da circa una settimana aveva deciso di separarsi anche legalmente da mio padre, visto che fin’ora avevano vissuto in due città diverse, ma agli occhi della legge erano sempre marito e moglie. « Ah » Aggiunsi « E sembra molto più serena » Di fronte a me e Danny, cupi nell’animo, le numerose luci del cinema, che rendeva così piacevole quel luogo, faceva un gran contrasto. Forse proprio per questo ci piaceva tantissimo.
 
Scegliemmo un film romantico, nella sala numero quattro e comprammo due grandi sacchetti di pop corn. Passare del tempo insieme ci faceva sentire così meglio, che ogni volta maledicevamo il trascorrere così in fretta delle ore. Ai titoli di coda Danny si accostò al mio orecchio e mi sussurrò « Tu cosa avesti fatto al posto di Sarah? » Domanda semplice. Sarah, la protagonista del film, aveva dovuto scegliere tra la sua vita e il ragazzo che l’amava alla follia, che però viveva in un altro paese e si sarebbe dovuta trasferire. Aveva deciso di rimanere dov’era, lasciandolo andare per sempre. « Io avrei scelto l’amore…lascerei con molto piacere la mia vita! » Danny mi guadò dritto negli occhi e aspettai che commentasse la mia risposta, invece si alzò dalla poltroncina, mi prese per mano e uscimmo.

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Capitolo 2
*** _Due ***


Una folata di vento mi spettinò un poco i capelli e Danny istintivamente me li rimise apposto. Ci fu un momento, quasi interminabile, di imbarazzo; poi lui parlò «Volevo dirti una cosa, Stella. Ascoltami e non dire niente fino alla fine…» Una figura si materializzò davanti a noi, rompendo quel momento come si strappa un pezzo di carta.
 
«Ciao piccioncini! » Era Luisa, la nostra compagna di classe che entrambi odiavamo. Aveva quel modo di fare che faceva salire la rabbia al primo impatto. «Ah, ma adesso andate anche al cinema insieme, che bravi! Non sapevo che due emo come voi potessero uscire di casa! » Stavo per risponderle a modo,anche perché ne ero veramente stanca della sua aria da snob e per di più essere chiamata “ emo ” proprio no mi piaceva. La consideravo un’offesa enorme, perché tutti possono avere delle angosce interiori senza volersi per forza tagliare le vene. Comunque Danny mi precedette. «Senti, brutta vipera zitellona, o sparisci…» Nemmeno poté finire la frase, perché Luisa riprese «Sarò anche zitella, ma almeno non ho bisogno di alcun farmaco antidepressivo » Quelle parole ci ferirono ad entrambi. Luisa era proprio brava a colpire proprio lì, nelle debolezze altrui.
 
Danny mi riprese per mano e ci allontanammo, lasciando lì Luisa insieme alla sua cattiveria. Ci fermammo davanti al bar di mia zia, poche traverse più in là. «Ti ricordi? E’ qui che ci siamo conosciuti! Ancora mi ricordo la tua orrenda pettorina porpora da cameriera! » Danny, nonostante tutto, sapeva come farmi stare bene. Sapeva donarmi un sorriso e farmi ridere. «Eccome se ricordo! Dai, andiamo a casa…è tardi e domani ci aspetta una lunghissima e logorante mattinata scolastica» Dopo che ci eravamo conosciuti, avevamo deciso di iscriverci nella stessa scuola; volevamo iniziare le superiori e arrivare alla maturità insieme.
 
«Però dai» Rispose Danny «Non avere genitori ha un piccolo vantaggio…non sei obbligato ad avere un orario di rientro! » Sapeva anche trovare il lato migliore delle cose, ma questa volta si rese conto di aver detto qualcosa di sbagliato, un’ironia fuori luogo. «Ok» Ammise «Forse ho toppato» Ed io, sorridendo per il suo modo poco convincente di fare un passo indietro «Togli il “ forse ” » Insieme ridemmo. Davanti al cancello della sua casa dovevamo salutarci e ancora una volta avremmo voluto gridare “ Maledetto tempo, fermati! ” desiderando ancora un’ora da trascorrere insieme. «Vuoi che ti accompagno a casa e poi ritorno qui? » Propose Danny «Ok, guadagniamo una decina di minuti! » Sorridemmo ancora, diretti verso la mia abitazione. «Non dobbiamo permettere a niente e nessuno di trattarci così» Danny si stava riferendo a Luisa, ma parlava in generale. «Tranquillo…facciamo vedere agli altri che siamo superiori! » Per una volta pronunciai le parole giuste e lui, sarcasticamente aggiunse «Che tra parentesi è vero» « Che cosa?» Non avevo capito a cosa si riferisse…«Che siamo superiori, cara Stellina!»
 
E così, tra una chiacchierata e l’altra arrivammo a destinazione. «Dai, salutiamoci senza tanti ripensamenti» Dissi io, ma dentro me avrei voluto ripartire mano nella mano con lui verso un’altra meta. Lontano da lì, lontano da tutto, per non ritornare mai più. «Ok…allora ciao…a domani!» «Mmm…non sei molto convincente Danny! Senti, ma…cosa mi volevi dire prima che arrivasse Luisa? » Lo colsi di sorpresa. «Niente…te lo dirò un altro giorno, magari domani…» Quindi entrai i casa, salutandolo con la mano ancora una volta, mentre sparivo nel buio. L’indomani mattina, a scuola, Luisa continuò a prenderci in giro, ma stavolta fu più pesante, perché lo fece davanti a tutti. «Ragazzi, sapete che i due depressi stanno insieme? Ieri li ho visti mano nella mano al cinema!» tra i banchi si incominciò a sentire un vociare e anche qualche risatina. Fortunatamente era l’ultima ora, così Danny ed io uscimmo dalla classe di corsa…
 
Quel giorno Danny ed io pranzammo in una locanda vicino ala scuola, dove c’era tutti i giorni e a tutte le ore la musica dal vivo. Ci piaceva tantissimo canticchiare tra un boccone e un altro. C’era il karaoke, avevamo proprio scelto il giorno giusto. Ci sedemmo al tavolino più vicino al palco e subito Danny mi fece un sorrisetto complice, io lo capii, ormai bastava anche solo uno sguardo. «No, non ci pensare nemmeno! » Risposi, dopo aver capito che Danny mi stava chiedendo di andare a cantare una canzone. «Allora vado io! Che canto? Vabbè, mi faccio consigliare da loro» Poi si diresse sul palco, dove fu accolto da un’ondata di applausi. Prese in mano il microfono e parlò dolcemente «Questa la dedico all’unica donna della mia vita» Mi era venuto un lampo di…gelosia. Non sapevo perché, a cosa era dovuto, ma poi mi resi conto che stava puntando il dito verso me e riprese «La bellissima Stella Spadini! » Ed ecco un’altra ondata di applausi. Le mie gote diventarono più rosse di un pomodoro.
 
Danny cantò benissimo, nemmeno una stonatura, e se lo guardavo con altri occhi, non quelli dell’amicizia, mi…piaceva davvero tanto. Lì, sul palco, col microfono in mano, si muoveva come un vero cantante, coinvolgendo il pubblico. I suoi occhi verdi brillavano alla luce e pregai con tutta me stessa che quel momento non finisse mai. Non provavo quella sensazione da una vita, forse non l’avevo nemmeno mai conosciuta, ma di una cosa ero certa, che fosse…amore.

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Capitolo 3
*** _Tre ***


Mi stavo innamorando di Danny, effettivamente ero sempre stata attratta da lui. Scese dal palco e ritornò al tavolino, da me. «Come sono andato? Dimmi bene, altrimenti sprofondo!» Come avrei potuto dirgli che aveva cantato in modo sublime, che con quella camicia nera attillata stava benissimo e che…avevo iniziato ad amarlo? «Sei andato alla grande! » Fu tutto quello che riuscii a dire. Quando uscimmo, lui mi prese la mano e cominciò a parlare con una voce ancora più soave di quando aveva cantato «Ti…ti va di andare al parco? Ricordi? Ti de vo dire quella cosa…» Chissà cosa voleva sapere, o chiedermi. «Sì, ottima idea!» Non stavo più nella pelle volevo saperlo a tutti i costi. Quando arrivammo, ci accorgemmo che il cielo si era annuvolato, ma che importava se avesse piovuto?
 
«Stella…sediamoci qui…ascoltami, ricordi quel viaggio in Argentina che dovevo fare per lo stage?» Purtroppo sì, me lo ricordavo. Avevo avuto paura che partisse veramente, lasciandomi sola, ma non lo fece. Annuii e allora lui continuò «Beh, sono felice di non essere partito…perché prima del mio ritorno non avrei potuto fare questo» In una frazione di secondo mi prese il volto tra le mani, mi guardò e mi baciò. Fu il momento più bello della mia vita. Sentivo le sue labbra sulle mie e le mani che accarezzavano il mio collo, scostando i capelli che, per via del vento, svolazzavano qua e là. Sentii un calore dentro me, avevo paura che sarei esplosa o svenuta, ma tanto Danny mi avrebbe preso in braccio, non mi avrebbe fatto cadere, mai. Quando, purtroppo, si staccò da me, aveva l’espressione mortificata. «Scusami Stella, forse ho esagerato ma…tutto quello che avrei voluto dirti da un sacco di tempo è che…» Io, ovviamente, lo interruppi «Ti amo anche io Danny» Ci baciammo ancora, ancora e ancora, nonostante la pioggia avesse iniziato a cadere. Eravamo bagnati, sì, ma innamorati, e questo bastava a farci stare bene.
 
Parlammo, ridemmo, sempre abbracciati…avrei voluto rimanere lì per sempre, lontano da tutti i problemi, stretta in quelle braccia possenti, dove non mi sarebbe mai successo nulla di male e sapevo che il desiderio era reciproco. «Adesso Luisa potrà chiamarci piccioncini tutte le volte che vuole…tanto noi staremo sempre insieme e affronteremo tutto» La voce di Danny era bassissima «E ricorda che se un giorno ti stancherai di me» Ormai ridotta ad un sussurro «Io ti aspetterò, sempre e comunque» Era incredibile come quelle parole così profonde erano state trattenute per tutto quel tempo…avremmo potuto “fidanzarci” prima! Ma l’importante era che finalmente avevamo fatto questo passo, e tanto bastava per essere felici. «Danny» Iniziai «Grazie per la canzone. Sei stato favoloso» E vidi che nel suo volto comparve un ampio sorriso «Di niente. Avrei voluto addirittura dirti che ti amo sul palco, ma ho preferito l’intimità…sai, nel caso tu non avresti ricambiato…» Come avrei potuto non ricambiare? Era così bello, romantico, unico e mi capiva come nessun altro. Se c’era qualcuno che meritava il mio cuore, era senza dubbio lui.
 
Nei giorni seguenti, a scuola, stavamo sempre appiccicati e tutti ci deridevano in faccia, ma a noi non importava nulla. Sapevamo che il nostro amore non poteva capirlo nessuno, perché eravamo unici. Conoscevamo decine, se non centinaia di ragazze che lasciavano il proprio fidanzato così, a un giorno all’altro, senza sapere neppure loro perché. Finalmente sentii il bisogno di raccontare di me e Danny a qualcuno…e scelsi mia madre. In fondo lui le piaceva, diceva che era un bravo ragazzo sempre e una volta mi aveva persino detto che secondo lei saremmo finiti insieme. Una premunizione! Scesi le scale e andai in cucina. Quella notte avevo sognato il mio matrimonio con Danny ed era stato stupendo. Risvegliarmi è stato un incubo, però.
 
In cucina mia madre non c’era, così pensai che stava ancora dormendo. Mi diressi nella sua camera e aprii la porta. Quel che vidi mi straziò, mi fece morire dentro. Il corpo di mia madre giaceva sul tappeto, accanto a quello di mio padre, e quest’ultimo impugnava un coltello. Dappertutto sangue e un odore nauseante. Urlai e piansi, mi avvicinai al corpo senza vita di mia madre, avrei voluto ridarle la vita, farle riaprire ancora una volta gli occhi, ma ormai non c’era più nulla da fare. Chiamai subito il 118, poi Danny, che venne subito da me, cercando di calmarmi «Stella, respira…sta calma! Mi dispiace così tanto…vieni andiamo via» Mi portò fuori, all’aperto, dove potei sfogarmi a piangere ed urlare stretta sul suo petto. Il dolore, a quanto pareva, non voleva darmi tregua. Nemmeno ora che avevo finalmente trovato la felicità.
 
Dopo una settimana, mi contattarono i tizi che erano venuti a prendere i due corpi e mi dissero che i risultati dell’autopsia avevano portato ad un’amara verità, ossia che mio padre, in preda ad una crisi, era entrato a forza in casa di notte e aveva pugnalato otto volte mia madre nel petto e successivamente si era tolto la vita. Così ero diventata orfana. Di punto in bianco.
Fui affidata a mia zia e ripresi a lavorare nel suo bar. A scuola tutti mi prendevano in giro, la “depressa” aveva perso tutto. Invece non era affatto così, potevo ancora contare sull’amore di Danny. Se prima ci vedevamo tutti i giorni a scuola e uscivamo un pomeriggio si e uno no, ora stavamo sempre insieme. Con gli anni prendemmo la maturità e scegliemmo la stessa università, la facoltà di medicina. Mi sarebbe piaciuto diventare una criminologa e Danny sognava di fare il medico legale. Qualche volta, ancora mi reco sulla tomba di mia madre, ma mai su quella del suo assassino, perché per me non era niente, non era più un padre, non lo era mai stato. I miei figli stanno crescendo e Danny è un ottimo padre. La depressione è soltanto un brutto ricordo ed entrambi abbiamo realizzato i nostri sogni, io la criminologa a Parma e lui il medico legale nello stesso complesso in cui lavoro io.
 
Siamo felici, ci amiamo e sicuramente arriveremo alla vecchiaia insieme, fino a che moriremo. E sarà lì che, se è come tutti dicono, ci rincontreremo. La mia vita è stata difficile, ma finalmente sono felice…tutto merito di una sola, grande cosa. Il dono incantato dell’amore.

...Danny & Stella

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