La dama e il cavaliere

di Lei Angel
(/viewuser.php?uid=203229)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il risveglio ***
Capitolo 2: *** Pensieri Inquieti ***



Capitolo 1
*** Il risveglio ***


html>

IL RISVEGLIO

I capelli biondi del soldato erano sparsi su di un candido cuscino, quando riaprì gli occhi. Si trovava in un’ampia stanza, illuminata dal sole all’orizzonte. Doveva essere l’alba e ogni figura era immersa in una sottile aura dorata. Dal comodo letto sul quale era disteso, Kerwik riuscì a scorgere i suoi indumenti e del materiale medico su un tavolo non distante. Solo qui si accorse della figura abbandonata accanto a lui. Il suo viso, dolce come il miele, giaceva sotto le pesanti ali del sonno, la bocca dischiusa in un lungo respiro, i capelli scuri, abbandonati lungo la schiena.

La riconobbe subito,  e un sorriso gli illuminò il volto: Leowynn, il suo amore segreto, gli aveva da tempo rubato il cuore e il solo vederla gli rischiarava l’umore, per quanto cupo potesse essere. Erano mesi che i due si scambiavano sguardi a dir poco intriganti, ma lui non era ancora riuscito a farsi avanti. In più, i recenti avvenimenti non avevano certo facilitato la situazione. In un certo senso si rammaricava di non essersi ancora dichiarato, ma forse era la cosa migliore; almeno per ora, non era bene mettere in ballo nuovi sentimenti, nuove emozioni, nuove sorprese… avrebbe saputo aspettare.

Una nuova domanda si fece strada nella sua mente: cosa ci faceva lui lì? E per giunta con Lei?

Kerwik cercò di risollevarsi ma, con sua grande disapprovazione, i suoi tentativi vennero distrutti da un terribile capogiro che gli mozzò il fiato. Sul torace scoperto, scorse una larga fasciatura macchiata di rosso.

Ecco la risposta. Sforzò la memoria e gli tornarono alla mente  i suoi ultimi momenti di lucidità, e ricordò la spada che gli falciò il fianco e poi il volto sconvolto della ragazza che lo stringeva a sé. Poi il buio.     

I suoi pensieri furono interrotti da un movimento accanto a lui. 

La ragazza si mise a sedere e presto si voltò verso di lui; ma , vedendo il corpo del cavaliere lasciato scoperto fino al ventre, subito distolse lo sguardo, con le guance arrossate per l’imbarazzo.

Prontamente Kerwik si tirò il lenzuolo fino alle spalle:

-Scusatemi! Non avevo intenzione di mettervi in imbarazzo!-

- Non vi preoccupate…- rispose la ragazza, voltandosi nuovamente.

- Come vi sentite?- domandò poi, mentre un sorriso le illuminava il viso.

- Tutto sommato sto bene, non vi preoccupate per me.

La ragazza si sollevò e girò intorno al letto per dirigersi dal lato in cui stava il soldato.

-La ferita era abbastanza profonda , ma con le mie serve , vi abbiamo fasciato in tempo per evitare compromettenti perdite di sangue… mi dispiace di non poter fare niente per alleviarvi il dolore e , tanto meno , abbreviare la vostra guarigione-

-La vosta premura basta e avanza, mia signora. Avete già fatto anche troppo per me.

Un nuovo sorriso distese il viso di Leowynn, ormai accanto al cavaliere.

Solo osservandola meglio, questi notò che era pallida, e visibilmente stanca.

-Voi come vi sentite? Non dovreste riposare?- Le chiese:

-In effetti aspettavo di constatare che vi sentiste bene prima di concedermi un po’ di sano riposo; dopo la fine dell’assedio e dopo che mio fratello è finalmente riuscito a riavere il controllo del castello, qui dentro c’è stato un bel po’ di trambusto.

-Ah, giusto! Adesso dimenticavo! Allora è andato tutto bene… Grazie al cielo… Stanno tutti bene?

-Sì…-rispose lei con uno sguardo vago e , comunque, preoccupato…

-E allora cos’è che vi turba, mia signora?

-E’ che messer Daniel, è scomparso, e non siamo riusciti a trovarlo…. È come sparito nel nulla durante un incendio nell’armeria… purtroppo non è riuscito neanche ad incontrare sir Ian, suo fratello…

-E’ qui anche lui?

-Sì, è arrivato insieme a Geoffrey

-Mi dispiace, sarà stato un duro colpo per lui

-Già… Era sconvolto…- Ammise Leowynn. Kerwik si fece il segno della croce.

In quel mentre, si sentì bussare alla porta, e Geoffrey Martewall entrò dopo aver ricevuto l’avanti della sorella.

-          Oh, scusate non avevo intenzione di disturbarvi. Spero di non aver interrotto niente.-

-          Mio Signore!- Kerwik con un brusco movimento e visibilmente colto di sorpresa, cercò di tirarsi su, mentre si sentiva avvampare il viso per l’imbarazzo; effettivamente, era coperto solamente da un lenzuolo, da solo in una stanza con la sorella del suo padrone.

Subito Leowynn, vedendo il movimento brusco e il successivo gemito di dolore di Kerwik, si allarmò e gli si avvicinò:

-          Non dovete sforzarvi così!

-          Mia sorella ha ragione, non preoccupatevi e state comodo.

-          Stai meglio Geoffrey?- chiese La ragazza al fratello:

-          Sì, non preoccuparti.

-          Allora vi lascio soli. Riposatevi, mi raccomando, sir Kerwik. Per qualunque cosa chiamatemi.

-          Grazie mia signora.

-          Vai pure a riposarti, mia cara.- concluse Geoffrey.

Lei lasciò la stanza, dopo aver regalato un ultimo sorriso al soldato e aver abbracciato il fratello.

-          E’ una ragazza adorabile, la migliore sorella che potessi mai desiderare.

-          Avete ragione, mio signore.

Geoffrey andò a posizionarsi accanto a Kerwik, mentre il suo sguardo stanco vagava per la stanza.

-          Allora, come vi sentite? -

Kerwik ormai conosceva il suo padrone e capì che, malgrado il suo tono apparentemente insofferente e la sua domanda superflua, l’argomento che era venuto a trattare era ben più importante.

-Qual è il problema, mio signore?- chiese infatti; il barone sospirò :

- Sono decisamente troppi i problemi. Adesso abbiamo mezza Inghilterra contro e l’altra mezza che, con la Francia, vuole riprendersi ciò che le spetta di diritto… e pretendono che sia io a guidarl Ho perso mezzo esercito per riprendermi il castello e mio padre è stato ucciso… -

Negli occhi grigi e inflessibili del leone passò un lampo di tristezza mista a rabbia e rancore. Il re aveva fatto sentenziare Harald Martewall e il figlio , rimasto solo dopo la perdita di altri due fratelli, non aveva neanche avuto l’occasione di vederlo per l’ultima volta. Kerwik sapeva che, malgrado le sporadiche discussioni, tra il padre e i figli c’era un legame molto stretto; gli tornò alla mente il terribile momento dell’addio tra padre e  figlia e lo straziante pianto di Leowynn, e il  cuore gli si riempì di rabbia.

-          Mio signore, non sarete solo. Avete tutte le nostre forze, e anche gli altri baroni si uniranno a voi.- incitò il soldato:

-          Bè, lo spero. Certo, è sicuro, che farò il possibile per spodestare quel bastardo che si definisce nostro re. –

Quello di Geoffrey verso il re Giovanni senza terra, era un odio condiviso da molti; ma non tutti avevano tentato di resistere al tiranno, e avevano ceduto alle minacce. Più di metà dell’Inghilterra apparteneva ai reali.

-          Vedrete, mio signore, che con i francesi e gli altri baroni riusciremo nel nostro intento… In fondo, Filippo Augusto ha già sconfitto una volta il nostro re.

-          Lo so… ma non tutti i baroni sono d’accordo nell’allearsi con il Re Filippo e il Delfino, ricorda che fino a un anno fa eravamo nemici.. e anche il Delfino richiede determinate condizioni che non sono sicuro di riuscire ad approvare. Loro non si fidano di noi, da quando abbiamo cercato di invaderli.

-          Ma senza di loro non abbiamo possibilità!

-          Questo lo so benissimo… E’ per questo che sto cercando di condurre al meglio le trattative al sud. Stiamo cercando di trovare un equo compromesso. Per ora sono riuscito ad ottenere i rinforzi di monsieur de Montmayeur e le truppe reali: non resta che sperare che anche gli altri conti si uniscano a noi.

Geoffrey sospirò di stanchezza. Si alzò, stiracchiandosi.

-          E’ meglio che vada a riposarmi,- annunciò Geoffrey:

-          Non riesco a pensare in  queste condizioni. Voi cercate di rimettervi al meglio. Mi raccomando.

-          Buon riposo , mio signore.

Il leone si avviò verso l’uscita.

-          Ah, un ‘altra cosa. Se dovete farvi avanti con mia sorella, fatelo in fretta. Sembra che entrambi non aspettiate altro. - aggiunse prima di congedarsi con un sorrisetto malizioso stampato in viso.

Kerwik, stupito dall’affermazione del suo padrone, cominciò a studiare il modo per dichiararsi. Anche se non aveva la minima idea di come farlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pensieri Inquieti ***


2.  PERNSIERI INQUIETI

Geoffrey Martewall sedeva stanco nel suo studio, riprendendo forza e ripensando a gli ultimi avvenimenti.  Era particolarmente inquieto; sebbene fosse riuscito a riprendersi il castello e a mettere in salvo quel poco che rimaneva della sua famiglia e del suo esercito, era chiaro che il peggio doveva ancora venire. Adesso il re si sarebbe imposto con il terrore agli altri baroni, e solo i più impavidi avrebbero ingaggiato battaglia. In più tutti vedevano LUI, e non certo il Delfino di Francia, come “direttore” di quell’orchestra stonata e malinconica. E solo il pensiero di dover guidare il ribaltamento politico del suo paese, gli metteva i brividi; non si preoccupava molto per la sua vita, se così si poteva definire, ma temeva per quelli che, in piena fiducia, lo avrebbero seguito. Molti lo consideravano uno degli uomini più coraggiosi e forti d’Inghilterra, ma nessuno sapeva meglio di lui, che non era così.  Era forte con le armi, questo sì, e aveva la capacità di mostrarsi impassibile al resto del mondo… ma lui era in realtà fragile, e la maschera dell’insofferenza che molti dispregiavano, era l’unico modo per sopravvivere. Molti erano i sentimenti contrastanti nel suo cuore, ma di tutto questo, sul suo viso echeggiavano solo durezza e disprezzo. Non poteva farci niente, era più forte di lui. Malgrado ciò, sentiva che non poteva continuare così. Aveva bisogno di sfogarsi, di confidare le sue paure  a qualcuno.
 Il Leone scosse la testa contrariato. Non era il momento di abbandonarsi ai sentimentalismi! Non poteva permettersi di turbare ancora di più la quiete con le sue preoccupazioni.  E poi c’era sua sorella, Leowynn. Dopo tutto quello che aveva trascorso nell’ultimo mese, angosciarla ancora di più era come ucciderla. A questi pensieri , la rabbia gli portò un groppo alla gola e contribuì a ricoprire il suo viso ed il suo cuore con quella solita maschera,  per continuare la commedia della vita, di quella vita che di comico aveva ormai ben poco. Pensando a sua sorella, gli tornò in mente quello che aveva detto al suo cavaliere, Kerwik, poco prima.

Aveva da un po’ carpito il sentimenti nascosti che legavano il giovane  e sua sorella, e aveva dovuto farsene una ragione. Personalmente, avrebbe preferito trovare alla bella e giovane Leowynn una sistemazione fissa e più sicura. Ma sua sorella non era uno scacco da spostare a piacimento sulla scacchiera. Era adulta e sapeva disporre della propria vita. In più l’idea di doverle imporre un matrimonio di convenienza, gli dava il volta stomaco. Quelle poche volte che l’aveva sentita discutere dell’argomento con il padre, era stata molto chiara sul fatto che non si sarebbe fatta manovrare sulla questione; voleva sposare un uomo di cui fosse innamorata, e non le interessavano minimamente posizione sociale, e tanto meno, economica… e, dopo tutto, aveva ragione. Anche Sir Harald Martewall aveva tentato spesso di farla incontrare con giovani conti e aristocratici, e lei gli aveva concesso il suo tempo, ma senza alcun risultato.
 Adesso però, era Geoffrey il più grande e il suo tutore. Ma questo non contava:  le avrebbe concesso la mano di chiunque lei avesse chiesto. E c’era da dire che Kerwik non gli dispiaceva nemmeno tanto; almeno aveva la certezza che fosse un brav’uomo, leale, fedele… e che non si sarebbe sposato per interesse ma per amore. In caso contrario, il leone aveva già i metodi per risolvere pacificamente – più o meno- la situazione. Suo sorella poteva sposare il primo che passava per la strada o il più ricco dei principi, ma l’importante era che la persona scelta non osasse neanche pensare di ferirla moralmente o fisicamente.

I suoi ragionamenti vennero bruscamente interrotti da un servo che bussò alla porta e , dopo aver ricevuto il permesso di entrare, diede annuncio che la cena era servita nel salone al piano inferiore.

Geoffrey, riluttante, congedò il servo con la promessa di scendere a breve. Non era assolutamente propenso ad una serata di compagnia e avrebbe volentieri cenato con pane e formaggio seduto nel suo studio. Ma era meglio non allarmare la sorella che, non vedendolo a tavola, si sarebbe certo preoccupata per le sue condizioni di salute. No, non era proprio il caso. Lasciò la stanza e , rassegnato,  si diresse  alle scale.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1218098