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La
silenziosa campagna londinese fu guastata all'improvviso dal suono acuto e
intenso di una sirena, che richiamava all'ordine gli Auror dell'Ordine della
Fenice. Nella base di addestramento, nascosta tra la brughiera, l'agitazione
prese il sopravvento. Decine di Auror, intenti in quel momento, chi ad
allenarsi, chi a fare una pausa, si precipitarono non appena sentirono il
fischio della sirena, verso il cortile esterno della base, dove li attendeva il
loro Comandante per istruirli e guidarli nelle loro operazioni.
"Muovetevi!"
li esortava l'uomo autoritario, ma dall'aspetto bonario. "I Mangiamorte non
aspettano che voi vi facciate belli! Se non ci sbrighiamo combineranno una
strage!"
Tre
Auror, che si trovavano nella saletta relax dell'edificio, intenti a sorseggiare
una tazza di caffè bollente, scattarono in piedi non appena avvertirono il
rumore della sirena, ma si attardarono rispetto agli altri che avevano già
raggiunto il cortile.
"Dove
accidenti è Ginny?" chiese l'Auror più alto, indossando un cappuccio
sulla tuta grigia scura, che gli celò la capigliatura rossa come il fuoco.
"Non
lo so... mi pare che dovesse fare un sopralluogo a Trafalgar Square... ma era
una faccenda di lavoro top-secret!" spiegò l'unica ragazza del trio,
mentre anche lei nascondeva una folta capigliatura castana sotto un cappuccio
grigio.
"Allora,
non disturbiamola... forza, ragazzi, andiamo prima che il comandante ci urli
contro!" concluse il terzo, correndo verso il corridoio che conduceva al
cortile.
"Aspettaci
Harry!!!"
Arrivarono
che il Comandante già aveva iniziato a spiegare ai suoi sottoposti la
situazione, piuttosto frettolosamente.
"Ascoltatemi
bene, tutti! Stanno attaccando un centro Babbano, si tratta di Trafalgar Square!
Ora, state attenti, perché hanno preso in ostaggio diversi Babbani, e
potrebbero ucciderli da un momento all'altro! Siate prudenti, ragazzi, e mi
raccomando, fate un buon lavoro!!" concluse, mentre veniva accompagnato dai
consensi urlati degli Auror, che sparirono all'istante Smaterializzati.
"Accidenti!"
imprecò l'Auror dai capelli rossi, mentre spariva assieme ai suoi compagni.
*
* *
L'Auror
Ginny Weasley passeggiava con calma tra la folla che imperversava nella grande
piazza di Londra. Era stata mandata in ricognizione, per quel caso che le era
stato affidato e fu una fortuna che si trovasse lì, proprio quando un gruppo
piuttosto folto di Mangiamorte, aveva attaccato il posto.
Immediatamente
aveva dato l'allarme con la sua bacchetta e aveva indossato il cappuccio sopra
la divisa per non farsi riconoscere. Quella era stata un'idea di Hermione.
Indossare anch'essi dei cappucci come i Mangiamorte, per confonderli e per
evitare che gli attacchi di quegli assassini si concentrassero spesso e
volentieri su Harry Potter, che militava tra le file dell'Ordine assieme a loro.
Il loro comandante si era rivelato molto interessato all'idea, tanto che negli
ultimi attacchi avevano adottato quella tecnica con ottimi risultati.
Pensò
bene di attendere i suoi compagni, dato il numero dei nemici, e di nascondersi
assieme ad un gruppo di Babbani che si trovava vicino a lei.
Ma
qualcosa andò storto. Aveva appena raggiunto la folla di persone nascosta
dietro il separé di una pasticceria della piazza che nascondeva i tavolini
posti fuori, che un grande boato nelle sue orecchie e una luce intensa, unite ad
una folata di vento incandescente la catapultarono all'indietro, provocandole
una rovinosa caduta per terra.
Un'esplosione.
Nonostante
fosse dolorante si alzò in piedi con molta fatica e cercò di mettere a fuoco
l'immagine che aveva davanti a sé. Le fiamme lambivano quella che fino ad un
minuto prima era stata una delle più famose pasticcerie di Londra e bruciavano
tutto quello che avevano trovato sul loro cammino.
Con
orrore vide i corpi bruciati di alcune vittime e quelle che ancora correvano
terrorizzate, mentre il fuoco le uccideva. Corse immediatamente in loro aiuto, e
solo in quel momento si accorse che finalmente i suoi compagni l'avevano
raggiunta e non avevano perso tempo a darle una mano.
Scagliò
un incantesimo alle fiamme cercando di fermarle, ma queste dovevano essere state
incantate con una magia, perciò fu impossibile impedire che l'edificio
soccombesse sotto il potere del fuoco. Per fortuna, però, i Babbani colpiti
furono portati in salvo, prima che finissero bruciati.
E
quando i Mangiamorte notarono l'arrivo degli Auror, si scatenò l'inferno. Come
sempre.
Ginny
si impegnò a soccorrere le vittime, ma poco dopo, dovette rendersi conto che
diversi nemici l'avevano accerchiata, pronti a colpirla.
"Dove
pensi di andare?" sentì una voce sarcastica da sotto il cappuccio.
"Al
tuo funerale!" ribatté schietta lei, impugnando saldamente la bacchetta e
preparandosi a combattere.
Nello
stesso istante in cui i tre Mangiamorte attaccarono, lei corse verso uno di loro
e con una semplice mossa di autodifesa, fermò il braccio che impugnava la
bacchetta di quello dietro la spalla, e usò il suo corpo come scudo. Liberatosi
del primo, lanciò in pochi secondi uno Schiantesimo e una Pastoia Total-body,
fermando così gli altri due, che rimasero spiazzati da tanta velocità.
Ginny,
infatti, data la sua magrezza e la sua statura non molto alta si muoveva con
rapidità e precisione, quasi fosse una gazzella.
Non
appena ebbe sconfitto i suoi tre nemici, si fece largo a suon di Schiantesimi
per raggiungere il punto in cui due Babbani chiedevano disperatamente aiuto,
circondati da una decina di Mangiamorte, pronti a divertirsi con loro.
"Maledetti
bastardi, me la pagherete!" sibilò furiosa, notando che le vittime erano
una madre con il suo bambino.
"Che
vogliono fare quei cani!" ruggì una voce familiare al suo fianco. Ginny si
distrasse un attimo e si voltò verso l'Auror che l'accompagnava e nonostante
avesse anch'egli il cappuccio grigio, lo riconobbe immediatamente.
"Harry!"
esclamò più sollevata.
Il
ragazzo puntò lo sguardo verso di lei, e Ginny poté notate i suoi occhi verdi
dai buchi del cappuccio.
"Ginny,
sei tu? Meno male, stai bene..." sospirò per un secondo. "Avanti,
diamo una lezione a quegli animali!" la esortò poi, caricando contro il
gruppo nemico e distogliendo così la loro attenzione dai due Babbani verso di
loro.
Ingaggiarono
un duro combattimento, aiutati poi da altri tre colleghi che li avevano notati
in difficoltà. I Mangiamorte sembravano molto più forti della volta
precedente, e non fu facile batterli tutti.
Ginny
schivò più volte solo per un pelo le numerose maledizioni che scagliarono
contro di loro, ma alla fine riuscì a prendere il bambino prima che un
Mangiamorte gli sferrasse un'Avada Kedavra.
"Veditela
con me! Crucio!" esclamò, causando un dolore inimmaginabile nel corpo del
nemico, tanto che ebbe diverse difficoltà a rialzarsi in piedi.
Ginny
non perse tempo e approfittando di un momento di distrazione di tutti quanti,
decise di portare in salvo il bambino. Ricordava l'esistenza di un vicolo
nascosto nelle vicinanze, e lì avrebbe potuto nasconderlo, per poi tornare a
combattere.
Corse
con quanto fiato aveva in gola, cercando di tranquillizzare il piccolo, che non
poteva avere più di cinque anni, che piangeva disperato chiamando sua madre.
Ma
sua madre non poteva sentire, perché la Babbana che lo aveva difeso con tanto
coraggio, era caduta sotto i colpi dei loro nemici...
Cercò
di ricacciare nella mente quel pensiero e di evitare una Cruciatus vacante che
per poco non l'avrebbe presa in pieno. Quello che invece non le riuscì di scansare
fu un potente incantesimo di Espello, che la colpì alle spalle, senza che lei
potesse fare nulla.
Capitombolò
per terra, ma preferì battere la sua testa piuttosto che permettere al bambino
che aveva in braccio di farsi del male. Era stata davvero rovinosa la caduta,
tanto che per un attimo credette di non potersi più alzare in piedi. Ma non
poteva farlo, aveva una missione da svolgere e quel bambino non meritava di
morire a causa di quello scempio.
Si
mise in piedi traballando e iniziò a camminare sperando che le gambe la
reggessero. Solo allora, si rese conto di non avere più in mano la bacchetta.
L'aveva persa durante la caduta, quando aveva mantenuto con la mano la testa del
piccolo.
Non
c'era tempo, però, per pensare anche alla sua arma. Ricordò di avere anche una
spada che le pendeva da un fianco. La sguainò velocemente e si fece spazio
sperando ardentemente di non venir attaccata da qualche incantesimo. In caso
contrario per lei sarebbe stata la fine.
Per
fortuna riuscì a raggiungere il vicolo nascosto. Ignorò il cappuccio che le si
era sfilato e ora la infastidiva strozzandole il collo con il suo peso. Se
l'avessero vista, allora avrebbe potuto spaventarli anche con il suo sguardo.
E
così accadde forse, quando all'improvviso, la figura ammantata di un
Mangiamorte riempì l'entrata del vicolo. Ginny notò la sua ombra riflessa
davanti a lei e si voltò di scatto rabbiosa.
Sapeva
che non avrebbe potuto sostenere un combattimento senza la sua bacchetta, per
questo aveva anche deciso di non tornare sul campo di battaglia, ma impugnò
comunque la spada in modo ancora più saldo e la puntò contro il nemico, che la
fissava in silenzio.
"Avanti,
che stai aspettando!!!" urlò furiosa la ragazza, incurante dei capelli
rossi incollati al viso per il sudore e l'aria stravolta che le deformava la
faccia. "Sappi che non mi tiro indietro!!!"
Il
Mangiamorte, però, dopo le sue parole, preferì risparmiarla e andare via,
lasciandola lì, ancora con la spada rivolta all'entrata del vicolo.
Possibile
che avesse fatto così paura?
Emise
un lungo e profondo respiro, e si accasciò senza forze per terra, quando si
rese conto di essere ancora viva. Il bambino, che fino a quel momento si era
accoccolato piangente dietro un bidone dell'immondizia, si avvicinò a lei.
"Dov'è
la mia mamma?" chiese con gli occhi lucidi e arrossati.
Ginny
lo abbracciò dolcemente e gli sorrise. "La mamma è andata in un bel posto
piccolo... ora stai un po' con me..."
*
* *
La
battaglia così com'era iniziata era anche finita. Il risultato fu quasi di
parità, visto che furono quasi nulle le perdite di entrambi gli schieramenti.
Questo perché negli ultimi tempi entrambe le fazioni erano diventate molto più
forti.
Era
quella l'idea squallida che demoralizzava tutti quanti, il fatto che non si
giungesse mai ad un punto di approdo, e che nonostante ci fossero diversi
combattimenti, la situazione non cambiasse mai. Erano anni che continuavano
così, cinque per la precisione, cioé da quando era iniziata la Seconda Guerra.
Gli
unici che ci rimettevano erano i Babbani che venivano coinvolti nelle loro
battaglie e i pochi maghi che si trovavano in giro quando accadeva.
Questo
perché Voldemort aveva deciso che bisognasse eliminare tutti i Babbani,
dato che ormai trovava noioso uccidere i maghi. Preferiva giocare con le vite di
ignari esseri umani che mai fino a quel momento avevano conosciuto quel male
così orribile e terrificante che loro combattevano da così tanto tempo.
Ginny
non aveva esitato a scegliere cosa diventare, quando durante il suo quarto anno
aveva combattuto contro alcuni Mangiamorte assieme ai suoi compagni al Ministero
della Magia... quando Sirius...
Da
allora, anche contro i timori della sua famiglia e di suo fratello, si era
prefissa la sua meta e il quinto anno ne aveva parlato alla professoressa
McGranitt e aveva scelto i corsi che le avrebbero permesso di diventare
un'Auror.
Si
trovava nell'Infermeria della base, quando si era messa a pensare al suo
passato. La stanza bianca e asettica pullulava di colleghi che venivano medicati
per le numerose ferite della battaglia. Pochi erano quelli gravi, e tra loro a
lei era stato ordinato di restare a letto, a causa del forte colpo preso per
quell'incantesimo che l'aveva beccata dietro le spalle.
"Ehi,
Ginny, come ti senti?" le aveva chiesto Harry, avvicinandosi e dandole una
leggera pacca sulla spalla. Lui era stato ferito ad un braccio, che gli era
stato medicato con una strana lozione maleodorante e di un colore che ricordava
una palude.
"Prima
che ti avvicinassi, molto meglio..." si lamentò lei, tappandosi il naso
con due dita per quell'odore insopportabile.
Harry,
la guardò imbarazzato. "Ops... scusa... era per questo che tutti mi
evitavano..." constatò, deluso, guardandosi poi la ferita.
"Lascia
stare, cercherò di resistere!" lo esortò lei, sorridendogli. Harry Potter
era un buon amico. Ricordava ancora con un sorriso nostalgico la cotta che aveva
avuto per lui nei primi anni in cui aveva frequentato Hogwarts. Ma adesso lo
considerava proprio come un fratello maggiore. E lui non era da meno.
"Appena
ti senti un po' meglio, dobbiamo stilare il rapporto sull'attacco. Mi hanno
detto che sei stata tu a lanciare l'avviso..." iniziò lui, sedendosi sulla
sedia che costeggiava il letto di Ginny.
La
ragazza annuì. "Se vuoi possiamo farlo anche adesso. Sono solo stanca, ma
qui a letto posso sempre parlare!" propose lei, sorridente.
Harry
ricambiò il sorriso. "Perfetto, Ginny..." ma il loro lavoro non
iniziò mai, perché una furia mora, molto poco femminile, interruppe il
discorso e si tuffò sul letto in cui era distesa la rossa.
"Ginny,
Ginny, come stai!!!" urlò la voce della della ragazza che li aveva
interrotti. "Mi hanno detto che hai perso la bacchetta, sei tutta
intera!?!?!?" continuò parlando tutto d'un fiato con un tono di voce
esagitato.
La
rossa le posò una mano sulla spalla tentando di calmarla. "Tranquilla Zoe,
va tutto bene! Sono solo un po' acciaccata..."
La
ragazza si portò una mano sul petto e sospirò molto più sollevata. "Meno
male, ho temuto per te... se lo avessi saputo in quel momento mi sarei liberata
prima di quei cinque Mangiamorte e ti avrei aiutato..." si lamentò con
aria delusa.
Sembrò
però, che solo in quel momento si fosse resa conto che al suo fianco qualcuno
stava ridendo. Si voltò di scatto e per poco non fece un balzo sul letto che
seguiva quello di Ginny, quando si accorse di avere Harry a pochi centimetri di
distanza.
"Oddio!!!"
esclamò arrossendo all'improvviso e scendendo dal letto. "C-credo che
andrò a vedere come stanno gli altri..." farfugliò, allontanandosi con
passo spedito e incespicando in un carrello che si rovesciò causando un gran
rumore e un accorrere di infermiere per rimettere a posto.
Ginny
si portò una mano alla bocca per nascondere una risata argentina, mentre Harry
osservava interdetto la ragazza che si allontanava.
"Ma...
cosa le prende, ogni volta?" chiese confuso il ragazzo, mentre Ginny lo
guardava sorpresa.
"Non
è possibile, non so chi dei due sia più simile ad un Troll, tra te e mio
fratello!" esclamò stupefatta.
Harry
non comprese le sue parole, perciò Ginny preferì lasciar perdere.
La
sua amica Zoe Del Vecchio, era italiana, aveva la sua stessa età, ed era
entrata nel corpo degli Auror assieme a Ginny. Erano diventate subito delle
grandi amiche, soprattutto grazie alla vitalità e alla vivacità della ragazza,
che riusciva ad infondere allegria a chiunque. Era anche molto coraggiosa e
decisamente mascolina. Insomma una piccola furia dalla capigliatura castana e
dagli occhi di un azzurro così intenso che davano l'idea di un cielo limpido e
sereno.
L'unico
segno di femminilità che Ginny aveva visto in quella ragazza, era stato quando
lei si era innamorata persa di Harry, cioè da quando lo aveva visto per la
prima volta. Il fatto era che Zoe ogni volta che si trovava davanti il ragazzo,
perdeva completamente tutte le facoltà mentali di cui disponeva, e finiva col
combinare disastri come quella volta e scappare via.
Harry
ancora non aveva compreso il comportamento della ragazza, nonostante i suoi
amici tentassero di farglielo capire... persino Ron se ne era accorto! Ma il
moretto, nonostante la trovasse molto carina e simpatica non aveva mai dato
segno di un vero interesse nei suoi confronti, tanto più che la conosceva poco,
visto che Zoe scappava via ogni volta che capitava l'occasione.
Harry
si alzò all'improvviso, notando l'arrivo del comandante. Questi, impose il suo
silenzio nell'intera Infermeria, non appena mise piede in essa. Tutti gli Auror
presenti, infatti, volevano sapere cosa fosse successo e se c'erano delle
novità.
"Avete
fatto proprio un buon lavoro, ragazzi!" esordì l'uomo sorridendo. "Ma
purtroppo nemmeno questa volta siamo riusciti ad avere un buon risultato... come
noi, anche loro sono diventati molto più potenti, perciò non è stato semplice
sconfiggerli questa volta! Mi voglio però congratularmi con voi per il lavoro
che avete svolto, infatti è grazie a voi se la maggior parte dei Babbani ora
sono ancora in vita!"
Nella
sala riecheggiò un applauso unanime, a cui si unì lo stesso comandante. Questi
iniziò a percorrere le corsie soffermandosi ad ogni letto.
Era
un'usanza ormai, che si protraeva da quando era stata fondata quella base. Il
Comandante Robert Gladstone, questo era il suo nome, aveva la fama di essere un
grande combattente, nonostante per l'età si fosse ritirato da alcuni anni.
Aveva però, deciso di guidare le forze degli Auror dell'Ordine della Fenice,
perché era ancora un uomo particolarmente scaltro e sapeva bene quello che
voleva dalle sue truppe. Sapeva inventare strategie imbattibili a tempo di
record e queste spesso si erano rivelate affidabili e avevano avuto sempre un
gran successo.
Eppure
dall'aspetto non si riusciva ad immaginarlo un intrepido combattente della Prima
Guerra. Aveva degli occhi azzurri e una barba grigia che gli davano l'aria di un
Babbo Natale, non ancora troppo in là con gli anni. Aveva molto a cuore i suoi
giovani Auror e non smetteva mai di dimostrarlo. E quella visita dopo la
battaglia era un modo di questi.
"Ho
capito..." sospirò Harry rassegnato. "Lo compileremo dopo il
rapporto..."
Fece
per alzarsi, ma all'improvviso a Ginny venne in mente il piccolo Babbano che
aveva portato in salvo. "Aspetta Harry!" lo richiamò. "Come sta
quel bambino che ho salvato?" chiese fiduciosa.
Harry
sorrise. "Sta bene... se solo non avesse perso la madre..." concluse
amaramente. "E' stato Lucius Malfoy ad ucciderla, Jason e Margaret lo hanno
visto mentre si toglieva il cappuccio prima di ucciderla..."
Ginny
rimase in silenzio e attese che Harry la salutasse e si allontanasse dal suo
letto.
Avvertì
una rabbia amara salirle in corpo, e strinse con furia il lenzuolo che aveva tra
le mani. Era furente, non aveva mai provato tanto odio per quell'uomo come in
quel momento... o forse no...
Come
sempre negli ultimi cinque anni, si trovò ad associare quell'uomo a suo
figlio... era vero, anche allora lo aveva odiato, quando aveva rovinato la vita
al suo erede.
E
allora ripensava a quando la sua vita era stata sconvolta completamente...
Allora,
per chi è arrivato alla fine di questo capitolo, vorrei che sapesse alcune cose
importanti: 1) questa storia mi è
venuta in mente all'improvviso, e siccome se non scrivo quanto prima quello
immagino, rischio di impazzire, spero che i lettori (e mi rivolgo in particolare
a quelli che già conoscono l'altra mia storia su Harry Potter) non se la
prendano a male. 2) Avevo pensato di farne una One-shot, ma dato che mi
sono venute in mente delle altre idee, ho pensato di continuarla. Nel prossimo
capitolo, potremmo scoprire cosa si cela nel passato di Ginny e sapere delle
cose molto importanti. 3) (e questa è la parte più importante),perciò
se volete sapere come continua fatemelo sapere, magari con qualche bella
recensione (non siate tirchi!^^). Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate e
se vi piace oppure no. Io aspetto i vostri commenti impaziente, mentre curo gli
ultimi dettagli del secondo capitolo (che ho già finito... eh eh^^).
MI
RACCOMANDO, COMMENTATE, GENTE, COMMENTATE!!!
Un bacio a tutti, Ryta Holmes
Titolo del prossimo capitolo "Ripensando
a te..." (sempre se vi va...^^)
La
gita che veniva organizzata ad Hogsmeade era un evento che per Ginny avevo lo
stesso effetto del Natale. E nonostante avesse già i suoi sedici anni, si
entusiasmava come una bambina quando passeggiava per i negozi del paese e faceva
scorpacciate di caramelle a Mielandia.
In
quei tre anni, da quando cioè aveva iniziato ad andare ad Hogsmeade, aveva
imparato a conoscere ogni più remota viuzza di quel piccolo villaggio magico, e
semplicemente lo adorava.
Quella
volta passeggiava con le sue amiche, quando queste decisero di andare ai 'Tre
Manici di Scopa' per un boccale di Burrobirra. Ma Ginny era contraria.
Era
la loro ultima gita, prima della fine della scuola, e non voleva assolutamente
trascorrerla chiusa in quel pub, soprattutto con quella meravigliosa giornata
estiva!
No
no, lei avrebbe preferito molto di più andarsene a spasso da sola piuttosto che
seguire le sue amiche. Fu così che le salutò e iniziò a passeggiare solitaria
per le vie de villaggio. Adesso che ci pensava era molto più divertente, senza
dove dare conto alle sue compagne su dove andare o cosa fare.
Fu
forse per caso o per destino che si ritrovò ad osservare la famosa Stamberga
Strillante, che si stagliava in cima alla piccola collina appena fuori
Hogsmeade, dove le abitazioni si andavano diradando e la campagna regnava
sovrana.
Da
sempre quella casupola disabitata era evitata da tutti, perché si pensava che
vi abitassero dei terribili e violenti fantasmi, ma Ginny sapeva bene che in
realtà nessun fantasma aveva mai abitato quell'edificio, ma solo un Lupo
Mannaro, e diversi anni prima, quando cioè il loro ex-professore di Difesa
Contro le Arti Oscure, Remus Lupin, aveva frequentato Hogwarts come studente.
Era
ferma lì ad osservarla, quando sentì chiaramente la voce sgradevole che allora
più detestava... quella di Draco Malfoy.
"Cos'è
Weasley, ti fa paura, quella casetta?" provocò il biondino, mentre un
sorriso sardonico gli dipingeva il volto magro e pallido.
Ginny
non sopportava di dover parlare con un simile individuo, ma quella volta non
riuscì a resistere al fatto che fosse in vantaggio su una cosa che lui
non poteva sapere.
Si
voltò cercando di assumere l'espressione più decisa possibile. "A me no...
e a te, Malfoy?" chiese con lo stesso tono provocatorio.
Draco
Malfoy, evidentemente si aspettava una reazione molto diversa da parte della
ragazza, perché nei suoi occhi comparve un briciolo di sorpresa, prima di
svanire in quel modo di fare superbo e tronfio.
Ginny
si compiacque di averlo notato. Lei ormai non era più quella ragazzina timida e
impacciata che non era in grado di rispondere alla domanda di uno sconosciuto.
Adesso era cresciuta ed era diventata molto più forte, e le esperienze degli
ultimi due anni le erano servite molto.
Non
era da tutti entrare in un gruppo di studi clandestino, dopotutto!
"Tsk,
e sono domande da fare? In quella casa non c'è niente, altro che
fantasmi!" esclamò lui sicuro.
"Ne
sei convinto?" chiese ancora la rossa, piacevolmente divertita dal fatto
che una volta tanto fosse lei a tenerlo in pugno.
Malfoy
parve risentito da quella domanda. Aggrottò le sopracciglia e assunse un'aria
autoritaria.
"Cosa
osi insinuare, stracciona! Hai dimenticato forse con chi stai parlando?!"
Ginny
scosse la testa decisa. "Lo so, è per questo che te l'ho chiesto! Tu ci
entreresti là dentro?" chiese poi facendo ben attenzione ad osservare la
reazione del ragazzo.
Questi,
infatti, rimase turbato da quella domanda, ma solo per pochi istanti, perché
immediatamente dopo si ricompose e gonfiò il petto con fare deciso. "Mi
sembra ovvio... ma perché non lo fai tu invece?"
Ginny
sorrise. "D'accordo, ti propongo di entrare assieme, o hai paura di
farlo?"
Draco
la guardò furioso. "Tu stai scherzando col fuoco ragazzina, ti conviene
andare a chiedere aiuto a San Potter o a Lenticchia, oppure a quella Mezzosangue
della Granger!" insultò lui.
Ginny
non si scompose e lo guardò seria. "Puoi continuare anche a sfottere i
miei amici, però non vedo che sei entrato..." affermò convinta.
Draco
Malfoy ormai era in trappola. Il suo orgoglio non avrebbe mai potuto permettere
a quella sciocca ragazzina di vincere, perciò, con fare prepotente e scocciato,
calciò la porta tarlata che per poco non si smontò completamente dai cardini
ed entrò nella Stamberga.
Ginny
lo seguì come aveva promesso e cercò di fare attenzione ai movimenti del
ragazzo, ridendo sotto i baffi per l'aria non molto decisa che adesso
accompagnava il biondino.
"Ti
sto avvisando, Weasley, qualsiasi cosa ci sia qui dentro, se la vedrà con
te!" esclamò lui, guardandosi intorno con circospezione.
Ma
in quella casetta cadente non vi era nulla che non fosse aria muffita e utensili
rotti qua e là per terra. Ma di questo ne era al corrente solo Ginny.
Percorsero
quello che a prima vista sembrava l'ingresso dell'abitazione. La poca luce dei
limpidi raggi di sole, filtrava attraverso le travi sconnesse, e permetteva,
seppur con difficoltà, di fare attenzione a non inciampare nei buchi o nel
pavimento dove era sollevato.
"Tsk!
Lo immaginavo... qui dentro non c'è un bel niente!" esclamò lui
all'improvviso, dopo che ebbero girovagato tra le poche stanze al pian terreno.
Ginny
rimase in silenzio. Ormai non poteva più provocarlo come aveva fatto prima e
quel piccolo momento di potere era già svanito come fumo. Quell'odioso ragazzo,
aveva ora assunto un'aria così sicura di sé e presuntuosa, che il disprezzo
della rossa crebbe come non mai.
"Lo
sospettavo..." aggiunse però per non essere da meno col biondino. "Io
me ne vado, non c'è gusto qui dentro!" esclamò.
Fece
per voltarsi e percorrere la strada inversa, ma non riuscì a concludere il suo
proposito.
"Ehi,
Weasley, dove stai andando?!" le chiese lui.
Ginny
avrebbe voluto molto volentieri rispondergli a tono, magari puntando sul fatto
che andasse a fare qualcosa di meglio di stare con lui. Avrebbe sicuramente
fatto così se uno strano cigolio, non avesse interrotto la loro 'conversazione'.
Un cigolio che proveniva dalla stanza adiacente a quella in cui si trovavano.
"Cos'è
stato?" chiese d'istinto Ginny, fissando negli occhi Malfoy.
"E
cosa vuoi che ne sappia, io?" esclamò bruscamente l'altro.
E'
strano come a volte, nonostante si sia convinti che qualcosa di pericoloso è
nelle vicinanze, le persone diano più adito alla curiosità, che alla coscienza
che intima di scappare via e di dimenticare tutto.
Così
entrambi i ragazzi, si ritrovarono a scrutare con interesse, misto a timore, la
stanza da cui era partito il rumore. Forse era stato un cigolio, forse qualche
animale, o forse qualcosa che Ginny non aveva assolutamente previsto.
Eppure
si addentrarono nella camera guardandosi intorno e apparentemente ignari l'uno
dell'altra, solo presi dalla loro avidità di sapere.
Ancora
un cigolio, adesso molto più forte. Ginny per paura si ritrasse al centro della
stanza, dove incontrò con la sua testa, le spalle molto più alte di Draco.
Accadde
in un attimo. La rossa si voltò imbarazzata, accorgendosi solo in quel momento
di chi ci fosse con lei, e lui si preparò a pronunciare qualche sgradevolezza
con la sua bocca.
Ma
niente diventa fattibile, quando all'improvviso, si avverte il terreno sotto i
propri piedi, cedere, e quella terribile sensazione di vuoto, quando si sta per
precipitare.
Erano
caduti, crollati per la precisione, e non sapevano nemmeno loro, dove. Malfoy
sospinse bruscamente e con fare poco gentile, il dolce peso di Ginny che le era
finito addosso.
"Cosa
pensi di fare, stracciona!!" esclamò, ignorando la ragazza che a causa del
suo gesto era rotolata malamente poco più in là, e alzandosi in piedi per
riprendere il nobile e fiero aspetto di sempre.
Ginny
era furiosa. "Sai non mi è possibile fare molto quando si ha a che fare
con la forza di gravità!" ribatté prontamente, massaggiandosi la gamba su
cui era caduta, e provando a rialzarsi in piedi.
Draco
la ignorò. "Dove diavolo siamo finiti?" chiese scocciato, prendendo
la sua bacchetta dal mantello nero e facendo un po' di luce con un incantesimo.
La
ragazza fece altrettanto e si guardò intorno. "Sarà la cantina..."
ipotizzò, notando delle casse in legno ormai marcite e le pareti scavate nella
roccia.
"Beh,
troviamo un modo per uscire al più presto, questo posto fa schifo!" si
lamentò lui, iniziando ad esplorare la 'cantina'.
Ginny
sbuffò, assumendo sul volto un sorriso sarcastico. "Sarà difficile,
Malfoy... guarda un po' lì..." e mentre il ragazzo la guardava, lei
indicò con la luce che proveniva dalla bacchetta, quella che sembrava essere
una botola, soltanto che era a più di dieci metri di altezza. A terra poi, i
resti di una scala tarlata e marcita, ormai inutilizzabile.
"Maledizione!"
esclamò lui furente. "Maledizione a te, e a quando ti ho dato retta!!! Sai
solo portare guai!"
Ginny
si risentì parecchio per le sue parole, tanto che non esitò a mostrare il suo
bel caratterino, nonostante lui fosse un Malfoy, e quindi un tipo pericoloso per
natura. "Senti un po', Malfoy!" iniziò puntandogli il dito contro il
petto. "Per tua informazione, nemmeno a me fa piacere ritrovarmi in queste
condizioni, con te! Perciò vedi di collaborare, invece di lamentarti e
troviamo un modo di uscire da questo postaccio!!!"
Draco
non si scompose, anzi le riservò un ghigno poco gentile. "E io, dovrei
aiutare una stracciona babbanofila come te?" chiese sprezzante.
Le
mani di Ginny prudevano fastidiosamente. Se la sua mente non le avesse ricordato
in ogni momento che si trovava in un posto senza vie d'uscita con un tipo come
quello, lo avrebbe sicuramente picchiato seduta stante! Ma per fortuna riuscì a
dare retta alla ragione e si voltò, dandogli le spalle e cercando di calmarsi
con profondi respiri.
Poi
si rivolse a lui con una voce il più fredda possibile. "Se non vuoi
aiutarmi, allora puoi restare qui quanto vuoi..."
Non
seppe poi come reagì il biondino, perché fu più presa dal trovare un modo per
uscire da quella situazione. Si guardò intorno e gironzolò per la cantina, ma
sembrava che quella botola fosse l'unica via d'uscita. Solo che era
irraggiungibile, anche con un incantesimo di Levitazione.
Solo
dopo che emise un sospiro demoralizzata, si accorse che invece di collaborare,
il biondino si era seduto davanti ad una colonna di pietra e si era messo ad
osservarla.
"E'
inutile che ti sforzi tanto, Weasley, non ci rimane che aspettare che arrivi
qualcuno..." disse lui, con un odiosissimo sorriso sarcastico sul volto.
Ginny
avrebbe voluto strozzarlo, ma alla fine si rese conto che in fondo aveva
ragione. In ogni cosa non potevano fare altro che sperare in un colpo di
fortuna, visto che da lì, non si poteva nemmeno chiamare aiuto.
Ma
adesso che fare con Malfoy in quel posto?
Per
dieci buoni minuti, il silenzio regnò teso e imbarazzante nel buio della
cantina, poi Ginny pensò bene che fosse il caso di provare a fare luce con
qualcosa. Scorse delle torce spente da chissà quanto tempo, appese ai muri che
circondavano la cantina, e pronunciato un incantesimo per far apparire un 'Fuoco
Fatuo', illuminò a dovere la stanza.
Immediatamente
dopo, però, le venne da pensare che così la situazione era peggiorata, perché
se prima potevano anche incrociare i loro sguardi senza essere visti, ora ogni
volta che uno guardava l'altra o viceversa, la tensione aumentava ancora di
più.
Alla
fine fu lui a rompere quel silenzio. "Perché Sfregiato non fa una cosa
giusta, una volta tanto, e ti viene a cercare?" chiese con fare
strascicato, calcando molto il tono di voce sul ridicolo nomignolo che aveva
usato.
"Harry
non può pensare a me in ogni momento, non è la mia balia!" lo rimbeccò
lei, risentita.
Malfoy
inarcò un sopracciglio con fare saccente. "E perché no? Dopotutto non gli
vai dietro come un cagnolino?" domandò sarcastico.
Ginny
si innervosì ancora di più, ma sapeva bene come comportarsi con quel tipo.
"Aggiorna le tue battute, Malfoy! Sono anni ormai che considero Harry come
un fratello!"
Draco
non si arrese e le sorrise con fare dispettoso. "Ah, dimenticavo, adesso tu
stai con quell'altro sfigato di... non mi ricordo nemmeno come si chiama!"
scherzò malignamente lui.
"Se
stai parlando di Dean Thomas, arrivi tardi..." rispose acida, guardandolo
disgustata.
Draco
Malfoy sorrise pungente. "Non ti facevo così, spezza cuori,
Weasley..." la canzonò.
"Tsk!
Ci sono tante cose che non sai di me!" ribatté lei con fare superiore.
"Beh
per lo meno sei un pochino meglio di quell'idiota di tuo fratello!"
esclamò il biondino incrociando le braccia al petto e guardandosi intorno.
"Cos'è,
devo prenderlo per un complimento?" chiese lei fredda.
"Ma
figuriamoci!" rispose immediatamente il ragazzo, come se la rossa avesse
detto una cosa blasfema.
"Piuttosto,
perché tu non sei accompagnato dai tuoi gorilla, oggi? Si sarebbero dimostrati
utili, una volta tanto..." iniziò un nuovo discorso lei. Era stufa di
essere l'argomento della loro conversazione.
Draco
sbuffò scocciato e per un attimo sul suo viso bianco comparve un'espressione di
disgusto. "E' solo che non sopporto di vederli mentre si ingozzano in un
pub!" spiegò.
Ginny
cercò di immaginarli mentre fanno un festino con una montagna di cosa da
mangiare sul tavolo della 'Testa di Porco' e provò anche lei un moto di
ribrezzo. Poi le venne istintivamente da sorridere.
"Allora
siamo qui per lo stesso motivo..." mormorò.
Draco,
nonostante l'avesse udita benissimo, non le disse nulla, e il silenzio ripiombò
inesorabile tra di loro. Ginny ne approfittò per rilassarsi sedendosi e
poggiando la schiena contro il muro, di fronte al ragazzo.
Per
diverso tempo, che alla rossa parve un'eternità, non si scambiarono più una
parola e preferirono cullarsi in quel silenzio e nel loro mutismo. Dopotutto
erano due nemici, come potevano pensare di conversare tra di loro, come se
niente fosse?
Ma
come sempre, quando Ginny cercava di mostrarsi più forte, il brontolio
piuttosto intenso del suo stomaco, le fece crollare ogni barriera. Si
demoralizzò completamente, quando Draco alzò lo sguardo, avendola sentita
chiaramente e le rivolse un ghigno pungente.
"Cos'è,
hai fame Weasley?" le chiese come di solito si fa ai bambini. Ginny
maledisse il suo stomaco e controllò l'orologio prima di rispondergli.
"Sai,
di solito, a quest'ora, tutti hanno fame!" ribatté acida, mostrando il
quadrante che segnava le nove di sera. L'ora di cena era passata da un pezzo e
sicuramente tutti erano rientrati a scuola... chissà se si erano accorti della
sua assenza...
"Non
conosci un incantesimo che trasformi questo ciarpame in cibo?" chiese
ancora Draco, mostrando tutti gli utensili rotti e semi consumati che giacevano
in ogni dove nella stanza.
"Non
che non lo conosco!" esclamò scocciata lei, rifiutandosi anche di guardare
quella robaccia per terra.
Malfoy
inarcò un sopracciglio e sorrise con malignità. "Già dimenticavo! Se la
tua famiglia sapesse fare incantesimi del genere, a quest'ora non patirebbe la
fame!" la derise.
Questa
volta aveva superato veramente il limite, pensò furiosa Ginny, prima di
attaccarlo con foga. Si alzò in piedi di scatto e a grandi passi, accorciò la
distanza che li separava.
"Senti
un po', razza di idiota maleducato!!!" esordì indignata e rabbiosa. Si
piegò in avanti verso di lui e gli mostrò la sua faccia più nera e
minacciosa. "Se vuoi saperlo a casa mia, non abbiamo mai patito la fame,
anzi, si mangia anche troppo bene!!! E poi devi smetterla di chiamarmi
stracciona, perché se forse mi manca la divisa nuova di zecca o la borsa
firmata, almeno sono ricca dentro, non ho un animo sterile e incapace di provare
sentimenti come il tuo!!! Io le apprezzo molto di più le cose, senza parlare
che i miei genitori preferiscono regalarmi amore, piuttosto che qualche biscotto
come fanno con te!!!" concluse ormai al culmine della rabbia.
Sapeva
bene, che lui le avrebbe risposto a tono, che avrebbe sbuffato in tono
provocatorio e le avrebbe detto che essere ricchi dentro era solo una
sciocchezza e che quelle parole erano solo un modo per celare l'invidia che
provava per lui... ma così non fu.
Draco
Malfoy, con grande sorpresa di Ginny, reagì in maniera inaspettata. "Come
ti permetti di dirmi come mi trattano i miei genitori!!!" esordì
avvicinando il suo viso a quello di lei e mostrandogli i suoi occhi di ghiaccio,
carichi di odio. "Tu non sai nulla di me e della mia famiglia!!! Perciò
non ti azzardare a metterla in mezzo ancora, se vuoi uscire di qui, viva,
stupida ragazzina sputa-sentenze!!!"
Se
le sue parole avrebbero dovuto suonare come minacce nelle orecchie di Ginny, lei
non se ne curò, tanta era la rabbia che le ardeva nell'animo. "Se credi di
farmi paura, ti sbagli di grosso! Se io sputo sentenze come dici te, è solo
perché noto come ti comporti tu, con me e con tutti!!! Tu sei un bambino
viziato, che vuole ogni cosa subito e non accetta consigli, se una testa di
legno e non te ne sbatte niente di tutto quello che non riguarda te!!! Ai miei
occhi sei solo questo, un essere disgustoso!!!"
Draco
Malfoy le rivolse un sorriso sarcastico, ma che suscitava più l'idea di
amarezza che di malignità. "E tu sei convinta di conoscermi? Lo dico e lo
ripeto, Weasley, tu non sai un cazzo di me!" concluse con un tono di voce
molto più basso, rispetto a prima.
Ginny
fu colpita da quel tono di voce che non aveva niente di presuntuoso o di
arrogante come era sempre stato, tanto che la rabbia la abbandonò di colpo e al
suo posto lasciò una strana traccia di curiosità.
"Che
intendi dire?" chiese senza pensarci.
Ma
per Draco Malfoy, la questione era ormai chiusa, perciò volgendo lo sguardo in
un'altra direzione e forse cercandosi una posizione più comoda, ignorò la sua
domanda.
"Non
voglio più ascoltarti! E' tardi Weasley, buonanotte!" disse secco.
La
rossa rimase un po' interdetta. "Ma... aspetta un attimo..."
"No,
non aspetto niente, buonanotte, Weasley!" la interruppe, marcando la
voce in quello che sembrava più un comando che un augurio. Dopo di che prese la
sua bacchetta e spense tutte le fiaccole che la ragazza aveva acceso.
Ginny
decise di arrendersi: non era mai stati semplice combattere contro quel tipo,
dopotutto. Cercando di non cadere per terra, mentre raggiungeva l'altro lato
della parete, pensava a quella discussione e che forse quel ragazzo nascondesse
ben altro dietro quella maschera di arroganza.
Ma
fu solo per un secondo, finché non le venne in mente che non fosse poi tanto
sicuro dormire tranquillamente nella stessa stanza con un tipo come lui.
"Mi
posso fidare? Non è che mi fai qualche scherzetto, vero?" chiese, ma non
ottenne risposta. Al contrario nel buio della cantina avvertì chiaramente il
respiro regolare del ragazzo, segno che aveva già preso sonno.
Che
velocità, pensò, prima di accucciarsi anche lei come meglio poteva, dopo aver
trasfigurato un sasso in una copertina, e di addormentarsi...
Il
mattino dopo, prima che aprisse gli occhi e facesse mente locale su dove si
trovasse, un piccolo e fastidioso raggio di sole le illuminò il viso. Nella sua
mente ancora assonnata, credette di essere nel suo dormitorio ad Hogwarts e che
qualche raggio fosse sfuggito alle pesanti tende del baldacchino. Ma quando
provò a spostarsi, il contatto freddo e duro con la pietra la ridestò
immediatamente, facendola quasi sussultare.
"Finalmente
ti sei svegliata, Weasley!" sentì la voce pungente del biondino, prima
ancora di vederlo, e subito ricordò dove si trovava.
Si
stropicciò gli occhi assonnata, cercando di riaprirgli e di svegliarsi
completamente. "Ma da dove viene questo sole?" chiese confusa.
"A
quanto pare sopra la tua testa ci sono delle piccole finestrelle... ma non ci
contare, ci sono delle sbarre spesse come tronchi di albero... è impossibile
uscire di lì."
Ginny
dette un'occhiata alle piccole aperture, dalle quali entrava la luce del sole,
prima di rivolgere il viso deluso verso il ragazzo. Lo vide ancora seduto dove
l'aveva lasciato la sera precedente, e, ma questo fu solo un'impressione, ebbe
come la sensazione che non avesse una bella cera. Sembrava più pallido del
solito.
La
sua espressione invece era sempre la stessa, arrogante e pungente come sempre,
ma di questo Ginny non se ne meravigliò.
"Certo
però, potremmo anche provare a fare qualcosa, invece di starcene con le mani in
mano!" provò la ragazza, decisa. "Non riusciranno mai a trovarci qui,
sta a noi trovare una soluzione! Avanti alzati in piedi e dammi una mano per
raggiungere quelle finestre..." propose avvicinandosi alla luce.
Ma
si rese subito conto che il ragazzo non aveva nessuna intenzione di collaborare.
Questo la fece innervosire di nuovo.
"Allora,
ti vuoi alzare da terra a darmi una mano?" chiese di nuovo, questa volta
con molta meno pazienza.
"No."
rispose secco il ragazzo, quasi ignorandola.
Per
la ragazza quella risposta sembrava un affronto. "Possibile che ti piaccia
stare in questo orribile posto?!?!" esclamò nervosa. "Alza quel culo
da terra se non vuoi rimanere qui a vita!!!"
"Ti
ho già detto di no!" rispose lui tranquillo.
"Ti
ho detto di alzarti in piedi!!!" urlò alla fine Ginny, avvicinandosi a lui
a grandi passi, proprio come aveva fatto la sera precedente.
"Non
osare ordinarmi, ti ho detto di no!!!" ruggì ancora lui, facendo risuonare la sua voce
furiosa tra quelle quattro squallide mura.
Ginny
rimase senza parole. Era convinta che quel ragazzo si comportasse così solo per
dispetto e cercasse di provocarla per i suoi stupidi divertimenti e questo le
causava una grande rabbia, tanto che per l'ennesima volta ebbe il forte impulso
di alzargli le mani.
Ma
se in precedenza era stata la ragione a fermarla, quella volta fu un piccolo
particolare che evitò ancora una volta che lei compisse un gesto così stupido.
Notò
qualcosa che era convinta non ci fosse quando la sera prima aveva ispezionato la
cantina in cerca di una via d'uscita. Sul muro, alle spalle del biondino, c'era
una strana macchia rossa, che brillava alla fioca luce che entrava dalle spesse
grate poste sul soffitto.
Ginny
scordò di colpo la rabbia che aveva in corpo e guardò confusa il muro,
avvicinandosi lentamente. Un pensiero le balenò in testa... sangue?
"Che
cos'è quello, Malfoy..." chiese indicando il punto in cui la macchia era
più visibile.
Il
ragazzo fece finta di niente e nemmeno degnò di uno sguardo quel muro sporco.
"Niente..." rispose in modo poco convincente.
"Ma
è sangue?" chiese imperterrita la ragazza, ora avvertendo una leggera
preoccupazione.
Draco
la guardò con fare ironico, sorridendo sarcasticamente ma con difficoltà.
"No, guarda, è vernice! Sai, mentre dormivi non avevo niente da fare e ho
pensato di rendere più accogliente questo posto!" esclamò con un tono di
voce esasperato.
Ginny
fece una smorfia di disappunto. "Stupido, era solo per chiedere! E poi tu
stesso mi hai detto che non era niente!" si lamentò avvicinandosi a lui e
sedendosi sui talloni. "Fa vedere..." gli disse poi, posandogli una
mano sulla spalla.
Malfoy
obbedì senza fiatare e sporse in avanti il busto per permettere a Ginny di
aiutarlo... strano da uno come lui, pensò in quel momento la ragazza. Ma subito
dopo i suoi pensieri furono tutti rivolti allo stato in cui si trovava il
ragazzo.
Dietro
di lui, per terra e sul muro, la macchia di sangue era ancora più estesa,
causata da un profondo e inquietante taglio sul fianco dal quale il plasma
sembrava non voler smettere di uscire.
Ginny
fissò la ferita sconvolta. "Ma da quanto tempo sei in queste
condizioni!?" chiese atterrita.
"Da
quando mi sei caduta addosso ieri!" esordì lui con un tono che forse
voleva sembrare maligno, ma che in realtà si dimostrò stanco e insofferente.
La
ragazza avvertì una strana sensazione all'interno del suo stomaco. Ricordava
perfettamente il momento in cui era caduta su di lui, e quando si era resa conto
di aver battuto la testa su qualcosa di morbido e non sul sasso appuntito che si
era trovata davanti agli occhi quando li aveva riaperti.
Fu
difficile ammetterlo, ma si rassegnò alla realtà: Draco Malfoy le aveva
salvato la vita.
Un
moto di gratitudine le risalì subito dopo quel pensiero, ma lei lo soffocò
cercando di ricordare che era stata solo una coincidenza e che mai quel ragazzo
tanto odioso avrebbe fatto un gesto simile.
O
si sbagliava?
"Allora,
che hai intenzione di fare? Stare a guardarmi per tutto il giorno?" il
biondo Serpeverde interruppe bruscamente i suoi pensieri e la riportò alla
realtà.
"No...
no..." rispose lei agitata. "Vediamo se riesco a fermare
l'emorragia..." propose senza pensare più a chi aveva davanti.
Per
prima cosa gli slacciò il mantello già inzuppato di sangue e con quello cercò
di ripulire un po' quello che si trovava per terra e sul muro, quindi prese la
sua bacchetta ed evocò delle bende per potergli fermare con un o' di pressione
il flusso di sangue.
Mentre
lei gli attorcigliava intorno alla vita nuda le bende con forza, si accorse che
Draco non si azzardò a dirle una parola, e anzi sul suo volto era percepibile
un velo sottile di sofferenza.
"S-stai
bene?" chiese d'impulso Ginny, ancora impegnata in quell'atto.
"Come
pensi che stia..." ribatté lui stizzito per quella domanda inutile.
"Scusa..."
mormorò lei di rimando. Era come se non riuscisse più ad arrabbiarsi con lui,
ora che si trovava in quelle condizioni. Era la prima volta che lo vedeva così
vulnerabile e non aveva mai immaginato che potesse accadere.
Draco
sorrise sarcastico. "Cos'è, adesso non ti arrabbi più, Weasley?" le
chiese.
Ginny
si stupì di quella domanda e ne fece un'altra in risposta. "Perché? Ti
piace così tanto litigare con me?"
"Diciamo
che trovo divertente farti innervosire!" spiegò lui con semplicità, quasi
come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo.
Ginny
non si stupì della risposta, anzi si disse che confermava appieno le sue
teorie. "Hai visto? Ritorniamo sempre sullo stesso punto! Alla fine tu
appari così agli altri, è ovvio che poi ti giudicano male..." si lamentò
con fare saccente, mentre fermava con un nodo la fasciatura.
Draco
la guardò in viso e rivolse un sorriso che aveva più un'aria amara che
pungente. "La sai una cosa?... Forse hai ragione, io sono davvero
così..." constatò, lasciando Ginny di sasso.
La
questione sembrò essersi chiusa lì, perché la ragazza non aprì più la bocca
e Malfoy rivolse il viso davanti, prendendo a fissare un punto imprecisato della
stanza.
Ma
nella mente di Ginny, all'improvviso, nacque una domanda, una voglia di
conoscere un qualcosa di terribile e di proibito. Ignorò la sua coscienza che
le intimava di lasciar perdere, ritenendo più sicuro quel silenzio di ogni sua
parola, e seguì quella brama di conoscenza, quella curiosità che era nata in
lei e che senza una risposta non le avrebbe dato pace.
Fu
così che si ritrovò a dire una cosa che mai pensò sarebbe potuta uscire dalla
sua bocca. "Tu... diventerai un Mangiamorte?"
Seguirono
alcuni attimi di silenzio, nei quali Ginny pensò quasi che lui stesse esitando
o che stesse preparando una risposta negativa, ma dovette ricredersi presto.
"Certo
che lo diventerò!" rispose lui sicuro.
La
ragazza si sorprese di avvertire una punta di delusione in quella risposta, ma
durò appena l'attimo prima che Draco parlasse ancora.
"Devo
diventarlo..."
"D-devi?"
chiese di rimando Ginny, mentre la sua mentre prendeva a girare vorticosamente.
Erano quelle parole calcato con un tono così laconico che la colpirono tanto da
azzardarsi a continuare il discorso.
Non
ottenne risposta a quella domanda però, perché Draco si accostò ansimante al
muro posandosi una mano sulla fronte umida e fredda, segno che le sue condizioni
stavano peggiorando. Ginny iniziò a preoccuparsi, chiunque avesse avuto davanti
in quel momento aveva bisogno del suo aiuto.
Trascurò
le sue lamentele e lo costrinse con dolcezza in una posizione da semi-seduto, dopo
aver trasfigurato il mantello del biondino in un cuscino perché stesse più
comodo. Poi ricordò di avere due Zuccotti di zucca nel suo mantello e insisté
affinché li mangiasse.
"Non
servono a niente due stupide caramelle!" sbottò lui provando a rialzarsi
da terra.
Ginny
lo fermò per le spalle e fece forza, con non poca difficoltà, affinché
restasse in quella posizione. "Stai fermo, Malfoy! E poi dovresti mangiare
qualcosa, visto
che hai perso tutto quel sangue!"
Draco
non obiettò più e addentò quei piccoli dolci con avidità. La ragazza voltò
il viso dalla parte opposta, cercando di non pensare ai morsi della fame che
l'attanagliavano ormai dalla sera precedente.
"Di
meglio non posso fare, Malfoy..." esordì poi dandogli anche la coperta che
aveva usato quella notte, notando che aveva preso a sudare freddo. L'emorragia
non si era fermata del tutto e il corpo del ragazzo ne stava risentendo
parecchio, man mano che il tempo passava.
"Perché
diavolo ti dai tanta pena per me, Weasley? Dopotutto dovresti odiarmi..."
mormorò il biondino dopo alcuni minuti, cercando di usare lo stesso tono di
sempre nonostante sul suo volto si notasse la sofferenza.
"Perché
sei ferito e non mi va di vederti morire dissanguato solo per delle
stupidaggini!" ribatté lei decisa, sedendosi più comodamente, di fianco a
lui.
Draco
le rivolse un ghigno sorpreso. "Stupidaggini? Ne ho dette di terribili
sulla tua famiglia e non mi sembra che tu le abbia sempre prese come 'stupidaggini'!"
esclamò, calcando bene la sua ultima parola con un tono quasi infantile.
Il
volto della ragazza assunse una smorfia di disappunto. "Quando c'è in
gioco la vita, tutte le parole diventano stupidaggini!" sentenziò
convinta, sostenendo il suo sguardo provocatorio.
Draco,
con grande sorpresa della ragazza, sospirò. "Dimmi, Weasley, tu hai già
deciso cosa farai dopo la scuola?" chiese.
La
rossa lo fissò stupita... non si aspettava una domanda del genere, ma rispose
comunque con tranquillità, anche se in mente aveva ancora la risposta che aveva
dato lui alla stessa domanda che aveva fatto lei.
"Sì...
ho deciso che diventerò un'Auror." rivelò con convinzione.
"Appunto,
tu non puoi capire..." affermò lui, rivolgendo lo sguardo da un'altra
parte, stanco di guardarla.Ginny
lo fissò invece, con aria interrogativa.
Malfoy
continuò notando il suo silenzio e prendendolo come una richiesta di
spiegazioni. "Scommetto che la tua famiglia si sarà opposta alla tua
scelta!"
Forse,
nella mente della ragazza, qualcosa stava diventando più chiara. "Già, ma
io non ho ascoltato le loro parole e ho lottato per le mie scelte!"
spiegò, ripensando a quanto aveva discusso con i suoi genitori e con i suoi
fratelli, i quali non volevano che lei rischiasse così tanti pericoli nella
Seconda Guerra.
"E'
proprio per questo che non potrai mai capirmi, lo stesso per cui non mi
conosci!" decretò il biondino subito dopo, guardandola nuovamente negli
occhi.
Ginny
lo fissò turbata. "Mi vorresti dire che non vuoi diventare un
Mangiamorte?!" chiese incredula, pur tuttavia ripensando a quel momento di
esitazione che aveva avuto prima.
Draco
non rispose ma Ginny accolse quel silenzio come una risposta affermativa.
"E perché non ti opponi?" chiese ingenuamente.
Malfoy
scoppiò in una risata lugubre. "Oppormi?! Vuoi diventare Auror e non sai
con chi avrai a che fare quando dovrai combattere contro di Lui? Stai messa
bene, ragazzina!" la schernì con fare realistico.
"Non
ci si può opporre al Signore Oscuro." sentenziò subito dopo, come se
avesse decretato la sua condanna a morte.
"Quindi
ti arrenderai così e diventerai un Mangiamorte solo perché l'ha deciso
qualcun'altro? E la tua volontà in tutto questo dov'è?" ribatté invece
Ginny. Non le importava il fatto che si stesse parlando di Voldemort, trovava
molto più irritante e spaventosa l'inerzia del ragazzo che aveva davanti.
Draco
le rivolse un altro sorriso amaro. "Morirei se la usassi." rispose con
semplicità, provocando nell'animo di Ginny un profondo sconvolgimento.
Che
Malfoy fosse in realtà buono non lo avrebbe creduto nemmeno se lo avesse visto,
ma sapere che in realtà non aveva l'ambizione di diventare uno spietato
assassino e che in pratica ci fosse costretto, la turbava davvero tanto. Lei non
sopportava le persone che si arrendono agli eventi senza fare una propria
scelta, eppure quella volta si trovò spiazzata e un moto di profonda pietà
verso Malfoy la assalì.
"Per
favore, Weasley! Non provare nemmeno ad avere pietà di me!" esclamò quasi
come se avesse intercettato i suoi pensieri dallo sguardo che gli aveva rivolto
la rossa. "Io non ce l'ho mai avuta, quindi non serve che tu me la
dimostri!"
La
cosa più irritante era che in qualche modo Draco non si preoccupasse
minimamente di quello che sarebbe diventato di lì a pochi mesi, ma Ginny cercò
di pensare che forse la sua fosse una maschera, e l'esitazione di prima ne aveva
dato la prova.
Tornò
nuovamente il silenzio. La ragazza trovava imbarazzante quel momento, tanto che
si ingegnò per trovare qualcosa da dire, le andava bene anche litigare con lui,
l'importante che non fossero rimasti in silenzio.
Alzò
lo sguardo che fino a quel momento era rimasto fisso sull'orlo della gonna, ma i
suoi pensieri restarono chiusi dentro di lei, quando si accorse che il biondino
aveva chiuso gli occhi e sembrava avesse perso conoscenza.
Immediatamente,
presa dall'agitazione, gli si piazzò davanti e lo afferrò per le spalle.
"Malfoy, non ti addormentare, sveglia!" gli esclamò nelle orecchie,
mentre lo scuoteva vigorosamente.
Draco
parve riprendersi e aprì gli occhi di scatto, infastidito. "Si può sapere
che fai?! Lasciami in pace!" sbottò allontanando le braccia di Ginny con
una scrollata di spalle.
"No
che non ti lascio!" affermò la ragazza con decisione. "Se ti
addormenti potresti non svegliarti più, devi restare sveglio!" gli
ordinò.
Il
ragazzo si portò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore. "Ti
sembra facile, in queste condizioni!" si lamentò.
Ginny
ritornò al suo fianco vicino al muro. "Lo so che non è facile, ma ti
assicuro che non ti lascerò perdere i sensi, dovessi anche
schiaffeggiarti!!" concluse convinta, sistemandogli il cuscino che era
caduto per terra.
Draco
la guardò con un ghigno dipinto sul volto. "Questa è la parte che ti
piace di più, eh Weasley!" esclamò schernendola.
La
ragazza decise di stare al suo gioco e gli sorrise con una strana luce negli
occhi. "Penso proprio di sì, Malfoy... direi che mi auguro di vederti
svenire, così potrò picchiarti per bene!" scherzò, alzando una mano con
aria pericolosa.
"Sta
tranquilla, eviterò di svenire, così non ti darò questa soddisfazione!"
la provocò ancora. Ma tener fede a quella promessa non fu una cosa semplice.
Man
mano che il tempo passava Malfoy era sempre più pallido e sofferente. La ferita
sul fianco non accennava a smettere di sanguinare, tanto che Ginny fu costretta
a fargli un'altra fasciatura, e i momenti in cui era sul punto di svenire
aumentavano sempre di più.
"Stai
peggiorando..." mormorò preoccupata traducendo in parole lo stato del
ragazzo, mentre gli asciugava il sudore con il suo mantello.
"Non
è vero... sto bene..." ribatté lui risentito, cercando di mostrarsi
spavaldo. Ma aveva perso completamente tutta la sua aria austera, cosa che rese
ancora più visibile la contraddizione delle sue parole.
"No
che non stai bene!" replicò Ginny in tono infantile. "Te lo si legge
in faccia che stai male, non negarlo!"
"Certo,
se qualcuna non mi fosse caduta sopra, forse adesso non starei in queste
condizioni!" sbottò Malfoy nervoso, agitando il capo.
Aveva
ragione. Dopotutto era colpa sua se Draco si era ferito, ma cosa poteva farci?
Non lo aveva mica fatto apposta a crollargli addosso! E per giunta lo aveva
assistito nonostante lui l'avesse ferita a parole così tante volte! Eppure non
le riuscì di infuriarsi con lui. Sentiva che tutto sommato le parole di Malfoy
non esprimevano veramente ingratitudine, e che il suo orgoglio era troppo forte
per poter ammettere che lei lo stava aiutando nonostante lo odiasse.
Anche
se poi, in quella situazione, le parve anche futile il motivo per cui l'avesse
odiato per così tanti anni...
"Scusami...
hai ragione, è tutta colpa mia..." mormorò debolmente, abbassando il capo
sconfitta ma seriamente dispiaciuta.
Draco
la guardò sorpreso, alzando un sopracciglio. Aveva preso a tormentare una
ciocca dei suoi capelli vermigli, senza osare guardarlo negli occhi. "Tu,
una Weasley, che mi chiede scusa?!" esordì stupito con un tono di voce che
a Ginny parve fastidiosamente pungente.
"Ti
giuro, credevo che non avrei mai potuto assistere ad una scena simile in vita
mia, mi sorprendi!" continuò imperterrito, senza rendersi conto di quanto
stesse mortificando la ragazza.
Questa
accolse quelle parole come un vero e proprio insulto a lei e alla sua famiglia.
Ora ricordava il perché lo odiasse tanto!
"Ok,
ho capito!" esclamò subito dopo, abbandonando i suoi capelli e puntando le
mani per terra con violenza, prima di fissarlo negli occhi grigi. "Fai
finta che non abbia detto niente! Sei un ingrato Malf-"
Rimase
scioccata e sconvolta, quando avvertì il tocco, prima leggero ma poi sempre
più possessivo, delle labbra del ragazzo. Ma si stupì di se stessa, quando
pochi attimi dopo rispose a quel bacio, che diventava sempre più esigente. Un
brivido caldo le attraversò la schiena quando Draco le posò una mano fredda
sulla testa e prese a scendere lungo il percorso dei suoi capelli lunghi,
avvicinandola e sé con fare possessivo.
Baciò
Malfoy con una passione che non credeva di aver mai avuto, nemmeno con i ragazzi
con cui era stata in precedenza, e questo la turbò non poco.
Quando
dovettero staccarsi più per bisogno di ossigeno che per ripensamenti, Ginny
fissò gli occhi del ragazzo, nei quali vi scoprì un qualcosa che la
magnetizzava e non le dava la forza di ribellarsi. Fu certa che anche lui
sentisse il suo cuore che le martellava forte nel petto, accelerato da quelle
emozioni improvvise.
"E'
così che mi prendo le scuse io..." le sussurrò guardandola negli occhi
ambrati con un leggero tono malizioso.
Ginny
non seppe dire mai se fu grata per quello che accadde dopo oppure no, però
ricordò perfettamente la sensazione di sollievo che provò quando, nel silenzio
che era calato dopo quelle parole lei aveva cercato qualcosa da dire
inutilmente, le voci squillanti dei suoi amici e di suo fratello, le erano
giunte alle orecchie, salvandola da quella situazione.
"Hai
visto, Ron? La porta è aperta... e se fosse qui dentro?" era Hermione che
con fare saccente riprendeva per l'ennesima volta il ragazzo.
"Ma
come ti salta in mente che Ginny possa essere entrata in un posto come
questo!" sbottò lui, risentito. Ma ormai erano già entrati.
"Calma
ragazzi, tanto dare un'occhiata non costa nulla..." e come sempre c'era
anche Harry, che cercava di far ragionare i due amici.
Ginny
osservò di sfuggita lo sbuffo che uscì dalla bocca di Malfoy, e facendo finta
di niente, ma forse muovendosi più come un automa per quanto era accaduto, si
alzò in piedi e si avvicinò al grande buco che si trovava sopra le loro teste
e dal quale erano caduti il giorno prima.
"Sono
qui!!!" iniziò ad urlare con tutto il fiato che aveva. "Ragazzi,
venite, sono intrappolata qui sotto!!!"
Poco
dopo, vide spuntare tre teste familiari e anche particolarmente preoccupate dal
bordo del buco. "Hai visto che avevo ragione? Per fortuna che non ti ho
dato retta, Ron!" esordì la brunetta, alzandosi in piedi e pronunciando la
formula per trasfigurare gli oggetti.
"Ginny,
stai bene?" chiese Harry preoccupato, guardandola con apprensione.
La
ragazza non ebbe il tempo di rispondere, perché la voce nervosa e agitata di
suo fratello, la interruppe."Ma
come hai fatto a cacciarti in questo postaccio, è da ieri che ti
cerchiamo!"
"Se
mi liberate da qui vi spiego tutto..." propose, notando che Hermione aveva
fatto comparire una corda che scendeva lentamente verso di lei.
Ron,
all'improvviso ridusse gli occhi a due fessure, e si sporse per guardare meglio,
dietro le spalle di sua sorella. "Aspetta un attimo! Che ci fa quello
con te!?!?" chiese sconvolto e indignato.
Ginny
si voltò verso il biondino, aspettandosi una risposta malevola, ma invece si
accorse che aveva gli occhi chiusi e probabilmente aveva nuovamente perso i
sensi.
"Oddio,
è svenuto!" esclamò, avvicinandosi a lui e scuotendolo per le spalle,
invano. Draco Malfoy non voleva svegliarsi e Ginny iniziò ad inquietarsi
seriamente.
"Allora,
Ginny, si può sapere che hai combinato?" chiese ancora Ron spazientito,
con l'aria che da un momento all'altro si sarebbe lanciato lì sotto solo per
difendere la sorella.
"Aiutatemi
prima, poi vi spiego tutto... è ferito gravemente, ragazzi!"
Questa
volta fu Harry ad intervenire, ma contrariamente a quanto si aspettava il
fratello, afferrò la corda e dopo averla legata saldamente scese nel buco.
Aiutò
la rossa e Malfoy ad uscire da quel postaccio con non poca fatica, ma per
fortuna pochi minuti dopo erano tutti fuori dalla Stamberga Strillante, alla
luce del sole.
Dai
suoi amici, Ginny venne a sapere che i professori e alcuni studenti, avevano
iniziato a cercare lei e il biondino prima ad Hogwarts e poi quel giorno ad
Hogsmeade. Si erano tutti preoccupati soprattutto per lei e quella della
Stamberga era stata soltanto un'idea senza speranza di Hermione, ma che fortuna
era stata miracolosa.
Quando
i professori li videro sulla via principale del villaggio, soccorsero
immediatamente Malfoy che fu portato d'urgenza ad scuola, e chiesero spiegazioni
alla ragazza.
La
McGranitt si rivelò particolarmente stizzita per il suo comportamento, ma decise di non punirla solo perché ritenne che quella brutta
esperienza le era già stata valsa da lezione.
Ron
per tutto il tempo continuò a chiedere alla sorella se stesse bene, non ancora
convinto che Malfoy non l'avesse toccata.
"Ron?
Ma se Malfoy è in un letto mezzo dissanguato e lei è qui con noi sana è
salva, non credi che forse non sia successo niente di tutto quello che pensi
tu?" gli chiese alla fine Hermione infastidita da quell'atteggiamento,
chiudendo così la questione una volta per tutte.
Ginny
si sentì veramente meglio quando poté ridere ancora con i suoi amici, dopo
quella brutta esperienza. Anche se ancora non era del tutto convinta che fosse
stata brutta davvero.
Malfoy
non lo rivide più. Lui rimase in Infermeria fino alla fine della scuola e si
salvò. Divenne veramente un Mangiamorte, così come lei studiò sodo per poter
essere un'Auror, eppure non le capitò mai di scontrarsi con lui in battaglia.
Anche
se aveva combattuto con decine e decine di incappucciati durante quegli anni,
era convinta che tra questi non ci fosse mai stato lui.
Ogni
tanto il ricordo di quell'esperienza le riaffiorava alla mente, facendole
rivivere le strane emozioni che aveva provato e che l'avevano tanto sconvolta.
Ma durava solo un attimo, perché quando la vita la riportava al presente, le
ricordava con la stessa intensità, un concetto fondamentale, che ormai non
poteva più cambiare le cose... Lui era il suo nemico.
Che
ne dite, lo rincontrerà il nostro caro Draco, oppure per Ginny rimarrà sempre
e solo un ricordo? Sta a voi, ragazzi, se mi recensite potrei continuarla molto
tranquillamente questa storia! ^^ Allora, cosa ve ne pare di questo incontro
casuale? A me piace da morire... spero soltanto di non aver reso Draco un po'
OOC, ma vorrei un vostro parere a riguardo. Io ho cercato di lasciarlo bastardo
come sempre, ma è difficile quando si ha a che fare con l'amore!^^''
Scusate
il ritardo con cui ho mandato il capitolo, ma davvero per me le parole 'tempo
libero' sono scappate via dal vocabolario e non so più dove sono andate finire!
Spero di non avervi fatto crescere la muffa, a furia di aspettarmi! (e chi ti
stava aspettando, mi direte voi, giustamente...-.-)
Vorrei
ringraziarvi ad uno ad uno per le belle recensioni che mi avete mandato, ma
purtroppo ho davvero poco tempo, così per adesso vi mando il capitolo, poi
appena riesco lo ripubblico con le risposte!
Un
grazie sentito a:
Angele1987,
Angelica, Sissichi, Ryuko, Misskiller, Poyel, Elenuccia 90, Luna Malfoy
E
ringrazio Luna Malfoy, mitica beta-reader e Lynn Wolf, perché senza di lei
avrei fatto dei terribili strafalcioni!!!
Ryta Holmes
Titolo del prossimo capitolo "Un
compito delicato"
Capitolo 3 *** Un delicato incarico: Missione Ambasciata ***
03
Sei Il Mio Nemico
Capitolo
3
Un delicato incarico:
Missione Ambasciata
La
porta dell'ufficio del Comandante Gladstone si aprì all'improvviso rivelando la
presenza di Ginny in procinto di andare via.
"Mi
raccomando, signorina Weasley, massima prudenza! La missione la impegnerà per
tre settimane, quindi dovrà dare la massima disponibilità ventiquattro ore
su ventiquattro..." le disse il Comandante, che sedeva dietro la grande e
scura scrivania di mogano.
Ginny
sorrise e annuì col capo. "Non si preoccupi Comandante, ho già preparato
le valigie e sono pronta a trasferirmi sul luogo non appena mi darà
l'ordine!"
"Perfetto!"
esclamò l'uomo compiaciuto. "Le ricordo che solo io, lei e il responsabile
che la seguirà, sapranno di questa faccenda, perciò le chiedo di non rivelare nulla di quanto è
stato deciso in questa stanza a chi non fosse necessario... mi fido di lei,
signorina..." continuò con uno sguardo eloquente.
Quando
l'uomo notò il cenno di assenso della ragazza, sorrise bonariamente. "Se
è tutto chiaro può andare, e in bocca al lupo per la missione!"
"Crepi
il lupo! Buonasera Comandante!" rispose la rossa, posando due dita sulla fronte
in segno di saluto e chiudendo educatamente la porta.
Si
incamminò lentamente lungo il buio corridoio che portava ai dormitori,
lasciandosi trasportare dai pensieri su quello che le aveva detto il Comandante
Gladstone. Non appena quella sera era entrata nel suo ufficio, aveva voluto complimentarsi ancora con lei, nonostante lo avesse già fatto
quando si era avvicinato al suo letto il giorno prima in Infermeria, e poi era
entrato subito nell'argomento dell'incarico che le era stato affidato.
Missione
Ambasciata.
Era
tutto un programma a dire la verità. Già dal nome sembrava che fosse di grande
importanza, e in effetti il Comandante stesso ne aveva dato questa accezione.
Anzi, oltre che importante era anche pericoloso e questo stranamente invece di
spaventarla la inorgogliva.
Ancora
non aveva compreso il perché le fosse stata affidata quella missione, ma
immaginava forse che il Comandante l'avesse scelta per la sua parlantina sciolta e per il suo
modo di porsi con le persone.
Aprì
la porta della sua stanza con calma, ancora immersa nei suoi pensieri, e
sussultò quando alzando il capo si trovò davanti gli occhi azzurri e curiosi
della sua amica.
"Allora?
Allora? Cosa voleva il Comandante?" chiese tutto d'un fiato la moretta,
agitandosi davanti a lei.
Ginny
sorrise e richiuse la porta in silenzio. Si sentiva sempre meglio quando varcava
quella soglia, e non solo perché tutte le volte si trovava la faccia agitata o
curiosa di Zoe, con cui condivideva quella camera, ma anche per l'aspetto
accogliente che questa aveva. I mobili erano di un caldo beige e le tendine
delle due finestre erano di un arancio vivace, che rallegravano sempre
l'ambiente. Era piuttosto semplice a dirla tutta, ma Ginny e Zoe, nel corso
degli anni, l'avevano riempita di fotografie e disegni che l'avevano resa
particolare e speciale per le due ragazze, che la consideravano come un rifugio
da tutte le preoccupazioni.
Quella
sera, per Ginny, avrebbe potuto rappresentare un rifugio, tuttavia sentiva di
essere calma e di non avere nessuna preoccupazione per la missione che
l'aspettava. Anzi a dirla tutta era soltanto stanca, visto che per tutto il
giorno non aveva fatto altro che allenarsi.
Ma
per riposare doveva ancora superare degli ostacoli, e il primo tra tutti era
Zoe. "Voleva parlarmi
della missione... mi ha fatto sapere tutti i dettagli e quanto mi
impegnerà..." rispose, liberandosi del mantello e gettandolo con noncuranza sul suo letto.
Zoe
sembrò non sorprendersi di quella risposta, ma apparve ancora più curiosa.
"Quindi? Cosa dovrai fare?" chiese ancora.
Ginny
ripensò alle parole del suo Comandante... "... le chiedo di non rivelare nulla di quanto è
stato deciso in questa stanza a chi non fosse necessario... mi fido di lei,
signorina..."... aveva ragione, non poteva tradire la fiducia
dell'uomo.
Decise
di restare sul vago. "Devo solo sorvegliare un convegno tra Babbani, niente
di più!"
Sul
volto di Zoe, apparve una punta di delusione. Si aspettava una risposta più
emozionante, qualcosa di pericoloso e di avventuroso, come aveva immaginato
durante i minuti di assenza della sua amica... e invece era solo una missione di
controllo.
"Nient'altro?
Voglio dire, niente combattimenti all'ultimo sangue, niente appostamenti
notturni o cacce all'uomo, anzi, al Mangiamorte?!" chiese con voce quasi
tremante, sperando che Ginny rispondesse di sì, almeno una volta.
Ma
al contrario, la ragazza rispose con un cenno negativo. "Mi dispiace, Zoe,
ma purtroppo non credo che dovrò fare niente di tutto questo! Rassegnati!"
scherzò, scompigliando i capelli della mora, e andando a sedersi sul suo letto.
"Ora
sarà il caso di andare a dormire... sono già le undici e domattina la sveglia
sarà un'ora prima!" propose Ginny, con un sorriso.
Zoe
sbuffò, guardando l'orologio. "Uffa! Odio svegliarmi alle quattro!"
si lamentò seccata.
Ginny
non rispose, sapeva che l'argomento 'sveglia' era un tasto dolente di Zoe.
Sempre piena di vita e allegra, ma quando si trattava di svegliarsi, e
soprattutto prima dell'ora prevista, era un dramma!
"Ginny,
quanto tempo durerà la tua missione?" chiese poco dopo la mora, seduta a
gambe incrociate sul letto e intenta ad osservare l'amica che indossava un pigiama
estivo, di un giallo acceso e vivace.
La
ragazza, la guardò confusa. Era pensierosa quella sera, e a stento aveva
ascoltato la domanda dell'amica.
"Ho
detto quanto tempo durerà la missione!" esclamò decisa Zoe, alzando
leggermente la voce. In un certo senso sentiva che Ginny le stava nascondendo la
verità su quella missione, ma sicuramente ci doveva essere un motivo. Per il
momento le bastava sapere per quanto tempo sarebbe dovuta stare in pensiero per
lei.
"Ah...
scusa, ero soprappensiero! Dunque... tre settimane, su per giù." rispose
tranquillamente.
Zoe
la fissò sconvolta. "Tre settimane?! E che cosa fanno i Babbani in tre
settimane di convegno!?!"
Ginny
si limitò ad alzare le spalle, senza risponderle.
La
conversazione si interruppe quando sentirono bussare alla porta. "Chi può
essere a quest'ora?" chiese Zoe curiosa, alzandosi dal letto e
avvicinandosi all'entrata della camera. Ginny si riassettò un po', intuendo chi
sarebbe entrato da un momento all'altro, e preoccupandosi per la sua amica, che
evidentemente, non c'era ancora arrivata.
Zoe
infatti, abbassò la maniglia piegandosi leggermente in avanti e aprendo piano la porta per spiare, e per poco non sentì il cuore in gola.
A
pochi centimetri dal suo viso, il volto in penombra a causa della scarsa
illuminazione del corridoio, Harry guardava con serietà gli occhi sorpresi
della mora.
"Ciao
Zoe, Ginny sta dormendo?" chiese con un tono di voce piuttosto basso,
pensando che la rossa fosse già a letto.
Ma
gli bastò poco per immaginare l'amica sveglia, dopo l'urlo spaventato che
cacciò Zoe, dopo averlo visto. La ragazza fece un salto indietro e si portò
appresso la porta, aprendola del tutto, poi cadde a terra con un tonfo sordo.
Harry
a sua volta sussultò per quella reazione e fissò sconvolto la ragazza, prima
di venire salvato da Ginny, che si era velocemente avvicinata alla porta,
scuotendo la testa rassegnata.
"Ehm...
scusate, non volevo spaventarvi..." mormorò Harry imbarazzato, quindi si
avvicinò a Zoe, che sedeva ancora per terra, senza più voce, e le porse la
mano sorridendole. "Tutto bene?" le chiese con fare amichevole.
Zoe
annuì con aria ebete e solo dopo alcuni istanti di silenzio si decise ad
accogliere quell'aiuto. Quando toccò la mano del ragazzo, si sentì decisamente
morire e fu convinta che anche a due chilometri di distanza avrebbero potuto
notare il suo viso in fiamme.
"Harry,
non dovresti essere a letto, a quest'ora?" chiese Ginny, cercando di
attirare l'attenzione del ragazzo su di lei, prima che l'amica ci mettesse le
penne sulla porta della stanza.
Il
ragazzo si accorse finalmente di lei. "Oh... sì, Ginny... è solo che ho
saputo che sei stata chiamata nell'ufficio del Comandante, questa sera, e volevo
sapere se c'è qualche problema... anzi, volevamo, sono qui anche per conto di
Hermione e di quell'esagitato di tuo fratello!" concluse sorridendo, al
pensiero di un Ron tutto agitato per la sorella.
"Volano
in fretta le notizie!" scherzò Ginny, spostando con una mano sulla spalla Zoe, che era ancora
impalata a fissare Harry sull'entrata, perché questi potesse entrare.
Il
mago sorrise, accogliendo l'invito. "Ti sbagli... so già tutto." spiegò
con semplicità.
Ginny
alzò le sopracciglia e lo guardò allargando gli occhi. "Ora capisco...
sei tu il mio responsabile!" esclamò come illuminata. Poi, notando che Zoe
ancora non si muoveva, richiuse la porta e fece accomodare Harry sulla sedia
della scrivania che fronteggiava il suo letto e andò a sedersi su questo.
Zoe,
alla fine decise di prendere posto sul suo giaciglio, ma non smise un secondo di
fissare il ragazzo, come imbambolata. Harry, dal canto suo, sembrò non far caso
a quegli occhi che lo fissavano con tanta insistenza, ma Ginny fu convinta che
stesse solo cercando di ignorarli.
"Il
Comandante Gladstone mi ha fatto chiamare questo pomeriggio e mi ha rivelato lo
scopo della missione... Ginny, sei sicura di farcela?" le aveva chiesto
preoccupato, dopo aver ripreso il discorso.
La
rossa, aveva sorriso a quella domanda e con una naturalità che sembrava non
avere, tradusse in parole i suoi pensieri. "Harry, io sono sicurissima! Non
so perché ma davvero non ho paura di affrontare questo rischio, e poi il
Comandante mi ha dato piena fiducia e io non voglio deluderlo! Hai idea di
quanta fatica mi sia costata arrivare a questo punto?!" concluse agitandosi,
ripensando alla lunga e faticosa carriera che aveva percorso.
Ci
erano voluti cinque anni perché lei diventasse un Tenente e adesso che aveva
raggiunto quell'importante traguardo, si sentiva seriamente più realizzata.
Harry
sospirò a quella risposta. "D'accordo Ginny... io non posso dirti niente,
dopotutto hai scelto tu questa vita e io non posso certo impedirti di fare
quello che vuoi..."
"E
nemmeno mio fratello, sia ben chiaro!" ribatté la ragazza decisa, già
immaginando la reazione di Ron alla notizia di quella missione. Lui tra tutti
era sempre stato il primo ad opporsi a che lei diventasse un'Auror, ma la
ragazza non
aveva mai voluto ascoltarlo, preferendo a volte anche discutere con lui,
piuttosto che dargli ascolto.
Harry
mise le mani in avanti in segno di resa. "Non te la prendere con me, Ginny,
lo sai che tuo fratello non ragiona quando si tratta di te! Comunque ti può
consolare il fatto che in pratica non sa quasi nulla di questa storia e io
stesso gli ho detto che la tua era solo una missione di controllo!" la
rabbonì il ragazzo, prima che l'amica si innervosisse come sempre quando si
cadeva in quell'argomento.
La
rossa tirò un sospiro di sollievo. "Grazie Harry, e ti sarei grata se non
gli parlassi mai di questa storia, almeno finché non è finita!"
"D'accordo,
vedrò quello che-"
"A-aspettate
un attimo!" esordì Zoe all'improvviso, interrompendo il moro, il quale si
voltò verso di lei incuriosito, causandole una nuova agitazione.
"Ehm...
s-scusa, Harry, non volevo..." cercò di giustificarsi mentre le guance le
ardevano di vergogna.
Il
ragazzo le sorrise gentilmente. "No no, Zoe, non ti preoccupare, penso che
vorrai avere qualche spiegazione su questa faccenda, vero?" chiese,
confermando i pensieri della moretta, che aveva annuito mentre osservava con
interesse il bordino del suo pigiama blu cobalto.
"Non
le ho detto niente perché il Comandante mi aveva chiesto di tenere la bocca
chiusa..." si affrettò a spiegare Ginny, ricordandosi solo in quel momento
che l'amica era con loro e che aveva ascoltato tutta la conversazione. Si sentì
un stupida per averle mentito così spudoratamente e poi a non aver
fatto attenzione a lei dopo.
"Lo
so, ma di Zoe possiamo fidarci... dico bene?" chiese Harry rivolto alla
diretta interessata, causandole un mancato svenimento, mentre annuiva in
silenzio perché incapace di spiccicare una sola parola di senso compiuto.
"Scusami
Zoe..." si giustificò la rossa dispiaciuta. L'amica però, alzò gli occhi
e le sorrise scuotendo il capo, cercando di trovare un po' di coraggio.
"Allora...
mi volete spiegare che cos'è questa missione?" chiese, gli occhi fissi
sulle sue gambe e la voce tremula.
"Missione
Ambasciata, Zoe..." la corresse Harry. La morettina alzò lo sguardo
incuriosita, prima di ricordarsi che era stato proprio il ragazzo che la faceva
impazzire, a parlare.
"Tra
due giorni ci sarà un importante convegno tra tutte le nazioni Babbane e gli
ambasciatori dovranno presenziarle..." iniziò a spiegare Ginny con calma.
"Il perché duri tre settimane, è dovuto al fatto che si parlerà dei
problemi più importanti relativi alla politica, all'amministrazione e ai
concordati tra le nazioni... e se non mi sbaglio dovrebbero affrontare argomenti
tipo la fame nel mondo o i debiti pubblici dei paesi più poveri... insomma una
specie di incontro al vertice!" concluse la ragazza, cercando di trovare le
parole più semplici per spiegare quello che doveva essere un evento di grande
importanza.
"L'unico
particolare è che tutto sarà fatto in gran segreto..." continuò Harry.
"Per evitare incidenti diplomatici o atti di terrorismo, nessuno dovrà
sapere di questo convegno!"
"E
noi che c'entriamo?" chiese ingenuamente Zoe, ora molto più interessata
alla faccenda, ma anche seriamente preoccupata di conoscere la risposta.
"Non è che per caso Voldemort..." non concluse la frase,
attendendo una risposta.
Sia
Harry che Ginny sospirarono rassegnati. "Ufficialmente no, ma la prudenza
in questi casi non è mai troppa! E' per questo che siamo così pochi a sapere
di questa missione, io dovrò soltanto controllare che tutto possa andare bene e
che non ci sia qualche spia dei Mangiamorte." finì di spiegare la ragazza.
"Ora
capisco... e che compito avrai Ginny?" chiese ancora la moretta, sorridendo
appena.
"Sarò
la sottosegretaria dell'ambasciatore inglese!" rispose prontamente la
rossa. "Che dici, mi ci vedi in questo ruolo?" domandò poi,
sorridendo all'amica.
Zoe
la guardò per qualche istante pensierosa. "Mhmmm... forse con un paio di
occhiali... direi di sì!" concluse.
"Zoe
ha ragione, Ginny, dovresti provare..." si intromise il ragazzo, mandando
in fiamme per l'ennesima volta il volto della ragazza.
Ginny,
però al posto di rispondere, sbadigliò sonoramente. "D'accordo, ci
penserò domani... ora ragazzi, che ne dite di dormire un po'? Giusto qualche
oretta, prima di riprendere gli allenamenti, vi va?" propose con tono
ironico.
"Ok,
ok, vi ho già rubato mezz'ora di sonno!" esclamò Harry alzandosi in piedi
e avvicinandosi alla porta. "Ci vediamo domani, buonanotte ragazze!"
salutò guardandole entrambe e sorridendo, prima di richiudere la camera.
"Buonanotte!"
rispose Ginny allegra. Zoe invece, si limitò ad agitare la mano con aria poco
intelligente e a fissarlo imbarazzata.
"Zoooeeee!
Harry se ne è andato, che ne dici di spegnere la luce?" chiese Ginny
guardando con una punta di malizia la giovane.
La
moretta, che fissava ancora la porta ormai chiusa, si scosse e si affrettò ad
entrare nel letto. "Oddio, non ci credo... mi ha vista in pigiama!"
*
* *
Dalla
sveglia così mattiniera erano trascorse già otto ore, quando Ginny ebbe
finalmente un momento di pausa per potersi riposare. Alla fine non aveva dormito
un gran che quella notte, l'eccitazione era ancora alle stelle e lei non aveva
fatto altro che pensare a quello che avrebbe dovuto fare. Il Comandante le aveva
dettagliatamente spiegato i suoi compiti in quanto sottosegretario
dell'ambasciatore, ma più per pignoleria che per paura di scordarli, li
aveva ripetuti continuamente, facendo attenzione a non dimenticarne nemmeno uno.
Zoe
non era con lei. Era stata assegnata per un turno di guardia proprio con Harry,
e Ginny aveva dovuto fare il diavolo a quattro per convincerla ad andare e a non
disobbedire gli ordini che le erano stati dati. Alla fine si era decisa, ma la
rossa non aveva potuto fare a meno di immaginare ogni possibile reazione
disastrosa della ragazza, in compagnia della persona che le faceva perdere ogni
volta che la guardava soltanto, tutte le facoltà mentali.
Si
trovava seduta su un letto dell'Infermeria della base, in attesa che tornasse il
Guaritore a cui aveva chiesto i risultati delle analisi che le avrebbero
permesso di tornare a combattere. Aveva infatti bisogno del permesso di un
Medimago, che accertasse la sua completa guarigione, perché potesse riprendere
a pieni ritmi. A quanto pareva il colpo ricevuto durante l'ultima battaglia era
stato davvero forte, e le avevano assegnato un paio di giorni di riposo... o
almeno di riposo dai turni di guardia e da eventuali attacchi di Mangiamorte.
Per gli allenamenti il riposo non c'era mai!
"Ehi
Ginny, sei qui?" la voce di suo fratello Ron, la fece sussultare e
riportare con i piedi per terra.
Si
voltò con calma, già immaginando che il ragazzo la stesse cercando, mentre lei
aveva fatto di tutto per evitarlo quella mattina. Dopo Zoe ed Harry infatti, quello sarebbe stato l'ostacolo più difficile da superare, per questo aveva
pensato di aggirarlo per non doverlo affrontare... invano però, visto che
l'aveva trovata!
"Ciao,
Ron... che ci fai qui?" chiese cordialmente, sforzandosi di sorridere e di
ignorare l'aria preoccupata che il fratello aveva dipinta sul volto. Per fortuna
Ginny notò che il ragazzo era con Hermione... meglio così, almeno avrebbe
avuto un'alleata al suo fianco. Dopotutto Hermione l'aveva sempre sostenuta
quando suo fratello si comportava in quel modo, perché semplicemente ci era
passata anche lei.
"Ti
stavo cercando... è vero che ti hanno affidato una missione?" chiese
arrivando subito al dunque.
"Secondo
te il Capitano Potter ti ha detto una stupidaggine?" chiese con tono
pungente la rossa, guardandolo provocatoria.
"Non
scherzare, Ginny, lo sai che mi preoccupo!" ribatté Ron, seriamente,
avvicinandosi a lei e sedendosi al suo fianco.
Hermione
al contrario, che aveva preferito restare in piedi accanto alla ragazza, non
sembrava molto contenta delle parole del ragazzo. "Ma scusa, non vedi che
lei non è preoccupata? Te lo ha detto anche Harry ieri sera, perché diamine lo
devi essere tu!" lo rimbeccò leggermente alterata.
"Perché
lei è mia sorella, Hermione?" le rispose lui con acidità.
"No,
Ron, perché tu sei iperprotettivo!" si intromise la sorella stizzita.
"Non mi puoi trattare come una bambolina di cristallo, ormai sono un'Auror
con tanto di certificato di idoneità, quindi se mi hanno affidato una missione,
io non mi esimerò di certo!"
Ron
quasi ignorò la sua sfuriata. "Ma siamo sicuri che sia solo di controllo?
Non dovrai fare niente di pericoloso, vero?"
Ginny
alzò gli occhi al cielo disperata, avrebbe voluto ribattere se le porte
dell'Infermeria non fossero state aperte con violenza attirando l'attenzione di
tutti.
Harry,
comparve sulla soglia piuttosto agitato. Stringeva il corpo di Zoe che sembrava
svenuta ma stranamente nessuno dei due aveva ferite sul corpo... o almeno non se
ne vedevano.
"Cos'è
successo?!?" chiese preoccupata Ginny, alzandosi in piedi e aiutando Harry
a posare il corpo dell'amica su un letto, mentre diversi Guaritori si
avvicinavano, pronti a visitarla.
Ginny
avvertì una morsa allo stomaco che le mozzò il fiato. "Cosa?"
soffiò sconvolta.
"Malfoy
le ha lanciato un incantesimo!"
*
* *
"Ragazzi,
state tranquilli! Non vedete, sto benissimo!" Per Zoe era la decima volta
che rassicurava Ginny, Hermione e Ron, sul fatto che si sentisse
benissimo.
Aveva
riaperto gli occhi e si era resa conto di trovarsi nell'Infermeria della base,
attorniata dai suoi amici che la fissavano preoccupati. E a quanto pareva era
solo lei quella più tranquilla.
"Dopotutto
è stato solo uno Schiantesimo, no? Non mi sono fatta niente!" continuò
per l'ennesima volta, sorridendo ai tre.
Ginny
sospirò abbassando gli occhi sulle lenzuola candide del letto di Zoe. Aveva
provato una sgradevolissima sensazione quando Harry le aveva detto che Draco
Malfoy aveva attaccato la sua amica, e solo a mente fredda si era resa conto che
il fatto non aveva destato sorpresa a tutti tranne che a lei.
Draco
Malfoy era un Mangiamorte, era ovvio che li avesse attaccati... però fu strana
l'idea che aveva attraversato la mente di Ginny alla notizia, e cioè che era la
prima volta che aveva sentito la notizia di un attacco diretto da parte del
biondino.
Non
che lui non avesse mai combattuto, e anzi Ginny sapeva bene che quel ragazzo
doveva aver ucciso anche diverse volte in tutti quegli anni, solo che non aveva
mai avuto occasione di sentirlo prima di allora e questo l'aveva leggermente
turbata.
Si
dette mentalmente della stupida, per quei pensieri, e si impose di ascoltare i
discorsi dei suoi amici.
"Sei
stata fortunata, Zoe! Malfoy avrebbe potuto anche ucciderti!" esclamò Ron
guardandola con cipiglio severo, quasi avesse davanti un'altra sorellina minore.
La
moretta si passò una mano tra i capelli ridendo imbarazzata e arrossendo
all'improvviso. "Lo so... eh eh... cercherò di stare più attenta..."
Ginny
guardò con aria interrogativa l'amica, convinta che nascondesse qualcosa.
"Zoe... ma siamo sicuri che Malfoy abbia lanciato quello Schiantesimo a
te?" chiese subito dopo, notando la ragazza che arrossiva ancora di più e
prendeva a fissare con interesse le sue gambe coperte dalle lenzuola.
"Ti
sei messa in mezzo!" esclamò Ron rassegnato, mandando in fiamme se possibile
ancora di più le guance di Zoe.
Gli
occhi di Hermione si allargarono in un'espressione di chiarimento. "Ora
capisco perché Harry era così sconvolto quando ti ha portata qui... certo,
oltre al fatto che non aveva idea di cosa ti avesse scagliato addosso
Malfoy..."
Zoe
non rispose e i tre ragazzi accolsero quel silenzio come una risposta
affermativa.
"Che..."
iniziò titubante Ginny, interrompendo quel momento di calma. "... volevo
dire, dove vi trovavate?"
Zoe
alzò gli occhi verso di lei, ripensando ai pochi momenti prima di perdere
conoscenza. "Più o meno vicino al posto dell'attacco di ieri... stavamo
passando di lì, quando lo abbiamo incontrato..." spiegò, lo sguardo perso
nel vuoto.
"E
che ci faceva Malfoy da quelle parti?!" chiese Ron, agitato, mentre Ginny
tirava un sospiro. Era quella la domanda che voleva chiedere a Zoe all'inizio,
ma non ne aveva avuto il coraggio. Sorrise al pensiero che qualche volta suo
fratello si dimostrava utile!
Zoe
alzò le spalle non sapendo dare una risposta. "Non ne ho la più pallida
idea... comunque ho avuto l'impressione che fosse solo lì di passaggio.
Camminava piuttosto velocemente quasi come se avesse un impegno importante e non
appena ci ha visti, ha lanciato un incantesimo e... credo sia scappato via
subito... se non mi sbaglio, prima di chiudere gli occhi, l'ho visto mentre si
allontanava..." concluse, sforzandosi di ricordare.
"Quindi
è stata solo una coincidenza..." rifletté Hermione. "E poi non è
normale il fatto che si trovasse da solo, e sinceramente dubito fortemente che
uno del suo rango sia stato incaricato di fare la spia, sappiamo da fonti certe
che Voldemort lo tratta piuttosto bene..."
"Staremo
a vedere..." sospirò Ron, alzandosi in piedi dalla sedia su cui sedeva e
sistemandosi il mantello della divisa che pendeva da un lato. "Piuttosto
Ginny, noi non abbiamo finito un discorso, se non mi sbaglio!" esclamò
subito dopo, quasi avesse avuto un'illuminazione.
La
ragazza, che fino a quel momento era rimasta pensierosa, intenta a fissare il
pavimento, rivolse un'occhiata disperata al fratello, prima di alzare gli occhi
al cielo e di allontanarsi, salutando Zoe con un bacio.
"Ehi,
dove credi di andare, mi devi assicurare che la tua missione n-" iniziò ad
urlare, uscendo dalla stanza per raggiungere la sorella, ma una mano calda di
Hermione, posata sulla sua bocca, lo frenò all'improvviso.
"Urlalo
ancora un po', Ronald Weasley, così lo sapranno in tutta la base che Ginny ha
una missione!" lo rimproverò severamente, guardandolo fisso in quegli
occhi color dell'ambra.
Ron
annuì scuotendo il capo, lasciando che la ragazza togliesse dal viso la sua
mano. "Così va meglio, ora però voglio che questa storia si chiuda, Ron!
Smettila di tarpare le ali a Ginny, ormai non è più una bambina, perciò d'ora
in poi, voglio che eviti di dirle qualcosa che riguarda questa faccenda o al
massimo dalle un 'in bocca al lupo', ma niente di più! Siamo intesi?"
concluse.
Ron
annuì rassegnato, e assumendo un broncio infantile sul volto. "E chi sei
tu, per ordinarmi queste cose?" le chiese con tono provocatorio incrociando
le braccia, mentre lei faceva qualche passo lungo il corridoio che portava in palestra.
"La
tua ragazza, mi sembra ovvio!" esclamò la riccia, voltandosi e guardandolo
maliziosa. Ron sorrise e la raggiunse, circondandole le spalle con un braccio...
*
* *
Zoe
sbuffò annoiata, guardando l'orologio che aveva posato sul comodino. Erano già
trascorse un paio d'ore da quando aveva ripreso i sensi, ma ancora non le
avevano dato il permesso di lasciare l'Infermeria. Era stanca e aveva una fame
da lupi, visto che quel giorno non aveva nemmeno pranzato, e come se non
bastasse la sala era completamente vuota, tranne che per qualche Guaritore che
le passava davanti, impegnato a controllare cartelline o ad analizzare diagnosi.
Aveva
chiesto già diverse volte di poter andare via, dopotutto si sentiva benissimo,
a parte la fame... e poi le avevano scagliato solo un misero Schiantesimo,
perdiana!
Chiuse
gli occhi, cercando di prendere un bel respiro, per calmarsi un po'. Posò la
testa sul cuscino, provando a ripensare a quello che era successo quel giorno. Per tutta la mattinata non aveva fatto altro che seguire Harry come un
cagnolino, rispondendo solo con monosillabi ogni volta che lui aveva provato ad
iniziare una conversazione.
Poverino,
doveva considerarla una persona davvero noiosa, con quel comportamento stupido,
ma che poteva farci se non riusciva nemmeno a parlare quando c'era lui?
E
poi finalmente si era fatta coraggio. Nemmeno lei aveva sentito la formula
dell'incantesimo che Malfoy aveva lanciato ad Harry, ed era stata quella la cosa
che l'aveva fatta preoccupare maggiormente. Senza pensarci oltre, si era
frapposta tra i due maghi e si era beccata in pieno petto quello che poi per
fortuna si era rivelato un semplice Schiantesimo.
Ma
se per ironia della sorte Malfoy avesse lanciato un Anatema morale, lei allora
avrebbe perso la vita, pur di salvare quella di Harry.
Invece
di rabbrividire per un pensiero così triste, si portò le mani al viso e
sorrise, arrossendo leggermente. "Che atto eroico!" esclamò con tono
flebile, sentendosi orgogliosa. Pensò poco al fatto che l'aria era diventata
all'improvviso profumata... di tramezzini.
"Sì,
ma guai a te se lo rifai!" la voce, proprio del bel ragazzo dagli occhi
verde smeraldo la fece sussultare. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò
davanti il suo volto serio e preoccupato che la guardava con aria di rimprovero
e un piatto con quattro tramezzini che il ragazzo portava con sé.
La
sua prima reazione fu quella di arrossire e di mettersi a sedere con aria
sconvolta. "H-H-Harry! Che ci fai qui!?!?!" esclamò. Si stupì di
essere riuscita a parlare con lui davanti, e proprio al diretto interessato.
Forse non sarebbe stato impossibile rifarlo...
Harry
sorrise rilassando l'espressione del viso e alzò il piatto con i tramezzini.
"Pensavo di portarti questi... non credo che tu abbia pranzato
oggi..."
Zoe
abbassò lo sguardo maledicendo il rossore che continuava ad infiammarle le
guance senza tregua. "G-grazie..." mormorò timidamente, tormentando
il bordo del lenzuolo con le dita.
Harry
rimase qualche istante con il piatto di tramezzini in aria, notando che la
ragazza restava immobile. "Avanti, prendine uno!" esclamò sorridendo.
"Non vuoi farmi compagnia?" dopo di che prese un panino e lo addentò
assaporandolo.
Zoe
rimase a fissarlo... era bello anche quando mangiava... pensò sentendo il cuore
batterle freneticamente. Decise di seguirlo, quando il suo stomaco iniziò a
ribellarsi e a richiedere seriamente qualcosa da mangiare.
Harry
sorrise, quando Zoe prese dal piatto uno dei tramezzini e iniziò a
sbocconcellarlo timidamente, con lo sguardo chino sulle sue gambe.
"Grazie,
per oggi..." ruppe il silenzio pochi minuti dopo. Zoe lo fissò
stupita, alzando lo sguardo e sorrise imbarazzata, arrossendo ancora.
"E
di che..." rispose flebilmente, continuando a mangiare.
Restarono
in silenzio finché non consumarono tutti i tramezzini nel piatto. Harry aveva
preso a fissare un punto indefinito dell'Infermeria, immerso in chissà quali
pensieri che Zoe avrebbe voluto tanto scoprire, mentre lo osservava di
sottecchi, alzando saltuariamente gli occhi verso di lui.
Durante
quei minuti si era sforzata di trovare un argomento per poter parlare ancora con
lui, anche il più stupido, ma la sua mente sembrava completamente vuota, come
se avesse dimenticato tutto quello che aveva appreso in vent'anni della sua
vita. Si intristì, ripensando al fatto che lui sicuramente doveva trovarla
noiosa e stupida, e che indubbiamente quella visita inaspettata, che le aveva
riempito di gioia il cuore, fosse stata solo per dovere più che per vera
dimostrazione di gratitudine.
"Penso..."
mormorò in risposta a quei pensieri, la voce vuota con una leggera nota di
tristezza. "... penso che non mi vorrai più con te per i prossimi
turni..." pronunciò quelle parole come se fossero una semplice constatazione di
come stavano le cose.
Ma
non si aspettò di certo la reazione che ebbe invece il ragazzo. "E
perché mai dovrei? Fino a prova contraria sei stata la compagna migliore che io
abbia mai avuto! Non penso che altri avrebbero fatto la stessa cosa che hai
fatto tu!" esclamò guardandola sorpreso e parlando con ovvietà.
Zoe
lo guardò illuminandosi e stupendosi di quelle parole che fino ad un momento
prima non avrebbe mai pensato di udire proprio da Harry. "Ehm.... ecco...
grazie.... cioè, non mi aspettavo..." balbettò mentre era convinta che
sulle sue guance avrebbero potuto farci due uova al tegamino.
Harry
le sorrise dolcemente, tanto che Zoe sentì che da un momento all'altro le
sarebbe partita una coronaria. "L'importante è che tu non ci riprovi! Mi
hai fatto prendere un bello spavento!" esclamò subito dopo,
scompigliandole i capelli.
Ormai
Zoe ne era certa. Quell'incantesimo scagliato da Malfoy era stato in realtà
un'Avada Kedavra e lei era finita in Paradiso. Punto.
"La
prossima volta magari spingimi da un lato, così nessuno si farà del
male!" propose il ragazzo scherzando. A Zoe già il fatto che ci potesse
essere una prossima volta, le bastava per sentirsi felice.
Sorrise
pur non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi. Non avrebbe mai immaginato
di vivere un momento così magico. Peccato che fosse destinato a durare poco...
"Capitano
Potter!" l'ingresso di un Auror portò l'attenzione del ragazzo e di lei
verso la porta.
Harry
si alzò in piedi, mentre Zoe sospirò avendo preferito che quel soldato non avesse
interrotto quel momento.
"Capitano,
il Comandante Gladstone la sta cercando... mi ha detto di dirle che ci sono
novità." spiegò l'Auror, salutando prima Harry e poi Zoe con un gesto
della mano.
"Ho
capito, va' pure, Reece!" lo esortò il ragazzo.
Quando
il soldato si allontanò, Harry si voltò verso Zoe per salutarla, ma lei lo
precedette.
"Novità
su... Ginny?" chiese senza pensarci, guardandolo per un attimo preoccupata,
prima di abbassare ancora lo sguardo.
Harry
annuì. "Credo sia arrivato il momento."
*
* *
"Allora,
Ginny, sei pronta?"
"Sì,
Harry, sì! Non ti preoccupare, sapevo di dovermi preparare perché mi avrebbero
chiamato da un momento all'altro, quindi non sono nervosa!" si lamentò la
rossa.
Harry,
non appena l'aveva raggiunta nell'ufficio del Comandante, si era dimostrato più
preoccupato di lei e per tutto il tragitto, fino al grande Hotel in cui si
sarebbe tenuto il meeting, le aveva più volte ripetuto la stessa domanda.
Si
trovavano in un'auto che la base metteva a disposizione quando gli Auror
dovevano eseguire degli appostamenti tra i Babbani. Era una BMW nera, non troppo
appariscente ma nemmeno da considerare un macinino, e ovviamente dotata di un
incantesimo che permetteva di sgusciar via dal traffico senza troppi problemi.
Harry era alla guida, mentre Ginny sedeva dietro, intenta ad osservare la strada
dal finestrino.
"Ok,
perdonami, Ginny, prometto di non chiedertelo più! E' solo che non mi aspettavo
che ti chiamassero proprio questo pomeriggio..." si spiegò il ragazzo
scusandosi.
"Lascia
perdere...." rispose la rossa, con calma. Nel frattempo l'auto costeggiava
Trafalgar Square. "Mi dispiace solo di non aver salutato Zoe... era ancora
in Infermeria quando mi hanno chiamato..." continuò, osservando la grande
piazza in cui non si vedeva più traccia dell'attacco del giorno prima, tranne
che per un enorme spazio vuoto dove prima si trovava la pasticceria data alle
fiamme.
"Lo
farò io per te... oh, preparati, siamo arrivati, ormai!" si interruppe il
mago, quando, appena svoltato l'angolo si ritrovò davanti la facciata
monumentale dell'albergo in cui sarebbe avvenuto l'incontro.
"Però,
sei fortunata! Inizio a pensare che sarà più una vacanza che una missione, la
tua!" scherzò Harry, immaginando chissà quali comodità riservasse
l'hotel a cinque stelle che aveva davanti.
"Beh,
speriamo che sia così!" replicò Ginny, aprendo lo sportello dell'auto,
non appena Harry era riuscito a parcheggiare. "Se si tratterà solo di un
semplice controllo e tutto filerà liscio, magari potrei anche prenderlo come un
bel periodo di ferie!" scherzò, sorridendo al ragazzo che era sceso per
aiutarla con le valigie.
Harry
ricambiò il sorriso, che si tramutò subito dopo in un'espressione di
sofferenza. "Ma... che diamine c'è qua dentro?!?" esclamò rosso in
volto per lo sforzo, mentre trascinava una pesante valigia della ragazza.
"Devo
stare qui tre settimane, Harry, è ovvio che mi sia portata dietro un po' di
roba!" rispose, come se la domanda del ragazzo fosse stata stupida.
Il
moro seguì Ginny fin dentro l'albergo e si accertò che la ragazza avesse la
sua camera. Prima di tornare alla macchina, le ricordò tutti i suoi impegni.
"Mi
raccomando, Ginny... ricordati che adesso dovrai andare dal segretario inglese,
ti riconoscerà subito, visto che la sua memoria è stata modificata..." la
rossa annuì seguendo il discorso dell'amico, nonostante lo sapesse già bene.
"... questa sera ci sarà il party di benvenuto per tutti gli ambasciatori,
quindi fa attenzione perché già lì, potresti dare un'occhiata sulla
situazione, siamo intesi?"
La
ragazza annuì ancora, in silenzio. A Harry sembrò bastare come risposta,
perciò tirò fuori dalla tasca un braccialetto d'argento e dopo aver afferrato
delicatamente il polso della ragazza, iniziò ad attaccarlo.
"Questo
braccialetto è magico, portalo sempre con te! Se avrai dei problemi o la
situazione sta diventando pericolosa, o semplicemente hai qualche dubbio,
sfregalo due volte e potremmo comunicare, d'accordo?"
"Due
volte..." ripeté convinta lei, osservando il prezioso con interesse. Era
molto semplice, sottile con tre perline sul davanti. Davvero grazioso.
"Non
c'è altro, credo... ah, sì, quasi dimenticavo!" esclamò subito dopo il
ragazzo, battendosi una mano sulla fronte e infilando nuovamente la mano nella
tasca. "Questi te li manda Zoe!" disse mostrandole un paio di occhiali
leggermente ovali e di media misura.
Ginny
sorrise, prendendoli in mano e provando ad indossarli. Si guardò allo specchio
e iniziò a ridere. "Non ci credo, mi stanno proprio bene!" esclamò,
mentre Harry si univa alle sue risate.
"Bene,
ora è il caso di andare, prima di dare troppo nell'occhio... buona fortuna
Ginny, e buon divertimento!" la salutò il ragazzo, dandole un leggero
bacio sulla guancia e avviandosi verso la porta.
Ginny
sventolò la mano sorridente. "Grazie infinite!" esclamò. Solo quando
Harry si fu allontanato, la ragazza abbassò la mano e fissò l'ingresso con
aria sbalordita.
"Ma
da quando lui e Zoe sono così intimi?"
*
* *
Ginny
camminava pensierosa per i corridoi dell'hotel, diretta verso la sala congressi,
dove avrebbe dovuto incontrare il segretario inglese.
Aveva
preferito fare una doccia, prima di andare, e aveva indossato un completino più
elegante per l'occasione. La gonna nera, lunga fino al ginocchio, era corredata
da una camicetta bianca, molto semplice. Si era messa a ridere quando si era
guardata nel grande specchio della sua camera: sembrava proprio una segretaria
vestita così!
Aveva
lasciato i capelli sciolti sulle spalle, e quell'effetto onda che avevano, le
davano l'aspetto di una persona importante. Sorrise sistemandosi gli occhiali
sul naso che avevano già iniziato a cadere.
Attraversò
la grande hall dell'albergo, dopo aver chiesto informazioni su dove si trovasse
la sala congressi, si sentiva pronta ed era più che carica... la sua missione
era ufficialmente iniziata.
Così
eccitata e piena di pensieri, certo non si sarebbe accorta di due occhi, che
avevano preso a fissarla con insistenza da uno degli angoli della grande sala...
Oh
oh oh! La missione è appena iniziata e già per la nostra Ginny c'è qualche
problema! Chi sarà la persona che la sta fissando tanto intensamente? Mah, nel
frattempo speriamo che Ginny non abbia problemi a recitare la sua bella parte!
Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Certo, non c'è molto movimento,
però è importante perché vengono introdotte alcune informazioni e soprattutto
si spiega la missione che deve affrontare la nostra strega... e poi che mi dite
di Zoe ed Harry? Non sono carinissimi?!? Io adoro quella
ragazza! E poi ci sono Ron ed Hermione... non so se è chiaro ma quei due per me
sono una cosa sola, quindi devono stare assieme (la considero una delle
istituzioni di HP... chissà quando la maestra Rowling si deciderà...u.u). Mi
scuso per il piccolo ritardo, ma gli esami non mi danno tregua e sto ancora
studiando per gli orali che avrò nientemeno che il 6 Luglio (campa cavallo che
l'erba cresce, insomma...-.-). Vedrò cosa inventarmi per trovare un po' ti
tempo e continuare a scrivere... non vi preoccupate, non vi abbandonò!^^
Ah,
vorrei precisare che non ho idea se esista davvero una pasticceria a Trafalgar
Square o un hotel a cinque stelle nei dintorni, quindi tralasciate qualche mio
possibile strafalcione!^^''
Ora
vorrei tanto ringraziarvi per tutti i commenti che mi avete mandato... dato che
nel capitolo precedente non ho avuto il tempo di rispondere, ho deciso di farlo
adesso... anche perché mi sembrava stupido rimandare il capitolo che ormai
avete già letto, perciò ora passiamo ai ringraziamenti!
Angele1987:
Non preoccuparti per il ritardo, guarda me, che ti rispondo solo al terzo
capitolo...-.-! Cmq sei stata la prima a recensire! Hai ragione Ginny è grandiosa come Auror, ce la vedo
intrepida e coraggiosa!^^ Grazie per i complimenti! (Ryta si gasa quando le dicono
che scrive bene, perché... non ci crede!^^) Se si incontreranno mi dici? Mah,
chissà...
Angelica:
ti ringrazio, ma... perdona la mia ignoranza... ti riferisci alla coppia
Harry/Hermione? In questo caso, mi dispiace, ma davvero non riesco a vederci
quei due assieme, e poi Hermione/Ron è la mia coppia preferita! O magari non ho
capito niente di quello che volevi dire e sto sparando cretinate...
illuminami!!!
Sissichi:
Grazie, grazie, grazie e ancora grazie!^^ Allora, quante domande! Ehm... diciamo
che scopriremo queste cose strada facendo... per il momento ti dico che quel
bambino dovrebbe presentarsi ancora una volta, ma... ih ih ih non posso dire
altro! Ah, hai ragione, Zoe è adorabile!
Ryuko:
Grazie!=^^= (Ryta arrossisce per un altro complimento sullo stile...) Come vedi
ho deciso di continuarla... ah, anche se in ritardo, cmq buono studio! :P
Misskiller:
==^^== come siete generosi... davvero questa storia è così scorrevole?!? Ti
ringrazio davvero tanto, cmq come vedi ho deciso di continuare questa storia,
per il Mangiamorte del vicolo però non si parla nemmeno in questo
capitolo...^^''
Poyel:
Grazie due volte!^^ Mi sento meglio ora che anche qualcun'altro pensa che Draco
non sia proprio OOC, la mia paura più grande era quella di non averlo reso al
meglio... come Draco insomma!
Elenuccia90:
Ehm... per l'aggiornamento de Il mio destino è qui con te, c'è da aspettare un
po', però ti puoi consolare con questo capitolo, prometto che cercherò di
aggiornarlo quanto prima, promesso! A proposito, sono finiti gli esami? Un bacio
LunaMalfoy:
Allora, calma, calma... andiamo con ordine... 1) Come vedi questa storia
continua; 2) L'altro pezzo di storia (ed evita di sbandierarlo ai 4 venti se non
vuoi un'Avada Kedavra per cena) non è finita nel dimenticatoio, ma prima o poi
uscirà; 3) Il passato di Ginny l'hai scoperto; 4) Queste idee le partorisco in
ogni momento in cui non studio, praticamente durante qualche ora di sonno! Ora che ho
risposto, prego: anticipazioni, opere di scrittura; fumetti; e... no quello
ormai è già visto... eh eh... ora, passiamo alla seconda parte... ehm...
(Ryta inizia ad indietreggiare notando un edificio con un'insegna luminosa
davanti a lei con scritto "McPhee" e dei coloratissimi cartelli su cui
si leggono slogan... "Succede solo da McPhee!". Entra nell'edificio e
trova Luna con il grembiule da macellaio di Draco e le dice che questa sera
sarà lei la portata principale... Ryta inghiotte il vuoto...) Ehm... mi perdoni
ora che ho mandato questo capitolo? Malfoy è anche comparso e ha colpito Zoe...
cioè voleva colpire Harry, però... ti prego, risparmiami! Dopotutto è
sopravvissuto, no? E poi lo sai a cosa servirà quella cosa... risparmiami!
Whitelady86:
Ehm... oddio, non si sono incontrati ancora... mi perdoni?^^'' Davvero ti piace
Draco? Cmq anche a me piace molto il secondo capitolo, ma questo con Zoe ed
Harry non è male!
Aya:
thank you! Certo l'incotro tra Ginny e Draco mi sembra un po' difficile, ma...
ihihihihihih... chissà che accadrà in futuro!
Morrigan:
Veramente riuscivi a vedere quello che succedeva? Wow...(Ryta resta senza parole
perché non immaginava che riuscisse in una cosa tanto difficile...) Sai il
fatto è che io le immagino le scene che scrivo, però mi domando sempre se
riesco a trasmettere a chi legge tutto quello che succede! Grazie infinite!
Marcycas
- The lady of Darkness: In ritardo? Ma se te ne sei accorta solo al secondo
capitolo? E io che devo dire che ho aspettato che uscissero 14 capitoli di TLSR
prima che e nei accorgessi?!? Beh, ti ringrazio, anche a me è piaciuta la
storia del dissanguamento del biondino, ma come hai potuto notare... a Luna non
è piaciuta molto...(Nota alla recensione e alla risposta della diretta
interessata -.-). per quanto riguarda Zoe, che te ne pare in questo capitolo?
Credo che Harry standole così vicino la farà morire prima o poi... o no? Eh eh
eh, mi diverto a plasmare uno dei miei personaggi preferiti!^^Ehm... Lady, mi
dispiace ma credo che dovrai aspettare per un incontro col bel biondino, e poi
siamo sicuri che quel Mangiamorte fosse lui? (Ryta mette la pulce nell'orecchio
alle due personalità che la guardano come se avessero davanti una psicopatica
-.-) E poi di chi saranno mai quegli occhi che la fissano nella hall
dell'albergo? lo so, adesso penerai di più...(Ryta tira fuori tutta la sua vena
sadica...^^)
Serena:
Se lo augurano tutti, che Draco non abbia ucciso nessuno... per ora ha lanciato
solo uno Schiantesimo a Zoe... cioè ad Harry, insomma... vedremo in futuro che
accadrà!
Shaari:
(Lucius Malfoy inghiotte il vuoto e si nasconde dietro Ryta, che ride sentendo
di possedere un grande potere) Sai Shaari, Il qui presente bastardo è una delle
persone che meno sopporto... chissà se la mia vena sadica non si abbatterà su
di lui...Bwhahahahahahaha! (Lucius scappa via e si nasconde sotto il letto,
tutto tremante, avendo capito che difficilmente troverà un riparo così
circondato)^^
Gajra:
beh, come vedi ho aggiornato, anche se vi ho fatto attendere un po'...-.-...
chissà se questa coppia diverrà prima o poi una coppia!^^ ihihihihih!
Anonimo:
Non conosco il tuo nome, ma ti ringrazio tanto... anzi come vedi sono anche
riuscita ad aggiornare!^^
E'
tutto! Non smettete di commentarmi, mi raccomando! Non avete idea di quanta
carica mi abbiano dato le vostre recensioni! (Infatti ho preferito scrivere
questa storia al posto dell'altra mia, e già immagino lettrici assatanate e con
istinti omicida che mia attendono dietro la porta di casa -.-...)
In
un'elegante tenuta, circondata da un parco immenso e verdeggiante, decine di
maghi, nascosti da scuri cappucci, percorrevano i corridoi intenti nelle loro
occupazioni pomeridiane. Tra questi un Mangiamorte camminava con passo svelto
verso una direzione a lui familiare.
Svoltò
un paio di volte, senza far caso ai colleghi che incontrava e si fermò solo
quando all'improvviso si trovò davanti una grande doppia porta in legno scuro.
Bussò con cautela e attese che gli fosse dato il permesso di entrare.
La
porta che si aprì da sola fu per lui un'esauriente risposta, perciò si addentrò
nella stanza ampia che gli apparve davanti. La sala era illuminata da fioche
torce intorno ai muri e alle pareti vi erano appesi degli arazzi raffiguranti
scene piuttosto cruente. Al centro troneggiava una figura, seduta, mentre ai
lati alcuni incappucciati, attendevano un suo ordine inginocchiati per terra e
col capo chino.
Lord
Voldemort osservò il Mangiamorte avvicinarsi a lui, e dopo che questi si fu
inginocchiato, gli fece un gesto con la mano per consentirgli di parlare.
"Mio
signore, mi aveva detto di avvisarla se ci fossero state delle novità..."
spiegò cauto il Mangiamorte, alzando leggermente la testa, ma continuando a
celare il proprio volto con il cappuccio nero.
"Avanti,
dì pure" lo esortò il Signore Oscuro con una leggera nota di noia nella
voce.
"Aveva
ragione lei, mio Signore, Silente ha mandato un Auror a sorvegliare il meeting
Babbano..." continuò questi, forse preoccupato.
"Ma
come, solo uno?" chiese Voldemort, ora interessandosi di più alla faccenda
e assumendo un tono ironico che non toccava però i suoi occhi rossi e freddi.
"Credo che stia iniziando a sottovalutarmi, il caro Silente... forse è il
caso di dargli una lezione..." propose pensieroso, ridendo malignamente
subito dopo.
"Cosa
devo fare, mio Signore?" chiese ancora il Mangiamorte. "Vuole che me
ne sbarazzi?"
Lord
Voldemort lo guardò con aria seria. "No, mio fedele servitore, lascia che
controlli quello sciocco incontro Babbano, se dovessi ucciderlo desteresti dei
sospetti... potrai farlo non appena avremmo compiuto la nostra missione, dopo
potrai divertirti come ti è sempre piaciuto. Per il momento tienilo d'occhio e cerca di
non farti scoprire, ti ripeto che a tempo debito avrai il tuo
divertimento!" concluse mentre un sorriso crudele gli dipingeva il volto.
"Ora
puoi andare, questa sera hai un impegno se ricordo bene..."
Il
Mangiamorte sorrise da sotto il cappuccio. "D'accordo, sarà fatto come
vuole lei..." concluse. Salutò inchinando nuovamente il capo e si
allontanò dalla sala a grandi passi, ritornando alla luce del sole...
*
* *
"Chissà
se Ginny sta bene..."
"Oh,
insomma, Ron! La vuoi piantare una buona volta?" la voce di Hermione era
risuonata più volte nella sala relax della base dell'Ordine della Fenice.
Ormai era quasi vuota e buia per via delle numerose lampade spente. Solo un
tavolo era illuminato ed era lì che si erano attardati quattro ragazzi.
Zoe,
che era tra di loro, essendo stata autorizzata a lasciare il letto dell'Infermeria, era
sussultata dopo quello sfogo e aveva fatto rovesciare il suo bicchiere, bagnando chi si trovava
seduto di fronte a lei, di limonata. E il guaio era che di fronte a lei, c'era
Harry.
"Oddio,
mi dispiace!" esclamò, balzando in piedi e portandosi una mano alla bocca,
mentre con l'altra afferrava con veemenza dei fazzolettini e tamponava il tavolo
bagnato.
Harry,
che aveva fatto un salto all'indietro con tanto di sedia, non appena si era
visto arrivare un'ondata di limonata addosso, agitò le braccia cercando di
asciugarsi, ma poi ricordò che con la magia avrebbe avuto più successo.
"P-perdonami,
non volevo!!" continuò Zoe tutta rossa, quasi sull'orlo di una crisi di
pianto.
Harry
le sorrise tranquillizzandola. "Ehi ehi, non ti preoccupare, è solo un po'
d'acqua e limone, niente di che! Guarda, basta un secondo..." agitò la
bacchetta mormorando un incantesimo che fece sparire ogni traccia di liquido dai
suoi vestiti a dal tavolo. "... ed è tutto finito!" concluse con un
dolce sorriso.
Zoe
tirò un sospiro di sollievo. Abbassò il capo senza forze e si accasciò sulla
sedia. "S-scusami, sono esagerata..." mormorò pentita di quella
reazione.
"Non
c'è bisogno che ti scusi sempre!" disse lui imbarazzato.
"Piuttosto..." continuò, voltandosi verso Hermione e Ron, che
sedevano di fianco e continuando a litigare non si erano resi conto nemmeno di
quello che era successo.
"Ti
ci dovrai abituare, Zoe... quei due fanno sempre così..." spiegò
rassegnato, scuotendo la testa.
"M-me
ne sono accorta..." mormorò lei timidamente, fissando i due ragazzi che
continuavano a beccarsi a vicenda.
"Sei
noioso, Ron! Tua sorella non è più una bambina e poi non credo che stia già
combattendo contro dei Mangiamorte, visto che manca solo da questo
pomeriggio!"
"E
se invece fosse così? Se la stessero aspettando al varco? Magari dopo che Harry
se ne è andato lei sarà stata attaccata o peggio ancora colpita!"
"Sì,
e magari adesso si trova assieme a Voldemort che la sta torturando! Adesso stai
proprio esagerando, Ron!!!"
"Ahhh..."
Harry sospirò socchiudendo gli occhi verdi. "Non c'è speranza... Zoe ci
facciamo una partita a Sparaschiocco prima di andare a dormire?" propose,
cambiando totalmente espressione e incrociando poi lo sguardo della moretta, che prese fuoco.
"C-come
vuoi..." fu la sua risposta. "Comunque anch'io sarei curiosa di sapere
cosa starà facendo Ginny... sicuramente si starà divertendo a quel party..."
ipotizzò, mentre Harry preparava il tavolo da gioco (ehm... scusate ma non ho
idea di come si giochi a Sparaschiocco, quindi potrei anche sbagliarmi su
quest'ultima affermazione...^^'' NdA).
"Hai
ragione..." replicò lui pensieroso, prendendo a fissare il soffitto.
"O magari si starà annoiando! Se sono tutti facoltosi signori con non meno
di cinquant'anni, non credo che avrà molto da divertirsi!" scherzò.
Zoe
ridacchiò pensando alla faccia di Ginny se si fosse trovata davanti quello che
aveva immaginato Harry. "Lo spero per lei, che non accada!"
"E
se incontrasse qualche uomo che la portasse via? Se si innamorasse di un
Babbano, come farà a lavorare ancora nell'Ordine?"
"Giusto,
perché non ci abbiamo pensato prima! Metti che si innamora di un esquimese e
decide di fuggire con lui in Groenlandia! Come faremo d'ora in poi?" la
voce pungente di Hermione, unita alle ipotesi sconclusionate di Ron, riempirono
la sala relax ormai vuota a quell'ora tarda, ancora per un buon quarto d'ora,
fino a che non fu lo stesso Harry a porre fine alla discussione con un urlo poco
gentile.
"Ha
cominciato lei!!!"
"Ha
cominciato lui!!!"
Ma
quella fu l'unica risposta che ottenne...
*
* *
Il
party era una noia mortale!
Sembrava
che fosse solo lei l'unica capace di abbassare la media d'età di quel posto, e
non aveva un buon successo, visto che la differenza era come minimo di cinquanta
a uno.Forse
con l'aiuto dei camerieri ce l'avrebbe fatta... ironizzò poi, guardandosi
intorno.
Indossava
un lungo abito blu notte, senza spalline, leggermente svasato dalle ginocchia
in giù e con uno spacco pronunciato che partiva dalla coscia. Aveva acconciato
i capelli con uno chignon elaborato, in modo che alcune ciocche rosso fuoco, le ricadessero in eleganti boccoli sulle spalle e dietro il collo,
ma a metà serata era già stufa di aver i capelli così tirati... e poi le scarpe
col tacco che indossava erano così fastidiose!
Era
intenta a sognare i suoi comodi e mai elogiati anfibi della divisa da Auror,
quando avvertì ancora una volta una strana sensazione.
Era
come se sentisse uno spiffero freddo dietro il collo, eppure la serata era calda e
calma, tanto che il party era stato allestito nel grande giardino all'aperto
dell'albergo per avere una piccola tregua dal caldo insopportabile che in quegli
ultimi giorni d'estate, aveva imperversato in città. Ma più che al tempo, quella sensazione doveva essere attribuita al fatto
che si sentisse osservata.
Non
era una cosa nuova, già da quando era uscita dalla sala congressi dell'hotel,
dopo aver parlato con il segretario inglese, aveva avuto la sensazione di essere
osservata, ma dopo essersi guardata intorno non aveva visto nessuno che la
fissava, o meglio non aveva individuato nessuno che avesse potuto guardarla e
riconoscerla come un'Auror, perché questa era la sua preoccupazione principale.
Si
guardò intorno ancora una volta, sperando di poter vedere finalmente qualcuno
che la fissava, ma non ottenne nessun risultato. Intorno a lei facoltosi
ambasciatori con le loro eleganti mogli, erano intenti in noiosissimi discorsi
sulle faccende europee o su qualche notizia sfuggita al controllo della
sorveglianza amministrativa. Ma nient'altro.
Avrebbe
preferito anche che fosse un Mangiamorte pronto a colpirla, pur di eliminare
quella sgradevole sensazione di dosso, così alla fine provò ad avvicinarsi ad
un gruppo di persone che discuteva, tra cui aveva individuato il segretario con
cui aveva parlato quel pomeriggio.
Arthur
Newman, questo il suo nome, era un uomo sui sessantacinque anni, con dei soffici
capelli bianchi e una faccetta simpatica. Si era dimostrato piuttosto gentile
con lei e le aveva spiegato i suoi compiti con gentilezza e a volte scherzandoci
anche sopra. Ginny ne era stata molto colpita, perciò fu con una nota di
sollievo che si avvicinò a lui, provando a sorridere e a salutare con un
educato 'Buonasera'.
"Oh,
ma chi abbiamo qui! La nostra assistente!" esordì l'uomo con un sorriso
allegro, mentre gli occhi scuri come due olive si illuminavano. "Signori,
vorrei presentarvi Ginevra Wheeler, è la mia assistente... Ginevra, loro sono
l'ambasciatore russo, quello francese e... o beh, penso che conoscerai già la
moglie del nostro ambasciatore inglese..." concluse con un'alzata di
spalle, mentre Ginny stringeva la mano alle persone che le erano state
presentate.
Quando
fu il turno della moglie dell'ambasciatore, prima di salutarla scorse nei suoi
occhi un'espressione tranquilla, segno che anche a lei doveva essere stata
modificata la memoria. "Molto piacere..." rispose sorridendo e
mostrandosi cordiale.
"Allora,
Ginevra... eravamo intenti a parlare della riunione di domani..." iniziò
subito dopo il signor Newman, per farla entrare nel discorso. "I nostri
colleghi ci chiedevano con quale argomento abbiamo deciso di aprire il
dibattito..."
"Capisco..."
rispose Ginny con semplicità. Mentre spiegava a quei signori che il tema del
terrorismo era quello più importante degli ultimi anni, la sua mente vagava a
quello che stava accadendo intorno a lei. Quella sensazione non era ancora
andata via, e lei si sentiva sempre più nervosa.
Dopo
trenta minuti buoni di noiosa conversazione con il suo capo e gli altri
ambasciatori, Ginny riuscì finalmente ad allontanarsi dal gruppo, con la scusa
di voler bere qualcosa. Era stancante recitare quella parte, ma non perché non
ricordasse quello che doveva fare o come comportarsi, semplicemente perché era
terribilmente tediosa e soporifera. Ora come non mai, avrebbe preferito andare a
dormire, più che ritrovarsi fra quei Babbani a ciarlare sui problemi del mondo.
Sorrise
pensando che se l'avesse sentita Hermione, molto probabilmente le avrebbe fatto
una ramanzina lunga almeno un'ora su invece quanto fosse importante il ruolo che
le era stato assegnato, anche se era solo una messa in scena.
Un
brivido gelido le percorse la schiena facendola sussultare. Ancora quella
sensazione di avere due occhi puntati su di lei. Era opprimente.
Iniziò
a camminare velocemente per allontanarsi dal tavolo dove servivano le bevande, magari con la speranza di non
essere seguita, ma sembrò che l'ombra che la tormentava non la volesse
abbandonare.
Poi,
con sua grande sorpresa, scorse tra la folla un uomo che doveva avere più o
meno la sua età e non aveva indosso la divisa da cameriere. Si avvicinò
sperando di poter attaccare bottone e magari essere lasciata in pace da chi la
stava ancora osservando con insistenza.
"Salve!"
attirò l'attenzione su di lei. L'uomo la guardò sorpreso. "Come va?"
chiese poi lei, prendendolo a braccetto e trascinandolo verso un angolo del
grande giardino.
"Mi
scusi, ma stia al mio gioco per ora, dopo le spiegherò..." mormorò
nell'orecchio della sua vittima, mentre questo si lasciava portar via senza dire
una parola.
Dopo
essersi allontanati, Ginny controllò un'ultima volta che non ci fosse nessuno
alle sue spalle. Quando si voltò finalmente verso l'uomo che si era trascinata
dietro, si rese conto che quella sensazione era svanita, con suo enorme
sollievo, perciò decise di dedicarsi a lui.
Ma
non appena
incrociò gli occhi del ragazzo, di un azzurro quasi magnetico, notò una nota
di sorpresa ma quasi totalmente sommersa da un'espressione irritata.
"Ehm...
mi scusi..." iniziò imbarazzata, mentre un lieve rossore le colorava le
guance. "Non volevo essere scortese ma avevo un problema e..."
"E
di grazia, potrei sapere per quale 'problema' sono stato trascinato via in
questo modo?" chiese l'uomo, mantenendo quell'espressione seccata che a
Ginny piaceva sempre meno.
"Ecco..."
mormorò lei, torturandosi le mani, imbarazzata. "Avevo la sensazione che
qualcuno mi stesse seguendo..." spiegò, mentre solo in quel momento si
rendeva conto di quanto stupida fosse stata la sua azione. Non poteva mettere in
mezzo Babbani innocenti! Se davvero a seguirla fosse stato un Mangiamorte, come
avrebbe fatto?
Dopo
alcuni istanti di silenzio, l'uomo proruppe in una risata non troppo esagerata.
"E quindi lei ha fatto tutto questo solo per una stupida sensazione?"
chiese divertito.
Ginny
si irritò. "Non mi sembrava tanto stupida prima!" esclamò.
Quell'uomo le dava leggermente sui nervi. Aveva un modo di fare forse un po'
troppo borioso.
"Beh,
allora vorrà dire che per farsi perdonare trascorrerà la serata con me... sa,
questa festa è una noia mortale e lei è la prima persona sotto i cinquant'anni
che vedo questa sera." sentenziò risoluto, facendo qualche deciso passo
verso di lei e prendendola a braccetto.
Ginny
non obiettò. In effetti aveva ragione e poi non le avrebbe fatto male evitare
di annoiarsi quella sera. "Accetterò questo sacrificio..." replicò
sarcastica, fingendo un sospiro. "Però mi piacerebbe conoscere il suo
nome, visto che mi dovrà fare compagnia per tutta la serata..." continuò
fissandolo negli occhi e sorridendogli.
Quell'uomo
l'aveva stupita per il suo modo di fare, ma lei di sicuro non aveva nessuna
intenzione di fargli credere di essere una donnetta timida e impacciata. Non
voleva assolutamente perdere il controllo della situazione.
"Ha
ragione..." rispose l'uomo tranquillamente. "Il mio nome è Magnus
Degat"
"Come
il pittore... allora è francese!" esclamò lei, cercando conferma in
quello sguardo color del cielo.
"Sì,
sono francese, ma il mio cognome non è Degas, ma Degat... una sola lettera può
cambiare molte cose... signorina?"
"Ginevra
Wheeler, molto piacere!" concluse, porgendogli la mano per presentarsi. Ma
l'uomo reagì in maniera inaspettata; invece di rispondere a quella cortesia
allo stesso modo, la fermò delicatamente e le baciò la mano che lei gli aveva
porto.
Ginny
arrossì un po' di più questa volta, e il sangue si concentrò anche sulle
orecchie. Quell'uomo era davvero galante. Aveva un che di affascinante con
quella chioma biondo cenere leggermente scompigliata dalla brezza serale, e quel
filo di barba intorno alla bocca che lo rendeva misterioso. Era alto, molto
più di lei, tanto che per baciarle la mano si era inginocchiato senza badare
allo smoking nero che indossava, che in quel momento mostrava un piccolo cerchio bianco
intorno alla rotula.
"Si...
si è sporcato..." mormorò lei, ancora leggermente turbata da quel gesto.
Magnus
Degat spazzolò i suoi pantaloni con fare sbrigativo, prima di riprendere a
braccetto Ginny, la quale arrossì senza opporsi.
L'uomo
le rivolse un sorriso sardonico. "Non la facevo tipo da imbarazzarsi per
così poco..." la provocò. La rossa notò che nella sua voce c'era una
nota di malizia.
Inghiottì
cercando di ricomporsi. "Infatti... mi ha solo colpito per la sua
gentilezza." rispose prontamente.
"Non
è abituata a questo genere di comportamento?" domandò lui curioso,
cercando una risposta nello sguardo intimidito della donna.
"Se
devo essere sincera non mi capita tutti i giorni che qualcuno mi baci la
mano!" scherzò con un sorriso, incrociando i suoi occhi.
L'uomo
parve sorpreso da quella risposta. "Mi sorprende che... qualcun'altro non
abbia mai concesso tanto ad una donna così bella..." costatò con
semplicità, provocando una seria agitazione nel petto della rossa.
Dopo
quelle parole calò il silenzio. Ginny era troppo imbarazzata per poter parlare,
così seguì a braccetto l'uomo, che la guidava verso il centro del grande
giardino all'aperto. Quando però notò che il
gruppetto di persone con cui aveva discusso prima si faceva sempre più vicino,
Ginny si scosse dai suoi pensieri e rivolse al suo accompagnatore uno sguardo
disperato.
"Oh,
la prego, andiamo da un'altra parte!" esclamò senza pensarci, fermandosi
di colpo e tirando il braccio di Degat. Questi le rivolse uno sguardo
incuriosito. "Non mi va proprio di iniziare un'altra noiosissima
conversazione con quei signori... rischierei di addormentarmi in piedi!"
spiegò rabbrividendo al solo pensiero.
L'uomo
le rivolse un sorriso che aveva dell'ironico. "Dovrebbe fare attenzione,
signorina... tra quei signori, come dice lei c'è anche il mio capo, e non credo
che a lui farebbe piacere sapere queste cose..."
Ginny
ebbe la sensazione che lui la stesse prendendo in giro, ma notò comunque che
nel frattempo aveva iniziato a condurla verso l'altro angolo del giardino, dove
erano stati posti alcuni divanetti.
"Beh,
se vuole creare un incidente diplomatico tra le nostre due nazioni, faccia
pure!" lo esortò lei, sarcastica.
"Ha
sempre la risposta pronta, signorina Wheeler?" chiese subito dopo Degat,
facendole segno di sedersi su uno dei divanetti.
"Solo
quando serve..." replicò lei tranquillamente, accogliendo la sua proposta.
"Se
si preoccupa così tanto di incidenti diplomatici, immagino che anche lei lavori
per un'ambasciata..." riprese poco dopo l'uomo, dopo aver accettato dal
vassoio di un cameriere un bicchiere di vino bianco e averlo iniziato a
sorseggiare con eleganza.
Ginny
rifiutò il vino. Non aveva mai assunto alcool quando era in servizio e
non lo avrebbe fatto nemmeno quella volta. Si dedicò invece alla domanda che le
aveva posto Degat. "Sì, io faccio gli onori di casa a dir la verità...
sono la sottosegretaria dell'ambasciatore inglese" rispose con semplicità,
mentre osservava i gesti raffinati dell'uomo. "E lei invece?"
Degat
lasciò un po' del vino nel bicchiere, seguendo una delle tante regole del
galateo, poi
rivolse gli occhi azzurri verso Ginny. "Lavoro per l'ambasciatore francese,
sono il suo traduttore..."
"Ora
capisco... mi chiedevo come mai parlasse così bene la nostra lingua!"
esclamò la rossa, come illuminata.
"E'
solo perché vivo qui a Londra da diversi anni..." replicò lui annoiato,
come se non volesse entrare in quell'argomento.
Ginny
se ne rese conto e decise di parlare di qualcos'altro... solo che sembrava
davvero difficile. Ogni argomento le sembrava troppo stupido e banale
per quell'uomo che la metteva così in imbarazzo con quel suo modo di fare e con
la sua aria affascinante. Così finì per restare in silenzio per diversi
minuti, lo sguardo basso e l'aria impacciata, mentre dentro di sé si dava della
stupida. Possibile che fosse tornata ad essere la piccola e timida Ginny Weasley
del primo anno ad Hogwarts? Dov'era finita la Ginny coraggiosa e decisa, che non
si lasciava mai scoraggiare da niente?
La
verità era che quell'uomo era riuscito a farle crollare tutte le sue barriere e
l'aveva lasciata scoperta e senza difese. E cosa ancora più irritante era che
non le dava poi così fastidio.
"Mi
chiedevo se sarà ogni sera così..." proruppe poco dopo Degat, facendo
sussultare Ginny che era ancora immersa nei suoi pensieri in cerca di qualcosa
di cui parlare. Si chiese se lui non l'avesse fatto apposta per trarla
d'impaccio.
"Oh,
no! Questo è solo un party di benvenuto, per le prossime tre settimane sarete
liberi anche di uscire dall'albergo!" spiegò ricordando una delle tante
informazioni che aveva imparato a memoria. "Credo ci sarà un altro party
l'ultima sera, per concludere il meeting..."
"Crede?"
fece lui sorpreso.
"Beh...
me ne hanno accennato, ma sono convinta che ci sarà comunque... se dobbiamo
fare una cosa è giusto che sia perfetta!" concluse sorridendo decisa.
"Tipico..."
sbuffò lui in maniera appena udibile. Ginny evitò di indagare su
quell'affermazione; non voleva rovinarsi la serata con qualche allusione alla
sua patria, o al suo modo di fare, ora che finalmente aveva ritrovato un po' del
suo buonumore. Aveva infatti notato che quella brutta sensazione di poco prima
era svanita completamente e per di più quell'uomo le piaceva.
Continuò
a chiacchierare con lui per tutta la serata. Nonostante i loro argomenti
vertessero soprattutto sul lavoro, Ginny sentì di aver trascorso delle ore
piacevoli con quell'uomo, e si augurò di poterlo incontrare di nuovo. Per la
prima volta in quella sera era contenta che la sua missione durasse ben tre
settimane.
Era
piuttosto tardi, quando lui la accompagnò fino alla sua camera e la salutò,
baciandole ancora una volta la mano. "Mi ha fatto piacere trascorrere una
serata lontana dalla vita di tutti i giorni, con lei... buonanotte..." le
disse, prima di allontanarsi verso l'ascensore che lo avrebbe portato alla sua
camera.
Ginny
chiuse la porta solo quando sparì dalla sua vista, dopo aver voltato l'angolo del
corridoio. Sentiva chiaramente le gote rosse e bollenti, perciò pensò bene di
andare a rinfrescarsi il viso nel bagno.
Fino
a che non spense la luce per andare a dormire e ancora dopo, nel buio della
stanza, i suoi pensieri vagarono alla serata appena trascorsa. Quell'uomo
l'aveva seriamente affascinata, non c'era che dire!
Erano
anni che qualcuno non le faceva battere il cuore in modo così frenetico e non
la imbarazzava tanto. Eppure aveva avuto un paio di storie, ma nessuna l'aveva
mai coinvolta a quel modo.
Sospirò
al pensiero dell'ultima volta che aveva provato quelle emozioni così intense.
Era stato con lui, quando aveva sentito il tocco di quelle labbra fredde
ma rassicuranti, quando aveva provato un brivido dietro la schiena per la sua
mano sulla sua morbida chioma, quando si era sentita dentro un fuoco mai provato
prima.
Si
rigirò nel letto forse un po' troppo ampio per lei, cercando di trovare una
posizione comoda che le conciliasse il sonno.
"Malfoy..."
furono le ultime parole che vibrarono sulle sue labbra, prima di addormentarsi
profondamente...
*
* *
Il
mattino seguente fu davvero intenso. Ancora frastornata per il poco sonno della
notte precedente, dovette utilizzare tutta la sua buona volontà per dare il
meglio di sé all'apertura del dibattito.
Come
aveva previsto il primo argomento su cui discussero fu quello del terrorismo. Fu
interessante poter constatare con i propri occhi, ma soprattutto con le proprie
orecchie, le reazioni dei Babbani agli innumerevoli scontri tra i Mangiamorte e
gli Auror dell'ultimo periodo.
Ovviamente
la faccenda era stata giustificata come una serie di attacchi terroristici e
più volte nel discorso furono proposte delle misure di sicurezza più rigide di
quelle già vigenti. Non era facile ammettere che erano tutti senza difese e che
nessuno riuscisse a capacitarsi di come i fantomatici 'terroristi' riuscissero
ad eludere qualunque tipo di sorveglianza o di controllo.
Fu
una discussione molto accesa, che impegnò gli ambasciatori per tutta la
mattinata e parte del pomeriggio, dopo una breve pausa pranzo. Solo verso le
quattro del pomeriggio, riuscirono a chiudere la questione, con grande sollievo
di Ginny.
Era
stata dura, come prima giornata e la cosa più inquietante era che si
prospettava così per tutta la durata del meeting. Ginny era stata costretta a
correre da una parte all'altra per consegnare schede, protocolli e proposte
scritte lungo il grande tavolo ovale che ospitava gli ambasciatori delle varie
nazioni, poi aveva dovuto assicurare bibite fresche per ogni posto, visto il
caldo afoso di quel giorno, e all'ora di pranzo era stata incaricata di
occuparsi anche dei pasti veloci assicurati ai delegati.
Aveva
intravisto Degat solo poche volte, quando l'ambasciatore francese aveva preso la
parola, ma così indaffarata com'era stata, vi aveva fatto molta poca
attenzione.
Era
da poco finita la riunione, e lei aveva preso posto davanti ad uno dei tavolini
della sala da the dell'albergo, in cerca di un po' di refrigerio con una bibita
fresca, che non aveva idea di cosa fosse, visto che era Babbana, e di un po' di
riposo per i suoi poveri piedi indolenziti.
Altro
che allenamento da Auror, quella era una vera e proprio tortura!
"Servirà
a poco quella!" la voce bassa e calma di Magnus Degat, la fece sussultare;
si voltò con ancora le labbra attaccate all'imboccatura della lattina da cui
beveva, e lo sguardo incuriosito.
"S-salve,
signor Degat..." mormorò dopo aver lasciato sul tavolo la lattina, mentre
l'imbarazzo della sera precedente si impossessava nuovamente di lei. Cercò di reprimerlo
con tutta la sua volontà; non voleva più apparire come una stupida ragazzina
capace solo di arrossire... registrò mentalmente che per quelle parole avrebbe
dovuto chiedere scusa a Zoe...
"Via
via, avrò sì e no un paio d'anni in più di lei, non mi chiami signor
Degat!" la esortò l'uomo, sedendosi di fronte a lei. "Magnus va
benissimo..."
"D'accordo..."
disse lei con un sorriso. "Allora mi chiami Ginevra!"
Degat
ricambiò il sorriso. "Come vuole... comunque dicevo che per questo caldo
non basta una Coca-cola per rinfrescarsi..."
Ginny
lo guardò curiosa, evitando di chiedere cosa fosse una 'Coca-cola' e
immaginando che si stesse riferendo alla lattina che aveva davanti. "Sembra una proposta, questa..." scherzò.
"Beh,
credo che abbia centrato in pieno il problema!" replicò lui schietto.
"Le andrebbe un gelato, signorina Wheeler?"
La
rossa fece finta di pensarci un po' su. "Mhmm... credo di sì! Ma se
permette vorrei portarla io in una buona gelateria che conosco, ci sta?"
propose, ricordando che nelle vicinanze più volte aveva frequentato assieme a
Zoe un'ottima gelateria che faceva concorrenza a Floran Fortebraccio di Diagon
Alley.
"Direi
di sì..." rispose pacatamente.
Uscirono
dall'hotel chiacchierando sulla mattinata di lavoro trascorsa e Degat seguì il
passo sicuro di Ginny, mentre svoltava angoli e prendeva strade che conosceva
come le sue tasche.
"Siamo
quasi arrivati!" spiegò dopo alcuni minuti la rossa, ora molto più in
forze rispetto a prima. "Dopo l'ingresso della metropolitana c'è uno
spiazzo dove c'è la gelateria..."
Ginny
pregustava già un buon gelato assieme a quell'uomo, ma fatti pochi passi, udì
dei rumori strani, ma allo stesso tempo familiari, provenienti proprio dalla
loro meta.
Il
sorriso che un attimo prima le illuminava il volto le si ghiacciò, mentre un
terribile presentimento si affacciava nella sua mente.
Aumentò
il passo e notò che l'uomo accanto a lei aveva fatto lo stesso. Avrebbe
preferito che non lo facesse.
Superato
l'ingresso della metropolitana infatti, si trovarono davanti ad un nuovo campo
di battaglia. C'era stato un altro attacco.
Ginny
vide i suoi colleghi che combattevano contro i Mangiamorte e fu tentata di
andare ad aiutarli, ma la voce di Degat la fece desistere, non poteva lasciarsi
scoprire proprio da lui.
"Ma
che..." mormorò forse sorpreso l'uomo, immobile davanti allo spettacolo
che si presentava davanti ai loro occhi.
"A-andiamo
via..." disse Ginny, tirando per un braccio Degat. "Scappiamo di qui,
potrebbe essere pericoloso!" esclamò poi più convinta, simulando uno
sguardo terrorizzato.
Magnus
annuì. "D'accordo." non sembrava molto sconvolto, ma dai muscoli del
viso tesi, la donna comprese che stesse solo cercando di trattenere la paura.
Ginny
si attardò qualche istante, prima di voltarsi e seguire l'uomo. Aveva una
voglia matta di aiutare i suoi amici, ma non poteva se con lei c'era ancora
Degat. Avrebbe lasciato che fossero gli altri a combattere, una in meno non
faceva differenza.
Ma
il destino a volte sembra scritto proprio per mettere i bastoni tra le ruote dei
mortali.
Un
urlo di rabbia e di terrore, incredibilmente familiare, riempì l'aria. Ginny si
voltò e con orrore vide alcuni suoi colleghi, circondati da un gruppo di
Mangiamorte, e Zoe per terra, preda di una Cruciatus.
No,
questa volta non poteva non dare una mano. Si guardò in giro, sperando di poter
trovare qualche Auror libero che potesse aiutarli, magari lei avrebbe potuto
soltanto attirare la sua attenzione, ma nessuno sembrava disponibile. I
Mangiamorte sembrava di più della volta precedente e ancora più cattivi.
Sentì
ancora le urla di Zoe rimbombarle nelle orecchie, e si sentì in trappola.
Già
già, cosa farà la nostra Ginny? Farà finta di niente o manderà al diavolo
tutta la missione per aiutare la povera Zoe? Eh eh, lo so sono sadica, ma
dopotutto il suo incarico non poteva essere certo tutto rose e fiori... di
sicuro non è male visto che c'è quel bel tocco di ragazzo di Magnus Degat! Non è da
tutti trovare un tipo così galante e gentile!^^ A grande richiesta di tutti è
stato svelato il mistero degli occhi che la fissavano: era proprio un
Mangiamorte,come alcuni avranno notato. Ma immagino che adesso i dubbi saranno
aumentati... ih ih ih... Vorrei scusarmi per il ritardo con cui ho postato, ma
davvero ho avuto serie difficoltà a scrivere in questo periodo, non perché mi
siano mancate le idee, ma perché non sono riuscita ad unire più di due parole
di senso compiuto, il che era piuttosto grave! Cmq l'ho attribuito allo stress
da studio, visti gli esami -.-... ma è bastato un po' di riposo per rimettermi
in forma!!!^^ Mi raccomando, voglio sapere cosa ne pensate di come si sta
evolvendo la storia, sono curiosissima!!!
Ma
passiamo a ringraziarvi di cuore per tutti i commenti che mi mandate, non
smettete vi prego, mi entusiasmate quando ricevo tante recensioni e soprattutto
mi ricordano che devo aggiornare in fretta ^^''
Nyla:
Ehm... ma se non concludo sul più bello, poi che gusto c'è a leggersi il
prossimo capitolo? Immagino che se sei arrivata a questo punto la situazione sia
peggiorata... (Ryta si preoccupa per i suoi lettori, non vuole certo che stiano
male!^^) cmq grazie, davvero per i complimenti!
Maryangel:
Ti ringrazio, mi fanno arrossire davvero i tuoi complimenti!^///^ Anch'io
adoro il personaggio di Zoe, e mi lusinga il fatto che riusciate ad
immedesimarvi nel suo personaggio! (Ho paura che anch'io mi comporterei come
lei, se mi trovassi davanti Harry Potter!^^') E grazie anche per Ginny! Ho
sempre pensato che il suo carattere dovesse diventare così, soprattutto dopo
aver letto il quinto libro! Per quanto riguarda Malfoy... beh... per il momento
è stato assunto a ruolo di 'ricordo', poi chissà...
Enika:
Beh sì, in effetti anche a me piace molto!^^ E' che ho pensato ad un posto dove
due come loro sarebbero potuti entrare spontaneamente e restare intrappolati per
un bel po', lontano da occhi indiscreti... e così è venuta fuori la storia
della Stamberga!
Marcycas
- The Lady of Darkness: Non so se provare piacere (perché stai rodendo
dalla curiosità) o intristirmi al pensiero che leggerai questa risposta solo a
settembre, cmq penso sia inutile spiegarti cosa significa la pulce
nell'orecchio, visto che molto probabilmente quando tornerai dalle vacanze la
leggerai direttamente nei prossimi capitoli (sempre se non ci sono ancora
arrivata ^^'') Come hai potuto vedere era un Mangiamorte che spiava Ginny, ma di
più non posso dire! Un bacio e grazie per gli esami!
Angele87:
Ok, chiedo scusa per il ritardo anche a te, in effetti vi ho fatto aspettare
un po' per questo capitolo, ma ho spiegato il perché perciò spero di essere
perdonata! ^^'' Per Zoe, come puoi vedere continua una vita che non saprei dire
se è terribile e frustrante o meravigliosa e da sogno (dopotutto Harry sembra
molto disponibile con lei, o no?^^), cmq so con sicurezza che anche se si sente
morire per ogni sguardo o parola del bel moretto, preferirebbe quella tortura al
non essere notata completamente!^^ Ron ed Hermione ovviamente sono la coppia per
eccellenza e ovviamente non fanno altro che beccarsi, come avrai potuto notare,
ma questa è a mio avviso la parte più bella! Penso che mi divertirò nei
prossimi capitoli ad approfondire un po' questa coppia... ih ih, ho già qualche
idea...
Serena:
Ma guarda, solo tu hai notato una cosetta così strana... eh eh eh... non dico
altro, però ti faccio i complimenti per la sagacia!^^ Per quanto riguarda gli
esami, ormai sono finiti per fortuna, è stata più torturante l'attesa! E ora
mi godo le vacanze... e le fanfiction!^^
Hermy15:
Beh, quando leggerei questo commento, ormai avrai già visto il nuovo capitolo
de 'Il mio destino è qui con te', però penso che adesso vorrai minacciarmi per
il 24...-.-... ma pensiamo a questa storia, che è meglio!^^'' Allora, sì, in
effetti morivo dalla voglia di scrivere una D/G, perché mi sono affezionata a
questa coppia in maniera particolare, perciò ne ho approfittato di una bella
idea ed eccomi qui. Mi fa piacere che ti piaccia!! Per quanto riguarda Zoe, da
brava Ryta Holmes quale sono ti potrei dire che è ovvio che per Harry c'è solo
lei, però devo essere sincera ho voluto creare un personaggio che potesse
sembrare il suo perfetto opposto, e ho notato che tutto sommato non ci sta male!
E poi è divertentissima e mi fa ridere il suo modo di fare, mi ispira sempre
nuovi 'incidenti'!^^ Cmq Ryta rimane sempre Ryta, eh?^^
Elenuccia90:
La figura alta e furiosa di Draco Malfoy, nonostante non sia ancora comparso
nella storia, spunta all'improvviso, facendo sussultare Ryta, che se lo ritrova
alle spalle. "Che ci fai qui Malfoy? Non ti ho dato ancora il permesso di
uscire..." chiede la scrittrice, seccata per quell'intrusione. "Sono
qui per mettere le cose in chiaro! Un Malfoy non potrà mai fare il portiere di
un albergo, non è nel suo stile, quind-" non conclude la frase, perché un
sacco di iuta sopra la testa, da parte di Ryta, lo blocca definitivamente. La
ragazza si dimena un po', finché con qualche calcio ben assestato, non riesce a
rispedire il Malfoy da dove è venuto.... allora, perdona l'intrusione, ma è
rimasto di sasso quando ha letto che quegli occhi che la fissavano potevano
essere i suoi e che lui poteva essere il portiere! Cmq come avrai letto, in
realtà è un Mangiamorte che si è accorto di Ginny, ma di più non posso
dire!^^ Ti faccio gli auguri per gli esami e i miei complimenti e ancora un in
bocca al lupo per il prossimo anno! Ah, se vuoi farmi delle domande, non
fermarti! Magari non posso risponderti, ma potrei dare qualche indizio e così
stimolerei di più la vostra curiosità (-.- oddio, non so se questa cosa è
buona oppure no...). Un bacio e alla prossima!
LunaMalfoy:
Il piatto del giorno al McPhee, Ryta al forno con patate, entra fumando nella
stanza dove c'è il suo pc acceso, e si posa magicamente sulla sua scrivania.
Nonostante Ryta sia ormai cotta a puntino, apre gli occhi e inizia a parlare,
mentre alle sue spalle ci sono ancora Luna e il suo assistente
Draco-sto-in-ferie-in-tutte-le-fanfic-Malfoy, intenti ad azionare la loro
machina per il macinato. "Allora Luna, come vedi mi sono rassegnata,
perché tanto ora che ti leggi la fine di questo capitolo mi fai fuori
seriamente! Almeno ho fatto già tutto da sola e mi sono risparmiata inutili
sofferenze!^^'' Spero che almeno ti addolcirai con l'ultima scenetta Zoe/Harry e
magari anche con Hermione che prende in giro Ron per le sue supposizioni
strampalate! Che mi è rimasto da dire? Ah, sei sicura che le ferie durino
tanto? Un bacione fumante!!!^^
Un
ultimo avviso! La mia grande amica, non che beta-reader, Luna Malfoy, ha scritto
alcune storie dedicate alla coppia D/G. Per chi è affezionato a questa coppia
come me, vi consiglio di andare a darci un'occhiata (e magari anche a
recensirle), vi assicuro che sono eccezionali!!!
Il
morso del serpente:
e se Ginny Weasley diventasse una Mangiamorte, cosa cambierà nelle vite di
tutti?
The
Perfect Drug:eh
eh, questa è eccezionale! Draco Malfoy non può più fare a meno di una persona
di cui non si sarebbe mai aspettato! E' una storia profumata!
Strade:Il
coraggio di Ginny per superare ogni ostacolo pur di preservare la sua storia
d'amore.
E
dopo questa pausa pubblicitaria, vi mando ancora un bacio e vi ricordo una cosa
importante (almeno per me^^):
Zoe
era per terra, urlante di dolore per una Cruciatus e lei era lì, ferma, senza
sapere come comportarsi!
Volse
il capo verso il suo accompagnatore e si sorprese non poco dal non vederlo. Dove
si era cacciato?
Poi
un pensiero le balenò in testa, alleggerendole il cuore: doveva essere scappato
via.
Doveva
approfittare dell'occasione, senza Degat a vederla, lei avrebbe potuto aiutare
la sua amica. Dopo un altro urlo di Zoe, Ginny si impose di troncare quegli
inutili ragionamenti e di andare in soccorso della ragazza.
Senza
perdere ancora altro tempo, iniziò a correre verso il gruppo di Mangiamorte che
circondava i suoi colleghi Auror e impugnò la bacchetta.
"Expelliarmus!"
gridò, e nello stesso istante gran parte delle asticelle degli incappucciati,
finì per aria, lasciandoli disarmati.
Gli
Auror non persero tempo e prendendo al volo l'occasione, attaccarono i nemici
con le spade che avevano ancora a disposizione, dato che le bacchette doveva
essere state eliminate prima. Anche i Mangiamorte risposero con le loro armi da
taglio e iniziò una cruenta battaglia a colpi di lama.
Nel
frattempo Ginny si era fiondata verso la povera Zoe, che tentava a fatica di
rialzarsi. La prese per le spalle e la sostenne quando con un sussulto per il
suo arrivo improvviso, la moretta aveva perso l'equilibrio.
"Zoe!
Come stai?!?!" domandò preoccupata la rossa.
La
ragazza la fissò per un istante interdetta, ma poi si aggrappò a lei, in cerca
di aiuto. "Che ci fai qui, Ginny! Dovresti essere in missione
adesso..." cercò di chiedere spiegazioni la ragazza, mentre si lasciava
portare lontano dalla battaglia.
Ginny
si fermò appena un istante prima che una maledizione Senza Perdono passasse
loro davanti, rischiando di ucciderle, poi riprese a camminare, ignorando il
brivido di paura che le aveva attraversato la schiena.
"Lascia
perdere la missione! Ti ho visto per terra che soffrivi, non potevo certo
lasciarti lì!" esclamò Ginny come se avesse detto una cosa ovvia.
Zoe
sospirò, l'espressione dolorante malcelata. "E figurati se non disobbedivi
agli ordini! Ora saranno furiosi..." si lamentò per l'amica, ma Ginny non
la ascoltò, e dopo averla lasciata in un punto leggermente più nascosto della
piccola piazza, le impose un incantesimo di difesa e ritornò dove imperversava
la guerra.
Aveva
solo la bacchetta con sé, perciò doveva fare molta attenzione a non
lasciarsela sfuggire. Lanciò un paio di Schiantesimi a due Mangiamorte che
avevano iniziato ad aver la meglio su un Auror che lei non riconobbe per via dei
cappucci, ma che si fermò sorpreso vedendola passargli davanti.
Non
gli diede peso, immaginando solo chi avesse potuto riconoscerla in mezzo a
quella confusione e preoccupandosi al pensiero che sarebbe potuto essere suo
fratello, ma ormai il danno era fatto, perciò lo ignorò e corse via per
combattere da un'altra parte.
Si
fermò di colpo quando sentì una voce strascicata alle sue spalle. "Ma
guarda che abbiamo qui, la piccola Weasley!"
Per
un attimo Ginny sentì il cuore in gola, ma quando si voltò e riconobbe la
figura senza cappuccio di Lucius Malfoy, si concentrò sul combattimento che
sarebbe iniziato di lì a momenti.
"Ti
sorprende tanto, Malfoy?" lo provocò Ginny cercando di celare la paura che
pian piano si impossessava di lei. Sapeva che quello era uno dei Mangiamorte
più pericolosi, e finora l'unica volta che aveva avuto a che fare con lui,
aveva rimediato un mese intero in Infermeria, con delle brutte ferite.
E
adesso doveva affrontarlo di nuovo.
"Sei
coraggiosa, piccola Weasley... o soltanto impudente?" chiese Lucius,
ghignando di malvagità, mentre si avvicinava di qualche passo a lei.
Ginny
saldò l'impugnatura della bacchetta e lo guardò storto. "Un po' dell'uno
e un po' dell'altro, credo... ma che stai aspettando? Possibile che tu perda
tanto tempo con una come me?" replicò lei, marcando bene la voce sulle
ultime parole.
Malfoy
le rivolse un altro ghigno, mentre una luce di pura follia omicida, gli brillava
negli occhi. "Hai ragione, ti ucciderò velocemente, così potrò occuparmi
di qualcosa di più importante!" ribatté.
A
Ginny non fece né caldo né freddo, quell'affermazione. Era così abituata a
sentirsi presa in giro fin da bambina che aveva più paura delle azioni di
quell'uomo, che delle sue parole.
E
poi mentre parlava con lui aveva sentito una rabbia crescerle dentro, e sapeva
bene qual'era la causa di quella furia...
Nello
stesso istante in cui gli rispose un "Fatti sotto!", Malfoy le
scagliò contro un'Avada Kedavra, che lei scansò di poco, con uno scatto felino
verso destra.
Approfittò
della mischia in cui era finita, per nascondersi e lanciare all'improvviso un
incantesimo di Disarmo.
Lucius
Malfoy lo evitò con facilità e rispose immediatamente con un fiotto di luce
rossa, che andò a colpire, invece di Ginny, il muro che aveva alle spalle, che
le rovinò addosso, ferendola in diversi punti.
Era
bloccata.
Con
la bacchetta, che anche a costo di farsi male, non aveva abbandonato, fece
levitare i massi che le erano caduti addosso, ma così facendo, notò che Lucius
aveva avuto tutto il tempo di liberarsi degli ostacoli e di avvicinarsi a lei
per ucciderla.
Avrebbe
alzato la bacchetta, se davanti a lei non fossero comparsi un gruppetto di Auror
che si scagliarono contro il Mangiamorte, che fu costretto a combattere contro
di loro.
Ginny
tirò un sospiro si sollievo, ma si affrettò a liberarsi delle pietre, che
oltre che pesanti erano anche piuttosto dolorose. Per fortuna tranne che per
qualche graffio, non aveva ricevuto dei danni gravi, perciò riprese a
combattere, aiutando il gruppo che era venuto in suo soccorso, che ora doveva
affrontare anche altri Mangiamorte che si erano uniti a Malfoy.
Accadde
tutto in pochi attimi.
Ginny
si liberò di un incappucciato con un calcio laterale e un pugno allo stomaco, e
rivolse l'attenzione verso i suoi colleghi, che avevano la meglio contro i
nemici. Ormai riconosceva quasi tutti, perché la foga della battaglia aveva
distrutto gran parte delle loro divise e quasi tutti i cappucci che li
proteggevano.
Non
ci sarebbe stato bisogno di aiutarli, finché non notò un altro Mangiamorte che
era accorso in aiuto dei suoi compagni. Senza pensarci un secondo di più, si
lanciò verso l'avversario, pronta a fermarlo e ad impedirgli che disarmasse gli
Auror impegnati nella lotta con gli altri Mangiamorte.
Di
certo lo avrebbe attaccato, se voltandosi non avesse riconosciuto in Draco
Malfoy, il suo nemico.
Si
fermò di colpo, impietrita, mentre fissava sconvolta un Malfoy con gli occhi
sgranati per la sorpresa e la mano sulla bacchetta meno salda di prima.
Restarono
a guardarsi per alcuni istanti, prima di coinvolgersi nuovamente nella
battaglia, ma in direzioni completamente opposte.
I
suoi colleghi Auror erano riusciti ad atterrare i Mangiamorte che Draco Malfoy
voleva salvare, ma questi riuscirono a Smaterializzarsi subito dopo, così che
non riuscirono a catturarli.
A
poco a poco, gran parte dei Mangiamorte svanì con sonori crack e la
piazza si acquietò.
Un'altra
battaglia era finita, ma questa volta sembrava fosse volta in favore dell'Ordine
della Fenice.
*
* *
"Ma
dico, ti sei ammattita?!? Sono tutto preso dal battere due Mangiamorte e chi mi
vedo passare davanti? Te!"
Proprio
come aveva temuto, l'Auror che aveva salvato era suo fratello. L'Infermeria
della base pullulava, come dopo ogni battaglia, di Auror feriti, o semplicemente
di compagni in visita ai propri amici.
Ginny
sedeva su un letto, le braccia incrociate e l'espressione imbronciata. Davanti a
lei, con il dito indice puntato a pochi centimetri dal viso, suo fratello Ron,
che sembrava a dir poco furioso.
I
loro amici fissavano preoccupati il rosso, che ormai aveva attirato l'attenzione
di gran parte dei degenti in quella grande sala.
"Innanzitutto
evita di gridare, se non vuoi che Ozborn che dorme venti letti più in là, si
svegli e ti tiri un anfibio in testa, e poi se non mi sbaglio, stavi perdendo
contro quei Mangiamorte, altrimenti non mi sarei mai sognata di aiutarti!"
puntualizzò Ginny seccata.
Se
immaginava di doversi prendere delle ramanzine, di certo non pensava di
riceverle da suo fratello, ma solo da chi era competente.
Tra
questi, Harry, la fissava con una nota di biasimo, che alla rossa dava
decisamente fastidio. Avrebbe preferito che urlasse come suo fratello e non che
la guardasse a quel modo!
"Non
è questo il punto!" tergiversò Ron, attirando nuovamente l'attenzione
verso di lei. "Eri in missione, Ginny! Come diavolo ti è saltato in mente
di combattere con noi! E con un Babbano assieme a te, per giunta!!!"
concluse, ancora più furioso.
Ginny
non resistette più. Si alzò in piedi e iniziò a urlare, senza più tenere
conto nemmeno dell'avvertimento che lei stessa aveva fatto a suo fratello.
"Zoe
era stata presa da una Cruciatus, cazzo!!! Come facevo a lasciarla lì, se
nessuno poteva aiutarla!!! E poi Magnus è sparito, perciò non ha visto
niente!!!"
Ginny
si aspettava che Ron le dicesse che era stata ugualmente un'incosciente, e che
non poteva accertarsi se quel Babbano fosse scappato via davvero o se l'avesse
vista, ma al contrario la sua reazione, la fece infuriare ancora di più.
"Magnus?
Lo chiami anche per nome quel... Babbano?!?!?" esclamò il rosso,
imprimendo nell'ultima parola tutto il disprezzo che ci sarebbe potuto essere in
un qualsiasi insulto.
A
queste parole, Hermione, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, si
portò una mano sulla fronte, esasperata, poi afferrò Ron per un braccio e
iniziò a trascinarlo fuori dall'Infermeria.
Come
aveva detto Ginny, l'Auror di nome Ozborn, un uomo di trent'anni con la
capigliatura bionda, iniziò a lamentarsi chiedendo di fare silenzio.
"Adesso
basta, Ron! Ti sei già sfogato abbastanza! Ora vieni con me e andiamo a fare
rapporto al Comandante sulla battaglia, lo sai che tocca a te, questa
volta!" propose la riccia, continuando a tirarlo per il braccio.
Ron,
però, non era molto convinto. "Vorrà dire che in qualità di Capitano, ti
proibisco categoricamente di uscire ancora con quell'uomo, potrebbe essere
per-" ma per fortuna, forse per lui, visto che Ginny era sul punto di
lanciarsi addosso al fratello e picchiarlo a sangue, Hermione gli posò una mano
sulla bocca e con un ultimo poderoso spintone, lo cacciò dall'Infermeria e
richiuse la porta.
Notevole
da una ragazza che aveva anche un brutto taglio su un braccio, che ancora
sanguinava!
Ginny
sospirò non appena si fu richiusa la porta. "Stupido di un
fratello..." mormorò stancamente.
"Sarà
stupido ma ha ragione, Ginny!" la voce di Harry catturò la sua attenzione,
ma questa volta, non le riuscì di arrabbiarsi con lui; almeno le aveva detto
qualcosa, invece di continuare a guardarla con rimprovero.
"Lo
so, ma tu sai bene anche che odio il suo atteggiamento!" replicò la rossa
stizzita.
Non
guardò Harry, ma rivolse invece lo sguardo a Zoe, che dormiva profondamente nel
letto su cui era seduta, incurante delle sue urla e di quelle di Ron.
"Mi
sono sentita stringere il cuore quando l'ho vista per terra che urlava, come
avrei potuto ignorarla?" chiese con più calma, lisciando la mano
dell'amica.
Harry
le sorrise incoraggiante. "Beh, se può farti sentire meglio, penso che
anch'io avrei fatto la stessa cosa... ora però bisogna convincere i nostri
superiori che è così..." concluse con un tono di voce meno deciso.
"Non
voglio abbandonare la missione, Harry! Lo sai quanto ci tengo!" esclamò
agitata, incrociando gli occhi verdi dell'amico.
Harry
le accarezzò una guancia dolcemente, ottenendo l'effetto di calmarla.
"Sta' tranquilla! Vedrai che si risolverà tutto!"
Ginny
gli sorrise, ma non aggiunse altro, perché la porta dell'Infermeria si aprì di
nuovo, rivelando la presenza di un loro vecchio amico.
"Professor
Lupin!" esclamarono in coro i due ragazzi, mentre Remus Lupin, si
avvicinava a loro.
"Salve
ragazzi, è da un po' che non ci si vede!" esclamò cordiale l'uomo. Aveva
un aspetto decisamente migliore, di quando frequentava Hogwarts come insegnante,
anche se le rughe premature non lo avevano di certo abbandonato, come anche
alcuni capelli bianchi, in mezzo a quelli castano chiaro.
"Come
stai Remus?" chiese poi Harry, alzandosi per farsi abbracciare. "E tua
moglie? E la bambina?"
"Tonks
sta bene, e anche Electra, grazie! Quanto a me, se la piccola qualche volta ci
facesse dormire di notte, mi sentirei molto meglio!" scherzò.
Ginny
ricordava molto bene come il professor Lupin si fosse avvicinato a Ninfadora
Tonks, dopo la morte di Sirius, e di come a poco a poco si fossero innamorati,
fino a decidere di sposarsi.
Ma
l'espressione dell'uomo si fece leggermente più grave, quando salutò Ginny.
"Mi
dispiace essere qui solo per questo, Ginny, ma... devo portarti ad Hogwarts, il
Generale ti ha convocato."
*
* *
"Hermione
lasciami andare, deve starmi a sentire quell'incosciente!!!"
"Smettila
Ron..."
"Lo
sapevo, tu non mi volevi dare ascolto e alla fine quella se ne esce con un
Babbano!!!"
"Ti
ho chiesto di smetterla, per favore..."
"Ah,
ma non appena vedo il Comandate Gladstone, gli dirò di toglierle la mis-"
"Ti
ho detto di fare silenzio, idiota!!!" L'urlo di Hermione riecheggiò nella
grande palestra della base, tanto che per alcuni istanti, la parole idiota,
si ripeté quattro volte, prima che piombasse il silenzio.
Ron
guardava la ragazza, con aria stupita, nonostante gli angoli della sua bocca,
fossero arricciati in un'espressione furiosa.
Hermione
invece, ansimava per l'urlo e la calma persa, e squadrava il rosso con rabbia.
"Ora
mi stai a sentire un secondo, prima di continuare a sparare cazzate?!?" gli
chiese poco gentilmente la ragazza, in una maniera che a Ron faceva decisamente
paura. Sapeva bene cosa significasse avere a che fare con Hermione quando era
furiosa, perciò pensò bene di assecondarla e di calmarsi.
Hermione
sospirò. "Bene, vedo che hai capito..." mormorò, ma quando vide il
ragazzo aprire la bocca forse per dire qualche altra scempiaggine, gli rivolse
un'occhiata così malevola, che rinunciò all'istante.
"Allora,
Ron, ritorniamo sempre sullo stesso punto!" iniziò con quieta
disperazione, la voce tremante. "Ginny ha superato la maggiore età ormai
da due anni, è grande abbastanza per decidere da sola e tu non puoi fare
niente! Quante volte devo ancora ripetertelo? Se a Ginny piace un uomo, potrebbe
anche essere un Mangiamor-... no, in quel caso cambierebbe tutto, ma il punto è
che se lei vuole uscire con un Babbano o con un mago, per te non deve fare
differenza, è chiaro?" chiese alla fine, guardandolo in un modo che se
avesse scosso la testa in senso negativo, molto probabilmente sarebbe volata via
dal corpo.
Ron,
infatti, annuì inghiottendo il vuoto. "Ho capito, Hermione, ma vuoi tu
metterti bene in testa che mia sorella ha rischiato la vita oggi, perché è
stata riconosciuta? E ha anche disubbidito ad un ordine ben preciso?"
domandò imponendosi di mantenere la calma.
La
strega sospirò scuotendo i riccioli castani. "Capisco dove vuoi arrivare,
Ron, ma le circostanze erano troppo particolari! Zoe rischiava di morire, non
poteva non aiutarla!"
"E
di quello che l'accompagnava che mi dici?" insisté il rosso, disposto a
tutto pur di averla vinta.
Hermione
iniziò a fremere. "Cosa avrà di allarmante un Babbano che l'aveva
accompagnata a prendere un gelato?" chiese disperata.
"Già,
ma se l'avesse vista mentre sfoderava la bacchetta?"
"Ma
quanto sei stupido!" esclamò la ragazza al culmine della sopportazione.
"Se hanno mandato un Obliviatore per cancellargli la memoria di quello che
ha visto, non pensi che non ricorderà nemmeno di aver visto Ginny combattere,
se mai l'avesse vista, poi?!"
"Resta
comunque il fatto che Ginny non è adatta per una missione del genere!"
Hermione
pregò che qualcuno la fermasse in tempo, prima che potesse attaccarsi al collo
di quello stupido e ottuso ragazzo e strozzarlo.
"Non
sai nemmeno di che missione si tratta!" sibilò a denti stretti, mentre con
uno sforzo immane cercava di controllarsi.
"Ma
so che è pericolosa, però..." replicò subito dopo lui, la voce però
molto meno spavalda di prima.
"Ma
il Comandante Gladstone l'ha scelta personalmente, tu ti opporresti ad un suo
ordine?"
"Sì,
perché si tratta di mia sorella!" concluse trionfante il ragazzo,
incrociando le braccia e gonfiando il petto.
Le
braccia di Hermione crollarono lungo i fianchi senza più forza. "Ma
perché diavolo fai tutte quelle storie per tua sorella, anch'io sono un'Auror,
però non te la prendi quando mi mandano in missione!" sbottò alla fine,
mentre anche lei al pensiero di quelle parole, iniziava a provare un certo
risentimento.
"Ma
che c'entri, tu sei una cosa diversa!" ribatté Ron, senza pensarci.
"Che
c'entro? Una cosa diversa?" soffiò stupefatta la ragazza, mentre la rabbia
che aveva dentro non era nemmeno la metà di quella che stava mostrando.
Ron
si accorse solo in quel momento dello sbaglio che aveva fatto, tanto che rivolse
uno sguardo preoccupato alla fidanzata, ma non ebbe il tempo di scusarsi e dire
niente.
"Bene,
allora scusa, ma la cosa diversa adesso toglie il disturbo!!! Resta a
torturarti da solo, te lo meriti!!!" e voltandosi, a grandi passi
attraversò la palestra e uscì fuori sbattendo violentemente la porta alle
spalle.
Ron
abbassò lo sguardo e strinse gli occhi in un'espressione sofferente.
"Cretino..."
*
* *
Prima
che Ginny aprisse la porta della presidenza, si attardò per qualche istante per
prendere un grosso respiro e farsi coraggio.
Si
era Materializzata ad Hogsmeade assieme a Lupin e poi avevano preso una delle
carrozze della scuola, trainate dai Thestral per raggiungere Hogwarts.
Durante
il tragitto Remus aveva cercato di rilassare Ginny, intavolando un discorso
sulla sua famiglia e su suo fratello Ron, ma alla fine, quando la ragazza si
trovò davanti alla porta dell'ufficio del preside, si sentì il coraggio
mancare, e le ci volle una dose di buona volontà, per non decidere di
fare dietro front e tornare alla base.
Non
che avesse paura del Generale dell'Ordine della Fenice, ma in realtà temeva
soltanto che potessero decidere di toglierle l'incarico della missione o peggio
ancora che la retrocedessero di grado... ma questa doveva essere soltanto una
sua sciocca paura, visto che l'ordine a cui aveva disubbidito aveva delle
attenuanti considerevoli.
Aprì
quindi la porta con cautela e mosse qualche passo seguita da Lupin, che la
osservava silenzioso e le sorrideva incoraggiante. Il licantropo era uno degli
Auror che lavorava più al fianco del Generale, per questo erano poche le volte
che si faceva vedere alla base.
Ginny
si guardò intorno, riconoscendo l'ufficio del preside e constatando che era
proprio come se lo ricordava. Tutto intorno alla stanza erano posti diversi
tavolini su cui erano posati decine di oggetti dalla forma e dai meccanismi
strani, che borbottavano o fumavano e rendevo l'aria allegra. Intorno alle
pareti poi, tutti i ritratti dei precedenti Presidi, sonnecchiavano o
osservavano interessati i nuovi arrivati, accennando o sussurrando parole ai
loro colleghi.
E
al centro, come sempre, il vecchio preside di Hogwarts, non che Primo Generale
dell'Ordine della Fenice, Albus Silente.
"Prego,
Ginny, entra pure!" la esortò cordiale l'uomo, osservandola allegro
attraverso gli occhiali a mezzaluna.
La
ragazza si sentì leggermente più sollevata dopo quel benvenuto, perciò si
accomodò davanti alla scrivania del mago con molta più decisione, seguita da
Remus, che però preferì restare in piedi vicino a lei.
"Buongiorno,
ehm... Generale?" chiese poco convinta Ginny, non sapendo come rivolgersi
al suo superiore.
Silente
le sorrise. "Professore, va bene, mia cara! Non mi abituerò mai ad essere
chiamato in quel modo!" scherzò accennando una risata.
Ginny
rispose con un sorriso. "D'accordo... professore..."
Silente
prese un forte respiro e decise di arrivare subito al nocciolo della questione.
"Bene, Ginny, come saprai sei stata convocata qui per via della tua azione
di questo pomeriggio..." il suo tono di voce si fece più serio e a Ginny
ritornò la paura. "... mi è stato riferito che eri assieme ad un Babbano,
quando ti sei trovata in mezzo all'attacco, e che pur sapendo di non doverti
immischiare, hai deciso di combattere ugualmente disobbedendo ad un ordine del
Comandante Gladstone... ora, vorrei che fossi tu a spiegarmi per quale motivo
hai preso questa decisione e come si sono svolti i fatti!" concluse,
facendo un cenno con la mano, per dare alla ragazza il permesso di parlare.
Ginny
prese un altro bel respiro, prima di spiegare la dinamica dei fatti. "Come
lei sa, mi trovavo assieme ad un Babbano, dal nome Magnus Degat; la nostra meta
era la gelateria che si trova nella piazza dove è avvenuto l'attacco e per caso
ci siamo trovati ad assistervi... non appena mi sono resa conto di quello che
stava accadendo, ho proposto a Degat di scappare via, anche perché mi sembrava
piuttosto teso, ma poco prima di tornare indietro ho notato che il Tenente Del
Vecchio era a terra, colpito da una Cruciatus. Mi sono accertata che non ci
fosse nessuno dei nostri colleghi che fosse in grado di aiutarla, ma tutti erano
impegnati nella battaglia e il gruppo di Auror che era con il Tenente era stato
disarmato dai Mangiamorte ed era tenuto sotto tiro. Quando ho notato che Degat
era scappato via, ne ho approfittato per aiutare Zo... ehm, il tenente del
Vecchio." concluse, leggermente tesa.
L'uomo
la guardò tranquillamente, le mani intrecciate davanti al grembo. "Ma non
ti sei limitata solo a quello, hai continuato a combattere poi..."
"Sì,
è vero, ho visto che un Auror era in pericolo e sono corsa in suo auto, e poi
Lucius Malfoy mi ha riconosciuta e sono stata costretta ad affrontarlo."
spiegò con semplicità, con un'alzata di spalle.
Silente
sospirò stancamente, abbassando gli occhi verso il piano della scrivania e
prendendo a lisciarsi la barba pensieroso. Ginny si preoccupò ancora di più,
tanto che non riuscì a fermarsi, quando si alzò in piedi, agitata.
"La
prego, professore non mi tolga la missione, ci tengo troppo e ho faticato tanto
per avere un incarico così importante!" esordì con un tono di voce un po'
più alto del normale.
Il
preside la osservò senza dire niente per qualche istante, prima di riprendere
la parola. "Resta il fatto che non avresti dovuto prendere un'iniziativa
così pericolosa, se non ti avessero aiutato, Lucius Malfoy avrebbe potuto anche
ucciderti." spiegò con calma.
"Professore,
le posso assicurare che se mi trovassi di nuovo in una situazione simile, non
esiterei a rifarlo! Zoe è una mia grande amica e non avrei potuto mai lasciarla
nelle mani del nemico. E comunque Malfoy avrei potuto anche incontrarlo in una
qualsiasi altra battaglia." Ginny parlò con decisione e tranquillità,
fissando negli occhi azzurri l'uomo che aveva davanti.
Remus
Lupin li osservava entrambi e sorrise alle parole di Ginny. Evidentemente le
dava ragione anche lui.
Ginny
sgranò gli occhi. "Allora... sono ancora in gioco?" chiese stupita.
Il
preside le sorrise di rimando. "Sì, Tenente Weasley, ma eviti che accadano
ancora situazioni di questo genere, sono stato chiaro?"
La
rossa si alzò in piedi e portò una mano di taglio sulla fronte. "Ci conti
Generale!" esclamò contenta.
Salutò
il preside e Lupin e si avviò da sola verso l'uscita della scuola, dove la
carrozza nera la attendeva. Rivolse un ultimo sguardo a quel posto pieno di
ricordi e inspirò a lungo l'aria che si respirava, prima di uscire nel grande
giardino diretta ad Hogsmeade.
Hogwarts
era rimasta sempre la stessa in tutti quegli anni, tranne per il fatto che
adesso alcuni Auror seguivano Silente nell'amministrazione dell'Ordine della
Fenice, e vivevano lì.
Una
volta giunta al piccolo villaggio, si Materializzò alla base, dove ebbe il
tempo di dare un ultimo saluto a Zoe, che si era da poco risvegliata, e ad
Harry, che si trovava assieme alla ragazza, e tornò in albergo, dove
l'aspettava finalmente una bella cena rilassante.
Era
ancora a tavola quando le passò davanti Magnus Degat. Anche l'uomo la notò che
osservava la gente intorno a lei con aria pensierosa e una fetta di dolce
lasciata a metà.
Si
avvicinò lentamente fissandola mentre lei gli sorrideva.
"Posso?"
chiese gentilmente il permesso di sedersi accanto a lei. Ginny annuì in
silenzio e lasciò che lui prendesse una sedia.
Quella
sera indossava un paio di pantaloni neri e una camicia bianca; semplice ma
elegante, pensò lei, mentre si sentiva a disagio con quel paio di jeans e
quella maglietta azzurra che aveva trovato alla base, al posto dei suoi abiti
rovinati dalla battaglia.
"Non
si sente triste a cenare da sola?" le chiese Magnus interessato, mentre lei
metteva da parte il piatto con il dolce che non voleva più.
"A
volte capita." rispose tranquillamente, rivolgendogli un sorriso. Poi le
balenò in testa un pensiero. "Oh, a proposito, le chiedo scusa se..."
iniziò, ma si rese conto di non sapere cosa diamine l'Obliviatore che era
andato a modificargli la memoria, avesse detto a quell'uomo.
"Oh,
non si preoccupi, dopotutto era più importante la salute di sua madre che il
nostro cocktail!" la interruppe lui. "Comunque il mio invito è ancora
valido, lei che ne dice?"
Ginny
non rispose subito. Era ancora presa dalla risposta di Degat.
Sua
madre? Cocktail? Quell'Obliviatore doveva averne avuta parecchia di fantasia!
Salve
a tutti! E con questo siamo a cinque! Eh eh... allora, in questo capitolo ci
sono stati un po' di scontri, vero? (L'Infermeria della Base al completo mi
osserva con aria omicida. "Ma va, non ce ne siamo accorti!" esclamano
in coro, mentre Ryta inghiotte il vuoto) Prima la battaglia contro i Mangiamorte
(ricordate? Zio Voldy aveva detto che voleva farla pagare a Silente...), poi Ron
con Ginny, poi ancora Ron con Hermione (stupido insensibile!) e alla fine
perfino Silente convoca la povera Ginny per chiederle cosa è successo! Per
fortuna che lui è uno che ragiona, non come qualcun'altro! (Ehi, che hai da
blaterare, vuoi fare a pugni?! NdRonConLaCodaDiPaglia -.- Lasciamo perdere,
meglio non dilungarci con un cretino simile... NdRytaEsasperata Ma allora vuoi
davvero farti male! NdRonViolento Guarda, c'è Hermione che passa con aria
incazzata! NdRytaCheCercaUnDiversivo Dove? Dove?
NdRonCheSiGuardaIntornoPreoccupato Ih ih ih! NdRytaCheSeNeVaSoddisfatta) Mi sa
che adesso ci vorranno un paio di chiarimenti... Mi scuso con i fan della coppia
Harry/Zoe, ma dato che questo capitolo si intitolava 'Divergenze', non mi
sembrava il caso di farli litigare visto che hanno appena fatto amicizia!^^
Cmq
fatemi sapere se vi è piaciuto il combattimento, ho sempre paura che ci sia
poca azione o che sembri banale... vorrei conoscere i vostri pareri!^^ E
mandatemi le vostre recensioni, ricordate che l'avvertimento del primo capitolo
è sempre valido, se volete che continui, scrivetemi!!!
Una recensione a voi non
costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^
E
adesso voglio ringraziarvi per i commenti che mi avete mandato!XD
Elenuccia90: Ecco
la nostra prima lettrice!^^ Allora, davvero dici che le cose si stanno
chiarendo? Mah, io nutro seri dubbi a riguardo... (Tu dubiti perché già sai
tutto, visto che sei l'autrice -.- NdElenuccia) Ehm, beh, questo è solo un
piccolo dettaglio, no? Allora, dicevamo? Ah sì,vedremo che accadrà in
futuro... apprò, hai aggiornato? Io aspetto con ansia il prossimo capitolo,
sai? Ah, quasi mi dimenticavo, hai visto che ho anche aggiornato 'Il mio destino
è qui con te'? Un bacione
Nyla: Ti
ringrazio, come sempre gentilissima!^//^ Spero che la pazienza sia diminuita
^^''
Emanuela:
Oh, che bello, una New Entry!!! Come sono contenta! Ti ringrazio tanto e
spero che questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti! Continua a
seguirmi, mi raccomando!^^
Angele87: Beh,
come vedi la nostra cara Ginny ha quasi rischiato di mandare all'aria la
missione che aveva, cmq alla fine le è andata bene (Perché c'era Silente, ma
se al suo posto ci fossi stato io, altro che perdono!!! NdRon) [Ryta prende il
ragazzo irritante per un braccio e lo trascina via chiudendolo fuori dalla porta]
Oh, dov'eravamo rimasti? Ah, allora, alla fine Zoe è stata salvata e Ginny è
tornata in albergo... speriamo bene! Non ti convince Ginny che mormora Malfoy? E
cosa ne pensi, adesso che lo ha addirittura incontrato? Eh eh... un bacione!=*
Anonimo:
Sei sempre gentilissimo (o gentilissima, ovvio!), grazie davvero tanto!^^
Serena:
(Magnus compare all'improvviso davanti allo schermo dell'autrice, legge la
recensione di Serena e poi alza le braccia. Ryta lo guarda odorarsi le ascelle e
poi viene fissata con aria stranita "Ma siamo sicuri che puzzo? Credevo
di essermi lavato, prima di entrare in scena..." mormora poco convinto. Poi
se ne esce con aria pensosa e se ne torna al suo posto. Ryta scuote la testa per
dimenticare l'intrusione e riprende a scrivere) Allora, Serena! Beh, come hai
visto Magnus ha detto che non puzza, ma davvero non ti so dire se ha ragione, è
stato così poco che non mi sono accorta se si era lavato o meno! (Fai poco la spiritosa
e vedi di rispondere alla domanda che ti ha fatto! NdRon ma ancora qua, stai tu?
Sparisci!!!! NdRytaCheHaPersoLaPazienza) Cmq ti ho accontentata, Draco
finalmente è tornato... speriamo che non sparisca di nuovo, però...^^
LunaMalfoy:
Le porte del McPhee si aprono all'improvviso, rivelando la presenza di
Draco Malfoy che entra tutto trionfante, le braccia alzate in segno di vittoria.
Ryta è seduta ad uno dei tavolini e sta scrivendo le risposte alle recensioni,
mentre Luna è intenta a maciullare la sua ultima vittima nella macchinetta per
il macinato. "Avete visto?! Dato che non potevo farmi fregare da quel
damerino di Magnus, sono tornato dalle ferie!!!" esclama. Ryta e Luna gli
rivolgono appena un cenno. Draco non si dà per vinto e urla di nuovo. "Ho
detto che sono tornato!!!". Luna si scoccia, ferma la macchinetta e lo
guarda inarcando un sopracciglio. "Tornato? A me sembra che abbia fatto una
comparsata e che te ne sia scappato subito, non appena hai riconosciuto
Ginny!" costata la ragazza, riprendendo poi a lavorare con la macchinetta.
"Ma... ma..." balbetta Draco, a questo punto si intromette Ryta. Si
alza in piedi, lo prende per una spalla e lo accompagna fuori. "Ora abbiamo
da fare... va, Draco, va a giocare lì dove ci sono i tombini a aperti e attento
a non incontrare gente pericolosa!". Draco cammina al suo fianco e si
lascia trascinare ancora demoralizzato. "C'è il lupo cattivo?"
chiede. Ryta scuote la testa. "No, c'è quel vecchiaccio di Voldemort che
tira la dentiera in testa a tutti quelli che passano, fai attenzion- no cioè
volevo dire, vai da quella parte!". Ryta rientra nel locale e ritorna al
lavoro, se non vuole diventare un altro piatto del McPhee, che ancora non si
può nominare perché è una sorpresa! Baci baci =***
E
questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti
quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ AVVISO: per le prossime due settimane, non potrò aggiornare, poiché sarò in vacanza. Mi scuso per il disagio, anche con i lettori delle altre mie storie! Ciao a tutti!!!
Nella
buia sala del maniero, sommesse voci rompevano il reverenziale silenzio, che
solitamente regnava in quel luogo. D'un tratto la stanza si illuminò dei raggi
di luce provenienti dal corridoio rischiarato dalle torce magiche, e una figura
comparve sulla porta.
Voldemort
sollevò gli occhi rossi e maligni verso il nuovo arrivato e lo pregò di
avvicinarsi al trono dove sedeva. "Vieni avanti, Draco."
Draco
Malfoy percorse la sala con passo deciso, nonostante sapesse bene il motivo per
cui era stato convocato in quel posto. Scorse di sfuggita la figura di suo padre
che lo fissava con severità, gli occhi più freddi del solito e un braccio
fasciato, malcelato dalla tenuta da Mangiamorte.
Si
concentrò sul suo signore e si inginocchiò senza dimenticare il suo portamento
fiero. "Mi ha fatto chiamare, mio Signore?"
Voldemort
lo squadrò per qualche istante in silenzio. "Mi è stato riferito, Draco,
il tuo comportamento nell'attacco di ieri... conosci le tue colpe,
immagino."
"Mio
Signore..." fece lui, senza osare alzare il suo volto e incrociare lo
sguardo del Mago Oscuro. "So bene che non avrei dovuto abbandonare i miei
compagni, ma so anche bene che mi era stato dato un ordine ben preciso, non
uccidere l'Auror implicato nella missione per l'ambasciata..." spiegò con
calma, senza mostrare paura per quello che a breve gli sarebbe toccato.
"Quindi
mi confermi che tra gli Auror che hanno attaccato i miei fedeli servitori, vi
era anche quello che dovevi sorvegliare." aggiunse Voldemort con un'aria
che poteva anche essere sardonica.
"Sì,
mio Signore, è così. Sono rimasto sorpreso io stesso nel trovarlo in quella
battaglia e le assicuro che avrei preferito ucciderlo, pur-"
"Balle!"
lo interruppe Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, mentre con un gesto veloce e
deciso prendeva la sua bacchetta, scagliandogli una Cruciatus.
Malfoy
riuscì a farsi scappare solo qualche gemito da quella punizione, a cui era
tanto abituato. Eppure dovette ammettere che era alquanto dolorosa.
Quando
Voldemort reputò sufficiente il castigo, lo liberò dalla maledizione e lo
guardò con severità. "Non è la prima volta che ti esenti dai tuoi
compiti! Ma voglio darti un'altra possibilità,
Draco..." continuò poi, raddolcendo la sua voce, per quanto fosse
possibile ad un tipo simile.
"Sarà
fatto tutto quello che vuole, mio Signore..." rispose Malfoy, mentre con
mano ancora tremante per la maledizione subita, si ricomponeva alcuni corti
ciuffi biondi
che erano stati scomposti più del solito.
"Bene..."
replicò Voldemort, sorridendo diabolicamente. "Allora voglio che tu uccida per mio conto un nostro traditore. Ha osato abbandonarci e
come tu ben sai, questo è impossibile... adesso si nasconde, ma ho saputo che
dovrà uscire allo scoperto tra cinque giorni, a Notturn Alley. Tu sarai lì e
lo ucciderai, ovviamente."
"Dovrò
abbandonare il mio compito, mio Signore?"
"Non
ce ne sarà bisogno, continua pure a spiare l'Auror in missione, il tuo incarico
sarà nel pomeriggio perciò dovrai solo
assentarti per qualche ora."
"D'accordo,
sarà fatto, mio Signore." ripeté l'altro con calma.
Il
Mago Oscuro parve soddisfatto, perciò decise di congedarlo. "Ora puoi
andare, Draco, e che questo ti sia da lezione."
Malfoy
si alzò con tranquillità, ormai completamente ripreso dopo la Cruciatus, e
lasciò la sala buia col suo passo fiero di sempre.
*
* *
Zoe
camminava pensierosa per i corridoi della base.
A
dir la verità si sentiva piuttosto demoralizzata ed era sicura che niente le
avrebbe tirato su il morale... beh, niente che non fosse una chiacchierata con
Harry!
Ma
Zoe non lo aveva visto da quando la sera precedente aveva aperto gli occhi per
un'oretta, prima di addormentarsi di nuovo nel letto dell'Infermeria.
Quando
quella mattina era stata dimessa, non aveva trovato nessuno ad aspettarla, ma
immaginava che tutti fossero impegnati nel loro lavoro. Anzi se si fosse trovata
Ginny a svegliarla quella mattina, avrebbe significato che era stata dimessa
dalla sua missione e quella era l'ultima cosa che voleva.
Ma
la sua tristezza non era data dal fatto che si fosse trovata da sola, quella
mattina, ma perché per l'ennesima volta era finita in un letto della
sala medica.
Era
un'incompetente! Come poteva un Tenente Auror, arrivare a farsi sconfiggere in
battaglia per tre volte in una sola settimana? Era inconcepibile!
E
per giunta per colpa sua, Ginny aveva rischiato di essere sollevata dalla 'Missione Ambasciata' e si era beccato un ammonimento da parte del loro Generale
Silente!
Se
solo fosse stata più abile con la bacchetta e più agile,
sicuramente Ginny non avrebbe avuto bisogno di aiutarla e non si sarebbe trovata
nei guai.
Per
quel motivo, non appena le avevano dato il permesso di lasciare l'Infermeria, si
era diretta senza ripensamenti verso la palestra della base. Doveva allenarsi
per diventare più valente in difesa e perché no, ancora più forte in attacco,
anche se pensandoci bene non era quello il problema.
Svoltò
un paio di volte, prima a destra e poi a sinistra con fare sapiente, ma si
fermò di colpo, quando incrociò la sua amica Hermione che camminava verso di
lei con passo deciso.
"Oh,
ciao Hermi-"
"Ciao
ciao, Zoe, scusa se non mi fermo ma vado di fretta!" la interruppe la mora,
lasciando Zoe con la mano ferma a mezz'aria e la bocca semi-aperta.
La
superò senza troppi problemi e a stento incrociò i suoi occhi. Zoe notò che
aveva l'aria nervosa e stizzita. "Hermione, c'è qualcosa che non va?"
chiese preoccupata, prima che potesse allontanarsi così tanto da non poterla
più sentire.
L'amica
le fece un cenno con la mano quasi a voler dire che non aveva importanza quel
suo stato. "No, niente di importante, figurati se una cosa del genere è
importante!" mormorò - constatò Zoe - sibilando furiosa. "Devo andare,
Zoe, scusami!" concluse, affrettando il passo e svoltando poco dopo per un
angolo del corridoio, così che svanì dalla visuale della ragazza.
La
moretta fissò per qualche istante il punto in cui era sparita e dove adesso vi
era solo il candore dei muri bianchi del corridoio. Davvero aveva qualcosa di
strano, ma non ebbe molto tempo per pensarci, perché poco dopo, un'altra figura
affrettata le comparve davanti.
"Ron!"
esclamò ritrovando il sorriso. Anche l'amico aveva il passo veloce, ma a
differenza di Hermione, sembrava a dir poco disperato.
"Oh,
ciao Zoe, scusa, ma vado di fretta!" biascicò anche lui con un tono molto
diverso dalla riccia.
"Ma
cosa avete tutti, oggi, è forse successo qualcosa?" chiese la ragazza
scioccata, mentre Ron si fermava davanti a lei, preoccupato.
"Ehm...
per caso è passata di qui Hermione? Sai, la sto cercando..." domandò
invece lui, osservando tutto fuorché i suoi occhi azzurri.
"Eh?
Sì, è passata da poco, ma... non mi dite che avete litigato di nuovo!"
esclamò scioccata.
Ron
non rispose, ma continuò a distogliere lo sguardo da lei. Zoe sospirò
rassegnata. "Ho capito,
senti, è andata da quella parte, ma non credo sia il caso di parlarci adesso,
ho paura che possa fare del male a chi le si avvicini..." constatò,
lanciando ancora di più nella disperazione l'amico dalla chioma vermiglia.
"Ho...
ho capito... ok, io vado!" balbettò Ron ancora più sconcertato. Si
allontanò nella direzione in cui era sparita Hermione e lasciò finalmente da
sola la ragazza.
Ma
sembrava che quella giornata fosse nata tutta strana. Quando infatti Zoe
raggiunse la doppia porta grigia della grande stanza riservata agli allenamenti
si aspettò di trovarla vuota, invece ebbe una bella sorpresa.
La
attirarono dapprima i rumori sordi e quasi spaventosi che si udivano da fuori,
ma quando aprì la porta e si mise ad osservare i lampi colorati che
rimbalzavano da un parte all'altra della palestra buia e spettrale, sentì che non si sarebbe
mossa da quel posto, finché il mago che si stava allenando lì dentro non
avesse finito.
Ovviamente
non fu solo l'allenamento che la interessò. Infatti sin dall'inizio aveva
capito che la persona che stava compiendo incantesimi così potenti e complicati e si
spostava da una parte all'altra del campo da combattimento con una velocità
incredibile, altri non era se non la persona per cui era pazzamente cotta:
Harry.
Continuò
ad osservarlo incantata. Sapeva che gli incantesimi che usava non si trovavano
nemmeno accennati su gran parte dei libri con cui aveva studiato per diventare Auror.
Sapeva che stava usando magia della più nera e sapeva anche che un giorno
o l'altro Harry Potter si sarebbe scontrato con il suo nemico di sempre, Lord
Voldemort, e allora uno di loro sarebbe uscito vincitore.
Eppure
tutto quello non la preoccupava. Era rimasta colpita in maniera assurda da
quello sguardo serio e concentrato che combatteva contro un nemico invisibile,
forse immaginando di avere davanti proprio il Signore Oscuro.
Rimase
prigioniera di quegli occhi verdi che un momento scintillavano di trionfo e
quello dopo saettavano di rabbia. Sentì che non avrebbe più potuto volgere da
nessun'altra parte il suo sguardo se non verso la sua chioma che si agitava per
effetto della potenza degli incantesimi o verso la sua bocca ora corrucciata in
una smorfia di concentrazione, ora impegnata in un breve sorriso per la riuscita
di una magia.
E
in quel momento si rese conto di quanto fosse innamorata di lui.
Lo
amava a tal punto che nemmeno quell'allenamento, che avrebbe terrorizzato
chiunque per la sua durezza e violenza, la spaventava. E se ne stata lì, rapita e
sbalordita ad osservarlo, mentre intorno a loro sembrava si stesse scatenando
l'Inferno.
Ma
alla fine, anche quell'allenamento si concluse e a poco a poco la palestra ritornò
come prima, la luce proveniente dalle numerose finestre inondò nuovamente la
sala ed Harry si fermò al centro, ansimante e
stanco.
Zoe
era ancora lì, quando lui fece per lasciare quella postazione e prendere un
asciugamano per potersi asciugare il sudore fastidioso da tutto il corpo. E solo
allora si accorse di lei.
Alzò
lo sguardo incuriosito, avvertendo una presenza poco distante da lui e rimasero
a fissarsi per qualche istante, finché Zoe non ricordò di tornare sulla Terra
e scusarsi per quell'intrusione.
"Oddio,
scusami! Non volevo disturbarti, ma venivo di qua e..." iniziò
scandalizzata, mentre nascondeva il viso dietro la porta a cui era rimasta
aggrappata per tutto il tempo, e anche l'evidente rossore che le imporporava le
guance.
In
effetti aveva fatto non poca fatica a distogliere lo sguardo dal suo fisico
possente e rassicurante, dai pantaloni blu scuro della tuta ormai completamente
attaccati alle gambe e dai suoi pettorali fasciati da una semplice canotta.
Si
diede mentalmente della stupida per esserlo mangiato con gli occhi e gli chiese
scusa in silenzio.
"Figurati,
dovevi usare la palestra? Io ho appena finito!" la rassicurò lui,
sorridendole gentilmente.
"Beh,
ecco, sì, il fatto è che... insomma, mi dispiace, forse non volevi che
qualcuno entrasse..." balbettò lei completamente confusa, mentre si era
resa conto di quanto fossero interessanti i rombi del pavimento della palestra.
"Se
sei tu, non c'è nessun problema! E poi non mi hai per niente distratto!"
esclamò lui con una semplicità che disarmò sinceramente Zoe.
Che
significava che 'se era lei non ci sarebbero stati problemi'? Le guance presero
fuoco ancora di più e quasi sicuramente di lì a poco sarebbe svenuta.
"Allora,
dovevi allenarti?" chiese ancora Harry, avvicinandosi un po' troppo a lei e
attendendo una risposta sorridente.
"...
sì..." mormorò lei timidamente, alzando di poco lo sguardo e incrociando
i suoi occhi verdi.
"Allora,
ti lascio la palestra libera, piuttosto, vedo che ti hanno dimesso
dall'Infermeria..." constatò il ragazzo, mentre prendeva una bottiglietta
d'acqua dalla panca che costeggiava il muro e ne prendeva a piccoli sorsi.
A
quelle parole, tutta la frustrazione che aveva dimenticato quando lo aveva
incontrato, le ripiombò addosso come un macigno.
"Già,
come al solito!" trovò il coraggio di esclamare, pur non alzando gli occhi,
ancora una volta.
Harry
la guardò confuso per qualche istante, poi si sedette sulla panca e la invitò
a fare altrettanto. Con un po' di titubanza e una tempesta nel cuore, Zoe
accettò quella piacevole tortura e si sedette al suo fianco.
"C'è
qualcosa che non va, vero?" le disse dolcemente, con il tono di uno che si
preoccupa per il proprio amico.
Zoe
continuò a fissarsi i piedi e i rombi del pavimento. Era assurdo come per la
prima volta avesse notato che erano colorati in tinte che avevano tutte le
colorazioni del grigio.
"Bingo..."
mormorò sospirando affranta.
Harry
le rivolse uno sguardo fugace, poi prese a fissare il vuoto davanti a sé e a
sorseggiare con calma dalla sua bottiglietta. "E scommetto che ha a che
fare con quello che è successo ieri."
"Già..."
"E
magari ti senti anche in colpa!" aggiunse con semplicità, con un tono
però che non voleva assolutamente prenderla in giro.
"Sì..."
"E
cosa posso fare per donarti di nuovo il sorriso?" chiese infine,
lasciandola meravigliata e sconvolta.
Alzò
gli occhi e il capo all'improvviso, come se avesse ricevuto una puntura dolorosa
e incrociò lo sguardo verde smeraldo di Harry che la fissava con dolcezza.
"Ch-che
intendi dire?!" chiese scioccata. L'aveva colpita così tanto quella
proposta che nonostante fosse completamente rossa in volto non aveva nemmeno
pensato alla paura nell'aver incrociato i suoi occhi.
Harry
al contrario sembrava sereno e di sicuro non aveva in testa nessuno degli
stupidi doppi sensi che in quel momento affollavano la sua testa.
"Beh,
io sono convinto che tu non abbia nessuna colpa, però se c'è qualcosa che ti
può far stare meglio, posso provare a farla!" spiegò lui sorridendo.
Zoe
ripromise a se stessa che non appena si sarebbe trovata da sola in camera si
sarebbe presa a cuscinate da sola, per la cosa che aveva pensato non appena
Harry aveva finito di parlare, ma dopo lasciò trascorrere alcuni istanti di
silenzio, per darsi un contegno e riflettere su quello che aveva deciso in
precedenza.
Chinò
nuovamente il capo e sorrise amaramente. "Tu non puoi fare niente per me,
Harry. Sono io che devo diventare un'Auror migliore per evitare di trovarmi in
difficoltà una prossima volta..."
Il
ragazzo scrollò le spalle. "E dov'è il problema, ti darò io qualche
lezione extra!"
"Cosa?!"
aveva esclamato all'improvviso lei, come fulminata.
Harry
arretrò leggermente la schiena, quasi spaventato da quella reazione.
"Dicevo... ti aiuterò io ad allenarti, così sarà più semplice... o non
mi reputi un bravo insegnante..."
"No
no no no no, non è questo il problema! Voglio dire, ti darò fastidio, tu devi
allenarti e-"
"Non
mi darai alcun fastidio, credimi." la interruppe lui con un sorriso.
"Ci alleneremo assieme, finché non sarai soddisfatta!"
*
* *
I
quattro giorni che seguirono l'intoppo dell'attacco, furono per Ginny
terribilmente pieni e sfiancanti.
La
mattina era impegnata nel suo compito di sottosegretaria, che svolgeva con zelo
e attenzione, cercando di non farsi sfuggire niente di insolito o anormale, che
potesse fargli sospettare un'intrusione da parte dei Mangiamorte. Spesso il suo
lavoro si prolungava anche oltre l'ora di pranzo, così che arrivava a sera
completamente distrutta e con in mente solo un po' di meritato riposo. Senza
contare che spesso aveva provato ancora quella terribile sensazione di essere
osservata, e si era impegnata a controllare tutto l'albergo per trovare qualche
indizio, o scoprire da cosa o chi fosse causato quel presentimento.
Invece,
immancabilmente, ogni sera Ginny dimenticava di aver desiderato il suo letto per
tutto il giorno e riusciva a recuperare le forze perse a causa del lavoro.
Tutto
questo questo grazie a due occhi azzurri e profondi come il mare e a pochi
semplici complimenti che le donavano il buonumore, anche nei momenti più neri.
Era
Magnus Degat, che la faceva palpitare come una ragazzina, ogni volta che si
avvicinava a lei e con quella sua aria elegante e sicura per invitarla a cena e a trascorrere la serata in sua compagnia.
Si
era data diverse volte della stupida, per essersi invaghita di un Babbano,
eppure si era resa conto di non poter fare a meno di emozionarsi quando lui era
con lei. Era soprattutto quel suo modo di fare, che la stregava.
Era
elegante, fiero e affascinante. Sapeva colpirla con le sue parole e ogni suo complimento era mirato e giusto. Spesso mostrava un certo divertimento a
stuzzicarla e a prenderla in giro, ma lei aveva imparato bene come difendersi e
scherzare nello stesso tempo.
E
poi c'erano i suoi occhi. Quelle pozze azzurre che nascondevano a suo avviso
qualcosa di molto importante, dietro il primo scintillio. Ginny non capiva cosa
ci fosse al di là di quelle iridi, ma ne era attratta come un'ape con il miele.
Ogni
sera trascorreva ore ed ore a chiacchierare con lui e ad osservarlo con interesse,
ed ogni sera si sentiva sempre più attratta da quell'uomo.
Quella
sera, Ginny era stata invitata a cena da Magnus in un lussuoso ristorante. A dir
la verità non era stata molto convinta fin dall'inizio, ma Degat l'aveva quasi
costretta.
Così
senza rendersene conto, si era ritrovata seduta al tavolo di un ristorante nel
quale - era convinta - avrebbero pagato a caro prezzo persino l'aria che
avrebbero respirato.
Eppure
Magnus non si era fatto alcun problema ad invitarla in un posto del genere e ad
offrirle una deliziosa e romantica cena. E la sua compagnia la rese ancora più
piacevole per Ginny.
"E'
una bella serata..." iniziò pensieroso Magnus, guardando il cielo senza
nuvole. Dopo cena Ginny aveva proposto il ritorno in albergo a piedi e ora
passeggiavano per le vie di Londra, a quell'ora tarda, poco affollate.
La
rossa volse gli occhi verso l'alto e annuì sorridendo.
"Chissà
se anche domani farà bel tempo..." fece ancora Magnus. In effetti in
quegli ultimi giorni era imperversato un leggero maltempo che aveva guastato
l'aria estiva dei giorni precedenti.
Ginny
annuì ancora una volta, senza troppo entusiasmo. Il giorno dopo avrebbe dovuto
assistere ad un altro difficile dibattito tra gli ambasciatori e il segretario
inglese le aveva già fatto capire che avrebbe dovuto lavorare sodo. Non era
trascorsa nemmeno una settimana e già gli ambasciatori sembravano stanchi di
quel meeting. Di sicuro mai quanto lei, però...
Forse
nel pomeriggio, sarebbe andata alla base, per fare rapporto e vedere come stava
Zoe, visto che l'ultima volta l'aveva salutata da un letto dell'Infermeria.
Avrebbe avvisato Magnus che non ci sarebbe stata a fargli compagnia, fino a
sera.
Nel
frattempo l'entrata maestosa del Grand Hotel le era comparsa davanti, e avevano
attraversato l'ingresso, senza che nessuno dei due parlasse.
"Ascolta,
Magnus, domani non sarò libero fino a sera... sai, devo fare un salto da mia
madre..." si decise a parlare solo quando furono nell'ascensore.
Non
sapeva nemmeno lei perché, ma aveva notato un certo imbarazzo in quel silenzio
così prolungato.
"D'accordo..."
mormorò lui. "Vorrà dire che ci vedremo ancora a cena..." propose,
con un sorriso deciso.
Ginny
rispose con un altro sorriso e abbassò lo sguardo con una certa esitazione.
Possibile che quell'uomo riuscisse ad intimidirla, facendole perdere tutta la
sua sicurezza?
Come
di consueto, Magnus la accompagnò fino alla porta della sua camera. Ginny
sorrise ringraziandolo, già aspettandosi il solito baciamano che lui le offriva
prima di darle la buonanotte.
"E'
stata proprio una bella serata, Magnus, non so proprio come
ringraziarti..."
Ma
quella volta non le prese delicatamente la mano. Quando si accorse che il
braccio di Degat era passato intorno alla sua vita e l'aveva cinta per
avvicinarla a lei, Ginny aveva alzato gli occhi sorpresa e un attimo dopo si era
trovata le labbra premute contro le sue.
Dopo
un istante di smarrimento però, rispose a quel bacio che pian piano si era fatto
più appassionato. Per la seconda volta in vita sua, Ginny avvertì un fuoco
dentro di sé, un calore piacevole ed eccitante, che le avvampò le guance e la
spinse più vicina a lui.
Dischiuse
le sue labbra trasportata da quella passione e lasciò che lui la spingesse
delicatamente contro il muro e le accarezzasse dolcemente la chioma rosso
sangue.
Fu
più per esigenza di ossigeno che per altro, che pochi minuti dopo si staccò da
lui. Quando aprì gli occhi, notò che lui la stava osservando con un sorriso sarcastico.
"Questo
è molto meglio di un 'grazie'..." sussurrò nel suo orecchio.
Ginny
rimase senza parole, ma sembrò che a Magnus non servisse che lei gli dicesse
qualcosa.
"A
domani..." fece, baciandole la fronte e voltandosi tranquillo.
Ginny
richiuse la porta come se fosse stata un automa. Si mosse meccanicamente per la
sua stanza con la mente vuota e l'animo in tempesta.
Sapeva
cosa significava provare quelle emozioni, sapeva cosa comportavano e sapeva che
ormai non c'era più niente da fare. Quello che pian piano stava crescendo nel
suo cuore era amore e Ginny non credeva che sarebbe riuscito a provarlo di
nuovo...
*
* *
Il
mattino dopo fu quasi impossibile pensare a quello che era accaduto la notte
precedente, tanto l'impegno dell'incontro tra gli ambasciatori l'aveva
assorbita.
Si
accorse soltanto di aver sentito il cuore martellarle in petto, quando aveva
scorto Magnus al fianco del delegato francese. E fu una sua occhiata fugace che
le bastò per avere la certezza di non aver sognato.
Quasi
si maledisse per aver avvisato Degat che nel pomeriggio sarebbe stata impegnata,
ma alla fine la prospettiva di poter rivedere la propria amica e di rivelarle la
cotta che si era presa per Magnus, la spinsero a non cercarlo dopo pranzo e a
non cambiare il suo programma.
Prima
di Materializzarsi alla base, comparve a Diagon Alley per ritirare un abito da
Madama McClain a cui erano state riportate delle modifiche. Era piuttosto
elegante e costoso, e Ginny si era accorta troppo tardi dall'acquisto che le
andava leggermente abbondante sui fianchi, così data la sua fallimentare
esperienza con le magie da cucito, aveva deciso di portarlo nella boutique di
Diagon Alley per farlo restringere.
Aveva
appena adocchiato l'entrata del negozio, quando la sua attenzione si era
spostata su due persone piuttosto familiari e su uno stralcio di conversazione.
"Ti
avevo promesso che ti avrei offerto un gelato se ci fossi riuscita, quindi non
preoccuparti!"
Era
la voce di Harry che parlava ad una Zoe come sempre in sua presenza, piuttosto
impacciata e intimidita. Chiedendosi che cosa ci facessero quei due fuori da
soli, preferì imboccare una buia via per nascondersi alla loro vista.
Conoscendo
la stupidità e l'insensibilità di Harry, se l'avesse vista le avrebbe pregato
di unirsi a loro e rovinare quel momento alla sua migliore amica era l'ultima
cosa che voleva.
Attese
che le passassero a pochi metri da dove si era nascosta, prima di tirare un
sospiro di sollievo. Fece dietro-front e iniziò a percorrere la via buia in cui
era entrata, immaginando che per il momento non avrebbe potuto farsi vedere per
Diagon Alley e non avrebbe nemmeno trovato Zoe alla base.
Ma
quella via scura le occupò tutta la mente, quando si rese conto che era andata
a finire nella zona di Notturn Alley.
Da
piccola aveva sempre avuto paura di quella via buia e minacciosa, ma ormai,
avendo visto la morte e il vero terrore in faccia tante volte nella sua vita,
quel posto non era altro che una stradina impregnata fino all'osso di Magia
Nera. Non avendo paura quindi, iniziò a passeggiarvi incuriosita, controllando
le insegne di lugubri negozi ed evitando fattucchiere e maghi dall'aria
malandata con aria schifata.
Era
curioso pensare a come fosse cambiata in tutti quegli anni. Solo sei anni prima
non avrebbe avuto il coraggio di entrare in quel posto, e invece adesso eccola
lì che camminava e osservava interessata.
Fu
voltando l'angolo però, che trovò una bella sorpresa che la sconvolse non
poco. Se non avesse avuto pronti i suoi riflessi, sarebbe quasi andata a
sbattere contro la persona che si era trovata davanti a pochi centimetri dal
viso.
Riconobbe
senza problemi quel viso pallido e appuntito, quegli occhi grigi e ora sorpresi
quanto i suoi e quella corta capigliatura biondo platino molto più scomposta di
un tempo.
"M-Malfoy..."
soffiò stupita.
Sul
volto del Mangiamorte comparve per qualche istante la sorpresa, ma un attimo
dopo assunse un'aria seccata. "Merda!" esclamò.
Fece
per voltarsi e andare via, ma Ginny fu più veloce di lui e precedendolo riuscì
a bloccarlo davanti al muro.
"Aspetta
Malfoy, dove vuoi andare!"
"Non
sono affari che ti riguardano Weasley, togliti di mezzo!" la minacciò lui,
guardandola torva.
Gli
occhi di Ginny brillarono di rabbia. "Altrimenti cosa, Malfoy, mi
uccidi?"
Draco
le rivolse un ghigno cattivo e tirò fuori la bacchetta. "Credimi, Weasley,
non sai quanto mi piacerebbe!"
Ginny
vacillò. Quelle parole sarebbero state prevedibili per un Mangiamorte come lui,
ma alla ragazza sembrarono inaspettate e inopportune. Era stato il suo strano
comportamento di cinque giorni prima a farle venire quel dubbio.
Senza
contare quello che era successo ad Hogwarts, ma se quello che aveva detto Malfoy
era vero, allora Ginny era stata davvero una stupida idiota ad illudersi per
tutti quegli anni.
Malfoy
approfittò dell'attimo di sbandamento della rossa, e scagliandole un 'Impedimenta'
e costringendola bloccata dal tavolino di una bancarella che vendeva orribili
vermi morti in barattoli, scappò nella direzione opposta da dove era venuto.
Ginny
si dette della stupida centinaia di volte, quando riuscì a liberarsi dalla
fastidiosa e disgustosa bancarella e prese a correre nella direzione in cui era
sparito Malfoy.
Doveva
trovarlo, perché sapeva bene che ci doveva essere un motivo se un Mangiamorte
se ne andava a spasso per una strada pubblica, per quanto pericolosa e
malfrequentata fosse, e quello che temeva non era una buona cosa.
Urlò
di rabbia quando si trovò in mezzo ad uno spiazzo dal quale partivano ben
cinque vie diverse e la sua voce riecheggiò diversi secondi, prima di svanire
completamente come il suo nemico.
Era
inutile provare a percorrere una di quelle stradine, perché sapeva che erano
molto lunghe e tortuose e per controllarne una ci avrebbe messo troppo tempo e
Malfoy sarebbe potuto scappare tranquillamente.
Se
prima quel posto lo trovava pauroso, ora lo odiava a morte!
Ritornò
sui suoi passi imboccando un vicolo che l'avrebbe riportata a Diagon Alley. Se
avesse trovato Harry e Zoe tanto meglio, avrebbe raccontato loro di aver visto
Malfoy e di aver provato a fermarlo senza successo.
Ma
quell'avventura non sembrava destinata a concludersi così. Si ritenne davvero
fortunata quando dalla vetrina di un negozio scorse ancora una volta la chioma
chiara di Draco.
Lo
vide alzare la bacchetta contro una persona e temendo il peggio non si fece
scrupoli a sfondare la vetrina con un calcio e ad entrare estraendo la
bacchetta. Il fragoroso infrangersi del vetro si spense nella desolazione della
strada e del locale che sembrava abbandonato dal suo proprietario, forse fuggito
per paura.
"Non
ci provare, Malfoy." sibilò a denti stretti Ginny. Sentiva tanta rabbia
dentro di sé che il suo volto non ne esprimeva nemmeno la metà.
Il
Mangiamorte si voltò di scatto nell'udire il fracasso della vetrina in
frantumi, non prima di aver bloccato la sua vittima, e guardò Ginny con rabbia.
"Maledizione,
che diavolo ci fai qui!" esclamò infuriato quanto la ragazza.
Lei
non lo ascoltò nemmeno. "Lascia andare quell'uomo, Malfoy! Fallo, se non
vuoi finire male!" gli intimò riducendo gli occhi ambrati a due fessure.
Draco
ghignò ancora. "Non farmi ridere, sparisci Weasley e fammi finire questo
lavoro."
"Non
sto scherzando Malfoy, ricorda che sono un'Auror." replicò seriamente.
Quando
l'attenzione del biondo si concentrò per un istante sulla sua vittima, un uomo
basso e stempiato di circa quarant'anni, Ginny ne approfittò per scagliargli
contro un incantesimo di disarmo. Ma Malfoy fu più veloce del bagliore rosso e
gettandosi da un lato, schivò senza problemi l'attacco tanto da rimanere anche
in piedi.
Ma
quella precauzione comportò la perdita del controllo sulla vittima. Non appena
quella si rese conto di essere libera, gattonò terrorizzata e piagnucolante
verso l'uscita.
Draco
non si perse d'animo e tentò di raggiungere l'uomo, ma Ginny si frappose tra i
due. "Lascialo stare!" esclamò. Un attimo dopo, Malfoy le aveva
lanciato una Cruciatus che per poco non la colpì di striscio. Si scagliò
contro di lui portandosi fuori dalla traiettoria della sua bacchetta.
Si
abbassò velocemente e gli sferrò un calcio laterale che lo colpì allo
stomaco, ma un attimo dopo Malfoy l'aveva violentemente allontanata da sé,
costringendola contro uno dei rigidi muri di pietra del negozio. L'impatto con
la parete le provocò un dolore lancinante alla spalla, tanto che rimase ferma a
boccheggiare per qualche istante. Momenti necessari a Malfoy, per fermare la sua
vittima ormai giunta alla porta, prima che potesse scappare.
"Avada
Kedavra!" sentenziò puntando la bacchetta contro l'uomo. Un attimo dopo,
questi era per terra senza vita e Ginny guardava Draco sconvolta.
"L-l'hai
ucciso..." mormorò senza più forze, fissando ora lui, ora la sua vittima.
Draco
dapprima osservò serio il cadavere, poi incrociò con i suo occhi freddi con
quelli ambrati di Ginny e le rivolse un sorriso sardonico. "Ho portato a
termine la mia missione, ora me ne posso andare." disse soltanto, facendo
volteggiare il mantello nero e lasciandola sola in quel negozio.
La
ragazza avrebbe voluto inseguirlo e continuare a combattere contro di lui, ma il
suo corpo stanco e la sua mente scioccata le impedirono quel gesto.
Attese
diversi minuti, prima di decidersi a lasciare quel posto ormai completamente
distrutto. Aveva la spalla che aveva sbattuto contro il muro dolorante al minimo
tocco, ma a parte qualche graffietto sulle braccia o sulle gambe, era tutto a
posto
Dopo
essersi ripresa, cancellò con rapidi colpi di bacchetta i segni della battaglia
sugli abiti e sui capelli e si Materializzò in albergo.
Avrebbe
dovuto andare a fare rapporto alla base, soprattutto per quello che era successo
con Malfoy, ma non seppe nemmeno lei perché non volle farlo.
Quella
sera si chiuse in camera e sperò vivamente che Magnus non la andasse a cercare,
perché non aveva nessuna voglia di parlargli, era troppo combattuta.
Sapeva
che Malfoy era un Mangiamorte da anni, ma vederlo uccidere era stato peggio che
combattere contro di lui. Doveva riferire ad Harry e ai suoi superiori cosa
aveva fatto, eppure sentiva di non volerlo.
Così
tormentata chiuse gli occhi cercando nel suo letto un po' di riposo, chiedendosi
cosa avrebbe fatto l'indomani...
Ta-da-da-dan!
Chi lo avrebbe mai detto che le strade di Ginny e Draco si sarebbero incrociate
di nuovo così presto? Certo però, non è stato bell'incontro, visto com'è
finito...-.-... e adesso c'è il dubbio se Ginny deciderà di informare l'Ordine
dell'omicidio che ha compiuto Malfoy oppure no... e poi avete notato? Magnus si
dà da fare! Eh, com'è complicata la vita (e la mente dell'autrice^^)! Cmq mi
scuso per l'ennesima volta per il mio ritardo, ma come già molti di voi
sapranno è stato causato dalle vacanze (dolce tortura), quindi non
preoccupatevi più e sperate in un aggiornamento più veloce, la prossima
volta!^^ (dico sperate perché devo aggiornare tutte le altre storie che sto
scrivendo...^^'')
Cmq,
mi raccomando, fatemi sapere come vi sembra questo capitolo e se siete tutti
contenti che Draco sia finalmente tornato alla ribalta! (Che ci vuoi fare,
mancavo a tutti! NdDracoImmodesto -.- NdRytaSenzaParole) RECENSITE, PER
FAVORE!!!
Una recensione a voi non
costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^
E
ora i ringraziamenti ^^
Angele87: Hai
visto che vi ho fatto tutte contente? Un capitolo quasi tutto dedicato a Draco!
Speriamo vi piaccia^^ grazie per i complimenti (anche Silente è il mio mito) e
spero che Harry sia ancora più grande, adesso! (Povera Zoe, questa tortura non
avrà limite ^^'') Un bacio :*
Cloe: Un
grazie immenso per i complimenti, sei gentilissima!^^ Ma davvero Magnus ti
insospettisce? Strano, a me sembra così buono e caro...
Elenuccia90:
Grazie ciccia!^^ Beh, adesso che ci penso Ron incarna quasi sempre
l'idiota per eccellenza! Speriamo che si ravveda, prima o poi...^^''
Serena:
Ecco un'altra lettrice accontentata (spero)! Dracuccio è tornato alla
ribalta, più bastardo che mai! Che ne pensi adesso di Harry? Zoe prima o poi si
farà prendere uno shock anafilattico! Sei ancora indecisa per Magnus? Beh,ora
sappiamo chi è che controlla Ginny, nascosto nell'ombra...
Anonimo: Grazie
grazie grazie!^///^ Me arrossisce contenta!!!
Tink:
(Ryta è ormai in fibrillazione. All'improvviso compaiono i medici di ER
che iniziano ad esclamare 'Presto, la stiamo perdendo, la stiamo perdendo!',
ma non appena Tink urla 'scheeerzo', Ryta resuscita e si riprende) Ehm,
allora, lo sai che mi hai fatto prendere un colpo? Cmq hai visto? Eccoti
accontentata! Un capitolo, quasi interamente dedicato a Dracuccio tuo!
Grazie per i complimenti, sei fantastica! Ehi, però adesso continua a
recensire, eh?è.é
LunaMalfoy:(Muhahahahahahaha,
sono tornato e vi farò vedere come sarò cattivo e bastardo!!!!
Bwhahahahahahahaha! NdDracoEternamenteImmodesto) ma levati dalle palle, tu! Vai
a dire al tuo vecchietto con l'asma che hai compiuto la missione!!! E sbrigati,
se no ti punisce di nuovo e ti lancia la dentiera!!! Oh e adesso, Lunetta cara,
come vedi la tua cara Filett o'Ryta ha sfornato un bel piatto a base di Draco,
per quello che ha combinato! Speriamo che adesso la tua furia sadica sia
passata...^^'' Un bacione
Oryenh: Figurati,
non sai quante volte capita a me di recensire una storia dopo molto tempo! Le
scarico e appena trovo un po' di tempo cerco di leggerla! Cmq grazie, davvero!^^
Spero che il rientro ufficiale di Draco ti sia piaciuto, sembra più bastardo
rispetto al secondo capitolo... eh eh eh continua a seguirmi, eh? Ciao ciao
Funny: Grazie
infinite!^^ Tu mi dici che Magnus è Malfoy in missione segreta? E il
Mangiamorte che la spia nell'ombra (che si è scoperto essere proprio il nostro
caro Draco) dov'è allora? Eh eh eh, prometto, a tempo debito saprai tutto!
E
questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti
quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ Ciao a tutti!!!
Da
un momento all'altro sarebbe scattata in piedi e avrebbe urlato a quegli stupidi
delegati di darsi una mossa.
Erano
ore che litigavano sulla decisione di aiutare economicamente un paese africano
che aveva gravi problemi di debito pubblico, ma metà degli ambasciatori
affermavano che così il pese vicino avrebbe reagito non autorizzando più
l'esportazione di datteri!
C'erano
Mangiamorte pronti ad attaccare Londra un giorno sì e l'altro pure e loro
pensavano ai datteri che non avrebbero più potuto importare?!
Certo
che i Babbani erano davvero strani, si ritrovò a pensare, mentre si accasciava
stancamente su una sedia. Scattò dritta però, non appena posò la spalla ferita sullo
schienale e avvertì quel terribile dolore che non la abbandonava dalle sera
precedente.
Malfoy
era stato davvero violento, il giorno prima, era una fortuna che la sua spalla
si fosse solo slogata e non fratturata. Ne aveva la certezza perché sapeva bene
cosa significava avere un osso rotto e quel dolore era decisamente più
sopportabile.
Non poteva nemmeno farsi curare con la magia nell'infermeria della
base, dato che aveva
deciso di non dire niente all'Ordine dell'omicidio di Malfoy.
Il
pensiero le corse al biondo Serpeverde, mentre i delegati erano ancora impegnati
con i loro futili discorsi.
Dopo
una notte di incubi e di continui risvegli, si era dimostrata decisa a non
avvisare nessuno dell'incidente del giorno prima. Non le sembrava giusto,
dopotutto.
Ricordava
ancora bene le parole di Malfoy, durante quel loro incidente alla Stamberga
Strillante e sentiva che quell'assassinio in realtà fosse stato comandato da
Lord Voldemort in persona e non voluto realmente dal ragazzo.
Con
queste conclusioni, quella mattina si era svegliata decisamente più alleggerita
e si era ripromessa di mantenere nascosta ogni cosa.
I
delegati si alzarono in piedi contemporaneamente. Ginny tornò sulla terra di
soprassalto, rendendosi conto che la riunione era finalmente
finita.
Il
sottosegretario inglese però, la trattenne ancora per diverso tempo, a causa di
alcune pratiche che dovevano essere messe in ordine e che dovevano far parte
dell'argomento del giorno dopo, così fu costretta a passare il pranzo con
qualche tramezzino e con una pila di cartacce che faceva concorrenza alle
colonne d'Ercole!
Era
ancora dolorante, stanca come non mai e terribilmente affamata, quando uscì da
quella maledetta sala dei congressi. Non sentiva più niente, la testa aveva
iniziato a girarle fino a confonderla del tutto e si augurava di raggiungere il
suo letto, prima di svenire in ascensore o in qualche corridoio.
Speranza
vana. Aveva quasi raggiunto la sua porta, che il mancamento la colse e la vista
le si annebbiò. Sentì di inciampare e di crollare, ma stranamente non
raggiunse il pavimento.
Un
braccio caldo e rassicurante infatti, riuscì a fermarla prima che cadesse per terra. Sentì la vita cinta da una dolce
stretta e poi ebbe la sensazione che
qualcuno la portasse in braccio.
Quando
finalmente le riuscì di aprire gli occhi, capì di essere adagiata sul suo
comodo letto e che qualcuno era seduto accanto a lei e parlava con il ricevitore
del telefono. Era Magnus.
"Sì,
la ringrazio." sentì dire dall'uomo, prima che questi le prestasse
attenzione.
"Allora,
come stai?" chiese con aria preoccupata, posandole una mano sulla sua.
Ginny
si sentì decisamente meglio. Come aveva potuto pensare di non voler vedere
Magnus la sera prima, quando bastava un suo sguardo per farle tornare subito il
buonumore?
Sorrise
debolmente, sentendosi protetta. "Ora molto meglio, grazie." rispose.
Lui
distolse i suoi occhi azzurri da quelli ambrati di lei e li posò su un
bicchiere d'acqua posato sul comodino. Lo prese in mano e dopo averci versato
qualcosa che Ginny non riconobbe, che fece frizzare l'acqua e colorarla di
giallo, lo porse alla ragazza.
"Prendi
questo, ti sentirai subito meglio." le disse aiutandola ad alzarsi e a bere
il misterioso intruglio.
Sin
dal primo assaggio, Ginny si accorse che era amarissimo. "Che diavolo è?!
Fa schifo!" esclamò disgustata, storcendo le labbra in una smorfia.
"E'
un multivitaminico, serve per darti un po' di forze." spiegò lui, ancora con
calma. "Ora però devi anche mangiare qualcosa, sei debolissima."
continuò alzandosi in piedi e avvicinando al letto un carrello pieno di ogni
ben di Dio, che evidentemente aveva chiesto di farsi portare.
Ginny
era veramente affamata, tanto che non si fece pregare poi molto e
banchettò con tutte quelle prelibatezze, accompagnata da Magnus, che assaggiò
qualcosa con poco entusiasmo.
La
sua presenza e le sue premure le davano molto più vigore di quanto pensasse,
tanto che a fine pasto si sentì decisamente in forma. Quel multivitaminico poi,
era stato davvero miracoloso; non immaginava che i Babbani avessero intrugli
simili, in mancanza di pozioni.
Posò
i piedi per terra, pensando che la sua aria dovesse essere stravolta e che magari
una sistemata non le avrebbe fatto male, soprattutto se nella sua stanza vi era
quell'uomo così gentile e di cui si sentiva sempre più invaghita.
Ma
i suoi intenti si persero in una bolla di sapone, quando il dolore alla spalla
si fece nuovamente sentire.
"Ahi!"
mormorò con una smorfia di sofferenza, posandosi una mano sulla parte dolorante.
Magnus
le si avvicinò velocemente e si sedette al suo fianco. "Che ti
succede?" chiese con un'aria vagamente preoccupata. Capì subito che si
doveva trattare della spalla, quando toccò debolmente la parte ferita e Ginny
sussultò per il dolore.
"Che
ti è successo? Magari ha anche a che fare con questo..." aggiunse,
alzandole la sua chioma ramata, che quel giorno aveva portato tutta da un lato
per nascondere un brutto taglio che si era fatto il giorno prima. Evidentemente
con lui quel trucco non aveva funzionato.
Sulle
prime non seppe cosa dire, poi si inventò la prima balla che le venne in mente.
"Mi... mi hanno scippata, ieri." spiegò con una punta d'imbarazzo,
sperando vivamente che lui la bevesse.
"Dici
sul serio?" chiese lui senza scomporsi, forse non ancora sicuro.
"Sai,
ieri dovevo andare da mia madre, ma al ritorno due mi si sono avvicinati e mi
hanno strappato la borsa, io sono caduta a terra e mi sono ferita la
spalla." continuò ora più decisa.
"E
questo taglio?" domandò serio l'uomo, posandole una dolce carezza sulla
fronte.
"Quando
sono caduta ho battuto anche la testa... ma stai tranquillo, sto
benissimo!" si affrettò a rassicurarlo, già immaginando che avrebbe
potuto portarla a fare chissà quanti strani esami con quegli aggeggi Babbani.
"E
la borsa? Sono riusciti a portartela via?" chiese ancora lui.
"Beh...
sì, per fortuna però non avevo molti soldi con me e i documenti li avevo
dimenticati qui, perciò..."
Ginny
non concluse la frase, ma seguirono alcuni istanti di silenzio, nei quali Magnus
fissò pensieroso la cassettiera che si trovava davanti a lui.
Dopo
un po' parve risvegliarsi. "Ho capito, ci penso io!" esordì alzandosi
in piedi.
Ginny
lo guardò incuriosita. "A cosa?"
Lui
si avvicinò alla porta e l'aprì velocemente. "Aspetta un secondo, torno
tra un attimo."
Non
le riuscì di chiedergli dove diavolo andasse, perché richiuse velocemente la porta alle
sue spalle, così preferì approfittare di quella sua assenza per fare quello
che si era riproposta poco prima.
Si
sciacquò il viso sudato sentendosi subito meglio e spazzolò con vigore la sua
chioma fulva. Una volta che lui fu rientrato, pensò di essere decisamente più
presentabile. Indossò anche gli occhiali che le aveva dato Zoe, così da
sembrare più ordinata. Dopotutto li aveva sempre sul naso quando si trovava in
albergo, non poteva certo toglierli all'improvviso!
Magnus
tornò in camera qualche minuto dopo, con in mano un vasetto che conteneva
qualcosa di non identificato, di uno strano colore verde muffa.
"Che
hai in mano?" chiese Ginny, incuriosita, sperando vivamente che non fosse
qualcosa che dovesse inghiottire.
Lui
non si scompose, richiuse la porta e si avvicinò al letto. "Ora lo saprai,
avanti, vieni qui e sfilati la camicia."
Ginny
rimase leggermente stupita, ma celando l'imbarazzo che provava, posò le mani
sui fianchi e guardò con aria maliziosa l'uomo. "Signor Degat, se questa
era un proposta, sappia che non mi ha convinto per niente!"
Magnus
arricciò le labbra in un sorriso sardonico. "Se avessi voluto farle una
proposta, sarei stato molto più convincente." replicò mostrando un
atteggiamento decisamente immodesto.
"Ci
riprovi allora, magari potrebbe essere più fortunato!" disse allora la
rossa, mostrando un bel sorriso furbo.
Magnus
ridacchiò posando il vasetto sul comodino, quindi si avvicinò a lei e la tirò
verso di sé prendendola per un polso. Ginny lasciò che lui la baciasse con
passione, prima di accompagnarla sul letto.
La
fece voltare dolcemente e sedere a gambe incrociate sul giaciglio, quindi
regalandole dei piccoli baci sul collo bianco, le sbottonò dalle spalle la
camicia e la sfilò delicatamente.
Ginny
sentì una vampata di calore salirle fino alla testa, annebbiandole i sensi, ma
Magnus non andò oltre. Aprì il famoso vasetto e dopo aver raccolto con le dita
quella strana crema verde che si trovava dentro, prese a spalmarla sulla spalla
dolorante della ragazza.
Il
contatto con la fredda crema la fece sussultare, ma poi le sue mani calde che
presero a massaggiare la parte ferita, la rassicurarono nuovamente.
Si
lasciò trasportare da quel massaggio così sensuale, mentre avvertiva che il
dolore alla spalla era sempre più debole. Non c'era che dire, quel Babbano la
mandava veramente in estasi!
Dopo
alcuni minuti Magnus decise di interrompere quel massaggio, cosa che a Ginny
dispiacque solo finché lui non le si sedette di fianco e dopo averle tolto gli
occhiali, non prese a baciarla con la stessa passione di prima.
Non
le importava della sua spalla o di quella disgustosa cremina che li avrebbe
sporcati tutti, dischiuse le labbra per rendere più profondo il bacio e
circondò il collo dell'uomo con le sue esili braccia.
Gli
accarezzò i capelli con foga, continuando a baciarlo fino a che non sentì di
aver bisogno di ossigeno. E allora lui prese a baciarle prima il collo, e poi
scese lungo il petto, avvicinandola di più a sé e cingendole la vita con
decisione.
Non
sapeva nemmeno lei perché, ma quell'uomo le tirava fuori una passione che non
aveva mai immaginato di possedere. Mai si era apprestata a fare l'amore con un
uomo con quel desiderio così intenso, e al contrario era stata sempre dell'idea
che dovesse essere la cosa più dolce tra due persone.
E
di dolce in quel momento non ci vedeva niente.
Inarcò
la schiena quando sentì i baci di Magnus scendere sempre più giù, fino alla
vita e poi risalire, mentre con una straordinaria velocità lui si liberava del
suo reggiseno e sfiorava con quelle labbra roventi anche i suoi seni.
Ginny
si distese lentamente sul letto, mentre Magnus la seguiva senza staccarsi da
lei. Riprese a baciarla sulle labbra, mentre con le mani ruvide le accarezzava i
fianchi scoperti e arrivava alle cinghiette della gonna a portafoglio che
indossava, aprendola e lasciandola in biancheria intima.
Avrebbe
voluto fare lo stesso con l'uomo, ma quando le sue piccole mani iniziarono ad
armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni, avvertì quelle più grandi di lui
sopra le sue e lasciò che ci pensasse da solo.
Preferì
sbottonargli con due dita la camicia, per lasciare scoperti i muscoli torniti.
Notò che la sua carnagione era molto chiara mentre lentamente si insinuava nei
lati della camicia aperta e prendeva ad accarezzargli la schiena e a graffiarlo
quando sentiva che il piacere aumentava.
Lo
sentì dentro di lei e fu come se avesse fatto l'amore per la prima volta nella
sua vita. Mentre sincronizzavano il loro ritmo, continuò a baciarlo e a mordere
le sue labbra, sempre con più passione e desiderio.
Per
un attimo si sentì persa, quando quel momento finì e Magnus si spostò al suo
fianco, esausto. Lo abbracciò e si scambiarono ancora qualche bacio, nonostante
ansimassero entrambi e si guardarono sorridendo.
"La
tua spalla deve stare molto meglio..." scherzò lui, stringendola a sé e
baciandole la fronte imperlata di sudore.
Ginny
posò la testa su suo petto, sorridendo. "Già, e non solo quello..."
*
* *
"Brava,
continua così!"
La
voce entusiasta di Harry che la incitava sempre di più, ormai si sentiva a
malapena.
Zoe
era così concentrata ed impegnata ad evitare un numero sempre crescente di
incantesimi che la colpivano da ogni parte, che quasi non si accorse più di
quella voce che tanto amava.
Le
bastava sapere che c'era, che Harry la stava guardando ed era fiero dei suoi
progressi. Erano solo tre giorni che si allenavano, ma il ragazzo aveva messo a
punto un programma intensivo e piuttosto faticoso che prevedeva esercizi
continui e una preparazione completa in poco più di una settimana.
"Prima
sei pronta, meglio è!" aveva spiegato lui, quando aveva visto la faccia
sconvolta di Zoe.
Ma
la ragazza non si era lamentata più di tanto, visto che prendeva come oro
colato tutto quello che lui diceva, ed era sempre convinta che avesse ragione.
Ed
ora eccola lì, a schivare con il fiato corto tutte quelle decine di incantesimi
che Harry aveva fatto in modo le arrivassero da ogni dove. E la sua bacchetta
era sotto la custodia del ragazzo. Se avesse voluto imparare a difendersi infatti,
avrebbe dovuto per prima cosa dimenticare di attaccare ogni volta.
Quanto
avrebbe dato Zoe, solo per sentire nel fodero quell'arma sicura! Eppure Harry
era stato irremovibile. Quando poi la ragazza era riuscita il giorno prima ad
evitare con una mossa atletica, ben cinque incantesimi tutti in un colpo, Harry
l'aveva accompagnata ad offrirle un gelato per il buon lavoro svolto!
Figurarsi
se mollava perché le mancava la bacchetta!
Ma
la stanchezza pian piano iniziò a farsi sentire. Diminuì leggermente il ritmo,
quando sentì che le forze la stavano abbandonando e che anche i suoi sensi si
stavano affievolendo. Questo le fu fatale o per lo meno lo sarebbe stato in
battaglia, perché l'incantesimo che la colpì ebbe solo l'effetto di
scaraventarla per terra come se fosse stata raggiunta da un 'Expelliarmus'.
In
un secondo tutti gli incantesimi svanirono e dei passi veloci le indicarono che
qualcuno si era avvicinato a lei. Era Harry ovviamente.
"Zoe,
stai bene?! Forse ho esagerato un po'!" si scusò terribilmente
preoccupato.
La
ragazza aprì debolmente gli occhi, mentre cercava di riprendere il fiato che le
mancava. Scosse la testa provando a sorridere. "Sto... bene..."
mormorò esausta.
Gli
occhi verdi di Harry però, continuavano ad essere preoccupati e agitati.
"No, che non stai bene! Sei a pezzi e quando sei caduta a terra mi hai
fatto prendere un colpo!"
A
Zoe piacevano tutte quelle premure, soprattutto quando lui, dopo quelle parole
l'aveva abbracciata forte, rischiando seriamente di farle perdere i sensi! Però non
voleva che lui si sentisse in colpa per una cosa che aveva deciso lei.
"Perdonami,
è colpa mia..." disse infatti il ragazzo, posando il mento sulla testolina
corvina della ragazza.
Zoe
si aggrappò alla sua maglia blu scuro e respirò a fondo il suo odore di
pulito. "Non prenderti colpe che non hai, dopotutto io mi sarei potuta
fermare quando volevo... e davvero non lo volevo!" concluse decisa. Si
staccò a malincuore da quell'abbraccio e incrociò con un coraggio inaspettato
i suoi occhi ansiosi.
"Se
mi fossi trovata realmente in una situazione del genere, avrei potuto dire ai
Mangiamorte: 'Fermatevi che non ho più fiato'?... invece è giusto che mi
alleni per ogni evenienza!" concluse saggiamente. Dopo quelle parole però,
abbassò lo sguardo, perché sapeva che quello che aveva fatto era già troppo.
Harry
le sorrise sollevato. "Ho capito..." sospirò rassegnato. "Ora
basta però, continuiamo domani, adesso vai a farti una doccia e preparati,
voglio farmi perdonare!" le disse, aiutandola ad alzarsi e accompagnandola
fino al suo spogliatoio.
"C-cosa?!"
fece stupita lei, forse un po' troppo per una semplice proposta di appuntamento.
Harry
la guardò sorpreso, poi sorrise e le aprì la porta degli spogliatoi femminili.
"Sì, ti porto fuori a cena."
Il
volto di Zoe prese nuovamente fuoco. "M-ma non ce n'è bisogno, voglio
dire... tu... tu... ti stancherai di avermi sempre tra i piedi!" balbettò
sempre più imbarazzata, mentre si torturava le dita delle mani e le fissava
insistentemente.
"Ma
scherzi?!" fece lui, serio. "Sei la migliore compagnia che io
conosca!"
Zoe
si chiese più volte, dopo che la lasciò da sola, se Harry diceva quelle cose
con un secondo fine oppure era lei che riusciva a travisare ogni sua parola. Per
il momento l'unica cosa certa era che il ragazzo voleva davvero uscire con lei,
e questo la mandava in trepidazione...
*
* *
Decisamente
Ginny non avrebbe mai potuto immaginare che quella missione si sarebbe rivelata
così piacevole. Era davvero felice, se avesse potuto, avrebbe camminato ad un
metro da terra, tanto si sentiva innamorata di quell'uomo.
Aveva
passato tutta la notte con lui e avevano fatto l'amore altre volte e sempre con
le stessa passione e lo stesso trasporto della prima volta.
Il
mattino dopo aveva fatto un'enorme fatica a prestare attenzione alla riunione
che si era tenuta tra gli ambasciatori, tanto che più di una volta era stata
ripresa. Ma il sottosegretario era una persona buona e aveva immaginato che
fosse stanca per il lavoro del giorno prima.
Ginny
gli aveva assicurato che avrebbe cercato di lavorare meglio l'indomani e di
riposarsi a dovere, così l'uomo si era convinto e l'aveva lasciata libera.
E
quale miglior occasione per passare ancora una piacevole serata e poi un'altra
focosa notte con Magnus?
L'uomo
non aveva di certo avuto problemi a trascorrere tutto quel tempo con lei, anzi
come Ginny sembrava veramente interessato a quella storia.
Era
molto più dolce e premuroso di prima, nonostante spesso si divertisse a
punzecchiarla e a discutere con lei, e in qualche modo Ginny sentiva che Magnus
provava seriamente qualcosa per lei.
Dopo
quindi un altro giorno trascorso assieme, Ginny ebbe la certezza di voler
iniziare seriamente una storia con quell'uomo. Non le importava che Magnus era
un Babbano e che lei si trovava in missione. Una volta che sarebbe tutto finito,
gli avrebbe spiegato ogni cosa e chiesto di volerla accettare per quello che
era. Non le importava di quello che avrebbero detto i suoi familiari o in
particolar modo suo fratello, l'unica cosa che voleva era vivere serenamente
quella storia d'amore.
Quel
giorno si era svegliata decisa e allegra e aveva dato il meglio di sé durante
l'ennesima riunione. Era trascorsa già una settimana dall'inizio della sua
missione, ma sembrava che fosse passato molto più tempo.
Dopo
un allegro pranzo assieme a Magnus, Ginny aveva ricevuto un'insolita sorpresa
alla reception dell'albergo.
Quando
infatti uscì dal ristorante per dirigersi verso l'ascensore che avrebbe portato
lei e Magnus nelle loro camere, notò suo fratello Ron che cercava di convincere
il concierge di non essere un disturbatore, ma che era interessato a vedere una
persona che alloggiava in quell'albergo.
Ginny
lo riconobbe, quando Magnus attirò la sua attenzione su di lui con uno sbuffo
divertito. "Tsk, ma guarda quello!" aveva detto poi, con un sorrisetto
di scherno sul volto.
Ginny
lo aveva fissato stupita, quindi aveva detto a Magnus di aspettarla all'ora di
cena e di avere un impegno urgente e dopo un veloce bacio si era affrettata a
recuperare il fratello che aveva quasi esaurito il concierge.
"Mi
scusi, ci penso io a lui." aveva detto non appena arrivata al bancone,
spingendo da un braccio il fratello e tappandogli la bocca con una pestata,
perché non la chiamasse per nome.
L'uomo
alla reception aveva guardato la rossa con un misto di curiosità e liberazione,
prima di dare l'assenso e di tornare al suo lavoro.
"Che
diavolo ci fai qui, incosciente!!!" aveva esordito la ragazza, dopo averlo
portato ad una certa distanza di sicurezza. Fissò i suoi occhi che apparivano
dispiaciuti e immediatamente si calmò.
Ron
si posò una mano sul collo avvertendo un certo imbarazzo. "Ecco... io...
volevo scusarmi... con te..." mormorò con un tono mortificato.
Ginny
non poté fare a meno di sorridere dolcemente. "Avanti, vieni con me."
gli disse, prendendolo a braccetto e spingendolo gentilmente verso il
marciapiede.
Ron
si guardò intorno confuso. "Andiamo dove?" chiese.
"In
un posto più sicuro di qui, andiamo a Diagon Alley!"
Si
diressero verso la via magica, passando attraverso il Paiolo Magico. "Ho
voglia di un gelato, Ron, me lo offri tu?" propose senza problemi, la
ragazza, mostrandogli un sorrisetto furbo.
Ron
parve spiazzato. "Eh? O-ok..." rispose non molto convinto.
Si
diressero da Madame Fortebraccio in silenzio e Ginny non riaprì la
conversazione finché non si furono seduti e non ebbero ordinato alla
proprietaria del locale, due coppe di gelato, una al cioccolato e pistacchio e
l'altra con zucca, menta e liquirizia.
"Ma
come fai a mischiare dei gusti così?" chiese scioccato Ron, guardando
l'accostamento che aveva scelto sua sorella.
"Mi
piacciono, che ci posso fare?" rispose con semplicità lei.
"Piuttosto, passiamo a cose più importanti..."
Ron
si passò un dito sul collo della maglietta bianca che indossava. "Hai
litigato con Hermione, vero?" lo anticipò la sorella, sorridendo della sua
reazione.
"B-beh...
sì..." balbettò colto sul vivo il ragazzo, impegnato a guardare ovunque
tranne che verso Ginny.
La
ragazza sospirò. "Ascoltami bene, immagino ti sia costato uno sforzo
enorme venire a chiedermi scusa, perciò vai a dire ad Hermione che abbiamo
fatto pace e che io non sono più arrabbiata con te." gli disse con fare
materno.
Ron
decise finalmente di incrociare lo sguardo ambrato come il suo della sorella.
"Aspetta un secondo, non sono venuto fin qui solo per poter dire ad
Hermione che ho fatto pace con te! Sono veramente dispiaciuto per quello che è
successo!" esclamò quasi indignato.
Ginny
gli sorrise dolcemente. "Questo lo so, Ron, non sei mai stato il tipo che
fa le cose con secondi fini!" ribatté decisa. Accolse la coppa di gelato
che Madama Fortebraccio aveva portato assieme a quella del ragazzo e ne
assaporò qualche cucchiaiata.
"Devo
prenderlo per un complimento?" le chiese Ron con un tono di voce
decisamente acido, le sopracciglia corrucciate.
"Dipende
dalle situazioni..." scherzò la ragazza, ridacchiando poco dopo.
Ron
scosse la testa mentre assaggiava il suo gelato. "Sei senza
speranza..."
"Sì,
lo so già grazie! Ora però voglio sapere se hai deciso di cambiare
atteggiamento o se mi dovrò aspettare di nuovo una scenata come quella
dell'altro giorno!" arrivò al dunque senza troppi preamboli.
Ron
parve nuovamente indignato dalle parole di sua sorella. "Certo che
cambierò atteggiamento, è una promessa, no?"
Ginny
alzò gli occhi dubbiosa e lo scrutò per qualche istante, mentre assaporava il
gusto alla menta che aveva appena messo in bocca. "Anche se ti dicessi che
ho una relazione con quel Babbano?" si azzardò a dire, facendosi coraggio
e sentendosi pronta a tutto.
L'espressione
di Ron si indurì, ma dopo aver inghiottito con non poca fatica, accennò un
sorriso decisamente poco naturale. "Sssono contento per te..."
biascicò sforzandosi chissà quanto.
Ginny
ghignò. "Quanto ti sta costando questa promessa!" scherzò
malignamente. Ron non rispose, perciò la ragazza posò una mano su quella del
fratello e attirò l'attenzione si di lei.
"Ron,
devi essere veramente felice per me! Io non mi sono mai sentita così contenta
con nessuno dei ragazzi con cui sono stata! E adesso invece potrei saltellare
come una bambina stupida al solo pensiero!" aprì il suo cuore per la prima
volta. Non aveva infatti, ancora avuto il tempo di parlare con qualcuno di
quella relazione, e il fatto che il primo a saperlo fosse proprio il suo
impulsivo fratellone, rendeva tutto ancora più strano.
Il
ragazzo parve rifletterci su un po', prima di decidersi a sorridere ormai vinto.
"Lo sai che se quello ti abbandona io ti dirò 'te lo avevo detto'?"
"Certo
che lo! E io mi sfogherò su di te finché non sarò contenta!" replicò
lei, ridendo. "Vai a far pace con Hermione adesso, sbrigati!"
continuò, dandogli un colpo sulla mano perché si affrettasse.
"D'accordo,
ma fammi prima pagare i gelati..."
"Oh,
lascia perdere, ci penso io!" lo interruppe la ragazza, agitando le braccia
per fermarlo.
Ron
la guardò sorpreso, ma si alzò comunque dalla sedia. "Ma non avevi detto
che ti dovevo offrire un gelato?" chiese con un mezzo sorriso sul volto.
"Hai
ragione, ma ho cambiato idea! Visto che devo perdonarti, preferisco di più una
bella cena in un ristorante!" spiegò con aria dispettosa lei.
Ron
aprì la bocca scioccato. "Ma tu guarda che sorella che mi ritrovo!"
esclamò.
Ginny
gli diede un bacio sulla guancia, ridacchiando divertita, mentre si dirigeva
verso la cassa. "Vai via, fratello ingrato! Io pago qui e poi vado a farmi
due passi!"
Ron
le scompigliò affettuosamente i capelli. "Grazie... Oh, quasi dimenticavo!
Gira al largo da Notturn Alley, ieri hanno commesso un omicidio!"
La
ragazza, che era intenta a pagare i due gelati, si voltò di scatto verso il
fratello. "U-un omicidio? E... si sa chi è stato?" chiese cercando di
sembrare sorpresa più per la notizia che per il fatto che lo sapesse già.
Ron
non fece caso alla sua reazione. "Per il momento no, e credo che rimarrà
insoluto per sempre, visto che non ci sono testimoni. Hanno ucciso un uomo che
era entrato in un negozio che vendeva i soliti articoli oscuri. Era una spia che
lavorava tra i Mangiamorte ma che aveva deciso di abbandonare tutto... stupido
errore, se non ti affidi a qualcuno che ti possa proteggere... comunque deve
aver lottato parecchio, perché il locale era quasi completamente distrutto...
peccato che alla fine non ce l'abbia fatta..." concluse abbassando il capo,
pensieroso.
Ginny
si avvicinò a lui e lo guardò preoccupata, quindi sorrise. "Lascia
perdere queste cose, adesso! Hai una storia da salvare se non mi sbaglio!"
lo esortò con voce allegra.
Ron
le rivolse uno sguardo più rilassato, quindi con un sorriso speranzoso la
salutò e corse via diretto alla base dell'Ordine.
Ginny
lo osservò finché non svanì dalla sua vista. L'aveva scampata, anzi lei e
Malfoy non erano stati scoperti e finché qualcuno non avesse detto qualcosa
loro due non sarebbero mai stati invischiati nella faccenda.
Ma
non ascoltò il consiglio di suo fratello, al contrario preferì proprio
addentrarsi ancora una volta per quelle vie buie e pericolose. Si diresse verso
il luogo dove era avvenuto il combattimento tra lei e Malfoy, ancora dubbiosa se
quello che aveva deciso fosse giusto o meno.
Mille
domande l'avevano di nuovo sommersa, interrogativi che credeva di aver risolto e
che invece ripiombarono nella sua testa senza che lo volesse.
Aveva
fatto la cosa giusta? E Malfoy era davvero lì per obbedire ad un ordine di
Voldemort, oppure aveva fatto tutto di testa sua perché in realtà era uno
spietato assassino?
Era
ancora immersa nei suoi pensieri, quando raggiunse il famoso negozio. Vide la
vetrina che aveva ridotto in frantumi, ormai come nuova e il negoziante dall'aria
arcigna, dietro il bancone che attendeva clienti.
Ma
delle voci maschili, attirarono completamente la sua attenzione, facendola
sussultare. Erano voci basse e dall'aria cattiva, che confabulavano qualcosa di
poco felice. Parlavano di assassini e di ordini perentori.
Non
le ci volle molto per capire che dovevano essere voci di Mangiamorte. Senza
perdere tempo prese a correre nella direzione inversa, svoltando per vicoli
sconosciuti e per strade che sembravano tutte uguali. Per un attimo pensò di
averli seminati, ma dopo essere finita su una delle vie principali, si accorse
che il gruppetto di Mangiamorte era ancora vicino a lei.
Non
sapeva più dove andare. Svoltò in un vicoletto tra due alti palazzi,
combattuta dal pensiero che avrebbero potuto vederla facilmente in quel
nascondiglio e dalla speranza che la loro attenzione fosse rivolta altrove.
Non
aveva altre alternative, si era cacciata nei guai come una stupida e per un
attimo la conversazione con suo fratello le sembrava lontana anni luce.
Si
appiattì ancora di più al muro, sentendo il cuore martellarle in petto.
Quando i Mangiamorte furono più vicini, capì che l'avrebbero scoperta. Era
troppo visibile da lì, ma ormai non poteva più scappare per cercare un altro
nascondiglio.
Aveva
già in mente cosa le avrebbero fatto, una volta che l'avessero scoperta, quando
avvertì un pericolo dietro le sue spalle. Non fece in tempo a reagire però,
perché una mano calda e grande le tappò la bocca, mentre l'altro braccio le
cinse la vita e la tirò dentro una porticina.
I
Mangiamorte passarono e non si accorsero di niente. Lei si trovava in silenzio,
tremante di paura e in cerca della sua bacchetta. Il suo assalitore parve
leggerle nella mente.
"Sta
zitta e lascia stare la bacchetta, non ti farò niente!" le sussurrò
nell'orecchio, provocandole un brivido dietro la schiena. Riconobbe senza troppi
problemi quella voce calda e perentoria.
Ollallà,
ma guarda un po', come abbiamo finito il capitolo! (Ryta è davanti al pc, ma si
volta lentamente sentendo un ringhio mal represso. Un brivido di terrore le
percorre la schiena, quando si accorge che tutti i lettori di questa storia le
sono davanti con espressioni minacciose, occhi da far concorrenza a Voldemort e
armi alla mano. "Non aggiorni per un mese e finisci così il
capitolo?" si sente dalla massa. Ryta inghiotte il vuoto, si passa un dito
intorno al colletto della maglietta e quindi... scappa via lasciando una
nuvoletta di fumo!) ... (Dopo che tutti i lettori hanno preso a rincorrerla,
Ryta esce fuori da sotto la scrivania, e ritorna alla tastiera. E' riuscita ad
eludere i suoi assalitori con un trucchetto, perché in realtà non è mai
scappata.) Uff, ho rischiato brutto questa volta... allora, siete rimasti male
per come finisce? Avanti, non ve la prendete, presto saprete come andrà a
finire! (Ryta spera la salvezza dal linciaggio)
Per
il momento ditemi cosa ne pensate... a proposito, certo che Magnus si dà
davvero da fare, ormai siamo passati alle cose importanti! (Ryta ghigna,
pensando che Malfoy in questo capitolo si è fatto poco vedere... "Ti farò
vedere io, cosa combino nel prossimo capitolo!!!" NdDracoAllaRibalta) Ok,
vedremo... nel frattempo ditemi se va bene la prima parte del capitolo... giuro
che è la prima volta che scrivo una scena di sesso e sinceramente non saprei
come mi è venuta... (Se conti il fatto che l'uomo era quel bell'imbusto di
Magnus... beh, fa schifo! Se ci fossi stato io al suo posto avrei reso la scena
trionfale NdDracoPresuntuoso -.-'' NdRytaSenzaParole) Mi raccomando, ragazzi,
RECENSITE!!!!^^
Una recensione a voi non
costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^
E
adesso passiamo a ringraziarvi tutti tutti! Siete tanti e gentilissimi e mi fate
felice ogni volta!^^
Yuna: Ciao,
ti ringrazio per aver letto questa fanfic e ti chiedo scusa... Draco compare
solo alla fine di questo capitolo, ma vi assicuro che nel prossimo prenderò
provvedimenti!
Luna
Malfoy: Mr-Sono-Un-Pallone-Gonfiato-E-Me-Ne-Vanto-Pure questa volta ha
fatto il botto! Mi sa che si è preso mooolte libertà con Ginny, ma d'altronde
se Draco non si fa vivo... tu lo consumi per il Crispy McDraco e lui manca nei
capitoli, che ci vuoi fare... eh eh, ciao ciao Lunetta!^^
Kadma32:
Oh, grazie davvero tanto!^//^ Mi impegno sempre molto per non rendere
troppo assurda una storia!
Anonima:
Ciao! Sei sempre tu, vero? ^^ Beh, come vedi finalmente ho aggiornato! Un bacio
Malesia:
tranquilla, questa storia la continuerò fino alla fine! Sono contenta che
ti piaccia la mia storia!^ Ciao ciao
Oryenh: Sospetti...
ho notato che molti di voi hanno strani sospetti... ma ne siete sicuri? Cmq...
(Ryta immagina che dopo quello che succede tra Magnus e Ginny, Oryenh avrà
qualcosa in più dell'orticaria...-.-'')... spero che tu sia ancora viva!
Parlando di Zoe... vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà una svolta...
eh eh, il resto alla vostra fantasia!^^
Tink: Eh
eh, ancora una volta mi hai fatto rotolare dalle risate! Davvero questa volta è
un 10?! Ma sono fiera del tuo voto! (Nota: Ryta ha ancora la padella in mano)
Allora, sistemata la cameretta o le criminali mani di mamma hanno compiuto il
fatal gesto? Grande come sempre! Ehm... un ultimo appunto... come vedi Draco ha
cambiato tattica, non ha ucciso questa volta (L'intera popolazione mondiale -e
soprattutto quella di Londra- mi ringrazia), ma ha fatto altro... eh eh,
continua a seguirmi, bella! Un bacio
Serena:
Come sempre riesci a toccare dei punti molto importanti, complimenti! Non ti
dico però a cosa ti riferisci, altrimenti rovino la sorpresa! (Ryta sadica si
cuce la bocca) Magnus proprio non lo sopportate, eh? E adesso penso che
fonderete un club contro di lui, poverino! Ma Degat non sa mica cosa nasconde
Ginny, non fategliene una colpa! (Ryta cerca di difendere) Cmq, grazie, bella!^^
Funny:
Attenzione, anche tu hai toccato un argomento importante, una cosa che si
svelerà prima o poi (Ryta mette la pulce nell'orecchio ma non aggiunge altro)
Eh eh, ciao ciao e un grazie di cuore!^^
Angele87:
Le tue recensioni sono sempre belle da leggere! Grazie davvero tanto! (Spero
che quel problema con la disturbatrice folle venga sistemato al più presto e
che non ti dia più fastidi per colpa mia... anche se ancora devo capire che le
ho fatto ^^'') Cmq spero mi perdonerai anche questo di ritardo, che è piuttosto
prolungato, ma al momento sono impegnatissima e a sorpresa lunedì ho un esame
di ammissione per l'università che ho scelto! Una sfiga totale insomma! Spero
di trovare il tempo per aggiornare anche le altre storia e per leggere la tua
fanfic. Un bacio grande =*
Elenuccia90:
Oh, finalmente qualcuno che mi incita quel povero Degat! A tutti sta
antipatico, porello!^^ Ed Harry... per ora non sembra reagire... speriamo che
nel prossimo capitolo...
Lynn
Wolf: Lynniiiiiinaaaaa!!! (Ryta ha gli occhi sbrilluccicosi) Finalmente ti
vedo in una delle mie storie, me al settimo cielo!!!!^_^ Allora, complimenti! Ho
notato che hai iniziato bene stroncando il terribile incontro tra quei due... il
seguito promette bene... eh eh, un bacione enorme, lupetta!=*
Marcycas
- The Lady of Darkness: e ovviamente, bentornata anche in questa storia,
finita la maratona? Allora, io sono pienamente d'accordo con Lady, ma credo che
quello che accadrà nel prossimo capitolo vi lascerà di stucco (Oggi sono in
vena di rivelazioni a metà, me bastarda nell'animo)... Draco forse ha deciso di
ascoltare le minacce di Marcycas... il martello è ancora il protagonista dei
suoi incubi peggiori, speriamo in meglio, visto com'è finito il capitolo! Un
bacione e grazie per la strenua difesa de 'Il mio destino è qui con te'!
Makino:
Ti do di nuovo il benvenuto e ti ringrazio tanto per i complimenti!
Per il carattere di Draco, cerco sempre di renderlo bastardo, perché anch'io
immagino così il biondino e mai mieloso e da diabete! Continua a seguirmi, mi
raccomando!
E
questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti
quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ Ciao a tutti!!!
Ryta Holmes
Titolo del prossimo capitolo "..."
(devo ancora deciderlo, pardon! ^^'')
Le
porte grigie dei corridoi della base dell'Ordine della Fenice, si aprivano in
sequenza, facendo un gran rumore.
Ronald
Weasley non ricordava che ci fossero tante porte e tanti corridoi in quella
base, ma soprattutto non ricordava che Hermione avesse imparato a diventare
invisibile.
Gli
avevano detto che si doveva trovare per forza nei paraggi, perché non aveva
avuto turni di guardia né aveva avvisato che si sarebbe allontanata.
Eppure
sembrava sparita!
Dopo
aver parlato con Ginny e averle promesso di non impicciarsi più nella sua vita,
si era diretto di corsa alla base, sperando di potersi chiarire con
Hermione.
Proprio
quando era sul punto di rinunciare, la figura magra e decisamente più bassa di
lui, comparve dalla porta dell'ufficio in cui si trovava l'Archivio con le
informazioni dei Mangiamorte.
Aveva
lo sguardo fisso e attento sulla cartelletta che aveva in mano, intenta a
leggere. Non gli era mai sembrata così bella.
"Hermione!"
esclamò agitato, temendo che potesse nuovamente perderla di vista. Le si
avvicinò correndo, mentre lo sguardo della ragazza, dapprima sorpreso, si fece
velocemente indispettito.
La
raggiunse in un attimo, ma dovette fermarsi e posare le mani sulle ginocchia per
riprendere fiato. Notò che Hermione non cercò di andarsene come aveva fatto le
ultime volte, forse anche lei era stanca di quella situazione.
"Cosa
vuoi." gli disse, tuttavia, in tono brusco, malcelando una certa rabbia.
Ron
prese un forte respiro e si preparò a spiegarle tutto. Ormai non aveva paura,
sapeva che quella era l'unica cosa da fare per salvare il loro rapporto.
"Ascoltami..."
iniziò, ma le labbra della ragazza si curvarono in una smorfia di stizza.
"Mi
dispiace, ma non ho tempo, devo consegnare queste informazioni al medico
dell'obitorio, sono del tipo ucciso l'altro giorno." disse freddamente.
Ron
non tentò di fermarla quando Hermione si voltò; preferì parlare. "Mi
sono scusato con Ginny." provò con un tono di voce speranzoso. Abbassò
però, immediatamente lo sguardo, cercando altre parole per convincerla che era
pronto a rimediare.
"Ascoltami...
lo so che forse ti sembrerà poco, ma scusami... quello che ho fatto non ha
senso, o meglio ha senso solo per me, perché non credevo fosse sbagliato... ma
adesso lo so che è sbagliato... e comunque..."
Una
risata lieve lo interruppe. Alzò gli occhi stupito, fino ad incrociare quelli
color caffè della donna. Sorrideva, per la prima volta dopo giorni, sorrideva.
"Ronald
Weasley, ti rendi conto che hai fatto la prima azione sensata della tua
vita?" lo schernì, tuttavia il suo tono era dolce.
Il
ragazzo annuì tornando a fissarsi i piedi.
"E
sei anche un pasticcione... non avevo mai sentito delle scuse così
confuse!" continuò imperterrita, avvicinandosi a lui.
Ron
si sentiva uno stupido. Tutto quello che gli aveva detto era vero, era
terribilmente mortificato per non essere riuscito nemmeno a scusarsi come si
deve.
Ma
si sentì mancare il fiato, quando la mano piccola e calda di Hermione gli
sfiorò la guancia e vide i suoi occhi così pieni di dolcezza e di amore,
fissarlo intensamente.
"Ed
è anche per questo che ti amo tanto."
Aveva
sentito bene? Hermione gli aveva detto che lo amava, allora lo aveva perdonato?
Fugò
ogni dubbio, quando le labbra rosee della donna gli sfiorarono le sue, per un
piccolo e casto bacio. Era tutto vero, non stava sognando.
"Perdonami..."
le disse dispiaciuto, posandole una mano sulla nuca e prendendo ad accarezzarle
il collo lasciato scoperto dai capelli raccolti.
Hermione
gli sorrise, cingendogli la vita con le braccia sottili. "Ti perdono...
quello che hai fatto vale molto più di tante scuse a parole."
"Ho
promesso a Ginny che accetterò tutte le sue scelte, d'ora in poi."
aggiunse lui, seriamente.
"Tutte,
tutte?" chiese ironica la ragazza.
"Beh...
sa già che potrei lamentarmi su alcune cose!"
Hermione
ridacchiò divertita, prima di riprendere a baciarlo con più passione.
Le
erano mancate quelle labbra, ma alla fine per quell'allontanamento ne era valsa
la pena. Sicuramente le cose da quel momento in poi sarebbero andate per il
meglio.
*
* *
"Sta
zitta e lascia stare la bacchetta, non ti farò niente!"
Quella
voce. L'avrebbe riconosciuta tra mille. Ginny era troppo sconvolta però, per
chiedersi che diavolo ci facesse Draco Malfoy da quelle parti e come mai l'aveva
nascosta dalla vista di quel gruppo di Mangiamorte, che se n'era passato
indisturbato senza nemmeno immaginare chi si nascondeva dentro quella porticina
in cui Malfoy l'aveva cacciata con la forza.
La
prima cosa che le venne in mente, dopo che si fu accertata che i Mangiamorte se
ne fossero andati, fu di pestare il piede di Malfoy e contemporaneamente di
dargli una gomitata in pieno stomaco.
Il
ragazzo, forse per la sorpresa, non riuscì a rispondere all'attacco, così
Ginny poté facilmente sgusciare via.
Se
ne stava quasi per andare, quando la voce del Mangiamorte la richiamò.
"Ahi,
accidenti, Weasley, questa la chiami riconoscenza?!"
Ginny
si voltò nuovamente per incrociare il suo sguardo indispettito. "Che
diavolo ci fai, qui, Malfoy!" esclamò nervosa, incrociando le braccia e
guardandolo torva.
Draco
si massaggiò lo stomaco dolorante. "Potresti anche ringraziarmi! Se non ti
avessi nascosta qui dentro, quei Mangiamorte ti avrebbero fatto la festa!"
Era
tutto maledettamente vero, ma allora perché le dava così fastidio?
"Perché
lo fai?" replicò. La voce non sembrò tanto sicura.
Draco
alzò un sopracciglio, con aria stupita.
"Perché
lo fai!" ripeté spazientita Ginny. "Se non mi sbaglio sei anche tu un
Mangiamorte, perché non mi hai spinto verso i tuoi compagni invece di salvarmi
la vita, perché non mi hai ucciso l'altro giorno, e perché eviti di combattere
contro di me?!" si sfogò parlando a raffica. Non sapeva nemmeno lei il
motivo, ma quella situazione l'agitava. Sentiva che le cose non dovevano andare
così e quello che stava accadendo era completamente fuori da ogni razionalità.
Anche
Malfoy incrociò le braccia. "Il discorso vale anche per te, mi
sembra." replicò senza scomporsi troppo. "Dopotutto anche tu hai
evitato di combattere contro di me, nell'ultima battaglia."
Quella
era un'altra cosa irrazionale. Perché si era comportata così? E perché lui
faceva altrettanto?
"Ti...
ti stai sbagliando... mi premeva di più salvare i miei compagni che combattere
contro di te, non ne valevi la pena." rispose mostrando un tono freddo e
nascondendo lo stato di confusione che sentiva.
Malfoy
non disse nulla. Non sapeva dire se ci credesse oppure avesse capito che
fingeva. Dopotutto quel giorno, Ginny aveva già aiutato i suoi amici Auror, e
poi dopo aveva incrociato Draco.
"O-ora
devo andare... lasciami in pace, Malfoy, io ho una mia vita adesso."
concluse, voltandosi e passando attraverso la porticina.
Le
arrivarono alle orecchie altre parole del ragazzo però, prima di sparire dalla
sua vista e di tornare nelle vie sicure di Diagon Alley.
"Sarà,
ma io non ne sarei tanto convinto."
*
* *
I
raggi luminosi di un sole di Agosto, sfuggivano alla pesante tenda blu notte
della camera, andando a riflettere proprio sulle lenzuola di lino bianche del
letto ad una piazza e mezzo.
Avvolti
da un leggero lenzuolo, due corpi giacevano profondamente addormentati, l'uno
tra le braccia dell'altra.
Una
massa informe di ricci si levò da quell'intreccio di membra e tessuto, con
un'aria decisamente confusa. Gli occhi color cioccolato della donna si posarono
immediatamente sulla chioma fulva dell'uomo che dormiva al suo fianco e sul suo
sguardo sereno.
Sorrise
dolcemente, tornando ad assaporare quella vicinanza che aveva evitato per tanti
giorni. Respirò il suo odore, iniziando a carezzare con delicatezza il petto
tornito dell'uomo.
Pochi
istanti dopo, anche lui si mosse, chiaro segno del suo risveglio.
"'giorno..." mormorò, la voce impastata dal sonno, dopo che si fu
reso conto di dove si trovava.
Hermione
sorrise al suo indirizzo, posando il mento sul suo busto. "Buongiorno...
hai dormito bene?" gli chiese con voce maliziosa.
Ron
sorrise spavaldo. "Come tutte le volte che dormo nel tuo letto,
Hermione."
La
donna si voltò su se stessa, abbracciandolo e adagiandosi su di lui. "Sì,
ma non dovremmo farlo così spesso. Se abbiamo deciso di essere indiscreti sulla
nostra storia, potrebbero pensarci seriamente, se ti vedono uscire ogni mattina
dalla mia stanza." spiegò con una nota di serietà nella voce.
Ron
gli posò un bacio sulla testa. "Beh, e che lo sappiano allora. Abbiamo
deciso di non mettere i manifesti, ma se lo scoprono che male c'è?"
replicò lui tranquillo.
Hermione
sospirò. "Mi preoccupa di più se lo viene a sapere chi potrebbe farci del
male premendo su questa cosa."
"E
allora ti prometto che nessun Mangiamorte verrà mai a sapere della nostra
storia!" concluse serafico l'uomo.
Hermione
gli si strinse di più contro il petto. "Speriamo che sia come dici
tu..."
*
* *
Il
tempo quella mattina era davvero incantevole. Il sole splendeva, una leggera
brezza rinfrescava l'aria e gli uccellini cinguettavano allegri sugli alberi.
Tutte
queste cose avevano fatto crescere in Zoe la voglia di una bella passeggiata,
magari al mercatino magico dell'usato che si teneva in quel grazioso paesino a
pochi chilometri dalla base.
E
quale miglior compagnia per fare compere se non Hermione?
Di
certo avrebbe preferito di più uscire con Ginny, come facevano una volta, ma
con il suo impegno per quella missione era praticamente impossibile pensare che
lei potesse liberarsi per fare due passi.
Così,
dato che negli ultimi tempi aveva approfondito maggiormente l'amicizia con la
ragazza riccia, aveva deciso di bussare alla sua porta e chiederle se fosse
libera.
Si
era diretta molto in fretta, subito dopo aver fatto colazione, ma non aveva
fatto in tempo a posare il pugno chiuso della mano sulla porta in legno chiaro,
che una voce a dir poco allarmata la fece sussultare.
"No,
ferma! Non bussare!"
Sobbalzò
ancora di più, quando si rese conto che a parlare era stato Harry.
"P-perchè
non dovrei?" chiese allarmata, forse più per il fatto che ci fosse lui,
che per la situazione in generale.
Il
ragazzo le si avvicinò e afferratele la mano ancora sospesa in aria, la
trascinò lontano da lì.
"Harry...
Harry! Mi vuoi dire che cosa succede?!" esclamò infine, stanca di quella
corsetta non sapeva nemmeno lei per dove.
Il
ragazzo si voltò verso la ragazza con un sorriso che la fece palpitare.
"Non possiamo disturbare quei due, adesso! Hanno fatto pace appena
ieri!" spiegò con tono gioviale.
Zoe
sembrava confusa. "Intendi Hermione e Ron?" chiese.
"Certo,
e chi se no?" rispose lui, come se stesse parlando di una cosa ovvia.Ma
di ovvio per Zoe non c'era niente!
"Aspetta
un secondo, fammi capire bene... Ron ha passato la notte da Hermione?"
domandò quasi con tono sconvolto.
Harry
però, sembrava quasi più stupito di lei. "Certo. Non è la prima volta
che lo fa." spiegò serio, tentando di capire dove Zoe volesse arrivare.
La
reazione della ragazza, fu quanto mai inaspettata. "Che cosa?! M-ma... ma
allora stanno insieme!!"
"Ehm...
perché, non lo sapevi?" fece meravigliato il moro.
Zoe
scosse la testa ed Harry la guardò mortificato.
"Oddio,
forse Ginny non te ne aveva mai parlato! Scusami, ma non devi prendertela con
lei, è solo che quei due non hanno mai voluto far sapere al mondo che stavano
assieme, perciò..."
"Non
fa niente." lo interruppe lei. Per un attimo pensò che Harry quando
reagiva così le somigliava tremendamente.
"Davvero?"
fece lui scettico.
Zoe
sorrise di cuore. "Lo avevo sospettato qualche volta, ma se come dici tu,
non hanno voluto farlo sapere in giro, non me la prendo di certo con Ginny! Sta'
tranquillo!"
Harry
si rilassò di colpo, sospirando. "Beh, meglio così... comunque cosa
volevi da Hermione?"
Zoe
rialzò lo sguardo fino ad un secondo prima pensieroso e incrociò gli occhi
verde speranza del ragazzo. Di colpo un moto di imbarazzo la assalì e le
colorò le guance. Dopo tanto tempo passato con lui, le faceva ancora
quell'effetto.
"B-beh...
volevo andare a fare due passi al paese qui vicino... oggi c'era un mercatino
dell'usato e così..." spiegò titubante.
Non
si accorse che il volto di Harry si era immediatamente illuminato e un allegro
sorriso gli era spuntato sul volto. "E allora, perché non ci andiamo
assieme?"
*
* *
Le
tende della sua camera erano troppo sottili per evitare che i raggi del sole le
ferissero gli occhi, costringendola ad un brusco risveglio.
Ginny
si voltò verso il centro del letto matrimoniale e mosse il braccio in cerca di
qualcosa, o meglio di qualcuno.
Magnus
aveva bussato alla sua porta proprio la sera precedente. Dopo il suo incontro
con Draco, era tornata in albergo e si era chiusa in stanza, troppo confusa e
pensierosa per dedicarsi ad altro.
Si
era persuasa che quello che era accaduto con Malfoy fosse stato solo un
incidente, che le parole che lui le aveva rivolto e i dubbi che praticamente
assieme avevano palesato, fossero stati solo mere allucinazioni.
Eppure
sentiva che non tutto fosse così chiaro.
'...
io non ne sarei tanto convinto.'
Le
aveva detto così e con rabbia si accorse che aveva ragione. Lei non era
convinta. Era confusa.
Non
capiva perché fino al giorno prima era certa di amare alla follia Magnus e dopo
quell'incontro qualcosa dentro di lei era scattato. Un dubbio, una piccola pulce
silenziosa che si era insinuata nel suo cervello e l'aveva costretta a lunghi e
stancanti ragionamenti.
Le
ci era voluto un po', ma alla fine si era alzata in piedi e aveva parlato al
soffitto. "Non diciamo fesserie! Io amo Magnus, punto e basta!"
Un
secondo dopo l'uomo aveva bussato alla sua porta. Lei gli aveva aperto mentre
ancora si ripeteva quelle ultime parole e quando se l'era ritrovato davanti, con
la camicia bianca semi-sbottonata, il braccio piegato poggiato sullo stipite
della porta e in volto un'espressione carica di desiderio, non aveva potuto fare
a meno di crederci veramente.
"Ho
voglia di fare l'amore con te." le aveva detto lui con voce bassa e
sensuale. E lei lo aveva tirato dentro, verso il letto e si erano uniti nella
maniera più passionale che la ragazza conoscesse.
Ma
quando quella mattina, si era aspettata di trovarlo al suo fianco, in quel gran
letto, aveva constatato, con suo sommo dispiacere, che Magnus non si trovava lì
con lei.
Tastò
tuttavia il lenzuolo di seta color panna e si accorse che era ancora caldo,
segno che non doveva essersi allontanato da molto.
Guardò
l'orologio e fu solo per semplice pudore che non scattò in piedi completamente
nuda.
Mancava
solo un quarto d'ora all'inizio della riunione quotidiana tra gli
ambasciatori.
Con
strani urletti nervosi, si fece una doccia lampo e dovette ricorrere alla magia
per vestirsi e acconciare la sua chioma fulva.
Fortunatamente
la riunione era appena iniziata, quando Ginny fece il suo ingresso nella sala
dove si teneva l'incontro. Lanciò uno sguardo a Magnus, che sedeva al fianco
dell'ambasciatore francese e i loro occhi si incrociarono in un saluto.
Quando
la ragazza ebbe un momento di sosta, sedette su una sedia e iniziò a riordinare
i pensieri. Come si sentiva dopo aver fatto l'amore con Magnus, con l'uomo che
aveva professato di amare alla follia?
Sicuramente
non bene.
Certo
era elettrizzata, forse felice, ma non riusciva proprio ad ignorare quel
fastidioso ronzio che le ricordava quel momento di tentennamento. Non poteva
pensare che dopo così pochi giorni lei già avesse dimostrato così poca
convinzione.
Era
stanca, forse aveva ragionato fin troppo su quella cosa, doveva smetterla con
quegli assurdi viaggi mentali.
Non
appena finì la riunione infatti, si avvicinò a Magnus e lo baciò con
intensità. "Ho voglia di fare ancora l'amore con te."
*
* *
Come
sempre la compagnia di Harry era in grado di renderla felice in qualsiasi
situazione si trovasse.
Passeggiare
con lui per le bancarelle del mercatino fu davvero piacevole, Harry era
spiritoso e allegro, la seguiva ovunque lei volesse e le aveva regalato anche un
carinissimo cappellino blu che metteva in risalto i suoi splendidi occhi.
Era
divertente la sua compagnia, soprattutto da quando aveva preso un po' di
coraggio e aveva iniziato a chiacchierare normalmente con lui, come se fossero
dei vecchi amici.
Peccato
che tutto questo non le bastava.
"Ehi,
Zoe! Guarda quell'aggeggio... Zoe?" la voce preoccupata di Harry la
ridestò dai suoi pensieri. Lo vide avvicinarsi a lei forse fin troppo, e dopo
essere arrossita, gli sorrise imbarazzata allontanandosi leggermente.
"Dimmi."
fece mostrandosi disinvolta.
Il
ragazzo pareva ancora preoccupato. Continuava a fissarla come se avesse avuto
qualcosa all'improvviso. "Stai bene?" le chiese.
Zoe
scosse la testa continuando a sorridere. Adorava quando si preoccupava per lei.
"Va tutto bene, stavo solo pensando ad una cosa, niente di
importante!" lo rassicurò, dandosi della stupida. Sapeva infatti, che per
qualche istante il suo sguardo doveva essersi fatto triste. E non poteva
mostrarsi così a lui.
Harry
credette a quelle parole e recuperò velocemente il sorriso. "Bene, allora
vieni con me! Voglio farti vedere un aggeggio incredibile!" esclamò
entusiasta prendendola per mano e iniziando a trascinarla verso una delle tante
bancarelle che esponevano oggetti magici di ogni tipo.
Non
appena le sfiorò la mano, il suo cuore perse un battito e come sempre si
sentì morire.
Eppure
quella volta ebbe solo una grande voglia di piangere. Era stufa di
quell'atteggiamento, stanca di vederlo comportarsi come un amicone quando lei
provava quei sentimenti così forti. Ed era certa che lui se ne fosse accorto.
Eppure continuava a starle vicino e a farla soffrire in silenzio. Ma adesso Zoe
Del Vecchio ne aveva davvero abbastanza!
"Hai
visto, Zoe, è stranissimo." fece ancora Harry, mostrando con l'indice uno
strano apparecchio che fumava ed emetteva strani rumori, simile a quelli che si
trovavano nell'ufficio di Silente.
"Basta."
"Come
hai detto?" domandò Harry, leggermente stupito, voltandosi verso di lei.
Zoe aveva lo sguardo basso e la voce le tremava appena.
"Basta!"
sbottò alla fine, alzando gli occhi e incrociando quelli smeraldo del ragazzo.
Harry
la fissò sorpreso e sbatté un paio di volte le palpebre. Decisamente la sua
meraviglia si intensificò ancora di più, quando inaspettatamente, Zoe premette
le labbra contro le sue, dandogli un bacio.
La
ragazza si staccò però, velocemente, sentendosi le guance che prendevano
letteralmente fuoco. Se un secondo prima credeva che fosse la cosa migliore da
fare, in quel momento si rese conto di aver commesso un errore clamoroso.
"Oddio...
che ho fatto..." mormorò spaventata.
Si
voltò in fretta, abbandonando la presa debole per lo shock del moro e prese a
scappare nella direzione opposta.
"Aspetta
Zoe!" provò Harry, ma la ragazza era già sparita tra la folla.
*
* *
Un
brusio sommesso riempiva la buia sala delle riunioni del grande maniero. Tutti
quanti i Mangiamorte erano stati convocati dal loro Oscuro Signore in gran
fretta e si chiedevano quale fosse il motivo.
La
loro curiosità si sarebbe esaurita in pochi minuti, quando nell'ampia stanza
fece il suo ingresso Lord Voldemort. Immediatamente tutti i presenti si
zittirono, volgendo lo sguardo verso il Mago Oscuro che camminava lentamente e
con aria minacciosa verso il suo trono.
Questi
si posizionò in piedi, davanti al seggio, e allargò le braccia in segno di
saluto. "Buonasera a tutti, miei cari fedeli Mangiamorte." iniziò
solenne, in volto uno sguardo che si sarebbe potuto definire diabolicamente
felice.
"Ho
una buona notizia da darvi. Presto assisteremo ad una magnifica svolta che
andrà in nostro favore e metterà in ginocchio il povero vecchio Silente e la
sua banda di miserabili."
In
sala ricominciò il vocio, questa volta più intenso ed eccitato. La notizia era
davvero buona come si immaginava.
"Ma
adesso..." riprese Voldemort, provocando nuovamente il silenzio totale.
"... il nostro impegno dovrà essere ancora più forte. Non dobbiamo far
capire ai nostri nemici qual è il nostro vero obiettivo, perciò dovremo
intensificare gli attacchi nei centri magici a partire da tre giorni a questa
parte. E quando meno se lo aspetteranno, colpiremo il vero bersaglio."
Una
lunga capigliatura biondo platino si avvicinò al Signore Oscuro e si
inginocchiò con grazia. "Mio Signore, sarebbe possibile conoscere quale
sarà la nostra meta?" chiese incuriosito Lucius Malfoy.
Voldemort
sorrise maligno. "E' presto detto, mio caro Lucius. Sai bene che tuo figlio
controlla quell'incontro al vertice di alcune importanti cariche Babbane.
Ebbene, sarà quello il nostro obiettivo."
Malfoy
ghignò come il suo padrone. "Sarà un piacere adempiere al suo volere, mio
Signore."
"Bene,
e adesso vai ad avvisare tuo figlio. Voglio che anche lui partecipi agli ultimi
scontri e che si mostri al nemico. Sarà più divertente quando scopriranno
tutto!" le ultime parole seguirono una risata divertita del Lord Oscuro che
fece rabbrividire molti dei presenti.
*
* *
Il
tempo trascorso con Magnus era a dir poco volato. Senza che se ne accorgesse
erano passati tre giorni che si sarebbero potuti definire da favola, se lei in
ogni momento in cui si trovava da sola o si fermava un secondo a riflettere non
ripensasse alla conversazione che aveva avuto con Malfoy.
Ma
di cosa avevano poi parlato? Di nulla. E allora perché quel nulla la rendeva
tanto inquieta?
Impossibile
darsi una risposta, a quanto pareva.
Sospirò
osservando la vetrina di Madama McLain che esponeva un grazioso abito da strega
verde scuro con delle rifiniture in oro.
Dato
che quel pomeriggio, Magnus si era allontanato dall'albergo per un impegno di
lavoro improvviso, Ginny aveva deciso di fare quattro passi in solitudine e in
un posto a lei caro come Diagon Alley.
Ma
ben presto si era pentita di essere rimasta da sola, perché quei pensieri
continuavano a tormentarla, nonostante lei avesse più volte cercato di porvi
fine.
"Ma
guarda un po' chi si rivede! Era ora che ti facessi viva!" una voce
meravigliosamente familiare, attirò l'attenzione alle sue spalle.
Un
largo sorriso le illuminò il volto e per un attimo tutti i suoi problemi
svanirono come una nuvola. Ma solo per un attimo.
"Ron!"
esclamò contenta, avvicinandosi per abbracciare il fratello, che aveva
allargato le braccia per accoglierla. "Ed Harry, ci sei anche tu?"
continuò, volgendo gli occhi verso il vecchio amico. Si accorse però
immediatamente che qualcosa non andava.
"Harry?
Harry, ci sei?" chiese, sciogliendosi dall'abbraccio di Ron e facendo segno
con il braccio al moro che sembrava non essersi accorto della sua presenza.
Guardava il vuoto, per l'esattezza.
Solo
quando il braccio di Ginny gli si fu sventolato davanti agli occhi, sembrò
tornare sulla terra. "Oh, Ginny, ciao! Non ti avevo vista." fece con
voce atona, dandole un frettoloso bacio sulla guancia.
"Harry,
ma stai bene?" domandò preoccupata la rossa, cercando una risposta nei
suoi occhi vagamente sfuggenti.
"Io?
Sì sì, benissimo!" fece il ragazzo agitandosi e scuotendo la testa.
Ron
cinse le spalle di Ginny con un braccio e l'allontanò dall'amico. "Lascia
stare..." le sussurrò nell'orecchio. "E' così da un paio di giorni,
ma non vuole dirci cosa gli è successo... per me si è innamorato!"
scherzò infine, mostrando un sorrisetto malizioso, che fece ridere la sorella.
"Allora,
come va? Hai fatto pace con Hermione?" cambiò discorso lei, quando vide
che Harry li guardava sospettoso.
"Certo
che sì! Anzi oggi mi è dispiaciuto anche dover fare il turno di ronda con
Harry, invece che con lei, ma il nostro caro Capitano ha cambiato le
coppie..."
Ma
un forte boato impedì a Ron di finire la frase. Immediatamente i tre si
accasciarono al suolo per evitare che decine di detriti arrivassero addosso
assieme al grande polverone che si era creato.
In
un secondo urla e strepiti e pianti di bambini circondarono la zona e maghi e
streghe iniziarono a scappare in ogni dove.
I
Mangiamorte stavano attaccando.
"Maledizione,
che ci fanno qui?!" imprecò sconvolto Ron, rialzandosi in piedi e
chiamando aiuto con la bacchetta alla base dell'Ordine della Fenice.
"Brutti
bastardi, credevo si interessassero ad uccidere Babbani, non maghi!"
esclamò Harry imitando l'amico e nello stesso tempo aiutando Ginny a fare
altrettanto.
"Dobbiamo
fermarli, prima che combinino un disastro!" si aggiunse la ragazza,
nervosa. Tossì un paio di volte cercando di riprendere a respirare, quindi
impugnò la bacchetta e si rivolse ai due Auror.
"Io
vengo con voi! Al diavolo la missione!"
Bastò
un secondo di esitazione dei due ragazzi, prima di prenderla per un braccio e
trascinarla assieme a loro. "D'accordo, ma almeno pensa a portare in salvo
i maghi feriti!" fece Harry, indicandogli una donna con la gamba
insanguinata che urlava disperata e chiedeva aiuto.
"Bene."
disse soltanto, prima di separarsi e di correre verso la strega.
Prese
sulle spalle la donna, portandola nella boutique di Madama McLain che sembrava
al momento il posto più sicuro, quindi dopo averla lasciata e aver posto un
incantesimo di protezione al negozio, ripartì alla ricerca di altri
feriti.
Il
polverone si stava a poco a poco diradando e già molti Auror avevano preso a
combattere contro i Mangiamorte. C'era caos ovunque, come in ogni battaglia. Non
le ci volle molto per trovare altri feriti, soprattutto dove era avvenuta
l'esplosione. Era stato colpito l'ingresso della banca Gringott, a quell'ora
piuttosto affollato.
Ginny
si precipitò verso un uomo e quello che doveva essere suo figlio, che cercavano scampo da due
Mangiamorte pronti a colpire. La ragazza si lanciò contro uno dei due con un
calcio circolare che lo colpì in pieno viso e nel frattempo scagliò uno
Schiantesimo contro l'altro, stendendoli in un attimo.
Prese
per un braccio l'uomo che aveva salvato e costrinse lui e il bambino a seguirla
nella strada di Nocturn Alley, che sembrava più sicura. Fece altrettanto con un
gruppetto di ragazzine piangenti che non avevano la forza di muoversi per la
troppa paura e con una donna anziana, che era stata colpita alla testa da un
detrito ma era ancora cosciente.
Quando
tornò sul campo di battaglia si accorse che quasi tutti i malcapitati erano
stati portati via, se non da lei, almeno dagli altri suoi colleghi.
Imprecò,
quando grosse gocce d'acqua le arrivarono addosso dal cielo grigio. Si
prospettava una battaglia sotto la pioggia, un suicidio in pratica!
Sbuffò
sonoramente, andando a sfogare la sua rabbia su un incappucciato che stava
picchiando un suo collega Auror. Gli rifilò un pugno nello stomaco e poi usò
su di esso la Cruciatus. Solo quando fu reso abbastanza innocuo lo zittì con un
calcio in faccia.
Era
stanchissima, quella battaglia non accennava a concludersi e la pioggia rendeva
tutto più difficile.
"Vai
a nasconderti! Non puoi combattere!" la voce di Harry catturò la sua
attenzione.
Sospirò.
Per una volta avrebbe fatto come gli era stato ordinato. Tanto più che sarebbe
stata solo di peso per gli altri.
Si
rintanò in un vicoletto che costeggiava il Paiolo Magico e si poggiò al muro
di mattoni, per riprendere fiato. Quelle battaglie diventavano sempre più
faticose, o forse era lei che aveva smesso di allenarsi per quella dannata
missione ed era fuori forma. Sì, forse quella era l'ipotesi più probabile.
Il
rumore di un fiato corto e di un'imprecazione, la ridestò dai suoi pensieri e
la fece sussultare.
"Chi
è?!" esclamò tesa, puntando la bacchetta sulla figura scura che le era
apparsa davanti. Inghiottì il vuoto quando riconobbe Draco Malfoy.
"Che
ci fai qui?!" domandò nervosa, fissandolo con gli occhi azzurri
spalancati.
Draco
riprese fiato e la fissò scuotendo la testa. "Che ci fai tu, qui!
Possibile che ti trovo sempre in mezzo ai piedi?!" chiese in risposta.
"Dovrei
dirti la stessa cosa!! Non è possibile che ovunque io vada tu ci sia! Cosa fai,
mi segui?" continuò con un'altra domanda Ginny. La sua irritazione era
cresciuta nell'istante in cui lo aveva riconosciuto. E quell'odiosa pioggia che
le incollava i capelli sul viso e l'aveva resa fradicia, non migliorava di certo
la situazione.
"Credimi,
Weasley, sono più io sorpreso che lo faccia tu!" replicò brusco,
avvicinandosi e addentrandosi così più nel vicolo.
Ginny
non comprese il significato di quelle parole, ma al momento le preoccupava di
più il fatto che lui stesse accorciando così la distanza tra loro.
"Che-che
stai facendo?!" domandò sconvolta, arretrando di qualche passo.
"Cosa
vuoi che faccia! Mi nascondo meglio, prima che mi trovi qualcuno e mi faccia la
festa!" spiegò veemente e guardandola come se avesse davanti una
decerebrata.
"E
cosa ti fa pensare che non possa farti io, la festa?" chiese irritata
Ginny.
Draco
ghignò. "Tsk! Se avessi voluto farlo, lo avresti già fatto!"
sentenziò deciso.
Questo
era troppo. "Non è vero! Sono stufa di tutte queste certezze che
hai!"
"Ah,
davvero?" fece in tono canzonatorio Malfoy, incrociando le braccia e
guardandola divertito. "Tu sei stufa, ma vedo che non fai niente per
cambiare la situazione."
"Adesso
basta, Malfoy! Io ti odio con tutta me stessa e se non ti ho ancora colpito è
perché..."
Decisamente
fu impossibile concludere la frase con le labbra di Draco premute contro le sue.
E comunque nell'istante stesso in cui sentì il tocco di quella bocca, comprese
che un 'perché' non lo avrebbe mai potuto trovare. O magari avrebbe potuto
ammettere che quello che stava provando in quel momento era desiderio vero e
puro.
Brama
di affondare la sua mano in quella chioma scomposta, di aggrapparsi alle sue
spalle possenti e di approfondire meglio quel bacio così violento e passionale
che molto probabilmente l'avrebbe presto lasciata senza fiato.
Quella
passione provata tanti anni prima nella Stamberga Strillante si risvegliò
tornando ancora più vivida e intensa, tanto da farle perdere i sensi, da farla
naufragare in quel mare di brama e di sentimento che credeva di poter provare
solo con un'altra persona.
Sciolsero
quel bacio, ansimanti e sconvolti. Cosa aveva fatto?, si chiese portandosi una
mano sulle labbra arrossate.
"Sicura
che sia solo odio?" le disse lui, riprendendo un po' di fiato.
Ginny
non rispose. Lasciò che lui si allontanasse in silenzio e si Smaterializzasse
assieme ai suoi compagni per la conclusione della battaglia.
Cori
celesti e musiche angeliche invadano le case dei lettori! Finalmente è successo
qualcosa tra quei due! Bene bene... in pratica il capitolo si intitola
'Confusione di idee', credo sia una di quelle frasi idiomatiche, o magari mi sto
sbagliando e qualcuno con molta meglio esperienza di me adesso mediterà la mia
morte! Ah ah ah (Ryta ride per diminuire la tensione) cmq spero vi sia piaciuto
questo capitolo! Succedono tante tante cose! Hermione e Ron che fanno pace, Zoe
che si sveglia al posto di Harry e lui... mah, ancora non sappiamo lui cosa ne
pensa di questa storia... ih ih ih (Ryta sadica si diverte un modo a farvi
soffrire. Ryta adesso scappa prima che sia lei a soffrire fisicamente) E poi
questo bacio focoso tra Draco e Ginny!
Beh,
se proprio vogliamo dire tutto... vi anticipo che non manca poi molto alla fine
di questa storia, di preciso non ne ho idea, però vi comunico che almeno non
dovrete leggervi altri dieci capitoli, prima di sapere come finisce!
Cmq
spero non siate morti di vecchiaia per aspettare questo aggiornamento, ma come
sapete bene il tempo libero per me è una parola lontana e sconosciuta che ogni
tanto torna nella mia vita e mi permette di scrivere. Per esempio ringrazio
sentitamente lo sciopero generale di oggi che mi ha permesso di finire questo
capitolo. (altrimenti avrei passato una bella giornata in facoltà ^^'')
Come
sempre siete numerosi con i vostri splendidi commenti e vi ringrazio di cuore,
sperando che non smetterete di mandarmene!^^ Come sempre una recensione a voi non
costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^
E
ora un bel ringraziamento a tutti!XD
Sissichi:
Mi fa piacere che ti piaccia!^^ Cmq, come già ho detto prima, presto
saprete come andrà a finire questa storia e... preparatevi ad una sorpresa! Eh
eh eh...
Oryenh:
drogata? O.o... non direi, anzi credo che la pomata e il multivitaminico
siano stati davvero miracolosi! Vabbè, effettivamente questo Ron mi piace da
matti, una volta tanto non fa il deficiente (Devo prenderlo come un complimento,
oppure mi devo offendere? NdRon Non so, fai un po', tu! NdRytaSerafica) Quanto
ad Harry... ehm... prometto che nel prossimo capitolo si risolverà tutto!
Parola di Grifondoro!
Enika:
Beh, Malfoy l'ha baciata... e direi che anche lei abbia risposto
adeguatamente! ^.-
Luna
Malfoy -vendicativa- :
Ehm... (Ryta si passa un dito intorno al colletto della felpa che indossa,
sentendo improvvisamente caldo) Dunque... hai visto cosa mi fa Draco in questo
capitolo? Direi che è abbastanza, rispetto alle fugaci apparizioni dei capitoli
scorsi... meglio così? Già che ci sei, pensa a continuare la slash che ti è
venuta in mente e non pensare a me! E' meglio per tutti, credo! (Ehi, e a me non
pensi? NdDracoIndignato Che mi frega di te! E poi in quella one-shot mi piaci,
perciò, perché fermare Luna? NdRyta ç__ç sigh...
NdDracoDepressoPerchéStufoDelleSlash E poi, preferisci morire etero in una
delle one-shot di Marcycas e di Lady? NdRytaCheTentaDiConsolarlo Harry, amore
mio, dove sei? NdDracoAgitato)
Serena:
siamo qui riuniti per celebrare la dipartita di Serena... (Draco, ormai
abituato, con il Requiem in mano, è impegnato nel funerale della lettrice che
deve essere schiattata a furia di aspettare. D'un tratto Serena ricompare, ascia
in mano e occhi carichi di follia omicida. E' ancora in cerca di Ryta. Dato che
la scrittrice si è defilata, almeno spero si consolerà con questo nuovo
capitolo e con la speranza di aggiornare più presto questa volta) Hai
visto che Draco si è finalmente svegliato? Sono salva dalla morte, per questa
volta? Ah, non continuare con i ragionamenti, fanno male e sono tutti un buco
nell'acqua! Ih ih, me bastarda! Un bacio =*
*marty*: ti
ringrazio tantissimo! Fatemi sapere a quanto ammontano gli accoliti del club
anti-Magnus, così mi deciderò cosa farne in futuro! Ih ih ih!
Marcycas
- The Lady of Darkness: (Ryta spera che gli avvenimenti di NpS 2.0 abbiamo
calmato la rabbia di Marcycas) salve ragazze... allora... Draco e Ginny non
hanno praticamente fatto un tubo nella porticina, però dopo immagino si siano
rifatti! Sbaglio? Quanto ad Harry e Zoe avete potuto constatare che se non fosse
stato per lei, Harry avrebbe continuato ad ignorarla per moooolto tempo. Ma
adesso? Boh! Lo saprete presto, però, tranquille ^^'' (Ryta spera in una
grazia) Quanto a Ron vi anticipo che sicuramente aiuterà molto Ginny in un
momento difficile, quindi continuerà nella sua bella parte da fratello
maggiore! Un basio!
Jessy:
grazzie! Sei gentilissima!^///^
Tink: Ti
posso assicurare che ogni tanto ti prendo anche sul serio!^^ Sei grande, adoro
da morire le tue recensioni!XD Effettivamente la frase "Ollallà,
ma guarda un po', come abbiamo finito il capitolo!" ha un po' mandato alle
cozze ogni serietà, ma almeno ho allentato la tensione! (Ryta schiva la
padella) Ti ringrazio per il bel 10 e ti dico una cosa ^^ sei sicura di quello
che dici? Basta, non dico altro! Il resto te lo spiegherò a tempo debito! Un
bacione grande grande!^^
Marty: Graaaaazie!
Me sempre più felice dei vostri complimenti!^___^
Aira:
Beh, come avrai notato di cose ne succedono parecchie! Un grazie immenso per
i complimenti!^^
Malesia: ci
vuole un po' ma alla fine aggiorno sempre! Tranquilla che questa storia
continua!^.-
Florinda: perdonami,
sono un po' in ritardo, ma eccomi qui!^^
Lynn
Wolf: Eh eh eh, vedrò quello che posso fare! Un bel
Remus-Figo-Da-Paura-Lupin ti va bene? Penso che uscirà ancora, quindi aspettalo
con ansia! Eh eh, bella questa recensione, cmq ti giuro non avevo pensato per un
secondo che quella frase potesse risultare tanto ambigua!O.o... incredibile,
come si può trasformare un perfetto salvatore in un perfetto pervertito!
Immagino che adesso Harry abbia capito la provenienza di quella bava (E adesso
me lo immagino stile Tamahome di Fushigi Yugi quando Miaka torna nel suo mondo
la prima volta... eh eh) Continua a leggerla cmq! Un bacione!
Bene,
è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti
quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^
Un'ultima
cosa! Se amate le Ginny/Draco non perdetevi la commedia romantica 'Andò per
scottare...', e magari anche 'Il buio ha i tuoi occhi'!!! Ciao!!!
*Attenzione:
questo capitolo potrebbe contenere scene di sesso; se vi disturba non
leggetelo!*
Sei Il Mio Nemico
Capitolo
9
Verita' Supposte
La
voce agghiacciante dell'Oscuro Signore, squarciò il silenzio di quella sala
quasi del tutto vuota per via dell'ora tarda.
"Molto
bene... sono soddisfatto del vostro lavoro, mio caro Lucius. Il nostro piano sta
giungendo a buon fine."
Lucius
Malfoy, inginocchiato di fronte al seggio di Lord Voldemort, alzò gli occhi
grigi e folli verso il suo padrone e sorrise beffardo.
"I
nostri attacchi si faranno sempre più pressanti e li allontaneranno dal nostro
vero obiettivo. Basta che lei ci guidi dove e noi la ubbidiremo."
Voldemort
si accomodò meglio sul seggio e posò le mani sui braccioli. "Non ora, mio
servo. Il giorno è il momento migliore per attaccare. Alla luce del sole
l'attenzione si attira di più..." spiegò con sguardo allusivo. "Ora
va' anche tu a riposare, voglio che domani e per i prossimi giorni siate pronti,
perché quello che ci aspetta sarà molto impegnativo."
Lucius
chinò il capo in segno di rispetto. "D'accordo, mio Signore, sarà
fatto." fece per alzarsi, ma venne nuovamente richiamato dalla voce del
Lord Oscuro.
"Un
momento, Lucius."
"Mi
dica, mio Signore." rispose quegli, chinando il busto.
"Scegli
alcuni uomini e ordinagli di sorvegliare il luogo dell'ultimo attacco. Voglio
che mi informino di ogni movimento sospetto e raccolgano informazioni sul posto.
Dobbiamo sapere con certezza dove attaccare e come... tuo figlio non basta per
fare tutto questo."
Lucius
assentì col capo. "Sarà fatto. Prenderò i Mangiamorte più-"
"No,
Lucius." lo interruppe Voldemort, con un tono che gli procurò un brivido
dietro la schiena, abilmente celato. "Prendi dei mercenari. Di loro non mi
importa che si stanchino o peggio perdano la vita. I Mangiamorte migliori mi
servono per l'attacco."
"Ho
capito. Andrò immediatamente. Mio Signore." si congedò infine.
L'essere
oscuro osservò il suo servo allontanarsi e riportare il silenzio e la
solitudine nella grande sala. Sorrise sadicamente, stringendo gli occhi rossi e
spettrali come due rubini.
"Caro
il mio Silente... non hai neanche idea di cosa ti aspetta." e una risata
riempì la stanza e si propagò fin fuori il grande maniero dei Malfoy.
Quella
notte più di un'anima rabbrividì per quel verso agghiacciante.
*
* *
Ginny
osservava il soffitto senza in realtà vederlo.
Era
distesa sul suo letto, nuda e coperta solo dal leggero lenzuolo di seta,
decisamente più che spiegazzato.
Al
suo fianco, girato verso di lei e con il volto sereno, dormiva Magnus. Era
stata una notte molto movimentata, non ricordava nemmeno quante volte lo
avessero fatto, ma di certo adesso si sentiva un verme.
Era
stato dopo quel bacio che era tornata in albergo senza nemmeno fare rapporto
alla base, aveva trovato Magnus nella Hall e non appena aveva intravisto nei
suoi occhi desiderio puro, lo aveva trascinato nella sua stanza per fare
l'amore.
E
che cosa ne aveva ricavato? Che adesso era più confusa di prima.
Fino
a qualche giorno prima era convinta dei suoi sentimenti verso di lui, sapeva
quanto fossero sinceri ed era convinta che anche lui li ricambiasse. Ma adesso
quella maledetta pulce nell'orecchio si era insinuata dentro di lei e l'aveva
costretta a porsi una domanda che nemmeno prima di conoscere Magnus aveva avuto
il coraggio di formulare.
Era
ancora innamorata di Draco Malfoy?
Parlare
di amore era troppo grosso in effetti, però quei sentimenti così forti che
aveva provato nella Stamberga Strillante non li aveva mai più sperimentati,
fino a quando non aveva conosciuto Magnus Degat.
E
allora si era chiesta, se era innamorata di Magnus, allora lo era anche di
Malfoy?
Probabilmente
la risposta era positiva. Ma adesso era davvero possibile che fosse innamorata
di due uomini?
Sospirò
rassegnata. Non c'era una risposta a quella domanda, però sapeva che c'era una
soluzione: lasciar perdere Malfoy e dedicare tutta la sua attenzione a Magnus.
Dopotutto
lui esprimeva molta più sicurezza, di un Mangiamorte super-ricercato che si
faceva vivo ogni tanto per farle perdere la ragione!
Magnus
era un Babbano, finalmente una persona che fosse in grado di allontanarla dalla
crudeltà della guerra e dalla fatica di essere un'Auror. Quando era con lui,
dimenticava tutti i suoi doveri e le sue responsabilità e si sentiva appagata e
serena come non lo era mai stata.
Malfoy
invece non si avvicinava nemmeno un attimo a quell'ideale di uomo. Era
pericoloso, un assassino, sempre beffardo, presuntuoso e perennemente convinto
che il mondo fosse sotto i suoi piedi. No no, non era proprio il caso di porsi il
problema. Tra i due il migliore era Magnus! Perciò la cosa migliore da fare era
non pensarci più.
L'uomo
al suo fianco si mosse tra le lenzuola, facendo un lungo respiro. Ginny lo
guardò e incrociò il suo sguardo azzurro leggermente assonnato.
"Buongiorno."
gli disse sorridendogli, rigirandosi per posizionarsi di fronte a lui.
Magnus
assentì in silenzio e si passò una mano sulla faccia per svegliarsi. "Che
ore sono?" chiese poi, vagando un po' con lo sguardo in cerca di un
orologio o di una sveglia.
"Sono
appena le sei, è ancora presto." rispose la rossa. Sentì il desiderio di
accucciarsi contro il suo petto e gli si avvicinò strisciando sul materasso.
Magnus
alzò il braccio per farla accomodare meglio e la abbracciò facendo aderire i
loro corpi ancora caldi dopo la lunga notte. Ginny godette di quel contatto,
chiudendo gli occhi e rilassandosi. Sì, decisamente aveva fatto la scelta
giusta...
"Non
mi va di alzarmi oggi..." mormorò poi, contro il suo petto.
Magnus
mostrò un ghigno. "Ti licenzierebbero all'istante. Lo sai che la riunione
di oggi è molto importante."
Ginny
alzò gli occhi fino ad incrociare quelli di lui. "Guarda che sei tu,
quello più a rischio... io al massimo avrò un rapporto dal Ministro." gli
fece notare con un sorrisino bastardo.
"Ah,
quindi non ti importerebbe nulla se io fossi licenziato."
La
rossa fece finta di pensarci un po' su. "Mhmmm... non saprei, magari se
rimani con me, potresti non pentirtene." concluse maliziosa, schioccando un
bacio sulle sue labbra.
Magnus
ghignò ancora e si finse pensieroso. "Mhmmm... non saprei..." le fece
il verso.
Ginny
spalancò occhi e bocca, indignata e osservò l'uomo che ridacchiava. "Non
ci credo." constatò continuando quella commedia. "Adesso ti faccio
vedere io!"
Facendosi
leva con il gomito, si alzò e si mise a cavalcioni su di lui. Gli accarezzò i
pettorali scolpiti, abbassandosi fino ad incastrare le sue labbra perfettamente
con le proprie. Lo baciò con passione, schiudendo la bocca e incontrando le
lingue che iniziarono una danza selvaggia.
Rabbrividì
non appena le mani calde e ruvide di Magnus iniziarono a accarezzarle i fianchi
e si mossero lungo tutta la sua schiena, aggirarono le spalle e andarono a
sfiorare i seni. Adorava quelle mani esperte, capaci di farla impazzire, e
adorava quelle scariche elettriche che solo lui poteva donarle.
Una
vocina nel suo cervello però le ricordò una cosa, che al momento la
infastidì. Solo lui?...
Baciò
con ancora più passione Magnus, lasciandosi travolgere dal suo corpo, che con
uno scatto di reni, l'aveva costretta sotto di lui.
Non
doveva pensarci più, ora doveva solo lasciarsi andare a quelle forti emozioni e
lasciar perdere tutto. Lei amava Magnus, solo lui.
Un
gemito le sfuggì dalle labbra quando Magnus prese a torturale i capezzoli con
le labbra. Gli accarezzò la chioma bionda, seguendo il suo movimento. Prima sul
suo ventre, poi lungo le clavicole, sul collo e poi ancora sulle labbra. Fremette quando l'uomo
entrò in lei e si lasciò cogliere dall'orgasmo ancora una volta, sempre
con la stessa intensità, con lo stesso ardore selvaggio.
Ansimò
osservandolo, mentre si ributtava a peso morto al suo fianco e si osservarono in
silenzio, gli sguardi incatenati e impossibilitai a guardare altrove.
Gli
accarezzò il fianco scoperto, continuando ad osservarlo e ad esprimere senza
parole tutti i loro sentimenti.
Ma
qualcosa scattò ancora nella sua mente. Si accorse subito che la pelle
dell'uomo non era tutta liscia e perfetta come aveva pensato. Un qualcosa
rovinava quel manto chiaro e senza difetti che era il suo corpo: una cicatrice,
all'altezza del rene.
"Cos'hai
qui?" chiese senza pensarci, vinta dalla curiosità.
Magnus
rivolse appena uno sguardo alla vecchia ferita. "Ho avuto un intervento
qualche anno fa." spiegò brevemente.
Ginny
non disse nulla. Continuò ad accarezzarlo, fissando il fianco deturpato.
Anche
Draco si era ferito in quel punto... quella volta alla Stamberga Strillante...
Si
alzò di scatto a sedere e celò all'uomo uno sguardo sconvolto. Ancora lui,
sempre in testa lui.
"Dove
vai?" chiese pigramente Magnus, osservandola, mentre si alzava coprendosi
nuovamente con il lenzuolo.
"V-vado
a farmi una doccia..." mormorò con voce agitata, senza attendere una sua
risposta.
Il
getto freddo dell'acqua servì a calmarla leggermente. Possibile che ci volesse
tanto per togliersi dalla testa quel bastardo?! Insomma, come poteva fare
l'amore con un uomo e pensare ad un altro? Era inconcepibile! Che diavolo le era
venuto in testa... la ferita di Malfoy... quello di sicuro non ce l'aveva più
una cicatrice! Con la magia a disposizione, figurati se non si faceva sparire
una stupida cicatrice dal suo corpo perfetto!
Sospirò
stancamente. Perché doveva succedere tutto a lei? Perché non poteva vivere una
storia d'amore serena? Perché aveva sempre in testa Draco Malfoy?
Decisamente
domande senza risposta.
Ricordava
ancora bene quello che era successo nel vicolo.
"Possibile
che ti trovo sempre in mezzo ai piedi?!"
"Dovrei
dirti la stessa cosa!! Non è possibile che ovunque io vada tu ci sia! Cosa fai,
mi segui?"
"Credimi,
Weasley, sono più io sorpreso che lo faccia tu!"
Un
momento... 'sono più sorpreso che lo faccia tu?'
Possibile
che... sì, doveva essere così...
Chiuse
la doccia e si avvolse un accappatoio sulle spalle. Forse era davvero così,
altrimenti non si sarebbe spiegato il fatto che aveva preso ad incontrarlo solo
in quelle ultime settimane.
Adesso
doveva solo raccogliere le prove, ma sapeva che in fondo fosse già tutto
chiaro... Malfoy la controllava, e di certo era nascosto in quell'albergo.
*
* *
La
sala relax della base dell'Ordine della Fenice era a quell'ora gremita di gente.
Molti degli allenamenti e delle lezioni si erano concluse in quel momento e gli
Auror si erano affrettati ad andare a pranzare, prima di essere nuovamente
richiamati all'ordine.
Hermione
e Ron mangiavano silenziosamente in un isolato tavolino della saletta. Lui
osservava pigramente i suoi colleghi, mentre la donna era impegnata con un
impressionante fascicolo pieno di documenti.
"Questo
pomeriggio sono di pattuglia in Scozia, ci sei anche tu, vero?" esordì lui,
dopo aver inghiottito l'ultimo boccone del suo sandwich.
"No,
farai coppia con Zoe." rispose Hermione senza nemmeno alzare lo sguardo dai
fogli.
L'espressione
del rosso apparve dapprima sorpresa, quindi assunse un'aria seccata. "Di
nuovo?! Ma si può sapere cosa è successo? E' già la terza volta che vengono
cambiati i turni!" si lamentò alzando il tono di voce e attirando così
alcuni sguardi curiosi.
Hermione
gli rivolse un'occhiataccia. "Vuoi farti sentire da tutta la base?! E' solo
un favore che facciamo a Zoe! Diversamente rischia un rapporto del
Comandante." spiegò irritata.
Ron
la fissò confuso. "C'è qualcosa che mi sono perso?"
"Una
delle tante..." replicò sarcastica la donna. "E' successo qualcosa di
cui ti assicuro sono all'oscuro, tra Harry e Zoe. Non so esattamente, però
Harry ultimamente è fin troppo sulle nuvole e Zoe non vuol più vederlo."
"Che
abbiano litigato?"
"Non
lo so, però mi dispiace molto... da un po' di tempo erano così affiatati e non
avevo mai visto Harry così interessato ad una donna... e nemmeno così sereno
quando è con lei..." aggiunse con un tono di amarezza.
Ron
abbassò lo sguardo pensando alle parole della fidanzata. "Chiederò a Zoe
cosa le prende... magari potrei aiutarla."
Dalle
labbra di Hermione sfuggì uno sbuffo divertito. "Andiamo Ron, sei un
ragazzo, non parlerà mai a te!" gli fece notare.
L'uomo
si alzò in piedi e fissò la strega con aria di sfida. "E allora agirò
nell'ombra! Vedrai che riuscirò a riconciliarli, e per prima cosa né io
né te vogliamo più scambiarci i turni di guardia. Vedrai se poi non saranno
costretti a parlare!" concluse entusiasta.
La
donna lo guardò poco convinta. "Mah... se lo dici tu..."
*
* *
Ginny
arrivò alla base nel primo pomeriggio.
Soltanto
quel giorno era riuscita ad avere un momento libero per indagare su quello che
aveva sospettato appena la mattina precedente.
L'importante
riunione con gli ambasciatori le aveva occupato tutto il tempo e fu una fortuna
che il pomeriggio seguente, i delegati avessero deciso di prendersi una vacanza.
Come se ne avessero bisogno. Mancava una settimana alla fine di quell'incontro e
poi tutti sarebbero tornati alle loro normali occupazioni, non prima del famoso
gala serale di conclusione.
"Salve
ragazzi!" salutò sorridendo alcune reclute di sua conoscenza.
Camminò
con fare esperto nei corridoi, diretta verso la palestra, dove sapeva di trovare
i suoi amici. Di solito quello era l'orario degli allenamenti, per chi non era
impegnato nei giri di ronda.
Non
aveva però nemmeno posato la mano sui maniglioni della grande porta doppia, che
una voce allegra, la richiamò.
"Ginny!
Che ci fai qui!" Hermione le si avvicinò, abbracciandola. "Ogni tanto
ti fai vedere, eh? Allora, come va la missione?"
Ginny
sorrise contenta, rispondendo al saluto. "Una favola. Quasi quasi che non
mi dispiacerebbe continuare per un altro paio di settimane!"
Hermione
guardò in aria ed evitò di incrociare lo sguardo della rossa. "Beh, se
poi aggiungi che sei anche in dolce compagnia..."
"Shhh!!"
la zittì l'amica agitata. "Vuoi che lo sappiano tutti? Lo sai che
tecnicamente in servizio non potrei proprio comportarmi così!" le fece
notare, mentre l'altra ridacchiava divertita.
"Tranquilla,
sarò muta come un pesce... e poi ti devo un favore, se non fosse stato per te,
io e Ron saremmo ancora a litigare."
Un
sorriso disteso illuminò il volto della donna. "Non è per merito mio, ma
solo grazie e mio fratello. Credimi, sono così contenta che abbia finalmente
capito!"
Presero
a camminare in silenzio, dirette verso la sala relax. "Piuttosto, Zoe ed
Harry? Che fine hanno fatto?"
Hermione
si fece improvvisamente agitata. "Oh, spero che vada tutto bene. Sai
ultimamente abbiamo avuto dei problemi, perché Zoe non voleva più fare coppia
con Harry, nei turni di ronda."
"Come
mai?" chiese Ginevra, confusa. "Non dirmi che la sua fobia è
aumentata!" ipotizzò.
"Oh
no, anzi! Da quando sei impegnata nella missione, Zoe ed Harry si sono
avvicinati molto... solo che di punto in bianco hanno deciso di non parlarsi
più! Harry si è rinchiuso in un mondo tutto suo e Zoe evita i turni con lui
scaricandoli a noi! Ron si è stufato, perciò li ha costretti nella ronda in
Scozia di oggi... chissà che ne verrà fuori..." concluse pensierosa.
"E'
incredibile..." esordì dopo alcuni attimi di silenzio. "Non credevo
che alla fine Zoe fosse riuscita ad avvicinare tanto Harry..."
"E
quello che non sai è che a lui sembrava far piacere la sua presenza! Credimi
Ginny, da tanti anni non vedevo Harry così sereno... forse da quando Sirius è
morto..." spiegò preoccupata la riccia. "Non voglio assolutamente che
torni come prima..."
Una
mano sulla spalla di Ginny, la rassicurò. "Sta' tranquilla! Conosco Zoe e
conosco anche Harry... e se quello che mi hai detto è vero, sono sicuro che
quei due finiranno per fare coppia!"
Hermione
sorrise di rimando, poi la sua espressione si fece sorpresa. "A proposito,
cosa ci fai qui? Sei venuta per fare rapporto al Comando?"
"Una
specie... devo raccogliere informazioni su un Mangiamorte... e ho bisogno del
tuo aiuto." concluse con uno sguardo allusivo.
La
strega capì immediatamente dove la rossa volesse arrivare. "No, Ginny, lo
sai che è pericoloso!"
"Ma
devo solo fare un paio di domande ad una delle spie! Vedrai che non accadrà niente! Ti prego, non
avevi detto che mi dovevi un favore?" provò giocando la sua ultima carta.
Dopo
alcuni istanti, Hermione sospirò chiudendo gli occhi. "D'accordo, ma sia
ben chiaro: io non ho visto niente, se ti beccano la colpa è tua. Va' in fondo,
nella stanza dei fascicoli sui Mangiamorte... una delle spie si trova lì per un
consulto."
Ginny
abbracciò l'amica schioccandole un bacio sulla guancia. "Grazie, ti
adoro!"
Si
diresse a passo piuttosto svelto verso la meta che Hermione le aveva indicato.
Era una fortuna avere un'amica che si occupava anche dell'amministrazione dei
ruoli degli Auror. Solo pochi infatti, erano a conoscenza di quali fossero
effettivamente le spie che controllavano i Mangiamorte. Era una questione di
sicurezza e di sicuro aveva salvato molte vite, visto che era inutile rapire
maghi per farsi rivelare quali fossero, come avevano pensato alcuni Mangiamorte.
Entrò
nella stanza dei fascicoli, così chiamata perché vi erano custodite tutte le
informazioni relative agli incappucciati controllati, e trovò immediatamente un
uomo sulla quarantina, brizzolato e dall'aria truce. Erano soli in quella
piccola camera e intorno aleggiavano silenzio e oscurità.
"Ehm...
salve, sono il Tenente Weasley." si presentò immediatamente, celando
l'imbarazzo con un modo di fare sicuro.
L'uomo
parve sorpreso dalla presenza della ragazza, ma salutò con un accennato
movimento del capo e tornò a concentrarsi su un cassetto di metallo, dal quale
aveva estratto una cartelletta gialla di cartone.
Ginny
decise di arrivare subito al dunque. "Mi manda il Capitano Granger,
signore. Avrei da chiederle alcune informazioni riguardo un Mangiamorte."
Quegli
parve interessarsi nuovamente a lei. Quella richiesta era fuori dal comune,
dunque era a conoscenza del suo ruolo. "Come faccio a sapere che la manda
veramente il Capitano Granger?" chiese sospettoso. Nel lavoro che faceva
non poteva certo fidarsi subito delle persone!
"Perché
lei è una delle poche persona che sa del suo lavoro tra i Mangiamorte. Senza
contare che se fossi stata una di loro l'avrei già uccisa, non mi sarei
presentata." spiegò con calma la rossa.
L'uomo
sorrise. "Buona giustificazione, mi ha convinto." richiuse il
documento nel cassetto e posò sopra la colonna di metallo il braccio peloso.
"Allora, cosa voleva chiedermi."
"Volevo
sapere qualcosa su Draco Malfoy... se è impegnato in qualche missione,
ultimamente, o se gli è stato comunque affidato qualche incarico."
Il
mago pensò per qualche istante, lisciandosi il mento ispido per via della barba
accennata. "Mhmmm... mi faccia pensare... Malfoy figlio... sappiamo che sta
effettivamente lavorando a qualcosa di grosso ed è impegnato parecchio, visto
che si fa vedere solo nei combattimenti più importanti... prima di allora lo
abbiamo riconosciuto in ogni combattimento..."
"E
sapete in cosa è impegnato?"
"Bambina,
se lo sapessimo lo avremmo già catturato!" le fece notare quegli, con fare
sarcastico.
La
spia scosse la testa. "No, purtroppo non sappiamo nulla di quel bastardo.
E' bravo, davvero molto a nascondersi e a far perdere le sue tracce. Quando lo
abbiamo beccato a Diagon Alley riusciva sempre a fuggire nella Londra
Babbana!"
Ginny
alzò lo sguardo dubbiosa. "E dove perdete di solito le sue tracce?"
"Oh,
sempre nello stesso punto! Pensiamo abbia un qualche nascondiglio o una
Passaporta da qualche parte... riesce sempre a farla franca in Trafalgar Square!"
Ginny
sospirò sconfitta. Appunto, non c'erano dubbi. "La ringrazio, mi è stato
di grande aiuto. " fece per andarsene, ma una mano enorme dell'uomo la
bloccò.
"Aspetti
un secondo, Tenente. Non è che per caso sa qualcosa che io non so?"
La
rossa, dapprima sorpresa, sorrise con fare enigmatico. "Non è l'unico
impegnato in una missione segreta, signore. Arrivederci!"
Si
allontanò uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò
ancora. Era chiaro che Malfoy la stesse seguendo e fosse nascosto da qualche
parte nello stesso albergo. Ora doveva solo andare a cercarlo.
"Tenente
Weasley!" un saluto proveniente dal corridoio alla sua destra la richiamò
sulla terra.
Rispose
sorridendo avvicinandosi a chi l'aveva chiamata. Era un vecchio amico di corso,
come Zoe anche lui aveva frequentato la scuola per diventare Auror, solo che poi
aveva scelto di specializzarsi come Obliviatore.
Ovviamente
il fatto che l'avesse chiamata Tenente era scherzoso, visto che si erano sempre
ripresi per le loro carriere.
"Da
quanto tempo, Shon!" gli diede due baci sulle guance, sorridendo ai suoi
occhi scuri.
Shon
Blumsbury era un ragazzotto di qualche mese più grande, aveva una zazzera
corvina che gli incorniciava il volto magro e perennemente con un leggero velo
di barba. Era molto seducente e per questo conosciuto da gran parte del corpo
battlemage femminile.
"Sono
mesi che non ci vediamo, allora come va?" continuò la rossa, con fare
allegro. Quel ragazzo le piaceva. Avevano avuto una storia durata poche
settimane e si erano lasciati semplicemente perché in realtà i loro sentimenti
erano più vicini all'amicizia che all'amore. E da allora erano sempre rimasti
tali.
Shon
la guardò leggermente confuso, ma sorrise comunque alla domanda della donna.
"Io sto benissimo, ma dovresti già saperlo, visto che ci siamo incontrati
appena due settimane fa!" le fece notare poi.
Ginny
aprì la bocca e la richiuse senza parlare. Era forse impazzito?
"Per
caso poi hai usato un incantesimo obliviante su di me? Perché non lo ricordo
proprio..." spiegò pensierosa, pensando a cosa diavolo avesse fatto nelle
ultime settimane, tranne... beh sì, tranne quello...
"Aspetta
un secondo, mi stai prendendo in giro, vero?" esclamò lui cercando una
risposta negli occhi azzurri della ragazza. "Lo sai benissimo, invece! Mi
hai ordinato di cancellare la memoria a quel Babbano impiegato nella tua
missione, l'hai forse dimenticato?"
Ginny
avrebbe volentieri voluto rispondere di sì, ma restò in silenzio, avvertendo
un leggero nervoso coglierla.
"Che...
che cosa ti avrei ordinato di dire a quel Babbano, Shon?" domandò poi, con
la voce che le tremava.
"Semplice,
che eri dovuta andare da tua madre che stava poco bene e che il gelato,
l'avreste preso un'altra volta! Ho forse sbagliato? Dopotutto erano tue testuali
parole..."
E
tutto fu chiaro... tutti gli indizi si congiunsero come ingranaggi di un
orologio e la portarono ad un'unica soluzione... una terribile soluzione.
Un
brivido gelido le percorse tutta la colonna vertebrale e un senso di angoscia le
oppresse il cuore. Era lui.
Salutò
distrattamente Shon e fu presa dal desiderio di correre. Intorno a lei niente
contava più, solo la verità.
*
* *
Non
poteva continuare così, proprio non poteva!
Ormai
erano due ore che camminavano in quello sperduto paesino scozzese, lei qualche
metro più indietro e lui avanti, impegnato a rallentare e a cercare di
stabilire un contatto.
Poverino,
non appena si erano Materializzati sul posto, aveva provato a parlarle e
chiederle da dove volesse iniziare la ronda, ma lei non aveva aperto bocca, anzi
aveva distolto lo sguardo quasi come se lo odiasse e non si era mossa finché
Harry sconfitto non aveva deciso di prendere lui l'iniziativa con un sospiro che
le era parso piuttosto triste, e si era incamminato verso la via principale.
Una
cretina, una perfetta cretina!
Avanti
Zoe, chiedigli scusa! Basta una semplice parolina, lui capirà!
Niente
da fare, quella maledetta bocca si ostinava a restar chiusa e la gola
scioccamente arida.
Ma
perché quando era in combattimento sfoderava tutto quel coraggio e nella sua
vita privata era una vera e propria vigliacca?
Sospirò,
dandosi ancora una volta della stupida. Doveva fare qualcosa, reagire, per la
miseria! O rischiava di perdere per sempre il rapporto con Harry! Oddio, forse
lo aveva già perso con quella genialata del bacio.
Si
era sentita morire e aveva subito pensato che Harry se la sarebbe presa. E forse
lui si era anche impegnato a dimenticare la cosa e a provare a tornare amici
come prima, visto che aveva tentato un approccio qualche ora prima. Se solo lei
gli avesse dato corda, le cose sarebbero migliorate.
E
invece no! Lei se ne stava in disparte, ignorando totalmente la sua presenza e
lui si arrovellava la testa per trovare una via di mezzo e farsi per lo meno
ascoltare.
"Che
cosa..." la sua voce la distrasse da quegli inutili pensieri. Alzò il capo
timorosa e si accorse che Harry fissava un punto della piccola piazza
principale, oltre la semplice fontana che ornava lo spiazzo al centro.
Lo
udì esclamare 'Mangiamorte', prima di affrettarsi verso il gruppo di
incappucciati impegnato a torturare una decina di indifesi abitanti del luogo.
Fece
altrettanto. Non era quello il momento di pensare ai suoi stupidi errori
sentimentali, doveva adempiere al suo mestiere di Auror. Corse verso i
Mangiamorte, affiancandosi ad Harry, che le rivolse appena un'occhiata e -per
tutti gli Ippogrifi!- un dolce sorriso, e li attaccò con un paio di
incantesimi.
Intrapresero
una battaglia con i maghi oscuri a suon di colpi magici e fisici, ma ben presto
si resero conto di essere in estrema minoranza.
Fu
quasi impossibile tener testa a più di venti Mangiamorte in due soli. E così,
dopo aver tramortito uno di loro con un pesante colpo alla testa e averne
infilzati l'uno con la sciabola e l'altra con la katana altri tre, si ripararono
dietro un muretto a secco che dava su un terreno coltivato.
"Accidenti,
quanto ci mettono i rinforzi ad arrivare? Li ho chiamati appena prima di
iniziare ad attaccarli!" imprecò nervoso Harry, riprovando con la
bacchetta a mandare un messaggio di soccorso.
Zoe
lanciò altri quattro incantesimi da dietro il muro. Solo uno andò a segno e si
trattò di un semplice Experlliarmus. Si voltò preoccupata, andando ad
incrociare lo sguardo di Harry che aveva al suo fianco.
Temeva
che sarebbe stata la fine per loro due, ormai ne era certa. Sentendosi una
stupida per non aver avuto il coraggio di farlo prima, posò una sua mano
tremante su quella di Harry e gli mostrò uno sguardo disperato. Harry, osservò
sorpreso prima la sua mano e poi il volto della ragazza.
"Se
non dovessimo uscire vivi da qui, voglio almeno che tu sappia che mi dispiace
per quello che ho fatto e che è successo solo perché mi sono innamorata di te
e-"
Non
finì la frase, né ebbe più l'intenzione di finirla, quando le labbra calde e
morbide di Harry sfiorarono le sue. Fu un bacio casto e veloce, ma che bastò a
farla impazzire.
Fissò
gli occhi raddolciti di Harry e il suo sorriso così tranquillizzante. "Se
dovessimo uscire vivi da qui invece, voglio che tu esca con me."
Non
riusciva a crederci. Non aveva nemmeno per una volta varato l'ipotesi che Harry
potesse ricambiare i suoi sentimenti. Aveva pensato che potesse odiarla, che
potesse considerarla solo come un'amica, che potesse anche disprezzarla. E
invece...
"Ti
rendi conto che mi hai fatto innamorare di te?" aggiunse, scompigliandole i
capelli. I segni della battaglia giunsero lontani... gli Auror dovevano essere
arrivati, visto che non giungevano più scie di incantesimi sopra le loro teste,
ma entrambi sembravano non essersene accorti.
Il
volto di Zoe si illuminò di un sorriso che arrivò anche ai suoi occhi azzurri
come il cielo, in quel momento bagnati da un velo leggero di stupide lacrime.
Non si era mai sentita così felice.
"Capitano
Potter, l'abbiamo trovata!" qualcuno esclamò nelle sue vicinanze,
interrompendo quel momento magico.
Tirò
su col naso sentendo la mano calda di Harry posarsi sulla sua spalla. Non le
importava che qualcuno li avesse interrotti, perché d'ora in poi ne avrebbe
vissuti a decine di quei momenti.
*
* *
Le
grandi e maestose porte del lussuoso albergo in cui alloggiava, si fecero sempre
più vicine. Varcò l'entrata col fiatone, ma non si prese d'animo e vagò nella
hall in cerca dell'oggetto delle sue supposizioni.
Desiderò
tanto essersi sbagliata, sperò che tutte le sue congetture si sarebbero
rivelate solo fumo, ma il brutto presentimento che l'aveva colta poco prima alla
base, fu più forte della paura.
Possibile
che fosse veramente così?
Poi
lo vide. La capigliatura bionda che vagava diretta verso una porta secondaria.
L'andatura elegante come sempre. Le bastò un secondo per riconoscerlo e
andargli incontro.
Sapeva
dove fosse diretto. Quella porta dava sul retro dell'albergo, era la zona
vietata al pubblico e riservata al personale per muoversi più facilmente senza
dare nell'occhio e per accogliere i furgoni che portavano il cibo destinato alle
cucine.
Qualche
giorno prima vi aveva fatto un sopralluogo, tanto per assicurarsi che fosse
tutto a posto... ed evidentemente non lo era...
Senza
farsi notare attraversò la soglia e percorse gli stretti corridoi, così
diversi dalla parte davanti dell'hotel, con i loro muri bianchi e sporchi di
umido, con carrelli vuoti o ancora da svuotare abbandonati qua e là e le grosse
tubature che attraversavano il soffitto.
Lo
aveva perso di vista, ma continuò comunque a camminare, diretta verso l'uscita
secondaria da dove venivano portati dentro i viveri.
Si
guardò un attimo intorno quando fu sulla porta e notò immediatamente un
movimento a pochi metri da lei. Mostrò un'aria sbalordita nel constatare che
quattro Mangiamorte se ne stavano forse in attesa di qualcuno, ridendo di
qualche sciocca battuta e giocando a suon di incantesimi con i topi spaventati
che avevano avuto l'imprudenza di passare nelle vicinanze.
Non
pensò a quello che faceva, aprì solo di scatto la porta e puntò la bacchetta
contro gli incappucciati.
"Che
ci fate voi qui!" esclamò, scagliando un incantesimo di Espello e
disarmando così uno di loro.
I
Mangiamorte, colti alla sprovvista, in un primo momento non reagirono,
permettendo così a Ginny di avvicinarsi. Aveva in volto un'aria truce e in
qualche modo si aspettava di trovare sotto quelle mascherine argentate, proprio
lui.
"Avete
fatto un cattivo affare voi quattro a venire fin qui!" li minacciò con
rabbia. In seguito si rese conto che quella fu invece una mossa molto stupida,
visto che scoprì le spalle allontanandosi dalla sicura porta dell'albergo. Un
colpo molto forte alla testa infatti, le annebbiò per un attimo la vista e la
costrinse ad una rovinosa caduta per terra.
Si
sentì mancare il fiato, quando la bacchetta scivolò dalle sue mani e rotolò
lontano, troppo lontano da lei.
"Sbagliato,
siamo in cinque." tuonò una voce cattiva, dalle note piuttosto basse.
Si
voltò portandosi una mano dietro la testa, ancora parecchio dolorante e fissò
il corpulento Mangiamorte che l'aveva colpita, farsi sempre più vicino. Alle
sue spalle gli altri ridevano di gusto, già pregustando la dolce vendetta su di
lei.
Era
stata una stupida, Harry glielo aveva ripetuto milioni di volta che non doveva
mai agire da sola e lei ci cascava sempre. Ormai era spacciata, sarebbe morta
come una stupida... o forse le sarebbe andato bene se fosse solo morta...
Chiuse
gli occhi quando la mano dell'incappucciato su alzò su di lei, ma si accorse
ben presto che il contatto non avvenne. Un gemito strozzato e poi un tonfo sordo
le segnalarono che il pericolo sembrava scampato.
Alzò
lo sguardo riconoscendo all'istante Magnus in tutta la sua altezza, di fronte a
lei.
"Non
osate toccarla." ordinò ai maghi che Ginny aveva ancora alle spalle.
Li
sentì sbuffare divertiti. "E chi saresti tu, per impedircelo?"
chiesero ironici.
Magnus
ghignò come solo lui sapeva fare, pronunciò poche e arcane parole in latino e
immediatamente il suo aspetto e la sua voce cambiarono.
"Io."
disse solo.
Avrebbe
riconosciuto ovunque quella voce, quella capigliatura, quegli occhi di ghiaccio
ora così chiari rispetto a prima. Fino ad allora era sempre stato lui, fin dal
loro primo incontro.
Brutalmente
la verità le si presentò davanti agli occhi sottoforma di Draco Malfoy.
Ollelè
ollalà! E finalmente ce l'abbiamo fatta! Avete odiato Magnus per ben
otto capitoli e mezzo e guarda un po' invece chi ha rischiato il linciaggio?
Draco Malfoy! Eh eh eh... quando si dice destino (Ma cosa blateri, te l'hanno
detto tutti che dovevo essere io, Magnus! NdDracoCheFaNotare) Beh sì, però
come avrai notato ti sei reso antipatico a tutti e molti hanno meditato la tua
morte! (E lo dici anche sorridendo?! Per colpa tua ho rischiato di finire
arrosto per
tutta la storia!!! NdDracoFurioso) Beh... almeno qui hai solo RISCHIATO la morte
(Ryta si rabbuio per qualche istante, mentre da moooolto lontano Luna, Lady e
Marcycas tremano come foglie -ma soprattutto le ultime due-).
Ora,
contenti tutti che Magnus in realtà sia sempre stato Draco Malfoy? I perché li
spiegherò tutti nel prossimo capitolo, ovviamente, però penso che già questo
un po' vi basti... insomma all'inizio del capitolo Ginny fa l'amore con Draco,
non con Magnus (cioè, con Magnus che era Draco... mi gira la testa...), quindi
non dovrebbe più scatenarvi idee omicida contro il povero personaggio, vero?^__^
Ed
Harry e Zoe? Ah, finalmente ce l'abbiamo fatta! Non ci speravo più, con quei
due, fortuna che come al solito ci ha pensato lei... vedremo in futuro cosa
accadrà cmq!^.-
Come
sempre angolo dei ringraziamenti!^^
Pallina:
beh... l'idea era buona... in effetti mi chiedo come abbia fatto Ginny a non
pensarci... (Guarda che l'autrice sei tu, non scaricare la colpa!
NdGinnyRisentita) cmq hai visto? Finalmente la verità è venuta galla...^^
Oryenh:
tranquilla, tranquilla, come avrai capito, si tratta proprio di Draco, non sotto
pozione Polisucco però, ma grazie ad un incantesimo che in pratica gli ha solo
scurito occhi, capelli e pelle... ah e cambiato voce, ovviamente!^.-
Sissichi:
in questo capitolo penso si saranno riscattati ancora di più! Zoe ed Harry
finalmente coppietta felice, Magnus è in realtà Draco, quindi tutti i dubbi di
Ginny... ops... non dico altro!
Stellina:
sono contenta che tu segua anche questa storia!^^ Hai visto anche tu che Draco e
Magnus sono la stessa persona, quindi anche tu ci hai visto giusto... per gli
aggiornamenti, vedrò cosa mi dice la mia vena ispiratrice! Un bacio
Enika:
ed era anche ora, aggiungerei!^.-
Marcycas
- The Lady of Darkness: (Ryta rivolge un'occhiata maligna verso le due
personalità) Ah, ma guarda un po'! Questa volta Draco l'ha scampata, eh? Questa
volta, no? (Lady e Marcycas tremano)... quasi quasi che mi nascondo Draco per
qualche mese, potrei aggiornare solo le sue storie in cambio, dove VIVE!
(Grazie!ç____ç ndDracoGiàDatoPerDeceduto) Vedrò di accordarmi con Luna...
ah, bella recensione, per quanto sia sul piede di guerra, ho rispetto per il
nemico! (Ma come parla? NdLuna) Uhahahahahahahaha! (Ok, è andata...
NdLunaCheScuoteLaTestaRassegnata)
Serena:
ed ecco qui la presidentessa del club Anti-Magnus! Hai visto la sorpresa?
(Ehi, come osi dire che non sono granché a letto?! Hai idea con chi stai
parlando?! Io sono il grande Malfoy!!! NdDracoGasato Però se i lettori hanno
pensato questo, forse è vero... NdRytaBastarda Ma... ma... io... io sono
Malfoy! Sono quello che fa provare brividi di piacere! Non è vero Ginny?
NdDracoCheCercaAppoggio Ma... non saprei...
NdGinnyCheAccettaProtezioneDaLadyEMarcycasMentendo °o° NdDracoPietrificato)
Cosa dicevamo? Con tutti questi discorsi... ah! Ora immagino saltellerai ancora
di più dalla gioia, eh? eh eh, bacioni!
Lynn
Wolf: eh eh... ok, ammetto che l'ascia bipenne ho pensato di lanciarla
davvero... ma come si fa a confondere Mr Buonasera della Fiat con Brian di Queer
as Folks che bussa alla porta della camera di Justin!!! E poi dici a me che tiro
coca... bah, per lo meno mi sono fatta grasse risate immaginando Magnus/Draco in
guanti gialli e grembiulino a fiori, il che è decisamente esilarante!^___^
Aira:
desiderio esaudito! Draco è Magnus e Magnus è Draco! Indi per cui, diciamo che
anche se all'insaputa di tutti è praticamente rimasto presente in tutti i
capitoli! Eh eh... chi se lo sarebbe mai immaginato, eh? Quanto alla storia, ti
prometto che la leggerò volentieri... vorrei farlo anche con quella storia
comica (che ti assicuro ho già scaricato), ma gli esami si susseguono e ho
appena il tempo di scrivere... aspetta cmq una mia recensione, eh?^.-
Florinda:
ti ringrazio molto e come vedi ogni tanto aggiorno anche questa storia!^^
May:
voglio ringraziare tanto anche te!^____^ Quanto alla fine tragica... non amo gli
Happy End, ma... adoro i colpi di scena!^.-
Grienne:
grazie!^///^ Spero continuerà a piacerti!
Ed
è tutto. Ringrazio ancora tutti e anche tutti quelli che leggono questa storia
ma non la recensiscono.
Vi
mando un bacio e al prossimo aggiornamento (che prima o poi arriverà,
tranquilli^^)
Le
porte della sala oscura si aprirono lentamente mostrando la presenza di un
Mangiamorte sulla soglia.
Lord
Voldemort volse lo sguardo annoiato verso il fascio di luce che illuminava il
posto tetro e si fece più attento.
"Vieni
avanti ragazzo, ti aspettavo."
La
figura incappucciata avanzò con passo elegante e si fermò a pochi metri dal
trono si cui sedeva il suo Signore. Si inginocchiò abbassando il cappuccio e
alzando poi il capo.
"Mio
Signore... ho delle notizie importanti da darle." fece Draco Malfoy,
mostrando un'aria sicura e un inquietante ghigno sul volto.
Il
Lord Oscuro lo fissò con i suoi occhi vermigli interessato. Piegò in avanti la
schiena per osservarlo meglio, mentre il ragazzo manteneva il contatto senza
distoglierlo.
"Dimmi,
ragazzo. Cosa c'è di tanto eclatante da chiedermi un'udienza così
repentina?"
Malfoy
allargò ancora di più il suo ghigno. "L'Auror che sorvegliavo è morto.
Ha avuto la sfortuna di incontrare i mercenari che aveva mandato di pattuglia e
questi lo hanno ucciso." spiegò con una nota di soddisfazione.
Dapprima
un lampo di luce attraversò quegli occhi terribili, mostrando una certa
contentezza alla notizia, ma subito dopo il volto di Voldemort tornò serio e
più spaventoso.
"Non
posso negare di essere felice, ma non dobbiamo sottovalutare il fatto che adesso
Silente potrà insospettirsi..."
"Mio
Signore, se mi permette, mi sono presa la briga di controllare le mosse del
nemico." aggiunse velocemente Draco, mostrandosi tranquillo.
"Dimmi
pure." rispose interessato il Mago Oscuro, facendo un gesto della mano per
farlo continuare.
"Silente
e i suoi credono che si sia trattato di un incidente. L'omicidio è avvenuto a
distanza dal posto, perciò hanno ipotizzato un semplice brutto quanto
sfortunato incontro. A quanto pare hanno deciso di liquidare la faccenda e di
abbandonare la missione. Credo di aver capito che manderanno periodicamente
qualche pattuglia, ma niente di più... ormai sanno che l'incontro è quasi
giunto al termine, quindi pensano di essere al sicuro..." spiegò con fare
cattivo.
Voldemort
arricciò le labbra in un sorriso spettrale. "Povero vecchio Silente... ho
paura che stia perdendo colpi... non ha pensato nemmeno per un secondo che il
nostro attacco avverrà proprio alla fine di tutto... proprio quando meno ci si
aspetta un massacro... vai pure, mio giovane Mangiamorte, torna comunque sul
posto e resta di guardia per ogni evenienza. Tra non molto saremo pronti per
dare un grande scacco al vecchio e caro Albus!"
Il
Signore Oscuro rideva ancora, quando Draco lasciò la sala buia. Con un lungo
respiro, rilasciò il fiato riprendendo a provare le emozioni che aveva celato
davanti a quel mostro.
*
* *
Il
locale semplice ma elegante che dava su un meraviglioso giardino di inverno,
lasciò Zoe senza fiato.
Quel
posto l'aveva attirata non appena ci aveva messo piede. Non era molto sfarzoso e
le dava una sensazione di accoglienza che spesso i ristoranti molto sontuosi non
donavano.
Harry
le aveva tolto dalle spalle la giacchetta color ghiaccio che indossava e mostrò
un leggero vestitino a bretellina bianco con delle stampe a fiori blu e viola.
Semplice ma raffinato le donava un'aria molto femminile, rispetto al solito e si
intonava perfettamente con i suoi occhi color del cielo.
Arrossì
per la milionesima volta, quando incrociò lo sguardo del ragazzo e vi lesse
dolcezza e quel sentimento che lui stesso le aveva confessato solo il giorno
precedente.
Ancora
non riusciva a crederci. Lui, il grande Harry Potter si era innamorato di lei
timida, imbranata ragazzina senza speranze. Aveva fatto breccia nel suo cuore ed
era riuscita a donargli un sorriso che lui stesso credeva che non avrebbe mai
più mostrato.
Prese
posto al tavolo per due che Harry aveva prenotato e lo osservò fare
altrettanto. In sottofondo percepì l'orecchiabile musica suonata da una piccola
orchestra nell'altra sala.
Sospirò
abbassando lo sguardo, quando notò che il ragazzo la stava osservando in
silenzio.
"Non
sembri contenta... forse non ti piace il posto?" chiese con aria
dispiaciuta il moro, posandole una mano sulla sua che aveva sul tavolo.
"Cosa?"
chiese confusa, rialzando gli occhi. "S-sì, sì... cioè no, il posto mi
piace da morire credimi... è solo che non mi sembra giusto... sai dopo quello
che è successo a Ginny..."
"Ehi,
ascoltami!" la richiamò lui allungando il collo perché potesse sentirla
senza dover gridare. "Questa sera fa parte della nostra promessa e non
permetterò che niente la possa disturbare. Voglio chiederti un favore, solo uno
e poi farai quello che vuoi."
Zoe
lo guardò adorante. "Lo sai che farei qualsiasi cosa per te..."
arrossì poi rendendosi conto della frase che aveva appena avuto il coraggio di
dire.
Harry
sorrise dolcemente. "Bene. Allora promettimi che per questa sera penserai
solo ed unicamente a me. Il resto non conta, verrà tutto domani. Ora
trascorriamo questa serata assieme e dimentichiamoci di essere maghi e di essere
Auror. Questo è un locale Babbano, qui non c'è Voldemort, non c'è Ginny, non
ci sono Mangiamorte né niente di tutto questo. Ci siamo solo io e te. Ti
basterà per questa sera?" concluse con aria implorante.
"Sì..."
sorrise annuendo. "Sì... mi basta..."
Il
ragazzo si rimise composto e prese in mano il menù che il cameriere nel
frattempo aveva posato ad un lato del tavolo. "Allora, cosa vuoi
ordinare?"
Zoe
pensò che quella fu la cena più bella della sua vita. Non ricordò bene cosa
in realtà avesse mangiato... a dirla tutta non ricordò nemmeno quanto avesse
mangiato... l'unica cosa che aveva in mente era stata Harry.
Le
storie sulla sua vita ad Hogwarts, di quante ne aveva combinate assieme a Ron,
delle idee e dei progetti che aveva una volta che quella guerra sarebbe finita,
di quando si era reso conto di amarla e di come era rimasto confuso quando aveva
ricevuto quel bacio al mercatino. E un'infinità di altre cose che Zoe aveva
ascoltato ininterrottamente, pendendo dalle sue labbra e pensando ad ogni
momento che tutto quello che stava vivendo non era un sogno.
Ed
Harry aveva finalmente compreso il motivo per cui tutte le volte che la ragazza
combinava qualche disastro era perché c'era lui nelle vicinanze, di come si era
sentita morire quando si era avvicinata così tanto a lui e di come aveva sempre
pensato che lui la considerasse solo un'amica.
Alla
fine della serata si erano rivelati, avevano raccontato tutto di sé, come se
fosse la cosa più importante. Sapere tutto dell'altro, non avere segreti.
Questa era la formula giusta... almeno dopo quello che era accaduto a Ginny.
Dopo
cena passeggiarono per il parco. Avrebbero dovuto tornare alla base, ma nessuno
dei due ne aveva molta voglia. Tornare significava rientrare nella
quotidianità, nei problemi, nelle responsabilità. E per una volta avevano
deciso di farne a meno.
Poco
distante dal ristorante, vi era una piccola macchia di verde in mezzo alla
città e quella fu la loro meta. Camminarono a lungo, mano nella mano, parlando
di se stessi, scoprendosi e conoscendosi.
E
Zoe si accorse che per ogni parola detta il suo imbarazzo veniva sempre meno.
Davanti a lei vi era una persona speciale, che sentiva vicina e che avrebbe
voluto al suo fianco... non c'era più un mito irraggiungibile. C'era un essere
umano, un ragazzo che aveva sulle spalle il destino del mondo intero, ma che
cercava di non darlo a vedere e di mostrarsi sempre disponibile con tutti.
"Promettimi
una cosa..." fece con aria risoluta la ragazza, guardando dritta davanti a
sé. Erano seduti su una panchina, immersi nel verde e nella tranquillità della
sera.
Harry
la guardò incuriosito. Restò sorpreso quando Zoe si voltò verso di lui e gli
mostrò uno sguardo così deciso che non le aveva mai visto. Non vi era
imbarazzo nei suoi occhi azzurri, non un tentennamento, non un'incrinatura nella
voce. Le venne spontaneo accarezzarle lievemente la guancia pensando che alla
luce della luna fosse veramente meravigliosa.
"Ti
prego Harry, promettimi che quando avrai bisogno di aiuto, quando quel fardello
sarà troppo pensante, verrai da me. Non tenerti tutto dentro... se ti sfogherai
con me io sarò felicissima di aiutarti, non aspiro ad altro, credimi..."
concluse, sentendo proprio in quell'istante il coraggio venir meno.
Abbassò
lo sguardo sulle gambe nude e si morse il labbro inferiore sperando che Harry
avesse compreso cosa volesse dirgli.
Il
ragazzo infatti, sentì un moto di affetto così intenso dentro al suo petto,
che circondò con le braccia il suo corpo esile, nonostante i numerosi
allenamenti e la strinse forte a sé, posando il mento sulla sua testa.
"Ti
amo." le disse in un soffio, accarezzandole la chioma corvina.
Aveva sentito bene? Non si era
sbagliata, aveva davvero pronunciato quelle due paroline così importanti? Zoe
si staccò da lui e lo guardò stupita.
E
quando anche nei suoi occhi verdi, aveva scorto lo stesso sentimento, capì che
non stava vivendo una delle sue fantasie. Quella era la vera realtà. Si
elevò con il corpo e lo baciò più volte sulle labbra, puntellando le mani
sulle sue spalle. "Anch'io... anch'io ti amo..." mormorò tra un bacio
e l'altro, emozionata.
Harry
sorrise contro le labbra della ragazza e portò le braccia intorno
alla sua vita. Ben presto si baciarono con più passione, schiudendo
le bocche e lasciando che le loro lingue e le loro anime si incatenassero
saldamente per non doversi separare mai più.
*
* *
"Signorina
devo farle i miei complimenti! Sta svolgendo un lavoro coi fiocchi in questi
giorni... credo sia giusto ringraziarla per quanto ha fatto."
"Si
figuri, signore, è il mio lavoro..."
Ginny
sorrise professionalmente all'ambasciatore inglese, e gli strinse la mano con
fare deciso. Lo osservò ridere di gusto e mostrarle un'aria amichevole.
"Ha
ragione, ma le assicuro che è importante anche l'impegno che ci mette ogni
giorno... ho avuto altri sottosegretari prima di lei, signorina, e posso
tranquillamente dirle che rispetto a lei erano degli scansafatiche!"
La
ragazza continuò a sorridere, fingendo modestia, fino a quando una telefonata
non interruppe l'uomo, che fu costretto a congedarla e ad interessarsi alla
chiamata imprevista.
Ginny
uscì dalla stanza che era stata adibita ad ufficio per l'ambasciatore,
sospirando. Era tornata solo quella mattina in albergo e aveva appena fatto in
tempo a cambiarsi che aveva avuto nuovamente da fare con una nuova riunione tra
i delegati e poi con quell'incontro con il suo datore di lavoro.
Aveva
finto gentilezza e disponibilità, mentre dentro di sé avrebbe voluto mandare
tutti a quel paese per andare a dormire. Qualche ora di sonno le avrebbe
permesso di riposare e anche di non pensare a quello che era accaduto...
Si
diresse stancamente in camera, pensando finalmente di avere un po' di pace.
Niente più riunioni, niente più richiami da ambasciatori che volevano prendere
un the con lei e niente più interruzioni. Da quel momento in poi e fino al
mattino seguente ci sarebbe stato solo sano e agognato riposo.
Aprì
la porta della stanza e la richiuse dando le spalle all'interno. Le era appena
passato per la mente che avrebbe potuto fare un bel bagno caldo per rilassarsi,
quando una voce piuttosto familiare la distolse dai suoi pensieri facendola
irrigidire.
"Divertita
col tuo capo?"
Si
voltò seccata e celando ormai da quasi ventiquattro ore tutta l'angoscia che la
attanagliava, per notare la figura di Draco Malfoy tranquillamente impegnata ad
osservare alcuni tomi che Ginny aveva lasciato di fuori per alcune
consultazioni.
"Che
cosa ci fai qui? Esci immediatamente!" esclamò risentita, raggiungendolo
con pochi e veloci passi e togliendogli dalle mani un libro dalla copertina
rosso scuro.
Draco
ghignò. In quel momento aveva l'aspetto di Magnus Degat, e ciò faceva stizzire
Ginny ancora di più. Ogni istante in cui lo guardava, si rendeva conto di
quanto fosse stata stupida e di come fosse stata presa in giro.
"Sono
solo venuto per avvisarti che ho parlato con il Signore Oscuro... devi riferirlo
ai tuoi... superiori." spiegò, dando una nota di disgusto
all'ultima parola.
Ginny
abbassò lo sguardo sulla scrivania per mettere in ordine i libri. Le dava
fastidio ora, che lui avesse toccato le sue cose. Tutto le deva fastidio di lui.
Di quel bastardo che l'aveva presa in giro!
"Beh,
ora che me lo hai detto puoi anche tornartene dove sei venuto... esci di qui,
per favore." ribatté nervosa, senza guardarlo in faccia. Le faceva troppo
male incontrare quegli occhi azzurri che fino a poco tempo fa credeva di
amare... e che certamente amava ancora...
L'uomo
corrugò la fronte. "E perché ti scaldi tanto, fino ieri mi sembrava ti
piacesse che io stessi qui." ribatté con una nota di malizia nella voce.
Quello
che si sentì dopo, fu solo il rumore dello schiaffo che Ginny tirò contro la
sua guancia chiara. Poi un silenzio così carico di tensione da far paura. La ragazza
solo allora trovò il coraggio di alzare gli occhi e di
guardarlo con odio. Non gli avrebbe permesso di offenderla, dopo quello che le
aveva fatto.
Draco
non rispose, ma la osservò per alcuni istanti, le labbra ridotte ad una linea e
gli occhi terribilmente glaciali, per quanto la sfumatura di colore che adesso
avevano assunto, lo permettesse.
Poi,
senza dire una parola né degnarla più di attenzione, si voltò e uscì dalla stanza sbattendo la porta con violenza.
La
rossa sospirò sedendosi a peso morto sul letto e si strinse nelle braccia.
Ignorò le lacrime che avevano preso a scendere copiose sul suo viso, mentre
fissava senza in realtà vederlo, il pavimento in parquet, e ripensava a cosa
era accaduto nelle ultime ore...
*
* *
Aveva
riconosciuto in Magnus la stessa persona che l'aveva perseguitata per tutto quel
tempo. Aveva riconosciuto nella persona di cui si era innamorata, la stessa che
non aveva mai smesso di amare.
Aveva
riconosciuto in Magnus Degat, Draco Malfoy.
Lo
aveva osservato terrorizzata, mettere fuori gioco i Mangiamorte che l'avevano
attaccata, con non poca difficoltà vista la differenza numerica, e quando per la
testa ancora intontita le era balenata l'idea che anche lui certamente l'avrebbe fatta fuori,
aveva fatto la prima cosa sensata di quel giorno.
Sfregare
il braccialetto che le aveva dato Harry.
L'aiuto
dei suoi amici non era arrivato subito. In un primo momento aveva assistito alla
disfatta dei Mangiamorte ad opera di Malfoy e solo quando l'ultimo incappucciato
era finito per terra privo di sensi e lei aveva ripreso a pensare correttamente, il
mantello grigio scuro di Harry le era passato di fianco e Draco si era ritrovato
con la faccia al muro e la bacchetta di Potter puntata alla nuca.
"Non
lo uccidere!" aveva urlato però la rossa, alzandosi in piedi e avanzando
di un passo. Voleva capire il perché, voleva sapere come mai Malfoy si fosse
comportato in quel modo con lei. E non poteva permettere che morisse davanti ai
suoi occhi... perché forse si sbagliava, ma aveva tutta l'idea che tutto
sommato Draco le avesse salvato la vita ancora una volta.
Harry
l'aveva guardata sorpreso, in un primo momento, ma poi aveva dato fiducia
all'amica e aiutato dagli altri Auror, che si erano aggiunti poco dopo, aveva
portato Malfoy alla base. Anche lei gli aveva seguiti, Smaterializzandosi.
Era
stata portata immediatamente in Infermeria, per via della botta in testa, mentre
Draco era stato rinchiuso in una speciale stanza, in cui avvenivano gli
interrogatori dei catturati.
Aveva
litigato con la dottoressa, cercando di liberarsi il prima possibile di quel
fastidio, spiegando che non aveva niente e che si era già ripresa e quando era
riuscita finalmente a raggiungere la porta della stanza, l'aveva trovata
sprangata.
Draco
era dentro da solo, mentre tutti gli altri erano in riunione straordinaria per
via della cattura di un pesce così importante.
Voleva
entrata nel bunker, ma le avevano detto di attendere l'arrivo della guardia
specializzata, così aveva iniziato a camminare su e giù, davanti alla
porta, con fare nervoso.
Doveva
vederlo... voleva sentire da lui una spiegazione plausibile per il suo
comportamento. E non solo quello in veste di Magnus... c'era ben altro di cui
discutere... anche quello che le aveva detto e le aveva fatto durante i loro
brevi incontri dovevano avere un perché...
Aveva
cercato di scacciare però, più volte un'idea cattiva che le aveva occupato la
mente da che aveva avuto modo di raccogliere i pensieri. E se Malfoy si fosse
semplicemente presa gioco di lei?
Se
in realtà tutto quello che aveva fatto era stato solo un suo personale
divertimento, tanto per passare quelle noiose tre settimane?
Era
doloroso da pensare, eppure conoscendo Malfoy non poteva essere altrimenti.
L'aveva usata, aveva giocato con lei per tutto quel tempo facendole credere che
un Babbano si innamorasse di lei. Era stato solo un semplice gioco.
Fu
quando sentì la voce di Ron, che la richiamò preoccupato, avvicinandosi a lei,
che si scosse da quei tristi pensieri.
Immaginava
che avrebbe iniziato ad urlare, che le avrebbe detto che lo sapeva che sarebbe
finita male, l'avrebbe fatta sentire ancora di più uno schifo di quanto già
non si sentisse... e invece riuscì a stupirla.
"Ginny...
ma che..." iniziò il ragazzo, ma quando aveva visto gli occhi confusi e
angosciati di Ginny, non aveva detto più nulla. L'aveva abbracciata e aveva
lasciato che si sfogasse con un pianto liberatore. Le aveva accarezzato la
chioma fulva, sussurrandole parole di conforto.
"Non
è colpa tua, Gin... calmati adesso... vedrai che tutto si risolverà..."
Non
era mai stata così grata a suo fratello come quella volta. Mai aveva sentito un
moto di affetto così grande per quel parente con cui tante volte aveva
intrapreso accese discussioni sulla sua vita. Le aveva fatto una promessa tempo
prima e l'aveva mantenuta. E fu lui l'unica persona che riuscì a calmarla e a
darle la forza di affrontare la realtà dietro quella stanza.
Le
aveva aperto la serratura, facendole segno di star zitta. "Vai tu avanti,
finché non arrivano gli altri... parlaci tu da sola." le aveva detto con
fare affettuoso, spingendola dentro.
Lei
gli aveva sorriso ed era entrata prendendo un grosso respiro.
La
luce era fioca, per l'assenza di finestre, ritenute possibili vie di fuga. Era
completamente vuota tranne che per una panca di legno scuro e un tavolo
quadrato, disposti al centro, sotto la luce di una delle poche lampade che
pendevano dal soffitto.
Sopra
la panca vi era seduto Malfoy. Aveva le braccia legate dietro la schiena e le
caviglie incatenate. Eppure, nonostante quello stato, il suo sguardo era fiero,
puntato verso il muro su cui strisce di umido si stendevano casualmente a
formare uno strano disegno astratto.
Si
era avvicinata di qualche passo, fermandosi di colpo quando aveva udito la sua
voce. "Non hanno ancora deciso cosa farne di me?" aveva chiesto con
voce atona, senza smettere di fissare il muro.
Ginny
aveva sospirato e si era avvicinata ancora un po'. "Non lo so... non
credo..."
"E
allora perché sei qui?" aveva ribattuto lui, guardandola finalmente in
faccia e mostrandole un'aria maligna.
La
ragazza non aveva saputo cosa rispondere.
"Puoi
anche andartene... Ginevra... devi portare a termine la tua missione, se
non mi sbaglio..."
"E'
inutile che fai del sarcasmo, Malfoy. Ginevra è il mio vero nome." aveva
risposto la maga con stizza. Ora cominciava proprio a stufarsi, possibile che
non potesse fare una normale conversazione con lui?
Draco
aveva sbuffato divertito. "Ma andiamo... un nome così su una come te...
non è possibile!"
Aveva
stretto i pugni e l'aveva guardato con rabbia. "Se è per questo anche un
uomo come te, con una come non era possibile! Ti sei divertito con me Malfoy,
eh? Avanti, dimmelo! Hai trovato di tuo gusto prendermi in giro per tutto questo
tempo?!"
Aveva
urlato con tutta la foga che aveva in corpo. Gli aveva sputato in faccia tutto
il rancore che in quel momento provava per lui.
Lo
aveva visto osservarla per un attimo con curiosità, prima di distogliere lo
sguardo e di scuotere la testa. "Vai via, Weasley..." aveva detto con
voce seria.
Un
attimo dopo la porta si era aperta ed erano entrati i più alti gradi della
base. C'era il professor Silente, probabilmente arrivato fin lì dopo aver
saputo la notizia, poi il Comandante Gladstone, il professor Lupin, Harry e
infine Hermione e Ron. Gli ultimi tre la guardarono dispiaciuti, mentre le
passarono di fianco.
Aveva
sentito Harry sussurrarle nell'orecchio di restare, poi si era appartata in un
angolo buio della stanza e aveva assistito all'interrogatorio.
Harry
si era seduto sul tavolo davanti al prigioniero, attirando così la sua
attenzione.
"Da
quanto tempo, Potter." aveva scherzato Draco, mostrando il suo solito
ghigno.
"Lascia
perdere i convenevoli Malfoy, quello che vogliamo da te è ben altro."
Il
biondo aveva sbuffato come a voler dire che non avrebbero ricavato un ragno dal
buco. Ma non sapeva cosa in realtà avessero in serbo per lui.
"Ascoltami
bene, abbiamo molto discusso e benché avrei una voglia matta di farti fuori,
abbiamo deciso di chiederti di collaborare con l'Ordine." aveva spiegato il
moro ignorando quell'ultima espressione.
Draco
si era mostrato veramente divertito. "Collaborare? Ma andiamo, hai forse
dimenticato cosa sono?" aveva fatto notare con fare sarcastico.
"E'
proprio per questo Malfoy." si era intromesso poi con un tono tranquillo
Lupin.
Harry,
che aveva lanciato uno sguardo all'uomo mentre parlava, aveva rivolto nuovamente
gli occhi color speranza verso il Mangiamorte.
"Cerca
di far funzionare il cervello, Malfoy. Ormai sei in trappola, per quello che ci
riguarda potresti finire immediatamente ad Azkaban e subire il Bacio del
Dissennatore. Ma ti offriamo la possibilità di una riduzione della pena o forse
anche della piena libertà se lavori per noi. Cosa ne pensi?" aveva poi
iniziato a scrutare la sua reazione.
Draco
aveva abbassato lo sguardo pensieroso senza rispondere. Ed Harry lo avrebbe
certamente ripreso se la voce di Silente non lo avesse interrotto.
"Devi
scegliere tra la vita e la morte, ragazzo, e non è semplice. Ti diamo un po' di
tempo per pensarci in solitudine. Andiamo signori." aveva sentenziato,
facendo segno di seguirlo oltre l'uscita.
I
presenti, soprattutto Harry, Ron ed Hermione, l'avevano guardato stupiti, ma poi
avevano eseguito comunque i suoi ordini, uscendo dalla sala.
Ginny
era stata l'ultima a sparire dietro la porta. Si era fermata un'ultima volta per
dargli uno sguardo prima di lasciarlo solo. Era stupidamente preoccupata, doveva
odiarlo, provare rabbia per lui... eppure sentiva nel cuore una strana angoscia
una terribile ansia per quello che avrebbe scelto. Era stupido e infantile da
pensare, ma avrebbe preferito che collaborasse con loro.
Quei
minuti di attesa erano stati snervanti. Aveva aspettato dietro la porta senza
fermarsi un attimo, camminando un po', andando a prendersi un caffè,
spostandosi da un piede all'altro con fare nervoso. Non aveva parlato con
nessuno, né aveva rivolto lo sguardo altrove se non verso il pavimento.
Anche
gli altri avevano deciso di lasciare da parte le domande a più tardi, per
permetterle di riprendersi dallo choc.
Mezz'ora
dopo la porta era stata nuovamente aperta. Draco aveva fatto appena un cenno di
averli visti, quando erano entrati tutti quanti in silenzio.
Ron
era rimasto indietro con Ginny, posandole una calda e rassicurante mano sulla
spalla. "Sta tranquilla..." le aveva mormorato con fare gentile,
dandole coraggio.
Ginny
gli aveva risposto con un sorriso e poi aveva rivolto nuovamente l'attenzione
verso il Mangiamorte.
"Allora,
Malfoy... cosa hai deciso?" aveva chiesto Harry, facendosi avanti e
guardandolo impaziente.
Draco
aveva sospirato seccato. "Accetto."
Il
moro era parso più sollevato e non era stato il solo. "Bene..." si
era seduto sul tavolo come prima e poi aveva fatto cenno ad Hermione di
avvicinarsi.
La
ragazza si era fatta avanti con una cartelletta in mano e aveva iniziato a
parlare con tono serio. "Allora, Malfoy, iniziamo da principio. Qual era il
tuo incarico?"
Il
biondo aveva alzato lo sguardo e aveva osservato maligno la riccia. "Non
dirmi che non l'hai ancora capito Granger!" aveva constato.
"Rispondi
alla sua domanda senza fare storie, Malfoy. E' la procedura." si era
intromesso Harry duramente.
Draco
aveva sbuffato decisamente molto più infastidito, prima di parlare con voce
annoiata. "Sono stato incaricato di sorvegliare quell'incontro, niente
più."
"E
poi? Hai spiato anche il Tenente Weasley, da quello che ne sappiamo." aveva
aggiunto con fare indagatore la ragazza.
"Sì,
ma quello è venuto dopo. Quando l'ho riconosciuta ho riferito al Signore
Oscuro di aver visto un Auror e lui mi ha ordinato di controllarlo."
Hermione
aveva appena aperto la bocca per la prossima domanda, quando Ron si era
avvicinato con fare sorpreso, interrompendo l'interrogatorio.
"Aspetta
un secondo... vorresti dire che Voldemort non conosce l'identità
dell'Auror?"
Draco
l'aveva occhieggiato come si guarda una sgradevole interruzione e poi aveva
rivolto lo sguardo altrove. "No... non gliel'ho mai detto né a lui
interessava, evidentemente."
"Questo
potrebbe essere un buon vantaggio..." aveva borbottato piano il Comandante
Gladstone, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare.
Il
Mangiamorte l'aveva guardato interessato. "Per cosa." aveva chiesto
secco.
"Rispondi
alle nostre domande per ora. Poi parleremo noi." aveva ribattuto Harry
senza lasciargli tregua. "Avanti, Hermione, continua..."
Ron
era tornato vicino a Ginny ed era rimasto in silenzio. La ragazza lo aveva
guardato stupita, nonostante l'umore in cui si trovava.
"Credevo
gli avresti spaccato la faccia..." gli aveva confessato, abbassando lo
sguardo, quasi colpevole del pensiero che aveva fatto. Dopotutto quella sarebbe
dovuta essere una reazione da Ron... ma evidentemente così non era.
Il
fratello non aveva smesso di fissare Hermione che parlava, ma aveva mostrato
un'aria imbarazzata, tanto che era arrossito leggermente nella zona orecchie.
"Pensavo che non ti avrebbe fatto piacere comunque..."
La
rossa sorrise di gratitudine verso il ragazzo. Era cresciuto ormai... era
finalmente diventato un vero fratello maggiore e aveva smesso di essere troppo
ossessivo verso di lei. Aveva capito.
"...
ma appena trovo l'occasione giusta gliela faccio pagare..." aveva aggiunto
un attimo dopo, con il risultato che Ginny aveva sbuffato sconfitta, scuotendo
la testa.
No,
si era sbagliata... Ron era sempre il solito vecchio Ron. Solo un po' più
maturo.
Nel
frattempo le domande si erano susseguite senza sosta.
"Allora
Malfoy... quali erano i piani di Voldemort sul meeting?"
"Che
domande! Quello che lui cerca sempre, un bel massacro e mettere voi in
ginocchio."
Hermione
aveva ignorato il tono di voce e aveva continuato imperterrita. "E quando
si sarebbe dovuto svolgere l'attacco?"
Draco
aveva esitato un po' prima di rispondere.
"Ormai
hai tradito il tuo Signore, Malfoy... è troppo tardi per tornare
indietro." si era intromesso Harry con scherno, incrociando le braccia.
"L'ultimo
giorno... la sera in cui avverrà il ricevimento, quando tutto si crederà
finito e il pericolo cessato." aveva risposto come pronunciando una
condanna a morte.
Silente
e Gladstone si erano guardati con aria preoccupata, ma erano rimasti in
silenzio.
Hermione
aveva ripreso. "E che mi dici di Ginny? Per lei quali erano i piani?"
Malfoy
si era stretto nelle spalle. "Niente di che. Doveva credere che tutto
filasse liscio come l'olio per non insospettire l'Ordine e poi ovviamente si
sarebbe trovata da sola ad affrontare l'attacco."
"Già...
niente di che..." aveva mormorato a denti stretti Ron, celando con molto
sforzo tutta la sua rabbia. Ginny gli aveva posato una mano sul braccio. Ok,
adesso era sicura che la facciata del fratello diligente non sarebbe durata a
lungo e che presto sarebbe esploso.
Ma
il contatto con lei, era sembrato calmarlo leggermente. L'aveva guardata
sorpreso, scuotendo la testa e prendendo un grosso respiro, quando le aveva
letto in faccia quell'aria preoccupata.
"Sì...
sono calmo... tranquilla..."
"Un'ultima
domanda..." aveva ripreso Hermione. "Cosa ci facevano quei Mangiamorte
vicino al Grand Hotel?"
"Li
aveva mandati il Signore Oscuro per controllare la zona, ma sono solo mercenari.
Il loro compito era solo di controllo, a lui non servivano."
"Già,
peccato che hanno quasi ammazzato Ginny, certamente sotto tuo ordine."
aveva ribattuto Harry con rabbia.
"Ehi,
io non c'entro niente con quegli idioti. Se il loro cervello non permette loro
di capire che controllare non vuol dire anche uccidere e attirare l'attenzione,
io non posso farci niente!" aveva risposto Draco, agitato. "Non
immischiatemi con certa gentaglia!"
"E
allora che ci facevi assieme a loro mentre Ginny era ferita?" aveva
domandato ancora Harry, guardandolo con aria di sfida.
Malfoy
non aveva risposto. Aveva abbassato il capo e si era chiuso nel suo mutismo.
"Allora?
Che hai da dire?" aveva incalzato il moro.
"Basta
così Harry." lo aveva però interrotto Silente. "Per il momento può
bastare, adesso andiamo a discutere di questa faccenda e decidiamo cosa
fare." si era pronunciato con tono perentorio, tanto che ogni tentativo del
Capitano Potter era sfumato con le sue parole.
"D-d'accordo..."
aveva risposto rilasciando le braccia lungo i fianchi e seguendo lui e il resto
del gruppo fuori dalla stanza.
"Ginny,
vieni con noi, devi spiegarci alcune cose." aveva poi aggiunto l'anziano
mago, guardandola con aria amichevole.
La
ragazza li aveva seguiti nella sala delle riunioni, ma quando tutti avevano
preso posto intorno al tavolo ovale che occupava quasi tutta la stanza, si era
fermata in piedi e aveva guardato con aria nervosa il suo Generale.
"Mi
ascolti professor Silente..." aveva iniziato, facendosi coraggio. "In
parte è colpa mia per quello che è successo. Mi sarei dovuta accorgere prima
di chi in realtà fosse. Mi ha preso in giro e abbiamo rischiato una strage se
non fosse accaduto l'incidente di oggi... se adesso vuole togliermi la missione
e anche il grado di Tenente non mi lamenterò, perché so che è la cosa giusta."
L'uomo
l'aveva ascoltata in silenzio osservandola con aria seria, ma anche molto
stanca. Quella guerra stava logorando pian piano tutti quanti, e chissà per
quanto tempo avrebbero retto ancora.
Dopo
alcuni istanti si era tolto gli occhiali a mezzaluna e li aveva puliti con fare
pensieroso con l'orlo della tunica blu scuro che indossava. Nel frattempo tutti
avevano iniziato a guardarlo con ansia attendendo una sua risposta, tranne il
Comandante Gladstone, che aveva continuato a controllare alcuni fogli da una
cartellina, che riguardava il Mangiamorte catturato.
"Non
ti toglierò la missione, sta tranquilla." aveva detto, rimettendosi gli
occhiali e intrecciando le dita davanti alla bocca. "Purtroppo è capitato
ai maghi più esperti di venir gabbati... è accaduto anche a me in passato e so
che le tue intenzioni erano buone, perciò non sarai nemmeno retrocessa di grado... oh beh,
magari appena tornerai alla base farai per un po' turni doppi di ronda, ma penso
che questo possa bastare."
Aveva
fatto una pausa, nel quale le aveva permesso di riprendere fiato. "Ora,
voglio che tu porti a termine la missione... con Malfoy."
"Cosa?!"
aveva esclamato sconvolta.
"E'
così, Tenente." finalmente il Comandante aveva preso la parola. L'aveva
guardata con un'aria che non ammetteva di certo repliche. "Vogliamo che tu
e quel Mangiamorte torniate alle vostre occupazioni come se niente fosse."
Ginny
non riusciva a capire. Cosa voleva dire, far finta di nulla e riprendere da dove
tutto si era interrotto? Sarebbe stata solo una farsa!
"Ascolta
Ginny..." Lupin, avendola vista così confusa, aveva deciso di prendere lui
stesso la parola, cercando di spiegarle cosa avessero in mente. "Vogliamo
far credere a Voldemort che tutto stia andando a suo favore. Noi abbiamo appena
scoperto che lui attaccherà quel posto e allora gli permetteremo di attaccare.
Solo che quando accadrà troverà noi a fermarlo. Per questo motivo dobbiamo far
finta di nulla."
"Nel
frattempo Malfoy tornerà dal suo Signore per dirgli che l'Auror è stato ucciso
dai suoi mercenari e che noi abbiamo abbandonato la missione, così sarà più
facile sorprenderlo il giorno dell'attacco. Abbiamo già obliviato e rispedito a
casa quelli che dovrebbero essere i tuoi assassini, così da rendere tutto più
veritiero." si era poi aggiunto Harry.
Silente
l'aveva guardata intensamente negli occhi azzurri. "E' tutto, Ginny.
Allora, te la senti di andare avanti?" le aveva chiesto.
La
rossa non ci aveva pensato più di un secondo. Ormai arrivata fin lì non poteva
fare altro che andare avanti. Anche se ciò avrebbe comportato dover affrontare
da sola la realtà di quanto era accaduto con quello che credeva Magnus Degat.
La
sua voce era risuonata chiara e limpida nel silenzio carico di attesa.
"Accetto."
*
* *
E
così si era ritrovata di nuovo in quell'albergo, come se in quelle ultime
ventiquattro ore non fosse accaduto nulla, come se la vita fosse andata avanti
senza imprevisti.
Si
asciugò le lacrime con le mani, tirando su col naso. Solo adesso piangeva. Non
lo aveva più fatto da quando si era sfogata con suo fratello.
Si
alzò in piedi e prese un bel respiro per calmarsi. Non poteva iniziare così,
c'erano ancora più di cinque giorni prima della fine di quella missione, non
poteva certo permettersi di frignare come una bambina!
Si
passò una mano tra i capelli fulvi per ricomporli e si avvicinò alla scrivania
dove aveva posato distrattamente i libri che Malfoy aveva preso in mano. Li
sistemò in una pila ordinata, lisciando con le dita le copertine ruvide. La sua
mente volò ancora a lui. Si chiese perché diavolo non le avesse risposto male
come al solito quando l'aveva schiaffeggiato, invece di andarsene in silenzio.
Sarebbe stato più semplice odiarlo se lui magari l'avesse anche picchiata e
invece no. Doveva ancora farsi amare lui!
Sbuffò
seccata, quando improvvisamente la sua bacchetta vibrò contro la manica della
camicia, dove era riposta.
"E
adesso chi cavolo..." non finì la frase perché la voce di Hermione
riempì l'aria rimbombando tra le pareti.
"Ginny,
mi senti?"
"Sì,
Hermione, parla..." mormorò lei, sedendosi sul letto e sospirando. Proprio
adesso dovevano venire a rompere?
"Ascoltami,
tra un secondo ti arriveranno via Passaporta delle indicazioni che devi dare a
Malfoy. Sono dei dettagli che abbiamo deciso di dargli solo adesso... sai che
non ci fidiamo di lui..." aveva aggiunto con voce severa.
"Non
lo dire a me..." ribatté lei imitando una voce ironica.
Il
tono della ragazza si fece più preoccupato. "Ehi, stai bene?"
"Sì
sì, tranquilla!" esclamò lei immediatamente, rialzandosi in piedi.
"Lo sai che sono forte, no? E poi se non me la sentissi non avrei mai
accettato di portare a termine la missione, forza!"
"Mh...
se lo dici tu..." fu la risposta poco convinta.
"Piuttosto,
vedi di tranquillizzare mio fratello... anzi fallo sfogare un po', credo abbia
trattenuto fin troppo la rabbia oggi!" scherzò glissando il discorso.
Hermione
ridacchiò divertita. "Sì, d'accordo, vedrò che posso fare. Ci sentiamo
presto e fa attenzione!"
La
comunicazione si spense, lasciando Ginny nuovamente nel silenzio e nella
solitudine. Sospirò, guardando la scrivania, che si riempì di alcune cartelle
contenenti dei fogli.
Si
avvicinò al tavolo, prendendole in mano e osservandole indecisa. "Devo
portargliele..."
Un
attimo dopo si trovava davanti alla sua porta, indecisa se bussare o meno. Fu
con stizza che batté la porta, dandosi della stupida per i suoi tentennamenti.
Draco
le aprì poco dopo, fermandosi sulla soglia e guardandola seccato. "Che
vuoi Weasley?" le chiese bruscamente, posando un braccio allo stipite.
Aveva il suo aspetto normale. La capigliatura biondo platino scompigliata per
via sicuramente della doccia che aveva appena fatto, visto che mandava un
inebriante e acre odore di chissà quale pregiato sapone.
Era
vestito di un semplice jeans di colore nero e di una maglietta aderente dello
stesso colore.
Ginny
inghiottì cercando coraggio. Mise in avanti le cartellette senza alzare troppo
lo sguardo. "Queste sono per te... le manda la base."
Il
ragazzo le prese contro voglia e le lanciò sgarbatamente sul letto alle sue
spalle, allontanandosi leggermente dalla porta. Quando si rivoltò verso
l'entrata, Ginny era ancora lì dov'era.
"Che
ci fai lì impalata, vattene via." le disse duramente, dandole le spalle e
prendendo ad ignorarla. Sembrava più che furioso in quel momento.
La
rossa chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. "Senti, Malfoy, ti chiedo
scusa, va bene? Non avrei dovuto trattarti in quel modo!" esclamò tutto
d'un fiato, stringendo i pugni lungo i fianchi e avanzando di qualche passo,
così da entrare nella stanza.
Draco
la guardò con aria maligna, sbuffando ironico. "Adesso mi chiedi scusa? Ma
per favore, Weasley, vattene."
Ginny
iniziò ad alterarsi. "Senti, ma cosa ti aspetti da me, eh? Mi prendi in
giro per settimane, spacciandoti per un altro! Fai il cretino con me
confondendomi le idee e poi pretendi che io sia contenta?!" gli urlò
contro spazientita.
Adesso
stava esagerando, non poteva certo fare la vittima, dopo tutto quello che le
aveva fatto.
Il
biondo la guardò continuando a mostrarsi seccato. "Magari se ti fossi
fermata a pensare un secondo, invece di esplodere come quel cretino di tuo
fratello..." non concluse la frase, la osservò per un secondo e poi le
voltò le spalle come se avesse finito di discutere.
Ginny
lo fissò confusa, allargando gli occhi. "Certo che mi sono fermata a
pensare, razza di deficiente!"
"Modera
i termini, Weasley, la mia pazienza ha un limite e tu lo hai già
oltrepassato." la minacciò serio, dandole un altro sguardo nervoso.
Ginny
non lo ascoltò. "Ho pensato che mi hai usata e che ti sei preso gioco di
me. Che mi hai fatto credere di amarmi e mi hai portato a letto per il tuo
divertimento per tutto questo tempo! Ho pensato che fai sempre tutto per il tuo
tornaconto, anche la decisione di tradire Voldemort l'hai fatta per te stesso,
solo ed unicamente per te stesso!!!"
Malfoy
sembrò aver perso completamente la pazienza, perché le afferrò un polso con
rabbia e la spinse indietro, verso l'uscita.
"E
chi ti dice che io l'abbia fatto per me stesso, eh?" le disse infuriato, la
voce alterata e lo sguardo così diverso dalla solita compostezza di sempre.
Ginny
lo fissò stravolta, senza riuscire a parlare.
"Sei
tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti
capire!"
L'attimo
seguente la porta le era stata sbattuta non molto educatamente in faccia. Ginny
era rimasta a fissarla a lungo, prima di tornare nella sua stanza.
Finalmente
ci sono riuscita! E' stata una faticaccia, ma quando mi metto in testa di
scriverlo alla fine ci riesco! Spero che vi piaccia, il titolo è cambiato,
sarà il prossimo ad avere quello che vi avevo promesso. Per questa volta mi
sono soffermata a spiegare un po' di cosette e nel prossimo avrete qualche altra
verità svelata, eh eh eh...
Ed
Harry e Zoe? Finalmente un po' di romanticismo! Ma quanto son carini e pucciosi!
^___^
Vi
chiedo scusa se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma purtroppo,
come vedete è tardissimo e rischierei di non mandarlo più se vi rispondo.
Spero non ve la siate presa a male!^^''
Cmq
ringrazio ugualmente Enika, Marcycas - The Lady of Darkness, Oryenh,
Florinda, Tink, MaryAngel, Aira, Stellina, Marta, Opalix, Serena, Alexandra,
Funny e Malesia.
Un
grazie a tutte quante di cuore e sono contenta di avervi fatto impazzire con
Magnus! Eh eh eh...
E
ringrazio anche Luna Malfoy che mi consiglia sempre su suo marito!?^.-
Oh,
se vi interessa ho scritto una song-fic dedicata a Draco. Il titolo è 'Calma
e sangue freddo'. Lo so che la canzone sembra scema, ma leggetela
ugualmente, vedrete che il Draco che mostro sarà un tantinello diverso da
quello di questa storia!
*Piccolo avviso! Non ho letto il Sesto libro, Harry Potter e il
Principe Mezzosangue! Perciò in questa fic non ci sarà nessuno spoiler (anche
perché non li conosco, nè li voglio conoscere ^^’’’) Mi raccomando perciò, non
ditemi nienteeeee!*
Sei Il Mio Nemico
Capitolo 11
Donna o
Auror?
Da
quanto tempo non entrava in quella rilassante saletta della base?
Non
lo ricordava nemmeno più. O meglio erano passate quasi tre settimane, ma a lei
era parsa una vita. Ginny si rilassò su uno dei divanetti che costeggiavano la
stanza e cacciò un sospiro che ruppe quel solitario silenzio.
Chiuse
gli occhi, posando il capo sui cuscini e liberando così la mente da qualche
preoccupazione.
Era
così stanca, ormai non faceva altro che porsi problemi e domande da quando
aveva iniziato quella missione. Quando aveva iniziato era così entusiasta e
piena di vita e adesso sperava che finisse presto.
In
sole tre settimane erano accadute così tante cose che nemmeno lei riusciva a
capire come avessero fatto a starci dentro tutte.
Persino
i suoi amici, che avrebbero dovuto restare fuori da quella faccenda avevano
subito un cambiamento inaspettato. E c’erano stati i suoi sentimenti.
Si
era innamorata, anzi si era ri-innamorata. E ancora di lui.
Per
anni si era sempre data della stupida per aver potuto pensare di associare
l’amore a quello che aveva provato per Malfoy quella volta alla Stamberga, ma
forse ripensandosi adesso aveva compreso che i suoi sentimenti erano stati frutto
di una lunga serie di pare mentali da sedicenne e di auto-convincimenti.
Aveva
creato un mito, un amore ideale che l’aveva aiutata a spiegare in primis il
motivo di quella folgorante passione per quello che credeva un suo nemico e che
poi era diventato parte di sé, forse una sorta di incoraggiamento a non perdere
mai la speranza. Perché quella guerra per cui combatteva non era inutile,
perché avrebbe potuto riportare la pace ma anche la libertà a chi ne era stato
coinvolto suo malgrado.
Tutto
questo finché non lo aveva incontrato di nuovo. Era stato a quel punto che
quell’amore finto si era tramutato in un sentimento reale e così forte da
confonderla.
Draco
e Magnus erano sempre stati la stessa persona e il motivo per cui lei si era
innamorata di Degat era stato solo perché dietro di lui si celava la vera
personalità di Malfoy.
Adesso
sorrideva se pensava alle battute maliziose, al modo con cui la riprendeva e la
derideva, alle maniere possessive con cui si prendeva quei baci e quella
intimità.
Ginny
non si era innamorata di Magnus Degat. Si era infatuata follemente di Draco
Malfoy. E questa volta per davvero.
Risolto
questo, bisognava affrontare l’altro problema, forse quello più grande, al
momento.
Draco
Malfoy cosa provava per lei?
Era
impossibile che lui l’avesse amata quella notte ad Hogsmeade e avesse
continuato a farlo per tutti quegli anni. No, su questo non ci pioveva.
Ma
quando l’aveva avvicinata la prima sera in hotel e quando aveva preso a
frequentarla e a corteggiarla fino a fare l’amore con lei, a quel punto aveva
sempre sentito indifferenza? O magari divertimento nel prenderla in giro a quel
modo, ingannandola?
Queste
erano state le cose che aveva pensato immediatamente, in preda alla rabbia. Ma
poi Malfoy le aveva urlato in faccia quelle parole inaspettate
“Sei
tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti
capire!”
Di
farle capire cosa?
Ora,
lei non era una stupida, anche se negli ultimi tempi aveva avuto serie
occasioni per pensarlo. Quello che lui le aveva detto era che…
…voleva
farle comprendere che la sua scelta non aveva a che fare solo con se stesso?
Probabile…
e allora con chi aveva a che fare… con suo padre? Figurarsi… Con Voldemort? Ah,
che battuta… con…
Lei?
E
se aveva a che fare con lei, allora significava che…
“Ginny!”
La
rossa aprì gli occhi di scatto e sollevò il capo, scorgendo il volto luminoso
di Zoe venirle incontro. Sospirò mentalmente e le sorrise, lasciandosi
abbracciare quando la raggiunse.
“Mi
sei mancata…” continuò allegramente la moretta. “Come mai, qui?”
La
ragazza scrollò le spalle. “Niente di che. Il Comandante Gladstone doveva
informarci sulle ultime decisioni prese in consiglio.”
“Informarci?”
chiese non troppo sorpresa l’altra.
Il
volto di Ginny si adombrò per alcuni istanti. “Sì, io e… Malfoy.”
Zoe
sospirò lasciandosi andare sui cuscini, poi incrociò le braccia e fissò con
attenzione l’amica. “Ne sei innamorata persa.”
Non
era una domanda, ma una semplice constatazione della realtà. Iniziò seriamente
a preoccuparsi, se era così evidente che amasse quell’uomo.
“Sì,
ma ormai non ha più importanza.” rispose con durezza. “Si è preso gioco di me,
per non parlare del fatto che è un mio nemico! Sono un’Auror e come tale non
posso permettermi certe debolezze!”
“Ma
sei anche una donna e con dei sentimenti.” sentenziò Zoe. Aveva sul volto
un’aria decisa come poche. Quando Ginny la notò, si rese conto che non avrebbe
potuto fare niente per farle cambiare idea.
“Ma
Zoe, è un Mangiamorte! E poi non mi rivolge più la parola, da quando abbiamo
litigato. E’ chiaro che ora che il gioco è finito, non gliene importa più
niente di me.” tentò comunque.
Lo
sguardo dell’amica si fece più attento. “Se avete litigato, ci sarà stato un
motivo.” iniziò pensosa. “Insomma, uno come lui ti avrebbe tranquillamente
ignorato o peggio ancora umiliato con qualche cattiveria… non avrebbe litigato
con te.”
Quelle
parole entrarono così a fondo nel cervello di Ginny, da lasciarla perplessa per
alcuni istanti. Il ragionamento della ragazza sembrava non avere pecche. O
forse era solo la sua mente a costringerla a crederci. Eppure… che Zoe avesse
ragione?
Stanca
di quella situazione, decise di cambiare argomento. “Però, sei diventata
un’esperta, ormai, in problemi di cuore.” buttò sul ridere.
Sorrise
infatti, quando vide la moretta arrossire di botto e cambiare totalmente
atteggiamento. Le scompigliò i capelli, constatando quanto la sola presenza di
quella ragazza, riuscisse ad alleggerire il suo animo in subbuglio.
“Sono
contenta per te e per Harry. Sapevo che prima o poi vi sareste svegliati. E
adesso, mi raccomando, voglio un bel matrimonio e tanti nipotini!”
Se
possibile, il viso di Zoe si fece ancora più rosso. “M-m-m-ma sei matta?!”
esplose sconvolta, con un tono di voce un po’ più alto del normale. Chinò
subito lo sguardo, prendendo a torturarsi le dita. “C-ci siamo appena
avvicinati... e poi lui è impegnato in questa guerra... è-è troppo presto per
parlare di... matrimonio.” soffiò l’ultima parola, come se stesse parlando di
una cosa impossibile.
Ginny
rise. “Ma certo, sciocchina! Era solo per scherzare!” la abbracciò,
stringendola forte. “Però mi raccomando, dagli tu, la forza di cui ha bisogno,
sono sicura che con te potrà affrontare tutto.”
Zoe
ricambiò il contatto sospirando. “Mi impegnerò, te lo prometto. E fallo anche
tu.”
***
La
grande stanza delle riunioni era gremita di Mangiamorte. Un leggero brusio
aleggiava tra le file degli incappucciati e aveva un’inquietante nota eccitata.
Al
centro, un ampio tavolo ovale, ospitava la cerchia degli eletti in attesa che
il Signore Oscuro, seduto assieme a loro su un elaborato trono in legno scuro,
iniziasse a parlare.
“Miei
fedeli Mangiamorte.”
La
sala si fece immediatamente silenziosa. “Come ben sapete, domani è il giorno
che attendevamo da tempo. Attaccheremo alcuni dei più alti funzionari Babbani e
metteremo in ginocchio le loro stupide istituzioni.”
Gli
occhi sanguigni si spostarono lungo il perimetro della stanza, nella pausa di
silenzio che seguì. “Avrete carta bianca, visto che a quanto pare, mancheranno
anche i nostri cari amici dell’Ordine.” non mancò di dare un tono ironico alle
ultime parole.
Gli
assensi non si fecero mancare tra tutti i presenti. E Lord Voldemort ne parve
alquanto soddisfatto.
“Bene,
vi voglio comunque pronti a qualsiasi cambiamento di programma, non sia mai che
i miei fedeli servitori si lascino prendere in contropiede per qualche
incidente di percorso.” l’aria minacciosa dell’essere lasciò immaginare quali
sarebbero state le conseguenze in quel caso.
“Ora
potete andare. Riposatevi per domani, mentre il gruppo che deve controllare il
posto ci torni immediatamente.”
Gli
incappucciati si allontanarono dalla sala piuttosto velocemente, mentre per
ultimi rimasero i favoriti dell’Oscuro.
Lo
sguardo di questi si concentrò su uno di loro. “Lucius, tu resta un attimo con
me. Devo parlarti di alcune cose.” tornò a rivolgere l’attenzione agli altri.
“Andate anche voi.”
La
porta della sala delle riunioni si chiuse prima che qualcuno potesse udire il
loro discorso.
***
“...
le uniche uscite sono ai lati del giardino... due a destra e altrettante a
sinistra...”
“Conta
anche quelle finestre.”
Ginny
sollevò il viso dal foglio su cui da diverso tempo aveva preso a segnare tutte
le informazioni necessarie che richiedeva la base dell’Ordine.
Non
incontrò gli occhi in quel momento azzurri di Draco, perché questi distolse
immediatamente lo sguardo e prese a misurare a grandi passi il giardino in cui
si sarebbero tenuti il party e la battaglia.
Sospirò
senza far troppo rumore, reprimendo l’impulso di afferrare il labbro inferiore
tra i denti. Ormai Draco si comportava così dalla sera in cui si era trovata la
porta della sua stanza, chiusa in faccia.
Parlava
solo se costretto e per il minimo indispensabile. Evitava di incontrarla, se
non per gli incarichi che gli erano stati affidati a forza e quando le si
rivolgeva, usava un tono freddo e distaccato.
Ginny
non ricordava più quante volte aveva aperto la bocca con l’intenzione di
parlargli e di chiarirsi con lui, ma sapeva perfettamente che l’aveva poi
sempre richiusa, senza dir niente. Dov’era andato a finire tutto il suo
coraggio Grifondoro?
Tornò
al suo foglio da compilare, segnando quello che le aveva appena ricordato sulle
finestre. Poi lasciò cadere lungo il fianco la cartellina che sorreggeva,
assieme ad un braccio, e tornò ad osservarlo.
Si
stava guardando intorno, cercando di memorizzare bene ogni punto del luogo in
cui l’indomani si sarebbe svolta la battaglia. Forse avrebbe dovuto farlo anche
lei, o forse avrebbe fatto meglio a non parteciparvi allo scontro. Aveva già
causato abbastanza problemi, non voleva di certo crearne ancora con la
confusione che continuava a regnare nella sua mente.
Sollevò
il capo portando lo sguardo verso il cielo ormai scuro per l’arrivo della sera.
L’estate era arrivata quasi alla conclusione ormai, perciò le serate non era
più afose come prima. Fece per stringersi nelle spalle, quando avvertì un
violento strattone e prima che riuscisse a capacitarsene si ritrovò dietro un
enorme vaso contenente una pianta dalle foglie piuttosto ampie e robuste.
“Ma
che-”
“Fa
silenzio.” gli intimò in un soffio Draco, tappandole la bocca con una mano.
Dopo
un primo attimo di smarrimento, Ginny cercò di regolare la respirazione, quindi
portò l’attenzione, verso il punto in cui Malfoy aveva iniziato a guardare con
insistenza.
Allargò
lievemente gli occhi, notando un uomo di mezza età, dalla capigliatura corta e
scura, aggirarsi nello stesso giardino.
Premette
contro la mano di Draco posata sulle sue labbra in modo da rassicurarlo a che
la lasciasse libera di respirare. Quando l’uomo si scostò da lei, Ginny avvertì
un brivido di freddo. Non la toccava più da quando aveva scoperto chi fosse in
realtà. E mai come in quel momento si rese conto di quanto le mancasse.
“C-chi
è?” chiese però, cercando di trovare un po’ di contegno.
“Un
Mangiamorte. Lo riconoscerei tra mille.” rispose Malfoy più concentrato su
quello che su di lei.
Ginny
chinò lievemente il capo, guardando per terra. “Capisco.” arretrò di un passo,
cercando di avvicinarsi alla porta finestra che portava dentro l’albergo.
“Dobbiamo
andar via, allora. Abbiamo l’ordine tassativo di lasciar andare chiunque si
avvicini alla zona. O Voldemort potrebbe sospettare di noi.” spiegò in modo che
solo lui potesse udirla.
Draco
finalmente le rivolse uno sguardo, anche se parve ironico. “Abbiamo l’ordine
tassativo?” iniziò a seguirla, senza farsi vedere dall’intruso. “Sono
costretto, vorrai dire.” la corresse acido, mentre imboccavano uno dei corridoi
e poi la hall del Grand Hotel, finalmente al sicuro.
“Preferisci
tornare dal tuo signore?” ribatté lei, preferendo guardare avanti che al suo
fianco. Le venne da sorridere: finalmente si scambiavano qualche parola in più
dei soliti convenevoli degli ultimi giorni.
Draco
sbuffò ficcandosi le mani in tasca. “Ormai non ho più vie d’uscita. Anche se
tornassi, probabilmente morirei.” rispose piatto.
Ginny
sapeva quanto avesse ragione, ma evitò di dirglielo. Anche lei preferiva
saperlo vivo piuttosto che assassinato dallo stesso Voldemort. Tornò a guardare
la cartellina. “Dobbiamo mandare questi dati alla base.Ci metteremo in contatto dalla mia stanza.”
Per
quanto Ginny si aspettasse una replica a quella velata proposta di seguirlo, o
anche una semplice battutina, dovette constatare con un certo disappunto, che
il ragazzo non batté ciglio e la seguì in silenzio fino alla sua camera.
Dopo
aver ricordato mentalmente di essere ancora un’Auror in servizio, una volta
varcata la soglia, pronunciò l’incantesimo per colloquiare con il Capitano
Potter.
Harry
fu molto professionale e tranne che per qualche occhiata minacciosa
all’indirizzo del biondo, evitò accuratamente di fare commenti. La
conversazione non durò molto, tanto che in pochi minuti tornarono nuovamente
soli.
E
Ginny iniziò ad agitarsi. Si mosse verso la scrivania, con la scusa di
riassettare i fogli, mentre il cervello aveva preso a lavorare e a formulare un
numero impressionante di pensieri.
Erano
soli, in una stanza e finalmente avevano ripreso a parlare civilmente...
secondo i loro canoni, ovviamente. Era quello il momento adatto per parlargli.
Dovevano chiarire, finalmente la possibilità le era stata concessa...
“Io
me ne vado.” la sua voce risuonò limpida nel silenzio teso della stanza.
Ginny
si voltò di scatto verso di lui, trovandosi già le sue ampie spalle davanti.
Aveva raggiunto la porta troppo velocemente e presto sarebbe sparito,
l’occasione stava sfumando...
“Malfoy,
aspetta... Draco.”
L’uomo
si fermò solo quando la rossa lo chiamò per nome. Restò però, fermo in quella
posizione.
Ginny
abbassò lo sguardo, sentendo il coraggio mancare di nuovo e il nervoso
aumentare. Deglutì avvertendo la gola secca.
“Aspetta
cosa...?” fece lui, spazientito, reputando troppo prolungato quel silenzio.
La
donna prese un forte respiro. “Voglio capire. Per una volta vorrei che mi
dicessi...”
“Ti
ho già spiegato abbastanza, mi pare. E non mi va di sprecare ancora parole.” la
interruppe, avanzando quindi verso la maniglia.
Ginny
strinse i pugni, avvertendo adesso rabbia dentro di sé. “Parla chiaro, Malfoy.”
Draco si voltò. “A me sembra che tu abbia soltanto sprecato parole ma ancora
non mi abbia detto il perché ti sia comportato in quel modo.”
Fece
un passo in avanti, avvicinandosi a lui, mentre prese a fissarlo con decisione
in quegli occhi, adesso estranei a quel particolare grigio che solitamente li
caratterizzava. Avrebbe preferito che davanti a lei ci fosse l’aspetto di Draco
Malfoy, non quello di Magnus Degat.
“Ti
ho detto che mi sono sentita umiliata, ma tu mi hai rinfacciato di non aver
capito niente. Cosa avrei dovuto capire allora? Che non è stato un gioco il
tuo? Dimmelo con franchezza. Ti sei solo divertito con me?”
Forse
fu il suo tono di voce secco o la sua aria dura, che lo convinsero a rilasciare
il fiato con un sospiro e a rilassare le spalle.
“E’
iniziato come un gioco, questo è vero. Ti ho visto lì in mezzo quella sera e
quanto ti sei avvicinata senza renderti conto che quello che ti fissava ero
sempre io, ho pensato che sarebbe stato divertente prenderti un po’ in giro.”
Il
suo tono di voce parve tranquillo, l’esatto opposto dello stato d’animo che
imperversava dentro Ginny. La prima cosa che provò fu umiliazione. E poi tanta
rabbia. Voleva sedersi, visto che le forze stavano per abbandonarla, ma la voce
di Draco le fece scordare quel desiderio.
“Ma
quello che è accaduto dopo e anche la mia scelta. Quelli non fanno parte di un
gioco. Tranne che per quella sera, posso assicurarti che non sono mai stato
così serio in vita mia.”
Dopo
aver richiuso la bocca, si voltò nuovamente ed uscì dalla stanza, lasciando la
rossa sconvolta e da sola.
Fissava
il legno bianco dell’uscio senza in realtà vederlo, mentre le sue ultime parole
le ronzavano in testa come un vortice d’acqua. Sentirsi dire dalla sua stessa
bocca, quello che aveva sperato in quegli ultimi giorni era più di quanto si
aspettasse in realtà. Una volta tanto era stato franco con lei. E ancora una
volta lei gli stava permettendo di sfuggirgli via.
Scosse
la testa con forza, avventandosi contro la porta e aprendola con violenza.
“Aspettami!”
esclamò andandogli incontro lungo il corridoio, senza preoccuparsi di
incespicare nel tappeto rosso che percorreva il pavimento.
Dapprima
lui non reagì a quel richiamo, ma quando si vide arrivare addosso quella furia
rossa, non poté non allargare gli occhi per la sorpresa.
Ginny
lo afferrò prima per un braccio e poi gli si parò davanti. “Aspetta...” mormorò
ancora, agitata e con un po’ di fiatone. Si lasciò andare leggermente
sorreggendosi con le sue braccia, quindi sollevò lo sguardo su di lui.
Non
attese risposte o reazioni di alcuni genere. Si sollevò sulle punte e premette
le labbra contro le sue, prendendo a baciarlo con foga.
Sperò
che capisse con quel gesto che si sentiva solo una grande stupida, che voleva
il suo perdono e che sapeva di aver sbagliato a non fidarsi di lui. Sperò che
quel bacio significasse un nuovo riavvicinamento e un modo per abbandonare i
propri sentimenti fino a quel momento repressi.
Ma
forse aveva chiesto troppo.
Draco
si scostò da lei, pochi attimi dopo. Respirò contro le sue labbra ancora
qualche istante, ma poi si allontanò afferrandole delicatamente il polso della
mano che si era insinuata sulla sua nuca, e abbassandoglielo.
La
fissò negli occhi con aria seria, ma non lesse freddezza in quegli occhi. “Non
è così semplice, Weasley.”
Quello
che accadde dopo, fu solo una corsa verso la sua stanza e un pianto furioso.
Non volle sapere quale sguardo le avesse rivolto Draco, mentre scappava via.
***
La
brezza notturna sfiorava il volto di Zoe con leggerezza. Si strinse nelle
spalle, tenendo posati i gomiti sulla ringhiera del loggione della base e
continuando ad osservare la campagna notturna.
Sospirò
preoccupata. La battaglia era ormai alle porte. L’ultimo vero scontro in cui si
sarebbe deciso il futuro di tutti, amici e nemici che fossero. Harry si era
preparato negli ultimi giorni, sapendo di doversi scontrare contro il potente
Lord Voldemort e nonostante lei fosse rimasta in silenzio per tutto il tempo,
il suo animo era stato scosso continuamente da mille dubbi.
E
se non ce l’avesse fatta? Se il Signore Oscuro si fosse rivelato più forte di
lui e lo avesse ucciso, come avrebbe fatto? Come avrebbero fatto tutti?
Socchiuse
gli occhi reprimendo un brivido di freddo. L’aria lassù era particolarmente
fresca a quell’ora e lei non indossava altro che una maglietta di cotone.
Ignorò quella sensazione, scrollando le spalle. Al momento erano altri i
pensieri che aveva in testa.
Si
era riscoperta innamorata di Harry Potter, o meglio del ragazzo semplice e
spontaneo che si celava dietro quel nome famoso. Ma in tanto tempo che lo aveva
osservato timorosa da lontano, aveva sempre avuto piena fiducia in lui e nelle
sue capacità. Non si era mai posta il problema: Harry non può farcela.
Eppure
il suo cervello pareva dire il contrario al momento. Possibile che avesse perso
la fiducia nei suoi confronti? O forse era il fatto che lo amasse ancora di più
che gli rendeva impossibile l’idea di perderlo?
Sobbalzò
quando avvertì qualcosa di caldo e morbido improvvisamente posato sulle sue
spalle. Si voltò per riconoscere il proprietario di quel gesto gentile, mentre
si sistemò meglio la giacca di lana. Sorrise: eccolo, il suo sole.
Si
lasciò abbracciare, affondando la testa tra il braccio e la spalla e gli cinse
la vita aggrappandosi alla sua maglia. Respirò a fondo il suo profumo,
avvertendo acuirsi quella sensazione di inquietudine.
“Ce
la farò.” bisbigliò Harry con calma, come se non volesse rovinare l’atmosfera
tranquilla con la sua voce. Strinse maggiormente la presa sulla ragazza.
Zoe
si rilassò riscaldandosi di più con quelle parole, che con la lana che la
avvolgeva. “Lo so.” mentì con lo stesso tono di voce.
Harry
le posò un bacio sulla testa. “Dico sul serio. Ce la farò. E d’ora in poi saremo liberi di vivere la nostra vita.”
C’era
sicurezza nella sua voce. Decisione che fugò in parte i dubbi che la
attanagliavano. Mentre stringeva forte il suo Harry e gli donava un lungo bacio
appassionato, sperò con tutto il cuore di rivederlo sano e salvo.
Doveva
chiudere quella parentesi. Non per la salvezza del mondo e per la pace. Ma per
se stesso e per loro due. Solo questo aveva senso ormai.
***
Quando
per Ginny suonò la sveglia il mattino seguente, l’intenzione di alzarsi e di
affrontare la giornata era praticamente pari a zero.
Il
solo pensiero di cosa la aspettava e per di più lo stato d’animo che aveva
addosso le fecero desiderare di scappare via e di abbandonare ogni cosa.
Per
quel che le riguardava di lì a quella sera sarebbe potuto anche morire in
quello scontro. E per quanto si sentisse depressa e triste, aveva sempre dato
un enorme valore alla vita e di certo non voleva perderla.
Abbandonò
il letto un po’ più tardi degli altri giorni, ricordando che in quell’ultimo
giorno non ci sarebbe stata la solita riunione e che tutto si sarebbe concluso
con il party serale.
Tuttavia
il resto della giornata passò molto velocemente, prima quando venne chiamata
dall’ambasciatore in persona, e poi quando dovette aiutare i suoi compagni a
preparare il contrattacco.
Quando
finalmente venne la sera, uscì dalla sua camera, prendendo un forte respiro.
Avrebbe preferito restarsene lì. Una volta tanto non voleva scendere in
battaglia, nonostante fosse sempre stata la prima a farlo.
Si
guardò nello specchio del corridoio sistemando l’acconciatura un’ultima volta.
Aveva un abito rosso scuro, stretto e lungo, ma sapeva che sarebbe durato molto
poco, perché non appena sarebbero arrivati i Mangiamorte, avrebbe dovuto usare
un incantesimo per cambiarsi e indossare la divisa.
Nel
giardino risuonava una musica allegra da un’orchestrina posta in un angolo, e
tutti gli ambasciatori e i loro dipendenti, discorrevano chi animatamente, chi
con tranquillità, sorseggiando champagne e assaggiando caviale offerto da
eleganti camerieri.
Sbuffò
divertita. Chiunque vi avrebbe creduto. In realtà tutti, dall’orchestraal segretario inglese erano Auror camuffati.
Una bella idea quella di nascondere durante la notte precedente e la giornata i
veri Babbani che dovevano essere lì in quel momento e sostituirli con maghi
pronti ad attaccare. Iniziativa di Hermione ovviamente, come tutte le belle
trovate.
Se
anche questa volta, ci aveva visto giusto, i Mangiamorte avrebbero attaccato
quelli che credevano ignari Babbani e si sarebbero trovati in un’imboscata che
lasciandoli sorpresi, ne avrebbe dovuto far strage. Ginny si augurò mentalmente
che accadesse.
“Eccola
qui, la nostra assistente. Davvero un ottimo elemento.” la voce di colui che le
aveva parlato nel pomeriggio la distolse dai suoi pensieri. Si voltò trovandosi
di fronte il delegato inglese che le sorrideva dietro i baffoni grigi.
Inarcò
un sopracciglio, ma finse un sorriso. “La ringrazio.” rispose.
L’uomo
la osservò attentamente dietro i suoi occhi verdi e le mostrò un’espressione
eloquente. “Spero che avrà trovato positiva questa esperienza, signorina, e che
ne faccia frutto per il futuro.”
Ginny
annuì illuminata. “Vedrò che posso fare, signore. Ma le garantisco che non mi
arrenderò.”
Scosse
la testa allontanandosi. Avrebbe dovuto capire subito in chi si sarebbe
camuffato Harry. La persona che avrebbero colpito per prima. Quella più
importante e di conseguenza con più probabilità di incontrare il suo nemico di
sempre.
Gli
rivolse un’ultima occhiata, leggermente preoccupata. Harry era sempre in
pericolo da quando era iniziata quella guerra. Ma non riusciva ad abituarsene,
ogni volta temeva che lo avrebbe visto per l’ultima volta. Credeva in lui,
questo sì. Ma gli voleva un gran bene e aveva paura che Lord Voldemort fosse
troppo forte.
Notò
una cameriera che lo fissava con insistenza, lasciando persino che lo champagne
fuoriuscisse dai bicchieri che reggeva su un vassoio. Le si avvicinò posandole
una mano sulla spalla e prendendo uno dei recipienti.
“Andrà
bene, Zoe.” sussurrò nell’orecchio.
Quella
messa in scena purtroppo doveva essere fatta, perché c’era la possibilità che
già qualche Mangiamorte controllasse la zona. Ma sarebbe durata poco comunque.
Difatti
Ginny aveva appena ricevuto un sorriso incoraggiante dalla sua amica, che un
fischio e poi uno scoppio riempirono l’aria. Il momento era arrivato.
Nel
cielo comparvero decine di Mangiamorte e molti di loro si Materializzarono nel
giardino. Dapprima di scatenò una certa agitazione, ma quando gli incappucciati
iniziarono ad attaccare, ognuno smise di recitare.
Il
burbero ambasciatore spagnolo e la sua timida segretaria tornarono ad essere
Ron e Hermione, Remus Lupin scese dal piedistallo su cui suonava una chitarra e
seguì gli altri pseudo-musicistinella
mischia. Harry lanciò prima una Maledizione Senza Perdono ad un nemico che
stava tentando di ucciderlo e poi tornò alle sue sembianze.
Ginny
vide per un attimo Draco tornare al suo aspetto di sempre, prima di pronunciare
l’incantesimo e indossare la divisa. Non c’era tempo per pensare a lui. Adesso
aveva un compito che doveva assolvere.
Si
gettò nella battaglia che ormai infuriava violenta. Molti Mangiamorte erano già
al suolo per via dell’effetto sorpresa, altri avevano cercato di
Smaterializzarsi, ma Harry aveva compiuto un incantesimo che lo impedisse, come
gli era stato ordinato da Silente nella riunione della sera precedente.
Le
venne da sogghignare al pensiero che finalmente avrebbero dato un sonora lezione
ai loro nemici, ma il suo sorriso durò molto poco. Quando infatti si rese conto
che molti suoi compagni erano improvvisamente caduti, era già troppo tardi.
Vide
un uomo dall’aspetto elegante, sferrare un incantesimo contro uno degli Auror.
Si abbassò velocemente, quasi rischiando di farsi beccare da una Cruciatus, e
poi continuò ad osservare quello che a prima vista sembrava l’omicidio di un
compagno.
Poi
qualcosa scattò nella sua testa. Arretrò di qualche passo, prendendo ad urlare
sconvolta. “Sono tra di noi! Fate attenzione, sono tra di noiii!!”
Una
terribile sensazione di angoscia la pervase. Non aveva ancora iniziato a
combattere seriamente e non aveva intenzione di farlo. Si guardò intorno, non
sapendo come muoversi, aveva paura che colpendo avrebbe potuto ferire i suoi
colleghi.
E
da quello che aveva notato, molti Auror si erano lasciati prendere dallo stesso
sconforto. Evidentemente sapevano della loro imboscata e si erano premuniti
confondendosi tra i Babbani. Qualcuno aveva parlato... o forse più
semplicemente, Voldemort non si era fidato di Draco.
Restò
immobile per alcuni istanti; alla fine optò per la soluzione più semplice.
Avrebbe iniziato dagli avversari riconoscibili. Si lanciò contro un Mangiamorte
che l’aveva puntata poco più in là e che aveva appena atterrato una recluta. Si
spostò a destra evitando un suo Schiantesimo, e poi ne lanciò uno lei di
attacco.
“Diffindo!”
Il
colpo si scagliò contro il petto del nemico andandolo a squarciare. L’uomo si
accasciò al suolo esanime, ma Ginny si era già voltata da un’altra parte.
Combatté contro altri cinque incappucciati, ma venne ferita più volte alla
famosa spalla che si era lussata quel giorno contro Draco e ad una gamba.
Dopo
aver dato un colpo alla nuca di uno dei nemici camuffati da Babbani, facendolo
cadere privo di sensi, si voltò verso il centro del giardino, dove scorse la
figura di Lord Voldemort e di fronte a lui quella di Harry.
Si
morse il labbro, decidendo di avvicinarsi. Lo scontro tra i due, non poteva
avere interruzioni e già un paio di volte alcuni Mangiamorte avevano cercato di
attaccare l’amico di spalle. Colpì con un poderoso calcio sullo sterno un
avversario che si era fatto troppo vicino a Potter e poi puntò la bacchetta
coprendogli le spalle.
“Guai
a chi osa avvicinarsi!” urlò con rabbia. Al suo fianco aveva Hermione, Zoe e
Ron che circondavano la zona, creando una barriera impenetrabile.
Con
un’enorme preoccupazione, lasciò che Harry compisse il suo dovere e quello
della profezia e continuò a combattere, nonostante fosse quasi al limite delle
forze.
Purtroppo
quei giorni di totale tranquillità non avevano giovato molto al suo fisico.
Erano tre settimane che non si allenava come avrebbe dovuto e sentiva la
stanchezza prendere il sopravvento.
Con
tutto lo sforzo di cui era capace però, iniziò un corpo a corpo contro quello
che riconobbe come Mcnair. L’uomo le diede un pugno sul viso che lei schivò
solo in parte, ma che restituì con un perfetto laterale nello stomaco. Non
risparmiò nemmeno le sue gambe, perché gettò un incantesimo ad entrambe che le
fratturò con un colpo secco.
Quando
Mcnair si ritrovò al suolo, lo finì con uno Schiantesimo e fece per riprendere
fiato. Grave mossa, pensò in seguito.
Aveva
abbassato la guardia per un attimo, solo un secondo e quel lampo di luce verde
era partito. Aveva avuto appena il tempo di voltarsi oltre la sua spalla e poi
tutto era accaduto così in fretta che aveva fatto fatica in un primo momento a
mettere a fuoco la situazione di quello che era accaduto.
Una
forte onda d’urto, arcane parole pronunciate da una voce familiare e poi il suo
corpo pallido, i suoi capelli biondi per terra, contro il suolo bagnato di
sangue.
Dapprima
scioccata, allargò gli occhi. La prima cosa che realizzò fu la risata
orribilmente divertita di Lucius Malfoy davanti a lei e poi suo figlio Draco
privo di sensi ai suoi piedi.
“Draco!”
esclamò terrorizzata, accostandosi a lui. Lo prese per le spalle e provò ad
agitarlo. Non si accorse nemmeno che Zoe aveva lanciato un attacco contro
Malfoy Senior e che questo colto di sorpresa era stato costretto ad
allontanarsi, tuttavia tronfio del suo operato.
Sentì
a malapena le sue parole di scherno. “E’ così che finiscono i traditori!”
Si
accasciò contro di lui, senza nemmeno essersi accorta delle lacrime che avevano
preso a bagnarle il viso, copiose.
“No...
no no! Draco!”
Lo
richiamò più volte, senza ottenere risposta. Ormai il dolore aveva preso il
sopravvento e tutto quello che la circondava, il sangue,i feriti che si lamentavano, le urla di chi ancora
combatteva e i rumori degli incantesimi, era divenuto lontano e sfocato.
***
“Finalmente...
era da una vita che aspettavo questo momento...”
Harry
ghignò in direzione del Signore Oscuro non appena se l’era trovato di fronte.
Non appena la battaglie era iniziata, si era subito gettato nella sua ricerca e
per sua fortuna lo aveva trovato quasi subito verso il centro del giardino.
Pensava
sul serio quello che aveva appena detto. Dentro di sé avvertiva una carica di
adrenalina molto elevata ed era eccitato al pensiero che anni di lotte e di
allenamenti finalmente avrebbero avuto una fine quella notte. Era esaltato e
pronto a combattere contro il suo nemico di sempre... e a vincere, ovviamente.
Voldemort
lo osservò come se fosse un essere insignificante. Puntò i suoi occhi rossi
prima sulla sua figura e poi negli occhi speranza e sbuffò divertito.
“Sei
incauto, giovane Potter.” replicò con voce dura.
“E
tu non hai ancora capito con chi hai a che fare.” fece al contrario Harry,
innervosito. Odiava quell’essere con tutte le sue forze. Col tempo il suo astio
si era acuito, soprattutto a causa di quella guerra in cui tutti erano stati
trascinati. Aveva visto amici e persone fidate andarsene cadendo durante quegli
scontri senza vincitori. Aveva letto sofferenza e stanchezza nei volti di tutti
e terrore in quello degli innocenti coinvolti senza volerlo.
Ed
era stanco di tutto ciò. Adesso il suo unico desiderio era quello di chiudere
quella guerra con un attacco definitivo al cuore del male.
Serrò
la presa sulla bacchetta, quando Voldemort ribatté ancora con cattiveria. “E’
proprio perché so chi ho davanti, mio povero, piccolo, stupido ragazzo. Sapevo
che sarebbe stata divertente questa serata e non mi sbagliavo. La tua morte
darà un tocco speciale a tutto ciò.”
Il
ragazzo strinse gli occhi e serrò la mascella. “Perché stupirsi... a te diverte
tutto questo scempio. Tu gioisci nel vedere queste cose...” una semplice
constatazione di quello che caratterizzava il Lord Oscuro.
Fu
il turno di Voldemort di sorridere maligno. “Ma come, Potter, non comprendi la
bellezza di questo spettacolo?” fece un gesto con la mano pallida e sottile,
per indicare lo scenario attorno a sé. “Guardati intorno. Guarda i volti dei
tuoi compagni confusi e disorientati perché non sanno più chi colpire. Nemici o
colleghi? Che dilemma...”
Strascicò
le parole come a voler aumentare nell’animo di Harry la sua rabbia.
Ma
la reazione del moro fu di piena sorpresa. Sgranò gli occhi, quando si accorse
che i suoi amici combattevano tra di loro. O meglio quando capì che decine di
Mangiamorte con le sembianze dei suoi colleghi si accanivano contro gli Auror
troppo sconvolti per capire cosa stesse accadendo. Tornò a guardare il suo
nemico con furia.
“Cosa
hai fatto...” mormorò con la voce che tremava.
Voldemort
cacciò una risata che si mescolò alle urla e alla confusione del giardino. “Ti
vedo sorpreso! Ebbene, non mi fidavo del figlio di Lucius e ho pensato bene di
correre ai ripari. Non potevo permettere che voi e Silente intralciasse i miei
piani.”
“La
pagherai, anche per questo.” furono le ultime parole di Harry, prima di
scagliarsi contro di lui. Fece un salto in avanti ma scomparve subito dopo,
riapparendo al fianco del Signore Oscuro. Questi schivò senza difficoltà il
colpo che il ragazzo tentò di infierirgli, facendosi indietro.
Puntò
la bacchetta contro di lui e pronunciò una Cruciatus, che il moro evitò
scomparendo di nuovo. Riapparve poco più a destra e fece altrettanto, ma anche
questa volta l’incanto andò a vuoto.
Harry
imprecò senza ritegno, ma appena posato piede per terra, tentò un altro
attacco. Lanciò un’altra maledizione, e questa volta fu in contemporanea con lo
stesso Oscuro. Le loro bacchette si incatenarono, ma il loro legame durò poco
perché il ragazzo lo interruppe bruscamente, nel tentativo di un assalto in
contro piede.
Sfiorò
una guancia del Lord Oscuro con un Diffindo e trattenne a stento un urlo di
rabbia, al pensiero che avrebbe potuto lanciargli contro un’Avada Kedavra
invece di quel misero incantesimo. Lo vide ancora ghignare apertamente e
aggredirlo con una maledizione che quasi non lo beccò.
Digrignò
i denti infuriato, stringendo maggiormente l’arma. Perché non riusciva a
batterlo? Possibile che fosse ancora troppo potente per lui?
Attaccò
ancora una volta, scagliando due incantesimi molto velocemente. Voldemort evitò
il primo, ma poi usò come scudo uno dei suoi sottoposti per non essere preso
dal secondo. La mossa destabilizzò Harry a tal punto che l’Oscuro riuscì a
fermarlo pronunciando una strana formula con il braccio disarmato.
Potter
avvertì una dolorosa stretta sul collo che gli impedì di respirare
correttamente. Provò a muovere le mani, come a voler scacciare
quell’intrusione, ma l’unico spostamento fu quello dell’aria pregna dell’odore
acre del sangue.
Vide
il sorriso diabolico di Voldemort farsi più aperto, mentre la bacchetta
scivolava via dalle sue mani con un Experliarmus. Il suo sconforto durò solo
qualche istante, perché passò al contrattacco, proferendo alcune parole in
runico.
La
sua gola tornò finalmente libera, lasciando che si accasciasse al suolo
tossendo. Ebbe solo alcuni attimi per riprendersi e poi corse in direzione
dell’arma per recuperarla. Il Lord lo attaccò ancora con una maledizione, ma
questi riuscì ad abbassarsi in tempo e a raggiungere con una capriola la sua
bacchetta.
La
sollevò contro un mucchio di macerie facendole arrivare contro il nemico.
Scagliò poi un incanto Senza Perdono, sperando di riuscire a colpirlo. Grave
errore fu il suo.
La
visibilità, già difficoltosa per via della battaglia che imperversava, si fece
ancora più ridotta quando Harry utilizzò quei massi per indebolire
l’avversario. Quello che non vide fu la sparizione dell’Oscuro e la sua
ricomparsa proprio alle sue spalle.
Un
attimo dopo giaceva a terra in preda a forti spasmi che lo lasciarono ancora
senza fiato.
Voldemort
aveva preso a torturarlo con una Cruciatus senza pietà. Sorrideva nel vederlo
prostrato ai suoi piedi e incapace di rialzarsi.
“Come
vedi non mi sbagliavo, Potter. Tu non sei in grado di battermi.”
Parole
due ma vere che risuonarono nelle orecchie del giovane, demoralizzandolo ancora
di più. Strinse i pugni con quanta forza lo permettesse in quel momento e tentò
di vincere la maledizione inutilmente.
Soffriva
come non mai, ma certamente il dolore che provava dentro di sé, nell’ammettere
che l’Oscuro stava per sconfiggerlo, era ancora più intenso di quello fisico.
Voldemort
lo liberò dalla maledizione, ma approfittando del fatto che fosse ancora
dolorante, gli lanciò alcuni incantesimi di taglio che andarono a ferirlo in
più punti del corpo. Non uscì un gemito dalla sua bocca, nonostante il sangue
prese a sgorgare a fiotti dalle ferite profonde.
Serrò
i denti con così tanta forza da farsi male, mentre piegato per terra, cercava
inutilmente un sostegno o un modo per liberarsi dalla quella condizione che lo
avrebbe solo condotto alla morte.
In
quegli istanti, rivide i suoi amici, i suoi colleghi e poi Zoe e maledisse la
sua incapacità. Non li avrebbe rivisti più ma soprattutto loro avrebbero perso
l’unica speranza. L’ultimo miraggio che ancora dava la forza a tutti di andare
avanti.
Un
miraggio inutile però, da quello che poteva constatare. Un miraggio stupido e
davvero incosciente come aveva suggerito lo stesso Voldemort.
Con
la vista annebbiata dalla debolezza, causata anche da un’altra Cruciatus,
sollevò lo sguardo proprio quando l’Oscuro si preparò a lanciare l’ultimo
incantesimo, quello che avrebbe posto fine a tutto.
Trattenne
il respiro, nell’istante in cui sulla punta della bacchetta comparve un raggio
di luce verde. Ma poi la stanchezza e il dolore prevalsero.
Non
seppe più niente di quello che accadde dopo, tranne che avvertì una presenza
che si frappose tra lui e la morte e poche parole sussurrate da una voce tanto
familiare quanto stanca.
Saaaaaaaaaaalveeeeee
a tuttiiiiiiii! Nonostante quello che si pensi, non sono resuscitata dai
morti... o meglio.... sono resuscitata tra i vivi, visto che ho avuto un’estate
parecchio caotica. Prima esami e pc pieni di virus, poi partenze e pc senza
internet (ho un pc sfigato... ha rischiato di essere gettato dalla finestra
però...), insomma in gran casino!
Ma! C’è un Ma.
Finalmente ho postato. Doveva essere l’ultimo capitolo a dire la verità, ma....
era troppo lungo perciò ho deciso di spezzettarlo (il prossimo arriverà
moooolto presto, visto che è quasi scritto, tranquilli). Spero vivamente di non
rischiare la morte per come è finito. Tutto verrà spiegato nel prossimo
capitolo, tranquilli... e vedremo anche che fine fanno tutti ^^
E adesso vi
ringrazio! Come sempre adorabili!^___^
Florinda: ti ringrazio, ma vedi,
non sempre gli aggiornamenti dipendono da me. Per scrivere ci vuole
concentrazione e taaaanta ispirazione. Spesso con tutto il da fare che ho
queste cose tendo a perderle... e sinceramente scrivere qualcosa forzata che
poi non sarà mai allo stesso livello di quello che mi esce fuori quando sono
ispirata, mi spiace. Non solo per me, quanto per voi. Cqm grazie per i
complimenti ^^
Nisi
Corvonero:
ehehehehe Draco è un bell’angelo decaduto, non c’è che dire... e poi...ç_ç cos’ha
fatto per Ginny...
Marcycas –
The Lady of Darkness: *Draco si solleva da terra, dove giace e solleva il braccio in
direzione di Lady e Marcycas* G-g-g-grazie.... certo potevate accorgervene
prima... ho rischiato di morire... e adesso.... *Non finisce la frase perché
torna ad accasciarsi al suolo*.... ehehehehehhe... me bastardaaaaaaaa, me
sadicaaaaaaaaaaaa..... ahhhh, cosa non fanno le incazzature, mi divento di un
maligno! :*
Stellina: ‘azie!=^^=...
allora... beh... ehehehehe <--- risata nervosa.... Draco e Ginny dovevano
chiarirsi... poi però lui.... e poi in battaglia... ok, la smetto, peggioro le
cose mi sa...^^’’’
Opalix: allora.... grazie
innanzitutto per la storia del capitolo^^... poi... a dire la verità, come
avrai letto, Draco in realtà si è avvicinato a Ginny non per amore ma per
gioco. Solo dopo averla frequentata, si è reso conto di provare qualcosa per
lei che aveva avuto in passato con la storia della Stamberga, una piccola
scintilla. Ron... è Ron. Ho voluto che aiutasse la sorella invece di reagire
come farebbe il solito Ron. Diciamo che è maturato..... però non ho idea di cosa
abbia potuto fare quando Ginny ha lasciato la base quella sera.... chi lo sa,
lascio all’immaginazione ^^..... quanto alla promessa è quella che Ron fa a
Ginny quando vanno in gelateria; lui le dice che non si sarebbe più messo in
mezzo nella sua vita. Perciò resta coerente con la sua promessa. Ed è tutto! ^^
un bacio!:*
Gea Kristh: ti ringrazio per il
pensiero^^ ehm... son passati un po’ di mesi, chiedo umilmente perdono ^^’’’
Ellie: ehm.... *Ryta osserva
la versione mummificata di Ellie che a furia di aspettare è diventata così* Ne
sono passati altri tre di mesi...eh..... chiedo veniaaaaaa! Mi ha fatto penare
sto capitoloooo! ç_ç scusate, mi dovrei fustigare da sola... cmq
graziegraziegrazieeeeee!^___^
Serena: °.° sei stata
fortunata... c’è gente che aspetta questo capitolo da sei mesi... cmq ‘azieeee!
Purtroppo non ho letto il sesto libro (e sto fremendo... maledetta Salani!!!
Proprio a Gennaio doveva pubblicarlo in italianooooo?!), perciò non ho idea di
cosa accada ç_ç un bacio!:*
Ed è tuuuutto!
Un grazie ancora a tutti e anche a quelli che non commentano! Ci sentiamo nel
prossimo e ultimo chaaap!
Ryta Holmes
Titolo del
prossimo capitolo: "Boh... non l’ho ancora deciso...^^’’’"
Capitolo 12 *** Uno sguardo al passato... per dare speranza al domani ***
12
Sei Il Mio Nemico
Capitolo 12
Uno sguardo
al passato...
per dare la
speranza al domani
Il
cielo quel giorno era limpido e senza una nuvola. L'aria ancora calda di fine
Agosto, torturava leggermente i presenti su quella collina piena di verde, vestiti
nei loro abiti scuri a lutto.
C'era
chi aveva optato per un incantesimo refrigerante, ma la maggior parte aveva
considerato quello un piccolo fastidio da ignorare, visto lo stato d'animo in
cui tutti versavano.
Osservavano
la tomba, fasciata da un drappo rosso scuro con un araldo dorato con le
sembianze di una Fenice, lo stemma dell'Ordine. Il silenzio era rotto soltanto
da alcuni singhiozzi e dalla voce del sacerdote che parlava con voce grave, ma
appassionata.
E
loro erano tutti lì. Il volto chino, l'espressione lugubre, il morale a terra.
Lì, per dare l'ultimo saluto al loro grande Generale Albus Silente.
L'uomo
che si era per primo opposto al potere di Voldemort, l'uomo che aveva guidato i
suoi compagni sempre nel migliore dei modi, l'uomo che per anni era stato ad
Hogwarts uno dei più grandi Presidi che la scuola avesse mai avuto. L'uomo che
aveva sprecato la sua vita sempre alla ricerca di un modo per fermare il
Signore Oscuro e che l'aveva persa per salvare l'unica speranza che il mondo
magico avesse per avere finalmente la pace.
Aveva
dedicato anni e anni della sua esistenza a quello scopo ed era morto sempre per
lo stesso sogno. Un uomo certamente da ammirare, esempio per tutti coloro che
da lì in avanti avrebbero continuato quella lunga ed estenuante guerra.
Harry
era uno dei pochi che non fissava la bara. Aveva gli occhi puntati sul cielo,
lì dove iniziava dopo il verde della collina di quel piccolo cimitero.
Sorreggeva il suo peso con una stampella, non riuscendo ancora a camminare
correttamente per via di una terribile ferita che gli era stata inferta e che
gli aveva danneggiato i legamenti di una gamba.
Non
era l'unico ferito. Zoe, che era al suo fianco nascondeva sotto il mantello
scuro delle pesanti fasciature alle braccia, che erano state completamente
ustionate.
Hermione
e Ron, poco più distanti si tenevano per mano, mostrando diversi tagli sul viso
e alcune ferite alla spalla e ad un fianco. Ginny aveva una spalla bloccata da
un aggeggio scomodissimo, ma che non le permetteva di muoverla, visto che i
Guaritori le avevano consigliato di non farlo per almeno una settimana. Era
sempre la stessa che si ferì la prima volta contro Malfoy e che non aveva mai
curato adeguatamente.
E
intorno a loro decine di Auror, oltre a agli altri presenti, faceva foggia
delle più svariate ferite, causate da quella battaglia.
Erano
trascorsi tre giorni da quello scontro, tra i Babbani si era parlato di un
altro grave attacco terroristico, mentre nel mondo magico si era cercato in
qualche modo di stabilizzare la situazione. Impresa ardua, vista la perdita del
Generale dell'Ordine, ma tutti si era impegnati a far riprendere da dove si era
lasciato. A tornare a guardare oltre quella battaglia che si credeva fosse
l'ultima.
Questa
fu probabilmente la cosa più difficile. La guerra continuava e chissà quando si
sarebbe potuta trovare una soluzione. Accettare questo, sarebbe stato il punto
di partenza per risalire.
E
c'era chi lo aveva già fatto.
***
Zoe
del Vecchio sedeva angosciata sulle scomode panche di legno della sala d'attesa
adiacente alla sala operatoria. Stringeva convulsamente le mani, per quanto il
dolore glielo permettesse, viste le condizioni in cui versavano. Le erano state
fasciate molto leggermente, dopo che le avevano applicato una potente pozione
per guarire le ustioni.
Data
la gravità delle ferite, era stata avvisata che avrebbe dovuto sopportare
dolore e fastidio per diversi giorni, ma decisamente in quel momento quello era
stato il suo ultimo pensiero.
Saltuariamente
lanciava occhiate preoccupate verso la luce rossa posta sopra la porta della
sala in cui il suo Harry veniva operato nella speranza che gli venisse salvata
la vita.
Lo
aveva accompagnato terrorizzata da quando era stato recuperato dai Guaritori in
quell'albergo Babbano alla fine dello scontro. Era incosciente da allora e a
lei era stato subito detto che le condizioni erano piuttosto critiche.
Aveva
sospirato depressa, ma poi aveva sollevato il capo quando la sua attenzione era
stata catturata dall'arrivo di Ginny, la sua migliore amica.
Le
aveva porto un caffè, che lei aveva preso tra le mani tremanti, ringraziandola,
nonostante non avesse poi molta voglia di ingerire qualcosa. Sentiva che
avrebbe dato di stomaco da un momento all'altro.
Ginny
si era seduta poi al suo fianco sospirando e cacciando un'imprecazione per via
del dolore che il movimento aveva dato alla solita spalla ferita. E lei
istintivamente le aveva posato una mano sulla gamba, per accertarsi che stesse
bene.
La
rossa le aveva sorriso carezzandole una guancia, come a volerla calmare.
Avrebbe voluto che ci riuscisse, visto come si sentiva in quei terribili
momenti. Non avevano aperto bocca per i restanti minuti che seguivano il
verdetto. Poi la luce si era spenta improvvisamente e Zoe era sobbalzata
terrorizzata.
Quando
il Guaritore era uscito dalla sala, inquietantemente sporco di sangue sul
camice verde acido – il sangue di Harry!- aveva smesso completamente di
respirare. Si era imposta di riprendere, solo quando si era detta che così
avrebbe peggiorato le cose.
Il
medico si era avvicinato, ma in faccia aveva un'aria grave. Zoe si era
dimenticata di nuovo di respirare, sebbene Ginny le avesse posato una mano
sulla spalle, cercando di rassicurarla.
“E’
stato difficile... il signor Potter aveva delle ferite molto profonde e aveva
perso troppo sangue prima che arrivasse qui...” aveva iniziato il Medimago dopo
aver sospirato. La presa sulle mani era aumentata e la ragazza aveva dovuto
reprimere a forza un gemito per il dolore.
"Venga
al punto." le era uscito dalle labbra, forse con troppa durezza. Non
voleva attendere oltre, che le dicessero subito cosa ne era stato di Harry.
Il
Guaritore si era tolto la cuffietta, passandosi una mano sul volto sudato e
stravolto. Quanto ancora avrebbe continuato quella tortura? Aveva sentito la sua
amica fremere dietro di lei e immaginò che fosse pronta a saltare addosso
all'uomo per picchiarlo.
“E’
un uomo fortunato. O forse con una grande forza di volontà. Si è salvato per
miracolo.”
Quelle
parole le erano penetrare in testa stordendola. Per un attimo aveva pensato al
peggio, ma il mago era stato chiaro. Harry, il suo Harry era vivo. Si era
salvato.
Immediatamente
il peso che le gravava addosso si era sciolto e lei si era gettata al collo del
medico. Per quanto in un primo potesse si potesse pensare ad uno sfogo per quel
dottore così stupido, Zoe lo aveva invece abbracciato e gli aveva regalato due
baci sulle guance, continuando a ringraziarlo tra le lacrime.
L'uomo
aveva balbettato qualcosa imbarazzato e poi si era allontanato, dandole il
permesso di vegliare Potter non appena sarebbe stato portato nella sua stanza.
Zoe
sorrise ancora, continuando a ripetere a se stessa che Harry ce l'aveva fatta
ed era vivo. E adesso sarebbe andata da lui.
Si
era voltata verso Ginny, chiedendole di accompagnarla, ma l'amica aveva
rifiutato gentilmente. Se non avesse saputo il motivo per cui non volesse
allontanarsi, avrebbe certamente insistito. Ma alla fine si era ritrovata a
salutarla e ad osservarla sparire dietro i corridoi bianchi.
Aveva
sospirato sollevata, passandosi la mano fasciata tra i capelli. Poi si era
avviata verso la stanza in cui avrebbe trovato Harry. Quando aveva aperto la
porta e lo aveva scorto addormentato nel letto, con un'espressione quasi
serena, nonostante i tubicini che lo aiutavano a respirare aveva avuto
finalmente la certezza che tutto fosse andato per il meglio.
Adesso
sapeva quale sarebbe stato il suo compito. Sarebbe rimasta al suo fianco e lo
avrebbe aiutato a superare quel difficile momento, non appena si sarebbe reso
conto della situazione.
Perché
aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.
***
Ginevra
Weasley aveva salutato la sua amica Zoe, abbandonando la sala d'attesa.
Erano
state informate della buona riuscita dell'intervento di Harry e questo le aveva
risollevato il morale in una giornata che si era rivelata sin dall'inizio
terribile.
Il
primo raggio di luce lo aveva visto in quel momento, quando aveva saputo che il
suo amico era vivo e aveva visto Zoe finalmente sollevata abbracciare il
medico.
Ma
era l'unico al momento. Le pesanti conseguenze di quella battaglia gravavano
ancora terribilmente sul suo stato d'animo.
Erano
successe così tante cose...
Aveva
fermato il flusso dei suoi pensieri, quando era giunta, davanti ad una saletta
molto più appartata e osservata a vista da due Auror. Aveva sbuffato divertita
riconoscendo due reclute che non avevano partecipato allo scontro constatando
che se l’occupante di quella stanza, se ne fosse reso conto, probabilmente non
avrebbe avuto difficoltà a tentare una fuga.
Dopo
un segno di saluto ai due giovani, che le avevano ricambiato tornando composti
dalla posizione di riposo in cui erano, aveva bussato delicatamente alla porta
cercando con un grosso respiro, di prendere coraggio.
Non
aveva atteso risposta dall’interno. Era entrata con calma, palesando la sua
presenza ma restando cautamente sull'uscio. Fortunatamente aveva il peso del
corpo posato sulla maniglia, perché non appena aveva incrociato quegli occhi
grigi, che erano stati distolti da un quotidiano e avevano preso a fissarla con
serietà, aveva temuto una perdita repentina di forze.
Il
silenzio era seguito per qualche minuto buono senza che ancora nessuno dei due
aprisse bocca, poi Ginny si era arresa; un altro istante così e avrebbe
iniziato ad urlare.
"Ciao."
Draco
Malfoy non aveva risposto. Ripiegato però il giornale, che era stato posato sul
comodino l'aveva osservata in una muta richiesta di farsi avanti. Era seduto su
un letto identico a quelli della corsia, ma a veder bene il ragazzo sembrava
tutto fuorché degente.
Ginny
aveva roteato gli occhi al pensiero che solo qualche ora prima, lo aveva
creduto morto tra le sue braccia.
"Come
stai?" gli aveva chiesto avvicinandosi e sedendosi sulla sedia che
costeggiava il giaciglio.
"Bene."
era stato telegrafico lui.
E
la donna in risposta aveva deglutito. Scacciando il pensiero che lui non la
volesse lì, si era sforzata a fatica di apparire naturale. "I dottori
hanno detto che non credevano di poter vedere un uomo sopravvissuto ad
un'Av-"
"Come
sta Potter?" ma Draco l'aveva interrotta. Con una domanda assurda perché
potesse uscire dalle sua labbra, ma Ginny la tradusse come un chiaro messaggio
per non parlare più di quanto era accaduto.
In
effetti nemmeno lei voleva poi tanto ricordare quello che era accaduto. Si era
sentita morire dentro, quando lui si era accasciato a terra, sotto la risata
diabolica del padre. Aveva creduto per degli istanti infiniti che fosse morto
per salvarle la vita, ma poi, posando il capo sul suo petto, aveva sentito il
battito flebile del suo cuore.
Era
stato a quel punto che Voldemort e i Mangiamorte erano svaniti,
Smaterializzandosi e ponendo così fine alla battaglia. Decine di Guaritori
erano accorsi soccorrendo i feriti e anche Draco era stato portato via per
essere curato.
E
adesso era lì. Si era svegliato come se nulla fosse, ricoperto solo delle
ferite che gli erano state inferte prima di avvicinarsi a Ginny.
Aveva
chinato lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia. Quella discussione era
così tesa da farle paura.
"Harry
è vivo. A quanto pare il medico che l'ha curato dice che si è salvato per
miracolo."
Malfoy
aveva fatto schioccare la lingua. Tanti anni di odio non potevano certo
cambiare le cose all'improvviso e Ginny dubitava fermamente che a lui
importasse qualcosa del ragazzo con la cicatrice.
"Se
ti può interessare è morto Silente." aveva però aggiunto aspra, decidendo
di guardare il piccolo e anonimo tavolino vicino al muro che fronteggiava il
letto. Anche se riusciva in parte a capirlo, non sopportava
quell'atteggiamento.
Draco,
che aveva per un attimo distolto l'attenzione da lei, era tornato velocemente a
studiarla, cercando di capire le sue emozioni. Vedendola mordersi il labbro
inferiore aveva continuato a tacere.
"Ha
cercato di aiutare Harry, ma non è riuscito ad evitare la Maledizione." la
spiegazione era giunta comunque, pronunciata da quelle labbra tirate affinché
non scoppiasse in lacrime.
Le
era bastato socchiudere per un attimo gli occhi, perché le tornasse in mente
quella piccola folla di Auror che circondava mesta il cadavere del loro vecchio
preside nonché generale dell'Ordine della Fenice.
A
quanto si diceva tra i testimoni, si era frapposto tra l'Oscuro e Potter,
quando il primo aveva scagliato un'Avada Kedavra per uccidere il ragazzo.
Avrebbe potuto cercare di sviarla, ma il suo intento era stato anche quello di
colpire Voldemort, cosa che poi era andata in porto.
Mentre
il suo corpo senza vita si era accasciato al suolo, il Lord Oscuro, era stato
costretto ad una ritirata per via di un potente incantesimo che lo aveva
colpito ad un fianco, togliendogli il respiro.
Probabilmente
se fosse stato colpito al petto, Voldemort sarebbe morto, ma purtroppo la
maledizione Senza Perdono era stata più veloce di quell'incanto ed era stato
perciò impossibile centrare il bersaglio.
E
così Albus Silente era defunto, sacrificando la propria vita per salvare, non
soltanto Harry, ma anche tutti i suoi Auror che senza la guida del Ragazzo
Sopravvissuto, avrebbero potuto fare ben poco contro quel nemico invincibile.
Draco
Malfoy non voleva sapere altro da Ginny. Immaginava quanto potesse essere
difficile quella situazione, ma non riusciva comunque a comprenderla. Lui non
aveva mai avuto fiducia nel suo signore, né gli aveva mai riposto speranze come
aveva fatto suo padre. Per lui Voldemort era sempre stato un aguzzino, pronto
ad usare lui e i suoi compagni per ottenere il potere esclusivamente per se
stesso.
Quanto
a Ginny, sarebbe scoppiata a piangere se fosse rimasta ancora lì dentro e
sinceramente era anche stufa di quel silenzio. Era entrata per chiarire, non
per parlare di Potter e di Silente... ma evidentemente questo a Malfoy non
importava.
Si
era alzata in piedi con uno scatto nervoso, stringendo i denti. "Devo
andare." Ma non aveva raggiunto l'uscita, che si era sentita ancora in dovere
di fermarsi. La sua voce l'aveva costretta.
"Noi
siamo nemici, non avrebbe mai funzionato."
Le
lacrime che fino a quel momento erano rimaste ferme sugli occhi in un suo vano
tentativo di reprimerle, erano scivolate lungo le sue guance arrossate. Aveva cercato
di deglutire per eliminare quell'odioso groppo alla gola, manon solo non c'era riuscita, aveva anche
permesso che la rabbia prendesse il sopravvento.
Si
era voltata stringendo gli occhi e fissandolo con la vista appannata.
"Non
avrebbe funzionato?!" e poi si era avvicinata ancora al suo letto, a
grandi passi. "Non avrebbe funzionato?! E cosa ne sai, se non ci hai
nemmeno provato? Come puoi dirlo se tutto quello che abbiamo vissuto nelle
ultime settimane è stata solo una farsa? Avanti, dammi una spiegazione
razionale."
Draco
non si era scomposto per quello sfogo e anzi l'aveva fissata per tutto il tempo
con il suo solito cipiglio austero. "Io sono un Mangiamorte e tu un Auror.
Le nostre cause sono diverse." aveva poi scosso lievemente la testa, assumendo
un tono irritantemente ironico. "Mi sembra che già questa dovrebbe essere
una spiegazione razionale."
"Sì,
Draco, peccato che questo discorso poteva valere il mese scorso, ma non
oggi." era stata la dura replica di lei. Si era seduta sul letto mentre
parlava e aveva incrociato quegli occhi grigi come un temporale estivo, con
aria risoluta, nonostante i suoi fossero ancora inondati di lacrime. Malfoy
però non le aveva dato il tempo di continuare.
"Giusto,
perché non c'ho pensato prima? Dopotutto adesso non sono più un Mangiamorte,
anzi sono un Mangiamorte rinnegato, ma che bella ironia. E per giunta mi
sbatteranno ad Azkaban. Sì, Weasley, le cose sono proprio cambiate."
"E
cosa pensi di fare? Di abbandonare tutto? Perché io non ce la faccio,
Malfoy."
Il
biondo aveva incrociato le braccia. "Dovresti farlo invece."
"No.
Sono disposta ad aspettare che tu esca da Azkaban, se proprio vuoi
saperlo."
"Ti
rovinerai la vita."
"Non
mi lamenterò."
Nell'istante
in cui l'aveva sfidato con i suoi occhi aveva preso la sua decisione. Non si
sarebbe arresa. E avrebbe lottato con tutte le sue forze per convincere lui e
tutto il resto del mondo che anche il loro era un amore possibile.
***
La
loggia della base dell'Ordine non era molto alta, ma la vista da lì era
tutt'altro che noiosa. Il fabbricato era situato tra la brughiera inglese
immerso nel verde e tra le colline deserte. Spesso era capitato che
passeggiando in mezzo a quella natura si riuscisse a trovare la tranquillità,
anche quando si aveva a che fare con gli animi più focosi.
L'erba,
alta fino all'inguine si muoveva lentamente, mossa dalla brezza e ipnotizzava
chi ne era circondato. Non vi erano molti alberi, tranne che per qualche
quercia in cima alle colline, tutto il posto era isolato e uniforme. Eppure mai
aveva rappresentato un'oppressione per coloro che ci vivevano.
Era
più considerato un rifugio, al sicuro dalla guerra e dalla violenza dei
Mangiamorte. Quando gli attacchi si erano fatti sempre più numerosi, molte
delle famiglie degli appartenenti all'Ordine si erano trasferiti nella base,
che aveva gli stessi incantesimi di protezione che ad esempio erano stati dati
ad Hogwarts e che le permettevano una certa sicurezza dalla pazzia di
Voldemort.
Ma
Harry Potter quel posto, lo preferiva di notte. Nelle notti di Luna Piena per
l'esattezza. La mancanza di altra vita di solito rendeva il posto piuttosto
buio e spettrale. Ma quando il satellite era pienamente illuminato, i campi
erano rischiarati da quei raggi, rendendo il panorama veramente suggestivo. Se
poi si aggiungeva il fatto che delle volte si poteva udire qualche ululato di
licantropo, l'effetto era sorprendente.
Ed
Harry era lassù, su quella loggia ad un'ora notturna, nella quale ormai tutti
erano nel mondo dei sogni. Fissava l'orizzonte, là fin dove il suo occhio
riusciva ad arrivare, vista l'irregolarità del terreno. E quella era l'ora in
cui i ricordi e tutti i pensieri, anche quelli più nascosti, tornano alla
mente, per rallegrarla... o tormentarla, come nel suo caso.
Aveva
sospirato stancamente, passandosi una mano sugli occhi. Poi aveva rinforcato
gli occhiali, riprendendo ad osservare lo spettacolo notturno.
Il
suo animo era spento. Non in subbuglio o colmo di rancore e vendetta, come
certamente tutti si aspettavano. Ma senza vita. Senza forze.
Aveva
visto con i suoi occhi, in un ultimo barlume di forze, gli ultimi istanti di
vita di Silente. Era vero, dopo aver saputo della profezia, il suo rapporto e
soprattutto la considerazione che aveva per lui, erano notevolmente cambiati.
Eppure in quegli anni era sempre stato una guida, un appoggio in cui credere.
Se c'era un problema, mentre tutti si affidavano al ragazzo Sopravvissuto, lui
pensava: 'C'è Silente.'
Sbagliato.
Sapeva di aver sempre sbagliato, facendo così, ma d'altronde il vecchio preside
aveva sempre cercato di accollarsi la maggior parte dei fardelli. Forse per
rimorso, o forse solo per pietà verso di lui, però l'unica cosa che gli aveva
affidato era stato di portare a termine la profezia.
E
infine aveva donato la vita per lui. Adesso si sentiva un verme se ripensava ai
loro incontri sempre più freddi e distanti, da quando quel giorno nel suo
studio, appena dopo aver visto Sirius morire, lui gli aveva rivelato la pesante
verità della Profezia.
E
ora.... ora doveva vedersela da solo. Da quel momento in poi non avrebbe più
potuto sorreggersi a nessuno. C'era solo lui davanti a quel destino ingrato,
lui.... e la sua incapacità.
Il
pensiero di non essere riuscito a portare a termine ciò per cui aveva sprecato
la sua vita negli ultimi anni, lo costrinse a trattenere il fiato, perché
avvertì i polmoni stretti in una morsa.
O
forse erano solo dolori post operatori... o magari tutti e due, vista la
situazione.
Si
era posato una mano sul petto, cercando di regolarizzare il respiro. Dopotutto
erano passati solo due giorni dallo scontro. E quella fuga notturna non gli era
stata certo autorizzata dai medici, che lo credevano tranquillo nel suo letto.
Ora
cosa doveva fare? Non era abbastanza forte per sconfiggere Voldemort... lo
sarebbe mai stato?
In
quel momento l'unica risposta che aveva in mente non era di certo positiva.
Insomma, dopotutto era da secoli che non faceva altro che allenarsi per
raggiungere il Signore Oscuro e sconfiggerlo. E dopo tutti quegli sforzi, che
cosa aveva ottenuto?
Un
bel niente, anzi aveva privato la comunità magica dell'unico uomo che fosse mai
riuscito a tenere testa a quel pazzo criminale e che sicuramente sarebbe potuto
riuscire in quell'impresa meglio di lui!
Un
abbraccio, caldo e saldo da dietro le spalle, aveva interrotto bruscamente il
flusso dei suoi pensieri. Non era sobbalzato, nonostante per via di tutte le
sue preoccupazioni, non si fosse accorto prima dei movimenti alle sue spalle.
Ma
d'altronde, Auror lo era anche lei, perciò sapeva bene come muoversi, senza
essere notata. Si era rilassato con quel contatto, rilasciando l'ennesimo
sospiro.
"Non
dovresti essere qui." la voce di Zoe era risuonata dolce, non era riuscita
ad essere severa.
Harry
si era aggrappato alle sue braccia, posandovi sopra un bacio. "Avevo
voglia di pensare."
"Tu
pensi troppo." se si fosse voltato, avrebbe potuto notare la sua aria
imbronciata. "E se devi venire quassù per farti tornare tutti i sensi di
colpa, preferirei tornassi nel tuo letto."
Una
breve risata amara, era sfuggita dalle labbra del mago. "Non penso che
dentro un letto possano abbandonarmi, i sensi di colpa."
Era
seguito un minuto di silenzio, nel quale la ragazza aveva serrato maggiormente la
presa, nonostante le ustioni che ancora aveva alle braccia. Poi aveva fatto il
giro del muricciolo su cui lui era seduto e gli si era accostata con un'aria
preoccupata stampata in viso.
"Ascoltami
Harry... è inutile dirti che non dovresti farti una colpa per quello che è
successo. Purtroppo nessuno potrà mai capirti, perché sei l'unico che ha questo
compito così pesante sulle spalle. Però una cosa puoi farla. Ed è guardare
avanti."
Aveva
fatto una pausa, nella quale aveva preso fiato e forse cercato le parole adatte
per convincerlo. "Se Silente è morto lo ha fatto per te, non perché ti
riempissi di rimorsi, ma per permetterti di vivere e di portare a termine ciò
per cui ti sei tanto impegnato in questi anni."
Aveva
ritenuto giusto interromperla, perché quelle parole avevano avuto l'effetto di
arrivargli dritto al cuore e un po' per paura, un po' perché facevano anche
male, non voleva più ascoltarle.
"Mi
sono impegnato per farmi quasi uccidere da Voldemort."
Lo
sguardo di Zoe era stato impagabile. Aveva aggrottato la fronte e stretto le
labbra in una smorfia che ricordava tanto una bambina sul punto di offendersi.
Poi aveva reagito, rifilandogli uno scapaccione. E Harry l'aveva fissata
sbigottito.
"Ed
è così che sprechi il suo gesto?" una domanda semplice e lineare. Una
cruda verità.
Arrendersi
voleva dire gettare fango sulla morte di Silente, su tutti i suoi sacrifici e
sulle speranze che aveva sempre riposto in lui. Aveva chinato lo sguardo,
combattuto e non aveva notato che l'espressione della strega si era raddolcita.
La
mano che prima lo aveva picchiato, aveva preso ad accarezzargli lentamente la
nuca. "Se hai perso è solo perché evidentemente non eri ancora pronto. Ma
se esiste la profezia, è anche vero che prima o poi dovrai riuscire a
raggiungerlo, no?"
"Harry
le persone che sono morte per te, non l'anno fatto perché tu potessi
pentirtene, ma perché portassero avanti il sogno di pace che tutti desiderano.
Lo so che è pesante e che vorresti tanto avere una vita serena, ma purtroppo
questa è la strada che il destino ci ha posto. E dobbiamo percorrerla."
La
sicurezza che aveva avuto fino a quel momento, nella voce, si era spezzata
appena, quando era improvvisamente arrossita, chinando il capo. "E io sono
qui perché possiamo farlo assieme."
Come
aveva potuto dimenticarsi di lei? Come aveva fatto a credere di essere solo?
Lui non era mai stato abbandonato da nessuno. C'erano amici pronti a tutto per
lui e una donna che aveva deciso di farsi carico dei suoi problemi e dei suoi
capricci.
L'aveva
abbracciata di slancio, stringendola forte a sé. E aveva mormorato un flebile
"Scusami." con tono mortificato.
Era
per lei e per tutti gli altri, che avrebbe continuato a combattere. E un giorno
sarebbe stato pronto per portare finalmente a termine quella maledetta
profezia. Così, anche chi aveva perso la vita in quella sanguinosa guerra,
avrebbe potuto finalmente riposare in pace.
***
Certamente
quella non era proprio una serata felice, si era ritrovato a pensare Ronald
Weasley, quando era calato per l'ennesima volta il silenzio in quella piccola
camera – la sua – dove lui ed Hermione Granger avevano deciso di trascorrere
una tranquilla serata da soli.
Il
giorno seguente avrebbero dovuto affrontare il funerale di Silente e nonostante
tra lui e Hermione non si facesse parola su quello che li aspettava, sembrava
che il pensiero aleggiasse continuamente tra quelle quattro mura.
D'altronde
erano stati giorni terribili, gli ultimi. La consapevolezza che la guerra in
realtà non solo non era finita, ma che l'ultima battaglia si era conclusa con
una bruciante sconfitta, aveva riempito i cuori di tutto il mondo magico di
angoscia, ma soprattutto in chi da tanti anni continuava a lottare in prima
linea.
Aveva
sospirato mestamente, sentendosi ridicolo al pensiero che quella serata sarebbe
potuta andare diversamente e che il piano a cui aveva pensato, era andato in
fumo come la fine delle ostilità.
Hermione
aveva arcuato entrambe le sopracciglia, studiando i movimenti del suo
fidanzato. "Non... non ti piace il dolce? Perché forse avremmo dovuto
prendere quell'altro, in effetti questo non è granché, ha-"
"Hermione
calma! Il dolce va benissimo." l'aveva interrotta lui, seriamente
perplesso.
Sapeva
che quando si comportava così era perché si sentiva nervosa e a buon ragione
anche a disagio. Avevano preso la loro cena alla mensa della base, ma invece di
consumarla con gli altri compagni, avevano approfittato del fatto che la camera
di Ron fosse libera, in assenza di Harry che era ancora in Infermeria e avevano
consumato lì il pasto per poi starsene tranquillamente assieme.
La
ragazza si era fermata, trattenendo improvvisamente il fiato e aveva scosso il
capo. "Ah, ok..." si era ritrovata poi a mormorare prendendo a
fissare il piatto, da cui aveva toccato ben poco.
Certo
che se l'atmosfera doveva essere quella, avrebbero fatto meglio a mangiare con
gli altri. Ron si era alzato in piedi, stufo di quella situazione e aveva
posato il tovagliolo nel piatto. "Che dici, andiamo a letto?"
La
domanda era sorta ingenuamente, di certo senza secondi fini, ma Hermione
sembrava che l'avesse presa in maniera diversa. Era arrossita come se fosse
stata la prima volta e aveva annuito a disagio, senza spiccicare parola.
"Ehm...
ok... vado a farmi una doccia. O vuoi farla prima tu?" si era assicurato
il rosso, cercando di ignorare quella reazione e desiderando di chiudersi
velocemente in bagno per respirare un'aria diversa.
"N-nono!
Vai... io l'ho già fatta prima in camera.... intanto tolgo tutto di qui."
aveva indicato la scrivania che avevano usato come piano d'appoggio per
banchettare.
Ron
aveva annuito lentamente, voltandosi verso la sua meta e raggiungendola con
un'andatura più veloce. Hermione aveva notato quel particolare e non era
riuscita a trattenersi dal mordersi con forza il labbro inferiore.
Si
sentiva una stupida, ma pensare di starsene con il suo ragazzo, quando tutti
piangevano la morte del loro Generale la faceva sentire un'ipocrita. Reprimendo
un fastidioso groppo alla gola e delle altrettanto seccanti lacrime, aveva
iniziato a rigovernare la pseudo-tavola, con gesti piuttosto nervosi e
affrettati.
Era
furiosa con se stessa e con Ron, perché non le diceva niente, con Silente che
li aveva abbandonati, con Voldemort che era troppo forte, con Harry che non era
riuscito a fermarlo e con un'infinità di altre persone. E l'unica cosa che era
in grado di fare era piangere e far esasperare il suo compagno.
Non
si era nemmeno accorta di aver dato un colpo ad un barattolo posto assieme a
degli altri portapenne in un angolo della scrivania. E solo quando questo era
rotolato a terra, aprendosi e spargendo ovunque il suo contenuto aveva
imprecato sollevando gli occhi al cielo.
Ci
mancava solo quello. Si era piegata, abbandonando la sua precedente
occupazione, dedicandosi a quella nuova. Era incredibile quante cose contenesse
quel recipiente, ma si ritrovò a constatare quanto fosse sorprendente cosa
anche nascondesse.
Una
scatolina di velluto blu scuro era rotolata fuori e giaceva appena a due
centimetri dalla sua scarpa. L'aveva raccolta, rialzandosi in piedi e l'aveva
fissata per cinque minuti buoni come incantata. A dire la verità in quel lasso
di tempo era riuscita a chiedersi almeno una cinquantina di volte se fosse stato
il caso di aprirla o meno.
E
quando aveva preso coraggio e l'aveva fatto realmente, si era vista costretta a
trattenere il fiato. E a sbiancare.
Un
piccolo diamante, circondato da un fedina di oro bianco, aveva brillato per un
istante nei suoi occhi sorpresi, prima di lasciare il posto ad un viso
sconvolto e dall'aria arruffata per via della doccia.
"O-oddio...
l'hai trovato."
Hermione
aveva avuto per un attimo la sensazione che sarebbe svenuta. Ma poi Ron si era
avvicinato così velocemente che neanche ci aveva fatto caso e aveva racchiuso
la scatolina e le mani della ragazza tra le sue.
"A-ascolta!
Volevo dirtelo dopo la battaglia, ma visto come sono andate le cose ho cambiato
idea, cioè, non credevo fosse il caso vista la situazione, anche se in realtà
volevo farlo.... io..."
E
dopo il fiume di parole, si era perso per strada non sapendo più cosa dire, né
come continuare quella che sarebbe dovuta essere una dichiarazione di
matrimonio in grande stile, ma che alla fine si era ridotta ad una stupida
spiegazione sul perché non lo avesse fatto.
Hermione
lo aveva fissato con gli occhi sbarrati, senza dire una parola, poi forse si
era ricordata che sapere anche respirare.
"Tu...
volevi... sposarmi?"
A
quella domanda, Ron aveva scosso il capo in su e in giù con piccoli scatti. Ma
poi aveva preso ad agitarsi, perché mai si sarebbe aspettato che Hermione scoppiasse
a piangere improvvisamente, chinando il capo.
Centinaia
di interrogativi e di pare mentali gli erano sfrecciate nel cervello a velocità
assurda, confondendolo non poco. E mentre le orecchie gli erano diventate di un
rosso porpora, aveva allargato le braccia facendosi più vicino alla riccia.
"Oddio!
N-non volevi? M-mi dispiace! Lo so che non era il momento o forse non volevi
proprio..."
Gli
ci era voluto un po' per percepire tra le sue parole e i singhiozzi della
ragazze quella risposta flebile.
"Sì....
sì... che lo voglio."
Dire
che gli si era seccata la gola era poco. Aveva cercato di deglutire un paio di
volte, ma alla fine si era arreso, preferendo stringerla forte tra le braccia e
affondando il viso nell'incavo del suo collo.
Non
poteva crederci, lei voleva davvero sposarlo.... voleva diventare sua moglie!
Aveva dovuto ripeterselo più di una volta perché ancora stentava a rendersi
conto di quanto fosse reale ciò che stava vivendo e che fino a quel momento
aveva potuto solo immaginare.
Aveva
scostato il capo, incrociando i suoi occhi appannati dalle lacrime e si era
sentito morire. "Ti amo..." un mormorio appena udibile contro le sua
labbra prima di baciarla, mentre con gesti leggeri le cancellava le tracce del
pianto dalle guance.
Hermione
aveva ricambiato a quel bacio con bisogno, come se fosse stato ossigeno e poi
lo aveva stretto nel suo abbraccio, non riuscendo ancora a frenare le lacrime.
Non poteva immaginare una vita senza Ron e appena avrebbero avuto la
possibilità avrebbero sancito quell'unione ancora di più.
Sposandosi.
Quella parola faceva uno strano affetto per loro due, ma presto si sarebbero
abituati.
Perché
da quel momento in poi avrebbero guardato al futuro assieme e avrebbero
continuato a percorrere quella strada così piena di ostacoli uniti da uno dei
vincoli più indissolubili.
***
Il
Ministero della Magia era come sempre affollato a quell'ora del mattino. E da
un po' di tempo a quella parte, persino la zona dell'Ufficio Misteri lo era
diventata. Le numerose sedute del Wizengamot, le riunioni per escogitare nuove
offensive contro il nemico, lo studio di nuove tecniche di combattimento e
magia avevano reso quella parte del Ministero, tra le più frequentate assieme
alla sezione Auror.
Ginny
sedeva su una panca, osservandosi i piedi che teneva dritti davanti a sé, anche
se in realtà non li stava realmente vedendo. Il suo sguardo vagava più nei suoi
pensieri e nelle sue preoccupazioni che di lì a poco avrebbero avuto una
svolta.
"Non
hanno ancora deciso?" la voce di Harry Potter le giunse alle orecchie,
chiara e tranquilla, come se si aspettasse tanto tempo per quella sentenza.
Lei
sollevò lo sguardo, mantenendolo per qualche istante. Scosse il capo, cacciando
un sospiro e facendo posto all'amico che con difficoltà per via della stampella
e della gamba fasciata, cercava di sedersi al suo fianco.
"Accidenti...
per quanto ancora dovrò girare con questa roba?" si lamentò seccato il
mago, agitando davanti agli occhi il sostegno.
"Fino
a quando non ti reggerai di nuovo in piedi come si deve, Potter. Dovresti
saperlo."
"Oh,
ti ringrazio, Ginny. Mi hai illuminato con questa risposta." la replica
era stata scherzosa e la ragazza aveva notato che lo scopo era quello di cercare
di rilassarla.
Sorrise
dandogli una leggera gomitata. "Scommetto che la tua ragazza non fa che
ripetertelo."
L'espressione
disperata del moro fu impagabile. "Continuamente! E non hai idea di quanto
altro mi ricordi ogni giorno!"
Ginny
ridacchiò divertita pensando a Zoe in versione fidanzata. Si passò una mano tra
i capelli, cacciando l'ennesimo sospiro. "Chissà cosa decideranno."
Fu
a quel punto che Harry tornò serio. "Sta' tranquilla. E' vero, è stato un
processo parecchio difficile e decisamente Malfoy poteva risparmiarselo tutto
quel sarcasmo..." il tono si era inasprito improvvisamente. Gli ci era
voluta una pausa, perché tornasse normale. "Ma non dimenticare che ci ha
dato un grande aiuto... anche se poi non è servito a molto."
Quella
frase era rimasta in sospeso, senza che nessuno aggiungesse altro. Ma poi Harry
parve rendersi conto di aver sbagliato il momento, perciò si era affrettato a
rimediare.
"Se
siamo fortunati lo scagioneranno dalle accuse."
Ma
Ginny in quel momento non riusciva ad essere poi così positiva. "E se
invece qualcuno si ricorda che siamo sfigati?"
Harry
scrollò le spalle. "A quel punto vedremo. Ma non credo che avrà più di
dieci an-... cioè.... insomma, non gli daranno molto." si corresse
velocemente, lanciando un'occhiata preoccupata in direzione dell'amica.
"Non
c'è bisogno che cerchi di illudermi, Harry. Sono io stessa la prima a non
farlo. So quello che mi aspetta in questo caso."
C'era
stato un lungo respiro stanco da parte del giovane. Poi il silenzio, mentre si
passava una mano sugli occhi, evitando gli occhiali. "Dovrò farci
l'abitudine. Insomma.... è... Malfoy!"
La
rossa si lasciò scappare un gemito. "Guarda che lo so anch'io, ma che devo
farci? Ti prego Harry, posso capire che non lo sopporti, ma già devo badare a
mio fratello che ha intenzione di rinfacciarmelo a vita e di rendermi
l'esistenza nei prossimi anni, un vero tormento!" il suo tono era stato
sull'orlo della crisi di nervi.
Potter
pose le mani in avanti agitandole. "Ok,
ok, calma. Lo sai che io sono sempre stato più diplomatico di Ron, no?"
alla domanda però strinse gli occhi su di lei, perché lo sbuffo che aveva
cacciato gli era parso piuttosto ironico.
Incrociò
le braccia risentito. "Guarda che non è semplice, Ginny. E' di un nostro
nemico che stiamo parlando! Potrebbe aver ucciso dei nostri amici."
"Non
ne abbiamo la certezza. Nessuno lo ha mai visto farlo." replicò decisa,
ignorando di sua spontanea volontà il ricordo di quel giorno a Nocturn Alley.
Un
altro sospiro. Più seccato, ma deciso a chiudere la questione.
"E
tu come stai?"
"Sopravvivrò."
E
di nuovo silenzio, fino a che la porta del tribunale del Wizengamot non si era
aperta. Di colpo tutta la tensione si era acquietata per lasciare il posto ad
una leggera angoscia... per lo meno da parte di Ginny.
Harry
le aveva lanciato un'occhiata preoccupata, posandole una mano sulla spalla.
Quel calore le aveva dato una buona dose di coraggio, perciò dopo aver
ricambiato lo sguardo dell'amico con aria grata, aveva varcato la soglia
dell'aula con un passo molto più deciso.
Finalmente
avrebbe saputo cosa aspettava lei e Draco.
La
stanza era circolare. Da quanto aveva saputo dai racconti del Ragazzo
Sopravvissuto, era la stessa in cui lui al suo quinto anno aveva dovuto
affrontare il suo processo per non essere espulso da scuola. Ginevra la trovava
inquietante, soprattutto per quella sedia posta al centro su cui era stato
incatenato Draco.
Ma
d'altronde era quella la procedura, no? E alla fine non era nemmeno la prima
volta che assisteva ad un rito del genere; l'unica differenza era che quella
volta teneva seriamente alla persona inquisita.
Aveva
preso posto sulle prime file. Non c'era molta gente, tranne che per qualche
curioso, i presenti erano tutti Auror e persone che avevano testimoniato
durante il processo. Lo sguardo si era spostato velocemente al centro, quando
Malfoy era stato portato nuovamente davanti ai suoi giudici.
Era
stata il nuovo Ministro della Magia, Amelia Susan Bones a parlare, come capo
del Wizengamot. Si alzò in piedi, prendendo a leggere da un foglio di
pergamena.
"A
seguito di un lunga riflessione e di uno studio approfondito delle prove e dei
test, abbiamo preso la nostra decisione. Signor Draco Malfoy, le sue accuse
sono di omicidio e concorso di colpa come Mangiamorte. Sono molti gravi, lei lo
deve ammettere, ma non possiamo non tenere in considerazione l'operato che ha
svolto in favore dell'Ordine della Fenice."
Nella
pausa che era seguita, si era potuto udire distintamente Draco schioccare la lingua
con un tono pungente. Ginny gli aveva scoccato un'occhiataccia non vista né
percepita, ma che per un attimo aveva costretto lei a farsi violenza per non
urlargli di fare silenzio.
Il
ministro della Magia l'aveva squadrato con aria severa, ma poi era tornata alla
sua lettura senza commentare.
"Inoltre
non abbiamo nessuna prova che accerti il fatto che lei abbia mai ucciso
qualcuno, né testimoni che abbiano potuto confermarlo. E' fortunato da questo
punto di vista." un'altra occhiata grave a studiare la sua reazione che
però non c'era stata.
Draco
era rimasto immobile e sfidare con gli occhi di ghiaccio la sua interlocutrice
e Ginny pensò di sapere su cosa stesse riflettendo. Un testimone c'era e anche
attendibile, visto che si trattava di lei stessa. Eppure nessuno sapeva nulla.
Chissà quale commento gli stava frullando in testa in quel momento e quale
considerazione avesse di lei per quel gesto che probabilmente gli avrebbe
salvato la vita.
"In
conclusione questo tribunale ha deciso di dichiararla colpevole. E' impossibile
non tenere in considerazione i suoi trascorsi, ma abbiamo deciso di darle il
minimo della pena."
Ginny
strinse con forza i pugni chiusi, mentre tratteneva il respiro ormai da alcuni
minuti.
"Signor
Draco Malfoy, lei è condannato a scontare cinque anni nella prigione magica di
Azkaban. A seguito della quale sarà considerato libero e prosciolto da ogni
accusa. Questa è la decisione unanime del Wizengamot."
Un
brusio, dapprima lieve e poi via via sempre più intenso si propagò nella sala, nonostante
fosse quasi vuota. Solo Ginny era rimasta a fissare Draco senza riprendere a
respirare.
In
carcere. Lo sapeva. Non poteva aspettarsi di meglio, ovviamente. E adesso non
lo avrebbe rivisto prima di cinque anni.
***
La
saletta laterale che si trovava proprio di lato all'aula di tribunale era
piuttosto accogliente. Di solito vi si soffermavano i giudici prima di qualche
udienza e durante le pause ed era attrezzata in modo da non far mancare niente
a quelle autorità.
In
quel momento era vuota, tranne che per una figura seduta al grande tavolo
rettangolare che si trovava al centro della stanza. Aveva la schiena ricurva e
i gomiti posati sul legno. La fronte posata sui palmi.
Era
stato Harry a dirle di aspettare lì dentro e sapeva anche il perché, anche se
non glielo aveva voluto dire. Si era incaricato lui stesso di scortare Draco
fino ad Azkban, o per lo meno aveva convinto gli Auror che dovevano farlo,
viste le sue condizioni e il fatto che non fosse ancora rientrato in servizio.
Non
volle sapere come ci fosse riuscito, ma poco dopo Malfoy entrò nella stanza da
solo e senza manette ai polsi. Si alzò in piedi di scatto, allargando gli occhi
e dandosi nuovamente della stupida per aver trattenuto per l'ennesima volta il
fiato.
Insomma
perché diavolo adesso si stava facendo prendere dall'angoscia. Sapeva a cosa
stava per andare incontro, ne era ben consapevole, perciò era inutile
continuare e piangersi sopra. Aveva preso una decisione e avrebbe continuato a
guardare avanti e a lottare, qualsiasi ostacolo avrebbe trovato davanti.
Se
la aspettavano cinque anni senza di lui, perfetto. Si sarebbe messa d'impegno
anche lei a far concludere quella guerra prima che lui uscisse da Azkaban, così
tutto sarebbe stato più facile e finalmente avrebbero potuto vivere in
tranquillità, senza più quel pensiero disarmante e inquietante, senza che
fossero 'nemici'.
Abbozzò
un sorriso, provando improvvisamente un certo imbarazzo. "Mi... mi hanno
detto che ti porteranno subito lì."
"Già,
nessun ultimo desiderio al condannato." ironizzò maligno, incrociando le
braccia e guardandosi intorno. Ginny lo fissò per qualche istante in silenzio.
Harry si doveva fidare parecchio di lei, visto che aveva lasciato Draco
completamente senza protezioni.
Chinò
lo sguardo, cacciando un sospiro. "Cinque anni sono lunghi..."
Non
aveva potuto vedere il sopracciglio alzato del biondo e la sua aria non tanto
sorpresa quanto come se si aspettasse quelle parole. "Hai già deciso di
arrenderti?" c'era stato scherno nella sua voce, ma solo per dimostrarle
che sapeva che non ci sarebbe riuscita.
"Certo
che no!" ribatté invece lei, decidendosi finalmente di incrociare i suoi
occhi.
Ginny
strinse le labbra, facendo qualche passo in avanti, le braccia rigide lungo i
fianchi. "Ormai ho preso una decisione Malfoy e la porterò a termine. E
non lo dico certo perché mi sono impuntata, ma perché quello che provo per te è
sincero."
La
sua voce era stata decisa, nonostante nelle ultime parole si fosse appena
incrinata. Poi non aveva retto più ed era stata costretta a chinare il capo,
prendendo a fissare un punto sul pavimento.
"Beh...
se è così che la metti..."
Draco
si era avvicinato di più a lei e con una mano tra il collo e la guancia le
aveva fatto sollevare il viso. Si chinò a baciarla tranquillamente, come se fosse
la cosa più naturale del mondo e quel rapporto fosse sempre stato quanto di più
lineare e semplice.
Ginny
schiuse le labbra, lasciando che quel contatto si approfondisse, ma non riuscì
a trattenere alcune stupide lacrime che avevano fatto capolino nei suoi occhi.
Quando
ripresero fiato, lentamente, una fronte contro l'altra, la donna era rimasta
con gli occhi chiusi, anche dopo che lui aveva ripreso a parlare.
"Vedremo
cosa ci aspetterà il futuro quando uscirò da quel posto. E se per ora amarmi ti
servirà ad andare avanti allora fallo. Forse sarà utile anche a me..."
Il
sorriso che era spuntato tra le lacrime si era accentuato. A parole sue anche
lui stava esprimendo i suoi sentimenti.
"Solo
una cosa."
Ginny
aveva sollevato lo sguardo, osservandolo incuriosita.
"Se
hai queste intenzioni, smettila di chiamarmi per cognome, sei ridicola."
In
risposta ricevette una gomitata fintamente stizzita, che alleggerì di colpo
l'aria che si era creata. Malfoy, dopo un attimo in cui aveva preso a
borbottare era tornato serio. "Devo andare."
Ginny
annuì asciugandosi finalmente le tracce di lacrime dalle guance.
"D'accordo."
Non
c'erano stati 'Mi mancherai' o dichiarazioni di amore eterno. Solo un semplice
quanto sentito 'Arrivederci', come speranza per quei prossimi cinque anni in cui
non si sarebbero visti, ma avrebbero continuato – almeno questo era quello che
Ginny sperava – ad amarsi e a farsi forza pensando all'altro.
E
chissà poi cosa ne sarebbe stato di loro, pensò Ginevra, mentre lo osservava
allontanarsi scortato da un paio di Auror e da Harry.
Prima
o poi lo avrebbe saputo. Per il momento non le restava che tenere sempre accesa
quella piccola e rassicurante speranza.
Ehilà! Siete
ancora tutti vivi? Vi state armando per venirmi a cercare e ad uccidermi?
Ehm..... ma un attimo! C'è una novità! La conclusione di questa storia è finita
un po' così, con l'amaro in bocca... ma se davvero vi piace e volete saperne di
più io avrei in cantiere anche il seguito. Mi basta sapere che vorreste
leggerlo e io lo scriverò immediatamente ^^
Altrimenti, per
una volta ci accontentiamo del finale non solito Happy-end in cui la giustizia
trionfa e il male perde... (ho fatto male? Perché se ho fatto male, ditemelo,
eh ^^')
Vorrei avere
qualche vostro parere, io di idee ne ho ancora a bizzeffe, perciò sono sempre
pronta! Spero che cmq vi sia piaciuto questo... Ho voluto concentrarmi un po'
su ognuno dei personaggi e spiegare come riescono ad andare avanti, anche se la
situazione non è delle migliori... sono curiosa di conoscere i vostri pareri!
>.<
Per il momento
passiamo a ringraziarvi, visto che vi siete sorbite questa storiella per tanti
capitoli... davvero grazie, avete avuto un bel coraggio ç_ç
Ellie: ciaoo ^^/ (me cerca di
fare la carina vista la conclusione della storia ¬¬) ehm... allora.... posso
ritenermi viva o devo subire qualche tortura? ç_ç Io lo prometto, se volete lo
scrivo il seguito, anzi ho in mente un'ideuzza proprio caruccia che.... ok, non
aggiungo altro... >>
Dady: ma nuuu! Ma Draco non
è morto, visto? Solo è un po'... ecco... finito ad Azkaban... ma poi esce! E
Ginny lo aspetta! Cioè, si chiariscono alla fine! (Stai accampando scuse...
NdDraco Silenzio, tu, fila dai Dissennatori! NdRyta ç_ç ndDraco)... spero che
cmq si piaciuto anche questo capitolo ^^'
Ruka88: ehehehehe non so se ti
faccia piacere questo, ma come avrai notato non sono morti né Draco né Zoe...
potevo forse distruggere quelle due povere coppiette di sfig- ehm.... di
innamorati? Nu... è già abbastanza quello che ho combinato dopo... credo.
Stellina: grazie ç_ç ormai
aspetto con ansia il sesto libro (anche se qualche anima 'simpatica' ha voluto
darmi qualche spoiler che avrei preferito non sapere -.-), nel frattempo mi
impegno a finire tutte le mie storie (che tristezza ç_ç)! Spero che questa sia
piaciuta anche con questo finale (giuro, c'ho pensato tanto e mi sembrava
troppo banale farla concludere tropo bene ç_ç) Cmq c'hai azzeccato, anche se
non l'ho scritto nella storia (credo che alla fine sia irrilevante), Draco
pronuncia delle parole arcaiche e così riesce a ripararsi dall'Avada Kedavra
(anche se in qualche modo c'è una buona dose di fortuna.... [Visto, Potter? C'è
chi può e chi non può... io può NdDraco -.-'' ndHarry]). Non potevo certo
permettere che morisse, no? ^.-
Gea Kristh: La risposta esatta è....
Silente! Mi spiace per il povero vecchio... ma adesso Harry dovrà vedersela con
le sue sole forze... chissà se ce la farà...
Serena89: W l'Ottimismo! E
infatti Draco è vivo e vegeto... leggermente Dissennato, ma vivo ^^'' Per
quanto riguarda le storie prima del sesto libro credo che ormai bisognerebbe
considerarle come tante alternative universe e divertirsi a leggerle
e scriverle... tanto io non mi stancherei mai!^.-
Hermia: ti ringrazio, davvero!
Fanno sempre piacere i vostri complimenti ^^ Per quanto riguarda Zoe, non
potevo lasciare che morisse; Harry è già abbastanza sfigato e lasciarlo ancora
da solo mi dispiaceva troppo, tanto più che serviva qualcuno di molto potente
che potesse salvare la vita a Potter senza che dopo essere morto, Voldemort ci
riprovasse (insomma, Voldie doveva essere ferito e chi poteva farlo se non
Silente?) Spero che l'idea sia piaciuta cmq ^^
E con questo è
tutto ç_ç Mi fa strano pensare che questo sia l'ultimo capitolo (anche se
volendo c'è il seguito)... divento sempre malinconica quando arrivo alla fine.
Cmq davvero ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia (anche chi non
ha commento! >.<) e spero che vi sia paciuta almeno un po'.