Sei il mio nemico

di Ryta Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuove vite ***
Capitolo 2: *** Ripensando a te... ***
Capitolo 3: *** Un delicato incarico: Missione Ambasciata ***
Capitolo 4: *** Sensazioni ***
Capitolo 5: *** Divergenze ***
Capitolo 6: *** Più vicino ***
Capitolo 7: *** Dubbi e certezze ***
Capitolo 8: *** Confusedly ***
Capitolo 9: *** Verità supposte ***
Capitolo 10: *** Answers ***
Capitolo 11: *** Donna o Auror? ***
Capitolo 12: *** Uno sguardo al passato... per dare speranza al domani ***



Capitolo 1
*** Nuove vite ***


01

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 1

Nuove vite

La silenziosa campagna londinese fu guastata all'improvviso dal suono acuto e intenso di una sirena, che richiamava all'ordine gli Auror dell'Ordine della Fenice. Nella base di addestramento, nascosta tra la brughiera, l'agitazione prese il sopravvento. Decine di Auror, intenti in quel momento, chi ad allenarsi, chi a fare una pausa, si precipitarono non appena sentirono il fischio della sirena, verso il cortile esterno della base, dove li attendeva il loro Comandante per istruirli e guidarli nelle loro operazioni.

"Muovetevi!" li esortava l'uomo autoritario, ma dall'aspetto bonario. "I Mangiamorte non aspettano che voi vi facciate belli! Se non ci sbrighiamo combineranno una strage!"

Tre Auror, che si trovavano nella saletta relax dell'edificio, intenti a sorseggiare una tazza di caffè bollente, scattarono in piedi non appena avvertirono il rumore della sirena, ma si attardarono rispetto agli altri che avevano già raggiunto il cortile.

"Dove accidenti è Ginny?" chiese l'Auror più alto, indossando un cappuccio sulla tuta grigia scura, che gli celò la capigliatura rossa come il fuoco.

"Non lo so... mi pare che dovesse fare un sopralluogo a Trafalgar Square... ma era una faccenda di lavoro top-secret!" spiegò l'unica ragazza del trio, mentre anche lei nascondeva una folta capigliatura castana sotto un cappuccio grigio.

"Allora, non disturbiamola... forza, ragazzi, andiamo prima che il comandante ci urli contro!" concluse il terzo, correndo verso il corridoio che conduceva al cortile.

"Aspettaci Harry!!!"

Arrivarono che il Comandante già aveva iniziato a spiegare ai suoi sottoposti la situazione, piuttosto frettolosamente.

"Ascoltatemi bene, tutti! Stanno attaccando un centro Babbano, si tratta di Trafalgar Square! Ora, state attenti, perché hanno preso in ostaggio diversi Babbani, e potrebbero ucciderli da un momento all'altro! Siate prudenti, ragazzi, e mi raccomando, fate un buon lavoro!!" concluse, mentre veniva accompagnato dai consensi urlati degli Auror, che sparirono all'istante Smaterializzati.

"Accidenti!" imprecò l'Auror dai capelli rossi, mentre spariva assieme ai suoi compagni.

*   *   *

L'Auror Ginny Weasley passeggiava con calma tra la folla che imperversava nella grande piazza di Londra. Era stata mandata in ricognizione, per quel caso che le era stato affidato e fu una fortuna che si trovasse lì, proprio quando un gruppo piuttosto folto di Mangiamorte, aveva attaccato il posto.

Immediatamente aveva dato l'allarme con la sua bacchetta e aveva indossato il cappuccio sopra la divisa per non farsi riconoscere. Quella era stata un'idea di Hermione. Indossare anch'essi dei cappucci come i Mangiamorte, per confonderli e per evitare che gli attacchi di quegli assassini si concentrassero spesso e volentieri su Harry Potter, che militava tra le file dell'Ordine assieme a loro. Il loro comandante si era rivelato molto interessato all'idea, tanto che negli ultimi attacchi avevano adottato quella tecnica con ottimi risultati.

Pensò bene di attendere i suoi compagni, dato il numero dei nemici, e di nascondersi assieme ad un gruppo di Babbani che si trovava vicino a lei.

Ma qualcosa andò storto. Aveva appena raggiunto la folla di persone nascosta dietro il separé di una pasticceria della piazza che nascondeva i tavolini posti fuori, che un grande boato nelle sue orecchie e una luce intensa, unite ad una folata di vento incandescente la catapultarono all'indietro, provocandole una rovinosa caduta per terra.

Un'esplosione.

Nonostante fosse dolorante si alzò in piedi con molta fatica e cercò di mettere a fuoco l'immagine che aveva davanti a sé. Le fiamme lambivano quella che fino ad un minuto prima era stata una delle più famose pasticcerie di Londra e bruciavano tutto quello che avevano trovato sul loro cammino.

Con orrore vide i corpi bruciati di alcune vittime e quelle che ancora correvano terrorizzate, mentre il fuoco le uccideva. Corse immediatamente in loro aiuto, e solo in quel momento si accorse che finalmente i suoi compagni l'avevano raggiunta e non avevano perso tempo a darle una mano.

Scagliò un incantesimo alle fiamme cercando di fermarle, ma queste dovevano essere state incantate con una magia, perciò fu impossibile impedire che l'edificio soccombesse sotto il potere del fuoco. Per fortuna, però, i Babbani colpiti furono portati in salvo, prima che finissero bruciati.

E quando i Mangiamorte notarono l'arrivo degli Auror, si scatenò l'inferno. Come sempre.

Ginny si impegnò a soccorrere le vittime, ma poco dopo, dovette rendersi conto che diversi nemici l'avevano accerchiata, pronti a colpirla.

"Dove pensi di andare?" sentì una voce sarcastica da sotto il cappuccio.

"Al tuo funerale!" ribatté schietta lei, impugnando saldamente la bacchetta e preparandosi a combattere.

Nello stesso istante in cui i tre Mangiamorte attaccarono, lei corse verso uno di loro e con una semplice mossa di autodifesa, fermò il braccio che impugnava la bacchetta di quello dietro la spalla, e usò il suo corpo come scudo. Liberatosi del primo, lanciò in pochi secondi uno Schiantesimo e una Pastoia Total-body, fermando così gli altri due, che rimasero spiazzati da tanta velocità. 

Ginny, infatti, data la sua magrezza e la sua statura non molto alta si muoveva con rapidità e precisione, quasi fosse una gazzella.

Non appena ebbe sconfitto i suoi tre nemici, si fece largo a suon di Schiantesimi per raggiungere il punto in cui due Babbani chiedevano disperatamente aiuto, circondati da una decina di Mangiamorte, pronti a divertirsi con loro.

"Maledetti bastardi, me la pagherete!" sibilò furiosa, notando che le vittime erano una madre con il suo bambino.

"Che vogliono fare quei cani!" ruggì una voce familiare al suo fianco. Ginny si distrasse un attimo e si voltò verso l'Auror che l'accompagnava e nonostante avesse anch'egli il cappuccio grigio, lo riconobbe immediatamente.

"Harry!" esclamò più sollevata.

Il ragazzo puntò lo sguardo verso di lei, e Ginny poté notate i suoi occhi verdi dai buchi del cappuccio.

"Ginny, sei tu? Meno male, stai bene..." sospirò per un secondo. "Avanti, diamo una lezione a quegli animali!" la esortò poi, caricando contro il gruppo nemico e distogliendo così la loro attenzione dai due Babbani verso di loro.

Ingaggiarono un duro combattimento, aiutati poi da altri tre colleghi che li avevano notati in difficoltà. I Mangiamorte sembravano molto più forti della volta precedente, e non fu facile batterli tutti.

Ginny schivò più volte solo per un pelo le numerose maledizioni che scagliarono contro di loro, ma alla fine riuscì a prendere il bambino prima che un Mangiamorte gli sferrasse un'Avada Kedavra.

"Veditela con me! Crucio!" esclamò, causando un dolore inimmaginabile nel corpo del nemico, tanto che ebbe diverse difficoltà a rialzarsi in piedi.

Ginny non perse tempo e approfittando di un momento di distrazione di tutti quanti, decise di portare in salvo il bambino. Ricordava l'esistenza di un vicolo nascosto nelle vicinanze, e lì avrebbe potuto nasconderlo, per poi tornare a combattere.

Corse con quanto fiato aveva in gola, cercando di tranquillizzare il piccolo, che non poteva avere più di cinque anni, che piangeva disperato chiamando sua madre.

Ma sua madre non poteva sentire, perché la Babbana che lo aveva difeso con tanto coraggio, era caduta sotto i colpi dei loro nemici...

Cercò di ricacciare nella mente quel pensiero e di evitare una Cruciatus vacante che per poco non l'avrebbe presa in pieno. Quello che invece non le riuscì di scansare fu un potente incantesimo di Espello, che la colpì alle spalle, senza che lei potesse fare nulla.

Capitombolò per terra, ma preferì battere la sua testa piuttosto che permettere al bambino che aveva in braccio di farsi del male. Era stata davvero rovinosa la caduta, tanto che per un attimo credette di non potersi più alzare in piedi. Ma non poteva farlo, aveva una missione da svolgere e quel bambino non meritava di morire a causa di quello scempio.

Si mise in piedi traballando e iniziò a camminare sperando che le gambe la reggessero. Solo allora, si rese conto di non avere più in mano la bacchetta. L'aveva persa durante la caduta, quando aveva mantenuto con la mano la testa del piccolo.

Non c'era tempo, però, per pensare anche alla sua arma. Ricordò di avere anche una spada che le pendeva da un fianco. La sguainò velocemente e si fece spazio sperando ardentemente di non venir attaccata da qualche incantesimo. In caso contrario per lei sarebbe stata la fine.

Per fortuna riuscì a raggiungere il vicolo nascosto. Ignorò il cappuccio che le si era sfilato e ora la infastidiva strozzandole il collo con il suo peso. Se l'avessero vista, allora avrebbe potuto spaventarli anche con il suo sguardo.

E così accadde forse, quando all'improvviso, la figura ammantata di un Mangiamorte riempì l'entrata del vicolo. Ginny notò la sua ombra riflessa davanti a lei e si voltò di scatto rabbiosa.

Sapeva che non avrebbe potuto sostenere un combattimento senza la sua bacchetta, per questo aveva anche deciso di non tornare sul campo di battaglia, ma impugnò comunque la spada in modo ancora più saldo e la puntò contro il nemico, che la fissava in silenzio.

"Avanti, che stai aspettando!!!" urlò furiosa la ragazza, incurante dei capelli rossi incollati al viso per il sudore e l'aria stravolta che le deformava la faccia. "Sappi che non mi tiro indietro!!!"

Il Mangiamorte, però, dopo le sue parole, preferì risparmiarla e andare via, lasciandola lì, ancora con la spada rivolta all'entrata del vicolo.

Possibile che avesse fatto così paura?

Emise un lungo e profondo respiro, e si accasciò senza forze per terra, quando si rese conto di essere ancora viva. Il bambino, che fino a quel momento si era accoccolato piangente dietro un bidone dell'immondizia, si avvicinò a lei.

"Dov'è la mia mamma?" chiese con gli occhi lucidi e arrossati.

Ginny lo abbracciò dolcemente e gli sorrise. "La mamma è andata in un bel posto piccolo... ora stai un po' con me..."

*   *   *

La battaglia così com'era iniziata era anche finita. Il risultato fu quasi di parità, visto che furono quasi nulle le perdite di entrambi gli schieramenti. Questo perché negli ultimi tempi entrambe le fazioni erano diventate molto più forti.

Era quella l'idea squallida che demoralizzava tutti quanti, il fatto che non si giungesse mai ad un punto di approdo, e che nonostante ci fossero diversi combattimenti, la situazione non cambiasse mai. Erano anni che continuavano così, cinque per la precisione, cioé da quando era iniziata la Seconda Guerra.

Gli unici che ci rimettevano erano i Babbani che venivano coinvolti nelle loro battaglie e i pochi maghi che si trovavano in giro quando accadeva.

Questo perché Voldemort aveva deciso che bisognasse eliminare tutti i Babbani, dato che ormai trovava noioso uccidere i maghi. Preferiva giocare con le vite di ignari esseri umani che mai fino a quel momento avevano conosciuto quel male così orribile e terrificante che loro combattevano da così tanto tempo.

Ginny non aveva esitato a scegliere cosa diventare, quando durante il suo quarto anno aveva combattuto contro alcuni Mangiamorte assieme ai suoi compagni al Ministero della Magia... quando Sirius...

Da allora, anche contro i timori della sua famiglia e di suo fratello, si era prefissa la sua meta e il quinto anno ne aveva parlato alla professoressa McGranitt e aveva scelto i corsi che le avrebbero permesso di diventare un'Auror.

Si trovava nell'Infermeria della base, quando si era messa a pensare al suo passato. La stanza bianca e asettica pullulava di colleghi che venivano medicati per le numerose ferite della battaglia. Pochi erano quelli gravi, e tra loro a lei era stato ordinato di restare a letto, a causa del forte colpo preso per quell'incantesimo che l'aveva beccata dietro le spalle.

"Ehi, Ginny, come ti senti?" le aveva chiesto Harry, avvicinandosi e dandole una leggera pacca sulla spalla. Lui era stato ferito ad un braccio, che gli era stato medicato con una strana lozione maleodorante e di un colore che ricordava una palude.

"Prima che ti avvicinassi, molto meglio..." si lamentò lei, tappandosi il naso con due dita per quell'odore insopportabile.

Harry, la guardò imbarazzato. "Ops... scusa... era per questo che tutti mi evitavano..." constatò, deluso, guardandosi poi la ferita.

"Lascia stare, cercherò di resistere!" lo esortò lei, sorridendogli. Harry Potter era un buon amico. Ricordava ancora con un sorriso nostalgico la cotta che aveva avuto per lui nei primi anni in cui aveva frequentato Hogwarts. Ma adesso lo considerava proprio come un fratello maggiore. E lui non era da meno.

"Appena ti senti un po' meglio, dobbiamo stilare il rapporto sull'attacco. Mi hanno detto che sei stata tu a lanciare l'avviso..." iniziò lui, sedendosi sulla sedia che costeggiava il letto di Ginny.

La ragazza annuì. "Se vuoi possiamo farlo anche adesso. Sono solo stanca, ma qui a letto posso sempre parlare!" propose lei, sorridente.

Harry ricambiò il sorriso. "Perfetto, Ginny..." ma il loro lavoro non iniziò mai, perché una furia mora, molto poco femminile, interruppe il discorso e si tuffò sul letto in cui era distesa la rossa.

"Ginny, Ginny, come stai!!!" urlò la voce della della ragazza che li aveva interrotti. "Mi hanno detto che hai perso la bacchetta, sei tutta intera!?!?!?" continuò parlando tutto d'un fiato con un tono di voce esagitato.

La rossa le posò una mano sulla spalla tentando di calmarla. "Tranquilla Zoe, va tutto bene! Sono solo un po' acciaccata..."

La ragazza si portò una mano sul petto e sospirò molto più sollevata. "Meno male, ho temuto per te... se lo avessi saputo in quel momento mi sarei liberata prima di quei cinque Mangiamorte e ti avrei aiutato..." si lamentò con aria delusa.

Sembrò però, che solo in quel momento si fosse resa conto che al suo fianco qualcuno stava ridendo. Si voltò di scatto e per poco non fece un balzo sul letto che seguiva quello di Ginny, quando si accorse di avere Harry a pochi centimetri di distanza.

"Oddio!!!" esclamò arrossendo all'improvviso e scendendo dal letto. "C-credo che andrò a vedere come stanno gli altri..." farfugliò, allontanandosi con passo spedito e incespicando in un carrello che si rovesciò causando un gran rumore e un accorrere di infermiere per rimettere a posto.

Ginny si portò una mano alla bocca per nascondere una risata argentina, mentre Harry osservava interdetto la ragazza che si allontanava.

"Ma... cosa le prende, ogni volta?" chiese confuso il ragazzo, mentre Ginny lo guardava sorpresa.

"Non è possibile, non so chi dei due sia più simile ad un Troll, tra te e mio fratello!" esclamò stupefatta.

Harry non comprese le sue parole, perciò Ginny preferì lasciar perdere.

La sua amica Zoe Del Vecchio, era italiana, aveva la sua stessa età, ed era entrata nel corpo degli Auror assieme a Ginny. Erano diventate subito delle grandi amiche, soprattutto grazie alla vitalità e alla vivacità della ragazza, che riusciva ad infondere allegria a chiunque. Era anche molto coraggiosa e decisamente mascolina. Insomma una piccola furia dalla capigliatura castana e dagli occhi di un azzurro così intenso che davano l'idea di un cielo limpido e sereno.

L'unico segno di femminilità che Ginny aveva visto in quella ragazza, era stato quando lei si era innamorata persa di Harry, cioè da quando lo aveva visto per la prima volta. Il fatto era che Zoe ogni volta che si trovava davanti il ragazzo, perdeva completamente tutte le facoltà mentali di cui disponeva, e finiva col combinare disastri come quella volta e scappare via. 

Harry ancora non aveva compreso il comportamento della ragazza, nonostante i suoi amici tentassero di farglielo capire... persino Ron se ne era accorto! Ma il moretto, nonostante la trovasse molto carina e simpatica non aveva mai dato segno di un vero interesse nei suoi confronti, tanto più che la conosceva poco, visto che Zoe scappava via ogni volta che capitava l'occasione.

Harry si alzò all'improvviso, notando l'arrivo del comandante. Questi, impose il suo silenzio nell'intera Infermeria, non appena mise piede in essa. Tutti gli Auror presenti, infatti, volevano sapere cosa fosse successo e se c'erano delle novità.

"Avete fatto proprio un buon lavoro, ragazzi!" esordì l'uomo sorridendo. "Ma purtroppo nemmeno questa volta siamo riusciti ad avere un buon risultato... come noi, anche loro sono diventati molto più potenti, perciò non è stato semplice sconfiggerli questa volta! Mi voglio però congratularmi con voi per il lavoro che avete svolto, infatti è grazie a voi se la maggior parte dei Babbani ora sono ancora in vita!"

Nella sala riecheggiò un applauso unanime, a cui si unì lo stesso comandante. Questi iniziò a percorrere le corsie soffermandosi ad ogni letto.

Era un'usanza ormai, che si protraeva da quando era stata fondata quella base. Il Comandante Robert Gladstone, questo era il suo nome, aveva la fama di essere un grande combattente, nonostante per l'età si fosse ritirato da alcuni anni. Aveva però, deciso di guidare le forze degli Auror dell'Ordine della Fenice, perché era ancora un uomo particolarmente scaltro e sapeva bene quello che voleva dalle sue truppe. Sapeva inventare strategie imbattibili a tempo di record e queste spesso si erano rivelate affidabili e avevano avuto sempre un gran successo.

Eppure dall'aspetto non si riusciva ad immaginarlo un intrepido combattente della Prima Guerra. Aveva degli occhi azzurri e una barba grigia che gli davano l'aria di un Babbo Natale, non ancora troppo in là con gli anni. Aveva molto a cuore i suoi giovani Auror e non smetteva mai di dimostrarlo. E quella visita dopo la battaglia era un modo di questi.

"Ho capito..." sospirò Harry rassegnato. "Lo compileremo dopo il rapporto..."

Fece per alzarsi, ma all'improvviso a Ginny venne in mente il piccolo Babbano che aveva portato in salvo. "Aspetta Harry!" lo richiamò. "Come sta quel bambino che ho salvato?" chiese fiduciosa.

Harry sorrise. "Sta bene... se solo non avesse perso la madre..." concluse amaramente. "E' stato Lucius Malfoy ad ucciderla, Jason e Margaret lo hanno visto mentre si toglieva il cappuccio prima di ucciderla..."

Ginny rimase in silenzio e attese che Harry la salutasse e si allontanasse dal suo letto.

Avvertì una rabbia amara salirle in corpo, e strinse con furia il lenzuolo che aveva tra le mani. Era furente, non aveva mai provato tanto odio per quell'uomo come in quel momento... o forse no...

Come sempre negli ultimi cinque anni, si trovò ad associare quell'uomo a suo figlio... era vero, anche allora lo aveva odiato, quando aveva rovinato la vita al suo erede.

E allora ripensava a quando la sua vita era stata sconvolta completamente...

Continua…?

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Allora, per chi è arrivato alla fine di questo capitolo, vorrei che sapesse alcune cose importanti: 1) questa storia mi è venuta in mente all'improvviso, e siccome se non scrivo quanto prima quello immagino, rischio di impazzire, spero che i lettori (e mi rivolgo in particolare a quelli che già conoscono l'altra mia storia su Harry Potter) non se la prendano a male. 2) Avevo pensato di farne una One-shot, ma dato che mi sono venute in mente delle altre idee, ho pensato di continuarla. Nel prossimo capitolo, potremmo scoprire cosa si cela nel passato di Ginny e sapere delle cose molto importanti. 3) (e questa è la parte più importante),perciò se volete sapere come continua fatemelo sapere, magari con qualche bella recensione (non siate tirchi!^^). Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensiate e se vi piace oppure no. Io aspetto i vostri commenti impaziente, mentre curo gli ultimi dettagli del secondo capitolo (che ho già finito... eh eh^^).

MI RACCOMANDO, COMMENTATE, GENTE, COMMENTATE!!!

Un bacio a tutti, Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "Ripensando a te..." (sempre se vi va...^^)

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Capitolo 2
*** Ripensando a te... ***


02

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 2

Ripensando a te...

La gita che veniva organizzata ad Hogsmeade era un evento che per Ginny avevo lo stesso effetto del Natale. E nonostante avesse già i suoi sedici anni, si entusiasmava come una bambina quando passeggiava per i negozi del paese e faceva scorpacciate di caramelle a Mielandia.

In quei tre anni, da quando cioè aveva iniziato ad andare ad Hogsmeade, aveva imparato a conoscere ogni più remota viuzza di quel piccolo villaggio magico, e semplicemente lo adorava.

Quella volta passeggiava con le sue amiche, quando queste decisero di andare ai 'Tre Manici di Scopa' per un boccale di Burrobirra. Ma Ginny era contraria. 

Era la loro ultima gita, prima della fine della scuola, e non voleva assolutamente trascorrerla chiusa in quel pub, soprattutto con quella meravigliosa giornata estiva!

No no, lei avrebbe preferito molto di più andarsene a spasso da sola piuttosto che seguire le sue amiche. Fu così che le salutò e iniziò a passeggiare solitaria per le vie de villaggio. Adesso che ci pensava era molto più divertente, senza dove dare conto alle sue compagne su dove andare o cosa fare.

Fu forse per caso o per destino che si ritrovò ad osservare la famosa Stamberga Strillante, che si stagliava in cima alla piccola collina appena fuori Hogsmeade, dove le abitazioni si andavano diradando e la campagna regnava sovrana.

Da sempre quella casupola disabitata era evitata da tutti, perché si pensava che vi abitassero dei terribili e violenti fantasmi, ma Ginny sapeva bene che in realtà nessun fantasma aveva mai abitato quell'edificio, ma solo un Lupo Mannaro, e diversi anni prima, quando cioè il loro ex-professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Remus Lupin, aveva frequentato Hogwarts come studente.

Era ferma lì ad osservarla, quando sentì chiaramente la voce sgradevole che allora più detestava... quella di Draco Malfoy.

"Cos'è Weasley, ti fa paura, quella casetta?" provocò il biondino, mentre un sorriso sardonico gli dipingeva il volto magro e pallido.

Ginny non sopportava di dover parlare con un simile individuo, ma quella volta non riuscì a resistere al fatto che fosse in vantaggio su una cosa che lui non poteva sapere.

Si voltò cercando di assumere l'espressione più decisa possibile. "A me no... e a te, Malfoy?" chiese con lo stesso tono provocatorio.

Draco Malfoy, evidentemente si aspettava una reazione molto diversa da parte della ragazza, perché nei suoi occhi comparve un briciolo di sorpresa, prima di svanire in quel modo di fare superbo e tronfio.

Ginny si compiacque di averlo notato. Lei ormai non era più quella ragazzina timida e impacciata che non era in grado di rispondere alla domanda di uno sconosciuto. Adesso era cresciuta ed era diventata molto più forte, e le esperienze degli ultimi due anni le erano servite molto.

Non era da tutti entrare in un gruppo di studi clandestino, dopotutto!

"Tsk, e sono domande da fare? In quella casa non c'è niente, altro che fantasmi!" esclamò lui sicuro.

"Ne sei convinto?" chiese ancora la rossa, piacevolmente divertita dal fatto che una volta tanto fosse lei a tenerlo in pugno. 

Malfoy parve risentito da quella domanda. Aggrottò le sopracciglia e assunse un'aria autoritaria.

"Cosa osi insinuare, stracciona! Hai dimenticato forse con chi stai parlando?!"

Ginny scosse la testa decisa. "Lo so, è per questo che te l'ho chiesto! Tu ci entreresti là dentro?" chiese poi facendo ben attenzione ad osservare la reazione del ragazzo.

Questi, infatti, rimase turbato da quella domanda, ma solo per pochi istanti, perché immediatamente dopo si ricompose e gonfiò il petto con fare deciso. "Mi sembra ovvio... ma perché non lo fai tu invece?"

Ginny sorrise. "D'accordo, ti propongo di entrare assieme, o hai paura di farlo?"

Draco la guardò furioso. "Tu stai scherzando col fuoco ragazzina, ti conviene andare a chiedere aiuto a San Potter o a Lenticchia, oppure a quella Mezzosangue della Granger!" insultò lui.

Ginny non si scompose e lo guardò seria. "Puoi continuare anche a sfottere i miei amici, però non vedo che sei entrato..." affermò convinta.

Draco Malfoy ormai era in trappola. Il suo orgoglio non avrebbe mai potuto permettere a quella sciocca ragazzina di vincere, perciò, con fare prepotente e scocciato, calciò la porta tarlata che per poco non si smontò completamente dai cardini ed entrò nella Stamberga.

Ginny lo seguì come aveva promesso e cercò di fare attenzione ai movimenti del ragazzo, ridendo sotto i baffi per l'aria non molto decisa che adesso accompagnava il biondino.

"Ti sto avvisando, Weasley, qualsiasi cosa ci sia qui dentro, se la vedrà con te!" esclamò lui, guardandosi intorno con circospezione.

Ma in quella casetta cadente non vi era nulla che non fosse aria muffita e utensili rotti qua e là per terra. Ma di questo ne era al corrente solo Ginny.

Percorsero quello che a prima vista sembrava l'ingresso dell'abitazione. La poca luce dei limpidi raggi di sole, filtrava attraverso le travi sconnesse, e permetteva, seppur con difficoltà, di fare attenzione a non inciampare nei buchi o nel pavimento dove era sollevato.

"Tsk! Lo immaginavo... qui dentro non c'è un bel niente!" esclamò lui all'improvviso, dopo che ebbero girovagato tra le poche stanze al pian terreno.

Ginny rimase in silenzio. Ormai non poteva più provocarlo come aveva fatto prima e quel piccolo momento di potere era già svanito come fumo. Quell'odioso ragazzo, aveva ora assunto un'aria così sicura di sé e presuntuosa, che il disprezzo della rossa crebbe come non mai.

"Lo sospettavo..." aggiunse però per non essere da meno col biondino. "Io me ne vado, non c'è gusto qui dentro!" esclamò.

Fece per voltarsi e percorrere la strada inversa, ma non riuscì a concludere il suo proposito.

"Ehi, Weasley, dove stai andando?!" le chiese lui.

Ginny avrebbe voluto molto volentieri rispondergli a tono, magari puntando sul fatto che andasse a fare qualcosa di meglio di stare con lui. Avrebbe sicuramente fatto così se uno strano cigolio, non avesse interrotto la loro 'conversazione'. Un cigolio che proveniva dalla stanza adiacente a quella in cui si trovavano.

"Cos'è stato?" chiese d'istinto Ginny, fissando negli occhi Malfoy.

"E cosa vuoi che ne sappia, io?" esclamò bruscamente l'altro.

E' strano come a volte, nonostante si sia convinti che qualcosa di pericoloso è nelle vicinanze, le persone diano più adito alla curiosità, che alla coscienza che intima di scappare via e di dimenticare tutto.

Così entrambi i ragazzi, si ritrovarono a scrutare con interesse, misto a timore, la stanza da cui era partito il rumore. Forse era stato un cigolio, forse qualche animale, o forse qualcosa che Ginny non aveva assolutamente previsto.

Eppure si addentrarono nella camera guardandosi intorno e apparentemente ignari l'uno dell'altra, solo presi dalla loro avidità di sapere.

Ancora un cigolio, adesso molto più forte. Ginny per paura si ritrasse al centro della stanza, dove incontrò con la sua testa, le spalle molto più alte di Draco.

Accadde in un attimo. La rossa si voltò imbarazzata, accorgendosi solo in quel momento di chi ci fosse con lei, e lui si preparò a pronunciare qualche sgradevolezza con la sua bocca.

Ma niente diventa fattibile, quando all'improvviso, si avverte il terreno sotto i propri piedi, cedere, e quella terribile sensazione di vuoto, quando si sta per precipitare.

Erano caduti, crollati per la precisione, e non sapevano nemmeno loro, dove. Malfoy sospinse bruscamente e con fare poco gentile, il dolce peso di Ginny che le era finito addosso.

"Cosa pensi di fare, stracciona!!" esclamò, ignorando la ragazza che a causa del suo gesto era rotolata malamente poco più in là, e alzandosi in piedi per riprendere il nobile e fiero aspetto di sempre.

Ginny era furiosa. "Sai non mi è possibile fare molto quando si ha a che fare con la forza di gravità!" ribatté prontamente, massaggiandosi la gamba su cui era caduta, e provando a rialzarsi in piedi.

Draco la ignorò. "Dove diavolo siamo finiti?" chiese scocciato, prendendo la sua bacchetta dal mantello nero e facendo un po' di luce con un incantesimo.

La ragazza fece altrettanto e si guardò intorno. "Sarà la cantina..." ipotizzò, notando delle casse in legno ormai marcite e le pareti scavate nella roccia.

"Beh, troviamo un modo per uscire al più presto, questo posto fa schifo!" si lamentò lui, iniziando ad esplorare la 'cantina'.

Ginny sbuffò, assumendo sul volto un sorriso sarcastico. "Sarà difficile, Malfoy... guarda un po' lì..." e mentre il ragazzo la guardava, lei indicò con la luce che proveniva dalla bacchetta, quella che sembrava essere una botola, soltanto che era a più di dieci metri di altezza. A terra poi, i resti di una scala tarlata e marcita, ormai inutilizzabile.

"Maledizione!" esclamò lui furente. "Maledizione a te, e a quando ti ho dato retta!!! Sai solo portare guai!"

Ginny si risentì parecchio per le sue parole, tanto che non esitò a mostrare il suo bel caratterino, nonostante lui fosse un Malfoy, e quindi un tipo pericoloso per natura. "Senti un po', Malfoy!" iniziò puntandogli il dito contro il petto. "Per tua informazione, nemmeno a me fa piacere ritrovarmi in queste condizioni, con te! Perciò vedi di collaborare, invece di lamentarti e troviamo un modo di uscire da questo postaccio!!!"

Draco non si scompose, anzi le riservò un ghigno poco gentile. "E io, dovrei aiutare una stracciona babbanofila come te?" chiese sprezzante.

Le mani di Ginny prudevano fastidiosamente. Se la sua mente non le avesse ricordato in ogni momento che si trovava in un posto senza vie d'uscita con un tipo come quello, lo avrebbe sicuramente picchiato seduta stante! Ma per fortuna riuscì a dare retta alla ragione e si voltò, dandogli le spalle e cercando di calmarsi con profondi respiri.

Poi si rivolse a lui con una voce il più fredda possibile. "Se non vuoi aiutarmi, allora puoi restare qui quanto vuoi..."

Non seppe poi come reagì il biondino, perché fu più presa dal trovare un modo per uscire da quella situazione. Si guardò intorno e gironzolò per la cantina, ma sembrava che quella botola fosse l'unica via d'uscita. Solo che era irraggiungibile, anche con un incantesimo di Levitazione.

Solo dopo che emise un sospiro demoralizzata, si accorse che invece di collaborare, il biondino si era seduto davanti ad una colonna di pietra e si era messo ad osservarla.

"E' inutile che ti sforzi tanto, Weasley, non ci rimane che aspettare che arrivi qualcuno..." disse lui, con un odiosissimo sorriso sarcastico sul volto.

Ginny avrebbe voluto strozzarlo, ma alla fine si rese conto che in fondo aveva ragione. In ogni cosa non potevano fare altro che sperare in un colpo di fortuna, visto che da lì, non si poteva nemmeno chiamare aiuto.

Ma adesso che fare con Malfoy in quel posto?

Per dieci buoni minuti, il silenzio regnò teso e imbarazzante nel buio della cantina, poi Ginny pensò bene che fosse il caso di provare a fare luce con qualcosa. Scorse delle torce spente da chissà quanto tempo, appese ai muri che circondavano la cantina, e pronunciato un incantesimo per far apparire un 'Fuoco Fatuo', illuminò a dovere la stanza.

Immediatamente dopo, però, le venne da pensare che così la situazione era peggiorata, perché se prima potevano anche incrociare i loro sguardi senza essere visti, ora ogni volta che uno guardava l'altra o viceversa, la tensione aumentava ancora di più.

Alla fine fu lui a rompere quel silenzio. "Perché Sfregiato non fa una cosa giusta, una volta tanto, e ti viene a cercare?" chiese con fare strascicato, calcando molto il tono di voce sul ridicolo nomignolo che aveva usato.

"Harry non può pensare a me in ogni momento, non è la mia balia!" lo rimbeccò lei, risentita.

Malfoy inarcò un sopracciglio con fare saccente. "E perché no? Dopotutto non gli vai dietro come un cagnolino?" domandò sarcastico.

Ginny si innervosì ancora di più, ma sapeva bene come comportarsi con quel tipo. "Aggiorna le tue battute, Malfoy! Sono anni ormai che considero Harry come un fratello!"

Draco non si arrese e le sorrise con fare dispettoso. "Ah, dimenticavo, adesso tu stai con quell'altro sfigato di... non mi ricordo nemmeno come si chiama!" scherzò malignamente lui.

"Se stai parlando di Dean Thomas, arrivi tardi..." rispose acida, guardandolo disgustata.

Draco Malfoy sorrise pungente. "Non ti facevo così, spezza cuori, Weasley..." la canzonò.

"Tsk! Ci sono tante cose che non sai di me!" ribatté lei con fare superiore.

"Beh per lo meno sei un pochino meglio di quell'idiota di tuo fratello!" esclamò il biondino incrociando le braccia al petto e guardandosi intorno.

"Cos'è, devo prenderlo per un complimento?" chiese lei fredda.

"Ma figuriamoci!" rispose immediatamente il ragazzo, come se la rossa avesse detto una cosa blasfema.

"Piuttosto, perché tu non sei accompagnato dai tuoi gorilla, oggi? Si sarebbero dimostrati utili, una volta tanto..." iniziò un nuovo discorso lei. Era stufa di essere l'argomento della loro conversazione.

Draco sbuffò scocciato e per un attimo sul suo viso bianco comparve un'espressione di disgusto. "E' solo che non sopporto di vederli mentre si ingozzano in un pub!" spiegò.

Ginny cercò di immaginarli mentre fanno un festino con una montagna di cosa da mangiare sul tavolo della 'Testa di Porco' e provò anche lei un moto di ribrezzo. Poi le venne istintivamente da sorridere.

"Allora siamo qui per lo stesso motivo..." mormorò.

Draco, nonostante l'avesse udita benissimo, non le disse nulla, e il silenzio ripiombò inesorabile tra di loro. Ginny ne approfittò per rilassarsi sedendosi e poggiando la schiena contro il muro, di fronte al ragazzo.

Per diverso tempo, che alla rossa parve un'eternità, non si scambiarono più una parola e preferirono cullarsi in quel silenzio e nel loro mutismo. Dopotutto erano due nemici, come potevano pensare di conversare tra di loro, come se niente fosse?

Ma come sempre, quando Ginny cercava di mostrarsi più forte, il brontolio piuttosto intenso del suo stomaco, le fece crollare ogni barriera. Si demoralizzò completamente, quando Draco alzò lo sguardo, avendola sentita chiaramente e le rivolse un ghigno pungente.

"Cos'è, hai fame Weasley?" le chiese come di solito si fa ai bambini. Ginny maledisse il suo stomaco e controllò l'orologio prima di rispondergli.

"Sai, di solito, a quest'ora, tutti hanno fame!" ribatté acida, mostrando il quadrante che segnava le nove di sera. L'ora di cena era passata da un pezzo e sicuramente tutti erano rientrati a scuola... chissà se si erano accorti della sua assenza...

"Non conosci un incantesimo che trasformi questo ciarpame in cibo?" chiese ancora Draco, mostrando tutti gli utensili rotti e semi consumati che giacevano in ogni dove nella stanza.

"Non che non lo conosco!" esclamò scocciata lei, rifiutandosi anche di guardare quella robaccia per terra.

Malfoy inarcò un sopracciglio e sorrise con malignità. "Già dimenticavo! Se la tua famiglia sapesse fare incantesimi del genere, a quest'ora non patirebbe la fame!" la derise.

Questa volta aveva superato veramente il limite, pensò furiosa Ginny, prima di attaccarlo con foga. Si alzò in piedi di scatto e a grandi passi, accorciò la distanza che li separava.

"Senti un po', razza di idiota maleducato!!!" esordì indignata e rabbiosa. Si piegò in avanti verso di lui e gli mostrò la sua faccia più nera e minacciosa. "Se vuoi saperlo a casa mia, non abbiamo mai patito la fame, anzi, si mangia anche troppo bene!!! E poi devi smetterla di chiamarmi stracciona, perché se forse mi manca la divisa nuova di zecca o la borsa firmata, almeno sono ricca dentro, non ho un animo sterile e incapace di provare sentimenti come il tuo!!! Io le apprezzo molto di più le cose, senza parlare che i miei genitori preferiscono regalarmi amore, piuttosto che qualche biscotto come fanno con te!!!" concluse ormai al culmine della rabbia.

Sapeva bene, che lui le avrebbe risposto a tono, che avrebbe sbuffato in tono provocatorio e le avrebbe detto che essere ricchi dentro era solo una sciocchezza e che quelle parole erano solo un modo per celare l'invidia che provava per lui... ma così non fu.

Draco Malfoy, con grande sorpresa di Ginny, reagì in maniera inaspettata. "Come ti permetti di dirmi come mi trattano i miei genitori!!!" esordì avvicinando il suo viso a quello di lei e mostrandogli i suoi occhi di ghiaccio, carichi di odio. "Tu non sai nulla di me e della mia famiglia!!! Perciò non ti azzardare a metterla in mezzo ancora, se vuoi uscire di qui, viva, stupida ragazzina sputa-sentenze!!!"

Se le sue parole avrebbero dovuto suonare come minacce nelle orecchie di Ginny, lei non se ne curò, tanta era la rabbia che le ardeva nell'animo. "Se credi di farmi paura, ti sbagli di grosso! Se io sputo sentenze come dici te, è solo perché noto come ti comporti tu, con me e con tutti!!! Tu sei un bambino viziato, che vuole ogni cosa subito e non accetta consigli, se una testa di legno e non te ne sbatte niente di tutto quello che non riguarda te!!! Ai miei occhi sei solo questo, un essere disgustoso!!!"

Draco Malfoy le rivolse un sorriso sarcastico, ma che suscitava più l'idea di amarezza che di malignità. "E tu sei convinta di conoscermi? Lo dico e lo ripeto, Weasley, tu non sai un cazzo di me!" concluse con un tono di voce molto più basso, rispetto a prima.

Ginny fu colpita da quel tono di voce che non aveva niente di presuntuoso o di arrogante come era sempre stato, tanto che la rabbia la abbandonò di colpo e al suo posto lasciò una strana traccia di curiosità.

"Che intendi dire?" chiese senza pensarci.

Ma per Draco Malfoy, la questione era ormai chiusa, perciò volgendo lo sguardo in un'altra direzione e forse cercandosi una posizione più comoda, ignorò la sua domanda.

"Non voglio più ascoltarti! E' tardi Weasley, buonanotte!" disse secco.

La rossa rimase un po' interdetta. "Ma... aspetta un attimo..."

"No, non aspetto niente, buonanotte, Weasley!" la interruppe, marcando la voce in quello che sembrava più un comando che un augurio. Dopo di che prese la sua bacchetta e spense tutte le fiaccole che la ragazza aveva acceso.

Ginny decise di arrendersi: non era mai stati semplice combattere contro quel tipo, dopotutto. Cercando di non cadere per terra, mentre raggiungeva l'altro lato della parete, pensava a quella discussione e che forse quel ragazzo nascondesse ben altro dietro quella maschera di arroganza.

Ma fu solo per un secondo, finché non le venne in mente che non fosse poi tanto sicuro dormire tranquillamente nella stessa stanza con un tipo come lui.

"Mi posso fidare? Non è che mi fai qualche scherzetto, vero?" chiese, ma non ottenne risposta. Al contrario nel buio della cantina avvertì chiaramente il respiro regolare del ragazzo, segno che aveva già preso sonno.

Che velocità, pensò, prima di accucciarsi anche lei come meglio poteva, dopo aver trasfigurato un sasso in una copertina, e di addormentarsi...

Il mattino dopo, prima che aprisse gli occhi e facesse mente locale su dove si trovasse, un piccolo e fastidioso raggio di sole le illuminò il viso. Nella sua mente ancora assonnata, credette di essere nel suo dormitorio ad Hogwarts e che qualche raggio fosse sfuggito alle pesanti tende del baldacchino. Ma quando provò a spostarsi, il contatto freddo e duro con la pietra la ridestò immediatamente, facendola quasi sussultare.

"Finalmente ti sei svegliata, Weasley!" sentì la voce pungente del biondino, prima ancora di vederlo, e subito ricordò dove si trovava.

Si stropicciò gli occhi assonnata, cercando di riaprirgli e di svegliarsi completamente. "Ma da dove viene questo sole?" chiese confusa.

"A quanto pare sopra la tua testa ci sono delle piccole finestrelle... ma non ci contare, ci sono delle sbarre spesse come tronchi di albero... è impossibile uscire di lì."

Ginny dette un'occhiata alle piccole aperture, dalle quali entrava la luce del sole, prima di rivolgere il viso deluso verso il ragazzo. Lo vide ancora seduto dove l'aveva lasciato la sera precedente, e, ma questo fu solo un'impressione, ebbe come la sensazione che non avesse una bella cera. Sembrava più pallido del solito.

La sua espressione invece era sempre la stessa, arrogante e pungente come sempre, ma di questo Ginny non se ne meravigliò.

"Certo però, potremmo anche provare a fare qualcosa, invece di starcene con le mani in mano!" provò la ragazza, decisa. "Non riusciranno mai a trovarci qui, sta a noi trovare una soluzione! Avanti alzati in piedi e dammi una mano per raggiungere quelle finestre..." propose avvicinandosi alla luce.

Ma si rese subito conto che il ragazzo non aveva nessuna intenzione di collaborare. Questo la fece innervosire di nuovo.

"Allora, ti vuoi alzare da terra a darmi una mano?" chiese di nuovo, questa volta con molta meno pazienza.

"No." rispose secco il ragazzo, quasi ignorandola.

Per la ragazza quella risposta sembrava un affronto. "Possibile che ti piaccia stare in questo orribile posto?!?!" esclamò nervosa. "Alza quel culo da terra se non vuoi rimanere qui a vita!!!"

"Ti ho già detto di no!" rispose lui tranquillo.

"Ti ho detto di alzarti in piedi!!!" urlò alla fine Ginny, avvicinandosi a lui a grandi passi, proprio come aveva fatto la sera precedente.

"Non osare ordinarmi, ti ho detto di no!!!" ruggì ancora lui, facendo risuonare la sua voce furiosa tra quelle quattro squallide mura.

Ginny rimase senza parole. Era convinta che quel ragazzo si comportasse così solo per dispetto e cercasse di provocarla per i suoi stupidi divertimenti e questo le causava una grande rabbia, tanto che per l'ennesima volta ebbe il forte impulso di alzargli le mani.

Ma se in precedenza era stata la ragione a fermarla, quella volta fu un piccolo particolare che evitò ancora una volta che lei compisse un gesto così stupido.

Notò qualcosa che era convinta non ci fosse quando la sera prima aveva ispezionato la cantina in cerca di una via d'uscita. Sul muro, alle spalle del biondino, c'era una strana macchia rossa, che brillava alla fioca luce che entrava dalle spesse grate poste sul soffitto.

Ginny scordò di colpo la rabbia che aveva in corpo e guardò confusa il muro, avvicinandosi lentamente. Un pensiero le balenò in testa... sangue?

"Che cos'è quello, Malfoy..." chiese indicando il punto in cui la macchia era più visibile. 

Il ragazzo fece finta di niente e nemmeno degnò di uno sguardo quel muro sporco. "Niente..." rispose in modo poco convincente.

"Ma è sangue?" chiese imperterrita la ragazza, ora avvertendo una leggera preoccupazione.

Draco la guardò con fare ironico, sorridendo sarcasticamente ma con difficoltà. "No, guarda, è vernice! Sai, mentre dormivi non avevo niente da fare e ho pensato di rendere più accogliente questo posto!" esclamò con un tono di voce esasperato.

Ginny fece una smorfia di disappunto. "Stupido, era solo per chiedere! E poi tu stesso mi hai detto che non era niente!" si lamentò avvicinandosi a lui e sedendosi sui talloni. "Fa vedere..." gli disse poi, posandogli una mano sulla spalla.

Malfoy obbedì senza fiatare e sporse in avanti il busto per permettere a Ginny di aiutarlo... strano da uno come lui, pensò in quel momento la ragazza. Ma subito dopo i suoi pensieri furono tutti rivolti allo stato in cui si trovava il ragazzo.

Dietro di lui, per terra e sul muro, la macchia di sangue era ancora più estesa, causata da un profondo e inquietante taglio sul fianco dal quale il plasma sembrava non voler smettere di uscire.

Ginny fissò la ferita sconvolta. "Ma da quanto tempo sei in queste condizioni!?" chiese atterrita.

"Da quando mi sei caduta addosso ieri!" esordì lui con un tono che forse voleva sembrare maligno, ma che in realtà si dimostrò stanco e insofferente.

La ragazza avvertì una strana sensazione all'interno del suo stomaco. Ricordava perfettamente il momento in cui era caduta su di lui, e quando si era resa conto di aver battuto la testa su qualcosa di morbido e non sul sasso appuntito che si era trovata davanti agli occhi quando li aveva riaperti.

Fu difficile ammetterlo, ma si rassegnò alla realtà: Draco Malfoy le aveva salvato la vita.

Un moto di gratitudine le risalì subito dopo quel pensiero, ma lei lo soffocò cercando di ricordare che era stata solo una coincidenza e che mai quel ragazzo tanto odioso avrebbe fatto un gesto simile.

O si sbagliava?

"Allora, che hai intenzione di fare? Stare a guardarmi per tutto il giorno?" il biondo Serpeverde interruppe bruscamente i suoi pensieri e la riportò alla realtà.

"No... no..." rispose lei agitata. "Vediamo se riesco a fermare l'emorragia..." propose senza pensare più a chi aveva davanti.

Per prima cosa gli slacciò il mantello già inzuppato di sangue e con quello cercò di ripulire un po' quello che si trovava per terra e sul muro, quindi prese la sua bacchetta ed evocò delle bende per potergli fermare con un o' di pressione il flusso di sangue.

Mentre lei gli attorcigliava intorno alla vita nuda le bende con forza, si accorse che Draco non si azzardò a dirle una parola, e anzi sul suo volto era percepibile un velo sottile di sofferenza.

"S-stai bene?" chiese d'impulso Ginny, ancora impegnata in quell'atto.

"Come pensi che stia..." ribatté lui stizzito per quella domanda inutile.

"Scusa..." mormorò lei di rimando. Era come se non riuscisse più ad arrabbiarsi con lui, ora che si trovava in quelle condizioni. Era la prima volta che lo vedeva così vulnerabile e non aveva mai immaginato che potesse accadere.

Draco sorrise sarcastico. "Cos'è, adesso non ti arrabbi più, Weasley?" le chiese.

Ginny si stupì di quella domanda e ne fece un'altra in risposta. "Perché? Ti piace così tanto litigare con me?"

"Diciamo che trovo divertente farti innervosire!" spiegò lui con semplicità, quasi come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. 

Ginny non si stupì della risposta, anzi si disse che confermava appieno le sue teorie. "Hai visto? Ritorniamo sempre sullo stesso punto! Alla fine tu appari così agli altri, è ovvio che poi ti giudicano male..." si lamentò con fare saccente, mentre fermava con un nodo la fasciatura.

Draco la guardò in viso e rivolse un sorriso che aveva più un'aria amara che pungente. "La sai una cosa?... Forse hai ragione, io sono davvero così..." constatò, lasciando Ginny di sasso.

La questione sembrò essersi chiusa lì, perché la ragazza non aprì più la bocca e Malfoy rivolse il viso davanti, prendendo a fissare un punto imprecisato della stanza.

Ma nella mente di Ginny, all'improvviso, nacque una domanda, una voglia di conoscere un qualcosa di terribile e di proibito. Ignorò la sua coscienza che le intimava di lasciar perdere, ritenendo più sicuro quel silenzio di ogni sua parola, e seguì quella brama di conoscenza, quella curiosità che era nata in lei e che senza una risposta non le avrebbe dato pace.

Fu così che si ritrovò a dire una cosa che mai pensò sarebbe potuta uscire dalla sua bocca. "Tu... diventerai un Mangiamorte?"

Seguirono alcuni attimi di silenzio, nei quali Ginny pensò quasi che lui stesse esitando o che stesse preparando una risposta negativa, ma dovette ricredersi presto.

"Certo che lo diventerò!" rispose lui sicuro.

La ragazza si sorprese di avvertire una punta di delusione in quella risposta, ma durò appena l'attimo prima che Draco parlasse ancora.

"Devo diventarlo..."

"D-devi?" chiese di rimando Ginny, mentre la sua mentre prendeva a girare vorticosamente. Erano quelle parole calcato con un tono così laconico che la colpirono tanto da azzardarsi a continuare il discorso.

Non ottenne risposta a quella domanda però, perché Draco si accostò ansimante al muro posandosi una mano sulla fronte umida e fredda, segno che le sue condizioni stavano peggiorando. Ginny iniziò a preoccuparsi, chiunque avesse avuto davanti in quel momento aveva bisogno del suo aiuto.

Trascurò le sue lamentele e lo costrinse con dolcezza in una posizione da semi-seduto, dopo aver trasfigurato il mantello del biondino in un cuscino perché stesse più comodo. Poi ricordò di avere due Zuccotti di zucca nel suo mantello e insisté affinché li mangiasse.

"Non servono a niente due stupide caramelle!" sbottò lui provando a rialzarsi da terra.

Ginny lo fermò per le spalle e fece forza, con non poca difficoltà, affinché restasse in quella posizione. "Stai fermo, Malfoy! E poi dovresti mangiare qualcosa, visto che hai perso tutto quel sangue!"

Draco non obiettò più e addentò quei piccoli dolci con avidità. La ragazza voltò il viso dalla parte opposta, cercando di non pensare ai morsi della fame che l'attanagliavano ormai dalla sera precedente.

"Di meglio non posso fare, Malfoy..." esordì poi dandogli anche la coperta che aveva usato quella notte, notando che aveva preso a sudare freddo. L'emorragia non si era fermata del tutto e il corpo del ragazzo ne stava risentendo parecchio, man mano che il tempo passava.

"Perché diavolo ti dai tanta pena per me, Weasley? Dopotutto dovresti odiarmi..." mormorò il biondino dopo alcuni minuti, cercando di usare lo stesso tono di sempre nonostante sul suo volto si notasse la sofferenza.

"Perché sei ferito e non mi va di vederti morire dissanguato solo per delle stupidaggini!" ribatté lei decisa, sedendosi più comodamente, di fianco a lui.

Draco le rivolse un ghigno sorpreso. "Stupidaggini? Ne ho dette di terribili sulla tua famiglia e non mi sembra che tu le abbia sempre prese come 'stupidaggini'!" esclamò, calcando bene la sua ultima parola con un tono quasi infantile.

Il volto della ragazza assunse una smorfia di disappunto. "Quando c'è in gioco la vita, tutte le parole diventano stupidaggini!" sentenziò convinta, sostenendo il suo sguardo provocatorio.

Draco, con grande sorpresa della ragazza, sospirò. "Dimmi, Weasley, tu hai già deciso cosa farai dopo la scuola?" chiese.

La rossa lo fissò stupita... non si aspettava una domanda del genere, ma rispose comunque con tranquillità, anche se in mente aveva ancora la risposta che aveva dato lui alla stessa domanda che aveva fatto lei.

"Sì... ho deciso che diventerò un'Auror." rivelò con convinzione.

"Appunto, tu non puoi capire..." affermò lui, rivolgendo lo sguardo da un'altra parte, stanco di guardarla. Ginny lo fissò invece, con aria interrogativa. 

Malfoy continuò notando il suo silenzio e prendendolo come una richiesta di spiegazioni. "Scommetto che la tua famiglia si sarà opposta alla tua scelta!"

Forse, nella mente della ragazza, qualcosa stava diventando più chiara. "Già, ma io non ho ascoltato le loro parole e ho lottato per le mie scelte!" spiegò, ripensando a quanto aveva discusso con i suoi genitori e con i suoi fratelli, i quali non volevano che lei rischiasse così tanti pericoli nella Seconda Guerra.

"E' proprio per questo che non potrai mai capirmi, lo stesso per cui non mi conosci!" decretò il biondino subito dopo, guardandola nuovamente negli occhi.

Ginny lo fissò turbata. "Mi vorresti dire che non vuoi diventare un Mangiamorte?!" chiese incredula, pur tuttavia ripensando a quel momento di esitazione che aveva avuto prima.

Draco non rispose ma Ginny accolse quel silenzio come una risposta affermativa. "E perché non ti opponi?" chiese ingenuamente.

Malfoy scoppiò in una risata lugubre. "Oppormi?! Vuoi diventare Auror e non sai con chi avrai a che fare quando dovrai combattere contro di Lui? Stai messa bene, ragazzina!" la schernì con fare realistico.

"Non ci si può opporre al Signore Oscuro." sentenziò subito dopo, come se avesse decretato la sua condanna a morte.

"Quindi ti arrenderai così e diventerai un Mangiamorte solo perché l'ha deciso qualcun'altro? E la tua volontà in tutto questo dov'è?" ribatté invece Ginny. Non le importava il fatto che si stesse parlando di Voldemort, trovava molto più irritante e spaventosa l'inerzia del ragazzo che aveva davanti.

Draco le rivolse un altro sorriso amaro. "Morirei se la usassi." rispose con semplicità, provocando nell'animo di Ginny un profondo sconvolgimento.

Che Malfoy fosse in realtà buono non lo avrebbe creduto nemmeno se lo avesse visto, ma sapere che in realtà non aveva l'ambizione di diventare uno spietato assassino e che in pratica ci fosse costretto, la turbava davvero tanto. Lei non sopportava le persone che si arrendono agli eventi senza fare una propria scelta, eppure quella volta si trovò spiazzata e un moto di profonda pietà verso Malfoy la assalì.

"Per favore, Weasley! Non provare nemmeno ad avere pietà di me!" esclamò quasi come se avesse intercettato i suoi pensieri dallo sguardo che gli aveva rivolto la rossa. "Io non ce l'ho mai avuta, quindi non serve che tu me la dimostri!"

La cosa più irritante era che in qualche modo Draco non si preoccupasse minimamente di quello che sarebbe diventato di lì a pochi mesi, ma Ginny cercò di pensare che forse la sua fosse una maschera, e l'esitazione di prima ne aveva dato la prova.

Tornò nuovamente il silenzio. La ragazza trovava imbarazzante quel momento, tanto che si ingegnò per trovare qualcosa da dire, le andava bene anche litigare con lui, l'importante che non fossero rimasti in silenzio.

Alzò lo sguardo che fino a quel momento era rimasto fisso sull'orlo della gonna, ma i suoi pensieri restarono chiusi dentro di lei, quando si accorse che il biondino aveva chiuso gli occhi e sembrava avesse perso conoscenza.

Immediatamente, presa dall'agitazione, gli si piazzò davanti e lo afferrò per le spalle. "Malfoy, non ti addormentare, sveglia!" gli esclamò nelle orecchie, mentre lo scuoteva vigorosamente.

Draco parve riprendersi e aprì gli occhi di scatto, infastidito. "Si può sapere che fai?! Lasciami in pace!" sbottò allontanando le braccia di Ginny con una scrollata di spalle.

"No che non ti lascio!" affermò la ragazza con decisione. "Se ti addormenti potresti non svegliarti più, devi restare sveglio!" gli ordinò.

Il ragazzo si portò un braccio sulla fronte per asciugarsi il sudore. "Ti sembra facile, in queste condizioni!" si lamentò.

Ginny ritornò al suo fianco vicino al muro. "Lo so che non è facile, ma ti assicuro che non ti lascerò perdere i sensi, dovessi anche schiaffeggiarti!!" concluse convinta, sistemandogli il cuscino che era caduto per terra.

Draco la guardò con un ghigno dipinto sul volto. "Questa è la parte che ti piace di più, eh Weasley!" esclamò schernendola.

La ragazza decise di stare al suo gioco e gli sorrise con una strana luce negli occhi. "Penso proprio di sì, Malfoy... direi che mi auguro di vederti svenire, così potrò picchiarti per bene!" scherzò, alzando una mano con aria pericolosa.

"Sta tranquilla, eviterò di svenire, così non ti darò questa soddisfazione!" la provocò ancora. Ma tener fede a quella promessa non fu una cosa semplice.

Man mano che il tempo passava Malfoy era sempre più pallido e sofferente. La ferita sul fianco non accennava a smettere di sanguinare, tanto che Ginny fu costretta a fargli un'altra fasciatura, e i momenti in cui era sul punto di svenire aumentavano sempre di più.

"Stai peggiorando..." mormorò preoccupata traducendo in parole lo stato del ragazzo, mentre gli asciugava il sudore con il suo mantello.

"Non è vero... sto bene..." ribatté lui risentito, cercando di mostrarsi spavaldo. Ma aveva perso completamente tutta la sua aria austera, cosa che rese ancora più visibile la contraddizione delle sue parole.

"No che non stai bene!" replicò Ginny in tono infantile. "Te lo si legge in faccia che stai male, non negarlo!"

"Certo, se qualcuna non mi fosse caduta sopra, forse adesso non starei in queste condizioni!" sbottò Malfoy nervoso, agitando il capo.

Aveva ragione. Dopotutto era colpa sua se Draco si era ferito, ma cosa poteva farci? Non lo aveva mica fatto apposta a crollargli addosso! E per giunta lo aveva assistito nonostante lui l'avesse ferita a parole così tante volte! Eppure non le riuscì di infuriarsi con lui. Sentiva che tutto sommato le parole di Malfoy non esprimevano veramente ingratitudine, e che il suo orgoglio era troppo forte per poter ammettere che lei lo stava aiutando nonostante lo odiasse.

Anche se poi, in quella situazione, le parve anche futile il motivo per cui l'avesse odiato per così tanti anni...

"Scusami... hai ragione, è tutta colpa mia..." mormorò debolmente, abbassando il capo sconfitta ma seriamente dispiaciuta.

Draco la guardò sorpreso, alzando un sopracciglio. Aveva preso a tormentare una ciocca dei suoi capelli vermigli, senza osare guardarlo negli occhi. "Tu, una Weasley, che mi chiede scusa?!" esordì stupito con un tono di voce che a Ginny parve fastidiosamente pungente.

"Ti giuro, credevo che non avrei mai potuto assistere ad una scena simile in vita mia, mi sorprendi!" continuò imperterrito, senza rendersi conto di quanto stesse mortificando la ragazza.

Questa accolse quelle parole come un vero e proprio insulto a lei e alla sua famiglia. Ora ricordava il perché lo odiasse tanto!

"Ok, ho capito!" esclamò subito dopo, abbandonando i suoi capelli e puntando le mani per terra con violenza, prima di fissarlo negli occhi grigi. "Fai finta che non abbia detto niente! Sei un ingrato Malf-"

Rimase scioccata e sconvolta, quando avvertì il tocco, prima leggero ma poi sempre più possessivo, delle labbra del ragazzo. Ma si stupì di se stessa, quando pochi attimi dopo rispose a quel bacio, che diventava sempre più esigente. Un brivido caldo le attraversò la schiena quando Draco le posò una mano fredda sulla testa e prese a scendere lungo il percorso dei suoi capelli lunghi, avvicinandola e sé con fare possessivo.

Baciò Malfoy con una passione che non credeva di aver mai avuto, nemmeno con i ragazzi con cui era stata in precedenza, e questo la turbò non poco.

Quando dovettero staccarsi più per bisogno di ossigeno che per ripensamenti, Ginny fissò gli occhi del ragazzo, nei quali vi scoprì un qualcosa che la magnetizzava e non le dava la forza di ribellarsi. Fu certa che anche lui sentisse il suo cuore che le martellava forte nel petto, accelerato da quelle emozioni improvvise.

"E' così che mi prendo le scuse io..." le sussurrò guardandola negli occhi ambrati con un leggero tono malizioso. 

Ginny non seppe dire mai se fu grata per quello che accadde dopo oppure no, però ricordò perfettamente la sensazione di sollievo che provò quando, nel silenzio che era calato dopo quelle parole lei aveva cercato qualcosa da dire inutilmente, le voci squillanti dei suoi amici e di suo fratello, le erano giunte alle orecchie, salvandola da quella situazione.

"Hai visto, Ron? La porta è aperta... e se fosse qui dentro?" era Hermione che con fare saccente riprendeva per l'ennesima volta il ragazzo.

"Ma come ti salta in mente che Ginny possa essere entrata in un posto come questo!" sbottò lui, risentito. Ma ormai erano già entrati.

"Calma ragazzi, tanto dare un'occhiata non costa nulla..." e come sempre c'era anche Harry, che cercava di far ragionare i due amici.

Ginny osservò di sfuggita lo sbuffo che uscì dalla bocca di Malfoy, e facendo finta di niente, ma forse muovendosi più come un automa per quanto era accaduto, si alzò in piedi e si avvicinò al grande buco che si trovava sopra le loro teste e dal quale erano caduti il giorno prima.

"Sono qui!!!" iniziò ad urlare con tutto il fiato che aveva. "Ragazzi, venite, sono intrappolata qui sotto!!!"

Poco dopo, vide spuntare tre teste familiari e anche particolarmente preoccupate dal bordo del buco. "Hai visto che avevo ragione? Per fortuna che non ti ho dato retta, Ron!" esordì la brunetta, alzandosi in piedi e pronunciando la formula per trasfigurare gli oggetti.

"Ginny, stai bene?" chiese Harry preoccupato, guardandola con apprensione.

La ragazza non ebbe il tempo di rispondere, perché la voce nervosa e agitata di suo fratello, la interruppe. "Ma come hai fatto a cacciarti in questo postaccio, è da ieri che ti cerchiamo!"

"Se mi liberate da qui vi spiego tutto..." propose, notando che Hermione aveva fatto comparire una corda che scendeva lentamente verso di lei.

Ron, all'improvviso ridusse gli occhi a due fessure, e si sporse per guardare meglio, dietro le spalle di sua sorella. "Aspetta un attimo! Che ci fa quello con te!?!?" chiese sconvolto e indignato.

Ginny si voltò verso il biondino, aspettandosi una risposta malevola, ma invece si accorse che aveva gli occhi chiusi e probabilmente aveva nuovamente perso i sensi.

"Oddio, è svenuto!" esclamò, avvicinandosi a lui e scuotendolo per le spalle, invano. Draco Malfoy non voleva svegliarsi e Ginny iniziò ad inquietarsi seriamente.

"Allora, Ginny, si può sapere che hai combinato?" chiese ancora Ron spazientito, con l'aria che da un momento all'altro si sarebbe lanciato lì sotto solo per difendere la sorella.

"Aiutatemi prima, poi vi spiego tutto... è ferito gravemente, ragazzi!"

Questa volta fu Harry ad intervenire, ma contrariamente a quanto si aspettava il fratello, afferrò la corda e dopo averla legata saldamente scese nel buco.

Aiutò la rossa e Malfoy ad uscire da quel postaccio con non poca fatica, ma per fortuna pochi minuti dopo erano tutti fuori dalla Stamberga Strillante, alla luce del sole.

Dai suoi amici, Ginny venne a sapere che i professori e alcuni studenti, avevano iniziato a cercare lei e il biondino prima ad Hogwarts e poi quel giorno ad Hogsmeade. Si erano tutti preoccupati soprattutto per lei e quella della Stamberga era stata soltanto un'idea senza speranza di Hermione, ma che fortuna era stata miracolosa.

Quando i professori li videro sulla via principale del villaggio, soccorsero immediatamente Malfoy che fu portato d'urgenza ad scuola, e chiesero spiegazioni alla ragazza.

La McGranitt si rivelò particolarmente stizzita per il suo comportamento, ma decise di non punirla solo perché ritenne che quella brutta esperienza le era già stata valsa da lezione.

Ron per tutto il tempo continuò a chiedere alla sorella se stesse bene, non ancora convinto che Malfoy non l'avesse toccata.

"Ron? Ma se Malfoy è in un letto mezzo dissanguato e lei è qui con noi sana è salva, non credi che forse non sia successo niente di tutto quello che pensi tu?" gli chiese alla fine Hermione infastidita da quell'atteggiamento, chiudendo così la questione una volta per tutte.

Ginny si sentì veramente meglio quando poté ridere ancora con i suoi amici, dopo quella brutta esperienza. Anche se ancora non era del tutto convinta che fosse stata brutta davvero.

Malfoy non lo rivide più. Lui rimase in Infermeria fino alla fine della scuola e si salvò. Divenne veramente un Mangiamorte, così come lei studiò sodo per poter essere un'Auror, eppure non le capitò mai di scontrarsi con lui in battaglia.

Anche se aveva combattuto con decine e decine di incappucciati durante quegli anni, era convinta che tra questi non ci fosse mai stato lui.

Ogni tanto il ricordo di quell'esperienza le riaffiorava alla mente, facendole rivivere le strane emozioni che aveva provato e che l'avevano tanto sconvolta. Ma durava solo un attimo, perché quando la vita la riportava al presente, le ricordava con la stessa intensità, un concetto fondamentale, che ormai non poteva più cambiare le cose... Lui era il suo nemico.

Continua…

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Che ne dite, lo rincontrerà il nostro caro Draco, oppure per Ginny rimarrà sempre e solo un ricordo? Sta a voi, ragazzi, se mi recensite potrei continuarla molto tranquillamente questa storia! ^^ Allora, cosa ve ne pare di questo incontro casuale? A me piace da morire... spero soltanto di non aver reso Draco un po' OOC, ma vorrei un vostro parere a riguardo. Io ho cercato di lasciarlo bastardo come sempre, ma è difficile quando si ha a che fare con l'amore!^^''

Scusate il ritardo con cui ho mandato il capitolo, ma davvero per me le parole 'tempo libero' sono scappate via dal vocabolario e non so più dove sono andate finire! Spero di non avervi fatto crescere la muffa, a furia di aspettarmi! (e chi ti stava aspettando, mi direte voi, giustamente...-.-)

Vorrei ringraziarvi ad uno ad uno per le belle recensioni che mi avete mandato, ma purtroppo ho davvero poco tempo, così per adesso vi mando il capitolo, poi appena riesco lo ripubblico con le risposte!

Un grazie sentito a:

Angele1987, Angelica, Sissichi, Ryuko, Misskiller, Poyel, Elenuccia 90, Luna Malfoy

E ringrazio Luna Malfoy, mitica beta-reader e Lynn Wolf, perché senza di lei avrei fatto dei terribili strafalcioni!!!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "Un compito delicato"

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Capitolo 3
*** Un delicato incarico: Missione Ambasciata ***


03

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 3

Un delicato incarico:

Missione Ambasciata

La porta dell'ufficio del Comandante Gladstone si aprì all'improvviso rivelando la presenza di Ginny in procinto di andare via.

"Mi raccomando, signorina Weasley, massima prudenza! La missione la impegnerà per tre settimane, quindi dovrà dare la massima disponibilità ventiquattro ore su ventiquattro..." le disse il Comandante, che sedeva dietro la grande e scura scrivania di mogano.

Ginny sorrise e annuì col capo. "Non si preoccupi Comandante, ho già preparato le valigie e sono pronta a trasferirmi sul luogo non appena mi darà l'ordine!"

"Perfetto!" esclamò l'uomo compiaciuto. "Le ricordo che solo io, lei e il responsabile che la seguirà, sapranno di questa faccenda, perciò le chiedo di non rivelare nulla di quanto è stato deciso in questa stanza a chi non fosse necessario... mi fido di lei, signorina..." continuò con uno sguardo eloquente. 

Quando l'uomo notò il cenno di assenso della ragazza, sorrise bonariamente. "Se è tutto chiaro può andare, e in bocca al lupo per la missione!" 

"Crepi il lupo! Buonasera Comandante!" rispose la rossa, posando due dita sulla fronte in segno di saluto e chiudendo educatamente la porta.

Si incamminò lentamente lungo il buio corridoio che portava ai dormitori, lasciandosi trasportare dai pensieri su quello che le aveva detto il Comandante Gladstone. Non appena quella sera era entrata nel suo ufficio, aveva voluto complimentarsi ancora con lei, nonostante lo avesse già fatto quando si era avvicinato al suo letto il giorno prima in Infermeria, e poi era entrato subito nell'argomento dell'incarico che le era stato affidato.

Missione Ambasciata.

Era tutto un programma a dire la verità. Già dal nome sembrava che fosse di grande importanza, e in effetti il Comandante stesso ne aveva dato questa accezione. Anzi, oltre che importante era anche pericoloso e questo stranamente invece di spaventarla la inorgogliva.

Ancora non aveva compreso il perché le fosse stata affidata quella missione, ma immaginava forse che il Comandante l'avesse scelta per la sua parlantina sciolta e per il suo modo di porsi con le persone.

Aprì la porta della sua stanza con calma, ancora immersa nei suoi pensieri, e sussultò quando alzando il capo si trovò davanti gli occhi azzurri e curiosi della sua amica.

"Allora? Allora? Cosa voleva il Comandante?" chiese tutto d'un fiato la moretta, agitandosi davanti a lei.

Ginny sorrise e richiuse la porta in silenzio. Si sentiva sempre meglio quando varcava quella soglia, e non solo perché tutte le volte si trovava la faccia agitata o curiosa di Zoe, con cui condivideva quella camera, ma anche per l'aspetto accogliente che questa aveva. I mobili erano di un caldo beige e le tendine delle due finestre erano di un arancio vivace, che rallegravano sempre l'ambiente. Era piuttosto semplice a dirla tutta, ma Ginny e Zoe, nel corso degli anni, l'avevano riempita di fotografie e disegni che l'avevano resa particolare e speciale per le due ragazze, che la consideravano come un rifugio da tutte le preoccupazioni.

Quella sera, per Ginny, avrebbe potuto rappresentare un rifugio, tuttavia sentiva di essere calma e di non avere nessuna preoccupazione per la missione che l'aspettava. Anzi a dirla tutta era soltanto stanca, visto che per tutto il giorno non aveva fatto altro che allenarsi. 

Ma per riposare doveva ancora superare degli ostacoli, e il primo tra tutti era Zoe. "Voleva parlarmi della missione... mi ha fatto sapere tutti i dettagli e quanto mi impegnerà..." rispose, liberandosi del mantello e gettandolo con noncuranza sul suo letto. 

Zoe sembrò non sorprendersi di quella risposta, ma apparve ancora più curiosa. "Quindi? Cosa dovrai fare?" chiese ancora.

Ginny ripensò alle parole del suo Comandante... "... le chiedo di non rivelare nulla di quanto è stato deciso in questa stanza a chi non fosse necessario... mi fido di lei, signorina..."... aveva ragione, non poteva tradire la fiducia dell'uomo.

Decise di restare sul vago. "Devo solo sorvegliare un convegno tra Babbani, niente di più!"

Sul volto di Zoe, apparve una punta di delusione. Si aspettava una risposta più emozionante, qualcosa di pericoloso e di avventuroso, come aveva immaginato durante i minuti di assenza della sua amica... e invece era solo una missione di controllo.

"Nient'altro? Voglio dire, niente combattimenti all'ultimo sangue, niente appostamenti notturni o cacce all'uomo, anzi, al Mangiamorte?!" chiese con voce quasi tremante, sperando che Ginny rispondesse di sì, almeno una volta.

Ma al contrario, la ragazza rispose con un cenno negativo. "Mi dispiace, Zoe, ma purtroppo non credo che dovrò fare niente di tutto questo! Rassegnati!" scherzò, scompigliando i capelli della mora, e andando a sedersi sul suo letto.

"Ora sarà il caso di andare a dormire... sono già le undici e domattina la sveglia sarà un'ora prima!" propose Ginny, con un sorriso.

Zoe sbuffò, guardando l'orologio. "Uffa! Odio svegliarmi alle quattro!" si lamentò seccata.

Ginny non rispose, sapeva che l'argomento 'sveglia' era un tasto dolente di Zoe. Sempre piena di vita e allegra, ma quando si trattava di svegliarsi, e soprattutto prima dell'ora prevista, era un dramma!

"Ginny, quanto tempo durerà la tua missione?" chiese poco dopo la mora, seduta a gambe incrociate sul letto e intenta ad osservare l'amica che indossava un pigiama estivo, di un giallo acceso e vivace.

La ragazza, la guardò confusa. Era pensierosa quella sera, e a stento aveva ascoltato la domanda dell'amica.

"Ho detto quanto tempo durerà la missione!" esclamò decisa Zoe, alzando leggermente la voce. In un certo senso sentiva che Ginny le stava nascondendo la verità su quella missione, ma sicuramente ci doveva essere un motivo. Per il momento le bastava sapere per quanto tempo sarebbe dovuta stare in pensiero per lei.

"Ah... scusa, ero soprappensiero! Dunque... tre settimane, su per giù." rispose tranquillamente.

Zoe la fissò sconvolta. "Tre settimane?! E che cosa fanno i Babbani in tre settimane di convegno!?!"

Ginny si limitò ad alzare le spalle, senza risponderle.

La conversazione si interruppe quando sentirono bussare alla porta. "Chi può essere a quest'ora?" chiese Zoe curiosa, alzandosi dal letto e avvicinandosi all'entrata della camera. Ginny si riassettò un po', intuendo chi sarebbe entrato da un momento all'altro, e preoccupandosi per la sua amica, che evidentemente, non c'era ancora arrivata.

Zoe infatti, abbassò la maniglia piegandosi leggermente in avanti e aprendo piano la porta per spiare, e per poco non sentì il cuore in gola.

A pochi centimetri dal suo viso, il volto in penombra a causa della scarsa illuminazione del corridoio, Harry guardava con serietà gli occhi sorpresi della mora.

"Ciao Zoe, Ginny sta dormendo?" chiese con un tono di voce piuttosto basso, pensando che la rossa fosse già a letto.

Ma gli bastò poco per immaginare l'amica sveglia, dopo l'urlo spaventato che cacciò Zoe, dopo averlo visto. La ragazza fece un salto indietro e si portò appresso la porta, aprendola del tutto, poi cadde a terra con un tonfo sordo.

Harry a sua volta sussultò per quella reazione e fissò sconvolto la ragazza, prima di venire salvato da Ginny, che si era velocemente avvicinata alla porta, scuotendo la testa rassegnata.

"Ehm... scusate, non volevo spaventarvi..." mormorò Harry imbarazzato, quindi si avvicinò a Zoe, che sedeva ancora per terra, senza più voce, e le porse la mano sorridendole. "Tutto bene?" le chiese con fare amichevole.

Zoe annuì con aria ebete e solo dopo alcuni istanti di silenzio si decise ad accogliere quell'aiuto. Quando toccò la mano del ragazzo, si sentì decisamente morire e fu convinta che anche a due chilometri di distanza avrebbero potuto notare il suo viso in fiamme.

"Harry, non dovresti essere a letto, a quest'ora?" chiese Ginny, cercando di attirare l'attenzione del ragazzo su di lei, prima che l'amica ci mettesse le penne sulla porta della stanza.

Il ragazzo si accorse finalmente di lei. "Oh... sì, Ginny... è solo che ho saputo che sei stata chiamata nell'ufficio del Comandante, questa sera, e volevo sapere se c'è qualche problema... anzi, volevamo, sono qui anche per conto di Hermione e di quell'esagitato di tuo fratello!" concluse sorridendo, al pensiero di un Ron tutto agitato per la sorella.

"Volano in fretta le notizie!" scherzò Ginny, spostando con una mano sulla spalla Zoe, che era ancora impalata a fissare Harry sull'entrata, perché questi potesse entrare.

Il mago sorrise, accogliendo l'invito. "Ti sbagli... so già tutto." spiegò con semplicità.

Ginny alzò le sopracciglia e lo guardò allargando gli occhi. "Ora capisco... sei tu il mio responsabile!" esclamò come illuminata. Poi, notando che Zoe ancora non si muoveva, richiuse la porta e fece accomodare Harry sulla sedia della scrivania che fronteggiava il suo letto e andò a sedersi su questo.

Zoe, alla fine decise di prendere posto sul suo giaciglio, ma non smise un secondo di fissare il ragazzo, come imbambolata. Harry, dal canto suo, sembrò non far caso a quegli occhi che lo fissavano con tanta insistenza, ma Ginny fu convinta che stesse solo cercando di ignorarli.

"Il Comandante Gladstone mi ha fatto chiamare questo pomeriggio e mi ha rivelato lo scopo della missione... Ginny, sei sicura di farcela?" le aveva chiesto preoccupato, dopo aver ripreso il discorso.

La rossa, aveva sorriso a quella domanda e con una naturalità che sembrava non avere, tradusse in parole i suoi pensieri. "Harry, io sono sicurissima! Non so perché ma davvero non ho paura di affrontare questo rischio, e poi il Comandante mi ha dato piena fiducia e io non voglio deluderlo! Hai idea di quanta fatica mi sia costata arrivare a questo punto?!" concluse agitandosi, ripensando alla lunga e faticosa carriera che aveva percorso.

Ci erano voluti cinque anni perché lei diventasse un Tenente e adesso che aveva raggiunto quell'importante traguardo, si sentiva seriamente più realizzata.

Harry sospirò a quella risposta. "D'accordo Ginny... io non posso dirti niente, dopotutto hai scelto tu questa vita e io non posso certo impedirti di fare quello che vuoi..."

"E nemmeno mio fratello, sia ben chiaro!" ribatté la ragazza decisa, già immaginando la reazione di Ron alla notizia di quella missione. Lui tra tutti era sempre stato il primo ad opporsi a che lei diventasse un'Auror, ma la ragazza non aveva mai voluto ascoltarlo, preferendo a volte anche discutere con lui, piuttosto che dargli ascolto.

Harry mise le mani in avanti in segno di resa. "Non te la prendere con me, Ginny, lo sai che tuo fratello non ragiona quando si tratta di te! Comunque ti può consolare il fatto che in pratica non sa quasi nulla di questa storia e io stesso gli ho detto che la tua era solo una missione di controllo!" la rabbonì il ragazzo, prima che l'amica si innervosisse come sempre quando si cadeva in quell'argomento.

La rossa tirò un sospiro di sollievo. "Grazie Harry, e ti sarei grata se non gli parlassi mai di questa storia, almeno finché non è finita!"

"D'accordo, vedrò quello che-"

"A-aspettate un attimo!" esordì Zoe all'improvviso, interrompendo il moro, il quale si voltò verso di lei incuriosito, causandole una nuova agitazione.

"Ehm... s-scusa, Harry, non volevo..." cercò di giustificarsi mentre le guance le ardevano di vergogna.

Il ragazzo le sorrise gentilmente. "No no, Zoe, non ti preoccupare, penso che vorrai avere qualche spiegazione su questa faccenda, vero?" chiese, confermando i pensieri della moretta, che aveva annuito mentre osservava con interesse il bordino del suo pigiama blu cobalto.

"Non le ho detto niente perché il Comandante mi aveva chiesto di tenere la bocca chiusa..." si affrettò a spiegare Ginny, ricordandosi solo in quel momento che l'amica era con loro e che aveva ascoltato tutta la conversazione. Si sentì un stupida per averle mentito così spudoratamente e poi a non aver fatto attenzione a lei dopo.

"Lo so, ma di Zoe possiamo fidarci... dico bene?" chiese Harry rivolto alla diretta interessata, causandole un mancato svenimento, mentre annuiva in silenzio perché incapace di spiccicare una sola parola di senso compiuto.

"Scusami Zoe..." si giustificò la rossa dispiaciuta. L'amica però, alzò gli occhi e le sorrise scuotendo il capo, cercando di trovare un po' di coraggio.

"Allora... mi volete spiegare che cos'è questa missione?" chiese, gli occhi fissi sulle sue gambe e la voce tremula.

"Missione Ambasciata, Zoe..." la corresse Harry. La morettina alzò lo sguardo incuriosita, prima di ricordarsi che era stato proprio il ragazzo che la faceva impazzire, a parlare.

"Tra due giorni ci sarà un importante convegno tra tutte le nazioni Babbane e gli ambasciatori dovranno presenziarle..." iniziò a spiegare Ginny con calma. "Il perché duri tre settimane, è dovuto al fatto che si parlerà dei problemi più importanti relativi alla politica, all'amministrazione e ai concordati tra le nazioni... e se non mi sbaglio dovrebbero affrontare argomenti tipo la fame nel mondo o i debiti pubblici dei paesi più poveri... insomma una specie di incontro al vertice!" concluse la ragazza, cercando di trovare le parole più semplici per spiegare quello che doveva essere un evento di grande importanza.

"L'unico particolare è che tutto sarà fatto in gran segreto..." continuò Harry. "Per evitare incidenti diplomatici o atti di terrorismo, nessuno dovrà sapere di questo convegno!"

"E noi che c'entriamo?" chiese ingenuamente Zoe, ora molto più interessata alla faccenda, ma anche seriamente preoccupata di conoscere la risposta. "Non è che per caso Voldemort..."  non concluse la frase, attendendo una risposta.

Sia Harry che Ginny sospirarono rassegnati. "Ufficialmente no, ma la prudenza in questi casi non è mai troppa! E' per questo che siamo così pochi a sapere di questa missione, io dovrò soltanto controllare che tutto possa andare bene e che non ci sia qualche spia dei Mangiamorte." finì di spiegare la ragazza.

"Ora capisco... e che compito avrai Ginny?" chiese ancora la moretta, sorridendo appena.

"Sarò la sottosegretaria dell'ambasciatore inglese!" rispose prontamente la rossa. "Che dici, mi ci vedi in questo ruolo?" domandò poi, sorridendo all'amica.

Zoe la guardò per qualche istante pensierosa. "Mhmmm... forse con un paio di occhiali... direi di sì!" concluse.

"Zoe ha ragione, Ginny, dovresti provare..." si intromise il ragazzo, mandando in fiamme per l'ennesima volta il volto della ragazza.

Ginny, però al posto di rispondere, sbadigliò sonoramente. "D'accordo, ci penserò domani... ora ragazzi, che ne dite di dormire un po'? Giusto qualche oretta, prima di riprendere gli allenamenti, vi va?" propose con tono ironico.

"Ok, ok, vi ho già rubato mezz'ora di sonno!" esclamò Harry alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta. "Ci vediamo domani, buonanotte ragazze!" salutò guardandole entrambe e sorridendo, prima di richiudere la camera.

"Buonanotte!" rispose Ginny allegra. Zoe invece, si limitò ad agitare la mano con aria poco intelligente e a fissarlo imbarazzata.

"Zoooeeee! Harry se ne è andato, che ne dici di spegnere la luce?" chiese Ginny guardando con una punta di malizia la giovane.

La moretta, che fissava ancora la porta ormai chiusa, si scosse e si affrettò ad entrare nel letto. "Oddio, non ci credo... mi ha vista in pigiama!"

*   *   *

Dalla sveglia così mattiniera erano trascorse già otto ore, quando Ginny ebbe finalmente un momento di pausa per potersi riposare. Alla fine non aveva dormito un gran che quella notte, l'eccitazione era ancora alle stelle e lei non aveva fatto altro che pensare a quello che avrebbe dovuto fare. Il Comandante le aveva dettagliatamente spiegato i suoi compiti in quanto sottosegretario dell'ambasciatore, ma più per pignoleria che per paura di scordarli, li aveva ripetuti continuamente, facendo attenzione a non dimenticarne nemmeno uno.

Zoe non era con lei. Era stata assegnata per un turno di guardia proprio con Harry, e Ginny aveva dovuto fare il diavolo a quattro per convincerla ad andare e a non disobbedire gli ordini che le erano stati dati. Alla fine si era decisa, ma la rossa non aveva potuto fare a meno di immaginare ogni possibile reazione disastrosa della ragazza, in compagnia della persona che le faceva perdere ogni volta che la guardava soltanto, tutte le facoltà mentali.

Si trovava seduta su un letto dell'Infermeria della base, in attesa che tornasse il Guaritore a cui aveva chiesto i risultati delle analisi che le avrebbero permesso di tornare a combattere. Aveva infatti bisogno del permesso di un Medimago, che accertasse la sua completa guarigione, perché potesse riprendere a pieni ritmi. A quanto pareva il colpo ricevuto durante l'ultima battaglia era stato davvero forte, e le avevano assegnato un paio di giorni di riposo... o almeno di riposo dai turni di guardia e da eventuali attacchi di Mangiamorte. Per gli allenamenti il riposo non c'era mai!

"Ehi Ginny, sei qui?" la voce di suo fratello Ron, la fece sussultare e riportare con i piedi per terra.

Si voltò con calma, già immaginando che il ragazzo la stesse cercando, mentre lei aveva fatto di tutto per evitarlo quella mattina. Dopo Zoe ed Harry infatti, quello sarebbe stato l'ostacolo più difficile da superare, per questo aveva pensato di aggirarlo per non doverlo affrontare... invano però, visto che l'aveva trovata!

"Ciao, Ron... che ci fai qui?" chiese cordialmente, sforzandosi di sorridere e di ignorare l'aria preoccupata che il fratello aveva dipinta sul volto. Per fortuna Ginny notò che il ragazzo era con Hermione... meglio così, almeno avrebbe avuto un'alleata al suo fianco. Dopotutto Hermione l'aveva sempre sostenuta quando suo fratello si comportava in quel modo, perché semplicemente ci era passata anche lei.

"Ti stavo cercando... è vero che ti hanno affidato una missione?" chiese arrivando subito al dunque.

"Secondo te il Capitano Potter ti ha detto una stupidaggine?" chiese con tono pungente la rossa, guardandolo provocatoria.

"Non scherzare, Ginny, lo sai che mi preoccupo!" ribatté Ron, seriamente, avvicinandosi a lei e sedendosi al suo fianco.

Hermione al contrario, che aveva preferito restare in piedi accanto alla ragazza, non sembrava molto contenta delle parole del ragazzo. "Ma scusa, non vedi che lei non è preoccupata? Te lo ha detto anche Harry ieri sera, perché diamine lo devi essere tu!" lo rimbeccò leggermente alterata.

"Perché lei è mia sorella, Hermione?" le rispose lui con acidità.

"No, Ron, perché tu sei iperprotettivo!" si intromise la sorella stizzita. "Non mi puoi trattare come una bambolina di cristallo, ormai sono un'Auror con tanto di certificato di idoneità, quindi se mi hanno affidato una missione, io non mi esimerò di certo!"

Ron quasi ignorò la sua sfuriata. "Ma siamo sicuri che sia solo di controllo? Non dovrai fare niente di pericoloso, vero?"

Ginny alzò gli occhi al cielo disperata, avrebbe voluto ribattere se le porte dell'Infermeria non fossero state aperte con violenza attirando l'attenzione di tutti.

Harry, comparve sulla soglia piuttosto agitato. Stringeva il corpo di Zoe che sembrava svenuta ma stranamente nessuno dei due aveva ferite sul corpo... o almeno non se ne vedevano.

"Cos'è successo?!?" chiese preoccupata Ginny, alzandosi in piedi e aiutando Harry a posare il corpo dell'amica su un letto, mentre diversi Guaritori si avvicinavano, pronti a visitarla.

"Malfoy..." mormorò Harry, fissando preoccupato Zoe.

Ginny avvertì una morsa allo stomaco che le mozzò il fiato. "Cosa?" soffiò sconvolta.

"Malfoy le ha lanciato un incantesimo!"

*   *   *

"Ragazzi, state tranquilli! Non vedete, sto benissimo!" Per Zoe era la decima volta che rassicurava Ginny, Hermione e Ron, sul fatto che si sentisse benissimo. 

Aveva riaperto gli occhi e si era resa conto di trovarsi nell'Infermeria della base, attorniata dai suoi amici che la fissavano preoccupati. E a quanto pareva era solo lei quella più tranquilla.

"Dopotutto è stato solo uno Schiantesimo, no? Non mi sono fatta niente!" continuò per l'ennesima volta, sorridendo ai tre.

Ginny sospirò abbassando gli occhi sulle lenzuola candide del letto di Zoe. Aveva provato una sgradevolissima sensazione quando Harry le aveva detto che Draco Malfoy aveva attaccato la sua amica, e solo a mente fredda si era resa conto che il fatto non aveva destato sorpresa a tutti tranne che a lei. 

Draco Malfoy era un Mangiamorte, era ovvio che li avesse attaccati... però fu strana l'idea che aveva attraversato la mente di Ginny alla notizia, e cioè che era la prima volta che aveva sentito la notizia di un attacco diretto da parte del biondino.

Non che lui non avesse mai combattuto, e anzi Ginny sapeva bene che quel ragazzo doveva aver ucciso anche diverse volte in tutti quegli anni, solo che non aveva mai avuto occasione di sentirlo prima di allora e questo l'aveva leggermente turbata.

Si dette mentalmente della stupida, per quei pensieri, e si impose di ascoltare i discorsi dei suoi amici.

"Sei stata fortunata, Zoe! Malfoy avrebbe potuto anche ucciderti!" esclamò Ron guardandola con cipiglio severo, quasi avesse davanti un'altra sorellina minore.

La moretta si passò una mano tra i capelli ridendo imbarazzata e arrossendo all'improvviso. "Lo so... eh eh... cercherò di stare più attenta..."

Ginny guardò con aria interrogativa l'amica, convinta che nascondesse qualcosa. "Zoe... ma siamo sicuri che Malfoy abbia lanciato quello Schiantesimo a te?" chiese subito dopo, notando la ragazza che arrossiva ancora di più e prendeva a fissare con interesse le sue gambe coperte dalle lenzuola.

"Ti sei messa in mezzo!" esclamò Ron rassegnato, mandando in fiamme se possibile ancora di più le guance di Zoe.

Gli occhi di Hermione si allargarono in un'espressione di chiarimento. "Ora capisco perché Harry era così sconvolto quando ti ha portata qui... certo, oltre al fatto che non aveva idea di cosa ti avesse scagliato addosso Malfoy..."

Zoe non rispose e i tre ragazzi accolsero quel silenzio come una risposta affermativa.

"Che..." iniziò titubante Ginny, interrompendo quel momento di calma. "... volevo dire, dove vi trovavate?"

Zoe alzò gli occhi verso di lei, ripensando ai pochi momenti prima di perdere conoscenza. "Più o meno vicino al posto dell'attacco di ieri... stavamo passando di lì, quando lo abbiamo incontrato..." spiegò, lo sguardo perso nel vuoto.

"E che ci faceva Malfoy da quelle parti?!" chiese Ron, agitato, mentre Ginny tirava un sospiro. Era quella la domanda che voleva chiedere a Zoe all'inizio, ma non ne aveva avuto il coraggio. Sorrise al pensiero che qualche volta suo fratello si dimostrava utile!

Zoe alzò le spalle non sapendo dare una risposta. "Non ne ho la più pallida idea... comunque ho avuto l'impressione che fosse solo lì di passaggio. Camminava piuttosto velocemente quasi come se avesse un impegno importante e non appena ci ha visti, ha lanciato un incantesimo e... credo sia scappato via subito... se non mi sbaglio, prima di chiudere gli occhi, l'ho visto mentre si allontanava..." concluse, sforzandosi di ricordare.

"Quindi è stata solo una coincidenza..." rifletté Hermione. "E poi non è normale il fatto che si trovasse da solo, e sinceramente dubito fortemente che uno del suo rango sia stato incaricato di fare la spia, sappiamo da fonti certe che Voldemort lo tratta piuttosto bene..."

"Staremo a vedere..." sospirò Ron, alzandosi in piedi dalla sedia su cui sedeva e sistemandosi il mantello della divisa che pendeva da un lato. "Piuttosto Ginny, noi non abbiamo finito un discorso, se non mi sbaglio!" esclamò subito dopo, quasi avesse avuto un'illuminazione.

La ragazza, che fino a quel momento era rimasta pensierosa, intenta a fissare il pavimento, rivolse un'occhiata disperata al fratello, prima di alzare gli occhi al cielo e di allontanarsi, salutando Zoe con un bacio.

"Ehi, dove credi di andare, mi devi assicurare che la tua missione n-" iniziò ad urlare, uscendo dalla stanza per raggiungere la sorella, ma una mano calda di Hermione, posata sulla sua bocca, lo frenò all'improvviso.

"Urlalo ancora un po', Ronald Weasley, così lo sapranno in tutta la base che Ginny ha una missione!" lo rimproverò severamente, guardandolo fisso in quegli occhi color dell'ambra.

Ron annuì scuotendo il capo, lasciando che la ragazza togliesse dal viso la sua mano. "Così va meglio, ora però voglio che questa storia si chiuda, Ron! Smettila di tarpare le ali a Ginny, ormai non è più una bambina, perciò d'ora in poi, voglio che eviti di dirle qualcosa che riguarda questa faccenda o al massimo dalle un 'in bocca al lupo', ma niente di più! Siamo intesi?" concluse.

Ron annuì rassegnato, e assumendo un broncio infantile sul volto. "E chi sei tu, per ordinarmi queste cose?" le chiese con tono provocatorio incrociando le braccia, mentre lei faceva qualche passo lungo il corridoio che portava in palestra. 

"La tua ragazza, mi sembra ovvio!" esclamò la riccia, voltandosi e guardandolo maliziosa. Ron sorrise e la raggiunse, circondandole le spalle con un braccio...

*   *   *

Zoe sbuffò annoiata, guardando l'orologio che aveva posato sul comodino. Erano già trascorse un paio d'ore da quando aveva ripreso i sensi, ma ancora non le avevano dato il permesso di lasciare l'Infermeria. Era stanca e aveva una fame da lupi, visto che quel giorno non aveva nemmeno pranzato, e come se non bastasse la sala era completamente vuota, tranne che per qualche Guaritore che le passava davanti, impegnato a controllare cartelline o ad analizzare diagnosi.

Aveva chiesto già diverse volte di poter andare via, dopotutto si sentiva benissimo, a parte la fame... e poi le avevano scagliato solo un misero Schiantesimo, perdiana! 

Chiuse gli occhi, cercando di prendere un bel respiro, per calmarsi un po'. Posò la testa sul cuscino, provando a ripensare a quello che era successo quel giorno. Per tutta la mattinata non aveva fatto altro che seguire Harry come un cagnolino, rispondendo solo con monosillabi ogni volta che lui aveva provato ad iniziare una conversazione.

Poverino, doveva considerarla una persona davvero noiosa, con quel comportamento stupido, ma che poteva farci se non riusciva nemmeno a parlare quando c'era lui?

E poi finalmente si era fatta coraggio. Nemmeno lei aveva sentito la formula dell'incantesimo che Malfoy aveva lanciato ad Harry, ed era stata quella la cosa che l'aveva fatta preoccupare maggiormente. Senza pensarci oltre, si era frapposta tra i due maghi e si era beccata in pieno petto quello che poi per fortuna si era rivelato un semplice Schiantesimo.

Ma se per ironia della sorte Malfoy avesse lanciato un Anatema morale, lei allora avrebbe perso la vita, pur di salvare quella di Harry.

Invece di rabbrividire per un pensiero così triste, si portò le mani al viso e sorrise, arrossendo leggermente. "Che atto eroico!" esclamò con tono flebile, sentendosi orgogliosa. Pensò poco al fatto che l'aria era diventata all'improvviso profumata... di tramezzini.

"Sì, ma guai a te se lo rifai!" la voce, proprio del bel ragazzo dagli occhi verde smeraldo la fece sussultare. Aprì gli occhi di scatto e si ritrovò davanti il suo volto serio e preoccupato che la guardava con aria di rimprovero e un piatto con quattro tramezzini che il ragazzo portava con sé.

La sua prima reazione fu quella di arrossire e di mettersi a sedere con aria sconvolta. "H-H-Harry! Che ci fai qui!?!?!" esclamò. Si stupì di essere riuscita a parlare con lui davanti, e proprio al diretto interessato. Forse non sarebbe stato impossibile rifarlo...

Harry sorrise rilassando l'espressione del viso e alzò il piatto con i tramezzini. "Pensavo di portarti questi... non credo che tu abbia pranzato oggi..."

Zoe abbassò lo sguardo maledicendo il rossore che continuava ad infiammarle le guance senza tregua. "G-grazie..." mormorò timidamente, tormentando il bordo del lenzuolo con le dita.

Harry rimase qualche istante con il piatto di tramezzini in aria, notando che la ragazza restava immobile. "Avanti, prendine uno!" esclamò sorridendo. "Non vuoi farmi compagnia?" dopo di che prese un panino e lo addentò assaporandolo.

Zoe rimase a fissarlo... era bello anche quando mangiava... pensò sentendo il cuore batterle freneticamente. Decise di seguirlo, quando il suo stomaco iniziò a ribellarsi e a richiedere seriamente qualcosa da mangiare.

Harry sorrise, quando Zoe prese dal piatto uno dei tramezzini e iniziò a sbocconcellarlo timidamente, con lo sguardo chino sulle sue gambe.

"Grazie, per oggi..." ruppe il silenzio pochi minuti dopo. Zoe lo fissò stupita, alzando lo sguardo e sorrise imbarazzata, arrossendo ancora.

"E di che..." rispose flebilmente, continuando a mangiare.

Restarono in silenzio finché non consumarono tutti i tramezzini nel piatto. Harry aveva preso a fissare un punto indefinito dell'Infermeria, immerso in chissà quali pensieri che Zoe avrebbe voluto tanto scoprire, mentre lo osservava di sottecchi, alzando saltuariamente gli occhi verso di lui.

Durante quei minuti si era sforzata di trovare un argomento per poter parlare ancora con lui, anche il più stupido, ma la sua mente sembrava completamente vuota, come se avesse dimenticato tutto quello che aveva appreso in vent'anni della sua vita. Si intristì, ripensando al fatto che lui sicuramente doveva trovarla noiosa e stupida, e che indubbiamente quella visita inaspettata, che le aveva riempito di gioia il cuore, fosse stata solo per dovere più che per vera dimostrazione di gratitudine.

"Penso..." mormorò in risposta a quei pensieri, la voce vuota con una leggera nota di tristezza. "... penso che non mi vorrai più con te per i prossimi turni..." pronunciò quelle parole come se fossero una semplice constatazione di come stavano le cose.

Ma non si aspettò di certo la reazione che ebbe invece il ragazzo. "E perché mai dovrei? Fino a prova contraria sei stata la compagna migliore che io abbia mai avuto! Non penso che altri avrebbero fatto la stessa cosa che hai fatto tu!" esclamò guardandola sorpreso e parlando con ovvietà.

Zoe lo guardò illuminandosi e stupendosi di quelle parole che fino ad un momento prima non avrebbe mai pensato di udire proprio da Harry. "Ehm.... ecco... grazie.... cioè, non mi aspettavo..." balbettò mentre era convinta che sulle sue guance avrebbero potuto farci due uova al tegamino.

Harry le sorrise dolcemente, tanto che Zoe sentì che da un momento all'altro le sarebbe partita una coronaria. "L'importante è che tu non ci riprovi! Mi hai fatto prendere un bello spavento!" esclamò subito dopo, scompigliandole i capelli.

Ormai Zoe ne era certa. Quell'incantesimo scagliato da Malfoy era stato in realtà un'Avada Kedavra e lei era finita in Paradiso. Punto.

"La prossima volta magari spingimi da un lato, così nessuno si farà del male!" propose il ragazzo scherzando. A Zoe già il fatto che ci potesse essere una prossima volta, le bastava per sentirsi felice.

Sorrise pur non avendo il coraggio di guardarlo negli occhi. Non avrebbe mai immaginato di vivere un momento così magico. Peccato che fosse destinato a durare poco...

"Capitano Potter!" l'ingresso di un Auror portò l'attenzione del ragazzo e di lei verso la porta.

Harry si alzò in piedi, mentre Zoe sospirò avendo preferito che quel soldato non avesse interrotto quel momento.

"Capitano, il Comandante Gladstone la sta cercando... mi ha detto di dirle che ci sono novità." spiegò l'Auror, salutando prima Harry e poi Zoe con un gesto della mano.

"Ho capito, va' pure, Reece!" lo esortò il ragazzo. 

Quando il soldato si allontanò, Harry si voltò verso Zoe per salutarla, ma lei lo precedette.

"Novità su... Ginny?" chiese senza pensarci, guardandolo per un attimo preoccupata, prima di abbassare ancora lo sguardo.

Harry annuì. "Credo sia arrivato il momento."

*   *   *

"Allora, Ginny, sei pronta?"

"Sì, Harry, sì! Non ti preoccupare, sapevo di dovermi preparare perché mi avrebbero chiamato da un momento all'altro, quindi non sono nervosa!" si lamentò la rossa.

Harry, non appena l'aveva raggiunta nell'ufficio del Comandante, si era dimostrato più preoccupato di lei e per tutto il tragitto, fino al grande Hotel in cui si sarebbe tenuto il meeting, le aveva più volte ripetuto la stessa domanda.

Si trovavano in un'auto che la base metteva a disposizione quando gli Auror dovevano eseguire degli appostamenti tra i Babbani. Era una BMW nera, non troppo appariscente ma nemmeno da considerare un macinino, e ovviamente dotata di un incantesimo che permetteva di sgusciar via dal traffico senza troppi problemi. Harry era alla guida, mentre Ginny sedeva dietro, intenta ad osservare la strada dal finestrino.

"Ok, perdonami, Ginny, prometto di non chiedertelo più! E' solo che non mi aspettavo che ti chiamassero proprio questo pomeriggio..." si spiegò il ragazzo scusandosi.

"Lascia perdere...." rispose la rossa, con calma. Nel frattempo l'auto costeggiava Trafalgar Square. "Mi dispiace solo di non aver salutato Zoe... era ancora in Infermeria quando mi hanno chiamato..." continuò, osservando la grande piazza in cui non si vedeva più traccia dell'attacco del giorno prima, tranne che per un enorme spazio vuoto dove prima si trovava la pasticceria data alle fiamme.

"Lo farò io per te... oh, preparati, siamo arrivati, ormai!" si interruppe il mago, quando, appena svoltato l'angolo si ritrovò davanti la facciata monumentale dell'albergo in cui sarebbe avvenuto l'incontro.

"Però, sei fortunata! Inizio a pensare che sarà più una vacanza che una missione, la tua!" scherzò Harry, immaginando chissà quali comodità riservasse l'hotel a cinque stelle che aveva davanti.

"Beh, speriamo che sia così!" replicò Ginny, aprendo lo sportello dell'auto, non appena Harry era riuscito a parcheggiare. "Se si tratterà solo di un semplice controllo e tutto filerà liscio, magari potrei anche prenderlo come un bel periodo di ferie!" scherzò, sorridendo al ragazzo che era sceso per aiutarla con le valigie.

Harry ricambiò il sorriso, che si tramutò subito dopo in un'espressione di sofferenza. "Ma... che diamine c'è qua dentro?!?" esclamò rosso in volto per lo sforzo, mentre trascinava una pesante valigia della ragazza.

"Devo stare qui tre settimane, Harry, è ovvio che mi sia portata dietro un po' di roba!" rispose, come se la domanda del ragazzo fosse stata stupida.

Il moro seguì Ginny fin dentro l'albergo e si accertò che la ragazza avesse la sua camera. Prima di tornare alla macchina, le ricordò tutti i suoi impegni.

"Mi raccomando, Ginny... ricordati che adesso dovrai andare dal segretario inglese, ti riconoscerà subito, visto che la sua memoria è stata modificata..." la rossa annuì seguendo il discorso dell'amico, nonostante lo sapesse già bene. "... questa sera ci sarà il party di benvenuto per tutti gli ambasciatori, quindi fa attenzione perché già lì, potresti dare un'occhiata sulla situazione, siamo intesi?"

La ragazza annuì ancora, in silenzio. A Harry sembrò bastare come risposta, perciò tirò fuori dalla tasca un braccialetto d'argento e dopo aver afferrato delicatamente il polso della ragazza, iniziò ad attaccarlo.

"Questo braccialetto è magico, portalo sempre con te! Se avrai dei problemi o la situazione sta diventando pericolosa, o semplicemente hai qualche dubbio, sfregalo due volte e potremmo comunicare, d'accordo?"

"Due volte..." ripeté convinta lei, osservando il prezioso con interesse. Era molto semplice, sottile con tre perline sul davanti. Davvero grazioso.

"Non c'è altro, credo... ah, sì, quasi dimenticavo!" esclamò subito dopo il ragazzo, battendosi una mano sulla fronte e infilando nuovamente la mano nella tasca. "Questi te li manda Zoe!" disse mostrandole un paio di occhiali leggermente ovali e di media misura.

Ginny sorrise, prendendoli in mano e provando ad indossarli. Si guardò allo specchio e iniziò a ridere. "Non ci credo, mi stanno proprio bene!" esclamò, mentre Harry si univa alle sue risate.

"Bene, ora è il caso di andare, prima di dare troppo nell'occhio... buona fortuna Ginny, e buon divertimento!" la salutò il ragazzo, dandole un leggero bacio sulla guancia e avviandosi verso la porta.

Ginny sventolò la mano sorridente. "Grazie infinite!" esclamò. Solo quando Harry si fu allontanato, la ragazza abbassò la mano e fissò l'ingresso con aria sbalordita.

"Ma da quando lui e Zoe sono così intimi?"

*   *   *

Ginny camminava pensierosa per i corridoi dell'hotel, diretta verso la sala congressi, dove avrebbe dovuto incontrare il segretario inglese. 

Aveva preferito fare una doccia, prima di andare, e aveva indossato un completino più elegante per l'occasione. La gonna nera, lunga fino al ginocchio, era corredata da una camicetta bianca, molto semplice. Si era messa a ridere quando si era guardata nel grande specchio della sua camera: sembrava proprio una segretaria vestita così!

Aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle, e quell'effetto onda che avevano, le davano l'aspetto di una persona importante. Sorrise sistemandosi gli occhiali sul naso che avevano già iniziato a cadere.

Attraversò la grande hall dell'albergo, dopo aver chiesto informazioni su dove si trovasse la sala congressi, si sentiva pronta ed era più che carica... la sua missione era ufficialmente iniziata.

Così eccitata e piena di pensieri, certo non si sarebbe accorta di due occhi, che avevano preso a fissarla con insistenza da uno degli angoli della grande sala...

Continua…

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Oh oh oh! La missione è appena iniziata e già per la nostra Ginny c'è qualche problema! Chi sarà la persona che la sta fissando tanto intensamente? Mah, nel frattempo speriamo che Ginny non abbia problemi a recitare la sua bella parte! Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Certo, non c'è molto movimento, però è importante perché vengono introdotte alcune informazioni e soprattutto si spiega la missione che deve affrontare la nostra strega... e poi che mi dite di Zoe ed Harry? Non sono carinissimi?!? Io adoro quella ragazza! E poi ci sono Ron ed Hermione... non so se è chiaro ma quei due per me sono una cosa sola, quindi devono stare assieme (la considero una delle istituzioni di HP... chissà quando la maestra Rowling si deciderà...u.u). Mi scuso per il piccolo ritardo, ma gli esami non mi danno tregua e sto ancora studiando per gli orali che avrò nientemeno che il 6 Luglio (campa cavallo che l'erba cresce, insomma...-.-). Vedrò cosa inventarmi per trovare un po' ti tempo e continuare a scrivere... non vi preoccupate, non vi abbandonò!^^

Ah, vorrei precisare che non ho idea se esista davvero una pasticceria a Trafalgar Square o un hotel a cinque stelle nei dintorni, quindi tralasciate qualche mio possibile strafalcione!^^''

Ora vorrei tanto ringraziarvi per tutti i commenti che mi avete mandato... dato che nel capitolo precedente non ho avuto il tempo di rispondere, ho deciso di farlo adesso... anche perché mi sembrava stupido rimandare il capitolo che ormai avete già letto, perciò ora passiamo ai ringraziamenti!

Angele1987: Non preoccuparti per il ritardo, guarda me, che ti rispondo solo al terzo capitolo...-.-! Cmq sei stata la prima a recensire! Hai ragione Ginny è grandiosa come Auror, ce la vedo intrepida e coraggiosa!^^ Grazie per i complimenti! (Ryta si gasa quando le dicono che scrive bene, perché... non ci crede!^^) Se si incontreranno mi dici? Mah, chissà...

Angelica: ti ringrazio, ma... perdona la mia ignoranza... ti riferisci alla coppia Harry/Hermione? In questo caso, mi dispiace, ma davvero non riesco a vederci quei due assieme, e poi Hermione/Ron è la mia coppia preferita! O magari non ho capito niente di quello che volevi dire e sto sparando cretinate... illuminami!!!

Sissichi: Grazie, grazie, grazie e ancora grazie!^^ Allora, quante domande! Ehm... diciamo che scopriremo queste cose strada facendo... per il momento ti dico che quel bambino dovrebbe presentarsi ancora una volta, ma... ih ih ih non posso dire altro! Ah, hai ragione, Zoe è adorabile!

Ryuko: Grazie!=^^= (Ryta arrossisce per un altro complimento sullo stile...) Come vedi ho deciso di continuarla... ah, anche se in ritardo, cmq buono studio! :P

Misskiller: ==^^== come siete generosi... davvero questa storia è così scorrevole?!? Ti ringrazio davvero tanto, cmq come vedi ho deciso di continuare questa storia, per il Mangiamorte del vicolo però non si parla nemmeno in questo capitolo...^^''

Poyel: Grazie due volte!^^ Mi sento meglio ora che anche qualcun'altro pensa che Draco non sia proprio OOC, la mia paura più grande era quella di non averlo reso al meglio... come Draco insomma! 

Elenuccia90: Ehm... per l'aggiornamento de Il mio destino è qui con te, c'è da aspettare un po', però ti puoi consolare con questo capitolo, prometto che cercherò di aggiornarlo quanto prima, promesso! A proposito, sono finiti gli esami? Un bacio

LunaMalfoy: Allora, calma, calma... andiamo con ordine... 1) Come vedi questa storia continua; 2) L'altro pezzo di storia (ed evita di sbandierarlo ai 4 venti se non vuoi un'Avada Kedavra per cena) non è finita nel dimenticatoio, ma prima o poi uscirà; 3) Il passato di Ginny l'hai scoperto; 4) Queste idee le partorisco in ogni momento in cui non studio, praticamente durante qualche ora di sonno! Ora che ho risposto, prego: anticipazioni, opere di scrittura; fumetti; e... no quello ormai è già visto... eh eh... ora, passiamo alla seconda parte... ehm... (Ryta inizia ad indietreggiare notando un edificio con un'insegna luminosa davanti a lei con scritto "McPhee" e dei coloratissimi cartelli su cui si leggono slogan... "Succede solo da McPhee!". Entra nell'edificio e trova Luna con il grembiule da macellaio di Draco e le dice che questa sera sarà lei la portata principale... Ryta inghiotte il vuoto...) Ehm... mi perdoni ora che ho mandato questo capitolo? Malfoy è anche comparso e ha colpito Zoe... cioè voleva colpire Harry, però... ti prego, risparmiami! Dopotutto è sopravvissuto, no? E poi lo sai a cosa servirà quella cosa... risparmiami!

Whitelady86: Ehm... oddio, non si sono incontrati ancora... mi perdoni?^^'' Davvero ti piace Draco? Cmq anche a me piace molto il secondo capitolo, ma questo con Zoe ed Harry non è male!

Aya: thank you! Certo l'incotro tra Ginny e Draco mi sembra un po' difficile, ma... ihihihihihih... chissà che accadrà in futuro!

Morrigan: Veramente riuscivi a vedere quello che succedeva? Wow...(Ryta resta senza parole perché non immaginava che riuscisse in una cosa tanto difficile...) Sai il fatto è che io le immagino le scene che scrivo, però mi domando sempre se riesco a trasmettere a chi legge tutto quello che succede! Grazie infinite!

Marcycas - The lady of Darkness: In ritardo? Ma se te ne sei accorta solo al secondo capitolo? E io che devo dire che ho aspettato che uscissero 14 capitoli di TLSR prima che e nei accorgessi?!? Beh, ti ringrazio, anche a me è piaciuta la storia del dissanguamento del biondino, ma come hai potuto notare... a Luna non è piaciuta molto...(Nota alla recensione e alla risposta della diretta interessata -.-). per quanto riguarda Zoe, che te ne pare in questo capitolo? Credo che Harry standole così vicino la farà morire prima o poi... o no? Eh eh eh, mi diverto a plasmare uno dei miei personaggi preferiti!^^Ehm... Lady, mi dispiace ma credo che dovrai aspettare per un incontro col bel biondino, e poi siamo sicuri che quel Mangiamorte fosse lui? (Ryta mette la pulce nell'orecchio alle due personalità che la guardano come se avessero davanti una psicopatica -.-) E poi di chi saranno mai quegli occhi che la fissano nella hall dell'albergo? lo so, adesso penerai di più...(Ryta tira fuori tutta la sua vena sadica...^^)

Serena: Se lo augurano tutti, che Draco non abbia ucciso nessuno... per ora ha lanciato solo uno Schiantesimo a Zoe... cioè ad Harry, insomma... vedremo in futuro che accadrà!

Shaari: (Lucius Malfoy inghiotte il vuoto e si nasconde dietro Ryta, che ride sentendo di possedere un grande potere) Sai Shaari, Il qui presente bastardo è una delle persone che meno sopporto... chissà se la mia vena sadica non si abbatterà su di lui...Bwhahahahahahaha! (Lucius scappa via e si nasconde sotto il letto, tutto tremante, avendo capito che difficilmente troverà un riparo così circondato)^^

Gajra: beh, come vedi ho aggiornato, anche se vi ho fatto attendere un po'...-.-... chissà se questa coppia diverrà prima o poi una coppia!^^ ihihihihih!

Anonimo: Non conosco il tuo nome, ma ti ringrazio tanto... anzi come vedi sono anche riuscita ad aggiornare!^^

E' tutto! Non smettete di commentarmi, mi raccomando! Non avete idea di quanta carica mi abbiano dato le vostre recensioni! (Infatti ho preferito scrivere questa storia al posto dell'altra mia, e già immagino lettrici assatanate e con istinti omicida che mia attendono dietro la porta di casa -.-...)

Un bacio a tutti e grazie ancora!!!!

I RACCOMANDO, COMMENTATE, GENTE, COMMENTATE!!!

Titolo del prossimo capitolo "Sensazioni"

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Capitolo 4
*** Sensazioni ***


04

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 4

Sensazioni

In un'elegante tenuta, circondata da un parco immenso e verdeggiante, decine di maghi, nascosti da scuri cappucci, percorrevano i corridoi intenti nelle loro occupazioni pomeridiane. Tra questi un Mangiamorte camminava con passo svelto verso una direzione a lui familiare.

Svoltò un paio di volte, senza far caso ai colleghi che incontrava e si fermò solo quando all'improvviso si trovò davanti una grande doppia porta in legno scuro. Bussò con cautela e attese che gli fosse dato il permesso di entrare.

La porta che si aprì da sola fu per lui un'esauriente risposta, perciò si addentrò nella stanza ampia che gli apparve davanti. La sala era illuminata da fioche torce intorno ai muri e alle pareti vi erano appesi degli arazzi raffiguranti scene piuttosto cruente. Al centro troneggiava una figura, seduta, mentre ai lati alcuni incappucciati, attendevano un suo ordine inginocchiati per terra e col capo chino.

Lord Voldemort osservò il Mangiamorte avvicinarsi a lui, e dopo che questi si fu inginocchiato, gli fece un gesto con la mano per consentirgli di parlare.

"Mio signore, mi aveva detto di avvisarla se ci fossero state delle novità..." spiegò cauto il Mangiamorte, alzando leggermente la testa, ma continuando a celare il proprio volto con il cappuccio nero. 

"Avanti, dì pure" lo esortò il Signore Oscuro con una leggera nota di noia nella voce.

"Aveva ragione lei, mio Signore, Silente ha mandato un Auror a sorvegliare il meeting Babbano..." continuò questi, forse preoccupato.

"Ma come, solo uno?" chiese Voldemort, ora interessandosi di più alla faccenda e assumendo un tono ironico che non toccava però i suoi occhi rossi e freddi. "Credo che stia iniziando a sottovalutarmi, il caro Silente... forse è il caso di dargli una lezione..." propose pensieroso, ridendo malignamente subito dopo. 

"Cosa devo fare, mio Signore?" chiese ancora il Mangiamorte. "Vuole che me ne sbarazzi?"

Lord Voldemort lo guardò con aria seria. "No, mio fedele servitore, lascia che controlli quello sciocco incontro Babbano, se dovessi ucciderlo desteresti dei sospetti... potrai farlo non appena avremmo compiuto la nostra missione, dopo potrai divertirti come ti è sempre piaciuto. Per il momento tienilo d'occhio e cerca di non farti scoprire, ti ripeto che a tempo debito avrai il tuo divertimento!" concluse mentre un sorriso crudele gli dipingeva il volto.

"Ora puoi andare, questa sera hai un impegno se ricordo bene..."

Il Mangiamorte sorrise da sotto il cappuccio. "D'accordo, sarà fatto come vuole lei..." concluse. Salutò inchinando nuovamente il capo e si allontanò dalla sala a grandi passi, ritornando alla luce del sole...

*   *   *

"Chissà se Ginny sta bene..."

"Oh, insomma, Ron! La vuoi piantare una buona volta?" la voce di Hermione era risuonata più volte nella sala relax della base dell'Ordine della Fenice. Ormai era quasi vuota e buia per via delle numerose lampade spente. Solo un tavolo era illuminato ed era lì che si erano attardati quattro ragazzi.

Zoe, che era tra di loro, essendo stata autorizzata a lasciare il letto dell'Infermeria, era sussultata dopo quello sfogo e aveva fatto rovesciare il suo bicchiere, bagnando chi si trovava seduto di fronte a lei, di limonata. E il guaio era che di fronte a lei, c'era Harry.

"Oddio, mi dispiace!" esclamò, balzando in piedi e portandosi una mano alla bocca, mentre con l'altra afferrava con veemenza dei fazzolettini e tamponava il tavolo bagnato.

Harry, che aveva fatto un salto all'indietro con tanto di sedia, non appena si era visto arrivare un'ondata di limonata addosso, agitò le braccia cercando di asciugarsi, ma poi ricordò che con la magia avrebbe avuto più successo.

"P-perdonami, non volevo!!" continuò Zoe tutta rossa, quasi sull'orlo di una crisi di pianto. 

Harry le sorrise tranquillizzandola. "Ehi ehi, non ti preoccupare, è solo un po' d'acqua e limone, niente di che! Guarda, basta un secondo..." agitò la bacchetta mormorando un incantesimo che fece sparire ogni traccia di liquido dai suoi vestiti a dal tavolo. "... ed è tutto finito!" concluse con un dolce sorriso.

Zoe tirò un sospiro di sollievo. Abbassò il capo senza forze e si accasciò sulla sedia. "S-scusami, sono esagerata..." mormorò pentita di quella reazione.

"Non c'è bisogno che ti scusi sempre!" disse lui imbarazzato. "Piuttosto..." continuò, voltandosi verso Hermione e Ron, che sedevano di fianco e continuando a litigare non si erano resi conto nemmeno di quello che era successo.

"Ti ci dovrai abituare, Zoe... quei due fanno sempre così..." spiegò rassegnato, scuotendo la testa.

"M-me ne sono accorta..." mormorò lei timidamente, fissando i due ragazzi che continuavano a beccarsi a vicenda.

"Sei noioso, Ron! Tua sorella non è più una bambina e poi non credo che stia già combattendo contro dei Mangiamorte, visto che manca solo da questo pomeriggio!"

"E se invece fosse così? Se la stessero aspettando al varco? Magari dopo che Harry se ne è andato lei sarà stata attaccata o peggio ancora colpita!"

"Sì, e magari adesso si trova assieme a Voldemort che la sta torturando! Adesso stai proprio esagerando, Ron!!!"

"Ahhh..." Harry sospirò socchiudendo gli occhi verdi. "Non c'è speranza... Zoe ci facciamo una partita a Sparaschiocco prima di andare a dormire?" propose, cambiando totalmente espressione e incrociando poi lo sguardo della moretta, che prese fuoco.

"C-come vuoi..." fu la sua risposta. "Comunque anch'io sarei curiosa di sapere cosa starà facendo Ginny... sicuramente si starà divertendo a quel party..." ipotizzò, mentre Harry preparava il tavolo da gioco (ehm... scusate ma non ho idea di come si giochi a Sparaschiocco, quindi potrei anche sbagliarmi su quest'ultima affermazione...^^'' NdA).

"Hai ragione..." replicò lui pensieroso, prendendo a fissare il soffitto. "O magari si starà annoiando! Se sono tutti facoltosi signori con non meno di cinquant'anni, non credo che avrà molto da divertirsi!" scherzò.

Zoe ridacchiò pensando alla faccia di Ginny se si fosse trovata davanti quello che aveva immaginato Harry. "Lo spero per lei, che non accada!" 

"E se incontrasse qualche uomo che la portasse via? Se si innamorasse di un Babbano, come farà a lavorare ancora nell'Ordine?"

"Giusto, perché non ci abbiamo pensato prima! Metti che si innamora di un esquimese e decide di fuggire con lui in Groenlandia! Come faremo d'ora in poi?" la voce pungente di Hermione, unita alle ipotesi sconclusionate di Ron, riempirono la sala relax ormai vuota a quell'ora tarda, ancora per un buon quarto d'ora, fino a che non fu lo stesso Harry a porre fine alla discussione con un urlo poco gentile.

"Ha cominciato lei!!!"

"Ha cominciato lui!!!"

Ma quella fu l'unica risposta che ottenne...

*   *   *

Il party era una noia mortale! 

Sembrava che fosse solo lei l'unica capace di abbassare la media d'età di quel posto, e non aveva un buon successo, visto che la differenza era come minimo di cinquanta a uno. Forse con l'aiuto dei camerieri ce l'avrebbe fatta... ironizzò poi, guardandosi intorno.

Indossava un lungo abito blu notte, senza spalline, leggermente svasato dalle ginocchia in giù e con uno spacco pronunciato che partiva dalla coscia. Aveva acconciato i capelli con uno chignon elaborato, in modo che alcune ciocche rosso fuoco, le ricadessero in eleganti boccoli sulle spalle e dietro il collo, ma a metà serata era già stufa di aver i capelli così tirati... e poi le scarpe col tacco che indossava erano così fastidiose!

Era intenta a sognare i suoi comodi e mai elogiati anfibi della divisa da Auror, quando avvertì ancora una volta una strana sensazione.

Era come se sentisse uno spiffero freddo dietro il collo, eppure la serata era calda e calma, tanto che il party era stato allestito nel grande giardino all'aperto dell'albergo per avere una piccola tregua dal caldo insopportabile che in quegli ultimi giorni d'estate, aveva imperversato in città. Ma più che al tempo, quella sensazione doveva essere attribuita al fatto che si sentisse osservata.

Non era una cosa nuova, già da quando era uscita dalla sala congressi dell'hotel, dopo aver parlato con il segretario inglese, aveva avuto la sensazione di essere osservata, ma dopo essersi guardata intorno non aveva visto nessuno che la fissava, o meglio non aveva individuato nessuno che avesse potuto guardarla e riconoscerla come un'Auror, perché questa era la sua preoccupazione principale.

Si guardò intorno ancora una volta, sperando di poter vedere finalmente qualcuno che la fissava, ma non ottenne nessun risultato. Intorno a lei facoltosi ambasciatori con le loro eleganti mogli, erano intenti in noiosissimi discorsi sulle faccende europee o su qualche notizia sfuggita al controllo della sorveglianza amministrativa. Ma nient'altro.

Avrebbe preferito anche che fosse un Mangiamorte pronto a colpirla, pur di eliminare quella sgradevole sensazione di dosso, così alla fine provò ad avvicinarsi ad un gruppo di persone che discuteva, tra cui aveva individuato il segretario con cui aveva parlato quel pomeriggio.

Arthur Newman, questo il suo nome, era un uomo sui sessantacinque anni, con dei soffici capelli bianchi e una faccetta simpatica. Si era dimostrato piuttosto gentile con lei e le aveva spiegato i suoi compiti con gentilezza e a volte scherzandoci anche sopra. Ginny ne era stata molto colpita, perciò fu con una nota di sollievo che si avvicinò a lui, provando a sorridere e a salutare con un educato 'Buonasera'.

"Oh, ma chi abbiamo qui! La nostra assistente!" esordì l'uomo con un sorriso allegro, mentre gli occhi scuri come due olive si illuminavano. "Signori, vorrei presentarvi Ginevra Wheeler, è la mia assistente... Ginevra, loro sono l'ambasciatore russo, quello francese e... o beh, penso che conoscerai già la moglie del nostro ambasciatore inglese..." concluse con un'alzata di spalle, mentre Ginny stringeva la mano alle persone che le erano state presentate.

Quando fu il turno della moglie dell'ambasciatore, prima di salutarla scorse nei suoi occhi un'espressione tranquilla, segno che anche a lei doveva essere stata modificata la memoria. "Molto piacere..." rispose sorridendo e mostrandosi cordiale.

"Allora, Ginevra... eravamo intenti a parlare della riunione di domani..." iniziò subito dopo il signor Newman, per farla entrare nel discorso. "I nostri colleghi ci chiedevano con quale argomento abbiamo deciso di aprire il dibattito..."

"Capisco..." rispose Ginny con semplicità. Mentre spiegava a quei signori che il tema del terrorismo era quello più importante degli ultimi anni, la sua mente vagava a quello che stava accadendo intorno a lei. Quella sensazione non era ancora andata via, e lei si sentiva sempre più nervosa.

Dopo trenta minuti buoni di noiosa conversazione con il suo capo e gli altri ambasciatori, Ginny riuscì finalmente ad allontanarsi dal gruppo, con la scusa di voler bere qualcosa. Era stancante recitare quella parte, ma non perché non ricordasse quello che doveva fare o come comportarsi, semplicemente perché era terribilmente tediosa e soporifera. Ora come non mai, avrebbe preferito andare a dormire, più che ritrovarsi fra quei Babbani a ciarlare sui problemi del mondo.

Sorrise pensando che se l'avesse sentita Hermione, molto probabilmente le avrebbe fatto una ramanzina lunga almeno un'ora su invece quanto fosse importante il ruolo che le era stato assegnato, anche se era solo una messa in scena.

Un brivido gelido le percorse la schiena facendola sussultare. Ancora quella sensazione di avere due occhi puntati su di lei. Era opprimente.

Iniziò a camminare velocemente per allontanarsi dal tavolo dove servivano le bevande, magari con la speranza di non essere seguita, ma sembrò che l'ombra che la tormentava non la volesse abbandonare.

Poi, con sua grande sorpresa, scorse tra la folla un uomo che doveva avere più o meno la sua età e non aveva indosso la divisa da cameriere. Si avvicinò sperando di poter attaccare bottone e magari essere lasciata in pace da chi la stava ancora osservando con insistenza.

"Salve!" attirò l'attenzione su di lei. L'uomo la guardò sorpreso. "Come va?" chiese poi lei, prendendolo a braccetto e trascinandolo verso un angolo del grande giardino.

"Mi scusi, ma stia al mio gioco per ora, dopo le spiegherò..." mormorò nell'orecchio della sua vittima, mentre questo si lasciava portar via senza dire una parola.

Dopo essersi allontanati, Ginny controllò un'ultima volta che non ci fosse nessuno alle sue spalle. Quando si voltò finalmente verso l'uomo che si era trascinata dietro, si rese conto che quella sensazione era svanita, con suo enorme sollievo, perciò decise di dedicarsi a lui.

Ma non appena incrociò gli occhi del ragazzo, di un azzurro quasi magnetico, notò una nota di sorpresa ma quasi totalmente sommersa da un'espressione irritata.

"Ehm... mi scusi..." iniziò imbarazzata, mentre un lieve rossore le colorava le guance. "Non volevo essere scortese ma avevo un problema e..."

"E di grazia, potrei sapere per quale 'problema' sono stato trascinato via in questo modo?" chiese l'uomo, mantenendo quell'espressione seccata che a Ginny piaceva sempre meno.

"Ecco..." mormorò lei, torturandosi le mani, imbarazzata. "Avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo..." spiegò, mentre solo in quel momento si rendeva conto di quanto stupida fosse stata la sua azione. Non poteva mettere in mezzo Babbani innocenti! Se davvero a seguirla fosse stato un Mangiamorte, come avrebbe fatto?

Dopo alcuni istanti di silenzio, l'uomo proruppe in una risata non troppo esagerata. "E quindi lei ha fatto tutto questo solo per una stupida sensazione?" chiese divertito.

Ginny si irritò. "Non mi sembrava tanto stupida prima!" esclamò. Quell'uomo le dava leggermente sui nervi. Aveva un modo di fare forse un po' troppo borioso.

"Beh, allora vorrà dire che per farsi perdonare trascorrerà la serata con me... sa, questa festa è una noia mortale e lei è la prima persona sotto i cinquant'anni che vedo questa sera." sentenziò risoluto, facendo qualche deciso passo verso di lei e prendendola a braccetto.

Ginny non obiettò. In effetti aveva ragione e poi non le avrebbe fatto male evitare di annoiarsi quella sera. "Accetterò questo sacrificio..." replicò sarcastica, fingendo un sospiro. "Però mi piacerebbe conoscere il suo nome, visto che mi dovrà fare compagnia per tutta la serata..." continuò fissandolo negli occhi e sorridendogli.

Quell'uomo l'aveva stupita per il suo modo di fare, ma lei di sicuro non aveva nessuna intenzione di fargli credere di essere una donnetta timida e impacciata. Non voleva assolutamente perdere il controllo della situazione.

"Ha ragione..." rispose l'uomo tranquillamente. "Il mio nome è Magnus Degat"

"Come il pittore... allora è francese!" esclamò lei, cercando conferma in quello sguardo color del cielo.

"Sì, sono francese, ma il mio cognome non è Degas, ma Degat... una sola lettera può cambiare molte cose... signorina?"

"Ginevra Wheeler, molto piacere!" concluse, porgendogli la mano per presentarsi. Ma l'uomo reagì in maniera inaspettata; invece di rispondere a quella cortesia allo stesso modo, la fermò delicatamente e le baciò la mano che lei gli aveva porto.

Ginny arrossì un po' di più questa volta, e il sangue si concentrò anche sulle orecchie. Quell'uomo era davvero galante. Aveva un che di affascinante con quella chioma biondo cenere leggermente scompigliata dalla brezza serale, e quel filo di barba intorno alla bocca che lo rendeva misterioso. Era alto, molto più di lei, tanto che per baciarle la mano si era inginocchiato senza badare allo smoking nero che indossava, che in quel momento mostrava un piccolo cerchio bianco intorno alla rotula.

"Si... si è sporcato..." mormorò lei, ancora leggermente turbata da quel gesto.

Magnus Degat spazzolò i suoi pantaloni con fare sbrigativo, prima di riprendere a braccetto Ginny, la quale arrossì senza opporsi.

L'uomo le rivolse un sorriso sardonico. "Non la facevo tipo da imbarazzarsi per così poco..." la provocò. La rossa notò che nella sua voce c'era una nota di malizia.

Inghiottì cercando di ricomporsi. "Infatti... mi ha solo colpito per la sua gentilezza." rispose prontamente.

"Non è abituata a questo genere di comportamento?" domandò lui curioso, cercando una risposta nello sguardo intimidito della donna.

"Se devo essere sincera non mi capita tutti i giorni che qualcuno mi baci la mano!" scherzò con un sorriso, incrociando i suoi occhi.

L'uomo parve sorpreso da quella risposta. "Mi sorprende che... qualcun'altro non abbia mai concesso tanto ad una donna così bella..." costatò con semplicità, provocando una seria agitazione nel petto della rossa.

Dopo quelle parole calò il silenzio. Ginny era troppo imbarazzata per poter parlare, così seguì a braccetto l'uomo, che la guidava verso il centro del grande giardino all'aperto. Quando però notò che il gruppetto di persone con cui aveva discusso prima si faceva sempre più vicino, Ginny si scosse dai suoi pensieri e rivolse al suo accompagnatore uno sguardo disperato.

"Oh, la prego, andiamo da un'altra parte!" esclamò senza pensarci, fermandosi di colpo e tirando il braccio di Degat. Questi le rivolse uno sguardo incuriosito. "Non mi va proprio di iniziare un'altra noiosissima conversazione con quei signori... rischierei di addormentarmi in piedi!" spiegò rabbrividendo al solo pensiero.

L'uomo le rivolse un sorriso che aveva dell'ironico. "Dovrebbe fare attenzione, signorina... tra quei signori, come dice lei c'è anche il mio capo, e non credo che a lui farebbe piacere sapere queste cose..."

Ginny ebbe la sensazione che lui la stesse prendendo in giro, ma notò comunque che nel frattempo aveva iniziato a condurla verso l'altro angolo del giardino, dove erano stati posti alcuni divanetti.

"Beh, se vuole creare un incidente diplomatico tra le nostre due nazioni, faccia pure!" lo esortò lei, sarcastica.

"Ha sempre la risposta pronta, signorina Wheeler?" chiese subito dopo Degat, facendole segno di sedersi su uno dei divanetti.

"Solo quando serve..." replicò lei tranquillamente, accogliendo la sua proposta.

"Se si preoccupa così tanto di incidenti diplomatici, immagino che anche lei lavori per un'ambasciata..." riprese poco dopo l'uomo, dopo aver accettato dal vassoio di un cameriere un bicchiere di vino bianco e averlo iniziato a sorseggiare con eleganza.

Ginny rifiutò il vino. Non aveva mai assunto alcool quando era in servizio e non lo avrebbe fatto nemmeno quella volta. Si dedicò invece alla domanda che le aveva posto Degat. "Sì, io faccio gli onori di casa a dir la verità... sono la sottosegretaria dell'ambasciatore inglese" rispose con semplicità, mentre osservava i gesti raffinati dell'uomo. "E lei invece?"

Degat lasciò un po' del vino nel bicchiere, seguendo una delle tante regole del galateo, poi rivolse gli occhi azzurri verso Ginny. "Lavoro per l'ambasciatore francese, sono il suo traduttore..."

"Ora capisco... mi chiedevo come mai parlasse così bene la nostra lingua!" esclamò la rossa, come illuminata.

"E' solo perché vivo qui a Londra da diversi anni..." replicò lui annoiato, come se non volesse entrare in quell'argomento. 

Ginny se ne rese conto e decise di parlare di qualcos'altro... solo che sembrava davvero difficile. Ogni argomento le sembrava troppo stupido e banale per quell'uomo che la metteva così in imbarazzo con quel suo modo di fare e con la sua aria affascinante. Così finì per restare in silenzio per diversi minuti, lo sguardo basso e l'aria impacciata, mentre dentro di sé si dava della stupida. Possibile che fosse tornata ad essere la piccola e timida Ginny Weasley del primo anno ad Hogwarts? Dov'era finita la Ginny coraggiosa e decisa, che non si lasciava mai scoraggiare da niente?

La verità era che quell'uomo era riuscito a farle crollare tutte le sue barriere e l'aveva lasciata scoperta e senza difese. E cosa ancora più irritante era che non le dava poi così fastidio.

"Mi chiedevo se sarà ogni sera così..." proruppe poco dopo Degat, facendo sussultare Ginny che era ancora immersa nei suoi pensieri in cerca di qualcosa di cui parlare. Si chiese se lui non l'avesse fatto apposta per trarla d'impaccio.

"Oh, no! Questo è solo un party di benvenuto, per le prossime tre settimane sarete liberi anche di uscire dall'albergo!" spiegò ricordando una delle tante informazioni che aveva imparato a memoria. "Credo ci sarà un altro party l'ultima sera, per concludere il meeting..."

"Crede?" fece lui sorpreso. 

"Beh... me ne hanno accennato, ma sono convinta che ci sarà comunque... se dobbiamo fare una cosa è giusto che sia perfetta!" concluse sorridendo decisa.

"Tipico..." sbuffò lui in maniera appena udibile. Ginny evitò di indagare su quell'affermazione; non voleva rovinarsi la serata con qualche allusione alla sua patria, o al suo modo di fare, ora che finalmente aveva ritrovato un po' del suo buonumore. Aveva infatti notato che quella brutta sensazione di poco prima era svanita completamente e per di più quell'uomo le piaceva.

Continuò a chiacchierare con lui per tutta la serata. Nonostante i loro argomenti vertessero soprattutto sul lavoro, Ginny sentì di aver trascorso delle ore piacevoli con quell'uomo, e si augurò di poterlo incontrare di nuovo. Per la prima volta in quella sera era contenta che la sua missione durasse ben tre settimane.

Era piuttosto tardi, quando lui la accompagnò fino alla sua camera e la salutò, baciandole ancora una volta la mano. "Mi ha fatto piacere trascorrere una serata lontana dalla vita di tutti i giorni, con lei... buonanotte..." le disse, prima di allontanarsi verso l'ascensore che lo avrebbe portato alla sua camera. 

Ginny chiuse la porta solo quando sparì dalla sua vista, dopo aver voltato l'angolo del corridoio. Sentiva chiaramente le gote rosse e bollenti, perciò pensò bene di andare a rinfrescarsi il viso nel bagno.

Fino a che non spense la luce per andare a dormire e ancora dopo, nel buio della stanza, i suoi pensieri vagarono alla serata appena trascorsa. Quell'uomo l'aveva seriamente affascinata, non c'era che dire!

Erano anni che qualcuno non le faceva battere il cuore in modo così frenetico e non la imbarazzava tanto. Eppure aveva avuto un paio di storie, ma nessuna l'aveva mai coinvolta a quel modo.

Sospirò al pensiero dell'ultima volta che aveva provato quelle emozioni così intense. Era stato con lui, quando aveva sentito il tocco di quelle labbra fredde ma rassicuranti, quando aveva provato un brivido dietro la schiena per la sua mano sulla sua morbida chioma, quando si era sentita dentro un fuoco mai provato prima.

Si rigirò nel letto forse un po' troppo ampio per lei, cercando di trovare una posizione comoda che le conciliasse il sonno.

"Malfoy..." furono le ultime parole che vibrarono sulle sue labbra, prima di addormentarsi profondamente...

*   *   *

Il mattino seguente fu davvero intenso. Ancora frastornata per il poco sonno della notte precedente, dovette utilizzare tutta la sua buona volontà per dare il meglio di sé all'apertura del dibattito.

Come aveva previsto il primo argomento su cui discussero fu quello del terrorismo. Fu interessante poter constatare con i propri occhi, ma soprattutto con le proprie orecchie, le reazioni dei Babbani agli innumerevoli scontri tra i Mangiamorte e gli Auror dell'ultimo periodo.

Ovviamente la faccenda era stata giustificata come una serie di attacchi terroristici e più volte nel discorso furono proposte delle misure di sicurezza più rigide di quelle già vigenti. Non era facile ammettere che erano tutti senza difese e che nessuno riuscisse a capacitarsi di come i fantomatici 'terroristi' riuscissero ad eludere qualunque tipo di sorveglianza o di controllo.

Fu una discussione molto accesa, che impegnò gli ambasciatori per tutta la mattinata e parte del pomeriggio, dopo una breve pausa pranzo. Solo verso le quattro del pomeriggio, riuscirono a chiudere la questione, con grande sollievo di Ginny. 

Era stata dura, come prima giornata e la cosa più inquietante era che si prospettava così per tutta la durata del meeting. Ginny era stata costretta a correre da una parte all'altra per consegnare schede, protocolli e proposte scritte lungo il grande tavolo ovale che ospitava gli ambasciatori delle varie nazioni, poi aveva dovuto assicurare bibite fresche per ogni posto, visto il caldo afoso di quel giorno, e all'ora di pranzo era stata incaricata di occuparsi anche dei pasti veloci assicurati ai delegati.

Aveva intravisto Degat solo poche volte, quando l'ambasciatore francese aveva preso la parola, ma così indaffarata com'era stata, vi aveva fatto molta poca attenzione.

Era da poco finita la riunione, e lei aveva preso posto davanti ad uno dei tavolini della sala da the dell'albergo, in cerca di un po' di refrigerio con una bibita fresca, che non aveva idea di cosa fosse, visto che era Babbana, e di un po' di riposo per i suoi poveri piedi indolenziti.

Altro che allenamento da Auror, quella era una vera e proprio tortura! 

"Servirà a poco quella!" la voce bassa e calma di Magnus Degat, la fece sussultare; si voltò con ancora le labbra attaccate all'imboccatura della lattina da cui beveva,  e lo sguardo incuriosito.

"S-salve, signor Degat..." mormorò dopo aver lasciato sul tavolo la lattina, mentre l'imbarazzo della sera precedente si impossessava nuovamente di lei. Cercò di reprimerlo con tutta la sua volontà; non voleva più apparire come una stupida ragazzina capace solo di arrossire... registrò mentalmente che per quelle parole avrebbe dovuto chiedere scusa a Zoe...

"Via via, avrò sì e no un paio d'anni in più di lei, non mi chiami signor Degat!" la esortò l'uomo, sedendosi di fronte a lei. "Magnus va benissimo..."

"D'accordo..." disse lei con un sorriso. "Allora mi chiami Ginevra!" 

Degat ricambiò il sorriso. "Come vuole... comunque dicevo che per questo caldo non basta una Coca-cola per rinfrescarsi..."

Ginny lo guardò curiosa, evitando di chiedere cosa fosse una 'Coca-cola' e immaginando che si stesse riferendo alla lattina che aveva davanti. "Sembra una proposta, questa..." scherzò.

"Beh, credo che abbia centrato in pieno il problema!" replicò lui schietto. "Le andrebbe un gelato, signorina Wheeler?"

La rossa fece finta di pensarci un po' su. "Mhmm... credo di sì! Ma se permette vorrei portarla io in una buona gelateria che conosco, ci sta?" propose, ricordando che nelle vicinanze più volte aveva frequentato assieme a Zoe un'ottima gelateria che faceva concorrenza a Floran Fortebraccio di Diagon Alley.

"Direi di sì..." rispose pacatamente.

Uscirono dall'hotel chiacchierando sulla mattinata di lavoro trascorsa e Degat seguì il passo sicuro di Ginny, mentre svoltava angoli e prendeva strade che conosceva come le sue tasche.

"Siamo quasi arrivati!" spiegò dopo alcuni minuti la rossa, ora molto più in forze rispetto a prima. "Dopo l'ingresso della metropolitana c'è uno spiazzo dove c'è la gelateria..."

Ginny pregustava già un buon gelato assieme a quell'uomo, ma fatti pochi passi, udì dei rumori strani, ma allo stesso tempo familiari, provenienti proprio dalla loro meta.

Il sorriso che un attimo prima le illuminava il volto le si ghiacciò, mentre un terribile presentimento si affacciava nella sua mente.

Aumentò il passo e notò che l'uomo accanto a lei aveva fatto lo stesso. Avrebbe preferito che non lo facesse. 

Superato l'ingresso della metropolitana infatti, si trovarono davanti ad un nuovo campo di battaglia. C'era stato un altro attacco.

Ginny vide i suoi colleghi che combattevano contro i Mangiamorte e fu tentata di andare ad aiutarli, ma la voce di Degat la fece desistere, non poteva lasciarsi scoprire proprio da lui.

"Ma che..." mormorò forse sorpreso l'uomo, immobile davanti allo spettacolo che si presentava davanti ai loro occhi.

"A-andiamo via..." disse Ginny, tirando per un braccio Degat. "Scappiamo di qui, potrebbe essere pericoloso!" esclamò poi più convinta, simulando uno sguardo terrorizzato.

Magnus annuì. "D'accordo." non sembrava molto sconvolto, ma dai muscoli del viso tesi, la donna comprese che stesse solo cercando di trattenere la paura.

Ginny si attardò qualche istante, prima di voltarsi e seguire l'uomo. Aveva una voglia matta di aiutare i suoi amici, ma non poteva se con lei c'era ancora Degat. Avrebbe lasciato che fossero gli altri a combattere, una in meno non faceva differenza.

Ma il destino a volte sembra scritto proprio per mettere i bastoni tra le ruote dei mortali. 

Un urlo di rabbia e di terrore, incredibilmente familiare, riempì l'aria. Ginny si voltò e con orrore vide alcuni suoi colleghi, circondati da un gruppo di Mangiamorte, e Zoe per terra, preda di una Cruciatus. 

No, questa volta non poteva non dare una mano. Si guardò in giro, sperando di poter trovare qualche Auror libero che potesse aiutarli, magari lei avrebbe potuto soltanto attirare la sua attenzione, ma nessuno sembrava disponibile. I Mangiamorte sembrava di più della volta precedente e ancora più cattivi.

Sentì ancora le urla di Zoe rimbombarle nelle orecchie, e si sentì in trappola.

Cosa doveva fare?

Continua…

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Già già, cosa farà la nostra Ginny? Farà finta di niente o manderà al diavolo tutta la missione per aiutare la povera Zoe? Eh eh, lo so sono sadica, ma dopotutto il suo incarico non poteva essere certo tutto rose e fiori... di sicuro non è male visto che c'è quel bel tocco di ragazzo di Magnus Degat! Non è da tutti trovare un tipo così galante e gentile!^^ A grande richiesta di tutti è stato svelato il mistero degli occhi che la fissavano: era proprio un Mangiamorte,come alcuni avranno notato. Ma immagino che adesso i dubbi saranno aumentati... ih ih ih... Vorrei scusarmi per il ritardo con cui ho postato, ma davvero ho avuto serie difficoltà a scrivere in questo periodo, non perché mi siano mancate le idee, ma perché non sono riuscita ad unire più di due parole di senso compiuto, il che era piuttosto grave! Cmq l'ho attribuito allo stress da studio, visti gli esami -.-... ma è bastato un po' di riposo per rimettermi in forma!!!^^ Mi raccomando, voglio sapere cosa ne pensate di come si sta evolvendo la storia, sono curiosissima!!!   

Ma passiamo a ringraziarvi di cuore per tutti i commenti che mi mandate, non smettete vi prego, mi entusiasmate quando ricevo tante recensioni e soprattutto mi ricordano che devo aggiornare in fretta ^^'' 

Nyla: Ehm... ma se non concludo sul più bello, poi che gusto c'è a leggersi il prossimo capitolo? Immagino che se sei arrivata a questo punto la situazione sia peggiorata... (Ryta si preoccupa per i suoi lettori, non vuole certo che stiano male!^^) cmq grazie, davvero per i complimenti!

Maryangel: Ti ringrazio, mi fanno arrossire davvero i tuoi complimenti!^///^ Anch'io adoro il personaggio di Zoe, e mi lusinga il fatto che riusciate ad immedesimarvi nel suo personaggio! (Ho paura che anch'io mi comporterei come lei, se mi trovassi davanti Harry Potter!^^') E grazie anche per Ginny! Ho sempre pensato che il suo carattere dovesse diventare così, soprattutto dopo aver letto il quinto libro! Per quanto riguarda Malfoy... beh... per il momento è stato assunto a ruolo di 'ricordo', poi chissà...

Enika: Beh sì, in effetti anche a me piace molto!^^ E' che ho pensato ad un posto dove due come loro sarebbero potuti entrare spontaneamente e restare intrappolati per un bel po', lontano da occhi indiscreti... e così è venuta fuori la storia della Stamberga!

Marcycas - The Lady of Darkness: Non so se provare piacere (perché stai rodendo dalla curiosità) o intristirmi al pensiero che leggerai questa risposta solo a settembre, cmq penso sia inutile spiegarti cosa significa la pulce nell'orecchio, visto che molto probabilmente quando tornerai dalle vacanze la leggerai direttamente nei prossimi capitoli (sempre se non ci sono ancora arrivata ^^'') Come hai potuto vedere era un Mangiamorte che spiava Ginny, ma di più non posso dire! Un bacio e grazie per gli esami!

Angele87: Ok, chiedo scusa per il ritardo anche a te, in effetti vi ho fatto aspettare un po' per questo capitolo, ma ho spiegato il perché perciò spero di essere perdonata! ^^'' Per Zoe, come puoi vedere continua una vita che non saprei dire se è terribile e frustrante o meravigliosa e da sogno (dopotutto Harry sembra molto disponibile con lei, o no?^^), cmq so con sicurezza che anche se si sente morire per ogni sguardo o parola del bel moretto, preferirebbe quella tortura al non essere notata completamente!^^ Ron ed Hermione ovviamente sono la coppia per eccellenza e ovviamente non fanno altro che beccarsi, come avrai potuto notare, ma questa è a mio avviso la parte più bella! Penso che mi divertirò nei prossimi capitoli ad approfondire un po' questa coppia... ih ih, ho già qualche idea...

Serena: Ma guarda, solo tu hai notato una cosetta così strana... eh eh eh... non dico altro, però ti faccio i complimenti per la sagacia!^^ Per quanto riguarda gli esami, ormai sono finiti per fortuna, è stata più torturante l'attesa! E ora mi godo le vacanze... e le fanfiction!^^ 

Hermy15: Beh, quando leggerei questo commento, ormai avrai già visto il nuovo capitolo de 'Il mio destino è qui con te', però penso che adesso vorrai minacciarmi per il 24...-.-... ma pensiamo a questa storia, che è meglio!^^'' Allora, sì, in effetti morivo dalla voglia di scrivere una D/G, perché mi sono affezionata a questa coppia in maniera particolare, perciò ne ho approfittato di una bella idea ed eccomi qui. Mi fa piacere che ti piaccia!! Per quanto riguarda Zoe, da brava Ryta Holmes quale sono ti potrei dire che è ovvio che per Harry c'è solo lei, però devo essere sincera ho voluto creare un personaggio che potesse sembrare il suo perfetto opposto, e ho notato che tutto sommato non ci sta male! E poi è divertentissima e mi fa ridere il suo modo di fare, mi ispira sempre nuovi 'incidenti'!^^ Cmq Ryta rimane sempre Ryta, eh?^^

Elenuccia90: La figura alta e furiosa di Draco Malfoy, nonostante non sia ancora comparso nella storia, spunta all'improvviso, facendo sussultare Ryta, che se lo ritrova alle spalle. "Che ci fai qui Malfoy? Non ti ho dato ancora il permesso di uscire..." chiede la scrittrice, seccata per quell'intrusione. "Sono qui per mettere le cose in chiaro! Un Malfoy non potrà mai fare il portiere di un albergo, non è nel suo stile, quind-" non conclude la frase, perché un sacco di iuta sopra la testa, da parte di Ryta, lo blocca definitivamente. La ragazza si dimena un po', finché con qualche calcio ben assestato, non riesce a rispedire il Malfoy da dove è venuto.... allora, perdona l'intrusione, ma è rimasto di sasso quando ha letto che quegli occhi che la fissavano potevano essere i suoi e che lui poteva essere il portiere! Cmq come avrai letto, in realtà è un Mangiamorte che si è accorto di Ginny, ma di più non posso dire!^^ Ti faccio gli auguri per gli esami e i miei complimenti e ancora un in bocca al lupo per il prossimo anno! Ah, se vuoi farmi delle domande, non fermarti! Magari non posso risponderti, ma potrei dare qualche indizio e così stimolerei di più la vostra curiosità (-.- oddio, non so se questa cosa è buona oppure no...). Un bacio e alla prossima!

LunaMalfoy: Il piatto del giorno al McPhee, Ryta al forno con patate, entra fumando nella stanza dove c'è il suo pc acceso, e si posa magicamente sulla sua scrivania. Nonostante Ryta sia ormai cotta a puntino, apre gli occhi e inizia a parlare, mentre alle sue spalle ci sono ancora Luna e il suo assistente Draco-sto-in-ferie-in-tutte-le-fanfic-Malfoy, intenti ad azionare la loro machina per il macinato. "Allora Luna, come vedi mi sono rassegnata, perché tanto ora che ti leggi la fine di questo capitolo mi fai fuori seriamente! Almeno ho fatto già tutto da sola e mi sono risparmiata inutili sofferenze!^^'' Spero che almeno ti addolcirai con l'ultima scenetta Zoe/Harry e magari anche con Hermione che prende in giro Ron per le sue supposizioni strampalate! Che mi è rimasto da dire? Ah, sei sicura che le ferie durino tanto? Un bacione fumante!!!^^

Un ultimo avviso! La mia grande amica, non che beta-reader, Luna Malfoy, ha scritto alcune storie dedicate alla coppia D/G. Per chi è affezionato a questa coppia come me, vi consiglio di andare a darci un'occhiata (e magari anche a recensirle), vi assicuro che sono eccezionali!!!

Il morso del serpente: e se Ginny Weasley diventasse una Mangiamorte, cosa cambierà nelle vite di tutti?

The Perfect Drug: eh eh, questa è eccezionale! Draco Malfoy non può più fare a meno di una persona di cui non si sarebbe mai aspettato! E' una storia profumata!

Strade: Il coraggio di Ginny per superare ogni ostacolo pur di preservare la sua storia d'amore.  

E dopo questa pausa pubblicitaria, vi mando ancora un bacio e vi ricordo una cosa importante (almeno per me^^):

MI RACCOMANDO, COMMENTATE, GENTE, COMMENTATE!!!

 Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "Divergenze"

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Capitolo 5
*** Divergenze ***


05

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 5

Divergenze

Cosa poteva fare Ginny?

Zoe era per terra, urlante di dolore per una Cruciatus e lei era lì, ferma, senza sapere come comportarsi!

Volse il capo verso il suo accompagnatore e si sorprese non poco dal non vederlo. Dove si era cacciato?

Poi un pensiero le balenò in testa, alleggerendole il cuore: doveva essere scappato via.

Doveva approfittare dell'occasione, senza Degat a vederla, lei avrebbe potuto aiutare la sua amica. Dopo un altro urlo di Zoe, Ginny si impose di troncare quegli inutili ragionamenti e di andare in soccorso della ragazza.

Senza perdere ancora altro tempo, iniziò a correre verso il gruppo di Mangiamorte che circondava i suoi colleghi Auror e impugnò la bacchetta.

"Expelliarmus!" gridò, e nello stesso istante gran parte delle asticelle degli incappucciati, finì per aria, lasciandoli disarmati.

Gli Auror non persero tempo e prendendo al volo l'occasione, attaccarono i nemici con le spade che avevano ancora a disposizione, dato che le bacchette doveva essere state eliminate prima. Anche i Mangiamorte risposero con le loro armi da taglio e iniziò una cruenta battaglia a colpi di lama.

Nel frattempo Ginny si era fiondata verso la povera Zoe, che tentava a fatica di rialzarsi. La prese per le spalle e la sostenne quando con un sussulto per il suo arrivo improvviso, la moretta aveva perso l'equilibrio.

"Zoe! Come stai?!?!" domandò preoccupata la rossa.

La ragazza la fissò per un istante interdetta, ma poi si aggrappò a lei, in cerca di aiuto. "Che ci fai qui, Ginny! Dovresti essere in missione adesso..." cercò di chiedere spiegazioni la ragazza, mentre si lasciava portare lontano dalla battaglia.

Ginny si fermò appena un istante prima che una maledizione Senza Perdono passasse loro davanti, rischiando di ucciderle, poi riprese a camminare, ignorando il brivido di paura che le aveva attraversato la schiena.

"Lascia perdere la missione! Ti ho visto per terra che soffrivi, non potevo certo lasciarti lì!" esclamò Ginny come se avesse detto una cosa ovvia.

Zoe sospirò, l'espressione dolorante malcelata. "E figurati se non disobbedivi agli ordini! Ora saranno furiosi..." si lamentò per l'amica, ma Ginny non la ascoltò, e dopo averla lasciata in un punto leggermente più nascosto della piccola piazza, le impose un incantesimo di difesa e ritornò dove imperversava la guerra.

Aveva solo la bacchetta con sé, perciò doveva fare molta attenzione a non lasciarsela sfuggire. Lanciò un paio di Schiantesimi a due Mangiamorte che avevano iniziato ad aver la meglio su un Auror che lei non riconobbe per via dei cappucci, ma che si fermò sorpreso vedendola passargli davanti.

Non gli diede peso, immaginando solo chi avesse potuto riconoscerla in mezzo a quella confusione e preoccupandosi al pensiero che sarebbe potuto essere suo fratello, ma ormai il danno era fatto, perciò lo ignorò e corse via per combattere da un'altra parte.

Si fermò di colpo quando sentì una voce strascicata alle sue spalle. "Ma guarda che abbiamo qui, la piccola Weasley!"

Per un attimo Ginny sentì il cuore in gola, ma quando si voltò e riconobbe la figura senza cappuccio di Lucius Malfoy, si concentrò sul combattimento che sarebbe iniziato di lì a momenti.

"Ti sorprende tanto, Malfoy?" lo provocò Ginny cercando di celare la paura che pian piano si impossessava di lei. Sapeva che quello era uno dei Mangiamorte più pericolosi, e finora l'unica volta che aveva avuto a che fare con lui, aveva rimediato un mese intero in Infermeria, con delle brutte ferite.

E adesso doveva affrontarlo di nuovo.

"Sei coraggiosa, piccola Weasley... o soltanto impudente?" chiese Lucius, ghignando di malvagità, mentre si avvicinava di qualche passo a lei.

Ginny saldò l'impugnatura della bacchetta e lo guardò storto. "Un po' dell'uno e un po' dell'altro, credo... ma che stai aspettando? Possibile che tu perda tanto tempo con una come me?" replicò lei, marcando bene la voce sulle ultime parole.

Malfoy le rivolse un altro ghigno, mentre una luce di pura follia omicida, gli brillava negli occhi. "Hai ragione, ti ucciderò velocemente, così potrò occuparmi di qualcosa di più importante!" ribatté.

A Ginny non fece né caldo né freddo, quell'affermazione. Era così abituata a sentirsi presa in giro fin da bambina che aveva più paura delle azioni di quell'uomo, che delle sue parole.

E poi mentre parlava con lui aveva sentito una rabbia crescerle dentro, e sapeva bene qual'era la causa di quella furia...

Nello stesso istante in cui gli rispose un "Fatti sotto!", Malfoy le scagliò contro un'Avada Kedavra, che lei scansò di poco, con uno scatto felino verso destra. 

Approfittò della mischia in cui era finita, per nascondersi e lanciare all'improvviso un incantesimo di Disarmo.

Lucius Malfoy lo evitò con facilità e rispose immediatamente con un fiotto di luce rossa, che andò a colpire, invece di Ginny, il muro che aveva alle spalle, che le rovinò addosso, ferendola in diversi punti.

Era bloccata.

Con la bacchetta, che anche a costo di farsi male, non aveva abbandonato, fece levitare i massi che le erano caduti addosso, ma così facendo, notò che Lucius aveva avuto tutto il tempo di liberarsi degli ostacoli e di avvicinarsi a lei per ucciderla.

Avrebbe alzato la bacchetta, se davanti a lei non fossero comparsi un gruppetto di Auror che si scagliarono contro il Mangiamorte, che fu costretto a combattere contro di loro.

Ginny tirò un sospiro si sollievo, ma si affrettò a liberarsi delle pietre, che oltre che pesanti erano anche piuttosto dolorose. Per fortuna tranne che per qualche graffio, non aveva ricevuto dei danni gravi, perciò riprese a combattere, aiutando il gruppo che era venuto in suo soccorso, che ora doveva affrontare anche altri Mangiamorte che si erano uniti a Malfoy.

Accadde tutto in pochi attimi. 

Ginny si liberò di un incappucciato con un calcio laterale e un pugno allo stomaco, e rivolse l'attenzione verso i suoi colleghi, che avevano la meglio contro i nemici. Ormai riconosceva quasi tutti, perché la foga della battaglia aveva distrutto gran parte delle loro divise e quasi tutti i cappucci che li proteggevano.

Non ci sarebbe stato bisogno di aiutarli, finché non notò un altro Mangiamorte che era accorso in aiuto dei suoi compagni. Senza pensarci un secondo di più, si lanciò verso l'avversario, pronta a fermarlo e ad impedirgli che disarmasse gli Auror impegnati nella lotta con gli altri Mangiamorte.

Di certo lo avrebbe attaccato, se voltandosi non avesse riconosciuto in Draco Malfoy, il suo nemico.

Si fermò di colpo, impietrita, mentre fissava sconvolta un Malfoy con gli occhi sgranati per la sorpresa e la mano sulla bacchetta meno salda di prima.

Restarono a guardarsi per alcuni istanti, prima di coinvolgersi nuovamente nella battaglia, ma in direzioni completamente opposte.

I suoi colleghi Auror erano riusciti ad atterrare i Mangiamorte che Draco Malfoy voleva salvare, ma questi riuscirono a Smaterializzarsi subito dopo, così che non riuscirono a catturarli.

A poco a poco, gran parte dei Mangiamorte svanì con sonori crack e la piazza si acquietò.

Un'altra battaglia era finita, ma questa volta sembrava fosse volta in favore dell'Ordine della Fenice.

*   *   *

"Ma dico, ti sei ammattita?!? Sono tutto preso dal battere due Mangiamorte e chi mi vedo passare davanti? Te!"

Proprio come aveva temuto, l'Auror che aveva salvato era suo fratello. L'Infermeria della base pullulava, come dopo ogni battaglia, di Auror feriti, o semplicemente di compagni in visita ai propri amici.

Ginny sedeva su un letto, le braccia incrociate e l'espressione imbronciata. Davanti a lei, con il dito indice puntato a pochi centimetri dal viso, suo fratello Ron, che sembrava a dir poco furioso.

I loro amici fissavano preoccupati il rosso, che ormai aveva attirato l'attenzione di gran parte dei degenti in quella grande sala.

"Innanzitutto evita di gridare, se non vuoi che Ozborn che dorme venti letti più in là, si svegli e ti tiri un anfibio in testa, e poi se non mi sbaglio, stavi perdendo contro quei Mangiamorte, altrimenti non mi sarei mai sognata di aiutarti!" puntualizzò Ginny seccata.

Se immaginava di doversi prendere delle ramanzine, di certo non pensava di riceverle da suo fratello, ma solo da chi era competente.

Tra questi, Harry, la fissava con una nota di biasimo, che alla rossa dava decisamente fastidio. Avrebbe preferito che urlasse come suo fratello e non che la guardasse a quel modo!

"Non è questo il punto!" tergiversò Ron, attirando nuovamente l'attenzione verso di lei. "Eri in missione, Ginny! Come diavolo ti è saltato in mente di combattere con noi! E con un Babbano assieme a te, per giunta!!!" concluse, ancora più furioso.

Ginny non resistette più. Si alzò in piedi e iniziò a urlare, senza più tenere conto nemmeno dell'avvertimento che lei stessa aveva fatto a suo fratello.

"Zoe era stata presa da una Cruciatus, cazzo!!! Come facevo a lasciarla lì, se nessuno poteva aiutarla!!! E poi Magnus è sparito, perciò non ha visto niente!!!"

Ginny si aspettava che Ron le dicesse che era stata ugualmente un'incosciente, e che non poteva accertarsi se quel Babbano fosse scappato via davvero o se l'avesse vista, ma al contrario la sua reazione, la fece infuriare ancora di più.

"Magnus? Lo chiami anche per nome quel... Babbano?!?!?" esclamò il rosso, imprimendo nell'ultima parola tutto il disprezzo che ci sarebbe potuto essere in un qualsiasi insulto.

A queste parole, Hermione, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, si portò una mano sulla fronte, esasperata, poi afferrò Ron per un braccio e iniziò a trascinarlo fuori dall'Infermeria.

Come aveva detto Ginny, l'Auror di nome Ozborn, un uomo di trent'anni con la capigliatura bionda, iniziò a lamentarsi chiedendo di fare silenzio.

"Adesso basta, Ron! Ti sei già sfogato abbastanza! Ora vieni con me e andiamo a fare rapporto al Comandante sulla battaglia, lo sai che tocca a te, questa volta!" propose la riccia, continuando a tirarlo per il braccio.

Ron, però, non era molto convinto. "Vorrà dire che in qualità di Capitano, ti proibisco categoricamente di uscire ancora con quell'uomo, potrebbe essere per-" ma per fortuna, forse per lui, visto che Ginny era sul punto di lanciarsi addosso al fratello e picchiarlo a sangue, Hermione gli posò una mano sulla bocca e con un ultimo poderoso spintone, lo cacciò dall'Infermeria e richiuse la porta. 

Notevole da una ragazza che aveva anche un brutto taglio su un braccio, che ancora sanguinava!

Ginny sospirò non appena si fu richiusa la porta. "Stupido di un fratello..." mormorò stancamente.

"Sarà stupido ma ha ragione, Ginny!" la voce di Harry catturò la sua attenzione, ma questa volta, non le riuscì di arrabbiarsi con lui; almeno le aveva detto qualcosa, invece di continuare a guardarla con rimprovero.

"Lo so, ma tu sai bene anche che odio il suo atteggiamento!" replicò la rossa stizzita.

Non guardò Harry, ma rivolse invece lo sguardo a Zoe, che dormiva profondamente nel letto su cui era seduta, incurante delle sue urla e di quelle di Ron.

"Mi sono sentita stringere il cuore quando l'ho vista per terra che urlava, come avrei potuto ignorarla?" chiese con più calma, lisciando la mano dell'amica.

Harry le sorrise incoraggiante. "Beh, se può farti sentire meglio, penso che anch'io avrei fatto la stessa cosa... ora però bisogna convincere i nostri superiori che è così..." concluse con un tono di voce meno deciso.

"Non voglio abbandonare la missione, Harry! Lo sai quanto ci tengo!" esclamò agitata, incrociando gli occhi verdi dell'amico.

Harry le accarezzò una guancia dolcemente, ottenendo l'effetto di calmarla. "Sta' tranquilla! Vedrai che si risolverà tutto!"

Ginny gli sorrise, ma non aggiunse altro, perché la porta dell'Infermeria si aprì di nuovo, rivelando la presenza di un loro vecchio amico.

"Professor Lupin!" esclamarono in coro i due ragazzi, mentre Remus Lupin, si avvicinava a loro.

"Salve ragazzi, è da un po' che non ci si vede!" esclamò cordiale l'uomo. Aveva un aspetto decisamente migliore, di quando frequentava Hogwarts come insegnante, anche se le rughe premature non lo avevano di certo abbandonato, come anche alcuni capelli bianchi, in mezzo a quelli castano chiaro.

"Come stai Remus?" chiese poi Harry, alzandosi per farsi abbracciare. "E tua moglie? E la bambina?"

"Tonks sta bene, e anche Electra, grazie! Quanto a me, se la piccola qualche volta ci facesse dormire di notte, mi sentirei molto meglio!" scherzò.

Ginny ricordava molto bene come il professor Lupin si fosse avvicinato a Ninfadora Tonks, dopo la morte di Sirius, e di come a poco a poco si fossero innamorati, fino a decidere di sposarsi.

Ma l'espressione dell'uomo si fece leggermente più grave, quando salutò Ginny.

"Mi dispiace essere qui solo per questo, Ginny, ma... devo portarti ad Hogwarts, il Generale ti ha convocato."

*   *   *

"Hermione lasciami andare, deve starmi a sentire quell'incosciente!!!"

"Smettila Ron..."

"Lo sapevo, tu non mi volevi dare ascolto e alla fine quella se ne esce con un Babbano!!!"

"Ti ho chiesto di smetterla, per favore..."

"Ah, ma non appena vedo il Comandate Gladstone, gli dirò di toglierle la mis-"

"Ti ho detto di fare silenzio, idiota!!!" L'urlo di Hermione riecheggiò nella grande palestra della base, tanto che per alcuni istanti, la parole idiota, si ripeté quattro volte, prima che piombasse il silenzio.

Ron guardava la ragazza, con aria stupita, nonostante gli angoli della sua bocca, fossero arricciati in un'espressione furiosa.

Hermione invece, ansimava per l'urlo e la calma persa, e squadrava il rosso con rabbia.

"Ora mi stai a sentire un secondo, prima di continuare a sparare cazzate?!?" gli chiese poco gentilmente la ragazza, in una maniera che a Ron faceva decisamente paura. Sapeva bene cosa significasse avere a che fare con Hermione quando era furiosa, perciò pensò bene di assecondarla e di calmarsi.

Hermione sospirò. "Bene, vedo che hai capito..." mormorò, ma quando vide il ragazzo aprire la bocca forse per dire qualche altra scempiaggine, gli rivolse un'occhiata così malevola, che rinunciò all'istante.

"Allora, Ron, ritorniamo sempre sullo stesso punto!" iniziò con quieta disperazione, la voce tremante. "Ginny ha superato la maggiore età ormai da due anni, è grande abbastanza per decidere da sola e tu non puoi fare niente! Quante volte devo ancora ripetertelo? Se a Ginny piace un uomo, potrebbe anche essere un Mangiamor-... no, in quel caso cambierebbe tutto, ma il punto è che se lei vuole uscire con un Babbano o con un mago, per te non deve fare differenza, è chiaro?" chiese alla fine, guardandolo in un modo che se avesse scosso la testa in senso negativo, molto probabilmente sarebbe volata via dal corpo.

Ron, infatti, annuì inghiottendo il vuoto. "Ho capito, Hermione, ma vuoi tu metterti bene in testa che mia sorella ha rischiato la vita oggi, perché è stata riconosciuta? E ha anche disubbidito ad un ordine ben preciso?" domandò imponendosi di mantenere la calma.

La strega sospirò scuotendo i riccioli castani. "Capisco dove vuoi arrivare, Ron, ma le circostanze erano troppo particolari! Zoe rischiava di morire, non poteva non aiutarla!"

"E di quello che l'accompagnava che mi dici?" insisté il rosso, disposto a tutto pur di averla vinta.

Hermione iniziò a fremere. "Cosa avrà di allarmante un Babbano che l'aveva accompagnata a prendere un gelato?" chiese disperata.

"Già, ma se l'avesse vista mentre sfoderava la bacchetta?"

"Ma quanto sei stupido!" esclamò la ragazza al culmine della sopportazione. "Se hanno mandato un Obliviatore per cancellargli la memoria di quello che ha visto, non pensi che non ricorderà nemmeno di aver visto Ginny combattere, se mai l'avesse vista, poi?!"

"Resta comunque il fatto che Ginny non è adatta per una missione del genere!"

Hermione pregò che qualcuno la fermasse in tempo, prima che potesse attaccarsi al collo di quello stupido e ottuso ragazzo e strozzarlo.

"Non sai nemmeno di che missione si tratta!" sibilò a denti stretti, mentre con uno sforzo immane cercava di controllarsi. 

"Ma so che è pericolosa, però..." replicò subito dopo lui, la voce però molto meno spavalda di prima.

"Ma il Comandante Gladstone l'ha scelta personalmente, tu ti opporresti ad un suo ordine?"

"Sì, perché si tratta di mia sorella!" concluse trionfante il ragazzo, incrociando le braccia e gonfiando il petto.

Le braccia di Hermione crollarono lungo i fianchi senza più forza. "Ma perché diavolo fai tutte quelle storie per tua sorella, anch'io sono un'Auror, però non te la prendi quando mi mandano in missione!" sbottò alla fine, mentre anche lei al pensiero di quelle parole, iniziava a provare un certo risentimento.

"Ma che c'entri, tu sei una cosa diversa!" ribatté Ron, senza pensarci.

"Che c'entro? Una cosa diversa?" soffiò stupefatta la ragazza, mentre la rabbia che aveva dentro non era nemmeno la metà di quella che stava mostrando.

Ron si accorse solo in quel momento dello sbaglio che aveva fatto, tanto che rivolse uno sguardo preoccupato alla fidanzata, ma non ebbe il tempo di scusarsi e dire niente.

"Bene, allora scusa, ma la cosa diversa adesso toglie il disturbo!!! Resta a torturarti da solo, te lo meriti!!!" e voltandosi, a grandi passi attraversò la palestra e uscì fuori sbattendo violentemente la porta alle spalle.

Ron abbassò lo sguardo e strinse gli occhi in un'espressione sofferente. "Cretino..."

*   *   *

Prima che Ginny aprisse la porta della presidenza, si attardò per qualche istante per prendere un grosso respiro e farsi coraggio.

Si era Materializzata ad Hogsmeade assieme a Lupin e poi avevano preso una delle carrozze della scuola, trainate dai Thestral per raggiungere Hogwarts.

Durante il tragitto Remus aveva cercato di rilassare Ginny, intavolando un discorso sulla sua famiglia e su suo fratello Ron, ma alla fine, quando la ragazza si trovò davanti alla porta dell'ufficio del preside, si sentì il coraggio mancare, e le ci volle una dose di buona volontà, per non decidere di fare dietro front e tornare alla base.

Non che avesse paura del Generale dell'Ordine della Fenice, ma in realtà temeva soltanto che potessero decidere di toglierle l'incarico della missione o peggio ancora che la retrocedessero di grado... ma questa doveva essere soltanto una sua sciocca paura, visto che l'ordine a cui aveva disubbidito aveva delle attenuanti considerevoli.

Aprì quindi la porta con cautela e mosse qualche passo seguita da Lupin, che la osservava silenzioso e le sorrideva incoraggiante. Il licantropo era uno degli Auror che lavorava più al fianco del Generale, per questo erano poche le volte che si faceva vedere alla base.

Ginny si guardò intorno, riconoscendo l'ufficio del preside e constatando che era proprio come se lo ricordava. Tutto intorno alla stanza erano posti diversi tavolini su cui erano posati decine di oggetti dalla forma e dai meccanismi strani, che borbottavano o fumavano e rendevo l'aria allegra. Intorno alle pareti poi, tutti i ritratti dei precedenti Presidi, sonnecchiavano o osservavano interessati i nuovi arrivati, accennando o sussurrando parole ai loro colleghi.

E al centro, come sempre, il vecchio preside di Hogwarts, non che Primo Generale dell'Ordine della Fenice, Albus Silente.

"Prego, Ginny, entra pure!" la esortò cordiale l'uomo, osservandola allegro attraverso gli occhiali a mezzaluna.

La ragazza si sentì leggermente più sollevata dopo quel benvenuto, perciò si accomodò davanti alla scrivania del mago con molta più decisione, seguita da Remus, che però preferì restare in piedi vicino a lei.

"Buongiorno, ehm... Generale?" chiese poco convinta Ginny, non sapendo come rivolgersi al suo superiore.

Silente le sorrise. "Professore, va bene, mia cara! Non mi abituerò mai ad essere chiamato in quel modo!" scherzò accennando una risata.

Ginny rispose con un sorriso. "D'accordo... professore..."

Silente prese un forte respiro e decise di arrivare subito al nocciolo della questione. "Bene, Ginny, come saprai sei stata convocata qui per via della tua azione di questo pomeriggio..." il suo tono di voce si fece più serio e a Ginny ritornò la paura. "... mi è stato riferito che eri assieme ad un Babbano, quando ti sei trovata in mezzo all'attacco, e che pur sapendo di non doverti immischiare, hai deciso di combattere ugualmente disobbedendo ad un ordine del Comandante Gladstone... ora, vorrei che fossi tu a spiegarmi per quale motivo hai preso questa decisione e come si sono svolti i fatti!" concluse, facendo un cenno con la mano, per dare alla ragazza il permesso di parlare.

Ginny prese un altro bel respiro, prima di spiegare la dinamica dei fatti. "Come lei sa, mi trovavo assieme ad un Babbano, dal nome Magnus Degat; la nostra meta era la gelateria che si trova nella piazza dove è avvenuto l'attacco e per caso ci siamo trovati ad assistervi... non appena mi sono resa conto di quello che stava accadendo, ho proposto a Degat di scappare via, anche perché mi sembrava piuttosto teso, ma poco prima di tornare indietro ho notato che il Tenente Del Vecchio era a terra, colpito da una Cruciatus. Mi sono accertata che non ci fosse nessuno dei nostri colleghi che fosse in grado di aiutarla, ma tutti erano impegnati nella battaglia e il gruppo di Auror che era con il Tenente era stato disarmato dai Mangiamorte ed era tenuto sotto tiro. Quando ho notato che Degat era scappato via, ne ho approfittato per aiutare Zo... ehm, il tenente del Vecchio." concluse, leggermente tesa.

L'uomo la guardò tranquillamente, le mani intrecciate davanti al grembo. "Ma non ti sei limitata solo a quello, hai continuato a combattere poi..."

"Sì, è vero, ho visto che un Auror era in pericolo e sono corsa in suo auto, e poi Lucius Malfoy mi ha riconosciuta e sono stata costretta ad affrontarlo." spiegò con semplicità, con un'alzata di spalle.

Silente sospirò stancamente, abbassando gli occhi verso il piano della scrivania e prendendo a lisciarsi la barba pensieroso. Ginny si preoccupò ancora di più, tanto che non riuscì a fermarsi, quando si alzò in piedi, agitata.

"La prego, professore non mi tolga la missione, ci tengo troppo e ho faticato tanto per avere un incarico così importante!" esordì con un tono di voce un po' più alto del normale.

Il preside la osservò senza dire niente per qualche istante, prima di riprendere la parola. "Resta il fatto che non avresti dovuto prendere un'iniziativa così pericolosa, se non ti avessero aiutato, Lucius Malfoy avrebbe potuto anche ucciderti." spiegò con calma.

"Professore, le posso assicurare che se mi trovassi di nuovo in una situazione simile, non esiterei a rifarlo! Zoe è una mia grande amica e non avrei potuto mai lasciarla nelle mani del nemico. E comunque Malfoy avrei potuto anche incontrarlo in una qualsiasi altra battaglia." Ginny parlò con decisione e tranquillità, fissando negli occhi azzurri l'uomo che aveva davanti.

Remus Lupin li osservava entrambi e sorrise alle parole di Ginny. Evidentemente le dava ragione anche lui.

Silente sospirò un'altra volta. "D'accordo, Ginny, puoi andare adesso... domani avrai una riunione importante, no?"

Ginny sgranò gli occhi. "Allora... sono ancora in gioco?" chiese stupita.

Il preside le sorrise di rimando. "Sì, Tenente Weasley, ma eviti che accadano ancora situazioni di questo genere, sono stato chiaro?"

La rossa si alzò in piedi e portò una mano di taglio sulla fronte. "Ci conti Generale!" esclamò contenta.

Salutò il preside e Lupin e si avviò da sola verso l'uscita della scuola, dove la carrozza nera la attendeva. Rivolse un ultimo sguardo a quel posto pieno di ricordi e inspirò a lungo l'aria che si respirava, prima di uscire nel grande giardino diretta ad Hogsmeade.

Hogwarts era rimasta sempre la stessa in tutti quegli anni, tranne per il fatto che adesso alcuni Auror seguivano Silente nell'amministrazione dell'Ordine della Fenice, e vivevano lì.

Una volta giunta al piccolo villaggio, si Materializzò alla base, dove ebbe il tempo di dare un ultimo saluto a Zoe, che si era da poco risvegliata, e ad Harry, che si trovava assieme alla ragazza, e tornò in albergo, dove l'aspettava finalmente una bella cena rilassante.

Era ancora a tavola quando le passò davanti Magnus Degat. Anche l'uomo la notò che osservava la gente intorno a lei con aria pensierosa e una fetta di dolce lasciata a metà.

Si avvicinò lentamente fissandola mentre lei gli sorrideva.

"Posso?" chiese gentilmente il permesso di sedersi accanto a lei. Ginny annuì in silenzio e lasciò che lui prendesse una sedia.

Quella sera indossava un paio di pantaloni neri e una camicia bianca; semplice ma elegante, pensò lei, mentre si sentiva a disagio con quel paio di jeans e quella maglietta azzurra che aveva trovato alla base, al posto dei suoi abiti rovinati dalla battaglia.

"Non si sente triste a cenare da sola?" le chiese Magnus interessato, mentre lei metteva da parte il piatto con il dolce che non voleva più.

"A volte capita." rispose tranquillamente, rivolgendogli un sorriso. Poi le balenò in testa un pensiero. "Oh, a proposito, le chiedo scusa se..." iniziò, ma si rese conto di non sapere cosa diamine l'Obliviatore che era andato a modificargli la memoria, avesse detto a quell'uomo.

"Oh, non si preoccupi, dopotutto era più importante la salute di sua madre che il nostro cocktail!" la interruppe lui. "Comunque il mio invito è ancora valido, lei che ne dice?"

Ginny non rispose subito. Era ancora presa dalla risposta di Degat.

Sua madre? Cocktail? Quell'Obliviatore doveva averne avuta parecchia di fantasia!

Continua…

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Salve a tutti! E con questo siamo a cinque! Eh eh... allora, in questo capitolo ci sono stati un po' di scontri, vero? (L'Infermeria della Base al completo mi osserva con aria omicida. "Ma va, non ce ne siamo accorti!" esclamano in coro, mentre Ryta inghiotte il vuoto) Prima la battaglia contro i Mangiamorte (ricordate? Zio Voldy aveva detto che voleva farla pagare a Silente...), poi Ron con Ginny, poi ancora Ron con Hermione (stupido insensibile!) e alla fine perfino Silente convoca la povera Ginny per chiederle cosa è successo! Per fortuna che lui è uno che ragiona, non come qualcun'altro! (Ehi, che hai da blaterare, vuoi fare a pugni?! NdRonConLaCodaDiPaglia -.- Lasciamo perdere, meglio non dilungarci con un cretino simile... NdRytaEsasperata Ma allora vuoi davvero farti male! NdRonViolento Guarda, c'è Hermione che passa con aria incazzata! NdRytaCheCercaUnDiversivo Dove? Dove? NdRonCheSiGuardaIntornoPreoccupato Ih ih ih! NdRytaCheSeNeVaSoddisfatta) Mi sa che adesso ci vorranno un paio di chiarimenti... Mi scuso con i fan della coppia Harry/Zoe, ma dato che questo capitolo si intitolava 'Divergenze', non mi sembrava il caso di farli litigare visto che hanno appena fatto amicizia!^^

Cmq fatemi sapere se vi è piaciuto il combattimento, ho sempre paura che ci sia poca azione o che sembri banale... vorrei conoscere i vostri pareri!^^ E mandatemi le vostre recensioni, ricordate che l'avvertimento del primo capitolo è sempre valido, se volete che continui, scrivetemi!!! 

Una recensione a voi non costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^

E adesso voglio ringraziarvi per i commenti che mi avete mandato!XD 

Elenuccia90: Ecco la nostra prima lettrice!^^ Allora, davvero dici che le cose si stanno chiarendo? Mah, io nutro seri dubbi a riguardo... (Tu dubiti perché già sai tutto, visto che sei l'autrice -.- NdElenuccia) Ehm, beh, questo è solo un piccolo dettaglio, no? Allora, dicevamo? Ah sì,vedremo che accadrà in futuro... apprò, hai aggiornato? Io aspetto con ansia il prossimo capitolo, sai? Ah, quasi mi dimenticavo, hai visto che ho anche aggiornato 'Il mio destino è qui con te'? Un bacione

Nyla: Ti ringrazio, come sempre gentilissima!^//^ Spero che la pazienza sia diminuita ^^''

Emanuela:  Oh, che bello, una New Entry!!! Come sono contenta! Ti ringrazio tanto e spero che questo capitolo ti sia piaciuto come i precedenti! Continua a seguirmi, mi raccomando!^^

Angele87: Beh, come vedi la nostra cara Ginny ha quasi rischiato di mandare all'aria la missione che aveva, cmq alla fine le è andata bene (Perché c'era Silente, ma se al suo posto ci fossi stato io, altro che perdono!!! NdRon) [Ryta prende il ragazzo irritante per un braccio e lo trascina via chiudendolo fuori dalla porta] Oh, dov'eravamo rimasti? Ah, allora, alla fine Zoe è stata salvata e Ginny è tornata in albergo... speriamo bene! Non ti convince Ginny che mormora Malfoy? E cosa ne pensi, adesso che lo ha addirittura incontrato? Eh eh... un bacione!=*

Anonimo: Sei sempre gentilissimo (o gentilissima, ovvio!), grazie davvero tanto!^^

Serena: (Magnus compare all'improvviso davanti allo schermo dell'autrice, legge la recensione di Serena e poi alza le braccia. Ryta lo guarda odorarsi le ascelle e poi viene fissata con aria stranita "Ma siamo sicuri che puzzo? Credevo di essermi lavato, prima di entrare in scena..." mormora poco convinto. Poi se ne esce con aria pensosa e se ne torna al suo posto. Ryta scuote la testa per dimenticare l'intrusione e riprende a scrivere) Allora, Serena! Beh, come hai visto Magnus ha detto che non puzza, ma davvero non ti so dire se ha ragione, è stato così poco che non mi sono accorta se si era lavato o meno! (Fai poco la spiritosa e vedi di rispondere alla domanda che ti ha fatto! NdRon ma ancora qua, stai tu? Sparisci!!!! NdRytaCheHaPersoLaPazienza) Cmq ti ho accontentata, Draco finalmente è tornato... speriamo che non sparisca di nuovo, però...^^

LunaMalfoy:  Le porte del McPhee si aprono all'improvviso, rivelando la presenza di Draco Malfoy che entra tutto trionfante, le braccia alzate in segno di vittoria. Ryta è seduta ad uno dei tavolini e sta scrivendo le risposte alle recensioni, mentre Luna è intenta a maciullare la sua ultima vittima nella macchinetta per il macinato. "Avete visto?! Dato che non potevo farmi fregare da quel damerino di Magnus, sono tornato dalle ferie!!!" esclama. Ryta e Luna gli rivolgono appena un cenno. Draco non si dà per vinto e urla di nuovo. "Ho detto che sono tornato!!!". Luna si scoccia, ferma la macchinetta e lo guarda inarcando un sopracciglio. "Tornato? A me sembra che abbia fatto una comparsata e che te ne sia scappato subito, non appena hai riconosciuto Ginny!" costata la ragazza, riprendendo poi a lavorare con la macchinetta. "Ma... ma..." balbetta Draco, a questo punto si intromette Ryta. Si alza in piedi, lo prende per una spalla e lo accompagna fuori. "Ora abbiamo da fare... va, Draco, va a giocare lì dove ci sono i tombini a aperti e attento a non incontrare gente pericolosa!". Draco cammina al suo fianco e si lascia trascinare ancora demoralizzato. "C'è il lupo cattivo?" chiede. Ryta scuote la testa. "No, c'è quel vecchiaccio di Voldemort che tira la dentiera in testa a tutti quelli che passano, fai attenzion- no cioè volevo dire, vai da quella parte!". Ryta rientra nel locale e ritorna al lavoro, se non vuole diventare un altro piatto del McPhee, che ancora non si può nominare perché è una sorpresa! Baci baci =***

E questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ AVVISO: per le prossime due settimane, non potrò aggiornare, poiché sarò in vacanza. Mi scuso per il disagio, anche con i lettori delle altre mie storie! Ciao a tutti!!!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "Più vicino"

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Capitolo 6
*** Più vicino ***


06

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 6

Piu' vicino

Nella buia sala del maniero, sommesse voci rompevano il reverenziale silenzio, che solitamente regnava in quel luogo. D'un tratto la stanza si illuminò dei raggi di luce provenienti dal corridoio rischiarato dalle torce magiche, e una figura comparve sulla porta.

Voldemort sollevò gli occhi rossi e maligni verso il nuovo arrivato e lo pregò di avvicinarsi al trono dove sedeva. "Vieni avanti, Draco."

Draco Malfoy percorse la sala con passo deciso, nonostante sapesse bene il motivo per cui era stato convocato in quel posto. Scorse di sfuggita la figura di suo padre che lo fissava con severità, gli occhi più freddi del solito e un braccio fasciato, malcelato dalla tenuta da Mangiamorte.

Si concentrò sul suo signore e si inginocchiò senza dimenticare il suo portamento fiero. "Mi ha fatto chiamare, mio Signore?"

Voldemort lo squadrò per qualche istante in silenzio. "Mi è stato riferito, Draco, il tuo comportamento nell'attacco di ieri... conosci le tue colpe, immagino."

"Mio Signore..." fece lui, senza osare alzare il suo volto e incrociare lo sguardo del Mago Oscuro. "So bene che non avrei dovuto abbandonare i miei compagni, ma so anche bene che mi era stato dato un ordine ben preciso, non uccidere l'Auror implicato nella missione per l'ambasciata..." spiegò con calma, senza mostrare paura per quello che a breve gli sarebbe toccato.

"Quindi mi confermi che tra gli Auror che hanno attaccato i miei fedeli servitori, vi era anche quello che dovevi sorvegliare." aggiunse Voldemort con un'aria che poteva anche essere sardonica.

"Sì, mio Signore, è così. Sono rimasto sorpreso io stesso nel trovarlo in quella battaglia e le assicuro che avrei preferito ucciderlo, pur-"

"Balle!" lo interruppe Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, mentre con un gesto veloce e deciso prendeva la sua bacchetta, scagliandogli una Cruciatus.

Malfoy riuscì a farsi scappare solo qualche gemito da quella punizione, a cui era tanto abituato. Eppure dovette ammettere che era alquanto dolorosa.

Quando Voldemort reputò sufficiente il castigo, lo liberò dalla maledizione e lo guardò con severità. "Non è la prima volta che ti esenti dai tuoi compiti! Ma voglio darti un'altra possibilità, Draco..." continuò poi, raddolcendo la sua voce, per quanto fosse possibile ad un tipo simile.

"Sarà fatto tutto quello che vuole, mio Signore..." rispose Malfoy, mentre con mano ancora tremante per la maledizione subita, si ricomponeva alcuni corti ciuffi biondi che erano stati scomposti più del solito.

"Bene..." replicò Voldemort, sorridendo diabolicamente. "Allora voglio che tu uccida per mio conto un nostro traditore. Ha osato abbandonarci e come tu ben sai, questo è impossibile... adesso si nasconde, ma ho saputo che dovrà uscire allo scoperto tra cinque giorni, a Notturn Alley. Tu sarai lì e lo ucciderai, ovviamente."

"Dovrò abbandonare il mio compito, mio Signore?"

"Non ce ne sarà bisogno, continua pure a spiare l'Auror in missione, il tuo incarico sarà nel pomeriggio perciò dovrai solo assentarti per qualche ora."

"D'accordo, sarà fatto, mio Signore." ripeté l'altro con calma.

Il Mago Oscuro parve soddisfatto, perciò decise di congedarlo. "Ora puoi andare, Draco, e che questo ti sia da lezione."

Malfoy si alzò con tranquillità, ormai completamente ripreso dopo la Cruciatus, e lasciò la sala buia col suo passo fiero di sempre.

*   *   *

Zoe camminava pensierosa per i corridoi della base.

A dir la verità si sentiva piuttosto demoralizzata ed era sicura che niente le avrebbe tirato su il morale... beh, niente che non fosse una chiacchierata con Harry!

Ma Zoe non lo aveva visto da quando la sera precedente aveva aperto gli occhi per un'oretta, prima di addormentarsi di nuovo nel letto dell'Infermeria.

Quando quella mattina era stata dimessa, non aveva trovato nessuno ad aspettarla, ma immaginava che tutti fossero impegnati nel loro lavoro. Anzi se si fosse trovata Ginny a svegliarla quella mattina, avrebbe significato che era stata dimessa dalla sua missione e quella era l'ultima cosa che voleva.

Ma la sua tristezza non era data dal fatto che si fosse trovata da sola, quella mattina, ma perché per l'ennesima volta era finita in un letto della sala medica.

Era un'incompetente! Come poteva un Tenente Auror, arrivare a farsi sconfiggere in battaglia per tre volte in una sola settimana? Era inconcepibile!

E per giunta per colpa sua, Ginny aveva rischiato di essere sollevata dalla 'Missione Ambasciata' e si era beccato un ammonimento da parte del loro Generale Silente!

Se solo fosse stata più abile con la bacchetta e più agile, sicuramente Ginny non avrebbe avuto bisogno di aiutarla e non si sarebbe trovata nei guai.

Per quel motivo, non appena le avevano dato il permesso di lasciare l'Infermeria, si era diretta senza ripensamenti verso la palestra della base. Doveva allenarsi per diventare più valente in difesa e perché no, ancora più forte in attacco, anche se pensandoci bene non era quello il problema.

Svoltò un paio di volte, prima a destra e poi a sinistra con fare sapiente, ma si fermò di colpo, quando incrociò la sua amica Hermione che camminava verso di lei con passo deciso.

"Oh, ciao Hermi-"

"Ciao ciao, Zoe, scusa se non mi fermo ma vado di fretta!" la interruppe la mora, lasciando Zoe con la mano ferma a mezz'aria e la bocca semi-aperta.

La superò senza troppi problemi e a stento incrociò i suoi occhi. Zoe notò che aveva l'aria nervosa e stizzita. "Hermione, c'è qualcosa che non va?" chiese preoccupata, prima che potesse allontanarsi così tanto da non poterla più sentire.

L'amica le fece un cenno con la mano quasi a voler dire che non aveva importanza quel suo stato. "No, niente di importante, figurati se una cosa del genere è importante!" mormorò - constatò Zoe - sibilando furiosa. "Devo andare, Zoe, scusami!" concluse, affrettando il passo e svoltando poco dopo per un angolo del corridoio, così che svanì dalla visuale della ragazza.

La moretta fissò per qualche istante il punto in cui era sparita e dove adesso vi era solo il candore dei muri bianchi del corridoio. Davvero aveva qualcosa di strano, ma non ebbe molto tempo per pensarci, perché poco dopo, un'altra figura affrettata le comparve davanti.

"Ron!" esclamò ritrovando il sorriso. Anche l'amico aveva il passo veloce, ma a differenza di Hermione, sembrava a dir poco disperato.

"Oh, ciao Zoe, scusa, ma vado di fretta!" biascicò anche lui con un tono molto diverso dalla riccia.

"Ma cosa avete tutti, oggi, è forse successo qualcosa?" chiese la ragazza scioccata, mentre Ron si fermava davanti a lei, preoccupato.

"Ehm... per caso è passata di qui Hermione? Sai, la sto cercando..." domandò invece lui, osservando tutto fuorché i suoi occhi azzurri.

"Eh? Sì, è passata da poco, ma... non mi dite che avete litigato di nuovo!" esclamò scioccata.

Ron non rispose, ma continuò a distogliere lo sguardo da lei. Zoe sospirò rassegnata. "Ho capito, senti, è andata da quella parte, ma non credo sia il caso di parlarci adesso, ho paura che possa fare del male a chi le si avvicini..." constatò, lanciando ancora di più nella disperazione l'amico dalla chioma vermiglia.

"Ho... ho capito... ok, io vado!" balbettò Ron ancora più sconcertato. Si allontanò nella direzione in cui era sparita Hermione e lasciò finalmente da sola la ragazza.

Ma sembrava che quella giornata fosse nata tutta strana. Quando infatti Zoe raggiunse la doppia porta grigia della grande stanza riservata agli allenamenti si aspettò di trovarla vuota, invece ebbe una bella sorpresa.

La attirarono dapprima i rumori sordi e quasi spaventosi che si udivano da fuori, ma quando aprì la porta e si mise ad osservare i lampi colorati che rimbalzavano da un parte all'altra della palestra buia e spettrale, sentì che non si sarebbe mossa da quel posto, finché il mago che si stava allenando lì dentro non avesse finito.

Ovviamente non fu solo l'allenamento che la interessò. Infatti sin dall'inizio aveva capito che la persona che stava compiendo incantesimi così potenti e complicati e si spostava da una parte all'altra del campo da combattimento con una velocità incredibile, altri non era se non la persona per cui era pazzamente cotta: Harry.

Continuò ad osservarlo incantata. Sapeva che gli incantesimi che usava non si trovavano nemmeno accennati su gran parte dei libri con cui aveva studiato per diventare Auror. Sapeva che stava usando magia della più nera e sapeva anche che un giorno o l'altro Harry Potter si sarebbe scontrato con il suo nemico di sempre, Lord Voldemort, e allora uno di loro sarebbe uscito vincitore.

Eppure tutto quello non la preoccupava. Era rimasta colpita in maniera assurda da quello sguardo serio e concentrato che combatteva contro un nemico invisibile, forse immaginando di avere davanti proprio il Signore Oscuro.

Rimase prigioniera di quegli occhi verdi che un momento scintillavano di trionfo e quello dopo saettavano di rabbia. Sentì che non avrebbe più potuto volgere da nessun'altra parte il suo sguardo se non verso la sua chioma che si agitava per effetto della potenza degli incantesimi o verso la sua bocca ora corrucciata in una smorfia di concentrazione, ora impegnata in un breve sorriso per la riuscita di una magia.

E in quel momento si rese conto di quanto fosse innamorata di lui.

Lo amava a tal punto che nemmeno quell'allenamento, che avrebbe terrorizzato chiunque per la sua durezza e violenza, la spaventava. E se ne stata lì, rapita e sbalordita ad osservarlo, mentre intorno a loro sembrava si stesse scatenando l'Inferno.

Ma alla fine, anche quell'allenamento si concluse e a poco a poco la palestra ritornò come prima, la luce proveniente dalle numerose finestre inondò nuovamente la sala ed Harry si fermò al centro, ansimante e stanco.

Zoe era ancora lì, quando lui fece per lasciare quella postazione e prendere un asciugamano per potersi asciugare il sudore fastidioso da tutto il corpo. E solo allora si accorse di lei.

Alzò lo sguardo incuriosito, avvertendo una presenza poco distante da lui e rimasero a fissarsi per qualche istante, finché Zoe non ricordò di tornare sulla Terra e scusarsi per quell'intrusione.

"Oddio, scusami! Non volevo disturbarti, ma venivo di qua e..." iniziò scandalizzata, mentre nascondeva il viso dietro la porta a cui era rimasta aggrappata per tutto il tempo, e anche l'evidente rossore che le imporporava le guance.

In effetti aveva fatto non poca fatica a distogliere lo sguardo dal suo fisico possente e rassicurante, dai pantaloni blu scuro della tuta ormai completamente attaccati alle gambe e dai suoi pettorali fasciati da una semplice canotta.

Si diede mentalmente della stupida per esserlo mangiato con gli occhi e gli chiese scusa in silenzio.

"Figurati, dovevi usare la palestra? Io ho appena finito!" la rassicurò lui, sorridendole gentilmente.

"Beh, ecco, sì, il fatto è che... insomma, mi dispiace, forse non volevi che qualcuno entrasse..." balbettò lei completamente confusa, mentre si era resa conto di quanto fossero interessanti i rombi del pavimento della palestra.

"Se sei tu, non c'è nessun problema! E poi non mi hai per niente distratto!" esclamò lui con una semplicità che disarmò sinceramente Zoe.

Che significava che 'se era lei non ci sarebbero stati problemi'? Le guance presero fuoco ancora di più e quasi sicuramente di lì a poco sarebbe svenuta.

"Allora, dovevi allenarti?" chiese ancora Harry, avvicinandosi un po' troppo a lei e attendendo una risposta sorridente.

"... sì..." mormorò lei timidamente, alzando di poco lo sguardo e incrociando i suoi occhi verdi.

"Allora, ti lascio la palestra libera, piuttosto, vedo che ti hanno dimesso dall'Infermeria..." constatò il ragazzo, mentre prendeva una bottiglietta d'acqua dalla panca che costeggiava il muro e ne prendeva a piccoli sorsi.

A quelle parole, tutta la frustrazione che aveva dimenticato quando lo aveva incontrato, le ripiombò addosso come un macigno.

"Già, come al solito!" trovò il coraggio di esclamare, pur non alzando gli occhi, ancora una volta.

Harry la guardò confuso per qualche istante, poi si sedette sulla panca e la invitò a fare altrettanto. Con un po' di titubanza e una tempesta nel cuore, Zoe accettò quella piacevole tortura e si sedette al suo fianco.

"C'è qualcosa che non va, vero?" le disse dolcemente, con il tono di uno che si preoccupa per il proprio amico.

Zoe continuò a fissarsi i piedi e i rombi del pavimento. Era assurdo come per la prima volta avesse notato che erano colorati in tinte che avevano tutte le colorazioni del grigio.

"Bingo..." mormorò sospirando affranta.

Harry le rivolse uno sguardo fugace, poi prese a fissare il vuoto davanti a sé e a sorseggiare con calma dalla sua bottiglietta. "E scommetto che ha a che fare con quello che è successo ieri."

"Già..."

"E magari ti senti anche in colpa!" aggiunse con semplicità, con un tono però che non voleva assolutamente prenderla in giro.

"Sì..."

"E cosa posso fare per donarti di nuovo il sorriso?" chiese infine, lasciandola meravigliata e sconvolta.

Alzò gli occhi e il capo all'improvviso, come se avesse ricevuto una puntura dolorosa e incrociò lo sguardo verde smeraldo di Harry che la fissava con dolcezza.

"Ch-che intendi dire?!" chiese scioccata. L'aveva colpita così tanto quella proposta che nonostante fosse completamente rossa in volto non aveva nemmeno pensato alla paura nell'aver incrociato i suoi occhi.

Harry al contrario sembrava sereno e di sicuro non aveva in testa nessuno degli stupidi doppi sensi che in quel momento affollavano la sua testa.

"Beh, io sono convinto che tu non abbia nessuna colpa, però se c'è qualcosa che ti può far stare meglio, posso provare a farla!" spiegò lui sorridendo.

Zoe ripromise a se stessa che non appena si sarebbe trovata da sola in camera si sarebbe presa a cuscinate da sola, per la cosa che aveva pensato non appena Harry aveva finito di parlare, ma dopo lasciò trascorrere alcuni istanti di silenzio, per darsi un contegno e riflettere su quello che aveva deciso in precedenza.

Chinò nuovamente il capo e sorrise amaramente. "Tu non puoi fare niente per me, Harry. Sono io che devo diventare un'Auror migliore per evitare di trovarmi in difficoltà una prossima volta..."

Il ragazzo scrollò le spalle. "E dov'è il problema, ti darò io qualche lezione extra!"

"Cosa?!" aveva esclamato all'improvviso lei, come fulminata.

Harry arretrò leggermente la schiena, quasi spaventato da quella reazione. "Dicevo... ti aiuterò io ad allenarti, così sarà più semplice... o non mi reputi un bravo insegnante..."

"No no no no no, non è questo il problema! Voglio dire, ti darò fastidio, tu devi allenarti e-"

"Non mi darai alcun fastidio, credimi." la interruppe lui con un sorriso. "Ci alleneremo assieme, finché non sarai soddisfatta!"

*   *   *

I quattro giorni che seguirono l'intoppo dell'attacco, furono per Ginny terribilmente pieni e sfiancanti.

La mattina era impegnata nel suo compito di sottosegretaria, che svolgeva con zelo e attenzione, cercando di non farsi sfuggire niente di insolito o anormale, che potesse fargli sospettare un'intrusione da parte dei Mangiamorte. Spesso il suo lavoro si prolungava anche oltre l'ora di pranzo, così che arrivava a sera completamente distrutta e con in mente solo un po' di meritato riposo. Senza contare che spesso aveva provato ancora quella terribile sensazione di essere osservata, e si era impegnata a controllare tutto l'albergo per trovare qualche indizio, o scoprire da cosa o chi fosse causato quel presentimento.

Invece, immancabilmente, ogni sera Ginny dimenticava di aver desiderato il suo letto per tutto il giorno e riusciva a recuperare le forze perse a causa del lavoro.

Tutto questo questo grazie a due occhi azzurri e profondi come il mare e a pochi semplici complimenti che le donavano il buonumore, anche nei momenti più neri.

Era Magnus Degat, che la faceva palpitare come una ragazzina, ogni volta che si avvicinava a lei e con quella sua aria elegante e sicura per invitarla a cena e a trascorrere la serata in sua compagnia. 

Si era data diverse volte della stupida, per essersi invaghita di un Babbano, eppure si era resa conto di non poter fare a meno di emozionarsi quando lui era con lei. Era soprattutto quel suo modo di fare, che la stregava.

Era elegante, fiero e affascinante. Sapeva colpirla con le sue parole e ogni suo complimento era mirato e giusto. Spesso mostrava un certo divertimento a stuzzicarla e a prenderla in giro, ma lei aveva imparato bene come difendersi e scherzare nello stesso tempo.

E poi c'erano i suoi occhi. Quelle pozze azzurre che nascondevano a suo avviso qualcosa di molto importante, dietro il primo scintillio. Ginny non capiva cosa ci fosse al di là di quelle iridi, ma ne era attratta come un'ape con il miele.

Ogni sera trascorreva ore ed ore a chiacchierare con lui e ad osservarlo con interesse, ed ogni sera si sentiva sempre più attratta da quell'uomo.

Quella sera, Ginny era stata invitata a cena da Magnus in un lussuoso ristorante. A dir la verità non era stata molto convinta fin dall'inizio, ma Degat l'aveva quasi costretta.

Così senza rendersene conto, si era ritrovata seduta al tavolo di un ristorante nel quale - era convinta - avrebbero pagato a caro prezzo persino l'aria che avrebbero respirato.

Eppure Magnus non si era fatto alcun problema ad invitarla in un posto del genere e ad offrirle una deliziosa e romantica cena. E la sua compagnia la rese ancora più piacevole per Ginny.

"E' una bella serata..." iniziò pensieroso Magnus, guardando il cielo senza nuvole. Dopo cena Ginny aveva proposto il ritorno in albergo a piedi e ora passeggiavano per le vie di Londra, a quell'ora tarda, poco affollate.

La rossa volse gli occhi verso l'alto e annuì sorridendo.

"Chissà se anche domani farà bel tempo..." fece ancora Magnus. In effetti in quegli ultimi giorni era imperversato un leggero maltempo che aveva guastato l'aria estiva dei giorni precedenti.

Ginny annuì ancora una volta, senza troppo entusiasmo. Il giorno dopo avrebbe dovuto assistere ad un altro difficile dibattito tra gli ambasciatori e il segretario inglese le aveva già fatto capire che avrebbe dovuto lavorare sodo. Non era trascorsa nemmeno una settimana e già gli ambasciatori sembravano stanchi di quel meeting. Di sicuro mai quanto lei, però...

Forse nel pomeriggio, sarebbe andata alla base, per fare rapporto e vedere come stava Zoe, visto che l'ultima volta l'aveva salutata da un letto dell'Infermeria. Avrebbe avvisato Magnus che non ci sarebbe stata a fargli compagnia, fino a sera.

Nel frattempo l'entrata maestosa del Grand Hotel le era comparsa davanti, e avevano attraversato l'ingresso, senza che nessuno dei due parlasse.

"Ascolta, Magnus, domani non sarò libero fino a sera... sai, devo fare un salto da mia madre..." si decise a parlare solo quando furono nell'ascensore. 

Non sapeva nemmeno lei perché, ma aveva notato un certo imbarazzo in quel silenzio così prolungato.

"D'accordo..." mormorò lui. "Vorrà dire che ci vedremo ancora a cena..." propose, con un sorriso deciso.

Ginny rispose con un altro sorriso e abbassò lo sguardo con una certa esitazione. Possibile che quell'uomo riuscisse ad intimidirla, facendole perdere tutta la sua sicurezza?

Come di consueto, Magnus la accompagnò fino alla porta della sua camera. Ginny sorrise ringraziandolo, già aspettandosi il solito baciamano che lui le offriva prima di darle la buonanotte.

"E' stata proprio una bella serata, Magnus, non so proprio come ringraziarti..."

Ma quella volta non le prese delicatamente la mano. Quando si accorse che il braccio di Degat era passato intorno alla sua vita e l'aveva cinta per avvicinarla a lei, Ginny aveva alzato gli occhi sorpresa e un attimo dopo si era trovata le labbra premute contro le sue.

Dopo un istante di smarrimento però, rispose a quel bacio che pian piano si era fatto più appassionato. Per la seconda volta in vita sua, Ginny avvertì un fuoco dentro di sé, un calore piacevole ed eccitante, che le avvampò le guance e la spinse più vicina a lui.

Dischiuse le sue labbra trasportata da quella passione e lasciò che lui la spingesse delicatamente contro il muro e le accarezzasse dolcemente la chioma rosso sangue.

Fu più per esigenza di ossigeno che per altro, che pochi minuti dopo si staccò da lui. Quando aprì gli occhi, notò che lui la stava osservando con un sorriso sarcastico.

"Questo è molto meglio di un 'grazie'..." sussurrò nel suo orecchio.

Ginny rimase senza parole, ma sembrò che a Magnus non servisse che lei gli dicesse qualcosa.

"A domani..." fece, baciandole la fronte e voltandosi tranquillo.

Ginny richiuse la porta come se fosse stata un automa. Si mosse meccanicamente per la sua stanza con la mente vuota e l'animo in tempesta.

Sapeva cosa significava provare quelle emozioni, sapeva cosa comportavano e sapeva che ormai non c'era più niente da fare. Quello che pian piano stava crescendo nel suo cuore era amore e Ginny non credeva che sarebbe riuscito a provarlo di nuovo...

*   *   *

Il mattino dopo fu quasi impossibile pensare a quello che era accaduto la notte precedente, tanto l'impegno dell'incontro tra gli ambasciatori l'aveva assorbita.

Si accorse soltanto di aver sentito il cuore martellarle in petto, quando aveva scorto Magnus al fianco del delegato francese. E fu una sua occhiata fugace che le bastò per avere la certezza di non aver sognato.

Quasi si maledisse per aver avvisato Degat che nel pomeriggio sarebbe stata impegnata, ma alla fine la prospettiva di poter rivedere la propria amica e di rivelarle la cotta che si era presa per Magnus, la spinsero a non cercarlo dopo pranzo e a non cambiare il suo programma.

Prima di Materializzarsi alla base, comparve a Diagon Alley per ritirare un abito da Madama McClain a cui erano state riportate delle modifiche. Era piuttosto elegante e costoso, e Ginny si era accorta troppo tardi dall'acquisto che le andava leggermente abbondante sui fianchi, così data la sua fallimentare esperienza con le magie da cucito, aveva deciso di portarlo nella boutique di Diagon Alley per farlo restringere.

Aveva appena adocchiato l'entrata del negozio, quando la sua attenzione si era spostata su due persone piuttosto familiari e su uno stralcio di conversazione.

"Ti avevo promesso che ti avrei offerto un gelato se ci fossi riuscita, quindi non preoccuparti!"

Era la voce di Harry che parlava ad una Zoe come sempre in sua presenza, piuttosto impacciata e intimidita. Chiedendosi che cosa ci facessero quei due fuori da soli, preferì imboccare una buia via per nascondersi alla loro vista.

Conoscendo la stupidità e l'insensibilità di Harry, se l'avesse vista le avrebbe pregato di unirsi a loro e rovinare quel momento alla sua migliore amica era l'ultima cosa che voleva.

Attese che le passassero a pochi metri da dove si era nascosta, prima di tirare un sospiro di sollievo. Fece dietro-front e iniziò a percorrere la via buia in cui era entrata, immaginando che per il momento non avrebbe potuto farsi vedere per Diagon Alley e non avrebbe nemmeno trovato Zoe alla base.

Ma quella via scura le occupò tutta la mente, quando si rese conto che era andata a finire nella zona di Notturn Alley.

Da piccola aveva sempre avuto paura di quella via buia e minacciosa, ma ormai, avendo visto la morte e il vero terrore in faccia tante volte nella sua vita, quel posto non era altro che una stradina impregnata fino all'osso di Magia Nera. Non avendo paura quindi, iniziò a passeggiarvi incuriosita, controllando le insegne di lugubri negozi ed evitando fattucchiere e maghi dall'aria malandata con aria schifata.

Era curioso pensare a come fosse cambiata in tutti quegli anni. Solo sei anni prima non avrebbe avuto il coraggio di entrare in quel posto, e invece adesso eccola lì che camminava e osservava interessata.

Fu voltando l'angolo però, che trovò una bella sorpresa che la sconvolse non poco. Se non avesse avuto pronti i suoi riflessi, sarebbe quasi andata a sbattere contro la persona che si era trovata davanti a pochi centimetri dal viso.

Riconobbe senza problemi quel viso pallido e appuntito, quegli occhi grigi e ora sorpresi quanto i suoi e quella corta capigliatura biondo platino molto più scomposta di un tempo.

"M-Malfoy..." soffiò stupita.

Sul volto del Mangiamorte comparve per qualche istante la sorpresa, ma un attimo dopo assunse un'aria seccata. "Merda!" esclamò.

Fece per voltarsi e andare via, ma Ginny fu più veloce di lui e precedendolo riuscì a bloccarlo davanti al muro.

"Aspetta Malfoy, dove vuoi andare!"

"Non sono affari che ti riguardano Weasley, togliti di mezzo!" la minacciò lui, guardandola torva.

Gli occhi di Ginny brillarono di rabbia. "Altrimenti cosa, Malfoy, mi uccidi?"

Draco le rivolse un ghigno cattivo e tirò fuori la bacchetta. "Credimi, Weasley, non sai quanto mi piacerebbe!"

Ginny vacillò. Quelle parole sarebbero state prevedibili per un Mangiamorte come lui, ma alla ragazza sembrarono inaspettate e inopportune. Era stato il suo strano comportamento di cinque giorni prima a farle venire quel dubbio. 

Senza contare quello che era successo ad Hogwarts, ma se quello che aveva detto Malfoy era vero, allora Ginny era stata davvero una stupida idiota ad illudersi per tutti quegli anni.

Malfoy approfittò dell'attimo di sbandamento della rossa, e scagliandole un 'Impedimenta' e costringendola bloccata dal tavolino di una bancarella che vendeva orribili vermi morti in barattoli, scappò nella direzione opposta da dove era venuto.

Ginny si dette della stupida centinaia di volte, quando riuscì a liberarsi dalla fastidiosa e disgustosa bancarella e prese a correre nella direzione in cui era sparito Malfoy.

Doveva trovarlo, perché sapeva bene che ci doveva essere un motivo se un Mangiamorte se ne andava a spasso per una strada pubblica, per quanto pericolosa e malfrequentata fosse, e quello che temeva non era una buona cosa.

Urlò di rabbia quando si trovò in mezzo ad uno spiazzo dal quale partivano ben cinque vie diverse e la sua voce riecheggiò diversi secondi, prima di svanire completamente come il suo nemico.

Era inutile provare a percorrere una di quelle stradine, perché sapeva che erano molto lunghe e tortuose e per controllarne una ci avrebbe messo troppo tempo e Malfoy sarebbe potuto scappare tranquillamente.

Se prima quel posto lo trovava pauroso, ora lo odiava a morte!

Ritornò sui suoi passi imboccando un vicolo che l'avrebbe riportata a Diagon Alley. Se avesse trovato Harry e Zoe tanto meglio, avrebbe raccontato loro di aver visto Malfoy e di aver provato a fermarlo senza successo.

Ma quell'avventura non sembrava destinata a concludersi così. Si ritenne davvero fortunata quando dalla vetrina di un negozio scorse ancora una volta la chioma chiara di Draco.

Lo vide alzare la bacchetta contro una persona e temendo il peggio non si fece scrupoli a sfondare la vetrina con un calcio e ad entrare estraendo la bacchetta. Il fragoroso infrangersi del vetro si spense nella desolazione della strada e del locale che sembrava abbandonato dal suo proprietario, forse fuggito per paura.

"Non ci provare, Malfoy." sibilò a denti stretti Ginny. Sentiva tanta rabbia dentro di sé che il suo volto non ne esprimeva nemmeno la metà.

Il Mangiamorte si voltò di scatto nell'udire il fracasso della vetrina in frantumi, non prima di aver bloccato la sua vittima, e guardò Ginny con rabbia.

"Maledizione, che diavolo ci fai qui!" esclamò infuriato quanto la ragazza.

Lei non lo ascoltò nemmeno. "Lascia andare quell'uomo, Malfoy! Fallo, se non vuoi finire male!" gli intimò riducendo gli occhi ambrati a due fessure.

Draco ghignò ancora. "Non farmi ridere, sparisci Weasley e fammi finire questo lavoro."

"Non sto scherzando Malfoy, ricorda che sono un'Auror." replicò seriamente.

Quando l'attenzione del biondo si concentrò per un istante sulla sua vittima, un uomo basso e stempiato di circa quarant'anni, Ginny ne approfittò per scagliargli contro un incantesimo di disarmo. Ma Malfoy fu più veloce del bagliore rosso e gettandosi da un lato, schivò senza problemi l'attacco tanto da rimanere anche in piedi.

Ma quella precauzione comportò la perdita del controllo sulla vittima. Non appena quella si rese conto di essere libera, gattonò terrorizzata e piagnucolante verso l'uscita.

Draco non si perse d'animo e tentò di raggiungere l'uomo, ma Ginny si frappose tra i due. "Lascialo stare!" esclamò. Un attimo dopo, Malfoy le aveva lanciato una Cruciatus che per poco non la colpì di striscio. Si scagliò contro di lui portandosi fuori dalla traiettoria della sua bacchetta. 

Si abbassò velocemente e gli sferrò un calcio laterale che lo colpì allo stomaco, ma un attimo dopo Malfoy l'aveva violentemente allontanata da sé, costringendola contro uno dei rigidi muri di pietra del negozio. L'impatto con la parete le provocò un dolore lancinante alla spalla, tanto che rimase ferma a boccheggiare per qualche istante. Momenti necessari a Malfoy, per fermare la sua vittima ormai giunta alla porta, prima che potesse scappare.

"Avada Kedavra!" sentenziò puntando la bacchetta contro l'uomo. Un attimo dopo, questi era per terra senza vita e Ginny guardava Draco sconvolta.

"L-l'hai ucciso..." mormorò senza più forze, fissando ora lui, ora la sua vittima.

Draco dapprima osservò serio il cadavere, poi incrociò con i suo occhi freddi con quelli ambrati di Ginny e le rivolse un sorriso sardonico. "Ho portato a termine la mia missione, ora me ne posso andare." disse soltanto, facendo volteggiare il mantello nero e lasciandola sola in quel negozio.

La ragazza avrebbe voluto inseguirlo e continuare a combattere contro di lui, ma il suo corpo stanco e la sua mente scioccata le impedirono quel gesto.

Attese diversi minuti, prima di decidersi a lasciare quel posto ormai completamente distrutto. Aveva la spalla che aveva sbattuto contro il muro dolorante al minimo tocco, ma a parte qualche graffietto sulle braccia o sulle gambe, era tutto a posto

Dopo essersi ripresa, cancellò con rapidi colpi di bacchetta i segni della battaglia sugli abiti e sui capelli e si Materializzò in albergo.

Avrebbe dovuto andare a fare rapporto alla base, soprattutto per quello che era successo con Malfoy, ma non seppe nemmeno lei perché non volle farlo.

Quella sera si chiuse in camera e sperò vivamente che Magnus non la andasse a cercare, perché non aveva nessuna voglia di parlargli, era troppo combattuta.

Sapeva che Malfoy era un Mangiamorte da anni, ma vederlo uccidere era stato peggio che combattere contro di lui. Doveva riferire ad Harry e ai suoi superiori cosa aveva fatto, eppure sentiva di non volerlo.

Così tormentata chiuse gli occhi cercando nel suo letto un po' di riposo, chiedendosi cosa avrebbe fatto l'indomani...

Continua…

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Ta-da-da-dan! Chi lo avrebbe mai detto che le strade di Ginny e Draco si sarebbero incrociate di nuovo così presto? Certo però, non è stato bell'incontro, visto com'è finito...-.-... e adesso c'è il dubbio se Ginny deciderà di informare l'Ordine dell'omicidio che ha compiuto Malfoy oppure no... e poi avete notato? Magnus si dà da fare! Eh, com'è complicata la vita (e la mente dell'autrice^^)! Cmq mi scuso per l'ennesima volta per il mio ritardo, ma come già molti di voi sapranno è stato causato dalle vacanze (dolce tortura), quindi non preoccupatevi più e sperate in un aggiornamento più veloce, la prossima volta!^^ (dico sperate perché devo aggiornare tutte le altre storie che sto scrivendo...^^'')

Cmq, mi raccomando, fatemi sapere come vi sembra questo capitolo e se siete tutti contenti che Draco sia finalmente tornato alla ribalta! (Che ci vuoi fare, mancavo a tutti! NdDracoImmodesto -.- NdRytaSenzaParole) RECENSITE, PER FAVORE!!! 

Una recensione a voi non costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^

E ora i ringraziamenti ^^

Angele87: Hai visto che vi ho fatto tutte contente? Un capitolo quasi tutto dedicato a Draco! Speriamo vi piaccia^^ grazie per i complimenti (anche Silente è il mio mito) e spero che Harry sia ancora più grande, adesso! (Povera Zoe, questa tortura non avrà limite ^^'') Un bacio :*

Cloe: Un grazie immenso per i complimenti, sei gentilissima!^^ Ma davvero Magnus ti insospettisce? Strano, a me sembra così buono e caro...

Elenuccia90:  Grazie ciccia!^^ Beh, adesso che ci penso Ron incarna quasi sempre l'idiota per eccellenza! Speriamo che si ravveda, prima o poi...^^''

Serena: Ecco un'altra lettrice accontentata (spero)! Dracuccio è tornato alla ribalta, più bastardo che mai! Che ne pensi adesso di Harry? Zoe prima o poi si farà prendere uno shock anafilattico! Sei ancora indecisa per Magnus? Beh,ora sappiamo chi è che controlla Ginny, nascosto nell'ombra...

Anonimo: Grazie grazie grazie!^///^ Me arrossisce contenta!!! 

Tink:  (Ryta è ormai in fibrillazione. All'improvviso compaiono i medici di ER che iniziano ad esclamare 'Presto, la stiamo perdendo, la stiamo perdendo!', ma  non appena Tink urla 'scheeerzo', Ryta resuscita e si riprende) Ehm, allora, lo sai che mi hai fatto prendere un colpo? Cmq hai visto? Eccoti accontentata! Un capitolo, quasi interamente dedicato a Dracuccio tuo! Grazie  per i complimenti, sei fantastica! Ehi, però adesso continua a recensire, eh?è.é

LunaMalfoy:(Muhahahahahahaha, sono tornato e vi farò vedere come sarò cattivo e bastardo!!!! Bwhahahahahahahaha! NdDracoEternamenteImmodesto) ma levati dalle palle, tu! Vai a dire al tuo vecchietto con l'asma che hai compiuto la missione!!! E sbrigati, se no ti punisce di nuovo e ti lancia la dentiera!!! Oh e adesso, Lunetta cara, come vedi la tua cara Filett o'Ryta ha sfornato un bel piatto a base di Draco, per quello che ha combinato! Speriamo che adesso la tua furia sadica sia passata...^^'' Un bacione

Oryenh: Figurati, non sai quante volte capita a me di recensire una storia dopo molto tempo! Le scarico e appena trovo un po' di tempo cerco di leggerla! Cmq grazie, davvero!^^ Spero che il rientro ufficiale di Draco ti sia piaciuto, sembra più bastardo rispetto al secondo capitolo... eh eh eh continua a seguirmi, eh? Ciao ciao

Funny: Grazie infinite!^^ Tu mi dici che Magnus è Malfoy in missione segreta? E il Mangiamorte che la spia nell'ombra (che si è scoperto essere proprio il nostro caro Draco) dov'è allora? Eh eh eh, prometto, a tempo debito saprai tutto!

E questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ Ciao a tutti!!!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "..."

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Capitolo 7
*** Dubbi e certezze ***


07

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 7

Dubbi e Certezze

Ginny non ne poteva davvero più!

Da un momento all'altro sarebbe scattata in piedi e avrebbe urlato a quegli stupidi delegati di darsi una mossa.

Erano ore che litigavano sulla decisione di aiutare economicamente un paese africano che aveva gravi problemi di debito pubblico, ma metà degli ambasciatori affermavano che così il pese vicino avrebbe reagito non autorizzando più l'esportazione di datteri! 

C'erano Mangiamorte pronti ad attaccare Londra un giorno sì e l'altro pure e loro pensavano ai datteri che non avrebbero più potuto importare?! 

Certo che i Babbani erano davvero strani, si ritrovò a pensare, mentre si accasciava stancamente su una sedia. Scattò dritta però, non appena posò la spalla ferita sullo schienale e avvertì quel terribile dolore che non la abbandonava dalle sera precedente.

Malfoy era stato davvero violento, il giorno prima, era una fortuna che la sua spalla si fosse solo slogata e non fratturata. Ne aveva la certezza perché sapeva bene cosa significava avere un osso rotto e quel dolore era decisamente più sopportabile.

Non poteva nemmeno farsi curare con la magia nell'infermeria della base, dato che aveva deciso di non dire niente all'Ordine dell'omicidio di Malfoy.

Il pensiero le corse al biondo Serpeverde, mentre i delegati erano ancora impegnati con i loro futili discorsi.

Dopo una notte di incubi e di continui risvegli, si era dimostrata decisa a non avvisare nessuno dell'incidente del giorno prima. Non le sembrava giusto, dopotutto.

Ricordava ancora bene le parole di Malfoy, durante quel loro incidente alla Stamberga Strillante e sentiva che quell'assassinio in realtà fosse stato comandato da Lord Voldemort in persona e non voluto realmente dal ragazzo.

Con queste conclusioni, quella mattina si era svegliata decisamente più alleggerita e si era ripromessa di mantenere nascosta ogni cosa.

I delegati si alzarono in piedi contemporaneamente. Ginny tornò sulla terra di soprassalto, rendendosi conto che la riunione era finalmente finita.

Il sottosegretario inglese però, la trattenne ancora per diverso tempo, a causa di alcune pratiche che dovevano essere messe in ordine e che dovevano far parte dell'argomento del giorno dopo, così fu costretta a passare il pranzo con qualche tramezzino e con una pila di cartacce che faceva concorrenza alle colonne d'Ercole!

Era ancora dolorante, stanca come non mai e terribilmente affamata, quando uscì da quella maledetta sala dei congressi. Non sentiva più niente, la testa aveva iniziato a girarle fino a confonderla del tutto e si augurava di raggiungere il suo letto, prima di svenire in ascensore o in qualche corridoio.

Speranza vana. Aveva quasi raggiunto la sua porta, che il mancamento la colse e la vista le si annebbiò. Sentì di inciampare e di crollare, ma stranamente non raggiunse il pavimento.

Un braccio caldo e rassicurante infatti, riuscì a fermarla prima che cadesse per terra. Sentì la vita cinta da una dolce stretta e poi ebbe la sensazione che qualcuno la portasse in braccio.

Quando finalmente le riuscì di aprire gli occhi, capì di essere adagiata sul suo comodo letto e che qualcuno era seduto accanto a lei e parlava con il ricevitore del telefono. Era Magnus.

"Sì, la ringrazio." sentì dire dall'uomo, prima che questi le prestasse attenzione.

"Allora, come stai?" chiese con aria preoccupata, posandole una mano sulla sua.

Ginny si sentì decisamente meglio. Come aveva potuto pensare di non voler vedere Magnus la sera prima, quando bastava un suo sguardo per farle tornare subito il buonumore?

Sorrise debolmente, sentendosi protetta. "Ora molto meglio, grazie." rispose.

Lui distolse i suoi occhi azzurri da quelli ambrati di lei e li posò su un bicchiere d'acqua posato sul comodino. Lo prese in mano e dopo averci versato qualcosa che Ginny non riconobbe, che fece frizzare l'acqua e colorarla di giallo, lo porse alla ragazza.

"Prendi questo, ti sentirai subito meglio." le disse aiutandola ad alzarsi e a bere il misterioso intruglio.

Sin dal primo assaggio, Ginny si accorse che era amarissimo. "Che diavolo è?! Fa schifo!" esclamò disgustata, storcendo le labbra in una smorfia.

"E' un multivitaminico, serve per darti un po' di forze." spiegò lui, ancora con calma. "Ora però devi anche mangiare qualcosa, sei debolissima." continuò alzandosi in piedi e avvicinando al letto un carrello pieno di ogni ben di Dio, che evidentemente aveva chiesto di farsi portare.

Ginny era veramente affamata, tanto che non si fece pregare poi molto e banchettò con tutte quelle prelibatezze, accompagnata da Magnus, che assaggiò qualcosa con poco entusiasmo.

La sua presenza e le sue premure le davano molto più vigore di quanto pensasse, tanto che a fine pasto si sentì decisamente in forma. Quel multivitaminico poi, era stato davvero miracoloso; non immaginava che i Babbani avessero intrugli simili, in mancanza di pozioni.

Posò i piedi per terra, pensando che la sua aria dovesse essere stravolta e che magari una sistemata non le avrebbe fatto male, soprattutto se nella sua stanza vi era quell'uomo così gentile e di cui si sentiva sempre più invaghita.

Ma i suoi intenti si persero in una bolla di sapone, quando il dolore alla spalla si fece nuovamente sentire.

"Ahi!" mormorò con una smorfia di sofferenza, posandosi una mano sulla parte dolorante.

Magnus le si avvicinò velocemente e si sedette al suo fianco. "Che ti succede?" chiese con un'aria vagamente preoccupata. Capì subito che si doveva trattare della spalla, quando toccò debolmente la parte ferita e Ginny sussultò per il dolore.

"Che ti è successo? Magari ha anche a che fare con questo..." aggiunse, alzandole la sua chioma ramata, che quel giorno aveva portato tutta da un lato per nascondere un brutto taglio che si era fatto il giorno prima. Evidentemente con lui quel trucco non aveva funzionato.

Sulle prime non seppe cosa dire, poi si inventò la prima balla che le venne in mente. "Mi... mi hanno scippata, ieri." spiegò con una punta d'imbarazzo, sperando vivamente che lui la bevesse.

"Dici sul serio?" chiese lui senza scomporsi, forse non ancora sicuro.

"Sai, ieri dovevo andare da mia madre, ma al ritorno due mi si sono avvicinati e mi hanno strappato la borsa, io sono caduta a terra e mi sono ferita la spalla." continuò ora più decisa.

"E questo taglio?" domandò serio l'uomo, posandole una dolce carezza sulla fronte.

"Quando sono caduta ho battuto anche la testa... ma stai tranquillo, sto benissimo!" si affrettò a rassicurarlo, già immaginando che avrebbe potuto portarla a fare chissà quanti strani esami con quegli aggeggi Babbani.

"E la borsa? Sono riusciti a portartela via?" chiese ancora lui.

"Beh... sì, per fortuna però non avevo molti soldi con me e i documenti li avevo dimenticati qui, perciò..."

Ginny non concluse la frase, ma seguirono alcuni istanti di silenzio, nei quali Magnus fissò pensieroso la cassettiera che si trovava davanti a lui.

Dopo un po' parve risvegliarsi. "Ho capito, ci penso io!" esordì alzandosi in piedi.

Ginny lo guardò incuriosita. "A cosa?"

Lui si avvicinò alla porta e l'aprì velocemente. "Aspetta un secondo, torno tra un attimo."

Non le riuscì di chiedergli dove diavolo andasse, perché richiuse velocemente la porta alle sue spalle, così preferì approfittare di quella sua assenza per fare quello che si era riproposta poco prima.

Si sciacquò il viso sudato sentendosi subito meglio e spazzolò con vigore la sua chioma fulva. Una volta che lui fu rientrato, pensò di essere decisamente più presentabile. Indossò anche gli occhiali che le aveva dato Zoe, così da sembrare più ordinata. Dopotutto li aveva sempre sul naso quando si trovava in albergo, non poteva certo toglierli all'improvviso!

Magnus tornò in camera qualche minuto dopo, con in mano un vasetto che conteneva qualcosa di non identificato, di uno strano colore verde muffa.

"Che hai in mano?" chiese Ginny, incuriosita, sperando vivamente che non fosse qualcosa che dovesse inghiottire.

Lui non si scompose, richiuse la porta e si avvicinò al letto. "Ora lo saprai, avanti, vieni qui e sfilati la camicia."

Ginny rimase leggermente stupita, ma celando l'imbarazzo che provava, posò le mani sui fianchi e guardò con aria maliziosa l'uomo. "Signor Degat, se questa era un proposta, sappia che non mi ha convinto per niente!"

Magnus arricciò le labbra in un sorriso sardonico. "Se avessi voluto farle una proposta, sarei stato molto più convincente." replicò mostrando un atteggiamento decisamente immodesto.

"Ci riprovi allora, magari potrebbe essere più fortunato!" disse allora la rossa, mostrando un bel sorriso furbo.

Magnus ridacchiò posando il vasetto sul comodino, quindi si avvicinò a lei e la tirò verso di sé prendendola per un polso. Ginny lasciò che lui la baciasse con passione, prima di accompagnarla sul letto.

La fece voltare dolcemente e sedere a gambe incrociate sul giaciglio, quindi regalandole dei piccoli baci sul collo bianco, le sbottonò dalle spalle la camicia e la sfilò delicatamente.

Ginny sentì una vampata di calore salirle fino alla testa, annebbiandole i sensi, ma Magnus non andò oltre. Aprì il famoso vasetto e dopo aver raccolto con le dita quella strana crema verde che si trovava dentro, prese a spalmarla sulla spalla dolorante della ragazza.

Il contatto con la fredda crema la fece sussultare, ma poi le sue mani calde che presero a massaggiare la parte ferita, la rassicurarono nuovamente.

Si lasciò trasportare da quel massaggio così sensuale, mentre avvertiva che il dolore alla spalla era sempre più debole. Non c'era che dire, quel Babbano la mandava veramente in estasi!

Dopo alcuni minuti Magnus decise di interrompere quel massaggio, cosa che a Ginny dispiacque solo finché lui non le si sedette di fianco e dopo averle tolto gli occhiali, non prese a baciarla con la stessa passione di prima.

Non le importava della sua spalla o di quella disgustosa cremina che li avrebbe sporcati tutti, dischiuse le labbra per rendere più profondo il bacio e circondò il collo dell'uomo con le sue esili braccia.

Gli accarezzò i capelli con foga, continuando a baciarlo fino a che non sentì di aver bisogno di ossigeno. E allora lui prese a baciarle prima il collo, e poi scese lungo il petto, avvicinandola di più a sé e cingendole la vita con decisione.

Non sapeva nemmeno lei perché, ma quell'uomo le tirava fuori una passione che non aveva mai immaginato di possedere. Mai si era apprestata a fare l'amore con un uomo con quel desiderio così intenso, e al contrario era stata sempre dell'idea che dovesse essere la cosa più dolce tra due persone.

E di dolce in quel momento non ci vedeva niente.

Inarcò la schiena quando sentì i baci di Magnus scendere sempre più giù, fino alla vita e poi risalire, mentre con una straordinaria velocità lui si liberava del suo reggiseno e sfiorava con quelle labbra roventi anche i suoi seni.

Ginny si distese lentamente sul letto, mentre Magnus la seguiva senza staccarsi da lei. Riprese a baciarla sulle labbra, mentre con le mani ruvide le accarezzava i fianchi scoperti e arrivava alle cinghiette della gonna a portafoglio che indossava, aprendola e lasciandola in biancheria intima.

Avrebbe voluto fare lo stesso con l'uomo, ma quando le sue piccole mani iniziarono ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni, avvertì quelle più grandi di lui sopra le sue e lasciò che ci pensasse da solo.

Preferì sbottonargli con due dita la camicia, per lasciare scoperti i muscoli torniti. Notò che la sua carnagione era molto chiara mentre lentamente si insinuava nei lati della camicia aperta e prendeva ad accarezzargli la schiena e a graffiarlo quando sentiva che il piacere aumentava.

Lo sentì dentro di lei e fu come se avesse fatto l'amore per la prima volta nella sua vita. Mentre sincronizzavano il loro ritmo, continuò a baciarlo e a mordere le sue labbra, sempre con più passione e desiderio.

Per un attimo si sentì persa, quando quel momento finì e Magnus si spostò al suo fianco, esausto. Lo abbracciò e si scambiarono ancora qualche bacio, nonostante ansimassero entrambi e si guardarono sorridendo.

"La tua spalla deve stare molto meglio..." scherzò lui, stringendola a sé e baciandole la fronte imperlata di sudore.

Ginny posò la testa su suo petto, sorridendo. "Già, e non solo quello..."

*   *   *

"Brava, continua così!"

La voce entusiasta di Harry che la incitava sempre di più, ormai si sentiva a malapena.

Zoe era così concentrata ed impegnata ad evitare un numero sempre crescente di incantesimi che la colpivano da ogni parte, che quasi non si accorse più di quella voce che tanto amava.

Le bastava sapere che c'era, che Harry la stava guardando ed era fiero dei suoi progressi. Erano solo tre giorni che si allenavano, ma il ragazzo aveva messo a punto un programma intensivo e piuttosto faticoso che prevedeva esercizi continui e una preparazione completa in poco più di una settimana.

"Prima sei pronta, meglio è!" aveva spiegato lui, quando aveva visto la faccia sconvolta di Zoe.

Ma la ragazza non si era lamentata più di tanto, visto che prendeva come oro colato tutto quello che lui diceva, ed era sempre convinta che avesse ragione.

Ed ora eccola lì, a schivare con il fiato corto tutte quelle decine di incantesimi che Harry aveva fatto in modo le arrivassero da ogni dove. E la sua bacchetta era sotto la custodia del ragazzo. Se avesse voluto imparare a difendersi infatti, avrebbe dovuto per prima cosa dimenticare di attaccare ogni volta.

Quanto avrebbe dato Zoe, solo per sentire nel fodero quell'arma sicura! Eppure Harry era stato irremovibile. Quando poi la ragazza era riuscita il giorno prima ad evitare con una mossa atletica, ben cinque incantesimi tutti in un colpo, Harry l'aveva accompagnata ad offrirle un gelato per il buon lavoro svolto!

Figurarsi se mollava perché le mancava la bacchetta!

Ma la stanchezza pian piano iniziò a farsi sentire. Diminuì leggermente il ritmo, quando sentì che le forze la stavano abbandonando e che anche i suoi sensi si stavano affievolendo. Questo le fu fatale o per lo meno lo sarebbe stato in battaglia, perché l'incantesimo che la colpì ebbe solo l'effetto di scaraventarla per terra come se fosse stata raggiunta da un 'Expelliarmus'.

In un secondo tutti gli incantesimi svanirono e dei passi veloci le indicarono che qualcuno si era avvicinato a lei. Era Harry ovviamente.

"Zoe, stai bene?! Forse ho esagerato un po'!" si scusò terribilmente preoccupato.

La ragazza aprì debolmente gli occhi, mentre cercava di riprendere il fiato che le mancava. Scosse la testa provando a sorridere. "Sto... bene..." mormorò esausta.

Gli occhi verdi di Harry però, continuavano ad essere preoccupati e agitati. "No, che non stai bene! Sei a pezzi e quando sei caduta a terra mi hai fatto prendere un colpo!"

A Zoe piacevano tutte quelle premure, soprattutto quando lui, dopo quelle parole l'aveva abbracciata forte, rischiando seriamente di farle perdere i sensi! Però non voleva che lui si sentisse in colpa per una cosa che aveva deciso lei.

"Perdonami, è colpa mia..." disse infatti il ragazzo, posando il mento sulla testolina corvina della ragazza.

Zoe si aggrappò alla sua maglia blu scuro e respirò a fondo il suo odore di pulito. "Non prenderti colpe che non hai, dopotutto io mi sarei potuta fermare quando volevo... e davvero non lo volevo!" concluse decisa. Si staccò a malincuore da quell'abbraccio e incrociò con un coraggio inaspettato i suoi occhi ansiosi.

"Se mi fossi trovata realmente in una situazione del genere, avrei potuto dire ai Mangiamorte: 'Fermatevi che non ho più fiato'?... invece è giusto che mi alleni per ogni evenienza!" concluse saggiamente. Dopo quelle parole però, abbassò lo sguardo, perché sapeva che quello che aveva fatto era già troppo.

Harry le sorrise sollevato. "Ho capito..." sospirò rassegnato. "Ora basta però, continuiamo domani, adesso vai a farti una doccia e preparati, voglio farmi perdonare!" le disse, aiutandola ad alzarsi e accompagnandola fino al suo spogliatoio.

"C-cosa?!" fece stupita lei, forse un po' troppo per una semplice proposta di appuntamento.

Harry la guardò sorpreso, poi sorrise e le aprì la porta degli spogliatoi femminili. "Sì, ti porto fuori a cena."

Il volto di Zoe prese nuovamente fuoco. "M-ma non ce n'è bisogno, voglio dire... tu... tu... ti stancherai di avermi sempre tra i piedi!" balbettò sempre più imbarazzata, mentre si torturava le dita delle mani e le fissava insistentemente.

"Ma scherzi?!" fece lui, serio. "Sei la migliore compagnia che io conosca!"

Zoe si chiese più volte, dopo che la lasciò da sola, se Harry diceva quelle cose con un secondo fine oppure era lei che riusciva a travisare ogni sua parola. Per il momento l'unica cosa certa era che il ragazzo voleva davvero uscire con lei, e questo la mandava in trepidazione...

*   *   *

Decisamente Ginny non avrebbe mai potuto immaginare che quella missione si sarebbe rivelata così piacevole. Era davvero felice, se avesse potuto, avrebbe camminato ad un metro da terra, tanto si sentiva innamorata di quell'uomo.

Aveva passato tutta la notte con lui e avevano fatto l'amore altre volte e sempre con le stessa passione e lo stesso trasporto della prima volta.

Il mattino dopo aveva fatto un'enorme fatica a prestare attenzione alla riunione che si era tenuta tra gli ambasciatori, tanto che più di una volta era stata ripresa. Ma il sottosegretario era una persona buona e aveva immaginato che fosse stanca per il lavoro del giorno prima.

Ginny gli aveva assicurato che avrebbe cercato di lavorare meglio l'indomani e di riposarsi a dovere, così l'uomo si era convinto e l'aveva lasciata libera.

E quale miglior occasione per passare ancora una piacevole serata e poi un'altra focosa notte con Magnus?

L'uomo non aveva di certo avuto problemi a trascorrere tutto quel tempo con lei, anzi come Ginny sembrava veramente interessato a quella storia. 

Era molto più dolce e premuroso di prima, nonostante spesso si divertisse a punzecchiarla e a discutere con lei, e in qualche modo Ginny sentiva che Magnus provava seriamente qualcosa per lei. 

Dopo quindi un altro giorno trascorso assieme, Ginny ebbe la certezza di voler iniziare seriamente una storia con quell'uomo. Non le importava che Magnus era un Babbano e che lei si trovava in missione. Una volta che sarebbe tutto finito, gli avrebbe spiegato ogni cosa e chiesto di volerla accettare per quello che era. Non le importava di quello che avrebbero detto i suoi familiari o in particolar modo suo fratello, l'unica cosa che voleva era vivere serenamente quella storia d'amore.

Quel giorno si era svegliata decisa e allegra e aveva dato il meglio di sé durante l'ennesima riunione. Era trascorsa già una settimana dall'inizio della sua missione, ma sembrava che fosse passato molto più tempo.

Dopo un allegro pranzo assieme a Magnus, Ginny aveva ricevuto un'insolita sorpresa alla reception dell'albergo. 

Quando infatti uscì dal ristorante per dirigersi verso l'ascensore che avrebbe portato lei e Magnus nelle loro camere, notò suo fratello Ron che cercava di convincere il concierge di non essere un disturbatore, ma che era interessato a vedere una persona che alloggiava in quell'albergo.

Ginny lo riconobbe, quando Magnus attirò la sua attenzione su di lui con uno sbuffo divertito. "Tsk, ma guarda quello!" aveva detto poi, con un sorrisetto di scherno sul volto.

Ginny lo aveva fissato stupita, quindi aveva detto a Magnus di aspettarla all'ora di cena e di avere un impegno urgente e dopo un veloce bacio si era affrettata a recuperare il fratello che aveva quasi esaurito il concierge.

"Mi scusi, ci penso io a lui." aveva detto non appena arrivata al bancone, spingendo da un braccio il fratello e tappandogli la bocca con una pestata, perché non la chiamasse per nome.

L'uomo alla reception aveva guardato la rossa con un misto di curiosità e liberazione, prima di dare l'assenso e di tornare al suo lavoro.

"Che diavolo ci fai qui, incosciente!!!" aveva esordito la ragazza, dopo averlo portato ad una certa distanza di sicurezza. Fissò i suoi occhi che apparivano dispiaciuti e immediatamente si calmò.

Ron si posò una mano sul collo avvertendo un certo imbarazzo. "Ecco... io... volevo scusarmi... con te..." mormorò con un tono mortificato.

Ginny non poté fare a meno di sorridere dolcemente. "Avanti, vieni con me." gli disse, prendendolo a braccetto e spingendolo gentilmente verso il marciapiede.

Ron si guardò intorno confuso. "Andiamo dove?" chiese.

"In un posto più sicuro di qui, andiamo a Diagon Alley!"

Si diressero verso la via magica, passando attraverso il Paiolo Magico. "Ho voglia di un gelato, Ron, me lo offri tu?" propose senza problemi, la ragazza, mostrandogli un sorrisetto furbo.

Ron parve spiazzato. "Eh? O-ok..." rispose non molto convinto.

Si diressero da Madame Fortebraccio in silenzio e Ginny non riaprì la conversazione finché non si furono seduti e non ebbero ordinato alla proprietaria del locale, due coppe di gelato, una al cioccolato e pistacchio e l'altra con zucca, menta e liquirizia.

"Ma come fai a mischiare dei gusti così?" chiese scioccato Ron, guardando l'accostamento che aveva scelto sua sorella.

"Mi piacciono, che ci posso fare?" rispose con semplicità lei. "Piuttosto, passiamo a cose più importanti..."

Ron si passò un dito sul collo della maglietta bianca che indossava. "Hai litigato con Hermione, vero?" lo anticipò la sorella, sorridendo della sua reazione.

"B-beh... sì..." balbettò colto sul vivo il ragazzo, impegnato a guardare ovunque tranne che verso Ginny.

La ragazza sospirò. "Ascoltami bene, immagino ti sia costato uno sforzo enorme venire a chiedermi scusa, perciò vai a dire ad Hermione che abbiamo fatto pace e che io non sono più arrabbiata con te." gli disse con fare materno.

Ron decise finalmente di incrociare lo sguardo ambrato come il suo della sorella. "Aspetta un secondo, non sono venuto fin qui solo per poter dire ad Hermione che ho fatto pace con te! Sono veramente dispiaciuto per quello che è successo!" esclamò quasi indignato.

Ginny gli sorrise dolcemente. "Questo lo so, Ron, non sei mai stato il tipo che fa le cose con secondi fini!" ribatté decisa. Accolse la coppa di gelato che Madama Fortebraccio aveva portato assieme a quella del ragazzo e ne assaporò qualche cucchiaiata.

"Devo prenderlo per un complimento?" le chiese Ron con un tono di voce decisamente acido, le sopracciglia corrucciate.

"Dipende dalle situazioni..." scherzò la ragazza, ridacchiando poco dopo.

Ron scosse la testa mentre assaggiava il suo gelato. "Sei senza speranza..."

"Sì, lo so già grazie! Ora però voglio sapere se hai deciso di cambiare atteggiamento o se mi dovrò aspettare di nuovo una scenata come quella dell'altro giorno!" arrivò al dunque senza troppi preamboli.

Ron parve nuovamente indignato dalle parole di sua sorella. "Certo che cambierò atteggiamento, è una promessa, no?" 

Ginny alzò gli occhi dubbiosa e lo scrutò per qualche istante, mentre assaporava il gusto alla menta che aveva appena messo in bocca. "Anche se ti dicessi che ho una relazione con quel Babbano?" si azzardò a dire, facendosi coraggio e sentendosi pronta a tutto.

L'espressione di Ron si indurì, ma dopo aver inghiottito con non poca fatica, accennò un sorriso decisamente poco naturale. "Sssono contento per te..." biascicò sforzandosi chissà quanto.

Ginny ghignò. "Quanto ti sta costando questa promessa!" scherzò malignamente. Ron non rispose, perciò la ragazza posò una mano su quella del fratello e attirò l'attenzione si di lei.

"Ron, devi essere veramente felice per me! Io non mi sono mai sentita così contenta con nessuno dei ragazzi con cui sono stata! E adesso invece potrei saltellare come una bambina stupida al solo pensiero!" aprì il suo cuore per la prima volta. Non aveva infatti, ancora avuto il tempo di parlare con qualcuno di quella relazione, e il fatto che il primo a saperlo fosse proprio il suo impulsivo fratellone, rendeva tutto ancora più strano.

Il ragazzo parve rifletterci su un po', prima di decidersi a sorridere ormai vinto. "Lo sai che se quello ti abbandona io ti dirò 'te lo avevo detto'?"

"Certo che lo! E io mi sfogherò su di te finché non sarò contenta!" replicò lei, ridendo. "Vai a far pace con Hermione adesso, sbrigati!" continuò, dandogli un colpo sulla mano perché si affrettasse.

"D'accordo, ma fammi prima pagare i gelati..."

"Oh, lascia perdere, ci penso io!" lo interruppe la ragazza, agitando le braccia per fermarlo.

Ron la guardò sorpreso, ma si alzò comunque dalla sedia. "Ma non avevi detto che ti dovevo offrire un gelato?" chiese con un mezzo sorriso sul volto.

"Hai ragione, ma ho cambiato idea! Visto che devo perdonarti, preferisco di più una bella cena in un ristorante!" spiegò con aria dispettosa lei.

Ron aprì la bocca scioccato. "Ma tu guarda che sorella che mi ritrovo!" esclamò.

Ginny gli diede un bacio sulla guancia, ridacchiando divertita, mentre si dirigeva verso la cassa. "Vai via, fratello ingrato! Io pago qui e poi vado a farmi due passi!"

Ron le scompigliò affettuosamente i capelli. "Grazie... Oh, quasi dimenticavo! Gira al largo da Notturn Alley, ieri hanno commesso un omicidio!"

La ragazza, che era intenta a pagare i due gelati, si voltò di scatto verso il fratello. "U-un omicidio? E... si sa chi è stato?" chiese cercando di sembrare sorpresa più per la notizia che per il fatto che lo sapesse già.

Ron non fece caso alla sua reazione. "Per il momento no, e credo che rimarrà insoluto per sempre, visto che non ci sono testimoni. Hanno ucciso un uomo che era entrato in un negozio che vendeva i soliti articoli oscuri. Era una spia che lavorava tra i Mangiamorte ma che aveva deciso di abbandonare tutto... stupido errore, se non ti affidi a qualcuno che ti possa proteggere... comunque deve aver lottato parecchio, perché il locale era quasi completamente distrutto... peccato che alla fine non ce l'abbia fatta..." concluse abbassando il capo, pensieroso.

Ginny si avvicinò a lui e lo guardò preoccupata, quindi sorrise. "Lascia perdere queste cose, adesso! Hai una storia da salvare se non mi sbaglio!" lo esortò con voce allegra.

Ron le rivolse uno sguardo più rilassato, quindi con un sorriso speranzoso la salutò e corse via diretto alla base dell'Ordine.

Ginny lo osservò finché non svanì dalla sua vista. L'aveva scampata, anzi lei e Malfoy non erano stati scoperti e finché qualcuno non avesse detto qualcosa loro due non sarebbero mai stati invischiati nella faccenda.

Ma non ascoltò il consiglio di suo fratello, al contrario preferì proprio addentrarsi ancora una volta per quelle vie buie e pericolose. Si diresse verso il luogo dove era avvenuto il combattimento tra lei e Malfoy, ancora dubbiosa se quello che aveva deciso fosse giusto o meno.

Mille domande l'avevano di nuovo sommersa, interrogativi che credeva di aver risolto e che invece ripiombarono nella sua testa senza che lo volesse.

Aveva fatto la cosa giusta? E Malfoy era davvero lì per obbedire ad un ordine di Voldemort, oppure aveva fatto tutto di testa sua perché in realtà era uno spietato assassino?

Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando raggiunse il famoso negozio. Vide la vetrina che aveva ridotto in frantumi, ormai come nuova e il negoziante dall'aria arcigna, dietro il bancone che attendeva clienti.

Ma delle voci maschili, attirarono completamente la sua attenzione, facendola sussultare. Erano voci basse e dall'aria cattiva, che confabulavano qualcosa di poco felice. Parlavano di assassini e di ordini perentori.

Non le ci volle molto per capire che dovevano essere voci di Mangiamorte. Senza perdere tempo prese a correre nella direzione inversa, svoltando per vicoli sconosciuti e per strade che sembravano tutte uguali. Per un attimo pensò di averli seminati, ma dopo essere finita su una delle vie principali, si accorse che il gruppetto di Mangiamorte era ancora vicino a lei.

Non sapeva più dove andare. Svoltò in un vicoletto tra due alti palazzi, combattuta dal pensiero che avrebbero potuto vederla facilmente in quel nascondiglio e dalla speranza che la loro attenzione fosse rivolta altrove.

Non aveva altre alternative, si era cacciata nei guai come una stupida e per un attimo la conversazione con suo fratello le sembrava lontana anni luce.

Si appiattì ancora di più al muro, sentendo il cuore martellarle in petto. Quando i Mangiamorte furono più vicini, capì che l'avrebbero scoperta. Era troppo visibile da lì, ma ormai non poteva più scappare per cercare un altro nascondiglio.

Aveva già in mente cosa le avrebbero fatto, una volta che l'avessero scoperta, quando avvertì un pericolo dietro le sue spalle. Non fece in tempo a reagire però, perché una mano calda e grande le tappò la bocca, mentre l'altro braccio le cinse la vita e la tirò dentro una porticina.

I Mangiamorte passarono e non si accorsero di niente. Lei si trovava in silenzio, tremante di paura e in cerca della sua bacchetta. Il suo assalitore parve leggerle nella mente.

"Sta zitta e lascia stare la bacchetta, non ti farò niente!" le sussurrò nell'orecchio, provocandole un brivido dietro la schiena. Riconobbe senza troppi problemi quella voce calda e perentoria. 

Era Draco Malfoy.

Continua…

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Ollallà, ma guarda un po', come abbiamo finito il capitolo! (Ryta è davanti al pc, ma si volta lentamente sentendo un ringhio mal represso. Un brivido di terrore le percorre la schiena, quando si accorge che tutti i lettori di questa storia le sono davanti con espressioni minacciose, occhi da far concorrenza a Voldemort e armi alla mano. "Non aggiorni per un mese e finisci così il capitolo?" si sente dalla massa. Ryta inghiotte il vuoto, si passa un dito intorno al colletto della maglietta e quindi... scappa via lasciando una nuvoletta di fumo!) ... (Dopo che tutti i lettori hanno preso a rincorrerla, Ryta esce fuori da sotto la scrivania, e ritorna alla tastiera. E' riuscita ad eludere i suoi assalitori con un trucchetto, perché in realtà non è mai scappata.) Uff, ho rischiato brutto questa volta... allora, siete rimasti male per come finisce? Avanti, non ve la prendete, presto saprete come andrà a finire! (Ryta spera la salvezza dal linciaggio) 

Per il momento ditemi cosa ne pensate... a proposito, certo che Magnus si dà davvero da fare, ormai siamo passati alle cose importanti! (Ryta ghigna, pensando che Malfoy in questo capitolo si è fatto poco vedere... "Ti farò vedere io, cosa combino nel prossimo capitolo!!!" NdDracoAllaRibalta) Ok, vedremo... nel frattempo ditemi se va bene la prima parte del capitolo... giuro che è la prima volta che scrivo una scena di sesso e sinceramente non saprei come mi è venuta... (Se conti il fatto che l'uomo era quel bell'imbusto di Magnus... beh, fa schifo! Se ci fossi stato io al suo posto avrei reso la scena trionfale NdDracoPresuntuoso -.-'' NdRytaSenzaParole) Mi raccomando, ragazzi, RECENSITE!!!!^^

Una recensione a voi non costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^

E adesso passiamo a ringraziarvi tutti tutti! Siete tanti e gentilissimi e mi fate felice ogni volta!^^

Yuna: Ciao, ti ringrazio per aver letto questa fanfic e ti chiedo scusa... Draco compare solo alla fine di questo capitolo, ma vi assicuro che nel prossimo prenderò provvedimenti! 

Luna Malfoy: Mr-Sono-Un-Pallone-Gonfiato-E-Me-Ne-Vanto-Pure questa volta ha fatto il botto! Mi sa che si è preso mooolte libertà con Ginny, ma d'altronde se Draco non si fa vivo... tu lo consumi per il Crispy McDraco e lui manca nei capitoli, che ci vuoi fare... eh eh, ciao ciao Lunetta!^^

Kadma32:  Oh, grazie davvero tanto!^//^ Mi impegno sempre molto per non rendere troppo assurda una storia! 

Anonima: Ciao! Sei sempre tu, vero? ^^ Beh, come vedi finalmente ho aggiornato! Un bacio

Malesia:  tranquilla, questa storia la continuerò fino alla fine! Sono contenta che ti piaccia la mia storia!^ Ciao ciao

Oryenh: Sospetti... ho notato che molti di voi hanno strani sospetti... ma ne siete sicuri? Cmq... (Ryta immagina che dopo quello che succede tra Magnus e Ginny, Oryenh avrà qualcosa in più dell'orticaria...-.-'')... spero che tu sia ancora viva! Parlando di Zoe... vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà una svolta... eh eh, il resto alla vostra fantasia!^^

Tink: Eh eh, ancora una volta mi hai fatto rotolare dalle risate! Davvero questa volta è un 10?! Ma sono fiera del tuo voto! (Nota: Ryta ha ancora la padella in mano) Allora, sistemata la cameretta o le criminali mani di mamma hanno compiuto il fatal gesto? Grande come sempre! Ehm... un ultimo appunto... come vedi Draco ha cambiato tattica, non ha ucciso questa volta (L'intera popolazione mondiale -e soprattutto quella di Londra- mi ringrazia), ma ha fatto altro... eh eh, continua a seguirmi, bella! Un bacio

Serena: Come sempre riesci a toccare dei punti molto importanti, complimenti! Non ti dico però a cosa ti riferisci, altrimenti rovino la sorpresa! (Ryta sadica si cuce la bocca) Magnus proprio non lo sopportate, eh? E adesso penso che fonderete un club contro di lui, poverino! Ma Degat non sa mica cosa nasconde Ginny, non fategliene una colpa! (Ryta cerca di difendere) Cmq, grazie, bella!^^

Funny: Attenzione, anche tu hai toccato un argomento importante, una cosa che si svelerà prima o poi (Ryta mette la pulce nell'orecchio ma non aggiunge altro) Eh eh, ciao ciao e un grazie di cuore!^^

Angele87: Le tue recensioni sono sempre belle da leggere! Grazie davvero tanto! (Spero che quel problema con la disturbatrice folle venga sistemato al più presto e che non ti dia più fastidi per colpa mia... anche se ancora devo capire che le ho fatto ^^'') Cmq spero mi perdonerai anche questo di ritardo, che è piuttosto prolungato, ma al momento sono impegnatissima e a sorpresa lunedì ho un esame di ammissione per l'università che ho scelto! Una sfiga totale insomma! Spero di trovare il tempo per aggiornare anche le altre storia e per leggere la tua fanfic. Un bacio grande =*

Elenuccia90: Oh, finalmente qualcuno che mi incita quel povero Degat! A tutti sta antipatico, porello!^^ Ed Harry... per ora non sembra reagire... speriamo che nel prossimo capitolo...

Lynn Wolf: Lynniiiiiinaaaaa!!! (Ryta ha gli occhi sbrilluccicosi) Finalmente ti vedo in una delle mie storie, me al settimo cielo!!!!^_^ Allora, complimenti! Ho notato che hai iniziato bene stroncando il terribile incontro tra quei due... il seguito promette bene... eh eh, un bacione enorme, lupetta!=*

Marcycas - The Lady of Darkness: e ovviamente, bentornata anche in questa storia, finita la maratona? Allora, io sono pienamente d'accordo con Lady, ma credo che quello che accadrà nel prossimo capitolo vi lascerà di stucco (Oggi sono in vena di rivelazioni a metà, me bastarda nell'animo)... Draco forse ha deciso di ascoltare le minacce di Marcycas... il martello è ancora il protagonista dei suoi incubi peggiori, speriamo in meglio, visto com'è finito il capitolo! Un bacione e grazie per la strenua difesa de 'Il mio destino è qui con te'!

Makino: Ti do di nuovo il benvenuto e ti  ringrazio tanto per i complimenti! Per il carattere di Draco, cerco sempre di renderlo bastardo, perché anch'io immagino così il biondino e mai mieloso e da diabete! Continua a seguirmi, mi raccomando! 

E questo è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ Ciao a tutti!!!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "..." (devo ancora deciderlo, pardon! ^^'')

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Capitolo 8
*** Confusedly ***


08

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 8

Confusedly

Le porte grigie dei corridoi della base dell'Ordine della Fenice, si aprivano in sequenza, facendo un gran rumore.

Ronald Weasley non ricordava che ci fossero tante porte e tanti corridoi in quella base, ma soprattutto non ricordava che Hermione avesse imparato a diventare invisibile.

Gli avevano detto che si doveva trovare per forza nei paraggi, perché non aveva avuto turni di guardia né aveva avvisato che si sarebbe allontanata.

Eppure sembrava sparita!

Dopo aver parlato con Ginny e averle promesso di non impicciarsi più nella sua vita, si era diretto di corsa alla base, sperando di potersi chiarire con Hermione. 

Proprio quando era sul punto di rinunciare, la figura magra e decisamente più bassa di lui, comparve dalla porta dell'ufficio in cui si trovava l'Archivio con le informazioni dei Mangiamorte.

Aveva lo sguardo fisso e attento sulla cartelletta che aveva in mano, intenta a leggere. Non gli era mai sembrata così bella.

"Hermione!" esclamò agitato, temendo che potesse nuovamente perderla di vista. Le si avvicinò correndo, mentre lo sguardo della ragazza, dapprima sorpreso, si fece velocemente indispettito.

La raggiunse in un attimo, ma dovette fermarsi e posare le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Notò che Hermione non cercò di andarsene come aveva fatto le ultime volte, forse anche lei era stanca di quella situazione.

"Cosa vuoi." gli disse, tuttavia, in tono brusco, malcelando una certa rabbia.

Ron prese un forte respiro e si preparò a spiegarle tutto. Ormai non aveva paura, sapeva che quella era l'unica cosa da fare per salvare il loro rapporto.

"Ascoltami..." iniziò, ma le labbra della ragazza si curvarono in una smorfia di stizza.

"Mi dispiace, ma non ho tempo, devo consegnare queste informazioni al medico dell'obitorio, sono del tipo ucciso l'altro giorno." disse freddamente.

Ron non tentò di fermarla quando Hermione si voltò; preferì parlare. "Mi sono scusato con Ginny." provò con un tono di voce speranzoso. Abbassò però, immediatamente lo sguardo, cercando altre parole per convincerla che era pronto a rimediare.

"Ascoltami... lo so che forse ti sembrerà poco, ma scusami... quello che ho fatto non ha senso, o meglio ha senso solo per me, perché non credevo fosse sbagliato... ma adesso lo so che è sbagliato... e comunque..."

Una risata lieve lo interruppe. Alzò gli occhi stupito, fino ad incrociare quelli color caffè della donna. Sorrideva, per la prima volta dopo giorni, sorrideva.

"Ronald Weasley, ti rendi conto che hai fatto la prima azione sensata della tua vita?" lo schernì, tuttavia il suo tono era dolce.

Il ragazzo annuì tornando a fissarsi i piedi. 

"E sei anche un pasticcione... non avevo mai sentito delle scuse così confuse!" continuò imperterrita, avvicinandosi a lui.

Ron si sentiva uno stupido. Tutto quello che gli aveva detto era vero, era terribilmente mortificato per non essere riuscito nemmeno a scusarsi come si deve.

Ma si sentì mancare il fiato, quando la mano piccola e calda di Hermione gli sfiorò la guancia e vide i suoi occhi così pieni di dolcezza e di amore, fissarlo intensamente.

"Ed è anche per questo che ti amo tanto."

Aveva sentito bene? Hermione gli aveva detto che lo amava, allora lo aveva perdonato?

Fugò ogni dubbio, quando le labbra rosee della donna gli sfiorarono le sue, per un piccolo e casto bacio. Era tutto vero, non stava sognando.

"Perdonami..." le disse dispiaciuto, posandole una mano sulla nuca e prendendo ad accarezzarle il collo lasciato scoperto dai capelli raccolti.

Hermione gli sorrise, cingendogli la vita con le braccia sottili. "Ti perdono... quello che hai fatto vale molto più di tante scuse a parole."

"Ho promesso a Ginny che accetterò tutte le sue scelte, d'ora in poi." aggiunse lui, seriamente. 

"Tutte, tutte?" chiese ironica la ragazza.

"Beh... sa già che potrei lamentarmi su alcune cose!"

Hermione ridacchiò divertita, prima di riprendere a baciarlo con più passione.

Le erano mancate quelle labbra, ma alla fine per quell'allontanamento ne era valsa la pena. Sicuramente le cose da quel momento in poi sarebbero andate per il meglio.

*   *   *

"Sta zitta e lascia stare la bacchetta, non ti farò niente!"

Quella voce. L'avrebbe riconosciuta tra mille. Ginny era troppo sconvolta però, per chiedersi che diavolo ci facesse Draco Malfoy da quelle parti e come mai l'aveva nascosta dalla vista di quel gruppo di Mangiamorte, che se n'era passato indisturbato senza nemmeno immaginare chi si nascondeva dentro quella porticina in cui Malfoy l'aveva cacciata con la forza.

La prima cosa che le venne in mente, dopo che si fu accertata che i Mangiamorte se ne fossero andati, fu di pestare il piede di Malfoy e contemporaneamente di dargli una gomitata in pieno stomaco.

Il ragazzo, forse per la sorpresa, non riuscì a rispondere all'attacco, così Ginny poté facilmente sgusciare via.

Se ne stava quasi per andare, quando la voce del Mangiamorte la richiamò.

"Ahi, accidenti, Weasley, questa la chiami riconoscenza?!"

Ginny si voltò nuovamente per incrociare il suo sguardo indispettito. "Che diavolo ci fai, qui, Malfoy!" esclamò nervosa, incrociando le braccia e guardandolo torva.

Draco si massaggiò lo stomaco dolorante. "Potresti anche ringraziarmi! Se non ti avessi nascosta qui dentro, quei Mangiamorte ti avrebbero fatto la festa!"

Era tutto maledettamente vero, ma allora perché le dava così fastidio?

"Perché lo fai?" replicò. La voce non sembrò tanto sicura.

Draco alzò un sopracciglio, con aria stupita. 

"Perché lo fai!" ripeté spazientita Ginny. "Se non mi sbaglio sei anche tu un Mangiamorte, perché non mi hai spinto verso i tuoi compagni invece di salvarmi la vita, perché non mi hai ucciso l'altro giorno, e perché eviti di combattere contro di me?!" si sfogò parlando a raffica. Non sapeva nemmeno lei il motivo, ma quella situazione l'agitava. Sentiva che le cose non dovevano andare così e quello che stava accadendo era completamente fuori da ogni razionalità.

Anche Malfoy incrociò le braccia. "Il discorso vale anche per te, mi sembra." replicò senza scomporsi troppo. "Dopotutto anche tu hai evitato di combattere contro di me, nell'ultima battaglia."

Quella era un'altra cosa irrazionale. Perché si era comportata così? E perché lui faceva altrettanto?

"Ti... ti stai sbagliando... mi premeva di più salvare i miei compagni che combattere contro di te, non ne valevi la pena." rispose mostrando un tono freddo e nascondendo lo stato di confusione che sentiva.

Malfoy non disse nulla. Non sapeva dire se ci credesse oppure avesse capito che fingeva. Dopotutto quel giorno, Ginny aveva già aiutato i suoi amici Auror, e poi dopo aveva incrociato Draco.

"O-ora devo andare... lasciami in pace, Malfoy, io ho una mia vita adesso." concluse, voltandosi e passando attraverso la porticina.

Le arrivarono alle orecchie altre parole del ragazzo però, prima di sparire dalla sua vista e di tornare nelle vie sicure di Diagon Alley.

"Sarà, ma io non ne sarei tanto convinto."

*   *   *

I raggi luminosi di un sole di Agosto, sfuggivano alla pesante tenda blu notte della camera, andando a riflettere proprio sulle lenzuola di lino bianche del letto ad una piazza e mezzo.

Avvolti da un leggero lenzuolo, due corpi giacevano profondamente addormentati, l'uno tra le braccia dell'altra.

Una massa informe di ricci si levò da quell'intreccio di membra e tessuto, con un'aria decisamente confusa. Gli occhi color cioccolato della donna si posarono immediatamente sulla chioma fulva dell'uomo che dormiva al suo fianco e sul suo sguardo sereno. 

Sorrise dolcemente, tornando ad assaporare quella vicinanza che aveva evitato per tanti giorni. Respirò il suo odore, iniziando a carezzare con delicatezza il petto tornito dell'uomo.

Pochi istanti dopo, anche lui si mosse, chiaro segno del suo risveglio. "'giorno..." mormorò, la voce impastata dal sonno, dopo che si fu reso conto di dove si trovava.

Hermione sorrise al suo indirizzo, posando il mento sul suo busto. "Buongiorno... hai dormito bene?" gli chiese con voce maliziosa.

Ron sorrise spavaldo. "Come tutte le volte che dormo nel tuo letto, Hermione." 

La donna si voltò su se stessa, abbracciandolo e adagiandosi su di lui. "Sì, ma non dovremmo farlo così spesso. Se abbiamo deciso di essere indiscreti sulla nostra storia, potrebbero pensarci seriamente, se ti vedono uscire ogni mattina dalla mia stanza." spiegò con una nota di serietà nella voce.

Ron gli posò un bacio sulla testa. "Beh, e che lo sappiano allora. Abbiamo deciso di non mettere i manifesti, ma se lo scoprono che male c'è?" replicò lui tranquillo.

Hermione sospirò. "Mi preoccupa di più se lo viene a sapere chi potrebbe farci del male premendo su questa cosa."

"E allora ti prometto che nessun Mangiamorte verrà mai a sapere della nostra storia!" concluse serafico l'uomo.

Hermione gli si strinse di più contro il petto. "Speriamo che sia come dici tu..."

*   *   *

Il tempo quella mattina era davvero incantevole. Il sole splendeva, una leggera brezza rinfrescava l'aria e gli uccellini cinguettavano allegri sugli alberi.

Tutte queste cose avevano fatto crescere in Zoe la voglia di una bella passeggiata, magari al mercatino magico dell'usato che si teneva in quel grazioso paesino a pochi chilometri dalla base.

E quale miglior compagnia per fare compere se non Hermione?

Di certo avrebbe preferito di più uscire con Ginny, come facevano una volta, ma con il suo impegno per quella missione era praticamente impossibile pensare che lei potesse liberarsi per fare due passi.

Così, dato che negli ultimi tempi aveva approfondito maggiormente l'amicizia con la ragazza riccia, aveva deciso di bussare alla sua porta e chiederle se fosse libera.

Si era diretta molto in fretta, subito dopo aver fatto colazione, ma non aveva fatto in tempo a posare il pugno chiuso della mano sulla porta in legno chiaro, che una voce a dir poco allarmata la fece sussultare.

"No, ferma! Non bussare!"

Sobbalzò ancora di più, quando si rese conto che a parlare era stato Harry.

"P-perchè non dovrei?" chiese allarmata, forse più per il fatto che ci fosse lui, che per la situazione in generale.

Il ragazzo le si avvicinò e afferratele la mano ancora sospesa in aria, la trascinò lontano da lì.

"Harry... Harry! Mi vuoi dire che cosa succede?!" esclamò infine, stanca di quella corsetta non sapeva nemmeno lei per dove.

Il ragazzo si voltò verso la ragazza con un sorriso che la fece palpitare. "Non possiamo disturbare quei due, adesso! Hanno fatto pace appena ieri!" spiegò con tono gioviale.

Zoe sembrava confusa. "Intendi Hermione e Ron?" chiese.

"Certo, e chi se no?" rispose lui, come se stesse parlando di una cosa ovvia. Ma di ovvio per Zoe non c'era niente!

"Aspetta un secondo, fammi capire bene... Ron ha passato la notte da Hermione?" domandò quasi con tono sconvolto.

Harry però, sembrava quasi più stupito di lei. "Certo. Non è la prima volta che lo fa." spiegò serio, tentando di capire dove Zoe volesse arrivare.

La reazione della ragazza, fu quanto mai inaspettata. "Che cosa?! M-ma... ma allora stanno insieme!!"

"Ehm... perché, non lo sapevi?" fece meravigliato il moro.

Zoe scosse la testa ed Harry la guardò mortificato.

"Oddio, forse Ginny non te ne aveva mai parlato! Scusami, ma non devi prendertela con lei, è solo che quei due non hanno mai voluto far sapere al mondo che stavano assieme, perciò..."

"Non fa niente." lo interruppe lei. Per un attimo pensò che Harry quando reagiva così le somigliava tremendamente.

"Davvero?" fece lui scettico.

Zoe sorrise di cuore. "Lo avevo sospettato qualche volta, ma se come dici tu, non hanno voluto farlo sapere in giro, non me la prendo di certo con Ginny! Sta' tranquillo!"

Harry si rilassò di colpo, sospirando. "Beh, meglio così... comunque cosa volevi da Hermione?"

Zoe rialzò lo sguardo fino ad un secondo prima pensieroso e incrociò gli occhi verde speranza del ragazzo. Di colpo un moto di imbarazzo la assalì e le colorò le guance. Dopo tanto tempo passato con lui, le faceva ancora quell'effetto.

"B-beh... volevo andare a fare due passi al paese qui vicino... oggi c'era un mercatino dell'usato e così..." spiegò titubante.

Non si accorse che il volto di Harry si era immediatamente illuminato e un allegro sorriso gli era spuntato sul volto. "E allora, perché non ci andiamo assieme?"

*   *   *

Le tende della sua camera erano troppo sottili per evitare che i raggi del sole le ferissero gli occhi, costringendola ad un brusco risveglio.

Ginny si voltò verso il centro del letto matrimoniale e mosse il braccio in cerca di qualcosa, o meglio di qualcuno.

Magnus aveva bussato alla sua porta proprio la sera precedente. Dopo il suo incontro con Draco, era tornata in albergo e si era chiusa in stanza, troppo confusa e pensierosa per dedicarsi ad altro.

Si era persuasa che quello che era accaduto con Malfoy fosse stato solo un incidente, che le parole che lui le aveva rivolto e i dubbi che praticamente assieme avevano palesato, fossero stati solo mere allucinazioni.

Eppure sentiva che non tutto fosse così chiaro. 

'... io non ne sarei tanto convinto.'

Le aveva detto così e con rabbia si accorse che aveva ragione. Lei non era convinta. Era confusa.

Non capiva perché fino al giorno prima era certa di amare alla follia Magnus e dopo quell'incontro qualcosa dentro di lei era scattato. Un dubbio, una piccola pulce silenziosa che si era insinuata nel suo cervello e l'aveva costretta a lunghi e stancanti ragionamenti.

Le ci era voluto un po', ma alla fine si era alzata in piedi e aveva parlato al soffitto. "Non diciamo fesserie! Io amo Magnus, punto e basta!"

Un secondo dopo l'uomo aveva bussato alla sua porta. Lei gli aveva aperto mentre ancora si ripeteva quelle ultime parole e quando se l'era ritrovato davanti, con la camicia bianca semi-sbottonata, il braccio piegato poggiato sullo stipite della porta e in volto un'espressione carica di desiderio, non aveva potuto fare a meno di crederci veramente.

"Ho voglia di fare l'amore con te." le aveva detto lui con voce bassa e sensuale. E lei lo aveva tirato dentro, verso il letto e si erano uniti nella maniera più passionale che la ragazza conoscesse.

Ma quando quella mattina, si era aspettata di trovarlo al suo fianco, in quel gran letto, aveva constatato, con suo sommo dispiacere, che Magnus non si trovava lì con lei.

Tastò tuttavia il lenzuolo di seta color panna e si accorse che era ancora caldo, segno che non doveva essersi allontanato da molto.

Guardò l'orologio e fu solo per semplice pudore che non scattò in piedi completamente nuda.

Mancava solo un quarto d'ora all'inizio della riunione quotidiana tra gli ambasciatori. 

Con strani urletti nervosi, si fece una doccia lampo e dovette ricorrere alla magia per vestirsi e acconciare la sua chioma fulva.

Fortunatamente la riunione era appena iniziata, quando Ginny fece il suo ingresso nella sala dove si teneva l'incontro. Lanciò uno sguardo a Magnus, che sedeva al fianco dell'ambasciatore francese e i loro occhi si incrociarono in un saluto.

Quando la ragazza ebbe un momento di sosta, sedette su una sedia e iniziò a riordinare i pensieri. Come si sentiva dopo aver fatto l'amore con Magnus, con l'uomo che aveva professato di amare alla follia?

Sicuramente non bene.

Certo era elettrizzata, forse felice, ma non riusciva proprio ad ignorare quel fastidioso ronzio che le ricordava quel momento di tentennamento. Non poteva pensare che dopo così pochi giorni lei già avesse dimostrato così poca convinzione.

Era stanca, forse aveva ragionato fin troppo su quella cosa, doveva smetterla con quegli assurdi viaggi mentali.

Non appena finì la riunione infatti, si avvicinò a Magnus e lo baciò con intensità. "Ho voglia di fare ancora l'amore con te."

*   *   *

Come sempre la compagnia di Harry era in grado di renderla felice in qualsiasi situazione si trovasse.

Passeggiare con lui per le bancarelle del mercatino fu davvero piacevole, Harry era spiritoso e allegro, la seguiva ovunque lei volesse e le aveva regalato anche un carinissimo cappellino blu che metteva in risalto i suoi splendidi occhi.

Era divertente la sua compagnia, soprattutto da quando aveva preso un po' di coraggio e aveva iniziato a chiacchierare normalmente con lui, come se fossero dei vecchi amici.

Peccato che tutto questo non le bastava.

"Ehi, Zoe! Guarda quell'aggeggio... Zoe?" la voce preoccupata di Harry la ridestò dai suoi pensieri. Lo vide avvicinarsi a lei forse fin troppo, e dopo essere arrossita, gli sorrise imbarazzata allontanandosi leggermente.

"Dimmi." fece mostrandosi disinvolta.

Il ragazzo pareva ancora preoccupato. Continuava a fissarla come se avesse avuto qualcosa all'improvviso. "Stai bene?" le chiese.

Zoe scosse la testa continuando a sorridere. Adorava quando si preoccupava per lei. "Va tutto bene, stavo solo pensando ad una cosa, niente di importante!" lo rassicurò, dandosi della stupida. Sapeva infatti, che per qualche istante il suo sguardo doveva essersi fatto triste. E non poteva mostrarsi così a lui.

Harry credette a quelle parole e recuperò velocemente il sorriso. "Bene, allora vieni con me! Voglio farti vedere un aggeggio incredibile!" esclamò entusiasta prendendola per mano e iniziando a trascinarla verso una delle tante bancarelle che esponevano oggetti magici di ogni tipo.

Non appena le sfiorò la mano, il suo cuore perse un battito e come sempre si sentì morire.

Eppure quella volta ebbe solo una grande voglia di piangere. Era stufa di quell'atteggiamento, stanca di vederlo comportarsi come un amicone quando lei provava quei sentimenti così forti. Ed era certa che lui se ne fosse accorto. Eppure continuava a starle vicino e a farla soffrire in silenzio. Ma adesso Zoe Del Vecchio ne aveva davvero abbastanza!

"Hai visto, Zoe, è stranissimo." fece ancora Harry, mostrando con l'indice uno strano apparecchio che fumava ed emetteva strani rumori, simile a quelli che si trovavano nell'ufficio di Silente.

"Basta."

"Come hai detto?" domandò Harry, leggermente stupito, voltandosi verso di lei. Zoe aveva lo sguardo basso e la voce le tremava appena.

"Basta!" sbottò alla fine, alzando gli occhi e incrociando quelli smeraldo del ragazzo.

Harry la fissò sorpreso e sbatté un paio di volte le palpebre. Decisamente la sua meraviglia si intensificò ancora di più, quando inaspettatamente, Zoe premette le labbra contro le sue, dandogli un bacio.

La ragazza si staccò però, velocemente, sentendosi le guance che prendevano letteralmente fuoco. Se un secondo prima credeva che fosse la cosa migliore da fare, in quel momento si rese conto di aver commesso un errore clamoroso.

"Oddio... che ho fatto..." mormorò spaventata.

Si voltò in fretta, abbandonando la presa debole per lo shock del moro e prese a scappare nella direzione opposta.

"Aspetta Zoe!" provò Harry, ma la ragazza era già sparita tra la folla.

*   *   *

Un brusio sommesso riempiva la buia sala delle riunioni del grande maniero. Tutti quanti i Mangiamorte erano stati convocati dal loro Oscuro Signore in gran fretta e si chiedevano quale fosse il motivo.

La loro curiosità si sarebbe esaurita in pochi minuti, quando nell'ampia stanza fece il suo ingresso Lord Voldemort. Immediatamente tutti i presenti si zittirono, volgendo lo sguardo verso il Mago Oscuro che camminava lentamente e con aria minacciosa verso il suo trono.

Questi si posizionò in piedi, davanti al seggio, e allargò le braccia in segno di saluto. "Buonasera a tutti, miei cari fedeli Mangiamorte." iniziò solenne, in volto uno sguardo che si sarebbe potuto definire diabolicamente felice.

"Ho una buona notizia da darvi. Presto assisteremo ad una magnifica svolta che andrà in nostro favore e metterà in ginocchio il povero vecchio Silente e la sua banda di miserabili."

In sala ricominciò il vocio, questa volta più intenso ed eccitato. La notizia era davvero buona come si immaginava.

"Ma adesso..." riprese Voldemort, provocando nuovamente il silenzio totale. "... il nostro impegno dovrà essere ancora più forte. Non dobbiamo far capire ai nostri nemici qual è il nostro vero obiettivo, perciò dovremo intensificare gli attacchi nei centri magici a partire da tre giorni a questa parte. E quando meno se lo aspetteranno, colpiremo il vero bersaglio."

Una lunga capigliatura biondo platino si avvicinò al Signore Oscuro e si inginocchiò con grazia. "Mio Signore, sarebbe possibile conoscere quale sarà la nostra meta?" chiese incuriosito Lucius Malfoy.

Voldemort sorrise maligno. "E' presto detto, mio caro Lucius. Sai bene che tuo figlio controlla quell'incontro al vertice di alcune importanti cariche Babbane. Ebbene, sarà quello il nostro obiettivo."

Malfoy ghignò come il suo padrone. "Sarà un piacere adempiere al suo volere, mio Signore."

"Bene, e adesso vai ad avvisare tuo figlio. Voglio che anche lui partecipi agli ultimi scontri e che si mostri al nemico. Sarà più divertente quando scopriranno tutto!" le ultime parole seguirono una risata divertita del Lord Oscuro che fece rabbrividire molti dei presenti.

*   *   *

Il tempo trascorso con Magnus era a dir poco volato. Senza che se ne accorgesse erano passati tre giorni che si sarebbero potuti definire da favola, se lei in ogni momento in cui si trovava da sola o si fermava un secondo a riflettere non ripensasse alla conversazione che aveva avuto con Malfoy.

Ma di cosa avevano poi parlato? Di nulla. E allora perché quel nulla la rendeva tanto inquieta?

Impossibile darsi una risposta, a quanto pareva.

Sospirò osservando la vetrina di Madama McLain che esponeva un grazioso abito da strega verde scuro con delle rifiniture in oro. 

Dato che quel pomeriggio, Magnus si era allontanato dall'albergo per un impegno di lavoro improvviso, Ginny aveva deciso di fare quattro passi in solitudine e in un posto a lei caro come Diagon Alley.

Ma ben presto si era pentita di essere rimasta da sola, perché quei pensieri continuavano a tormentarla, nonostante lei avesse più volte cercato di porvi fine.

"Ma guarda un po' chi si rivede! Era ora che ti facessi viva!" una voce meravigliosamente familiare, attirò l'attenzione alle sue spalle.

Un largo sorriso le illuminò il volto e per un attimo tutti i suoi problemi svanirono come una nuvola. Ma solo per un attimo.

"Ron!" esclamò contenta, avvicinandosi per abbracciare il fratello, che aveva allargato le braccia per accoglierla. "Ed Harry, ci sei anche tu?" continuò, volgendo gli occhi verso il vecchio amico. Si accorse però immediatamente che qualcosa non andava.

"Harry? Harry, ci sei?" chiese, sciogliendosi dall'abbraccio di Ron e facendo segno con il braccio al moro che sembrava non essersi accorto della sua presenza. Guardava il vuoto, per l'esattezza.

Solo quando il braccio di Ginny gli si fu sventolato davanti agli occhi, sembrò tornare sulla terra. "Oh, Ginny, ciao! Non ti avevo vista." fece con voce atona, dandole un frettoloso bacio sulla guancia.

"Harry, ma stai bene?" domandò preoccupata la rossa, cercando una risposta nei suoi occhi vagamente sfuggenti.

"Io? Sì sì, benissimo!" fece il ragazzo agitandosi e scuotendo la testa.

Ron cinse le spalle di Ginny con un braccio e l'allontanò dall'amico. "Lascia stare..." le sussurrò nell'orecchio. "E' così da un paio di giorni, ma non vuole dirci cosa gli è successo... per me si è innamorato!" scherzò infine, mostrando un sorrisetto malizioso, che fece ridere la sorella.

"Allora, come va? Hai fatto pace con Hermione?" cambiò discorso lei, quando vide che Harry li guardava sospettoso.

"Certo che sì! Anzi oggi mi è dispiaciuto anche dover fare il turno di ronda con Harry, invece che con lei, ma il nostro caro Capitano ha cambiato le coppie..."

Ma un forte boato impedì a Ron di finire la frase. Immediatamente i tre si accasciarono al suolo per evitare che decine di detriti arrivassero addosso assieme al grande polverone che si era creato.

In un secondo urla e strepiti e pianti di bambini circondarono la zona e maghi e streghe iniziarono a scappare in ogni dove.

I Mangiamorte stavano attaccando.

"Maledizione, che ci fanno qui?!" imprecò sconvolto Ron, rialzandosi in piedi e chiamando aiuto con la bacchetta alla base dell'Ordine della Fenice.

"Brutti bastardi, credevo si interessassero ad uccidere Babbani, non maghi!" esclamò Harry imitando l'amico e nello stesso tempo aiutando Ginny a fare altrettanto.

"Dobbiamo fermarli, prima che combinino un disastro!" si aggiunse la ragazza, nervosa. Tossì un paio di volte cercando di riprendere a respirare, quindi impugnò la bacchetta e si rivolse ai due Auror.

"Io vengo con voi! Al diavolo la missione!"

Bastò un secondo di esitazione dei due ragazzi, prima di prenderla per un braccio e trascinarla assieme a loro. "D'accordo, ma almeno pensa a portare in salvo i maghi feriti!" fece Harry, indicandogli una donna con la gamba insanguinata che urlava disperata e chiedeva aiuto.

"Bene." disse soltanto, prima di separarsi e di correre verso la strega.

Prese sulle spalle la donna, portandola nella boutique di Madama McLain che sembrava al momento il posto più sicuro, quindi dopo averla lasciata e aver posto un incantesimo di protezione al negozio, ripartì alla ricerca di altri feriti. 

Il polverone si stava a poco a poco diradando e già molti Auror avevano preso a combattere contro i Mangiamorte. C'era caos ovunque, come in ogni battaglia. Non le ci volle molto per trovare altri feriti, soprattutto dove era avvenuta l'esplosione. Era stato colpito l'ingresso della banca Gringott, a quell'ora piuttosto affollato. 

Ginny si precipitò verso un uomo e quello che doveva essere suo figlio, che cercavano scampo da due Mangiamorte pronti a colpire. La ragazza si lanciò contro uno dei due con un calcio circolare che lo colpì in pieno viso e nel frattempo scagliò uno Schiantesimo contro l'altro, stendendoli in un attimo.

Prese per un braccio l'uomo che aveva salvato e costrinse lui e il bambino a seguirla nella strada di Nocturn Alley, che sembrava più sicura. Fece altrettanto con un gruppetto di ragazzine piangenti che non avevano la forza di muoversi per la troppa paura e con una donna anziana, che era stata colpita alla testa da un detrito ma era ancora cosciente.

Quando tornò sul campo di battaglia si accorse che quasi tutti i malcapitati erano stati portati via, se non da lei, almeno dagli altri suoi colleghi. 

Imprecò, quando grosse gocce d'acqua le arrivarono addosso dal cielo grigio. Si prospettava una battaglia sotto la pioggia, un suicidio in pratica!

Sbuffò sonoramente, andando a sfogare la sua rabbia su un incappucciato che stava picchiando un suo collega Auror. Gli rifilò un pugno nello stomaco e poi usò su di esso la Cruciatus. Solo quando fu reso abbastanza innocuo lo zittì con un calcio in faccia.

Era stanchissima, quella battaglia non accennava a concludersi e la pioggia rendeva tutto più difficile. 

"Vai a nasconderti! Non puoi combattere!" la voce di Harry catturò la sua attenzione.

Sospirò. Per una volta avrebbe fatto come gli era stato ordinato. Tanto più che sarebbe stata solo di peso per gli altri.

Si rintanò in un vicoletto che costeggiava il Paiolo Magico e si poggiò al muro di mattoni, per riprendere fiato. Quelle battaglie diventavano sempre più faticose, o forse era lei che aveva smesso di allenarsi per quella dannata missione ed era fuori forma. Sì, forse quella era l'ipotesi più probabile.

Il rumore di un fiato corto e di un'imprecazione, la ridestò dai suoi pensieri e la fece sussultare.

"Chi è?!" esclamò tesa, puntando la bacchetta sulla figura scura che le era apparsa davanti. Inghiottì il vuoto quando riconobbe Draco Malfoy.

"Che ci fai qui?!" domandò nervosa, fissandolo con gli occhi azzurri spalancati.

Draco riprese fiato e la fissò scuotendo la testa. "Che ci fai tu, qui! Possibile che ti trovo sempre in mezzo ai piedi?!" chiese in risposta.

"Dovrei dirti la stessa cosa!! Non è possibile che ovunque io vada tu ci sia! Cosa fai, mi segui?" continuò con un'altra domanda Ginny. La sua irritazione era cresciuta nell'istante in cui lo aveva riconosciuto. E quell'odiosa pioggia che le incollava i capelli sul viso e l'aveva resa fradicia, non migliorava di certo la situazione.

"Credimi, Weasley, sono più io sorpreso che lo faccia tu!" replicò brusco, avvicinandosi e addentrandosi così più nel vicolo.

Ginny non comprese il significato di quelle parole, ma al momento le preoccupava di più il fatto che lui stesse accorciando così la distanza tra loro.

"Che-che stai facendo?!" domandò sconvolta, arretrando di qualche passo.

"Cosa vuoi che faccia! Mi nascondo meglio, prima che mi trovi qualcuno e mi faccia la festa!" spiegò veemente e guardandola come se avesse davanti una decerebrata.

"E cosa ti fa pensare che non possa farti io, la festa?" chiese irritata Ginny.

Draco ghignò. "Tsk! Se avessi voluto farlo, lo avresti già fatto!" sentenziò deciso.

Questo era troppo. "Non è vero! Sono stufa di tutte queste certezze che hai!"

"Ah, davvero?" fece in tono canzonatorio Malfoy, incrociando le braccia e guardandola divertito. "Tu sei stufa, ma vedo che non fai niente per cambiare la situazione."

"Adesso basta, Malfoy! Io ti odio con tutta me stessa e se non ti ho ancora colpito è perché..."

Decisamente fu impossibile concludere la frase con le labbra di Draco premute contro le sue. E comunque nell'istante stesso in cui sentì il tocco di quella bocca, comprese che un 'perché' non lo avrebbe mai potuto trovare. O magari avrebbe potuto ammettere che quello che stava provando in quel momento era desiderio vero e puro.

Brama di affondare la sua mano in quella chioma scomposta, di aggrapparsi alle sue spalle possenti e di approfondire meglio quel bacio così violento e passionale che molto probabilmente l'avrebbe presto lasciata senza fiato.

Quella passione provata tanti anni prima nella Stamberga Strillante si risvegliò tornando ancora più vivida e intensa, tanto da farle perdere i sensi, da farla naufragare in quel mare di brama e di sentimento che credeva di poter provare solo con un'altra persona.

Sciolsero quel bacio, ansimanti e sconvolti. Cosa aveva fatto?, si chiese portandosi una mano sulle labbra arrossate.

"Sicura che sia solo odio?" le disse lui, riprendendo un po' di fiato.

Ginny non rispose. Lasciò che lui si allontanasse in silenzio e si Smaterializzasse assieme ai suoi compagni per la conclusione della battaglia.

Continua…

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Cori celesti e musiche angeliche invadano le case dei lettori! Finalmente è successo qualcosa tra quei due! Bene bene... in pratica il capitolo si intitola 'Confusione di idee', credo sia una di quelle frasi idiomatiche, o magari mi sto sbagliando e qualcuno con molta meglio esperienza di me adesso mediterà la mia morte! Ah ah ah (Ryta ride per diminuire la tensione) cmq spero vi sia piaciuto questo capitolo! Succedono tante tante cose! Hermione e Ron che fanno pace, Zoe che si sveglia al posto di Harry e lui... mah, ancora non sappiamo lui cosa ne pensa di questa storia... ih ih ih (Ryta sadica si diverte un modo a farvi soffrire. Ryta adesso scappa prima che sia lei a soffrire fisicamente) E poi questo bacio focoso tra Draco e Ginny!

Beh, se proprio vogliamo dire tutto... vi anticipo che non manca poi molto alla fine di questa storia, di preciso non ne ho idea, però vi comunico che almeno non dovrete leggervi altri dieci capitoli, prima di sapere come finisce!

Cmq spero non siate morti di vecchiaia per aspettare questo aggiornamento, ma come sapete bene il tempo libero per me è una parola lontana e sconosciuta che ogni tanto torna nella mia vita e mi permette di scrivere. Per esempio ringrazio sentitamente lo sciopero generale di oggi che mi ha permesso di finire questo capitolo. (altrimenti avrei passato una bella giornata in facoltà ^^'')

Come sempre siete numerosi con i vostri splendidi commenti e vi ringrazio di cuore, sperando che non smetterete di mandarmene!^^ Come sempre una recensione a voi non costa nulla, ma non avete idea di quanto mi incoraggi a scrivere!^^

E ora un bel ringraziamento a tutti!XD

Sissichi: Mi fa piacere che ti piaccia!^^ Cmq, come già ho detto prima, presto saprete come andrà a finire questa storia e... preparatevi ad una sorpresa! Eh eh eh... 

Oryenh: drogata? O.o... non direi, anzi credo che la pomata e il multivitaminico siano stati davvero miracolosi! Vabbè, effettivamente questo Ron mi piace da matti, una volta tanto non fa il deficiente (Devo prenderlo come un complimento, oppure mi devo offendere? NdRon Non so, fai un po', tu! NdRytaSerafica) Quanto ad Harry... ehm... prometto che nel prossimo capitolo si risolverà tutto! Parola di Grifondoro!

Enika:  Beh, Malfoy l'ha baciata... e direi che anche lei abbia risposto adeguatamente! ^.-

Luna Malfoy -vendicativa- :  Ehm... (Ryta si passa un dito intorno al colletto della felpa che indossa, sentendo improvvisamente caldo) Dunque... hai visto cosa mi fa Draco in questo capitolo? Direi che è abbastanza, rispetto alle fugaci apparizioni dei capitoli scorsi... meglio così? Già che ci sei, pensa a continuare la slash che ti è venuta in mente e non pensare a me! E' meglio per tutti, credo! (Ehi, e a me non pensi? NdDracoIndignato Che mi frega di te! E poi in quella one-shot mi piaci, perciò, perché fermare Luna? NdRyta ç__ç sigh... NdDracoDepressoPerchéStufoDelleSlash E poi, preferisci morire etero in una delle one-shot di Marcycas e di Lady? NdRytaCheTentaDiConsolarlo Harry, amore mio, dove sei? NdDracoAgitato)

Serena: siamo qui riuniti per celebrare la dipartita di Serena... (Draco, ormai abituato, con il Requiem in mano, è impegnato nel funerale della lettrice che deve essere schiattata a furia di aspettare. D'un tratto Serena ricompare, ascia in mano e occhi carichi di follia omicida. E' ancora in cerca di Ryta. Dato che la scrittrice si è defilata, almeno spero si consolerà con questo nuovo capitolo e con la speranza di aggiornare più presto questa volta)  Hai visto che Draco si è finalmente svegliato? Sono salva dalla morte, per questa volta? Ah, non continuare con i ragionamenti, fanno male e sono tutti un buco nell'acqua! Ih ih, me bastarda! Un bacio =*

*marty*: ti ringrazio tantissimo! Fatemi sapere a quanto ammontano gli accoliti del club anti-Magnus, così mi deciderò cosa farne in futuro! Ih ih ih!

Marcycas - The Lady of Darkness: (Ryta spera che gli avvenimenti di NpS 2.0 abbiamo calmato la rabbia di Marcycas) salve ragazze... allora... Draco e Ginny non hanno praticamente fatto un tubo nella porticina, però dopo immagino si siano rifatti! Sbaglio? Quanto ad Harry e Zoe avete potuto constatare che se non fosse stato per lei, Harry avrebbe continuato ad ignorarla per moooolto tempo. Ma adesso? Boh! Lo saprete presto, però, tranquille ^^'' (Ryta spera in una grazia) Quanto a Ron vi anticipo che sicuramente aiuterà molto Ginny in un momento difficile, quindi continuerà nella sua bella parte da fratello maggiore! Un basio!

Jessy:  grazzie! Sei gentilissima!^///^

Tink: Ti posso assicurare che ogni tanto ti prendo anche sul serio!^^ Sei grande, adoro da morire le tue recensioni!XD Effettivamente la frase "Ollallà, ma guarda un po', come abbiamo finito il capitolo!" ha un po' mandato alle cozze ogni serietà, ma almeno ho allentato la tensione! (Ryta schiva la padella) Ti ringrazio per il bel 10 e ti dico una cosa ^^ sei sicura di quello che dici? Basta, non dico altro! Il resto te lo spiegherò a tempo debito! Un bacione grande grande!^^

Marty: Graaaaazie! Me sempre più felice dei vostri complimenti!^___^

Aira: Beh, come avrai notato di cose ne succedono parecchie! Un grazie immenso per i complimenti!^^

Malesia: ci vuole un po' ma alla fine aggiorno sempre! Tranquilla che questa storia continua!^.-

Florinda:  perdonami, sono un po' in ritardo, ma eccomi qui!^^

Lynn Wolf: Eh eh eh, vedrò quello che posso fare! Un bel Remus-Figo-Da-Paura-Lupin ti va bene? Penso che uscirà ancora, quindi aspettalo con ansia! Eh eh, bella questa recensione, cmq ti giuro non avevo pensato per un secondo che quella frase potesse risultare tanto ambigua!O.o... incredibile, come si può trasformare un perfetto salvatore in un perfetto pervertito! Immagino che adesso Harry abbia capito la provenienza di quella bava (E adesso me lo immagino stile Tamahome di Fushigi Yugi quando Miaka torna nel suo mondo la prima volta... eh eh) Continua a leggerla cmq! Un bacione!

Bene, è tutto! Continuate a recensirmi, vi prego! Cmq ringrazio anche tutti quelli che leggono questa storia ma non commentano!^^ 

Un'ultima cosa! Se amate le Ginny/Draco non perdetevi la commedia romantica 'Andò per scottare...', e magari anche 'Il buio ha i tuoi occhi'!!! Ciao!!!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo "Verità supposte"

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Capitolo 9
*** Verità supposte ***


09

*Attenzione: questo capitolo potrebbe contenere scene di sesso; se vi disturba non leggetelo!*

 

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 9

Verita' Supposte

La voce agghiacciante dell'Oscuro Signore, squarciò il silenzio di quella sala quasi del tutto vuota per via dell'ora tarda.

"Molto bene... sono soddisfatto del vostro lavoro, mio caro Lucius. Il nostro piano sta giungendo a buon fine."

Lucius Malfoy, inginocchiato di fronte al seggio di Lord Voldemort, alzò gli occhi grigi e folli verso il suo padrone e sorrise beffardo.

"I nostri attacchi si faranno sempre più pressanti e li allontaneranno dal nostro vero obiettivo. Basta che lei ci guidi dove e noi la ubbidiremo."

Voldemort si accomodò meglio sul seggio e posò le mani sui braccioli. "Non ora, mio servo. Il giorno è il momento migliore per attaccare. Alla luce del sole l'attenzione si attira di più..." spiegò con sguardo allusivo. "Ora va' anche tu a riposare, voglio che domani e per i prossimi giorni siate pronti, perché quello che ci aspetta sarà molto impegnativo."

Lucius chinò il capo in segno di rispetto. "D'accordo, mio Signore, sarà fatto." fece per alzarsi, ma venne nuovamente richiamato dalla voce del Lord Oscuro.

"Un momento, Lucius."

"Mi dica, mio Signore." rispose quegli, chinando il busto.

"Scegli alcuni uomini e ordinagli di sorvegliare il luogo dell'ultimo attacco. Voglio che mi informino di ogni movimento sospetto e raccolgano informazioni sul posto. Dobbiamo sapere con certezza dove attaccare e come... tuo figlio non basta per fare tutto questo."

Lucius assentì col capo. "Sarà fatto. Prenderò i Mangiamorte più-"

"No, Lucius." lo interruppe Voldemort, con un tono che gli procurò un brivido dietro la schiena, abilmente celato. "Prendi dei mercenari. Di loro non mi importa che si stanchino o peggio perdano la vita. I Mangiamorte migliori mi servono per l'attacco."

"Ho capito. Andrò immediatamente. Mio Signore." si congedò infine.

L'essere oscuro osservò il suo servo allontanarsi e riportare il silenzio e la solitudine nella grande sala. Sorrise sadicamente, stringendo gli occhi rossi e spettrali come due rubini.

"Caro il mio Silente... non hai neanche idea di cosa ti aspetta." e una risata riempì la stanza e si propagò fin fuori il grande maniero dei Malfoy.

Quella notte più di un'anima rabbrividì per quel verso agghiacciante.

*   *   *

Ginny osservava il soffitto senza in realtà vederlo.

Era distesa sul suo letto, nuda e coperta solo dal leggero lenzuolo di seta, decisamente più che spiegazzato.

Al suo fianco, girato verso di lei e con il volto sereno, dormiva Magnus. Era stata una notte molto movimentata, non ricordava nemmeno quante volte lo avessero fatto, ma di certo adesso si sentiva un verme.

Era stato dopo quel bacio che era tornata in albergo senza nemmeno fare rapporto alla base, aveva trovato Magnus nella Hall e non appena aveva intravisto nei suoi occhi desiderio puro, lo aveva trascinato nella sua stanza per fare l'amore.

E che cosa ne aveva ricavato? Che adesso era più confusa di prima.

Fino a qualche giorno prima era convinta dei suoi sentimenti verso di lui, sapeva quanto fossero sinceri ed era convinta che anche lui li ricambiasse. Ma adesso quella maledetta pulce nell'orecchio si era insinuata dentro di lei e l'aveva costretta a porsi una domanda che nemmeno prima di conoscere Magnus aveva avuto il coraggio di formulare.

Era ancora innamorata di Draco Malfoy?

Parlare di amore era troppo grosso in effetti, però quei sentimenti così forti che aveva provato nella Stamberga Strillante non li aveva mai più sperimentati, fino a quando non aveva conosciuto Magnus Degat.

E allora si era chiesta, se era innamorata di Magnus, allora lo era anche di Malfoy?

Probabilmente la risposta era positiva. Ma adesso era davvero possibile che fosse innamorata di due uomini?

Sospirò rassegnata. Non c'era una risposta a quella domanda, però sapeva che c'era una soluzione: lasciar perdere Malfoy e dedicare tutta la sua attenzione a Magnus.

Dopotutto lui esprimeva molta più sicurezza, di un Mangiamorte super-ricercato che si faceva vivo ogni tanto per farle perdere la ragione!

Magnus era un Babbano, finalmente una persona che fosse in grado di allontanarla dalla crudeltà della guerra e dalla fatica di essere un'Auror. Quando era con lui, dimenticava tutti i suoi doveri e le sue responsabilità e si sentiva appagata e serena come non lo era mai stata.

Malfoy invece non si avvicinava nemmeno un attimo a quell'ideale di uomo. Era pericoloso, un assassino, sempre beffardo, presuntuoso e perennemente convinto che il mondo fosse sotto i suoi piedi. No no, non era proprio il caso di porsi il problema. Tra i due il migliore era Magnus! Perciò la cosa migliore da fare era non pensarci più.

L'uomo al suo fianco si mosse tra le lenzuola, facendo un lungo respiro. Ginny lo guardò e incrociò il suo sguardo azzurro leggermente assonnato.

"Buongiorno." gli disse sorridendogli, rigirandosi per posizionarsi di fronte a lui.

Magnus assentì in silenzio e si passò una mano sulla faccia per svegliarsi. "Che ore sono?" chiese poi, vagando un po' con lo sguardo in cerca di un orologio o di una sveglia.

"Sono appena le sei, è ancora presto." rispose la rossa. Sentì il desiderio di accucciarsi contro il suo petto e gli si avvicinò strisciando sul materasso.

Magnus alzò il braccio per farla accomodare meglio e la abbracciò facendo aderire i loro corpi ancora caldi dopo la lunga notte. Ginny godette di quel contatto, chiudendo gli occhi e rilassandosi. Sì, decisamente aveva fatto la scelta giusta...

"Non mi va di alzarmi oggi..." mormorò poi, contro il suo petto. 

Magnus mostrò un ghigno. "Ti licenzierebbero all'istante. Lo sai che la riunione di oggi è molto importante."

Ginny alzò gli occhi fino ad incrociare quelli di lui. "Guarda che sei tu, quello più a rischio... io al massimo avrò un rapporto dal Ministro." gli fece notare con un sorrisino bastardo.

"Ah, quindi non ti importerebbe nulla se io fossi licenziato."

La rossa fece finta di pensarci un po' su. "Mhmmm... non saprei, magari se rimani con me, potresti non pentirtene." concluse maliziosa, schioccando un bacio sulle sue labbra.

Magnus ghignò ancora e si finse pensieroso. "Mhmmm... non saprei..." le fece il verso.

Ginny spalancò occhi e bocca, indignata e osservò l'uomo che ridacchiava. "Non ci credo." constatò continuando quella commedia. "Adesso ti faccio vedere io!"

Facendosi leva con il gomito, si alzò e si mise a cavalcioni su di lui. Gli accarezzò i pettorali scolpiti, abbassandosi fino ad incastrare le sue labbra perfettamente con le proprie. Lo baciò con passione, schiudendo la bocca e incontrando le lingue che iniziarono una danza selvaggia.

Rabbrividì non appena le mani calde e ruvide di Magnus iniziarono a accarezzarle i fianchi e si mossero lungo tutta la sua schiena, aggirarono le spalle e andarono a sfiorare i seni. Adorava quelle mani esperte, capaci di farla impazzire, e adorava quelle scariche elettriche che solo lui poteva donarle.

Una vocina nel suo cervello però le ricordò una cosa, che al momento la infastidì. Solo lui?...

Baciò con ancora più passione Magnus, lasciandosi travolgere dal suo corpo, che con uno scatto di reni, l'aveva costretta sotto di lui. 

Non doveva pensarci più, ora doveva solo lasciarsi andare a quelle forti emozioni e lasciar perdere tutto. Lei amava Magnus, solo lui.

Un gemito le sfuggì dalle labbra quando Magnus prese a torturale i capezzoli con le labbra. Gli accarezzò la chioma bionda, seguendo il suo movimento. Prima sul suo ventre, poi lungo le clavicole, sul collo e poi ancora sulle labbra. Fremette quando l'uomo entrò in lei e si lasciò cogliere dall'orgasmo ancora una volta, sempre con la stessa intensità, con lo stesso ardore selvaggio.

Ansimò osservandolo, mentre si ributtava a peso morto al suo fianco e si osservarono in silenzio, gli sguardi incatenati e impossibilitai a guardare altrove.

Gli accarezzò il fianco scoperto, continuando ad osservarlo e ad esprimere senza parole tutti i loro sentimenti.

Ma qualcosa scattò ancora nella sua mente. Si accorse subito che la pelle dell'uomo non era tutta liscia e perfetta come aveva pensato. Un qualcosa rovinava quel manto chiaro e senza difetti che era il suo corpo: una cicatrice, all'altezza del rene.

"Cos'hai qui?" chiese senza pensarci, vinta dalla curiosità.

Magnus rivolse appena uno sguardo alla vecchia ferita. "Ho avuto un intervento qualche anno fa." spiegò brevemente.

Ginny non disse nulla. Continuò ad accarezzarlo, fissando il fianco deturpato.

Anche Draco si era ferito in quel punto... quella volta alla Stamberga Strillante...

Si alzò di scatto a sedere e celò all'uomo uno sguardo sconvolto. Ancora lui, sempre in testa lui.

"Dove vai?" chiese pigramente Magnus, osservandola, mentre si alzava coprendosi nuovamente con il lenzuolo.

"V-vado a farmi una doccia..." mormorò con voce agitata, senza attendere una sua risposta.

Il getto freddo dell'acqua servì a calmarla leggermente. Possibile che ci volesse tanto per togliersi dalla testa quel bastardo?! Insomma, come poteva fare l'amore con un uomo e pensare ad un altro? Era inconcepibile! Che diavolo le era venuto in testa... la ferita di Malfoy... quello di sicuro non ce l'aveva più una cicatrice! Con la magia a disposizione, figurati se non si faceva sparire una stupida cicatrice dal suo corpo perfetto!

Sospirò stancamente. Perché doveva succedere tutto a lei? Perché non poteva vivere una storia d'amore serena? Perché aveva sempre in testa Draco Malfoy?

Decisamente domande senza risposta.

Ricordava ancora bene quello che era successo nel vicolo.

"Possibile che ti trovo sempre in mezzo ai piedi?!"

"Dovrei dirti la stessa cosa!! Non è possibile che ovunque io vada tu ci sia! Cosa fai, mi segui?"

"Credimi, Weasley, sono più io sorpreso che lo faccia tu!"

Un momento... 'sono più sorpreso che lo faccia tu?'

Possibile che... sì, doveva essere così...

Chiuse la doccia e si avvolse un accappatoio sulle spalle. Forse era davvero così, altrimenti non si sarebbe spiegato il fatto che aveva preso ad incontrarlo solo in quelle ultime settimane.

Adesso doveva solo raccogliere le prove, ma sapeva che in fondo fosse già tutto chiaro... Malfoy la controllava, e di certo era nascosto in quell'albergo.

*   *   *

La sala relax della base dell'Ordine della Fenice era a quell'ora gremita di gente. Molti degli allenamenti e delle lezioni si erano concluse in quel momento e gli Auror si erano affrettati ad andare a pranzare, prima di essere nuovamente richiamati all'ordine.

Hermione e Ron mangiavano silenziosamente in un isolato tavolino della saletta. Lui osservava pigramente i suoi colleghi, mentre la donna era impegnata con un impressionante fascicolo pieno di documenti.

"Questo pomeriggio sono di pattuglia in Scozia, ci sei anche tu, vero?" esordì lui, dopo aver inghiottito l'ultimo boccone del suo sandwich.

"No, farai coppia con Zoe." rispose Hermione senza nemmeno alzare lo sguardo dai fogli.

L'espressione del rosso apparve dapprima sorpresa, quindi assunse un'aria seccata. "Di nuovo?! Ma si può sapere cosa è successo? E' già la terza volta che vengono cambiati i turni!" si lamentò alzando il tono di voce e attirando così alcuni sguardi curiosi.

Hermione gli rivolse un'occhiataccia. "Vuoi farti sentire da tutta la base?! E' solo un favore che facciamo a Zoe! Diversamente rischia un rapporto del Comandante." spiegò irritata.

Ron la fissò confuso. "C'è qualcosa che mi sono perso?"

"Una delle tante..." replicò sarcastica la donna. "E' successo qualcosa di cui ti assicuro sono all'oscuro, tra Harry e Zoe. Non so esattamente, però Harry ultimamente è fin troppo sulle nuvole e Zoe non vuol più vederlo."

"Che abbiano litigato?"

"Non lo so, però mi dispiace molto... da un po' di tempo erano così affiatati e non avevo mai visto Harry così interessato ad una donna... e nemmeno così sereno quando è con lei..." aggiunse con un tono di amarezza.

Ron abbassò lo sguardo pensando alle parole della fidanzata. "Chiederò a Zoe cosa le prende... magari potrei aiutarla."

Dalle labbra di Hermione sfuggì uno sbuffo divertito. "Andiamo Ron, sei un ragazzo, non parlerà mai a te!" gli fece notare.

L'uomo si alzò in piedi e fissò la strega con aria di sfida. "E allora agirò nell'ombra! Vedrai che riuscirò a riconciliarli, e per prima cosa né io né te vogliamo più scambiarci i turni di guardia. Vedrai se poi non saranno costretti a parlare!" concluse entusiasta.

La donna lo guardò poco convinta. "Mah... se lo dici tu..."

*   *   *

Ginny arrivò alla base nel primo pomeriggio.

Soltanto quel giorno era riuscita ad avere un momento libero per indagare su quello che aveva sospettato appena la mattina precedente.

L'importante riunione con gli ambasciatori le aveva occupato tutto il tempo e fu una fortuna che il pomeriggio seguente, i delegati avessero deciso di prendersi una vacanza. Come se ne avessero bisogno. Mancava una settimana alla fine di quell'incontro e poi tutti sarebbero tornati alle loro normali occupazioni, non prima del famoso gala serale di conclusione.

"Salve ragazzi!" salutò sorridendo alcune reclute di sua conoscenza.

Camminò con fare esperto nei corridoi, diretta verso la palestra, dove sapeva di trovare i suoi amici. Di solito quello era l'orario degli allenamenti, per chi non era impegnato nei giri di ronda.

Non aveva però nemmeno posato la mano sui maniglioni della grande porta doppia, che una voce allegra, la richiamò.

"Ginny! Che ci fai qui!" Hermione le si avvicinò, abbracciandola. "Ogni tanto ti fai vedere, eh? Allora, come va la missione?"

Ginny sorrise contenta, rispondendo al saluto. "Una favola. Quasi quasi che non mi dispiacerebbe continuare per un altro paio di settimane!"

Hermione guardò in aria ed evitò di incrociare lo sguardo della rossa. "Beh, se poi aggiungi che sei anche in dolce compagnia..."

"Shhh!!" la zittì l'amica agitata. "Vuoi che lo sappiano tutti? Lo sai che tecnicamente in servizio non potrei proprio comportarmi così!" le fece notare, mentre l'altra ridacchiava divertita.

"Tranquilla, sarò muta come un pesce... e poi ti devo un favore, se non fosse stato per te, io e Ron saremmo ancora a litigare."

Un sorriso disteso illuminò il volto della donna. "Non è per merito mio, ma solo grazie e mio fratello. Credimi, sono così contenta che abbia finalmente capito!"

Presero a camminare in silenzio, dirette verso la sala relax. "Piuttosto, Zoe ed Harry? Che fine hanno fatto?"

Hermione si fece improvvisamente agitata. "Oh, spero che vada tutto bene. Sai ultimamente abbiamo avuto dei problemi, perché Zoe non voleva più fare coppia con Harry, nei turni di ronda."

"Come mai?" chiese Ginevra, confusa. "Non dirmi che la sua fobia è aumentata!" ipotizzò.

"Oh no, anzi! Da quando sei impegnata nella missione, Zoe ed Harry si sono avvicinati molto... solo che di punto in bianco hanno deciso di non parlarsi più! Harry si è rinchiuso in un mondo tutto suo e Zoe evita i turni con lui scaricandoli a noi! Ron si è stufato, perciò li ha costretti nella ronda in Scozia di oggi... chissà che ne verrà fuori..." concluse pensierosa.

"E' incredibile..." esordì dopo alcuni attimi di silenzio. "Non credevo che alla fine Zoe fosse riuscita ad avvicinare tanto Harry..."

"E quello che non sai è che a lui sembrava far piacere la sua presenza! Credimi Ginny, da tanti anni non vedevo Harry così sereno... forse da quando Sirius è morto..." spiegò preoccupata la riccia. "Non voglio assolutamente che torni come prima..."

Una mano sulla spalla di Ginny, la rassicurò. "Sta' tranquilla! Conosco Zoe e conosco anche Harry... e se quello che mi hai detto è vero, sono sicuro che quei due finiranno per fare coppia!"

Hermione sorrise di rimando, poi la sua espressione si fece sorpresa. "A proposito, cosa ci fai qui? Sei venuta per fare rapporto al Comando?"

"Una specie... devo raccogliere informazioni su un Mangiamorte... e ho bisogno del tuo aiuto." concluse con uno sguardo allusivo. 

La strega capì immediatamente dove la rossa volesse arrivare. "No, Ginny, lo sai che è pericoloso!"

"Ma devo solo fare un paio di domande ad una delle spie! Vedrai che non accadrà niente! Ti prego, non avevi detto che mi dovevi un favore?" provò giocando la sua ultima carta.

Dopo alcuni istanti, Hermione sospirò chiudendo gli occhi. "D'accordo, ma sia ben chiaro: io non ho visto niente, se ti beccano la colpa è tua. Va' in fondo, nella stanza dei fascicoli sui Mangiamorte... una delle spie si trova lì per un consulto."

Ginny abbracciò l'amica schioccandole un bacio sulla guancia. "Grazie, ti adoro!" 

Si diresse a passo piuttosto svelto verso la meta che Hermione le aveva indicato. Era una fortuna avere un'amica che si occupava anche dell'amministrazione dei ruoli degli Auror. Solo pochi infatti, erano a conoscenza di quali fossero effettivamente le spie che controllavano i Mangiamorte. Era una questione di sicurezza e di sicuro aveva salvato molte vite, visto che era inutile rapire maghi per farsi rivelare quali fossero, come avevano pensato alcuni Mangiamorte.

Entrò nella stanza dei fascicoli, così chiamata perché vi erano custodite tutte le informazioni relative agli incappucciati controllati, e trovò immediatamente un uomo sulla quarantina, brizzolato e dall'aria truce. Erano soli in quella piccola camera e intorno aleggiavano silenzio e oscurità.

"Ehm... salve, sono il Tenente Weasley." si presentò immediatamente, celando l'imbarazzo con un modo di fare sicuro.

L'uomo parve sorpreso dalla presenza della ragazza, ma salutò con un accennato movimento del capo e tornò a concentrarsi su un cassetto di metallo, dal quale aveva estratto una cartelletta gialla di cartone.

Ginny decise di arrivare subito al dunque. "Mi manda il Capitano Granger, signore. Avrei da chiederle alcune informazioni riguardo un Mangiamorte."

Quegli parve interessarsi nuovamente a lei. Quella richiesta era fuori dal comune, dunque era a conoscenza del suo ruolo. "Come faccio a sapere che la manda veramente il Capitano Granger?" chiese sospettoso. Nel lavoro che faceva non poteva certo fidarsi subito delle persone!

"Perché lei è una delle poche persona che sa del suo lavoro tra i Mangiamorte. Senza contare che se fossi stata una di loro l'avrei già uccisa, non mi sarei presentata." spiegò con calma la rossa.

L'uomo sorrise. "Buona giustificazione, mi ha convinto." richiuse il documento nel cassetto e posò sopra la colonna di metallo il braccio peloso. "Allora, cosa voleva chiedermi."

"Volevo sapere qualcosa su Draco Malfoy... se è impegnato in qualche missione, ultimamente, o se gli è stato comunque affidato qualche incarico."

Il mago pensò per qualche istante, lisciandosi il mento ispido per via della barba accennata. "Mhmmm... mi faccia pensare... Malfoy figlio... sappiamo che sta effettivamente lavorando a qualcosa di grosso ed è impegnato parecchio, visto che si fa vedere solo nei combattimenti più importanti... prima di allora lo abbiamo riconosciuto in ogni combattimento..."

"E sapete in cosa è impegnato?"

"Bambina, se lo sapessimo lo avremmo già catturato!" le fece notare quegli, con fare sarcastico. 

Ginny sbuffò. "Giusto, domanda stupida... nient'altro?"

La spia scosse la testa. "No, purtroppo non sappiamo nulla di quel bastardo. E' bravo, davvero molto a nascondersi e a far perdere le sue tracce. Quando lo abbiamo beccato a Diagon Alley riusciva sempre a fuggire nella Londra Babbana!"

Ginny alzò lo sguardo dubbiosa. "E dove perdete di solito le sue tracce?"

"Oh, sempre nello stesso punto! Pensiamo abbia un qualche nascondiglio o una Passaporta da qualche parte... riesce sempre a farla franca in Trafalgar Square!"

Ginny sospirò sconfitta. Appunto, non c'erano dubbi. "La ringrazio, mi è stato di grande aiuto. " fece per andarsene, ma una mano enorme dell'uomo la bloccò.

"Aspetti un secondo, Tenente. Non è che per caso sa qualcosa che io non so?"

La rossa, dapprima sorpresa, sorrise con fare enigmatico. "Non è l'unico impegnato in una missione segreta, signore. Arrivederci!"

Si allontanò uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò ancora. Era chiaro che Malfoy la stesse seguendo e fosse nascosto da qualche parte nello stesso albergo. Ora doveva solo andare a cercarlo.

"Tenente Weasley!" un saluto proveniente dal corridoio alla sua destra la richiamò sulla terra.

Rispose sorridendo avvicinandosi a chi l'aveva chiamata. Era un vecchio amico di corso, come Zoe anche lui aveva frequentato la scuola per diventare Auror, solo che poi aveva scelto di specializzarsi come Obliviatore.

Ovviamente il fatto che l'avesse chiamata Tenente era scherzoso, visto che si erano sempre ripresi per le loro carriere.

"Da quanto tempo, Shon!" gli diede due baci sulle guance, sorridendo ai suoi occhi scuri.

Shon Blumsbury era un ragazzotto di qualche mese più grande, aveva una zazzera corvina che gli incorniciava il volto magro e perennemente con un leggero velo di barba. Era molto seducente e per questo conosciuto da gran parte del corpo battlemage femminile.

"Sono mesi che non ci vediamo, allora come va?" continuò la rossa, con fare allegro. Quel ragazzo le piaceva. Avevano avuto una storia durata poche settimane e si erano lasciati semplicemente perché in realtà i loro sentimenti erano più vicini all'amicizia che all'amore. E da allora erano sempre rimasti tali.

Shon la guardò leggermente confuso, ma sorrise comunque alla domanda della donna. "Io sto benissimo, ma dovresti già saperlo, visto che ci siamo incontrati appena due settimane fa!" le fece notare poi.

Ginny aprì la bocca e la richiuse senza parlare. Era forse impazzito?

"Per caso poi hai usato un incantesimo obliviante su di me? Perché non lo ricordo proprio..." spiegò pensierosa, pensando a cosa diavolo avesse fatto nelle ultime settimane, tranne... beh sì, tranne quello...

"Aspetta un secondo, mi stai prendendo in giro, vero?" esclamò lui cercando una risposta negli occhi azzurri della ragazza. "Lo sai benissimo, invece! Mi hai ordinato di cancellare la memoria a quel Babbano impiegato nella tua missione, l'hai forse dimenticato?"

Ginny avrebbe volentieri voluto rispondere di sì, ma restò in silenzio, avvertendo un leggero nervoso coglierla.

"Che... che cosa ti avrei ordinato di dire a quel Babbano, Shon?" domandò poi, con la voce che le tremava.

"Semplice, che eri dovuta andare da tua madre che stava poco bene e che il gelato, l'avreste preso un'altra volta! Ho forse sbagliato? Dopotutto erano tue testuali parole..."

E tutto fu chiaro... tutti gli indizi si congiunsero come ingranaggi di un orologio e la portarono ad un'unica soluzione... una terribile soluzione.

Un brivido gelido le percorse tutta la colonna vertebrale e un senso di angoscia le oppresse il cuore. Era lui.

Salutò distrattamente Shon e fu presa dal desiderio di correre. Intorno a lei niente contava più, solo la verità.

*   *   *

Non poteva continuare così, proprio non poteva!

Ormai erano due ore che camminavano in quello sperduto paesino scozzese, lei qualche metro più indietro e lui avanti, impegnato a rallentare e a cercare di stabilire un contatto.

Poverino, non appena si erano Materializzati sul posto, aveva provato a parlarle e chiederle da dove volesse iniziare la ronda, ma lei non aveva aperto bocca, anzi aveva distolto lo sguardo quasi come se lo odiasse e non si era mossa finché Harry sconfitto non aveva deciso di prendere lui l'iniziativa con un sospiro che le era parso piuttosto triste, e si era incamminato verso la via principale.

Una cretina, una perfetta cretina!

Avanti Zoe, chiedigli scusa! Basta una semplice parolina, lui capirà!

Niente da fare, quella maledetta bocca si ostinava a restar chiusa e la gola scioccamente arida.

Ma perché quando era in combattimento sfoderava tutto quel coraggio e nella sua vita privata era una vera e propria vigliacca?

Sospirò, dandosi ancora una volta della stupida. Doveva fare qualcosa, reagire, per la miseria! O rischiava di perdere per sempre il rapporto con Harry! Oddio, forse lo aveva già perso con quella genialata del bacio.

Si era sentita morire e aveva subito pensato che Harry se la sarebbe presa. E forse lui si era anche impegnato a dimenticare la cosa e a provare a tornare amici come prima, visto che aveva tentato un approccio qualche ora prima. Se solo lei gli avesse dato corda, le cose sarebbero migliorate.

E invece no! Lei se ne stava in disparte, ignorando totalmente la sua presenza e lui si arrovellava la testa per trovare una via di mezzo e farsi per lo meno ascoltare.

"Che cosa..." la sua voce la distrasse da quegli inutili pensieri. Alzò il capo timorosa e si accorse che Harry fissava un punto della piccola piazza principale, oltre la semplice fontana che ornava lo spiazzo al centro.

Lo udì esclamare 'Mangiamorte', prima di affrettarsi verso il gruppo di incappucciati impegnato a torturare una decina di indifesi abitanti del luogo.

Fece altrettanto. Non era quello il momento di pensare ai suoi stupidi errori sentimentali, doveva adempiere al suo mestiere di Auror. Corse verso i Mangiamorte, affiancandosi ad Harry, che le rivolse appena un'occhiata e -per tutti gli Ippogrifi!- un dolce sorriso, e li attaccò con un paio di incantesimi.

Intrapresero una battaglia con i maghi oscuri a suon di colpi magici e fisici, ma ben presto si resero conto di essere in estrema minoranza.

Fu quasi impossibile tener testa a più di venti Mangiamorte in due soli. E così, dopo aver tramortito uno di loro con un pesante colpo alla testa e averne infilzati l'uno con la sciabola e l'altra con la katana altri tre, si ripararono dietro un muretto a secco che dava su un terreno coltivato.

"Accidenti, quanto ci mettono i rinforzi ad arrivare? Li ho chiamati appena prima di iniziare ad attaccarli!" imprecò nervoso Harry, riprovando con la bacchetta a mandare un messaggio di soccorso.

Zoe lanciò altri quattro incantesimi da dietro il muro. Solo uno andò a segno e si trattò di un semplice Experlliarmus. Si voltò preoccupata, andando ad incrociare lo sguardo di Harry che aveva al suo fianco.

Temeva che sarebbe stata la fine per loro due, ormai ne era certa. Sentendosi una stupida per non aver avuto il coraggio di farlo prima, posò una sua mano tremante su quella di Harry e gli mostrò uno sguardo disperato. Harry, osservò sorpreso prima la sua mano e poi il volto della ragazza.

"Se non dovessimo uscire vivi da qui, voglio almeno che tu sappia che mi dispiace per quello che ho fatto e che è successo solo perché mi sono innamorata di te e-"

Non finì la frase, né ebbe più l'intenzione di finirla, quando le labbra calde e morbide di Harry sfiorarono le sue. Fu un bacio casto e veloce, ma che bastò a farla impazzire.

Fissò gli occhi raddolciti di Harry e il suo sorriso così tranquillizzante. "Se dovessimo uscire vivi da qui invece, voglio che tu esca con me."

Non riusciva a crederci. Non aveva nemmeno per una volta varato l'ipotesi che Harry potesse ricambiare i suoi sentimenti. Aveva pensato che potesse odiarla, che potesse considerarla solo come un'amica, che potesse anche disprezzarla. E invece...

"Ti rendi conto che mi hai fatto innamorare di te?" aggiunse, scompigliandole i capelli. I segni della battaglia giunsero lontani... gli Auror dovevano essere arrivati, visto che non giungevano più scie di incantesimi sopra le loro teste, ma entrambi sembravano non essersene accorti.

Il volto di Zoe si illuminò di un sorriso che arrivò anche ai suoi occhi azzurri come il cielo, in quel momento bagnati da un velo leggero di stupide lacrime. Non si era mai sentita così felice.

"Capitano Potter, l'abbiamo trovata!" qualcuno esclamò nelle sue vicinanze, interrompendo quel momento magico.

Tirò su col naso sentendo la mano calda di Harry posarsi sulla sua spalla. Non le importava che qualcuno li avesse interrotti, perché d'ora in poi ne avrebbe vissuti a decine di quei momenti.

*   *   *

Le grandi e maestose porte del lussuoso albergo in cui alloggiava, si fecero sempre più vicine. Varcò l'entrata col fiatone, ma non si prese d'animo e vagò nella hall in cerca dell'oggetto delle sue supposizioni.

Desiderò tanto essersi sbagliata, sperò che tutte le sue congetture si sarebbero rivelate solo fumo, ma il brutto presentimento che l'aveva colta poco prima alla base, fu più forte della paura.

Possibile che fosse veramente così?

Poi lo vide. La capigliatura bionda che vagava diretta verso una porta secondaria. L'andatura elegante come sempre. Le bastò un secondo per riconoscerlo e andargli incontro.

Sapeva dove fosse diretto. Quella porta dava sul retro dell'albergo, era la zona vietata al pubblico e riservata al personale per muoversi più facilmente senza dare nell'occhio e per accogliere i furgoni che portavano il cibo destinato alle cucine.

Qualche giorno prima vi aveva fatto un sopralluogo, tanto per assicurarsi che fosse tutto a posto... ed evidentemente non lo era...

Senza farsi notare attraversò la soglia e percorse gli stretti corridoi, così diversi dalla parte davanti dell'hotel, con i loro muri bianchi e sporchi di umido, con carrelli vuoti o ancora da svuotare abbandonati qua e là e le grosse tubature che attraversavano il soffitto.

Lo aveva perso di vista, ma continuò comunque a camminare, diretta verso l'uscita secondaria da dove venivano portati dentro i viveri.

Si guardò un attimo intorno quando fu sulla porta e notò immediatamente un movimento a pochi metri da lei. Mostrò un'aria sbalordita nel constatare che quattro Mangiamorte se ne stavano forse in attesa di qualcuno, ridendo di qualche sciocca battuta e giocando a suon di incantesimi con i topi spaventati che avevano avuto l'imprudenza di passare nelle vicinanze.

Non pensò a quello che faceva, aprì solo di scatto la porta e puntò la bacchetta contro gli incappucciati.

"Che ci fate voi qui!" esclamò, scagliando un incantesimo di Espello e disarmando così uno di loro.

I Mangiamorte, colti alla sprovvista, in un primo momento non reagirono, permettendo così a Ginny di avvicinarsi. Aveva in volto un'aria truce e in qualche modo si aspettava di trovare sotto quelle mascherine argentate, proprio lui.

"Avete fatto un cattivo affare voi quattro a venire fin qui!" li minacciò con rabbia. In seguito si rese conto che quella fu invece una mossa molto stupida, visto che scoprì le spalle allontanandosi dalla sicura porta dell'albergo. Un colpo molto forte alla testa infatti, le annebbiò per un attimo la vista e la costrinse ad una rovinosa caduta per terra.

Si sentì mancare il fiato, quando la bacchetta scivolò dalle sue mani e rotolò lontano, troppo lontano da lei.

"Sbagliato, siamo in cinque." tuonò una voce cattiva, dalle note piuttosto basse.

Si voltò portandosi una mano dietro la testa, ancora parecchio dolorante e fissò il corpulento Mangiamorte che l'aveva colpita, farsi sempre più vicino. Alle sue spalle gli altri ridevano di gusto, già pregustando la dolce vendetta su di lei.

Era stata una stupida, Harry glielo aveva ripetuto milioni di volta che non doveva mai agire da sola e lei ci cascava sempre. Ormai era spacciata, sarebbe morta come una stupida... o forse le sarebbe andato bene se fosse solo morta...

Chiuse gli occhi quando la mano dell'incappucciato su alzò su di lei, ma si accorse ben presto che il contatto non avvenne. Un gemito strozzato e poi un tonfo sordo le segnalarono che il pericolo sembrava scampato.

Alzò lo sguardo riconoscendo all'istante Magnus in tutta la sua altezza, di fronte a lei.

"Non osate toccarla." ordinò ai maghi che Ginny aveva ancora alle spalle.

Li sentì sbuffare divertiti. "E chi saresti tu, per impedircelo?" chiesero ironici.

Magnus ghignò come solo lui sapeva fare, pronunciò poche e arcane parole in latino e immediatamente il suo aspetto e la sua voce cambiarono.

"Io." disse solo.

Avrebbe riconosciuto ovunque quella voce, quella capigliatura, quegli occhi di ghiaccio ora così chiari rispetto a prima. Fino ad allora era sempre stato lui, fin dal loro primo incontro.

Brutalmente la verità le si presentò davanti agli occhi sottoforma di Draco Malfoy.

Continua…

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Ollelè ollalà! E finalmente ce l'abbiamo fatta! Avete odiato Magnus per ben otto capitoli e mezzo e guarda un po' invece chi ha rischiato il linciaggio? Draco Malfoy! Eh eh eh... quando si dice destino (Ma cosa blateri, te l'hanno detto tutti che dovevo essere io, Magnus! NdDracoCheFaNotare) Beh sì, però come avrai notato ti sei reso antipatico a tutti e molti hanno meditato la tua morte! (E lo dici anche sorridendo?! Per colpa tua ho rischiato di finire arrosto per tutta la storia!!! NdDracoFurioso) Beh... almeno qui hai solo RISCHIATO la morte (Ryta si rabbuio per qualche istante, mentre da moooolto lontano Luna, Lady e Marcycas tremano come foglie -ma soprattutto le ultime due-).

Ora, contenti tutti che Magnus in realtà sia sempre stato Draco Malfoy? I perché li spiegherò tutti nel prossimo capitolo, ovviamente, però penso che già questo un po' vi basti... insomma all'inizio del capitolo Ginny fa l'amore con Draco, non con Magnus (cioè, con Magnus che era Draco... mi gira la testa...), quindi non dovrebbe più scatenarvi idee omicida contro il povero personaggio, vero?^__^

Ed Harry e Zoe? Ah, finalmente ce l'abbiamo fatta! Non ci speravo più, con quei due, fortuna che come al solito ci ha pensato lei... vedremo in futuro cosa accadrà cmq!^.-

Come sempre angolo dei ringraziamenti!^^

Pallina: beh... l'idea era buona... in effetti mi chiedo come abbia fatto Ginny a non pensarci... (Guarda che l'autrice sei tu, non scaricare la colpa! NdGinnyRisentita) cmq hai visto? Finalmente la verità è venuta galla...^^

Oryenh: tranquilla, tranquilla, come avrai capito, si tratta proprio di Draco, non sotto pozione Polisucco però, ma grazie ad un incantesimo che in pratica gli ha solo scurito occhi, capelli e pelle... ah e cambiato voce, ovviamente!^.-

Sissichi: in questo capitolo penso si saranno riscattati ancora di più! Zoe ed Harry finalmente coppietta felice, Magnus è in realtà Draco, quindi tutti i dubbi di Ginny... ops... non dico altro!

Stellina: sono contenta che tu segua anche questa storia!^^ Hai visto anche tu che Draco e Magnus sono la stessa persona, quindi anche tu ci hai visto giusto... per gli aggiornamenti, vedrò cosa mi dice la mia vena ispiratrice! Un bacio

Enika: ed era anche ora, aggiungerei!^.-

Marcycas - The Lady of Darkness: (Ryta rivolge un'occhiata maligna verso le due personalità) Ah, ma guarda un po'! Questa volta Draco l'ha scampata, eh? Questa volta, no? (Lady e Marcycas tremano)... quasi quasi che mi nascondo Draco per qualche mese, potrei aggiornare solo le sue storie in cambio, dove VIVE! (Grazie!ç____ç ndDracoGiàDatoPerDeceduto) Vedrò di accordarmi con Luna... ah, bella recensione, per quanto sia sul piede di guerra, ho rispetto per il nemico! (Ma come parla? NdLuna) Uhahahahahahahaha! (Ok, è andata... NdLunaCheScuoteLaTestaRassegnata)

Serena: ed ecco qui la presidentessa del club Anti-Magnus! Hai visto la sorpresa? (Ehi, come osi dire che non sono granché a letto?! Hai idea con chi stai parlando?! Io sono il grande Malfoy!!! NdDracoGasato Però se i lettori hanno pensato questo, forse è vero... NdRytaBastarda Ma... ma... io... io sono Malfoy! Sono quello che fa provare brividi di piacere! Non è vero Ginny? NdDracoCheCercaAppoggio Ma... non saprei... NdGinnyCheAccettaProtezioneDaLadyEMarcycasMentendo °o° NdDracoPietrificato) Cosa dicevamo? Con tutti questi discorsi... ah! Ora immagino saltellerai ancora di più dalla gioia, eh? eh eh, bacioni!

Lynn Wolf: eh eh... ok, ammetto che l'ascia bipenne ho pensato di lanciarla davvero... ma come si fa a confondere Mr Buonasera della Fiat con Brian di Queer as Folks che bussa alla porta della camera di Justin!!! E poi dici a me che tiro coca... bah, per lo meno mi sono fatta grasse risate immaginando Magnus/Draco in guanti gialli e grembiulino a fiori, il che è decisamente esilarante!^___^

Aira: desiderio esaudito! Draco è Magnus e Magnus è Draco! Indi per cui, diciamo che anche se all'insaputa di tutti è praticamente rimasto presente in tutti i capitoli! Eh eh... chi se lo sarebbe mai immaginato, eh? Quanto alla storia, ti prometto che la leggerò volentieri... vorrei farlo anche con quella storia comica (che ti assicuro ho già scaricato), ma gli esami si susseguono e ho appena il tempo di scrivere... aspetta cmq una mia recensione, eh?^.-

Florinda: ti ringrazio molto e come vedi ogni tanto aggiorno anche questa storia!^^

May: voglio ringraziare tanto anche te!^____^ Quanto alla fine tragica... non amo gli Happy End, ma... adoro i colpi di scena!^.-

Grienne: grazie!^///^ Spero continuerà a piacerti!

Ed è tutto. Ringrazio ancora tutti e anche tutti quelli che leggono questa storia ma non la recensiscono.

Vi mando un bacio e al prossimo aggiornamento (che prima o poi arriverà, tranquilli^^)

Ciao ciao!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo: "Donna o Auror?"

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Capitolo 10
*** Answers ***


10

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 10

Answers

Le porte della sala oscura si aprirono lentamente mostrando la presenza di un Mangiamorte sulla soglia.

Lord Voldemort volse lo sguardo annoiato verso il fascio di luce che illuminava il posto tetro e si fece più attento.

"Vieni avanti ragazzo, ti aspettavo."

La figura incappucciata avanzò con passo elegante e si fermò a pochi metri dal trono si cui sedeva il suo Signore. Si inginocchiò abbassando il cappuccio e alzando poi il capo.

"Mio Signore... ho delle notizie importanti da darle." fece Draco Malfoy, mostrando un'aria sicura e un inquietante ghigno sul volto.

Il Lord Oscuro lo fissò con i suoi occhi vermigli interessato. Piegò in avanti la schiena per osservarlo meglio, mentre il ragazzo manteneva il contatto senza distoglierlo.

"Dimmi, ragazzo. Cosa c'è di tanto eclatante da chiedermi un'udienza così repentina?"

Malfoy allargò ancora di più il suo ghigno. "L'Auror che sorvegliavo è morto. Ha avuto la sfortuna di incontrare i mercenari che aveva mandato di pattuglia e questi lo hanno ucciso." spiegò con una nota di soddisfazione.

Dapprima un lampo di luce attraversò quegli occhi terribili, mostrando una certa contentezza alla notizia, ma subito dopo il volto di Voldemort tornò serio e più spaventoso.

"Non posso negare di essere felice, ma non dobbiamo sottovalutare il fatto che adesso Silente potrà insospettirsi..."

"Mio Signore, se mi permette, mi sono presa la briga di controllare le mosse del nemico." aggiunse velocemente Draco, mostrandosi tranquillo.

"Dimmi pure." rispose interessato il Mago Oscuro, facendo un gesto della mano per farlo continuare.

"Silente e i suoi credono che si sia trattato di un incidente. L'omicidio è avvenuto a distanza dal posto, perciò hanno ipotizzato un semplice brutto quanto sfortunato incontro. A quanto pare hanno deciso di liquidare la faccenda e di abbandonare la missione. Credo di aver capito che manderanno periodicamente qualche pattuglia, ma niente di più... ormai sanno che l'incontro è quasi giunto al termine, quindi pensano di essere al sicuro..." spiegò con fare cattivo.

Voldemort arricciò le labbra in un sorriso spettrale. "Povero vecchio Silente... ho paura che stia perdendo colpi... non ha pensato nemmeno per un secondo che il nostro attacco avverrà proprio alla fine di tutto... proprio quando meno ci si aspetta un massacro... vai pure, mio giovane Mangiamorte, torna comunque sul posto e resta di guardia per ogni evenienza. Tra non molto saremo pronti per dare un grande scacco al vecchio e caro Albus!"

Il Signore Oscuro rideva ancora, quando Draco lasciò la sala buia. Con un lungo respiro, rilasciò il fiato riprendendo a provare le emozioni che aveva celato davanti a quel mostro.

*   *   *

Il locale semplice ma elegante che dava su un meraviglioso giardino di inverno, lasciò Zoe senza fiato.

Quel posto l'aveva attirata non appena ci aveva messo piede. Non era molto sfarzoso e le dava una sensazione di accoglienza che spesso i ristoranti molto sontuosi non donavano.

Harry le aveva tolto dalle spalle la giacchetta color ghiaccio che indossava e mostrò un leggero vestitino a bretellina bianco con delle stampe a fiori blu e viola. Semplice ma raffinato le donava un'aria molto femminile, rispetto al solito e si intonava perfettamente con i suoi occhi color del cielo.

Arrossì per la milionesima volta, quando incrociò lo sguardo del ragazzo e vi lesse dolcezza e quel sentimento che lui stesso le aveva confessato solo il giorno precedente.

Ancora non riusciva a crederci. Lui, il grande Harry Potter si era innamorato di lei timida, imbranata ragazzina senza speranze. Aveva fatto breccia nel suo cuore ed era riuscita a donargli un sorriso che lui stesso credeva che non avrebbe mai più mostrato.

Prese posto al tavolo per due che Harry aveva prenotato e lo osservò fare altrettanto. In sottofondo percepì l'orecchiabile musica suonata da una piccola orchestra nell'altra sala.

Sospirò abbassando lo sguardo, quando notò che il ragazzo la stava osservando in silenzio.

"Non sembri contenta... forse non ti piace il posto?" chiese con aria dispiaciuta il moro, posandole una mano sulla sua che aveva sul tavolo.

"Cosa?" chiese confusa, rialzando gli occhi. "S-sì, sì... cioè no, il posto mi piace da morire credimi... è solo che non mi sembra giusto... sai dopo quello che è successo a Ginny..."

"Ehi, ascoltami!" la richiamò lui allungando il collo perché potesse sentirla senza dover gridare. "Questa sera fa parte della nostra promessa e non permetterò che niente la possa disturbare. Voglio chiederti un favore, solo uno e poi farai quello che vuoi."

Zoe lo guardò adorante. "Lo sai che farei qualsiasi cosa per te..." arrossì poi rendendosi conto della frase che aveva appena avuto il coraggio di dire.

Harry sorrise dolcemente. "Bene. Allora promettimi che per questa sera penserai solo ed unicamente a me. Il resto non conta, verrà tutto domani. Ora trascorriamo questa serata assieme e dimentichiamoci di essere maghi e di essere Auror. Questo è un locale Babbano, qui non c'è Voldemort, non c'è Ginny, non ci sono Mangiamorte né niente di tutto questo. Ci siamo solo io e te. Ti basterà per questa sera?" concluse con aria implorante.

"Sì..." sorrise annuendo. "Sì... mi basta..."

Il ragazzo si rimise composto e prese in mano il menù che il cameriere nel frattempo aveva posato ad un lato del tavolo. "Allora, cosa vuoi ordinare?"

Zoe pensò che quella fu la cena più bella della sua vita. Non ricordò bene cosa in realtà avesse mangiato... a dirla tutta non ricordò nemmeno quanto avesse mangiato... l'unica cosa che aveva in mente era stata Harry.

Le storie sulla sua vita ad Hogwarts, di quante ne aveva combinate assieme a Ron, delle idee e dei progetti che aveva una volta che quella guerra sarebbe finita, di quando si era reso conto di amarla e di come era rimasto confuso quando aveva ricevuto quel bacio al mercatino. E un'infinità di altre cose che Zoe aveva ascoltato ininterrottamente, pendendo dalle sue labbra e pensando ad ogni momento che tutto quello che stava vivendo non era un sogno.

Ed Harry aveva finalmente compreso il motivo per cui tutte le volte che la ragazza combinava qualche disastro era perché c'era lui nelle vicinanze, di come si era sentita morire quando si era avvicinata così tanto a lui e di come aveva sempre pensato che lui la considerasse solo un'amica.

Alla fine della serata si erano rivelati, avevano raccontato tutto di sé, come se fosse la cosa più importante. Sapere tutto dell'altro, non avere segreti. Questa era la formula giusta... almeno dopo quello che era accaduto a Ginny.

Dopo cena passeggiarono per il parco. Avrebbero dovuto tornare alla base, ma nessuno dei due ne aveva molta voglia. Tornare significava rientrare nella quotidianità, nei problemi, nelle responsabilità. E per una volta avevano deciso di farne a meno. 

Poco distante dal ristorante, vi era una piccola macchia di verde in mezzo alla città e quella fu la loro meta. Camminarono a lungo, mano nella mano, parlando di se stessi, scoprendosi e conoscendosi. 

E Zoe si accorse che per ogni parola detta il suo imbarazzo veniva sempre meno. Davanti a lei vi era una persona speciale, che sentiva vicina e che avrebbe voluto al suo fianco... non c'era più un mito irraggiungibile. C'era un essere umano, un ragazzo che aveva sulle spalle il destino del mondo intero, ma che cercava di non darlo a vedere e di mostrarsi sempre disponibile con tutti.

"Promettimi una cosa..." fece con aria risoluta la ragazza, guardando dritta davanti a sé. Erano seduti su una panchina, immersi nel verde e nella tranquillità della sera.

Harry la guardò incuriosito. Restò sorpreso quando Zoe si voltò verso di lui e gli mostrò uno sguardo così deciso che non le aveva mai visto. Non vi era imbarazzo nei suoi occhi azzurri, non un tentennamento, non un'incrinatura nella voce. Le venne spontaneo accarezzarle lievemente la guancia pensando che alla luce della luna fosse veramente meravigliosa.

"Ti prego Harry, promettimi che quando avrai bisogno di aiuto, quando quel fardello sarà troppo pensante, verrai da me. Non tenerti tutto dentro... se ti sfogherai con me io sarò felicissima di aiutarti, non aspiro ad altro, credimi..." concluse, sentendo proprio in quell'istante il coraggio venir meno. 

Abbassò lo sguardo sulle gambe nude e si morse il labbro inferiore sperando che Harry avesse compreso cosa volesse dirgli.

Il ragazzo infatti, sentì un moto di affetto così intenso dentro al suo petto, che circondò con le braccia il suo corpo esile, nonostante i numerosi allenamenti e la strinse forte a sé, posando il mento sulla sua testa.

"Ti amo." le disse in un soffio, accarezzandole la chioma corvina.

Aveva sentito bene? Non si era sbagliata, aveva davvero pronunciato quelle due paroline così importanti? Zoe si staccò da lui e lo guardò stupita. 

E quando anche nei suoi occhi verdi, aveva scorto lo stesso sentimento, capì che non stava vivendo una delle sue fantasie. Quella era la vera realtà. Si elevò con il corpo e lo baciò più volte sulle labbra, puntellando le mani sulle sue spalle. "Anch'io... anch'io ti amo..." mormorò tra un bacio e l'altro, emozionata.

Harry sorrise contro le labbra della ragazza e portò le braccia intorno alla sua vita. Ben presto si baciarono con più passione, schiudendo le bocche e lasciando che le loro lingue e le loro anime si incatenassero saldamente per non doversi separare mai più.

*   *   *

"Signorina devo farle i miei complimenti! Sta svolgendo un lavoro coi fiocchi in questi giorni... credo sia giusto ringraziarla per quanto ha fatto."

"Si figuri, signore, è il mio lavoro..."

Ginny sorrise professionalmente all'ambasciatore inglese, e gli strinse la mano con fare deciso. Lo osservò ridere di gusto e mostrarle un'aria amichevole.

"Ha ragione, ma le assicuro che è importante anche l'impegno che ci mette ogni giorno... ho avuto altri sottosegretari prima di lei, signorina, e posso tranquillamente dirle che rispetto a lei erano degli scansafatiche!"

La ragazza continuò a sorridere, fingendo modestia, fino a quando una telefonata non interruppe l'uomo, che fu costretto a congedarla e ad interessarsi alla chiamata imprevista.

Ginny uscì dalla stanza che era stata adibita ad ufficio per l'ambasciatore, sospirando. Era tornata solo quella mattina in albergo e aveva appena fatto in tempo a cambiarsi che aveva avuto nuovamente da fare con una nuova riunione tra i delegati e poi con quell'incontro con il suo datore di lavoro.

Aveva finto gentilezza e disponibilità, mentre dentro di sé avrebbe voluto mandare tutti a quel paese per andare a dormire. Qualche ora di sonno le avrebbe permesso di riposare e anche di non pensare a quello che era accaduto...

Si diresse stancamente in camera, pensando finalmente di avere un po' di pace. Niente più riunioni, niente più richiami da ambasciatori che volevano prendere un the con lei e niente più interruzioni. Da quel momento in poi e fino al mattino seguente ci sarebbe stato solo sano e agognato riposo.

Aprì la porta della stanza e la richiuse dando le spalle all'interno. Le era appena passato per la mente che avrebbe potuto fare un bel bagno caldo per rilassarsi, quando una voce piuttosto familiare la distolse dai suoi pensieri facendola irrigidire.

"Divertita col tuo capo?"

Si voltò seccata e celando ormai da quasi ventiquattro ore tutta l'angoscia che la attanagliava, per notare la figura di Draco Malfoy tranquillamente impegnata ad osservare alcuni tomi che Ginny aveva lasciato di fuori per alcune consultazioni.

"Che cosa ci fai qui? Esci immediatamente!" esclamò risentita, raggiungendolo con pochi e veloci passi e togliendogli dalle mani un libro dalla copertina rosso scuro.

Draco ghignò. In quel momento aveva l'aspetto di Magnus Degat, e ciò faceva stizzire Ginny ancora di più. Ogni istante in cui lo guardava, si rendeva conto di quanto fosse stata stupida e di come fosse stata presa in giro.

"Sono solo venuto per avvisarti che ho parlato con il Signore Oscuro... devi riferirlo ai tuoi... superiori." spiegò, dando una nota di disgusto all'ultima parola.

Ginny abbassò lo sguardo sulla scrivania per mettere in ordine i libri. Le dava fastidio ora, che lui avesse toccato le sue cose. Tutto le deva fastidio di lui. Di quel bastardo che l'aveva presa in giro!

"Beh, ora che me lo hai detto puoi anche tornartene dove sei venuto... esci di qui, per favore." ribatté nervosa, senza guardarlo in faccia. Le faceva troppo male incontrare quegli occhi azzurri che fino a poco tempo fa credeva di amare... e che certamente amava ancora...

L'uomo corrugò la fronte. "E perché ti scaldi tanto, fino ieri mi sembrava ti piacesse che io stessi qui." ribatté con una nota di malizia nella voce.

Quello che si sentì dopo, fu solo il rumore dello schiaffo che Ginny tirò contro la sua guancia chiara. Poi un silenzio così carico di tensione da far paura. La ragazza solo allora trovò il coraggio di alzare gli occhi e di guardarlo con odio. Non gli avrebbe permesso di offenderla, dopo quello che le aveva fatto.

Draco non rispose, ma la osservò per alcuni istanti, le labbra ridotte ad una linea e gli occhi terribilmente glaciali, per quanto la sfumatura di colore che adesso avevano assunto, lo permettesse.

Poi, senza dire una parola né degnarla più di attenzione, si voltò e uscì dalla stanza sbattendo la porta con violenza.

La rossa sospirò sedendosi a peso morto sul letto e si strinse nelle braccia. Ignorò le lacrime che avevano preso a scendere copiose sul suo viso, mentre fissava senza in realtà vederlo, il pavimento in parquet, e ripensava a cosa era accaduto nelle ultime ore...

*   *   *

Aveva riconosciuto in Magnus la stessa persona che l'aveva perseguitata per tutto quel tempo. Aveva riconosciuto nella persona di cui si era innamorata, la stessa che non aveva mai smesso di amare.

Aveva riconosciuto in Magnus Degat, Draco Malfoy.

Lo aveva osservato terrorizzata, mettere fuori gioco i Mangiamorte che l'avevano attaccata, con non poca difficoltà vista la differenza numerica, e quando per la testa ancora intontita le era balenata l'idea che anche lui certamente l'avrebbe fatta fuori, aveva fatto la prima cosa sensata di quel giorno.

Sfregare il braccialetto che le aveva dato Harry.

L'aiuto dei suoi amici non era arrivato subito. In un primo momento aveva assistito alla disfatta dei Mangiamorte ad opera di Malfoy e solo quando l'ultimo incappucciato era finito per terra privo di sensi e lei aveva ripreso a pensare correttamente, il mantello grigio scuro di Harry le era passato di fianco e Draco si era ritrovato con la faccia al muro e la bacchetta di Potter puntata alla nuca.

"Non lo uccidere!" aveva urlato però la rossa, alzandosi in piedi e avanzando di un passo. Voleva capire il perché, voleva sapere come mai Malfoy si fosse comportato in quel modo con lei. E non poteva permettere che morisse davanti ai suoi occhi... perché forse si sbagliava, ma aveva tutta l'idea che tutto sommato Draco le avesse salvato la vita ancora una volta.

Harry l'aveva guardata sorpreso, in un primo momento, ma poi aveva dato fiducia all'amica e aiutato dagli altri Auror, che si erano aggiunti poco dopo, aveva portato Malfoy alla base. Anche lei gli aveva seguiti, Smaterializzandosi.

Era stata portata immediatamente in Infermeria, per via della botta in testa, mentre Draco era stato rinchiuso in una speciale stanza, in cui avvenivano gli interrogatori dei catturati.

Aveva litigato con la dottoressa, cercando di liberarsi il prima possibile di quel fastidio, spiegando che non aveva niente e che si era già ripresa e quando era riuscita finalmente a raggiungere la porta della stanza, l'aveva trovata sprangata.

Draco era dentro da solo, mentre tutti gli altri erano in riunione straordinaria per via della cattura di un pesce così importante.

Voleva entrata nel bunker, ma le avevano detto di attendere l'arrivo della guardia specializzata, così aveva iniziato a camminare su e giù, davanti alla porta, con fare nervoso.

Doveva vederlo... voleva sentire da lui una spiegazione plausibile per il suo comportamento. E non solo quello in veste di Magnus... c'era ben altro di cui discutere... anche quello che le aveva detto e le aveva fatto durante i loro brevi incontri dovevano avere un perché...

Aveva cercato di scacciare però, più volte un'idea cattiva che le aveva occupato la mente da che aveva avuto modo di raccogliere i pensieri. E se Malfoy si fosse semplicemente presa gioco di lei?

Se in realtà tutto quello che aveva fatto era stato solo un suo personale divertimento, tanto per passare quelle noiose tre settimane?

Era doloroso da pensare, eppure conoscendo Malfoy non poteva essere altrimenti. L'aveva usata, aveva giocato con lei per tutto quel tempo facendole credere che un Babbano si innamorasse di lei. Era stato solo un semplice gioco.

Fu quando sentì la voce di Ron, che la richiamò preoccupato, avvicinandosi a lei, che si scosse da quei tristi pensieri.

Immaginava che avrebbe iniziato ad urlare, che le avrebbe detto che lo sapeva che sarebbe finita male, l'avrebbe fatta sentire ancora di più uno schifo di quanto già non si sentisse... e invece riuscì a stupirla.

"Ginny... ma che..." iniziò il ragazzo, ma quando aveva visto gli occhi confusi e angosciati di Ginny, non aveva detto più nulla. L'aveva abbracciata e aveva lasciato che si sfogasse con un pianto liberatore. Le aveva accarezzato la chioma fulva, sussurrandole parole di conforto.

"Non è colpa tua, Gin... calmati adesso... vedrai che tutto si risolverà..."

Non era mai stata così grata a suo fratello come quella volta. Mai aveva sentito un moto di affetto così grande per quel parente con cui tante volte aveva intrapreso accese discussioni sulla sua vita. Le aveva fatto una promessa tempo prima e l'aveva mantenuta. E fu lui l'unica persona che riuscì a calmarla e a darle la forza di affrontare la realtà dietro quella stanza.

Le aveva aperto la serratura, facendole segno di star zitta. "Vai tu avanti, finché non arrivano gli altri... parlaci tu da sola." le aveva detto con fare affettuoso, spingendola dentro.

Lei gli aveva sorriso ed era entrata prendendo un grosso respiro.

La luce era fioca, per l'assenza di finestre, ritenute possibili vie di fuga. Era completamente vuota tranne che per una panca di legno scuro e un tavolo quadrato, disposti al centro, sotto la luce di una delle poche lampade che pendevano dal soffitto.

Sopra la panca vi era seduto Malfoy. Aveva le braccia legate dietro la schiena e le caviglie incatenate. Eppure, nonostante quello stato, il suo sguardo era fiero, puntato verso il muro su cui strisce di umido si stendevano casualmente a formare uno strano disegno astratto.

Si era avvicinata di qualche passo, fermandosi di colpo quando aveva udito la sua voce. "Non hanno ancora deciso cosa farne di me?" aveva chiesto con voce atona, senza smettere di fissare il muro.

Ginny aveva sospirato e si era avvicinata ancora un po'. "Non lo so... non credo..."

"E allora perché sei qui?" aveva ribattuto lui, guardandola finalmente in faccia e mostrandole un'aria maligna.

La ragazza non aveva saputo cosa rispondere.

"Puoi anche andartene... Ginevra... devi portare a termine la tua missione, se non mi sbaglio..."

"E' inutile che fai del sarcasmo, Malfoy. Ginevra è il mio vero nome." aveva risposto la maga con stizza. Ora cominciava proprio a stufarsi, possibile che non potesse fare una normale conversazione con lui?

Draco aveva sbuffato divertito. "Ma andiamo... un nome così su una come te... non è possibile!"

Aveva stretto i pugni e l'aveva guardato con rabbia. "Se è per questo anche un uomo come te, con una come non era possibile! Ti sei divertito con me Malfoy, eh? Avanti, dimmelo! Hai trovato di tuo gusto prendermi in giro per tutto questo tempo?!"

Aveva urlato con tutta la foga che aveva in corpo. Gli aveva sputato in faccia tutto il rancore che in quel momento provava per lui. 

Lo aveva visto osservarla per un attimo con curiosità, prima di distogliere lo sguardo e di scuotere la testa. "Vai via, Weasley..." aveva detto con voce seria.

Un attimo dopo la porta si era aperta ed erano entrati i più alti gradi della base. C'era il professor Silente, probabilmente arrivato fin lì dopo aver saputo la notizia, poi il Comandante Gladstone, il professor Lupin, Harry e infine Hermione e Ron. Gli ultimi tre la guardarono dispiaciuti, mentre le passarono di fianco.

Aveva sentito Harry sussurrarle nell'orecchio di restare, poi si era appartata in un angolo buio della stanza e aveva assistito all'interrogatorio.

Harry si era seduto sul tavolo davanti al prigioniero, attirando così la sua attenzione.

"Da quanto tempo, Potter." aveva scherzato Draco, mostrando il suo solito ghigno.

"Lascia perdere i convenevoli Malfoy, quello che vogliamo da te è ben altro."

Il biondo aveva sbuffato come a voler dire che non avrebbero ricavato un ragno dal buco. Ma non sapeva cosa in realtà avessero in serbo per lui.

"Ascoltami bene, abbiamo molto discusso e benché avrei una voglia matta di farti fuori, abbiamo deciso di chiederti di collaborare con l'Ordine." aveva spiegato il moro ignorando quell'ultima espressione.

Draco si era mostrato veramente divertito. "Collaborare? Ma andiamo, hai forse dimenticato cosa sono?" aveva fatto notare con fare sarcastico.

"E' proprio per questo Malfoy." si era intromesso poi con un tono tranquillo Lupin.

Harry, che aveva lanciato uno sguardo all'uomo mentre parlava, aveva rivolto nuovamente gli occhi color speranza verso il Mangiamorte.

"Cerca di far funzionare il cervello, Malfoy. Ormai sei in trappola, per quello che ci riguarda potresti finire immediatamente ad Azkaban e subire il Bacio del Dissennatore. Ma ti offriamo la possibilità di una riduzione della pena o forse anche della piena libertà se lavori per noi. Cosa ne pensi?" aveva poi iniziato a scrutare la sua reazione.

Draco aveva abbassato lo sguardo pensieroso senza rispondere. Ed Harry lo avrebbe certamente ripreso se la voce di Silente non lo avesse interrotto.

"Devi scegliere tra la vita e la morte, ragazzo, e non è semplice. Ti diamo un po' di tempo per pensarci in solitudine. Andiamo signori." aveva sentenziato, facendo segno di seguirlo oltre l'uscita.

I presenti, soprattutto Harry, Ron ed Hermione, l'avevano guardato stupiti, ma poi avevano eseguito comunque i suoi ordini, uscendo dalla sala.

Ginny era stata l'ultima a sparire dietro la porta. Si era fermata un'ultima volta per dargli uno sguardo prima di lasciarlo solo. Era stupidamente preoccupata, doveva odiarlo, provare rabbia per lui... eppure sentiva nel cuore una strana angoscia una terribile ansia per quello che avrebbe scelto. Era stupido e infantile da pensare, ma avrebbe preferito che collaborasse con loro.

Quei minuti di attesa erano stati snervanti. Aveva aspettato dietro la porta senza fermarsi un attimo, camminando un po', andando a prendersi un caffè, spostandosi da un piede all'altro con fare nervoso. Non aveva parlato con nessuno, né aveva rivolto lo sguardo altrove se non verso il pavimento.

Anche gli altri avevano deciso di lasciare da parte le domande a più tardi, per permetterle di riprendersi dallo choc.

Mezz'ora dopo la porta era stata nuovamente aperta. Draco aveva fatto appena un cenno di averli visti, quando erano entrati tutti quanti in silenzio.

Ron era rimasto indietro con Ginny, posandole una calda e rassicurante mano sulla spalla. "Sta tranquilla..." le aveva mormorato con fare gentile, dandole coraggio.

Ginny gli aveva risposto con un sorriso e poi aveva rivolto nuovamente l'attenzione verso il Mangiamorte.

"Allora, Malfoy... cosa hai deciso?" aveva chiesto Harry, facendosi avanti e guardandolo impaziente.

Draco aveva sospirato seccato. "Accetto."

Il moro era parso più sollevato e non era stato il solo. "Bene..." si era seduto sul tavolo come prima e poi aveva fatto cenno ad Hermione di avvicinarsi.

La ragazza si era fatta avanti con una cartelletta in mano e aveva iniziato a parlare con tono serio. "Allora, Malfoy, iniziamo da principio. Qual era il tuo incarico?"

Il biondo aveva alzato lo sguardo e aveva osservato maligno la riccia. "Non dirmi che non l'hai ancora capito Granger!" aveva constato.

"Rispondi alla sua domanda senza fare storie, Malfoy. E' la procedura." si era intromesso Harry duramente.

Draco aveva sbuffato decisamente molto più infastidito, prima di parlare con voce annoiata. "Sono stato incaricato di sorvegliare quell'incontro, niente più."

"E poi? Hai spiato anche il Tenente Weasley, da quello che ne sappiamo." aveva aggiunto con fare indagatore la ragazza.

"Sì, ma quello è venuto dopo. Quando l'ho riconosciuta ho riferito al Signore Oscuro di aver visto un Auror e lui mi ha ordinato di controllarlo."

Hermione aveva appena aperto la bocca per la prossima domanda, quando Ron si era avvicinato con fare sorpreso, interrompendo l'interrogatorio.

"Aspetta un secondo... vorresti dire che Voldemort non conosce l'identità dell'Auror?"

Draco l'aveva occhieggiato come si guarda una sgradevole interruzione e poi aveva rivolto lo sguardo altrove. "No... non gliel'ho mai detto né a lui interessava, evidentemente."

"Questo potrebbe essere un buon vantaggio..." aveva borbottato piano il Comandante Gladstone, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltare.

Il Mangiamorte l'aveva guardato interessato. "Per cosa." aveva chiesto secco.

"Rispondi alle nostre domande per ora. Poi parleremo noi." aveva ribattuto Harry senza lasciargli tregua. "Avanti, Hermione, continua..."

Ron era tornato vicino a Ginny ed era rimasto in silenzio. La ragazza lo aveva guardato stupita, nonostante l'umore in cui si trovava.

"Credevo gli avresti spaccato la faccia..." gli aveva confessato, abbassando lo sguardo, quasi colpevole del pensiero che aveva fatto. Dopotutto quella sarebbe dovuta essere una reazione da Ron... ma evidentemente così non era. 

Il fratello non aveva smesso di fissare Hermione che parlava, ma aveva mostrato un'aria imbarazzata, tanto che era arrossito leggermente nella zona orecchie. "Pensavo che non ti avrebbe fatto piacere comunque..." 

La rossa sorrise di gratitudine verso il ragazzo. Era cresciuto ormai... era finalmente diventato un vero fratello maggiore e aveva smesso di essere troppo ossessivo verso di lei. Aveva capito.

"... ma appena trovo l'occasione giusta gliela faccio pagare..." aveva aggiunto un attimo dopo, con il risultato che Ginny aveva sbuffato sconfitta, scuotendo la testa.

No, si era sbagliata... Ron era sempre il solito vecchio Ron. Solo un po' più maturo.

Nel frattempo le domande si erano susseguite senza sosta.

"Allora Malfoy... quali erano i piani di Voldemort sul meeting?"

"Che domande! Quello che lui cerca sempre, un bel massacro e mettere voi in ginocchio."

Hermione aveva ignorato il tono di voce e aveva continuato imperterrita. "E quando si sarebbe dovuto svolgere l'attacco?"

Draco aveva esitato un po' prima di rispondere.

"Ormai hai tradito il tuo Signore, Malfoy... è troppo tardi per tornare indietro." si era intromesso Harry con scherno, incrociando le braccia.

"L'ultimo giorno... la sera in cui avverrà il ricevimento, quando tutto si crederà finito e il pericolo cessato." aveva risposto come pronunciando una condanna a morte.

Silente e Gladstone si erano guardati con aria preoccupata, ma erano rimasti in silenzio.

Hermione aveva ripreso. "E che mi dici di Ginny? Per lei quali erano i piani?"

Malfoy si era stretto nelle spalle. "Niente di che. Doveva credere che tutto filasse liscio come l'olio per non insospettire l'Ordine e poi ovviamente si sarebbe trovata da sola ad affrontare l'attacco."

"Già... niente di che..." aveva mormorato a denti stretti Ron, celando con molto sforzo tutta la sua rabbia. Ginny gli aveva posato una mano sul braccio. Ok, adesso era sicura che la facciata del fratello diligente non sarebbe durata a lungo e che presto sarebbe esploso.

Ma il contatto con lei, era sembrato calmarlo leggermente. L'aveva guardata sorpreso, scuotendo la testa e prendendo un grosso respiro, quando le aveva letto in faccia quell'aria preoccupata.

"Sì... sono calmo... tranquilla..."

"Un'ultima domanda..." aveva ripreso Hermione. "Cosa ci facevano quei Mangiamorte vicino al Grand Hotel?"

"Li aveva mandati il Signore Oscuro per controllare la zona, ma sono solo mercenari. Il loro compito era solo di controllo, a lui non servivano."

"Già, peccato che hanno quasi ammazzato Ginny, certamente sotto tuo ordine." aveva ribattuto Harry con rabbia.

"Ehi, io non c'entro niente con quegli idioti. Se il loro cervello non permette loro di capire che controllare non vuol dire anche uccidere e attirare l'attenzione, io non posso farci niente!" aveva risposto Draco, agitato. "Non immischiatemi con certa gentaglia!"

"E allora che ci facevi assieme a loro mentre Ginny era ferita?" aveva domandato ancora Harry, guardandolo con aria di sfida.

Malfoy non aveva risposto. Aveva abbassato il capo e si era chiuso nel suo mutismo.

"Allora? Che hai da dire?" aveva incalzato il moro.

"Basta così Harry." lo aveva però interrotto Silente. "Per il momento può bastare, adesso andiamo a discutere di questa faccenda e decidiamo cosa fare." si era pronunciato con tono perentorio, tanto che ogni tentativo del Capitano Potter era sfumato con le sue parole.

"D-d'accordo..." aveva risposto rilasciando le braccia lungo i fianchi e seguendo lui e il resto del gruppo fuori dalla stanza.

"Ginny, vieni con noi, devi spiegarci alcune cose." aveva poi aggiunto l'anziano mago, guardandola con aria amichevole.

La ragazza li aveva seguiti nella sala delle riunioni, ma quando tutti avevano preso posto intorno al tavolo ovale che occupava quasi tutta la stanza, si era fermata in piedi e aveva guardato con aria nervosa il suo Generale.

"Mi ascolti professor Silente..." aveva iniziato, facendosi coraggio. "In parte è colpa mia per quello che è successo. Mi sarei dovuta accorgere prima di chi in realtà fosse. Mi ha preso in giro e abbiamo rischiato una strage se non fosse accaduto l'incidente di oggi... se adesso vuole togliermi la missione e anche il grado di Tenente non mi lamenterò, perché so che è la cosa giusta."

L'uomo l'aveva ascoltata in silenzio osservandola con aria seria, ma anche molto stanca. Quella guerra stava logorando pian piano tutti quanti, e chissà per quanto tempo avrebbero retto ancora.

Dopo alcuni istanti si era tolto gli occhiali a mezzaluna e li aveva puliti con fare pensieroso con l'orlo della tunica blu scuro che indossava. Nel frattempo tutti avevano iniziato a guardarlo con ansia attendendo una sua risposta, tranne il Comandante Gladstone, che aveva continuato a controllare alcuni fogli da una cartellina, che riguardava il Mangiamorte catturato.

"Non ti toglierò la missione, sta tranquilla." aveva detto, rimettendosi gli occhiali e intrecciando le dita davanti alla bocca. "Purtroppo è capitato ai maghi più esperti di venir gabbati... è accaduto anche a me in passato e so che le tue intenzioni erano buone, perciò non sarai nemmeno retrocessa di grado... oh beh, magari appena tornerai alla base farai per un po' turni doppi di ronda, ma penso che questo possa bastare."

Aveva fatto una pausa, nel quale le aveva permesso di riprendere fiato. "Ora, voglio che tu porti a termine la missione... con Malfoy."

"Cosa?!" aveva esclamato sconvolta.

"E' così, Tenente." finalmente il Comandante aveva preso la parola. L'aveva guardata con un'aria che non ammetteva di certo repliche. "Vogliamo che tu e quel Mangiamorte torniate alle vostre occupazioni come se niente fosse."

Ginny non riusciva a capire. Cosa voleva dire, far finta di nulla e riprendere da dove tutto si era interrotto? Sarebbe stata solo una farsa!

"Ascolta Ginny..." Lupin, avendola vista così confusa, aveva deciso di prendere lui stesso la parola, cercando di spiegarle cosa avessero in mente. "Vogliamo far credere a Voldemort che tutto stia andando a suo favore. Noi abbiamo appena scoperto che lui attaccherà quel posto e allora gli permetteremo di attaccare. Solo che quando accadrà troverà noi a fermarlo. Per questo motivo dobbiamo far finta di nulla."

"Nel frattempo Malfoy tornerà dal suo Signore per dirgli che l'Auror è stato ucciso dai suoi mercenari e che noi abbiamo abbandonato la missione, così sarà più facile sorprenderlo il giorno dell'attacco. Abbiamo già obliviato e rispedito a casa quelli che dovrebbero essere i tuoi assassini, così da rendere tutto più veritiero." si era poi aggiunto Harry.

Silente l'aveva guardata intensamente negli occhi azzurri. "E' tutto, Ginny. Allora, te la senti di andare avanti?" le aveva chiesto.

La rossa non ci aveva pensato più di un secondo. Ormai arrivata fin lì non poteva fare altro che andare avanti. Anche se ciò avrebbe comportato dover affrontare da sola la realtà di quanto era accaduto con quello che credeva Magnus Degat.

La sua voce era risuonata chiara e limpida nel silenzio carico di attesa. "Accetto."

*   *   *

E così si era ritrovata di nuovo in quell'albergo, come se in quelle ultime ventiquattro ore non fosse accaduto nulla, come se la vita fosse andata avanti senza imprevisti.

Si asciugò le lacrime con le mani, tirando su col naso. Solo adesso piangeva. Non lo aveva più fatto da quando si era sfogata con suo fratello.

Si alzò in piedi e prese un bel respiro per calmarsi. Non poteva iniziare così, c'erano ancora più di cinque giorni prima della fine di quella missione, non poteva certo permettersi di frignare come una bambina!

Si passò una mano tra i capelli fulvi per ricomporli e si avvicinò alla scrivania dove aveva posato distrattamente i libri che Malfoy aveva preso in mano. Li sistemò in una pila ordinata, lisciando con le dita le copertine ruvide. La sua mente volò ancora a lui. Si chiese perché diavolo non le avesse risposto male come al solito quando l'aveva schiaffeggiato, invece di andarsene in silenzio. Sarebbe stato più semplice odiarlo se lui magari l'avesse anche picchiata e invece no. Doveva ancora farsi amare lui!

Sbuffò seccata, quando improvvisamente la sua bacchetta vibrò contro la manica della camicia, dove era riposta.

"E adesso chi cavolo..." non finì la frase perché la voce di Hermione riempì l'aria rimbombando tra le pareti.

"Ginny, mi senti?"

"Sì, Hermione, parla..." mormorò lei, sedendosi sul letto e sospirando. Proprio adesso dovevano venire a rompere?

"Ascoltami, tra un secondo ti arriveranno via Passaporta delle indicazioni che devi dare a Malfoy. Sono dei dettagli che abbiamo deciso di dargli solo adesso... sai che non ci fidiamo di lui..." aveva aggiunto con voce severa.

"Non lo dire a me..." ribatté lei imitando una voce ironica.

Il tono della ragazza si fece più preoccupato. "Ehi, stai bene?"

"Sì sì, tranquilla!" esclamò lei immediatamente, rialzandosi in piedi. "Lo sai che sono forte, no? E poi se non me la sentissi non avrei mai accettato di portare a termine la missione, forza!"

"Mh... se lo dici tu..." fu la risposta poco convinta.

"Piuttosto, vedi di tranquillizzare mio fratello... anzi fallo sfogare un po', credo abbia trattenuto fin troppo la rabbia oggi!" scherzò glissando il discorso.

Hermione ridacchiò divertita. "Sì, d'accordo, vedrò che posso fare. Ci sentiamo presto e fa attenzione!"

La comunicazione si spense, lasciando Ginny nuovamente nel silenzio e nella solitudine. Sospirò, guardando la scrivania, che si riempì di alcune cartelle contenenti dei fogli.

Si avvicinò al tavolo, prendendole in mano e osservandole indecisa. "Devo portargliele..."

Un attimo dopo si trovava davanti alla sua porta, indecisa se bussare o meno. Fu con stizza che batté la porta, dandosi della stupida per i suoi tentennamenti.

Draco le aprì poco dopo, fermandosi sulla soglia e guardandola seccato. "Che vuoi Weasley?" le chiese bruscamente, posando un braccio allo stipite. Aveva il suo aspetto normale. La capigliatura biondo platino scompigliata per via sicuramente della doccia che aveva appena fatto, visto che mandava un inebriante e acre odore di chissà quale pregiato sapone.

Era vestito di un semplice jeans di colore nero e di una maglietta aderente dello stesso colore.

Ginny inghiottì cercando coraggio. Mise in avanti le cartellette senza alzare troppo lo sguardo. "Queste sono per te... le manda la base."

Il ragazzo le prese contro voglia e le lanciò sgarbatamente sul letto alle sue spalle, allontanandosi leggermente dalla porta. Quando si rivoltò verso l'entrata, Ginny era ancora lì dov'era.

"Che ci fai lì impalata, vattene via." le disse duramente, dandole le spalle e prendendo ad ignorarla. Sembrava più che furioso in quel momento.

La rossa chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. "Senti, Malfoy, ti chiedo scusa, va bene? Non avrei dovuto trattarti in quel modo!" esclamò tutto d'un fiato, stringendo i pugni lungo i fianchi e avanzando di qualche passo, così da entrare nella stanza.

Draco la guardò con aria maligna, sbuffando ironico. "Adesso mi chiedi scusa? Ma per favore, Weasley, vattene." 

Ginny iniziò ad alterarsi. "Senti, ma cosa ti aspetti da me, eh? Mi prendi in giro per settimane, spacciandoti per un altro! Fai il cretino con me confondendomi le idee e poi pretendi che io sia contenta?!" gli urlò contro spazientita.

Adesso stava esagerando, non poteva certo fare la vittima, dopo tutto quello che le aveva fatto.

Il biondo la guardò continuando a mostrarsi seccato. "Magari se ti fossi fermata a pensare un secondo, invece di esplodere come quel cretino di tuo fratello..." non concluse la frase, la osservò per un secondo e poi le voltò le spalle come se avesse finito di discutere.

Ginny lo fissò confusa, allargando gli occhi. "Certo che mi sono fermata a pensare, razza di deficiente!"

"Modera i termini, Weasley, la mia pazienza ha un limite e tu lo hai già oltrepassato." la minacciò serio, dandole un altro sguardo nervoso.

Ginny non lo ascoltò. "Ho pensato che mi hai usata e che ti sei preso gioco di me. Che mi hai fatto credere di amarmi e mi hai portato a letto per il tuo divertimento per tutto questo tempo! Ho pensato che fai sempre tutto per il tuo tornaconto, anche la decisione di tradire Voldemort l'hai fatta per te stesso, solo ed unicamente per te stesso!!!"

Malfoy sembrò aver perso completamente la pazienza, perché le afferrò un polso con rabbia e la spinse indietro, verso l'uscita.

"E chi ti dice che io l'abbia fatto per me stesso, eh?" le disse infuriato, la voce alterata e lo sguardo così diverso dalla solita compostezza di sempre.

Ginny lo fissò stravolta, senza riuscire a parlare. 

"Sei tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti capire!"

L'attimo seguente la porta le era stata sbattuta non molto educatamente in faccia. Ginny era rimasta a fissarla a lungo, prima di tornare nella sua stanza.

Continua…

«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»»«««»»» 

Finalmente ci sono riuscita! E' stata una faticaccia, ma quando mi metto in testa di scriverlo alla fine ci riesco! Spero che vi piaccia, il titolo è cambiato, sarà il prossimo ad avere quello che vi avevo promesso. Per questa volta mi sono soffermata a spiegare un po' di cosette e nel prossimo avrete qualche altra verità svelata, eh eh eh...

Ed Harry e Zoe? Finalmente un po' di romanticismo! Ma quanto son carini e pucciosi! ^___^

Vi chiedo scusa se per questa volta non vi ringrazio ad uno ad uno, ma purtroppo, come vedete è tardissimo e rischierei di non mandarlo più se vi rispondo. Spero non ve la siate presa a male!^^''

Cmq ringrazio ugualmente Enika, Marcycas - The Lady of Darkness, Oryenh, Florinda, Tink, MaryAngel, Aira, Stellina, Marta, Opalix, Serena, Alexandra, Funny e Malesia.

Un grazie a tutte quante di cuore e sono contenta di avervi fatto impazzire con Magnus! Eh eh eh...

E ringrazio anche Luna Malfoy che mi consiglia sempre su suo marito!?^.-

Oh, se vi interessa ho scritto una song-fic dedicata a Draco. Il titolo è 'Calma e sangue freddo'. Lo so che la canzone sembra scema, ma leggetela ugualmente, vedrete che il Draco che mostro sarà un tantinello diverso da quello di questa storia!

Un bacio a tutti!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo: "Donna o Auror?"

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Capitolo 11
*** Donna o Auror? ***


11

*Piccolo avviso! Non ho letto il Sesto libro, Harry Potter e il Principe Mezzosangue! Perciò in questa fic non ci sarà nessuno spoiler (anche perché non li conosco, nè li voglio conoscere ^^’’’) Mi raccomando perciò, non ditemi nienteeeee!*

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 11

Donna o Auror?

Da quanto tempo non entrava in quella rilassante saletta della base?

Non lo ricordava nemmeno più. O meglio erano passate quasi tre settimane, ma a lei era parsa una vita. Ginny si rilassò su uno dei divanetti che costeggiavano la stanza e cacciò un sospiro che ruppe quel solitario silenzio.

Chiuse gli occhi, posando il capo sui cuscini e liberando così la mente da qualche preoccupazione.

Era così stanca, ormai non faceva altro che porsi problemi e domande da quando aveva iniziato quella missione. Quando aveva iniziato era così entusiasta e piena di vita e adesso sperava che finisse presto.

In sole tre settimane erano accadute così tante cose che nemmeno lei riusciva a capire come avessero fatto a starci dentro tutte.

Persino i suoi amici, che avrebbero dovuto restare fuori da quella faccenda avevano subito un cambiamento inaspettato. E c’erano stati i suoi sentimenti.

Si era innamorata, anzi si era ri-innamorata. E ancora di lui.

Per anni si era sempre data della stupida per aver potuto pensare di associare l’amore a quello che aveva provato per Malfoy quella volta alla Stamberga, ma forse ripensandosi adesso aveva compreso che i suoi sentimenti erano stati frutto di una lunga serie di pare mentali da sedicenne e di auto-convincimenti.

Aveva creato un mito, un amore ideale che l’aveva aiutata a spiegare in primis il motivo di quella folgorante passione per quello che credeva un suo nemico e che poi era diventato parte di sé, forse una sorta di incoraggiamento a non perdere mai la speranza. Perché quella guerra per cui combatteva non era inutile, perché avrebbe potuto riportare la pace ma anche la libertà a chi ne era stato coinvolto suo malgrado.

Tutto questo finché non lo aveva incontrato di nuovo. Era stato a quel punto che quell’amore finto si era tramutato in un sentimento reale e così forte da confonderla.

Draco e Magnus erano sempre stati la stessa persona e il motivo per cui lei si era innamorata di Degat era stato solo perché dietro di lui si celava la vera personalità di Malfoy.

Adesso sorrideva se pensava alle battute maliziose, al modo con cui la riprendeva e la derideva, alle maniere possessive con cui si prendeva quei baci e quella intimità.

Ginny non si era innamorata di Magnus Degat. Si era infatuata follemente di Draco Malfoy. E questa volta per davvero.

Risolto questo, bisognava affrontare l’altro problema, forse quello più grande, al momento.

Draco Malfoy cosa provava per lei?

Era impossibile che lui l’avesse amata quella notte ad Hogsmeade e avesse continuato a farlo per tutti quegli anni. No, su questo non ci pioveva.

Ma quando l’aveva avvicinata la prima sera in hotel e quando aveva preso a frequentarla e a corteggiarla fino a fare l’amore con lei, a quel punto aveva sempre sentito indifferenza? O magari divertimento nel prenderla in giro a quel modo, ingannandola?

Queste erano state le cose che aveva pensato immediatamente, in preda alla rabbia. Ma poi Malfoy le aveva urlato in faccia quelle parole inaspettate

“Sei tu la stupida Weasley! Non ti rendi conto nemmeno di cosa si cerca di farti capire!”

Di farle capire cosa?

Ora, lei non era una stupida, anche se negli ultimi tempi aveva avuto serie occasioni per pensarlo. Quello che lui le aveva detto era che…

…voleva farle comprendere che la sua scelta non aveva a che fare solo con se stesso?

Probabile… e allora con chi aveva a che fare… con suo padre? Figurarsi… Con Voldemort? Ah, che battuta… con…

Lei?

E se aveva a che fare con lei, allora significava che…

“Ginny!”

La rossa aprì gli occhi di scatto e sollevò il capo, scorgendo il volto luminoso di Zoe venirle incontro. Sospirò mentalmente e le sorrise, lasciandosi abbracciare quando la raggiunse.

“Mi sei mancata…” continuò allegramente la moretta. “Come mai, qui?”

La ragazza scrollò le spalle. “Niente di che. Il Comandante Gladstone doveva informarci sulle ultime decisioni prese in consiglio.”

“Informarci?” chiese non troppo sorpresa l’altra.

Il volto di Ginny si adombrò per alcuni istanti. “Sì, io e… Malfoy.”

Zoe sospirò lasciandosi andare sui cuscini, poi incrociò le braccia e fissò con attenzione l’amica. “Ne sei innamorata persa.”

Non era una domanda, ma una semplice constatazione della realtà. Iniziò seriamente a preoccuparsi, se era così evidente che amasse quell’uomo.

“Sì, ma ormai non ha più importanza.” rispose con durezza. “Si è preso gioco di me, per non parlare del fatto che è un mio nemico! Sono un’Auror e come tale non posso permettermi certe debolezze!”

“Ma sei anche una donna e con dei sentimenti.” sentenziò Zoe. Aveva sul volto un’aria decisa come poche. Quando Ginny la notò, si rese conto che non avrebbe potuto fare niente per farle cambiare idea.

“Ma Zoe, è un Mangiamorte! E poi non mi rivolge più la parola, da quando abbiamo litigato. E’ chiaro che ora che il gioco è finito, non gliene importa più niente di me.” tentò comunque.

Lo sguardo dell’amica si fece più attento. “Se avete litigato, ci sarà stato un motivo.” iniziò pensosa. “Insomma, uno come lui ti avrebbe tranquillamente ignorato o peggio ancora umiliato con qualche cattiveria… non avrebbe litigato con te.”

Quelle parole entrarono così a fondo nel cervello di Ginny, da lasciarla perplessa per alcuni istanti. Il ragionamento della ragazza sembrava non avere pecche. O forse era solo la sua mente a costringerla a crederci. Eppure… che Zoe avesse ragione?

Stanca di quella situazione, decise di cambiare argomento. “Però, sei diventata un’esperta, ormai, in problemi di cuore.” buttò sul ridere.

Sorrise infatti, quando vide la moretta arrossire di botto e cambiare totalmente atteggiamento. Le scompigliò i capelli, constatando quanto la sola presenza di quella ragazza, riuscisse ad alleggerire il suo animo in subbuglio.

“Sono contenta per te e per Harry. Sapevo che prima o poi vi sareste svegliati. E adesso, mi raccomando, voglio un bel matrimonio e tanti nipotini!”

Se possibile, il viso di Zoe si fece ancora più rosso. “M-m-m-ma sei matta?!” esplose sconvolta, con un tono di voce un po’ più alto del normale. Chinò subito lo sguardo, prendendo a torturarsi le dita. “C-ci siamo appena avvicinati... e poi lui è impegnato in questa guerra... è-è troppo presto per parlare di... matrimonio.” soffiò l’ultima parola, come se stesse parlando di una cosa impossibile.

Ginny rise. “Ma certo, sciocchina! Era solo per scherzare!” la abbracciò, stringendola forte. “Però mi raccomando, dagli tu, la forza di cui ha bisogno, sono sicura che con te potrà affrontare tutto.”

Zoe ricambiò il contatto sospirando. “Mi impegnerò, te lo prometto. E fallo anche tu.”

*   *   *

La grande stanza delle riunioni era gremita di Mangiamorte. Un leggero brusio aleggiava tra le file degli incappucciati e aveva un’inquietante nota eccitata.

Al centro, un ampio tavolo ovale, ospitava la cerchia degli eletti in attesa che il Signore Oscuro, seduto assieme a loro su un elaborato trono in legno scuro, iniziasse a parlare.

“Miei fedeli Mangiamorte.”

La sala si fece immediatamente silenziosa. “Come ben sapete, domani è il giorno che attendevamo da tempo. Attaccheremo alcuni dei più alti funzionari Babbani e metteremo in ginocchio le loro stupide istituzioni.”

Gli occhi sanguigni si spostarono lungo il perimetro della stanza, nella pausa di silenzio che seguì. “Avrete carta bianca, visto che a quanto pare, mancheranno anche i nostri cari amici dell’Ordine.” non mancò di dare un tono ironico alle ultime parole.

Gli assensi non si fecero mancare tra tutti i presenti. E Lord Voldemort ne parve alquanto soddisfatto.

“Bene, vi voglio comunque pronti a qualsiasi cambiamento di programma, non sia mai che i miei fedeli servitori si lascino prendere in contropiede per qualche incidente di percorso.” l’aria minacciosa dell’essere lasciò immaginare quali sarebbero state le conseguenze in quel caso.

“Ora potete andare. Riposatevi per domani, mentre il gruppo che deve controllare il posto ci torni immediatamente.”

Gli incappucciati si allontanarono dalla sala piuttosto velocemente, mentre per ultimi rimasero i favoriti dell’Oscuro.

Lo sguardo di questi si concentrò su uno di loro. “Lucius, tu resta un attimo con me. Devo parlarti di alcune cose.” tornò a rivolgere l’attenzione agli altri. “Andate anche voi.”

La porta della sala delle riunioni si chiuse prima che qualcuno potesse udire il loro discorso.

*   *   *

“... le uniche uscite sono ai lati del giardino... due a destra e altrettante a sinistra...”

“Conta anche quelle finestre.”

Ginny sollevò il viso dal foglio su cui da diverso tempo aveva preso a segnare tutte le informazioni necessarie che richiedeva la base dell’Ordine.

Non incontrò gli occhi in quel momento azzurri di Draco, perché questi distolse immediatamente lo sguardo e prese a misurare a grandi passi il giardino in cui si sarebbero tenuti il party e la battaglia.

Sospirò senza far troppo rumore, reprimendo l’impulso di afferrare il labbro inferiore tra i denti. Ormai Draco si comportava così dalla sera in cui si era trovata la porta della sua stanza, chiusa in faccia.

Parlava solo se costretto e per il minimo indispensabile. Evitava di incontrarla, se non per gli incarichi che gli erano stati affidati a forza e quando le si rivolgeva, usava un tono freddo e distaccato.

Ginny non ricordava più quante volte aveva aperto la bocca con l’intenzione di parlargli e di chiarirsi con lui, ma sapeva perfettamente che l’aveva poi sempre richiusa, senza dir niente. Dov’era andato a finire tutto il suo coraggio Grifondoro?

Tornò al suo foglio da compilare, segnando quello che le aveva appena ricordato sulle finestre. Poi lasciò cadere lungo il fianco la cartellina che sorreggeva, assieme ad un braccio, e tornò ad osservarlo.

Si stava guardando intorno, cercando di memorizzare bene ogni punto del luogo in cui l’indomani si sarebbe svolta la battaglia. Forse avrebbe dovuto farlo anche lei, o forse avrebbe fatto meglio a non parteciparvi allo scontro. Aveva già causato abbastanza problemi, non voleva di certo crearne ancora con la confusione che continuava a regnare nella sua mente.

Sollevò il capo portando lo sguardo verso il cielo ormai scuro per l’arrivo della sera. L’estate era arrivata quasi alla conclusione ormai, perciò le serate non era più afose come prima. Fece per stringersi nelle spalle, quando avvertì un violento strattone e prima che riuscisse a capacitarsene si ritrovò dietro un enorme vaso contenente una pianta dalle foglie piuttosto ampie e robuste.

“Ma che-”

“Fa silenzio.” gli intimò in un soffio Draco, tappandole la bocca con una mano.

Dopo un primo attimo di smarrimento, Ginny cercò di regolare la respirazione, quindi portò l’attenzione, verso il punto in cui Malfoy aveva iniziato a guardare con insistenza.

Allargò lievemente gli occhi, notando un uomo di mezza età, dalla capigliatura corta e scura, aggirarsi nello stesso giardino.

Premette contro la mano di Draco posata sulle sue labbra in modo da rassicurarlo a che la lasciasse libera di respirare. Quando l’uomo si scostò da lei, Ginny avvertì un brivido di freddo. Non la toccava più da quando aveva scoperto chi fosse in realtà. E mai come in quel momento si rese conto di quanto le mancasse.

“C-chi è?” chiese però, cercando di trovare un po’ di contegno.

“Un Mangiamorte. Lo riconoscerei tra mille.” rispose Malfoy più concentrato su quello che su di lei.

Ginny chinò lievemente il capo, guardando per terra. “Capisco.” arretrò di un passo, cercando di avvicinarsi alla porta finestra che portava dentro l’albergo.

“Dobbiamo andar via, allora. Abbiamo l’ordine tassativo di lasciar andare chiunque si avvicini alla zona. O Voldemort potrebbe sospettare di noi.” spiegò in modo che solo lui potesse udirla.

Draco finalmente le rivolse uno sguardo, anche se parve ironico. “Abbiamo l’ordine tassativo?” iniziò a seguirla, senza farsi vedere dall’intruso. “Sono costretto, vorrai dire.” la corresse acido, mentre imboccavano uno dei corridoi e poi la hall del Grand Hotel, finalmente al sicuro.

“Preferisci tornare dal tuo signore?” ribatté lei, preferendo guardare avanti che al suo fianco. Le venne da sorridere: finalmente si scambiavano qualche parola in più dei soliti convenevoli degli ultimi giorni.

Draco sbuffò ficcandosi le mani in tasca. “Ormai non ho più vie d’uscita. Anche se tornassi, probabilmente morirei.” rispose piatto.

Ginny sapeva quanto avesse ragione, ma evitò di dirglielo. Anche lei preferiva saperlo vivo piuttosto che assassinato dallo stesso Voldemort. Tornò a guardare la cartellina. “Dobbiamo mandare questi dati alla base.  Ci metteremo in contatto dalla mia stanza.”

Per quanto Ginny si aspettasse una replica a quella velata proposta di seguirlo, o anche una semplice battutina, dovette constatare con un certo disappunto, che il ragazzo non batté ciglio e la seguì in silenzio fino alla sua camera.

Dopo aver ricordato mentalmente di essere ancora un’Auror in servizio, una volta varcata la soglia, pronunciò l’incantesimo per colloquiare con il Capitano Potter.

Harry fu molto professionale e tranne che per qualche occhiata minacciosa all’indirizzo del biondo, evitò accuratamente di fare commenti. La conversazione non durò molto, tanto che in pochi minuti tornarono nuovamente soli.

E Ginny iniziò ad agitarsi. Si mosse verso la scrivania, con la scusa di riassettare i fogli, mentre il cervello aveva preso a lavorare e a formulare un numero impressionante di pensieri.

Erano soli, in una stanza e finalmente avevano ripreso a parlare civilmente... secondo i loro canoni, ovviamente. Era quello il momento adatto per parlargli. Dovevano chiarire, finalmente la possibilità le era stata concessa...

“Io me ne vado.” la sua voce risuonò limpida nel silenzio teso della stanza.

Ginny si voltò di scatto verso di lui, trovandosi già le sue ampie spalle davanti. Aveva raggiunto la porta troppo velocemente e presto sarebbe sparito, l’occasione stava sfumando...

“Malfoy, aspetta... Draco.”

L’uomo si fermò solo quando la rossa lo chiamò per nome. Restò però, fermo in quella posizione.

Ginny abbassò lo sguardo, sentendo il coraggio mancare di nuovo e il nervoso aumentare. Deglutì avvertendo la gola secca.

“Aspetta cosa...?” fece lui, spazientito, reputando troppo prolungato quel silenzio.

La donna prese un forte respiro. “Voglio capire. Per una volta vorrei che mi dicessi...”

“Ti ho già spiegato abbastanza, mi pare. E non mi va di sprecare ancora parole.” la interruppe, avanzando quindi verso la maniglia.

Ginny strinse i pugni, avvertendo adesso rabbia dentro di sé. “Parla chiaro, Malfoy.” Draco si voltò. “A me sembra che tu abbia soltanto sprecato parole ma ancora non mi abbia detto il perché ti sia comportato in quel modo.”

Fece un passo in avanti, avvicinandosi a lui, mentre prese a fissarlo con decisione in quegli occhi, adesso estranei a quel particolare grigio che solitamente li caratterizzava. Avrebbe preferito che davanti a lei ci fosse l’aspetto di Draco Malfoy, non quello di Magnus Degat.

“Ti ho detto che mi sono sentita umiliata, ma tu mi hai rinfacciato di non aver capito niente. Cosa avrei dovuto capire allora? Che non è stato un gioco il tuo? Dimmelo con franchezza. Ti sei solo divertito con me?”

Forse fu il suo tono di voce secco o la sua aria dura, che lo convinsero a rilasciare il fiato con un sospiro e a rilassare le spalle.

“E’ iniziato come un gioco, questo è vero. Ti ho visto lì in mezzo quella sera e quanto ti sei avvicinata senza renderti conto che quello che ti fissava ero sempre io, ho pensato che sarebbe stato divertente prenderti un po’ in giro.”

Il suo tono di voce parve tranquillo, l’esatto opposto dello stato d’animo che imperversava dentro Ginny. La prima cosa che provò fu umiliazione. E poi tanta rabbia. Voleva sedersi, visto che le forze stavano per abbandonarla, ma la voce di Draco le fece scordare quel desiderio.

“Ma quello che è accaduto dopo e anche la mia scelta. Quelli non fanno parte di un gioco. Tranne che per quella sera, posso assicurarti che non sono mai stato così serio in vita mia.”

Dopo aver richiuso la bocca, si voltò nuovamente ed uscì dalla stanza, lasciando la rossa sconvolta e da sola.

Fissava il legno bianco dell’uscio senza in realtà vederlo, mentre le sue ultime parole le ronzavano in testa come un vortice d’acqua. Sentirsi dire dalla sua stessa bocca, quello che aveva sperato in quegli ultimi giorni era più di quanto si aspettasse in realtà. Una volta tanto era stato franco con lei. E ancora una volta lei gli stava permettendo di sfuggirgli via.

Scosse la testa con forza, avventandosi contro la porta e aprendola con violenza.

“Aspettami!” esclamò andandogli incontro lungo il corridoio, senza preoccuparsi di incespicare nel tappeto rosso che percorreva il pavimento.

Dapprima lui non reagì a quel richiamo, ma quando si vide arrivare addosso quella furia rossa, non poté non allargare gli occhi per la sorpresa.

Ginny lo afferrò prima per un braccio e poi gli si parò davanti. “Aspetta...” mormorò ancora, agitata e con un po’ di fiatone. Si lasciò andare leggermente sorreggendosi con le sue braccia, quindi sollevò lo sguardo su di lui.

Non attese risposte o reazioni di alcuni genere. Si sollevò sulle punte e premette le labbra contro le sue, prendendo a baciarlo con foga.

Sperò che capisse con quel gesto che si sentiva solo una grande stupida, che voleva il suo perdono e che sapeva di aver sbagliato a non fidarsi di lui. Sperò che quel bacio significasse un nuovo riavvicinamento e un modo per abbandonare i propri sentimenti fino a quel momento repressi.

Ma forse aveva chiesto troppo.

Draco si scostò da lei, pochi attimi dopo. Respirò contro le sue labbra ancora qualche istante, ma poi si allontanò afferrandole delicatamente il polso della mano che si era insinuata sulla sua nuca, e abbassandoglielo.

La fissò negli occhi con aria seria, ma non lesse freddezza in quegli occhi. “Non è così semplice, Weasley.”

Quello che accadde dopo, fu solo una corsa verso la sua stanza e un pianto furioso. Non volle sapere quale sguardo le avesse rivolto Draco, mentre scappava via.

*   *   *

La brezza notturna sfiorava il volto di Zoe con leggerezza. Si strinse nelle spalle, tenendo posati i gomiti sulla ringhiera del loggione della base e continuando ad osservare la campagna notturna.

Sospirò preoccupata. La battaglia era ormai alle porte. L’ultimo vero scontro in cui si sarebbe deciso il futuro di tutti, amici e nemici che fossero. Harry si era preparato negli ultimi giorni, sapendo di doversi scontrare contro il potente Lord Voldemort e nonostante lei fosse rimasta in silenzio per tutto il tempo, il suo animo era stato scosso continuamente da mille dubbi.

E se non ce l’avesse fatta? Se il Signore Oscuro si fosse rivelato più forte di lui e lo avesse ucciso, come avrebbe fatto? Come avrebbero fatto tutti?

Socchiuse gli occhi reprimendo un brivido di freddo. L’aria lassù era particolarmente fresca a quell’ora e lei non indossava altro che una maglietta di cotone. Ignorò quella sensazione, scrollando le spalle. Al momento erano altri i pensieri che aveva in testa.

Si era riscoperta innamorata di Harry Potter, o meglio del ragazzo semplice e spontaneo che si celava dietro quel nome famoso. Ma in tanto tempo che lo aveva osservato timorosa da lontano, aveva sempre avuto piena fiducia in lui e nelle sue capacità. Non si era mai posta il problema: Harry non può farcela.

Eppure il suo cervello pareva dire il contrario al momento. Possibile che avesse perso la fiducia nei suoi confronti? O forse era il fatto che lo amasse ancora di più che gli rendeva impossibile l’idea di perderlo?

Sobbalzò quando avvertì qualcosa di caldo e morbido improvvisamente posato sulle sue spalle. Si voltò per riconoscere il proprietario di quel gesto gentile, mentre si sistemò meglio la giacca di lana. Sorrise: eccolo, il suo sole.

Si lasciò abbracciare, affondando la testa tra il braccio e la spalla e gli cinse la vita aggrappandosi alla sua maglia. Respirò a fondo il suo profumo, avvertendo acuirsi quella sensazione di inquietudine.

“Ce la farò.” bisbigliò Harry con calma, come se non volesse rovinare l’atmosfera tranquilla con la sua voce. Strinse maggiormente la presa sulla ragazza.

Zoe si rilassò riscaldandosi di più con quelle parole, che con la lana che la avvolgeva. “Lo so.” mentì con lo stesso tono di voce.

Harry le posò un bacio sulla testa. “Dico sul serio. Ce la farò. E d’ora in poi saremo liberi di vivere la nostra vita.”

C’era sicurezza nella sua voce. Decisione che fugò in parte i dubbi che la attanagliavano. Mentre stringeva forte il suo Harry e gli donava un lungo bacio appassionato, sperò con tutto il cuore di rivederlo sano e salvo.

Doveva chiudere quella parentesi. Non per la salvezza del mondo e per la pace. Ma per se stesso e per loro due. Solo questo aveva senso ormai.

*   *   *

Quando per Ginny suonò la sveglia il mattino seguente, l’intenzione di alzarsi e di affrontare la giornata era praticamente pari a zero.

Il solo pensiero di cosa la aspettava e per di più lo stato d’animo che aveva addosso le fecero desiderare di scappare via e di abbandonare ogni cosa.

Per quel che le riguardava di lì a quella sera sarebbe potuto anche morire in quello scontro. E per quanto si sentisse depressa e triste, aveva sempre dato un enorme valore alla vita e di certo non voleva perderla.

Abbandonò il letto un po’ più tardi degli altri giorni, ricordando che in quell’ultimo giorno non ci sarebbe stata la solita riunione e che tutto si sarebbe concluso con il party serale.

Tuttavia il resto della giornata passò molto velocemente, prima quando venne chiamata dall’ambasciatore in persona, e poi quando dovette aiutare i suoi compagni a preparare il contrattacco.

Quando finalmente venne la sera, uscì dalla sua camera, prendendo un forte respiro. Avrebbe preferito restarsene lì. Una volta tanto non voleva scendere in battaglia, nonostante fosse sempre stata la prima a farlo.

Si guardò nello specchio del corridoio sistemando l’acconciatura un’ultima volta. Aveva un abito rosso scuro, stretto e lungo, ma sapeva che sarebbe durato molto poco, perché non appena sarebbero arrivati i Mangiamorte, avrebbe dovuto usare un incantesimo per cambiarsi e indossare la divisa.

Nel giardino risuonava una musica allegra da un’orchestrina posta in un angolo, e tutti gli ambasciatori e i loro dipendenti, discorrevano chi animatamente, chi con tranquillità, sorseggiando champagne e assaggiando caviale offerto da eleganti camerieri.

Sbuffò divertita. Chiunque vi avrebbe creduto. In realtà tutti, dall’orchestra  al segretario inglese erano Auror camuffati. Una bella idea quella di nascondere durante la notte precedente e la giornata i veri Babbani che dovevano essere lì in quel momento e sostituirli con maghi pronti ad attaccare. Iniziativa di Hermione ovviamente, come tutte le belle trovate.

Se anche questa volta, ci aveva visto giusto, i Mangiamorte avrebbero attaccato quelli che credevano ignari Babbani e si sarebbero trovati in un’imboscata che lasciandoli sorpresi, ne avrebbe dovuto far strage. Ginny si augurò mentalmente che accadesse.

“Eccola qui, la nostra assistente. Davvero un ottimo elemento.” la voce di colui che le aveva parlato nel pomeriggio la distolse dai suoi pensieri. Si voltò trovandosi di fronte il delegato inglese che le sorrideva dietro i baffoni grigi.

Inarcò un sopracciglio, ma finse un sorriso. “La ringrazio.” rispose.

L’uomo la osservò attentamente dietro i suoi occhi verdi e le mostrò un’espressione eloquente. “Spero che avrà trovato positiva questa esperienza, signorina, e che ne faccia frutto per il futuro.”

Ginny annuì illuminata. “Vedrò che posso fare, signore. Ma le garantisco che non mi arrenderò.”

Scosse la testa allontanandosi. Avrebbe dovuto capire subito in chi si sarebbe camuffato Harry. La persona che avrebbero colpito per prima. Quella più importante e di conseguenza con più probabilità di incontrare il suo nemico di sempre.

Gli rivolse un’ultima occhiata, leggermente preoccupata. Harry era sempre in pericolo da quando era iniziata quella guerra. Ma non riusciva ad abituarsene, ogni volta temeva che lo avrebbe visto per l’ultima volta. Credeva in lui, questo sì. Ma gli voleva un gran bene e aveva paura che Lord Voldemort fosse troppo forte.

Notò una cameriera che lo fissava con insistenza, lasciando persino che lo champagne fuoriuscisse dai bicchieri che reggeva su un vassoio. Le si avvicinò posandole una mano sulla spalla e prendendo uno dei recipienti.

“Andrà bene, Zoe.” sussurrò nell’orecchio.

Quella messa in scena purtroppo doveva essere fatta, perché c’era la possibilità che già qualche Mangiamorte controllasse la zona. Ma sarebbe durata poco comunque.

Difatti Ginny aveva appena ricevuto un sorriso incoraggiante dalla sua amica, che un fischio e poi uno scoppio riempirono l’aria. Il momento era arrivato.

Nel cielo comparvero decine di Mangiamorte e molti di loro si Materializzarono nel giardino. Dapprima di scatenò una certa agitazione, ma quando gli incappucciati iniziarono ad attaccare, ognuno smise di recitare.

Il burbero ambasciatore spagnolo e la sua timida segretaria tornarono ad essere Ron e Hermione, Remus Lupin scese dal piedistallo su cui suonava una chitarra e seguì gli altri pseudo-musicisti  nella mischia. Harry lanciò prima una Maledizione Senza Perdono ad un nemico che stava tentando di ucciderlo e poi tornò alle sue sembianze.

Ginny vide per un attimo Draco tornare al suo aspetto di sempre, prima di pronunciare l’incantesimo e indossare la divisa. Non c’era tempo per pensare a lui. Adesso aveva un compito che doveva assolvere.

Si gettò nella battaglia che ormai infuriava violenta. Molti Mangiamorte erano già al suolo per via dell’effetto sorpresa, altri avevano cercato di Smaterializzarsi, ma Harry aveva compiuto un incantesimo che lo impedisse, come gli era stato ordinato da Silente nella riunione della sera precedente.

Le venne da sogghignare al pensiero che finalmente avrebbero dato un sonora lezione ai loro nemici, ma il suo sorriso durò molto poco. Quando infatti si rese conto che molti suoi compagni erano improvvisamente caduti, era già troppo tardi.

Vide un uomo dall’aspetto elegante, sferrare un incantesimo contro uno degli Auror. Si abbassò velocemente, quasi rischiando di farsi beccare da una Cruciatus, e poi continuò ad osservare quello che a prima vista sembrava l’omicidio di un compagno.

Poi qualcosa scattò nella sua testa. Arretrò di qualche passo, prendendo ad urlare sconvolta. “Sono tra di noi! Fate attenzione, sono tra di noiii!!”

Una terribile sensazione di angoscia la pervase. Non aveva ancora iniziato a combattere seriamente e non aveva intenzione di farlo. Si guardò intorno, non sapendo come muoversi, aveva paura che colpendo avrebbe potuto ferire i suoi colleghi.

E da quello che aveva notato, molti Auror si erano lasciati prendere dallo stesso sconforto. Evidentemente sapevano della loro imboscata e si erano premuniti confondendosi tra i Babbani. Qualcuno aveva parlato... o forse più semplicemente, Voldemort non si era fidato di Draco.

Restò immobile per alcuni istanti; alla fine optò per la soluzione più semplice. Avrebbe iniziato dagli avversari riconoscibili. Si lanciò contro un Mangiamorte che l’aveva puntata poco più in là e che aveva appena atterrato una recluta. Si spostò a destra evitando un suo Schiantesimo, e poi ne lanciò uno lei di attacco.

“Diffindo!”

Il colpo si scagliò contro il petto del nemico andandolo a squarciare. L’uomo si accasciò al suolo esanime, ma Ginny si era già voltata da un’altra parte. Combatté contro altri cinque incappucciati, ma venne ferita più volte alla famosa spalla che si era lussata quel giorno contro Draco e ad una gamba.

Dopo aver dato un colpo alla nuca di uno dei nemici camuffati da Babbani, facendolo cadere privo di sensi, si voltò verso il centro del giardino, dove scorse la figura di Lord Voldemort e di fronte a lui quella di Harry.

Si morse il labbro, decidendo di avvicinarsi. Lo scontro tra i due, non poteva avere interruzioni e già un paio di volte alcuni Mangiamorte avevano cercato di attaccare l’amico di spalle. Colpì con un poderoso calcio sullo sterno un avversario che si era fatto troppo vicino a Potter e poi puntò la bacchetta coprendogli le spalle.

“Guai a chi osa avvicinarsi!” urlò con rabbia. Al suo fianco aveva Hermione, Zoe e Ron che circondavano la zona, creando una barriera impenetrabile.

Con un’enorme preoccupazione, lasciò che Harry compisse il suo dovere e quello della profezia e continuò a combattere, nonostante fosse quasi al limite delle forze.

Purtroppo quei giorni di totale tranquillità non avevano giovato molto al suo fisico. Erano tre settimane che non si allenava come avrebbe dovuto e sentiva la stanchezza prendere il sopravvento.

Con tutto lo sforzo di cui era capace però, iniziò un corpo a corpo contro quello che riconobbe come Mcnair. L’uomo le diede un pugno sul viso che lei schivò solo in parte, ma che restituì con un perfetto laterale nello stomaco. Non risparmiò nemmeno le sue gambe, perché gettò un incantesimo ad entrambe che le fratturò con un colpo secco.

Quando Mcnair si ritrovò al suolo, lo finì con uno Schiantesimo e fece per riprendere fiato. Grave mossa, pensò in seguito.

Aveva abbassato la guardia per un attimo, solo un secondo e quel lampo di luce verde era partito. Aveva avuto appena il tempo di voltarsi oltre la sua spalla e poi tutto era accaduto così in fretta che aveva fatto fatica in un primo momento a mettere a fuoco la situazione di quello che era accaduto.

Una forte onda d’urto, arcane parole pronunciate da una voce familiare e poi il suo corpo pallido, i suoi capelli biondi per terra, contro il suolo bagnato di sangue.

Dapprima scioccata, allargò gli occhi. La prima cosa che realizzò fu la risata orribilmente divertita di Lucius Malfoy davanti a lei e poi suo figlio Draco privo di sensi ai suoi piedi.

“Draco!” esclamò terrorizzata, accostandosi a lui. Lo prese per le spalle e provò ad agitarlo. Non si accorse nemmeno che Zoe aveva lanciato un attacco contro Malfoy Senior e che questo colto di sorpresa era stato costretto ad allontanarsi, tuttavia tronfio del suo operato.

Sentì a malapena le sue parole di scherno. “E’ così che finiscono i traditori!”

Si accasciò contro di lui, senza nemmeno essersi accorta delle lacrime che avevano preso a bagnarle il viso, copiose.

“No... no no! Draco!”

Lo richiamò più volte, senza ottenere risposta. Ormai il dolore aveva preso il sopravvento e tutto quello che la circondava, il sangue,  i feriti che si lamentavano, le urla di chi ancora combatteva e i rumori degli incantesimi, era divenuto lontano e sfocato.

*   *   *

“Finalmente... era da una vita che aspettavo questo momento...”

Harry ghignò in direzione del Signore Oscuro non appena se l’era trovato di fronte. Non appena la battaglie era iniziata, si era subito gettato nella sua ricerca e per sua fortuna lo aveva trovato quasi subito verso il centro del giardino.

Pensava sul serio quello che aveva appena detto. Dentro di sé avvertiva una carica di adrenalina molto elevata ed era eccitato al pensiero che anni di lotte e di allenamenti finalmente avrebbero avuto una fine quella notte. Era esaltato e pronto a combattere contro il suo nemico di sempre... e a vincere, ovviamente.

Voldemort lo osservò come se fosse un essere insignificante. Puntò i suoi occhi rossi prima sulla sua figura e poi negli occhi speranza e sbuffò divertito.

“Sei incauto, giovane Potter.” replicò con voce dura.

“E tu non hai ancora capito con chi hai a che fare.” fece al contrario Harry, innervosito. Odiava quell’essere con tutte le sue forze. Col tempo il suo astio si era acuito, soprattutto a causa di quella guerra in cui tutti erano stati trascinati. Aveva visto amici e persone fidate andarsene cadendo durante quegli scontri senza vincitori. Aveva letto sofferenza e stanchezza nei volti di tutti e terrore in quello degli innocenti coinvolti senza volerlo.

Ed era stanco di tutto ciò. Adesso il suo unico desiderio era quello di chiudere quella guerra con un attacco definitivo al cuore del male.

Serrò la presa sulla bacchetta, quando Voldemort ribatté ancora con cattiveria. “E’ proprio perché so chi ho davanti, mio povero, piccolo, stupido ragazzo. Sapevo che sarebbe stata divertente questa serata e non mi sbagliavo. La tua morte darà un tocco speciale a tutto ciò.”

Il ragazzo strinse gli occhi e serrò la mascella. “Perché stupirsi... a te diverte tutto questo scempio. Tu gioisci nel vedere queste cose...” una semplice constatazione di quello che caratterizzava il Lord Oscuro.

Fu il turno di Voldemort di sorridere maligno. “Ma come, Potter, non comprendi la bellezza di questo spettacolo?” fece un gesto con la mano pallida e sottile, per indicare lo scenario attorno a sé. “Guardati intorno. Guarda i volti dei tuoi compagni confusi e disorientati perché non sanno più chi colpire. Nemici o colleghi? Che dilemma...”

Strascicò le parole come a voler aumentare nell’animo di Harry la sua rabbia.

Ma la reazione del moro fu di piena sorpresa. Sgranò gli occhi, quando si accorse che i suoi amici combattevano tra di loro. O meglio quando capì che decine di Mangiamorte con le sembianze dei suoi colleghi si accanivano contro gli Auror troppo sconvolti per capire cosa stesse accadendo. Tornò a guardare il suo nemico con furia.

“Cosa hai fatto...” mormorò con la voce che tremava.

Voldemort cacciò una risata che si mescolò alle urla e alla confusione del giardino. “Ti vedo sorpreso! Ebbene, non mi fidavo del figlio di Lucius e ho pensato bene di correre ai ripari. Non potevo permettere che voi e Silente intralciasse i miei piani.”

“La pagherai, anche per questo.” furono le ultime parole di Harry, prima di scagliarsi contro di lui. Fece un salto in avanti ma scomparve subito dopo, riapparendo al fianco del Signore Oscuro. Questi schivò senza difficoltà il colpo che il ragazzo tentò di infierirgli, facendosi indietro.

Puntò la bacchetta contro di lui e pronunciò una Cruciatus, che il moro evitò scomparendo di nuovo. Riapparve poco più a destra e fece altrettanto, ma anche questa volta l’incanto andò a vuoto.

Harry imprecò senza ritegno, ma appena posato piede per terra, tentò un altro attacco. Lanciò un’altra maledizione, e questa volta fu in contemporanea con lo stesso Oscuro. Le loro bacchette si incatenarono, ma il loro legame durò poco perché il ragazzo lo interruppe bruscamente, nel tentativo di un assalto in contro piede.

Sfiorò una guancia del Lord Oscuro con un Diffindo e trattenne a stento un urlo di rabbia, al pensiero che avrebbe potuto lanciargli contro un’Avada Kedavra invece di quel misero incantesimo. Lo vide ancora ghignare apertamente e aggredirlo con una maledizione che quasi non lo beccò.

Digrignò i denti infuriato, stringendo maggiormente l’arma. Perché non riusciva a batterlo? Possibile che fosse ancora troppo potente per lui?

Attaccò ancora una volta, scagliando due incantesimi molto velocemente. Voldemort evitò il primo, ma poi usò come scudo uno dei suoi sottoposti per non essere preso dal secondo. La mossa destabilizzò Harry a tal punto che l’Oscuro riuscì a fermarlo pronunciando una strana formula con il braccio disarmato.

Potter avvertì una dolorosa stretta sul collo che gli impedì di respirare correttamente. Provò a muovere le mani, come a voler scacciare quell’intrusione, ma l’unico spostamento fu quello dell’aria pregna dell’odore acre del sangue.

Vide il sorriso diabolico di Voldemort farsi più aperto, mentre la bacchetta scivolava via dalle sue mani con un Experliarmus. Il suo sconforto durò solo qualche istante, perché passò al contrattacco, proferendo alcune parole in runico.

La sua gola tornò finalmente libera, lasciando che si accasciasse al suolo tossendo. Ebbe solo alcuni attimi per riprendersi e poi corse in direzione dell’arma per recuperarla. Il Lord lo attaccò ancora con una maledizione, ma questi riuscì ad abbassarsi in tempo e a raggiungere con una capriola la sua bacchetta.

La sollevò contro un mucchio di macerie facendole arrivare contro il nemico. Scagliò poi un incanto Senza Perdono, sperando di riuscire a colpirlo. Grave errore fu il suo.

La visibilità, già difficoltosa per via della battaglia che imperversava, si fece ancora più ridotta quando Harry utilizzò quei massi per indebolire l’avversario. Quello che non vide fu la sparizione dell’Oscuro e la sua ricomparsa proprio alle sue spalle.

Un attimo dopo giaceva a terra in preda a forti spasmi che lo lasciarono ancora senza fiato.

Voldemort aveva preso a torturarlo con una Cruciatus senza pietà. Sorrideva nel vederlo prostrato ai suoi piedi e incapace di rialzarsi.

“Come vedi non mi sbagliavo, Potter. Tu non sei in grado di battermi.”

Parole due ma vere che risuonarono nelle orecchie del giovane, demoralizzandolo ancora di più. Strinse i pugni con quanta forza lo permettesse in quel momento e tentò di vincere la maledizione inutilmente.

Soffriva come non mai, ma certamente il dolore che provava dentro di sé, nell’ammettere che l’Oscuro stava per sconfiggerlo, era ancora più intenso di quello fisico.

Voldemort lo liberò dalla maledizione, ma approfittando del fatto che fosse ancora dolorante, gli lanciò alcuni incantesimi di taglio che andarono a ferirlo in più punti del corpo. Non uscì un gemito dalla sua bocca, nonostante il sangue prese a sgorgare a fiotti dalle ferite profonde.

Serrò i denti con così tanta forza da farsi male, mentre piegato per terra, cercava inutilmente un sostegno o un modo per liberarsi dalla quella condizione che lo avrebbe solo condotto alla morte.

In quegli istanti, rivide i suoi amici, i suoi colleghi e poi Zoe e maledisse la sua incapacità. Non li avrebbe rivisti più ma soprattutto loro avrebbero perso l’unica speranza. L’ultimo miraggio che ancora dava la forza a tutti di andare avanti.

Un miraggio inutile però, da quello che poteva constatare. Un miraggio stupido e davvero incosciente come aveva suggerito lo stesso Voldemort.

Con la vista annebbiata dalla debolezza, causata anche da un’altra Cruciatus, sollevò lo sguardo proprio quando l’Oscuro si preparò a lanciare l’ultimo incantesimo, quello che avrebbe posto fine a tutto.

Trattenne il respiro, nell’istante in cui sulla punta della bacchetta comparve un raggio di luce verde. Ma poi la stanchezza e il dolore prevalsero.

Non seppe più niente di quello che accadde dopo, tranne che avvertì una presenza che si frappose tra lui e la morte e poche parole sussurrate da una voce tanto familiare quanto stanca.

“Avranno più bisogno di te, che di me.”

Poi, tutto buio. E niente più.

Continua…

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Saaaaaaaaaaalveeeeee a tuttiiiiiiii! Nonostante quello che si pensi, non sono resuscitata dai morti... o meglio.... sono resuscitata tra i vivi, visto che ho avuto un’estate parecchio caotica. Prima esami e pc pieni di virus, poi partenze e pc senza internet (ho un pc sfigato... ha rischiato di essere gettato dalla finestra però...), insomma in gran casino!

Ma! C’è un Ma. Finalmente ho postato. Doveva essere l’ultimo capitolo a dire la verità, ma.... era troppo lungo perciò ho deciso di spezzettarlo (il prossimo arriverà moooolto presto, visto che è quasi scritto, tranquilli). Spero vivamente di non rischiare la morte per come è finito. Tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo, tranquilli... e vedremo anche che fine fanno tutti ^^

E adesso vi ringrazio! Come sempre adorabili!^___^

Florinda: ti ringrazio, ma vedi, non sempre gli aggiornamenti dipendono da me. Per scrivere ci vuole concentrazione e taaaanta ispirazione. Spesso con tutto il da fare che ho queste cose tendo a perderle... e sinceramente scrivere qualcosa forzata che poi non sarà mai allo stesso livello di quello che mi esce fuori quando sono ispirata, mi spiace. Non solo per me, quanto per voi. Cqm grazie per i complimenti ^^

Nisi Corvonero: ehehehehe Draco è un bell’angelo decaduto, non c’è che dire... e poi...ç_ç cos’ha fatto per Ginny...

Marcycas – The Lady of Darkness: *Draco si solleva da terra, dove giace e solleva il braccio in direzione di Lady e Marcycas* G-g-g-grazie.... certo potevate accorgervene prima... ho rischiato di morire... e adesso.... *Non finisce la frase perché torna ad accasciarsi al suolo*.... ehehehehehhe... me bastardaaaaaaaa, me sadicaaaaaaaaaaaa..... ahhhh, cosa non fanno le incazzature, mi divento di un maligno! :*

Stellina: ‘azie!=^^=... allora... beh... ehehehehe <--- risata nervosa.... Draco e Ginny dovevano chiarirsi... poi però lui.... e poi in battaglia... ok, la smetto, peggioro le cose mi sa...^^’’’

Opalix: allora.... grazie innanzitutto per la storia del capitolo^^... poi... a dire la verità, come avrai letto, Draco in realtà si è avvicinato a Ginny non per amore ma per gioco. Solo dopo averla frequentata, si è reso conto di provare qualcosa per lei che aveva avuto in passato con la storia della Stamberga, una piccola scintilla. Ron... è Ron. Ho voluto che aiutasse la sorella invece di reagire come farebbe il solito Ron. Diciamo che è maturato..... però non ho idea di cosa abbia potuto fare quando Ginny ha lasciato la base quella sera.... chi lo sa, lascio all’immaginazione ^^..... quanto alla promessa è quella che Ron fa a Ginny quando vanno in gelateria; lui le dice che non si sarebbe più messo in mezzo nella sua vita. Perciò resta coerente con la sua promessa. Ed è tutto! ^^ un bacio!:*

Gea Kristh: ti ringrazio per il pensiero^^ ehm... son passati un po’ di mesi, chiedo umilmente perdono ^^’’’

Ellie: ehm.... *Ryta osserva la versione mummificata di Ellie che a furia di aspettare è diventata così* Ne sono passati altri tre di mesi...eh..... chiedo veniaaaaaa! Mi ha fatto penare sto capitoloooo! ç_ç scusate, mi dovrei fustigare da sola... cmq graziegraziegrazieeeeee!^___^

Serena: °.° sei stata fortunata... c’è gente che aspetta questo capitolo da sei mesi... cmq ‘azieeee! Purtroppo non ho letto il sesto libro (e sto fremendo... maledetta Salani!!! Proprio a Gennaio doveva pubblicarlo in italianooooo?!), perciò non ho idea di cosa accada ç_ç un bacio!:*

Ed è tuuuutto! Un grazie ancora a tutti e anche a quelli che non commentano! Ci sentiamo nel prossimo e ultimo chaaap!

Ryta Holmes

Titolo del prossimo capitolo: "Boh... non l’ho ancora deciso...^^’’’"

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Capitolo 12
*** Uno sguardo al passato... per dare speranza al domani ***


12

Sei Il Mio Nemico

Capitolo 12

Uno sguardo al passato...

per dare la speranza al domani

Il cielo quel giorno era limpido e senza una nuvola. L'aria ancora calda di fine Agosto, torturava leggermente i presenti su quella collina piena di verde, vestiti nei loro abiti scuri a lutto.

C'era chi aveva optato per un incantesimo refrigerante, ma la maggior parte aveva considerato quello un piccolo fastidio da ignorare, visto lo stato d'animo in cui tutti versavano.

Osservavano la tomba, fasciata da un drappo rosso scuro con un araldo dorato con le sembianze di una Fenice, lo stemma dell'Ordine. Il silenzio era rotto soltanto da alcuni singhiozzi e dalla voce del sacerdote che parlava con voce grave, ma appassionata.

E loro erano tutti lì. Il volto chino, l'espressione lugubre, il morale a terra. Lì, per dare l'ultimo saluto al loro grande Generale Albus Silente.

L'uomo che si era per primo opposto al potere di Voldemort, l'uomo che aveva guidato i suoi compagni sempre nel migliore dei modi, l'uomo che per anni era stato ad Hogwarts uno dei più grandi Presidi che la scuola avesse mai avuto. L'uomo che aveva sprecato la sua vita sempre alla ricerca di un modo per fermare il Signore Oscuro e che l'aveva persa per salvare l'unica speranza che il mondo magico avesse per avere finalmente la pace.

Aveva dedicato anni e anni della sua esistenza a quello scopo ed era morto sempre per lo stesso sogno. Un uomo certamente da ammirare, esempio per tutti coloro che da lì in avanti avrebbero continuato quella lunga ed estenuante guerra.

Harry era uno dei pochi che non fissava la bara. Aveva gli occhi puntati sul cielo, lì dove iniziava dopo il verde della collina di quel piccolo cimitero. Sorreggeva il suo peso con una stampella, non riuscendo ancora a camminare correttamente per via di una terribile ferita che gli era stata inferta e che gli aveva danneggiato i legamenti di una gamba.

Non era l'unico ferito. Zoe, che era al suo fianco nascondeva sotto il mantello scuro delle pesanti fasciature alle braccia, che erano state completamente ustionate.

Hermione e Ron, poco più distanti si tenevano per mano, mostrando diversi tagli sul viso e alcune ferite alla spalla e ad un fianco. Ginny aveva una spalla bloccata da un aggeggio scomodissimo, ma che non le permetteva di muoverla, visto che i Guaritori le avevano consigliato di non farlo per almeno una settimana. Era sempre la stessa che si ferì la prima volta contro Malfoy e che non aveva mai curato adeguatamente.

E intorno a loro decine di Auror, oltre a agli altri presenti, faceva foggia delle più svariate ferite, causate da quella battaglia.

Erano trascorsi tre giorni da quello scontro, tra i Babbani si era parlato di un altro grave attacco terroristico, mentre nel mondo magico si era cercato in qualche modo di stabilizzare la situazione. Impresa ardua, vista la perdita del Generale dell'Ordine, ma tutti si era impegnati a far riprendere da dove si era lasciato. A tornare a guardare oltre quella battaglia che si credeva fosse l'ultima.

Questa fu probabilmente la cosa più difficile. La guerra continuava e chissà quando si sarebbe potuta trovare una soluzione. Accettare questo, sarebbe stato il punto di partenza per risalire.

E c'era chi lo aveva già fatto.

*   *   *

Zoe del Vecchio sedeva angosciata sulle scomode panche di legno della sala d'attesa adiacente alla sala operatoria. Stringeva convulsamente le mani, per quanto il dolore glielo permettesse, viste le condizioni in cui versavano. Le erano state fasciate molto leggermente, dopo che le avevano applicato una potente pozione per guarire le ustioni.

Data la gravità delle ferite, era stata avvisata che avrebbe dovuto sopportare dolore e fastidio per diversi giorni, ma decisamente in quel momento quello era stato il suo ultimo pensiero.

Saltuariamente lanciava occhiate preoccupate verso la luce rossa posta sopra la porta della sala in cui il suo Harry veniva operato nella speranza che gli venisse salvata la vita.

Lo aveva accompagnato terrorizzata da quando era stato recuperato dai Guaritori in quell'albergo Babbano alla fine dello scontro. Era incosciente da allora e a lei era stato subito detto che le condizioni erano piuttosto critiche.

Aveva sospirato depressa, ma poi aveva sollevato il capo quando la sua attenzione era stata catturata dall'arrivo di Ginny, la sua migliore amica.

Le aveva porto un caffè, che lei aveva preso tra le mani tremanti, ringraziandola, nonostante non avesse poi molta voglia di ingerire qualcosa. Sentiva che avrebbe dato di stomaco da un momento all'altro.

Ginny si era seduta poi al suo fianco sospirando e cacciando un'imprecazione per via del dolore che il movimento aveva dato alla solita spalla ferita. E lei istintivamente le aveva posato una mano sulla gamba, per accertarsi che stesse bene.

La rossa le aveva sorriso carezzandole una guancia, come a volerla calmare. Avrebbe voluto che ci riuscisse, visto come si sentiva in quei terribili momenti. Non avevano aperto bocca per i restanti minuti che seguivano il verdetto. Poi la luce si era spenta improvvisamente e Zoe era sobbalzata terrorizzata.

Quando il Guaritore era uscito dalla sala, inquietantemente sporco di sangue sul camice verde acido – il sangue di Harry!- aveva smesso completamente di respirare. Si era imposta di riprendere, solo quando si era detta che così avrebbe peggiorato le cose.

Il medico si era avvicinato, ma in faccia aveva un'aria grave. Zoe si era dimenticata di nuovo di respirare, sebbene Ginny le avesse posato una mano sulla spalle, cercando di rassicurarla.

“E’ stato difficile... il signor Potter aveva delle ferite molto profonde e aveva perso troppo sangue prima che arrivasse qui...” aveva iniziato il Medimago dopo aver sospirato. La presa sulle mani era aumentata e la ragazza aveva dovuto reprimere a forza un gemito per il dolore.

"Venga al punto." le era uscito dalle labbra, forse con troppa durezza. Non voleva attendere oltre, che le dicessero subito cosa ne era stato di Harry.

Il Guaritore si era tolto la cuffietta, passandosi una mano sul volto sudato e stravolto. Quanto ancora avrebbe continuato quella tortura? Aveva sentito la sua amica fremere dietro di lei e immaginò che fosse pronta a saltare addosso all'uomo per picchiarlo.

“E’ un uomo fortunato. O forse con una grande forza di volontà. Si è salvato per miracolo.”

Quelle parole le erano penetrare in testa stordendola. Per un attimo aveva pensato al peggio, ma il mago era stato chiaro. Harry, il suo Harry era vivo. Si era salvato.

Immediatamente il peso che le gravava addosso si era sciolto e lei si era gettata al collo del medico. Per quanto in un primo potesse si potesse pensare ad uno sfogo per quel dottore così stupido, Zoe lo aveva invece abbracciato e gli aveva regalato due baci sulle guance, continuando a ringraziarlo tra le lacrime.

L'uomo aveva balbettato qualcosa imbarazzato e poi si era allontanato, dandole il permesso di vegliare Potter non appena sarebbe stato portato nella sua stanza.

Zoe sorrise ancora, continuando a ripetere a se stessa che Harry ce l'aveva fatta ed era vivo. E adesso sarebbe andata da lui.

Si era voltata verso Ginny, chiedendole di accompagnarla, ma l'amica aveva rifiutato gentilmente. Se non avesse saputo il motivo per cui non volesse allontanarsi, avrebbe certamente insistito. Ma alla fine si era ritrovata a salutarla e ad osservarla sparire dietro i corridoi bianchi.

Aveva sospirato sollevata, passandosi la mano fasciata tra i capelli. Poi si era avviata verso la stanza in cui avrebbe trovato Harry. Quando aveva aperto la porta e lo aveva scorto addormentato nel letto, con un'espressione quasi serena, nonostante i tubicini che lo aiutavano a respirare aveva avuto finalmente la certezza che tutto fosse andato per il meglio.

Adesso sapeva quale sarebbe stato il suo compito. Sarebbe rimasta al suo fianco e lo avrebbe aiutato a superare quel difficile momento, non appena si sarebbe reso conto della situazione.

Perché aveva fatto una promessa e l'avrebbe mantenuta.

*   *   *

Ginevra Weasley aveva salutato la sua amica Zoe, abbandonando la sala d'attesa.

Erano state informate della buona riuscita dell'intervento di Harry e questo le aveva risollevato il morale in una giornata che si era rivelata sin dall'inizio terribile.

Il primo raggio di luce lo aveva visto in quel momento, quando aveva saputo che il suo amico era vivo e aveva visto Zoe finalmente sollevata abbracciare il medico.

Ma era l'unico al momento. Le pesanti conseguenze di quella battaglia gravavano ancora terribilmente sul suo stato d'animo.

Erano successe così tante cose...

Aveva fermato il flusso dei suoi pensieri, quando era giunta, davanti ad una saletta molto più appartata e osservata a vista da due Auror. Aveva sbuffato divertita riconoscendo due reclute che non avevano partecipato allo scontro constatando che se l’occupante di quella stanza, se ne fosse reso conto, probabilmente non avrebbe avuto difficoltà a tentare una fuga.

Dopo un segno di saluto ai due giovani, che le avevano ricambiato tornando composti dalla posizione di riposo in cui erano, aveva bussato delicatamente alla porta cercando con un grosso respiro, di prendere coraggio.

Non aveva atteso risposta dall’interno. Era entrata con calma, palesando la sua presenza ma restando cautamente sull'uscio. Fortunatamente aveva il peso del corpo posato sulla maniglia, perché non appena aveva incrociato quegli occhi grigi, che erano stati distolti da un quotidiano e avevano preso a fissarla con serietà, aveva temuto una perdita repentina di forze.

Il silenzio era seguito per qualche minuto buono senza che ancora nessuno dei due aprisse bocca, poi Ginny si era arresa; un altro istante così e avrebbe iniziato ad urlare.

"Ciao."

Draco Malfoy non aveva risposto. Ripiegato però il giornale, che era stato posato sul comodino l'aveva osservata in una muta richiesta di farsi avanti. Era seduto su un letto identico a quelli della corsia, ma a veder bene il ragazzo sembrava tutto fuorché degente.

Ginny aveva roteato gli occhi al pensiero che solo qualche ora prima, lo aveva creduto morto tra le sue braccia.

"Come stai?" gli aveva chiesto avvicinandosi e sedendosi sulla sedia che costeggiava il giaciglio.

"Bene." era stato telegrafico lui.

E la donna in risposta aveva deglutito. Scacciando il pensiero che lui non la volesse lì, si era sforzata a fatica di apparire naturale. "I dottori hanno detto che non credevano di poter vedere un uomo sopravvissuto ad un'Av-"

"Come sta Potter?" ma Draco l'aveva interrotta. Con una domanda assurda perché potesse uscire dalle sua labbra, ma Ginny la tradusse come un chiaro messaggio per non parlare più di quanto era accaduto.

In effetti nemmeno lei voleva poi tanto ricordare quello che era accaduto. Si era sentita morire dentro, quando lui si era accasciato a terra, sotto la risata diabolica del padre. Aveva creduto per degli istanti infiniti che fosse morto per salvarle la vita, ma poi, posando il capo sul suo petto, aveva sentito il battito flebile del suo cuore.

Era stato a quel punto che Voldemort e i Mangiamorte erano svaniti, Smaterializzandosi e ponendo così fine alla battaglia. Decine di Guaritori erano accorsi soccorrendo i feriti e anche Draco era stato portato via per essere curato.

E adesso era lì. Si era svegliato come se nulla fosse, ricoperto solo delle ferite che gli erano state inferte prima di avvicinarsi a Ginny.

Aveva chinato lo sguardo, mordendosi l'interno della guancia. Quella discussione era così tesa da farle paura.

"Harry è vivo. A quanto pare il medico che l'ha curato dice che si è salvato per miracolo."

Malfoy aveva fatto schioccare la lingua. Tanti anni di odio non potevano certo cambiare le cose all'improvviso e Ginny dubitava fermamente che a lui importasse qualcosa del ragazzo con la cicatrice.

"Se ti può interessare è morto Silente." aveva però aggiunto aspra, decidendo di guardare il piccolo e anonimo tavolino vicino al muro che fronteggiava il letto. Anche se riusciva in parte a capirlo, non sopportava quell'atteggiamento.

Draco, che aveva per un attimo distolto l'attenzione da lei, era tornato velocemente a studiarla, cercando di capire le sue emozioni. Vedendola mordersi il labbro inferiore aveva continuato a tacere.

"Ha cercato di aiutare Harry, ma non è riuscito ad evitare la Maledizione." la spiegazione era giunta comunque, pronunciata da quelle labbra tirate affinché non scoppiasse in lacrime.

Le era bastato socchiudere per un attimo gli occhi, perché le tornasse in mente quella piccola folla di Auror che circondava mesta il cadavere del loro vecchio preside nonché generale dell'Ordine della Fenice.

A quanto si diceva tra i testimoni, si era frapposto tra l'Oscuro e Potter, quando il primo aveva scagliato un'Avada Kedavra per uccidere il ragazzo. Avrebbe potuto cercare di sviarla, ma il suo intento era stato anche quello di colpire Voldemort, cosa che poi era andata in porto.

Mentre il suo corpo senza vita si era accasciato al suolo, il Lord Oscuro, era stato costretto ad una ritirata per via di un potente incantesimo che lo aveva colpito ad un fianco, togliendogli il respiro.

Probabilmente se fosse stato colpito al petto, Voldemort sarebbe morto, ma purtroppo la maledizione Senza Perdono era stata più veloce di quell'incanto ed era stato perciò impossibile centrare il bersaglio.

E così Albus Silente era defunto, sacrificando la propria vita per salvare, non soltanto Harry, ma anche tutti i suoi Auror che senza la guida del Ragazzo Sopravvissuto, avrebbero potuto fare ben poco contro quel nemico invincibile.

Draco Malfoy non voleva sapere altro da Ginny. Immaginava quanto potesse essere difficile quella situazione, ma non riusciva comunque a comprenderla. Lui non aveva mai avuto fiducia nel suo signore, né gli aveva mai riposto speranze come aveva fatto suo padre. Per lui Voldemort era sempre stato un aguzzino, pronto ad usare lui e i suoi compagni per ottenere il potere esclusivamente per se stesso.

Quanto a Ginny, sarebbe scoppiata a piangere se fosse rimasta ancora lì dentro e sinceramente era anche stufa di quel silenzio. Era entrata per chiarire, non per parlare di Potter e di Silente... ma evidentemente questo a Malfoy non importava.

Si era alzata in piedi con uno scatto nervoso, stringendo i denti. "Devo andare." Ma non aveva raggiunto l'uscita, che si era sentita ancora in dovere di fermarsi. La sua voce l'aveva costretta.

"Noi siamo nemici, non avrebbe mai funzionato."

Le lacrime che fino a quel momento erano rimaste ferme sugli occhi in un suo vano tentativo di reprimerle, erano scivolate lungo le sue guance arrossate. Aveva cercato di deglutire per eliminare quell'odioso groppo alla gola, ma  non solo non c'era riuscita, aveva anche permesso che la rabbia prendesse il sopravvento.

Si era voltata stringendo gli occhi e fissandolo con la vista appannata.

"Non avrebbe funzionato?!" e poi si era avvicinata ancora al suo letto, a grandi passi. "Non avrebbe funzionato?! E cosa ne sai, se non ci hai nemmeno provato? Come puoi dirlo se tutto quello che abbiamo vissuto nelle ultime settimane è stata solo una farsa? Avanti, dammi una spiegazione razionale."

Draco non si era scomposto per quello sfogo e anzi l'aveva fissata per tutto il tempo con il suo solito cipiglio austero. "Io sono un Mangiamorte e tu un Auror. Le nostre cause sono diverse." aveva poi scosso lievemente la testa, assumendo un tono irritantemente ironico. "Mi sembra che già questa dovrebbe essere una spiegazione razionale."

"Sì, Draco, peccato che questo discorso poteva valere il mese scorso, ma non oggi." era stata la dura replica di lei. Si era seduta sul letto mentre parlava e aveva incrociato quegli occhi grigi come un temporale estivo, con aria risoluta, nonostante i suoi fossero ancora inondati di lacrime. Malfoy però non le aveva dato il tempo di continuare.

"Giusto, perché non c'ho pensato prima? Dopotutto adesso non sono più un Mangiamorte, anzi sono un Mangiamorte rinnegato, ma che bella ironia. E per giunta mi sbatteranno ad Azkaban. Sì, Weasley, le cose sono proprio cambiate."

"E cosa pensi di fare? Di abbandonare tutto? Perché io non ce la faccio, Malfoy."

Il biondo aveva incrociato le braccia. "Dovresti farlo invece."

"No. Sono disposta ad aspettare che tu esca da Azkaban, se proprio vuoi saperlo."

"Ti rovinerai la vita."

"Non mi lamenterò."

Nell'istante in cui l'aveva sfidato con i suoi occhi aveva preso la sua decisione. Non si sarebbe arresa. E avrebbe lottato con tutte le sue forze per convincere lui e tutto il resto del mondo che anche il loro era un amore possibile.

*   *   *

La loggia della base dell'Ordine non era molto alta, ma la vista da lì era tutt'altro che noiosa. Il fabbricato era situato tra la brughiera inglese immerso nel verde e tra le colline deserte. Spesso era capitato che passeggiando in mezzo a quella natura si riuscisse a trovare la tranquillità, anche quando si aveva a che fare con gli animi più focosi.

L'erba, alta fino all'inguine si muoveva lentamente, mossa dalla brezza e ipnotizzava chi ne era circondato. Non vi erano molti alberi, tranne che per qualche quercia in cima alle colline, tutto il posto era isolato e uniforme. Eppure mai aveva rappresentato un'oppressione per coloro che ci vivevano.

Era più considerato un rifugio, al sicuro dalla guerra e dalla violenza dei Mangiamorte. Quando gli attacchi si erano fatti sempre più numerosi, molte delle famiglie degli appartenenti all'Ordine si erano trasferiti nella base, che aveva gli stessi incantesimi di protezione che ad esempio erano stati dati ad Hogwarts e che le permettevano una certa sicurezza dalla pazzia di Voldemort.

Ma Harry Potter quel posto, lo preferiva di notte. Nelle notti di Luna Piena per l'esattezza. La mancanza di altra vita di solito rendeva il posto piuttosto buio e spettrale. Ma quando il satellite era pienamente illuminato, i campi erano rischiarati da quei raggi, rendendo il panorama veramente suggestivo. Se poi si aggiungeva il fatto che delle volte si poteva udire qualche ululato di licantropo, l'effetto era sorprendente.

Ed Harry era lassù, su quella loggia ad un'ora notturna, nella quale ormai tutti erano nel mondo dei sogni. Fissava l'orizzonte, là fin dove il suo occhio riusciva ad arrivare, vista l'irregolarità del terreno. E quella era l'ora in cui i ricordi e tutti i pensieri, anche quelli più nascosti, tornano alla mente, per rallegrarla... o tormentarla, come nel suo caso.

Aveva sospirato stancamente, passandosi una mano sugli occhi. Poi aveva rinforcato gli occhiali, riprendendo ad osservare lo spettacolo notturno.

Il suo animo era spento. Non in subbuglio o colmo di rancore e vendetta, come certamente tutti si aspettavano. Ma senza vita. Senza forze.

Aveva visto con i suoi occhi, in un ultimo barlume di forze, gli ultimi istanti di vita di Silente. Era vero, dopo aver saputo della profezia, il suo rapporto e soprattutto la considerazione che aveva per lui, erano notevolmente cambiati. Eppure in quegli anni era sempre stato una guida, un appoggio in cui credere. Se c'era un problema, mentre tutti si affidavano al ragazzo Sopravvissuto, lui pensava: 'C'è Silente.'

Sbagliato. Sapeva di aver sempre sbagliato, facendo così, ma d'altronde il vecchio preside aveva sempre cercato di accollarsi la maggior parte dei fardelli. Forse per rimorso, o forse solo per pietà verso di lui, però l'unica cosa che gli aveva affidato era stato di portare a termine la profezia.

E infine aveva donato la vita per lui. Adesso si sentiva un verme se ripensava ai loro incontri sempre più freddi e distanti, da quando quel giorno nel suo studio, appena dopo aver visto Sirius morire, lui gli aveva rivelato la pesante verità della Profezia.

E ora.... ora doveva vedersela da solo. Da quel momento in poi non avrebbe più potuto sorreggersi a nessuno. C'era solo lui davanti a quel destino ingrato, lui.... e la sua incapacità.

Il pensiero di non essere riuscito a portare a termine ciò per cui aveva sprecato la sua vita negli ultimi anni, lo costrinse a trattenere il fiato, perché avvertì i polmoni stretti in una morsa.

O forse erano solo dolori post operatori... o magari tutti e due, vista la situazione.

Si era posato una mano sul petto, cercando di regolarizzare il respiro. Dopotutto erano passati solo due giorni dallo scontro. E quella fuga notturna non gli era stata certo autorizzata dai medici, che lo credevano tranquillo nel suo letto.

Ora cosa doveva fare? Non era abbastanza forte per sconfiggere Voldemort... lo sarebbe mai stato?

In quel momento l'unica risposta che aveva in mente non era di certo positiva. Insomma, dopotutto era da secoli che non faceva altro che allenarsi per raggiungere il Signore Oscuro e sconfiggerlo. E dopo tutti quegli sforzi, che cosa aveva ottenuto?

Un bel niente, anzi aveva privato la comunità magica dell'unico uomo che fosse mai riuscito a tenere testa a quel pazzo criminale e che sicuramente sarebbe potuto riuscire in quell'impresa meglio di lui!

Un abbraccio, caldo e saldo da dietro le spalle, aveva interrotto bruscamente il flusso dei suoi pensieri. Non era sobbalzato, nonostante per via di tutte le sue preoccupazioni, non si fosse accorto prima dei movimenti alle sue spalle.

Ma d'altronde, Auror lo era anche lei, perciò sapeva bene come muoversi, senza essere notata. Si era rilassato con quel contatto, rilasciando l'ennesimo sospiro.

"Non dovresti essere qui." la voce di Zoe era risuonata dolce, non era riuscita ad essere severa.

Harry si era aggrappato alle sue braccia, posandovi sopra un bacio. "Avevo voglia di pensare."

"Tu pensi troppo." se si fosse voltato, avrebbe potuto notare la sua aria imbronciata. "E se devi venire quassù per farti tornare tutti i sensi di colpa, preferirei tornassi nel tuo letto."

Una breve risata amara, era sfuggita dalle labbra del mago. "Non penso che dentro un letto possano abbandonarmi, i sensi di colpa."

Era seguito un minuto di silenzio, nel quale la ragazza aveva serrato maggiormente la presa, nonostante le ustioni che ancora aveva alle braccia. Poi aveva fatto il giro del muricciolo su cui lui era seduto e gli si era accostata con un'aria preoccupata stampata in viso.

"Ascoltami Harry... è inutile dirti che non dovresti farti una colpa per quello che è successo. Purtroppo nessuno potrà mai capirti, perché sei l'unico che ha questo compito così pesante sulle spalle. Però una cosa puoi farla. Ed è guardare avanti."

Aveva fatto una pausa, nella quale aveva preso fiato e forse cercato le parole adatte per convincerlo. "Se Silente è morto lo ha fatto per te, non perché ti riempissi di rimorsi, ma per permetterti di vivere e di portare a termine ciò per cui ti sei tanto impegnato in questi anni."

Aveva ritenuto giusto interromperla, perché quelle parole avevano avuto l'effetto di arrivargli dritto al cuore e un po' per paura, un po' perché facevano anche male, non voleva più ascoltarle.

"Mi sono impegnato per farmi quasi uccidere da Voldemort."

Lo sguardo di Zoe era stato impagabile. Aveva aggrottato la fronte e stretto le labbra in una smorfia che ricordava tanto una bambina sul punto di offendersi. Poi aveva reagito, rifilandogli uno scapaccione. E Harry l'aveva fissata sbigottito.

"Ed è così che sprechi il suo gesto?" una domanda semplice e lineare. Una cruda verità.

Arrendersi voleva dire gettare fango sulla morte di Silente, su tutti i suoi sacrifici e sulle speranze che aveva sempre riposto in lui. Aveva chinato lo sguardo, combattuto e non aveva notato che l'espressione della strega si era raddolcita.

La mano che prima lo aveva picchiato, aveva preso ad accarezzargli lentamente la nuca. "Se hai perso è solo perché evidentemente non eri ancora pronto. Ma se esiste la profezia, è anche vero che prima o poi dovrai riuscire a raggiungerlo, no?"

"Harry le persone che sono morte per te, non l'anno fatto perché tu potessi pentirtene, ma perché portassero avanti il sogno di pace che tutti desiderano. Lo so che è pesante e che vorresti tanto avere una vita serena, ma purtroppo questa è la strada che il destino ci ha posto. E dobbiamo percorrerla."

La sicurezza che aveva avuto fino a quel momento, nella voce, si era spezzata appena, quando era improvvisamente arrossita, chinando il capo. "E io sono qui perché possiamo farlo assieme."

Come aveva potuto dimenticarsi di lei? Come aveva fatto a credere di essere solo? Lui non era mai stato abbandonato da nessuno. C'erano amici pronti a tutto per lui e una donna che aveva deciso di farsi carico dei suoi problemi e dei suoi capricci.

L'aveva abbracciata di slancio, stringendola forte a sé. E aveva mormorato un flebile "Scusami." con tono mortificato.

Era per lei e per tutti gli altri, che avrebbe continuato a combattere. E un giorno sarebbe stato pronto per portare finalmente a termine quella maledetta profezia. Così, anche chi aveva perso la vita in quella sanguinosa guerra, avrebbe potuto finalmente riposare in pace.

*   *   *

Certamente quella non era proprio una serata felice, si era ritrovato a pensare Ronald Weasley, quando era calato per l'ennesima volta il silenzio in quella piccola camera – la sua – dove lui ed Hermione Granger avevano deciso di trascorrere una tranquilla serata da soli.

Il giorno seguente avrebbero dovuto affrontare il funerale di Silente e nonostante tra lui e Hermione non si facesse parola su quello che li aspettava, sembrava che il pensiero aleggiasse continuamente tra quelle quattro mura.

D'altronde erano stati giorni terribili, gli ultimi. La consapevolezza che la guerra in realtà non solo non era finita, ma che l'ultima battaglia si era conclusa con una bruciante sconfitta, aveva riempito i cuori di tutto il mondo magico di angoscia, ma soprattutto in chi da tanti anni continuava a lottare in prima linea.

Aveva sospirato mestamente, sentendosi ridicolo al pensiero che quella serata sarebbe potuta andare diversamente e che il piano a cui aveva pensato, era andato in fumo come la fine delle ostilità.

Hermione aveva arcuato entrambe le sopracciglia, studiando i movimenti del suo fidanzato. "Non... non ti piace il dolce? Perché forse avremmo dovuto prendere quell'altro, in effetti questo non è granché, ha-"

"Hermione calma! Il dolce va benissimo." l'aveva interrotta lui, seriamente perplesso.

Sapeva che quando si comportava così era perché si sentiva nervosa e a buon ragione anche a disagio. Avevano preso la loro cena alla mensa della base, ma invece di consumarla con gli altri compagni, avevano approfittato del fatto che la camera di Ron fosse libera, in assenza di Harry che era ancora in Infermeria e avevano consumato lì il pasto per poi starsene tranquillamente assieme.

La ragazza si era fermata, trattenendo improvvisamente il fiato e aveva scosso il capo. "Ah, ok..." si era ritrovata poi a mormorare prendendo a fissare il piatto, da cui aveva toccato ben poco.

Certo che se l'atmosfera doveva essere quella, avrebbero fatto meglio a mangiare con gli altri. Ron si era alzato in piedi, stufo di quella situazione e aveva posato il tovagliolo nel piatto. "Che dici, andiamo a letto?"

La domanda era sorta ingenuamente, di certo senza secondi fini, ma Hermione sembrava che l'avesse presa in maniera diversa. Era arrossita come se fosse stata la prima volta e aveva annuito a disagio, senza spiccicare parola.

"Ehm... ok... vado a farmi una doccia. O vuoi farla prima tu?" si era assicurato il rosso, cercando di ignorare quella reazione e desiderando di chiudersi velocemente in bagno per respirare un'aria diversa.

"N-nono! Vai... io l'ho già fatta prima in camera.... intanto tolgo tutto di qui." aveva indicato la scrivania che avevano usato come piano d'appoggio per banchettare.

Ron aveva annuito lentamente, voltandosi verso la sua meta e raggiungendola con un'andatura più veloce. Hermione aveva notato quel particolare e non era riuscita a trattenersi dal mordersi con forza il labbro inferiore.

Si sentiva una stupida, ma pensare di starsene con il suo ragazzo, quando tutti piangevano la morte del loro Generale la faceva sentire un'ipocrita. Reprimendo un fastidioso groppo alla gola e delle altrettanto seccanti lacrime, aveva iniziato a rigovernare la pseudo-tavola, con gesti piuttosto nervosi e affrettati.

Era furiosa con se stessa e con Ron, perché non le diceva niente, con Silente che li aveva abbandonati, con Voldemort che era troppo forte, con Harry che non era riuscito a fermarlo e con un'infinità di altre persone. E l'unica cosa che era in grado di fare era piangere e far esasperare il suo compagno.

Non si era nemmeno accorta di aver dato un colpo ad un barattolo posto assieme a degli altri portapenne in un angolo della scrivania. E solo quando questo era rotolato a terra, aprendosi e spargendo ovunque il suo contenuto aveva imprecato sollevando gli occhi al cielo.

Ci mancava solo quello. Si era piegata, abbandonando la sua precedente occupazione, dedicandosi a quella nuova. Era incredibile quante cose contenesse quel recipiente, ma si ritrovò a constatare quanto fosse sorprendente cosa anche nascondesse.

Una scatolina di velluto blu scuro era rotolata fuori e giaceva appena a due centimetri dalla sua scarpa. L'aveva raccolta, rialzandosi in piedi e l'aveva fissata per cinque minuti buoni come incantata. A dire la verità in quel lasso di tempo era riuscita a chiedersi almeno una cinquantina di volte se fosse stato il caso di aprirla o meno.

E quando aveva preso coraggio e l'aveva fatto realmente, si era vista costretta a trattenere il fiato. E a sbiancare.

Un piccolo diamante, circondato da un fedina di oro bianco, aveva brillato per un istante nei suoi occhi sorpresi, prima di lasciare il posto ad un viso sconvolto e dall'aria arruffata per via della doccia.

"O-oddio... l'hai trovato."

Hermione aveva avuto per un attimo la sensazione che sarebbe svenuta. Ma poi Ron si era avvicinato così velocemente che neanche ci aveva fatto caso e aveva racchiuso la scatolina e le mani della ragazza tra le sue.

"A-ascolta! Volevo dirtelo dopo la battaglia, ma visto come sono andate le cose ho cambiato idea, cioè, non credevo fosse il caso vista la situazione, anche se in realtà volevo farlo.... io..."

E dopo il fiume di parole, si era perso per strada non sapendo più cosa dire, né come continuare quella che sarebbe dovuta essere una dichiarazione di matrimonio in grande stile, ma che alla fine si era ridotta ad una stupida spiegazione sul perché non lo avesse fatto.

Hermione lo aveva fissato con gli occhi sbarrati, senza dire una parola, poi forse si era ricordata che sapere anche respirare.

"Tu... volevi... sposarmi?"

A quella domanda, Ron aveva scosso il capo in su e in giù con piccoli scatti. Ma poi aveva preso ad agitarsi, perché mai si sarebbe aspettato che Hermione scoppiasse a piangere improvvisamente, chinando il capo.

Centinaia di interrogativi e di pare mentali gli erano sfrecciate nel cervello a velocità assurda, confondendolo non poco. E mentre le orecchie gli erano diventate di un rosso porpora, aveva allargato le braccia facendosi più vicino alla riccia.

"Oddio! N-non volevi? M-mi dispiace! Lo so che non era il momento o forse non volevi proprio..."

Gli ci era voluto un po' per percepire tra le sue parole e i singhiozzi della ragazze quella risposta flebile.

"Sì.... sì... che lo voglio."

Dire che gli si era seccata la gola era poco. Aveva cercato di deglutire un paio di volte, ma alla fine si era arreso, preferendo stringerla forte tra le braccia e affondando il viso nell'incavo del suo collo.

Non poteva crederci, lei voleva davvero sposarlo.... voleva diventare sua moglie! Aveva dovuto ripeterselo più di una volta perché ancora stentava a rendersi conto di quanto fosse reale ciò che stava vivendo e che fino a quel momento aveva potuto solo immaginare.

Aveva scostato il capo, incrociando i suoi occhi appannati dalle lacrime e si era sentito morire. "Ti amo..." un mormorio appena udibile contro le sua labbra prima di baciarla, mentre con gesti leggeri le cancellava le tracce del pianto dalle guance.

Hermione aveva ricambiato a quel bacio con bisogno, come se fosse stato ossigeno e poi lo aveva stretto nel suo abbraccio, non riuscendo ancora a frenare le lacrime. Non poteva immaginare una vita senza Ron e appena avrebbero avuto la possibilità avrebbero sancito quell'unione ancora di più.

Sposandosi. Quella parola faceva uno strano affetto per loro due, ma presto si sarebbero abituati.

Perché da quel momento in poi avrebbero guardato al futuro assieme e avrebbero continuato a percorrere quella strada così piena di ostacoli uniti da uno dei vincoli più indissolubili.

*   *   *

Il Ministero della Magia era come sempre affollato a quell'ora del mattino. E da un po' di tempo a quella parte, persino la zona dell'Ufficio Misteri lo era diventata. Le numerose sedute del Wizengamot, le riunioni per escogitare nuove offensive contro il nemico, lo studio di nuove tecniche di combattimento e magia avevano reso quella parte del Ministero, tra le più frequentate assieme alla sezione Auror.

Ginny sedeva su una panca, osservandosi i piedi che teneva dritti davanti a sé, anche se in realtà non li stava realmente vedendo. Il suo sguardo vagava più nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni che di lì a poco avrebbero avuto una svolta.

"Non hanno ancora deciso?" la voce di Harry Potter le giunse alle orecchie, chiara e tranquilla, come se si aspettasse tanto tempo per quella sentenza.

Lei sollevò lo sguardo, mantenendolo per qualche istante. Scosse il capo, cacciando un sospiro e facendo posto all'amico che con difficoltà per via della stampella e della gamba fasciata, cercava di sedersi al suo fianco.

"Accidenti... per quanto ancora dovrò girare con questa roba?" si lamentò seccato il mago, agitando davanti agli occhi il sostegno.

"Fino a quando non ti reggerai di nuovo in piedi come si deve, Potter. Dovresti saperlo."

"Oh, ti ringrazio, Ginny. Mi hai illuminato con questa risposta." la replica era stata scherzosa e la ragazza aveva notato che lo scopo era quello di cercare di rilassarla.

Sorrise dandogli una leggera gomitata. "Scommetto che la tua ragazza non fa che ripetertelo."

L'espressione disperata del moro fu impagabile. "Continuamente! E non hai idea di quanto altro mi ricordi ogni giorno!"

Ginny ridacchiò divertita pensando a Zoe in versione fidanzata. Si passò una mano tra i capelli, cacciando l'ennesimo sospiro. "Chissà cosa decideranno."

Fu a quel punto che Harry tornò serio. "Sta' tranquilla. E' vero, è stato un processo parecchio difficile e decisamente Malfoy poteva risparmiarselo tutto quel sarcasmo..." il tono si era inasprito improvvisamente. Gli ci era voluta una pausa, perché tornasse normale. "Ma non dimenticare che ci ha dato un grande aiuto... anche se poi non è servito a molto."

Quella frase era rimasta in sospeso, senza che nessuno aggiungesse altro. Ma poi Harry parve rendersi conto di aver sbagliato il momento, perciò si era affrettato a rimediare.

"Se siamo fortunati lo scagioneranno dalle accuse."

Ma Ginny in quel momento non riusciva ad essere poi così positiva. "E se invece qualcuno si ricorda che siamo sfigati?"

Harry scrollò le spalle. "A quel punto vedremo. Ma non credo che avrà più di dieci an-... cioè.... insomma, non gli daranno molto." si corresse velocemente, lanciando un'occhiata preoccupata in direzione dell'amica.

"Non c'è bisogno che cerchi di illudermi, Harry. Sono io stessa la prima a non farlo. So quello che mi aspetta in questo caso."

C'era stato un lungo respiro stanco da parte del giovane. Poi il silenzio, mentre si passava una mano sugli occhi, evitando gli occhiali. "Dovrò farci l'abitudine. Insomma.... è... Malfoy!"

La rossa si lasciò scappare un gemito. "Guarda che lo so anch'io, ma che devo farci? Ti prego Harry, posso capire che non lo sopporti, ma già devo badare a mio fratello che ha intenzione di rinfacciarmelo a vita e di rendermi l'esistenza nei prossimi anni, un vero tormento!" il suo tono era stato sull'orlo della crisi di nervi.

Potter pose le mani in avanti agitandole. "Ok, ok, calma. Lo sai che io sono sempre stato più diplomatico di Ron, no?" alla domanda però strinse gli occhi su di lei, perché lo sbuffo che aveva cacciato gli era parso piuttosto ironico.

Incrociò le braccia risentito. "Guarda che non è semplice, Ginny. E' di un nostro nemico che stiamo parlando! Potrebbe aver ucciso dei nostri amici."

"Non ne abbiamo la certezza. Nessuno lo ha mai visto farlo." replicò decisa, ignorando di sua spontanea volontà il ricordo di quel giorno a Nocturn Alley.

Un altro sospiro. Più seccato, ma deciso a chiudere la questione.

"E tu come stai?"

"Sopravvivrò."

E di nuovo silenzio, fino a che la porta del tribunale del Wizengamot non si era aperta. Di colpo tutta la tensione si era acquietata per lasciare il posto ad una leggera angoscia... per lo meno da parte di Ginny.

Harry le aveva lanciato un'occhiata preoccupata, posandole una mano sulla spalla. Quel calore le aveva dato una buona dose di coraggio, perciò dopo aver ricambiato lo sguardo dell'amico con aria grata, aveva varcato la soglia dell'aula con un passo molto più deciso.

Finalmente avrebbe saputo cosa aspettava lei e Draco.

La stanza era circolare. Da quanto aveva saputo dai racconti del Ragazzo Sopravvissuto, era la stessa in cui lui al suo quinto anno aveva dovuto affrontare il suo processo per non essere espulso da scuola. Ginevra la trovava inquietante, soprattutto per quella sedia posta al centro su cui era stato incatenato Draco.

Ma d'altronde era quella la procedura, no? E alla fine non era nemmeno la prima volta che assisteva ad un rito del genere; l'unica differenza era che quella volta teneva seriamente alla persona inquisita.

Aveva preso posto sulle prime file. Non c'era molta gente, tranne che per qualche curioso, i presenti erano tutti Auror e persone che avevano testimoniato durante il processo. Lo sguardo si era spostato velocemente al centro, quando Malfoy era stato portato nuovamente davanti ai suoi giudici.

Era stata il nuovo Ministro della Magia, Amelia Susan Bones a parlare, come capo del Wizengamot. Si alzò in piedi, prendendo a leggere da un foglio di pergamena.

"A seguito di un lunga riflessione e di uno studio approfondito delle prove e dei test, abbiamo preso la nostra decisione. Signor Draco Malfoy, le sue accuse sono di omicidio e concorso di colpa come Mangiamorte. Sono molti gravi, lei lo deve ammettere, ma non possiamo non tenere in considerazione l'operato che ha svolto in favore dell'Ordine della Fenice."

Nella pausa che era seguita, si era potuto udire distintamente Draco schioccare la lingua con un tono pungente. Ginny gli aveva scoccato un'occhiataccia non vista né percepita, ma che per un attimo aveva costretto lei a farsi violenza per non urlargli di fare silenzio.

Il ministro della Magia l'aveva squadrato con aria severa, ma poi era tornata alla sua lettura senza commentare.

"Inoltre non abbiamo nessuna prova che accerti il fatto che lei abbia mai ucciso qualcuno, né testimoni che abbiano potuto confermarlo. E' fortunato da questo punto di vista." un'altra occhiata grave a studiare la sua reazione che però non c'era stata.

Draco era rimasto immobile e sfidare con gli occhi di ghiaccio la sua interlocutrice e Ginny pensò di sapere su cosa stesse riflettendo. Un testimone c'era e anche attendibile, visto che si trattava di lei stessa. Eppure nessuno sapeva nulla. Chissà quale commento gli stava frullando in testa in quel momento e quale considerazione avesse di lei per quel gesto che probabilmente gli avrebbe salvato la vita.

"In conclusione questo tribunale ha deciso di dichiararla colpevole. E' impossibile non tenere in considerazione i suoi trascorsi, ma abbiamo deciso di darle il minimo della pena."

Ginny strinse con forza i pugni chiusi, mentre tratteneva il respiro ormai da alcuni minuti.

"Signor Draco Malfoy, lei è condannato a scontare cinque anni nella prigione magica di Azkaban. A seguito della quale sarà considerato libero e prosciolto da ogni accusa. Questa è la decisione unanime del Wizengamot."

Un brusio, dapprima lieve e poi via via sempre più intenso si propagò nella sala, nonostante fosse quasi vuota. Solo Ginny era rimasta a fissare Draco senza riprendere a respirare.

In carcere. Lo sapeva. Non poteva aspettarsi di meglio, ovviamente. E adesso non lo avrebbe rivisto prima di cinque anni.

*   *   *

La saletta laterale che si trovava proprio di lato all'aula di tribunale era piuttosto accogliente. Di solito vi si soffermavano i giudici prima di qualche udienza e durante le pause ed era attrezzata in modo da non far mancare niente a quelle autorità.

In quel momento era vuota, tranne che per una figura seduta al grande tavolo rettangolare che si trovava al centro della stanza. Aveva la schiena ricurva e i gomiti posati sul legno. La fronte posata sui palmi.

Era stato Harry a dirle di aspettare lì dentro e sapeva anche il perché, anche se non glielo aveva voluto dire. Si era incaricato lui stesso di scortare Draco fino ad Azkban, o per lo meno aveva convinto gli Auror che dovevano farlo, viste le sue condizioni e il fatto che non fosse ancora rientrato in servizio.

Non volle sapere come ci fosse riuscito, ma poco dopo Malfoy entrò nella stanza da solo e senza manette ai polsi. Si alzò in piedi di scatto, allargando gli occhi e dandosi nuovamente della stupida per aver trattenuto per l'ennesima volta il fiato.

Insomma perché diavolo adesso si stava facendo prendere dall'angoscia. Sapeva a cosa stava per andare incontro, ne era ben consapevole, perciò era inutile continuare e piangersi sopra. Aveva preso una decisione e avrebbe continuato a guardare avanti e a lottare, qualsiasi ostacolo avrebbe trovato davanti.

Se la aspettavano cinque anni senza di lui, perfetto. Si sarebbe messa d'impegno anche lei a far concludere quella guerra prima che lui uscisse da Azkaban, così tutto sarebbe stato più facile e finalmente avrebbero potuto vivere in tranquillità, senza più quel pensiero disarmante e inquietante, senza che fossero 'nemici'.

Abbozzò un sorriso, provando improvvisamente un certo imbarazzo. "Mi... mi hanno detto che ti porteranno subito lì."

"Già, nessun ultimo desiderio al condannato." ironizzò maligno, incrociando le braccia e guardandosi intorno. Ginny lo fissò per qualche istante in silenzio. Harry si doveva fidare parecchio di lei, visto che aveva lasciato Draco completamente senza protezioni.

Chinò lo sguardo, cacciando un sospiro. "Cinque anni sono lunghi..."

Non aveva potuto vedere il sopracciglio alzato del biondo e la sua aria non tanto sorpresa quanto come se si aspettasse quelle parole. "Hai già deciso di arrenderti?" c'era stato scherno nella sua voce, ma solo per dimostrarle che sapeva che non ci sarebbe riuscita.

"Certo che no!" ribatté invece lei, decidendosi finalmente di incrociare i suoi occhi.

Ginny strinse le labbra, facendo qualche passo in avanti, le braccia rigide lungo i fianchi. "Ormai ho preso una decisione Malfoy e la porterò a termine. E non lo dico certo perché mi sono impuntata, ma perché quello che provo per te è sincero."

La sua voce era stata decisa, nonostante nelle ultime parole si fosse appena incrinata. Poi non aveva retto più ed era stata costretta a chinare il capo, prendendo a fissare un punto sul pavimento.

"Beh... se è così che la metti..."

Draco si era avvicinato di più a lei e con una mano tra il collo e la guancia le aveva fatto sollevare il viso. Si chinò a baciarla tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo e quel rapporto fosse sempre stato quanto di più lineare e semplice.

Ginny schiuse le labbra, lasciando che quel contatto si approfondisse, ma non riuscì a trattenere alcune stupide lacrime che avevano fatto capolino nei suoi occhi.

Quando ripresero fiato, lentamente, una fronte contro l'altra, la donna era rimasta con gli occhi chiusi, anche dopo che lui aveva ripreso a parlare.

"Vedremo cosa ci aspetterà il futuro quando uscirò da quel posto. E se per ora amarmi ti servirà ad andare avanti allora fallo. Forse sarà utile anche a me..."

Il sorriso che era spuntato tra le lacrime si era accentuato. A parole sue anche lui stava esprimendo i suoi sentimenti.

"Solo una cosa."

Ginny aveva sollevato lo sguardo, osservandolo incuriosita.

"Se hai queste intenzioni, smettila di chiamarmi per cognome, sei ridicola."

In risposta ricevette una gomitata fintamente stizzita, che alleggerì di colpo l'aria che si era creata. Malfoy, dopo un attimo in cui aveva preso a borbottare era tornato serio. "Devo andare."

Ginny annuì asciugandosi finalmente le tracce di lacrime dalle guance. "D'accordo."

Non c'erano stati 'Mi mancherai' o dichiarazioni di amore eterno. Solo un semplice quanto sentito 'Arrivederci', come speranza per quei prossimi cinque anni in cui non si sarebbero visti, ma avrebbero continuato – almeno questo era quello che Ginny sperava – ad amarsi e a farsi forza pensando all'altro.

E chissà poi cosa ne sarebbe stato di loro, pensò Ginevra, mentre lo osservava allontanarsi scortato da un paio di Auror e da Harry.

Prima o poi lo avrebbe saputo. Per il momento non le restava che tenere sempre accesa quella piccola e rassicurante speranza.

FINE

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Ehilà! Siete ancora tutti vivi? Vi state armando per venirmi a cercare e ad uccidermi? Ehm..... ma un attimo! C'è una novità! La conclusione di questa storia è finita un po' così, con l'amaro in bocca... ma se davvero vi piace e volete saperne di più io avrei in cantiere anche il seguito. Mi basta sapere che vorreste leggerlo e io lo scriverò immediatamente ^^

Altrimenti, per una volta ci accontentiamo del finale non solito Happy-end in cui la giustizia trionfa e il male perde... (ho fatto male? Perché se ho fatto male, ditemelo, eh ^^')

Vorrei avere qualche vostro parere, io di idee ne ho ancora a bizzeffe, perciò sono sempre pronta! Spero che cmq vi sia piaciuto questo... Ho voluto concentrarmi un po' su ognuno dei personaggi e spiegare come riescono ad andare avanti, anche se la situazione non è delle migliori... sono curiosa di conoscere i vostri pareri! >.<

Per il momento passiamo a ringraziarvi, visto che vi siete sorbite questa storiella per tanti capitoli... davvero grazie, avete avuto un bel coraggio ç_ç

Ellie: ciaoo ^^/ (me cerca di fare la carina vista la conclusione della storia ¬¬) ehm... allora.... posso ritenermi viva o devo subire qualche tortura? ç_ç Io lo prometto, se volete lo scrivo il seguito, anzi ho in mente un'ideuzza proprio caruccia che.... ok, non aggiungo altro... >>

Dady: ma nuuu! Ma Draco non è morto, visto? Solo è un po'... ecco... finito ad Azkaban... ma poi esce! E Ginny lo aspetta! Cioè, si chiariscono alla fine! (Stai accampando scuse... NdDraco Silenzio, tu, fila dai Dissennatori! NdRyta ç_ç ndDraco)... spero che cmq si piaciuto anche questo capitolo ^^'

Ruka88: ehehehehe non so se ti faccia piacere questo, ma come avrai notato non sono morti né Draco né Zoe... potevo forse distruggere quelle due povere coppiette di sfig- ehm.... di innamorati? Nu... è già abbastanza quello che ho combinato dopo... credo.

Stellina: grazie ç_ç ormai aspetto con ansia il sesto libro (anche se qualche anima 'simpatica' ha voluto darmi qualche spoiler che avrei preferito non sapere -.-), nel frattempo mi impegno a finire tutte le mie storie (che tristezza ç_ç)! Spero che questa sia piaciuta anche con questo finale (giuro, c'ho pensato tanto e mi sembrava troppo banale farla concludere tropo bene ç_ç) Cmq c'hai azzeccato, anche se non l'ho scritto nella storia (credo che alla fine sia irrilevante), Draco pronuncia delle parole arcaiche e così riesce a ripararsi dall'Avada Kedavra (anche se in qualche modo c'è una buona dose di fortuna.... [Visto, Potter? C'è chi può e chi non può... io può NdDraco -.-'' ndHarry]). Non potevo certo permettere che morisse, no? ^.-

Gea Kristh: La risposta esatta è.... Silente! Mi spiace per il povero vecchio... ma adesso Harry dovrà vedersela con le sue sole forze... chissà se ce la farà...

Serena89: W l'Ottimismo! E infatti Draco è vivo e vegeto... leggermente Dissennato, ma vivo ^^'' Per quanto riguarda le storie prima del sesto libro credo che ormai bisognerebbe considerarle come tante alternative universe e divertirsi a leggerle e scriverle... tanto io non mi stancherei mai!^.-

Hermia: ti ringrazio, davvero! Fanno sempre piacere i vostri complimenti ^^ Per quanto riguarda Zoe, non potevo lasciare che morisse; Harry è già abbastanza sfigato e lasciarlo ancora da solo mi dispiaceva troppo, tanto più che serviva qualcuno di molto potente che potesse salvare la vita a Potter senza che dopo essere morto, Voldemort ci riprovasse (insomma, Voldie doveva essere ferito e chi poteva farlo se non Silente?) Spero che l'idea sia piaciuta cmq ^^

E con questo è tutto ç_ç Mi fa strano pensare che questo sia l'ultimo capitolo (anche se volendo c'è il seguito)... divento sempre malinconica quando arrivo alla fine. Cmq davvero ringrazio tutti coloro che hanno letto questa storia (anche chi non ha commento! >.<) e spero che vi sia paciuta almeno un po'.

Vi mando un bacio!

Ryta Holmes

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