Strange Things

di SailorDisney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** .. Pre-parade. ***
Capitolo 2: *** First. ***
Capitolo 3: *** Darjeeling. ***
Capitolo 4: *** Doodle. ***
Capitolo 5: *** One perfect soul. ***



Capitolo 1
*** .. Pre-parade. ***


E poi quando sarà tutto finito, il buon vecchio Buzz Lightyear mi terrà compagnia…
Fino all’infinito e oltre.
(Toy Story 2)


 


 
“No, no e no! Ho detto di no!” disse Jessie, la bambola cowgirl più cocciuta del mondo, con il suo inconfondibile tono squillante.

“Su Jessie.. solo per questa volta. Poi prometto che non ti coinvolgerò più!” insistette il suo fidato amico di sempre, Woody, tirandola per un braccio.

“Non insistere! .. non.. fermo..fermo..smettila subito di mostrarmi quelli occhioni.” Rispose cercando di voltarsi.

Woody era accovacciato in ginocchio ai suoi piedi con uno sguardo da cucciolo abbandonato.

Jessie sbuffò. Incrociò le braccia al petto voltandosi.  “E va bene.. ma ti assicuro che questa è l’ultima volta!” 

“Oh Jessie, grazie grazie!!!” Woody le saltò al collo con irruenza.

Il cuore di Jessie sussultò per un attimo. Odiava profondamente quando lui l’abbracciava così, senza pensarci. Senza rendersi conto che per lei era molto di più di un gesto da fare senza riflettere.

“Ehm si..si.. va bene. Ci vediamo dopo.” Jessie lo scacciò, fingendo un fastidio che non sfiorava il suo animo nemmeno lontanamente. Poi si allontanò con il cappello calato sul viso.

Woody la guardò allontanarsi.
Anche stavolta era andata bene. Lei non aveva sospettato nulla. Woody era riuscito per l’ennesima volta a calpestare i propri sentimenti. Mentiva. Mentiva a lei. E a se stesso, pur di farla felice. Fingeva un’amicizia che dentro di sé, non sarebbe mai potuta esistere. Fingeva un sentimento privo di desiderio che celava ormai da tempo con sorrisi gratuiti.

 
“Jessie si può sapere cosa..” Buzz la fermò vedendola arrivare con un passo pesante e i pugni serrati.

“Lasciami in pace, io.. oh, Buzz. Sei tu. Io.. ehm.. ciao!” sorrise nervosa toccandosi la testa.

“Va tutto bene? Ti vedo.. turbata.” Disse lo space ranger, leggermente rosso in viso cercando lo sguardo della cowgirl.

“Si, certo! Stavo solo.. discutendo con Woody. Sai com’è, è la terza volta che questa settimana mi chiede di coprirlo. Non ho idea di dove vada ma.. vuole che mi faccia trovare da Bonnie in modo che si distragga con me e non noti la sua assenza.” Disse lei spalancando le braccia, raccontando i fatti ad occhi sbarrati.

“Hmm.. capisco. Beh, se si tratta di un favore chiesto da Woody.. dovrà trattarsi per forza di qualcosa di importante.” Rispose lui cercando di mettere pace.

“Già ma.. non me la conta giusta! Almeno mi dicesse dove passa i pomeriggi! Sono una sua.. a-amica.” Si fermò un attimo, poi riprese a parlare. “Prima mi diceva tutto e adesso.. non si confida più con me.” Un velo di tristezza le coprì gli occhi.

“Jessie. Sono sicuro che c’è una spiegazione a tutto.”

Lei abbozzò un sorriso. Di convenienza. Voleva concludere quella conversazione il prima possibile, parlare con Buzz di Woody la metteva alquanto a disagio.

“E comunque.. se vorrai.. posso farti compagnia, ecco. Faremo insieme questo favore a Woody, così non rimarrai sola.” Provò a dire Buzz allungando una mano timidamente per afferrare la sua.

Jessie sussultò. Una delle solite prevedibili, dolcissime attenzioni di Buzz.
Sentì la sua mano essere sfiorata.

“Ehm.. si certo. Perché no? In fondo.. eheh, che male c’è?” sorrise nuovamente allo space ranger, stavolta con più sforzo. “Adesso.. adesso devo proprio andare! Mi aspettano … mi aspetta.. Dolly. Si, Dolly. Già. A dopo.. allora.” Jessie si allontanò a passo svelto salutandolo con la mano.
Buzz la guardò allontanarsi, sorridendo.
 
Woody guardò silenziosamente tutta la scena, appoggiato dietro la scrivania con il cappello calato sul viso.
Era proprio per preservare quel germoglio di sentimento tra i due che lui si faceva da parte. Non avrebbe potuto confessare mai quello che provava per Jessie.
Ma lui cosa provava davvero? Sapeva che non era amicizia, e forse era l’unica cosa che contava.
Sperava di proteggerla. Sempre. Di proteggere la sua felicità. E se questo significava, allontanare le sue aspettative, le sue speranze per dare spazio ai sentimenti tra lei e Buzz, lo avrebbe fatto uscendo puntualmente di scena. Con ogni mezzo.
 


...
 

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Capitolo 2
*** First. ***


Gnew…gnew..gnew…

L’astronave di cartone volteggiava.

Ptump

Colpi ben piazzati partivano dalle piccole dita della mano di Bonnie. Meglio di qualsiasi arma nella realtà.

“Non hai scampo malvagio dottor prosciutto!” esclamò la bimba portando le mani di Woody sui fianchi.

La fantasia di Andy era stata trasmessa adeguatamente attraverso i suoi amati giocattoli. Bonnie amava creare mille storie incredibili rendendo vivi, anche se per poco, i suoi adorati compagni di avventure…
Pian piano le immagini negli occhi di Bonnie, diventavano reali. I giocattoli prendevano vita, nel suo fantasioso sguardo di bambina. Nessuno era più di pezza, o di plastica. Quelle storie erano più reali che mai… per Bonnie, come per ognuno di loro.

“Come ti sei permesso? Credevi davvero di poter rapire il mio vice-sceriffo?” chiese Woody come un cavaliere senza macchia e senza paura.

“Ah-ah-ah! Non mi prenderai mai.. hai mai sentito parlare di cavalli turbo veloci?!” rispose Hamm tenendo fra le mani un telecomando. L’interruttore su di esso fu portato su ON e.. da una gabbia di metallo, uscì scalpitando Cono di Panna che prese al volo Jessie portandola lontano per sfuggire allo sceriffo.

“Non credo proprio…” Woody si portò le dita alla bocca, emettendo un fischio molto potente.
Bullseye arrivò in men che non si dica. Woody fece un balzo, saltando a cavalcioni sul suo destriero e rincorrendo il malvagio unicorno del malvagio Hamm.
Non appena lo raggiunse, intimò Bullseye di avvicinarsi in corsa. Woody spiccò un salto e… arrivò su Cono di Panna afferrando Jessie, svenuta e inerme e caricandola sulla sua spalla.

“Non temere Jessie. Ti porterò in salvo!” Woody salì in piedi sul cavallo barcollando e tornò saltando sul suo Bullseye, lasciando che il bianco manto di Cono di Panna si perdesse nei meandri desertici.

“Jessie.. va tutto bene?” chiese lo sceriffo piegandosi su di lei.

“S-si Woody! Tutto grazie a te!” rispose lei colma di gratitudine.

“Beh.. allora adesso io..” lo sceriffo arrossì leggermente avvicinandosi al suo viso.

 
“BONNIE!!! E’ ARRIVATA LA NONNA!!!” gridò la mamma della piccola, dal pianterreno.

“Uff… proprio adesso.” La bimba sbuffò, lasciando i giocattoli a terra, ed uscì dalla stanza.
 
Si sentì la voce di Slinky in lontananza: “…Via libera!”

Jessie era ancora fra le sue braccia.

“Uhm..ehm…” arrossì esageratamente.

Woody non riusciva a lasciarla. Ma tutti prendevano pian piano vita.

“Ehm..” Woody si allontanò staccando la presa delle sue mani dalle spalle di lei. “Eheh..” rise nervoso. “Che avventura.. avvincente, eh?!” si toccava la testa.

“Ottimo lavoro, cowboy.” Disse Buzz avvicinandosi improvvisamente dando una pacca sulla spalla all’amico.

“Oh, Buzz. Grazie..” rispose lui, con un filo di voce.

Jessie non riusciva ad aprir bocca. E pensare che se la storia fosse continuata forse..

“Jessie, stai bene?” Buzz passò una mano davanti ai suoi occhi.

“Ma certo! Sono solo.. frastornata.. ehm.. Ehi!!!” Jessie gridò con la sua solita voce mascolina e possente. “Cono di Panna!! Ti sembra il modo di galoppare quello!??! Mi è venuto il mal di mare!!” e con questa scusa, si allontanò dai due. Non riusciva proprio a resistere un minuto di più in loro compagnia, o almeno.. non contemporaneamente.

“Ma cosa diavolo credevi di fare Jessie…” si ripeteva la bambola, con la testa fra le mani. Non era mai stata capace di ragionare con lucidità quando si trovava sotto pressione. E adesso, non si era mai sentita così.. confusa.

Improvvisamente si sentì sfiorare il fianco destro. Un flash. Nella sua testa comparve il viso di Woody. Si voltò di scatto e…

“Jessie, va tutto bene? Sei strana ultimamente..”
Era Buzz. Cercava di avvicinarla a sé, con i modi più teneri di un giocattolo timido.

Jessie non rispose. Era ancora sorpresa, non dal fatto che non ci fosse Woody a consolarla. Ma che lei avesse potuto davvero sperare con tutta se stessa, che ci fosse Woody. Cominciava a capire molte cose, che la sorprendevano sempre di più.

“Mah.. Io.. Strana? No.. sul serio, sono solo eheh..stanca. Non eravamo abituati a giocare così, ecco tutto.”

mentì. In realtà erano anni che desiderava sentirsi di nuovo stretta fra le mani divertite di un bimbo. Calarsi nei panni di una cowgirl temeraria, quale era. Eppure, non riusciva ad essere sincera con Buzz. E poi.. come avrebbe potuto? Non sapeva nemmeno lei cosa pensare.

“Jessie..” Lui le afferrò le mani. “Ricordati che io ci sono sempre per te.. non posso vederti stare male. Se hai qualche problema, non esitare a parlarmene.. sai quanto io sia.. legato a te.” Le accarezzò la guancia, poi la guardò fisso negli occhi. Forse in attesa di qualcosa. Un cenno, Jessie, almeno un cenno.

Lei rimase ferma. Sentì qualcosa fremere dentro di lei ma.. non capiva bene cosa fosse. Non era il cuore, no. Era più giù, come un vuoto. Eppure, di organi non se ne intendeva. Ma era come se non avesse mangiato per giorni e la fame fosse venuta improvvisamente, provocando una specie di nausea, che la mangiava da dentro. Che diavolo era? Una specie di senso di colpa, si. Ecco, un senso di colpa.

“Buzz io…” avrebbe voluto dirgli un semplice grazie e andarsene, ma.. vedeva i suoi occhi speranzosi e amorevoli. E le scappò un sorriso. Gravissimo. In quella circostanza, voleva dire molto di più che grazie. Significava più “Ti sono riconoscente per ogni singola parola e …
Mentre la testa di Jessie era affollata di questi pensieri, lui si avvicinò lentamente ma con decisione e la baciò teneramente vicino alle labbra. Più come qualcosa di dovuto,  come qualcosa di cui entrambi erano debitori.

Poi si distanziò, la guardò, le sorrise timidamente, le baciò la mano e si allontanò. Jessie non riusciva nemmeno a muoversi, solo un piccolo rumore la distrasse. Woody uscì dal buio, da sotto il letto e le arrivò alle spalle. “Buonasera..” disse con una voce tra il divertito e l’inquietante.

Jessie sobbalzò, sentì dei brividi in tutto il corpo di plastica. “…eeh? W-Woody, ma.. mi stavi spiando, scusa?!” chiese con il suo solito tono indispettito e leggermente antipatico.

“.. ma ti pare? Passavo di qua e mi sono fermato a salutare la mia amica!” disse ridendo dandole una forte pacca sulla spalla.

“Dannazione.. Woody!!” gridò lei massaggiandosi la schiena  ma lui si stava allontanando.

… e lui si, aveva visto tutto. D’altronde non era la prima volta, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Quei due si piacevano e di lì a poco avrebbero coronato il loro sogno d’amore. Era sempre rimasto in disparte a guardare in silenzio, non era mai riuscito ad intervenire. In fondo.. cosa poteva pretendere?

Woody dopo essersi allontanato, camminava a passo lento, guardando a terra. Era riuscito nuovamente a mentirle, giocare con lei fingendo che tutto andasse bene e…
“Waaaaaaaaaaaah!!!!!!”

Jessie gli saltò sulle spalle con un’irruenza degna di un elefante. “.. Pensavi forse di potertene andare così?! Senza pagarla?! Adesso, vedrai!!!” gridò lei tirandolo per il colletto, quasi strangolandolo tenendosi dai suoi fianchi con le gambe.

Woody stava per perdere l’equilibrio, ma invece la afferrò saldamente e cominciò a correre, fingendo di essere il suo destriero e nitrendo divertito.

“W-woody..!! Vai piano, ehi, vai piano!!! Finiremo col cadereeeeeeee…..!!!!”

Precipitarono entrambi a terra, Jessie arrivò a testa in giù contro la scrivania e Woody lì accanto con i piedi sulla testa. Si guardarono per un attimo e scoppiarono a ridere.

“Certo che.. non cresceremo mai, vero?” disse Jessie tornando in una posizione normale.

“Crescere? E perché dovremmo, scusa? La nostra unica responsabilità è quella di prenderci cura di Bonnie. E per quello serve tutto meno che.. maturità.” Disse lui spolverandosi e sorridendo.

“Già ma.. magari la maturità serve ad altro, a prendere decisioni importanti ad esempio.” Disse lei guardando per terra.

“Uh? Jessie ma di che stai parlando?” si voltò verso di lei.

“Eh?! Niente, niente!!!” rispose lei agitando la testa e arrossendo. “Eheh.. a testa in giù, le idee ti si annebbiano! Che ci vuoi fare?!”

“Ma tu ce l’hai sempre annebbiate.. mio caro vicesceriffo!” disse facendole la linguaccia.

“Ma come ti permetti?! Io…” lo guardò furiosa. Poi rise da sola.

“C-che hai da ridere?!” chiese il cowboy.

“Eheh… potremmo continuare per ore vero?!” disse lei non riuscendo a smettere di ridere.

“Anche per sempre.” Rispose lui serio.

Lei smise di colpo di ridere.

Lui la guardò per un attimo, fissa. Negli occhi. Ci si perse esattamente per un secondo. Poi fece un largo sorriso, infilò le mani nelle tasche dei jeans e si congedò.

Lei lo guardò allontanarsi, eppure anche se per poco, ci aveva creduto.
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Darjeeling. ***


“Via libera!” gridò Trixie, sbirciando dietro la porta. “E’ il momento di giocare!!! Beh, almeno tra di noi!” disse divertita avvicinandosi al computer.

“Vengo con te, Trix!” disse Rex buttandosi sulla tastiera con la solita irruenza di dinosauro imbranato.

Jessie si avvicinò curiosa. Quella mattina aveva così tanti strani dubbi per la testa che voleva pensare a tutt’altro.

“Qualcuno mi spiega come fate? Siete davvero in gamba ad usare il computer..” disse ammirata cercando di capire i loro veloci movimenti sullo schermo.

Trixie rispose con la lingua fuori dalla bocca e gli occhi concentrati sul monitor. “E’ tutta… una questione..”

“.. di allenamento! Per questo non possiamo perdere occasione per migliorare il nostro punteggio!” concluse la frase Rex. “Oh! Trixie! Spara allo zombie a destra!”

Jessie si allontanò sorridendo e scuotendo la testa. “Certo che.. sono proprio strambi quei due. E sono così carini insieme.. in fondo.. hanno trovato qualcosa che li accomuna.” Si sedette sulla sua adorata finestra e guardò oltre il vetro. “Cose in comune..” si ripeteva, mentre guardava il suo riflesso quasi incantata.

Poi con stupore, si rese conto che al posto del suo viso, ne appariva un altro. Così simile a..Woody! Guardò stranita il vetro quando improvvisamente si rese conto che c’era lui per davvero oltre esso. Così si alzò in piedi di scatto e scavalcò la finestra raggiungendolo fuori, sul davanzale.

“Woody! Che cosa ci fai qui?! Mi hai spaventata!” esclamò lei.

“Eheh… scusa Jes. Stavo tornando in camera e ti ho vista assorta.. non potevo non approfittarne!” disse lui con quel suo fare scherzoso.

“Hmm…uno dei tuoi soliti giri misteriosi, eh? Si può sapere dove passi i pomeriggi? Non me la conti giusta..” lo guardò sospettosa.

“Jessie, Jessie.. di che ti preoccupi? Non sarai in pensiero per me?!” disse ridendo, sfiorandole le spalle.

Jessie diventò di tutti i colori. “Ma che…?! Razza di sbruffone, io ti…”

“JESSIE! EHI, JESSIE!” una voce la chiamava. Era Buzz.

“La cercano, signorina.” Sorrise Woody prendendole la mano e aiutandola a rientrare dentro scavalcando la finestra, ma lei prontamente spiccò un balzo velocizzando il tutto.

“Ehi! Ma dove eravate finiti? Vi stavo cercando dappertutto!” disse Buzz con un sopracciglio alzato sul viso e con le mani sui fianchi.

Perché non riesco a rispondere ad una domanda così semplice? Jessie era impelagata nei suoi stessi paranoici pensieri. “E-eravamo.. mi era parso di sentire una voce e-e… sono uscita a controllare ma.. era sbagliato. Cioè… non era nessuno e poi.. insomma, non ero con Woody.”

Woody la guardò stranito per un attimo. Ma cosa stava dicendo? Erano insieme fino a poco fa a scambiare due chiacchiere.

“Hmm.. capisco. Beh ..la mia era semplice curiosità. Tutto bene Jess? Ti vedo nervosa.” Chiese lo space ranger preoccupato.

“S-si certo.” Voleva solo uscire al più presto da quella scomoda situazione. “Allora.. perché mi cercavi?!” cambiò velocemente discorso.

“Oh si! Dunque.. venite a dare un’occhiata, non funziona il videoregistratore e..” Buzz trascinò sorridente Jessie da un polso spiegandole il problema.

Woody li guardava incamminarsi. Perché Jessie si era comportata così? Perché non aveva detto chiaramente le cose a Buzz? In fondo non c’era niente di male.. o si?

“Ehi Woody! Tu non vieni?!” gridò Buzz voltandosi.

“Si, certo! Arrivo!” si unì alla coppia sorridendo, mentre cercava di scostare quei pensieri.


 
Quella sera, Jessie sotto il letto si sistemava la treccia approfittando dell’assenza di Bonnie. Lì sotto teneva tutti i suoi fiocchi, nastri e quant’altro servisse per preservare la sua integrità di bambola, in modo da essere sempre in forma smagliante agli occhi della sua bimba.
Umpf… pensava. Ma perché non sono riuscita ad essere sincera con Buzz? Era come se.. se mi sentissi in colpa di qualche cosa.. e.. quelle bugie sono uscite così spontanee dalla mia bocca. Perché.. Jessie perché ti comporti così… 

Si buttò a terra coprendosi la faccia con i capelli nervosamente. All’improvviso sentì un rumore intenso. Ripetitivo. Tirò fuori la testa da sotto il letto ma non vide nessuno.

Di nuovo quei colpi.

“Grr..dannazione..” una voce.

Era Woody a cavalcioni su una vecchia macchina a molla.

“Woody.. si può sapere che stai facendo?!” chiese Jessie a bassa voce, ma con tono seccato e le mani sui fianchi.

“Eh..? Jessie ma..” Woody la guardò. I capelli le incorniciavano il viso, poche volte l’aveva vista senza la treccia. I lunghi ciuffi rossi le circondavano le guance cadendo sulle spalle e risaltando maggiormente il colore degli occhi. Era splendida, più del solito. Pensò il cowboy affascinato.

“Woody… ti ho fatto una domanda, mi vuoi rispondere?!” chiese lei spazientendosi.

“Uh..certo, dunque.. non volevo svegliarti è che..”

“Non stavo dormendo, Bonnie non è nemmeno salita in camera ancora! Certo che sei proprio distratto per ora…” disse lei quasi prendendolo in giro.

“Meglio distratto che.. bugiardo.” Disse lui guardandola per un attimo, e poi tornando a dare piccoli colpi al retro della macchinetta.

“C-cosa… cosa vorresti dire, io… Bah, lasciami in pace Woody!” gridò andandosene arrabbiata.

“Jessie, aspetta!” provò a dire Woody. Troppo tardi. Si era già allontanata.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Doodle. ***



Woody e Jessie non parlarono più di quello che era successo. Ed in fondo, non c’era motivo di indagare sul nulla. Almeno, se così fosse stato veramente. Se davvero di nulla si fosse trattato.

Cosa ti turba, piccola cowgirl?
Va tutto bene, Jessie?


.. parole.
Jessie scosse la testa e alzò il capo, confusa. Come se avesse davanti una figura sbiadita.

“B-Buzz… ciao.” Disse intontita.

“Sono preoccupato per te, sai? Hai la testa fra le nuvole. A momenti, potresti cominciare a camminare con Bonnie nella stanza!” rispose lui agitando le braccia. Non si vedeva spesso Buzz dare di matto. Solitamente era lo space ranger risoluto, calmo, che prendeva le situazioni con razionalità.

“Io.. mi dispiace. Non so cosa mi prenda. Credimi, non lo faccio di proposito e..”

Lui si abbassò vicino a lei, le afferrò entrambe le mani, fissandola profondamente negli occhi. Le sue labbra tremavano quasi, in quel momento avrebbe voluto spedire fuori da quella bocca ogni sua emozione, ma solo chi conosce la timidezza sa quanto questo sia difficile. Soprattutto in presenza della persona che ami.

“Jessie. Ascoltami, ti prego. Ne abbiamo passate tante..” sorrise “.. davvero tante. Ma da quando ci conosciamo, l’unica cosa a non cambiare è stato il mio sentimento per te. E’ dal primo giorno che ti conosco che ho l’incredibile desiderio di proteggerti. E’ la mia missione, Jess. E queste nostre mani.. di plastica, me ne rendo conto, non ti lasceranno mai. Quindi… se qualcosa ti turba, ti chiedo solo di permettermi di aiutarti. Ricordati che io non ti abbandonerò..” disse infine serio, stringendo le mani fra le sue ancora più forte. Poi si rimise in piedi e con le guance rosse si allontanò in fretta.

Il cuore di Jessie batteva forte. No no, cosa sto facendo? Non..
“Buzz! Buzz, aspetta!” senza rendersene conto era già in piedi. Aveva afferrato il suo polso per trattenerlo.

“Cosa, Jessie?” chiese lui preoccupato, forse un po’… scostante.

“N-non lo so.. aspetta. Ti chiedo solo di aspettare, un secondo..”

Come poteva ancora tirarsi indietro di fronte a quelle parole? Nessuno nella sua vita si era preoccupato così per lei. Ed inoltre, nessuno era mai stato innamorato di lei. Jessie non era mai stata a conoscenza di questo sentimento ma.. non aveva alcun dubbio che quello che provasse Buzz per lei si trattasse di amore vero.

Ma era amore quello che l’aveva fatta scattare in piedi? Quella forza che ancora stringeva il polso fra le sue dita?

“Jessie. Sono solo un giocattolo, come te e..”

“No. Questo non dirlo. Sei molto di più… per me.”

Buzz sussultò.

Jessie non riusciva a respirare, non voleva farlo andare via, avrebbe voluto capire cosa…

Buzz si voltò di scatto, la tirò da un fianco e l’avvicinò a sé, lasciandole un piccolo, dolce, lento bacio sulle labbra. Le palpebre di lui si chiusero. Non sapeva se mai avrebbe potuto provare di nuovo quell’emozione tanto sospirata.

E inaspettatamente, Jessie non si tirò indietro. Era come un traguardo quel momento, o un inizio. Non sapeva ma.. le tolse il fiato. Forse quella stessa forza che aveva poco prima fermato lo space ranger, adesso le aveva fatto chiudere gli occhi ed entrambi nel loro cuore, gioivano di quell’istante. Così leggero, così.. sensato. Jessie per un attimo non vide altro che quel dolce giocattolo spaziale che la cingeva. Ed i suoi occhi erano ancora chiusi…


 
Il giorno dopo, Bonnie agitava i suoi giocattoli in aria con fare concitato. Piroettavano. Anche Mr.Potato quel giorno volava. Probabilmente, era la loro avventura nel paese delle nuvole. Bonnie vedeva così il piumone del suo letto. Un grande paese di morbide nuvole. Ed i suoi giocattoli ne erano gli abitanti.

“A scuola, signorinella.”

La porta di casa si chiuse. I giocattoli rimasero nuovamente soli, come tutte le mattine.

 
Jessie si alzò da terra, sgranchendosi le braccia. Si sentiva sicura. Buzz allo stesso tempo, chiuse le sue ali a molla con uno scatto. Si guardarono da un capo all’altro della stanza. Si sorrisero.

E andarono avanti così, contenti di quel legame diverso che si era creato tra loro.

“Jessie!” si sentì chiamare. Era Woody. Cominciò a parlare senza darle nemmeno il tempo di ribattere, tirandola per un braccio. “Vieni! In televisione c’è un docum..”

“Scusa Woody, ora non posso.” Rispose lei fredda, non riuscendo a guardarlo negli occhi.

“.. documentario sui cavalli.” Concluse la frase mentre lei si era già allontanata.

 
Jessie si arrampicò sul letto.
Lo guardava scherzare e ridere con gli altri. Con quel suo carattere aperto. Disponibile. Sempre pronto ad ascoltare i problemi degli altri. Ma allo stesso tempo, sicuro di sé. Amorevole.
Guardava Woody. Il suo sorriso. In quel momento, la cowgirl era solo felice che non se la fosse presa.
 
Buzz le comparve alle spalle. Le diede un bacio dolcemente sui capelli.

“A che pensi, bambolina?” chiese sorridendo.

“Ai cavalli.” Rispose lei.
 
 

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** One perfect soul. ***


Un pomeriggio, Buzz era uscito con Bonnie, lei lo aveva portato con sé all’asilo. Jessie rimase a fissare fuori dalla finestra con le ginocchia al petto. Pensieri. Pensieri sparsi.
 

“Vice sceriffo, buongiorno.” Woody le apparve alle spalle con il cappello in mano.

Le scappò un sorriso, era così felice di vederlo. Non aspettava altro che lui ma.. allo stesso tempo non aveva nessuna intenzione di vederlo.

“Scusa Woody, ho da fare adesso.” Rispose senza muovere un muscolo.

Troppo tardi, lui aveva visto quel sorriso appena accennato comparire nel riflesso sulla finestra. Ed era comunque deciso a non andare via.

“Comprendo quanto possa essere impegnativo osservare la propria immagine su un vetro a tempo indeterminato ma confido che la signorina sarà ben contenta di seguirmi, ho qualcosa da farle vedere.” Disse lui ironicamente porgendole la mano.

“Ho detto di no, non insister… ARGH! WOODY! COS..?! LASCIAMI!! LASCIAMI!!!”

Senza voler sentire altre ragioni, lui l’aveva già presa di forza e caricata su una spalla.

“Mi spiace ma i musi lunghi non sono ammessi in questa contea, sarò costretta a portarla altrove” disse ridendo e allontanandosi dalla finestra.

“NO!!! MA CHE..!? WOODY!!! LASCIAMI ANDARE!!” Batteva i pugni sulla sua schiena. Ma sapeva che solo una cosa l’avrebbe liberata. Iniziò quindi a tormentarlo di solletico nei fianchi.

“Jessie!!! Usi manovre bassissime!!! No, il solletico no ti prego!!!” rideva lui dimenandosi stringendola ancora più forte per non farla cadere.

“E’ quello che ti meriti! Ahah!!!” scoppiò a ridere senza rendersene nemmeno conto e cominciarono una guerra l’una sopra l’altro mentre Woody continuava a camminare. “Si può sapere dove stiamo andando..?” disse poi calma, facendosi trasportare ormai arrendendosi.

“Curiosa? Strano.. non è una delle tue caratteristiche.” Disse guardandola prendendola chiaramente in giro.

“Io non sono una curiosona! E’ solo che.. non riesco a resistere nel sapere prima le cose, ecco.” Silenzio. “Va bene, sono una curiosona.”

“Mi fa piacere che le mie manovre psicologiche abbiano sempre la meglio sulla tua testolina.” Disse il cowboy ridendo.

“Dacci un taglio, cowboy. Se non vuoi ricominciare una dura lotta di solletico! E lo sai che in quel caso non puoi battermi!” rispose voltandosi di scatto.

“Touchè..” sorrise alzando gli occhi al cielo.

Nel frattempo, i due erano arrivati in giardino, oltre lo steccato di casa di Bonnie.

“Woody.. ci stiamo decisamente allontanando. Sei sicuro che…”

“Ti fidi di me?”

“Cosa?”

“Jessie, ti fidi di me?”

Lei non rispose. Ma il suo silenzio, parlava per lei.

“Ok.. adesso.. chiudi gli occhi.” Disse lui.

Lei, non ci pensò due volte e in fretta appoggiò i propri palmi sulle palpebre chiuse.
Il cuore di Woody sobbalzò. Con che fretta Jessie aveva fatto quello che lui le aveva chiesto. Erano davvero.. un tutt’uno. O almeno, la sua mente in quel momento non vedeva altro che un segno chiaro e distinto della fiducia che lei riponeva in lui ma che con difficoltà riusciva a dichiarare.

Lui la fece scendere dalla sua spalla e la mise con i piedi a terra. “Non sbirciare, sai..”

Jessie sentì un odore forte e intenso diffondersi nell’aria attorno a lei. Ma cos’era? Eppure, le sembrava così familiare ma.. nuovo.

“Ok.. Jessie. Adesso, apri gli occhi.” Disse mentre dolcemente le scostava le mani dal viso.

Lei non poteva credere ai suoi occhi. Nonostante la sorpresa si fiondò di corsa sulla sua grande zampa.
Era un bellissimo cavallo. Un puledro dal manto marrone, lucido, che in quella giornata uggiosa risplendeva sul manto erboso come una divinità.

“Non è possibile..” Jessie girava intorno agli zoccoli dell’animale senza paura, sfiorava le sue zampe con ammirazione come se davanti ai suoi occhi ci fosse un tesoro di inestimabile valore.

“E’.. la prima volta che ne vedi uno, vero?” chiese Woody quasi sottovoce, come per non disturbare quei momenti di estasi per la cowgirl.

“S-si… io… non.. cioè.. è magnifico. È.. magnifico..” disse cercando di formulare una risposta che la troppa emozione non la concedeva di fare.

Woody sorrise. “Beh.. signorina, è suo.”

“Mio?” chiese lei non capendo.

“Certo.. e adesso è il momento di conoscervi meglio.”

“Woody ma che stai dicendo? Io…”

Woody tirò fuori da dietro i jeans una fune, l’agitò come un perfetto cowboy e la impigliò nella sella del cavallo permettendo ai due di salire in groppa. Jessie lo guardava senza parole. Lo aveva sempre ammirato ma non pensava sarebbe mai stato capace di tanto.

I due giocattoli salirono sul dorso dell’animale, Jessie barcollò. Lui, con premura la prese per mano e la sostenne. “Attenta, non vorrai fare un volo! Su, vieni..” la tirò con dolcezza e la fece sedere a cavallo dell’animale, come una perfetta cavallerizza mentre lui intraprendente le si sedette dietro a cavalcioni.

“Allora… cosa ne dici?”

Gli occhi di Jessie si riempirono di lacrime. La bocca si contorse in una smorfia. Le labbra si mordevano a vicenda per cercare di trattenere il pianto. Cominciò ad accarezzare il manto del cavallo cercando di evitare di parlare. Avrebbe voluto dire tanto, troppo. Ma il suo cuore pompava troppo velocemente per permetterle di aprire bocca e dire cose razionali, ragionate. Era totalmente in preda alle sue emozioni e non sapeva come uscirne. E se uscirne.

Le sue spalle cominciarono a sussultare. A emettere scatti indistinti. Il pianto non era più celato. Anche se era di spalle, ogni sobbalzo del suo corpo era manifestazione del suo sconvolgimento emotivo.
Woody la strinse forte da dietro. Abbracciò la sua schiena appoggiandovi la testa senza rendersi nemmeno conto di quanta forza ci stava mettendo. Scoppiando in lacrime. Lei rimase immobile. Ascoltava il suo pianto e si rese conto di quanto fosse simile al suo. Uno silenzioso, l’altro che si esprimeva liberamente. Ma quelle lacrime sgorgavano per lo stesso motivo.

Il cielo si chiuse, gocce di pioggia cominciarono a cadere lente. Poi fitte. Nessuno si mosse, il cavallo cominciò a girare la testa infastidito. Ma nessuno si mosse, nessuno parlò. Quella pioggia servì esclusivamente ad unire quelle lacrime in un’unica grande ragione per non muovere un muscolo.
 
“Era per questo che uscivi di nascosto tutti i giorni?” gridò Jessie per farsi sentire sotto quella pioggia, che per loro, piccoli e deboli è come il rumore del traffico all’ora di punta. “Rispondi!”

“Volevo solo… solo realizzare il tuo sogno.” Rispose lui a tono più basso.

“Woody, io non ti sento. Non perché parli a bassa voce, ma perché non parli mai chiaramente!” disse ancora più rabbiosa, rimanendo di spalle.

“Io non parlerò chiaramente ma almeno non dico bugie! Perché hai detto a Buzz quelle cose?!” gridò lui alzando il volume della voce.

“Non sono affari tuoi!!! Io.. io ero solo in difficoltà. Non mi andava che.. pensasse cose sbagliate.” Disse lei giustificandosi.

“Nessuno le avrebbe pensate a meno che non fossero state reali!! Dannazione Jessie non era successo nulla!!!” gridò ancora più forte Woody.

“Si, lo so che non era un pretesto valido perché potesse pensare che..”

Lui la prese di forza dalle spalle e la voltò, stampandole un bacio forte, possessivo, Rude, Bagnato sulle labbra ancora semiaperte di lei che era intenta a parlare.

“Adesso hai il pretesto che vuoi!!! Adesso avrai modo di sentirti in colpa per qualcosa!!!” gridò lui con rabbia mentre la pioggia gli finiva in bocca mentre parlava.

Lei lo guardò trattenendo le lacrime che ormai non avevano più senso di esistere. Lo guardava con rabbia. Tenerezza. Amore.

Prese il suo viso fra le mani lentamente e lo baciò concedendo tutta se stessa in quelli istanti. Trasferendo una forza mai sentita. Lui fece lo stesso e capirono in quel lasso di tempo, quante emozioni represse c’erano in quello scambio di parole non dette.
Sorrisero entrambi.

Ti amo, disse lei.

Anche io, rispose lui.

Smise di piovere. Si guardarono e scoppiarono a ridere.

“Dovremmo tornare..” disse lui tenendola fra le sue braccia, mentre lei guardava il cielo aprirsi.

“Tornare? E dove?” rispose lei con un tono enigmatico. Era difficile capire se fosse seria o meno.

Lui per tutta risposta le accarezzò i capelli passando le dita fra le ciocche. Quanta dolcezza in quel piccolo gesto. E lei lo sapeva bene.
Poi capirono che era davvero tardi. Lei diede un ultimo saluto al destriero e si incamminarono in silenzio verso la casa di Bonnie.
Nel momento in cui attraversarono la soglia della stanza, la piccola rientrò di corsa. Buttò lo zainetto sul letto e tornò di sotto. Buzz aprì la cerniera e raggiunse gli amici sul pavimento.

“Allora.. che mi sono perso? Ma.. siete tutti bagnati! Che è successo?!”

Jessie si ammutolì. Non aveva la forza per inventare altre storie e nemmeno nessun pezzetto di cuore che le permetteva di farlo.

Woody le si parò davanti. “E’ colpa mia Buzz. C’era un giocattolo intrappolato in giardino e mi sono fatto aiutare da Jessie, ma gli irrigatori si sono accesi e.. splash! Siamo rimasti lì in mezzo come due giocattoli per neonati!” disse ridendo.

“Ahah! Siete sempre i soliti! Grazie al cielo c’eri tu accanto a lei..” disse teneramente guardandola. Le si scaraventò addosso stringendola forte e accarezzandole la testa. “Bambolina.. devi andare ad asciugarti. Poi ci penserò io a riscaldarti..” sorrise e la prese per mano.
Jessie non proferì parola. Si lasciò trasportare, guardando Woody di sfuggita come un fantasma. Lui le sorrise dolcemente per infonderle coraggio.

 
La notte scese sulla stanza di Bonnie.

Jessie raggiunse in silenzio Woody, seduto sul davanzale della finestra, e si mise accanto a lui.

Lui ruppe quel rumore bianco.

“Significherebbe distruggere ogni cosa, lo sai. Tutto quello che è nato e abbiamo tutelato in questi anni.” Disse con fermezza.

“Non posso credere di essere così orribile. Non ci posso credere.”

“Non sei orribile. Non lo dire mai, Jessie. Sei soltanto.. la bambola al posto giusto..” pose la mano sulla sua. “al momento sbagliato. Non fartene una colpa.”

Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia. “Si ma.. adesso? Io non posso.. non..”

“Sssh…” la zittì dolcemente. “Buzz ti farà felice, credimi. Solo io so quello che prova per te da sempre. E che darebbe la vita per la tua.”

“Io non voglio perderlo ma.. io so che quello che è successo oggi…”

“E’ successo. Non.. non pensarci più. Ricordi quanti segreti abbiamo io e tu? La storia di Emily.. la tua paura del buio.. per non parlare della mia depressione quando mi separai da Bo.. e..” si bloccò. “Jessie. Questo sarà un altro dei nostri segreti. Rimarrà tale e rimarrà senza conseguenze.”

“Woody, le conseguenze ci sono eccome.”

“Di cosa parli?” chiese lui confuso.

“Io so di amarti..” disse lei mentre la voce le si strozzava in gola.

Lui strinse gli occhi con forza e la sua mano nella sua. “Buonanotte, Jessie.” Sorrise falsamente.

“Woody. Io non voglio dimenticare.” Continuò lei.

“Buonanotte, mia piccola Jessie…” Disse infine senza guardarla. 

Lei osservò la luna per tutta la notte. I suoi occhi non si chiusero mai.
Lui la guardò da lontano per ogni singolo istante.


La mattina dopo, Bonnie inventò una bellissima storia di pirati.
 







Fine.
 
 
 
 
 

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