Il Viaggio

di Dave637
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


 

I

l calore era insopportabile. Il sole brillava alto nel cielo. Un’aria rovente sollevava nuvole di polvere dal terreno riarso. Non si trattava che di una landa desertica e desolata, spazzata dai venti. I militari stavano avanzando alla rinfusa, senza mantenere le formazioni, diretti verso la città ormai deserta. Per un motivo non ben precisato gli esploratori avevano segnalato che l’intero avamposto dei Demoni Oscuri era stato abbandonato. Dal comando era giunto l’ordine di occuparlo.
Triadan era esausto. La spada e lo scudo gli pesavano. L’elmo lo soffocava. Si fermò un attimo, si slacciò la cinghia e se lo sfilò. Osservò il suo spallaccio sinistro e guardò con orgoglio la stelletta bronzea sbalzata sul metallo. Era uscito da nemmeno due mesi dall’Accademia e già era stato assegnato alla sua prima compagnia che, qualche giorno dopo, era stata mandata in missione nelle Lande Desolate.
Si guardò intorno e vide i volti dei soldati allegri e baldanzosi. Sarebbero stati ricordati per sempre per aver conquistato un avamposto nelle Lande Desolate e non avrebbero subito nemmeno una perdita. Tuttavia Triadan sapeva benissimo che non sarebbe stato che un successo minore se rapportato alle altre imprese portate a termine dall’armata di cui faceva parte la sua compagnia. Era una delle più famose e agguerrite. Tutti loro erano conosciuti come gli Angeli della Morte.

Rimettiti immediatamente quella barbuta, sottotenente, non siamo qui per una scampagnata
Triadan si voltò e vide le tre stelle sullo spallaccio.
Subito Capitano
In un lampo si rimise in testa l’elmo e lo riallacciò.
Che spettacolo, vero? disse contemplando le truppe in marcia La miglior missione che io abbia mai portato a termine
Ne sono convinto, Capitano disse provando a immaginarsi le peggiori.
A loro si affiancò un terzo ufficiale.
Capitano…
Ah, ecco. Ti stavo cercando, tenente
Comandi
Come si stanno concludendo le operazioni di occupazione?
A perfezione, in breve dovremmo raggiungere l’avamposto. Tra poco dovrebbero arrivare anche le due colonne di rinforzo che avevo richiesto
Colonne di rinforzo?
Sì, signore
Che vuoi che me ne faccia? Urlò stizzito.
Ma Signore…
Qui l’unica cosa di cui abbiamo bisogno è il valore dei nostri uomini e l’acciaio delle loro spade, null’altro.
Sì, Signore. Ora possiamo inviare gli esploratori ad accertarsi della situazione definitiva?
No, non voglio far tardare il mio trionfo
Ma, Signore, potrebbe essere successo qualcosa mentre…
Il Capitano fulminò l’ufficiale con lo sguardo.
Sì, Signore
Detto questo il tenente si allontanò, seguendo il flusso degli uomini.
L’avamposto sorgeva su una collina, che distava alcune centinaia di metri dalla posizione più avanzata delle truppe.
Lo senti quest’odore, sottotenente?
Triadan annusò l’aria.
Non sento nulla, Signore
Si vede che sei nuovo. Questo è odore di una missione portata a termine con pieno successo
Sì, Signore rispose Triadan per nulla convinto.

La terra tremò.
Cosa ci fa la cavalleria pesante sul mio campo?
Non c’è la cavalleria, Signore rispose Triadan con la voce un po’ incerta.
Voglio immediatamente qui l’idiota che ha fatto chiamare la cavalleria! sbottò il Capitano.
Signore, non l’ha chiamata nessuno disse preoccupato.
Il Capitano socchiuse gli occhi per guardare in lontananza, nei pressi dell’accampamento.
O... mio... dio…
Un urlo si levò da un soldato delle prime linee.
MASTINI!
Immediatamente seguì il sibilo metallico delle spade che venivano sguainate.
I Mastini Infernali erano delle bestie immonde generate dalla potenza del Demone Supremo, potevano sembrare cani, ma avevano il muso innaturalmente prolungato, con una mandibola potente e irta di zanne acuminate. Sul capo spuntavano due corna, mentre dal costato fuoriuscivano altri due arti dotati di artigli e questi assumevano una colorazione dal rosso acceso al viola cupo. Un Mastino Infernale risulta essere un avversario degno di rispetto quando incontrato singolarmente, ma ora dalla collina ne stavano scendendo migliaia, se non decine di migliaia
Ritirata! Ripiegare!
Le prime linee in breve si trovarono a combattere un acceso corpo a corpo contro quelle bestie immonde, ma la raffinata disciplina militare dei Cavalieri della Luce non poteva nulla contro la brutalità e il numero di quei demoni.
Triadan osservava la scena immobile, non aveva nemmeno sfoderato la propria spada. Sentiva le urla agonizzanti degli uomini, feriti crudelmente dalle bestie. L’acciaio delle corazze non poteva nulla contro le fauci dei demoni.
Una divisione di picchieri venne spostata in prima linea, per cercare di infrangere le ondate dei Mastini, ma in breve vennero accerchiati e sbranati uno dopo l’altro. L’aria era intrisa dell’odore acre e pungente del sangue. Quando si aggiunse quello di carne bruciata, il giovane ufficiale capì che erano entrati in azione i maghi della compagnia. Molti guerrieri perirono, nel tentativo di proteggere i propri incantatori, ma anche il loro sacrificio si rivelò completamente inutile. Per ogni Mastino che veniva ucciso, almeno due lo rimpiazzavano. I demoni continuavano ad avanzare, sfondando gli schieramenti improvvisati dei Cavalieri della Luce.
Dove diavolo sono quelle dannate colonne di rinforzo!? Le voglio qui ora! sbottò il Capitano sfoderando la spada e stringendo più saldamente lo scudo.
Solo allora Triadan si ricordò di sguainare la propria arma per cercare di salvarsi o, se non altro, di vendere cara la pelle. Ormai le sue orecchie erano sature delle urla della battaglia e dei lamenti dei feriti che giacevano a terra, mentre tentavano di mantenere le interiora all’interno del proprio corpo, o mentre si stringevano i moncherini degli arti amputati di netto.
Udì un urlo, si voltò verso la sinistra e vide il capitano steso a terra e senza una gamba. Davanti a lui i cadaveri di tre Mastini e uno ancora in vita mentre stringeva tra le fauci la parte mancante dell’ufficiale. Senza pensarci troppo, Triadan affondò la propria lama nel ventre della bestia, ma un’altra gli fu addosso scaraventandolo a terra. Gli aveva causato un taglio non molto grave sulla guancia sinistra. Il ragazzo chiuse gli occhi in preda al panico
Generale, Generale…
Triadan aprì gli occhi. Vide due soldati.
Stavate urlando nel sonno…

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Capitolo 2
*** Parte II ***


T

riadan si alzò lentamente dalla branda e si mise seduto.
Tutto a posto, Signore? chiese il soldato.
Sì, grazie. Tutto a posto. Che ore sono?
Manca poco all’alba, Signore
Allora è bene che mi alzi poi guardò i due soldati Grazie, potete andare.
I due si congedarono e uscirono dalla tenda. Triadan si prese la testa tra le mani. Detestava ogni volta che faceva quel sogno. Era stata la sua prima battaglia, e il suo primo atto di codardia. Era stato l’unico superstite di tutta la compagnia. Ma il problema non era quello. Il problema era che aveva ottenuto la salvezza scappando. Aveva voltato le spalle ai propri compagni d’arme e ai propri uomini e si era dato alla fuga. Un’onta che sarebbe riuscito a lavare solo trovando la morte in battaglia. Da quella volta aveva sempre combattuto con la prima linea dell’armata sotto cui si trovava a servire, persino ora che era diventato Generale. Tuttavia, non aveva mai avuto il coraggio di abbandonare gli Angeli della Morte. Si alzò e si avvicinò al catino pieno d’acqua gelida. Chissà, magari quello sarebbe stato il giorno giusto. Si sciacquò il viso e osservò la sua immagine riflessa nell’acqua. Ormai i suoi capelli erano brizzolati, ma la cicatrice sulla guancia si vedeva ancora perfettamente. Sospirò lievemente e si diresse verso il tavolo sul quale aveva appoggiato la propria attrezzatura la sera precedente. Prese in mano lo spallaccio e guardò il sole e le tre stelle che lo decoravano. Iniziò a prepararsi.
Appena ebbe finito, un capitano entrò nella tenda da campo.
Generale, le truppe fremono. Devo dare ordini?
Triadan prese tra le mani lo scudo e lo osservò. Pure lì erano state sbalzate le tre stelle e, sotto di esse, il sole.
Falli schierare, capitano.
Sì, Signore.
Con un battito di tacchi il capitano, come era arrivato, se ne andò, lasciando nuovamente Triadan solo con i suoi pensieri. Il Generale posò lo scudo, prese tra le mani l’elmo piumato e andò a sedersi sulla branda. Osservò attentamente il metallo lucido, fino a ritrovare i graffi di vecchie battaglie. Solo allora gli scappò un sorriso. Si alzò di scatto e si infilò l’elmo. Lui era il Generale e, proprio lui non poteva essere abbattuto gli attimi prima di una battaglia.
Imbracciò lo scudo, infilò la spada nel fodero e si diresse a lunghi passi verso l’uscita della tenda. Un raggio di sole lo colpì. Si guardò intorno e vide tutti gli uomini elettrizzati, ma allo stesso tempo tremanti per il terrore. La sensazione che si provava prima i scendere in battaglia era proprio quella. Chi non aveva mai combattuto non poteva capirlo.
Respirò a pieni polmoni la frizzante aria mattutina.
Generale…
Triadan si voltò e vide il suo attendente. Era un giovane sottotenente che gli ricordava tremendamente sé stesso, quando ancora frequentava i corsi all’Accademia.
Il vostro cavallo, Generale
Grazie ragazzo
L’attendente si allontanò. Triadan accarezzò il muso del suo destriero. Si trattava di uno splendido stallone da battaglia, con il manto completamente bianco. Era già stato bardato di tutto punto, pronto per la battaglia.
Sei pronto, vecchio mio?
Il cavallo rispose con un nitrito, e poggiò il proprio muso sulla spalla del Generale.
Vediamo di farci onore anche questa volta
Con un agile balzo montò in sella al destriero e si diresse verso il fronte. Quando passava, i soldati si aprivano e lo salutavano, dimostrandogli grandissimo rispetto. Tutto perché nessuno sapeva come era andata a finire la sua prima missione. Da allora non aveva mai osato a farlo di nuovo, ed era sempre stato l’ultimo a lasciare il campo di battaglia.
In breve raggiunse il fronte, e passò in rassegna le truppe schierate. Si voltò e osservò lo schieramento dei demoni oscuri, dall’altra parte della vallata. Gli eserciti erano spiegati su due alture, tra le quali si apriva una conca. Il luogo ideale per un massacro. Stormi di avvoltoi e corvi volavano in cerchio nel cielo, pregustando un lauto banchetto. I demoni sembravano essere molti di più, ma Triadan non diede molta importanza al fatto.
Si voltò verso le proprie truppe, guardò negli occhi di uomini, serafini, nani e di tutte le creature che componevano le forze della sua armata. Erano occhi terrorizzati, spaventati da quello che sarebbe potuto succedere, ma allo stesso tempo come ardenti di una fiamma che risiedeva nei cuori dei soldati.
Iniziò a parlare per incoraggiare le truppe
Per anni e anni ho combattuto e ho visto le Tenebre di questa terra
Cominciò a muoversi avanti e indietro, per poter osservare tutti i propri uomini.
Ho assistito alle nefandezze dei Demoni e alle eresie dei Negromanti. Sono stato testimone del peccato della possessione.
Fece una breve pausa.
Ho visto tutto il Male che si annida in questo mondo e ho abbattuto tutti coloro i quali la cui presenza offende il Re della Luce. Ho visto ciò che voi vedrete, ho combattuto ciò che voi dovrete combattere e ho ucciso ciò che voi ucciderete
Vide i petti dei soldati gonfiarsi e gli occhi orgogliosi scrutare agguerriti il nemico in lontananza.
I nostri nemici sono innumerevoli migliaia e vi combatteranno con zanne e artigli, con spade e archi, con malvagie stregonerie e corrotte illusioni. Sono armati con tutta la forza a disposizione del Male
Vide gli animi tingersi di rancore
Voi, Fratelli, avete però qualcosa in più… Siete protetti dal Re della Luce in persona. La rettitudine è il vostro scudo. La fede è la vostra armatura. L’odio è la vostra arma.
I soldati erano ormai galvanizzati
Non temete quindi, e siate orgogliosi. Poiché siamo i figli della Luce, i custodi del Bene! INVERO… NOI… SIAMO… GLI ANGELI… DELLA… MORTE!
Urla di giubilo si levarono dallo schieramento udendo quelle parole. Le spade venivano fatte cozzare contro le armature e contro gli scudi.
DISSETATEVI CON LA VITTORIA, RIMEMBRATE I CADUTI!
Si voltò e, con un gesto imperioso della spada ordinò di caricare lo schieramento avversario. Il primo a partire all’assalto fu proprio il Generale Triadan.

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Capitolo 3
*** Parte III ***


L

o scalpiccio degli zoccoli era assordante. Le orecchie erano quasi in fibrillazione a causa delle urla dei guerrieri. L'aria era impregnata di sudore, ma presto l'odore acre del sangue ne avrebbe preso il posto.
Mancavano poche decine di metri. Pochi metri. Un metro.
Ci siamo...
L'impatto fu devastante. Molti caddero a terra solo per l'urto contro lo schieramento nemico. Armature si incrinarono e lance si spezzarono. Ma ormai l'impeto della carica era finito dopo aver mietuto le proprie vittime. Ora non era più una battaglia tra due eserciti, ma tanti duelli tra soldati disperati, che cercavano di portare a casa la vita... o di venderla molto cara.
Ancora a cavallo Triadan conficcò la propria spada nella gola di un Orco. Si guardò intorno per controllare la situazione. La resistenza offerta dai Demoni Oscuri era forte, ma non avrebbe dovuto causare troppi problemi alle sue truppe.
Quasi il Demone Supremo avesse udito i suoi pensieri e avesse voluto punirlo, da est si levò una salva di frecce che oscurò il cielo.
Maledizione mormorò. SCUDI!
L'ordine venne propagato in tutta velocità lungo il campo di battaglia, consentendo a chi ne era in grado di proteggersi dietro al proprio equipaggiamento. Ci fu una strage tra i reggimenti dei Picchieri Reali e dei Lanceri del Drago.
Si voltò verso il nemico e spronò il proprio destriero al galoppo, ma la fiera bestia crollò al suolo senza vita. Una freccia l'aveva colpita al collo.
Triadan si trovò a terra, con la polvere che gli entrava nell'elmo. La caduta lo aveva lievemente traumatizzato, ma non abbastanza da non consentirgli di schivare un'ascia che era stata fatta calare su di lui. Con un gesto fulmineo mozzò il braccio che brandiva l'arma e l'Orco che lo aveva aggredito si strinse il moncherino sanguinante ululando di dolore. La sua esistenza venne conclusa da un fendente che gli staccò di netto la testa.
Riprese a combattere con una foga inaudita, mietendo vittime a destra e a manca. Nessuno gli resisteva. Demoni, orchi, umani, tutti perivano sotto il suo acciaio spietato. Venne confortato dal fatto che gli arceri nemici non avessero continuato la loro opera di morte.
Contemporaneamente a quel pensiero, un altro gli si fece strada nella mente, paralizzandolo come in una morsa di gelo. Si voltò a est. Vide una nube di polvere avvicinarsi lateralmente ai due schieramenti. Proprio quello che temeva.
Gli Assassini Drow, solitamente usati come arceri nelle battaglie campali, questa volta erano stati fatti scendere in campo, armati con i loro letali pugnali lunghi. Questa mossa insolita avrebbe potuto voler significare una sconfitta per le truppe della Luce.
Come previsto gli schieramenti Drow crearono il panico tra le truppe della Luce.
COMBATTETE, COMBATTETE FINO ALLA FINE!!!!
La sua voce risuonò imperiosa sul clamore della battaglia. I soldati, quasi ritrovando nuovo vigore, ripresero a combattere con rinnovato impeto. La carica dei Drow venne arrestata.

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