Oliver
Baston aprì gli occhi, ritrovandosi in quella stanza che
ormai conosceva come le sue tasche: la sala comune dei Grifondoro. Ci
mise qualche minuto per capire che ci faceva su quel divano invece che
nel suo comodo letto a baldacchino. Poi un atroce mal di schiena gli
fece capire che forse la sera prima aveva esagerato un po’
troppo con gli allenamenti. Forse avevano ragione Fred e George quando
si lamentavano dei suoi metodi. Ma la voglia di vincere la coppa di
quidditch era tanta e lui non si sarebbe fermato davanti a niente.
Stropicciandosi gli occhi, decise di alzarsi definitivamente. Avrebbe
fatto meglio a muoversi se voleva trovare qualcosa da mangiare. Si
stava dirigendo verso il dormitorio maschile per prendere un maglione
da indossare da sopra la camicia quando si accorse che la sala non era
poi del tutto vuota. Una sagoma si stava muovendo sulla poltrona vicino
la finestra. Non era stato l’unico a crollare come un sasso
allora. Spinto da una curiosità che di solito non gli era
propria, si avvicinò silenziosamente alla finestra. Grazie
alla luce seppur debole del sole di dicembre, riuscì a
scorgere il viso dello studente beatamente perso nel mondo dei sogni. O
meglio di una studentessa. Lunghi capelli neri come il suo calderone
incorniciavano un viso abbastanza pallido, ma armonioso e regolare. Era
una ragazza del quinto anno. Non riusciva a ricordare il suo nome e si
chiese come poteva non averla notata fino ad allora. Certo, non si
poteva definire una bellezza di quelle tutte curve, ma era quel che i
suoi compagni di classe avrebbero definito un gran bel pezzo di
grifone. Un sospiro proveniente da quel volto che fino a poco prima era
rilassato, lo fece voltare fino ad incontrare i suoi occhi. Un mare di
cioccolata in cui perdersi. Occhi che però cambiarono
improvvisamente colore, diventando prima neri come la notte e subito
dopo verdi come gli alberi della foresta proibita.
L’espressione che gli si era dipinta sul volto doveva essere
davvero molto buffa poiché la ragazza scoppiò a
ridere, tenendosi le braccia intorno al corpo come a voler calmare le
risate.
“ Non
mi dire che in tutti questi anni nel mondo magico non hai mai visto un
metamorfomagus, capitano!?”
Sembrò
risvegliarsi dallo stupore e riacquistare la sua solita
tranquillità solo quando si sentì chiamare
“capitano”. Era strano che a chiamarlo
così non fossero i suoi compagni di squadra, ma il tono
giocoso della sua voce gli fece escludere la possibilità che
lo stesse prendendo in giro.
“ Di
solito i metamorfomagus non cambiano solo il colore degli occhi. Mi hai
lasciato un po’ spiazzato.”
“
E’ stato un vero piacere… non è facile
stupirti a quanto ho sentito. Altrimenti credo non saresti uno dei
più bravi portieri della storia di Hogwarts.”
La ragazza si
era alzata e stava tranquillamente mettendo la coperta e i suoi libri a
posto sotto lo sguardo indeciso di Oliver.
“ Se
sono davvero tanto bravo perché non abbiamo vinto la coppa
negli ultimi anni?”
Il ricordo gli
bruciava ancora. Per un patito di quidditch come lui, entrare nella
squadra della sua casa era stato fantastico. E diventarne poi il
capitano era stato come vivere in un sogno. Ma non riuscire a vincere
una coppa aveva fatto sì che il suo stupendo sogno si
tramutasse in un incubo.
“ Non
si può dare la colpa solo a te per questo. Se non sbaglio ci
sono 7 giocatori in una squadra… e comunque la tua
è una grande squadra. Hai scelto i migliori, capitano. E
tutta Hogwarts sa che se non avete ancora vinto non è stato
perché non ve lo meritiate. Prendi ad esempio
l’anno scorso: Potter era in infermeria quando
c’è stata l’ultima partita, altrimenti
avreste vinto sia il match che la coppa. E credo che anche il tuo
cercatore avrebbe preferito disputare una partita di quidditch
piuttosto che affrontare un enorme cane a tre teste e chissà
cos’altro.”
Erano uno di
fronte all’altra e Oliver poteva vedere bene ogni lineamento
del suo viso ora: sembrava dolce ed innocua, ma nei suoi occhi
splendeva una scintilla di coraggio e determinazione. Una vera
Grifondoro.
“
Vedremo quest’anno se hai ragione. Che ne diresti di scendere
a colazione ora? Sto morendo di fame e temo che la
voracità dei Weasley possa aver dato fondo alle scorte del
castello. Muoviamoci se vogliamo trovare qualcosa da mettere sotto i
denti.”
E senza
aggiungere altro, si avviarono al buco del ritratto e poi dritti verso
la Sala Grande. Parlarono tranquillamente lungo il tragitto
finché un gruppo di Serpeverde non si parò
davanti a loro, facendo cadere senza troppi complimenti la ragazza.
“
Guarda un po’ chi abbiamo qui: il grande capitano Oliver
Baston e la mezzosangue Samantha Smith. Riesci solo a cambiare il
colore degli occhi vero, Smith? Mi chiedo con quale coraggio ti
definiscono metamorfomagus se non riesci neanche ad accorciarti i
capelli!”
La voce di
Marcus Flitt era arrivata sgradevole e alta mentre le risate dei suoi
compagni riecheggiavano nel corridoio deserto.
“ Se
stavate andando a fare colazione potete pure tornare nel vostro
ritrovo… è già tutto finito! Ciao ciao
grifoni!”
Oliver stava
guardando le serpi che si allontanavano, ripromettendosi che alla
prossima partita Flitt avrebbe pagato quelle offese.
Poi le parole
dette dal suo rivale gli tornarono in mente e si volse verso Samantha
con una muta domanda negli occhi. Domanda che lei colse al volo.
“
Vuoi sapere che cosa voleva dire Flitt prima? Ti rispondo subito. Vedi
mia madre era una strega e mio padre è un babbano. Lei
è morta di parto e quando mio padre si accorse che potevo
cambiare i miei tratti somatici non ne fu molto felice. Sono cresciuta
con il terrore delle mie capacità e le ho represse talmente
tanto che adesso l’unica cosa che riesco a cambiare
è il colore dei miei occhi. Deludente, vero? Non sono una
strega, non sono una babbana e non sono neanche una
metamorfomagus.”
“ Sei
solo Samantha. E questo basta.”
Samantha si
voltò verso di lui: non riusciva a credere alle sue
orecchie. Quel ragazzo la conosceva solo da poche ore e
l’aveva subito fatta sentire a suo agio, non rinfacciandole
niente di se stessa. Era stato molto più gentile lui in
quell’ultima ora che non suo padre in tutta la sua vita.
Hogwarts era davvero piena di persone speciali.
Oliver
notò le lacrime che si stavano affacciando nei suoi occhi e
decise di cambiare repentinamente discorso.
“ Che
ne… ehm… diresti di tornare in sala comune? A
quanto pare abbiamo fatto troppo tardi.”
Gli occhi di
Sam si illuminarono, facendo sparire l’aria triste che aveva
regnato fino a poco tempo prima sul suo volto. Diamine, così
era ancora più bella!
“
Certo. Non possiamo fare nient’altro visto il freddo che fa
fuori. Avanti capitano, ti sfido. Chi arriva ultimo in sala comune deve
baciare il rospo di Paciock!”
E detto questo
iniziò a correre verso il famoso ritratto che dava accesso
al loro ritrovo, seguita da un sorridente Oliver.
Arrivarono
davanti al ritratto ansanti e rossi per la corsa. La signora grassa li
guardava sconvolta ed incuriosita allo stesso tempo, ma Oliver non le
diede alcuna opportunità di impicciarsi.
“
Fervet olla”.
Appena entrati,
videro molti volti posarsi su di loro mentre altrettanti bisbigli
richiamavano l’attenzione di chi non si era ancora girato
verso i nuovi arrivati.
“ Mi
spieghi che cos’hanno da guardare?” gli aveva
bisbigliato la ragazza all’orecchio, posando lo sguardo sui
Grifondoro presenti nella sala che continuavano a bisbigliare eccitati.
Oliver le
rivolse uno sguardo pieno di stupore, che lei non colse, troppo
impegnata a studiare le facce dei suoi amici.
Guardandola,
Oliver capì il motivo di quell’interessamento:
aveva i capelli un po’ in disordine, la camicia fuori dai
jeans ed il volto arrossato. Pensò allora che anche lui non
doveva essere conciato meglio.
Tutta la sala
comune era arrivata alle stesse conclusioni guardandoli.
Alzò
gli occhi al cielo, pensando che aveva sempre tenuto le sue storie
nascoste appunto per questo motivo.
Voltandosi di
nuovo verso Sam, le toccò leggermente il braccio, cercando
di attirarne l’attenzione. Ma appena i loro occhi si
incontrarono, il cuore di Oliver perse un battito, per poi ritrovarlo
centuplicato l’attimo dopo.
Anche se i suoi
capelli non erano in ordine e i suoi occhi continuavano a cambiare
colore un po’ per la confusione un po’ per
l’imbarazzo, Oliver pensò che fosse la ragazza
più bella di tutta Hogwarts. Passando ancora una volta in
rassegna il suo corpo, notò come la camicia fuori posto le
donasse una aria trasandata, come il maglioncino le modellasse le
forme, scoprendole appena, e risaltasse il ventre piatto mentre i jeans
le avvolgevano i fianchi in modo armonioso, evidenziando le gambe
magre. Una visione paradisiaca dalla quale si riscosse solo quando
qualcuno gli piombò improvvisamente addosso.
Ormai steso sul
pavimento, cercò di scorgere le due figure che gli erano
letteralmente saltate al collo. Vide due teste rosso fuoco che gli
davano le spalle e che coprivano dalla sua visuale l’angelo
che aveva completamente rapito la sua attenzione, impedendogli di
sentire l’arrivo delle due furie.
“
Dannati Weasley… adesso mi spiegate che bisogno
c’era di buttarmi a terra!?”
I gemelli in
questione si voltarono verso il loro capitano, quasi offesi dalla sua
reazione.
“
Volevano complimentarci con te, capitano…”
“
Finalmente una storia ufficiale… abbiamo aspettato tanto di
quel tempo… Dopo tante storie segrete, ci presenti la
fortunata che ti farà mettere la testa a posto e pretendi
che noi non ti dimostriamo la nostra felicità! Sei un
ingrato!”
Nel frattempo,
gli occhi di Oliver avevano incontrato quelli di Sam e dire che era
imbarazzata era poco.
“ Non
c’è niente di cui complimentarsi, ragazzi. Avete
capito una cosa per un’altra come al solito.”
Ormai tutta la
sala comune aveva accerchiato i quattro, nella speranza di qualche
scoop bollente in grado di vivacizzare la giornata.
“
Sam, ci spieghi che è successo? Sei talmente tanto rossa da
poter fare concorrenza ai Weasley, senza offesa ragazzi!”
A parlare era
stato un compagno di classe di Samantha, che aveva dovuto faticare non
poco per superare la folla attorno a loro.
“
Noi… beh… abbiamo fatto solo una corsa per
tornare qui… nient’altro. Volevamo evitare brutti
incontri… tutto qui!”
Il suo volto
stava tornando a mano a mano del suo colore originale e anche la folla
stava sciamando, alcuni borbottando e altri scuotendo la testa.
“
Continuo a credere che non sia solo questo… Ricordati che
siamo la tua squadra Oliver… possiamo solo essere felici per
te se voi due state insieme.”
“
Angelina ha ragione… e poi almeno non avresti più
la fissa per gli allenamenti impossibili e
spaccaossa…”
Detto questo,
le teste di tutta la squadra di Quidditch annuirono, reduci da uno
degli allenamenti più duri della storia.
“ Non
ci sperate… anzi che ne dite di un altro allenamento oggi
pomeriggio? A quanto pare quello di ieri vi ha lasciato abbastanza
forze, vista la facilità con cui mi avete buttato a terra
prima.”
Sotto i suoi
occhi, Oliver vide i suoi compagni di squadra fissarlo con espressioni
schioccate, per poi scoccare sguardi assassini nei confronti di Fred e
George. Si allontanarono mestamente, mentre Alicia e Katie facevano una
ramanzina degna della McGrannit ai due poveri battitori.
Volgendosi a
Sam, la ritrovò con un sorriso sulle labbra che le
illuminava il volto ancora in parte segnato dall’imbarazzo.
“
Buon allenamento capitano. Ci vediamo.”
E detto questo
anche lei scomparve verso i dormitori femminili.
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