Ain’t no doubt about it, girl, You’re everything I need.

di TerrytheCaptain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 20: *** Capitolo XX ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


La mia vita andava alla grande, buoni voti a scuola, molte amiche, poco stress. Ma da quando quell’essere primitivo è entrato nella mia vita tutto è cambiato. Tutto sta andando a rotoli: il mio ragazzo mi ha lasciata (bella merda!), la mia media scolastica sta calando, e le mie amiche vengono qui solo per sbavargli dietro e non mi prestano più attenzione! Si. Convivo con una forma di vita non ancora identificata. Molti scienziati si sono dedicati al suo caso, ritenendolo un mastodontico esemplare di Bastardus de faciles costumes. Fatto sta che ora devo conviverci, e l’idea non mi piace per niente. Mentre a scuola lo avevo davanti ai piedi solo a ricreazione, ora me lo ritrovo 24 ore su 24 con me. Questo non va, non va per niente bene! Ma cosa posso fare? Chi avrebbe mai immaginato che il figlio del compagno di mia madre, persona rispettabilissima che stimo e adoro, sarebbe stato un tipo del genere. A saperlo cavoli! Ma ormai le mie lamentele non cambieranno nulla, devo solo ignorarlo, ignorarlo, ignorarlo e ancora ignorarlo.

“Amore svegliati, ho preparato la colazione!” Sarebbe stato un buon risveglio se non fossi arrivata in cucina e avessi trovato quel troglodita ad addentare i MIEI Pancake! “Quelli sarebbero i miei!” sbottai già furiosa di prima mattina. “Davvero? Io non vedo nessun nome qui..” disse addentandone un altro. “Maledetto..” masticai tra i denti. Come cominciare peggio la giornata? “Silvia, questi pancake sono buonissimi!” disse dando un bacio sulla guancia a MIA MADRE “Peccato che Emma non li abbia voluti..” mi guardò con uno sguardo di superiorità e se ne andò. Cristo se lo odiavo. “Amore non avevi fame?” fui costretta a rispondere “No.. ho un po’ di mal di stomaco..” Mia madre lo adorava, non avrebbe mai creduto che fosse un ragazzo diabolico che ne combinava una più del diavolo per farmi dispetti! E Ora si era preso anche il bagno! Ma porc.. “Apri Andrea, cazzo apri questa porta oppure..” “Oppure cosa?” disse aprendo la porta e fermando la mia sfuriata. “Abbi rispetto per le persone più grandi di te PICCOLETTA..” per come pronunciò quel ‘piccoletta’ mi fece andare su tutte le furie! “Numero uno, io non sono per niente ‘piccoletta’, ho solo 12 fottutissimi mesi in meno di te, e numero due, io ho rispetto per le persone più grandi di me intellettualmente e tu non sei di certo uno di questi. Ora levati dalle palle!” mi bloccò per un braccio, e mi sbatté contro lo stipite della porta. “Non mi piacciono le persone così insolenti sai?” disse con fare minaccioso “E a me non piacciono i coglioni che vogliono fare i bulli da strapazzo..” “Ti renderò la vita un inferno sai?” “Peggio di così è impossibile!” mi mollò e mi lasciò entrare in bagno, dove chiusi immediatamente la porta. Mi diedi una rinfrescata e mi vestii. Ero in ritardo, di nuovo per colpa di quel cazzo ambulante. Scesi di corsa le scale, diedi un bacio a mia madre e mi avviai di corsa a scuola. Mentre stavo per oltrepassare il cancello d’entrata un’auto quasi mi investiva. Era quell’idiota di Andrea, con al suo fianco la sua ragazza, Elisabetta. Entrai in classe e mi posizionai al mio banco. “Ho visto Andrea stamattina..che bello che era!” “Lara ti prego! Sai che lo odio e che non voglio parlare di lui.. mi irrito già solo se pronunci il suo nome..” “Scusa Emmuccia!” disse pizzicandomi la guancia e sorridendomi. Menomale che c’era lei. Era l’unica che non si era fatta corrompere dal fascino del mio “fratellastro” (mi fa schifo anche solo pensarlo). Il fascino ce l’aveva, ma se si fosse comportato con gli altri come si comportava con me, il mondo intero l’avrebbe odiato come lo odio io. Ne sono certa. Le ore trascorsero velocemente, a ricreazione restai in classe, non mi andava di vederlo (purtroppo la sua classe era di fronte alla mia..). Era l’ultima settimana di scuola e se da un lato ero sollevata, perché il peso dello studio mi stava uccidendo, d’altro canto sarei dovuta rimanere a casa tutto il giorno e casa è uguale Andrea. Non si prospettava per niente un bell’estate..

Eccomi con la mia seconda storia! Lasciatemi il vostro parere in una recensione se vi va.
A presto con il prossimo capitolo. Un bacio, Teresa :)

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Lo evitai, erano giorni che non lo vedevo. Uscendo e rientrando prima di lui, mangiando in camera ero riuscita a non vedere il suo brutto muso. Ma come si dice.. la felicità non dura molto. “Pensavo avessi cambiato casa..” Ora viene a rompere anche in camera mia..ma cosa diamine vuole da me! “Magari” risposi fredda ed acida. “Oggi Silvia e mio padre non ci sono.. tornano stasera tardi ed io ho invitato Elisabetta qui.” “Perfetto.” Dissi, molto sarcastica. Se ne andò e chiuse la porta. Mi misi a disegnare, la mia grande passione. Non so perché ma mi ritrovai a disegnare col mio adorato carboncino il suo ritratto, anzi il ritratto del suo mezzo busto. Strappai subito quell’obbrobrio. Non doveva stare nel mio album da disegno. Il cestino era il posto giusto. Bussano al campanello. Sarà lei.. Li sentii salire in camera e chiudersi dentro. Le nostre camere confinavano, ed io sapevo che le pareti erano sottili.. ma non così sottili! “A-Andrea..” urlava. Ci stavano dando dentro nella camera affianco alla mia, e tutto ciò mi faceva un enorme ribrezzo. Dovevo andare via da quella casa altrimenti quelle grida mi avrebbero perforato il cervello. Presi il mio album, carboncino e lettore mp3 ed uscii. Poco distante da casa mia c’era un parco. Mi recai lì, era molto tranquillo e l’atmosfera mi aiutava a disegnare. Cuffie all’orecchie, Halo di Beyoncé in play. Cominciai a disegnare. M’addormentai. Mi svegliai quando ormai era calata la notte. Ero stordita e quando guardai l’orario mi accorsi di essere rimasta fuori un bel po’. Mi alzai, raccogliendo velocemente le mie cose, e mi diressi verso casa. Mia madre e Paolo erano tornati, avevo visto la loro macchina parcheggiata fuori casa. Bussai ed entrai. “Tesoro ma dove sei stata fin’ora?” “Al parco..” “Eravamo tutti in pensiero!” Si certo, tutti.. Appena lo vidi mi tornarono quelle urla in testa, e la voglia di uscire si fece di nuovo largo in me. “E’ quasi pronto, siediti a tavola..” Io a tavola non mi ci volevo sedere, non volevo mangiare e con lui non ci volevo vivere. Mandai velocemente un messaggio a Lara “Ospitami stanotte ti prego, prima che mi tagli le vene. Rispondi” “Sbrigati, ti aspetto.” “Mamma vado a prendere il pigiama, vado a dormire da Lara.” Non la lasciai replicare ed andai a prendere pigiama, spazzolino, pantofole e vestiti puliti. Niente libri. L’indomani era sabato, niente scuola.. niente scuola per un bel po’. Scesi in fretta e furia stavo per salutare ma “E’ tardi, non puoi andare da sola a casa di Lara!” “Ti stai offrendo gentilmente di accompagnarmi?” Chiesi con un sorriso a trentadue denti. “Siamo stati in giro tutto il giorno.. siamo stanchi.” “Ok, ciao mamma vado a piedi, appena arrivo ti chiamo per farti vedere che sono viva.” “Emma Formisano fermati immediatamente!” “Mamma ti prego..!” “Niente ma, ti ho detto che non ci vai da sola!” “L’accompagno io!” COSA CAZZO AVEVA DETTO? “Andrea come sei gentile, sicuro che non è un disturbo per te?” “No Silvia, per te questo ed altro..” “Dovresti essere un po’ meno acida e più gentile, come Andrea!” Era seria? Non sapeva un cazzo. Prese le chiavi della macchina ed uscimmo di casa. Oltrepassai la sua macchina, ero decisa ad andare da sola, di certo non mi avrebbe accompagnato quel coglione. “Vedi che la mia macchina è qui? Dove vai?” Mi fermai e mi voltai. “Bravo, hai fatto la tua bella figura con mia madre..ti adora visto? Ora puoi anche lasciarmi andare a piedi e smettila con questa farsa..” “Voglio solo comprarmi il tuo silenzio..” “Come?” “Sono certo che hai sentito quello che è successo oggi pomeriggio, e sono anche certo che sia quello il motivo per cui sei uscita.. E con questo mio amabile gesto vorrei comprare il tuo silenzio.” “Sei un lurido bastardo. Scordatelo.” “Sorellina non fare la preziosa, avanti, oppure potrei tornare a casa e dire che sei voluta andare a piedi.. Mi crederanno no?” Lo crederebbero senza dubitare di lui nemmeno una volta. “Merda..” dissi fra i denti. “Lasciami andare da sola.. non è necessario che tu venga da me.. non dirò nulla.” Mi voltai e mi incamminai, era tardi. Era davvero tardi. Forse aveva ragione mia madre ad essere preoccupata, alcuni quartieri di Roma nel cuore della notte, non sono i più adatti per una passeggiata. Dovevo solo restare calma, avanzare il passo e non sarebbe successo nulla. Almeno lo speravo..

Eccomi qui col secondo capitolo! Riuscirà Emma ad arrivare a casa di Lara sana e salva? 
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! :)
Un bacio, Teresa.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


C’è un uomo ubriaco avanti a me. Camminavo il più silenziosamente possibile per non essere notata. Speriamo che non mi veda, speriamo che non mi veda, speriamo che non mi.. “Oh, che bella signorina..” era ubriaco marcio. Merda. Sforzai un sorriso e cercai di sorpassarlo ma mi prese un braccio. Ero una ragazza abbastanza coraggiosa, ma quella situazione cominciava a spaventarmi. Cercavo di tirare il braccio dalla sua presa ma niente e per mia sfortuna quella strada era particolarmente deserta. Deserta come non mai. “La prego mi lasci.. mi stanno aspettando..” farfugliai quasi con le lacrime agli occhi. Lui mi sbatté al muro facendomi cadere la borsa. Stavo andando nel panico più totale, non avevo neanche la forza di urlare. Stava cominciando ad avvicinarsi, e il braccio mi faceva male. Le lacrime offuscarono i miei occhi, che chiusi fino a quando non sentii un tonfo e la presa al mio braccio allentarsi fino a svanire. Aprì di botto gli occhi. “Lu-ca..” riuscii a dire in un sussurro, cadendo a terra in ginocchio. “Hey stai bene Em?” “Gra-azie..” Mi abbracciò. Sapeva di buono. “Tranquilla..ti riporto a casa..” “No.. veramente io dovrei venire a casa tua..” “E’ lì che andavi?” “Si..” “Allora andiamo..” Mi abbracciava stretta. Sapeva che ero spaventata. Lui sapeva sempre tutto. Luca era il fratello maggiore di Lara. Era un ragazzo d’oro. Il suo sorriso è sempre stato meraviglioso.. e da piccola avevo una cotta per lui. Entrammo e “Finalmente! Ma che ci fate voi due insieme?” “Emma stava avendo un brutto incontro con un ubriacone, sono corso in suo soccorso..” Disse sorridendomi. Io annuii. “Oddio, ma ora è tutto a posto?” “Si si non preoccuparti..” le dissi sorridendo.  Salimmo in camera e “Mi state cacciando dalla mia camera giusto?” disse sorridendo “Dai se non ti scocci puoi restare qui con noi, attacchiamo i letti e dormiamo tutti insieme.. non voglio che il mio fratellino muoia di solitudine e mal di schiena in soggiorno..” disse pizzicandogli una guancia. I genitori di Lara e Luca erano partiti per un viaggio di lavoro che sarebbe durato una settimana, quindi loro erano soli in casa. Accostammo i letti e ci saltammo sopra. Lara prese tantissime schifezze, che cominciammo a sgranocchiare. “Come mai volevi suicidarti stasera?” mi chiese Lara “Andrea è insopportabile, io non so più come fare..” “Andrea?” chiese Luca. “Si ti ho parlato di lui.. il ‘fratellastro’ acquisito di Emma.” Gli disse Lara. “Ah si ricordo.. come mai è così insopportabile?” “Non lo so, penso mi odi. Il bello è che agli occhi di tutti sembro io quella acida e scontrosa quando invece è lui quello diabolico e mi fa apparire sempre agli occhi degli altri quella antipatica.. Perfino mia madre sembra amare più lui che me..” Dissi con un sorriso amaro. Luca si alzò e si venne a sedere vicino a me. “E’ impossibile, tua madre ti ama e lo sai.. Vedrai che pian piano il vostro rapporto migliorerà, sii fiduciosa.” Sorrisi ed annuii. Come diamine faceva quel ragazzo a tranquillizzarmi così proprio non lo so. Avrei tanto preferito vivere con loro. Era tutto così bello con loro. Poi Luca era l’opposto di Andrea. Mi trasmetteva gioia e tranquillità, non odio e disprezzo. Li guardai un ultima volta prima di crollare in un sonno profondo. Il risveglio fu stupendo, a differenza di quello in casa mia. C’era un odore di cioccolato per tutta la casa. Luca non c’era più, mentre Emma dormiva ancora così.. “DORMIGLIONAAAA! Segliatiii!” le dissi saltandole addosso. “Aaaaaaah..” cominciò ad urlare tirandomi una raffica di cuscini addosso e facendomi cadere dal letto. Eravamo tutte spettinate e cominciammo a ridere come idiote fin quando ci decidemmo ad alzarci ed andare in cucina, dove Luca ci aveva preparato la colazione. “Quante cose buone!! Grazie fratellone!” disse Emma entusiasta schioccandogli un bacio sulla guancia. Mi avvicinai anch’io a lui e “Si.. grazie..per tutto..” gli diedi anch’io un piccolo bacio e mi posizionai a tavola. “Perché non resti qui per questa settimana, così ti disintossichi dalla Andre-ite?” disse sorridendo Luca, ma era serio nella sua proposta. “Si, sarebbe fantastico!” rispose entusiasta Emma. “Magari mia madre dicesse di si..” sarebbe stato fantastico. “Se glielo chiedo io, non penso cambi qualcosa –disse Lara- ma Luca è molto convincente con le mamme.. potresti provarci tu no?” “Si, perché no! Sempre se per te va bene..” “Certo che va bene..” dissi sorridendo. “Allora la riaccompagni tu a casa e parli con sua madre.. Speriamo bene!” Finita la colazione, pulimmo tutto e tornammo in camera per vestirci e rassettare un po’ la stanza. Era quasi ora di pranzo e “Che ne dici di andare a parlare ora con tua madre?” mi chiese Luca entrando in stanza. “E’ un’ottima idea, così per il vostro ritorno avrò cucinato un pranzetto da leccarsi i baffi!” disse Lara. “Va bene, andiamo.” “Ti va di passeggiare.. è una così bella giornata..” “Certo!” ero felicissima di avere Luca al mio fianco in questa battaglia contro mia madre. Mia madre è una maschilista assurda, mi vuole bene e questo è certo, ma se fossi stata maschio sarebbe stato mille volte meglio. Passeggiavamo allegramente canticchiando qualche canzone suggeritaci da qualche stereo di qualche auto che ci passava accanto. Stavo davvero bene, ridevo come poche volte avevo riso in quest’ultimo periodo fin quando non raggiungemmo casa mia. “E’ il momento della verità, possiamo farcela..” disse sorridendomi e dandomi un dolce bacio sulla guancia. 


See meee! c: 
La povera Emma è stata salvata dal suo caro amico Luca *3*
Ma Luca è davvero solo un amico?

Al prossimo capitolo! :) Teresa.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


“Mamma!” “Hei, sei tornata.. Ciao Luca! Quanto tempo che non ti vedevo, e come sei cresciuto!” Mia mamma aveva cominciato ad adularlo, come previsto. “Entra vieni, vieni!” Appoggiato al muro accanto al divano c’era Andrea. Era inespressivo, come al solito. Ma chi se ne frega, anche, voglio dire. “Silvia sono venuto a chiederti una cosa..” “Ecco mi sembrava strano!” rise mia madre “No, avanti prometto che da oggi verrò più spesso a farvi visita..” risero, e così risi anch’io. “Ah scusate, non vi ho ancora presentato. Luca quello è Andrea il figlio del mio compagno, con cui ora convivo, e Andrea questo è Luca, un amico storico di Emma.” Andrea lo salutò con un cenno della mano, lui ricambiò con un cenno del capo. “Allora cosa volevi chiedermi?” “Vorrei sequestrare Emma per una settimana.. sa a casa siamo solo io e mia sorella, i miei sono in viaggio e ci farebbe molto piacere averla nostra ospite.. E stia tranquilla ci penso io a loro, non faranno guai..” disse con il suo sorriso che avrebbe steso chiunque. “Va bene, va bene.. oggi sono buona!” mi si aprì sul volto un sorriso a trentadue denti. “Allora va a prendere quello che ti serve..” mi disse mamma, le schioccai un bacio sulla guancia e corsi allegramente al piano di sopra. Presi la borsa più grande che avevo cominciando ad infilarci maglie e pantaloni.. “E’ il tuo ragazzo?” Una voce mi fece sussultare, mi voltai. Andrea. “Non sono affari tuoi caro..” Acidità, level 2000. “E se andassi da Silvia a dirle che è il tuo ragazzo, lei di sicuro ti obbligherebbe a restare a casa..” Sorrisi. “E che ne sai?” Mi voltai e lo guardai negli occhi, con una maglia ancora fra le mani. “Potreste fare cose poco decorose, da soli in casa..” risi più forte, lui mi guardò interrogativo. “Basta che lui neghi tutto. Mi dispiace ma lui ha molta più influenza su mia madre rispetto a te.. Non puoi competere..” dissi voltandomi. Sistemai l’ultima maglia in borsa ma mi sentii tirare, e con uno scatto improvviso mi voltò. Ero immobile tra lui e il mio letto. Lo guardavo negli occhi, volevo capire che diamine voleva. Mi strinse un braccio e mi ritornò in mente la sera scorsa. La mia vista si annebbiò e lui dovette accorgersene perché allentò la presa ed io man mano ritornavo in me. “Va tutto bene?” una voce. Alle spalle di Andrea. Si allontanò velocemente da me passando accanto a Luca che ancora sulla soglia della porta non lo degnò di uno sguardo mentre io caddi seduta sul letto. Luca si avvicino a me e mi accarezzò una guancia. “Portami via di qui..” lui annuì, mi prese la borsa e la mano –che dolce che era- e ci avviammo verso casa sua. “Mi raccomando fatti sentire..” “Si mamma tranquilla..” risposi sorridente. Arrivammo in un batter d’occhio a casa e Lara aveva fatto un gran lavoro ai fornelli. Ci aspettava un ricco banchetto che ci divorammo in un batter d’occhio. Io mi occupai dei piatti e poi raggiunsi Lara e Luca che erano sul divano aspettando me per mettere in play il fim. “Saw 4” film tranquillo. Non so bene quante scene reali vidi, perché passai la maggior parte del tempo con le mani sugli occhi, la faccia tra le gambe, il viso nell’incavo del collo di Luca.. M’inebriai del suo profumo mentre lui sorrideva per via delle sceneggiate messe in atto da me e sua sorella. Il film era ormai finito da un quarto d’ora e “Voglio il gelato!” sbottai. “Andiamo a prenderlo allora!” ci disse Luca. Era sempre buono e gentile con noi, non so come faceva a sopportarci. Uscimmo di casa, salimmo in auto, ci recammo in gelateria, ci gustammo quel delizioso gelato e poi girammo a vuoto per la città per un tempo indeterminato. Alla fine ci fermammo fuori ad una pizzeria e io e Lara vi entrammo per fare scorte di provviste. Mangiammo tutto in macchina, ridendo, scherzando e cantando come tre che si erano dati all’alcool ma eravamo perfettamente sobri. Erano le 10, tornammo a casa, ci infilammo i pigiami e ci sdraiammo sui letti. Eravamo esausti. Ridere stancava, stancava e come! Il mio telefono squillava ed era in cucina. Non avevo per niente voglia di alzarmi, ma chi l’avrebbe sentita poi mia madre? Scesi con tutta la calma di questo mondo, tanto ormai il telefono non suonava più. Lo presi in mano : 4 chiamate perse, Mamma. 1 Messaggio, Mamma. Che diamine succedeva? Aprii il messaggio e “Tesoro, zia Nora sta poco bene e io devo andare da lei ad aiutarla –zia Nora era di Milano e ciò comportava che mi madre dovesse partire- e Paolo ha deciso di venire con me per farmi compagnia.” Avevano bussato al campanello “Vado io!” urlai ai ragazzi per non farli alzare. Non avevo ancora finito di leggere il messaggio ma corsi comunque ad aprire. “Chi è?” dissi aprendo la porta. No, il diavolo qui, no. “Che diamine ci fai tu qui?” gli dissi acida “Non hai letto il messaggio?” Guardai il display del telefono continuando a leggere da dove ero rimasta.Non voglio che Andrea stia sempre qui a casa da solo. Per stasera l’ho mandato da voi a dormire, domani mattina tornerete a casa insieme.” Oh No.


Questa povera Emma non la trova proprio un po' di pace eh? 
Come sarà la convivenza tra lei e Andrea?
Molti colpi di scena vi aspettano! :3
Ah, volevo ringraziare le regazze che seguono la mia storia e 5HuNtEr5 che mi lascia sempre una recensione <3
Al prossimo capitolo. Teresa :)

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


No. Non ora. Non ora che stavo trovando un po’ di pace. “Maledizione no!” urlai istericamente quasi in lacrime. “Em che..” Luca aveva sceso le scale. Era dietro di me. Ero in preda ad una crisi di nervi. Una lacrima mi rigò il viso. Perché giustamente quando sono incazzata a bestia cosa faccio? Piango. I miei complimenti Em. “Forse è megli..” interruppi Andrea con un flebile “Entra.” Intanto era scesa anche Lara. Lei e Luca mi guardavano aspettando che dicessi qualcosa. “Dormirà qui stanotte, i nostri genitori sono dovuti partire e domani torneremo a casa.. Scusate..” dissi per poi correre via. Mi infilai nella prima stanza che trovai. Purtroppo anche quella casa aveva le pareti sottili.. sottilissime. “Cosa le hai fatto pezzo di merda?!” disse Luca urlando come mai lo avevo visto. “Io? Ma guardala! E’ pazza. Io ho solo bussato alla porta e mi ritrovo un rottweiler contro pronto ad aggredirmi!” Io.. pazza. Risi istericamente al pensiero. Non dovevo dimostrarmi debole, dovevo essere superiore. Uscii da quella stanza e li raggiunsi davanti alle scale. Mi guardarono straniti ed io con un debole sorriso dissi “Scusami Andrea, sono molto nervosa in questo periodo e non dovevo prendermela con te..” Oh si invece, dovevo e come. Ma la mia è stata la scelta migliore, ne sono convinta. Mi voltai verso Luca che si avvicinò a me e “Stai bene?” mi sussurrò. Annuii e lui mi strinse forte a se, come a voler far capire ad Andrea che qualsiasi cosa avesse fatto ci sarebbe stato lui a proteggermi. Mi chiedo dove fosse stato fin’ora.. Il mio buonsenso riprese il controllo e mi portò (a malincuore) a dire “Io e Andrea dormiremo in camera vostra, e voi due in camera dei vostri genitori.. se per voi va bene..” Nessuno credeva a quello che avevo appena detto, e forse nemmeno io. “Ma..” “Si va bene!” disse Lara interrompendo Luca che le lanciò un’occhiataccia. “Vieni, ti faccio vedere la stanza..” disse Lara ad Andrea, lasciando me e Luca soli. “Em..” “Ascolta, infondo non mi ha mai fatto del male fisico, mi ha solo offesa verbalmente.. Poi non voglio che tu e lui dormiate insieme, finirebbe male, lo so. Stai tranquillo..” gli dissi baciandogli la guancia “Per qualsiasi cosa, sai dove trovarmi..” Annuii e salii le scale per raggiungere la loro stanza. Chiusi la porta e Andrea mi raggiunse poco dopo. Era andato a mettersi il pigiama. In quella stanza regnava il silenzio che io decisi malauguratamente di spezzare “Se ti da fastidio possiamo spostare i letti..” che erano rimasti ancora attaccati dalla notte precedente. “Cos’è, ti preoccupi per me ora?” mi spiazzò. Per una volta che volevo essere gentile.. “Mi credono un bastardo vero?” continuò. Ora mi guardava in faccia, era arrabbiato. Si capiva. “Lo sei..” dissi con tono acido. Ora basta fare la ragazza calma e pacata, era durata fin troppo. “Ah si, io sarei un bastardo? E spiegami cosa diamine ti ho fatto!” disse quasi urlando. “Vuoi sapere cosa mi hai fatto?” ero io quella che urlava ora. “Mi hai reso la vita impossibile! Mi hai sempre considerata una non degna nemmeno di parlarti, ti sei dimenticato tutti quei ‘piccoletta’ dispregiativi? Ti sei preso mia madre, le mie amiche..” “E forse anche il tuo cuore no?” disse prendendosi gioco ancora di me. “Che diamine stai dicendo?!” ormai urlavo, quasi piangevo dalla frustrazione che quel ragazzo mi provocava. “Ho trovato questo..” tirò fuori dalla tasca un foglio e me lo porse, lo aprii ed era quel maledetto ritratto nemmeno completo. Lo strappai in mille pezzi e “Sei un pazzo se hai anche solo pensato una cosa del genere..” ora ero calma. Era uno stupido e non aveva capito niente. “Vado a dormire sul divano..” sussurrai uscendo dalla stanza. 

Heeeeeeeello girls! C:
Che ne pensate di questo capitolo?
Aggiornerò presto. 
I PROMISEEE :*
- Teresa

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Quella fu una delle notti più tormentate di sempre. Non so come avrei fatto a stare sola in casa con lui. Non volevo vederlo, non volevo parlargli, non volevo che esistesse. Ormai c’era il sole alto già da un po’ e gli uccellini cominciarono a cantare. Mi alzai e decisi di non dire niente a Luca, e forse neanche a Lara, anche se sono convinta che abbiano sentito tutto. Se avessi raccontato quanto mi facesse male quel ragazzo a Luca, l’avrebbe certamente ucciso. “Buongiorno Em..” eccolo, in tutto il suo splendore mattutino. Si avvicinò a me e mi abbracciò così forte da togliermi il respiro. “Giurami che non ti ha fatto del male..” Si, aveva proprio sentito tutto. “Te lo giuro.” Mi prese il viso tra le mani, regalandomi un sorriso dispiaciuto. Mi baciò la fronte. Era così dolce e premuroso, sarebbe stato il fratello perfetto. Ma purtroppo la fortuna non è stata dalla mia parte.. “Buongiorno..” disse Andrea. Non mi ero accorta neanche che fosse sceso. Gli sorrisi debolmente, mentre Luca si allontanava da me per andare a prendere latte e cereali dallo scaffale alle sue spalle. Era già vestito. “Siediti..” gli disse Luca. C’era una tensione palpabile. Lui annuì e si sedette. Mangiammo in silenzio. “Vado a vestirmi, così torniamo a casa..” non ero più arrabbiata con lui. Ero solo triste e delusa da lui. Per come in due mesi di convivenza lui non avesse capito nulla di me, e neanche gliene importava. Mi infilai di corsa un jeans, una t-shirt rossa con converse abbinate e scesi velocemente. Potevo fidarmi di Luca, so che non l’avrebbe mai aggredito, ma avevo paura di quella maledetta tensione. Fortunatamente con loro c’era Lara, che stava addentando una fetta di pane e nutella e appena mi vide mi corse in contro e mi abbracciò saltandomi addosso. Sempre la solita, e l’adoravo anche per questo. “Andiamo a casa?” chiesi ad Andrea e lui annuii. Era in soggezione e gli stava bene. Andai a prendere la borsa e “Grazie di tutto ragazzi..” gli dissi salutandoli con un bacio. “Non esitare a chiamare per qualsiasi cosa..” disse Luca visibilmente preoccupato per me. Gli sorrisi e gli stampai un altro bacio sulla guancia dopodiché uscimmo. Salimmo in macchina e “Quante smancerie tu e quel Luca..” sputò amaro Andrea. “E’ un ottimo amico e sarebbe stato un ottimo fratello..” arrivammo in fretta a casa senza dire altro. Mi diressi in camera mia, e lui nella sua. Mi stesi sul letto, ma finii per addormentarmi. Fui svegliata dal suono del mio cellulare che squillava: Mamma. “Tesoro tutto bene?” “Si mamma siamo a casa..” “Avete mangiato?” “No, perché che ore sono?” “Quasi le due..” “COME?” alla faccia del pisolino. “Vado di corsa a preparare qualcosa mamma, ci sentiamo dopo! Ah come sta zia? Quando pensate di tornare?..” “Non molto bene tesoro, resteremo qui ancora un po’..” Bene. “Va bene.. salutamela, a dopo!” Uscii dalla stanza e guardai la porta della camera di Andrea. Avrei dovuto chiedergli se aveva fame, cosa voleva che preparassi.. ero pur sempre la donna di casa ora.. Bussai. Niente. Bussai di nuovo. Ancora niente. Aprii piano la porta e la stanza era vuota. Scesi le scale, controllai il bagno poi mi diressi in cucina. Niente. Ero sola a casa. Mi appoggiai sul bracciolo del divano pensando il da farsi. Al diavolo avrei mangiato, con o senza di lui! Mi diressi verso il frigo per cercare qualcosa ma sentii la porta d’ingresso sbattere e “Hai fame vero?” uno strano odorino invase la cucina.. Pizza! Mi voltai e aveva in mano due cartoni di pizza. Sorrisi spontaneamente, il mio stomaco ballava la conga! Ci sedemmo a tavola e “Ti ho preso questa.. non sapevo..” aprii lo scatolo: Diavola. MA COSA DIAMINE HA COMPRATO? Ora il mio stomaco si stava scavando la fossa. La mia espressione dovette mutare molto perché lui mi chiese “Cosa c’è?” “No e che..come dire.. la Diavola non posso mangiarla.. sono allergica al peperoncino..” “Diavola?” “Si questa è una Diavola..” dissi sorridendo ed indicandogli la pizza e lui “Allora è la mia! Tieni, questa è per te..” Aprii di nuovo il cartone e SBAAAM! Wurstel e patatine. Stomaco e intestino stavano facendo un trenino *lalalalalalaaaaaalalalalalalalaaaaa* “Questa ti piace?” “Si, grazie!” Grazie.. non glielo avevo mai detto in due mesi di convivenza e pensavo che mai glielo avrei detto. Bene, forse ora avremmo cominciato a vivere civilmente, almeno per i nostri genitori.
Avevo appena sistemato i cartoni nell’immondizia, quando bussarono alla porta. Eravamo ancora entrambi in soggiorno (soggiorno e cucina sono comunicanti) e lui si alzò dal divano e andò ad aprire “Hey che bella sorpresa!” Erano i suoi amici, che io odiavo chiaramente. C’erano anche Elisabetta e la sua stronza-amica del cuore Caroline. Mi guardarono tutti con aria di superiorità, sai loro erano più grandi.. pff. “C’è anche lei?” chiese ironicamente la madre delle stronze del pianete. Cazzo se le odiavo. “Prepara qualcosa ai miei amici e poi sparisci, piccoletta.” Lo aveva fatto ancora, mi stava mettendo in ridicolo davanti ai suoi amici. Mi aveva chiamato di nuovo ‘piccoletta’. A fanculo i buoni propositi.

Heeeello! :) Ecco il nuovo capitolo!
Andrea è sempre il solito eh?!
Forse.. dico foooooorse aggiornerò in giornata c:
Che mi dite di questo nuovo capitolo?
A presto :-* e grazie a tutte voi che seguite, preferite, recensite e leggete silenziosamente la mia storia <3
- Teresa

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Mi avvicinai a lui e gli suonai uno schiaffo con tutta la forza che avevo addosso. Il suono riecheggiò per tutta la stanza e i suoi amici sbarrarono gli occhi. “Io non sono la serva di nessuno, e piccoletta sarà la materia cerebrale che hai in testa!” Sbottai furiosa, uscendo di casa. Non avrei resistito un minuto di più. Avrei squartato lui e quei quattro fenomeni da baraccone degli amici suoi! Erano le 4 e io non sapevo dove andare o cosa fare. Non avevo con me né il mio album né il mio cellulare. Decisi di andare al mare, meglio stare fuori più tempo possibile. Presi il treno e dopo un’ora e mezza arrivai in spiaggia. Avevo un disperato bisogno di disegnare. Disegnare era la mia valvola di sfogo e avevo davvero bisogno di sfogarmi. Non avevo l’album con me, non avevo soldi per poterne comprare un altro. Ero disperata. Camminai un po’ tra le allegre famiglie che si trovavano in spiaggia con i propri bambini fin quando non mi saltò agli occhi una bambina che aveva un album in mano e stava colorando. Mi avvicinai a lei e feci un cenno col capo alla madre che le era vicino, per farle capire che non ero una molestatrice. “Che disegni piccola?” “Un cuore!” mi rispose sorridendo. “Sai anche a me piacerebbe disegnare.. ma non ho un foglio! Potresti darmene uno tu?” Lei prima guardò la madre che annuii e poi mi diede un foglio.. “E ti va di prestarmi anche un colore? Quello più brutto che non ti piace!” “Il nero è brutto.. tieni!” “Grazie piccola!” Mi allontanai poco da loro e cominciai a disegnare. Passò molto tempo prima di finire il disegno. La bambina e la madre stavano per tornare a casa e io corsi da loro “Piccola tieni, e grazie mille!” Le riconsegnai il colore e le regalai il mio disegno. “Che bello.. e chi è questa?” “Sei tu!” “Mamma che bello guarda!” “Si amore è proprio bello, a casa lo incorniciamo! Ora però è tardi e dobbiamo andare a casa! Ciao” mi salutarono e io ricambiai. Erano quasi le 8, dovevo avviarmi alla stazione altrimenti avrei perso tutti i treni. Alle 10 ero finalmente a casa. Aprii la porta sperando che quei trogloditi non ci fossero, ma non c’era nemmeno Andrea. Aprii la dispensa e mangiai qualche biscotto. Avevo poca fame ma ero molto stanca. Avevo camminato molto quel giorno. Andai in bagno, mi lavai e indossai il pigiama. Andai in camera mia mi infilai nel letto ed accesi la tv. Dopo un po’ mi addormentai. All’improvviso, un peso sul mio. Sussultai e spalancai gli occhi, stavo morendo di paura. Abbassai lo sguardo e vidi una chioma castana e folta. Vidi due mani poggiarsi ai lati del mio bacino e stavo per mettermi ad urlare ma quell’uomo alzò il viso dal mio ventre e mi guardò negli occhi. “A-ndrea..” Puzzava d’alcool, era ubriaco fradicio e aveva gli occhi gonfi e rossi. “Sei ubriaco, ma che ore sono?” dissi chiedendo più a me stessa che a lui. Mi voltai verso la sveglia che avevo sul comodino ed erano le 3.00. Continuava a guardarmi e una lacrima gli cadde dall’occhio destro, non lo avevo mai visto così. “Che succede? Vuoi che chiami qualcuno? Vuoi un po’ d’acqua? Cos’hai?” ero spaventata, lui era ubriaco e sembrava anche molto spaventato. Non rispondeva allora gli accarezzai il viso e lui fece cadere altre lacrime dai suoi occhi, chiudendoli al mio tocco. “Ti prego parla.. non farmi preoccupare..” Lo implorai. “Aiutami ti prego..”disse in un sussurro. Si abbassò su di me stringendomi così forte quasi da lasciarmi senza respiro. Avevo paura. Cosa gli era successo? Dovevo chiamare un’ambulanza? La polizia? Suo padre? Si spostò mettendo le mani sui miei fianchi, allargò le gambe, in modo che le mie finissero dentro lo spazio da lui creato, e fece combaciare le nostre guance. “Andrea che succede?” continuavo a ripetere nervosamente. “Abbracciami ti prego..” disse in un sussurro. Non capivo, non era da lui. Nulla di tutto ciò era da lui. Lui non piangeva, lui non mi chiedeva aiuto. “Ti prego..abbracciami Emma..” mi chiese di nuovo ed io esaudii la sua richiesta, spostai le mie mani sulla sua schiena stringendolo forte. “Em.. Em..” era in lacrime, sentivo il suo petto attaccato al mio sussultare. Dovevo rassicurarlo, era quello di cui aveva bisogno in quel momento. “Andrea sono qui, -spostai una delle mie mani sui suoi capelli- sono qui” ripetei. “Em.. Elisabetta è.. è.. incita.”


Ebbene si! Elisabetta è incinta ed Andrea è sconvolto.
Ve lo aspettavate? :3
Domani sono fuori tutto il giorno, ma forse riuscirò ad aggiornare domani sera.
Un bacio a tutte! :) Teresa

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Ora era tutto chiaro. Ecco perché era così scosso. Smise di singhiozzare e si addormentò. Ma io, con il suo peso addosso, non riuscivo a dormire. Come l’avrebbero presa i nostri genitori? Lei sarebbe venuta a vivere con noi? No, non avrei sopportato tanto. O lei o me in questa casa. Dio mio la mia vita sarebbe stata un inferno! E quella di Andrea..? Anche.. Non è pronto per un figlio. Un figlio richiede responsabilità e lui non è affatto responsabile.. è un disastro. E’ un gigantesco disastro. Quando riaprii gli occhi era mattino, e lui non c’era più. Mi alzai e andai in cucina dove lo trovai a fissare la sua tazza col latte. Non sapevo che dire.. stavo cercando le parole giuste ma lui mi precedette “Non ricordo nulla di ieri sera.. ero ubriaco marcio. Perché mi trovavo in camera tua?” mi chiese senza neanche guardarmi, continuando a fissare la tazza. “Erano le 3.00  -cominciai piano..- sei entrato nella mia stanza e ti sei steso su di me..” Non sapevo come continuare ma dovevo.. “Non mi ero accorta fossi tu, fin quando non hai alzato la testa e ci siamo guardati.. avevi gli occhi gonfi e lucidi..” Si alzò in piedi sbattendo una mano sul tavolo, io feci un passo indietro. “Poi?” mi chiese con un filo di voce. “Mi hai chiesto di aiutarti.” Dissi calma. “E io ti aiuterò se vuoi..” Mi avvicinai a lui, volevo abbracciarlo, vedevo la sua sofferenza ma lui si scostò. “Elisabetta è incinta.” Dissi voltandomi verso di lui che sbarrò gli occhi, come se fossi stata io a dargli la notizia. Continuai “Che hai intenzione di fare? Io penso che..” “Tu non pensare niente e dimenticati di tutto quello che è successo ieri sera! Dimenticati di sapere, dimenticati che esisto se è necessario!” mi disse urlando. Ora ero io quella ad aver sbarrato gli occhi. “Se è quello che vuoi..” mi limitai a dire ritornando nella mia stanza. Presi il cellulare e “Oggi vieni un po’ da noi?” mi aveva scritto Lara. “Arrivo!” Andai in bagno e mi aggiustai i capelli. Scesi le scale ed uscii di casa, ignorando totalmente Andrea che era seduto sul divano. M’incamminai ed arrivai in fretta a casa di Lara. “Hei!” “Heeei!” le dissi sorridente. Ci dirigemmo in camera sua dove c’era Luca. “Ciao Em!” “Ciao!” gli risposi sorridente. “Da quando avete la wii?” “Da oggi!” disse Lara. “Voglio giocare!” “No ora cuciniamo! Mangi qui no?” “Certo!” ringraziai il cielo per aver ricevuto quella proposta. “Cosa prepariamo?” “Amatriciana!” Accendemmo lo stereo e con un mestolo in mano cominciammo a cantare in giro “Hey I just met you and this is crazy! But here’s my number.. so call me maybe!” mi mancava tutta quella spensieratezza. Già solo entrare in quella casa mi infondeva gioia e tranquillità. Dopo pranzo giocammo tutto il pomeriggio con la wii. Si era ormai fatta ora di tornare a casa. “E’ stato divertente!” dissi. Luca si alzò e si buttò addosso a me, stringendomi forte. Mi sentivo davvero al sicuro tra le sue braccia, ma dovevo andare. “Vienici a trovare presto..” disse allontanandosi da me “Certo!” risposi entusiasta e mi avviai a casa. Vi entrai ed era deserta. Lui non c’era. Di nuovo. Cercai di non pensarci ma il tempo passava e di lui nessuna traccia. Erano le 9, ero in pensiero, non volevo si ubriacasse come la sera precedente o facesse qualche sciocchezza così chiamai mia madre per chiederle il suo numero di telefono. Perché si.. convivevamo da due mesi e non ci eravamo nemmeno scambiati i numeri. “Mamma..” “Hei tesoro tutto ok?” “Si mamma..voi?” “Bene!” “Mamma senti potresti darmi il numero di cellulare di Andrea?” “Tesoro è successo qualcosa?” mi chiese preoccupata, e ora cosa le avrei detto? IDEA! “No, è che è uscito e volevo chiamarlo per chiedergli di portare la pizza..” “Ah si certo, ora ti mando un messaggio con il numero, ciao piccola!” “Ciao mamy!” Scampata. Tiiiin. Ecco il numero ora lo chiamo. “Tuuu..tuuuuu..tuu.. Pronto?” che diamine gli dico ora?! “A..ehm.. Andrea?” “Si chi è?” la sua voce era stana.. “Sono Emma..” “Che vuoi?” sempre più strana.. “Ero preoccupata per te.. non volevo ti ubriacassi di nuovo.” “Ah si? Mo ti preoccupi pure, tu? Ahahah E poi mi dispiace ma sono già ubriaco!” E lo era davvero, mi sembrava quasi di sentire l’odore dell’alcool dal cellulare. “Dove sei?” “Lasciami stare..” stava per attaccare. “Dimmi dove sei o chiamo mia madre e le racconto tutto..” Dovevo ricattarlo, non me lo avrebbe mai detto. Non potevo lasciarlo in balia di se stesso, non ora almeno. “Sei una puttana.. vuoi ricattarmi?” “Si, dimmi dove sei o tutti sapranno il tuo segreto, anzi il vostro..” “Il parco vicino casa nostra, sotto un grande pino.” Detto ciò attaccò. Lo avrei raggiunto immediatamente.


Sorpresa(?)
La situazione non migliora.. oppure si?
Volevo rigraziare secretdream e 5HuNtEr5 per aver recensito fin'ora. Ragazze grazie sul serio, adoro leggere le vostre opinioni :')
Detto ciò, al prossimo capitolo che spero di postare entro stasera per farmi perdonare la mia assenza di ieri <3 :D
- Teresa.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


Raggiunsi in fretta il parco. Ma lì era pieno di grandi pini! Mi misi a girare all’interno del parco, fino a quando non lo vidi. Era uno spettacolo orribile. Era appoggiato ad un pino ed era circondato da bottiglie di birra. Saranno state almeno sei. La sesta la teneva in mano, e la portava alla bocca prendendone un sorso ogni tanto. Mi avvicinai a lui, arrivando ai suoi piedi. Mi guardò e “Eccola, è arrivata la buona samaritana..” Non lo risposi raccolsi tutte le bottiglie da terra e le andai a buttare. Poi gli strappai quella che aveva in mano. “Dammela!” “No, ne hai bevuta abbastanza!” Ma lui non si arrese, mi strattonò verso di lui facendomi cadere la bottiglia di mano e una scheggia mi graffiò la guancia. “Ahi..” sussurrai. Mi strattonò più forte facendomi cadere su di lui. Ero seduta sul suo ventre, ma non sembrava pesargli. Mi guardava con gli occhi di un cucciolo bastonato mentre alcune gocce di sangue uscirono dal taglio sulla mia guancia. Lui appoggiò la sua mano sulla mia guancia e con il pollice tolse quelle goccioline di sangue. Ma a quel contatto sentii un forte bruciore ed istintivamente chiusi gli occhi facendo cadere una lacrima. “Mi dispiace..” mi sussurrò. “E che.. che io non lo voglio quel bambino.. io non la amo neanche.. per me lei era solo un passatempo, non è la donna da cui voglio un figlio.. io non..” scoppiò in lacrime ma fui io stavolta ad accarezzargli il viso e a dirgli “Andrà tutto bene..” “Perché sei qui? Ti ho trattata malissimo.. non mi merito le tue attenzioni..” “Io ti odio.. ma solo quando mi tratti male, quando mi deridi davanti agli altri. Sei uno di famiglia, mia mamma ne soffrirebbe a vederti così, per non parlare di tuo padre, a cui tengo molto..” “Quindi è per loro che sei qui?” “No.. anche per me. Tu non l’hai visto ancora ma io sono una persona buona e sempre disponibile a dare una mano.. Se non ti aiutassi dovrei subirmi i tormenti della mia coscienza.. Fammi spostare, peso.. ti schiaccerò..” Quella posizione era abbastanza scomoda per lui ma “Non muoverti.” Gli obbedii. “Giurami che domani anche se non ti ricorderai niente non mi tratterai come stamattina..” mi avrebbe ucciso. Quando aiuto le persone e mi metto a totale disposizione l’ingratitudine mi fa stare malissimo. “Te lo giuro. Scusami..” gli sorrisi e “Andiamo a casa?” “Non ce la faccio e non penso che tu riesca a portarmi in spalla fino a lì. Dormiamo qui..” Non avevo scelta. Annuii. Lui mi fece scivolare fino ad appoggiare la schiena a terra per poi girarsi e stendersi accanto a me. Mi voltai su un fianco e lui mi mise una mano sulla schiena spingendomi a lui. “Vieni qui, farà freddo stanotte..” Le mie labbra toccarono la sua scapola. Chiusi gli occhi e mi addormentai. Al mio risveglio non ero più nel parco ma a casa mia, nel letto di Andrea. Lui era affacciato alla finestra, e mi accorsi per la prima volta di che spalle grandi avesse. Si grattò la nuca e quando si girò sorrise leggermente “Buongiorno..” “Giorno.. –dissi ancora assonnata- come mai sono qui?” gli chiesi. “Ho chiesto per piacere a Pietro –un suo amico- di venirci a prendere al parco, ma dato che tu non ti svegliavi ti ho portato in braccio fino a qui ma camera tua era chiusa a chiave e le chiavi non c’erano quindi ti ho appoggiata sul mio letto..” “Grazie..” Di nuovo. “No, sono io che devo ringraziarti per quello che hai fatto per me.. mi hai salvato dal baratro.. ma ora ho un altro favore da chiederti..” “Dimmi..” “Accompagnami da Elisabetta, non posso farcela da solo.” Mi guardo fissa negli occhi. “Andrea.. lei mi odia.. non è il caso.” “Vado da lei.” Disse uscendo. Non era arrabbiato o almeno lo speravo. L’ansia mi logorava, il tempo passava e di lui nessuna traccia. Giravo in tondo, non riuscivo a stare tranquilla. Presi il telefono in mano, volevo chiamarlo, volevo inviargli un messaggio.. ma sentii la porta aprirsi e vidi lui entrare. Balzai sull’attenti e lo guardai intensamente. Lui abbassò il capo e “Vuole tenerlo.. e vuole dirlo ai suoi genitori..” Lo sapevo. Era la cosa più logica. “Emma io non sono pronto per un figlio, non so come fare..” Driiiin il mio telefono “Scusa un attimo.. ehm.. Pronto?” “Eeeeeem!” “Hey Luca!” “Oggi ti aspettiamo da noi, abbiamo preso Just Dance, ci divertiremo da pazzi!” “Ah.. eh oggi non posso scusa..” “Em, tutto bene?” “Sisi va tutto bene, non preoccuparti.. ci vediamo in questi giorni.. un bacio!” “Va bene.. ciao Em!” Attaccai e m’infilai il telefono in tasca. “Chi era?” “Luca.. mi aveva invitato da loro a giocare a Just Dance.. sarà per la prossima volta!” dissi accennando un sorriso. “Potevi andare.. voglio dire.. cos’hai di meglio da fare?” “Di meglio niente.. ma devo controllare che non ti ubriachi per la terza sera di fila..” Sorrise.


Ecco qua! Andrea è un po' lunatico. Io lo preferisco da ubriaco ahahahah
Spero che anche questo capitolo vi piaccia.
Ragazze vi adoro, siete meravigliose! Un bacio! :-*
- Teresa

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Eravamo sul divano a guardare un programma televisivo, un reality da strapazzo, quando “Em..” “Si..” mi voltai verso di lui.. “Non sono pronto.” “Nessuno è pronto..” “No, i padri che vogliono i figli, che amano la propria compagna lo sono. Sono pronti, sono felici.. invece a me sembra di essermi rovinato la vita..” Ed è così caro mio! “Purtroppo non puoi scegliere, è anche tuo figlio..” si mise le mani nei capelli. “Non ce la faccio più, ho bisogno di bere!” Si stava dirigendo verso il frigo.“NO!” lo tirai per un braccio, o meglio mi aggrappai al suo braccio.. “Ubriacarsi non è la soluzione ai tuoi problemi!” urlai. Lui rise. Rideva.. rideva davvero di gusto ma notando la mia faccia interrogativa disse “Intendevo un bicchiere d’acqua.. bere un bicchiere d’acqua..” disse continuando a sorridere divertito. Mollai la presa e mi diedi della stupida mentalmente. Lui inaspettatamente mi abbracciò. Da sobrio non lo aveva mai fatto, ero molto stupita. Mi disse “Grazie..” e mi lasciò. Fu un abbraccio lampo, ma pur sempre un abbraccio. Bussarono alla porta ed andai ad aprire intanto che Andrea beveva il suo bicchiere d’acqua. Alla porta c’era un ragazzo, capelli rossi ed occhi verdi, abbastanza carino “Si?” chiesi “Ciao, cerco Andrea.. sono Pietro!” Pietro.. il tizio che ci è venuto a prendere nel bosco! “Piacere Emma, accomodati..” dissi cordialmente. “Hey!” si scambiarono un cinque e “Andre, come stai?” “Come vuoi che stia? Sono distrutto.. La mia vita è finita Pietro, è volata via così.. tutti i miei sogni, le mie ambizioni. Volate via in un attimo.” Anche l’altro parve incupirsi insieme a lui. “Dai Andre.. non dire così.” “Chi diamine ha detto che i figli sono una benedizione di Dio? Forse lo sono.. ma non a 19 anni e non con lei!” Andrea era frustrato e il suo amico lo sembrava quanto lui. “Non fare così, vedrai che insieme possiamo farcela.. –insieme..- mia madre e tuo padre non si tireranno indietro e ti daranno una mano.. ti vogliono bene e capiranno vedrai..” “Il punto è che io un figlio non lo voglio! –sbottò furioso- Non da Elisabetta!” “Perché cos’ha che non va?” chiese Pietro.. sembrava indispettito e irritato. “Cos’ha che non va? Tutto! E’ tutto fisico e niente cervello, è brava solo a scopare..” “Che diavolo dici? Stai parlando di una ragazza cavolo! Te la stai scopando da mesi e non ti sei nemmeno accorto delle sue qualità.. ma che razza di ragazzo sei?” Era furioso ed Andrea era sconvolto. Non si aspettava una risposta del genere dal suo migliore amico. “Meglio che vada..” ed uscì senza dare il tempo ad Andrea di dire nulla. Io dovevo sapere, dovevo andare da lui. “Andrea ho una cosa importante da fare, torno presto.. non muoverti da qui!” Detto ciò corsi fuori sperando di trovarlo e fortunatamente era appoggiato al muro di fronte casa nostra. “Tutto bene?” gli chiesi “Si e scusa per prima non è da me..” “Ti piace proprio tanto eh?” Sbarrò gli occhi. “E-Eh?” Bingo, Cara Emma le tue intuizioni sono geniali come al solito! “Avanti, a me puoi dirlo..” “E’ stato amore a prima vista. Dalla prima volta che l’ho vista, non sono mai riuscita a dimenticarla. Era la ragazza di Andrea, non potevo provare a conquistarla.. Che razza di amico sarei stato? Eppure..” “Eppure?” gli chiesi sorridendo “Eppure una notte è stata mia. Forse fu l’alcool a farla avvicinare a me, ma quella notte fu la più bella della mia vita..” “Andrea non ne sa niente vero?” “Con quale coraggio gli avrei detto di aver fatto l’amore con la sua donna? Nonostante ciò non me ne sono mai pentito.. Io la amo..” “E ora come stai?” “Sono distrutto.. non riesco a sopportare l’idea di averla persa per sempre.. Ora scusami ma devo andare..” “Va bene. Posso darti un consiglio?” “Dimmi..” “Non arrenderti se la ami davvero..” “Ci proverò.” Detto ciò se ne andò e io rimasi lì a riflettere. Dovevo parlare con Elisabetta. Se Pietro non fosse l’unico con cui lei ha tradito Andrea, il bambino potrebbe non essere suo! Sapevo dove abitava e mi precipitai da lei velocemente. Era abbastanza lontano da casa nostra, ma non mi persi d’animo. Dopo venti minuti buoni mi trovai di fronte la porta di casa sua. Bussai. “Che diavolo ci fai tu qui?” disse lei acida. “Devo parlarti. So tutto.” Sbarrò gli occhi e disse con un filo di voce “Entra.. andiamo in camera mia..” Raggiungemmo in fretta la sua camera e “Vuoi ricattarmi?” “No.” “Allora cosa vuoi?” “Come stai?” le chiesi, meglio un approccio gentile, se volevo ottenere quello che volevo. “Come vuoi che stia.. uno schifo..” “Un figlio non è uno schifo.. almeno se tu sapessi chi è il padre.” Lei sussultò. Avevo capito bene allora. “Che diavolo stai dicendo?” “Senti so tutto. Prima di rovinare la vita ad Andrea dovresti essere sicura che sia realmente lui il padre!” “Certo che è lui! Chi altro dovrebbe essere?” “Pietro.” “No.. non può essere..” “Ti ama, dovresti sperare che il figlio sia suo, si prenderebbe cura di voi con amore, non come Andrea.”


Eccomi con un nuovo capitolo.
Vi consiglio di non trarre conclusioni affrettate, tutto è ancora in gioco!
Un bacio enorme a tutte!
- Teresa

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


“Promettimi che scoprirai chi è il padre..” “Te lo prometto.” “Bene, ora e meglio che vada.” “Emma.. ti prego non dire niente ad Andrea..” Annuii ed uscii da quella casa. Ormai era buio. Che situazione complicata. Driiiiin. “Pronto?” “Em!” “Hei, Luca!” “Girati!” Mi voltai di scatto. Era dietro di me “Non potevi semplicemente dire “Em!” “No così è stato più divertente!” “Che scemo!” dissi ridendo. “Ti ho vista uscire da casa di Elisabetta, che succede?” “Devo raccontarti tantissime cose..” “Pizza?” “Perfetto!” Entrammo in pizzeria e ci sedemmo. “Allora che succede?” “Elisabetta è incinta.” “CO-OSA?” “Si, e forse Andrea non è il padre! Cioè lui crede di esserlo però io so che Pietro il suo migliore amico si è trombato Elisabetta una sera in cui lei era ubriaca, ma lui la ama da sempre così io sono andata da lei a dirle di scoprire chi è il vero padre prima di rovinare la vita ad Andrea..” dissi tutto d’un fiato addentando poi uno stuzzichino. Lui parve sconvolto, forse lo avevo detto con troppa non-chalance. “Tu così le dici le cose? E’ un disastro!” “Lo so, ma io più di questo che posso fare?” dissi. Avevo lasciato Andrea solo tutto il pomeriggio, mi ero completamente dimenticata di lui. “Scusa Luca, esco a chiamare un attimo Andrea.. sono due sere che è tornato a casa ubriaco, e oggi mi ero ripromessa di controllarlo e invece sono stata via tutto il pomeriggio.. “Vai, non preoccuparti..” Gli schioccai un bacio sulla guancia ed uscii dal locale. Ti prego rispondi, ti prego rispondi. “Andrea?” “Si?” “Sono Emma..” “Ei ma dove sei?” “Sono a cena fuori con Luca, tu stai bene?” “Certo che sto bene, non sono mica un bambino, ora scusa ma avrei di meglio da fare!” “Ma ch.. tutu tutu..” CRISTO SANTO NON CAMBIERA’ MAI. “Tutt’apposto?” “Si.. dimmi di te ora!” […] Uscimmo dal locale, ero stata benissimo con lui. Mi accompagnò a casa e poco prima di arrivare “Quand’è che penserai un po’ a te stessa?” “Cosa intendi?” “Intendo.. quando penserai alla tua di felicità, invece di preoccuparti sempre degli altri?” “Io sono felice..” dissi forse poco convinta. “Non ci credi neanche tu..” disse lui staccando una mano dal volante e poggiandola sulla mia, che tenevo a mia volta appoggiata sulla gamba. Fermò la macchina e “Ti va di continuare a piedi?” “Si certo..” Camminare di sera al chiaro di luna mi era sempre piaciuto e lui mi conosceva davvero bene. All’improvviso sentii la sua mano cercare la mia, così mi voltai di scatto verso di lui che incrociando il mio sguardo intrecciò le sue dita nelle mie. Sorrisi impulsivamente. Eravamo arrivati a casa. Si piazzò di fronte a me senza mai staccare la sua mano e “Sei bellissima.. non solo stasera.. tu-tu.. se sempre bellissima..” disse con un filo di voce e rosso in viso. Ero in imbarazzo, non riuscivo a dire niente, riuscivo solo a sorridere come un ebete. Si avvicinò piano a me, staccando le nostre mani e poggiando le sue labbra sulle mie. Mise le sue mani appena sopra il fondo schiena, per spingermi a sè ed io infilai le mie mani nei suoi capelli. Il bacio mutò, le nostre lingue si intrecciarono, i nostri respiri si fusero. Cosa sarebbe cambiato con questo bacio? Io lo amavo? Gli volevo bene? Non lo sapevo, non ci stavo capendo nulla. L’unica cosa di cui ero certa è che tra le sue braccia mi sentivo protetta e amata come da tanto tempo non mi sentivo. Vorrei solo che la mia confusione non lo facesse soffrire.. Ci staccammo ed i nostri respiri erano irregolari, come dopo un’apnea durata ore. Ci guardavamo negli occhi ma io non sapevo che dire.. riuscii solo a dire “A-Andrea?” Luca sbarrò gli occhi e poi vide che il mio sguardo era rivolto alle sue spalle e si voltò. “Scu-scusate se ho interrotto il vostro bel momento, ma qua io ci abi-to..” Era ubriaco marcio, ancora. Diamine ma non imparava mai la lezione? “TI AVEVO DETTO DI NON BERE CAZZO!” sbottai furiosa avvicinandomi a lui, ma Luca mi prese un braccio tirandomi a sé. “Vieni a dormire da me.. lascialo perdere, è ora che si prenda le sue responsabilità e cresca..” “Ma io, non posso lasciarlo solo in queste condizioni..” dissi voltandomi verso Andrea barcollante per poi guardare di nuovo Luca negli occhi. “Emma avanti ragiona! A lui non è mai importato nulla di te.. ti ha sempre trattato malissimo, non si merita quello che fai per lui!” “Il tuo ragazzo ha ragione.. –singhiozzo- a me non importa nulla di te! Vivi, muori, per me è lo stesso.. va a stare da lui, l’unico a cui importa davvero qualcosa di te..” Mi stava ferendo, per l’ennesima volta. Dovevo seguire il mio buonsenso ed andare con Luca o il mio cuore e restare con Andrea?


Cosa farà la piccola Emma?
Cuore o buonsenso? Andrea o Luca?
Voi chi pensate sceglierà? Chi vorreste che scelga? :3
Teeeeeeell me! :D
Un Bacio, al prossimo capitolo!
- Teresa

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Andrea entrò barcollando in casa e chiuse –sbattendola- la porta. “Luca..io..” “Sei troppo buona.. lo sei sempre stata.. ma dovresti focalizzare la tua attenzione sulle persone che ti vogliono bene non su gente come lui..” Sputò amaro e deluso. Aveva capito. Aveva capito che io avrei salito quelle scale e avrei raggiunto Andrea, lo avrei consolato ed aiutato. Lo aveva capito. Lui capiva sempre tutto. Stava per andarsene ma io gli tirai il braccio e con le lacrime agli occhi “Ti prego.. non arrabbiarti..” Lui non si meritava questo da me. Due lacrime caddero dai miei occhi. Lui mi abbracciò e io mi strinsi forte a lui. “Non sono arrabbiato, sta tranquilla..” Mi staccai da lui e presi il suo viso tra le mani lasciando un leggero bacio sulla fronte e poi un altro sulle labbra. “Grazie..” gli sussurrai prima di correre in casa. Aprendo quella porta avrei trovato l’inferno, lo sapevo. Feci scattare la serratura ed entrai. Dopo pochi passi mi ritrovai un Andrea semi nudo che si scolava la bottiglia di limoncello che la mamma teneva nel frigo per gli ospiti. “Smettila di bere.. non ti fai pena?” dissi avvicinandomi a lui “Qui sei tu quella che fa pena.. stai sempre azzeccata a me, ma una vita non cel’hai? Evidentemente no, se ti immischi sempre negli affari degli altri..” No, non poteva ancora umiliarmi così. Mi aveva promesso che non l’avrebbe più fatto. “Sei un bastardo..” sussurrai mentre le lacrime cominciarono a cadere dai miei occhi. Mi scagliai contro di lui con tutta la forza che avevo cominciando a riempirlo di pugni “Sei un bastardo! Sei un bastardo!” ormai urlavo, ero fuori di me. Lui posò la bottiglia di limoncello per parare meglio i miei colpi. Mi prese le braccia e mi guardò negli occhi che ormai erano annebbiati dalle lacrime. “Scu..” “No! –lo interruppi ancora urlando e piangendo- Non mi servono delle finte scuse, tu queste cose le pensi davvero.. io sarei dovuta andare da lui, non salire queste maledette scale e venire da te!” Ormai le mie lacrime non erano più lacrime silenziose ma erano accompagnate da forti singhiozzi. Lui mi appoggiò al muro, non riuscivo a liberarmi, era troppo forte per me. Fece toccare i nostri petti e mi lasciò le mani, per poi appoggiare le sue al muro, non lasciandomi via d’uscita. Appoggiò la testa al muro, alla mia sinistra e “Hai ragione. Sono un bastardo. Sono sempre stato un bastardo con le donne, da quando mia madre se ne è andata. Ho sofferto tanto, forse troppo e non ho mai più creduto nelle donne.. Ho cominciato ad usarle, come ho fatto con Elisabetta.. le ho sempre disprezzate. Ma tu non sei come loro, tu non meriti il mio disprezzo. Nonostante ti abbia trattata malissimo.. quante? 100 volte? Tu sei ancora qui pronta ad aiutarmi.. Io non merito le tue cure, non merito il tuo aiuto. Hai ragione.. è con lui che dovresti essere ora.” Avrei voluto disprezzarlo ma non ci riuscivo. Lui aveva sofferto, come avevo sofferto io per la perdita di mio padre. “Grazie, per tutto quello che stai facendo per me. Grazie per non avermi lasciato solo, la prima, la seconda e questa sera. Sarei nell’oscurità più totale senza di te. Sei il faro che mi indica la giusta via da percorrere.. Da quando mia madre ci ha abbandonati non ho mai più avuto bisogno di una donna.. ma ora sento di avere bisogno di te..” Ora mi guardava negli occhi, e le mie lacrime erano tornate silenziose. Ero attonita, stupita dalle sue parole. Avvicinò il viso al mio orecchio e “Aggrappati a me..” Portai le mie mani dietro suo collo, pensando ancora a tutto quello che mi aveva detto. Lui mi prese le gambe e le portò all’altezza della vita. “Allaccia le gambe..” Ormai ero in trans, troppo scioccata per ragionare e feci come lui mi disse, allacciai le mie gambe attorno alla sua vita e lo sentii accennare un sorriso. Ci staccammo dal muro e salimmo le scale, arrivando alla mia camera. “E’ chiusa vero?” annuii sulla sua spalla. Allora arrivammo alla sua stanza, lui l’aprì e la chiuse con un calcio ma senza farla sbattere. Mi appoggiò dolcemente sul letto e si stese accanto a me. “Perdonami.. ho bisogno di te.. non ho nessun altro su cui contare..” sorrisi debolmente e “Ti prego.. cerca di non umiliarmi e ferirmi più..” dissi abbassando gli occhi. Mi alzò il viso, facendo incastrare i nostri sguardi e “Se dovessi farlo di nuovo, vattene e lasciami solo. E’ la cosa peggiore che potresti fare..” Annuii. “Dormi ora.. notte Em..” “Notte..” Prima che prendessi sonno passò un’eternità. Pensai a Luca, alla splendida sera che avevamo passato insieme e a quanto io non fossi sicura di provare quello che lui provava per me. Mi voltai leggermente e intravidi nel buio della notte il volto di Andrea che dormiva al mio fianco. Mi vennero in mente tutte le cose brutte che mi aveva detto e come aveva cercato di farsi perdonare e mi scappò un piccolo sorriso. L’avrei aiutato ancora, non l’avrei lasciato solo.


Ok questo è uno dei miei capitoli preferiti, devo essere sincera.
Spero che piaccia a voi tanto quanto piace a me *www* 
Fatemi sapere!! Siete felici della scelta di Emma?
Un bacio, al prossimo capitolo.
- T.

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Al mio risveglio lui non c’era più. Ero sola in quella stanza a cui non avevo mai prestato attenzione. Stavo cominciando a scrutarla quando sentii delle voci provenire dalla cucina al piano di sotto. Uscii dalla stanza e mi accostai alle scale per ascoltare. “Stai scherzando vero?” Andrea, era furioso. “No..” “Ti sei trombato la mia ragazza? Ma che razza di amico sei!” Emma fatti gli affari tuoi. Stai al tuo posto.. Al diavolo.. Scesi le scale e incrociai lo sguardo di Pietro, amareggiato, dispiaciuto.. “Andrea, non fare così.. non buttare all’aria tanti anni di amicizia..” Si voltò verso di me, aveva gli occhi di fuoco. “Che amico è uno che si scopa la sua donna?” “Che amico è uno che non si accorge che il suo più caro amico è innamorato della donna che lui utilizza come passatempo?” Sembrò stupito dalle mie parole. Evidentemente non ci aveva pensato.. Pietro approfittò del momento per dargli il colpo di grazia. “Stamattina mi ha chiamato Elisabetta dicendomi che vuole che facciamo il test di paternità perché non è sicura che il padre sia tu..” Andrea in quel momento sembrò cadere in trans, non aveva per niente preso bene il colpo. Deglutì rumorosamente ed uscì di casa. Senza dire una parola, nulla. Pietro si inginocchiò e io mi avvicinai a lui, cercando di consolarlo. “Vedrai che gli passerà, è stato ferito nell’orgoglio ora..” Era lui quello che usava le donne, non erano mai state le donne ad usare lui. Invitai Pietro a tornare a casa e a stare tranquillo dicendo che “ci avrei pensato io” come al solito. Restai a lungo sola a casa, pensai a come mi fossi sentita io al suo posto.. tradita dalle persone a cui tenevo di più e le uniche parole che mi venivano in mente erano: delusione, frustrazione, insicurezza. Era ora di pranzo e di lui nessuna traccia. Chiamate su chiamate. Nessuna risposta. Avevo paura che si fosse rifugiato nell’alcool di nuovo. Come stava facendo da tre sere a questa parte e come avevo paura facesse anche quella sera. Il tempo passava, ora erano le 4 e di lui nessuna traccia ma io non potevo restare con le mani in mano. Presi le chiavi ed uscii di casa recandomi al parco, sperando di trovarlo lì. Nulla. Il tempo scorreva ed io lo cercavo in lungo e largo per la città, avevo paura che si facesse del male, ma sembrava sparito. Il sole stava quasi per tramontare e d’improvviso una goccia, un’altra, un’altra ancora mi bagnarono il viso. Quelle gocce si trasformarono in un vero e proprio temporale. Inizialmente mi rifugiai sotto il balcone di una casa ma poi decisi di proseguire le mie ricerche. Ero troppo preoccupata per lui, per badare alla pioggia. Niente. Lo avevo cercato dappertutto, nulla. Ero fradicia e stanca e ormai il sole era tramontato. Cominciavo a stare male, mi girava la testa. “Ragazzina stai bene?” mi chiese un signore vedendomi barcollare. Non riuscii a rispondere, solo un tonfo è quello che ricordo. [..] “Em! Em ti prego rispondi!” sentivo delle voci in lontananza chiamarmi, ma ero troppo stordita per capire. “Emma, Emma mi senti? Ti prego rispondi!!” “Che..che..” “Grazie a Dio!” aprii lentamente gli occhi, respiravo a fatica, sentivo la testa scoppiare. La prima cosa che vidi: pareti bianche e spoglie. Nulla di familiare, fino a quando non incrociai gli occhi di una Lara preoccupatissima. “La-ra ma dove sono?” “Tesoro finalmente sei sveglia! Siamo in ospedale..” “Come in o-spedale?” respiravo a fatica. “Eri fradicia e sei svenuta per strada.. hai un febbrone da cavallo.. Che diamine ci facevi in strada, zuppa e per giunta di sera?” “Io-io stavo cercando Andrea.. lui stava male ed è scappato” feci una pausa per riprendere fiato “non volevo si facesse del male..ancora..” Voltai il viso alla destra di Lara scorgendo per la prima volta la figura di Luca. I suoi occhi non erano quelli di sempre, fissavano un punto impreciso della stanza e non erano dolci e premurosi ma pieni di rabbia e rancore. Lara guardò prima me, poi il fratello e poi portò lo sguardo alla finestra. Spostai anche io il mio sguardo alla finestra dove c’era Andrea. Sbarrai gli occhi quando lo vidi, ma ero felice che stesse bene. Pensavo che ora tutto si sarebbe sistemato, ma mi sbagliavo. “Ti rendi conto di quello che ha passato e che passa tutt’ora per colpa tua?” sputò Luca fissando con rabbia Andrea che a sua volta aveva alzato lo sguardo per guardarlo negli occhi. Andrea non proferiva parola, forse perché Luca non aveva tutti i torti. “Tu saresti la persona matura? Il fratello maggiore? Possibile che viviate insieme da due mesi e a te non importi nulla di lei?” “Io non sono suo fratello..” sbottò acido. Pensai che le cose sarebbero peggiorate. Avevo ragione.


Ecco il nuovo capitolo.
Alla piccola Emma non ne va bene una.. preoccupandosi troppo per Andrea finisce lei per stare male. Ne varrà la pena?
Un bacio, a presto!
- Teresa

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


“E ti sembra una giustificazione?” Luca era sempre più furioso. Passò davanti al mio letto e si avvicinò ad Andrea. Erano faccia a faccia. “Le fai solo del male.” Andrea abbassò lo sguardo. “Perché non dici niente? Sai che ho ragione vero? Sai che sei la causa dei suoi mali, che le stai rovinando la vita no?” Andrea continuava ad essere impassibile, sembrava che si fossero scambiati i ruoli. L’egocentrico e impulsivo Andrea era diventato il calmo e impassibile Luca. Luca il ragazzo più tranquillo che abbia mai conosciuto si era invece tramutato in un toro infuriato. Tutto ciò mi spaventava e non poco. “Pezzo di merda parla!” disse in fine Luca afferrando per il colletto del giubbino Andrea. “No, ti prego calmati Luca!” disse Lara dirigendosi verso il fratello per cercare di calmarlo. “Non ti avvicinare, dobbiamo risolvere questa situazione ORA!” ribattè lui. Io non avevo la forza per intervenire, speravo solo che fosse un brutto sogno e che al mio risveglio mi ritrovassi nella mia amata cameretta dalle pareti lilla ma purtroppo quella era la realtà. “Non la lascerò tornare a casa con te. Hai avuto la possibilità di dimostrarle il tuo cambiamento e hai tradito la sua fiducia di nuovo. Non ne avrai un’altra..” Affermò Luca. Andrea se ne stava ancora in silenzio fin quando non entrò un’infermiera e chiese “Chi di voi tre passerà la notte qui?” “Io” dissero contemporaneamente Lara e Luca. “E’ meglio che resti io!” disse Lara e Luca annuì. Andrea continuava a stare zitto e a tenere lo sguardo basso. Possibile che davvero non gli importasse nulla di me? Possibile che non ci fosse un briciolo di verità in tutte quelle parole che mi aveva detto la sera precedente? “Ragazzi è ora che andiate, l’orario delle visite è finite da un pezzo..” gli disse gentilmente l’infermiera. I ragazzi annuirono e Andrea uscì senza fiatare, mentre Luca si avvicinò al mio letto accarezzandomi una guancia “Ci vediamo domani mattina..” annuii debolmente e chiusi gli occhi. La stanchezza s’impossessò di me. Nel bel mezzo della notte sentii qualcuno mettere una mano dietro le mie spalle e un’altra sotto le gambe e fui sollevata dal letto. Non capivo che stava succedendo, mi limitai ad aprire leggermente gli occhi e “Shh, dormi..” Appoggiai la mia testa nell’incavo del suo collo e ripresi a dormire. Aprii di nuovo gli occhi e rividi il lilla delle mie pareti che sostituiva quello bianco e spoglio dei muri ospedalieri e mi parve di sognare. Sbattei numerose volte le palpebre fino a quando mi accorsi di essere davvero nella mia stanza, avvolta dalle mie coperte ma.. come ci ero finita lì? Mi alzai lentamente e un po’ barcollando mi diressi fuori, stavo per scendere le scale ma sentii la testa pesante e un braccio afferrare il mio bacino. “Non devi alzarti, hai ancora la febbre alta..” mi sentii voltare e i miei occhi si incastrarono in quelli azzurri di Andrea. “Andrea? Ma che ci faccio qui? Che ore sono?” “E’ presto, sono le sei del mattino..” “Come ci sono arrivata a casa?” “Ti ci ho portata io.. ma non ti ho rapita, tranquilla.. mia madre era molto amica del primario dell’ospedale che non ha esitato a farti venire con me.. Andiamo a letto..avanti..” mi appoggiò al suo petto –a cui mi aggrappai- e mi alzò le gambe riportandomi nella mia stanza e appoggiandomi sul letto. “Perché lo hai fatto?” gli domandai. Lui sorrise, ma era un sorriso amaro. “Perché volevo starti accanto e fino a quando saresti rimasta in ospedale io non avrei potuto..” “Allora ti importa di me..” dissi piano, più a me stessa che a lui. Sospirò e si sedette sul letto “Certo che mi importa. Però appena starai meglio e torneranno i nostri genitori ho deciso di andare a vivere da solo.” “Pe-perché?” respiravo con più fatica la febbre stava salendo. “Basta parlare, vado a prenderti qualcosa per bagnarti il viso..” tornò poco dopo con una bacinella piena d’acqua e un tovagliolo di stoffa che prima bagnò e poi mi posò sulla fronte. Feci un respiro profondo e “Perché vuoi andare via?” “Perché Luca ha ragione, se sparissi dalla tua vita saresti più felice.. ma ora dormi ti prego..” Come potevo dormire dopo le sue parole? Il suo telefono squillò e lui rispose. “Ciao, no mi dispiace oggi non posso.. ti ho detto che lo faccio questo test ma non oggi..” con quella poca forza che avevo gli strappai il telefono da mano e “Dove e a che ora? … Ci sarà.” Attaccai il telefono appena in tempo, prima che lui lo riprendesse dalle mie mani. Sorrise “Non ce la fai proprio a farti gli affari tuoi..” “No..” gli risposi a mia volta sorridendo. “Non posso lasciarti qui da sola.. se hai bisogno di qualcosa? Come fai?” “Non preoccuparti, sopravvivrò un paio d’ore senza di te..” Quella frase sembrava significare più di quanto in realtà significasse. 

Eccomi di nuovo tra voi!
Che ne dite, che ne dite, che ne dite? **
Ho soddisfatto le vostre aspettative o siete deluse? 
Fatemi sapere!
Bacii :* Teresa

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


“Lì ci sono acqua, dei tramezzini, il telecomando della tv, quello dell’aria condizionata e il cellulare. Per qualsiasi cosa chiamami.” “Stai tranquillo, starai via solo un paio d’ore. Sopravvivrò.” Mi sorrise e andò all’appuntamento con Elisabetta e Pietro. Ero ansiosa, queste sono notizie che ti cambiano la vita. Un minuto prima hai un figlio, il minuto dopo potresti non averlo più. Accesi la tv. Non sapevo che fare. Mi giravo e rigiravo nel letto fino a quando non sentii sbattere la porta. Erano passate ormai più di due ore. Doveva essere Andrea. Perché non saliva, sapeva che aspettavo di sapere perché non veniva a parlarmi? Stavo quasi per alzarmi dal letto quando sentii la serratura scattare e vidi la porta aprirsi.. “A-Andrea, allora?” era impassibile. Cominciò ad avanzare fino ad arrivare al mio letto. Mi alzai e mi misi in piedi di fronte a lui. Le medicine stavano cominciando a fare effetto e io mi sentivo meglio. “Parla avanti!”dissi scuotendogli il braccio. Mi prese per i fianchi e mi poggiò sul letto, posizionandosi poi sopra di me. “Andrea il bambino..” “E’ mio.” Disse stringendomi così tanto da farmi male. Sentii che reprimeva i singhiozzi e mi si strinse il cuore. “Emma.. cosa devo fare?” cominciai ad accarezzarlo. “Prenderti le tue responsabilità e fare il padre.” Gli sussurrai con una vena di dispiacere. Non era adatto a fare il padre, non avrebbe amato né la madre tanto meno il bambino. “Sembro una femminuccia..” “No, è naturale che tu sia sconvolto.” “Ma non è naturale che venga qui a rifugiarmi tra le tue braccia..” Arrossii leggermente. “Ho quasi 19 anni. Sono 10 anni che non mi rifugiavo nelle braccia di una donna.. da quando è morta mia madre.. Mi ero dimenticato di quanto fosse bello..” “Puoi venire qui tutte le volte che vuoi..” gli sussurrai e cominciai a piangere. Aveva perso la madre da piccolo, aveva sofferto tanto e se aveva passato quello che avevo passato io quando persi mio padre aveva davvero bisogno di un abbraccio. “Ei, perché piangi?” Si sedette di fronte a me. Mi asciugai le lacrime e “Mi dispiace. Mi dispiace per tua madre.. ma sappi che puoi contare su di me..” Sorrise debolmente e mi accarezzò una guancia e “Grazie..” dopo qualche minuto si alzò dal mio letto e “Cosa vuoi mangiare?” “Non lo so..” “Allora decido io! Esco a prendere qualcosa.. mi raccomando stai attenta se vuoi alzarti!” “Va bene.” Lui uscii ed io mi alzai per dirigermi in bagno. Mi rinfrescai, cambiai pigiama e mi legai i capelli in una coda alta. Tornai nella mia stanza giusto in tempo per sentire la porta di ingresso sbattere, segno che lui fosse tornato. Bussò e “Sei nuda?” mi chiese “No!” scoppiai a ridere “Beh peccato!” entrò lui associandosi alla mia rumorosa risata. “MC DONALD!” urlai scorgendo il sacchetto che aveva tra le mani. Ero estasiata! “Mangiamo qui?” mi chiese lui. “Si.. ho un’idea!” Mi alzai presi il lenzuolo dal letto stendendolo a terra e poi presi anche i cuscini. Mi sedetti a mo’ di indiana e lo invitai ad accomodarsi vicino a me. Accendemmo la tv, Ciao Darwin. Mangiammo come maiali e ridemmo come pazzi. Alla fine mi stesi completamente toccandomi la pancia e continuando a sorridere. Anche lui rideva e pian piano stava avvicinando il suo viso al mio, i nostri nasi si sfiorarono e le risate scomparirono dai nostri volti. Sentivo una morsa attanagliarmi il petto. Sensazione che svanì subito quando mi stampò un bacio sulla guancia dicendo “E’ meglio andare a dormire.. in teoria tu saresti malata..” disse sorridendo. Sorrisi anch’io e mi sistemai nel mio letto mentre lui raccoglieva i residui della nostra cena. “Notte Em.” Disse prima di uscire dalla stanza “Notte” ma io di dormire non ne avevo proprio voglia. Così presi il mio cellulare che trovai sorprendentemente spento e lo accesi. Avevo ricevuto tantissimi messaggi da Lara tipo “Sono preoccupata per te! Fatti sentire!” uno di Luca che recitava “Io saprei prendermi cura di te molto meglio di lui.. Spero tu stia bene.” Uno di mia madre “Cucciola, zia Nora sta meglio, domani torneremo a casa!” Domani torneranno i nostri genitori. Dovevo dirlo ad Andrea, così mi alzai e mi diressi verso camera sua. Bussai e “Avanti!” aprii la porta e poi la chiusi alle mie spalle “Non riesci a dormire?” mi chiese con gli occhi assonnati ed io “No..n-no veramente..” “Avanti vieni qui.. dai vieni..” mi avvicinai al suo letto e lui mi fece spazio “Ma..” “Shh..” mi tirò sul suo letto e mi fece stendere accanto a sé coprendomi con il lenzuolo. “Ora se hai bisogno di me, basta sussurrare ed io ti sentirò!” mi disse con fare alla Albus Silente “Idiota!” risi e “Ero venuta solo per dirti che domani tornano i nostri genitori..” “Ah..” il suo volto s’incupì d’improvviso. “Ei, tranquillo..Ci penseremo domani.. Ma quand’è che io e te abbiamo cominciato a comportarci come fratello e sorella?” chiesi ridendo. “Non lo so..” mi disse sorridendo a sua volta, prima di addormentarci.


Lo so che ho infranto tutte le vostre speranze! ._. *si nasconde*
Il mio piccolo-grande cervello questo ha partorito(?)
E' tutto in ballo, ancora. Che succedera?
Un bacioooo.. Alla prossima! :D  Teresa

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Venimmo svegliati da delle voci che provenivano dalla cucina. Erano tornati a casa. Aprii gli occhi e Andrea dormiva ancora. Sembrava un cucciolo indifeso e forse lo era. Gli accarezzai la guancia ma lui sussultò a quel contatto e poggiò la sua mano sulla mia. “Buongiorno..” “Giorno.. sai.. sono arrivati..” Mi stampò un bacio sulla guancia e si alzò di scatto per scendere a salutarli. Arrossii in viso e decisi di scendere anch’io. Quando arrivai in cucina trovai Andrea che abbracciava suo padre e vidi mia madre corrermi in contro. Stavamo bene da soli ma ci erano mancati. L’abbracciai forte e poi mi diressi verso Paolo. Abbracciai anche lui ed andai in camera mia per sistemarla. Accesi lo stereo e cominciai a spogliarmi. Emma cantava “Cercavo Amore” ed io cantavo e ballavo con lei. Ero in intimo e stavo bene, la febbre ormai mi era passata. “Emma io..” la porta si spalancò e Andrea mi guardò prima negli occhi poi abbassò lo sguardo sul mio corpo seminudo che provai a coprire con le mani, ma senza risultato. “Eh..m.. scu-sa!” disse prima di voltarsi ed uscire dalla stanza alla velocità della luce. Che imbarazzo.. infondo non è nulla di grave no? Mi sedetti sul letto e mi rigiravo tra le mani la maglietta appena presa. Decisi poi di alzarmi, indossarla e terminare di sistemare la mia camera. Mi diressi nella camera di Andrea era aperta e lui mi fece cenno di entrare. “Eri venuto a dirmi qualcosa?” chiesi ancora imbarazzata per la situazione precedente. “Si.. volevo dirti che pensavo di dire tutto ai nostri genitori a pranzo..” “E’ la cosa giusta.” Gli sorrisi, ma vedevo nei suoi occhi la preoccupazione così. “Tranquillo.. capiranno..” Mi abbracciò e al suo tocco un brivido mi percorse la schiena. “Ragazzi è pronto!” Scendemmo e cominciammo a mangiare in silenzio fino a quando “Papà è successa una cosa mentre eravate via..” cominciò Andrea Pessimo inizio! Pessimo.. Devo intervenire. “Andrea intende dire che ci sono delle novità che dovete conoscere..” mi guardò con sguardo pieno di gratitudine e “Dimmi figliolo..” “Papà.. la mia ragazza è incinta e ha deciso di tenere il bambino..” Paolo lasciò cadere la forchetta che aveva tra le mani e Andrea abbassò il capo mentre mia madre si portò le mani alla bocca. “Ma ti rendi conto di quello che mi hai detto? Pensavo che fossi un ragazzo responsabile!” sbottò furioso “Calmati caro..” intervenne mia madre. “Hai pensato a come mantenere questo bambino? A dove vivrete?” Nono, stava degenerando tutto. “Hai 19 anni! Vai ancora a scuola! Mi hai deluso Andrea.. anche tua madre sarebbe delusa da te!” Andrea si alzò di botto e io mi alzai con lui. “Paolo ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Secondo te Andrea questa situazione l’ha voluta? L’ha cercata? Ne è felice? Tu dovresti aiutarlo, è questo quello di cui ha bisogno ora non stupide ed inutili ramanzine! E poi come osi dire che sua madre sarebbe delusa di lui? Se ci fosse ancora sarebbe orgogliosa del figlio che avete tirato su!” dissi senza dargli possibilità di replica. Presi Andrea per un braccio e lo portai fuori di casa. Avevano entrambi bisogno di stare separati e pensare. Lo trascinai –letteralmente- al parco. Raggiungemmo quel pino, il pino che ci aveva tenuti compagnia quella sera in cui lui era sbronzo. Gli lasciai il braccio e stavo per cominciare a parlare ma lui mi precedette prendendomi la mano e portandomi con sé sotto i grandi rami del pino. Appoggiò la schiena al tronco dell’albero lasciandosi scivolare a terra, trascinandomi con se e facendomi sedere sulle sue gambe. Deglutì rumorosamente e “Pensi davvero quello che hai detto a mio padre o ..” “Certo che penso quello che ho detto..” lo interruppi e lui ne parve felice. Portò le sue mani dietro la mia schiena e mi spinse a se. I nostri petti combaciavano e le nostre guance si toccavano. “Nessuno, neanche lui ha mai pensato quelle cose di me..” “Che stai dicendo! Sicuramente lo avrà pensato, forse non te lo ha mai detto..” Ora ci guardavamo negli occhi. Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima. Se tutto ciò è vero, la sua anima doveva essere a pezzi. Avvicinò dolcemente le labbra alle mie che si sfiorarono in un piccolissimo bacio a stampo. Mi allontanò da sé e mi fece stendere come quella sera precedente, si stese accanto a me e ci addormentammo. 

Eccomi! Scusatemi per il ritardo ma ho avuto una giornata abbastanza impegnata ieri! >_<
Spero che il capitolo vi piaccia e che mi perdoniate **
Un bacio a presto! - Teresa

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Mi svegliai per prima e lo guardai dormire. Avrei tanto voluto cancellargli tutti i problemi in un batter d’occhio ma purtroppo non avevo la bacchetta magica. C’eravamo baciati, ma era stato un bacio insulso, privo di sentimento. Era scosso, e aveva bisogno d’affetto. Quale miglior dimostrazione d’affetto se non un bacio? “Em..” disse aprendo gli occhi e destandomi dai miei pensieri. “Hei..” gli risposi. “Ti prego non torniamo a casa..” mi implorò. “Dove vorresti andare?” Si alzo, mi prese le mani e mi alzò da terra. Mi prese per mano e cominciò a camminare. Perché il mio cuore batteva così forte? Lo so. Era l’agitazione, il nervosismo per quella situazione che si era venuta a creare che mi faceva andare in iperventilazione. Perché avevo quella morsa allo stomaco? Lo so. Avevo mangiato poco ed erano i morsi della fame. Eravamo arrivati alla stazione; ci sedemmo su una panchina aspettando un treno che non avevo idea di dove fermasse. Mi lasciò la mano e “Non credo di riuscire ad affrontare tutto Em..” disse poi guardando in lontananza in un punto non ben definito. “Certo che ci riuscirai e poi te l’ho detto cento volte che io ti aiuterò a venirne fuori..” Sorrise. “E’ il periodo peggiore della mia vita, dopo la morte di mia madre.. –disse quasi in un sussurro e a me si strinse il cuore- grazie a Dio ci sei tu..” disse poi guardandomi negli occhi. Persi uno, due, tre battiti. Avevo il cuore in gola. Sapevo che mi stava succedendo. Nessuno mi aveva mai ritenuto così indispensabile ed ero emozionata, tutto qui. Gli sorrisi e lo abbracciai. Lui ricambiò il mio abbraccio e sentii il suo respiro sul mio collo provocarmi piccoli brividi. Faceva freddo. D’un tratto “Dovremmo tornare a casa..” sussurrai. Lui si staccò da me e “Non voglio, ma è la cosa giusta.. saranno tutti preoccupati..” Annuii. Ci alzammo e ci dirigemmo a casa. “Emma.” Si fermò un attimo. Mi voltai verso di lui e “Dimmi..” “Io devo andare da Elisabetta. Devo parlare con i suoi genitori e devo portarla qui da mio padre..” “E’ la cosa giusta.. io ti aspetto a casa.” Gli dissi vedendolo allontanare da me, dirigendosi verso la sua auto. Arrivai al pianerottolo e bussai. Mi aprirono subito. “Amore eravamo preoccupatissimi!” mi disse mia madre abbracciandomi. “Ma dov’è Andrea?” chiese Paolo. “E’ andato a prendere Elisabetta per portarla qui per parlare con voi..” “Emma.. Mi dispiace, ero sconvolto non volevo dire quelle cose..” “Dovresti chiedere scusa a lui.. non a me..” Lo abbracciai e lui ricambiò e mi diressi in camera mia. Presi un libro e cominciai a leggerlo. [..] Il sole era tramontato e di Andrea nessuna traccia. Scesi giù in cucina e “Emma dov’è Andrea?” “Mamma a me lui ha detto che andava a prendere Elisabetta e tornava qui.” Mi stavo preoccupando. I nostri telefoni erano rimasti a casa. Decisi di chiamare Elisabetta. “Il cliente da lei chiamato non è raggiungibile..” “Mamma non li riesco a rintracciare..” Squillò il telefono di casa. Mia madre corse a rispondere “Pronto? Si.. si mi dica.. COSA? O Mio Dio.. arriviamo subito!” “Mamma che succede?” chiesi preoccupata. “Paolo, Pa-Paolo dobbiamo andare in ospedale!” “MAMMA CHE SUCCEDE?!” Dissi quasi piangendo. “Amore resta qui e non preoccuparti..” “NO MAMMA CHE SUCCEDE DOV’E’ ANDREA?!” “E’ in ospedale, ha avuto un incidente..” “No, mamma ti prego non prendermi in giro.. mamma.. mamma..” mi accasciai a terra cominciando a piangere. “Vieni con noi?” mi chiese Paolo porgendomi la mano. Io l’afferrai ed annuii. Entrammo in macchina e le lacrime continuarono a scorrere silenziose. E’ colpa mia.. non dovevo lasciarlo da solo.. Pensai. Non sapevo nulla, non sapevo quanto fosse grave, non sapevo cosa fosse successo e stavo malissimo. Arrivammo in ospedale e un’infermiera ci fece sedere in sala d’attesa. Avevo lo stomaco sottosopra, un nodo in gola e le lacrime che mi stavano opprimendo. “Tesoro calmati.. andrà tutto bene..” “No, non andrà niente bene mamma! Perché non ce lo fanno vedere? Dov’è Andrea?” “Siete i genitori?” Ci alzammo tutti in piedi e “Io sono suo padre..” disse Paolo. “Il ragazzo ha subito dei traumi è in terapia intensiva ma se la caverà. Anche la ragazza sta bene ma per il bambino purtroppo non c’è nulla da fare.. Aspetteremo l’autorizzazione dei genitori per operarla..” COSA? Andrea è in terapia intensiva e Elisabetta ha perso il bambino. Svenni per la gravità delle notizie che ci aveva comunicato il dottore.   

Ragaaaaaaaaaaaaaaazze! Ho il computer rotto ed è un miracolo che sia riuscita ad aggiornare da quello di mio padre dato che è inaccessibile per me ç_ç
Non so quando riuscirò a riavere il mio computer, spero per la settimana prossima!
La storia è quasi al termine.. e non so se vi aspettavate o meno una svolta del genere.
Mi fate sapere cosa ne pensate? Ne sarei davvero felice! *-*
Volevo ringraziare davvero di cuore 5HuNtEr5 che mi ha lasciato il suo pensiero ad ogni capitolo. Grazie, Grazie, Grazie davvero di cuore! <3
A Presto! Teresa :* 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Quando mi svegliai ero stesa su di un lettino con mia madre accanto. “Mamma devo vedere Andrea!” dissi prima di cominciare di nuovo a piangere. “Tesoro riposati..” “No mamma ti prego devo vederlo..” due lacrime mi rigarono il volto e “Va bene amore, vieni..” Mi lasciai trascinare da mia madre fino alla sua stanza. Guardai negli occhi Paolo, che erano dello stesso colore di quelli del figlio ed aprii lentamente la porta. Andrea era steso, aveva un braccio fasciato un livido sullo zigomo e il labbro rotto. “Emma vado da Paolo..” disse mia madre prima di uscire chiudendo dietro di sé la porta. Guardarlo in quello stato mi faceva davvero male. Non era come quando mi svegliavo al suo fianco e lui dormiva ancora. Ora la sua pelle candida era piena di macchie violacee e l’espressione del suo viso non esprime tranquillità e serenità ma sofferenza. Le mie lacrime scendevano silenziose e non avevano intenzione di fermarsi. In quel momento l’unica cosa che il mio cervello riusciva a pensare era : Non voglio perderlo. Gli presi una mano e mi avvicinai ancora di più –se possibile- a lui. “A-Andrea..” riuscii a dire tra un singhiozzo e un altro. “Siamo tutti in pensie-ro, ti prego.. apri gli occhi..” Nulla. Mi staccai da lui per un attimo. Presi una sedia, mi sedetti e gli strinsi di nuovo la mano. “Tesoro andiamo a casa..” disse mia madre entrando “N-no.. io devo stare qui..” dissi singhiozzando. “Emma avanti non essere testarda.. “Mamma lui ha bisogno di me!” dissi mentre mi voltai a guardarla e lei “Va bene.. resteremo tutti qui stanotte allora..” Il tempo passava e le lacrime non accennavano a fermarsi. Non piangevo così tanto dalla morte di mio padre. Portai la mano libera sugli occhi per cercare di asciugarli, ma avrei avuto bisogno di un tergicristalli. “Em.. non.. piangere..” Calai immediatamente la mano e scorsi Andrea che mi guardava. Continuavo a piangere ma ora sul mio volto cominciava a spuntare un sorriso. “S-sei sveglio.. MAMMA, PAOLO CORRETE!” urlai. Dopo pochi secondi Paolo, mia madre e il dottore entrarono nella stanza. Mi scostai e tutti corsero ad abbracciarlo. Sentii finalmente il respiro tornare regolare e le lacrime pian piano scomparire. “Ora facciamo degli esami di controllo e poi potrete tornare tutti a casa..” Detto ciò posizionò Andrea su una sedia a rotelle ed uscì dalla stanza. I nostri volti erano sollevati e quando dopo venti minuti vedemmo tornare Andrea insieme al dottore che ci disse “Potete tornare a casa, ma mi raccomando.. Assoluto riposo!” quasi esultammo di gioia. Arrivammo faticosamente alla macchina e vi entrammo. Stavo guardando fuori dal finestrino quando sentii la mano di Andrea afferrare la mia e mi voltai verso di lui che mi tirò a sé. Nonostante fosse ferito mi spostava come se fossi una piuma.. o ero io a rendermi tale al suo tocco. Poggiai la mia testa sul suo petto e sentii il suo braccio avvolgermi. Ero così felice che fosse vivo e che tutto sommato stesse bene. Avrei voluto dirgli di Elisabetta, del bambino ma non potevo, non quella sera.. non avrei retto e nemmeno lui. Arrivammo a casa e Paolo lo accompagnò in camera mentre mia madre mi disse “Avete legato molto tu e Andrea durante la nostra assenza..” “Si.. soprattutto per la storia del bambino.. lui non aveva nessuno accanto.. a parte me..” “Emma.. Andrea chiede di te..” disse Paolo scendendo in cucina, annuii e mi recai in camera sua. Era seduto sul letto e mi fece segno di andare vicino a lui. Mi sedetti sul suo letto e “Ti sono mancato?” chiese ironicamente “Idiota! Mi hai fatto stare malissimo..” dissi abbassando gli occhi “Ti ho sentita piangere.. mi dispiace..” disse avvicinandosi e accarezzandomi una guancia. “Come st..?” “Grazie per non avermi abbandonato..” mi interruppe. “Non avrei mai potuto, non volevo perderti..” Ero un po’ imbarazzata siamo passati in una settimana da odio profondo a.. a cosa? Amicizia? Fratellanza? Proprio non lo so. “Vieni..” Mi fece spazio nel suo letto ma io “No.. hai bisogno di spazio.. devi stare comodo e riposare bene.. poi ci sono i nostri genitori..” “Io dormo bene se ci sei tu qui, non farti pregare.. devi assecondarmi sono ferito!” disse facendo una faccia piena di sé che mi fece ridere ma alla fine accettai e mi infilai sotto le coperte con lui. “Em.. ma Elisabetta?” mi chiese d’un tratto guardandomi negli occhi. Non avrei voluto dirglielo in quel momento.. non era il caso ma.. “Em? Che le è successo?” chiese spaventato. “Andrea.. lei sta bene.. ma per il bambino non c’è stato nulla da fare.. domani la opereranno per asportarlo..” sbarrò gli occhi e “E’ tutta colpa mia.. io ho ucciso mio figlio..” disse con le lacrime agli occhi. “No.. è stato un incidente.. tu non c’entri.. ti prego non darti colpe che non hai..” “Em..” “Basta.. vieni qui..” Dissi allargando le braccia dove lui si fiondò immediatamente. Lo cullai tra le mie braccia fino a farlo addormentare in quella notte piena di dolore. 
 

Ragazzeeeee eccomi qui! :)
Ho una bruttissima notizia :/ mancano solo due capitoli più l'epilogo alla fine della storia *piagnucola*
Mi sono affezzionata tantissimo a voi e mi mancherà tantissimo sentire le vostre opinioni..
Va beh.. c'è tempo per disperarsi! Ora pensiamo al capitolo..
Che ne pensate? Ci sarà un lieto fine? :*
A presto, Teresa <3

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Capitolo 19
*** Capitolo XIX ***


Il nostro risveglio fu brusco poiché mia madre ci venne a chiamare per farci scendere di corsa. Arrivammo in cucina ancora tutti storditi e seduti sul divano di casa nostra c’erano Elisabetta e i suoi genitori. Vidi Andrea irrigidirsi e andare verso di loro “Sa-lve..” disse imbarazzato.. e chi non lo sarebbe stato. “Siamo ancora sotto shock per quello che è successo..” cominciò la madre “Sei stato immaturo e poco prudente e vorremo intervenire legalmente nei tuoi confronti..” continuò poi il padre. “Legalmente?” chiese Andrea spaventato. “Si, vogliamo un risarcimento per tutto quello che ha passato nostra figlia..” Eravamo shockati dalle pretese di quella famiglia, dovetti intervenire. “Quello che ha passato vostra figlia? –tutti mi guardarono- I figli non si fanno in due? E poi cosa credete che per Andrea è stato tutte rose e fiori? Prendete quello che ha subito vostra figlia, aggiungetevi le grida di un padre, il senso di colpa, la frustrazione e il senso di responsabilità. Questo è quello che ha passato Andrea.” Rimasero tutti a bocca aperta, anche Andrea stesso. “Mamma, papà, Emma ha ragione.. vi prego lasciate perdere..” li implorò lei. Si alzarono in piedi e si avviarono verso la porta. “Tra tre giorni partiremo per Torino e ci trasferiremo lì.” Dissero uscendo. Elisabetta si avvicinò a noi abbracciandoci per poi uscire. “Sei stata bravissima tesoro!” disse abbracciandomi mia madre. Guardai Andrea che mi trascinò in camera sua per un braccio. Chiuse la porta e mi abbracciò fortissimo, provocandomi una risata. “Sei stata.. incredibile!” disse poi staccandosi da me “Lo so, lo so” feci la finta sbruffona. Ma il suo sguardo era serio e fisso nei miei occhi. Allora chiesi “Tutto bene?” Lui si avventò sulle mie labbra e io rimasi impassibile e scioccata da quell’azione. Decisi di ricambiare anche io il bacio e sentii le nostre lingue intrecciarsi e le sue mani che percorrevano il mio corpo. Mi appoggiò sul letto e cominciò a sfilarmi la maglia “A-Andrea no.. è sbagliato..” “Sai che non lo è..” disse baciandomi il collo “Ci sono i nostri genitori potrebbero entrare..” “No non entreranno..” Mi spogliò e cominciò a baciarmi il seno, l’addome fino ad arrivare al bottone dei jeans che subito mi sfilò, cominciai a spogliarlo anch’io scorgendo tutti i lividi che aveva sul corpo. I mio volto s’incupì e lui se ne accorse perché mi baciò con passione “Dimentichiamoci di tutto quello che è successo.. dimentichiamoci chi siamo.. per stanotte..” Riprendemmo a baciarci, a toccarci a volerci. Quando le sue labbra percorsero il mio corpo mi resi conto di quanto lo desiderassi. Di quanto desiderassi sentirlo dentro me. Fu una notte piena di sentimento. Di un sentimento che non sapevo ancora definire. Quando mi svegliai lui era nudo al mio fianco e mi sembrava di essere in paradiso e di avere un angelo accanto a me. Quando mi guardò con quegli occhi azzurri sentii il cuore battere forte. Sentii il cuore accelerarsi ancora di più quando “O MIO DIO!” urlò mia madre che era appena entrata nella stanza di Andrea. “Silvia lasciami spiegare..” disse Andrea “No, io non voglio sentire nulla.. Ma vi rendete conto? Voi dovreste comportare come fratelli e i fratelli non fanno queste cose!” era scioccata “Silvia lei è stata l’unica a starmi accanto in questo brutto periodo.. io dovevo sdebitarmi con lei..” “E fare quello che avete fatto ti sembra sdebitarsi? Emma vestiti immediatamente! Ti aspetto giù.” Disse mia madre uscendo dalla stanza. Mi alzai in silenzio mi vestì in un attimo e “Em..” uscì e mi chiusi la porta alle spalle, cominciando a piangere. Lui quella notte si era “sdebitato” con me. Non c’era nessun sentimento da parte sua era solo il modo per ringraziarmi. Corsi da mia madre. “Sono arrabbiata con te..” mi disse ma quando mi vide piangere mi chiese “Perché piangi?” “Si-doveva.. sdebitare..” dissi abbracciandola e continuando a piangere tra le sue braccia. “Vorrei chiedere a Luca e Lara ospitalità per un po’..” “Credo che sia la cosa migliore..” Così chiamai Luca e “Hei.. scusa se non mi sono fatta sentire ma sono successe tantissime cose.. e sarei pronta a raccontarvi tutto in cambio di un po’ di ospitalità per qualche giorno.. Grazie! Grazie mille..” guardai mia madre e corsi in camera a prendere le mie cose. Scesi giù in cucina e vi trovai tutta la famiglia al completo. “Emma dove vai?” chiese Paolo. “Vado a stare qualche giorno da Luca.. e Lara..” Vidi Andrea sbarrare gli occhi e guardarmi interrogativo. “Ti accompagno..” disse mia madre rivolgendo uno sguardo ad Andrea.

Andrea Stronzo is back.
Io sto già piangendo per la fine di questa storia :/
Che ne dite? Sono cattiva eh? 
Lasciatemi una
recensione.. ne sarei davvero entusiasta!
Un bacio, a presto con
l'ultimo *sigh* capitolo
Teresa.

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Capitolo 20
*** Capitolo XX ***


Arrivai in fretta a casa di Lara e Luca e appena li vidi li abbracciai. “Sei sparita eh?..” disse con voce malinconica Luca. “Lo so, lo so.. scusami.. Vi va se vi racconto tutto quello che mi è successo?” “Si, vieni..” Ci dirigemmo in soggiorno e raccontai loro le mie giornate precedenti tralasciando i particolari tra me e Andrea. “Non ci posso credere..” disse Lara sbarrando gli occhi. “Lo so.. è stato tutto assurdo! Avevo bisogno di un po’ di relax e perciò sono venuta a rompere le scatole a voi..” dissi sorridendo “Dovresti rilassarti più spesso..” disse Luca sorridendo. Sorrisi a mia volta e Lara “Perché non andate a prendere delle pizze? Io non ho voglia di vestirmi e uscire.. dai vi prego!” “E va bene.. vieni con me?” chiese Luca ed io annuii. Salimmo in macchina e arrivammo in fretta fuori alla pizzeria. Scesi, entrai, presi le nostre pizze e raggiunsi Luca che mi aspettava accanto alla macchina. Vi entrammo e “Emma –mi guardò serio- sei una persona stupenda..” “Dai non esagerare..” controbattei io abbastanza imbarazzata. “Emma tu mi piaci molto..” si avvicinò a me stampandomi un lieve bacio sulle labbra. Nulla, nessuna scossa, nessun fremito. Così mi tornò in mente la notte precedente passata con Andrea e tutte le emozioni che avevo provato e mi cadde una lacrima. “Em..” “Luca mi dispiace.. ma io non ricambio i tuoi sentimenti..” dissi asciugandomi gli occhi. Sospirò e “Lo sapevo..” “Per me sei una persona fondamentale, sei come mio fratello maggiore..” Sorrise, ma il suo sorriso era amaro e “Torniamo a casa..” disse mettendo in moto la macchina. Parcheggiammo e ci dirigemmo in casa senza dire una parola. “Ecco le pizze!” urlai a Lara che mi guardava in modo strano ma non ne capivo il perché. Quando vidi alzarsi Andrea dal divano tutto mi fu chiaro. “Che ci fai qui?” mi precedette Luca. “Devo parlare un attimo con Emma, potreste lasciarci soli?” Luca era irritato e fu costretto da Lara ad andare al piano di sopra. “Perché sei qui? Vattene..” dissi per prima. “No, ascolta quello che ho detto a tua madre stamattina non era quello che intendevo.. te lo giuro..” “Chissà perché ma io ci credo.. e pure troppo.. è stato un modo per sfogare il tuo nervosismo e ‘ringraziare’ me per l’aiuto che ti ho dato.. che altro c’è da capire? Ora vattene ti prego..” dissi dirigendomi verso le scale ma lui mi bloccò per un braccio e “Ascoltami.” Disse serio. “Come glielo spiegavo a tua madre che sei la persona più importante per me? Che non siamo fatti per fare i fratellastri? Che quella è stata la notte più bella di sempre?..” Poggiò la sua fronte sulla mia. “Ti prego torna a casa con me..” chiese quasi implorando. Mi voltai verso le scale e vidi un Luca sconvolto affiancato da Lara che mi faceva segno di accettare la proposta di Andrea e tornare a casa. Mi si spezzò il cuore nel vedere Luca stare male.. ma sarebbe stato più male se lo avessi illuso. Presi la borsa e tornai a casa con Andrea. Non parlammo per tutto il tragitto. “Amore che ci fai qui?” chiese mia madre vedendomi rientrare ma non ebbi il tempo di rispondere “Sono andato a prenderla..” disse Andrea. “E perché mai?” chiese mia madre con aria interrogativa “Perché non sopportavo l’idea che dormisse a casa di un altro ragazzo che per giunta è innamorato di lei..” Sia io che mia madre sbarrammo gli occhi. Non potevo credere che lui avesse davvero detto quelle cose. “Papà, Silvia -continuò- io e lei non possiamo essere fratellastri, tantomeno amici.” Disse sicuro di sé. Come faceva a sapere quali fossero i miei sentimenti nei suoi confronti se neanche io li conoscevo? “Andrea..” disse suo padre ma lui subito ribatté “Non sono disposto a rinunciare a lei e non mi importa se non siete d’accordo, sono pronto a lottare.” Disse prendendomi una mano. Il mio cuore stava impazzendo e stavo facendo un enorme sacrificio per non scoppiare a piangere. “Volete stare insieme? Non in questa casa.” Disse fermo suo padre. “Allora andiamo a fare i bagagli.” Disse trascinandomi al piano di sopra. “Sei impazzito?” gli chiesi. “No, per una volta nella vita ho fatto la cosa giusta! Voglio stare con te.. e so che anche tu lo vuoi..” “Come fai a saperlo?” “Perché me lo hai detto.. mentre facevamo l’amore ieri sera.. non te lo ricordi?” No, non me lo ricordavo ero così presa dalla situazione da dirgli che lo amavo e dimenticarlo subito dopo. Sorrisi e lui mi baciò. Preparammo le valigie e andammo via da quella casa che avrebbe dovuto vederci come fratelli e che non poteva vederci come amanti.

Ok. *Sospira* Siamo arrivati alla fine di quest'avventura.. e sono davvero triste :(
Questo è l'ultimo capitolo ufficiale, non resta che l'epilogo.
Volevo definitivamente ringraziare tutte quelle che hanno letto la mia storia.
E' una soddisfazione per me sapere che quello che scrivo piace a qualcuno.
Se fosse stato per me non avrei più pubblicato quest'ultimo capitolo.. :/ perchè ora devo prendere coscienza che è finito tutto..
Grazie, Grazie e Grazie ancora a tutte quelle che hanno recensito e con cui ho scambiato quattro chiacchiere.. è stato un piacere immenso..
Mi mancherete tantissimo.. :/
Detto ciò.. Spero che la storia abbia avuto il lieto fine che speravate :)
(Per la penultima volta..) Un bacio, Teresa.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo.

Finalmente avevo dato un nome a tutte quelle emozioni, a quei brividi e a quelle scosse che provavo in sua vicinanza. “Brrr che freddo! Accendete il camino!” “Va bene accendiamolo, se no la principessa qua muore di freddo!” “Ma perché solo io ho freddo? E’ dicembre! E poi se non lo accendiamo ora quando dovremmo accenderlo?” mi rivolsi a mia madre e Paolo. “Mamma ma cosa hai preparato?” “Brodo di pollo!” “STAI SCHERZANDO VERO?” “Certo! Piccolina ti ho preparato i cannelloni, contenta?” “Ma alla vigilia di Natale non si prepara un menù a base di pesce?” chiese Andrea accendendo il camino. “Si, ma noi abbiamo sempre fatto qualcosa anche a base ‘di terra’ per la principessa qua che non ama il pesce!” concluse mia madre “Gne gne gne!” le feci il verso. Scoppiammo tutti a ridere. Ci avevano accettato ed era il primo Natale che passavamo a casa nostra, la casa mia e di Andrea. La casa dove aveva vissuto da piccolo, non lontano da casa dei nostri genitori. Arrivarono anche i miei zii e i miei nonni da Latina. Festeggiammo tutti insieme la prima di una lunga serie di festività.

 
Ok, Direte voi :"Questa mo si sveglia?!" E infatti avete ragione.. Io l'epilogo l'ho scritto mesi fa ! Ma l'eterna indecisa che è in me inizialmente lo voleva pubblicare, poi non voleva più e ora mi sono resa conto che questa sroria NECESSITAVA di un epilogo e quindi eccolo qui! :) E' uscita fuori l'inguaribile romanticona che è in me.. Amo l'amore, quindi AMATE ! lol 
Grazie per avermi seguite ragazze, sul serio.. sono alle prime armi ma il mio sogno è quello di diventare giornalista, amo scrivere e sono contenta che qualcuno apprezzi.

 

 Ps. Vi andrebbe di dare un'occhiata alla mia One-Shot?
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1452455 
Mi farebbe molto piacere *.*
Un bacio, Teresa <3

 

 

 

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