Allegria

di Saphira96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allegria ***
Capitolo 2: *** Gennaio 2018 ***
Capitolo 3: *** Marzo 2018 ***
Capitolo 4: *** Giugno 2018 ***
Capitolo 5: *** Agosto 2018 ***
Capitolo 6: *** Settembre 2018 ***
Capitolo 7: *** Dicembre 2020 ***
Capitolo 8: *** Aprile 2024 ***
Capitolo 9: *** Gennaio 2028 ***
Capitolo 10: *** Ottobre 2032 ***
Capitolo 11: *** Memoria ***



Capitolo 1
*** Allegria ***



L’allegria afferma la gioia, illumina l’anima, trasforma gli occhi in fari.
L’allegria mantiene vivo il bambino che vive dentro di noi.
L’allegria aiuta a vedere la vita come un gioco, diluisce il pieno del dramma.
Rende la nostra vita più leggera.
Fa che la disperazione sia meno disperata,
che il dolore faccia meno male e che il piacere sia meno piacevole.
L’allegria lima le asprezze, ci unisce, ci riunisce, ci incoraggia a condividere.
L’allegria ti dà pace.
L’allegria ci predispone all’amore, alla passione, all’avventura.
L’allegria rifiuta le difese inutili e migliora il sistema immunitario,
e la cosa migliore: è gratis.
La puoi incontrare in un bacio, in un bambino, nella musica.
L’allegria si lascia cercare nelle cose che si suppone ti daranno allegria.
L’allegria è l’unico virus buono e molto contagioso.
Se si lascia contagiarsi, chiaro.
L’allegria è una fede profonda nel futuro.
L’allegria è una porta aperta al nostro vero essere.

#Off Casi Angeles Cuarta Temporada capitulo 77

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Capitolo 2
*** Gennaio 2018 ***


 

 Gennaio 2018 

 
Una giovane ragazza si dimenava e urlava senza fiato sul letto di un elegante camera da letto. Era disperata, urlava e cercava di eseguire i consigli del ragazzo che le teneva la mano. < Spingi, amore mio! > le diceva, sembrava quasi che la implorasse. Ed era così perché lui, Tacho, si sentiva impotente. Sentiva che non era utile in quel momento, lui era bravo solo quando lottava travestito da Angelo Rosso; ma per far nascere suo figlio era inutile. Jazmin, la sua Jazmin aveva stretto più forte la sua mano e allora lui capì che doveva fare qualcosa, così prese ad immaginarsi nelle vesti dell’Angelo Rosso. Quando era nella sua epoca: il presente, ricordava che lo faceva sentire tanto forte e si disse che tentare non avrebbe ucciso nessuno. Sapeva cosa doveva fare, erano nove mesi che si preparava per quel momento, si diceva che sarebbe andato tutto bene ma adesso vedere Jazmin su quel letto lo aveva bloccato. Lui era l’Angelo Rosso, lui poteva fare tutto. < Amore stai tranquilla. Ci penso io! > disse con tono calmo. Lui era l’Angelo Rosso. < Devi stare tranquilla > chiese nuovamente alla madre di suo figlio mentre sistemava delle garze sulle sue gambe e sulla coperta. Porse la sua mano a Jazmin e lei prese a respirare lentamente e a spingere ad intervalli regolari, < sono tranquilla > rispose tra le urla. Forse per convincersene lei stessa, più che rispondere a quello che era stato il suo Angelo Rosso. Era esausta, quando un pianto fece cessare le sue grida. Una bellissima bambina aveva visto la luce. La sua bellissima bambina. La loro bambina. Tacho la avvolse nella garza e la portò delicatamente tra le braccia di Jazmin, il cui volto che fino a poco prima era contratto dal dolore adesso era radioso. Lui non era l’Angelo Rosso, aveva smesso di esserlo tanto tempo prima. Adesso lui era un uomo, era un padre, era un compagno. Sorrise e le strinse entrambe in un abbraccio.
Delle guardie fecero irruzione e senza pensarci su un momento strapparono la bambina dalle loro braccia. Jazmin prese di nuovo a urlare, questa volta non erano urla di dolore. Questa volta era un nome: < Alai, lei si chiama Alai > le guardie si allontanarono senza ascoltarla. < Alai, vuol dire allegria! Vi chiedo solo questo > .

Aveva la fronte imperlata di sudore quando Jazmin si svegliò di soprassalto. Quel ricordo l’aveva terribilmente scossa che adesso tremava. < Jazmin che succede? > chiese Tacho che si era svegliato sentendo Jazmin dimenarsi.

< Tacho l’ho sognato di nuovo … > rispose con voce spezzata.

< Hai detto bene, è un sogno, adesso. L’abbiamo cambiato amore, non succederà di nuovo > le sussurrò  stringendola fra le braccia. Erano passati otto anni da quando i ragazzi erano tornati nella loro epoca, ma Jazmin non aveva mai dimenticato quello che aveva dovuto vivere alloggiando nel futuro. E non faceva altro che ripetersi che se la loro missione non fosse stata quella di cambiare il futuro, il loro futuro, quello che adesso era un sogno (ma che aveva davvero provato) sarebbe stato vero. Aveva vissuto ogni giorno per otto anni con quel ricordo martellante nella testa, e temeva ma allo stesso tempo gioiva al giorno in cui sarebbe nata la bambina che aveva già incontrato. Quel giorno si stava in realtà avvicinando, due mesi prima aveva scoperto di aspettare il bambino che lei e Tacho sapevano doveva nascere.


Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 3
*** Marzo 2018 ***


Marzo 2018

 
Jazmin continuava a sognare l’episodio della nascita di sua figlia, preoccupazione che in accordo con Tacho decisero di non rivelare a nessuno dei loro ‘fratelli’. Quel giorno i due coniugi si trovavano nella Casa Magica. Ogni domenica facevano delle grandi rimpatriate riempiendola di urla e risate. Nico, dopo aver sentito qualche indiscrezione dai ragazzi sul Mandalay: la scuola che avrebbe aperto nel futuro decise di abbandonare l’idea. Perché non era cambiato nulla, dopo la crescita dei ragazzi, la Casa Magica era sempre popolata da bambini. Stando al loro prototipo di famiglia, Jazmin e Tacho erano diventati zii tante volte che avevano persino perso il conto. Jazmin era seduta con le ragazze e i ragazzi intenti a raccontare gli episodi buffi che combinavano i loro bambini, e ne ridevano di cuore. < Kika, ti ha detto Jaz quando mi hai lasciato Valeria l’altro pomeriggio cosa mi ha detto? >  chiese Tacho, e si mise subito a raccontare quello che aveva detto la dolce bimba di Rama e Kika. Valeria aveva quattro anni, era stato Rama a volere che si chiamasse così e non smetteva mai di far notare le somiglianze che c’erano tra quella che era stata la sua ragazza e la sua bambina. Valeria aveva dei lunghi capelli biondi e due occhi castani come la madre. Al termine del racconto di Tacho tutti si misero a ridere e Mar prese a raccontare un episodio che l’aveva vista protagonista al supermercato. Jazmin e Tacho sorridevano, erano decisamente cresciuti rispetto a quando una parlava di ragazzi e trucchi e l’altro parlava di ragazze e…ragazze.

< Baaastaaa! > urlò ad un tratto Nico. Erano tutti presi dalla loro conversazione che non si accorsero cosa stessero combinando i bambini, Nico si era offerto di giocare con loro ma i bambini si sa che quando sono in gruppo combinano il doppio dei disastri. Lo avevano buttato a terra e stavano giocando a turno al cavallo pazzo. Dopo l’urlo di Nico tutti i bambini si erano ammutoliti mentre i genitori ridevano a quella scena buffa. < E’ incredibile come l’urlo di papà non passi mai di moda. Vero Paz? > disse con tono di complicità Esperanza rivolta alla sorella, la quale annuì divertita.

< Non fate le spiritose voi due. Tutti in fila, su! > ordinò Nico.

Ebbene si: Nicolas utilizzava ancora il metodo della fila e della numerazione, solo che siccome adesso aveva a che fare con ‘teppisti’ di diversa età; sviluppò un metodo un pochino più semplice. Tutti i bambini, anche i più piccoli, si disposero in fila in ordine di età. Partivano dai quattro anni in cui c’era Valeria e Manuel (il bambino di Tefy e Luca), poi continuava la catena con i bimbi di cinque anni e di qui ne faceva parte solo Martina (figlia di Caridad e Nacho). Subito dopo stava Felipe di sei anni (il secondo figlio di Tefy e Luca) e Bruno di otto anni (il bimbo di Mar e Thiago). Poi continuava con Amado, Juan, Paz e Hope; rispettivamente appartenenti alla fascia dei nove, dieci, dodici e tredici anni.

< Manca qualcuno! > annunciò Nico guardando i genitori dei bambini con sguardo severo, soffermandosi però su suo figlio Cristobal che offriva la sua spalla come appoggio a Luz. < Non dirmi che dobbiamo metterci anche noi in fila! > esclamò Monito qualche posto più in là accanto a Silvina, la sua ragazza. Era una nuova ragazza arrivata lì per merito di Alelì, lei metteva da parte metà della sua paghetta mensile e poi si recava in un orfanotrofio portando giocattoli e passando un po’ di tempo con i bambini. Aveva legato molto con Silvina (due anni più piccola) e dopo aver sentito la sua triste storia chiese a Nico di prenderla in affido. E ormai Monito e Silvina avevano iniziato a fare coppia fissa. < Abbiamo 19 anni adesso! > protestò Luz.

< Non mi stavo assolutamente riferendo a voi > puntualizzò Nico < che figli ingrati che ho! > aggiunse con aria di finta offesa. Si recò verso Jazmin le prese la mano e la fece alzare, < mi riferivo a lei! > rivelò.

< Nico, ti senti bene si? > domandò Cielo che era accorsa in salone dopo l’urlo del marito.

< Mai stato meglio moglie! Non mi riferisco a Jazmin ma ad Alai > concluse sistemando Jazmin a capo fila. Si scostò un po’ dalla fila per osservarli tutti insieme e sopirò, < adoro avervi tutti sotto controllo! >.

Mar prese a ridere, e tutti lo fecero insieme alla sua risata contagiosa.

< Qualcuno mi aiuta a preparare il pranzo? > urlò Malvina dalla cucina.

Gli adulti si alzarono, i bambini presero nuovamente a rincorrersi e Jazmin iniziò a vedere la stanza vorticare. Si sentì mancare le forze, gli occhi si fecero pesanti e cadde.


Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 4
*** Giugno 2018 ***


Giugno 2018


Dopo la pazza domenica di due mesi prima, Jazmin aveva avuto diversi svenimenti. Il dottore aveva detto che erano normali in una gravidanza, e aveva consigliato il massimo riposo. Così le ragazze decisero di stabilire dei turni, in cui si alternava la loro compagnia. Quel pomeriggio toccava a Mar tenerle compagnia, aveva preso il pomeriggio libero e lasciato Bruno alla Casa Magica.

< La piccola ti dà più preoccupazioni da piccola che da grande. Eh? > Disse scherzando Mar intenta a prepararle lo spuntino pomeridiano. Jazmin annuì e chiese se poteva alzarsi dal divano per mettere in ordine casa.

< Assolutamente no, bionda! > rispose categoricamente l’amica. Così Jazmin si arrese e si lasciò andare nello schienale rivolgendo lo sguardo fuori dalla finestra. Il cielo era grigio, probabilmente avrebbe piovuto, d’altronde si stava avvicinando l’inverno. La donna portò la mano sulla pancia, adesso sembrava una palla bucata; così la chiamava Tacho perché sapeva che sarebbe cresciuta ancora. Con movimenti lenti iniziò ad accarezzarla e la sua memoria andò subito al viso della sua bambina radioso e paffuto quando era nata, e lungo e magro quando era cresciuta. Ultimamente così riusciva a scacciare il ricordo che la tormentava tanto. Jazmin continuava ad accarezzare la sua pancia e senza accorgersene iniziò a cantare.

Se siente tan raro
todo este amor
la vida es facil cuando
estoy con vos

y aunque plata no tenga
debes saber que yo
compraria una casa enorme
para las dos


< Mar ha scalciato! > esclamò Jazmin. L’amica lasciò perdere la merenda e si recò nel salone, Jazmin piangeva lacrime di gioia. Radiosa si inginocchiò per terra, accanto il divano, e portò la sua mano accanto a quella della neo-mamma: Alai scalciò di nuovo. < Le piace la canzone, Jaz! > osservò orgogliosa della sua nipotina. Scambiatosi uno sguardo di intesa presero nuovamente a cantare.

si fuera escritor
si fuera el mejor
podria escribir tus ojos
en una cancion
y aunque se que nos es mucho pero
vino del corazón
y podes decirle a todos
que es para vos

podras decirle a todos que es tu cancion
tal vez sea simple tal vez no


Alai scalciò di nuovo e Mar abbracciò la sua amica, che dopo qualche minuto annunciò di sentirsi stanca e si addormentò. E Jazmin sognò la vita felice che tra qualche mese avrebbe vissuto con le persone più importanti della sua vita; nelle note della canzone che fino a poco prima aveva cantato.


tan solo espero
no te moleste
que todos sepan hoy
mi vida es mas feliz
con vos bajo el sol

Quando si svegliò scoprì di aver dormito un ora e che Mar era andata via, perché Tacho era tornato dal lavoro. Quest’ultimo aveva atteso il suo risveglio seduto sul divano, accogliendo i piedi di sua moglie sulle sue gambe. Si salutarono e Jazmin chiese se poteva alzarsi, Tacho acconsentì perché la conosceva; e sapeva che per lei era più stressante stare sdraiata tutto il giorno che lavorare in casa o uscire. La donna felice accese la radio e proprio in quel momento parlarono delle giornate estive, che ormai se ne erano andate, e del gelato che si gusta in quel periodo. < Tacho, presto corri! > urlò al marito, che accorse con un asciugamano legato alla vita: < che succede? > domandò preoccupato.

< Mi è venuta voglia di gelato > annunciò.
< Di gelato? > ripeté perplesso.
< Si, di gelato al caffè > precisò toccandosi la pancia.
< Ma amore tu odi il caffè > Tacho appariva sempre più perplesso.
< Lo so, ma forse non sono io a volerlo .. è lei! > Jazmin sorrise.

Tacho corse a vestirsi e uscì a prendere il gelato al caffè. Nel frattempo Jazmin cambiò frequenza radio.


y podes decirle a todos
que es tu cancion
tal vez simple tal vez no

Mezz’ora più tardi Tacho tornò con una vaschetta di gelato al caffè e Jazmin lo gustò con piacere. Dopo essersi mangiata la metà della confezione annunciò che sarebbe andata a letto, lasciando Tacho a finirlo.

 
tan solo espero
no te moleste
que todos sepan hoy
mi vida es mas feliz
con vos bajo el sol

Quando Tacho si mise il pigiama e raggiunse la moglie quella lo accolse con un'altra richiesta: < amore ho un'altra voglia > . Il pover’uomo si alzò e fece per rivestirsi, < ma che hai capito … questa volta ho voglia di coccole! > disse Jazmin ridendo. Allora Tacho ritornò sotto le coperte e prese a coccolare la moglie.


tan solo espero
no te moleste
que todos sepan hoy
el mundo es mas feliz
con vos bajo el sol...

 

E Alai scalciò di nuovo.
 

Angolo Saphira96 ~ Questa volta mi è uscita fuori una song-fish è la prima volta che ne scrivo una. La canzone è 'Tu canciòn' la versione spagnola di 'Your song' di Elton John; la versione spagnola è cantata da Candela Vetrano.

Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 5
*** Agosto 2018 ***


Agosto 2018


< Jaz hai bisogno d’aiuto? > domandò Alelì alla donna stesa sul letto dell’attico che anni prima occupava Cielo.  < No, grazie Alelì. Vai da Luz ha più bisogno lei di me … > Jazmin si era sistemata alla Casa Magica ormai da due settimane e tra qualche giorno era prevista la scadenza della gravidanza. Tutte le ragazze avevano adottato quel sistema durante la gravidanza, soprattutto per insistenza di Nicolas e dei rispettivi mariti; e Jazmin si ritrovava ad essere l’ennesima madre ad aver ceduto alle ansie del futuro padre.

Udite quelle parole Alelì le rivolse un dolce sorriso e, facendo svolazzare i suoi lunghi capelli al vento le voltò le spalle e uscì per dirigersi a consolare la sua migliore amica. Poco prima, infatti, avevano sentito Cris lamentarsi sull’abbigliamento di Luz. La ragazza era solita indossare fin da bambina, per quello che ricordava Jazmin, gonne o vestitini e quell’abitudine non era sparita. < Luz il fatto è che prima eri una bambina, adesso sei una donna > aveva sentito confessare da Cris < …e sei una donna alquanto desiderabile > aggiunse concludendo. Poi non avevano sentito più nulla, e sentendo quel silenzio Alelì era sempre più in agitazione per non poter andare ad accertarsi che i suoi amici stessero bene emotivamente.

La donna ormai rimasta sola, era in procinto di alzarsi per sgranchirsi un po’ le gambe. In qualche rivista, aveva giurato di aver letto, che per le donne in gravidanza il movimento fa bene. Ma nessuno voleva darle retta da ormai nove mesi, soprattutto dopo i suoi frequenti svenimenti. Stava ormai per mettere un piede per terra che la porta si spalancò e vide l’entrata di Malvina < Hope! Jazmin hai visto Hope? > chiese. Jazmin era rimasta paralizzata nella sua posizione con il timore che Malvina la facesse rimettere a letto, ma quella non ricevendo nessuna risposta fece spallucce e uscì dalla stanza. L’avevano sempre detto che Malvina era un po’ tonta, pensò sorridendo e alzandosi finalmente da quel tanto odiato e noioso letto. Fece solo alcuni passi che una sensazione di bagnato la pervase, si guardò e si rese conto che non era una sensazione: le si erano rotte le acque.
Agitata si recò alla porta e aprendola urlò: < Si sono rotte le acque, ci siamo! > . Ma non ricevette nessuna risposta. Perché quando si ha bisogno di aiuto la Casa Magica è deserta?

< Ci siamo, sta per nascere! > provò nuovamente a urlare. Ma nessuno le rispose. Si diresse a fatica nel letto era la prima volta, dopo mesi, che provava sollievo nello sdraiarsi. Prese il telefono che le lasciavano sempre a portata di mano e cercò in rubrica il numero di Tacho; non lo fece parlare quando rispose alla chiamata, ma disse solo un confuso ‘ci siamo’. Nel giro di qualche minuto l’attico si riempì di tutti gli abitanti della Casa Magica e Cielo si fece avanti a fatica. Tutti attendevano impazienti fuori dalla porta, quando Tacho fece irruzione nella stanza e corse a stringere la mano della moglie. Questa volta avrebbe lasciato al sapere di Cielo il compito di far nascere sua figlia.

Nel corridoio grandi e bambini attendevano impazienti l’arrivo di Alai, c’era chi l’avrebbe riabbracciata (seppur in versione minuscola) e chi l’avrebbe conosciuta. Ad un tratto tutta la Casa Magica si ammutolì ad un unico urlo.

Alai vide la luce e urlava, cercando di imitare un pianto, agitando le manine.

Perché tutti sorridono se io piango?

Alai aveva portato allegria.
 

Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 6
*** Settembre 2018 ***


 

 

 Desidero dedicare questo capitolo a Titta.
Questo è per ringraziarti e ‘sdebitarmi’ per tutte le volte che tu ne hai dedicato uno a me.
E perché segui e recensisci sempre le mie ‘schifezzuole’. Grazie! 

 

 Settembre 2018

 

Alai dormiva beatamente nel suo lettino. Era passato un mese dalla sua nascita e Jazmin si era trasferita nuovamente a casa sua dopo una settimana del parto. Da quel giorno il campanello continuava a suonare, i due avevano sempre la casa invasa dai bambini che accompagnavano i genitori durante le visite. Cosi Jazmin e Tacho dovevano abituarsi alla nuova realtà che li circondava, naturalmente entrambi sapevano che prima o poi le continue visite sarebbero finite.
Jazmin quel pomeriggio approfittando della situazione iniziò a riordinare casa, cercando do fare meno rumore possibile. Sistemando i regali che amici e conoscenti avevano portato alla piccola, la donna trovo una foto. L'aveva portata qualche giorno prima Cielo, diceva che le foto possono far ritornare a quel preciso momento. L'immagine era stata scattata subito dopo la nascita di Alai (Jazmin era venuta in un modo alquanto pietoso) lei la adorava per l'espressione di Tacho. Era stato felice in quel modo solo il giorno del loro matrimonio e quando gli aveva confessato di essere incinta. E poi era istintivo ma adorava tutto quello che riguardava suo marito e sua figlia. Sorridendo prese la foto e la inserì in una delle cornici che le aveva portato qualcuno. Non riusciva a ricordarsi chi. Sistemata la foto la posò sulla mensola della stanza di Alai, e poi si allontanò un secondo per vedere come stava. Si ritrovò all'improvviso a rivivere quel momento.

Jazmin strinse finalmente, e di nuovo, Alai fra le braccia e Tacho le stringeva sorridendo radioso. La porta si aprì e Jazmin ebbe l'impressione che il cuore le si fosse fermato, Tacho se ne accorse e le strinse forte la mano. Justina entrò allegramente nella stanza e urlò felice < fatemi vedere questa stella! > . Il cuore di Jazmin prese nuovamente a battere e Tacho allentò la presa. Nella stanza si riversò tutta la Casa Magica e i piccoli presero a contemplare la piccola, < oh quanto e carina. Jazmin non farla abituare ad usare il ciuccio! > urlò Mar.
< Ti raccomando Tacho non farla uscire troppo. La mangeranno da quando e dolce! > urlò fra il frastuono Luca.
< Oh ma non dire stupidaggini. E’ piccola! > ribatté Monito. Non si capiva se avesse risposto a Luca o a qualcun'altro.
< Mamma voglio prenderla in braccio > chiese Hope. < Si si si in braccio! > urlò Paz appoggiando la sorella.
Nicolas si era mantenuto in disparte, abbracciava Cielo e li osservava tutti quanti. Si era sempre comportato cosi per le nascite degli altri nipotini. Dopo mezz'ora di frastuoni, urla, baci e risate Cielo si fece avanti < su, è arrivata l'ora del riposo. Sia per la bimba che per la mamma > fece per prenderla e tutti protestarono tranne Jazmin che rafforzò la presa. < Su Jazmin, adesso le metto il vestito e poi aspettiamo che venga il dottore > spiegò la donna. Tutti nella stanza la guardavano curiosi, e Jazmin cercò lo sguardo di Tacho dopodiché lasciò che le portassero via Alai. I bambini cominciarono ad urlare e i loro genitori andarono loro dietro. I due rimasero soli e Tacho non si mosse di una sola virgola, anzi, continuò a stringerle la mano in silenzio. Perché loro si capivano anche cosi, si erano sempre capiti cosi.


Qualcosa simile ad un pianto la fece tornare alla realtà, Alai si era svegliata. Guardando l’orologio Jazmin si recò nella culla < tesoro ancora non è l’ora della pappa > annunciò. Si piegò verso la bambina e la prese. Alai aveva pochi capelli, in realtà erano tanti ma erano talmente biondi che non si vedevano, e gli occhietti azzurri. Iniziò a cullarla e la piccola smise piano piano di piangere < non vedi l’ora che arrivi papà che ti faccia le coccole?! > chiese Jazmin, parlando con la convinzione che la neonata potesse risponderle.

Jazmin passò quasi un ora ipnotizzata da quella piccola creatura, le parlò e le cantò anche la canzone che qualche mese prima le era tanto piaciuta da portarla a scalciare. Arrivò l’ora della pappa e Alai mangiò con foga, dopo il ruttino Jazmin le cambiò il pannolino e lei si addormentò di nuovo; stava per posarla delicatamente nella culla che il telefono squillò. Maledicendolo Jazmin coprì Alai e corse a rispondere.

< Pronto? > disse  premendo la cornetta verde.
< Gitana! > rispose allegramente Mar dall’altra parte del telefono < come sta mia nipote? > chiese continuando.
< Bene. E’ un amore mangia e dorme >
< Per fortuna, a me Bruno non faceva chiudere occhio. Ricordi? > chiese
< Eccome! A proposito che fa? > Jazmin adorava Bruno, sia perché era il bambino di Mar e Thiago due dei suoi migliori amici che per lei erano come fratelli, e sia perché era stato il primo nipote (togliendo Amado).
< Sta giocando con Valeria. Kika è qui da me! > rivelò la mora.
< Oh salutamela e dai un bacio ai due tesori! >
< Lo farò! Senti domani a pranzo da me? > domandò Mar
< Certamente. Io porto il dolce! Ci vediamo mora >
< Ti voglio bene Gitana! > poi entrambe interruppero la comunicazione. Almeno una volta al giorno le due dovevano sentirsi al telefono, anche dopo essersi viste. Ed era di rituale vedersi ogni tanto a pranzo dell’altra. Guardando nuovamente l’orologio Jazmin si rese conto che Tacho sarebbe rientrato a momenti e sorridendo si affrettò a preparare la cena.

Mise un CD a volume minimo e la canzone cantata dalla loro band iniziò.

 

Al ritmo di Baja el Telòn la piccola Alai sorrideva nel sonno.


Autrice ~ Saphira96

 

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Capitolo 7
*** Dicembre 2020 ***


Dicembre 2020


Era una calda giornata estiva e Tacho si affrettava a svolgere le ultime ore di lavoro prima di iniziare i giorni di ferie. < Ehy sono rimaste un altro paio di foto. Devi essere disinvolta Paz! > annuncio. Tacho lavorava insieme alla moglie e ai suoi amici-fratelli in una società di servizi fotografici. Ma si occupavano anche di realizzare video musicali, telefilm - aveva insistito Rama, iniziando a basarsi sulle storie che creava Valeria. E Kika l'aveva appoggiato - insomma, si occupavano di lanciare nuovi talenti. Quel giorno si stavano occupando del servizio fotografico per la nuova linea di moda creata da Melody in collaborazione con Tefi, e avevano deciso di prendere Paz - che somigliava sempre di più a Cielo, la madre - e Hope come protagoniste della campagna giovanile. < Hope sii più rilassata! > urlò Mar che si occupava insieme a Jazmin e Melody del trucco delle modelle. Tacho sorrise alla vista di sua moglie insieme al gruppo di amiche sorridenti, era una fortuna lavorare con lei. Così la pensavano tutti i ragazzi. < Tefi, sarebbe bello se scattassi queste foto! > richiamo ironicamente Tacho la ragazza che era intenta a indirizzare le luci. Tefi rise e prese a scattare mentre le due sorelle si muovevano in pose diverse. < Ci siamo riusciti Nacho ha appena finito di montare le scene e...le ultime foto e siamo in ferie ragazzi! > annunciò entrando Rama. Gli impiegati esultarono e motivati da quella notizia passarono in allegria gli ultimi momenti di lavoro. Era dicembre e i ragazzi avevano sognato quelle vacanze da tempo. Finalmente Tacho avrebbe passato del tempo da solo con la moglie e la piccola Alai che ormai aveva compiuto due anni. Ricordava come fosse il giorno prima la volta in cui parlò, disse 'mamma' aveva appena 10 mesi e successivamente chiamò anche lui.

Quel giorno era rientrato stanco dal lavoro, avevano avuto una dura giornata di riprese. Jazmin era tornata un po’ prima, aveva preso Alai dalla Casa Magica - dove stava per tutto il giorno insieme gli altri bambini - e stava preparando la cena. Tacho aveva abbracciato e coccolato Alai e tentava inutilmente di mettere la parola papa in ogni frase che le rivolgeva. Quando Jazmin li chiamo ridendo a tavola, Tacho andò a lavarsi le mani. Ma per un gioco del destino scelse di andare nel bagno che condividevano lui e Jazmin, e dal quale vi si accedeva dalla loro camera da letto; Tacho lo utilizzava solo alla mattina e alla sera, ma durante il giorno utilizzava quello normale. L'uomo entrando nella stanza che condivideva, appunto, con la moglie si accorse che la chitarra era a terra, e che non si trovava nel solito piedistallo. Furioso la raccolse e con quella in mano si reco in cucina, < amore ho detto che era pronto, magari suonerai qualcosa dopo cena > disse Jazmin vedendolo arrivare.
< No, non ho intenzione di suonare .. o almeno non stasera > annunciò < Hai toccato tu la mia chitarra? > chiese aggiungendo.
< No, per quanto possa impegnarmi sai che non so suonarla > rispose perplessa la donna.
< Mi spieghi allora cosa ci faceva a terra? > domando l'uomo sempre più irritato.
< Non lo so, prima Alai era li dentro ma poi l'ho chiamata ed e venuta subito > confessò
Tacho portò lo sguardo verso la figlia che sorrideva ingenuamente, e poi lo riportò verso la chitarra. < Alai ha toccato la mia chitarra?! > domando più a se stesso che alla moglie. < A quanto pare... > ironizzò la donna.
Tacho la guardò severamente e alzando il tono della voce disse: < Alai ha toccato la mia chitarra e tu ridi? > . Jazmin si alzò dalla tavola e rispose urlando quanto il marito: < e cosa devo fare piangere? Tacho e solo una chitarra. Solo una stupida chitarra! Te la stai prendendo con tua figlia di soli dieci mesi > poi si sedette nuovamente al tavolo e sorrise alla figlia spaventata dal tono di voce troppo alto.
< Ah beh si giustifichiamola, e piccola! E viziata Jazmin > poi poggiò con cura la chitarra al tavolo e si sedette. Per tutta la durata della cena non parlarono, era da quando erano sposati che non avevano una discussione a quei livelli. Alla fine della cena ognuno mise nella lavastoviglie i piatti utilizzati e Tacho si offrì di portare quelli di Alai. La bambina continuava a guardarli innocentemente e quando Jazmin o Tacho le rivolgevano uno sguardo lei sorrideva, ma non riceveva lo stesso entusiasmo di sempre. Tacho sapeva che avrebbe dovuto rompere lui il silenzio, perché Jazmin era talmente orgogliosa che sarebbe stata capace di non parlargli a vita. Cosi cercava invano le parole per iniziare a scusarsi, era stato uno stupido ma teneva molto alla sua chitarra. < Tieni d'occhio Alai mentre io mi vado a fare una doccia > disse freddamente Jazmin, per la prima aveva rotto il silenzio dopo una discussione. < Amore scusa, non volevo e solo che tu lo sai quando... > disse Tacho approfittando della situazione.
< ...quando tieni alla tua chitarra > continuò Jazmin interrompendolo, < lo so, e pensavo che forse hai un po’ ragione.. > confesso ad un tratto, < Alai e un po’ viziata. > ammise.
Tacho sorrise e andò a prendere Alai che giocava sul tappetto, la alzò e disse < già e viziata, e la mia principessa dopotutto! > poi andò verso la moglie e la baciò < voglio che lei abbia quello che noi non abbiamo avuto! > ammise. Una lacrima rigò il suo viso e Jazmin fece altrettanto.
Alai li osservò e sussurro < papà > .


< Papà? > stava dicendo Paz al telefono poi si allontano con la sorella al seguito. Era una grande emozione sentirsi chiamare papà, ogni volta che sua figlia lo chiamava.

Due ore dopo Tacho era a casa sua e aiutava Jazmin a preparare le valigie per il mare, il giorno dopo sarebbero andati in vacanza. Avevano preso un appartamento grande, tanto grande, da ospitare tutti gli altri compreso Nico, Cielo, Malvina e Justina. Erano mesi che aspettavano quei giorni ‘rilassanti’.
< Amore hai trovato il mio costume, quello verde? > urlò Tacho dallo sgabuzzino. < Si e in valigia! Piuttosto controlla se ti piacciono quelli che ti ho comprato ieri > gridò di rimando.

< Ma come fai a fare tutte queste cose? Ieri sei stata tutto il giorno con me al lavoro > domandò ironicamente Tacho.
< Dimentichi che sono la moglie dell'Angelo Rosso > disse la donna affacciando la testa nella stanza. Tacho le si avvicino e le diede un bacio, < mamma. Papà! > li chiamò una voce angelica. Alai li fissava con un salvagente a mutandina messo per cappello. < Cosi nuoto a mare > disse semplicemente, i due genitori scoppiarono a ridere e poi pazientemente le spiegarono come si utilizza un salvagente, lo aveva usato l'anno prima ed era troppo piccola per ricordarlo. Dopo aver appreso come si utilizzava insisté per tenerlo tutta la sera ed era talmente eccitata che non faceva altro che programmare cosa avrebbe il giorno dopo in spiaggia con gli altri bambini. Dopo essersi stancata di progettare si addormentò, e Tacho e Jazmin ne approfittarono per passare un po’ di tempo insieme.

Per i prossimi giorni non ne avrebbero avuto l'occasione.


Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 8
*** Aprile 2024 ***


Aprile 2024

 

Non cambiare mai. Così la madre di Jazmin chiudeva ogni ballo. Jazmin amava ballare con la madre, era lei che le aveva trasmesso la gioia di vivere. Jazmin aveva imparato a sorridere alla vita ballando; lei ballava e lasciava - per un po’ - che il dolore le scivolasse via. Suo padre era morto ma lei ballava. Sua madre era morta ma lei ballava. Era rimasta orfana ma lei ballava. Coselo la sfruttava, ma lei danzava. Quando era piccola e i suoi genitori erano ancora in vita, lei aveva scritto la sua canzone 'Reina Gitana' si intitolava. Da quel giorno ballava e cantava allo stesso tempo. Si sentiva libera, per qualche minuto lei credeva di poter volare. Jazmin adorava quando sua madre le ricordava quella frase, si limitava a sorridere e ad urlare 'ancora mamma, ancora!'. Era già grande ed era già arrivata alla Fondazione che capì il suo significato, Cielo l'aveva aiutato ad intuirlo. Lei le aveva imparato che quando era triste o soffriva ma anche se era felice la miglior medicina era ballare e cantare. Anche se si e stonati come una campana o non si ha coordinazione nel ballo andava fatto, proprio come faceva la madre di Jazmin. Si, perché se Jazmin era triste sua madre la trascinava in un ballo Gitano o se era felice era lei a chiederle di ballare.
< Mamma oggi abbiamo danzato con zia Luz > raccontò Alai. Erano appena rientrati, Tacho l'aveva presa dalla Casa Magica e avevano fatto una passeggiata insieme. < Ti sei divertita? > chiese Jazmin cercando di sorridere alla figlia. La verità è che la sua affermazione le aveva fatto notare che non aveva mai ballato con sua figlia, le ricordava sua mamma. < Si, tanto. Poi c'erano anche zia Mar, zia Kika e ... >
< Tesoro fai prima a dire le zie! > la prese in giro Tacho che era intento ad accordare la chitarra. La bambina lo guardò stizzendolo e continuò < insomma, abbiamo ballato tutte insieme. Gli altri mi hanno detto che le loro mamme lo fanno spesso, anche con Bruno, Manuel e Felipe > .
Jazmin assunse un colorito bianco e disse evasiva < carino. Ma tu hai detto loro che io, tu e papa cantiamo? > allontanandosi da Alai e andando accanto al marito che smise la sua occupazione per accogliere la moglie. < Si, ma anche loro lo fanno. Mamma perché quando siamo insieme a loro balli e noi sole non possiamo? > chiese.
Jazmin si sentì in trappola, e inghiottendo le lacrime disse < non mi piace molto ballare! > .
< Ma come è possibile. Ballare è bellissimo, su mamma balliamo! > Alai si recò supplichevole verso la madre e le porse la sua manina. < Alai non è il momento. Andiamo a cenare che si fredda! > rispose freddamente.
La bambina la guardò con sfida e esclamo < non ho fame! > poi si voltò e andò in camera sua. Jazmin scoppiò in lacrime.
< Amore tu hai già danzato con Alai! > fece notare Tacho consolandola.
< Era piccola. Non ricorda che è stato uno dei momenti più belli ma allo stesso tempo sofferente della mia vita! > si asciugò le lacrime e si accoccolò al marito. Tacho la coccolò senza dire nulla, poi Jazmin si alzò e andò verso la camera di Alai. Ormai aveva sei anni e somigliava sempre di più alla Alai che aveva conosciuto: era bellissima. Bussò ma Alai non rispose, allora aprì la porta. La bambina era seduta sul letto con il visino rigato di lacrime e un espressione delusa sul volto. < Credi che non so ballare, vero? > chiese asciugandosi le lacrime con una mano, Jazmin le si avvicino e le alzo il viso in modo da poterla osservare, < ma scherzi? Sei figlia di una Gitana, e tutti i Gitani sanno ballare e nel sangue! > disse scherzando e finalmente vide il piccolo viso rallegrato da un sorriso.
< Sai, non è vero che non mi piace danzare. Io ho sempre adorato farlo! > rivelò.
< E allora perché non vuoi danzare? > domandò.
Jazmin valuto le possibilità: le avrebbe potuto dire la verità o l'avrebbe lasciata a quando sarebbe stata più grande. Si alzò e le porse la mano.
< Ti va imparare un ballo Gitano? > chiese sorridendo.
In quel momento si sentì nei panni di sua madre.
Alai sorrise e accettò, Jazmin iniziò a cantare e a ballare. Ad un tratto si sentì felice. E si diede della stupida per non averlo fatto prima, per non aver rallegrato il cuore di sua figlia.

Tacho le spiava silenzioso.

< Benissimo tesoro, sei bravissima sai? > disse continuando a ballare. Alai era radiosa, stava finalmente ballando con sua mamma.
Alla fine del ballo Jazmin si abbassò in modo da guardarla negli occhi e senza pensarci le disse < non cambiare mai! > Alai annuì e la abbracciò. Poggiò la schiena nel letto e fece accoccolare Alai, prendendo a lisciarle i capelli prese a cantarle e piano piano la bimba si arrese al sonno. E Tacho, che le aveva osservate tutto il tempo, prese Alai tra le braccia e la mise nel lettino; ma la bambina parlò < mamma domani danziamo ancora? > domandò schiudendo un poco gli occhi.
< Certo, ho ancora tanto da insegnarti! Adesso dormi > le rimboccò le coperte e le diede il bacio della buonanotte.
Guardandola orgogliosamente Jazmin e Tacho spensero la luce e la lasciarono ai suoi sogni.

Si, perché Alai sognava una signora che somigliava tanto alla sua mamma e che dopo aver ballato insieme ad essa le sussurrava la frase che le aveva dedicato la madre poco prima.

 

Alai non era mai stata cosi felice.
 

Angolo Saphira96 ~ La frase 'Non cambiare mai' è il titolo di una canzone della meravigliosa cantante Annalisa Scarrone. La stavo ascoltando e automaticamente ho scritto questo capitolo, che non mi piace molto!

Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 9
*** Gennaio 2028 ***


Gennaio 2028


< Alai sei ancora in pigiama? > domandò Tacho alla figlia. Era domenica e come al solito la famiglia si stava recando alla Casa Magica per i grandi e caotici pranzi che loro amavano tanto. < Su, nonno ci aspetta! > continuò Tacho guardando la figlia stranito, perché' quella non aveva intenzione di muoversi. < Pronto sto parlando con Alai Morales? > scherzò Tacho, ma Alai non alludeva al muoversi.
< Io non voglio andare dai nonni! > rivelò ad un tratto Alai e prese a guardare intensamente negli occhi il padre, quello non poté' resistere a lungo allo sguardo della figlia e si limitò a minacciarla.
< Io chiamo la mamma! >
< Chiamala, non mi importa > sfidò la bambina.
< Non rispondere cosi a tuo padre. E cosa succede qui? > domandò Jazmin entrando nella stanza e rompendo la tensione che si era istaurata tra padre e figlia. < Non vuole venire, parlaci tu con tua figlia > disse Tacho uscendo dalla stanza, < perché' in queste situazioni diventa solo mia figlia? > domandò urlando Jazmin pungolandolo, Tacho rispose dall'altra stanza con un ghigno. Jazmin sorrise divertita e si sedette sul tappeto incrociando le gambe e agitò la mano segnando alla figlia di imitarla. Ma quella non lo fece, e continuo' ad utilizzare la tattica che poco prima aveva funzionato con il padre. Ma evidentemente Alai non sapeva di aver preso il temperamento dalla madre, e che quindi non avrebbe funzionato con essa. Jazmin, infatti, mantenne lo sguardo in modo ostinato incrociato con quello della bambina, finche' Alai non si arrese e raggiunse la madre a testa bassa. Jazmin rise e Tacho dall'altra stanza urlò < ha fallito con la sua tattica, eh?! Tesoro tu e tua madre siete uguali, tienilo a mente per il futuro! > i due coniugi risero e Alai piegò le sue labbra in un sorriso ma si guardò bene dal non farsi notare dalla madre per non soddisfarli. < Tu sta zitto! > urlò la bambina rivolta al padre. Jazmin allora si indurì e si alzò dirigendosi alla porta, poi dandole le spalle annunciò  < ti ho appena detto di non rispondere a tuo padre in quel modo. Niente storie vestiti e andiamo alla Casa Magica! > poi uscì e raggiunse il marito. Nel frattempo però sentì la figlia lamentarsi < certo che sei strana, dovresti punirmi e non premiarmi. Dai nonni gioco con gli altri! > Jazmin allora tornò dalla figlia e le apparve davanti. < Non provare a fare la furba con me, tu non vuoi andarci alla Casa Magica. Non so per quale assurda ragione, ma non vuoi andarci. Non riuscirai a prendermi in giro > la richiamò, e poi aggiunse < tra cinque minuti, bada bene, dico cinque. Ti voglio pronta, altrimenti verrai in pigiama > poi andò via. Alai stava per dire 'tanto non lo fai' ma sua madre la precedette urlando < e sai che lo faccio sul serio! > accettando la sconfitta Alai si alzò e si affrettò a prepararsi. Alai aveva ormai dieci anni e sapeva benissimo, per esperienza, che la madre lo avrebbe fatto sul serio perché' era già successo.

Aveva otto anni, non voleva andare a scuola perché' era arrivata una nuova maestra molto severa. Allora iniziò a fare i capricci per non mettersi le scarpe perché' - pensava - che così la madre l'avrebbe lasciata a casa. Ma dopo averle dato cinque minuti di tempo, Jazmin disse semplicemente che sarebbe potuta andare con le pantofole. Prese lo zaino e la fece salire in macchina, Alai non parlò perché' pensava che almeno a scuola non l'avrebbe fatta andare con le pantofole. Invece si fermò e le annunciò che poteva scendere dalla macchina perché' erano arrivate a scuola. Allora Alai scoppiò in lacrime e confessò alla madre ciò che la opprimeva, dopo averla consolata uscì da sotto il sedile un sacchetto con le scarpe.

Rassegnata Alai si sistemò il fermaglio tra i capelli - non voleva dare alla madre la soddisfazione di chiederle una treccia - e si recò in macchina, dove i suoi genitori la stavano aspettando. Essi presero a parlare tra di loro ignorandola completamente.
< Amore è arrivata la bolletta della luce! > annunciò Jazmin.
< Tanto per cambiare! > rispose l'uomo, il quale essendo alla guida stava attento alla strada.
< Prima o poi doveva arrivare, sai? >
< Lo so! Stasera in tv danno Harry Potter e la Pietra Filosofale > ricordò.
< Pop-corn, divano, coperta e coccole? > chiese la donna e ricevette un sorriso affermativo dal marito.
Fu allora che Alai provò a parlare: < Harry Potter posso guardarlo con voi? >
< No, finisce tardi e tu domani hai la scuola! > poi riconciarono ad ignorarla.
Arrivati alla Casa Magica durante i saluti, Rama salutò Alai ma Tacho lo interruppe < Alai saluta tutti e poi vatti a sedere! > Jazmin lo guardò stupita; il marito non aveva mai preso una posizione dura di fronte la figlia. Era l'unica figlia e per giunta femmina, si sa che i papà hanno un 'debole' per loro. Ma era anche vero che fino a quel giorno Alai non aveva mancato di rispetto in quel modo al padre, così Alai salutò e si sedette accanto la madre. Quando si stancò di guardare gli altri giocare, poggiò la testa sulla spalla di sua madre ma quella si scostò per andare a dare una mano in cucina. Così Alai ignorata da tutti si recò nell'Attico, e solo durante l'ora del pranzo Tacho la andò a cercare. In realtà aveva passato le ultime ore cercando di controllare l'impulso di andare da lei, e si chiedeva minuto dopo minuto come faceva sua moglie a contenersi in quel modo.
< Avete finito di esiliarmi? > domandò.
< Sei stata tu ad esiliarti! > rispose semplicemente.
< Io non... >
< ... No, infatti, non hai fatto nulla perché' la scenata di stamattina non era nulla. Vero? > scoppiò Tacho interrompendola.
< Come fai a sapere cosa stavo per dire? > chiese stupita.
< Accidenti sei mia figlia! >
< Quando vorrei non esserlo! > poi si portò la mano alla bocca. Tacho la guardò deluso, gli occhi azzurri si fecero umidi e disse < il pranzo è pronto. Stiamo aspettando solo te! > e andò via. Solo allora capì cosa portava la moglie ad essere tranquilla in quelle situazioni. Si sedette al tavolo accanto la moglie e Valeria alla vista di Alai esclamò < ti ho occupato il posto > ma la bambina rispose < grazie, ma vorrei sedermi accanto a papà > . In effetti accanto a Tacho c'era un posto libero ma egli rifiutò dicendo < vai pure a sederti accanto a Valeria > le ordinò e Alai rammaricata obbedì. Non si era sentita mai male in quel modo, aveva sbagliato e non sapeva come rimediare. Per tutto il pranzo la bambina guardò i suoi genitori, li voleva bene. Sentiva che l'esilio sarebbe stata cosa da poco per quello che aveva detto a suo padre. Tacho si preoccupò di non dare a vedere la sua delusione e anche quando Lleca - non erano mai riusciti veramente a chiamarlo Leon - chiese ad Alai < tesoro non mangi? > il padre la salvò e rispose per lei < devono essere stati i cioccolati che ha mangiato stamattina. Ti ho detto di non esagerare, ti saresti fatta del male > poi tornò a nascondere il suo dolore dietro un sorriso. < Beh ma allora preferisci pasta in bianco? > le propose Tina, lei rispose < no, grazie. Passerà ... spero > . Solo mentre gli altri stavano mangiando il dolce, a Martina cadde una posata e allora Alai si offrì di prenderla. Entrata sotto il tavolo rimase colpita quando notò che i suoi genitori si stavano tenendo la mano sotto il tavolo, e suo padre teneva nella mano con la quale stringeva la moglie un elastico per capelli. Non lo aveva mai tolto dal polso, per quello che lei ricordava. Sapeva solo che le era sempre piaciuto, era bizzarro e rientrava nei suoi gusti; da piccola credeva addirittura che lo avesse scelto lei. Ma ciò, sapeva, che era praticamente impossibile. Riemersa da sotto il tavolo con la posata si alzò e la mise nel lavabo poi si rivolse al padre. < Papà possiamo andare a casa? Non mi sento bene > .
Tacho la guardò a lungo e rispose < aiutiamo a sparecchiare e andiamo via. Vai a sdraiarti se stai così male > le suggerì. Amareggiata Alai annuì, come faceva suo padre a non far notare il suo dispiacere non lo sapeva, lei non ci riusciva. Mezz'ora più tardi Alai sentì la voce dei suoi genitori, si dirigevano in giardino e probabilmente non sapevano che la loro figlia era lì.
< Tacho, cosa succede? >chiese Jazmin andando dietro il marito e raggiungendolo.
< Nulla >
< Amore c'ero anch'io stamattina a casa. So che deve essere successo qualcosa tra voi due prima di pranzo >
< E tu come ... > domandò l'uomo perplesso.
< Si vede dalle vostre facce, dai vostro scambi di battuta ... e, prima quando mi hai stretto la mano l'ho sentito che qualcosa non andava > Jazmin conosceva Tacho come nessun altro al mondo, così Tacho si sedette e le raccontò tutto. Il volto di Alai venne invaso dalle lacrime solo quando suo padre alla fine disse < dove abbiamo sbagliato? > .
Allora la bambina uscì allo scoperto.
< Voi nulla. Sono io che sono sbagliata > i suoi genitori presero a guardarla e lei facendo un gran respiro continuò < io sono sbagliata. La verità è che in classe mi prendono in giro perché' dicono che ho una famiglia strana > rivelò. Le lacrime continuavano a scorrere.
< Sono due anni che lo fanno. Dicono che non può essere che abbia tutti questi zii e cugini e poi i nonni sono troppo giovani. Ho provato a spiegare loro come stanno le cose, ma continuano a farlo > si avvicinò al padre e provò a prendergli la mano, lui non si tirò indietro.
< Dicono che sono troppo infantile, perché' credo nei miei sogni e quando ho un problema canticchio. Mi aspettavano all'uscita. Mi tenevano d'occhio quando ero con gli altri. Alla fine sono arrivata al punto di immaginare una famiglia normale. > Jazmin che fino a quel momento l'aveva ascoltata impassibile la abbracciò e poi lo fece anche Tacho. < Perdonami papà. Perdonatemi, vi prego > . Allora Tacho e Jazmin le chiesero se voleva andare con loro in un posto e la portarono in un bosco, le chiesero se voleva sentire una storia. < Bada bene, è molto lunga > la avvertirono.

' Tutto iniziò in quel luogo che tu conosci con il nome di Casa Magica, prima veniva chiamato Fondazione Bedoya Aguero'.

L'indomani a scuola Alai entrò in classe salutando Valeria che andava avanti di qualche classe. Avevano lasciato gli altri 'cugini' nel corridoio precedente. < Ehy hai salutato i tuoi parenti come conigli? > la presero in giro.

' Il libro dai sette lucchetti ci aveva portati nel futuro. Ma eravamo insieme e questo era l'importante'.

< Si, volevi salutarli anche tu?! > rispose ironicamente la bionda, i suoi compagni la guardarono stupiti e quando entrò la maestra presero ognuno il proprio posto. Pochi minuti dopo presero a sussurrarle qualcosa a turno < vivete come barboni in quella casa? > .

'Qualcuno ci aveva separati e cancellato ad alcuni la memoria. Sapevamo di essere deboli, ma dovevamo andare avanti'

< Si, volete fare una nuotatina tra i rifiuti che la invadono? > i suoi compagni si zittirono e lei sorrise compiaciuta.

'Una ragazza bellissima di nome Alai viveva con una signora. Colei che ci aveva divisi. Poi però, quando eravamo finalmente uniti, venimmo a scoprire che quella graziosa e dolce ragazza era nostra figlia.'

All'intervallo i ragazzi si riunirono tutti in cortile e presero a ridere e a scherzare. I compagni di Alai la guardavano con occhi invidiosi, solo allora se ne rese veramente conto.

'Prima di ricongiungersi ai suoi veri genitori nella sua epoca, Alai diede un dono ai suoi genitori del passato.'

< Non avvicinatevi a noi, potreste lasciarci i pidocchi > esclamò una bambina. Alai strinse tra le mani un elastico, che adesso sapeva era appartenuto a lei, e si fece avanti. < Ragazzi all'attacco > . Presero a correre per il cortile finche' una sua compagna si arrese e annunciò la sconfitta, Alai le sorrise e allungò la mano verso di lei; quella la strinse di conseguenza e tornarono a correre insieme.

' Il muro venne abbattuto e i ragazzi ritrovarono le sette chiavi per tornare nella loro epoca. Lo avevano cambiato, l'unione fa la forza '.

< Mamma. Papà! > urlò Alai ai genitori che la attendevano quel giorno all'uscita della scuola. Entrambi aprirono le braccia e la accolsero in un caloroso abbraccio. < Vi Voglio Bene. Ma se mi lasciate mi fareste un piacere. Sto crescendo! > esclamò.

' Saremmo stati sempre uniti nel profondo dell'anima. Eravamo cresciuti. '

< Vai prima nel futuro, e poi puoi dirlo > scherzò Jazmin.
< Avete ragione > si mise al centro e allungò una mano verso la madre e una verso il padre < mano! > .
Sorridendo andarono verso la loro casa, quel giorno avevano deciso di non prendere l'auto. Mentre Alai camminava sorridendo radiosa tra i suoi genitori, come quando era piccola, essi la guardarono e si dissero che si, Alai aveva ragione:

Stava crescendo, e lo stava facendo nel migliore dei modi.
 

Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 10
*** Ottobre 2032 ***


Ottobre 2032


Tesa. E' così che si sentiva Alai. Si trovava nel bagno della Casa Magica intenta a guardarsi allo specchio, le sue mani erano sudate e si torturavano a vicenda. Alai guardava il suo riflesso e più lo faceva e più il suo labbro veniva mangiucchiato tra i denti. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle arrivando fino al fondoschiena, e i suoi occhi brillavano grazie alla luce. Erano azzurri, come quelli del padre, ma per la brillantezza richiamavano quelli della madre. Era decisamente cresciuta di statura, d'altronde aveva appena compiuto quattordici anni; secondo la storia che quattro anni prima le avevano raccontato i suoi amati genitori, era proprio quell'Alai che loro avevano già incontrato. Le faceva ancora strano pensarlo, e si guardava bene dal non raccontarlo in giro altrimenti - oltre a prenderla per pazza - avrebbe svelato dei segreti; che nessuno oltre alla sua grande famiglia deve conoscerli. Sorridendo Alai ricordò quando qualche tempo prima aveva chiesto ai suoi genitori una cosa, che se detta di punto in bianco, può portare a buffi fraintendimenti.

Era domenica pomeriggio e dopo il grande pranzo familiare, Jazmin e Tacho avevano deciso di passare il pomeriggio a casa per rilassarsi. Così Alai rifiutò l'offerta di Luca, secondo il quale l'avrebbe accompagnata lui e decise di seguire i suoi genitori. Arrivata a casa si ritirò nella sua cameretta e iniziò ad anticiparsi qualche compito. Quando tutta ad un tratto la foto che teneva appesa sulla parete la distolse, ritraeva la sua famiglia davanti il portale. Alai era molto piccola, come anche gli altri bambini, nella foto era presente Lucia la sorella di Nacho e la ragazza altalenante di Lleca. Ma lei sapeva qualcosa riguardo quel portale? Ci riflette' per qualche minuto, poi automaticamente si alzò e si recò dai suoi genitori. Tacho si trovava in bagno in bilico sulla scala per cambiare la lampadina, mentre Jazmin stava cambiando le lenzuola nel letto matrimoniale.
< Papà posso farti una domanda? > domandò. Tacho rispose con una specie di grugnito, così Alai proseguì. < Tu e la mamma mi avete detto che la storia del portale e di tutto il resto deve rimanere segreta. Ma se e quando troverò il ragazzo giusto e mi sposerò, a lui potrò dirlo? > udendo quelle parole Tacho esclamò parole incomprensibili, dall'agitazione mise il piede male sul gradino, la scala oscillò e lui scivolò a terra; proprio davanti gli occhi impauriti dalla figlia. Jazmin preoccupata dal trambusto accorse velocemente, e Tacho se la cavò - fortunatamente - solo con un bernoccolo e un livido sulla gamba. Jazmin sentita la motivazione che aveva spinto il marito a volare - letteralmente - chiese spiegazioni alla figlia e quella le spiegò tutto. Alla fine ricevette una sola risposta: < se sarai sicura che è quello giusto allora potrai raccontargli tutto > e poi le venne rivelato che Lucia non sapeva nulla al riguardo. Tornata in camera Alai tornò a guardare la foto e pensò che se Lleca non aveva detto nulla, dopo anni e anni di fidanzamento alla sua ragazza che era stato in un futuro in cui lei non c'era, allora non doveva amarla sul serio. Poi tornò ai suoi compiti e nel frattempo di tanto in tanto sorrideva ascoltando il padre lamentarsi per il bernoccolo. Divertita si chiese come avrebbe reagito quando un giorno gli avrebbe annunciato che sarebbe andata al suo primo appuntamento.


E quel giorno arrivò, non precisamente il giorno in cui lo avrebbe detto a suo padre, quello lo aveva superato. Ma, bensì, era arrivato il giorno dell'appuntamento. Un amico di Manuel, che si ritrovava spesso nella Casa Magica, l'aveva invitata ad uscire. Fin lì tutto perfetto, aveva sfoderato uno dei suoi sorrisi timidi e aveva accettato. Lui le piaceva davvero, e fino a quel momento aveva visto Martina, Paz, Hope e Valeria ad amoreggiare. Anche se a quest'ultima non erano mai veramente importati i ragazzi, lei voleva solo essere libera. Non voleva avere limiti sul vestirsi, e soprattutto non voleva dover avvisare nessuno sui suoi spostamenti; Valeria diceva che per quello c'era già suo padre. Alai la ammirava molto e nella sua fantasia l'aveva sempre associata ad una farfalla, intenta a librarsi leggera e ribelle nell'aria. Già, ribelle, perché' era talmente impulsiva e testarda che aveva fatto passare non pochi guai a suo padre, Rama esasperato stava sempre a lamentarsi sul fatto del nome; diceva: < secondo me è il nome che da' quel carattere > . Ma una volta Alai aveva sentito sua madre parlare con Mar sul fatto che suo zio Rama era in realtà orgoglioso, perché' gli faceva ricordare la ragazza che lui aveva amato tanto. E Alai si rese improvvisamente conto che l'amore sta dietro ogni cosa, o era solo perché' adesso che c'era dentro anche lei non poteva far altro che notarlo?

< Alai, ma cosa fai lì impalata. Tra mezz'ora arriva! > esclamò Valeria entrando nel bagno, seguita a ruota da Martina.
< Non voglio andarci > disse quasi supplicandole.
< Ma cosa dici, su quale vestito hai scelto? > domandò Martina facendosi avanti.
< Nessuno, io non voglio andarci! > ripete' l'innamorata.
< Ah no, ti sei presa un impegno e adesso lo rispetti! > sentenziò Valeria.
< Non ho nulla da mettermi! >
< Oh beh, andiamo bene! >
< Vale, non essere così dura. Alai è così dolce! > la rimproverò Martina.
< E' vero! Però per un futuro ricorda che lo zucchero è dolce, non le persone > rispose di rimando la ribelle.

Qualcuno bussò alla porta e senza attendere risposta, Jazmin entrò nel bagno.

< Tesoro, stai ancora così? > domandò.
< Parlaci tu, dice che non vuole andare all'appuntamento > poi uscì seguita da Martina che le stava proponendo un film da guardare insieme. Jazmin si avvicinò alla figlia che era rimasta tutto il tempo seduta con un solo accappatoio sopra e le posò accanto un sacchetto.
< Cosa è? > domandò cercando di apparire disinvolta.
< Pensavo che non avresti avuto nulla da mettere. Spero ti piacciano > disse guardando la figlia tirare fuori i vestiti. Un vestitino rosso, con un enorme fiocco bianco con puah rossi la attendeva, e abbinate c'erano un paio di ballerine bianche con la punta rossa lucida e un fiocco rosso anche quello. < Rosso è il colore dell'amore > rispose allo sguardo della figlia, quella le saltò addosso ringraziandola. Con sua madre accanto si fece coraggio e lo indossò, poi lasciò che questa le sistemasse i capelli e alla fine sua madre la osservò commossa.
< Mamma, ho paura! > confessò.
< Di cosa? > domandò la donna, anche se già sapeva la risposta. Tutti hanno avuto paura al primo appuntamento.
< Che non sia quello giusto, che mi faccia soffrire, che non mi piaccia veramente o che mi piaccia troppo ... > . Jazmin le si avvicinò piano piano e le prese le mani, afferrò il suo viso e lo sollevò; proprio come aveva già fatto anni prima. Poi dolcemente prese a rassicurarla: < Se non vai avanti non lo saprai mai se è quello giusto, e solo conoscendolo meglio potrai dire se ti piace o non ti piace. Anche se, per come mi hai parlato di lui mi pare che ti piace molto > Jazmin vide che le guance di sua figlia erano diventate rosse per l’imbarazzo, così lasciò la presa sul suo viso e lei iniziò a fissare a terra. < Per quanto riguarda il farti soffrire, beh quasi sicuramente lo farà; perché non esistono i principi azzurri che ti fanno vivere in pace e armonia. Esistono solo degli esseri umani, poi è l’amore a trasformarli in principi ai nostri occhi > Alai continuava a tenere lo sguardo basso. < Però tesoro, l’amore è una cosa meravigliosa. E vale la pena viverlo, gioire e anche soffrire per questo sentimento. Va a quell’appuntamento, divertiti, conoscilo e … se in un futuro l’amore ti farà soffrire io e papà saremo sempre dietro l’angolo > Jazmin era sicura di non essere stata brava con le parole, e ricordò con un velo di malinconia che quando aveva l’età della figlia era Cielo a darle quei consigli. Però, evidentemente si sottovalutava, perché Alai si alzò e dando uno sguardo all’orologio esclamò: < mancano ancora dieci minuti, mi trucchi leggera leggera? > Jazmin annuì e si mise subito all’opera, ma non prima di rivelare alla figlia l’antico detto < la donna si fa attendere! > .  Quando ebbe finito con il trucco Alai stava per uscire, quando Jazmin la chiamò e togliendosi una collana che portava al collo la diede alla figlia. Era una chiave, fin da piccola Alai l’aveva vista al collo delle zie; e solo dopo il racconto dei genitori si rese conto che quelle erano le chiavi che conducevano ad Eudamon.

< Mamma, sei sicura? > domandò perplessa.
< Si, è giusto che adesso la porti tu > poi le fece segno di raggiungere gli altri in salotto, in attesa del suo cavaliere. Alla sua vista Tacho la guardò e disse: < voglio scambiare due parole con questo ragazzo! > .
< No papà, avevi promesso che non facevi nulla del genere. Mamma non dici nulla? > si lamentò la ragazza.
< Sta tranquilla, papà non spiccicherà una parola quando questo ragazzo arriverà > rispose Jazmin. Soddisfatta Alai raggiunse Martina e Valeria che la attendevano sul divano, la riempirono di complimenti e di rassicurazioni.

Qualcuno fece un fischio di ammirazioni, e Alai si accorse che era Lleca. Indossava abiti eleganti, segno che stava per uscire. < Questa è la Alai che ricordavo! > ma subito dopo ricevette uno schiaffetto da Alelì, risero insieme e poi prendendosi per mano urlarono un ‘noi andiamo’ e uscirono. Ecco, finalmente Lleca aveva trovato quella giusta a cui raccontare il suo viaggio; aveva lasciato Lucia un anno e mezzo prima. E aveva finalmente notato la dolce Alelì. Ormai era una donna, ma la cotta che provava da bambina verso di lui e poi si era trasformata in amore non era mai cambiata. Ripensando però, al commento che aveva ricevuto da Lleca non poté far altro che provare imbarazzo: qualcuno le aveva detto che avevano avuto una ‘storia’.

Qualcuno bussò al campanello, le mani di Alai ritornarono a tormentarsi e Jazmin andò ad aprire, accolse l’ospite con un sorriso e lo fece accomodare. Alai era nervosa. Si alzò e salutò il suo cavaliere con un sorriso timido, e poi si accorse che come sempre l’amore cambia il modo di guardare le persone. Finché Alai non sapeva di questo interesse nei suoi confronti da parte del ragazzo, era se stessa con lui. Quando lui le chiese di uscire provava imbarazzo anche nel guardarlo. Nascondendo l’Alai timida, che era stata quel giorno prese ad essere se stessa; anche se si accorse non riusciva a guardarlo a lungo. Però è già qualcosa, si disse. Alai fece cenno verso la porta al ragazzo, speranzosa di poter andare via come avevano fatto Lleca e Alelì, ma il salone si invase dagli abitanti della Casa Magica. Nico iniziò a fare raccomandazioni al ragazzo, ecco perché sua madre le aveva assicurato che Tacho non avrebbe commenti perché sapeva che ci avrebbe pensato suo nonno. Malvina le fece i complimenti sul suo abito. Tina gridava qualcosa allegramente sul come era cresciuta in fretta. Hope la abbracciò, e questa venne seguita a ruota da Paz. Manuel salutò il suo amico e poi le diede una pacca sulla spalla. Felipe fece lo stesso. Luz stava per uscire con Cristobal ed entrambi le fecero gli auguri per l’uscita. Monito e Silvina fecero lo stesso. Valeria le si avvicinò e le sussurrò: < so che adesso lo vedi diversamente. Prova ad essere te stessa, gli piaci per questo! > e si allontanò, Alai si domandò come Valeria facesse a sapere cosa pensava ma sapeva che in realtà lei molto dolce e sensibile; solo che non voleva darlo a vedere. Quando Martina le augurò buona fortuna, girando lo sguardo la ragazza si rese conto che i suoi genitori e Cielo la osservavano da un angolo della stanza. Allora, senza pensarci si staccò dal gruppo e dal suo cavaliere e andò verso di loro. Tacho la guardò sorridendo e di fronte a quel sorriso Alai non poté far altro che abbracciarlo, e quello le sussurrò: < adesso hai la chiave, sei grande devo riconoscerlo! > , poi passò a salutare sua madre che anche solo stringendole la mano le diede molta sicurezza ed infine sua nonna Cielo. < Divertiti, e fanne buon uso! > disse alludendo alla chiave, la ringraziò e poi sgomitando tra i suoi parenti afferrò il ragazzo e uscirono.

Solo quando varcò il cancello della Casa Magica rivolse lo sguardo al grande orologio, e capì il significato delle parole del padre e di Cielo. Era diventata uno dei Guardiani dell’orologio, come lo erano stati i suoi genitori e i suoi zii fino ad allora.

Osservando la lancetta scoccare il minuto si domandò chi altri l’avrebbero accompagnata.

Passandole accanto, Bruno esclamò: ‘non c’è tempo’.
 

Angolo Saphira96 ~ Ci tenevo a precisare che 'lo zucchero è dolce, non le persone' è una mia battuta. Era per il copright! Ahah

Autrice ~ Saphira96

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Capitolo 11
*** Memoria ***


La memoria. Cos’è la storia senza memoria? Nulla.

Senza memoria non vi avrei potuto raccontare ciò che avete appreso su di me. E allora non avreste appreso la mia storia.  

La mia storia. Era importante conoscerla? No.

Ma ditemi, non sono dopotutto il frutto di una Resistenza?

Sono la dimostrazione che alla fine Resistere, ne vale la pena.

I miei genitori, la mia famiglia ha resistito contro tutto e tutti.

Il Destino li ha divisi, ma loro hanno lottato.

Hanno lottato ribellandosi.

Ribellandosi alla vita.

Ribellandosi al loro stesso Destino.

E lo hanno cambiato.

Sono stati loro ad avermi cresciuta insegnandomelo.

Ed io sono cresciuta insegnandolo a voi.

Il Mondo ha bisogno di Ribelli.

Altrimenti l’unica arma è la Resistenza, non tutti la sanno avere.

Bisogna svegliarsi e pensare ‘Oggi voglio’.

La decisione.

Il Mondo ha bisogno di persone decise.

Dovete pensare a tenere sempre il cuore felice.

L’allegria illumina la vita.

In un Mondo desolato, è necessario portare l’arcobaleno.

Quindi sorridi.

Sii te stesso.

Il Mondo ha bisogno di verità, e non di bugie.

La mia missione è compiuta, adesso sta a voi portarla avanti.

Voi siete.

Tutti voi.

Ognuno gli Angeli del Mondo.

Del Mondo in cui vivete, in cui amiate, in cui crescete e si, anche in cui morite.

Siete dei Quasi Angeli.

E solo quando compirete la vostra missione, diventerete Angeli a tutti gli effetti.

Il mio nome è Alai Morales. Sono figlia di Jazmin Romero e Juan Morales.

Adesso, sono solo Alai.

Un Angelo di Eudamon.

E da tale vi rivelo che anche se non possedete una chiave per avere accesso al portale.

Anche voi vivete per svolgere una missione.

E quando meno ve lo aspettate, troverete la vostra Eudamon.

Pace, Amore e Rock ‘n roll.


Resisti. Ama. Sorridi. Vivi.

Que Nos Volvamos a Ver
 

Angolo Saphira96 ~ Ohoh finalmente ecco la conclusione di questa raccolta. Mi sono messa nei panni di Alai - anche se mi sentivo più in quelli di Cielo - ma sono dettagli. Ho evidenziato in corsivo alcune parole, alcune sono i titoli delle canzoni degli Erreway, mentre altri dei TeenAngels. Non nego di aver preso spunto dallo stile di Cris Morena. Spero di aver concluso bene.
Come faccio di solito in tutti i finali, vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto e apprezzato la storia. Ma, soprattutto a ginnasta_98, LocuraVetrano e Allegra_ alle quali dedico questo capitolo. Grazie di cuore ragazze!

Autrice ~ Saphira96

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