Golden Slumbers

di I_me_mine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1958: This Bird Has Flown ***
Capitolo 2: *** Back to where I once belonged ***
Capitolo 3: *** Take a good look around you ***
Capitolo 4: *** So may I introduce to you.. ***
Capitolo 5: *** ...Julia ***
Capitolo 6: *** She's leaving home (bye bye) ***
Capitolo 7: *** Oh! darling, please believe me, I'll never do you no harm! ***
Capitolo 8: *** Heartbreak Hotel ***
Capitolo 9: *** she came in through the bathroom window ***



Capitolo 1
*** 1958: This Bird Has Flown ***



24 aprile 1958 ,Londra



~ELEANOR~


Era una tiepida mattina di primavera,una di quelle in cui il tuo risveglio è accompagnato dalla  carezza della brezza mattutina che delicatamente ti sfiora portando con sé un dolce profumo di ciclamino che invade la stanza e ti solletica le narici con la sua fragranza.

Era per questo semplice attimo che ogni notte lasciavo leggermente aperta la finestra della mia stanza.

In realtà i motivi erano molteplici: amavo osservare il cielo.

Quando comprai questo piccolo appartamento nella periferia di Londra la cosa che mi colpì  più di tutte fu questa stanza: era stata adibita all’origine a biblioteca e questo si poteva notare dagli scaffali anticati che ricoprivano totalmente ogni parete;l’odore era quello forte dell’umidità ,sintomo che doveva esser rimasta chiusa per molto tempo e su ogni libro la polvere aveva creato una coltre spessa .

Era buia.

Vista in queste condizioni nessuno mai la volle comprare e solo Dio sa quanto ho speso per ristrutturarla da cima a fondo,ma quando spalancai le finestre e sentii il vento fra i capelli,quel vento che per troppo tempo non aveva trovato via d’accesso,quello stesso vento che la mattina mi avvolge,capii che aveva qualcosa di speciale.

Diventò la mia camera da letto.

Dipinsi le paresti di un azzurro più intenso dell’oceano e  collocai il letto  in modo tale che,una volta stesa,avrei potuto scrutare le stelle attraverso i vetri d’inverno o perdermi nell’immenso blu delle fresche notti estive.

Osservare il cielo mi aiutava a pensare,era sempre stato così,fin da bambina.

                                                                             
                                                                                             

                                                              ♦



Mi spostai in cucina per fare colazione col mio solito tè .
Non amavo mangiare molto al mattino,ma il sapore di quella bevanda mi dava la carica giusta per iniziare la mia giornata.


Ma in quel giorno nemmeno una tazza di Earl Grey avrebbe potuto  infondermi la serenità sufficiente per affrontare quello che per me fu il momento più doloroso della mia intera esistenza.
 





Conobbi  Harry che ero poco più di una ragazzina e mi lasciai facilmente abbindolare da quello che a me sembrò essere amore.

Lui era un affascinante operaio di Liverpool,città in cui nacqui ,conosciuta allora ,se vogliamo,solo per la sua fama di città portuaria; ed era infatti solo questo quello a cui poteva ambire un uomo che non volesse tentare la fortuna altrove:lavorare in un cantiere navale e con questo impiego crescere i propri figli,che a loro volta avrebbero preso il posto del padre una volta adulti.

Ma io non cercavo un buon partito disposto a darmi tutto,cercavo solo serenità .
Così  ci sposammo appena possibile e dopo un anno nacque Juditte.

Eravamo le persone più felici del mondo,la nostra vita era tranquilla e con l’arrivo della piccola Jude tutto sembrava andare migliorando; era la principessa della casa,una bambina adorabile,dolce e bella come il sole.

Ma si sa bene,tutto è destinato a finire.
E così anche la farsa ,durata anni,di mio marito venne alla luce.

Un’altra donna ,l’ennesima a quanto scoprii,era entrata a far parte della sua vita da tempo,ma questa volta  la scaltra fanciulla era riuscita ad incastrarlo con un figlio.

Non gli diedi nemmeno il tempo di inventare qualche scusa: feci le valigie e partii con la piccola.

Definitivamente.

Jude aveva 3 anni.

Non avevo più saputo nulla di Harry per anni,finché un giorno,non molto tempo fa,mi giunse una lettera che mi annunciava la sua morte .

Il  vizio dell’alcool lo aveva consumato fino a distruggerlo.

Lasciò una discreta quantità di denaro alla figlia,convinto probabilmente che questo avrebbe compensato gli anni di assenza ,ma c’era di più: Marianne,la madre di Harry,nonna di Jude,mia suocera.

Era sempre stata una donna severa,non mostrava  il suo affetto per nessuno. Per nessuno tranne che per Jude.

La adorava e mi chiese di poter riallacciare i rapporti con la nipote. Soffrì molto quando lasciammo Liverpool.

Mai ho avuto un ottimo rapporto con lei ,né ho mai sperato che provasse anche per un singolo istante ad accettarmi ,ma quello che facesse stare bene me non aveva importanza,il mio mondo iniziava e finiva dove c’era mia figlia,l’unica cosa che mi rimanesse.


Così,In comune accordo con Jude,non con poco dolore,accettai.

 
 
                                                                                                                          


La valigia di Jude era sul letto,pronta.

Mi guardò con i suoi occhi cerulei bagnati da qualche lacrima che le rigò le guance rosa.

“starò bene mamma..mi mancherai..non immagini quanto”

Era la prima volta da quando l’avevo messa al mondo che mi separavo da lei.
La strinsi in un abbraccio forte prima di guardarla allontanarsi.

I dieci minuti più lunghi della mia vita.

Mia figlia si allontanava da me e andava incontro ad una nuova vita ,si allontana da me e dalla protezione che le avevo sempre dato,si allontanava da me e lasciava per sempre la bambina che era stata.
 Una nuova città che forse la cambiò per sempre,come anni prima aveva cambiato me: Liverpool  la attendeva.

                                                                    
                                                                                               

                                                         ♦

 


~JUDE~

La mattina in cui partii il tempo era piuttosto umido .

La notte prima aveva piovuto,ma era stata una di quelle piogge delicate e rinfrescanti;il terreno era bagnato e qualche gocciolina di rugiada si poteva notare posata sui fiori attorno a quella che fino a quel momento era stata casa mia.

Arrivai alla stazione prendendo un taxi,non avrei potuto sopportare la presenza di mia madre fino alla partenza del treno,lasciarla per me era più doloroso  di quanto volessi dare a vedere.

A dire il vero ero terrorizzata perché non sapevo quel che mi aspettasse laggiù .

Osservai ogni minimo particolare,come a voler fissare nella memoria quell’immagine, mentre l’auto attraversava una Londra ancora addormentata  le cui luci della notte erano state spente per lasciar spazio ai raggi imminenti del sole. Gli orologi segnavano le 6 e un quarto.
 
Salii sul treno che sarebbe partito di lì ad una mezz’ora ,diedi un ultimo sguardo fuori dal finestrino:c’era più gente in partenza di quanto credessi ,gente pendolare,gente che si allontanava per un tenero weekend in campagna,gente che lasciava per sempre la propria città e gente che,come me,doveva salutare i propri cari e partire alla volta di qualcosa che non sapeva nemmeno lei stessa come sarebbe stata.

Afferrai il ciondolo di mia madre e chiusi gli occhi immaginandola accanto a me.

Il treno partì ed io dormivo  già da un bel po’.





I_me_mine:  salve a tutti coloro che spero leggeranno! 
Volevo spendere un paio di parole riguardo la mia storia.
Allora,so che quello che avete (spero) appena letto possa sembrare confusionale,ma era necessario per spiegare quella che era stata la vita di Jude,l'effettiva proagonista,e quindi cambiare focalizzazione dalla madre a leiPer il momento non appare ancora nessuno,come avrete notato,dei nostri beniamini,ma tutto perchè siamo solo all'inizio!
Prometto emozioni più forti nei prossimi capitoli.
Mi scuso per eventuali errori e spero vivamente che apprezzerete e magari lascerete qualche recensione,che è sempre gradita.

un abbraccio ai lettori :)

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Capitolo 2
*** Back to where I once belonged ***


24 Aprile 1958,Liverpool




“Gradisce del tè signorina?”

Fui svegliata dalle parole di una donna che gentilmente mi fece presente che il vagone ristorante era aperto da un quarto d’ora.

Decisi di prendere solo un tè ai frutti rossi,Il mio stomaco era decisamente chiuso.

Sbirciai fuori dal finestrino e notai la costa:era leggermente nuvoloso e i raggi del sole filtravano attraverso le nubi creando un effetto strepitoso.
Poi la scorsi da lontano.
Eccola,Liverpool.

Arrivammo a destinazione dopo non molto.
 

Scesi da quel treno trasportando la mia pesante valigia piena di ricordi e tra il vapore,il fumo e gli intensi odori di quel luogo caotico attraversai  la stazione gremita di persone,le più disparate, nel tentativo di trovare un punto di riferimento.
Mi guardai attorno spaesata e per nulla emozionata e non posso nascondere che  la prima vista di quella città non mi entusiasmò affatto.

Una donna mi venne incontro visibilmente agitata.

Portava un tailleur verde bottiglia e un cappellino intonato poggiato sulla chioma bruna che aveva legato in una acconciatura sofisticata; era snella e dall’aria altera e le rughe ai lati degli occhi e della bocca dipinta di un rosa carne la rendevano quasi più affascinante. Stringeva tra le mani i guanti di pelle mostrando le unghie laccate di rosso e sfoggiando all’anulare sinistro entrambe le fedi.

“ Jud..Juditte?” disse con voce tremante.

“Si ..sono io “ sorrisi leggermente.

“Oh Jude,piccola mia” cercò di trattenere qualche lacrima che forzatamente spingeva per  riversarsi dai suoi occhi ,gli stessi miei occhi,poi fece per stringermi in un abbraccio ma tentennò e si limitò solo a posarmi la sua mano incerta sul viso e carezzarmi.

“Nonna” sospirai.

Mi faceva un effetto stranissimo pronunciare quella parola..l’ultima volta che lo avevo fatto probabilmente non la ricordavo nemmeno più.
Decisi così di essere coraggiosa e la strinsi a me quasi assaporando il suo profumo dolce.

Ne rimase molto sorpresa ma dopo un attimo di imbarazzo ricambiò. Avevo sognato questo momento così tante volte che quasi non mi sembrò reale perciò socchiudendo le palpebre cercai di godermelo a pieno.

“ E’ bello rivederti ..”  disse lei ancora una volta con tono insicuro.

Ero estremamente in difficoltà,volevo utilizzare parole adatte,ma la cosa che più odiavo della mia insicurezza era l’imbarazzante silenzio che talvolta cala e semina gelo,un gelo che io sperai di sciogliere col calore di una stretta  più forte; chiuse in quell’abbraccio non c’era molto da dire.

Due persone che si ritrovano dopo anni di lontananza ..non c’è parola alcuna per raccontare i sentimenti di 12 anni ,ma un semplice gesto si..può farlo,può racchiudere più amore di quanto si immagini.
 

                                                                 ♦


L’ennesimo taxi ci condusse ad una piccola casina in Upton Green ,quella che sarebbe stata la mia dimora per i prossimi mesi.

Durante il tragitto ,così come avevo fatto con Londra alla mia partenza,osservai dal finestrino la città che però,a differenza della precedente,non conoscevo affatto.

 “ Entra cara…entra pure,questa è casa tua”
 
Marianne mi aprì la porta e con gentilezza mi invitò ad entrare aprendosi in un meraviglioso sorriso. Chissà se quello di mio padre era bello  come il suo.

Potei costatare che a dispetto della povera facciata esteriore della casina,l’ambiente interno era piuttosto particolare. Appena entrati, tramite un piccolo atrio iniziale si accedeva , sulla destra,  direttamente all’ampio salone al centro del quale era situato un tavolo da pranzo,forse utilizzato solo in rare occasioni,contornato da mobili semplici e classici ma impreziositi da vecchi oggetti provenienti da ogni dove che Marianne collezionava e seminava per la casa.
Alzando lo sguardo un lampadario di cristallo perfettamente lucido e splendente.
Continuando per i corridoio si trovavano invece due porte: quella della cucina fornita di un ennesimo tavolo e quella del bagno.

Mentre Marianne corse in cucina a preparare quella  che mi aspettavo sarebbe stata la cena del secolo , decisi di sistemare le mie cose al piano superiore,dove erano situate le camere da letto.

Le vecchie scale in legno scricchiolavano ad ogni mio passo .

Spalancai la finestra e osservai tutto attorno. In fondo non era così male.

Ma mentre me ne stavo lì a contemplare l’ambiente circostante sentii un suono proveniente dalla casa affianco.
Sono sempre stata troppo curiosa e questo mio difetto mi spinse giù in giardino ad osservare e scoprire di cosa si trattasse.

Attraverso i vetri opachi scorsi un ragazzino,piuttosto magrolino,probabilmente più piccolo di me,intento ad armeggiare con un oggetto che mi affascinò così tanto da non farmi accorgere che avesse smesso di suonare ed ora mi fissava divertito.

Cercai di andarmene in preda alla vergogna per aver appena spiato i mie nuovi vicini ma lui corse fuori e mi fermò immediatamente.

Ehi tu..” Il suo tono non sembrava né seccato né tantomeno irritato. Mi voltai.

“ Ciao” disse prontamente ed io ricambiai il suo sorriso ancora imbarazzata per quanto avevo fatto.

“ Strano che Marianne abbia ospitato una studentessa..lei odia tutti i ragazzini” e allora grattandosi  il capo emise dalle labbra sottili una risatina.

“Io in realtà sono la nipote..sono venuta da Londra a stare con lei per qualche tempo”

“Oh,davvero?Non sapevo avesse nipoti..” sembrò sorpreso ma recuperò presto  il suo sorriso e si presentò “Piacere allora,io sono George..e questa,quella che ammiravi prima,è la mia chitarra” disse con un’aria decisamente soddisfatta.

Era un ragazzino pieno di sé ,sicuro ,parlava con un accento particolare e la sua voce nasale lo rendeva a  primo impatto un tipo simpatico.

Lo scrutai meglio e dovetti concordare con quello che poco prima avevo notato:sembrava così debole,minuto,pronto a spezzarsi da un momento all’altro.

“Perdonami..non era mia intenzione spiarti o annoiarti..ero solo ecco,affascinata da quello strumento,dal suono ...io comunque sono Jude ,piacere mio”

“Se ami lei diventeremo di sicuro amici allora” si aprì in un grosso sorriso “vuoi suonarla?”

“Oh io non penso sia il caso,nel senso,non sono capace e non potrei mai..”

“Ehi Ehi,tranquilla,anche io ho iniziato da zero..se ti va posso insegnarti..e poi immagino non conoscerai nessuno qui..ti farò da cicerone se ti va..Jude” sorrise speranzoso”

Ci pensai. Aveva ragione,non conoscevo nessuno qui e ..George,si,questo ragazzino che conoscevo da meno di 10 minuti mi aveva davvero colpito.

“Ok,ci sto”

Alle mie parole esibì un altro di quei sorrisi che mettevano in  risalto la sua dentatura e riportando la chitarra sulle spalle mi fece un occhiolino.

“Benissimo allora” esclamò ed io gli sorrisi trasportata dalla sua disarmante sicurezza.

“Ora devo andare..Marianne si chiederà che fine abbia fatto..è stato un vero piacere ,George”
“Piacere tutto mio ,Jude”  .

Lo osservai far ritorno in casa tentando di inciampare lungo il vialetto  e non potei trattenere una risata soffocata. Quell’incontro mi aveva messa di buon umore .

Saltellando me ne ritornai dentro per rinfrescarmi e cambiarmi.
 Dopo quel lungo viaggio mi serviva un minuto di pace da dedicare a me stessa.
                                                               

                                                                          ♦

 
 Scesi giù in salone dove,come previsto mi aspettava una cena abbondante che però non esitai a divorare dato lo stomaco ancora vuoto.

“Ho conosciuto il ragazzino che abita qui accanto” dissi rompendo l’imbarazzante silenzio.

“Oh,davvero? E quando?”

“Questa mattina..è un ragazzino simpatico”

“Si si,quando non strimpella quell’affare tutto il giorno”  la sua espressione sembrava contrariata così che per sdrammatizzare finsi una risata. Mamma mi aveva avvertito della sua avversione nei confronti di qualsivoglia rapporto umano.

“Mi piace,la chitarra intendo..la trovo affascinante..e poi George è un tipo a posto”

“Oh si,gli Harrison sono delle persone tranquille ,non mi hanno mai dato particolari problemi..hanno altri figli ..George ha 15 anni,come te”

“Oh,davvero? Chissà perché lo credevo più piccolo”

“ Si..in effetti  hai ragione..” rispose a stento.

Il suo tono era vago,lo sguardo assente,sentivo solo il rumore delle sue mascelle : il tipico atteggiamento di chi non sembra  interessato a continuare la discussione, quindi decisi di non insistere .

“Davvero ottima” esordii alludendo al piatto che avevo dinnanzi a me.

Con un sorriso delicato, che Marianne si limitò a ricambiare, concludemmo il discorso e finimmo di mangiare la nostra fetta dell’enorme torta  che aveva preparato quella stessa mattina .
 

Quella notte non mi addormentai subito.

Pensai a mia madre,pensai al fatto che mi trovassi nella stessa casa dove molti anni prima si era conclusa la mai vita Liverpooliana e la stessa casa dove questa mia vita ricominciava adesso .Pensai a mio padre,a come doveva essere stato e si,pensai anche a George.
Era stata una giornata faticosa ma ora,forse per il rilassante odore di lavanda delle lenzuola forse per il cielo stranamente terso o l’incredibile silenzio della sera ,ero tranquilla.
Chiusi gli occhi senza pensare a quel che il giorno seguente avrei dovuto fare. Ero straordinariamente calma e decisamente pronta ad affrontare questa avventura con tutte le mie forze.


I_Me_Mine

Ringrazio di cuore Lenmac e 356dayswiththebeatles che hanno letto e recensito il primo capitolo,davvero grazie :)
Spero la storia continui ad essere apprezzata e mi scuso per eventuali errori!

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Capitolo 3
*** Take a good look around you ***




Un intenso profumo mi riempì i polmoni.

Quella mattina la temperatura era mite così decisi di indossare una semplice camicetta azzurra con una gonna intonata lunga circa fino al ginocchio. Legai la mia chioma castana in una lunga treccia che ero solita lasciar cadere lungo il lato destro del viso e scesi in cucina.

L’odore si rivelò essere quello di una stupenda torta allo yogurt.
Se di Marianne si può dire tutto c’è da ammettere in compenso che è una cuoca strepitosa.

“Buongiorno nonna”

“Jude cara,dormito bene?”

“Benissimo grazie” ispirai “che profumo eccezionale..e immagino che il sapore non sia da meno” affermai indicando la torta in bella vista sul tavolo e sfoggiando un sorrisino furbo.

Rise compiaciuta .

“Noto con piacere che,anche se gli anni sono passati,il tuo appetito è rimasto immutato”

“Beh,mamma non è un granché in cucina,devo godere del momento”

Improvvisamente si rabbuiò.

“Eleanor..” disse quasi tra sé “..e sta bene?”

“Apparte qualche acciacco è sana come un pesce”

Avevo ben intuito dalla sua espressione cosa le passasse per la testa e di certo non si trattava di pura formalità o curiosità.

”…..nonna..mi ha dato tutto quello che poteva!” la fissai dritta negli occhi.

“Si..immagino di si..”
 
Notai un briciolo di malinconia nelle sue parole e lascia cadere il discorso:era un viaggio all’insegna della riappacificazione e non volevo rovinare tutto con le prime discussioni delicate sul mio passato,non ancora per lo meno.


Assaporai ogni briciola di quello che a me sembrò un capolavoro culinario e decisi poi di uscire ad esplorare la città.

Marianne si offrì di accompagnarmi ma gentilmente declinai l’offerta  affermando che avrei preso un pullman.
Mi piaceva stare sola e ragionare.

Osservare e assimilare ogni dettaglio era un’operazione che richiedeva concentrazione e tranquillità,la presenza di mia nonna non avrebbe permesso ciò.

In fondo ne fu lieta anche lei,scongiurando così la possibilità di altri interventi spiacevoli.
 
 

Avevo appena varcato la soglia quando lo notai:

“Hey George,buongiorno”

“Jude,buongiorno a te” sorrise .

“Dove stai andando,non vorrai mica marinare la scuola?” lo punzecchiai conscia però del fatto che la mia libertà non sarebbe durata molto ancora.

“No no,no di certo,ma devo prendere il pullman per arrivarci..è un po’ lontana da qui,rischio di far tardi e..cavolo,è la fine..non che mi dispiaccia,cioè,non sono un’amante della scuola ma ,ecco,sai com’è..”

Probabilmente prese la mia domanda sul serio perché ora stava letteralmente ingarbugliandosi la lingua nel tentativo disperato di spiegarmi esattamente quale fosse il suo punto di vista sulla scuola,e il tutto rendeva  quella scena davvero buffa.

“ Tranquillo George,capisco perfettamente cosa intendi” io risi e lui sembrò ancora una volta imbarazzato dalla sua goffaggine  “..allora io vado,buona giornata” feci per andarmene.

“Hey aspetta Jude” mi voltai curiosa “una di queste sere ci vediamo? Per la chitarra intendo,io mantengo sempre le mie promesse”

Era un ragazzo così dolce,mi sembrò davvero un cucciolo in quel momento e non posso nascondere che il suo invito mi fece davvero piacere.

“Ma certo,non chiedo di meglio”

“Perfetto ..allora che ne diresti di venerdì sera,così ti mostro uno dei nostri punti di ritrovo e ti presento la band in cui suono…sono tipi forti!”

“Suoni in una band? Accidenti,che cosa grandiosa!”

“Si,immagino lo sia….Oh cavolo devo scappare!” Si riprese immediatamente dai suoi pensieri “Scusami Jude,devo scappare proprio..ci vediamo venerdì allora!”

Mi urlò queste parole correndo via.

“A venerdì” Salutai con la mano.
 


Ero arrivata a Liverpool da nemmeno un giorno e avevo già un appuntamento.
Mi sentivo a casa e questo mi consolava.

                                                           
                                                                      ♦


Passeggiai per le strade di Liverpool a lungo;arrivai al porto e mi spinsi fino al faro. La vista era meravigliosa,tutta quella tranquillità infondeva in me un senso di pace.

Londra e il suo ritmo caotico si fecero spazio tra i miei pensieri.

Tenevo a bada la malinconia,era una di quelle cose che detestavo profondamente,perciò scacciai quei ricordi ancora caldi e mi incamminai alla fermata del bus.

Prima di far ritorno decisi però di dare un’occhiata ad un istituto che aveva attirato la mia curiosità.

Passai nei pressi di una scuola,quella che ,in base alle mie attitudini scolastiche ,avevamo in comune accordo con mia madre deciso avrei frequentato  in questi mesi.

Il Liverpool college of art.

La struttura era adiacente a quella del Liverpool istitute ,mi informai  molto a riguardo prima di partire:in origine i due palazzi furono adibiti a scuola serale per operai ed in seguito convertiti a quella che oggi stavo ammirando.

Me ne stavo lì a pensarci ,tranquillamente,quando un ragazzo mi si scaraventò contro urtandomi violentemente e continuando la sua corsa come nulla fosse accaduto.

“Hey ,attendo a dove guardi,razza di incivile” Gli urlai contro immaginando che mi avrebbe ignorata come poco prima.
Invece tornò indietro convinto e afferrandomi per un braccio con una mano e tappandomi la bocca con l’altra mi fece segno di non urlare.

“Vieni con me” sussurrò nella foga.

“Non ci penso proprio” replicai io decisa.

“Fai un po’ come ti pare allora” sbuffò alzando le mani al cielo e voltandosi  nell’intenzione di continuare la sua corsa.

“Pretendo delle scuse,dove cerchi di scappare,hey” Urlai ancora più forte nel tentativo di farmi sentire.
 
Se c’era una cosa che non avevo mai sopportato quella era proprio l’inciviltà,e questo tizio sconosciuto lo era stato nei miei confronti.
Si voltò nuovamente.

“Certo che sei proprio dura eh,se pretendi delle scuse chiuditi il becco e seguimi “

Offesa mi accigliai ma non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che il ragazzo mi trascinò in un vicoletto poco più avanti con fare agitato.

“Questa volta sei spacciato ragazzino immondo che non sei altro”
Una voce giunse alle nostre spalle palesemente indirizzata al mio “rapitore”.

Avevo ancora la sua mano sulla mia bocca quando irritata gli diedi un morso “E così sei un delinquente!”

“Cazzo che male…ma cosa ti salta in mente,eh?!”  urlò agitando la mano in aria.

“Così impari a tenere a posto le tue manacce luride!” mi portai le mani sui fianchi.
“Che diavolo che sei!”

Stavo per rispondergli a tono quando notai la sua espressione mutare da adirata a divertita scoppiando a ridere fragorosamente.

“Oh si,sei proprio un fottuto diavolo” rideva ancora “mi piaci” disse maliziosamente infine.

“Tu a me per niente “ risposi prontamente accompagnata dalle sue continue risate compiaciute.

“Allora sua malvagità,come si chiama?”

“Non ho la minima intenzione di dirti il mio nome..almeno non finché non avrò ricevuto delle scuse ed una spiegazione!” Lo fissai dritto negli occhi con sguardo serio.

“Ok,ok” alzò gli occhi al cielo e si accese una sigaretta  “Dunque,sono evaso di prigione ed ora lo hanno scoperto e vogliono riportarmi in gattabuia”

A quelle parole la mia indignazione fu tale che girai i tacchi e feci per andarmene scuotendo la testa alquanto seccata da quella presa in giro. In che razza di personaggio mi ero imbattuta?!

“Hey hey ferma,stavo solo scherzando,dai..” mi voltai ,ancora non so bene  perché lo feci,e con lo sguardo lo incitai a continuare.

“Ho saltato la scuola,quel posto è pieno zeppo di idioti..me la sono spassata un po’,ecco tutto”

“Mah,farò finta di credere che non ci sia dell’altro..però adesso..”

“Adesso cosa??” Notai perplessità sul suo volto.

“Adesso voglio delle scuse per avermi quasi gettato a terra!”

“Ah certo certo,delle scuse” ispirò una boccata di fumo dalla sigaretta ormai ridotta “Beh,mi perdoni sua maestà se le ho intralciato il suo cammino” finse un inchino con ancora dipinta in volto quella sua espressione sfacciata e divertita che aveva avuto tutto il tempo.

“Ok,mi arrendo,sei un totale cretino!”

Mi allontanai questa volta senza voltarmi e lo sentii urlare qualcosa “Io sono John comunque,è stato un piacere dolcezza”

“Non posso dire lo stesso” finsi mancanza di interesse  e gli urlai le ultime parole “Jude in ogni caso..”
Lo sentii ridere ma non avevo intenzione alcuna di voltarmi. Ero certa di non aver incontrato mai una persona più irritante di quel tipo.
 
 
“John..” dissi tra me e me “ma pensa che tipo..DIAVOLO,mi ha chiamata DIAVOLO?!” 
Sbuffai salendo sul pullman per far finalmente ritorno a casa.







I_Me_Mine: Ed eccoci al terzo capitolo! Devo ringraziare di cuore 365DayswiththebeatlesHelter Skelter e CheccaWeasley per aver letto e recensito la storia,davvero grazie di cuore,mi fa molto piacere che apprezziate :D
Ringrazio anche coloro che,spero,leggano anche senza farsi sentire :)
Spero non vi abbia annoiato,come al solito mi scuso per eventuali errori e alla prossima :D



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Capitolo 4
*** So may I introduce to you.. ***


Venerdì arrivò in un soffio.

Ero felice di poter riprendere la mia vita sociale che avevo bruscamente interrotto a Londra con la partenza,ma  ero al contempo nervosa.

Nervosa e ansiosa di piacere.

Speravo di fare un buon effetto alla gente che di lì ad un’oretta avrei dovuto incontrare.

Decisi di puntare su un abito color lavanda morbido lungo i fianchi ma che mettesse in risalto la mia piccola vita,quindi lasciai i capelli lunghi sulle spalle coperte da un maglioncino di filo bianco per l’eventuale frescura serale.

Non sono mai stata un granché sicura di me,perciò ogni volta cercavo di mostrarmi il più possibile carina.

Ispirai e cacciai l’aria in un leggero sbuffo,un modo per controllare la mia ansia,e decisi di essere finalmente pronta.

Sentii bussare alla porta .

“ Jude scendi,c’è George” mi urlò Marianne invitando il ragazzo ad entrare.

“ Eccomi sono pronta”

Scesi le scale sperando di non inciampare nella corsa.

“Ciao George” sorrisi al ragazzo vestito da perfetto Teddy boy.

Aveva la chitarra poggiata al tavolo.
“Jude! Sei..ecco..sei bellissima” arrossì imbarazzato e lo stesso feci io per la presenza di mio nonna che aveva assistito alla scena. Ovviamente con disappunto.

“Saremo di ritorno per le 11,promesso” Disse e poi  finalmente uscimmo ,accompagnati dalle inevitabili raccomandazioni dell’apprensiva Marianne.

Appena fuori assaporai con un’enorme boccata d’aria il gusto di quella città.

“Allora,dove mi porti di bello?”

“Al Jacaranda club..è nei pressi della nostra scuola perciò dovremmo arrivarci in pullman..è un problema per te?”

“ Ma no,figurati..perfetto così”

“Bene ..non vedo l’ora di presentarti gli altri”
 
 

                                                                            ♦


“Eccoci ,dai entriamo” George mi  prese delicatamente la mano e buttando la sigaretta a metà mi trascinò all’entrata.

Appena dentro ci investì un forte odore di birra in un mescolarsi intenso di fragranze che non saprei decifrare con certezza e fumo. In compenso la musica era ottima e l’arredamento e l’aspetto generale era piuttosto eccentrico e inaspettatamente gradevole;il tipico luogo di ritrovo per giovani studenti.

Accompagnati dalle note di Sweet Little Sixteen  di Chuck Berry ci facemmo spazio tra la folla fino a raggiungere un tavolo al quale erano sedute alcune persone

Si girarono tutti verso di noi ed io mi sentii pervadere da un senso di terrore.

Solo uno di loro continuava a lanciare noccioline e urlare qualcosa di intrascrivibile ad un ragazzo in fondo alla stanza che poco prima doveva averlo offeso in qualche modo.

Uno dei ragazzi seduti lo tirò per un lembo della giacca di pelle cercando di attirare la sua attenzione e fargli presente della compagnia appena giunta.

Ero divertita dal quel modo di fare ,tanto che per un attimo dimenticai la mia paura.

Ma quando si voltò e i nostri sguardi si incrociarono la mia espressione sorridente lasciò posto ad una di sorpresa mista a fastidio.

“TU?!” Esclamammo all’unisono.

“Cosa? Vi conoscete?” George spostava il suo sguardo da me al ragazzo che avevo di fronte senza accennare a smettere e con un’espressione alquanto confusa.

“ Toh,guarda chi si vede,BelzeJude!” disse ignorando la richiesta di George di spiegazione alla quale si erano unite le espressioni interrogative degli altri presenti  “ Il mondo è davvero piccolo..o forse lo è solo Liverpool” Rise divertito incrociando le braccia sul petto.

“ Decisamente troppo a quanto pare!” sbottai scocciata .

“Suvvia dolcezza,rilassati”

“ Sempre a dire cosa fare eh?” 

“Diavolo, io ho sol...”

“INSOMMA MI VOLETE DIRE CHE SUCCEDE QUI??!!”

Penso avremmo continuato all’infinito se George,giustamente irritato non si fosse imposto con la forza nel tentativo di comprendere quel che stesse accadendo.

“Ebbene George,il qui presente Mr sonofigoemenevanto l’altro giorno ha quasi tentato di uccidermi!”

“ Accidenti che paroloni,ucciderti! Se per te urtare la gente è uccidere sei messa male BelzeJude!”

“ Piantala di chiamarmi BelzeJude,razza di maleducato!”

Ma lui continuava a ridermi in faccia come non avessi detto nulla .

“Hey,ragazzi,basta ,vi prego! Direi che possiamo finirla qui e sinceramente,non penso di voler nemmeno sapere più come facciate a conoscervi…Dio,ogni parola è una questione infinita!” Disse George infine alzando gli occhi al cielo,palesemente stufo di quel battibecco.

Mi accorsi in quel momento di aver inscenato la prima commedia dal mio arrivo qui ,e per giunta dinnanzi ad un pubblico che non conoscevo ancora e al quale avevo speravo di dare una buona idea di me.

Avevo miseramente fallito nella mia impresa grazie a John.

“Perdonami George,non ho intenzione di continuare la discussione” Feci per riprendere il controllo di me stessa e mi decisi a rimediare; John ,invece,aveva appena poggiato i suoi piedi sul tavolo e con aria strafottente si accendeva una sigaretta.

George mi guardò con gratitudine e si lasciò alle spalle il nervosismo.

“Beh,ragazzi,lei  è Jude! E’ la nipote della mia vicina,è qui da lei per qualche tempo”

Feci un gesto con la mano “Salve a tutti”.

A quel punto uno alla volta iniziarono a presentarsi.

A dire il vero mi fecero sentire subito a mio agio; erano dei ragazzi molto semplici e alla mano,dotati di un incredibile senso dell’umorismo .

“Allora Jude,che ne pensi di Liverpool?”

Due profondi occhi verdi mi fissavano contornati dal viso più bello che avessi mai visto.

Non saprei ben spiegare cosa avesse di particolare,ma il suo fascino mi rapì per un istante.

Continuavano a fissarmi ed io non me ne rendevo conto.

Sembravano così rassicuranti,in un’occasione differente mi ci sarei persa totalmente ma ora quegli stessi occhi erano in attesa di una risposta .

“Oh ,beh,non saprei dire con certezza,mi sembra molto carina fino ad ora”  gli regalai un sorriso incerto.
“Certo,è comprensibile ,Liverpool non è il massimo” si passò una mano tra i capelli nell’intento di sistemarli e sembrò aver partorito qualche particolare pensiero.

Non volevo interrompere quel momento ,ogni suo gesto mi catturava.
Ma quell’armonia fu presto rotta .

“Allora Macca,che ne pensi di regalarci le tue prestazioni  ,eh?” Poi rivolse maliziosamente lo sguardo a me “ non fraintendermi Jude,so che ti farebbe piacere ,ma non è quel tipo di prestazioni che intendi tu dolcezza” .

Sul suo volto si dipinse la certezza di aver  innescato una bomba  in me e questo lo divertiva terribilmente.

“Razza di..”

Non potei completare la frase che Paul,si,questo era il nome di quel ragazzo dagli occhi verdi,gli si scaraventò addosso mimando un placcaggio .

“Sei veramente pessimo John..”

“Sempre a fare il cascamorto eh McCartney?”

Andarono avanti per un po’ in questo modo prima che mi rendessi conto che stessero scherzando.

Dovevano conoscersi da tempo,il loro legame sembrava incredibile,pari a quelli di due fratelli.

E mentre loro indisturbati continuavano ad inscenare quella lotta George mi lanciò uno sguardo rammaricato mimando qualcosa con le labbra “scusali Jude,sono degli idioti pompati!”

“Ma no no,tranquillo,mi piacciono” gli feci l’occhiolino e poi perplessa aggiunsi “tranne John ovviamente!” George rise.

La scenetta continuava ed ora tutti si divertivano a vedere quei due punzecchiarsi nei modi più assurdi e impensabili.

Non fu tale la reazione del proprietario perché dopo due minuti ci ritrovammo tutti ad ammirare il cielo di Liverpool.

“Beh,poteva andarci peggio ragazzi” esclamò Paul sistemandosi ancora una volta la chioma scura.

“Quella gente non sa divertirsi,ecco il punto...bleah,che tristezza!” ribatté John calciando un sassolino.

Decidemmo di spostarci in un giardinetto dove finalmente avrebbero potuto mostrarmi ciò di cui erano capaci.

Indisturbati e certi che nessuno del vicinato li potesse accusare di disturbare la quiete pubblica iniziarono ad intonare la melodia di Love Me Tender di Elvis.

Scelsero qualcosa di dolce che mise in netto contrasto la loro dolce vocalità con l’aspetto da ragazzacci.

Erano assurdamente bravi.

Così come avevo costatato dal mio primo incontro,George si rivelò essere un chitarrista incredibile.

Era un ragazzino,il più piccolo di quella compagnia,ma aveva talento per mille di loro.

Anche John era bravo,dovevo ammetterlo.

Quando suonava quasi dimenticavo che tipo insopportabile fosse.

E Paul,che dire,suonava con la sinistra,e mentre lo faceva i suoi gesti mi catturavano incredibilmente.

Mi raccontarono di aver  bisogno di gente competente,volevano una svolta decisiva,se avessero voluto sfondare dovevano crearsi un’opportunità reale. Erano diretti al top del top.

O meglio questo era quello che speravano.

“Ragazzi,non so davvero che dire..siete un portento!”

Mi sorrisero mentre fingevano modestia

“Ma seentila,un portento,un portento “John iniziò a mimare le mie mosse e a saltellare come una foca ridendo di gusto ad ogni gesto.

“Credo di volerti uccidere,credimi,non ho mai desiderato ammazzare qualcuno quanto desidero farlo con te!”

“Oh si dolcezza,tutte desiderano farlo con me,me lo dicono spesso”

“Pervertito!”

Più il mio nervoso saliva,più John si divertiva.

“John,potresti smetterla di fare il coglione o  devo mandarti ko un’altra volta?”

“Senti bello,casomai ti mando io ko,stai a vedere!”

George si passò una mano sul viso e buttò la sigaretta che stava fumando.

“Fermi, fermi ragazzi,non mettiamo in dubbio la vostra forza ma si è fatto tardi ed io ho promesso che avrei riportato Jude a casa per le 11.”

“Hai paura Harrison,perché in quei braccini mollicci non hai forza ,ti nascondi dietro una femminuccia puah” John si incamminò verso di noi e tradendo le sue parole si calmò.

“Questi braccini mollicci suonano Raunchy meglio di te John” ribatté George senza scomporsi di un millimetro e ora accennando un sorrisino furbo. Paul se la spassava a quella vista e sfoggiava la stessa espressione di George.
 


George mi riaccompagnò a casa per le 11 e 15,un piccolo ritardo che Marianne avrebbe compreso di certo….o almeno così speravo .
 
“E’ così tutte le volte”

Abbassai lo sguardo imbarazzata .
 
“Non spaventarti,è il nostro modo di divertirci..”

Era il più piccolo ma aveva dimostrato una maturità maggiore di quelle di tutti gli altri.

“Siete una bella compagnia,davvero..mi sono divertita in verità”

“Sono contento,credevo avessi avuto una cattiva impressione di noi..”

“No,affatto” gli sorrisi rassicurante.

“Allora che ne dici di rifarlo qualche volta?” Lo sguardo di George era speranzoso e tenero come sempre,e  forse sapeva bene che quel suo modo di fissarmi non avrebbe lasciato spazio a risposte negative..non che io in ogni caso ne volessi dare.

“Assolutamente! “ questa volta il mio sorriso lasciava trasparire entusiasmo.

Quasi non pensavo più a Londra e ai miei vecchi amici; mi sentivo viva e felice,e tutto questo grazie a pochi ragazzi,in una sola serata.

“Notte George” gli diedi un piccolo bacio sulla guancia e lui arrossì”

“Notte Jude.. Sogni d’oro”.





I_Me_Mine : ed eccoci al quarto capitolo,olè xD
Ok,non è nulla di particolare o particolarmente scritto bene,ho sembre odiato le presentazione confesso,ma era necessario u.u
Ringrazio Helter Skelter e 365Dayswiththebeatles che leggono e recensiscono costantemente,mi rendete felice :)
Ringiazio anche quanti di voi leggono in modo silenzioso e mi scuso per eventuali errori!
A presto :D 

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Capitolo 5
*** ...Julia ***


16 Luglio 1958


Ormai ero qui a Liverpool da qualche mese e finalmente tutto incominciava a sembrarmi estremamente familiare.
Ogni mattino il mio risveglio era accompagnato da un profumo differente:Marianne adorava viziarmi e rimpinzarmi di dolci di ogni tipo,non che la cosa mi dispiacesse,ma di questo passo la mia già sudata linea ne avrebbe risentito duramente.

Ovviamente quelle opere d’arte commestibili non passavano indifferenti allo stomaco del caro George che accettava di buon grado ,di tanto in tanto,i miei piccoli regali; Marianne sarebbe impazzita al solo pensiero ,perciò approfittavo del momento in cui lei mi avrebbe lasciata sola per la ronda giornaliera in giardino e con dolce al seguito furtiva come un ladro sgattaiolavo in camera.

George dal suo canto mi aiutò ,come promesso,con la chitarra.

Devo dire che ,a dispetto di quanto avessi immaginato,ero piuttosto brava e mi appassionai estremamente a quello strumento.
Perciò le nostre frequentazioni divennero sempre più assidue,d’altra parte mi bastava varcare la soglia per potermi ritrovare il suo contagioso sorriso dinnanzi.

Spesso,durante le mattine più calde, ce ne stavamo gambe penzoloni sul dondolo di casa mia a sgranocchiare  biscotti e a chiacchierare di cose varieq uali musica,cibo,scuola,cibo e ancora cibo,talvolta George prendeva la chitarra e iniziava ad intonare qualcosa che io lo accompagnavo con la voce.

Proprio una di queste mattine ci vedemmo arrivare un affannato Paul con i capelli scompigliati dal vento e lo sguardo mite.
Io e George ci guardammo con far interrogativo.

“Paul,che hai combinato?”

Paul si fermò per riprendere fiato poggiando le mani sulle gambe che aveva piegate e prese due grandi boccate d’aria poi si alzò e ci fissò. I suoi stupendi occhi verdi erano oscurati da qualche grave preoccupazione.

“Ieri notte..è successa una cosa molto grave…”

“Cosa Paul,cosa è successo?”  Il mio tono ora era preoccupato e insistente.

“La madre di John..è stata investita…”

Sul volto mio e di George si dipinse il terrore. Non osai parlare,lo fece George dando voce a quelli che erano i nostri pensieri e sperando di sbagliare nella predizione.

“E..e adesso? Paul dimmi che non è successo nulla…”

“E’ morta..”

Rimasi immobile.

Non sapevo cosa pensare,come agire.

Avevo perso mio padre,ma non mi ero mai trovata prima di allora a contatto così diretto con la morte.
Non potevo davvero immaginare che dolore provasse.


George e Paul si precipitarono a casa di John,Mimi aveva detto loro dello stato in cui era caduto l’amico e non potevano lasciarlo solo in un tal momento.

Io non ci riuscii.

Non sono mai stata brava ad affrontare le disgrazie,le evitavo,semplicemente me ne tiravo fuori.

Sono sempre stata una codarda,lo ammetto,ma non ero di certo la persona migliore per consolare John .

I nostri rapporti erano stati particolari fin dal primo momento ,così mandai semplicemente le mie condoglianze e mi chiusi in camera,a pensare.

“Sei una persona orribile Jude!” mi ripetei.

“Non sai affrontare il dolore,non andrai mai avanti nella vita,non potrai evitarlo per sempre”

Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio,mi trovavo irritante.

Marianne venne a consolarmi, invano ritenni al momento,ma in seguito dovetti solo ringraziarla.

Le parole che mi disse attraversarono la mia mente come un fiume taglia i boschi,naturalmente,eppure modificarono nettamente la mia visione.

“Non rifiutare il dolore Jude,è parte di noi,è fondamentale,è vitale!”

“Come può essere vitale una cosa che ti consuma così?” la fissai con gli occhi bagnati dalle lacrime.

“Ti consuma,ma non ti uccide,ti da la forza di andare avanti e ti mostra come davvero è la vita,una volta conosciuta,puoi affrontarla!”

Abbassai lo sguardo e singhiozzai sempre meno fino a pacarmi.

Marianne richiuse la porta dietro di sé ed io ,senza nemmeno rendermene conto,persi conoscenza.
 
 

                                                                       ♦
 

“Jude..”

Aprii i miei occhi e ne trovai due che mi fissavano rammaricati.

“George..che ci fai qui?”

“Marianne di sicuro non mi avrebbe lasciato entrare..mi sono ..ecco..arrampicato lungo l’edera del tuo giardino” Si grattò la testa lasciando trasparire il disagio di quella rivelazione.

Non trattenni un sorriso divertito.

“..Come sta John?”

“ Una merda!”

“Già…ti prego,perdonami..”

“No Jude,io so che non sopporti John,ma non saresti così crudele da ignorare il suo stato…dimmi cos’hai”

Il suo sguardo era dolce e supplichevole,come potevo nascondergli quello che stavo passando?

“Io ho paura. Paura di soffrire. Ho già sofferto in passato e ho il terrore di doverlo fare ancora..”

Non gli diedi il tempo di formulare alcun pensiero che presi una decisione ”andiamo George,accompagnami”

“Ma come” sbatteva le palpebre in confusione “Dove vuoi andare?!”

Mi alzai di scatto dal letto e mi pulii gli occhi dalle lacrime,poi lo guardai
“A superare le mie paure”.

 
                                                                         ♦
 

 

Lo trovai gettato sul divano.

Lo sguardo vacuo,assente,gli occhi rossi.

Aveva la camicia leggermente sbottonata che lasciava intravedere la canotta bianca e i capelli arruffati gli ricadevano in alcune ciocche sulla fronte.

Il dolore gli si leggeva chiaramente in volto.

Senza muoversi di un millimetrò spostò il suo sguardo su di me,poi di nuovo in un qualche punto imprecisato della stanza.

Io ero immobile,impotente ,sentivo le lacrime bruciare ma le rigettai dentro con forza ingoiando anche il tremendo groppo che avevo in gola.

“Mi odi così tanto?”

Quelle parole mi spiazzarono.

“Cosa dici John?!..” il mio tono era pacato,quasi un’ammonizione ad un bambino che ha appena detto una sciocchezza.

“Vieni solo ora…non è una tua idea,vero?” parlava con un tono assurdo,che non gli avevo mai sentito prima d’ora. Non era il John di sempre,questo mi spaventava.

“No,sono qui perché l’ho voluto io…solo io!”

“Da quando ci siamo incontrati tu non mi hai mai sopportato..e forse hai ragione,sono un essere inutile,destinato alla solitudine..mi abbandonerete tutti…” Chiuse gli occhi in una smorfia di dolore e strappò un foglio che aveva tra le mani.

Avevo paura di commettere errori.
Io sapevo commettere solo errori.

Cosa avrei dovuto fare in quel preciso istante,cosa avrei potuto dire? Qualunque cosa pensassi di fare mi sembrava sbagliata,in ogni modo sbagliata.

Mi avvicinai quasi come un gesto incondizionato e mi accovaccia accanto a lui.
Lo privai con delicatezza ma con decisione di quei fogli e gli strinsi la mano.

“Non sei solo John,noi siamo con te,indipendentemente da qualunque cosa tu dica o faccia,a dispetto di quel che pensi!”

Aprì gli occhi di scatto.
Credo che in quel preciso istante qualcosa cambiò davvero nel nostro rapporto.

Nei suoi occhi c’era un velo di gratitudine,o forse felicità,una sensazione che dovette alleviargli l’animo come un sorso d’acqua nel deserto.

Quindi pianse e si sfogò e lasciò uscire il suo dolore.
Così come feci io.
 
 

                                                                            ♦
 


Paul e George mi riaccompagnarono a casa  nel modo più tranquillo possibile,ma la tensione era palpabile; per quanto cercassero di rivelarsi rilassati erano colpiti più che mai da quello che era avvenuto e soffrivano con l’amico.
Allo stesso tempo George aveva capito che qualcosa mi tormentava il cuore.

Quella fu una giornata durissima,la più dura che dovetti affrontare dal mio arrivo a Liverpool .
 
Entrai in casa e trovai Marianne che mi aspettava  seduta sul divano in pelle .
Si ripassava tra le mani un pezzo di carta che al mio arrivo richiuse repentinamente poi mi si avvicinò e con sguardo vacuo e voce inespressiva mi disse solo “Questa è arrivata oggi,è di tua madre”.

Afferrai gli occhiali da vista che avevo in borsa ed iniziai a leggere mal celando la mia ansia.

Senza che me ne accorgessi nemmeno dopo un minuto tremavo.

Le mie guance furono presto bagnate di lacrime ed un pensiero solo si fece spazio nella mia mente : “perché?”.





I_Me_Mine :   Eccoci qua xD
Ringrazio prima di tutto Helter Skelter ,365dayswiththebeatles,Mary Apple e Gnufoletta che hanno letto e recensito,ma anche coloro che leggono in silenzio :)
Mi scuso per lo schifo di questo capitolo ma in questo episodio mi sono immedesimata con Jude,sono io quella ragazza che non sa affrontare i ldolore,perciò non sono riuscita a dilungarmi oltre ma mi sono detta: TOGLIAMOCI QUESTO DENTE,quindi ecco qui xD
Ma non mi perdo in altre chiacchiere,mi scuso per eventuali errori e alla prossima :)
 

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Capitolo 6
*** She's leaving home (bye bye) ***


Non amavo volare e non l’avevo mai fatto prima di allora.

Questa volta però si trattava di qualcosa di troppo urgente,troppo grande e non avevo tempo per pensare alle mie paura.

Fu come un inaspettato getto d’acqua gelata.
 
 


Ebbi la notizia del matrimonio di mia madre via lettera;non ebbe nemmeno il coraggio di dirmelo di persona o per lo meno di chiamarmi,sentire la mia voce,magari il mio parere…

Non potevo credere che la donna che per tutti questi anni mi era stata accanto ,mi aveva ascoltata e consolata,si fosse gettata tra le braccia del primo uomo che le dicesse di amarla,e ancor meno potevo credere che in pochi mesi avesse deciso di sposarlo.

Stava commettendo un errore.

Lo stesso errore che commise quando incontrò mio padre.




 
 
Mi infilai sul primo volo per Londra senza far parola con nessuno riguardo ciò che avevo in mente.

                                                                                                
                                                                                                 ♦


Avevo appena percorso il vialetto fiorato che attraversava il mio giardino inglese,un po’ meno curato dall’ultima volta che avevo accarezzato quel prato.

Me ne stavo lì,immobile con i pugni stretti e i denti serrati; il mio dolore era diventato rabbia.

Mi scaraventai sulla porta e bussai con tutta la forza che avevo.

“Aprimi mamma,apri questa maledetta porta,non puoi farlo!”urlavo sempre più “non puoi farlo…”

Ma presto le urla si tramutarono in lacrime,grandi e calde,scendevano lungo il viso e bagnavano il terreno..

Mi gettai a terra in preda al pianto quando qualcuno mi venne finalmente ad aprire.

I miei occhi gonfi e rossi e ancora offuscati dalle lacrime incontrarono quelli sottili di un uomo.

Mi fissò e inaspettatamente mi diede uno schiaffo.

Ci fu un attimo di silenzio totale durante il quale io rimasi immobile a fissare un punto imprecisato con gli occhi sbarrati.
Poi mi resi conto di quello che era appena avvenuto.

“Come ti permetti..” il mio tono era crescente e colmo d’ira “come ti permetti!” ora urlavo “tu non sei nessuno,non sei nessuno,non hai alcun diritto..” Picchiavo invano contro il suo petto “sparisci dalla mia vista,sparisci..”

“Adesso piantala!” La sua voce mi trafisse.“Smettila di comportarti come un ragazzina!”

“Non osare dirmi cosa devo o non deve fare…tu non mi conosci affatto!”

“Ma conosco tua madre ..Jude..e so che ha diritto a rifarsi una vita”

“No che non lo sai,non sai realmente quello che ha passato,quello che ABBIAMO passato,sei solo un altro stupido abbindolatore che le spezzerà il cuore..questo sei!” ora urlavo di nuovo.

“Ascoltami bene! Il amo davvero tua madre e se ho deciso di sposarla è perché voglio ridarle una vita felice,voglio fare di noi una famiglia..una vera famiglia Jude,noi tre insieme”

“NO! Io ho già la mia famiglia..e di certo non comprende te!”

Continuavo a piangere e singhiozzare istericamente.

Allora l’uomo altro e imponente dalla capigliatura corvina mi si fece vicino e posò sulle mie spalle le sue mani che io scrollai immediatamente.

“Jude,ora ci sono anche io,e ci rimarrò,fattene una ragione!” fece una breve pausa durante la quale si passò una mano sul viso e addolcì il tono “tutto quello di cui avete bisogno io posso darvelo..”

“Mamma non la penserà così..vedrai..” lo fissai singhiozzante.

Ma presto dovetti affrontare l’ennesima,forse la peggiore,pugnalata.

“E’ così Jude..”

Una voce mi giunse alle spalle.

“Mamma..” sussurrai con un filo di voce.

“Amore mio..” mi lanciò un’occhiata addolorata.

“Mamma che stai dicendo?!”

“Jude ,tesoro,sarai felice,saremo la famiglia che non siamo mai stati!”

“No…no mamma…”  sentivo nelle sue parole qualcosa di strano,una malinconica rassegnazione.

“ Tornerai qui a Londra finalmente e vivrai la tua giusta vita!”

“No mamma,ti prego!” mi aggrappai alla sua gonna,avevo il terrore di quello che stava per dire.

Non riconoscevo la donna sicura e indipendente che mi aveva tirata su; tutto ad un tratto era come se ciò che mi facesse star davvero bene non contasse più nulla. Tutto era secondario oramai.

Allora arrivò il colpo di grazia.

“Lascerai Liverpool definitivamente…non c’entriamo nulla con quella città..non più..e tu lo sai!”

Mollai la presa dalla gonna bianca di mia madre ed inizia lentamente ad indietreggiare portandomi le mani allo stomaco,lo sentivo chiuso in una morsa.

Era un incubo.
Mia madre cercò di sfiorarmi con le lacrime agli occhi ma io mi divincolai con forza e corsi via in camera .

Chiusi la porta con tale veemenza che la stanza tremò.

Affondai il viso nel cuscino e ripresi a piangere.

Stavo versando più lacrime di quante ne avessi piante in una vita intera.

Lasciare Liverpool,Marianne e il suo profumo di miele e vaniglia..proprio ora che l’avevo ritrovata,lasciare George,gli occhi verdi di Paul,quell’idiota di John,lasciare quello che avevo costruito in quei mesi e che per la prima volta nella mia vita mi aveva resa davvero felice.

Una fitta di dolore mi prese allo stomaco,sentivo la nausea salire,il sapore acre del sangue in gola,ognuno di quei pensieri era un fremito e spasmo del mio corpo.

Il ricordo di ogni parola mi procurava conati di vomito.
Sentivo la testa girarmi.
Non ressi.
Persi conoscenza.

                                                                           
                                                                       ♦


 
Ero distesa sul divano rosa pesca della mai camera cercando si smaltire la rabbia ancora in circolo quando squillò il telefono.
L’idea fu quella di lasciarlo suonare finché non avessero riagganciato ma quel suono stridulo mi faceva impazzire.

Risposi con tono non poco scocciato.

“Pronto?”

“Jude? Mi senti?” Una voce incomprensibile bisbigliò dall’altro capo del telefono.

“John?! Sei tu??”

“Jude ascoltami bene ,non posso urlare e non ho molto tempo,verremo a Londra e ti porteremo via prima che tu possa dire A”
“Ma cosa..che stai dicendo? John? John?”

Riagganciò ed io rimasi pietrificata con la cornetta in mano.

Fu qualche secondo,poi mi assalì il panico.

Come aveva fatto a scoprire dove mi trovassi? E cosa sperava di fare,era una totale pazzia!

Marianne non sapeva nulla della mia partenza,ma sapeva invece della lettera di mia madre e sapeva bene come avrei reagito.

Nella mai testa ronzavano una mare di perché e ipotesi varie quando mia madre bussò alla mia porta .
Era la prima volta che provava a rivolgermi la parola dopo quelle ore di ansia dal mio sfogo.

“Jude..” disse “Ti prego amore mio..lascia che ti spieghi…”

Mi lasciai andare a quegli occhi materni e supplichevoli che nonostante tutto amavo ancora.

Mi prese una mano e delicatamente me la accarezzò ,quasi sfiorandola,come faceva da quando ero piccola e piangevo tanto,ogni volta ,dopo un mio capriccio. Provai dolore.

Lei delicatamente e con tono pacato mi spiegò quella che era la sua ragione.

Ma ogni parola era per me una nuova ferita.

Ci avevo provato,ci stavo provando,ma proprio non riuscivo a capire.

“No mamma..” dissi “no..perdonami ma non posso sopportarlo”

Portai le mani in viso e scappai sotto lo sguardo addolorato e rassegnato di quei due.

Mi addentrai tra le strade di Londra. Era la mia Londra,o meglio,lo era stata.
Ora era solo un luogo come tanti dove fuggire.

La sera stava calando.
Mi strinsi nelle spalle e una brezza fredda mi fece rabbrividire.

Avrei tanto voluto George lì con me.


I_Me_Mine: olè ,dopo quanlche decennio sono riuscita a pubblicare il capitolo xD
Mi scuso per l'atmosfera deprimente,dato anche che il precedente capitolo non era stato una grande gioia ,ma prometto che il peggio è passato u.u
Ringrazio di cuore chi ha recensito ,loro lo sanno quanto le adoro e lo ripeterò fino alla nausea :)
Ringrazio anche coloro che leggono silenziosamente e mi scuso per eventuali errori!
See you soon,I promise!

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Capitolo 7
*** Oh! darling, please believe me, I'll never do you no harm! ***


~Eleanor


Vidi le sue lacrime bagnare la mia gonna prima di fuggire.

Toccai con la punta delle dita quella zona umida,calda,che racchiudeva tutto il dolore di mia figlia.

Non potevo nella mia vita provare un dolore maggiore di quello provocato dalla consapevolezza di aver ferito l’unica cosa bella che possedevo.

Ma dovetti rendermi conto che io ,quella ragazza,non la possedevo affatto!

Jude era cresciuta ormai e aveva fatto le sue scelte e quelle sue scelte ora non comprendevano più Londra!

Era inevitabile,lo sapevo,ma avevo cercato di rifiutare quest’idea fino ad allora,fino al momento in cui mi ritrovai dinnanzi al fatto compiuto.

Avevo cercato di riprendere mia figlia con il metodo più crudele che potessi.

Marianne era parte della sua vita quanto me e merita quanto me l’affetto di Jude. Ma questo lo avevo capito troppo tardi.

Juditte non aveva bisogno di un padre,aveva bisogno di affrontare le sue paure.

Era per questo che avevo compiuto l’atto più difficile per me: chiamare Marianne.

Le avevo spiegato che Jude era qui da me,le avevo chiesto scusa,per tutto,e avevo finalmente realizzato quanto anche lei la amasse . Mi sentivo peggio.

Ora mia figlia era chissà dove ,in quella grande città,era sera,faceva freddo ed io rischiavo di impazzire.

“ Vado a cercarla io!” mi disse Michael una vola realizzato che Jude non sarebbe tornata ; io  piangevo e mi maledicevo.

Fu allora che bussarono.

Mi ritrovai dinnanzi tre ragazzini.

“Non ci serve niente,grazie!” disse Michael facendo per richiudere la porta .

Ma uno di quei tre pose il piede in modo da bloccarla e con sguardo serio,poggiando la mano sulla porta disse “ Ma a noi si! A noi serve qualcosa..anzi qualcuno!”

Due profondi occhi nocciola mi fissarono.

Ora avevo paura.

“Chiamo la polizia se non filate,razza di delinquenti!”

“Fermo,aspetta…chi siete voi?”  dissi. Uno dei tre ragazzi,quello dagli occhi verdi,aveva poggiato una mano sulla spalla dell’amico quasi a dargli sostegno ma al contempo a contenere il suo impeto.

“Signora” disse lo stesso ragazzo “siamo amici di Jude…non si spaventi ..noi..”

“Noi nulla! Cosa siete venuti a fare qui? Che volete da lei?” Michael si pose tra me e quei ragazzi.

“Senti tu,energumeno da strapazzo,dicci dove hai nascosto Jude e nessuno si farà male” ora il ragazzo dagli occhi nocciola aveva avvicinato il viso a quello dell’uomo che gli era avanti a mo di sfida.

“Che gran..” Michale si tappò la bocca contenendo il suo sdegno mentre i due ragazzi mantenevano l’amico dal compiere qualche atto avventato.

“Siamo giunti da Liverpool signora,la prego…Jude non ha detto nulla a nessuno,siamo stati in pensiero finchè non abbiamo costretto Marianne a rivelarci dove fosse..e le assicuro che non è stato facile!” sospirò e poi continuò “ Se è stato a causa mia devo saperlo perché voglio bene a sua figlia e non potrei sopportarlo!”

Il ragazzo magrolino che fino a quel momento era stato in silenzio disse queste parole e allora capii perfettamente.

Sorrisi rassegnata.
“Jude è fuggita…” abbassai lo sguardo provando un senso di disgusto per me stessa ”..vi prego..dovete cercarla! Con voi parlerà..non siete voi la causa del suo dolore…” mi portai le mani in viso per nascondere le lacrime.

“Cazzo!” il ragazzo dagli occhi nocciola calciò un vaso di fiori mandando in frantumi la terracotta “dobbiamo trovarla…ragazzi dividiamoci!”
Michael non ebbe nemmeno il tempo di rispondere a quel gesto sgradevole che i tre ragazzi erano spariti.
 

                                                                                      
                                                                                               ♦



~Jude


Le luci di Londra mi abbagliarono.

Era calata la notte,ma quella città era viva più che mai.

L’avevo adorata ma ora mi spaventava.

Vagai a lungo,senza una meta,con il vento che mi graffiava il viso,il passo pesante e la mente oramai vuota.

Giunsi nei pressi di un parco. Mia madre mi ci portava spesso da piccola.

Mi stesi su una panchina ed iniziai a guardare le stelle. Sotto quelle stelle sentivo una serenità inaspettata.

Pensavo alle parole di John del pomeriggio ma ancor più pensavo ai dolci occhi di George..non si poteva spiegare quanto mi mancassero! Era stato il mio primo amico all’arrivo a Liverpool e dal primo istante avevo provato un forte affetto per lui.
Mi perdevo nell’immaginare il suo sguardo,il suo modo di suonare,la sua sottile ironia,ma mi accorsi che nel ripercorrere quei ricordi l’immagine di George si confondeva con quella di qualcun altro..cosa mi era sfuggito..?

“Jude? JUDE!” forse era solo la mia mente che giocava brutti scherzi.

“Jude, cazzo,che ci fai qui,sei impazzita!?” Oh no,non era la mia mente.

“Paul? Oh mio Dio Paul” gli gettai le braccia al collo con le lacrime agli occhi.

“Non permetterti di fuggire mai più! Non immagini quanto ci hai fatto stare in pensiero…”

Abbassai lo sguardo ricordando all’istante tutto quello che era avvenuto.

“Come hai fatto a trovarmi?” fissai quel viso  che aveva assunto un’espressione dolce e preoccupata.

“Fortuna …ci siamo divisi,sono ore che giriamo per Londra..ma finalmente ti ho trovata..” arrossì e non capii il motivo “guardati,stai tremando!” si tolse la giacca e me la mise sulle spalle.

“Grazie Paul…” provai una sensazione così piacevole a quelle braccia che mi cinsero che non potei evitare di  socchiudere gli occhi per un istante.

“Dai..andiamo..saranno tutti in pensiero!”

Ripresi consapevolezza della realtà e ci incamminammo per far ritorno a quella casa che era stata teatro di tristezze.
 

                                                                   
                                                                                          ♦



“Belzejude! Ma cosa diavolo ti è saltato in testa ,eh zucca vuota?!”

John mi diede un colpetto sulla testa come si fa con i bambini. Nonostante i nomignoli insopportabili che mi affibbiava di continuo il suo tono era insolitamente tenero.

Corsi ad abbracciare George appena lo vidi sbucare dalla porta della cucina dove mia madre aveva preparato un tè a tutti loro.
“George!” lo abbracciai forte “mi sei mancato tantissimo!” ricambiò l’abbraccio stringendomi con le sue braccia dall’aspetto fragile “Anche tu Jude,anche tu..”

“Basta smancerie suvvia..direi che ne abbiamo avuto abbastanza per oggi!” aggiunse John che aveva inspiegabilmente preso a giocherellare con i capelli di Paul che dal suo canto iniziava ad irritarsi generando una cerca ilarità generale.

Fu allora che fece capolino dalla stanza anche mia madre.

I nostri sguardi si incontrarono.

Non c’era nulla da dire che non potesse essere risolto con un abbraccio.
Mi trasmise tutto il calore che poteva ed io cercai di comunicarle il mio dispiacere.

Ne seguì un discorso lungo,intenso,ma necessario ad entrambe. Ci chiarimmo e spiegammo l’una all’altra le nostre emozioni ed intenzioni.

 
Durante questo tempo i ragazzi non vollero essere d’impiccio quindi furono trasportati al piano superiore dove,palesemente scocciato,Michael si sorbì mal volentieri le loro mini esibizioni canore dovendone giudicare le capacità. Fosse dipeso da lui sarebbero stati stroncati ancor prima di nascere ma accettò di far compagnia a quelli che a lui sembravano ragazzacci di paese o forse semplicemente perché era così tremendamente orgoglioso da non ammettere il loro talento!
 

Quella sera stessa rivelai a mia madre l’intenzione di rimanere a Liverpool.

Avevo incominciato a conoscermi,a conoscere Marianne e a provare nuove emozioni delle quali ,è vero,ancora non capivo l’origine e la natura,ma che mi facevano sentire bene.

Il solo pensiero di lasciare quei ragazzi mi aveva terrorizzata e avevo capito quanto fondamentale per me fosse la loro amicizia,la loro presenza nella mia vita.

Lei comprese e accettò con dolore ma con la promessa che fossi stata presenta al matrimonio che si sarebbe tenuto a febbraio e che per almeno tre mesi l’anno fossi tornata da lei.

Mi sembrava più che giusto….era pur sempre mia madre!
 
 

Ripartimmo l’indomani ,molto presto,ma non prima di aver salutato mia madre e Michael col quale,pur sempre non nutrendo nei suoi confronti grande simpatia,mi chiarii.

“A mai più rivederci !” Disse John rivolto all’uomo che si trattenne nuovamente dal compiere gesti impropri e salimmo sull’aereo che ci riportò alla mite Liverpool.






I_Me_Mine: Ed ecco qui  xD Prometto che dal prossimo capitolo basta tristezza ,DAVVERO U.U
Ringrazio Helter Skelter e 365dayswiththebeatles che recensiscono costantemente,vi adoro <3
e ovviamente ringrazio anche tutti coloro che leggono silenziosamente :)
Perdonatemi  la mediocrità dei miei capitoli,spero comunque siano gradevoli!
Mi scuso per eventuali errori e alla prossima :)

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Capitolo 8
*** Heartbreak Hotel ***


“Jude!”

Lo sguardo di Marianne era serio e preoccupato.

“Non farmi mai più una cosa del genere,mai più..sei tutto ciò che mi rimane..”

Abbassai lo sguardo e fissai la ghiaia del vialetto in tutte le sue forme.
Non sapevo cosa dire o fare; così come avevo fatto con mia madre,le avevo procurato un dolore che difficilmente mi avrebbe perdonato.

Osservai attentamente la piega delle labbra  screpolate in una smorfia indecifrabile;il vento estivo le scompigliava i capelli mentre lei tentava di bloccare la leggera gonna di seta scura per ripararsi.

Inaspettatamente si fece avanti più sicura di quanto non lo fosse mai stata e mi strinse a sé ,senza più esitazioni,colma di amore,dolcezza,che finalmente non temeva di dimostrare.

Le lacrime fuoriuscirono ma questa volta furono per una qualche gioia profonda che attendevo da anni.
Non importava quanto fossi stata lontana,quanto fosse triste e priva di sbocchi interessanti: Liverpool era la mia casa!
                                                                                 
                                                                   
 

I mesi seguenti passarono incredibilmente serenamente e presto anche l’estate finì per lasciar spazio ad un freddo e ricco invero.

Dei Querrymen erano rimasti solo George ,John e Paul .
Oramai le speranze di quei ragazzi andavano  affievolendosi :tra alti e bassi,abbandoni e ritorni,portando avanti un gruppo al quale mancava qualche pezzo.

Io dal mio canto non sapevo come aiutarli se non incoraggiandoli e ricordandogli costantemente quanto fossero incredibili.
Ma a questo problema John pareva avesse trovato una soluzione.
 
“Ragazzi”

John arrivò correndo avvolto nel suo cappotto e con la chitarra a tracolla.

Io ,Paul e George eravamo già a casa di quest’ultimo ad attendere che il signor Lennon si degnasse di arrivare.

“Finalmente si fa vivo ,sua altezza!” dissi ironica.

“Yeeh,guarda,ti ho disegnato una coroncina,è per lei regina Johanna”

Paul fece sventolare a mezz’aria un foglio con alcune scritte a penna e al centro lo scarabocchio irregolare di una corona sfoggiando un’espressione da bambino ritratto nel momento migliore dei suoi giochi.

Il ragazzo  doveva portare con sé qualche grande notizia perché  ignorò la mia frecciatina ,che in tempi non sospetti avrebbe senza ombra di dubbio utilizzato a mio sfavore; inoltre non si curò della presa in giro dell’amico e anzi mi prese in braccio facendomi  compiere un piccolo giro.

“Avanti John,che hai?” disse Paul  sollevando la schiena dalla poltrona come punto da qualcosa che d’un tratto lo infastidiva.

John lo spintonò amichevolmente “Ricordate Stuart Sutcliffe?”

“Si,l’artista,il tuo amico..che fa,vuole farti posare per lui,eh John?” disse divertito George.

“Non dire cazzate! Ora vi spiego..”

“Si magari prima di Natale Lennon” aggiunsi io in preda alla curiosità.

“Ora ci arrivo, Belzejude” mimò un sorriso forzato poi continuò “Stuart ha venduto un suo quadro..”

“e..??” esordimmo noialtri.

“E ha comprato un basso!”

I nostri sguardi interrogativi lasciarono deluso John che evidentemente aveva sperato in una  reazione differente mentre noi tentavamo invano di scoprire il collegamento che si celava tra quell’acquisto e la gioia di John.

“Suonerà con noi,sveglia ragazzi!!!” Aggiunse allora facendo roteare gli occhi.

“Sei serio? Ma ne sarà almeno capace??” Paul sbarrò gli occhi .

“Ovvio,non farti tante paranoie Paul,dai..a proposito l’ho invitato questo pomeriggio!”

Il ragazzo dagli occhi verdi si lasciò nuovamente cadere sulla poltrona sbuffando.

“Beh ,potevi almeno avvisarmi” disse George “Sai com’è..è casa mia” e prese posto sulla poltrona accanto alla mia.

“L’ho appena fatto” Rispose John con un sorriso furbo che mostrava l’intera dentatura.

George sospirò scuotendo la testa “ ora ci manca solo un batterista fisso..” aggiunse.

In tutto ciò Paul continuava ad avere un’espressione seria e cupa e questo non era assolutamente da lui.
Di solito era il più allegro e motivato di tutti,cercava sempre di far filare le cose nel migliore dei modi tanto da sfiorare il perfezionismo talvolta.

“Paul..qualcosa non va?” gli dissi dolcemente.

Lui mi sorrise quasi destandosi da qualche pensiero “No piccola,nessun problema,tranquilla!”mi fece un occhiolino.
Non poteva risolvere sempre tutto usufruendo del suo sguardo magnetico;sapevo bene che qualcosa gli frullava per la testa e di certo non avevo intenzione di dargliela vinta.

“A questo punto è il caso che io tolga il disturbo..” affermai sistemandomi delicatamente la gonna a pieghe sgualcita.

“Ma no,no,resta Jude..devi conoscere Stu anche tu!” mi bloccò John “sei o no la fan numero uno del nostro gruppo?”

“Certo che lo sono!” Sorrisi arrendendomi a quelle suppliche.
“E allora resta!” concluse George.

“Ok,sapete essere molto persuasivi voi!” e mantenendomi la gonna mi accomodai nuovamente mentre i ragazzi iniziavano a suonare la mia canzone preferita.
 
Well, since my baby left me, 
I found a new place to dwell


Mi lasciai trasportare dall’incanto di quelle note.
 
It's down at the end of lonely street 
at Heartbreak Hotel 

 
Il loro modo di far musica era unico.
                                                           

                                                                                              
                                                                                                    ♦



“ Allora McCartney! Forse con i tuoi amici puoi celare il malcontento che ti si legge chiaro in volto,ma non con me ,sai?”

Mi fissò con sguardo tenero e rassegnato e sospirò.

“Sei una cara ragazza Jude,non dovresti preoccuparti sempre così  per tutti..ci sono cose che non si possono risolvere tanto facilmente!” Mi accarezzò leggermente il volto provocandomi il conseguente rossore.

Abbassai lo sguardo mentre Paul prese a fischiettare una melodia che non conoscevo .

Non mi aveva detto cosa provasse,ma non aveva nemmeno negato di essere in pena per una qualche faccenda misteriosa..perché ,a giudicare dall’inspiegabile volontà del ragazzo di non dire nulla a nessuno ,di mistero si trattava !

“No Paul,così non va proprio bene,non hai risposto mica alla mia doman..”
Fui interrotta dal suono acuto del campanello.

“Non finisce qui !” Gli lanciai un’occhiata accusatoria alla quale Paul rispose con un’alzata di braccia.

“Ragazzi miei,vi presento Stuart!” disse John  conducendo nel salone il ragazzo.

In quell’istante capii perché John non facesse altro che parlarci di lui.
Indossava un paio di occhiali da sole ed un maglioncino nero a collo alto; Era un ragazzo minuto ,non particolarmente alto,si muoveva come aleggiasse in quella stanza: la creatività si poteva quasi respirare!

Tolse le lenti scure e mostrò un paio di occhi magnetici.

Aveva un fascino nel modo in cui compiva ogni gesto,nel modo in cui parlava…era una di quelle persone che non puoi fare a meno di fissare e restarne ammaliata !

“Piacere , George,il proprietario di casa!” George porse immediatamente la mano al ragazzo e  da perfetto padrone gli offrì qualche biscotto che la madre aveva gentilmente preparato e dei quali lui era ghiotto.

Paul esitò qualche istante poi si fece avanti anche lui fingendo un sorrisino stentato “Ehilà Stu,come te la passi?”

Da qualche tempo John parlava continuamente di Stuart e del suo talento,di quanto fosse bravo e intelligente e sospettavo che Paul ne fosse geloso.

“Io sono Jude,piacere” fui titubante per qualche istante.

Era molto difficile sostenere quello sguardo.

“Jude..” pronunciò quel nome come stesse cercando di scovarne qualcosa,poi proseguì semplicemente aprendosi in un sorriso mozzafiato “bel nome!”

“Beh,che ne dite di provare qualcosa ragazzi? Così ,per scioglierci un po’!” John era estremamente felice di quella situazione e fremeva perché tutto iniziasse ad andare per il meglio mente io,oramai totalmente persa nell’esaminare i lineamenti di quel ragazzo,non ero per nulla dispiaciuta del nuovo “acquisto”.

“Non sono un granché,devo dirvelo! Ma John è un caro amico ..ha insistito e..mi aiuterete spero?” sorrise ancora una volta e a me girò la testa.

“Piantala Stu ! prendi quel basso e smettila di fare tante chiacchiere” John gli diede una gomitata mentre George e Paul  ora si scambiavano un’occhiata tra l’interrogativo e il perplesso.

“one two three ,four!”

 

                                                                                           ♦



Era vero.

Stuart non si poteva minimamente paragonare ,in quanto  a competenza musicale,agli altri tre!

Ma aveva un qualcosa che nel complesso lo rendeva esattamente adatto al gruppo.
Magari non era un grande musicista,ma anche l’occhio vuole la sua parte e questo John lo aveva compreso molto bene!

L’unico problema era e rimaneva sempre uno: Paul.

Quando Stu lasciò la casa degli Harrison quella sera,non fece altro che ripetere a John quanto poco conoscesse lo strumento e che di certo non avrebbe giovato alle possibilità future del gruppo.

Ma John non voleva saperne,era ostinato nella sua idea di tenere Stuart nella band,con o senza l’approvazione di Paul!

“Dì la verità ,hai paura che le ragazze non bazzichino sempre e solo attorno al tuo bel faccino,eh?” John avvicinò il viso a quello del compagno con fare di sfida.

“Non dire cazzate John! Sto parlando seriamente e tu mi pare voglia perseverare in questa assurdità..ti rendi conto che non è capace?”

“Porca miseria Paul,dagli una possibilità! Lascia che prenda la mano,imparerà..come ho imparato io,come hai imparato tu,è solo questione di tempo!”

“Ragazzi,penso che la questione sia veramente insensata..” George cercò di pacare quell’atmosfera tesa ma nessuno dei due ragazzi gli diede ascolto.

Mi avvicinai a lui e prendendolo per un braccio lo tirai via.

Le sfuriate di quei due sapevano essere molto esagerate e spesso George ci andava di mezzo ingiustamente.

“Al diavolo John,non voglio continuare questa discussione..non si va da nessuna parte”

Paul infilò il giaccone scuro e uscendo all’esterno si accese una sigaretta. Andò avanti e indietro per tutto il tempo,tentando di smaltire il nervoso,poi rientrò con un volto apparentemente più disteso.

“Ok,va bene,proviamoci…ma al primo errore se non lo cacci vado via io John,te l’ho promesso!”

“Staremo a vedere!” rispose l’altro.

Tirai un sospiro di sollievo “Si è fatto tardi ragazzi,direi che è ora di andare per me”

Abbracciai Paul “sogni d’oro dolcezza” e poi  John  “Notte belzejude,salutami i diavoletti “poi,dopo aver cacciato una linguaccia rivolta a Lennon ,diedi un bacio sulla guancia di George che mi sussurrò “guarda che ho visto come fissavi  Stu prima..”

“Sei  forse geloso Harrison? Sorrisi divertita.

“Ne parleremo domani ragazzina,ti tengo d’occhio!”

Salutai ancora una volta quei ragazzi e mi lanciai nel breve tragitto tra casa di George e la mia.

Il vento era forte e bastò quel minuscolo frangente per scompigliarmi totalmente i capelli.
Quell’inverno si prospettava interessante.
 





I_Me_Mine: E’ vero,le date non corrispondono assolutamente a quelle reali,ma per inserire la figura di Stu,che fino ad ora avevo lasciato da parte,ho dovuto scombussolare un po’ di cose.
Se avessi scelto di fare la storiografa avrei veramente fatto cilecca la primo colpo!
Perdonatemi !
In ogni caso la storia è del tutto inventata,perciò ho cercato,per non renderla monotona,di non riprendere pari pari gli avvenimenti reali,quindi prendiamo questa cosa come scusa per questo dettaglio xD
Ringrazio la mia fedelissima Helter Skelter per le sue recensioni magnifiche e ringrazio anche tutti coloro che la leggono silenziosamente!
Mi scuso per eventuali errori e a presto :)
 

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Capitolo 9
*** she came in through the bathroom window ***


“Esci da quel cesso McCartney! E’ un’ora che sei lì dentro!”

John andava nervosamente da un capo all’altro del corridoio fermandosi a bussare ripetutamente contro la porta del bagno dove si era rinchiuso Paul .

“Sto componendo John,trattienitela!” La voce del ragazzo arrivò soffusa attraverso il legno della porta smaltata di bianco.
“Ma stai scherzando?! Apri la porta o la sfondo!”

Ora  sbraitava e imprecava mentre riprendeva a camminare con un giornale sotto braccio;il che lo faceva sembrare il mio vecchio zio scozzese Harold,un tizio panciuto  dagli occhi piccoli e tondi che vedevo una volta all’anno ma che bastava decisamente a farmelo sembrare un’eternità di tempo.

Il ricordo dell’uomo dopo un pranzo natalizio in quella stessa situazione mi fece scappare una risata.

“Che c’è? Ti fa tanto ridere? A me per niente!”  gli occhi scuri del ragazzo mi fulminarono colmi di esasperazione mentre sentimmo la tanto agognata serratura girare.

“Sei uno stronzo Paul,togliti dai piedi adesso” John si precipitò all’interno del bagno con una velocità che avrebbe fatto invidia ad un corridore.

“Che limite basso della sopportazione,uno non può neanche starsene in bagno in tranquillità!”

Fortunatamente il ragazzo aveva già richiuso la porta dietro sé  non udendo le ultime parole di Paul che altrimenti non sarebbe sfuggito alla sua ira.

“Forse sei stato un tantino lento sai” continuavo a ridere per tutta quella scena esilarante.

“Ma sai,quando l’ispirazione chiama,un artista deve risponderle!” Gonfiò il petto con fare altezzoso e fiero.

“Sei un vero presuntuoso Macca,lasciatelo dire!” lo spintonai.

“Sono solo consapevole Jude cara” rispose scoppiando a ridere  “ dai,a parte tutto,ti andrebbe di darmi il tuo parere?”

“Ma certo che mi andrebbe!”

Paul sorrise felice ma in un istante i nostri sguardi sereni furono mutati da un urlo proveniente dal bagno.

“McCartneeeeeeeeeeey”

“Cristo,che ha combinato adesso!” disse Paul

“Ma che gli sia accaduto qualcosa?! Oh Dio e adesso come facciamo?”

“Razza di coglione matricolato che non sei altro,giuro che appena esco di qui ti disintegro!”

Un certo terrore si dipinse sul volto del ragazzo che si portò una mano sul viso e cacciò un fazzolettino dalla tasca per asciugare il sudore .

Deglutì.

“E adesso cosa c’entri tu? Paul..che hai fatto in bagno?”

“Stavo scrivendo,te l’ho detto…” balbettò lui.

“Paul?” gli rivolsi uno sguardo di ammonimento mentre portai le mani ai fianchi assumendo un’espressione contrariata.

“Ok ok,è stato un attimo,non avevo dove scrivere e..ho usato la carta che ho trovato in bagno…tutta.”

“Dio Paul!  La carta igienica?” sbarrai gli occhi stupita “potevi almeno avvisarlo,adesso ti sta bene se si arrabbia!”

Sbuffò.

“Ora tu trovi il modo di portarmi quella fottutissima carta che mi hai consumato o dovrai dire addio al tuo bel visino da perfetta checca!”

“Certo che la finezza non è il suo forte…” costatai cercando di contenere quella che sarebbe stata una grande risata.

“Aspettami lì John,entro dalla finestra!”

“E chi si muove ,idiota!”

“Jude,aiutami ,vieni sul retro e bada che Mimi non arrivi da un momento all’altro..”

               
                                                                                                 
                                                                                                       ♦

 
 

“Wow Pauline è riuscita a scalare il muro,chi l’avrebbe detto!” John era seriamente intenzionato a farla pagare a Paul ed ora lo tormentava in ogni modo.

“Certo che la scena è stata stupenda “ rise George.

“Non dirlo proprio,credevamo fossi Mimi..quando sei arrivato hai rischiato di farmi morire!”

“Povera Pauline..è entrata dalla finestra del bagno ..non sta bene per una ragazza !” continuava John.

Io ero piegata letteralmente in due sul divano accompagnata da George che,assente nel momento del fattaccio,aveva appreso con gusto quanto accaduto nella casa di Menlove Avenue.

“Entrata dalla finestra del bagno hai detto?” Paul dallo sguardo serio e offeso distese la fronte per mutare espressione

“interessante..un giorno ci scriverò qualcosa ..grazie John!”

John smise di ridere “E’ per i tuoi “colpi di genio” che è stata messa in scena questa commedia..incredibile..”

“Vabbè ragazzi,che ne dite di mangiare qualcosa piuttosto? Io ho un certo languorino..”

Noi tutti ci voltammo in direzione di George che ci fissò con un’espressione tanto seria e tranquilla ,che all’istante scoppiammo a ridere all’unisono.

“Ho detto qualcosa che non va?” ora era sorpreso  ”allora?”

“Vado a preparare qualcosa..se Mimi mi lascia usare la sua cucina..voglio mostrarvi i miei progressi in campo culinario!” dissi continuando a ridere sotto lo sguardo ora entusiasta di George.

“Certo che lo farà..appena tornerà …tra diavoli ci si intende sempre!”

Fulminai John con lo sguardo e mi alzai dal divano.

John prese la chitarra ed iniziò ad intonare qualcosa.

“Sai Macca,non sei l’unico ad aver avuto idee..oggi ho parlato con Stu e penso che dovremmo cambiare nome al gruppo..”

“Si,ad essere sincero ci pensavo anche io..” rispose Paul massaggiandosi il mento con fare pensoso.

“Io non decido nulla a stomaco vuoto,sia chiaro!” George si alzò protestando mentre io ,in attesa di Mimi,iniziai a perlustrare la cucina.

Iniziò a girarmi la testa.

Da qualche tempo una forte tosse mi tormentava.
Avevo bevuto litri di latte caldo,ed io lo odio il latte,ingurgitato centinaia di caramelline balsamiche ,per non parlare di quelle odiose sciarpe di lana che pizzicavano il collo e irritavano la mia pelle.

Al tutto si aggiungeva il fastidioso dolore addominale che accompagnava le mie crisi respiratorie.

“Jude,è tutto ok?” mi arrivò la voce dei ragazzi dall’altra stanza che dovevano aver sentito i miei attacchi di tosse continui.

“Sto bene,tranquilli!” risposi a stento nel tentativo di non soffocare tra un colpo e un altro.

Non stavo bene affatto.

Un dolore in petto mi costrinse a piegarmi,mentre la tosse continuava persistente a consumarmi.

Cercai di appoggiarmi alla muratura della cucina,ma i miei occhi erano appannati: mi accasciai al suolo trasportando con me i ruoti che prelevato dalla credenza.

“Jude,cazzo,cosa è stato?!”

Fu l’ultima cosa che riuscii ad udire prima di perdere conoscenza.
 
                                              

                                                                                                       ♦



“Jude,sei sveglia? “ mi ritrovai il viso di John ad un centimetro dal naso tanto da sentirne il respiro “Mimi,corri,si è svegliata!”

Non ricordavo nulla se non voci e un dolore lancinante al petto.
In un angolino George e Paul si alzarono di scatto dalle sedie sulle quali erano seduti e giunsero al mio capezzale.

“Cosa..cosa è successo?” sbattei le palpebre ripetutamente nel tentativo di mettere a fuoco il luogo e la situazione in cui mi ritrovavo.

“Sei svenuta …”

Ero stata portata nella stanza di John ed ora ero sotto le coperte calde del suo letto mentre un uomo panciuto con un paio occhiali tondi e una valigetta di pelle scura mi si faceva vicino affiancato da Mimi e Marianne.

“Jude,tesoro mio!” mia nonna si chinò e con dolcezza mi baciò la fronte calda.

“Allora,la situazione è questa” L’uomo panciuto aggiustò leggermente la montatura sulla punta del naso e riponendo lo stetoscopio all’interno della valigetta iniziò a metterci al corrente della sua diagnosi.

“La ragazza a quanto pare ha una grave broncopolmonite”

Marianne sobbalzò così come fecero anche gli altri.

“Non sono cose da sottovalutare signorina,è molto pericoloso giocare con la salute!” continuò lui “avresti dovuto fare un controllo molto prima..”

“E cosa si può fare dottore,mi dica la prego,c’è qualche ..non so..medicinale ?” Marianne si portò le mani all’altezza del petto congiungendole con fare nervoso.

“Dio ,Dio,Dio,Dio” George andava avanti e indietro per la stanza mentre Paul e John tentavano di tenerlo fermo,ma lui continuava in preda alla preoccupazione “Non dovevamo andare al porto l’altro giorno,ecco la realtà” e riprendeva a tormentarsi sotto lo sguardo di Paul che dal suo canto non sapeva se bloccare George o John irritato dalla situazione.

“George,smettila,mi dai i nervi!” John  disse queste parole accompagnate da un gesto isterico.

“Fuori dalla stanza ragazzi” disse a quel punto Mimi con tono severo.

“Ma..”

“Ma nulla,fuori!”

I tre ragazzi uscirono a testa bassa dalla stanza posizionandosi dall’altro capo della porta con un bicchiere nel tentativo di origliare.

“Così mi ammacchi i capelli idiota,togli quelle zampe”

“Cosa vuoi che mi interessi dei tuoi stupidi capelli,non sento nulla,George spostati un po’ per la miseria!”

“Dammi quel bicchiere John”

“Mi fai maleee,togli il culo”

Questo ciò che si udiva  all’interno della stanza.
Mi scappò un sorriso mentre Mimi faceva roteare gli occhi visibilmente spazientita.

Che trio assurdo!

“Allora,dicevamo dottore..”

“Dunque,per me la ragazza va ricoverata..ha bisogno di osservazione costante e cure appropriate”

“Ma sto bene!” protestai tentando di sollevarmi dal letto,ma tempestivamente soggiunse Mimi a farmi riprendere la posizione precedente.

Mi aveva presa a cuore e ,contrariamente a come la dipingeva John,era una donna molto amorevole.
Secondo John si trattava solo di "empatia diavolesca”.

“Jude,non fare i capricci,non sei una bambina,si tratta di pochi giorni..non ci vorrà tanto vero?” sbuffai sonoramente alle parole di mia nonna.

“Il tempo necessario signora,ma direi sia il caso di agire in fretta”

Ne seguì un lungo colloquio e una volta congedatosi il dottore e schiantatisi al suolo quei tre idioti aperta la porta della camera,ebbi il tempo di realizzare il tutto.

“Dai John,ora ti libererai di me,dillo che sei contento” lo canzonai tentando di rendermi credibile nonostante le occhiaie.

George e Paul si accomodarono uno da un alto uno dall’altro del letto cercando di offrirmi ogni tipo di premura mentre John vagava per la stanza ora lì,ora qui,ora suonava ora me ne diceva una delle sue.

Vederli così era davvero strano.

Ma ecco cosa vuol dire amicizia: ognuno di loro in modo differente,mi era accanto,mi sostenevano,anche nel momento del bisogno,proprio ora che necessitavo più che mai della loro presenza.

“Ma guarda se capitano tutte a me!” mi ripetevo tra lo scocciato e il divertito.

Mi sentivo davvero la persona più goffa della terra ma nonostante tutto la più fortunata: avevo 3 adorabili idioti con me.





I_Me_Mine: Dopo qualche decennio l'ho pubblicato olè xD
In realtà era pronto da molto perchè,presa dal divertimento della scenetta iniziale,mi sono lanciata in questa scrittura.

Non posso farci nulla,adoro i battibecchi Lennon-McCartney!

Allora,devo dire un paio di cose,prima di tutto non ricomincerò la tragedia greca,giuro! La malattia di jude è solo un escamotage per una cosina che devo fare u.u ma questo lo scoprirete nel prossimo capitolo xD

Ringrazio come sempre le mie sostenitrici ,che leggono e recensiscono sempre ogni  capitolo: vi adoro,lo sapete u.u
Ringrzio inoltre tutti coloro che leggono silenziosamente! Se ogni tanto vi va di farmi sapere la vostra,nel bene e nel male,siete ben accetti u.u


Mi scuso per eventuali errori e alla prossima :D

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