La Forza Dell'Amore.

di Vany93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo/Atto Primo:Estranei a partire da ieri... ***
Capitolo 2: *** Atto secondo:Primo Sguardo. ***
Capitolo 3: *** Atto Terzo:Alle Porte Del Destino. ***
Capitolo 4: *** Atto Quarto:Perfetti Sconosciuti... O Quasi ***
Capitolo 5: *** Atto Quinto: Nuove Conoscenze ***
Capitolo 6: *** Atto Sesto:Al Di La Del Sole... ***
Capitolo 7: *** Atto Settimo:Incanto... ***
Capitolo 8: *** Atto Ottavo:Segreti... ***
Capitolo 9: *** Atto Nono: Verità... ***



Capitolo 1
*** Prologo/Atto Primo:Estranei a partire da ieri... ***


Prologo:
Nella selva innevata c’è un usignolo che canta
Impavido sfida il tempo
Rincorrendo la neve fredda
Come il mondo che lo circonda
Una freccia nell’oscurità lo annebbia
Il petto in un sol suono strappa
Il cuore grondante lacrime vermiglie si lagna
Della vita a priori stroncata
L’usignolo espira in una nota di disappunto

E aspira a un nuovo spunto… 

 

 

Se fossimo cielo e terra ci congiungeremmo per sempre nel nostro sempiterno orizzonte
ma purtroppo siamo solo due petali al vento destinati all'eterno tormneto.

 


Atto primo
Estrani a partire da ieri…

 «E così è vero?
Due profondi occhi nocciola mi scrutavano con una luce di dilaniata disperazione mista a confusione e rabbia a cui non riuscivo  a dare nessuna speranza.
Trevor stava davanti a me seduto sul muretto di un castello in rovina abbandonato da tempo. Il nostro luogo segreto da quando avevamo otto anni. Lì nessuno si avventura in mezzo alla vegetazione selvaggia di aceri e querce che circondavano l’edificio fatiscente.
Era un luogo magico dove si respirava l’aria di antichi banchetti, giochi e magie e quasi , nelle ore estive, se aguzzavi gli occhi avevi l’impressione di scorgere gli antichi signori e dame di quel castello che ballavano e brindavano come se nulla fosse….
Lì regnava solo la nostra fantasia, questa era la realtà, è nessun pregiudizio di casta avrebbe nociuto alla nostra gioia.
Era un luogo stupefacente. La fitta vegetazione che in primavera sbocciava donando colore all’erba verdissima inondandola di fiori e impregnando di gioia gli alberi carichi di pigne e frutti succosi dai colori sgargianti si perdeva nell’afosa estate donando il meglio di se per poi inerpicarsi nei meandri del freddo autunno donando ad esso parte della sua vitalità, acquisita nelle precedenti stagioni, per rallegrare un Dio malinconico e infine in invero saziava la fame del predatore per eccellenza: il gelo. In ogni stagione c’era sempre una sfumatura da cogliere, farla tua  e portarla con te tramite lo scrigno del tuo cuore.
Peccato che era sottovalutato dato che tutti lo evitavano perché considerato infestato…
Meglio per noi pensavo sempre così nessuno avrebbe profanato questo luogo e scoperto il nostro segreto…
 Seduto sul muro semi ceduto stava con piedi penzoloni e un mazzo di peonie in grembo fissandomi in attesa di una risposta.
Sospirai affranta. Non ero riuscita  a contenere la cosa. Nonostante avessi fatto promettere alla mia esuberante migliore amica di tacere finché non avessi avvisato di persona Trevor  lei come sempre aveva fatto di testa sua presa da un’incontrollabile eccitazione per il grande evento.
Arianne ti ucciderò pensai fremente di rabbia mentre fissavano con il viso in fiamme i mie piedi. Ora era più difficile dire tutto. Lui sapeva e ne era venuto a conoscenza nel più peggiore dei modi: da altri. Magari individui che non conosceva e che lo avevano informato di una cosa così personale ,che lo riguardava in modo così troppo vicino,  che avrebbe dovuto sentire solo dalla sottoscritta e da nessun altro. Ebbi il coraggio di scrutarlo di sottecchi: la rabbia e l’indignazione sprigionavano da tutti i pori e donavano alle sue guance una colorazione così curiosa che faceva risaltare al meglio i suo occhi espressivi e le sue labbra morbide e rosee, in netto contrasto in vece con i suoi capelli color del sangue.
Non è il momento di pensare a certe cose!!! Mi rimproverai.
«Quanto sai?» ritornai alla realtà.
«Quello che basta» fu la sua risposta secca alla mia semi domanda.
Sapevamo entrambi che sapeva tutto… e più.
A quel punto scese dal muretto e avvicinandosi a me mi prese per mano.
Ora serio asserì: «avrei voluto essere abbastanza rispettabile agli occhi di tuo padre da evitare una cosa del genere» chiusi gli occhi colto da un attacco di collera e disprezzo per ciò che non era «invece sono solo un misero scudiero» sputò quell’ultima parola come se fosse veleno.
«Trevor ti prego…
Lui scosse il capo «nessuna frase carina puo’ annullare la cruda verità di cui noi siamo testimoni…»
«Non l’ho potuto evitare» farfugliai disperata.
Lui sgranò gli occhi e gesticolando furioso rispose «potevi, si!!!
«Come?» balbettai colta da un barlume di speranza, magari non era troppo tardi per mandare tutto a rotoli.
«Potevi apporti» prese le peonie dal muretto e le osservo con malinconia «se mi ami come sempre hai detto…» ne accarezzo una con il morbo della nostalgia che già rosicchiava le porte del suo poderoso cuore.
Non resistetti…
Gli premetti un dito sulle labbra carnose non potevo tollerare altro «taci» lo pregai «non puoi osare mettere in dubbio ciò che provo per te dopo tutti questi anni» mi allontanai un po’ indignata e voltando la testa verso il tramonto che stava inondando ogni cosa di amaranto conclusi «non amo lui ma Te…
I mie occhi si gonfiarono di lacrime salate come l’imminente  distanza…
Le ricaccia indietro con tutta la determinazione che mi era rimasta.
«E dunque?» chiese fremete di passione «che faremo?.
I suoi occhi cercarono i mie. Quando li incrocia ebbi al sensazione che mi volessero comunicare un oscuro pensiero, ma non capii di cosa si trattasse.
«Mi hanno costretta Trevor» dissi disperata agitando confusionaria le braccia in aria impotente «non l’ho voluto io!!!.
Il ragazzo si rabbuiò per dei secondi interminabili poi offrendomi il mazzo di fiori che presi con gioia esclamò con convinzione: «Scappiamo Luce…
La sua serietà mi disarmò.
«C..cosa?!» sgranai gli occhi dalla sorpresa non era un comportamento da Trevor o per lo meno no di quel ragazzo timido e bonario che sapeva farmi ridere per un non nulla e riusciva a cancellare la realtà dalla mia vuota vita. No, quello era il Trevor innamorato pazzo , pieno di dolore per un destino che non voleva accettare e un po’ mi terrorizzava.
Si inginocchio ai mie piedi e inizio a baciarmi le mani. Prima con delicatezza poi con foga salendo su per i polsi e ridiscendendo per ricominciare da capo quel circolo vizioso.
«Oh Trevor!!!» ansimai.
«Se veramente mi ami come dici »mi guardò attirando i mei occhi ai suoi come una calamita fa con il ferro in una mossa indelebile «Scappiamo, preserviamo il nostro amore e…» si alzo e inizio a giocare con i mie folti capelli corvini<< lasciamo il passato alle spalle…
Il mio viso sbianco.
Arretrai colta dal panico.
«Luce » mi tentò porgendomi la mano invitandomi a seguirlo. Ignorò la mia esitazione che ne dedussi dal comportamento se l’aspettava.
I suoi occhi erano un mare in tempesta in netto contrasto con il sorriso rassicurante e la mano tesa pronta ad accogliermi definitivamente nel suo mondo.
A quel punto sentii in lontananza nitrire il cavallo che ci aveva portati fin lì e subito intravidi da lontano il suo manto bianco con la sella carica di bisacce da viaggio.
Era tutto programmato… pensai inorridita.
«Non posso fare questo a mio padre» scossi le mani d’avanti a lui< Il ragazzo strinse i denti incollerito «quindi non mi ami!!!» concluse frettolosamente abbandonando la mano inerte al suo fianco.
La tristezza e la delusine, del mio cocente rifiuto, sparsero i loro semi sul volto del giovane.
Il manto della notte stava abbracciando il mondo e non solo…
«No, no, no amore mio no!!!» cercai di farlo ragionare. Presi il suo volto fra le mie tremanti mani costringendolo ad ascoltarmi «se fosse per me non esisteresti che tu…» sospirai «ma…
«Ma sono solo uno scudiero» finì per me con voce roca «e tu una nobildonna…
«Trevor non volevo dire questo, io…
Alzo una mano. Gli occhi chiusi. Il viso cinereo «non aggiungere altro ti prego» Accarezzo con una dolcezza assoluta la mia pallida guancia. Mi abbandonai al suo tocco assaporandolo fino in fondo «non potremo mai essere amici» chiusi gli occhi« troppa la distanza che ci separerà e poi tu avrai i tuoi impegni… ed io i miei.»
«Ma…» cercai di protestare inutilemente...
«Shhh» mi prese per la sottile vita e mi attirò a se. I nostri petti l’uno sull’altro ballavano la danza del dolore «voglio ricordarti» iniziò a stento« mentre raccoglievi le peonie in fiore…»
Ora non potei più trattenere le lacrime.
«Voglio ricordati mentre sorridevi , mentre lenta mi baciavi e mentre canticchiando intrecciavi per me corone di fiori di campo.»
«Ti prego…» poggiai una mano sul suo petto «Trevor…
«E tu dovrai ricordarmi.» continuò ora con gli occhi lucidi ma con una ostinata convinzione «Dovrai ricordarti delle lunghe sfide a cavallo che finivano là dove il sole tramonta. Dovrai ricordati dei mie baci appassionati, dato che scommetto che lui non ti bacerà mai così bene, e dei sorrisi che ti rubavo… sempre» mi strinse più forte a se carezzando la mia folta capigliatura e inspirandone il fresco profumo di rose come se cercasse di riempire i propri polmoni consapevole di non poterli più allietare con tale fragranza in un futuro ora più che mai prossimo «prometti» Anche lui ora piangeva, in silenzio. Appoggiò la sua fronte alla mia mentre le nostre lacrime si fondevano come la pioggia al vento.
Iniziò a baciarmi i capelli poi il viso e per il lobo dell’orecchie scese lungo il collo snello e perfetto facendomi trasalire dal piacere.
«Prometto…
Poi con uno scatto improvviso risalì fino alle labbra e lì suggello il patto con un bacio…
Quello era un addio non un arrivederci…
 
Angolo Autrice:Ciao mie futuri Lettori/trici!!!
Era nell'aria, si poteva palpare oh si.
Il fatto che fossi incasinata con la mente in arai si rispecchiava anche un po nelle mie poesie lo devo ammetere.
E poi nella mia pagina c'era un ''prossimamente'' da non tralasciare ùù
Dunque è bene che vi dia qualche delucidazione se no mi prendere per matta o magari lo farete lo stesso dopo aver letto il primo atto.
Uno: mi sono ispirata a Romeo e Giulietta si lo ammetto ma non seguiro proprio tutti i punti della storia rispecchiando atto dopo atto ma solo i più ''salienti''a mio avviso.
Due: Non sono un ingenua e non ho appena scritto il primo atto pubblicandovelo...
posso solo dirvi che sono vicina a una svolta.
Tre: mi ha incitata a scrivere questa storia una mia amica che non fecava che assilarmi dato che avevo perso la voglia di scrivere racconti e che mi dedicavo solo alla poeise. Quindi la ringrazio.
Quattro: Il mio scopo qui è farvi amare Luce, per lo meno la mia versione,e spero che vi sorprenderà come già fa con me.Certo non voglio fare miracoli ma almeno ci proverò.
Questo Capitolo:
Qui vediam Luce che si accomiata da Trvor ne è costretta e il perché è intuibile:è stata promessa al principe...
Ovviamente qui è chiaro come fra i due ci sia puro amore e quanto tutto ciò li abbai distrutti.
Spero di non essere stata troppo sdolcinata.
Il prologo è fatto così appositamente e a mio avviso riassume tutta la storia che mi accingo a narrarvi.
Nel Prossimo Capitolo:
Gia scritto manca solo la mia revisione.
Vi dico solo che apparirà Cam... ùù
ovviamnete vedrete molto di lui... con il tempo XD.

Angolo Musica:
Diciamo che ascolta molta musica quando scrivo dato che a mio parere è un sottofondo impareggiabile.
Per lo più,comuqnue cantautori italiani quali:Tiziano Ferro, Bioagio Antonacci,Giorgia,Francesco Renga,Gianluca Grignani,Claudio Baglioni ,I Moda ect
ma mi capita anche di ascoltare musica straniera.

Ringraziamenti:
Ringrazio chi leggerà e commenterà con sincerità questo primo atto.
Voglio la sincerità dato che mi dovrete , nel bene e nel male, soppotare per 24 atti ossia fino a quando questa vicenda finirà.
Ringrazio anche chi aggiungerà la mia nascente stora fra i preferiti e chi ,conseguentemente, mi seguirà.
Saluti:
Un Bacio a tutti voi e grazie di cuore!!!.
 





 




 

  

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Capitolo 2
*** Atto secondo:Primo Sguardo. ***


La terra gridò il suo dolore ma io non riuscivo a sentirla:avevo le orecchie otturate dall'angoscia che il brutto tempo non allenti mai la sua morsa.
 


Atto secondo:

Primo sguardo

Stavo facendo le valigie nella mia sontuosa camera nella torre est del castello del Barone Price mio padre.
Il mio letto a baldacchino, dalle morbide e lucide lenzuola di seta rossa , nella sua perfezione ,dalla piega del lenzuolo ai guanciali ben battuti, sembrava volesse comunicarmi la desolazione che lasciavo al mio passaggio; come se aver spezzato il cuore la ragazzo più buono del mondo no bastasse.
Almeno è vivo ma soprattutto è libero di scegliere e di potersi fare una vita…, arrotolai una maglia in malo modo e stizzita la lancia dentro la valigia aperta sul letto, io no!!!
-Lucinda!!!=sentii gridare e subito dopo come una forsennata la mia migliore amica fece irruzione nella stanza. Il vestito turchese e dai disegni floreali elaborati svolazzava di qua e di là mentre lei si aggirava per la stanza come una trottola.
Sbuffai irritata dalla sua felicità. L’unica felice della mia partenza sembrava lei dato che ,in quanto mia dama di compagnia, mi avrebbe accompagnata. La ignorai categoricamente decisa a farla implodere nella sua stessa ciarleria continuando il mio lavoro con ostentata serietà .Anche quando si arrampicò, vedendo la mia indifferenza al suo arrivo, sul baldacchino come una scimmietta e iniziò a farmi le boccacce resistetti all’impulso di sbellicarmi dalle risate.
«Perché mi ignori…» mise il broncio.
Non risposi.
«Ah» disse poi alzando un dito come colta da un improvvisa illuminazione « glielo hai detto!»
Mi rabbuiai. Aveva una lingua lunga, era pazza ma non stupida.
«Oh Lucy» fece il visini triste e gli occhi grandi di apprensione.
«Puoi smettere con questa scenata!» chiusi di botto la valigia facendola sobbalzare «risparmiacela…
«Ma Lucy!» si impuntò indignata «perché credi che io meriti tutto ciò?»
«Hai diffuso come una stella dei venti la notizia in tutto il castello, quando io invece ti avevo semplicemente chiesto di non dirlo ad anima viva!!!» sbraitai «e lui già lo sapeva» mi strinsi nelle spalle sconsolata.
«O da te o da altri prima o poi l’avrebbe saputo» sbuffo «sei così permalosa e perfettina!».
«Non è vero!!!» scandii arrabbiatissima poi mi intristii «sai quanto ci tenevo che lo sapesse da me…».
Mi prese per mano e mi fece sedere sul grande letto e mi fisso coi suoi grandi occhi verdi. Davvero buffi dato che il viso era alquanto minuto…
«Lucinda» era seria «dimmi , e sii sincera amica mia, che possibilità avresti avuto qui con lui?».
Non riuscii a fissarla.
«Guardami» prese il mento e mi costrinse a fissarla «rispondimi…
Chinai il capo socchiudendo gli occhi «nessuna.
«Esatto!!» batte il pugno sul palmo della mano «se non fosse stato il principe sarebbe venuto al suo posto un bel nobiluomo e ti avrebbe sposata, starne certa!» mi sbatte in faccia la realtà «massimo il tuo amichetto si sarebbe accontentato di fare lo stalliera alla giumenta del tuo signore…» aggiunse poi dimostrando la sua mancanza di tatto.
«Ehi!!» gli assesta un pizzicotto.
«Ahi!!!» ribatte lei guardandomi come un cane bastonato «sai che è così!!, quindi scordati quella nullità e concentrati nella tua eterna felicità!!!».
Aveva fatto anche rima…
La guardai sconvolta ma aveva ragione. La storia fra me e Trevor avrebbe avuto vita breve comunque, era inutile crogiolarsi nei rimpianti perché non avrei mai potuto cambiare niente.
«E va bene Arry» accennai un sorriso alla bene e meglio «ci proverò…
Per il mio bene aggiunsi fra me e me.
Poi una servetta dai folti capelli dorati intrecciati e nascosti in un fazzoletto di seta e dai profondi occhi fece la sua comparsa alla soglia della mia stanza socchiudendo la porta. Sembrava imbarazzata e lo notammo non solo dal suo viso arrossato ma anche dal suo tono di voce.
«La carrozza vi attende Misses…».
«Arriviamo!».
Presi una grande boccata d’aria, l’ultima del mio paese natio e mi imbarcai in questa nuova avventura.
La carrozza turchese dai pregiati ghirigori in argento aspettava ai piedi della scalinata principale della tenuta Price. Mi veniva solo il mal di mare a guardarla dato che io odiavo i viaggi in carrozza ma a causa dei banditi che costellavano le strade mi era stato ovviamente proibito di andare a cavallo tutta sola fino alla reggia del principe.
Bene pensa positivo ci sarà Arriane a distrarti in ogni singolo minuto di questo stramaledetto viaggio.
«Cara…».
Mi voltai di scatto rapita dai mei pensieri.
«Madre…» dissi stupita.
I mei stessi occhi mi fissarono preoccupati e una cascata di perle d’apprensione incorniciò il viso della donna davanti a me.
«Sei sicuro che è quello che voi?».
Cos’era un modo per farmi dire di no?.
Perché tutti ci tenevano a sapere la verità?.

Avrei voluto gridarle che si non volevo che amavo Trevor alla follia ma mia madre mi avrebbe preso per pazza sapendo bene di chi parlavo. Cosi percossi il mio labbro cercando di trattenere quello scorrere di parole che altezzose premevano alla porta del mio cuore e gli risposi con un distaccato sorriso.
Prima che mia madre continuasse mio padre ci raggiunse
«Oh la mia Bambina!!!» mi strinse nella sua presa da orso.
«Papà…» dissi con voce strozzata «mi soffochi!!!»
Mi lascio in evidente imbarazzo ma il sorriso non abbandonò il suo viso dai tratti marcati e severi e dalla folta barba brizzolata chiaro segno che padre tempo reclamava il suo scorrere sulla pelle dell’uomo più eroico di tutto il reame che vantava dii aver sconfitto draghi, guerrieri-alati e ingannato anche una chimera.
Amavo mio padre e non gli davo la colpa di ciò che mi stava affibbiando. Lui riteneva che era una fortuna ardita aver avuto la richiesta di diventare la futura regina e che quindi non c’era nessun partito in tutto il regno conosciuto meglio del principe così senza consultarmi , convinto della mia risposta dato che pensava di conoscermi e che ignorava la mia storia con Trevor ,aveva accettato ed ora mi trovavo lì in partenza per al corte.
Sapevo che, destinata alla nascita o meno a questo principe, mio padre a un mio no avrebbe mandato tutto a monti. Lui mi voleva felice…
Ma non avrebbe mai accettato Trevor.
Quindi fra i due mali scelgo il minore anzi dargli una cocente delusione della sua unica figlia prediletta.
«Non dovrei dire più la mia bambina» ammise poi osservandomi da capo a piedi facendomi arrossire per l’intensità del suo sguardo «ma la mia donna…».
Mia madre tossi tre volte rompendo l’imbarazzante tensione che si era pocanzi creata «caro dovremo lasciarla andare…ora.».
Lui fisso la sua amata e poi annuii greve «Ricordati Lucinda la dea della fortuna ha posto sul tuo capo un’opportunità che molte avrebbero dato la propria anima per avere» si chinò su di me «non sprecarla…».
Lo guardai non capendo. Stavo partendo come avrei potuto sprecarla?.
Poi mi sfiorò con affetto la fronte con uno dei suoi ruvidi baci e si allontano. Mia madre mi abbracciò facendomi promettere che avrei scritto una volta giunta a palazzo e dilungandosi in raccomandazioni fino a quando la carrozza non partì mi salutò a suo modo agitando il fazzoletto di pizzo e gridandomi ancora le sue più liete felicitazioni mentre fra la polvere la carrozza spariva al suo sguardo ed io con essa per sempre…

 




«Credi che a palazzo troveremo prelibatezze come le gallette di cioccolato?».
Guardai la mia amica con gli occhi spalancati. Come faceva a mangiare anzi ad ingozzarsi mentre viaggiavamo come in una nave in tempesta?. Mi sentivo cosi male che più volte il cocchiere era stato costretto a fermarsi e con grande dispiacere mi aveva vista vomitare quel poco che ancora le mie viscere riuscivano a trattenere. Ed ora pallida con le mani al ventre fissava la mia amica intenta in una abbuffata di dolci mentre faceva le previsioni del nostro roseo futuro ‘’nel mondo incantato’’ come soprannominava lei al corte.
«Non lo so» la mia voce era un rivolo di vento «e sinceramente non mi interessa» appoggia la fronte al freddo finestrino. Chiusi gli occhi godendomi quel breve momento di sollievo.
«Non hai proprio una bella cera, sai?».
Il viso ricoperto di cioccolato e la mano a mezzaria con l’ennesimo dolce preso dalla scatola che teneva i grembo non aiutava la mia instabile condizione…
«Soffro il mal di carrozza» e poi supplice chiesi «potresti smettere?» indicai i dolci e poi lei «mi fai venire ancora di più il voltastomaco!!!».
«Mia nonna diceva» disse con tono importante come quelli che si usano per dire le perle di saggezza che usavano i saltimbanchi «che per curare il mal di carrozza bisogna ingozzarsi senza sosta» mi porse i dolci «provaci!» il suo sguardo maniacale mi fece paura.
«Passo» mi buttai di lato rannicchiandomi in posizione fetale sul sedile bordeaux.
La ragazza scosse le spalle «bhe, più per me allora!!» disse allegramente tornando al suo affare.
Mugolai disperata.
Tutto d’un colpo la carrozza si fermo con un sonoro clak clak delle ruote in ferro battuto che scemò nel silenzio più inquietante che mai avessi sentito.
Subito balzai a sedere e fissai allarmata fuori dal finestrino. Poi guardai Arriane alquanto impallidita. Sembrava pietrificata.
«L..luce» la sorpresi a balbettare.
La guardai con finto coraggio sorridendole come se tutto ciò fosse di ordinaria normalità.
«Ci sarà stato un guasto e Leonard ha fermato la vettura per sistemare il tutto» dissi con tanta ovvietà che Arianne si calmò un pochettino ma in vero il mio cuore batteva a mille all’ora. Era come se percepissi una strana sensazione no di pericolo ma di eccitazione.
Perché?.
Stavo per rispondermi quando il nostro cuore salto in gola a causa di un forte scossone che partendo da sopra il tettuccio della vettura si era espanso in tutta la struttura causando un terremoto. Molte delle nostre scatole adorne di nastri di seta caddero a terra.
«Ok» ansimai sedendomi accanto alla mia damigella. Lei mi prese le mani avvolgendole nelle sue, fredde. Cercavo una plausibile scusa che spiegasse il tutto«forse…
Ma fui interrotta bruscamente.
Un ragazzo dall’aspetto trascurato, i capelli ricci e rossi sporchi di fuliggine e vestito di stracci luridi, si affaccio dentro la carrozza e ci sorrise con aria furbetta.
I suoi occhi da volpe passarono da me a Arianne con un’intensità calcolata.
Come se non fosse la prima volta che si trovassero davanti a rispettabile signore. No ne sembrava sorpreso.
«Buongiorno Damigelle indifese» ci saluto con un falso in chino «questa sosta, obbligatoria per tutte le carrozze che transitano da queste parti, donerà al vostro viaggio quel pizzico di brio che in caso mancherebbe…» scatto a ridere sboccatamente.
«Chi siete?»chiesi guardandolo truce.
Arriane sembrava essere diventata muta. Non lasciava la presa sul mio braccio e guardava quel tizio con crescente orrore come se ancora non avesse assimilato la gravità della situazione: eravamo state attaccate.
«Siamo angeli di strada» mi rispose con vanità sistemandosi la sdrucciolevole camicia « al vostro servizio »mi schiaccio l’occhiolino «ed ora» riapri il portellino della vettura «Madames scendete e se farete le brave non vi sarà tolto nemmeno uno chignon…»
Lo guardai con sfida ma lo accontentai.
Tenne la porta aperta con la mano e nel fra tempo con noncuranza si osservava le luride unghia della mano mentre noi esitanti ci lanciammo un ultimo sguardo. Io e Arriane, infine, scendemmo e lo spettacolo che ci si parò alla vista fu sconvolgente. Sopra e attorno alla nostra vettura c’era un’orda di ragazzi luridi e pezzenti che aprivano e saccheggiavano le nostre cose. Leonard era disteso, legato e bendato sul sedile del cocchiere. Il più piccolo dei mocciosi accanto a  lui danzava sezza sosta eccitato per il suo nuovo cappellino, prima del fidato cocchiere.
Sussurrai a fior di labbra il suo nome incontrando il suo timoroso sguardo che, alla nostra vista,  si apri spaventato osservando noi due fuori dalla abitacolo circondati da un branco di malviventi.
Si, da spettatore esterno anche io avrei concordato che non era un bel quadretto…
Il punto però era che facevo parte di quel pittoresco quadro e  quindi no ne potevo ne ridere ne gioie e nemmeno piangere non volevo essere debole.

«Luce che facciamo» sussurrò Arriane mentre seguivamo il rosso.
«Giochiamo» risposi io con determinazione e vidi la ragazza scuotere il capo mestamente. Credeva che non ce la saremmo cavata io , incredibile ma vero , credevo il contrario.
Perché avvertivo ancora quella strana sensazione di esuberanza. Mi guardai attorno come in attesa di qualcosa o di qualcuno che ancora si faceva attendere.
Chiusi gli occhi ti prego non deludermi anche ora…
«Legate queste due» ordinò il rosso gridando a due garzoni poco distanti già intenti a raccattare tutto ciò di prezioso e commestibile. Poi indicandomi aggiunse «specialmente ben curate i nodi di quella.».
Lanciai uno sguardo rassicurante ad Arriane mentre ci legavano. Vidi la mia migliore amica in lacrime che, silenziose e gelide, percorrevano i suoi lineamenti da bambina sperduta. Mi tormentai il labbro fino a farlo sanguinare. Non avrei tollerato oltre. Mi guardai attorno mentre conducevano Arriane ai piedi di una delle grandi ruote e la bendavano e me al lato opposto adagiata su un tronco d’acero senza legarmi il bavaglio, e subito mi domandai il perché.
Volevo trovare un rimedio, un modo per scappare e poi pensai: il mio pettine!. Mentre si allontanavano baldanzosi e ricominciavano la loro trafugazione inizia a segare le corde con il pettine facendole strusciare sue e giù sui rubini e sul metallo affilato con una perizia degna di una ladra in catene. Cercai di trattenere le risate perché nessuno di quegli incompetenti si era accorto di nulla intenti com’erano alla rapina e a portare il tutto il più in fretta possibile via dal luogo del misfatto.
«Gran bottino amico mio!!!».
Sentii gridare d’un tratto il rosso e fermai il mio lavoro attratta dal punto alle mie spalle dove le sue parole erano rivolte. Voltai, per quanto mi permettevano i legacci, il busto e osservai il fitto del bosco da dove sempre più vicina una figura si stagliava fra la penombra dei cipressi.
Prima i capelli neri come la pece e unti dalla sporcizia ma lucidi sotto i raggi del sole, poi gli occhi ,due splendidi smeraldi, malinconici e sognanti che trasudavano una determinazione spietate  e infine il suo corpo agile e scattante ,coperto da cenciosi abiti sulla tonalità del verde e marrone per mimetizzarsi fra  la vegetazione, a piedi scalzi balzo fuori dalla boscaglia.
Non mi degnò di un solo sguardo.
La sua attenzione era tutta per ‘’ i suoi uomini’’ e per il bottino.
«Lo vedo» disse con evidente stanchezza. Mi sorprese perché sembrava stanco e sconsolato?
Avevano appena svaligiato una delle carrozze più riccamente equipaggiate, di gioielli e cibi prelibati per il viaggio, di tutto il reame e nonostante ciò lui era sconsolato. Lo guardai con un sopracciglio alzato, irritata dal suo comportamento anomalo.
Il compagno di sicuro se ne accorse ma fece finta di niente e da ciò capiii che era una quotidianità.
«Lupo» lo affianco buttandogli fraternamente il braccio al collo e indicando i ragazzi con la mano libera asserì «siamo ricchi!!!.»
Come se la scena non fosse ovvia…
Lupo abbozzo un sorriso.
«E’ il colpo del secolo» gridò e poi con un sogghigno indicò me e la mia amica «e il contorno e anche meglio!.»
Ci sfioro con quel verde carico di pioggia niente di più.
«Cosa facciamo con il cocchiere?!».
Arrivo la domanda del piccoletto sopra Leonard.
«Uccidetelo» sentenziò Lupo con una piatta noncuranza.
Lupo aveva sentenziato la condanna.
Vidi Arriane chiudere gli occhi e sapevo desiderare di non sentire il tutto. I mie occhi sgranati fissarono impotente la scena senza la forza di emettere nessun grido sconvolta da quello che stava accadendo.
Il piccoletto estrasse uno stiletto d’argento tempestato di rubine e zaffiri ,bottino di chi sa quale razzia , e con movimenti fluidi tagliò la gola a Leonardi.
L’uomo apri la bocca in un muto appello di pietà; poi strabuzzo gli occhi, li ruotò fino a quando il bianco non prevalse, e si accasciò per sempre sul suo sedile di morte.
Non un grido, sola sangue scarlatto che affluiva sul sedile del cocchieri e  si faceva strada, come un torrente vischioso , verso la fine di esso oltre e giù verso l’erba tingendo il tutto di amaranto.
La freddezza di Lupo mi riempi di orrore. Non è umano pensai, troppo insensibile… non è umano!!!.
E poi mi chiesi come può un ragazzino tagliare la gola di un uomo con cotanta facilità?.
Ma la risposta la conoscevo già… la vita di strada fa crescere un bimbo e annienta la pietà e il rimorso dal suo animo rendendo il cuore freddo al pari delle gemme trafugate...
Chiusi gli occhi e voltai il viso per non osservare un minuto di più quel macabro spettacolo.
Fu allora che senti dei passi verso di me e un ombra che mi sovrastava oscurando il sole. Alzai timorosa lo sguardo sul tizio davanti a me e la collera aumentò…
Lupo!!!
Mi guardava privo d’espressione con il capo lievemente inclinato in attesa di qualche mia reazione.
Io impavida ressi il suo sguardo fino a che non parlò prima lui.
«Curioso» esclamò «non piangi?».
Lo guardai incredula e poi riacquistando il mio contegno risposi impettita
«Lascio le mie lacrime solo a chi è degno di pietà» indicai con un cenno del capo il corpo di Leonard «e no a chi sa soltanto spargere il seme del dolore e della disonestà!!!».
«Abbiamo una moralizzatrice tra noi!!» cantilenò il rosso spuntando da dietro la spalla del Lupo.
Lui mi fissava freddo poi si inchinò di fronte a me ignorando il commento del compagno. Mi prese per il mento e mi fece voltare il viso a destra e a sinistra nel mentre contemplava i mei lineamenti.
Poi come se avesse preso una scossa lascio la presa e si alzo scattante dandomi le spalle.
«Volpe…
«Si?.
«Prendete tutto ciò che si può vendere e magiare.»
«Lo stiamo facendo» gli fece notare con garbo misto a indignazione dato che sembrava non aver notato il gran via vai che regna attorno a lui.
«Dopodiché» aggiunse come se nulla fosse «condurrete le ragazze alle porte del castello del principe».
Volpe strabuzzo gli occhi e  sbotto incredulo «Cosa!?».
«Mi hai sentito bene» estrasse l’arco che aveva sulle spalle, ornamento che prima non avevo notato.
Mi accorsi anche che la strana sensazione di euforia era sparita al suo arrivo…
«Là saranno più utili che a noi» furono le sue ultime parole prima di correre nella vegetazione perdendosi nel fitto del bosco.
Volpe sospirò stancamente e guardò me con disappunto «dovevo bendare anche te occhi dolci…»
Gli feci una smorfia e lui si allontanò borbottando bestemmie.


Angolo Autrice:

Sono tornata!!! :)
Nonostante oggi non sia il giorno più felice della mia vita, mia nonna materna è morta, ho pensato che correggere, e pubblicare il secondo atto potesse essere una buna fonte  di distrazione e poi avrei reso felice i tre angeli che seguono la mia storia.
Questo capitolo lo dedico a mia nonna con affetto :ovunque tu sia sappi che sarai sempre nel mio cuore.
 Questo Capitolo:
Finalmente Cam
sicuramente no nelle vesti di principe azzurro ma è arrivato.
Devo ammetterlo quando l'ho scritto mi sono sorpresa io stessa dell'entrata di scena ma vi posso ben dire che tutto con il tempo sarà spiegato.
Voi che ne pensate? sorprese come penso?.
Nel Prossimo Capitolo:
Scritto anche lui nottetempo XDDD
Posso solo dirvi che vedremo Roland ùù.
Angolo Musica:
Biaggio Antonacci.
Ringraziamenti:
Ringrazio Anto,Giulia e Barbara di seguire la mia storia e di incoraggirami nel proseguirla.
Saluti:
Un grosso saluto a chi leggerà, commenterà e aggiungerà fra i suoi preferiti la mia storia
Bisou.


 



 

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Capitolo 3
*** Atto Terzo:Alle Porte Del Destino. ***


E fu così che mi trovai fra il mare e la lava in mezzo ad essi solo la mia striscia di eterna speranza:non un'uscita da questa gabbia, allora tutto è purdoto o c'è ancora speranza?

Atto Terzo
Alle porte del destino

Strapparono in malo modo dal nostro collo e dai nostri lobi gli ultimi gioielli del loro bottino soghigando malignamnete.
Io li ignoravo o meglio non ci badavo dato che ero persa nelle mie riflessioni.
I gioielli si potevano sostituire, dopotutto erano solo pezzi di metallo freddi e sensa amore, ma la perdida di Leonard no.
Conoscevo quell’uomo dall’età di quatro anni, era come un padre per me…
Come poteva Lupo essere così insensibile!.
Mi morsi un labro mentre nascondevo il pettine con cui mi stavo slegando dato che non ce ne era più bisogno perché grazie al medesimo tizio, ironia della sorte, saremo state condotte alle porte del castello del principe sane e salve.
Feci una smorfia, sarebbe stato meglio morire che consocere la persona che sarebbe stato mio marito e che non amavo. Sospirai non potevo permettermi di pensare ancora a Trevor.
Poi osservai la mia damigella a cui Volpe sembrava fare la corte caricandola di parole smielate e spudoratamente false.
Lo guardai truce e stranamnete lui ricambio con arrogante spavalderia spiorando la mia amica con la sua lurida mano e,vedendo che mi faceva inalberare, continuò.Il ribrezzo sul viso di Arriane era palpabile.
Lo vidi poi avvicinarsi a me con passo felpato e inginocchiarsi nello stesso punto che pocanzi aveva occupato il suo capo, poiché era chiaro che era rispettato e temuto allo stesso tempo da tutti.
Effettivemete il suo sgaurdo metteva in soggezione, in cambio quello di Volpe era l’opposto:ridicolo.
«Siete fortunate» mi rivelò «solitamente Lupo ama lasciare una scia di sangue dietro al suo passaggio» fece un gesto non curante con la mano «sai è la sua firma» sembrava la cosa più normale del mondo per lui.
Lo fissai saggiamente senza controbbatere, volevo, dovevo essergli superiore, ma la mia espressione arcigna la diceva lunga…
«Certo al vostro cocchiere non è andata poi tanto bene» ammise valutando la situazione « ma almeno potrete dire di essere sopravvisute…»
Rise di gusto.
E no questo è troppo!!!
Gli sputai in faccia non appena nominò Leonard.
Lui si ritrasse rosso in viso mentre si puliva con stizza la faccia con la lurida manica della camicia.
«Brutta ragazzina vizziata!» tuonò «ora ti insegno io le buone maniere!.»
Stava per assalirmi quando un ombra lesta usci dal sottobosco e scaravento con un poderoso gancio destro il rosso dall’altro lato del campo provvisorio.
Il ragazzo sbattè contro un albero.
Rimasi di stucco. Una sorpresa ne tira un'altra pensai incredila mentre fissavo con occhi grandi di meravoglia il nuovo arrivato.
Per molti versi assomogliava a un selvaggio più animalesco di quei ragazzi di città.I capelli erano un groviglio inestricabile di ciuffi neri e lunghi fino alla vita legati in malo modo fra loro. Indossava un vestito idnetico a Lupo a parte per una cintura su cui stava una lunga sciabola affilata e lucida sotto i raggi del sole.
Volpe si alzo a sedere mugulando per il dolore e massaggaindosi la tetsa per il bernocolo cuasato dalla botta.
«Ehi ti sembra il modo di trattare una damigella?» chiese fuori di se il nuovo arrivato, alzandosi le maniche pronto alla lotta.
«E a te sembra il modo» scatto con un salto in piedi «di trattare un compagno?»
«Stavi trasgredendo agli ordini» giocò distrattamete con la sciabola
Si era capito che fra i due non correva buon sangue.
Lui batte i peidi a terra come un bambino capriccioso ma non contrabatté.Sapeva di essere nel torto così si allontanò andando ad aiutare gli altri a trasportare le ultime cose al sicuro nella foresta e a torturare un altro mal capitato sfogando, così, la sua frustrazione.
Subito dopo due occhi neri,come le notte invernali senza stelle, mi fissarono e un debole sorriso affiorò ad incorniciare due labbra carnose che sussuravano mangiami.
Scossi il capo ma che mi prendeva?
«Perdonalo» si accostò a me ed iniziò ad armergiare con i nodoi.
Il lieve contatto della sua pelle con la mia era elettrizzante.Emanava carisma puro.
«Per cosa?» chiesi fintatonta
Lui rise bonariamente.
Mi slego in pochi secondi e  con sorpresa non disse nulla delle corde semi tagliuzzate. No glieni importava.Fortunatamente…
Mi alzai ed iniziai a massagiarmi i polsi arrossati come le caviglie a causa delle corde strette fino quasi allo spasimo.Sentire di nuovo il sangue circolare con regolarità in tutto il corpo fu un sollievo.
Non ebbi il tempo di domandargli alcunchè che la mia migliore amica era già slegata  e correva in lacrime verso di me. Mi abbracciò con tale impeto che se non era per il tronco dietro di me sarmmo ruzzolate a terra.
«Luce» disse fra una tirata di naso e l’altra «ho temuto il peggio!.»
La strinsi più forte a me e da dietro la sua spalla notai il ragazzo fissarci con due occhi grandi di ilarietà che non si addicevano prorpio alla circostanza.
Ma perché ci aveno risparmiate?.
Quella domada torturava il mio cercvello come un campannello che non la spemmetteva di suoare.
E faceva male perché un uomo aveva perso la vita quell’oggi, sotto i miei occhi, ed ora noi sane e salve ne conservavamo l’orrore nei nostri ricordi
Ma perché noi?
Volpe era stato chiaro: non era da Lupo lasciare ‘’testimoni’’
E allora perché di quel comportamento?
Il mio pensiero,con mia sorpresa ebbe una risposta enigmatica ma era pur sempre meglio di niente…
«Lupo non fa mai una cosa per non riceverne vantaggi…»
Distaccai Arianne e mi piantai davanti a quel selvaggio
Gli altri aveno abbandonato il luogo della rapina e una brezza leggera si stava alzando da nord-ovest.
Le fronde degli alberi si alzavano e si abbasavano lievi seguendo la danza del vento e uccelli variopinti, già nei loro nidi, sussurravano parole antiche e segrete incomprensibile per il genere umano.
Il tintinnio delle redini dei cavalli teneva il conto dello scorrere del tempo…
«E che vantaggio potrebbe ricavarne nel rispramiare due donzelle impaurite?»
Scosse le spalle e si innoltrò nel bosco.Si fermò al limitare di esso e si volto a fissarci in attesa.
Mi tartassai il labbro per non aver avuto i degni chiarimenti e prendendo per mano Arriane lo seguimmo.
Non avevamo altra scelta…
Ci codusse per un sentiero nascosto nella boscaglia circondato da alberi di betula e fiordalisi.Le betule sopra le nostre teste formavano, con i loro rami, un suggestivo arco trionfale su cui gli uccelli sembravano cantare una marcia nuziale o forse ero così stanca che a me parse di sentirla intonare.
Da quant’è che non magiavo?
Troppo tempo per ricordarselo.
Gli ultimi raggi di un sole morente penetravano a fatica da quella cupola sempre verde e il tempo, perso nei menadri di madre terra, sembrava non passare mai.
«Sono stanca!» si lagnò Arriane sedendosi su una roccia ai lati della strada e raccogliendo un fiore dal bianco cagiante «mi duolono i peidi!»
Guradò me suppliche, poi la nostra guida.
«Effettivamte» incrociai le mani sotto il seno «sembra che camminiamo da ore» indicai il sole morente « ci vuole ancora molto o dovremo passare la notte nel bosco?»
Rabbrividii al quel pensiero…
«Siamo quasi arrivati» ci rassicurò guardando un ipotetico orizzonte davanti a noi «questa è una scorciatoia che ci porterà a destinazione in men che non si dica.»
Alazia gli occhi al cielo e così parlò il nostro rapitore!.
Camminammo ancora,per un tempo che sembrò eterno, affamate  e stanche fino a che ll ragazzo , che io e la mia compagna ribattezzammo Cioccolatino per il colore bronzeo della pelle, si arresto di colpo e si acquattò fra i cespugli.
Lo imitammo.
«Che pericolo incombre ora sul nostro capo?» chiese con voce stridula la mia damigella
Il ragazzo indicò davanti a noi e restammo a bocca aperta alla vista di un castello dalle linee agraziate con alte torri merletate e dal colore di non ti scordar di me . Una cinta murario nera circondava la massiccia struttura e sentinelle, vestite con una leggera cotta di maglia con un leone rampante al centro,un elmetto e calzoncini retati sotto i quali spuntavano dei pantaloni marroni, facevano avanti e indietro il perimetro in perenne attesa di pericoli pronti a scattare l’alarme.
Sul passeggio delle mura altre sentienelle, allo stesso modo abbigliate, camminavano avanti e indietro scrutando la vegetazione cirscostante senza mai perdersi in chiacchere con i compagni limitrofi.
Erano molto seri nel loro lavoro…
Una garnde efficienzapensai sorpresa.
«Quella è la vostra meta» sembrava teso. Lo si poteva vedre dai muscoli irrigiditi più del dovuto, dalla mascella ben serrata e dall’espressione corruciata dipinta sul suo bonario viso.
Come accomiatarci?
Un garzie mi sembrava troppo.
Fu la mia amica a precedermi.
«Allora andiamo» mi trascinò allo scoperto « a mai più rivederci» si voltò e esibì una buffa linguaccia «e se rivedi il tuo capo digli da parte nostra che crepi all’inferno!.»
Cioccolattino si alzo, ci guardò con notevole incredulità ma non rispose per le rime ad Arriane che sembrava aver ritrovato la parola. Fuggi nel sottobosco come era venuto, in silenzio.
Mi sa che era un’abbitudinepensai sospirando sconsolata pronta ad abbracciare il mio destino.
Trevor perdonamifu l’ultima cosa che pensai prima che una sentinella ci notasse.
Era fatta , avremmo potuto scappare dielgaurci. Io sarei toranta da Trevor ed avrei accettato, di buon grado e con gioia infinita questa volta, la fuga, dato che mio padre mi avrebbe cerduta morta in un agguato di briganti, e saremmo vissuti felici e contenti nella nostra modestia.Poi fissai Arriane e la realtà mi piovve sulle spalle come un macigno:con lei non sarei riuscita nemmeno a fare un passo, ero in trappola…

Ci annunciarono a corte come due grandi signore.
L’araldo stava proclamando i nostri nomi mentre io sempre più agitata e nervosa mi sporgevo dalla grande porta in onice fissando l’intera sala del trono con il cuore in gola.
Dov’era?
Non l’avevo mai visto in vita mia ed ero curiosa. Volevo avere almeno la prerogativa di non essere stupita o affascinata dal suo aspetto davanti a 700 cortigiani. Mi morsi il labbro non notando nessuno che assomigliasse alle innumerevoli descrizioni e lodi che mi avevano fatto le mie damigelle e mia madre a villa Price. Nessuno corrispondeva. Mentre il mio sguardo si perdeva rassegnato in quela moltitudine di dame ,vestite dall’amaranto al senape, e signorotti,in livrea nera, bordò e blu, mi concentrai sulla sala.
Era ovale o meglio, ad un più attento sguardo, esagonale. Ad ogni spigolo svettava una colonna monumetale dalle cui membra marmoree sembravano fuoriuscire strane creature mitologiche, unicorni, centauri e draghi, che sorregevano splendidi candelabri in vestro soffiato dai mille colori che diffondevano un alone surreale su tutta la stanza donando un’atmosfera quasi magica, reverenziale al tutto. Le mura lisce erano adorme di arazzi che ritraevano scene di bataglie , incoronazioni e le glorie di vecchi re del passato.
In fondo sopra una pedana con tre gradini in granito rosso stavano due troni gemelli in legno d’ulivo ricoperti da cuscini in velluto rossi e il cui poggia schiena, tempestato di rubini e ametiste, sembrava splendere di luce propria.
Le dame non portavano solo cangianti abiti elaborati ma anche strane acconciature, a mio modesto avviso assurde: ruote di carri , gabbie di uccellini, scale, adornavano le tetse di quelle cortigiane, a mio parere vuote,  fra i nastrini di seta abinati al vestito a sorreggere il tutto. Restai stupita a vedere la gabbietta di capelli aprirsi e  chiudersi ad ogni movimento del capo di una donna e la scala abbassarsi e rialzarsi in bilico nella tetsa di un’altra.
Istintivamente sfiorai i mei capelli , no nel migliore dello stato lo ametto , e mi immaginai con una di quelle capigliature, rabbrividii al solo pensiero.
Accanto a me Arriane sembrava più agitata di me. Con gli occhi socchiusi non faceva che ripetere un discorso imparato per loccasione con così tanta insistenza che stavo per tappargli la bocca con la prima tenda che mi capitasse per le mani, era una lagna tremenda.
«Smettila di cantilenare ancora questa lagna!.»
Diedi voce ai mie pensieri guardandola truce
«L’avete visto?»
Lei mi dava sempre del voi quando non eravamo sole e un po’ mi dava fastidio in quanto mia amica per me era una mia pari, quasi una sorella, ma il resto del mondo non la pensava così purtroppo.
Voglio cambiarlopensai al fatto che sarò regina un giorno e qindi porrò un limite a questa distinzione di classe:chi si vorrà sposare con un contadino potrò farlo…
Pensai subito a Trevor… brutto errore.
Le fanfare suonarono e il portone dove ancora ero aggrappata si aprii rivelandoci.
E inutile dire che quasi caddi alla sua apertura
Che gran figura Luce!
Oh mio Diopensai mentre accanto a me la mia damigella aveva la bocca spalancata in una grande O di sorpresa.
Se c’era una brutta figura più brutta di questa bhe ne volevo le prove.
Stanche e affamate, con gli abiti sporchi d’erba  e i capelli scompigliati sistemati alla bene e meglio, entrammo con passi accorti nella stanza. Una fila a destra e a sinistra di cortigiani ci segnalavano il percorso che dovevamo intraprendere. I mormorii erano un ronzio fatsidioso e gli sguardi increduli e maligni insorpotabili. Inutile fingere di tentare di sorridere.Sembravamo due pazze selvagie!.
Arrivati ai troni vuoti una porta nascosta da un tendaggio rosso con l’emblema del casato, un leone rampante, si aprii rivelando un uomo sulla trentina. Era alto e possente dai folti capelli biondi che scendevano fin sulle spalle in una castaca di riccioli. Sul capo reggeva una corona d’oro massiccio ben lucidata per l’occasione. Una miriade di zaffiri ne spezzavano cadenzialmente il colore oro, brillando cangianti.
Al suo ingresso ogni cortigiano si inchinò con reverenza e,scambiandoci uno sguardo intimorito, anche io e Arriane ci inchinammo un po’ messi in soggezione da quegli occhi azzuri e severi al col tempo.
Il suono di fanfara si ripetè fino a che la porta non fù chiusa.
Ancora con il capo chino e il cuore in fiamme aspettavo un ordine di qualche tipo.
Fui sorpresa quando sentii su di me il calore di due mani possenti che destarono la mia posizione di umile prostrazione costringendomi ad alzarmi.
«Basta inchini»
Osai alzare lo sgaurdo e vidi l’uomo sorridermi benignamente. Cercai di ricambiare ma sapevo che ciò che mi uscì fuori fu solo una brutta smorfia.
Guardò Arriane e costrinse anche lei ad alzarsi.
Subito come fazzoletti al vento i cortigiani ripresero il loro contegno.
«Sarete stanche e affamate.»
«Un po’!.»
Senti dire ad Arriane che arrossi subito dopo memore solo allora della sua condizioen sociale. Arretrò quasi inciampando nella sua sottogonna lacera. Non cadde per un pelo e grazie anche a un cortigiano che la prese al volo.
L’uomo la guardò in uno strano modo poi si rivolese a me
«Ho saputo del vostro tragico trascorso»
Mi si secco la gola
«Ehm…» mi gaurdai attorno e poi indicai le mie luridi vesti « vedo che si nota…»
«So che siete state attaccate e che il vostro coccheire non ha fatto una bella fine…»
Vidi quel viso saggio rabbuiarsi.
«E’ vero» ammisi mesta« tutte le nostre cose sono state barbaramente trafugate» la mia indiganzione esplose con tutta la sua energia repressa « non hanno avuto pietà!!»
«In vero» disse con circospezione « si…»
Innarcai un sopracciglio.
Restai un attimo sulle mie, poi capii.Il mio petto che per l’eccitazione faceva su e giù in modo frenetico si calmò un pochino. Mi pogiai una mano sul cuore chiusi gli occhi e contai fino a dieci. Era un modo che mi aveva insegnato mio padre per calmare la mia indole impulsiva. Dopodiché vedendo con mio sorpresa lui attendermi con un sorriso divertito e costatando la mia enesima gaf dissi.
«Non volevo esplodere parendo innaprorpiata mancando ad ogni regola di buon decoro» cercai di rimediare « ma…»
Il re alzo una mano facendomi tacere «non dovete dire altro» disse compresivo«avete subito un attacco di briganti e  siete fuggite percorerndo i boschi fino ad arrivare qui» mi fissò con occhi orgogliosi e mi sembrò di affogare in essi «e già tanto che siete sane e salve» indico entrambe spalancando le braccia« i pericoli sono innumerevoli!!!, eppure voi siete qui…»
«Fortuna da principeinati» comemtai sagacemente mentre dentro me dicevo o uno dei ladri che ci fa da guida dopo che la sua bamnda a soffiato i nostri averi.
«Più che fortuna mia cara!» guardò i cortigiani da sopra il mio capo e con un filo di voce, in modo che lo potessi sentire solo io «abbiamo visto la vostra arozza…»
«Mi ero leggeremete allarmato dato che il vostro arrivo era prevsito nel primo pomereggio e ancora ritardavate!!!.Pensate il principe era cosi in apprensione che non ha perso un secondo è uscito con un gruppo dei suo e ciò che ha trovato non gli è affatto piaciuto: il corriere dissagnguato sul posto di guida con la gola abilmente tagliata e voi due sparite.» scosse il capo mesto «Vi ha cercate nei bosci poi rassgenato è tornato a palazzo con la morte nel cuore» mi scrutò come per carpire le mie sensazioni. Ciò che poteva leggere era stupore e riconoscenza.«quando ha appreso del vostro arrivo si è ravvivato di gioia» estrasse dal matello rosso un biglietto e me lo consegnò gelosamete fra le mani tremati « leggetelo non appena siete pronta per incontralo…»
Della seria mai?
Degludii a forza e spiaccicai un grazie.
«Bene!!!»sbotto poi ritornando al suo tono di voce consueto« credo che le nsotre nuove arrivate abbiano bisogno di un bel bagno e di riposo!!!»
Mentre diceva ciò non potevo non smetetre di rigirami far le mani la lettera incredula.
Arriane mi affincò e incuriosita si sporse dalla mia spalla e ossrevò con due occhi grandi di felicità mista ad eccitazioen la lettere fra le mie mani.
Sentii indistitamente la corte reale varcare le soglie del grande portone. Me ne accorsi solo quando un sielnzio di tomba calò sulla platea. Allora alzai il mio sgaudo e mi accorsi che neanche il re c’era più. Eravamo solo io Arianne e una ragazzina minuta di non più di 13 anni. Vestita con un leggero abito grigio perla. I lunghi capelli biondi scendevano morbidi sulle spalle. Una facsia dello stesso colore del vestito adornava il suo capo. Ci fissava in attesa. Le mani ai fianchi un po spazientita.
Fu Arriane a prendere le redini della sitauzione vedndomi troppo ‘’presa’’
«Bene carina» le si parò davanti «conducici alle stanze reali!!!»
La ragazzina si chinò e nel più perfetto silenzio ci fece strada.
Ci si poteva perdere nei menadri di quei corridoi. Ad un occhi inesperto sembravano tutti uguali griggi e adorni di torce per illuminare il passagio ma ad un occhio esperto non mancava di osservare la lieve differenza fra l’uno e l’atro. Infatto come ci speigo Muirne,scoprendola più loquce di quello che l’apaprenza poteva far credere, ogni corridoi avvea un nome e un chiaro simbolo impresso nella roccia. Ad ogni svolta ce li elenco:Mandarino , giglio, Roseto e arcobaleno citò indicandoci ogni qual volta il corrispettivo simbolo del significato celato dietro a una torcia ad indicarne l’apparteneza effetiva  dimostrando così che la ragazza non mentisse.Poteva essere anche una storiella inventata da una mente fantasiosa se non ci fossero stati i riscontri…
Ci disse che in men che non si dica anche noi saremo state più esperte confidandoci che i nomi più complicati erano riservati ai ‘’corridioi bassi’’ come soleva chiamareli Muirne reiservati alla servitù sottolienando poi che non non avremmo mai corso il pericolo di imbatterci in quei dedali di nomi visto il nostro grado sociale.
Alla fine arivammo nel corridoio della lepre salterina  e alla 4 porta si fermo inchinadosi con grazia invidiabile. Si vedeva che lo faceva molte volte al giorno da quanta fluidità metteva nel movimneto.
«Il mio compito finisce qui » ci fisso allegramete « per ogni informazione o dubbio chiedete pure di Muirne che ogni perpelssità sfugge!!!»
Aveva fatto pure rima e non fecava altro che ridersela divertita.
Sola.
Io gaurdai Arriane e lei di ricambio mimò una folle con gli occhi strabbuzzati e una risata isteria ed io non potei fare  altro che scoppiare a ridere. Sapeva come allentare la tensione.
Me no male che è con me…
La ragazza presa dalle sue vanterie non si era accorta di niente.
«Bene se vogliamo erba al fuoco ti chiameremo» l’assicurò Arrianne con una serietà che contrastava con quello che diceva. Poi senza aggiungere altro aprii la porta e mi trascinò all’interno.
La stanza si presentava arredata con gusto e calorosa.
Le paretei erano adorne di arazzi che rappresentavano una natura bucolica. Centinaia di tappeti adornavano il pavimento tanto che avevi la sensazione di camminare su un tappeto di msuchio. Un caminetto in pietra ardeva di una fiamma che sembrava perenne e al centro stava il letto il cuo baldacchino era soretto da de pilastri in legno abilmente intagliati a comporre una perfetta rosa rampicante fra boccioli sbocciati e altri semi disciusi o quasi.Le coperte erano in broccato madreperlato e otto guanciale adornavano il letto. Una porta adiacente al camino portava alla camera della mia damigella personale e un'altra all’oposto dell’entrata principale alla camera per la tolettatura di un bianco abacinante e contenete una bajuor dalle mille boccete dalle forme più disparate , rose , cavalli, lune pe citarne alcune, ai cofanetti in argento una decina per i saponi e una  ventina per le essenza profumate rigorosamente squadrati.Un garnde speccio a forma di cristantemo ornava il tutto. Al centro la vasca da bagno svettava altera con la sua curisosa forma ad arpa.
«Però si trattano bene qui!!!» osservò Arriane buttandosi sul mio letto.
La raggiusni non prima di chiduere per bene la porta.
Passai accanto al camino e i mie occhi caddero involontariamete agli smeraldi che ne tempestavano la mesola sopra cui risiedevano un mazzo di peonie. Strano…
«Dunque…»incrociò i piedi sopra la sua schiena« prima di darci una ripulita» fece una smorfia indicando i nsotro abiti « leggeiamo la lettera!!!»
«Bhe» me ne ero quasi, e dico quasi, scordata. La rimirai pensierosa
«Avanti!»indicò se stessa «non vedi come scalpito?»
Abbozzai un sorriso sedendomi accanto a lei.
«Non posso farlo!!!» esclamai in fine però solo un po’m la tentazioen mi rodeva ama anche la paura...
«Non dirmi che è per Trevor!»
Scossi il capo
«E allora?»
«Ho paura…» confessai rossa in viso
Strabuzzò gli occhi incredula « e di cosa stolta ragazza?»
«Che lui mi ami già troppo» cercai di dare forma a ciò che provavo « ed io non riesca a ricambiare il tutto » mi lasciai andare sui cuscini…
Si inpunto sui gomiti « lo amerai anche tu, Luce» era seria «non si può non amare un ragazzo che prende il primo destriero e si lancia nell’ignoto per cercare la sua dama.»
«E se non gli piacessi?»
Arriane scatto a ridere « sei molto divertebte!!!»
«Sul serio» la scquadrai indignata dal suo comportamento.
«Tu piaci a chiunque…» poi si bloco pentita da ciò che aveva appena detto
Sorrisi distrattamente «anche ai ladri…»
«Perché non hai detto al re chi erano?»
«Non ci ho pensato» corrucia le fronte«ma rimedierò…in futuro»
Vedendomi distratta la mia migliore amica mi sotrasse la lettera e, prima che io potessi riprenderla, saltellando di qua e di la come un ape in un campo di fiori l’aprii bloccandosi bruscamente facendmi finire addosso a lei.
«Dovresti leggerla cara..»
Geliela presi con stizza e la lessi avidamente.
La lettera così diceva:
Stasera dopo cena alla fontana dei tursiopi
Mi accigliai «sai dove si trova questa fontana?»
Arriane scosse le spalle« ma penso che non sarà difficile trovarla » mi rasicurò« mica ogni fontana rappresenta dei delfini!» e li mimò con le braccia flessuose
«Stupida!!!» la buttai sui tappeti rotolando  con lei per ben tre volte« ci saranno molte fontane!!!»mi disperai
«Ma una sola con affianco il tuo sposo!!!.»
Angolo Autrice
Chi non muore si rivede mie cari!!! :)

fra la scuola e i miei problemi vari sono riuscita a postarvi il terzo atto!!! *applausi*
non mi sono scordata di voi, come potrei mai?
Ma dicimao che la vita ti riserva sorprese ''varie''
voglio proprio vedere cosa penseret di questo capitoli :3.
Bando alle ciance e parliamone un po' ;).
Questo capitolo
Come annunciato Roland ha fatto la sua fugace apparizione
Non temete più in la lo ritroveremo :)
Dunque ora vede se riesco a postravi il missing momente
perché scrivere in prima persona, per quanto bello sia, causa ''qualche problem a logistico'' in caso inserirò il link diretto se no mie care/i dovreet aspettare sorry _-_.
Nel prossimo capitolo
Tutto si può ridurre ad un nome:Daniel e non dico altro poi leggerete ùù.
Angolo Musica
Tiziano Ferro.
Ringraziamenti
Ringrazio tutti coloro che legeranno e faranno una bella recensione, positiva o negativa che sia, della mia storia
siete dgeli angeli ^-^.
Saluto
Un grosso saluto a chi leggerà, commenterà e aggiungerà fra i suoi preferiti la mia storia
Bisou.
 




 

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Capitolo 4
*** Atto Quarto:Perfetti Sconosciuti... O Quasi ***


Un uccellino smarrito trovai per la via era infreddolito e la sua ala era sanguinante . Lo accoccolai fra le mie braccia, lo curai con amore e abbracci, cantado parole antiche di un amore rapito. Il giorno della sua partenza mi fisso con tenereza non avevo curato solo le ferite esterne ma anche il suo cuore che sarebbe stato per sempre mio... Ma il mio cuore apparteneva solo al mio ''Dio''.


Atto quarto
Perfetti sconosciuti… o quasi.
Ci preparammo indossando i nostri migliori abiti. Io un vetsito nero con il corpetto stretto con ricami arabeschi e la gonna lunga e carica di così tanto tulle che mi era difficile fare un microscopico passo con le scarpette di cristallo.
I mie capelli,semi raccolti, scendevano come una cascata durante una notte senza luna. Fermati con una spilla d’argento, adorna di pietre di luna,avrebbero fatto sfigurare ogni altra elaborata acconciuatura delle sofisticate dame di corte. Un nastro di seta rosso legava la mia vita sottile finedo a fiocco dietro di essa. Le maniche strette del vestito terminavano con dei volà in raso dello stesso colore della fascia.
Arriane, al contraio, sfoggiava uno abito verde oliva che metteva in rislato i suo occhi chiari. Semplice e sbarazziono come lei. Unico particolatre la fascia bianca in vita tanto per imitarmi, come sempre. I suoi capelli cadevano come una chioma indomita sulle spalle esili. Una facsia cremisi fra i capelli corvini metteva in risalto il suo ovale piccino e i garndi occhi che abbracciavano il mondo con crescente curiosità.
Nessun giogliello adornava il suo corpo.
Saziate dall’inaspettao buofet che ci aveva colte nel bel mezzo della nostra preparazione la parola cena che un paggio era venuto ad annuciarci gravava nell’aria come un oscenità.
Il nostro stomaco neanche a pregarlo avrebbe accettato un'altra misera pasta zuccherosa o bevanda mielata. Era chisuo per ferie.
Ci guardammo innoridite. Non sapevamo che fare.Se saremmo andate avremmo vomitato ogni cosa che avremmo ingurgitato o avremmo dovuto declassare ogni portata offertaci dimostarndoci indecorose a torto.
In ogni caso saremmo state innoprtune ma non perché lo volessimo.
«Non andare sarebbe un torto al buon re »ragionai su massagiadomi il mento« ma il nostro stomaco chiede pietà dal bouffet di prima pensa se lo spingessimo oltre il limite!!!»
Arriane imitò una cortigina con una taglia in più e fece finta di non riuscire a varcare la porta della tolettatura. Anche il paggio rise.
«Ma»continuò la mia ciarlera amica« lì verdremo in eclusiva il prncipe, perché deve pur mangaire quel giovane!!!,» ci penso su un po’persa fra le sue fanatasticherie poi aggiunse ammicante «in eslusiva prima del ‘’grande evento’’»
Mi lanciò un’occhiata d’intesa che solo noi due potevamo capire  e non  povero e confuso paggio.
Ma poi un illuminazione mi pervase.
La garnde pazienza del paggio , in livrea rossa e arancio per loccasione, era da lodare. Dritto con aria professionale aspettava all’entrata della camera con finta indiferenza.
Presi da parte la mia amica conducendola con affretattezza vicino al camino scoppiettante.
«Arriane» iniziai sotto voce« io non so dov’è la fontana…»
«Lo chiediamo al bignè qui fuori, tesoro» sbrigò la cosa indicando il ragazzo effetivamente quel strano cappellino gli conferiva un aria d’ilarità non indiffrente.
«Sarebbe » pensai alle esatte parole « come barare…» scossi il capo «e poi non voglio che la cosa si sappia in giro e che le male lingue di corte la ripetano per l’intera regia»lasciai la frase in sospeso.
Fai che mi capiscapregai e che non faccia come sempre di testa sua!!!
«Ma perché?!»sbottò lei«tu non conosci il castello!!!» Gonfio le guance «credimi nessuno oserebbe dirlo a costo di minacciarli io stessa!» alzo i pugni minacciosa
«Senti!!» iniziai cauta« inventati qualcosa perché io non ti seguirò a cena…»
La sua espressione da irritata divento incredula e gli occhi lampeggiavano invidiosi. Il suo broncio sbatteva ai quattro venti la parola ‘’tradimento.’’
«Così mi mandi ad annoiarmi con lo stomaco pieno a una stupida cena mentre tu gongoli per il castello e ti godi tutto il divertimento!!!» disse con un tono più elevato, quasi isterico.
Alzai gli occhi al cielo, pietà!!!
La sua indignazione era palpabile e aveva ragione.
«Shhh» gli tappai la bocca. I suoi ochi due braci ardenti« di che sono ancora provato dal viaggio e dalla rapina e che desidero riposarmi ancora un po’saltando la cena per oggi»sottolineai l’ultima parola.
Vedendola un tantino più se stessa lasciai la presa dalla sua bocca.
«Volevo anche io andare a caccia del principe» disse sconsolata mettendo il broncio.
«La prossima volta»gli promisi guardandola con infinita dolcezza. Era come una babina risi di cuore.
Lei roteo gli occhi al cielo come a dire:’’come se ci sarebbe stata una seconda volta!!!’’
La ringrazia con lo sguardo mentre seguiva fuori il paggio. Mi lanciò un ultima occhiatina semi furente e poi richiuse la porta dietro di se. La sentii attaccare una delle sue lunghe storie  fantasiose mentre il ragazzo l’accompagnava nella sala dei banchetti reale su per il corridoio. Quella sera mi sarebbe toccato subirmi un bel succoso resoconto pieno di dettagli noiosissmi che lei avrebbe reso ancora più colorito con le sue lamentele e le sue frecciatine di comemti perfidi alle male lingue di corte.Ma ne valeva la pena percé pur qualcuno doveva avvisare il re che ero indisposta.O almeno così dovevano pensare tutti...
Spero che il principe non pensi che stia veramete male però e crede che sorpassi il suo invito sperai con tutta me stessa.
Aspettai in ansia,passegiando avanti e indietro con le orecchie ben tese finché non sentii i passi dei due e la voce della mia dama affievolirsi nel nulla mentre la silenziosa quiete notturna riprendeva ancora una vola il sopravvento nel corridoio adiacente la mia stanza.
Immaginai il paggio che ascoltava rapito il racconto di Arriane annuendo stupito. Scossi il capo con un sorriso affettuoso non la si poteva odiare nemmeno a pensarlo.
Nonostante il silenzio mi affacciai alla porta con rilutanza temendo quasi  che qualche guardia potesse vedermi svignarmela furtiva dalla mia stanza  e potesse avvisare qualcuno , magari proprio il re che sapeva di me indisposta, rovinando tutto. Volevo trovarla con le mie forze. Era un catsello mica un intricato labirinto. Ogni corridoio doveva portare ad una stanza ed ad una altro corridodi che  a sua volta avrebbe portato ad una ipotetica uscita. Il segreto stava nel trovare l’uscita che dava alla fontana dei tursiopi e contando sulla mia ingente fortuna usci come un ombra ed inizia a correre , con la gonna di tulle nero in pugno per rendre i mei movimneti più fluidi , per il corridoio.
Lui starà mangiando non si aspetterà mica la mia assenzasorrsi vittoriosa lo sorprenderò arrivando prima al luogo prestabilito, sono un genio!!! Mi compiacqui di me.
Fu solo quando svoltai l’angolo del corridoio ---- che il mondo mi cadde addosso o meglio io caddi addosso a qualcuno.
Braccia muscolose mi stringevano a se e un petto che ballava la samba gareggiava con il mio che ballava la zumba.
Mi ero scontrata con qualcuno. Le mie previsioni di trovare i corridoi vuoti , pensando ingenuamente che anche la servitù cenasse appartata nella cucina reale, furono deluse, non ero sola…
Avevo chiuso gli occhi non appena conscia della figura che si diriggeva verso di me con passi afrettati. Capii che l’impatto era inevitabile e fra uno svolazzare di tulle e un altro gli rovinai goffamente addosso. Una gaf dietro l’altra complimenti Luce meriti un premio come imbranata di corte dell’anno!!!
Stavo mormorando a fior di labbra delle scuse ancora con il viso basso e in fiamme e ancora sopra il tizio con cui mi ero scontrata quando la voce più melodiosa che avessi mai sentito sussurò:
«Tutto ok?»
A quel punto ebbi il coraggio di alzare il mio sguadro che affondò in due occhi violetti limpidi e sorridenti.
Restai a fissarlo come un ebete senza spicciare parola come ammaliata da quella intensità che spiazzava il mare in tempesta dentro di me ristabilendo il sereno.
Sembrava poi che il sole non fosse tramontato. I capelli d’oro di quell’ attraente giovane facevano invida ai raggi del sole anzi di sicuro erano dell’astro rubati per capriccio da una divinità egocetrica che l’aveva donati alla creatura più dolce del mondo.
Indossava un’anonima divisa grigia completa con un capellino, che assomigliava molto come forma a quello di un pittore, grigio perlaceo anche esso. Dal colore ne dedussi che era un umile servo dalla belezza che non passava di certo innorservata. Mi immagiani le sue coetane sospirare al suo passagio o spiarlo  furtive mentre adempiva alle sue facende con solerzia. Mi ritrovai ad invidiarle del privilegio di ammirare cotanta solarità e arrossi impotente di non poter fare altrettanto.
In men che non si dica quelle braccia all’apparenza non così forti mi alzarono di peso rimettendomi in piedi. Notai che era più alto di una spanna rispetto a me. E contemprarlo alzando il capo era un gesto che mi ricordò la contemplazione del divino. Sbalorditivo.
Mi sorrise  e fù come ricevere  una doccia di campanule.
Riusci solo a balbettare un scusa e niente di più la voce mi avvea abbadonata, Forse anche per sempre. Ero troppo sconvolta da tanta bellezza tutta riunita in un solo ragazzo.
«Non dovresti essere a cena?»
Ecco il punto dolente. Non potevo di certo dirgli che cercavao la fontana dei tursiopi dove il principe mi aveva dato appuntamento. Oh magari si?
«Non avevo molta fame…» balbettai insicura
Mi stavo giustificando con un servo?
Mio madre sarebbe inorridia nel vedermi. Ma il mio animo non riusciva a vedere quelle barriere insormontabili che altri vedevanno. In ognuno vedevo una persona con eguali diritti e sentimenti niente di più.
Portò le mani ai fianchie  mi guardò, un po’ indagatorio, in attesa.
Mi sa che non se l’era bevuta…
Tossi tre volte per schiarirmi la voce.
«Cercavo un luogo quieto dove poter pensare…» tentai
«Avevi qualcosa in mente?» nel suo sgaurdò c’era una strana luce. Non era divertimento no nemmeno sorpresa però, cosa che sarebbe stata quanto meno noramle. No c’era qualcosa di anomalo in lui. Non pensava che la mia stanza fosse un luogo quieto? Allora era strano come una campana che lanciava i suoi rintocchi a testa in giù!!!.
E poi sembrava appoggiarmi, anzi a incitarmi ad andare avanti.
Arriane sarà furiosa quando sapra che alla fine ho chiesto aiuto alla servitù.Mi gratai il capo in serie difficoltà con l’articolazione delle parole mentre io l’ho fatta andare inutilmente a cena…
«Si in vero » continuai« ho sentito dire che a palazzo esite una fontana…di tursiopi.»
Incrociai le dita dietro la schiena fai che ce ne sia solo una e non cento!!!
«Oh si» si entusiasmo il servo« il vanto del casato!!!.»
«Potresti condurmi lì?» ma la risposta era palese.
Il ragazzo mi porse, con una fluida galanteria, il braccio che io accolsi con calore e si innoltrammo nei corridoi.
«Si trova nel giardino invernale » mi spiegò parlando con una pronta fluidità propria di chi conosce il luogo a menadito«nell’ala ovest della fortezza.»
Il contrario di me…pensai mestamente.
«Mi ci vorebe una cartina per orientarmi»
Inboccammo una scala che saliva.Alle pareti ritratti di uomini dall’aria austera e dalla antica sapienza sapientemente ricamata nelle rughe del loro volto ci fissavano con aria accusatoria. Non so perché ma riuscirono a farmi sentire colpevole di qualcosa che non conoscevo...
Lo sentii ridere divertito « una cartina non basterebbe, troppi nomi da memorizzare» invece propose« ti ci vorebbe un giro completo della tenuta , quello si che vi aiuterebbe.»
«Magari lo chiederò al principe»mi sfuggi, troppo tardi…
«Si»concordò« lui conosce meglio di noi servi questo catsello»ossannò il suo futuro sovrano« si dice che consoca ogni passaggio segreto e che a volte giochi brutti scherzi ai cortigiani»
«Un buorlone»conclusi io bene un pagliaccio mi doveva proprio capitare!!!
«No Signora» la sua espessione divenne un po’ offesa da quelle parole« solo annoiato…»
«Ha un castelo, sicuramente un mucchio di coetani e ragazze a mai finire, e un reame a disposizione e lui si giudica ‘’annoiato’’» dissi esasperata« allora io che ho passata l’infazia in una piccola tenuta dovrei essere gia morta e ammufita dalla noia, secondo questa logica!»
«Avete ragione…» si scusò chinando leggermente il capo.
Arrestai il passo e lo fissai indagatoria« consocete bene il principe vedo…»
Lui degludii a forza, il pomo d’adamo fece su e giù vistosamente«di vista, quelle che so sono solo dicerie…di corte»
Sorrsi ma non gli credetti nemmeno un po’.
Imboccammo l’enensimo corridoio quando mi annunciò:
«Siamo quasi arrivati!!!»
«Deo gratia!!!»Sospira grata, spero di non essere in ritardo…
Alla fien di esso una balconata dava accesso al giardino d’inverno.
Galatemente aprii la porta finestra e ,accostandosi alla mia sinistra, indicò il giardino inchinadosi al mio passaggio. Lo oltrepassai senza fissarlo e badare quindi al suo cortese comportamento. Non versai nemmeno una parola cortese per il servo diligente che saltando la cena aveva esaudito la strana richiesta di una dama esigente o magari era niente rispetto a ciò che chiedevano le dame di corte…
La mia attenzione invero era presa dallo stupefacente spettacolo che si parò davanti al mio abbagliato sguardo.
Neve. Piccoli fiocchi di neve cadevano dal soffitto di quella che sembrava una serra. Mi coprirono i capelli e si adagiarono con movimenti a sfirale sul mio viso non gelandomi!.Le mie scarpette di cristallo affondavano appena sull strato di neve e intorno a me fiori di ghiaccio costeggiavano il sentiero. Rose dalle spumature bluastre e alberi di mela e menta si inerpicavano con i loro trasparenti rami fino spiorare il sofitto.
Prosegui per il senetiero osservando le farfalle di ghaiggio sui fiori cosi perfette nelle fatezze che sembrava che sarebbero volate via da un momento all’altro, aspettavano solo una tua distarzione e pouf sparite!.
«Dio santo è il paradiso?!» esclamai sopraffatta dalla meraviglia
Il mio cuore ne era così ricolmo che a stento batteva!.
«No»il servo si era avvicinato« solo uno dei quattro giardini stagionali posti ad ogni punto cardinale del catsello.»
Ecco come sminuire una cosa stupenda in due secondi!pensai acida alle sue parole anche se ingenue mi avevano fatto quell’effetto…
«Riesco solo , vedendo questo , a immaginare cosa riservino estate, primavera e autunno!!!» feci una giravolta su me stessa la gonna si gonfiò attorno alla mia vita come la cresta di un fuore la cui corolla ero me medesima. Risi di gusto. Non avevo mai visto la neve era la prima volta ,ma come era possibile lì era al chisuo!.
Come se mi avesse letto nel pensiero il ragazzo rispose« il mago di corte è un bravo prestigiatore…»senteziò vago.
«E’ favoloso»canticchiai poi lo osservai un po’ imbarazzata.Era stato lì spettatore e partecipe del mio sbigottimento e della mia esplosione di vita. Che cosa voleva ancora?.« puoi andare» indicai la porta« ti ringrazio di cuore » lo ringraziai sorridendo e poi ricordandomi aggiunsi« mettereò una buona parola per te con il principe ora »gli diedi le spalle ponendo fra noi due un distacco netto« vorrei pensare, da sola...»
«Non mi riconsosci vero?»
La sua domanda mi lasciò senza parole.
«Dovrei?»gli risi in faccia« sei solo un servo del castello ed io sono nuova qui, non concosco nessuno!!!»sandii bene le parole.Forse poverino aveva problemi di comprendonio…
Si tolse il beretto che tenne stretto in mano, contorcendolo, sembrava nervoso.I suoi raggi di sole ora liberi sembravano illuminare il giardino invernale di strane sfumature dorate conferendo ai fiori di ghiaccio la parvenza di diamanti.
Sembrava diverso ora.
«Oh»esclamai poi capendo.
Lo vidi sospirare«incredibile come una divisa sporca e logora renda un uomo ‘’diverso’’»
Mi inchinai frettolosamente ma lui mi arestò a mezza via.
«Non farlo ti prego»mi scongiurò, ora il suo sguardo era triste« non sono venuto conciato così» si indicò «per vederti profilare in continui inchini»fissò il mio vestito«rovineresti l’abito»ne spiorò l’opulente gonna.
«Principe…»
Non sapevo che dire, sul serio. Come avevo fatto a non accorgemene? Stupida Luce!.Arriane riderà di ciò e si riterrà soddisfatta della sua vendetta
Mi prese per mano«vieni…»
Percorremo il sentiero mano nella mano. Non sapevo cosa dirgli , gli avevo riso in faccia, parlato enigmaticamente e lui sapeva ogni cosa!!! Ma perché non era a cena? Chi c’era al suo posto? Il suo paggio personale?
Allorché i mie pensieri furono ostacolati dalla fontana dei tursiopi. Non era di ghiaccio ma di vetro per rendere la luce lunare, che rimbalzava sui fiori perenni, su di essa ancora più luminosa  e bella. Tre delfini con la coda arcuata regevano con il muso tre palle colorate , rossa gialla e blu, mentre in perfetto equilibrio du delfini con le pinne posteriori incrociate a x e gli sguardi carichi di passione e amore e voglia di giocare sembravano danzare sopra di essi. Nella vasca circolare dove le sculture riposavano nella loro coreografia fantasiosa l’acqua gorgogliava placida gettando spruzzi di acqua su di loro conferendone una dinamicità che era il tocco,  possiamo dire magico, che completava il tutto.
Mi fece sedere sui bordi di quest’ultima  e si inginocchiò ai mie piedi. Sembava passare a settaccio i miei dolci lineamenti con avidità, come se ne avesse sentito quasi la mancaza. Ma era impossibile io non lo avevo maivisto…
«Non sei cambiata di una virgola Lucinda!!!»esclamo poi il capo lievemete inclinato«anzi posso asserire che con l’età sei diventata ancora più bella».
«Mi lusingate…»arrossi
Il suo viso si rabbuio e fu come se il sole fosse oscurato da una nuvola carica di pioggia«non scherzavi davvero quindi quando mi hai detto che non mi riconoscevi…»
La mia espressione era delusa quanto la sua. Un viso così pensai non si dimentica tanto facilmete.
Si sedette acanto a me e perse il suo sgaudro in un punto indefinito del giardino
«Credevi davvero che i nostri genitori avessero siglato un matrimonio senza sapere, davvero, se andassimo d’accordo?.»
La mia espressione diceva di si.
«No» la sua serietà mi feriva« Ricordi il bambino con cui ti divertivi con le tue amiche ad acconciare i capelli?»
Lo disse tutto d’un fiato ora rosso in viso dall’imbarzzatente ricordo
«Ohio» esclamai io scattando a ridre« dici ricioli doro!!!»
Lui sosprò però chiudendo gli occhi« eh si proprio lui» si appoggio alla fontana. I suoi occhi ora sorridevano sereni
«Incrediele» l’osservai« tu sei completamente cambiato!!!»
«La pubertà fa questo effetto » ci scherzò su lui ammicante«ma non potrò mai scordare il viso angelico della bambina che mi salvava sempre…»
Fui io ora ad arrossire violentemente
«Tutti mi prendevano in giro »continuò perso nei ricordi« ero debole e timido e tu ti frapponevi sempre in mio soccorso» sorrsie mestamente«quando ho saputto che non eri arrivata per l’orario pattuito sono corso verso di te pensado che era arrivato il giorno di sdebitarmi…»
Sorrisi debolmente. Insieme a quei bambini dalla mia parte c’era Trevor .Non era davvero un buon momento per pensare a lui. La mia espressione addolorata lo colpì innaspettatamente.
«Tutto ok?»
«Si mi ricordo di te»mi concentrai«venisti un’ estate.»riportai a galla i ricordi anche se con essi risorse Trevor dalla mie memore e i giochi d’infanzia« docevano che avevi bisogno di aria di campagnia e  di sana campagnia»lo fissai «dicevano che eri malato…»
«Una blanda scusa per passare in anonimato»esplicò lui«non potevo dire che ero il futurò re dell’impero»disse come se fosse un ovvietà.«però io sapevo chi eri e anche tu pensai allora...»
«No»mi morsi il labbro anche perché continuai tra me e me io ero presa da altro…allora.
La ferita tappata alla bene e meglio si scucì e iniziò a sanguinare copiosamente.
«So che il tuo cocchiere è stato ucciso…»
Il principe interpretò il mio evidente stato di schioc a quell’evento e ringraziai il cielo per questo.-
«Un tragico evento…»commentai piatta.
«Sai chi erano?»
Come dimenticare il nome del loro capo o almeno come si feceva chaimare lui?
«Lupo era il nome del loro leader…»
Vid il giovane irrgidirsi. Qualcosa non andava.
«Daniel?»ricordarmi del suo nome fu più di quanto forse il ragazzo sperasse, dopo le mie parole,  perché si girò verso di me colto dalla meraviglia
Mi sorrise  e cambiò abilmente argomento ma la suo viso pallido ci vollero un bel po’ per riprendersi da quello strano status di perplessità glaciale . Neanche il giardino era così freddo e inospitale come il ricordo che gli avevo suscitato.
«Non sei andata a cena…»
«Nemmeno tu»l’agredii io prima che completasse«io speravo di trovare la fontana mentre tutti occupati dal cibo non pensavano altro che a ubriacarsi» gli didi una gomitata affettusoa «invece mi sorprendi cosi!!!, non è giusto»
Si strinse nelle spalle« scusa»bonfocchiò poi con mia sorpresa mi abbarccio i suoi capelli spiorarno la mia guancia regalandomi una piacevole sensazione di solletichio.Inspiarai l’odore di menta e fiordaliso che emanava, odore di buono pensai socchiudendo gli occhi. Ricambiai anche io abbaracaindo un po’ impaccaiata a causa delle sue spalle ben impostate non più gracili come un tempo.
«Sono felice che tu sia sana e salva=mi ritrovai che mi sussurò nel mio orecchio
Era bello, dolce e emanava amore e sicurezza . Nei suoi occhi leggevo l’amore che nei mei era solo affetto ma che lui splendeva in una fiamma perenne. Io non sarei mai riuscita a provare per lui un affetto che non andasse oltre a quello fraterno. Lui già mi amava e sembrava conoscermi bene.
Prima di separaci estarsse una peonia e me la offrì con occhi gonfi di emozione. Accettai , perché come diecva sempre la mia cara damingella mai rifiutare un regalo da un bel avvenente ragazzo, ma non riuscii a donnargli più di un sorrsio e mi sorpresi nel costatare che gli bastava, per ora pensai mesta.
Ci separamo con un parco bacio sulla guancia come due amici di vecchia data mentre la luna ci guardava le spalle…
Angolo Autrice
Et Voilà, eccomi ancora una volta qua XDDD.
So che molti di voi, almeno chi recensisce me lo fa capire, iniziano ad avere seri dubbi e ciò significa solo una cosa: che fino ad ora ho scritto bene XDDD. Se aveste capito dove voglio andare a parare non  sarebbe stata una storia degna di nota e quindi di essere continuata. Invito poi che legge, ma non si fa sentire, specialmente  da questo atto in poi a dirmi cosa ne pensa perché da qui ci saranno eventi importanti e a catena. Se i primi tre atti erano i ''preliminari'' di questa storia  ora incominciamo finalmente ad entrare nella ''storia vera e propria '' con vostra e mia felicità ^_^ quindi recensite numerosi non vi chiedo poemi solo di interloquire con me dirmi cosa ne pensate che per me conta molto e mi farebbe felice scambiare le mei idee per quello che posso con voi. Ma la cosa che più conta e che mi rallegra è che vi piace così ho fatto i salti mortali per riuscire a posatre oggi, contenti? *-*. Se ci sono errori, non me la prendo ^_^, ditemelo come sempre così quando avrà più tempo li aggiusto un po' :3.
Questo Capitolo
Ok analizziamo sto benedetto quarto atto
dividiamolo in punti
1) Si era capito che Daniel era il principe ma altro ruolo sul serio per lui non c'era XDDD. Allora ribadisco se non l'ho ancora detto che non sono un'amante di Daniel caro  come potrebbe far credere la descrizione che ne ho dato, che rispetto a quella salvaggia e indomita del mio caro Cammuccio sembra divina.Ricordatevi che Luce non lo riconosce all'inizio, quando capirà chi è il suo modo di guardarlo cambierà in modo drastico ma ciò lo si vedrà meglio nei prossimi capitoli ma già il suo umorismo con cui lo chiama ''Riccioli D'oro'' in onore del passato a mio parere fa pensare ...
Comunque non temete Cam avrà la sua descrizione ammaliante in un futuro spero per voi prossimo ;).Si perché ve lo posso dire tanto XDDD Luce avrà due descrizioni di Cam e quando la leggerete capirete il perché ;).
2)Spero che vi piaccia la descrizione che ho dato  del giardino d'inverno come vi piacerà quella del resto dei giardini :3. Sono molto in apprensione per questo lo ammetto vorrei che coglieste l'atmosfera surreale che anche io avevo quando lo descritto ditemelo se sono riuscita a far passare tutto ciò... *incrocio le dita*.
3) Luce... come vi è sembrata ?
Ok sapete che voglio rivalutarla in questa EFP ma non la poteva certo far sembrare cieca davanti a Daniel no, no e poi no ùù. Però vi stupirà abbiate fede in lei ... e in me XDDD.
Nel prossimo capitolo.
Ci sarà una discussione fra Luce e Arriane e una colazione molto particolare ;).
Musica
Tiziano Ferro
Ringraziamenti
Ringrazio le spelndide anime che leggono e che commentano i mei atti, chi mi ha aggiunta fra i suoi autori preferiti, chi segue la mia storia o chi l'ha aggiunta fra i suoi preferiti:semplicemente  vi adoro..
Poi fatevi sentire a gran voce, per chi non commenta non abbiate timore io non mangio mica XDDDD sono anche vegetariana vedete un po' voi ùù  massimo  vi posso sgrafignare qualche carota :3,  voglio sapere cosa ne pensate e conoscervi ^_^.
Saluti
Un grosso bacio e  abbraccio a tutti voi e vi ringrazio per la pazienza  di aver letto fino alla fine del mio, questa volta e forse anche in futuro XDDD , chilometrico angolo autrice
Alla prossima miei Angeli  ;) :hug: ^_^.










 

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Capitolo 5
*** Atto Quinto: Nuove Conoscenze ***


Nel silenzio sentii la tua voce...
Il Mio Cuore Ti Chiamava A Gran Voce
Pur Non Conoscendo Ancora Il Tuo Santo Nome...

Atto quinto
Nuove Conoscenze

Ero stordita quando rientrai nelle mie stanze. Lì a farle la guardia trovai Arriane . Sedeva sul grande letto, le mani incrocitate al petto, l’espressione accigliata. Non appena socchiusi la porta alzò il capo lacerandomi con un’espressione indecifrabile.
Io sospirai chiedendo con ogni fibra del mio corpo pietà per quella sera almeno ma il suo sguardo non ammetteva repliche
«Sera…»
Richiusi la porta  e mi gettai sul tappeto accanto al camino. Sentivo un insolito freddo, un freddo che nessuna coperta di lana avrebbe potuto scacciare perché il suo apice era proprio il mio povero cuore da cui si diramava in tutti i muscoli incatenando i tendini in una gabbia perenne colma di un freddo dolore impedendomi anche il più piccolo movimento.
Non lo avrei mai amato questo continuavo a ripetermi mentre il suo viso angelico mi balurginava davanti agli occhi in un modo, a mio avviso, inquientatnte. Rabbrividii. Li chiusi ma inutile sembrava essere cucito nella mia retina a ricordo del passo più lungo della gamba. Avrei dovuto fuggire con Trevor mi rimproverai per l’ennesima volta non mi sarei trovata in questo ‘’casino’’ se avessi avuto fegato allora...
«Sai qual’ è la cosa buffa?»
Sentii dire ad Arianne che a stento controllava il suo tono di voce
«Dimmela» la supplicai« mi servirebbe ridere in questo momento…»
«Che quando annunciai a sua maestà che la mia signora era indisposta»sbottò, le mani ai fianchi«scoppiò a ridere!!!»
Mi voltai a guardarla, era rosssa dalla rabbia
«Ma aspetta a sentire il bello» si parò davanti al camino così che i riflessi rossastri  gli dessero un aria più minacciosa, quasi demoniaca. Le mani sempre ai fianchi.« non ero la sola valetta sola  a cena» prese aria«  anche il valetto del principe stava dietro la sedia, vuota,  del suo signore fermo e dritto con un espressione incredibilmente simile alla mia guarda caso» mi fisso truce« lui non c’era!!!» contiuò comunque parlando velocemente« non c’è voluto molto per fare due più due sai Luce?!» scosse il capo con aria afflitta« non sono mica scema io!!!.»
«Non ci siamo messi daccordo»scattai subito sulle difensive«nemmeno ne consocevo il viso»mi passai una mano stanca fra i capelli« sono stata tutto il tempo con te» la supplicai di sedersi accanto a me con gesti pesanti «come avrei potuto comunicare con lui?»
«Però aveva intuito che non saresti venuta  e che saresti andata all’eplorazione per trovare la fontana dei tursiopi prima della sua venuta.» cedette accoccolandosi accanto a me i ginocchi ritratti al petto, li abbarcciava come un bambino indifeso. Fissò il fuoco gemere sul camino e con mia sorpresa cambiò argomento:« la cena era perfettamente suontuosa, le dame troppo snob e trobbo complicatamente acconciate tanto che in quell’eccesso sfiguravano.» Mi raccontò «Purtroppo non taccai nemmeno un ostrichina o una fetta delle tre piramidali torte dato che ero piena come una botte!!!»disse tutto d’un fiato poi gaurdandomi aggiunse« Dimmi che la tua serata almeno è stata più proficua…»
Purtroppo l’avrei delusa perché di proficuo non c’era stato davvero niente…
Con una punta di sollievo , perché potevo finalmente sfogarmi e  confidarmi con qualcuno , misto ad imbarazzo perché era, dopotutto, sempre una cosa privata e intima raccontai il tutto. Dall’incidente con il presunto e affasciante servo alla rivelazione del giardino d’inverno. Glielo descrissi in ogni piccolo dettaglio così che anche lei riuscitte ad immaginarsi i fiori di ghiaccio che rilucevano come cristalli al sole, su cui posavano farfarlle di diamanti e la fontana in tutta la sua gloria. Gli raccontai della rivelazione un po’ rilutannte e come mi aspettatai la sua bocchina di rosa si apri in una garnde ‘’O’’ di stupefazione, e non era la sola…
«No ma dai riccioli doro!!!»
«Eppure non è un sogno!!!» la guardai disperata« mi sono pizzicata per tutto il ritorno da qui al gairdino d’inverno te lo giuro!!! , ma ahimè non mi sono svegliata nel mio letto nella tenuata Price…»
«Certo che devi concedergli che vestirsi da servo è stata una garnde trovata.»riflettè« se ti fossi scontrata con il principe in persona saresti corsa via…»
«Già…»
E questo dimostra quanto bene mi conosca… dovevo avere paura di ciò?... mmm…
Magri si è accorto di…
Nha troppo preso!!!.
Mi diede una pacca affettuosa sulla spalla «amica mia devi gaurdare il lato illuminato dal sole.»
La guardai stupefatta «ossia? Perché onestamente ne esiste uno? Se lo vedi, perché io no, illiminami»
Di sicuro aveva intuito che io non lo avrei mai potuto amare.
«E’ bello , ricco, dolce e cosa non meno importante stravede per te dall’età di 8 anni!!! Che vuoi di più cara?» sorrise incoraggiante« vi conoscete  per giunta e tu…»storse  la boccuccia di porcellana «gli vuoi bene »concluse affettata.
Mi alzai e mi gettai a pancia in giù sul letto.Volevo annegare . Avrei accetato chiunque altro ma no Daniel che volevo bene come un fartello. Chi aveva piantato il seme dell’amore nel suo cuore? Chi? Io no. Avrei dato qualsiasi cosa per strozzare per bene la personache lo aveva fatto…
 Oh magari i miei riguardi nei suoi confronti in quei tre mesi avevano seminato un seme, ora fiore rigoglioso, che stringe il cuore di quel giovane in una mossa letale sussurrando il mio nome e nessun altro. Vedo morte e dolore nel mio futuro… Una perla percose il mare del mio viso.
Senti il letto inclinansi livemete mentre la mia migliore amica si sedeva accanto a me . Sentii la sua mano acacrezzarmi dolcemente i capelli gettai sulla schiena alla rinfusa.
«Poteva andati peggio…»
No…
L’occhio mi cadde sul vaso di peonie sopra il caminetto e la verità mi travolse con tutta la sua furia. Era tutto programmato… pensai con stizza il bouffe, la mia sazietà e la mia curiosità nel cercare la fontana dei delfinidi…. Chiusi gli occhi.«Lui sapeva…» sussurrai a fior di labbra. Sapeva dei mei fiori preferiti, che io non ricordavo e che avrei mandato Arianne alla cena al mio posto. Questo mi fece un po’ paura. Come poteva sapere tutto? Aveva fosre occhi ovunque che ci spiavano anche in quel momento?.
Mi Inquietai…
Scatta a sedre ora con la strana soffocante sensazione che una miriadre di occhi inniettai di sangue mi spiassero nell’oscurità della stanza illuminata appena dal camino.
«Ehm Luce?»
Spostai con solennità il capo verso lamia damigella. Sembrava preoccupata.
«E’ meglio che tu riposi cara» mi sfiorò la fronte maternalmente «sei pallida…»
Aprii la bocca per ribattere ma mi arrestai subito ripensandoci.Non sapevo quanto ptevo dirle, avveo bisogno di una qualche porva per sapere quanto lei fosse dalla mia parte e quanto dalla loro.Dovevo fidarmi ciecamnete di lei per osare dire quello che avevo pensato.
Con Trevor era diverso il nostro amore era impossibie
Ma io non volevo sposare un uomo che non amavo, non era normale almeno  sencondo la mia veduta del mondo.
Le sorrisi rassicurante «hai ragione» l’abbraccia e l’accompagnai alla soglia della sua stanza con sua insolaita sorpresa nel vedermi stranamnete allegra.Mi sa che pensava che ero ammattita poco male… pensai fra me e me« dormirò un po’… » mi stiracchiai, gli scoccai un bacio sulla guancia  e richiusi la porta davanti il suo viso stupito senza aggiungere altro. Mi accasciai su di essa lasciandomi scivolare per la schiena fino al freddo pavimento. Estrassi il fiore che mi aveva donato quella sera: un’altra peonia. Gaudai nell’oscurità con intensità e lanciai il mio muto richiamo: Se veramente mi spii sappi Daniel che mai ti amerò perché il mio cuore è di un altro. No Trevor, che ora che vedo il suo amore, Di Daniel, sincero nei mei confronti capisco che la mia era solo una stupida cotta dettata dalla mia giovane età che prima di partire vivevo e che orp, che l’avevo lasciata alle spalle, era solo un dolce ricordo a cui ripensavo con malinconia. No il mio cuore è di qualcun altro il cuo nome ignoro e non voglio danarlo se non altri a lui. Glielo devo.
Prima di andare  a letto gettai la peonie nel fuoco e mentre esalavano l’ultimo respiro mi sembrò di vedere con loro morire me stessa o per lo meno una parte di me…

Fui svegliata di mala voglia da uno scampanellio di voci concitate e di tende alzate. Il sole sbatte con prepotenza contro le mie palpebre serrate al massimo che proprio no ne volevano di alzarsi e dare il buongiorno a quel giorno che di buono non aveva proprio nienete.Mi rigirai nelle copete più volte mugulando seccata e in tono di rimprovero come se ciò potesse far rifuggere il sole e tacere quelle stramaledette voci da cornachia che ronzavano fastidiosamente in stanza perforandomi il timpano. Stolta…
«Dormigliona!!!» i tendaggi purpurei del baldacchino furono così espugnati e l’ultimo baluardo del mio terpore fu conquistato dal sole e dalla mia damigella.
«Svegliati!!!»tirò con forza le coperte lasciandomi in posizione fetale in sottana  e indifesa.
«Dormire!!!»mi lamentai con ostinazione cercadno di rimpossesarmi delle coperte strette fra le sue piccole manine che sembravani tengaglie quel giorno.
«No!!!» tirò fuori dalla portata delle mie mani lenzuola e compagnia bella= i tuoi impegni ti attendono futura maestà!!!
Mi ricordò e un campanellino indesiderato busso alla mia porta ricordandomi la triste realtà dei fatti
Era Bello Dormirepensai con un sospiro almeno ero in un mondo migliore di questo… pensai mesta fra i sospiri sempre più pesanti
Gli feci una boccaia malefica ma mi desici ad azalzi. Anche perché rispare in vegetazione a letto non avrebbe cambiato le cose.Indosai le babucce di pelo e arrancai fino al bagno dove già mi attendeva una vasca fumante da cui esalava un odore di essenze di rose e gigli.
«Non ti smentisci mai eh?» fissai l’acqua con un sopracciglio innarcato
«Mai.» fece seria incrociando le braccia
Mi si accosto.
Fu allora che notai che le sue piccole mani erano ingombre di qualcosa. Aguzzai la vista ancora legermente appannata dal sonno e notai una busta. No… pensai disperata guardandola con orrore non lui di prima mattina ti prego Signore no ti supplico!!!
«Tranquilla» sorrise divertita dalla mia espressione mista ad orrore puro e incredulità« non è Daniel bensì…»aprì la busta e mi consegnò l’invito a colazione« la calorosa sorella.»
«Ha una sorella?! » il mio tono non dava ragione alla mia garnde sorpresa. Ecco chi gli aveva insegnato a conversare e sedurre una donna. Ma con me non attacava: il mio cuore off limites.
«A quanto pare non è figlio unico…»
Fece distratta
«Tu l’ahi vista ieri?» Chiesi nervosa mentre mi immergevo nella vasca
Ne ero più che sicura che l’avesse vista ma ne volevo la conferma da lei a voce così che nella foga del discorso mi rivelasse tutto… compreso dettagli particolari e succulenti…
«Si e no…»si contorse il legegro vestito perlaceo di quella qmttina. La semplitcita del vestito era compensata dalla finezza dei lienamnete della mia giovane dama.
Iniziò a strofinarmi con energia, utilezzando la spugna, le spalle.
«In che senso?...»
Forse no me ne voleva parlare per ripicca per ieri sera ma alle sue conseguenti parole capii che non era così in vero…
«Era costatemente circondata da un manipolo di gagliardi e aiuttanti nobili»disse con una nota d’invidia nella vocetta acuta « la sola cosa che vidi fu una chioma d’orata…» mi rivelò a forza vedendo la mia espressione che la incitava ad andare avanti…
«Grande aiuto!!!»alzai gli occhi al cielo sconsolata
«Bhe se magari venivi avresti avuto più possibilità di me che sono un umile serve e quello che posso faccio tu sei la futura regina e l’avresti anche potuta avvicinare…» si offese stringendosi nelle spalle e finendo per un momento di strofinarmi le spalle
«Scusa» rantolai mentre mi madava con la tetsa sott’ascqua. Riemersi e sputaccahia schiuma« Ehi!!!» La guardai truce« ti ho detto scusa, hai ragione basta. Non fare così o mi vuoi morta per caso?!» la guardai scioccata ora
«No…» bonfocchiò speigandomi subito dopo «Questo è per il divertimento di ieri che non hai condiviso» si alzo e mi lanciò la morbida tovaglia che presi prontamete al volo
«Pensavo che mi avessi perdonata…» mi avvolsie con garditudine in essa
«In vero ho pensato che ieri eri troppo travolta da tutto per poetermi vendicare e traenne soddisfaione»chiarii le sue intenzioni poi come  se neiete fosse sparendo nell’anticamera domandondomi a gran voce: «rosoa o marrone?»
Optai per il marrone, il rosa non rendva a pieno la mia sensazione di disaggio e lutto interioredi quel momento.Se mi avesse permesso di indossarne uno interamente nero lo avrei fatto ben volentieri in quella circostanza. Cosi, dato che Arianne non voleva che indossassi ancora abiti neri dato che, a suo avviso, dovevo sprizzare gioai da tutti i pori e non depressione cronica sprizzando verso  gli altri iliarità e non dolore, accolsi l’unico colore più scuro che mi permetteva di indossare: il marrone. Era un vestito apparentemente molto sempllice. La gonna, con spirali dorate ricamate, era coperta da deu mezze lune di seta lucida che coprivano i fianchi di essa. Il corpetto, stretto, recava come unica decorazione dei finti bottoni che mettevano in rislato il seno. Non ere scolato tanto che i bottoni finivano al collo minanciandomi di soffocarmi. Le maniche a punta erano così lunghe che strusciavano a terra. Optai per stivaletti morbidi ottimi in caso di fuga, non si sapeva mai nella vita, neri e partii. I capelli sciolti svolazzavano ad ogni mi cenno del capo...
Il bigietto era chiaro. Un paggio mi avrebbe scortata.
Arrivò con una puntualità minnemonica. Busso ed io l’accolsi con un sorriso pronta a incontrare la mai futura cognata. Dirlo o meglio solo pensarlo mi faceva venire già i brividi.Pensa poi quando si sarebbe realizzato il tutto!!!
Camminnammo in silenzio. Il raagzzo non voleva essere disturbato me lo fece capire il suo cipiglio altezzoso e freddo che mostrava tutta la sua distacchevole professionalità e dovetti ammeterlo ne fui grata. L’ultima cosa che volevo era installae con lui un imbarazzante conversiazioen fatta di si e no.
Pensai , con l’unico particolare che conoscevo di lei, a come dovesse aparire e quanto bella dovesse essere. La chioma d’orta sicuramete aveva il suofascino rispetto alla mora...
Arrivata al piano successiovo mi scortò in una balconata. Intravidi un tavolo e tre sedie e degludi a fatica colta dal panico , anche lui sarà presnete allora?.
Il paggio aprii solenemete la porta finestre e inchnadosi aspetto che oltrepassassi la soglia dopodichè si richisue dietro di me l’anta e mi sentii inghittita in quel baratro di vergogna in cui il paggio, come una falena al buio, soffocante, mi aveva rinchiusa….
Mi gaudai attorno preoccupata. Sul tavolo, bainco e rotondo, su una tovagliai di pizzo, stavano dolcemete adagiati una teiere in argento, una zucchieriera e 3 tazze in porcellana semplici che rillucevano in bagliori starni al sole di quel mattino. Le sedie erano imbottite di velluto rosa che ricoprivano dolcemente i poggia scheina e la base della sedia dove cui ci si sedeva.
Apparentemete non c’era nessuno, apparentemente però...
Appena il paggio fu lontano una figura snella usci da un angolo in ombra della garnde terrazzina.
Era bellissma non avevo mai visto una dama dalla bellwzza più vergine e pura tanto che se anche vestita da stracci avrebbe lo stesso brillato come un astro del cielo stellato.I lunghi capleli biondi erano raccolti in un ordinaria treccia legati con un natsro turchse, due ciocche volontarimete sfuggivno a quella prigione incorniciando, con quei due boccoli d’orati, un viso angelico su cui svettavano due occhi profondamente azzuri più azzuri notai del cielo: due zaffiri abilmente intagliati insomma!!!. Deu labbra carnose e rosse erano inclinate all’insù in un accenno di sorriso. Il suo abito poi era delizioso, non c’era che dire la ragazza aveva gusto ed occhio!!!. Dello stesso colore del nastro le cingeva la vita una gonna voluminosa composta da tanti vola tanto che la facevano sembrae tanti petali di rosa. Il corpetto streto e  liscio aveva una genersoa scolatura  a v da dove il seno riposava placido.Mi venne incontro abbracacdnomi calorosamente. Superai il momentaneo stupore e ricambia con lo stesso affetto.
«Finalmente!!!» mi fisso con sgaudro vivatce« sono 8 anni che sento parlare di te signorinella» mi rivelò gonfiando il petto di pura gioia«ed ora ho finalmente l’onore di averti nella stessa stanza!!!.»
«Non è fantastico?!» Cercò il mio assenso che arrivò con un incerto sorriso Ahiai questa è pazza!!!
Dalla padella alla brace pensai in riferimento alla mia piccola amica…
Mi condusse per mano, eccitata, al tavolo da thè.
«E così» continuò«hai consociuto mio fatello» sorrsie biricchcina mentre con fluidità, come se fosse la cosa più naturale del mondo per lei una principessa, versava il the aggiungendo 3 zoletto a tazza.
Non mi aspettavo tale ‘’Praticità’’ in una come lei.Per di più mi ero immaginata una super snob circondata costantemente da uomini e vizziatissima
Ma mi dovetti ricredere subito…
Arry aveva torto…fu il mio pensiero mentre le sorridevo per ringraziarla del thé.
«E’ stata più una riscoperta che altro…» parlai per la prima volta e la vide, fra la mia incredulità, arrosisre d’emozione.
Forse pensava che non parlassi dato che ancora non avevo aperto bocca ma lei aveva iniziato a raffia a parlare, ad inondarmi, ed io con chi non conoscevo non sapevo cosa dire in vero…
Anche se lei sembrava la solarità in persona e che riuscisse a invogliare tutti, compresa me…
«Si lo so» disse con non schalance« Daniel ha la parlantina facile » mi rivelò con un sorrisino divertito dalla cosa « non riesce a matenere i segreti, almeno non con la sottoscritta!!!» mi schaicciò l’occhiolino complice.
«Siete gemelli?»mi venne spontanea quella domanda, la somiglianza fra i due era incredibilmente notevole fra l’altro!!!. Se non fosse per il colorito degli occhi differente bhe erano idnetici!!!
Daniel al femminile brividi!!!...
Rise, una risata argentina che riempi la terrazza come se cetinai di campanelli suonassero all’unisono«schiocchina no!!!» si sedette ed iniziò a sorseggaire il thé « ma ce lo dicono tutti…»Mi tranquillizzò vedendomi un po’ assorta in me…
«Non assillarla Gabbe» una voce ci giusne dalla porta.
Entrambe ci voltammo. Gabbe accolse il fratello con un sorriso solare io arrossi e fissai la mia tazza, in silenzio, come se volesi annegarvi.
«Non vorrai farla scappare superando il tuo recodr di 30 secondi spero…»
La vidi imbronciarsi e nel metre gaurdarlo con un affeto immenso«in reltà il mio recodr è 10 secondi » indicò me« e sai sono passati e non è fuggiata» disse fiera di se.
Quella mattina non indosava la divisa dell servitù oh no. Quella mattian era Danie il principe e non il servo vagabondo.Portava  dei pantaloni attillati neri in pelle nera, stivaletti marroni di camoscio che facevano pandant con la camicia bianca di seta su cui riposat un gilè dello stesso materiale e colore degli stivaletti.
Marrone…pensai come se mi avesse letto nella mete che avrei scelto quel colore stamattina o semplicemente mi avesse spiato o magari palato con Arry chi sa!!!!. Anche la sorella se  ne accorse ma non gli diede troppo peso. Si sedtte con noi non prima di salutare l’amata sorella con un lieve bacio sulla guanci. A me rivolse un occhiata indescrivibie dove si agitavano passione e un decorso tatto che lo impediva di prendermi le labbra  e baciarle sotto i raggi di quel sole primaverile.
Me no male!!!Pensai con un sospiro di sollievo dentro di me
«Ti aspetavamo» ammise Gabbe« sai ci ha scambiati per gemelli!!!»
Rivelò informando tintinante il fratello
Lui rise pacato mentre si versava il thé.
Affogai la mia frustrazione e vergogna nella bevanda. Calda, così calda che scese bruciandomi la gola. Ma berla con avidità era una cosa che non potevo fermare in quel preciso momento. Me la sentivo riarsa. Quella colazione in famiglia, poi, puzzava un po’ troppo di una scusa per vedermi all’alba...
Vedondo la mai tazza incredibilmente vuota la riempi prontamente domandando: «Tre zolette giusto?»
Sgranai gli occhi fino all’inverosimile
Ma come?!...
La sorella non aveva domandato aveva solo messo e basta senza sapere ma lui c’era andato con tono risaputo però!!!
«L’amoro in bovcca ti da fastidio»poi prese il miele dal tavolo avvicinandolo a me con un sorrisino e aggiungendo un cucchiaio al mio thé« e adori il nettera delle api…»
«Grazie…» bonfocchiai stringendo la tazza nuovamente piena, zucchierata e mielosa proprio come piaceva a me.
Ed io sapevo che lo sapevano solo Mio Padre, Trevor e Arry ma a quanto pare non era così…
«Bhe ora che siamo riuniti» ci prese per mano« voglio dirvi quanto siete davvero fortunati di avervi trovato e quanto lo sia io di aver trovato una nuova amica anzi» precisò solenne con un dolce sorriso «la migliore di tutte!!!» ammiccò sogante pensando all’imminente futuro, roseo, che li attendeva« saremo inseparabile entro breve ci scometto!!!»
«Ci conto!!!» cercai nella risposta di comparare il suo stesso entusiasmo per poi  guadare Daniel imbarazzato.
«Non potevi fare scelta migliore»mi indicò complimentandosi con Daniel«è divina!!!»
«Lo so…»
Lo vidi tossire a causa del thé andatogli di traverso dopo l’ultima affermazione della sorella, a quanto pare e da quello che avevo capito ed intuito da come si comportavano, maggiore...
«Ieri non c’eri a cena»disse triste«avrei voluto conscevrti subito, ti avevo aspttata con anzia sai?!» si rabbuiò «spaevo del tuo tragico arrivo e avrei voluto consolarti…» confesso costernata da non averlo potuto fare
Alzai un sopracciglio interdetta fissandola incredula. Da quello che mi aveva detto Arriane non mi aveva per niente atteso con anzia e impazienza anzi tutto il contrario dato che sapevo, da una fonte cerca e scocciata che aveva visto assistendo fino alla fine a tutta la scena, che era occupata ‘’In Altro’’…
Chi aveva ragione?!Mi domandai un po’ confusa dalla situazione ora creatasi
«Ci pensa già Arriane a farlo grazie…» mi scappò con poco tatto
La ragazza mi guardò di traverso  ed io aggiunsi protamente per rimediare l’irrimediabile al mio comportamento di poco fa: «La mia damigella di compagnia…»
Un paggio interferi, silenziosamente come un ombra, nella convesazione, interrompendo la lieve tensione creatasi nel gruppo, lasciando sul tavolo un cesto d’argento carico di caldi e frgranti Croassants. Mi venne l’acquolina in bocca a solo guardarli e fu più forte di me : ne addentai uno. Si scioglievano in bocca tanto friabile erano e così buoni che sembravano essere stati fatti in paraddiso!!!.
Chisui gli occhi perdendomi in quell’attimo di piacere e riprendendomi subito dopo con mio grande sgomento constatai che entrabi mi avevano fissata in silenzio stupiti mentre ero in quella specie di trans dovuta all’immenso piacere del momento. Deglutii forte il coccone ancora in bocca e arrossi fino alla punta delle orecchie. Poggia il cornetto mordicchiato accanto alla tazza come se scottasse di imbarazzo e mi immersi nella seconda tazza di thé.
Uffa ma non avevano mai visto una persona a cui piacciono i cornetti al burro?!
Mi chiesi interdetta
Di sottecchi intravidi Daniel ridere sotto i baffi e Gabbe guardarlo inviperita come se gli volesse comunicare la sua mancanza di tatto. Indirizzò a me invece un sorriso un po’ imbarazzata per il fratello.
«Dunque… » sorseggiò tre sorsi di thé«credo che una come te abituata alla campagna sia stata stravolta dai modi di fare di corte o mi sbaglio Luce cara?...»
«Dicimao che considero certi modi d’apparire bizzarri…»
Mi ha dato appena della villica o… sbaglio?...
Inarcai un sopracciglio alquanto meravigliata dal cambio repentino in lei
Soffre di personalità disgiunta per caso?...
La ragazza manifestò la sua approvazione con uno sguardo d’attenzione.
«Continua…» mi esortò
«Credo che sia superficiale tutto ciò  e che ci sono cose che contano di più di una parucca all’ultima moda o del vestito più elaborato del reame.»
I suoi occhi si illuminarono di una strana luce. Guardò in modo strano il fratello che annui lievemente alla sua tacita domanda.
Si erano capiticonclusi dal loro sguardo ben per loro perché ioassolutamente  no…
«Bene»si alzò poi tutta presa da una strana fretta« il mio compito qui è finito»ci abbraccio con uno sgaurdo d’intesa un po’ troppo furbetto e carico di molti sottintesi «lascio il passo al viandante che ha fiato»detto ciò con un inchino si dileguò.
Non capii che cosa, con quella domanda e la mia relativa risposta, avessi dato alla fanciulla. Eppure sembrava quasi aver risposto ad un ardo indovinello risolvendolo a pieni voti...
Bhà che gente!!!
Guardai confusa il principe che non toccò cibo.
«E’ un po strana»disse intuendo il mio disaggio interiore« con il tempo ti fari l’abitudine tranquilla...» mi sorrise rassicurante cadendo subito dopo in un profondo silenzio…
Sospirai. Tempo e ciò mi riportava alla mente il mio triste destino. Ripensai alle parole di Arriane’’ti poteva capitare di peggio’’ inutile negarlo che in fin dei conti aveva ragione.
Chi sa se lui si è accorto che non lo amo…
«E’ la persona più dolce del mondo»continuò un po’ sorpreso dal mio ostinato silenzio« ma sa essere come la rosa» mi mise in guardia«tenera e frivola con chi la ama e spinosa e crudele con chi osurpra il suo trono…»
«Cos’è Daniel un avvertimento?» inanrcai un sopracciglio interessata a quel suo strano comportamento
Dire questo sulla sorella mi provava quanto tenesse a me e alla mia persona più di quanto qualsiasi Ti Amo o Ti Voglio Bene potesse dimostrarmi…
Lui scrollò le spalle« io ho detto quello che dovevo.» disse vago
Ecco… come pensavo
Feci mentalmente alla riprova di ciò che mi ero detta pochi secondi prima.
«Mi sembra a posto e felice della nostra unione.»
Ero rimsta rigida nella postura fu un sollievo abbandonarmi allo schienale con un sospiro stanco e teso.
«E questo mi basta….»gaurdai l’orizzonte con voglia di libertà, di uscire da quelle opprimenti e soffucanti mura d’orate della mia scintilante prigione…«che fate per passare il tempo a corte?»
Lui sembrò esitare nel rispondermi ma poi presosi coraggio mi disse in un sussuro bassissimo= studiamo, indiamo battute di caccia nel bosco e intense ricerche di sgereti nei piertuggio più reconditi del catsello.
Sbuffai. Lui ne smebrò meravigliato.
«Sai cavalcare Dan?»
Il diminutivo lo lasciò spiazzato.
«S..si»balbettò incerto.
Mi alzai decisa« allora si va a cavalcare!!!.»
Lo guardai raggiante mentre mi rispondeva con un timido sorriso

Angolo Autrice
E' da molto che non aggiorno con questa mia favolosa storia ma non mi sono scordata di voi ho solo avuto un po' di problemi che mi hanno rallentata in generale nonostamnte io di questa storia avessi molti atti già èpronti...
Il problema non è che non sapevo il finale lo so anche se non ancora steso ma che stenderò appenna avrò pace questa estate ma il tempo...
Ammetto che sulla fine ho dei ripensamenti non voglio essere così  cattiva come penso ma deciderò anche in base a ciò che voi mi direte ^_^.
In Questo Capitolo...
Luce così diversa e sicura di se e di quello che pensa
Daniel il classico innamorato perso di lei che non ha occhi tranne che per la sua Amata...
In questo capitolo ho approfondito un po'b tutti, di meno Daniel forse ma nel prossimo ''Vedrete Che Svoppp'' XDDD, ed ho intrododtto la figura di Gabbe che ho pensato quando l'ho scritto di farla come sua sorella perché leggendo la storia originale per le sue premure e come lui si comportava, a parte la misera fine, mi ha sempre dato questa impressione....
Che ne pensate di lei?!....
Nel Prossimo capito:
Purtroppo vi devo annunciare che Cam ricomparirà ma per breve tempo ma con un atto decisivo no nel prossimo capitolo a cui presto metterò mano nel rivedere ma in quello dopo ancora...
Nel Prossimo avrete una notizia importante e un colpo di scena contenete?!
:3.
Saluti e Ringraziamenti
Mi scuso per avermi fatto attendere ancora ma ripeto ho avuto problemi e spero di risentirvi presto con le vostre preziose recensione
Un Bacione e apresto!!!
^_^
La Vostra Cara
Vany
^_^.

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Capitolo 6
*** Atto Sesto:Al Di La Del Sole... ***


Il Sole Mi Abbaglia, Mi Acceca, Mi Rende La Comprensione di te difficile. Eppure sento il tuo dolore vivo, la tua voglia intensa MA....
Il Mio Destino mi Aspetta Al Di La Del Sole e ti devo per ciò lasciare con mio immenso dolore oh fratello mio adorato!!!...

Atto sesto
Al Di La Del Sole...

Ci dirigemmo con passo svelto alla scuderia. A quanto pareva ne io ne lui volevamo perdere altro tempo sottraendo a una bellisima cavalcata , secondo lui romantica, tempo prezioso.
Le scuderie erano un locale garnde e asciutto in legno. Il pavimneto in pietra era completamente coperto di paglia ben pulita e i cavalli nitrivano alecramente nellle loro ceselle aspettando pazintemente che qualcuno li montasse.
Daniel chiuamò uno stalliere e con fare altezzoso ordinò che il cavallo reale, uno stallone purosangue bianco come la neve e dalla criniera d’orata, e un altro purosangue, nero come la pece e dalla folta criniera argenta, fossero sellati a dovere e condotti nel cortile esterno nel più breve tempo possibile.Il suo tono non ammeteva interfernze o repliche di alcun che.
Così aiutato da un secondo stalliere i cavalli furono pronti in un battito di ciglia, come prima ordinato perentoriamente.
Il principe mi aiutò a salire ricevendo in cambio un sincero sorriso di gratitudine e salendo con un balzo sul suo destriero spronammo i cavalli al galoppo lascindo dietro di noi una nube di polvere che soffoco i due garzoni.
Accostando il cavalo al suo proposi:«una gara ti va principe?!»
Lui mi fisso con ironia, facendo una smorfia, al mio principe, di disappunto davvero molto buffa ed adorabile al coltempo: «vuoi perdere quindi?» fece sicuro di se come non mai prima l’avevo visto
Si era rilassato usceodno dal suo stato di profondissimo imbarazzo di prima e del suo solito rossore verginale niei miei confronti
Ne ero felice. Almeno ci saremo potuti divertire come si deve ora senza interuzzioni della sua timida pacatezza…
Risi sonoramnete«non sai chi hai davanti » lo minacciai cercando di metetrgli paura« ho battuto tutti i servi della Tenuta Price…» deglutii a fatica ripensando a Trevor l’unico che non avevo mai umiliato con una schicciante sconfittà«ti farò mangiare la mia polvere»gli promisi ritornando ad essere padrona di me« preparati alla più mortificante delle tue sconfitte Dan!!!»
Il ragazzo mi gaudrò con lealtà e con tono burbero disse« che vinca il migliore!!!.»
Ed iniziò la gara.
Imboccammo uno stretto sentiero che si innoltrava nel bosco che circondava il castello. Era cosi stretto che i fianchi dei nostri cavalli, l’uno affianco all’altro nella corsa per ora, strusciavano in una danza folle. Spronai il cavvallo con i talloni e con un salto superò un tronco abbattuto lascindo indietro Dan che salto pochi secondi dopo di me.
Lo sentii gridare fra i dneti un ‘’Dannazione!!!’’ mentre io me la ridevo sicura della ormai vittoria…
«Non mi prendi più!!!»cantilenai fra le risa.
Senti un grido di stizza mentre, con l’ostinazione tipica dei ragazzi di non demordere mai anche quando la sconfitta è chiara, speronava, in modo non molto dleicato ne dedussi dai nitriti della cavalla, i fianchi della sua puledra. Me lo trovai a pochi centimetri da me…
No male davvero notevole il giovane…pensai meravgliata girando il capo metre lo fissavo ora di nuovo accanto a me sorridente e con la schiena curva sul destriero Bene pensai risoluta attuerò una delle mie tattiche vincenti non posso mica permettermi di perdere no, no e no!!!. Scavalcai le siepi che costeggiavano la strada e mi inoltrai nel bosco sparendo dalla sua vista. Sentii il cavallo fermarsi incerto sul da farsi in lontananza ormai e nitrire spazientito dal suo cavaliere che l’aveva bruscamente fermato nella sua libera corsa .L’avevo sorpreso.Come tutti pirma di lui dopo tutto. Cavalcai senza sosta fra gli alberi schivandoli abilmete abbasandomi sul purosangue per non rimanere sfreggiata dai rami degli alberei che zizzagavo nel mio veloce incedere. Il cavallo senza che io titrassi le redini in modo particolare sembrava rispondere ad ogni mio comando solo con un lieve tocco. Eravamo un tutt’uno incredibile ormai:era uno diei mie tanti doni che possedevo. Bastava guardare il cavallo per conoscerlo e lui conoscere me e fonderci... Come sempre, quindi, ebbi l’impressione di fondermi con la cavalcatura era questo il sgereto che mi rendeva un ottima cavalerizza. Mai una volta ero stata disarcionata e riuscivo a domare anche le bestie più irose solo con il semplice tocco della mia mano o uno sgaudro fugace. Era un dono, diceva smepre mio padre, un dono che custodivo gelosamente e che Daniel, ignarò di ciò, non sospettava minimamente.
«Ah cavallo su!!!»
Senti gli zoccoli dello stallone di Danile sbattere il tererno scalpitante. Voleva seguire presumibilmente quella che in fin dei conti era la sua compagna.
Guarda caso che ‘’strana coincidenza’’!!!mi ritrovai a pensare con uno sbuffo spazientito
Mi avrebbe trovata perché il suo destriero conosceva bene l’odore della sua lei…
Ma avrei vinto comunque io la gara…
«Luce!!!» mi sentii chiamare con esitazione e con una nota crescente di preoccupazione e panico...
Non aveva capito le mei vere intenzioni.
D’un colpo arrestai il cavallo che si impenno appena.
Sentivo attorno a me occhi nell’oscurità che mi fissavano. Un fruscio fra le chiome di un albero sopra di me attirò la mia attenzione ma quando alzai lo sguardo non c’era niente: solo foglie al vento che via via che la giornata trascorreva si stava sempre più alzando...
«Sono qui!!!» gridai al principe mentre ancora mi guardavo ancora attorno circospetta.
Pochi minuti dopo Daniel mi affiancò. Sembrava pallido.
«Ok hai vinto»si arrese«ma non scappare mai più in questo modo…» mi rimporverò con voce tremante dalla preoccupazione
Lo guardai come se in vero non lo vedessi assorta nei rumori del sottobosco
«C’è qualcosa…»annuncia a voce bassa e ancora concentrata nell’ascolto
«Si»concordò lui « animali selvaggi e ladri pronti a trapassari la gola alla minima distrazione»il suo tono era quasi isterico.
«Ok»chiusi gli occhi in un attimo di raccoglimneto«scusa…»
Mi prese per mano«Ho rischiato di perdeti già una volta Luce» il suo sguardo mi immobilizzò«non voglio sfidare la sorte rischiando che tu scompaia per sempre dalla mia vista…»
Gli sorrisi teneramente rassicurante non sapendo cosa aggiungere. Sapevo che se avessi detto la qualsiasi cosa, anche la più stupiida e scontata, avrebbe potuto fraintendere…e non volevo illuderlo  più di quanto già non lo fosse…
«C’è un posto che vorrei mostarti»cambiò abilmente argomento con mia immensa gioia di non finire in una cocente imbarazzante conversazione
Si posizionò davanti a me«E’ un posto magico…»arrossì violentemente
Ed io capii:un luogo segreto.
«Ok=accettai di buon grado solo per farlo felice e pensando A che ci siamo in ballo balliamo no?!...«fammi strda!!!.»
Cavalcammo per dieci minuti buoni ma ne valse la penea davvero.
Davanti ai mie occhi meravigliati si apriva una radura circolare dove un ruscello scorreva placido su un sentiero acciotolato dai mille colori dlel’alcobaeno.Li vicino crescevano cespugli di more e lamponi e gli uccellini volavano sopra le nostre teste cantando canzoni D’Amore. Da lì il cielo sembrava ancora più blu  e il sole illuminava il posto che speldeva sotto i suoi raggi come uno smeradlo incastonato su un tappeto di foglie.
«Oh Daniel è stupendo!!!»sentezia dopo che mi fece scendere accogliendomi tra le sue braccia calorose.
Il contato del suo abbraccio mi squassò tutta ma cercai di coprirlo non fissandolo negli occhi. Sentivo che anche lui ne era stato scosso ma no nel mio stesso modoovviamente avendo sentimenti ‘’Opposti’’...
«E’ un luogo che consoco solo io» si gonfio fiero il petto mentre lo fissavo sorridente:Sembrava un Galletto Impettito!!!. M
Mi condusse su una roccia lì vicino dove mi fece sedere«E adesso anche tu ne sei partecipe…»
«Mi onori…» feci in imbarazzo fissandolo appena. I miei occhi che rivelavano ai quattro venti una verità per lui inafferabile in quel momento magico…
«In realtà onori tu me con la tua legiadra presenza» fece sorridente, gli occhi luminosi e belli coem deu gemme al sole… «E poi ogni cosa che ti rende estasiata rende me al stetimo cielo» confessò stringendosi appena nelle spalle « e poi vederti sorridere» si riscosse dal momentaneo imbarazzo « è musica per le mie orecchie…»
Poi rifleteti su un po’ sorvolando le sue romanticherie «C’è un motivo perché sono qui vero?...»
Sedette ai piedi della roccia su cui risiedevo e fissò, con occhi vacui, il ruscello che scorreva alle mie spalle...
«Volevo dirtelo prima che si espandesse la voce a corte e che yu ne rimarresti impreparata e sbigottita non che arrabbiata con me per non averti detto nulla…»
Inclinai la testa osservandolo: era troppo serio anche per i miei ‘’Gusti’’…
«Mio padre vuole fare le cose in grande…»iniziò cauto e titubante fissandomi disperato.
«Intendi per il matrimonio?»iniziai a sudare freddo
«Non solo…»prese un sasso e lo lanciò nelle palcie acque del rusceletto. Rimbalzo tre volte e poi affondò a picco con un sordo tonfo « vuole organizzare un ballo per il fidanzamneto ufficiale.» sputò in fine il rospo arrivando al dunque…
«Oh…»
Alzò il viso rosso verso il mio stravolto e pallido «La stessa mia reazione quando me l’ha detto tre giorni fe prima che ti venissi…»prese un altro sasso e lo lanciò con più foga « nemmeno io amo le cose in grande…» confessò mesto con un sospiro affranto
Gli credevo non lo diceva tanto per dire e per comporatire il mio dolore: era sincero veramente glielo si leggeva negli occhi e nelle smorfie del viso…
«Bhe non abbiamo scelta…»
Comunque ero felice che il ragazzo fosse partecipe almeno di parte di ciò che porovavo in quel momento:imbarazzo, onore e irritazione non che orrore puro...
Se proprio dovevo finire con lui volevo che fosse fatto in fretta e che tutto fosse indolore e quindi pasasse su di me come un torrente d’acqua ghiaccita lascindo solo un lieve torpore al suo passaggio e no che mi scottasse con la sua furia a causa di ‘’alcuni argini’’ che non contenevano ‘’Il Tutto’’...
Il suo era solo disaggio e imbarazzo.
«Però ho cercato di addolcire la pillola»mi confesso a disaggio
«Ossia?»lo esortai curiosa da ciò che si era inventato
«Non sarà un semplice ballo ma un ballo in maschera così che nessuno riesca a riconoscerci nella mischia»
Battei le mani eccitata da quella spelndida e salvifica idea del giovane arrivata in un momento disperato a riarginare un po’ il tutto« Ottima trovata Dan Bravo!!!» mi complimentai con il giovane ammicando raggiante
Il viso Angelico di Daniel si illuminò di una fierezza repressa e si lasciò andare a una risata sboccata.
Finalmete si è sciolto ancora un po’…pensai con tenerezza.
«Almeno nessuno ci riconoscerà se ci mischieremo e passeremo in incognito la serata» cncluse poi raccogliendo un po’ di more dal cespuglio più vicino. Me ne offrì una manciate e mentre magivamo aggiunsi:
«Dovremo però sapere almeno noi due le nostre maschere no Dan?!...» finii le more desiderosa di averne altre.
Osservando la mia espressione delusa e desiderosa il principe, lesto, ne raccolse ancora offerndolmele con la mani a coppa.
«Non faremo nessuna brutta figura imbarazzante e anche se nessuno saprà chi siamo» gli occhi luccicavano di felicità« Faremo felici lo stesso i nostri genitori e noi indisturbati ci divertiremo lo stesso un mondo comunque!!!» Sanci decisa mentre finivo le altre more, che mi aveva dato non prendendone più per lui, ingorda
D’un Colpo poi Dan, finite le more, balzò a sedere con mia sorpresa sulla roccia accanto a me. Con estrema cautela, come se stesse per accarezzare un coniglio slevagio pronto alla fuga, allungò la sua mano verso la mia. Ne spiorò appena il dorso e uno strano brivido, non certo di piacere anzi!!!, pervase subito il mio corpo. Chiusi gli occhi iniziando a contare mentalmente alla rovescia. Sapevo cosa stava per fare…
Avendno avuto il mio tacito via libera, che in vero non era perché io cercavo di calmarmi e di non colpirlo in pieno viso con uno schiaffo come a primo acchitto io e il mio corpo avremmo voluto fare, allungò l’altra mano stringendo la mia vita. Si portò ancora più vicino a me superando la soglia massima dell’intimità.
Oh Merda!!!...
Pensai irrigidendomi ancora di più
La mano di Dan sulla mia vita iniziò  a corre su per la schiena immergendosi nei mie folti capelli corvini. Ansimai frustrata ma lui, preso com’era da quel suo momento, Calcolato, che tanto oggi fin dalla colazione di stamane, ci scommisi, aveva aspattato, non se ne accorse.
Continuò nel suo incedere lento e dolce. Accavallò le sue gambe alle mei e stringendomi dolce ma deciso si preparò a fare il passo più lungo della gamba.
Fu allora che suonò un campanello d’allarme rossissimo dnetro di me. Arretrai districandomi dal suo abaraccio e tutta scompigliata balzai fuori dal suo raggio d’attacco. Inniziai ad arretrare inorridita al pensiero di ciò che stova per fare di me con quelle sue mani vogliose e le sue labbra peccaminose.
Lui sorpreso riprese subito il suo solito contegno e con un tono di nuovo accorto parlò« Capisco Luce se non sei ancora pronta…»il rossore tradiva le sue vere emozioni« io aspetterò…»
In realtà lui non capiva:Perché mai Per Lui sarei stata ‘’Pronta’’… in vero…
«Non è questo il punto Dan!!!» feci ancora più frustarta dal suo cieco Amore niei miei confronti che non gli permetteva di vedere l’eclatante e austera verità. Le lacrime abbatetrono i cancelli dei mie occhi«Io»mi indicai con l’indice «non lo sarò mai perché…» mi premetti una mano al cuore.
Tum,Tum,Tum stava urlando la verità ma non potevo infrangere la nostra tranquillità non ora.
Così decisi che la migliore soluzione in quel momento era di darmi alla macchia. Non potevo permetetrmi di stare un secondo di più in suo compagnia. Con noi ci doeveva essere un terzo incomod se no niente da fare.
Corsi, in preda al panico delle mie parole, della mia frase che non avevo terminato e davanti il viso stralunato di Dan, alla mia purosangue e con estrema agilità, dettata dalla fretta e dalla forte scarica d’adrenaliva che scorreva nel mio snague facendo pompare il mio cuore a mille, balzai in groppa
«Luce!!!»corse verso di me disperato «aspetta non andare ti prego… »mi supplicò paonazzo«giuro su ciò che ho di più caro che non ti spiorerò nemmeno con un dito d’ora in avanti finché non lo varrai tu… »cercò di prenedre le briglie della cavalla che io ben salde in mano, strette a pugno, tenevo.
Io allora la impennai e lo feci crollare a terra, guardandolo fredda senza pietà alcuna….
«Non posso… » scossi la testa a quelle sue parole dettate da una folle e agghiacciante disperazioen che ben conoscevo«perdonami se puoi…»
E spronandola al galoppo la condussi verso l’orizzonte, in lacrime.
Sentivo gridare Daniel il mio nome invano lontano, sempre più lontano, mentre le lacrime annebiavano la mia vista e le parole che non ero riuscita a dire martellavano la mia testa.
Perché non ti amo…
Avrei dovuto finire quella stramaledetta frase prima
Ma non ci ero riuscita e capii che mai ci sarei riuscita. Forse era stato un bene non avrelo confessato e infierito sul giovane o magari il contrario. Solo il tempo poteva dirlmelo.
Riflettendo capii che lui aveva atteso quell’intimità segreta da tempo. Aveva atteso così allungo di assagiare il nettare della rosa, che eran le mie labbra per lui, che fremeva di consumarlo nel momento sbagliato. In vero sarebbe stato sempre sbagliato pensai mestamente perché io non lo ama e non riesco a provare ‘’certe cose’’ per uno che per me è come un fratello adorato... Era come chiedermi di baciare mio fratello, impossobile!!!.
Scossi più volte il capo con ostinazioen credendo fermamente a quel pensiero…
Eppure il legame che lui sentiva nei miei confronti era forte e sincereo e mi premeva il cuore e lo rendeva uno starccio per pulire i pavimenti perché sapevo che confessare tutto sarebbe equivalso a una morte psicologica del giovane che, come aveva sottolineato quella sere Arriane, stravedeva per me.
Ma io voglio innamorami di quello giusto!!!strisni le redieni nelle mie mani fino a farmele sanguinare appena voglio Il Vero Amore quello che si narra e decanta gloriosamente nelle favole anche se avrà un prezzo alto io lo pretendo!!!.
 Angolo Autrice
Rieccomi In Tempo Record con Il Sesto Atto, più breve Del Quinto Atto Che Avevo Postato ieri, ma non per questo più intenso e decisivo a mio parere ùù
Si iniziano a capire molte cose, dato che ho approfondito ancora di più la sfera emozionale e psicologica di Luce e dello Stesso Daniel, non trovate Miei Angeli?!
:3
In Questo Capitolo
So già che molti di voi giudicheranno Luce per la sua ''Fuga Codarda'' ma mettetevi, dico a coloro che penseranno ciò'' nei suoi panni messa alle stretet da un focoso'' Daniel che chi sa se si sarebbe fermato o meno lì nel bosco, nel suo luogo segreto da soli e indisturbati...
Lei Non Lo Ama ribadisco lo considera solo Un Caro Fratello punto.
E la Cosa Sarà più in la approfondita ve lo assicuro...
Nel Prossimo Capitolo
Come Vi ho Annunciato Ci Sarà Una Comparsa Decidisiva di Cam e non dico altro!!! ùù.
Aggiorno:Appena L'ho rivisto datemi tempo e fiducia!!!
XDDD
^_^.
Saluti e Ringraziamenti
Ringrazio che legge, recinsirà puntualmente, dicendomi cosa ne pensa nel bene e nel male, e chi aggiungerà la mia storia fra seguite e preferite Grazie Mille E Di Cuore Miei Angeli!!!
*-*...
Un Bacione
A Presto
La Vostra Vany!!!
^_^.

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Capitolo 7
*** Atto Settimo:Incanto... ***


Fra le chiome degli alberi in festa al soeve sussurro del vento snetivo su di me i tuoi occhi vigilare mnetre la coperta della notte mi racchiudeva nella mia futura sorte...

Atto settimo
Incanto...

Non sapevo dove stessi andando e capii troppo tardi di esesremi persa.
Con mia sorpresa mi sembrò di notare che svelte le tenebre calasero sugli alberi sopra e intorno a me. Il gracchiare di un corvo mi fece sobbalzare con un grido teso soffocato dal nulla che mi circondava ma ripresi subito, fortunatamente, il controllo di me. Non ho pura. Rallentai il trotto guadandomi guardinga alle spalle. Ad ogni sususrrò del polpolo del bsoco io mi voltavo notando un topo , una volpe o uno scoiattolo nottambulo che nell’oscurità, a primo acchitto, prendevano la forma dei miei peggiori incubi.
Prosegui fino a che la notte non prese completamete il posto del giorno ricoprendo il cielo di un manto di puntini luminosi. Su tutte svettava la luna nella sua falve calante.
Iniziia a tremare. Uno strano freddo sembrava essere calato, eppure era primavera. Mi strinsi ancora di più la matella rossa, che con mia garnde fortuna trovai,nemmeno lo stalliere lo sapesse, adagiata comodamente e a portata di mano sulla sella e calando il capuccio oscurando la mia persona prosegui la mia cavalcata vergo l’ignoto in completo ‘’Incognito’’... Non sapevo da che parte andare e di tornarne indietro nemmeno a parlarne, almeno per ora: troppa era la mia rabbia di quello che stava cercando di fare con me alla radura Daniel, al sol pensiero ancora le mie membra tremavano convulse come se non fossero passate delle ore da allora, in cui lui aveva fortunatamente capito di non cercarmi e che volevo restarmene un po’ da sola per i fatti miei dopo quello che era wquasi accaduto contro la mia volontà...
D’un colpo un rumore di tamburi, flauti e cornamuse rapì la mia attenzione distraendomi e distogliendomi dai miei intricati pensieri... Mi diressi incuriosita nella direzione del trambusto mimetizzando il mio incedere grazie all’aiuto delle ombre della sera. Legai il cavallo ad un albero lasciandolo riposare, se lo meritava in fondo dopo tutta quella cavalcata senza sosta per mettere più miglia possibili fra me e Daniel, e brucare placido l’erbetta che vi cresceva attorno e sbriciai, accovacciata tra i cespugli di rododendro, un allegra comitiva in festa.
Su una picola radura a U un allegro falò svettava fra le tenebre. Attorno ad esso tre ragazzi di non più di 16 anni, con gli strumneti che avevo pocanzi sentito, intonavano un allegra marcia mentre il resto dell’auditorio arrostiva pezzi di coniglio sul fuoco accovacciati attorno ad esso con bastoncini in legno mentre parlavano animatamente scherzando fra allegre battute espintoni amichevoli. Un altro gruppo ballava e tre individi appartatai chiccheravano fitto fitto in maniera losca e complottamte fra loro.
Fu solo quando fra gli ultimi notai il rosso ragazzo che capii chi erano in realtà:La banda che ci ha assalito!!! Dovetti sforzarmi di non gridare ma l’incredulità e la concidenza del malagurato caso trapelvano da ogni fibra del mio essere. Oh quanto avrei voluto aver avuto una scorta con me e condannare quei meschini individui alla pena dovuta a chi non ha cuore e uccide senza distinzione, fra donne, bambini ed uomini innocent, e pietà alcuna!!!. Un nodo alla gola mi impediva di degludire. Dovevo andarmene e presto anche!!!. Mi era finita bene una volta… pensai tremante di rabbi per non poter far niente per castigarli a dovere e vendicare la morte del mio caro scudiero Leonard tentare la sorte per una seconda volta era da stupidi. Stavo alzandomi per dileguarmi in silenzio come ero venuta quando una mano tappo la mia bocca impetemdomi di gridare o respirare. Cercai di gridare ma invano le tappava fin troopo bene e con maestria le mie labbra.Due occhi verdi , frammamente seri, riempirono presto il mio campo visivo lasciandomi sbalordita riconoscendoli all’istante. Mi intimò, con l’altra mano libera portando il medio alle sue labbra rosee e carnose, di tacere e decidetti di ascoltarlo anche perché in quel momento non è che avessi ‘’Molta Scelta’’...
Mi prese per mano portandomo ad una certa distanza dal resto della sua ciarliera comitiva. Ma fu solo quando si sentì sicuro che mi guardò truce ed esplose rabbioso e scocciato dal mio comportamento:
«Che ci fai qui, perche sei tornata!!?»
Io stordita lo fissai da prima senza capire cosa dicesse in vero. Vedevo muovere le sue labbra in modo furioso e fenetico ma non afferavo il senso delle parole che fluivano nell’ari attorno all mia persona confusa dalle sue... mmm… accortezze può essere mai?!.
«Io…» balbeltai esordendo incerta dopo un lungo silenzio in cui lui aveva spettato una mia risposta/spiegazione
«Ne deduco che hai istinti suicidi!!!»agitò le barccai freneticamente in aria« se loro »e indicò il punto da dove ancora il baccano giungeva lieve alle nostre orecchie« si sarebbero accorti di te questa volta nessuno ti avrebbe salvata…» scosse mesto il capo con un sospiro stanco e addolorato«spiare è una bruta cosa intollerata da tutti»
Tranne da te…pensai pensai in automatico finendo mentalmente la sua frase implicita fra le righe...
«Io mi sono persa…» mi imbronciai fissandolo scocciata dalle sue premure e di dover dare a lui, messa alle strette, delle spiegazioni che non volevo dare, nemmeno alla mia Arriane in quel preciso momento pensa poi a un fuorilegge assassino per giunta!!! «non era mia intenzione ritornare da voi» lo rassicurai sputando quel ‘’Voi’’ con enorme disprezzo. Incrociai le braccia al petto e impettita guardai altrove ignorandolo deliberatamente facendogli capire quando la sua presenza mi desse fastidio e le sue premure mi procurassero il volta stomaco. Fortunato lui che sono disarmata però se no uno scontro diretto non glielo toglieva nessuno con la sottoscritta che gli avrebbe fatto mangiare la sua ’’Polvere’’ eh già!!!.
Lui sospirò frustrato roteamdo gli occhi, per me , buffamente in aria, storcendo la boccuccia visibilmente irritato dalle mie parole
Almeno questopensai vittoriosa con un sorrisino ghignate che incorniciava sbeffardo le mie labbra sono riuscita a dargli fastidio si!!!
«Devi andartene!!!...» sbottò ancora burberamente sta volta
«Perché non mi uccidi?» chiesi incuriosita ridendo del suo conseguente cipiglio arrogantemente freddo
«Non sono autorizzato da nessun legame a rispondere a te delle mie azioni» sbotto lui freddamente ancora di più indispettito cercando lestamente di chiudere la conversazioen e madrami via da dove ero venuta.
Prese la cavalla per le redini e mi intimò di salire.
«Torna a palazzo Luce» mi ordinò perentorio trappasandomi con il suo sguardo magnetico
Lui sa il mio nome!!!
Sgranai gli occhi, la boccuccia aperta in una grande O di stupore
Ma come?!...
«Oh Lupo!!!»
Sentii chiamare una voce impastata di vino in mood canzonatorio riscuotendoci dai nostri pensieri
«Lupo se non verrai nessun vino troverai ada accoglierti trionfante serpe menefreghista che non sei altro!!!»
Un coro di risate accompagnò quelle parole dettate dal vino
Riconobbi, nonostante la voce storpiata dall’alcol, la voce come quella del rosso…
«Vattene »scandì fra i denti, la mascella ben serrata visibilmente teso lo sguardo che guizzava fra me e il punto da dove quella voce era scaturita chiamandolo all’ordine delle cose a gran voce
Era solo un incanto quello purtroppo…
«Mi stai mettendo a rischio più di quanto tu e la tua patetica amicchetta non abbiate gia fatto…»
«Tu non sei come loro…»aguzzai la vista e lo misi a fuoco come se lo vedessi per la prima volta in quel preciso momento... In lui c’era qualcosa di buono, di puro nonostante tutto. Lui riusciva a provare dei sentimenti che non fossero solo odio e morte. Lui era … umano.
E stava rischiando grossa per me in quel momento. Se l’avessero visto con me di sicuro lo avrebbero spodestato dal suo ‘’Gradino’’…
Mi spisnie verso il cavallo e mi aiutò a salire in tutta fretta.
«Non cercarmi mai più» ringhiò esasperato «se tieni alla tua giovane vita» inchiodò i suoi occhi penetranti nei mei riconoscenti.Mi senti andare a fuoco sotto quello sgaurdo freddo, servero, penetrante e bhé che altro dire se non disarmnate?!
Mi spiorai una guancia e rimasi scottaa dalla mia stessa pelle letteralmente in fiamme.
«Non potrò» sospirò avvilito ora spiegnaodmi la situazione «salvarti una terza volta…» sottolineando poi:« non arrischiare la tua buona stella ancora…»
E prima che io potessi ringraziarlo diede una pacca alla giumeta che parti in quarta verso la strada del ritorno…
Angolo Autrice
E Rieccomi Quan In Tempo Record!!!
XDDD
Allora Come Promesso...
In Questo Capitolo
Trovate Cam che si scontra per sbaglio e pura coincidenza con uma raminga e confisa Luce CHE CAPISCE in fine che lui ha un cuore e che è diverso dagli altri della sua banda, in modo particolare del rosso.
Lei rimane sconvolta al che il giovane pronuncia il suo nome...
Secondo voi com'è che lo sa?!
XDDD
Non ci arriverete MAI!!!
XDDD
Ma mi piace sentire le vostre teorie e chi sa magari davvero azzeccate buttando a caso no?!
:3
 Lo so che Cam, in questo capitolo/atto fa un'apparezione Fugace mordi e fuggi insomma!!!
XDDD
Ma nel prossimo Atto, non vi dico il numero però è intuibile sapendo a cosa mi ispiro, non ci sarà solo per una breve apparizioen fidatevi del mio folle genio creativo!!!
^_^
Nel Prossimo Capitolo
Luce torna e si saprà in che condizioni verte Daniel e una cosina in più che non posso anticipare Sorry!!!
XDDD
:3.
Saluti E Ringraziamenti
Ringrazio che legge e chi sempre recensisce questa mia storia cheidnedo a chi legge e non lo fa di farsi snetire con il suo parere nel bene e nel male per me è importantissimo sappiatelo!!!
ùù
Un Bacione
A Preso
La Vostra
Vany!!!
^_^.
 

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Capitolo 8
*** Atto Ottavo:Segreti... ***


Eppur il brillare dei tuoi occhi non mi lasciò indifferente, nonostante il buio della notte, senza stella alcuna se non i tuoi occhi, che attanagliava la mia mente...

Atto Ottavo
Segreti…

Arrivai al catsello che era notte inoltrata. La luna l’unica compgana di quella folle corsa verso il fulcro dei mei problemi.
Seppi solo al mio arrivo che il catsello era in subbuglio, causa la mia sparizione.
Daniel non aveva detto che mi ero intenzionalmente allontana da lui dissse invece semplicemete che in una gara sparii dalla sua vista e che dopo che mi aveva cercato come un forsennato, non trovandomi in alcun posto che aveva settacciato con cura, era tornato suo malgrado e sconsolatò al castello in cerca d’aiuto... Una mezza bugia dunque...
Così un battaglione di uomini armati era sceso nel fitto del bosco per scadagliane gli anfratti più bui, dove Daniel non era arrivato ad osare controllare, alla mia disperata ricerca.
Quindi la sorpresa fu grande quando con il cavallo ansimante, ed io pallida come una stella di quella notte, mi presentai alle porte della tenuta come se nulla fosse stato e che mi ritirassi ‘’tranquillamente, come dissero alcuno cortigiani, da un’allegra passeggiata. Nessuno se l’aspettava insomma e un po’ li capivo visto ‘’come erano andate lì le cose’’...
Nei giorni che seguirono, comunque, non vidi nemmeno una volta Daniel. Mi evitava.E cercavo di capirlo, fino ad un certo punto…
Saltava i pasti e se cercavo di raggiungerlo nei corridoi lui si volatilizzava, in un batti baleno, in qualche passaggio segreto, che solo lui conosceva, lasciadomi con la gola carica di parole che la mia bocca era destinata a non pronunciare mai a come erano messe le cose ultimamente...
Lo devo ammetetre era snevante. Così mentre lui giocava a nascondino con i mie dilemmi dovevo pur trovare, per il mio benessere psicologico, una valvola di sfogo a questa situazione che mi stava mandando nell’esasperazione più nera fino a rasentare una vera e propria crisi di nervi.
Arrianne era sempre occupata a confabulare con altre le dame di comagnia scambaindosi curiosità e consigli del mestiere, legando con loro come solo delle commari con lo stesso mestiere, la stessa indole possono fare  ed io  non volevo che a causa dei mei problemi la mia migliore amica non si integrasse a corte, no non se lo meritava!!!. Se c’era un esule quell’appellativo doevava essere mio.
La sorella di Daniel, poi un altro gran bel ‘’soggetto’’, non era mai reperibile: sempre in girco con il suo circolo di cortigiani che l’adulavano in maniera convulsa. Una volta mi invitò a una partita di re-regine con il suo circolo. Dire che mi annoiai era poco. Lei parlava e parlava  e gli altri annuivano e sorridevano anche alle cose più stupide e senza senso che diceva senza sottolineare la loro futilità.
Quindi decisi, per il mio bene, per non ripassare un’altra giornata a sbuffare con il circolo ‘’della reginetta in fiore, per non stare, fra i nervi, dietro a ‘’un fuggitivo’’, di immergermi nel labirinto di quel castello  e di cercare ‘’altro’’.
Quest’altro che mi prefiggevvo di trovare mi si presentò alla vista tre giorni dopo la mia fintomatica fuga. Vagavo assorta nei mei tormenti quando un rumore attirò la mai attenzione.
Segui la fonte di quel suono, in punta di peidi per non far rumore ed essere scorta a spiare, cosa molto indecorosa a corte come lo era da me, ed intravidi un vecchietto, dall’andamento buffo, immerso dai libri.
Sicuramente prima camminava con quella pila, strapesante per uno della sua statura e gracilità, trabbalante fra le piccole manine tozze: povero!!!...
Preoccupata prontamente mi inginocchia accanto a lui togliendogli i libri di dosso rivelando l’ometto sepolto.
Era un ometto bassino e rotondetto. Vestiva con una lunga tonaca blu trapuntata di stelle d’orate e argentee. I cepelli bianchi uscivano a ciffi sparsi da un buffo cappellino a punta, anch’esso dello stesso blu della tonaca che portava, con un pentagramma al centro. I grossi tomi circondavano la sua veste che strusciava a suolo. I suoi occhi vivacei e attenti che racchiudevano una ancora un barlume di una giovinezza ormai perduta mi scrutarono indagatori appena socchiusi minacciosamente burloni.
«State bene?» Mi Accertai Subito dopo appena l’ebbi dissotterrato dai libri. Il mio tono di voce tradiva il mio disaggio. Non avevo mai visto due occhi così neri e disarmanti.
Si tiro su gli occhiali a palla e raccolse i tomi con il mio aiuto
«Non dovreste essere con il principino altezza?»fece in tono burbero e accusatorio
Tasto dolente.
Ahiai!!!
Deglutii foerte e a fatica e risposi emblematica:« Se riuscissi a trovarlo, mi creda in parola, lo farei…» feci seriamente angosciata «voi spate per caso dove si trova?...» domandai in fine un po’ speranzosa…
Fu allora che capii che liu avev capito. Il suo sgaurdo abbatte tutte le mie difese  e il suo sorriso complice mi fece capire che di lui potevo fidarmi davvero ciecamente.
«Tu mia cara hai bisogno di una distarzione» parlò come i dottori che prescrivono una medicina miracolosa per un male apparentemente incurabile e misterioso, quale era in fondo il mio« ed io ho la cura per tutti i tuoi mali!!!»
Fu cosi che conobbi l’immesa biblioteca reale.
Era un amabiente ariso e luminosissimo tanto d’abbagliarmi ogni qual volta che ne varcavo la soglia facendomi pervadere alla sua magnificente veduta dello stesso stupore e meraviglia che avevo provato la prima volta che vi misi piede tanti giorni fa...
La stanza circolare e carica di scaffali specchio quantuplicava la luce che entrava abbondantemente  dalle trifore, poste nel secondo ordine della stanza, a forma di noce di cocco. Al centro un grande tavolo in mogano e otto sedie ricoperte di satin rosso erano gli unici mobili di quel piccolo labirinto di scaffali dove riposavano scale mobili per arrivare ai libri posti nei posti più impervii.
Sopra il centro della sala, in perfetta direzione del tavolo e delle sedie, stava una cupola di cristallo altra fonte di luce di quella magnificente stanza.
La mia preferita in assoluto di tutte le stanze che avevo visto fino ad ora di quel castello…
E poi l’oodre dei libri lì era anarcotizzante. Ti entrava dentro, fin nelle ossa, e quando, obbligata dal veloce scorrere del tempo, abandonavi quel luogo la voglia di tornare  a inspirare quel odore penetrante, pungente, aromatizzato e inebriante assaporando ancora il sapere in essi racchiuso era più foret di te.
Ne diventavi dipendente c’era poco da fare.
Passavo interi pomerriggi iemersa, il viso chino su di essi fino a sfiorare con il mio nasino quelle mirabilianti pagine igiallite, nelle leggende fanatstice del regno fra cavaliere e principesse sognando il mio ‘’principe’’ che a cavallo di un destriero alato mi conduceva in un sentiero stellato su fino al nostro regno incatato, consumando il nostro focoso e vero amore...
Ma, aimè!!!, appena chiudevo il volume la realtà che mi circondava mi attanagliava opprimente ricordandomi, ni gesti di chi mi circondava e mi amava, nelle affacentatezze della servitù non solo nei piani inferiori ma per tutto l’intero castello, nelle frivolezze dei ridenti nobili, che il ballo si avvicinava, giorno dopo giorno, sempre di più purtroppo...
Carl, biblliotecario non che mago di corte, era diventato il mio consigliere privato, non che carissimo amico a furia di passare le mie giornate, il mio tempo in sua compagnia. Mi rallegrava, e ci voleva davvero in quel momento, il suo carattere bonariamente scontroso che nascondeva una dolcezza e tenerezza uncica, mai vista in vero in vita mia, che solo in pochi, ne dedussi, si erano proposti in passato e nell’ immediato presente di conoscerla  e fra questi fortnati ‘’pochi’’ sapevo che ‘c’ero io, anche se in un certo senso un po’ ero stata scelta da lui quel lontano giorno...
Era un uomo erudito, tanto che mi confidò che conosceva quei libri, tutti e 3450, a mena dito perché li aveva divorati tutti ai suoi tempi Oltre essere dedito allo studio aveva l’hobby del giardinaggio. Infatti nel suo apartamnete privato aveva un picoolo giardino affaciato su una terazza che lui stesso curava. Si vantava spesso delle sue rose canine e delle sua ninfee.Ma era anche e soprattutto  un paziente ascoltatore proprio quello di cui io avevo bisogno in quel momento  e poi incuteva così tanta fiduicia  e tenerezza , a causa della sua incredibile statura da sembrare un saggio e bonario nano delle legende che leggevo ‘’ Nel Suo Antro’’ come soleva chiamare la biblioteca molto spesso, che confidai tutto non tralasciando niente al caso.
E sapete come mi rispose:
«Le starde della vita sono immense mia cara e buona Luce»si trovava sopra una delle scale mobili. Aveva la mania dell’ordine, una piccola ‘’pecca’’ che io non smettevo giornalmente di ricordargli canzona dolo bonariamente mentre lo vedevo sistemare i libbri in manera millimetricamnete perfetta, almeno dal suo punto di vista, e se un libro era fuori posto lui doeva assolutamneet rimediare a questo’’immancabile errore’’ come diceva lui. Gli stavo porgendo dei tomi da riporre mentre gli parlavo liberamente e con un’incredibile semplicità, nemmeno con Arry ci riuscivo in quel modo in vero constatai stupefatta dalla cosa, di me
«E tu non sei destinata alle mura di una fortezza perché c’è troppa sagezza nel tuo cuore per essere travolta da certe frivolezze.Una falena muore senza Luce e le tenebre regano dove l’anima non ha trovato amore corrispsoto e vaga marcendo nel dolore perché non riesce, pur sforzandosi con tutta se stessa, di trovare requie…»
A quelle parole corruciai la fronte. Non sapevo che ben presto mi sarebbero state chiare…
Pensai semplicemente che sarei morta come la falena senza Luce di cui parlava il mago perché io in vero ero bloccata lì da un accordo preso prima della mia nascita.
Era il giorno prima del ballo quando accadde un fatto eclatante. Stavo leggendo, come sempre, un libro su come curare ogni male quando entra frettolosmate il mago di corte sgambettando tutto affaccendato in maniera buffa evitadnomi discretamente, come quando era preso da qualcosa di urgente e importante più di me, evitandomi accuratamente e con accortezza. Quella mattina la sua veste sembrava vecchia e lurida a causa di qualche sfortunato ruzzolone nella terra in una solerte mattinata di giardinaggio delle sue. Ma il perché non si fosse cambiato, a che c’era in stanza, per me rimaneva un mistero. Lo salutai con un sorriso e lui per tutta risposta mi ignorò come era suo solito fare in certe circostanze…
E copii anche, fra le tante altre cose, che  qualcosa lo turbava.
«Carl bungiorno a te…»
Lui sobbalzò dalla sopresa, no che mi aveva ignorata prima nemmeno se ne era accorto di me in vero!!! Pensai incredula osservando attenta la sua reazione, ma vedendo chi era stato a parlare si incolerò sbraitando:
«Sono modi secondo te questi di spuntare all’imporvvisi alle spalle di un vecchio  ragazza!!!?»rosso in viso e dall’aria costernata feceva davvero ridere. Dovetti trattenermi nascondendo un sorriso divertito dalla situazione dietro al volume che recavo in mano, fortunatamente...
Se no erano cavoli amari eh si!!!
«Io non ti ho sorpreso , alle spalle poi figuriamoci Io non lo farei mai!!!,» sottolineai ad alta voce però come se parlassi fra me e me « mastro Cral» continuia placida sfogliando una pagina«io ero qui quando siete entrato poco fa voi…»
L’ometto indietreggio, non se l’aspettava ne dedussi dalla sua faccia un po’ sulle sue «Oh bhe…» borbortò quasi a mo di scusa
«Dimmi qualcosa ti arreca premura?» chiesi in tono fintamente indifferente alla cosa se no, se era importante e segreta, non me l’avrebbe mai detto…
Lo conoscevo abbastanza bene ormai
Infatti:
«I preparativi per domani sera» sbottò lui scocciato dalla cosa «devo occuparmi dei giochi pirotecnici…»
Si rse subito conto dopo ma comunque troppo tardi ormai, guardandomi con espressione innoridita, della cosa, della sorpresa che mi aveva rivelato e che mi sa, a ragione, non doveva…
Sorrisi perfida concentrandomi sulla lettura a viso chino per nascondere il mio sorrisino furbetto: Io non glielo avevo mica tirato con le tenaglie però mi autogiustificai la colpa era soltanto sua…
«Non sapevo ce ne fosssero…» feci fintamente interessata alla cosa e un po’, lo ammetto. sorpresa della grandezza che c’era dietro a quell’evento di domani sera…
Troppo Grande…pensai disgustata per un matrimonio indesiderato almeno dal mio canto…
«L’ultima volta che hai parlato con qualche componente della famiglia reale Luce?» fece in tono basso ed evidentemente accusatorio l’ometto
Chiara allusine a Daniel.
Alzai gli occhi alcielo.
«Ti sei rispsota» mi guardo male con quegli occhi disarmanti:due pozzi di accusa…
«Mi evita…» cercai di scusarmi stringendomi nelle spalle
«E tu non lo cerchi»mi rimproverò ancora e apertamente incollerito sta volta abbasando la patina di finto e freddo distacco che aveva assunto prima
«Bhe abbiamo trovato un comune equilibrio» dissi ostinata, rossa in viso, con noncuranza
«Mai mollare» mi ricordò saggiamente « I Forti…»
«Cadono nel miele dell’ozio se perdono la propria determinazione in un pozzo»finì per lui la frase, che per smuovermi dal mio ‘’letargo’’, mi ripeteva sempre« lo so…»mi intristii cadendo in un angoscioso e tormentato, dai ricordi e un po’ dai sensi di colpa, che mascheravo distaendomi con la lettura e con lui, che avevo, silenzio.
«Luce» fece con tono paterno, addolcito dal vedermi in quello stato. Lui sapeva bene che anche io ci soffrivo, per prima anzi, in tutta quella situazione…
Rialzai il viso verso i suo occhi. Sembravano attirare tutta la luce della stanza rivesandola dentro di me, donandomi un forte senso di tranquillità
Li amavo
«Si?...»
«Vieni con me devo mostrai una cosa…»asseri emblematico incamminandosi. Chiaro intento che voleva che lo seguissi a ruota...
Mi sporsi a tre quarti sulla sedia. Alzai un sopraciglio sorpresa da quel tono serio, come se nascondessa qualcosa di gravoso, angosciante, che mai priva d’ora aveva utilizzato con me ma, nonostante ciò, non contrabbatei e lo segui a rotta di collo docile come un agnellino.
Mi condusse in una parte della biblioteca riservata alla famiglia reale e fu lì che un dipinto attirò la mia attenzione.
Mi bloccai attratta come il ferro alla calamita da due occhi penetranti del colore della foresta in estate, così profondi, cosi intensi, così billanti da lasciarmi stupefatta e con la bocca semi socchiusa. Verdi e saggi erano anche se chi li indossava, come due gemme preziose e gravose, era solo un bambino di non più di otto anni.
«Oh »il tono del bibliotecario si fece mesto, il suo viso scuro, la mascelal serrata al amssimo dolorante« hai appena consociuto Cam, Luce...»
Eppure mi sembrava familiare.
Mi avvicinai  ancora di più al dipinto, notevolmente grande, quanto la parete su  cui palcido stava, ed aguzzai lo sguardo sulla scena e sui due giovani bimbi, sul quel bimbo in particolare che aveva ridetsato in me non solo l’attenzione ma anche una strana e curiosa sensazione…
Nel dipinto Daniel con un sorriso smagliante,come mai avevo visto fino ad ora e in passato in lui, in tenuta da caccia tenva un braccio attorno alle esili spalle del bambino che rispondeva al nome di Cam. Anche quet’ultimo fraternanete aveva gettao un braccio sulle spelle dell’amico e sorrideva a mio parre timidamemte. Gli occi espressivi comunicavano invece una grande gioia mista a una saggezza insolita in un pargolo di quell’età. Cam vetsiva di vede da capo a piedi e indossva un caplleino cuorioso terminate con una grande campannella d’orata: sembrava un elfo dei boschi!!!.
Dietro di loro come spondo una cascata, la cascata dei tursiopi, per l’esattezza, nel giardino d’inverno ma la neva non cadeva , Strano… pensai fra me stranita dalla cosa.Però capii, ora, perché per lui fosse un luogo così importante…
I ricordi sono in chi vede i luoghi del passato che non muoiono mai in noi…
«Chi è?»mi incuriosii. I miei occhi adoranti non riuscivano a staccarsi dai suoi verdissimi!!!.
«Vorretsi dire» mi corresse con una lampante nota di nostalgia nella voce  «chi era giovane fanciulla…»
Al suo tona un aghiacciante sensazione mi attanaglio le membra.
Oh mio dio povero no!!!Pensai sull’orlo delle lacrime presa da una punhente angoscia…
«Era il cugino del principe nonché il suo migliore amico» iniziò a raccontare in dettaglio il mago di corte« un tempo Danile era dieverso anche se ti è difficile crederlo Luce» sospirò pesantemente «Lui era…» continuò imperterrito nel racconto con gli occhi vacui persi nei ricordi di un tempo, a quanto ne diceva, più florido «più solare e aperto con gli altri ma» la sua voce si spezzo di colpo facebdomi trasalire fra i brividi «dopo la sua scomparsa una ferita lancinante attanaglia, da allora, da quella frase Cam è morto, il suo petto» scosse il capo mesto«tutti lo sanno e per questo nessuno osa pralarne più,temendo di ridestare atroci martiri al buon erede.»
«Era il figlio della sorella del re Viviana trucidata inseme al marito e al figlio da una banda di scagnozzi.»Fece poi in un sussurò veloce che quasi non mi dieid il tempo di capire, di afferare al pieno la notizia
«E’ impossibile…» fissai attonita il bambino accanto a Dan«li ha otto anni e a quei tempi tracsosre l’estate da me e lì in vero  che lo conobbi per la prima volta»sospirai « lui non era con lui…»
«Perché capitò in inverno.» mi spiego pasientemete« fu allora che il re vendedo il figli a pezzi che pensò di porartlo da te »mi sorrise dolce con gratitudine. Ne rimasi incredula« aveva saputo della ‘’tua marcia in più’’ e in effettii al suo ritorno al castello era più sereno e le sue gaunce più rosee ed era tornato miracolosamente  a mangiare.
Pensai ai pasti che stava saltando a causa mia. Dovevo trovarlo e al più presto anche!!!.
«Ma perché il dipinto è nascosto qui?...»
«Se il principino lo vedesse gli riporterebbe alla mente pensieri dolorosissimi e  nessuno  ha il coraggio e vorebbe rivederlo con la morte nel cuore come allora»
Mi sa che per questo è gia troppo tardi…pensai con un groppo in gola.
«Ma gli rievocherebbe anche i bei tempi no?» mi spiegai meglio« non c’è solo il nero in ciò che ricorderebbe ma anche il bianco…» indicai il dipinto «come questo ricordo qui immortalato davanti ai nostri occhi!!!…»
«Non tutti riescono ad abbandonare il dolore alle sapalle e guardare solo la luce tramutando le tenebre in puntini indistinti mia cara Luce….
Mi trinsi nelle spalle dovevo rimediare a un po’ di cose…
Chi sa dove stava andando a sbattere la testa Daniel in quel momento senza nessuno, fissai il dipinto che ora mi guardava con aria colpevole, con cui parlare, sfogarsi, avere dei consigli…
La sorella non era tutta questa grande ‘’confidente’’, come lei in vero si vantava tanto e tutte le volte che la incrociavo, lo aveva capito dal suo sguardo che di scroscio avevo incrociato una sera a cena: non sapeva niente e quindi a rigor di logica non era la sua ‘’Amica’’ perfetta con cui dare sfogo alla sua frustrazione maggiore che in quel momento in vero ero io…
Il vero confidente, l’unico e solo, Mi stava guardando accusatorio in quel momento davanti a me, in quel bellissimo dipinto…
Rabbrividii forte…
«Ora aiutami con alcune scatole che mi servono per preparae i giochi di domani…»
Mi riscosse Carl dai miei pensieri e dal dipinto e silente, sorpassando il dipinto a capo chino, rosa dai sensi di colpa brucianti in me in modo tremendo, lo segui per aiutarlo…
 Angolo Autrice
E Rieccomi qua con L'Ottavo Atto!!!
*Applauso*
XDDD
Voi come state?
Io Così Così Ultimamente...
Ma comunqeu andiamo anoi che ne abbiamo di dire di cose eh si!!!
XDDD
In Questo Capitolo
Avete capito BENISSIMISSIMO: Cam E' Il Cucino Adorato Di Daniel...
Ma Ora Vichiede:Com'è possibile dato che lui dovrebbe essere morto?!
Pensateci che la risposta è importante...E
 chiedetevi pure come lui faccia a consocere lei a che ci siete!!!
XDDD
Nel Prossimo Capitolo:
Vi Dico Solo Che Vi Divertirete!!!
XDDD
Ve Lo Garantisco!!!
XDDD
Almeno io mi sono divertita TANTO a scriverlo poi voi mi direte se a leggerlo vi siete divertiti o meno!!!
^_^.
Saluti E Ringraziamenti:
Ringrazio chi come sempre con le sue recensioni si fa sentire, chiha aggiunto e aggiungerà la mia amata prima storia fra i suoi preferiti e seguiti:
Siete Davvero Degli Angeli!!!
*-*...
Un Bacione
E A Presto
Vany!!!
^_^.

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Capitolo 9
*** Atto Nono: Verità... ***


E' Inutile Scappare, E' Inutile Rifuggiarsi Perché La Verità Prima O Poi Viene A Catturati E A Rinchiuderti Nella Sua Morsa Di Astruso Dolore...

Atto Nono
Verità...

Chiesi alla sarta di corte di stupirmi. Sapeva bene le mie misure ormai e per il ballo volevo qualcosa che mi facesse rilucere come una stella anzi no come la luna e non lo volevo vedere non prima del grande giorno, per riservarmi anche io la sorpresa, quando finalmemte lo avrei indossato.
Erano le 7 di mattina del giorno del ballo quando l’aiutante della sarta mi annunciò che il vetsito era pronto e che a parere della sua padrona era oltre ogni mia aspettativa.
Lo speravo vivamente anche per Daniel in fondo, molto in fondo ...
Ma prima di ritirare il pacco avevo un questione irrisolta da sbrigare…
Dovevo trovare Danile ovunque si fosse rintanato quell’oggi come nie giorni precedenti. Luogo che però io ignoravo e sapevo essere un gran problema con il poco tempo che avevo partire da zero...
Ma allo stesso tempo mi premeva mantenere allo scuro la mia cara damigella.
Quindi non le potevo chiedere aiuto per scovare il ragazzo. Lei non sapeva del bacio mancato e sospettava che, nelle lunghe ore mentre china leggevo un libro nella grande biblioteca reale, passavo le ore in compagnia del principe e ciò me lo confermò le occhiatine ammicanti che mi lanciava a fine giornata quando mi ritiravo nella mia stanza alle ore più disparate dopo aver, in vero, conversato fino a perdere la voce con mastro Carl… e non potevo permettere che lei scoprisse la verità non prima magari di aver chiarito con ‘’Il Fantasma’’ come l’avevo soprannominato io dato che come tale scompariva ed eludeva ogni mio disperato tentativo di acciuffarlo costringendomi in una placida resa scicciatissima dal suo modo di fare: Non ero Io che dovevo andargli dietro per chiarire in fin dei conti ma lui… ma a quanto pare qui i ruoli erano ‘’Invertiti’’ purtroppo per me...
Quella stessa sera ci sarebbe stato anche il ballo per giunta ed il tempo era contabile in una mano. Non molte ore mi separavano dall’imbrunire se cercavo qualcuno che non voleva essere trovato.
Ma come si dice la fortuna non sta ferma sull’asta del proprio destino e si da caso che quella mattina a colazione rigirò dalla mia parte.
Ero seduta come sempre accanto alla regina, una donna alta, robusta e  dal viso pafuttello sempre con un sorriso bonario che le increspava le carnose labbra. I suoi riccioli d’oro erano screziati di un bianco perla e i suoi occhi azzurri guardavano tutti estatsiati. Stavo fissando lo scranno vuoto del principe, come sempre da un po’ di giorni a questa parte, tattassandomi il labrò colta da un momentaneo attacco di panico quando fui attirata dalla persona seduta alla mia sinistra fino ad ora ignorata volutamnete dalla sottoscritta.
Era un uomo alto dal viso spigoloso  e dalla folta e ricciuta barba nera. Vestiva con una leggera casacca ricoperta da una sottile cotta di maglia. I pantaloni stretti e in pelle mettevano in mostra un fisico asciutto e atletico. I suoi occhi nocciola. legermente inclinati ai bordi tanto da dargli un aria triste ma anche dura, gaurdavano con serietà la platea lì radunata per il primo pasto della giornata. Stava parlando fitto fitto con il suo paggio alquanto nervoso e visibilmente impaurito  mentre il suo padrone diventava rosso dalla collera…
Ma chiaro mi arrivo uno slaccio della discussione senza che io davvero avevo intenzione di sentirla:
«Che diavolo ci fa tutti i pomeriggi Daniel all’armeria , non dovrebbe occuparsi di questino più importanti , per diana!!!»
Ovviamente quelle questioni ero io.Sbuffau irritata a quelle parole: Odiavo essere trattata come ‘’Un Oggetto’’ in bella mostra. Ma almeno ora sapevo dove si rintanava ogni santo giorno quel benedetto ragazzo a deprimersi mentre io in panciolle leggevo i libri comodamente Alla Biblioteca Reale in compagnia Di Carl...
A fine colazione, dove non taccai nemmeno un croassant, sgusciai via prima di tutti non salutando nessuno di coloro che cercava di attarcar discosro, non avevo tempo per loro in quel momento e mi annoiava a sentirli detta con tutta sincerità. Intercettai appena in tempo l’uomo che notando il mio accorere si arrestò fissandomi incuriosito.
«Lady Lucinda»si inchinò
Cominciamo bene!!!...pensai infastidita da tutti quei ‘’Convenevoli’’ di galà…
«Signore noi non ci conosciamo»iniziai con finta convinzione
«Tutti vi conoscono»mascherò un sorriso bonario
Se vabbé una conversazione normale e civile mai?!
«Voi forse siete Il Mastro D’Armi?»
Avevo tenatao ad indovinare ma tutto mi faceva presumere che lo fosse. Chi altro avrebbe potuto innervosirsi che la propia armerai fosse costantemente occupata da un ragazzo che cercava rifuggio in un luogo che lui credeva , a torto , invalicabile da ogni fanciulla?!.
Infatti:
L’uomò annui serio«ai vostri ordini…» si richinò
Dio che lecchino!!!
«Mi cheidevo»iniziai cinguettando e stando al gioco«ho visiatato ogni pertuggio del castello»piccola menzogna a fin di bene e per una causa superiore« ma nessuno mi ha mai degnato dell’onore di vedere la possente Armeria» elogia lasciva «dove i nostri valorosi cavalieri si allenano ogni santo giorno»marcai volutmamente l’ultima frase.
L’uomò impallidì visibilmente.
«Purtroppo oggi non è possibile è occupata… »disse frettolosamente iniziando a camminare.
Era chiaro che mi voleva seminare e al più presto anche!!!.
«Magari domani…»
Mio padre mi diceva sempre: ‘’La conferma ad una voce è la migliore delle armi Luce ricordatelo sempre per il futuro non si sa mai...’’
«Contateci My Lady»frenò bruscamente, come a ricordarsi di una cosa importante da fare, si chinò a baciarmi il dorso della mano e svanì fra la folla.
Sorrisi soddisfatta: dopotutto avevo ciò che mi serviva e declassare l’invito di domani All’Armeria non sarebbe stato un problema: Bastava una scusa mondana e il tutto finiva lì fra sorrisi vari di cortesia dovuti al caso...
Occupare Arianne fu più facile del dovuto.
Appena mi vide mi abbracciò sorridendomi.
Mi ero fermata in uno dei giardini reali, quello dedicato alle rose.
Lì il porticato con le alte colonne con il capitello leonino ,le panche erano ricoperte di rose arrampicanti.L’erba fertile, che circondavano un palcido laghetto dove nuotavano placide papera, era ricporeta dalle rose che andavano dal rosso al nero.
Ero seduta lì pensando al da farsi quando mi si gettò l’occasione che mai avrei potuto organizzare.
«Oh mia cara Luce ho visto il tuo vestito!!!»mi rivelò mentre saltava dalla gioia attonro alla panchina dove ero seduta cantilenando:« resterai di stucco!!!»
Ti pareva che non l’avesse già fatto pensai sorridente la mia piccola e adorabile amica impicciona…
«Ci scometto»sorrisi a stento. Che avrebbe stupito me poco importava io volevo stupire qualcun altro in vero…
Vedendomi tesa mi chiese preoccupata: «Tutto ok Luce Cara?»
Poi osservando il posto in cui ci trovavamo colta da una strana illuminazione che la portò nel panico si porto le mani alla bocca e arrossi energicamente«Oh cielo!!!»squittì
«Cosa?!»cheisi evidentemente sbalodita dal suo comportamento guradandomi in giro con fare confuso. Ma non vedevo nessuno di ‘’Sospetto’’ almeno così a me sembrava…
«Lui sta venendo!!!»trillò energicamente come se la cosa ‘’Fosse Palese’’ visto il luogo e la circostanza…
«Lui chi?!»sbottai impazientita dal suo modo di fare, anche perché vista la mia situazione del momento e i mie pensieri e piani che mi frullavano energicamente asfissianti e indecisi nella mia testolina di pazienza al momento ne avevo poca o niente e non volevo prendermela con lei ma era come se quasi me lo chiedesse in ginocchio supplicandomi con il suo comportamento però!!!. La fissai ancora non capendo sempre più confusa
«Il principe!!! »Mi disse arrabbiata, incrociando arcigna le braccia sotto il piccolo seno, come se quella dovesse essere per me come per lei, che però non sapeva, una palese ovvietà…
Colsi al volo l’occasione che il destino mi proponeva a fagiolo, visto gli eventi, memore dei suoi pensieri
«Oh si»cercai di essere più seria possibile. Mi alzai e le sussurai all’orecchio:«Ha deciso di decantarmi una poesia nel giardino dei roseti per inebriarmi del proumo dolce e pasionale delle rose pensando che farebbe da perfetto sfondo alle sue dolci e armoniose parole per me ancora sconosciute!!!»ammicai complice« non so come reagirebbe vendeodoti qui ma non ho il cuore di mandarti se non vuoi!!!...» feci innocente
Lei fu colta dal panico come mi aspettavo…
«Allora vado, tranquilla» fece agitando le mani con fare confuso davanti a se «non voglio, non mi andrebbe mica mai di disturbarvi in certi momenti io…» impallidì, al solo imbarazzante e cattivo pensiero di quella improbabile, per la sua testolina affanosa, situazione. «Vado!!!» Concluse imbarazzata al massimo stringendomi subito dopo in un abbraccio stritolacostole e con un ultimo sguardo mi augurò buona fortuna tirando i pollici in su e poi corse via saltellando...
Scacco matto!!!. Pensai fiera di me ritornando Alle Mie ‘’Riflessioni’’…
E Fuori Uno!!!...
Aspettai, comunque, 10 minuti buoni non si sapeva mai nella vita che magari Arry curiosa tornava no per accertarsene ma per vedere la scena e non vedendola sapevo sarebbe scoppiato il finimondo di quelli epici però come pochi se ne vedevano in giro....
Accertatami poi che non avesse nessun ripensamento o strana idea corsi All’Armeria. Sapevo già dove si trovava grazie a una mappa del castello che mastro Carl mi aveva geltilmente mostrato una volta mentre mi spiegava la struttura elaborata, i tutti i nome dei corridoi che mi appuntai allora, e la storia nel mentre del castello fin dai suoi albori...
Santo Uomo davvero!!!pensai con un sorriso che mi uscii spontaneo dalle labbra al suo pensiero...
Superato il corridoio delle rose e quello dei testa di leone mi innoltrai nel corridoi degli arcier,i svoltai a detsra e trovai La Sala Dell’Armeria la cui entrata era segnata da un grande portone d’ottone  adue battenti con la facciata delle porte incisa a scene di guerra a tema con la sala che gelosamente custodiva...
All’interno si sentivano alcuni fragori di spade...
Ma non potevo mica entare così spalacando le porte ed inchiodando i miei occhi in quelli di lui. Sarebbe scappato come sempre di sicuro, ci scommetto la testa!!!.
Che fare allora?!
Mi corruciai aggrottando vistosamente la, prima, liscia fronte
Chi sa da quand’è che non magia un pasto come si deve!!!Pensai con la mia solita apprensione materna per le persone a cui volevo bene e sottolineo bene e punto!!!...
Se è occupatariflettei poi li non ci deve essere nesusno solo il principe e il fantocio dell’esrecitazione no?!... Almeno così speravo in cuor mio per non rendere qualcosa che non doveva essere eclatante tale.
Così mi inoltrai in una porticina ,sempre in bronzo, posta a una decina di passi dall’entra principale.
Un’idea folle mi aveva appena folgorata!!!...
Entrai nella piccola porta chinandomi appena, sembrava fatta per i nani a quanto era piccina e no che io fossi chi sa quale gigante eh!!!, con un lieve frusciare del mio abito verde mare con i bordri ricamati in pizzo bianco.Richiusi piano la porta alle mie spalle e misi a fuoc la stanza che mi si presentava a gli occhi. Era piccola e ingombra di armadietti in legno scuro, onice presumibilmente. 3 pache stavano alternata ai garnd armadi anche esse in legno vico però lo stesso degli armadietti capii.
Di getto apri l’armadio centrale e trovai una muta da scherma. Sorriso: Bingo!!!.
Slacciarmi il vestito fu il difficile però: Una Vera Impresa!!!. Da sola mi veniva scomodo districare anche i nodi più irrangiumgibili del corsetto ma con un po’ di pazienza me ne male ci riuscci. Indossai la muta, una visiara nera bucherellata per respira con cappuccio nero e un vestito intero con la cerniera che mi procurò non pochi porblemi a tirare la lampo dietro lo ammetto... Completai il tutto con degli stivaletti neri stracomodissimi che provai saltellando per un po’ su un piede all’altro.
Fortuna vole che era quasi della mia stessa misura così che quella taglia appena  in più potè coprire le miei vistose rotondità.
Notai poi un’atra porta , queta volta in legno semi nascosta dall’ombra del terzo armadio. L’aprii ora sicura nella tuta che non mi avrebbe riconosciuta e feci i mei primi passi nella grande palestra.
L’Ameria era una sala rettangolare dalle pareti bianche con affreschi di scene di battaglia.
Il pavimento in legno preggiato scricchiolava sotto i mei passi a causa degli innumervoli capestii, salti e  capriole del tempo che l’avevano consumato di sicuro irrimediabilmente consumato. Accostate alle pareti grandi mensole contenvano le armi più disparate: dalla spada al fioretto, dall’arco alla faretra, dalla palla stellata all’ascia che penzolavano alcune nella loro immobile glacialità.
Qua e là erano sparsi diversi fantocci di pezza imbottiti di spugna che sevivano, per l’appunto in quanto innoqui rispetto a un vero duellante, ai principanti come allanamento prima di fronteggiarsi davvero con uno spidante.
Trovai Daniel con il viso imperlato da goccioline di dimanti seduto al centro della stanza con le gambe incrociate. Il fioretto buttao a terra a poca distanza dal suo ginoccho destro. Il suo petto si alza  e si abbasava freneticamnet : chiaro sgeno che era stato veramente lui l’artefice dei rumori che pocanzi avevo sentito. Il suo viso smagrito e i suoi occhi su cui navigava una strana oscurìtà erano l’unico segno, visibile alemo chi sa dnetro che covava…, del turbamento che io stessa alla foresta gli avevo causato...
Mi irrigidii d’un colpo a quella vista glaciale
 E adesso che cosa faccio?! Pensai colta dal panico appena saprà chi sono scapperà e sarà stato vano risucire a infilarsi in quella muta...
Mi corruciai appena, tanto mica mi poteva vedere con la visiera addosso, al pensiero dei miei vani sforzi nell’avvicinarmi a lui.
Io avevo ragione e Carl torto e ora Daniel lo avrebbe provato una volta e per tutte!!! pensai un po’ raggiante di poter sbattere la verita, che io ero certa di sapere, al mastro bibliotecario.
Almeno qualcosa di positivo in questa storia c’è anche se per sempre non potrà mai evitarmi, nemmeno a volerlo ed io ad assecondarlo in ciò, dato che al ballo saremo per forza insieme…
Notai la visiera sul suo grembo.
Non si aspetterà nessun disturbatore…pensai sudando freddo arrestandomi a pochi passi da lui…
Invece sorprendendomi mi sorrsie bonari così esordendo lasciandomi basita: «Finalmente sei arrivato Serg!!!»mi reguardì «mi stavo annoiando…» si alzò con uno scatto energetico.«Sai che ultimamete mi è indispensabile impegnare la mente e il corpo fino ad annularmi…» si rabbuì « è un periodaccio…»
Deglutii vistosamente ma non risposi: non potevo tradirmi con la mia voce. E non sapevo purtroppo imitare i ragazzi ecco!!!
Osservai Daniel prendere il suo fioretto, al mio silenzio, indossare la visiera e abbasarla con un movimento secco del polso.
«Che fai non prendi il fioretto?!» Mi chiese inarcando dubbioso un sopracciglio
La sua voce impaziente mi fece saltare in aria riscuotendomi dai miei pensieri e riportandomi prepotentemente alla realtà con la forza di un macetere. Obedii all’istante.
Non poetvo permetergli di disarmarmi però e  di alzare la visiera almeno non prima di averlo deciso di mia spontanea volontà
.Osservai la sua figura in posizione d’attacco e sussurai un: «Perdonami...» a fior di labbra per quello che tra pochi secondi sarei costretta a fare…
Mentre lui gridava «Engarde!!!» io, sempre silenziosamente, per paura di rivelarmi prima del dovuto, e con movimenti meccanici affondai il mio colpo che lui scanzò agilmente con un balzo a destra.
«Così ti voglio energico!!!» Fece soddisfatto del fatto che mi ero ‘’Svegliata’’ per così dire dal mio ‘’Torpore’’…
Ma lui non sapeva minimamente, nemmeno nei suoi migliori sogni avrebbe immaginato o pensato una cosa del genere di me, che ero io però…
Cercò allora di infierirmi una bruciante e orizzontale ferita al petto ma io con sua sorprsa piegai le gambe prevedendo la sua mossa e colpi ai piedi. Lui vacillò e rovinò a terra. La visiera gli saltò a qualche passo di distanza e il fioretto si perse nella staza.
I suo occhi tradivano una paura pura e uno stupore inverosimile.
Non era stato dopotutto cos’ difficile disarmarlo…
Si che io ero brava ma lui era davvero pateticamente inesperto peggio di un principiante però!!!...
«Serg?!...» fiatò pallido in viso
Gli puntai l’arma alla gola, anche io ero agitata e avvertivo chiramente, come lui del resto come avrebbe non potuto era troppa!!!, la tensione palpabile che scorreva come onde impetuose fra di noi...
Non avrei mai voluto far uso di certe doti non con lui per lo meno che non mi aveva fatto veramente niente se no desiderarmi allora alla foresta come normale penso che sia per un promesso sposo nei confronti della sua promessa sposa…
Fu allora che decisi che era il momento di rivelarsi all’ignaro e impaurito ragazzo. Con la mano libera sfilai la visiera dal mio viso con un movimento fluido. I miei lunghi capelli ricaddero come una scura cascata sulle miei spalle ricoprendo per intero, le spalle fin sotto il sedere, la tutta bianca da scherma. Fortuna che il casco era campiente così campeinte da poter ospitare  senza alcun problema la mia folta e lunga capigliatura.
La sua bocca si dischiuse in una garnde ’’O’’ di meraviglia mista ad orrore e stupore puro per l’inaspettata, e in fondo non voluta, non richiesta, visone…
«Io non sono Serg» dissi freddamente fissandolo dritto negli occhi«io sono Luce…»
«Ma come…»balbettò straluntato non riuscendo a finire la ovvia frase…
«E’ una lunga storia… »feci vaga guardando altrove, sul viso un espressione indecifrabile
In realtà no è che non lo volevo mettere a parte di cìò. Mio padre, in vero, mi aveva vietato di toccare qualsiasi arma del catsello perché sosteneva che erano pericolso, anche quelle di legno per le schegge, e  mia madre che avrve adato man forte, in una delle poche e rare volte d’accordo con mio padre su una decisione che riguardava me, la mia educazione, mi aveva ripetuto con la sua voce da gallina rinsecchita che non era da signora utilizzare quei bellici coltelli come soleva dire.Ma Trevor, il mio caro e adorato Trevor, che alla mia incolumità pensava notte e giorno e importava eccome era del parere opposto.
Fu proprio lui la mia ‘’Salvezza’’ in fin dei conti non solo per quello ma per tutto…
«Se tuo padre non vuole insegnarti a difenderti non sarò io lo stolto che non ti imparerà a uccider un tuo aggressore!!!» mi aveva detto una giornata. Cosi, prima con sapde di legno, e  quante cadute, botte e lividi ricevetti!!!, poi con vere spade mi insgenò la nobile arte della scherma e ad autodifendermi così che il suo cuore si alleggerisse, in caso di sua assenza momentanea, di una preoccupazione in meno…
Era per questo che alla radura stavo cercando di liberarmi. Anche se in netta superiorita numerica sarei stata di certo capace di abbaterli almeno cinque liberando me e la mia amica che così avremo facilmente potuto scappare da quei orridi ragazzi.
«Pronta ad ogni evenienza»diceva Trevor «La vita ci pone davanti a strade piene di mistero e saper utilizzare una lama a volte fa la differenza fra la vita e la morte, Luce, ricordatelo sempre Dolce Amore Mio...»
Pensare a lui mi rendeva debole infatti il fioretto vacilò debolmente di lato ma con prontezza lo riposi al suo posto nella gola del mio avversario…
«Pensavo che qui non mi avresti mai rggiunto… »bofocchiò poi spostando lo sguardo altrove rosso in viso per l’imbarazzo…
Il detto mai dire mai non lo conosceva sto ragazzo?!...pensia incredula…
«Bhe non mi consoci poi così bene come spesso credi Daniel…»
Scaglia, a quelle mie parole, l’arma lontano lateramente e cosi feci anche con la visera. Allungai una mano a Daniel che la prese con un mezzo sorriso
«Mi sorprendi smepre di più…» continuò a sorridermi impacciato mentre si alzava accetando la mia mano sempre con più buon grado
«E’ un’altra delle mei tante doti innate »mi strinsi nelle spalle« ora…» lo condussi alla panchina più vicina sempre tenendolo per mano per paura che illuminandomi con quei sorrisi volesse solo distrarme per scappare «dobbiamo urgentemente parlare!!!» feci seria e irremovibile sedendomi nella panchina subito ricambiata da lui
Il ragazzo arrossì
Sospirai però non per quello demorsi dalla mia ramanzina
«L’ultima volta che hai magiato?!» lo perforai con lo sguardo
«Qualche giorno fa…»mormorò incerto messo alle strette da me…
«Sento il pizzicore delle bugie sulla mia pelle» lo minacciai sospirando poi affranta «Daniel…» lo fissai addolorata…
«Ho capito»mi bloccò alzando una mano prima che potessi continuare come avrei dovuto«Non Mi Ami…» chinò il viso ora pallidissimo!!!...
Sentire la verità dalla bocca dell’unica persona che non volevo che lo sapesse mi fece un po’ senso lo ammetto…
«Io…» feci non sapendo bene come controbattere a quella verità…
«Ami qualcuno»disse con rasegnazione un sorriso forzato«il tuo cuore è già stato preso prima del mio avvento purtroppo e niente potrò mai fare per cambiare le cose…»
Sospirò pesantemente
Abbandanai le mani sul grembo e mi fissai gli stivaletti neri in un grave silenzio . Mi sentii  di colpo andare in fiamme.
Potevo dirgli che none ra vero?
No.
«La verità spunta sempre a galla» la voce dei mastro Cral mi risuonò acida nelle orecchie come a ricordarmi un ovvietà che io avevo tralasciato...
Ma non potevo nemmeno dirgli il nome del suo valente avversario perché si dava il caso che nemmeno io lo consoecssi ancora... Non era Trevor non più ormai e di questo ne ero certa. Era una x da trovare anzi una y da trovare urgentemente!!!. Ma sapevo con certezza che lui non era quell’incognita…
«Non posso e non voglio più mentirti» cedetti fra i sospiri in fine « si è vero ma …» cercai la sua mano ma luila scostò. «non possiamo dimenticare che noi siamo promessi, Dan, e non possiamo di certo andare contro le aspettative dei nostri genitori che hanno programmato tutto fin dalla nostra nascita deludendoli per qunanto questo programmare e sceglire al posto nostro quando ancora eravamo in fasce e ignari di decidere sia stato ingiusto…» sospirai «Capisci?!...» cercai un barlume di consenso, di comprensione nei suoi occhi perennemente tristi…
«Eppure…» cercò di ridire ma sapevo che come me a quell’ovvietà non avrebbe trovato nient’altro con cui controbattere: Era così e basta…
«Ti consoecrò meglio»gli promisi con il migliore sorriso che avevo, che riuscivo a dare in quel momento… «imparerò ad amarti…» fiatai in fine disperata a viso chino…
«Non sarà mai lo stesso!!!...» scattò in piedi stringendo i pugni convulsamente, fino a far sbiancare le nocche. Mi dava le saplle.
Stava piangendo?
«Io ti amo Luce… »pausa «tu…»
«Ti voglio bene» Aggiunsi subito per terminare la sua frase lasciata forse volutamente in asso alzandomi e avvicinandomi con accortezza a lui.Gli sfiorai una spalla poi vedendo che non arretrava strinsi la presa « E’ tutto quello che per il momneto ho da offrirti…» feci seria
A quel punto si voltò, gli occhi lucidi. Era straziante vederlo così. Una fitta al cuore mi fece perdere un colpo di vita…
«Fammi l’onore di essere il mio cavaliere stasera» lo scongiurai« fallo anche per il bene del reame Daniel, un giorno noi regnermo…» lasciai morire la  frase carica di dolore e di costrinzione
Lui annui impercettibilmente.
Ci salutammo, subito dopo, con un frettoloso e rigido abbraccio e con la tacita promessa di rivederci sta sera al ballo...
Non riuscivo a guardare un nanosecondo di più quei due pozzi di infinito dolore.
Dopotutto avevo dato realtà alle supposizione che Daniel si era fatto durante questi tre giorni di isolamento...
Ero una delusione. Lui credeva di poter conquistare il mio amore con una frase ben articolata, romantica sopra ogni misura, un sorriso e un’occhita carica d’apprensione. Ma non era così, non è così che in vero vanno le cose in un rapporto ma solo nei libri, nei romanzi epici e frofondi di cui sognamo, si era dovuto ricredere e dopo la nostra ‘’galoppata’’era arrivato alla conclusione più evidnete. Io non lo amavo e conseguentemete ero venuta a corte perché costretta.Niente di più niente di meno.E alla fine anche lui l’aveva saputo…
La verità in un modo o nell’altro esce sempre a galla mi aveva detto più  volte Matsro Carl e io ne avevo la prova vivente  d’avanti ai miei stralunati e increduli occhi puntati su una scena che mai, fino a poco tempo fa, avrebbero creduto fattibile ma che ora reale più che mai. Il suo viso stravolto dalla delusione era mascherato da un velo d’imbarazzo mentre ci fissvamo ancora per qualche secondo prima di andare.
E il tutto non poteva non crescere dato che quella stessa sera ci sarebbe stato il ballo in onore del nostro fidanzamento che solo a dirlo sembrava una bestemmia vista la nostra reale situazione sentimentale ora come ora e forse anche per sempre: Saremo costretti a reggere una maschera di puro amore apparente per la nostra misera, a sto punto, eternità  che tristezza... Solo al pensarlo mi veniva di gridare dalla frustrazione. Ben presto quella gabbia dorata si sarebbe chiusa per sempre addosso a me schiacciandomi il cuore sotto al suo oneroso peso ed io sarei andata avanti per inerzia con un sorriso di plastica per il mondo e il mio dolore che dentro avrebbe ballato la samba torturando il mio cuore e la mia povera anima...
Certo non era questo che mi ero prospettata per il mio futuro. Un tempo avevo pensato a me e a Trevor al nostro amore proibito. Ora vedevo solo catene costellate di freddi diamati e un letto di rubini. Solo fredda opulenza.
Sarei diventata un vegetale che a stento riusciva a tirare avanti nonostante attorno a se veedsse sguardi amici che ai suoi occhi erano occhiate carcieriere. Degluddi a forza.
Daniel non mi avrebbe mai guardata con occhi pieni di affetto incondizionato senza al mio volgere distogliere con somma tristezza la sua carezza sulle mie eteree forme. Non sarebbe mai più riuscito, lo sapevo bene perché in quell’estate avevo imparato a conoscere il suo timido e a volte chiuso carattere, a manifetsre il suo amore non più dopo il nostro discorso di poco fa, seria fin troppo seria ma vero e giusto...
Sotto quell’abraccio avvertivo i suoi muscoli  rigidi come ferro. Ero io che lo stringevo cercando di far circolare un po’ del mio calore sul suo feddo sudario di desolazione. Con poco risultato purtroppo…
Sospirai pesantemente voltando il viso verso destra fino ad appoggiare la mia guangia arrossata sulla sua tremante spalla
Potevo tranquilamete scrivere un manuale su come spezzare il cuore al tuo futuro sposo. Ne avveo tutti i mezzi.
Quando mi distanzia gli sorrisi con affetto ma lui riusci solo a male pena a ricambiare.
Detto ciò ci separammo evitando scrupolosamente altri stupidi convenevoli: ci sarebbe stata la sera per quello, davanti a tutta quella folla ciarlante, per dannarci l’anima, ognuno con le sue ragioni ognuno con i suoi sensi di colpa... Io avevo altri impegni e  lui beh lui doveva fare quello che andava fatto.
Tanto quella stessa sera saremo stati insieme due fredde pedine alla merce degli invitati e  del re in persona che ci credevano pazzi d’amore a torto… O meglio Daniel si ma io no, non ricambiavo e mi sa davvero mai lo avrei fatto...
E no se mi chiedevano di bacarlo a gran voce sarei scappata senza tante cerimonie piantando con faccia tosta tutti in asso.
Possono obbligarmi a sposarepensai ma no Ad Amare…
Per me Daniel era come un fartello ne più ne meno e dal mio discorso speravao di averglielo fatto almeno un po’ capire il mio modo di volergli davvero bene...
Si era vero i morti e i feriti nel campo del suo cuore si contavano a migliaia dopo il mio austero e  chiaro discorso  ma perché mentire di fronte alla verità che gli avrei dovuto rivelare, allora, alla radura senza tanti preamboli e tentennamenti di cuore, da parte mia dato che non l’avevo voluto ferire rivelando il tutto allora?
Io Volevo Baciare Il Vero Amore No Mio Fratello...
 Angolo Autrice
E rieccomi qui con Il Nono E Più Lungo Atto!!!
*Applauso*
XDDD
Ammetete che al mio non subito aggiornamente avete pensato che se ne è dimenticata di nuovo : Ma no non potrei mai solo che ho un po' di cosette da fare ultimamente... ùù.
Ma bando alle ciance ed andiamo ad analizzare il capitolo qui proposto Siii!!! *-*...
In Questo Capitolo:
Vi avevo anticipato Nello Scorso Angolo che si mi ero divertita a scriverlo ma la parte iniziale quella in cui Luce ecrca di capire disperatamente dove fosse Daniel fino ad arrivare a quando cerca di indossare la muta di scherma poi, com'è giusto che sia, le cose diventano tese, l'avrete sicuramente notato...
Per quanto io destesti Il Daniel Del Libro non posso non provare un po' di pena per questo mio Daniel scusate ma solo chi ha mai detto ha uan persona che provava qualcosa di siencere nei suoi confronti no non Ti Amo stiamo amici Ti Voglio Bene può capire appieno Luce in questo momento senza farla passare per la carnefice e Daniel la vittima immancabile di questa situazione
Ognuno di loro hanno le loro colpe e delle loro ragioni...
Tenete sempre a mente il detto che L'Amore E'' Cieco perché in questo nostro caso lo sarà davvero e non porterà di certo ben poche rogne...
Nel Prossimo Capitolo:
Precede Quello Del Ballo... E' Ho Detto Tutto!!!
XDDD
Saliti/Ringraziamenti:
Ringrazio come sempre le adorabili persone che si fanno immancabilmente sentire ad ogni atto, ringrazio chi legge e invito a dire la sua nel bene e nel male, ringrazio chi aggiungerà la mia storia fra i suoi preferiti, seguiti e ricordati: Grazie Di Tutto Cuore Siete Davvero Degli Angeli!!! ^_^
Un Bacione
A Presto
Vany!!!ì
^_^.
 

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