Let It Out

di xbelieveinpeace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maths and coffee. ***
Capitolo 2: *** Condoms and Malibu. ***
Capitolo 3: *** Fights and panic. ***
Capitolo 4: *** Scandals and steps forward. ***
Capitolo 5: *** Fear and broken hearts. ***
Capitolo 6: *** Auditions and plans. ***
Capitolo 7: *** Frustration and Love. ***
Capitolo 8: *** Little problems and little talks. ***



Capitolo 1
*** Maths and coffee. ***


Ah, la matematica. Jeff avrebbe preferito imparare a parlare l'arabo piuttosto che stare seduto un'ora a risolvere equazioni lunghe un chilometro e problemi inutili. Ad un ballerino non sarebbe mai servito sapere come risolvere le equazioni di sedicesimo grado. Ecco perché, quel mercoledì di marzo, Jeff decise di impegnarsi in un fantastico show di percussioni con le sue matite piuttosto che seguire la lezione. Matematica all’ultima ora del pomeriggio? Il mercoledì era un giorno da dimenticare.
"Jeff, Nick non ti salverà di nuovo il culo dandoti ripetizioni all'ultimo minuto prima del prossimo test, non di nuovo." Gli sussurrò Trent, il suo compagno di banco, ovviamente disturbato dalle percussioni improvvisate del biondo.
Jeff sbuffò. Adorava Trent, era uno dei suoi migliori amici, ma sapeva come mettergli tutta l'ansia del mondo a volte. “Che devo fare?”
“Stiamo facendo esercizi, sono quelli scritti alla lavagna.”
Jeff alzò gli occhi, chiudendoli per un secondo. “Dieci esercizi? Dieci? Siamo seri?”
Con un sorrisetto innocente Jeff si sporse verso il quaderno del moro, cercando di sbirciare qualcosa. Qualsiasi cosa, Jeff non aveva la minima idea di cosa fossero quelle cose assurde ed estremamente lunghe scritte sulla lavagna.
"Almeno copia le tracce, Jeff." 
"Tracce?" chiese Jeff, confuso. Prima di avere un'altra occasione per importunare il povero Trent, il biondino sentì due dita battergli sulla spalla. Si girò lentamente per non farsi vedere dal professore, la sua faccia decisamente abbattuta. 
Sebastian Smythe, uno dei ragazzi più belli di tutta la Dalton (e uno dei più belli che Jeff avesse mai visto in vita sua) sedeva dietro di lui con un sorrisino divertito. Occhi verdi, capelli perfettamente in ordine ed un sorriso magnifico. Sebastian eccelleva in tutte le materie che lui e Jeff avevano in comune alla Dalton, tranne filosofia; quando tutti facevano un po’ fatica a comprendere i vari pensieri dei filosofi, Jeff sempre era il primo ad afferrare tutti quello che la Brown dicesse. I Warblers avevano deciso di lasciarlo al comando grazie alle sue idee geniali per migliorare le loro esibizioni, sperando in un nuovo Blaine, ed era capitano della squadra di lacrosse, anche se c'era ancora un po' d'ostilità nell'aria con gli altri Warblers dopo la storia di Blaine e della famosa granita. Una settimana prima delle regionali Seb si scusò con tutti per il suo comportamento idiota, ma da quel giorno andava in giro con un'ombra di tristezza sul volto a mascherare un po' l'esuberante ragazzo che fino a qualche settimana prima sembrava essere capace di conquistare il mondo camminando per i corridoi della Dalton e squadrando ogni singolo ragazzo in divisa. La situazione peggiorò ancora dopo la sconfitta alle regionali, Sebastian non parlava con nessuno e sembrava essere da tutt’altra parte. Jeff si sentiva male per lui, avrebbe sempre voluto che si inserisse bene come Kurt, ma in qualche modo aveva paura di fare un passo falso. Nick gli ripeteva sempre di lasciarlo perdere, e questo lo faceva stare ancora peggio. 
Sebastian gli porse un foglio a quadretti piegato in quattro e gli sorrise per un secondo, tornando subito a completare i suoi esercizi. Jeff lo prese e lo aprì, sorpreso di trovare la risoluzione dei primi quattro esercizi assegnati dal professor Mayners. Non ebbe neanche il tempo di cominciare a copiare la prima equazione sul suo quaderno che il loro insegnante lo alzò lo sguardo dal suo libro e lo guardò sospettoso. "Sterling, vorrebbe per favore dirci il risultato della terza equazione?"
Cazzo. Dio, benediciti da solo per aver creato Sebastian Smythe e per averlo messo nella mia stessa classe e per avergli fatto scegliere il banco dietro al mio. Un po’ meno per Mayners e per aver inventato la matematica. Trent ridacchiò, scuotendo la testa divertito. Bastardo.
"17x." disse Jeff, guardando il signor Mayners. Il professore spostò la testa di lato, la bocca leggermente aperta per la sorpresa. "Giusto, Sterling. Bravo." disse stupito, continuando a leggere dal libro che aveva aperto sulla cattedra. Jeff cacciò un sospiro di sollievo che non si era reso conto di trattenere, tornando a copiare il primo esercizio sbadigliando rumorosamente. 
"Come facevi a saperlo?" Gli chiese Trent con la bocca ancora aperta. 
"Chiudi quella bocca, Trent, ci entrerà qualche insetto." Gli rispose Jeff con un sorrisino innocente, sentendo una leggera risata di Sebastian dietro di lui, tornando a copiare le sue equazioni sorridendo. 
Dopo qualche minuto la campanella suonò, avvisando tutti gli studenti che erano uomini liberi. Tutti i loro compagni si affrettarono ad uscire dall'aula, Jeff si prese tutto il tempo del mondo come al solito. Almeno i Warblers non avrebbero avuto prove nel pomeriggio, quindi Jeff aveva tutto il tempo di prendere un caffè con e finire la relazione su quel libro illeggibile che il suo professore di francese gli aveva assegnato. Dopo aver buttato l'astuccio nella tracolla si accorse che Sebastian era ancora seduto al suo banco, cercando di finire in fretta la decima e ultima equazione alla lavagna, sorridendo compiaciuto quando verificò l'esattezza del risultato, chiudendo il libro e mettendo via le sue cose. Jeff lo guardò divertito, scuotendo leggermente la testa. 
"Come fai?" Gli chiese, il suo tono seriamente stupito.
"Talento naturale." Rispose lui con un sorriso, mettendosi la borsa in spalla. 
"Grazie per prima, mi hai letteralmente salvato la vita."
"Per così poco, Blondie?"
Jeff rise al soprannome. "Io e la matematica abbiamo dei seri problemi."
"Mi sembra di aver sentito che Nick non vuole aiutarti?"
"Da quando mi sono addormentato sul libro l'ultima volta che ha provato a darmi ripetizioni ha deciso di abbandonare ogni speranza rimasta." Rispose Jeff imbarazzato. 
Sebastian sorrise alle, annuendo leggermente. Il suo sorriso era magnifico e Jeff amava i sorrisi. Quello di Sebastian gli mancava particolarmente.
"Beh, potrei provarci io. Suonerà incredibile, ma ho molta pazienza in queste cose." Gli disse il moro.
Jeff sorrise ancora di più. "Mi farebbe molto piacere, potrebbe essere la volta giusta, potrei davvero capirci qualcosa!" Sebastian rise leggermente, coprendo la risata con la mano. Perché mai qualcuno dovrebbe coprirsi la bocca quando ride? "Hai il mio numero, vero?" Jeff annuì. "Allora mandami un messaggio quando vuoi." Sebastian gli fece un piccolo sorriso, dirigendosi verso la porta. 
"Sebastian?" Lo chiamò Jeff, un po' esitante.
"Si?" Chiese il moro, girandosi.
"Stavo pensando di fare un salto al Lima Bean per un chocolate dalmatian, ti va di unirti a me?" Jeff gli sorrise e Sebastian sorrise di rimando, un vero sorriso, Jeff riusciva a vedere i suoi denti perfettamente e- Oh Dio, quel sorriso avrebbe potuto illuminare tutta Westerville. “Guido io.”
Sebastian lo guardò divertito. “Chocolate dalmatian, eh? Avrei dovuto arrivarci, cioccolato nel caffè, ecco perché profumi sempre di zucchero.” Sebastian ci pensò per un minuto. “Beh, se guidi tu…”
“E’ un si?” 
“Sì, Jeff.”
“Yay! Andiamo, non sopporto più l’aria di matematica che si respira in questa stanza.”
Sebastian sorrise di nuovo, aspettando Jeff e uscendo dall’aula con lui, camminando verso i parcheggi dei dormitori. Sebastian notò che Jeff si stava annusando la giacca da qualche minuto con una faccia confusa. Jeff tirò fuori le chiavi, aprendo la macchina e sedendosi al posto del conducente.

“Sebastian?”
“Sì, Jeff?”
“Davvero profumo di zucchero?”
Sebastian rise. “Forse.”
“Ah, un’altra cosa. Posso chiamarti Sebby?”
“Sapevo che non avrei dovuto cedere.” 
Risero entrambi mentre Jeff usciva dal suo solito posto, guidando verso il Lima Bean. 
“Sebastian?”
“Si?”
“Posso?”
“Forse.” Sebastian gli sorrise e Jeff rise, sterzando a sinistra. 
“Bene, Sebby.”


Note
Bene non so cosa sia questa cosa ma è più forte di me. Come si fa a non shippare(?) Jeffbastian? Io li amo quindi ciò è quello che avrete. Se volete tirarmi un pomodoro va bene. Il prossimo capitolo è in arrivo, ne ho già scritti un po’. Ci butterò dentro la matematica e il caffè perché si. Okay. Se volete lasciare una piccola recensione (o degli insulti) fate pure. Il titolo è tratto da una canzone di Ed Sheeran, l'ascolto è facoltativo. Con tanto amore,
xbelieveinpeace

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Capitolo 2
*** Condoms and Malibu. ***


“Tornando alla matematica, c’è qualcosa in particolare che non ti è chiaro?” Chiese Sebastian a Jeff, sorseggiando il suo caffè.
“Mi sono perso alle divisioni coi decimali, credo.” Rispose Jeff, sorridendo compiaciuto quando notò che Sebastian stava ridendo, quasi strozzandosi col caffè.
“C’è… Molto lavoro da fare, allora.”
“Non devi sentirti obbligato, posso cavarmela in qualche altro modo.”
“Assolutamente, risolveremo il problema della matematica una volta per tutte.” Sebastian gli sorrise e per un momento Jeff si sentì in pace con l’universo, poi però tornò alla sua solita inespressività.
“Grazie, Sebby. Davvero, grazie mille.”
“Figurati, è un piacere Jeff.” E ancora un altro sorriso, ricambiato subito dal biondo. Mi rovinerai, Sebastian Smythe.

“David, stai scherzando? Tutta questa roba è troppa per quattro persone!” Disse Nick guardando esterrefatto le bottiglie sul pavimento.
“Thad ci ha dato buca, non è colpa mia.” Rispose David alzando le spalle.
“Sarebbe stato troppo alcol anche per dieci persone,” Commentò Trent. “chiamiamo qualcun altro o teniamo il resto di scorta.”
“Sì, ma è tutto deserto questo weekend. Conoscete qualcuno che è rimasto alla Dalton e che si unirebbe a noi?” Chiese David.
E Jeff sapeva benissimo a chi avrebbe potuto chiederlo. No, era una pessima idea. I ragazzi non avrebbero mai detto di si e lui aveva di sicuro altro da fare. Eppure poteva provarci, no? Magari si sarebbero divertiti, tutti insieme. “Potrei invitare Sebastian.” Disse Jeff, attendendo la reazione dei ragazzi. Era passata una settimana dal quando avevano preso quel caffè insieme e Jeff si era divertito un sacco con lui, le sue battute erano divertenti e non si era rivelato questo grandissimo pezzo di idiota alla fine.
Tutti lo guardarono stupiti appena Jeff aprì bocca. “Abbiamo passato del tempo insieme e si è offerto di aiutarmi in matematica.” Si spiegò il biondo.
“Matematica?” Chiese Nick, confuso.
“Ha visto che me la cavo maluccio e tu hai abbandonato la nave.” Si spiegò Jeff.
“E come biasimarlo.” Aggiunse Trent.
“Non è così male, ve lo assicuro.” Jeff guardò David con i suoi famosissimi occhi da cucciolo, sapendo che l’amico non avrebbe resistito.
“Vai a chiamarlo.” Disse David, sospirando.
Jeff gli sorrise. “Torno subito, nel frattempo provate a rendere questo posto più o meno presentabile.” Si infilò una maglietta velocemente uscendo dalla stanza che condivideva con Nick, diretto a quella di Sebastian. Camminò fino alla fine del corridoio e bussò leggermente alla porta, mettendosi le mani in tasca. Jeff quasi sperava che Sebastian dicesse di no, preso dal panico all’improvviso. Jeff sapeva benissimo che avevano appena rotto il ghiaccio, eppure voleva solo farlo sentire parte del gruppo. Dopo qualche secondo Sebastian aprì la porta della sua stanza, sorridendo appena vide Jeff. Indossava un paio di jeans scuri decisamente troppo stretti e una camicia blu con le maniche risvoltate ai gomiti. Porca vacca, Smythe. “Hey, Jeff.” Gli disse, sempre con lo stesso sorriso sulle labbra. “Avevi bisogno di qualcosa? Stavo uscendo e sono un po’ di fretta…”
“Oh, stavi uscendo?” Jeff cercò di non sembrare troppo deluso dalla risposta, togliendosi i capelli dagli occhi. “Beh, allora non fa niente, ci vediamo.” Disse togliendosi le mani dalle tasche e girando i tacchi per tornare nella sua stanza.
Sebastian corrugò le sopracciglia, confuso. “Jeff, aspetta!” Il moro uscì dalla stanza, afferrando il braccio di Jeff per fermarlo, voltandosi subito verso di lui. “Sei venuto a chiamarmi per un motivo, voglio sapere qual è.”
“David ha comprato alcol per dieci persone mentre dovevamo essere solo in cinque ma Thad ci ha dato buca, quindi se hai voglia di ubriacarti e di giocare a giochi cretini fino all’alba con noi sei decisamente il benvenuto.”
Sebastian rise, coprendosi la bocca con la mano. Jeff gliel’afferrò subito, togliendogliela dal volto. “Sei il benvenuto se la smetti di coprirti la bocca quando ridi, Sebby.” Aggiunse sorridendo.
Sebastian lo guardò sorpreso per un istante, cercando di ricordarsi il filo della conversazione.
“Non penso di essere molto simpatico agli altri, Jeff.”
“Quando ho proposto di invitarti non hanno obbiettato.” Erano solo un po’ sorpresi, aggiunse mentalmente.
“Di sicuro preferirei passare la serata con te piuttosto che tornare da Scandals.” Disse Sebastian a bassa voce, come se non fosse riuscito a tenere un pensiero in testa, una cosa che purtroppo gli succedeva molto spesso. Parlava a sproposito e non riusciva a farci nulla. Jeff lo guardò stupito for due secondi, prima di essere interrotto da Sebastian. “Prendo le chiavi e arrivo.” Sebastian gli sorrise nervosamente, entrando in camera prese le chiavi e il telefono, chiuse la porta e mise tutto in tasca.
“Pronto?” Gli chiese Jeff sorridendogli.
“Pronto.” Rispose lui, camminando con Jeff fino alla sua stanza.

Dopo due ore la stanza W36 era completamente sottosopra: Nick stava scegliendo qualche canzone dal pc di Jeff, ma nessuna arrivava al ritornello senza essere scartata. Trent stava commentando ogni singolo vestito nei loro armadi e Sebastian stava insegnando a David come improvvisare qualche cocktail mentre Jeff era sdraiato a testa ingiù sul letto, pregando Trent di mettere a posto le sue magliette.
“Come fai ad andare in giro con questi?” Chiese Trent inorridito mostrandogli dei bermuda arancioni a righe gialle e azzurre.
“Boh, sono comodi.” Disse Jeff. “Ora smettila di insultare i miei poveri vestiti.”
“Chi vuole giocare a ‘Io Non Ho Mai’?” Chiese Nick, girandosi verso di loro.
“Che gioco sarebbe?” Chiese Sebastian.
“Ognuno di noi prende una bottiglia e ci si siede in cerchio. A testa qualcuno dice ‘Io non ho mai…’ seguito da qualcosa, e se ti è capitato o l’hai fatto devi bere.” Spiegò Jeff.
“Sembra divertente.” Disse Sebastian.
“Lo è. Venite qui!” Li chiamò Nick, passando una bottiglia a ciascuno.
“Io voglio il Malibu!” Si lamentò Jeff, che aveva già buttato giù qualche cocktail di Sebastian e non reggeva benissimo l’alcol, ovvero stava già delirando. Nick gli passò l’intera bottiglia, ridendo già solo al pensiero di Jeff ubriaco.
“Comincio io!” Esclamò Trent. “Allora, io non ho mai… baciato una ragazza.”
Nick, David e Sebastian bevvero dalle loro bottiglie. Trent guardò Sebastian scandalizzato. “Smythe?” Urlò, facendo ridere Sebastian.
“Ero a Parigi ed ero troppo ubriaco, lei aveva i capelli corti e l’ho scambiata per un ragazzo.” Tutti scoppiarono a ridere, ci misero un po’ per riprendersi, continuando il gioco.
“E’ il mio turno!” Disse Jeff, pensando a qualcosa. “Io non ho mai… Fatto sesso con un ragazzo.”
Sebastian e David bevvero.
“Mi manca Wes.” Disse quest'ultimo malinconico, bevendo ancora dalla bottiglia sotto gli sguardi straniti di tutti.
Dopo una buona mezz’ora i ragazzi avevano quasi svuotato le loro bottiglie ed erano ubriachi persi, tranne Sebastian, che apparentemente non sapeva cosa fosse l’effetto dell’alcol. Nick e David erano sdraiati per terra mentre Sebastian cercava di rubare la bottiglia di Malibu a Jeff, senza successo.
“Direi che è ora di ‘Obbligo o Verità’, amici miei.” Disse Trent. Jeff annuì, sedendosi sul suo letto e abbracciando la sua bottiglia. Sebastian rise, sedendosi dietro di lui. Trent fece girare la sua bottiglia vuota, che finì su David.
“Obbligo.” Disse lui, guardando Trent con aria di sfida.
“Devi salire le scale e andare nei dormitori dei senior, dirgli che c’è un’orgia nella tua camera ma che hai finito i preservativi e te ne servono tre.”
Tutti scoppiarono a ridere come dei dannati, non credendo alle loro orecchie.
“Signori, se volete assistere!” Disse David uscendo dalla stanza e salendo le scale.
“Andiamo.” Sussurrò Jeff a Sebastian, lasciando la bottiglia per terra e prendendolo per mano mentre saliva dietro a Nick e Trent. Sebastian avrebbe giurato di aver sentito una scossa quando le dita di Jeff si intrecciarono con le sue. Non gli era mai successo prima d’ora. Che diamine gli stava succedendo? La risata ubriaca di Jeff lo riportò alla realtà. Si sporsero un pochino per osservare David parlare con un ragazzo, il ragazzo scomparire nella sua camera e tornare con una scatola in mano, David che lo ringraziava e che ripercorreva lo stesso corridoio. Si affrettarono a scendere le scale, precipitandosi in camera. Dopo qualche minuto David entrò mostrando una scatola di preservativi. “Me ne hanno data una intera.” Non si resero effettivamente conto di quanto tempo passarono a ridere, Jeff e Trent avevano letteralmente le lacrime agli occhi.
“Proseguiamo?” Chiese Nick, girando la bottiglia che finì su Trent.
“Verità.” Disse lui, asciugandosi le lacrime.
“Ammettilo.”
“Cosa?”
“Lo sai cosa.”
“Che ho una cotta per Jude?”
“Dicci qualcosa che non sappiamo.” Disse Jeff dal suo letto, avendo deciso di usare lo stomaco di Sebastian come cuscino, restando con le gambe sospese in aria. Si alzò solo per girare la bottiglia, che finì su Nick. “Nicky, bacia Trent.” Jeff conosceva benissimo Nick, sapeva che avrebbe scelto obbligo e che avrebbe fatto qualsiasi cosa, essendo ubriaco perso.
“Non capisco perché nell’obbligo di Nick ci debba andare di mezzo-” Trent non fece in tempo a finire la frase che subito le labbra di Nick furono sulle sue, approfondendo il contatto appena Trent decise di lasciarsi un po’ andare. Diciamo che non si staccarono per due minuti pieni. Appena Jeff gli tirò un cuscino per farli smettere si girò verso Sebastian. “Sebby, Sebby, Sebby! Tocca a te!” esclamò passandogli la bottiglia, alla quale fece fare un giro e finì su Nick.
“Obbligo, lui sceglie sempre obbligo.” Gli mormorò Jeff, ridacchiando.
“Che vogliamo fargli fare?” Disse Sebastian.
“Non importa, qualsiasi cosa.”
“Umh, riporta la scatola dei preservativi ai ragazzi di sopra e ringraziali. Ricordati di toglierne tre.” Sebastian scoppiò a ridere, seguito da tutti gli altri. Osservarono Nick alzarsi, togliere tre pacchetti rosa, prendere la scatola e salire al piano di sopra. Erano troppo stanchi e troppo poco lucidi per seguirlo. Appena Nick tornò nella loro stanza toccò a David girare la bottiglia, che finì su Jeff. “Obbligo.” Disse Jeff sorridendo come se gli stessero offrendo un chilo di cioccolato.
“Jeffie… Bacia Sebastian.” Gli disse David.
Sebastian spalancò gli occhi. “Cosa? No!” Protestò il moro, terrorizzato. C’era qualcosa di strano nei suoi sentimenti verso Jeff, qualcosa che Sebastian non aveva mai provato in vita sua. Con lui aveva sempre voglia di sorridere e di scherzare, al contrario di come sembrava andargli il resto dell’anno alla Dalton, in solitudine, proprio come all’inizio. Voleva sentirsi apprezzato, ma aveva solo ferito gli amici delle persone che aveva più vicine e non era neanche stato capace di portare i Warblers alle nazionali. Tornò alla realtà quando Jeff si girò verso di lui con uno sguardo triste. “Non fa niente, Sebby.” Disse tracciandogli il naso con l’indice fino alla punta, sorridendo e girandosi di nuovo verso David. “Jeffie, bacia Nick.”
“Yay!” Esclamò Jeff, scendendo subito dal letto per attaccare le labbra di Nick, che rispose al bacio con altrettanta forza. Jeff si sedette sulle sue gambe e Nick si sdraiò sul pavimento, senza staccare le sue labbra da quelle di Jeff.
“Lo fanno sempre, ogni singola volta.” Disse Trent a Sebastian, osservando come avesse finalmente messo le mani su quella bottiglia di Malibu, buttandone giù un bel po’. Sebastian si sentì ancora peggio appena il sapore del Malibu di Jeff si fece sentire, realizzando che avrebbe potuto essere lui quello avvinghiato al biondo in quel momento, che avrebbe voluto sentire il sapore del cocco e del liquore sulle labbra di Jeff, non da quella bottiglia. Appena si rese conto di cosa gli stava passando per la testa spalancò gli occhi, ingoiando rumorosamente il Malibu. Jeff nel frattempo si era staccato da Nick, tornando a sedersi fra le gambe di Sebastian. Jeff sbadigliò e provò a sistemarsi i capelli che Nick aveva afferrato nel bacio. Sebastian lo guardò e rise, aiutandolo ad appiattirsi un po’ il ciuffo, sentendo il suo stomaco sciogliersi appena Jeff gli sorrise in quel suo modo adorabile.
Sono rovinato.



 
Note.
Eccoci qui, questo capitolo lo odio e mi perseguita. Non vedevo l’ora di pubblicarlo e cacciarlo via(?). E’ uno scempio, davvero. Sto lavorando al terzo e al quarto e saranno migliori, lo prometto. Non so come mai questo sia così brutto ç__ç AAH se qualcuno volesse spoiler o altro, da oggi in poi li taggo con l’hashtag #LetItOutFF su twitter così li potete trovare, o semplicemente chiedetemeli @xbelieveinpeace. Grazie mille alla Lucions, a Charlie e a amessitgrows (non so il tuo nome che cosa brutta) per aver recensito, se qualcun altro si vuole aggiungere faccia pure lol. Stavolta insultatemi e tiratemi i pomodori, vi scongiuro. Byee.
xbelieveinpeace

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Capitolo 3
*** Fights and panic. ***


“Non ho capito perché ti stai agitando così tanto, hai una cotta, è accettabile.” Disse Kurt, bevendo il suo caffè e osservando Jeff attentamente, cercando di capire quale fosse il problema.
“No, non in questo caso.” Rispose Jeff, che se ne stava seduto al tavolino del Lima Bean con la testa fra le mani.
“Non è accettabile o non è solo una cotta?”
Jeff lo guardò esasperato. “Entrambe.”
Kurt deglutì, sbattendo le palpebre un paio di volte. “Ripetimi ancora quale sarebbe il problema?”
Jeff sospirò. “Il problema è che lui non è il tipo da relazione, da cose romantiche e sdolcinate… Senza contare il fatto che sia completamente fuori dalla mia portata.”
“Non vuoi proprio dirmi di chi stiamo parlando, vero?” Chiese Kurt, controllando l’orario sul cellulare. Blaine era stranamente in ritardo.
Jeff scosse la testa, alzando lo guardo quando vide Nick e Blaine entrare nella caffetteria. “Eccoli” disse a Kurt, che si girò verso la porta e li salutò con la mano, tornando al suo discorso con Jeff appena si misero in coda per ordinare i loro caffè, trovandolo con la testa appoggiata al tavolo.
“Jeff, tutta questa ansia non è salutare. Sei troppo giovane per le rughe.”
“Non importa.” Mormorò il biondo, sbattendo la testa contro il legno.
“Che succede?” Chiese Blaine preoccupato, sedendosi di fianco a Kurt.
“Jeffie ha problemi di cuore.” Disse Nick scompigliandogli i capelli.
Jeff alzò la testa, fulminandolo con lo sguardo. “Non infierire, Nick. E’ già abbastanza scocciante senza che il mio migliore amico si prenda gioco della mia depressione amorosa, quindi-” non fece neanche in tempo a finire la frase, notando uno sguardo allarmato di Nick verso la porta, spostando lo sguardo automaticamente verso il bancone, notando Sebastian che si metteva in coda. “Cazzo.” Sussurrò il biondo, spalancando gli occhi e nascondendosi sotto il tavolo in un nanosecondo.
“Jeff, che stai facendo?” Chiese Kurt, guardando Nick e Blaine con aria confusa.
“Nulla. Sssh. Io non sono qui.” Gli sussurrò Jeff da sotto il tavolo.
“Jeff, sei ridicolo, alzati o vado ad invitarlo a sedersi con noi, hic et nunc.” Gli disse Nick, tirandogli un calcio.
“Cosa? No!” Gli quasi urlò Jeff, mettendosi le mani sulla bocca per non far uscire nessuno altro suono.
“Posso sapere di chi stiamo parlando?” Chiese Blaine a Nick.
Nick fece segno a Blaine di aspettare con la mano, osservando Sebastian che cercava un posto a sedere nel locale. Gli sorrise da lontano, salutandolo. “Hey, Seb! Vieni a sederti con noi!”
Ed ecco che Nick scatenò il caos al Lima Bean.
“Chi?” Chiese Kurt con la bocca spalancata e gli occhi fuori dalle orbite, girandosi ad osservare un Sebastian piuttosto dubbioso che arrivava lentamente verso di loro. Blaine stava letteralmente soffocando col caffè che aveva in bocca e Jeff stava cercando una via d’uscita, ma appena vide i piedi di un ipotetico Sebastian fermarsi di fianco alla sedia di Nick, sapeva di non avere molte speranze. Vide Nick alzarsi e prendergli una sedia libera da un altro tavolo, posizionandola di fianco a quella di Jeff. Stronzo bastardo.
“Kurt, Blaine, come state?” Jeff sentì dire a Sebastian, notando quell’odiosissima ombra di tristezza nella sua voce. Perché non poteva essere felice? Perché non poteva essere Jeff a renderlo più felice?
“Bene, grazie. Tu?” Sentì Blaine rispondere.
“Bene.” Disse Sebastian, seguito una pausa che sembrava piuttosto imbarazzante e un calcio nel culo di Jeff. Letteralmente.
“Ahia!” Urlò il biondo, riconoscendo di non avere più vie di scampo decise di alzarsi da sotto il tavolo, andando a sbattere direttamente sulla parte di legno che stava cercando di evitare. Sebastian guardò sotto al tavolo, cercando di capire cosa stava succedendo mentre Nick e Blaine ridevano sotto i baffi e Kurt osservava la scena con uno sguardo seccato.
“Jeff?” Chiese Sebastian, incontrando lo sguardo del biondo, che si stava massaggiando la testa dolorante. “Che ci fai lì sotto?”
“Esatto Jeff, che ci fai li sotto?” Fece eco Nick con un’espressione divertita.
Jeff lo fulminò, spostando la sua sedia, alzandosi e sedendosi imbarazzato. “Io ho… uhm, ho… perso una lente a contatto!”
“Porti le lenti a contatto?” Gli chiese Sebastian curioso, Jeff annuì.
“Quando non lo vede nessuno però ha gli occhialetti da nerd.” Aggiunse Nick. Jeff lo fulminò di nuovo.
“Davvero?” Sebastian lo guardò divertito, prendendo un sorso di caffè.
“Sì, e quando l’ho conosciuto in prima elementare portava quelli di Harry Potter.”
Jeff chiuse gli occhi e fece due respiri profondi, ripetendosi di non uccidere Nick in quel preciso istante.
“Dai? E’ adorabile, Jeff!” Disse Blaine con un sorriso sincero, mentre Kurt continuava a spostare una sguardo piuttosto minaccioso da Jeff a Sebastian.
“Possiamo parlare d’altro?” Implorò Jeff, prendendo un sorso del suo solito chocolate dalmatian, ricambiando il sorriso che Sebastian gli fece dopo aver notato che Jeff stava annusando l’ottimo aroma proveniente dalla sua tazza. Forse la storia del profumo di zucchero era vera.
“Per quanto mi piacerebbe restare ancora un po’, devo andare sbrigare un paio di faccende. Jeff, domani alle quattro?” Disse Sebastian, alzandosi dalla sedia e rimettendosi la tracolla in spalla.
“Sì, certo. Grazie ancora per l’aiuto.” Rispose lui.
“Figurati. A domani allora, ciao a tutti ragazzi.”
Fra i saluti vari dal tavolo, il “Ciao Sebby!” di Jeff si sentì più degli altri, facendo sorridere Sebastian per un secondo, prima di dirigersi verso l’uscita del locale.
Kurt stava guardando Jeff più o meno come quando, da piccolo, sua madre l’aveva fissato così intensamente perché aveva rotto un vaso mentre rincorreva suo fratello per il salotto. Era uno degli sguardi più minacciosi del mondo.
“Non uccidermi.” Lo pregò il biondo.
“Sebastian, Jeff? Davvero?” Urlò Kurt, scuotendo la testa e provando a calmarsi per un secondo. “Fra tutti i ragazzi della Dalton, del mondo, proprio lui?”
“Al cuor non si comanda!” Canticchiò Nick, ridendo.
“Nicholas, non ora. Sono serio.” Kurt lo fulminò.
“Andiamo, è Sebastian, non è così male...” Accennò Blaine.
“Devo ricordarti per colpa di chi sei finito in ospedale?” Kurt non aveva la minima intenzione di lasciar cadere l’argomento.
“E’ stato un incidente, Kurt! Va bene, avrà anche fatto molte cazzate, ma se n’è reso conto e sta provando a migliorare! Tu sei stato il primo a dare una seconda chance a Karofsky, e lui aveva minacciato di ucciderti!” Jeff non aveva mai sbottato così davanti a qualcuno, era furioso.
“La situazione era diversa!” Provò a difendersi Kurt.
“Davvero, spiegamelo, perché evidentemente sono troppo stupido per capirlo tanto quanto sono stupido per essermi innamorato di un ragazzo che ha fatto un sacco di errori e sta cercando di rimediare e che si sente terribilmente in colpa ed un fallito ogni singola volta che vede uno di noi Warblers perché sa di averci deluso! Sai che ogni volta che sorride o ride si copre la bocca? Chi lo farebbe mai, Kurt?” Jeff si alzò, si mise la tracolla in spalla e fece per andarsene.
“Dove stai andando?” Chiese Nick, alzando gli occhi.
“Ho una relazione di filosofia da finire.” Detto questo girò i tacchi e uscì dal Lima Bean, tirando fuori le chiavi della macchina, sedendosi al posto del conducente e chiudendo gli occhi per qualche secondo. A volte Jeff era solo stanco di continuare a combattere.


“Sebby?” Gli chiese Jeff, mordendo la sua matita guardando i quadretti del foglio davanti a lui.
“Hai finito il problema?” Gli chiese Sebastian speranzoso, alzando lo sguardo dai suoi compiti con un sorriso. Jeff sembrava più distratto del solito ultimamente.
Jeff guardò il suo foglio un secondo. Diciamo che aveva copiato la traccia. Era già un passo avanti, no? “Quasi.”
Sebastian annuì, osservando Jeff per un momento. Aveva l’aria di essere terribilmente agitato, non l’aveva mai visto così. Appoggiò la matita sul tavolo e lo osservò mordere la matita per altri dieci secondi. Sì, gli avrebbe chiesto cosa lo preoccupava tanto, poteva farlo senza farsi influenzare troppo da quei suoi stupidi sentimenti, no? “Jeff, qualcosa non va?” Jeff alzò gli occhi a foglio e tolse la matita dalla bocca, scuotendo la testa leggermente.
“No, è tutto okay.” Bugia.
Sebastian decise di insistere. “Sicuro? Perché sembri più distratto del solito.”
Jeff alzò le spalle, abbozzando un sorriso. “Non è nulla, davvero.” Altra bugia.
Sebastian sospirò, spostando la sedia per avvicinarsi a Jeff un po’ di più, appoggiando il mento sulla mano, facendo finta di fissarlo minacciosamente. “Non ti credo, Blondie.”
Jeff alzò un sopracciglio e rise, scarabocchiando leggermente il quaderno. “Problemi di cuore.”
Ed ecco il momento più stupidamente strano della vita di Sebastian. Sì, è vero, Jeff gli faceva provare tutti questi strani sentimenti che nessuno gli aveva mai fatto provare, era sicuro che quella strana fitta al petto non fosse piacevole. Gelosia? Okay, qualsiasi cosa fosse, doveva smetterla di sentirsi come si sentiva all’istante. Sebastian sembrava perso nel vuoto e Jeff lo fissava con aria confusa, agitando la mano davanti ai suoi occhi per distrarlo, colpendogli accidentalmente il naso.
“Scusa Sebby, non l’ho fatto apposta!” Esclamò il biondo.
“Tranquillo, non fa nulla.” Rispose Sebastian, ridendo.
“Almeno sei uscito dal coma.”
“Scusami, stavi dicendo? Problemi di cuore, eh?” Gli chiese il moro, cercando di sembrare il più casuale possibile.
“Non è niente, mi piace un ragazzo ma lui neanche sa che esisto e ho discusso con Kurt perché a lui l’idea che mi innamori di questo ragazzo non piace.” Spiegò Jeff, mordendosi il labbro inferiore, senza incrociare lo sguardo di Sebastian.
“L’amore è una stronzata, fa solo star male le persone. Non ha un senso.” Disse il moro amareggiato, scuotendo la testa. Purtroppo non riuscì a sopportare il broncio di Jeff, e sospirando prese una decisione di cui avrebbe potuto pentirsi. “Hey, Jeffie, ti andrebbe ti venire da Scandals con me stasera?”
Jeff lo guardò confuso. “Scandals?”
Sebastian annuì. “E’ un bar a Lima. Balliamo e ci beviamo su, alla faccia di questo idiota.”
Jeff ci pensò su. Come avrebbe fatto a dimenticarsi “l’idiota” se ci usciva insieme? Che importava alla fine, era una buona scusa per passare una serata con Sebastian e di certo non avrebbe detto di no. “Che Scandals sia.” Gli rispose sorridendo.


Note.
Wow apparentemente ce l’ho fatta. Questo capitolo è stato un parto. Bene, se mi odiate per Kurt non preoccupatevi, le liti fra Jeff e Kurt non durano mai troppo. Lui e Blaine ritorneranno presto \o/ Nel prossimo episodio: “Hey I just met you, and this is crazy, but I’m falling for you, so Scandals maybe?” Okay la smetto di ammorbarvi e basta. Vi ricordo che spoiler e info sugli aggiornamenti sono tutti su Twitter (@xbelieveinpeace o #letitoutFF). Grazie mille a Charlie, HeyTherePitch, MissChestnut, chiaraber, la Lucions e la Vero per aver recensito, adoro il fatto che la storia vi piaccia e spero di non deludervi. Che paroloni. BYEE.
 
xbelieveinpeace

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Capitolo 4
*** Scandals and steps forward. ***


Jeff scese le scale del dormitorio con una strana ansia quel venerdì sera, mordendosi il labbro e sistemandosi il ciuffo ogni due secondi. Tolse le mani dalle tasche per aprire il portone dei dormitori della Dalton e controllò l’ora sul telefono. 21:06. Perfetto. Chiuse la porta dietro di sé e camminò fino ai parcheggi degli studenti, notando Sebastian appoggiato al suo SUV nero che gli sorrideva con quell’espressione divertita che a volte Jeff non riusciva a sopportare. Perché deve sempre essere così dannatamente perfetto? Sebastian si era decisamente superato stavolta, con quei pantaloni grigi così stretti, la camicia bianca ed il blazer nero. Fottiti, Smythe.
“Pronto?” Gli chiese il moro, sorridendo ancora di più, un sorriso che fece smuovere ogni cosa nello stomaco di Jeff. Il povero biondo stava cercando di non ritrovarsi in una situazione piuttosto imbarazzante, sorridendogli e annuendo.
“Ci vorrà molto?” chiese Jeff mordendosi di nuovo il labbro.
“Non troppo, un’ora al massimo.”
“Dovremmo andare, allora…”
“Certo.” Sebastian gli aprì la portiera, aspettando che Jeff salisse in macchina e chiudendo lo sportello della sua auto, prendendo un respiro profondo. Stavano uscendo per divertirsi, come amici, a Jeff piaceva qualcun altro e lui l‘aveva invitato per fargli scordare di tutto quel casino. Sebastian sapeva benissimo come far scordare a Jeff qualsiasi persona o cosa che gli passasse per la testa, ma sapeva anche che una persona come lui non si sarebbe mai meritato quello che riservava a tutti gli altri, solo una scopata e via. Perso nei suoi pensieri si ritrovò seduto nella sua auto, mettendola in moto, facendo manovra e uscendo dai cancelli della Dalton Academy, accendendo la radio e sorridendo al ragazzo al suo fianco, che ricambiò subito. Quel dannato sorriso, l’unica cosa che era in grado di farlo stare meglio. Scusa Jeffie, anche solo per averci pensato.
 
Quaranta minuti dopo Sebastian parcheggiò fuori da un locale che sembrava piuttosto piccolo e imboscato, con una grande insegna al neon rosa che riportava il nome del locale.
“Eccoci qui.” Disse Sebastian, slacciandosi la cintura e scendendo dalla macchina, seguito da Jeff. Il moro prese il portafogli e passò un documento falso a Jeff, che lo guardò con gli occhi spalancati.
“Sebby, e se-”
“Tranquillo Jeff, il tizio all’ingresso non dice mai nulla.”
Jeff annuì, sentendosi più tranquillo appena Sebastian poggiò una mano sulla sua schiena, camminando accanto a lui fino all’ingresso. Come promesso, il signore all’entrata controllò i documenti e li fece entrare senza problemi, augurandogli pure una buona serata col tono più entusiasmante del mondo.
“Te l’avevo detto, no?”
Sebastian fece l’occhiolino a Jeff, spostando la mano dalla sua schiena al suo fianco, avvicinandolo a sé mentre attraversavano la pista da ballo. Jeff stava anche provando a guardarsi intorno, ma neanche un elefante vestito da sera che ballava la samba avrebbe potuto distogliere la sua attenzione dal braccio di Sebastian, arrossendo subito e guardando a terra. Sebastian strinse Jeff ancora un po’ più a sé (conosceva i ragazzi che giravano da Scandals, era più o meno sicuro di essersi fatto tutti quelli decenti, per evitare che qualcuno provasse a fare anche solo a dire una parola a Jeff), dirigendosi verso il largo bancone di legno scuro, sedendosi su uno degli sgabelli in pelle rossa. Jeff si sedette accanto a lui, osservando Sebastian fare il segno della pace al cameriere dietro al bancone, che gli passò subito due birre. Ok, forse non era proprio un segno della pace. Il moro gli porse una delle due bottiglie, osservando Jeff mentre beveva dalla sua. Il biondo sentiva ancora le guance andargli a fuoco, sapeva di non dover bere più di tanto, vista la sua grandissima capacità di reggere l’alcol. Prese un sorso dalla bottiglia con gli occhi puntati a terra, ingoiando rumorosamente e contraendo il viso in una smorfia di fastidio, procurando una sana risata da Sebastian.
“Questa cosa è pessima!” Urlò Jeff, posando la birra sul bancone.
Sebastian, che stava ancora ridendo, posò la sua birra accanto a quella di Jeff, girandosi di nuovo verso il cameriere per chiedergli qualcosa che Jeff non riuscì ad afferrare.
“Allora, ti va di ballare?”
Jeff si guardò attorno, notando i ragazzi che ballavano e accorgendosi della pessima musica che usciva dalle casse.
“Mi ci vuole più alcol per quello.” Scherzò Jeff facendo ridere di nuovo Sebastian che gli stava passando un bicchiere di… Coca Cola?
“Malibu and Cola.”
Jeff sorrise come un bambino appena entrato in un negozio di caramelle, afferrando subito il bicchiere e prendendo un lungo sorso del cocktail sotto lo sguardo divertito di Sebastian, continuando a bere la sua birra.
“Hey biondino.”
Jeff si girò di scatto, notando un ragazzo alto che gli sorrideva. Aveva capelli neri e occhi scuri, da quanto Jeff riuscisse a capire con le luci del locale e lo stava fissando in modo… strano.
“Vattene Scott, non è il tuo tipo.”
Jeff si girò verso Sebastian, prendendo un altro sorso dal suo bicchiere.
“Figo è il mio tipo.” Disse Scott a Sebastian facendogli l’occhiolino, gesto che Jeff si perse, troppo impegnato a osservare la reazione di Sebastian, notando il modo cattivo con cui fissava Scott, l’alcol però stava già entrando in circolo e sapeva di non poter fare nulla a riguardo. Un ultimo sprazzo di lucidità lo fece girare verso il moro, alzando le spalle. “Ho promesso a Sebby il mio primo ballo.”
Scott rise, scuotendo la testa leggermente. “Io sono in pista per tutti gli altri.” Ora l’occhiolino lo fece direttamente a Jeff, girando i tacchi e tornando a ballare col primo ragazzo che gli capitava.
Appena Jeff si rigirò verso Sebastian notò lo sguardo minaccioso che stava facendo a Scott pensando che non era giusto. Erano lì per divertirsi, no?
“Allora,” Jeff spostò il suo sgabello in avanti, sfiorando il ginocchio di Sebastian col suo. “che stavamo dicendo?”
Sebastian riportò subito la sua attenzione su Jeff sorridendogli. “Nulla, ti stavi godendo il tuo amato Malibu.”  Gli disse il moro enfatizzando il ‘godendo’ e facendo arrossire un oramai più che brillo Jeff che appoggiò il bicchiere, oramai pieno solo di ghiaccio, sul bancone.
“Balliamo un po’?”
Sebastian sorrise ancora di più, appoggiando a sua volta la bottiglia quasi vuota accanto al bicchiere di Jeff.
“Volentieri.”
Prese la mano di Jeff, trascinandolo in mezzo alla pista. Jeff era effettivamente insicuro su come ballare in un posto di quel genere e con quel genere di musica, Sebastian lo notò e gli si avvicinò piano. Gli avvolse la braccia attorno al collo, sorridendogli. “E’ tutta una questione di fianchi, Jeffie.” Jeff dovette mordersi il labbro per evitare qualsiasi tipo di rumore che minacciava di uscire dalla sua bocca, cercando di tenere a bada anche il suo amico lì sotto, missione apparentemente impossibile perché dove cavolo ha imparato a muovere i fianchi in quel modo? Chissà quante altre cose sa farci… 
Jeff scosse la testa di nuovo, quello non era decisamente il modo di darsi una calmata. Alzò la testa, incrociando lo sguardo di Sebastian e cominciando a muovere i fianchi a sua volta, prestando estrema attenzione a non farli minimamente sfiorare con quelli di Sebastian, o sarebbe stata la sua fine.
 
Ballarono uno intorno all’altro per un po’, Jeff non aveva la minima idea di quando avessero cominciato e non aveva assolutamente intenzione di smettere. Purtroppo però, mentre ballavano una canzone che a Jeff suonava vagamente familiare (probabilmente una delle truzzate che proponeva sempre Nick), Sebastian si fermò e tirò fuori il suo telefono dalla tasca, apparentemente qualcuno lo stava chiamando e dallo sguardo che comparse sul suo volto quando lesse il nome sul telefono era importante. Sebastian ripose il telefono in tasca, prendendo la mano di Jeff e trascinandolo verso il bancone di nuovo.
“Tutto ok?”
Jeff si spostò i capelli dal viso, guardando il moro con aria preoccupata. Sebastian gli sorrise leggermente, quel sorriso strano che non era un buon segno.
“Sì, devo solo richiamare mia madre urgentemente,” Sebastian fece sedere Jeff su uno sgabello, guardandolo. “tu non azzardarti a muoverti di qui, okay?”
Jeff sbatté le palpebre un paio di volte, confuso.
“Sei sicuro, posso venire con te,”
Jeff fece per alzarsi ma Sebastian lo fermò, tenendo una mano appoggiata al suo stomaco.
“No, tu stai qui, fermo e immobile. Fra cinque minuti al massimo sono da te. Jeff, attento.”
Appena Jeff annuì, imbronciato, Sebastian si guardò attorno prima di farsi strada verso l’uscita, lasciando Jeff da solo. Appena fuori dal locale fece subito il numero d sua madre, sperando che a casa non fosse successo niente e pregando che nessuno si avvicinasse a Jeff che era tutt’altro che cosciente. Purtroppo per lui entrambe le sue speranze  crollarono nel giro di dieci minuti.
 
Appena rimesso piede nel locale cercando di calmarsi dopo la telefonata di sua madre, corse verso lo sgabello dove aveva lasciato Jeff esattamente diciassette minuti prima, trovandolo occupato. Sì, peccato che quello non fosse Jeff. Sebastian sentì la seconda ondata di panico della serata, girandosi subito verso la pista da ballo. Jeff non c’era. Controllò i divanetti, la zona vicino all’ingresso, di nuovo la pista, nulla. Dire che Sebastian era spaventato era dire poco. All’improvviso gli venne in mente di cercare in uno dei posti che conosceva meglio di tutti nel locale: il bagno. Corse verso la porta nera alla sua sinistra, spalancandola. Sebastian si maledisse venti volte quando vide Jeff contro il muro, la bocca spalancata e gli occhi chiusi mentre Scott premeva i suoi fianchi contro quelli di Jeff, gemendo mentre spargeva baci per tutto il suo collo. Sebastian non riusciva a capire esattamente se Jeff fosse d’accordo con quello che Scott stava facendo, ma non gliene fregava assolutamente nulla, non se lo meritava. Come al solito non si sprecò a trovare qualcosa da dire, spingendo subito Scott via da Jeff che, osservando la scena, sembrava decisamente più stordito di prima.
“Smythe!”
Scott gridò, i suoi occhi sembravano ancora più scuri sotto la luce del bagno mentre guardava Sebastian con aria furiosa, osservando poi sorpreso come Jeff si staccò dal muro, abbracciando la vita di Sebastian e nascondo il viso nel suo collo, tenendolo stretto a sé.
“Sebby, sei qui.”
Eccolo, uno di quei dannati momenti dove Jeff non faceva altro che spiazzare Sebastian. Più il moro provasse ad evitare tutti quei sentimenti non poteva farci nulla, Jeff era l’unica persona capace di fargli provare qualcosa. Sebastian ricambiò la stretta, baciandogli la fronte.
“Ti ho cercato, continuavo a cercarti, ma non riuscivo a trovarti.”
Sebastian sentì un’altra stretta al cuore appena quelle lettere uscirono dalla bocca di Jeff, che sembravano sparse e confuse nella sua mente, ci mise qualche istante per riordinarle, chiudendo gli occhi e stringendo Jeff più forte.
“Sono qui, Jeffie.”
Gli disse piano, riportando la sua attenzione.
“Sparisci.”
Scott, che aveva osservato la scena in silenzio, era senza parole. Mai, in tutti i venerdì e sabato sera in cui aveva visto Sebastian da Scandals, l’aveva visto comportarsi così. Mormorò qualcosa di incomprensibile e uscì dal bagno sbattendo la porta, spaventando Jeff.
“Possiamo tornare alla Dalton?”
Jeff non aveva la minima intenzione di staccarsi da Sebastian e si sentì sollevato quando Sebastian gli sussurrò all’orecchio.
“Certo Jeffie, tutto quello che vuoi.”
Sebastian aprì la porta del bagno, stringendo forte Jeff. Appena uscirono dal locale Jeff cominciò a tremare, Sebastian si tolse la giacca e gliela mise sulle spalle, accelerando il passo per arrivare alla macchina il prima possibile. Sebastian aprì lo sportello, fece salire Jeff e gli allacciò la cintura, correndo per salire a sua volta. Una volta messo in moto il motore però si rese conto di non riuscire a fare assolutamente nulla. Si girò verso Jeff, cercando di dire qualcosa.
“Sebby?”
“Mi dispiace tanto, Jeff. Non avrei dovuto lasciarti da solo.” …ma non volevo che sentissi la mia voce terrorizzata al telefono con quella che dovrebbe essere la mia famiglia.
“Non – non è colpa tua, okay? Non è che mi abbia forzato a fare nulla, sono io che non capisco assolutamente nulla.”
Jeff rise e Sebastian non poté resistere al suono della risata di Jeff sentendosi subito mille volte meglio.
“Andiamo, è meglio.”
Seb uscì dal parcheggio con uno strano sorriso stampato in faccia, lanciando sguardi a Jeff ogni tanto, osservandolo dormire tranquillamente.
 
Sebastian svegliò Jeff appena arrivati nel parcheggio della Dalton, solleticandogli lo stomaco. Era sempre stato egoista, e se c’era una cosa che lo faceva stare bene era proprio la risata di Jeff.
“Jeffie, siamo arrivati.”
“Mh, ma io ho sonno.”
Jeff chiuse gli occhi di nuovo, provando a riaddormentarsi, ma Sebastian non si fece scrupoli a prenderlo in braccio, chiudendo la macchina e portandolo verso il portone.
“Dove la porto?”
Chiese Sebastian a Jeff mentre saliva le scale del dormitorio con il biondo sulla spalla, che si stava chiedendo come facesse Sebastian ad avere tutta quella forza, ricordandosi poi che era anche il capitano della squadra di Lacrosse.
“Non voglio svegliare Nicky.”
Sussurrò, ridacchiando. Sebastian scosse la testa, provando a convincere Jeff a fare il gioco del silenzio, fallendo miseramente. Il coprifuoco era libero nei weekend, ma non voleva comunque svegliare nessuno. Sebastian prese le chiavi della sua stanza e sudò venti camicie per aprire la porta con Jeff che continuava ad agitare la gambe. Appena entrato chiuse la porta dietro di lui e appoggiò Jeff sul letto.
“Ora, se ti dico di stare fermo lì stacci, ti prego.”
Scherzò il moro aprendo un’anta dell’armadio per prendere dei pantaloncini e una maglietta da prestare a Jeff.
“Smettila di darmi ordini, Sebby!”
Jeff stava sdraiato a pancia in giù sul letto, osservando ogni movimento di Sebastian, cercando di concentrarsi su tutto tranne il suo bellissimo sedere in quei jeans fottutamente stretti.
“Mi piace dare ordini.”
“Lo sai che ‘Cinquanta Sfumature di Grigio’ è un pessimo libro?”
Sebastian rise di nuovo, sedendosi accanto al letto e spostando Jeff a pancia in su, togliendogli la cravatta e sbottonandogli la camicia in modo completamente casto e Jeff era troppo ubriaco per capire cosa stesse succedendo. Sebastian gli infilò una maglietta e passò ai jeans, lasciando i vestiti di Jeff sulla sedia della sua scrivania, infilandogli i pantaloncini. Jeff sembrava di nuovo stanco e Sebastian sperava soltanto che avrebbe ricordato il meno possibile la mattina successiva. Una volta messo Jeff sotto le coperte prese i suoi vestiti e si preparò per la notte nel suo bagno. Una volta uscito, notò che Jeff aveva spento la luce e acceso quella della lampada sul suo comodino. Sebastian si infilò nel letto accanto a Jeff che non sprecò tempo nell’usare il petto del moro come cuscino.
“Sebby?”
“Sì, Jeffie?”
“Sei qui.”
“Esattamente.”
Sebastian sorrise appena Jeff gli avvolse la vita con le braccia, ricambiando l’abbraccio.
“Sebby?”
“Mh-hm?”
“Niente bacio della buona notte?”
Sebastian rise, baciando leggermente il naso di Jeff.
“Buona notte, Jeff.”
“’Notte, Sebby.”
 
E mai Sebastian ebbe una nottata migliore di quella.

Note.
 
CE LA FECI(?) WHOO. Okay pensavo che avrei fatto più fatica o che l’avrei scritto male, ma mi piace. Quasi. Bene, visto che fra poco me ne vado a letto, ringrazio tutti velocemente! Grazie mille alla mia betabeta, la Romy, che non recensisce perché mi odia. Grazie mille a Charlie, la mia Lucions, chiaraber, lellinaGLEEK e HeyThere Pitch per aver recensito e tutti voi che avete lo stomaco di continuare a seguire questa storia! Tanto dal prossimo capitolo mi odierete quindi me ne vado, ricordandovi che se volete spoilers o altro potete chiedermi di tutto (lol) su Twitter @xbelieveinpeace o l’hashtag #letitoutFF \o/
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Capitolo 5
*** Fear and broken hearts. ***


Jeff si svegliò con un fortissimo mal di testa e un terribile senso di nausea. Aprì gli occhi e fece per girarsi verso il letto di Nick, controllando se il suo migliore amico stesse ancora dormendo. Si sfregò gli occhi e provò ad alzarsi, sedendosi sul letto a gambe incrociate guardandosi attorno. Il letto di Nick non c'era, c'era solo quello su cui era seduto lui ora. Ma che diamine-? All'improvviso tutti gli avvenimenti della sera prima lo investirono come un treno in corsa, ricordandogli perché fosse nella camera di Sebastian e non nella sua. Purtroppo tutto questo sforzo mentale gli costò un altro forte attacco di mal di testa. Jeff chiuse gli occhi, riaprendoli dopo una decina di secondi e accorgendosi della presenza di bicchiere d'acqua e di due pastiglie sul comodino di Sebastian, con un post-it appiccicato a una tazza di caffè del Lima Bean.
 
Scusami Jeffie, non sono il tipo che resta a letto per dormire tutto il giorno. Sono andato a correre, ti ho lasciato dell'Aspirina e un caffè con due bustine di zucchero, spero di essermi ricordato come lo prendi di solito. Resta tutto il tempo che vuoi, tornerò per le 10:30.
 
Jeff chiuse gli occhi di nuovo, cercando di mettere in ordine tutte le informazioni del messaggio di Sebastian, spalancando le palpebre quando si rese conto che quegli oggetti sferici e bianchi erano effettivamente pastiglie di Aspirina, gettandole nell'acqua e bevendo tutta d'un sorso. Era quasi sicuro di amare Sebastian un po' di più ora, semmai fosse stato possibile. Prese un sorso del suo caffè, sorridendo appena lo gustò a pieno: era perfetto. Prese altre due sorsi e, non sapendo cosa fare, decise di aspettare Sebastian. Nick non si sarebbe comunque alzato prima di mezzogiorno, a questo punto non restava altro, avrebbe aspettato Sebastian una mezz’oretta. Jeff notò i suoi vestiti ammassati su una sedia, alzandosi quindi per ripescare il cellulare dai suoi jeans. C'era solo un messaggio da Nick, una risposta che risaliva alla sera prima.
'Va bene, ma stai attento e usate eventuali protezioni!'
Jeff rise, scuotendo la testa, recuperando i suoi vestiti e fissandoli fra le sue mani per qualche secondo, rimettendoli poi dove li aveva lasciati Sebastian. Di sicuro non si sarebbe levato la maglietta del moro per nessuna ragione al mondo. Sorrise quando vide che erano già le 10:00, prendendo il suo caffè e tornando a sedersi sul letto, fra quelle dannate lenzuola che profumavano di Sebastian così dannatamente tanto. Jeff decise che non ci sarebbe potuto essere un risveglio migliore, a parte svegliarsi nelle braccia di Sebastian Smythe in persona.
 
Sebastian controllò l'orologio e decise che un'ora e mezza di corsa sarebbe bastata, prendendo un asciugamano dalla borsa che aveva lasciato sulle panchine a bordo del campo di Lacrosse della Dalton. Si mise il borsone in spalla e camminò fino agli spogliatoi, prendendo il resto delle sue cose dall'armadietto col suo nome e lasciando l'asciugamano sulle spalle, uscendo dallo spogliatoio deserto e ritornando verso l'ala dei dormitori. Adorava correre il sabato mattina, i campi erano deserti e così aveva tutto il tempo di schiarirsi le idee. Quel preciso sabato mattina, però, Sebastian prese una decisione per il suo bene e per il bene di Jeff, che però non avrebbe fatto bene a nessuno.
 
Jeff si stava godendo tranquillamente il suo caffè seduto a gambe incrociate sul letto di Sebastian quando il moro rientrò nella sua stanza, il suo sguardo era anche più triste del solito.
"Sebby, finalmente!"
"Hey Jeff." Sebastian posò la borsa a terra, togliendo l’asciugamano dalle spalle, sedendosi di fronte a Jeff sul suo letto.
"Va tutto bene?"
Sebastian sospirò. "Sì, credo. Anzi no, non proprio."
Gli occhi di Jeff si riempirono subito di preoccupazione. "Che succede?"
"Quanto ricordi di ieri sera?" Sebastian ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi solo ora, mordendosi il labbro inferiore appena notò lo sguardo dispiaciuto e imbarazzato di Jeff sposarsi dal suo viso a terra.
"Non proprio tutto, ma abbastanza."
"Ieri sera mi hai detto delle cose, e... prima di andare a dormire mi hai chiesto di baciarti."
Ah.Questa Jeff non se la ricordava proprio.
"Mi... Mi dispiace Sebby, non volevo,"
"Jeff ho paura che questa cosa non possa andare avanti."
Jeff alzò lo sguardo, terrorizzato. "In che senso?"
Sebastian prese un respiro profondo. "Nel senso che io non posso darti niente di più di una semplice amicizia."
Jeff chiuse gli occhi per fermare le lacrime che minacciavano di cadere. "Non puoi o… non vuoi?"
Sebastian scosse la testa, evitando di rispondere alla domanda.  Avrebbe solo fatto ancora più male. "Mi dispiace, Jeff."
Jeff annuì, alzandosi dal letto e afferrando i suoi vestiti, chiudendosi in bagno. Si tutto quello che Sebastian gli aveva prestato la sera prima, infilandosi i suoi jeans e la sua camicia. Una volta ripiegata la felpa e i pantaloncini che aveva preso in prestito riaprì la porta, prendendo il cellulare e le chiavi della sua stanza.
"Jeff..."
"Grazie per stanotte. Scusa per tutto."
Jeff si precipitò fuori dalla stanza senza neanche dare a Sebastian l'opportunità di fermarlo, e l'avrebbe anche fatto se non fosse stato convinto che tutto ciò era solamente per il bene di Jeff.
 
“Ma si può sapere che gli prende? Non è mai stato conciato così.”
Thad guardò Nick e Trent che a loro volta guardarono Jeff, preoccupati.
“Penso sia successo qualcosa ieri.” Sussurrò Nick, prendendo un’altra forchettata di pasta.
“Ieri? Che è successo ieri?” chiese Thad, più confuso di prima.
“Sebastian ha portato Jeff fuori e Jeff ha dormito nella sua camera.” Racconto Trent, prestando attenzione al suo tono di voce.
“Stamattina è tornato e sembrava distrutto, si è infilato nel letto e non aveva nessuna intenzione di uscirci, l’ho praticamente buttato nella doccia e obbligato a scendere per pranzo.” Continuò Nick.
“Sarebbe stato utile se stesse mangiando qualcosa.” Disse David, ricevendo un’occhiataccia dagli altri tre.
“Se scopro che Smythe ha fatto qualche cazzata di sicuro non gliela faccio passare liscia.”
“Andiamo, Nick, non sappiamo cosa sia successo… Jeff?” Lo chiamò Trent, cercando di attirare la sua attenzione.
Jeff alzò lo sguardo un secondo, riaffondando le mani nella sua felpa grigia della Dalton e riportando il suo sguardo a terra.
“Hey, Jeff, sei sicuro di non voler mangiare nulla?” Gli chiese Thad, preoccupato. Thad era la mamma chioccia del gruppo da quando Wes si era diplomato. Era effettivamente stato il primo ad accorgersi di come Jeff evitasse il cibo ogni volta che aveva un problema, gliene aveva parlato e aveva giurato di tenerlo d’occhio, proprio come stava facendo ora.
“Non ho fame.” Disse Jeff con la voce più triste che i ragazzi avessero mai sentito dal biondo.
In quel preciso istante Nick ricevette una gomitata da David, che gli indicò la porta della mensa dalla quale era appena entrato Sebastian. Nick fece segno a Trent e Thad, che si girarono tutti verso il moro. Jeff notò qualche cenno di movimento e decise di capire cosa stesse succedendo. Pessima mossa.
Sebastian si era messo in coda alla cassa, aspettando il suo turno. Jeff sentì una strana fitta al petto, decidendo che sarebbe stato meglio andarsene, alzandosi e posando il suo vassoio vuoto.
“Jeff, dove vai?” Gli chiese Nick, girandosi verso di lui.
“Nella choir room, provo qualcosa per l’udizione di settimana prossima.” Disse Jeff alzando le spalle, sentendosi ancora peggio quando i suoi amici lo guardarono con quello sguardo. Se c’era una cosa che Jeff odiava, erano gli sguardi di dispiacere. Si girò giusto in tempo per osservare Sebastian prendere solo una bottiglietta d’acqua, incrociando il suo sguardo per un momento. Sta completamente facendo finta di nulla! “Io me ne vado.” Detto questo, scappò fuori dalla mensa il più velocemente possibile.
“Lui non sembra stare poi tanto meglio.” Commentò Trent, facendo un cenno col capo verso Sebastian, che aveva completamente cambiato espressione appena Jeff gli aveva girato le spalle.
“Proverò a capirci di più, tu tieni d’occhio Jeff.” Disse Thad a Nick, che annuì. “Che situazione di merda.”
 
Jeff si sedette al pianoforte senza neanche aver bisogno di uno spartito, chiudendo gli occhi e lasciando che tutte quelle emozioni furono incanalate nella sua voce. Era sempre stato quello il suo punto debole, secondo il consiglio. Cantava sempre stupide canzoni d’amore senza essersi mai innamorato, non riusciva mai a interpretare a fondo nessuna canzone, ed era onestamente la cosa più frustante dell’universo.
 
I text a postcard, sent to you
Did it go through?
Sending all my love to you
You are the moonlight of my life every night
Giving all my love to you
 
My beating heart belongs to you
I walked for miles til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you
 
Ed eccolo qui, innamorato. Innamorato e stupido, pensando che sarebbe stata la volta buona. Eccolo qui, a cantare ogni singola nota con tutta la voce che aveva e con tutto l’amore del mondo, amore che forse non era neanche proprio amore, ma solo qualcosa del genere.
 
With every breath that I am worth
Here on Earth
I'm sending all my love to you
So if you dare to second guess
You can rest assured
That all my love's for you
 
My beating heart belongs to you
I walked for miles til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
I'm sending all my love to you
 
Era sempre dappertutto: nei libri, nelle canzoni, nei film, in qualsiasi storia. Amore, amore, amore. Forse tutta quelle parole erano inutili, forse tutte quelle sensazioni positive che sentiva anche solo quando pensava a Sebastian erano facilmente eclissate dal dolore, quell’altra sensazione che Jeff non faceva che provare, ripensando a come Sebastian aveva avuto fretta di liberarsi di lui.
 
My beating heart belongs to you
I walked for miles til I found you
I'm here to honor you
If I lose everything in the fire
Did I ever make it through?
 
Quella sarebbe stata la canzone della sua vita, la sua migliore esibizione da quando mise piede in quell’aula quattro anni prima, standosene semplicemente in disparte. La canzone più bella che avesse mai cantato, se solo qualcuno l’avesse ascoltata.
 
 
Note.
Mi odiate, lo so. Almeno vi avevo avvertiti, no? No no, sì. Ok, smettiamola. Scuusate per il ritardo, ma ho un giornale e una campagna elettorale da mandare avanti, oltre alla mia ancora inesistente media scolastica (aiuto). Un mega grazie alla mia Charlie, alla Lucions e a LellinaGLEEK per aver recensito, erano solo in tre l’ultima volta *lacrimuccia*.
Per chi se lo stesse chiedendo, la canzone che canta Jeff è “Last Night On Earth” dei Green Day (amate questa canzone). Bene, è tutto direi. Vi acuerdo che se volete spoilers o altro potete chiedermi di tutto (tranne roba di matematica e/o scienze e/o chimica) su Twitter: @xbelieveinpeace o usate l’hashtag #letitoutFF (che non lo usa neanche un pinguino) \o/
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Capitolo 6
*** Auditions and plans. ***


“Questa settimana è volata, no?”
“Proprio.”
Nick stava sfogliando il libro di storia, cercando di ricordarsi da dove bisognava cominciare a studiare per gli ultimi test. Jeff stava lavorando a una relazione d’inglese sul suo portatile, cercando di finire tutti i compiti il prima possibile, aveva ancora bisogno di riprovare per l’audizione, magari l’ottava volta sarebbe stata quella buona.
“Jeff, non ce la faccio a vederti così, davvero. Fa fisicamente male vederti con quell’espressione tutto il giorno, e stai così da due fottute settimane.”
“Scusami se sto di merda e questa è l’unica faccia che ho.”
“Nick, sei un coglione.” Trent li raggiunse in biblioteca più tardi del solito, sbattendo il manuale di fisica sul tavolo.
“Grazie, Trent.” Mormorò Jeff abbozzando un sorriso, tornando a concentrarsi sullo schermo.
“Perché lui non si becca mai insulti quando sei incazzato?”
“Perché? Numero uno, non è ‘incazzato’. Numero due, non sai assolutamente nulla di come si risolvano queste faccende.”
Nick lo fulminò, alzando gli occhi al cielo. “Meno male che ci sei tu, allora.”
“Infatti.”
Trent sorrise a Jeff, aprendo il suo libro e cominciando a rispondere a quegli odiosissimi questionari, sperando che oggi le cose stessero andando un pochino meglio. Avevano parlato molto ultimamente, Trent non si era schierato dalla parte di nessuno, al contrario degli altri tre. Capiva benissimo le motivazioni dietro la scelta di Sebastian e capiva anche perché Jeff si sentisse così male. In questi casi, le soluzioni erano solo due: un colpo di scena o semplicemente un nuovo capitolo. 
Due suoni diversi echeggiarono nella stanza, distraendo Nick e Trent dai loro compiti: un messaggio da Thad.
 
Apparentemente solo Jeff e Sebastian faranno l’audizione per la consegna dei diplomi domani.
 
Trent e Nick si guardarono negli occhi un secondo, agitati. A Nick suonò di nuovo il telefono dopo un minuto, era Trent.
 
E se il pezzo non fosse un assolo, ma un duetto?
 
Trent sorrise, ricambiando l’occhiolino di Nick. E se il colpo di scena non fosse arrivato da solo, lui avrebbe potuto dare una piccola mano, no?
 
 
 
“Non so se seguire il tuo consiglio sia la cosa giusta, Charlie.”
Il consiglio viene da me, lo devi seguire a prescindere.”
Sebastian rise, scuotendo la testa.
“Mi manchi, lo sai?”
Ovvio che ti manco! Anche tu mi manchi un pochino, sei sempre il mio fratellino.”
“Almeno tu hai potuto scegliere.”
Hey, non manca molto, solo un anno no?
“Esatto.”
Quel coglione non può continuare a decidere per te, Seb. Vedrai cosa significa avere una propria vita, prendere le proprie decisioni, uscire da quegli schemi assurdi in cui sei stato rinchiuso tutto questo tempo e, finalmente, cominciare a vivere.
“Tutta un’altra vita.”
Esattamente.
“Quindi… Quella è la canzone?”
Oui, fidati di me. Se ti conosco come ti conosco, ovvero meglio di quanto ti conosca tu stesso, sei a posto. Ora devo andare, ma promettimi che la smetterai di fare tutte le cazzate che ho fatto io e che parlerai con Jeff.”
“Te lo prometto. Ti voglio bene, Charlotte.”
Anch’io, Seb. L’estate non è lontana, avrai un biglietto per Parigi in mano il prima possibile, puoi restare tutto il tempo che vuoi.”
Seb annuì, salutando sua sorella e aspettando che chiudesse la videochiamata. Sospirando, prese la lettera di Charlotte e la rilesse attentamente, come per convincersi che magari, e solo magari, sua sorella potesse aver ragione.
 
Oui, perché da tutto quello che hai scritto nell’ultima lettera ci sei caduto e povero biondo, c’è cascato pure lui. Come abbia fatto a farsi piacere uno come te lo sa solo lui.
Ora, so che l’unico esempio di amore che tu abbia mai avuto sono mamma e quel bastardo di tuo padre, so anche che ti sentirai terrorizzato anche solo all’idea di provare tutto quello che stai già provando, ma buttati; non ti sei mai sentito così, no? Credimi, l’amore è una cosa stupenda, meravigliosa. Prova a stare semplicemente tranquillo, prova ad amare e lasciarti amare. So che sarà dura, ma ti prego smettila di fare la troia e accetta il fatto che Jeff possa essersi innamorato di te. Non sei chi credi di essere, Seb. Le parole di papà non hanno un senso. Non devi neanche lasciare che ti entrino in testa perché lui non è te e tu non sei lui. Non c’è niente di lui in te. Sei migliore di papà, più forte e mille volte più coraggioso.
Carpe that fucking diem, fratellino.
 
Sebastian sorrise fra sé e sé, recuperando gli spartiti dalla stampante e precipitandosi nella choir room per provare la sua canzone e per convincersi che, forse, magari, quasi quasi… anche lui meritava di essere amato.
 
 
L’atmosfera era certamente tesa quel venerdì pomeriggio: tutti i Warblers stavano aspettando Thad e David per cominciare le ultime audizioni dell’anno, prima di chiudere i libri di musica per tutta l’estate e dire addio a chi si sarebbe diplomato, fra cui i due terzi del consiglio. I due entrarono con lo sguardo un po’ triste, salutando tutti e sedendosi ai loro posti, sapendo che sarebbe stata l’ultima volta.
“Come saprete tutti, ogni anno la Dalton chiede che i Warblers si esibiscano in una canzone d’addio per i diplomandi e una con i diplomandi. Avremo quindi due numeri, uno di gruppo e un… un assolo.”
Thad guardò prima David, poi Nick e Trent con uno sguardo d’intesa, prima sbattere il vecchio martellino di Wes sulla scrivania e dare inizio alle esibizioni.
“Warbler Jeff, prego.” Disse David, sorridendo.
“Grazie.” Disse Jeff, prendendo la chitarra e mettendosela in spalle. Aveva indosso solo una camicia risvoltata ai gomiti e la solita cravatta a strisce, sapendo di avere più libertà di movimento. Prese un bel respiro e cominciò a suonare l’intro della canzone, chiudendo gli occhi, intonando le prime note.  
 

Well where do I start with you? I could say you’re a bit way-lead boy.
Where is my heart with you? I could say I left it on the floor boy
 Are you gonna pick it up, pick it up? Hey ey.
Things kinda got dark with you, I drunk your love up too quick boy.
Where did our love get to? Don’t ask me that’s something that you destroyed
Cause now we’re burning up, burning up, burning up, hey ey.

 
Cazzo. Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo. Era l’unica cosa che Trent riusciva a pensare ascoltando la canzone che Jeff aveva scelto. Di sicuro non avrebbe aiutato il loro piano, ma diamine. Jeff Sterling si stava finalmente sfogando. Jeff Sterling stava finalmente cantando una canzone col cuore, non con la testa.
 

Flames race like cars in a haze, tears in my eyes but not down my face,
This was a waste, this was a waste.
A shame to embrace the love that we faced,
Hours were days when I was in your grace,
This was a waste, this was a waste.

 
Jeff aprì gli occhi, guardando Sebastian con aria di sfida. Era esattamente quello che voleva dire. Il messaggio era chiaro e non stava pensando alle conseguenze, non stava pensando a nulla. Nulla, nulla tranne quell’orribile sensazione al petto che lo perseguitava da due settimane. Nulla tranne tutte le volte che avrebbe voluto prendere a pugni un muro. Nulla tranne tutte quelle sere passate a piangere, a chiedersi perché non fosse mai stato innamorato e felice allo stesso tempo.
 

I let you walk all over me, leave your footprints on my heart.
And it’s becoming clear to see, it’s been like this from the start.

 
Sebastian non riusciva neanche a guardare Jeff in faccia, cosa che era praticamente ovvia anche per i muri della Dalton. Non aveva fatto altro che evitarlo, sapendo di poter fargli ancora più male. Eppure, prima della lettera di Charlotte, era sicuro che non fosse vero, che Jeff non meritasse quello che Sebastian aveva da dargli: un ragazzo confuso, triste e stanco. Ma se Charlie aveva davvero ragione, allora avrebbe dovuto essere coraggioso. Più che essere coraggioso, provare ad amare gli sembrava solo paragonabile a buttarsi da un dirupo.  
 

I’m sorry, to be honest, but this love is no good boy, love is no good boy.
I’m sorry, to be honest, to be honest, this love is no good, Boy.

 
Ci fu un sonoro giro di applausi per Jeff, che tornò a posto senza dire una parola, mangiandosi le unghie e aspettando che Sebastian finisse di cantare la sua canzone con la sua perfettissima voce e la sua fantastica presenza scenica che gli avrebbero fatto perdere l’assolo un’altra volta, ma che lo spingevano a sorridere un po’ di più mentre canticchiava e ballava sullo sfondo.
“Grazie mille, Jeff.” Gli disse Thad con un sorriso più grande del solito, che fece tranquillizzare Jeff un pochino.
“Warbler Sebastian.” Lo chiamò David, sorridendo anche a lui prima di scarabocchiare qualcosa di fianco al suo nome.
Sebastian prese un bel respiro, alzandosi e dirigendosi verso il piano. Una volta sistemati gli spartiti e le dita sui tasti, sentì che era quello il suo momento. Doveva essere coraggioso, doveva distruggere ogni barriera che suo padre gli aveva costruito attorno anno dopo anno, insulto dopo insulto.
Ora o mai più,pensò cominciando a suonare.
 

I want someone to love me
For who I am.
I want someone to need me.
Is that so bad?
I wanna break all the madness
But it’s all I have.
I want someone to love me
For who I am.

 
Merda, merda era la parola adatta.  Sebastian era stato male nelle ultime settimane, è vero, ma riusciva a comprendere tutto quello che Jeff aveva provato solo ora, rendendosi conto che non aveva fatto altro. Jeff aveva sempre scavato a fondo, aveva sempre saputo come farlo sentire meglio ed era sempre stato disposto ad amarlo, nonostante tutto.
 

Nothing makes sense,
Nothing makes sense anymore.
Nothing is right,
Nothing is right when you're gone.
Losing my breath,
Losing my right to be wrong.
I'm frightened to death,
I'm frightened that I won't be strong.

 
Trent e Nick continuavano a scambiare sguardi e sorrisi con David e Thad, convinti che non avrebbero potuto chiudere l’anno meglio di così. Jeff e Sebastian stavano tirando fuori tutto quello che avevano dentro, era talmente raro che molti ragazzi attorno a loro sembrassero genuinamente sorpresi.
 

I want someone to love me
For who I am.
I want someone to need me.
Is that so bad?
I wanna break all the madness
But it's all I have.
I want someone to love me
For who I am.

 
Non cambia niente, non cambia assolutamente niente.Per quanto Jeff stesse provando a convincersi che non doveva assolutamente farsi condizionare, non riusciva a staccare gli occhi da Sebastian. Conosceva bene i suoi limiti, sapeva che cantare una canzone del genere era difficile per Sebastian, ma non riusciva a non sentirsi ancora più arrabbiato, perché per quanto Jeff fosse fiero di lui in quel momento, era altrettanto furioso.
 

I want someone to love me
For who I am.
Who I am.

 
Sebastian si alzò senza dire una parola, aspettando in piedi la solita frase di Thad.
“Grazie ad entrambi, potete aspettare fuori mentre votiamo.”
Jeff si alzò, seguendo Sebastian fuori dalla porta e sedendosi al solito posto, aspettando il verdetto. Sebastian avrebbe vinto e lui avrebbe continuato a provare fino al diploma, come al solito. Sebastian occupò il posto di fianco a lui, osservando la sua espressione, che non sembrava diversa da quella delle ultime settimane. Voleva dire qualcosa, chiedergli di perdonarlo, ma era come paralizzato.
“Non ho fatto altro.” Disse Jeff all’improvviso. “Amarti, non ho fatto altro che amarti. Con che coraggio vieni a lamentarti del fatto che nessuno ti ami per quello che sei, quando sono stato il primo ad amarti e accettarti soltanto per quello che sei veramente?”
Ed eccolo, il pugno nello stomaco che Sebastian si aspettava, e che sapeva di meritare. Il coraggio non basta, voler provare a buttarsi non basta se hai già sputtanato tutto prima ancora di aver preso una decisione concreta. Sebastian non ebbe neanche il tempo di formulare una frase di senso compiuto prima che David li richiamasse nella stanza, pronti per comunicare il verdetto del gruppo.
“Eccovi, allora,” Cominciò Thad. “abbiamo votato e deciso all’unanimità.”
Ci fu una piccola pausa, e fu Jeff a chiedere che gli fosse comunicato il vincitore, essendo Sebastian ancora paralizzato.
“Quindi?”
“Vi esibirete entrambi in duetto.”
 
 
Note.
Wow, okay, sarò breve perché ho sonno. Spero vi sia piaciuto, l’ho scritto in due ore e mezzo, oggi era il giorno giusto, mi è stato fra i piedi fin troppo questo capitolo. Le canzoni che cantano le due capre caprose sono “Boy (Acoustic Version)” di Nina Nesbitt e “Who I Am” di Nick Jonas & The Administration. Un mega grazie alla mia Charlie, alla Lucions e a Nikita(♥)per aver recensito.
Come al solito, se volete spoilers o scleri o altro potete chiedermi di tutto (tranne roba di matematica e/o scienze e/o chimica) su Twitter: @xbelieveinpeace o usate l’hashtag #letitoutFF (che non lo usa neanche un pinguino) \o/
BYE FUCKERS!
 
xbelieveinpeace

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Capitolo 7
*** Frustration and Love. ***


Se c’era una cosa che Jeff non riusciva a sopportare erano i lunedì. A parte l’orario impossibile, educazione fisica e le prove con i Warblers, quelle due ultime dannatissime ore di matematica non passavano mai. Soprattutto oggi, siccome Mayners aveva deciso di tenersi i loro compiti corretti fino agli ultimi dieci minuti, scuotendo la testa a Jeff consegnandogli la sua bella, gigante, rossissima F scritta in cima al foglio. Trent, una volta sbirciato il voto, cominciò a farneticare su come il loro professore fosse un idiota e ricordandogli che aveva ancora il test finale per recuperare.
“In tre settimane possiamo farti diventare un genio della matematica.”
“Non c’è speranza, Trent. Non passerò la classe comunque.”
“Dai Jeff, non demoralizzarti, puoi almeno portarla a una C, no?”
Jeff annuì disperato, osservando la B di Trent con invidia. Appena l’ultima campanella suonò Jeff fu il primo ad andarsene, seguito da un Sebastian piuttosto preoccupato. Jeff non era mai arrabbiato. Triste, sì. Demoralizzato, deluso, ma non si arrabbiava mai.   
"Jeff!"
Il biondo apparentemente non aveva nessuna intenzione di fermarsi per stare ad ascoltare Sebastian fra tutti quanti, camminando velocemente fra gli studenti nel corridoio.
"Jeff!" Urlò di nuovo Sebastian, inseguendolo fra la folla. Jeff si comportava in modo ancora più strano dopo l'annuncio del loro duetto: aveva ringraziato Thad e David tornando al suo posto con lo sguardo fisso a terra, scappando via dall’aula appena David colpì la base di legno con il vecchio martelletto di Wes, seguito da Nick e Trent.
Il biondo sentì Sebastian urlare di nuovo e strinse la presa sulla sua tracolla, uscendo dall'edificio per dirigersi verso la palestra, seguito dal moro, che aveva intenzione di parlargli e sistemare le cose una volta per tutte. Se c'era una cosa che Sebastian Smythe non sopportava, era non ottenere ciò che voleva. Continuò a seguire Jeff, notando che si stava dirigendo in palestra. Che sta facendo?
Jeff spalancò la porta e si diresse di fronte al suo armadietto, girando il lucchetto con la combinazione che oramai sapeva a memoria da tempo, aprendolo e tirandone fuori una maglietta e dei pantaloni. Sebastian lo raggiunse velocemente, cercando in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
“Jeff, si può sapere che ti prende?”
Jeff non aprì bocca, togliendosi il blazer e la cravatta, iniziando a sbottonarsi la camicia.
“Jeff, devi dirmi che succede.”
Detto questo Jeff si girò dal lato opposto, togliendosi la camicia ed afferrando una maglietta che Sebastian non aveva mai visto.
 
DALTON ACADEMY FIGHT CLUB
 
Questa era una novità. Cercando di distrarsi in tutti i modi possibili, Sebastian posò la sua borsa a terra e si avvicinò al biondo.
“Jeff, devo dirti qualcosa di davvero importante, se potessi smetterla di… spogliarti mentre provo a concentrarmi su―”
Quando Jeff si tolse i pantaloni Sebastian non riuscì a continuare, sentendosi la gola estremamente secca.
“Non ci credo, non posso, non―”
Jeff si voltò verso di lui, infilandosi i pantaloncini rossi e afferrando la maglietta, facendo tutto come se Sebastian non esistesse.
“Si può sapere qual è il tuo problema?”
Jeff rise, infilandosi la maglia e tirando fuori dall’armadietto due guantoni da boxe, chiudendo l’armadietto dopo averci infilato la tracolla.
“In questo momento, tu.”
“Jeff―”
“Tu, il nostro stupido duetto, una F in matematica, il surriscaldamento globale che rischia di far annegare i pinguini al Polo Sud…”
“Hai preso una F?”
“Sì! Chi sa perché mai!”
“C’è ancora un ultimo test.”
“Non me ne frega un cazzo!”
Sebastian spalancò gli occhi, non credendo alle sue orecchie.
“Jeff, hai appena detto una parolaccia?”
“Sì, e allora? Cazzo! Minchia! Porca puttana!” Urlò Jeff, sbattendo i guantoni a terra. Accorgendosi subito di aver esagerato Jeff si voltò verso Sebastian con lo sguardo più colpevole del mondo. “Scusa, Sebby. E’ solo la giornata più orribile dell’universo.”
Sebastian non poté far altro che sorridere, alzandosi e camminando verso Jeff, stringendolo a sé.
“C-che stai fa―”
“Ssh.” Sebastian lo strinse un po’ più forte; Jeff gli era mancato così tanto, avrebbe fatto di tutto per farsi perdonare, per avere un’altra possibilità. “Mi dispiace, Jeffie. Mi dispiace così tanto. Non avrei mai dovuto farti stare così male, scusami.” 
Jeff ricambiò subito la stretta, scuotendo la testa. “Non importa.”
“Sì che importa, sono un idiota.”
Jeff rise, appoggiando il mento sulla sua spalla. “Questo non posso negarlo.”
Sebastian si allontanò, guardando Jeff negli occhi con un sorriso. “Quindi… sono perdonato?”
Jeff alzò gli occhi al cielo, riportandoli subito a perdersi in quelli del moro. “Dipende.”
“Mmh? E da cosa?”
“Varie cose.”
“Tipo?”
“Tipo… potresti farmi scegliere la canzone per il nostro duetto.”
“Tipo.”
“Oppure, sempre tipo, potresti ricominciare a darmi ripetizioni.”
“Tipo.”
“Oppure potresti, tipo… baciarmi?”
Jeff gli sorrise,  cingendogli la vita con le braccia. Sebastian rise, prendendogli il viso fra le mani, avvicinandosi piano. “Tipo.” Sussurrò, baciandolo dolcemente.
Avete presente quando vi dicono che il bacio del vero amore vi fa sentire le campane, come se steste camminando fra nuvolette rosa in mezzo a tanti fuochi d’artificio a forma di cuore? Non fu niente di tutto ciò, in realtà. Le labbra di Sebastian erano così morbide e sapevano di buono, proprio come Jeff le aveva sempre immaginate. Sebastian riuscì finalmente a sentire qualcosa, qualcosa di buono, qualcosa che lo spinse ad attaccarsi alle labbra di Jeff fino a quando non riuscì a respirare, stringendolo ancora più forte. “Avevo paura.”
“Lo so, Sebby. Non importa.”
“Non succederà mai più, te lo prometto.” Sebastian prese la mano di Jeff,
“Con ‘mai più’ intendi…?” Chiese Jeff con un sorriso.
Sebastian rise, inginocchiandosi di fronte a Jeff. “Jeff Sterling, vorrebbe diventare il mio primo ragazzo?”
Jeff finse un’espressione dubbiosa, cercando di non scoppiare a ridere. “Beh, Signor Smythe, potrei anche dirle di si a questo punto, ma soltanto se si alza da terra e mi bacia per tutta la vita.”
“Potrei anche farlo, sa?” Sebastian si alzò, sorridendo a Jeff baciandolo di nuovo, con più decisione. Neanche l’arrivo di due sorpresissimi Nick e David servì a farli staccare, ci volle il suono dell’armadietto di Thad che sbatteva due minuti dopo.
“Si può sapere perché avete deciso di esplorarvi le tonsille con la lingua proprio in palestra?” Chiese Nick cambiandosi con gli altri.
“Nicky!” Lo ammonì Jeff, ricevendo un occhiolino dal suo migliore amico.
“Piuttosto, si può sapere cosa ci fate tutti in palestra a quest’ora?” Sebastian notò di nuovo la scritta sulla maglietta di Jeff, notando anche qualcos’altro quando il biondo si piegò per raccogliere i suoi guantoni. “Fight club, fate sul serio?”
“Ovviamente.” Disse David, aprendo la porta della palestra. “Ora, vogliamo muoverci?”
“Già, devo spaccare la faccia a blondie, qui.” Nick fece l’occhiolino ad entrambi, mentre Sebastian guardò Jeff con gli occhi spalancati.
“Non preoccuparti, non mi ha mai battuto.”
 
 
Il giorno dopo, a colazione, tutto sembrava decisamente troppo poco depresso.
“Dove sono Jeff e Sebastian?” Chiese Trent, sorseggiando il suo caffè.
“Probabilmente in camera di ‘Bas a scopare come conigli.” Rispose Nick, facendosi quasi sputare tutto il caffè in faccia da Trent.
“Cosa?”
“Oh, vero, non c’eri ieri.”
“Dove?”
“Al Fight Club, in palestra.”
“Non ci sono mai, idiota.”
“Ah, vero.”
Beh?
“Beh, cosa?”
“Cos’hai visto, Nicholas?”
“Oh, sì, giusto! Jeff e Sebastian stavano limonando alla grande!”
Trent non riusciva a credere che Nick non l’avesse avvertito prima, guardandolo come se fosse sul punto di staccargli la testa quando all’improvviso spuntarono Jeff e Sebastian, mano nella mano, dal nulla.
“Che fantastica scelta di parole, Nick.” Lo prese in giro Sebastian, sorridendo appena Jeff rise.
“Sì, molto fine.” Aggiunse il biondo. “Trent, chiudi la bocca, ci entrerà una mosca.”
Non era possibile. Non era assolutamente possibile.
“Come, quando―?”
“Jeffie stava avendo una pessima giornata.”
“Sebby si è scusato.”
“Jeffie ha accettato le mie scuse.”
“E poi ho fatto il culo a Nick con il mio gancio destro!”
Nick lo fulminò, mangiando la sua brioche.
“Ore ed ore a pianificare tutto il pianificabile andate in fumo.” Trent stava ancora scuotendo la testa, esterrefatto.
“Cosa è andato in fumo?” Chiese Thad, sedendosi di fianco a Nick.
“Ho scordato la Nutella.” Disse Jeff, indicando il pane nel suo piatto.
“Prendi la mia.” Sebastian gli passò la sua ciotola di Nutella, baciando la guancia di Jeff.
“Vomito.” Mormorò Nick, guardando entrambi con aria schifata.
“C’est l’amour!”
 
 
“Giusto.”
“E’ davvero giusto?”
“Sì, Jeffie. Giustissimo.”
Jeff cominciò a saltare sul letto, tenendosi l’elastico dei pantaloni troppo larghi di Sebastian per evitare di farli cadere.
“Mi sento la persona più potente dell’universo!”
“Solo per un esercizio?”
“Sì, e allora? Sono stato bravissimo!”
“Purtroppo devo darle ragione, Sterling.”
Jeff rise, baciando Sebastian senza riuscire a smettere di sorridere.
“Sebby?”
“Mmhmmh?”
“Penso di essermi innamorato di te.”
“Davvero? Pensavo di essere l’unico.”
 
 
Note.
E’ corto, è una merda, fate finta di nulla vi pregoscongiuro. Life’s a bitch, ci ho messo un secolo ad aggiornare e per questo chiedo scusa a tutti voi piccoli lettori paxxerelli che stanno ancora seguendo ‘sta cosa. Bho, ce l’hanno fatta quei due *stappa champagne* spero non abbiate nessuna carie, se no ve lo pago io il dentista. Come al solito, grazie mille a tutti per le recensioni, sono pochinepiccine ma mi fanno crepare dal ridere♥ Non manca molto al finale, ma poi vi riempirò di one-shot non rosse, bordeaux.
 
BYE FUCKERS (vi prometto che mi sbrigo per gli ultimi capitoli yo),
 
xbelieveinpeace

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Capitolo 8
*** Little problems and little talks. ***


“Sei sicuro che non ci sia nessuno?”
Sebastian rise, aprendo una porta ed entrando, tirando il braccio di Jeff per invitarlo ad entrare con lui. Jeff non ebbe neanche il tempo di riaprire bocca che Sebastian lo spinse contro una parete, cercando l’interruttore della luce della sua stanza.
“Siamo solo io e te, Jeff,” Gli sussurrò il moro, attaccando le sue labbra al collo di Jeff, cercando quel punto particolare che sapeva avrebbe convinto il suo ragazzo a smettere di preoccuparsi.
“Ah, Seb―”
Trovato.Sebastian riprese a baciare, mordere e succhiare sempre lo stesso punto, facendo tremare le gambe di Jeff che fece gemere il suo ragazzo appena spinse i fianchi contro quelli di quest'ultimo, sentendo quanto fossero entrambi eccitati. Un momento di lucidità portò Jeff a spalancare gli occhi, fissando l’armadio di Sebastian.
“Eravamo venuti per― cazzo, vestiti. Dovevamo prendere dei vestiti.”
Sebastian rise, prendendo Jeff in braccio di peso e riappoggiandolo a terra solo dopo essere arrivato ai piedi del suo letto. “Quelli possono aspettare, no?” Con lo stesso stupido sorriso stampato in viso, Sebastian riattaccò le sue labbra a quelle del biondo, spingendolo a sdraiarsi sotto di lui. Le sue mani sfiorarono la pelle sotto la camicia di cotone di Jeff, scivolando fino al tessuto dei suoi jeans, sbottonandoli. “Non possiamo lasciare questa,” Disse Sebastian, tracciando l’erezione di Jeff con un dito, abbassando la cerniera. “senza fare nulla, vero?”
Jeff, mordendosi il labbro inferiore talmente tanto da sentirlo sanguinare, stava cercando di non fare troppo rumore nonostante fossero soli in casa. Con un ultimo sprazzo di lucidità, spinse Sebastian sotto di lui, sorridendogli maliziosamente.
“Non mi sembra di essere l’unico con un problemino, Sebby.”
“Colpa tua.”
“Mmh.”
Sebastian baciò Jeff nuovamente, approfittandone per palpare il sedere del biondo ancora un po’.
“Ho un’idea.”
“Ovvero?”
“Ti ho mai detto qual è il mio numero preferito?”
Jeff, che aveva già capito cosa intendeva Sebastian, si tolse i pantaloni e li gettò di fianco al letto, scuotendo la testa. “No, mai.”
Sebastian alzò un sopracciglio, sorridendogli. “69.”
“Chi sa perché mai?”
Jeff rise, lasciando una scia di baci dal collo al petto di Sebastian, scendendo verso il suo stomaco, succhiando e mordendo la pelle del suo ragazzo, che provava a non muoversi troppo sotto di lui.
"Sei perfetto."
Jeff rise, scuotendo la testa riprendendo a baciare l'interno coscia di Sebastian fino a quando non arrivò al tessuto dei suoi boxer, mordendo qua e là.
"Sono perfetto solo perché sono in mutande e sto per―"
Sebastian non gli lasciò neanche finire la frase, alzandosi subito e baciandolo con forza.
"Sei perfetto perché sei perfetto."
Jeff sorrise, baciandolo di nuovo. "Anche tu sei perfetto."
"Ah, si?" Chiese Sebastian, spingendo Jeff sul materasso, salendo su di lui a carponi.
"Sì." Sussurrò il biondo, catturando le sue labbra in un altro bacio, approfittandone per spostare le sue braccia verso il fondo schiena del moro, spingendo i loro fianchi ad incontrarsi, gemendo quando le loro erezioni si incontrarono di nuovo. Continuarono così per un po', Sebastian aveva appena afferrato l'elastico dei boxer di Jeff per togliere quell'ultimo inutile pezzo di stoffa quando qualcuno entrò in camera all'improvviso.
"Papà?"
L'uomo si limitò a ridere, osservando come Sebastian si era subito alzato dal letto, afferrando i suoi pantaloni e quelli di Jeff, porgendoglieli con sguardo allarmato.
James Smythe era quasi più alto di Sebastian, capelli brizzolati, occhiali spessi e smoking cucito su misura. Dietro la sua risata, però, si nascondeva un gelo che spaventò anche Jeff.
"Papà, mi dispiace, non pensavo―”
James indicò Sebastian minacciosamente. "Tu, nel mio studio fra cinque minuti." Poi si voltò verso Jeff, squadrandolo da capo a piedi mentre si riabbottonava la camicia. "Lui può restare dov'è."
Sebastian avrebbe voluto tirargli un pugno in gola sentendo il tono con cui si stava rivolgendo a Jeff. James sbatté forte la porta, lasciando i ragazzi soli in camera.
"Piacere di conoscerla, signor Smythe."
"Jeff, mi dispiace. Non doveva essere a casa oggi."
Jeff sorrise, alzando le spalle e baciando Sebastian dolcemente.
"Non preoccuparti per me, preoccupati di lui piuttosto."
"Me la caverò."
"Sicuro?"
"Come sempre."
"Il mio eroe."
Sebastian rise, infilandosi la sua polo. "Prevedo di scappare non appena avrò finito con lui, puoi prepararmi una borsa con qualche pantalone e delle magliette più leggere, Jeffie?"
Jeff annuì, allacciandosi le scarpe. Sebastian gli sorrise un'altra volta prima di scomparire dietro la porta, prendendo un bel respiro e scendendo le scale.
 
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“Si può sapere come ti sia venuto in mente di portare qualcuno in casa nostra così?”
“Papà―”
“Un ragazzo, poi!”
“Ti aspettavi davvero di vedermi con una ragazza, prima o poi?”
“Sebastian, ne abbiamo già parlato. Non voglio che tu ti convinca che ti piacciano i ragazzi, che succederà quando sarà tutto passato?”
Sebastian rise, scuotendo la testa. “Sei ancora convinto che questa sia solo una fase, vero? Una specie di malattia?”
“Ho tollerato questo tuo comportamento fin troppo a Parigi, ma ora siamo tornati e non voglio assolutamente che tu continui con questo tenore di vita!”
“Papà! Ma ti stai ascoltando?”
“Sebastian, non parlarmi in questo modo.”
“Non provare a darmi ordini! Non hai fatto altro che mandare a puttane tutto, dal primo giorno! Prima con mamma, poi Charlotte ed ora questo!”
“Non ti permettere mai più di alzare la voce con me, hai capito?”
“Sai qual è l’unica cosa che ho capito? Che hai passato tutta la vita a plasmare una copia di te stesso, pretendendo di essere comunque superiore, ma non lo sei. Sei un uomo solo, triste, costretto a fare un lavoro che odia, bloccato in una vita che non vuole più vivere. Io non voglio essere come te, papà. Farò di tutto per non essere come te.”
“Fuori da questa casa, tu e quell’altro.”
“Con molto piacere, James.”
 
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Sebastian trovò Jeff seduto sull’ultimo scalino in pietra, fissando la porta con gli occhi spalancati. Jeff scattò in piedi appena lo vide uscire e gli prese la mano.
“Sebby…”
“Andiamo, non voglio stare in questo posto un secondo di più.”
E così fecero, restando in silenzio per tutto il tempo. Jeff non lasciò la mano di Sebastian neanche un istante, stringendola forte mentre guidava e assicurandosi che Sebastian stesse bene.
Sebastian non stava bene, ma era sempre stato così da quando aveva fatto coming out. Non gli dispiaceva la perenne distanza fra lui e suo padre, a volte era convinto che fosse la cosa migliore per il suo bene, sentendo sempre e comunque questo strano vuoto ogni volta che qualcuno nominava una qualsiasi figura paterna. Era meglio così, no?
“Sebby?”
“Mmh?”
“Dimmi la verità: ti dispiace più per il fatto che ci abbia interrotti o per come l’hai praticamente umiliato?”
Sebastian si voltò verso di lui, sorridendo. “Decisamente perché ci ha interrotti. Fra lui, Nick, Thad e David non so chi abbia deciso di impegnarsi di più.”
Jeff gli strinse la mano, alzando le spalle. “Al giorno d’oggi due ragazzi non possono neanche divertirsi senza essere interrotti sul più bello.”
“A proposito, non ne abbiamo mai effettivamente parlato…”
“Di sesso.”
“Oh. Sì, giusto. Sei sicuro di volerne parlare proprio ora?”
“Sì, mi aiuterebbe a distrarmi.”
“Parliamone, allora.”
“L’hai mai fatto?”
Jeff guardò Sebastian un secondo, riportando lo sguardo sulla strada. “Non proprio…”
Non proprio?
“No, mai fatto.”
“Jeff, non te ne devi vergognare, anzi…”
“E’ solo che tu hai tanta esperienza e mi sento molto in imbarazzo se solo provo a pensare a tutte le cose che avrai fatto―”
“Tranquillo. Calma, respira.”
“Non voglio sembrare un incompetente.”
“Jeff, vuoi il mio onesto parere?”
Il biondo annuì, parcheggiando l’auto di Sebastian nel suo solito posto e spegnendo il motore.
“Da quello che abbiamo… fatto, fino ad ora, ero convinto che non fossi assolutamente vergine.”
“Davvero?”
“Giuro.”
Jeff sorrise, sporgendosi per baciare Sebastian leggermente. “Mi fido di te.”
Sebastian gli sorrise, baciandolo di nuovo. “Ti amo.”
“Anche io ti amo.”
“Dovremmo seriamente provare la canzone, di nuovo.”
“Seeeeebby! Siamo perfetti, lo sai.”
“Potremmo essere ancora meglio, Jeff. La cerimonia del diploma è fra meno di due settimane.”
“Esatto, e abbiamo ancora due test da fare, matematica compresa.”
“Andrà benissimo, lo sai.”
“Solo perché ho avuto un ottimo insegnante.”
Sebastian rise, aprendola portiera dell’auto. “Chi, Mayners?”
Jeff gli prese la mano, camminando verso l’ingresso della Dalton con il borsone di Sebastian in spalla. “No, un certo Sebastian Smythe, l’idiota della Dalton.”
“Non sembra un tipo molto interessante.”
“All’inizio lo prenderesti a calci, ma dopo averlo conosciuto capisci davvero che è ancora peggio di come la pensassi all’inizio.”
“Ah, bene!”
“Johnny l’ha sempre detto, ho un pessimo gusto per i ragazzi.”
“Mmh-mmh?”
Sebastian aprì la porta d’ingresso ai dormitori, dirigendosi verso la sua casella della posta, aprendola con la sua chiave.
“Però non puoi mai sapere di chi ti innamori, giusto?”
Sebastian si voltò con un sorriso che sembrava infinito, aprendo una lettera di Charlotte e trovandoci due biglietti per Parigi mentre Jeff controllava la posta del suo corrispondente spagnolo.
“Jeff?”
“Sì, Seb?”
“Che fai quest’estate?”
“Nulla, perché?”
“Parigi, ecco perché.”
“Pa― cosa?”
“Charlotte ha mandato i biglietti, guarda.”
“Wow.”
“Non possiamo fallire gli ultimi test.”
“Fallire? Non è una parola presente nel mio vocabolario, Sebby.”
Sebastian lo baciò, stringendolo forte. “Andiamo, dobbiamo festeggiare.”
Jeff osservò il suo ragazzo salire le scale dei dormitori col sorriso più bello che avesse mai visto, cominciando a rincorrerlo quando Sebastian si girò a fargli l’occhiolino.


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Note.
CIAUU lo so che mi odiate perché sono in super ritardo e tutto, ma CIAUU dopodomani è Natale ed io ho una settimana per scrivere e basta aka la vita è bella quando siamo in vacanza, no? Ora, vorrei riuscire a preparare il capitolo dove quei due fanno fiki fiki per il 25, ci proverò ma non vi assicuro nulla. Un regalino anche a parte mia lo meritate comunque se state ancora leggendo questa roba. -3 capitoli ragazzi, SOLO TRE CAPITOLI e poi tutte le OS che Zia Charlie (che betò il capitolo da brava elfa delle fanfiction) ha promptato, yay. La smetto di parlare, giuro.
Grazie mille a tutti quelli che hanno lasciato una recensione, crepo dal ridere a leggere i vostri scleri♥
 
BUON (quasi) NACHELE, BITCHES!
xbelieveinpeace

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