Alone Little Dirty Doll

di Meiko
(/viewuser.php?uid=95)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In the Darkness...I'm nobody... ***
Capitolo 2: *** ...a new name...a new life? ***
Capitolo 3: *** Forsake ***
Capitolo 4: *** Mirror (frammenti di specchi) ***
Capitolo 5: *** I'm sorry (nevica nel mio cuore) ***
Capitolo 6: *** Revolution (ovvero ciò che nessuno si aspetta) ***
Capitolo 7: *** I don't understand...(ma un giorno capirò...allora...) ***
Capitolo 8: *** Storm ***
Capitolo 9: *** Raggiustato ***
Capitolo 10: *** ...xyz ***
Capitolo 11: *** ...i love them... ***
Capitolo 12: *** Open my mind, open my heart...only for you ***
Capitolo 13: *** Maturare...cambiare...crescere... ***
Capitolo 14: *** Prima che salga l'alba...e arrivi il nuovo oggi... ***



Capitolo 1
*** In the Darkness...I'm nobody... ***


…apro gli occhi…
…mi sento stanca…sento il cuore pesante…
Ma io ho un cuore?
Mi hanno sempre detto che ero la loro bambola…
Le bambole hanno un cuore?
La mia mamma dice che non ho un cuore…
…Acqua…c’è tanta acqua qui…
…sento l’acqua fredda passare sulla mia pelle, intorpidirla…
Ecco…ora sento qualcosa…ma se apro gli occhi, diranno che sono sveglia…
E io non voglio svegliarmi…
Se mi sveglio, mi verrà un incubo…
Un incubo dove mi dicono di fare delle cose…ed io posso solamente ubbidire…
No…non mi va…
Non ho voglia di far del male alle persone…
La mia mamma dice che mi ha creata per questo, per…uccidere…
È’ questo quello che faccio, uccido…
Che cos’è uccidere?
Uccidere vuol dire far del male, vuol dire fare uscire dai corpi quel liquido rosso, uccidere vuol dire fermare le persone a terra, con le facce spaventate.
Questo è uccidere…ed io mi sono stancata di farlo…
Mia madre dice sempre che io non posso essere stanca…dice che non sono viva…
Vivere vuol dire…pensare…
Ma…ma se penso…allora vuol dire che lo sono?
Mia mamma dice che non devo pensare, che io non posso pensare, che sono solo una cosa costruita.
A volte mi chiama robot, a volte macchina, a volte mi chiama semplicemente essere senza cuore.
A volte mi chiama youkai…
Che cos’è uno youkai?
E’ quello che è la mamma?
Una volta gli ho chiesto se io sono uno youkai.
Si è voltata, sorrideva.
Quando sorride mamma mi fa paura.
Che cos’è paura?
Mi ha preso il mento con la mano.
Mi fanno paura le sue unghie rosse.
Che cos’è paura?
Mi fa paura tutto di lei, anche quando mi parla e sembra gentile.
Cos’è paura?
Mi fa paura, ho paura della mamma.
Cos’è paura?
Lei dice che la devo chiamare mamma…
Ma è la mia mamma?
Che cos’è una mamma?
Non capisco…
Capisco solo che sono stanca, che sono dentro a qualcosa pieno d’acqua.
Che posto è? Che vuol dire essere stanchi?
Capisco che la gente dice che non sono viva.
Chi sono?
Capisco solo questo.
Capire…
E mi fa male pensare a questo.
Male vuol dire…sentire un ago qui…
Mi fa male qui, sul petto, non al centro, un po’ più a sinistra.
Cos’è questo ago che punge? Cosa punge?
Mi sento sola, la gente non vuole che mi avvicina a loro, perché faccio del male.
Male…sono cattiva…
Ma io non voglio far del male.
Non voglio essere cattiva…
Solo…che non posso farci niente.
Io…non ho anima…non sono nessuno…
Mamma dice che le devo obbedire, sennò mi picchia.
La mamma mi picchia…mi picchia con un bastone…
E quando picchia, la mamma fa male, e ride.
Si diverte a farmi male, a farmi uscire dal corpo quello strano liquido rosso che ogni tanto mi sporca la faccia.
Quel liquido ce l’hanno anche le persone che io “uccido”
Eppure io non sono viva…non lo sono…
Non so che cos’è quel liquido, ma il sapore non mi piace
E’ un sapore cattivo, non mi piace, e lo sputo sempre, mentre la mamma ride e mi picchia, per poi farmi portare via.
Non mi piace niente di questo posto.
Ora apro gli occhi, anche se non voglio.
…c’è papà…
Papà che mi guarda e sorride, è contento.
Ha creato la sua adorata bambolina.
Mi chiama così…
Le piace la sua bambolina, non mi chiama mai figlia, però lui vuole che lo chiami papà.
Papà…papà mi chiama bambolina…bambolina è il mio nome…
E vuole che ubbidisca solo alla mamma.
…sono stanca…
Lui mi guarda sorridendo, in braccio ha il coniglio.
Il coniglio con cui vorrei giocare, però non me lo permettere…
-Cosa c’è, bambolina? Vuoi ammazzare qualcuno?-
no, non voglio ammazzare.
Che cos’è ammazzare?
Ammazzare vuol dire uccidere…
Ed io non lo voglio fare…
Voglio uscire.
Chiudo gli occhi, ma lui batte con la mano nella mia prigione di vetro e acqua, e sorrise come sorride la mamma, la mamma sorride più spesso di papà...
-Sveglia!-
…devo svegliarmi, devo aprire gli occhi…
ma non lo voglio…
ma lui batte ancora sul vetro, non mi piace quando lo fa…
perché lo fa?

…mamma…
Mi guarda, sorride come al suo solito, mi fa paura.
Ho paura della mamma.
Che vuol dire aver paura?
Vuol dire tremare quando sorride?
Vuol dire sentire male alla pancia quando è troppo vicina?
Vuol dire sentire qualcosa sulle guance quando picchia, quando mi fa uscire il liquido rosso?
-Ciao bambina…-
non voglio la mamma, ho paura della mamma…
La sua mano si allunga, mi afferrerà!
Chiudo gli occhi, ma poi li riapro, la mia prigione è la mia salvezza.
La mamma sorride, tastando il vetro della mia prigione.
Ho paura del sorriso della mamma.
Mamma non è…buona…
Che vuol dire essere buoni?
Cos’è essere buoni?
…io…io…
…non lo so…
-Tiratela fuori-
non voglio…
Non voglio uscire, se esco farò del male a qualcuno.
Non voglio far male…non voglio uccidere…
Uccidere…non mi piace…
…ma…
…ma io che posso capire…
Tutti mi dicono che sono solo una bambola, una bambola che non pensa, che non parla, che non può fare altro che ascoltare e ubbidire…
…una bambola, come dice papà…
…una bambola, come dice la mamma…
Una bambola…
Sono una bambola, una bambola sporca.
Sono sporca…
Mi dicono tutti che sono sporca.
Vedo le mie mani sporche, anche dentro l’acqua.
Le guardo ancora.
…c’è il liquido rosso che scorre tra le dita.
Sono sporche, sporche.
Questo è essere sporco…

Non mi piace…

Lentamente, l’acqua sparisce, non c’è più, ed io sono in piedi, di fronte a papà, che sorride, tastandomi il petto, le braccia, le gambe, la mia femminilità…
Non sento niente…non posso sentire niente…
Io sono una bambola…
Però…però a me il coniglio di papà piace.
Lo toccò con una mano, e lui me lo strappa via.
Mi guarda cattivo, poi torna a sorridere, quel sorriso che non da nulla…non mi da nulla…
Non vuole che glielo tocchi, è molto geloso del suo coniglio.
…però vorrei giocarci…
…mi sento stanca…
L’altra donna che viene chiamata “scienziata” mi fissa schifata, non gli piaccio.
La prima volta che mi ha visto gli occhi le brillavano.
Ora non le piaccio più.
Sono come un giocattolo.
Presto tutti si stancheranno di giocare con me, anche papà.
E verrò buttata via.
A me non va…
Non mi piace…
Papà mi tocca i capelli bagnati, e sorride.
Gli piacciono i miei capelli, li ha scelti lui di questo colore.
Io li ho visi di sfuggita, a volte sono lunghi, a volte me li tagliano, adesso sono lunghi.
E sono bianchi.
…a me non piace molto il bianco…
A volte il bianco mi fa paura.
Non vedo nulla nel bianco…ed ho paura…tanta paura…
Ma che cos’è la paura?

La mamma è tornata, e sorride, mentre mi afferra il mento con una mano.
Mi fa paura la mano della mamma, sembra che voglia strozzarmi in qualche modo.
Mamma non mi vuole bene, nessuno mi vuole bene…
Ho paura…
Cosa vuol dire voler bene, che vuol dire avere paura?
Non capisco, non ci capisco niente…
Fermate…fermate le domande, fermate le urla, fermate tutto…
Sono stanca…
Io non piaccio alla mamma, anche se quando mi vede sorride.
A volte ride quando mi vede tornare a casa.
…questa non è casa.
Non mi piace questa casa.
…non voglio più stare qui…
-Mia piccola bambola, ho un altro compito per te-
no, non voglio.
Ti prego mamma…
Sono stanca…
Non voglio più stare in questa casa.
Mai più.
Sto per aprire bocca, ma la mano della mamma mi stringe più forte.
Mi trema tutto il corpo, mi succede sempre quando la mamma fa così eppure continua a sorridere, la mano è forte, mi fa male.
-Tu ubbidirai, vero, mia piccola bambola sporca?-
ubbidirò…
…però…
Però…io…io non voglio…
Non voglio…
…non voglio più…

“i know the truth now
i know who you are
and i don't love you anymore

it never was and never will be
you're not real and you can't save me
somehow now you're everybody's fool”


(Evanescence, Everybody’s fool)

Pioveva, pioveva come Dio la mandava.
Ma il problema di questa fastidiosa pioggia era che fosse una pioggia leggera, impalpabile, ma forte, costante.
Era come toccare il velo, stare sotto un velo bagnato che inzuppava i tuoi vestiti.
Forse anche per questo, oltre che per la solita ragione, che Sanzo e compagnia erano nervosi, delusi, tristi.
In tutta sincerità, nessuno potrebbe mai capire cosa gli succedeva durante una pioggia.
Una semplice malinconia? E allora perché apparivano sempre così tristi e sconfitti?
Possibile che una stupida pioggia potesse fare tanto male? Possibile che dei ricordi portassero a quello stato, ogni volta che c’era il temporale?
Che poi non era nemmeno un temporale.
Era una stupida pioggia che dava il malumore.
Era una strana situazione, una situazione che in quel periodo rivivevano molto spesso.
Sanzo era rinchiuso come sempre nella sua stanza, in quell’istante stava appoggiando il pacchetto semivuoto delle sigarette sul tavolino accanto alla finestra, si poteva benissimo vederlo alla luce soffusa di un candelabro distante da lui, aveva tolto a metà la veste cerimoniale, rivelando le scapole e la schiena grande e flessuosa sotto la maglietta nera aderente, tra le labbra sottili si teneva delicatamente la sigaretta, mentre l’altra mano teneva ben stretto l’accendino.
Nel soffermarsi a guardarlo, ci si chiedeva sempre se quella che aveva in faccia era una maschera o per una volta nella sua vita, solo alla pioggia testimone, mostrava il suo vero volto.
Gli occhi socchiusi, sembrava cadere ogni volta in uno strano dormiveglia pieno di incubi e ricordi, sembrava quasi che le immagini di quello che stava ricordando o vivendo riapparissero nella nebbia di quella sigaretta, dopo averla accesa ne prese una bella boccata, lasciandola scivolare dolcemente lungo la lingua e il palato, le labbra turgide socchiuse lasciavano fuoriuscire il fumo non assorbito dalla lingua e dalle sue papille, l’amaro della bocca era una droga dal quale non riusciva a farne a meno, in quelle situazioni forse era l’unica cosa che lo avesse trattenuto dal prendere la sua Shureiju e spararsi un colpo in testa, alla faccia di tutti quelli che gli rompevano i coglioni.
Eccola li la sua pistola.
Lucente di metallo, che restava in riposo appoggiata a quel comodino, la stanza era molto spoglia, a parte una specie di stuoia per terra, la grande vetrata che dava sulla pioggia e il comodino con accanto la brandina, nella stanza non c’era nient’altro, nient’altro, il candelabro al massimo lo aveva portato Hakkay durante la visita di un quarto d’ora fa, come al solito gli aveva portato da mangiare, per poi lasciarlo solo.
TSK!
Che rompiballe.
Sanzo diede un’altra lunga e saporita boccata, restando appoggiato con la schiena al muro, seduto sulla brandina, in quella sua crudele bellezza ci si poteva perdere.
I capelli biondi accarezzavano sensuali il collo coperto in parte dalla maglietta nera aderente che rivelava i pettorali e gli addominali, mentre le labbra sottili e turgide trattenevano delicate la sigaretta, come un’ultimo appiglio di salvezza.
Si…lo ammetteva, se non esisterebbero le sigarette sarebbe gia morto.
Quel suo carattere così poco amichevole e l’aria da saccente erano odiosi, ma c’era da dire che Genjo Sanzo Hoshi era un gran bell’uomo.
Il biondo monaco guardò fuori dalla finestra, ricordando le varie volte che aveva cacciato quella cretina di scimmia fuori dalla sua stanza, una delle quali quel deficiente si era fatto catturare da Homura.
Quanto era stupida quella scimmia!
Gli aveva fatto pure venire i rimorsi!
Maledetta baka saru!
Sanzo si alzo di nuovo dalla brandina, quella giornata era davvero schifosa, non riusciva proprio a starsene tranquillo e buono in un’angolo come al suo solito, avvertiva una strana sensazione di freddo alle braccia e sulle spalle.
Guardo la pioggia, tra le trame sottili d’acqua pura rivivevano istanti…
E la pioggia si colorava di rosso…una mano reggeva un rosario…

Era triste? Era arrabbiato? Mistero.
Sanzo prese l’ennesima boccata d’aria, i suoi occhi d’ametista si tenevano incollati alla pioggia, la sua figura in controluce contro una finestra.
Quel suo viso era sempre e troppo spesso impenetrabile, solo i suoi compagni di viaggio sapevano come dover trattare il bonzo in questo tipo di situazioni.
Solo che Goku non lo accettava…
Goku era li, con pantaloni e maglietta, nascosto nel buio della stanza.
Stranamente non aveva fame.
Voleva solo stare a guardare la pioggia che cadeva, dietro una vetrata, mentre quella stanza sembrava mutarsi nella sua prigione, la sua prigione.
Quando senza accorgersi sbuffò, tenendosi sempre rannicchiato sul suo letto, o meglio su quella brandiva, c’è da dire che quella locanda non era granché.
E così…eccoci qui, di nuovo, per l’ennesima volta, a rimuginare su qualcosa che sappiamo non tornerà più, ma che fa comunque male.
Esperienze tutte diverse.
Troppo diverse per incontrarsi, non avrebbero fatto altro che scontrarsi a vicenda peggiorando la situazione.
E per questo che ognuno era nel proprio cantuccio, quasi tutti e quattro spaventati all’idea di potersi incontrare con la pioggia che incessantemente batteva sui vetri, all’improvviso una folata di vento spinse la pioggia a bagnare il vetro gelido, quel vetro che sembrava spaccarsi da un momento all’altro, pronto a gettare i propri cocci contro le anime scoperte dei quattro viaggiatori.
Hakkay si trovava nascosto in un angolo, mentre Gojio fumava in silenzio anche lui seduto su una brandina.
Nessuno dei quattro voleva mostrarsi così debole agl’altri.
La situazione era davvero pesante, un silenzio che faceva male e dava fastidio.
Tutte quelle giornate di sole passate a divertirsi erano solo le ombre di spiriti sporchi e distrutti da una vita che non gli dava altro che i gusto di uccider epe sopravvivere.
Schifosi giochi di sopravvivenza che ormai loro avevano imparato a giocarci, affrontando, uccidendo e allontanandosi così, con l’amaro in bocca di una sigaretta, di sangue proprio e con sul corpo nuove ferite di lotte vinte.
Per ottenere cosa poi?
Se dovevano dirla tutta, a nessuno dei quattro era mai apparso chiaro e nitido il motivo per cui continuavano a vivere.
Forse era per non dare a nessuno il gusto di vedere i loro corpi marcire senza poter fare niente per rialzarsi e fermare tutto questo.
Forse era solo perché avevano una missione da portare a termine.
O forse era semplicemente il fatto che non avevano altro da fare.
…che delusione…
Era in questo tipo di situazioni che le carte venivano scoperte.
Chi avrebbe fatto questa volta il primo passo?
Forse era il bonzo, dato che in quel momento, risalendo verso la sua camera ed entrando, lo si poteva vedere tenere gli occhi fissi sulla pistola, ammirandola alla luce della pioggia e delle candele distanti, ormai tutte e tre le candele stavano lentamente morendo nella cera.
La accarezzò sensualmente con i polpastrelli dell’indice e del medio, assaporando il gelido metallo duro sotto le sue dita, lievemente scheggiato in alcuni punti a causa di tutti i combattimenti subiti.
La guardò con occhi socchiusi, la sigaretta era morta in un posacenere con altre due cicche, il filtro era piegato rivelando che era nervoso, quando lo era aveva i vizio di mordere il filtro delle sigarette.
La pioggia con folate di vento che la facevano sbattere contro la vetrata e il gelo del metallo erano come braccia che lo abbracciavano nell’oscurità illuminata in un angolo da candele morenti.
Quel punto di luce…quello schifosissimo e fastidioso punto di luce che rivelava la verità di quel viaggio, del passato, presente e forse futuro.
Le fissò disgustato, afferrando poi delicatamente la pistola, osservandola attentamente, accarezzandola ancora, per poi lentamente avvertire con una nota di piacere il caricamento del colpo, alzando lentamente la pistola, avvertendone il peso su tutta la mano e il polso, nascondendo parte della canna tra i capelli biondi come il sole…
Il sole…
Dove aveva gia sentito questa sciocchezza?
…la stupida scimmia…
Tsk!
Sanzo restò così per qualche secondo, forse anche minuto, il tempo era relativo.
Si voltò verso la grande finestra, osservando con fare annoiato, scocciato la pioggia che continuava a battere.
Lo fa?
Si sparava quel colpo?
Avrebbe premuto quel grilletto?
L’attesa uccide e fa riflettere.
Cosa ti spinge a questo gesto?
Beh, una cosa è certa.
Avevi ragione, Sanzo.
Quel giorno, quando hanno mostrato le varie armi, e tu hai scelto questa.
Così la tua morte sarebbe stata immediata e indolore.
Perché tu vuoi morire, vero Sanzo?
Tanto, cosa ti fa restare qui?
-…tsk…-
abbassò la canna della pistola.
Non avrebbe fatto godere il mondo nell’osservare la sua agonia.
Lui voleva morire, era certo.
Ma di sicuro non sarebbe morto in un modo tanto stupido.
Anche perché non aveva motivo ne per vivere ne per morire.
Fissò ancora la pioggia, appoggiando delicatamente la Shureiju sul comodino, afferrando poi stizzito e infastidito il pacchetto di sigarette, prendendo l’ultima, stritolando poi il pacchetto di cartone bianco e lasciandolo cadere a terra, accendendo poi la sigaretta, prendendone una lunga boccata e assaporando a lungo il sapore del fumo nella bocca, per poi lasciarlo nuovamente andare.
Si…se non esistessero le sigarette, probabilmente sarebbe gia morto.
…sarebbe morto…
…morto…
parole che si mischiano nell’aria amara e soffocante di una nebbia di fumo che sapeva di nicotina e tabacco bruciato…


Stava bene…
Stava incredibilmente bene…sotto la pioggia…bagnata…che bella sensazione di bagnato…
Sembravano…sembravano tante carezze gentili.
Non le faceva male, stranamente la pioggia non la picchiava come faceva sua madre…
Sua madre…
Il ricordo di sua madre la fece tremare, le spalle tremarono convulsamente, mentre le mani le prendevano nel tentativo di fermarle.
Sua madre…sua madre che le sorrideva in quel modo…
Che le afferrava il viso, che a picchiava, usando il bastone.
E sorrideva, sorrideva sempre…
I suoi occhi brillanti che la fissavano.
E la picchiava…
Le parlava…
E la picchiava…
Sentiva, sentiva le bastonate sulla schiena, su corpo.
Vibravano, come il tremare di quelle spalle.
Il corpo sembrava non sorreggerla più, i capelli appiccicati al suo viso, lo sguardo chiuso, stringeva gli occhi e mordeva il labbro inferiore, sembrava sentire, sentire il peso e la violenza del bastone colpirla velocemente sulla schiena, il colpo vibrava, e subito una scarica la paralizzava, sentiva un forte bruciore, seguito da altri bruciori sempre meno distanti fra loro, un unico dolore che la faceva urlare, ma quell’urlo moriva mentre il labbro faceva uscire quel liquido.
Quel liquido di cui era adesso cosparsa su braccia e gambe, ne aveva anche un po’ in faccia e sul petto.
Tastò le braccia, guardò le mani macchiate…
Il liquido scivola via…l’acqua lo cancella…
Eppure ne sente l’odore…l’odore…
Quello schifoso odore…
Mentre sentiva le urla, le tante urla.
No vi prego, vi prego.
NON URLATE!
Sentì di nuovo quella sensazione farla tremare dentro, mentre cadeva in ginocchio sotto la pioggia, i capelli scivolavano via dalle spalle accarezzandola delicatamente e fradici, mentre si teneva spasmodicamente le spalle, le tremava tutto il corpo, mentre avvertiva di nuovo quella sensazione. Spalancò la bocca, ma tutto quello che ne uscì fu bava.
Si guardò intorno, all’improvviso si sentì smarrita.
Nessuno, solo la pioggia, la pioggia che la bagnava…
Spalancò di nuovo la bocca, quella sensazione che la scatenava.
Spalancò la bocca più che poté, ma non uscì altro che bava, bava che colò giù nel terreno fangoso.
La tastò, tastò la sostanza bianca e viscida che era uscita da lei, dal suo corpo.
Dal suo corpo fittizio.
Dal suo corpo non vero…da un corpo falso…
E sentì qualcosa dentro che esplodeva, mentre alzava la testa verso il cielo, le mani quasi in un segno di preghiera, tenendo la bocca aperta e gli occhi chiusi e strizzati.
Cosa aveva fatto?
Perché era così?
Perché tutto questo.
Basta…basta…
BASTAAA!!
Guardatela adesso, lei non è viva.
Lei è finta, non è vera…
E’ solo una bambola…
Una bambola che non può gridare, non può piangere, non può avere paura…
Lei non prova niente.
E per questo lei non esiste.
Non esiste…
Tenne la bocca spalancata, ma da questa non ne uscì alcun rumore, mentre la pioggia la bagnava, la bagnava ancora.
Forse solo questa cosa chiamata pioggia potrà salvarla.
Lei non esisteva, eppure avvertiva freddo.
Non era niente, eppure sentiva dolore alle ginocchia, al corpo, sentiva il corpo tremarle.
Ma allora perché…perché…
PERCHEEEE???!!!
Sentì le forze abbandonarla, mentre teneva ancora lo sguardo alzato, il respiro affannoso e distrutto, mentre teneva ancora una mano alzata verso il cielo buio.
Non esisto…
Non esisto…
Non esisto…
Non esisto…
Non esisto…
Non esisto…
Cadde a terra, ormai sentiva solo un dolore scatenarla…poi solo la sensazione di vuoto attorno a se, e il rumore ovattato di pioggia…
Che strano…quest’acqua…ha forma…
Quest’acqua…quest’acqua…è strana…
Strana…
Strana…

(Eccomi qui di nuovo, sono tornata dopo un periodo di riflessione, spero di non deludere con questa nuova ff!
Come musiche consiglio “Everybody’s fool” degli Evanescence, “Behind blue eyes” dei Limp Bizkit e una buona dose di musiche di Saiyuki!
Bene, vi saluto!
Baci!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ...a new name...a new life? ***


*
Si sentiva stanca…si sentiva triste…
Socchiuse gli occhi, avvertendo però una strana sensazione…
Perché non c’era acqua intorno a lei?
Perché non avvertiva più quelle strane sensazioni?
Era…era esplosa?
Era…era morta?
Che vuol dire essere morti?
Vuol dire non muoversi più.
Però lei…lei si muoveva…
Le faceva male un po’ dappertutto.
La sensazione di stanchezza era forte.
Però…però questa era la stanchezza…a lei conosciuta…
Questa…questa stanchezza…era dolce…era…gentile…la…la faceva stare bene…
Si…si sentiva bene…si sentiva al caldo…
Al caldo?
Lentamente socchiuse gli occhi, lasciando che le immagini di quello che stava attorno a lei sfumassero e si perdessero come gli acquarelli che si mischiano insieme, quello stato di confusione non le dava fastidio…
Niente…niente le dava fastidio…
Provava fastidio?
Lentamente, riconobbe un soffitto in legno, e si guardò intorno, restando sotto le soffici coperte di quella brandina, avvertendo solo il rumore soffocato di gocciolare e uno strano rumore piacevole e allegro, guizzante.
Si guardò intorno, sdraiata, da una parte sopra la sua testa c’era una grande finestra, una grande finestra luminosa, la pioggia era passata.
Era passata…
Lentamente si alzò, mettendosi seduta, tutto il corpo però le doleva, e la stanchezza la indeboliva ad ogni minimo sforzo che faceva.
Che strana sensazione…si sentiva incredibilmente tranquilla…
Si guardò intorno, non aveva l’aria smarrita, ma sembrava comunque un po’ preoccupata.
Alla fine…alla fine non aveva retto…
Era scappata…
Ora…ora la mamma…la mamma…
La mamma si sarebbe arrabbiata…
Si, si sarebbe arrabbiata molto…
Tremò, tremò al solo pensiero di avvertire ancora quel bastone sulla sua schiena, tremò al pensiero di quel sorriso, tremò, tremò…di freddo…
Aveva freddo…
Il suo corpo aveva lasciato scivolare via le coperte, rivelando una grossa maglietta che le stava di qualche taglia più grande, facendola sembrare ancora più gracile.
Guardò stupita le coperte, accarezzandole con incertezza, cercando di capire come mai quelle coperte l’avevano coccolata…
Erano…morbide…
Sorrise, un timido sorriso si fece largo lungo la bocca, formando una timidissima linea concava…
Afferrò le morbide coperte con le piccole mani, portandosele al viso, strofinandoci sopra alle guance e sul naso, felice, e annusandole.
Sapevano di buono…
Ed erano ancora calde…caldissime…
Sorrise, sorrise ancora, era un po’ incerta, un po’ intimidita, ma quel caldo la faceva stare così bene.
Si…stava bene…
Questo è stare bene?
All’improvviso, lo sguardo si bloccò nel vuoto, avvertendo dei rumori, e scattando via dal letto.
Se l’avrebbero vista…l’avrebbero picchiata!
Le avrebbero fatto del male perché…perché aveva toccato quelle coperte, perché si era sdraiata con sopra delle coperte!
Si guardò intorno, sentiva qualcosa dentro scuoterla, mentre si guardava intorno spaventata, i capelli asciutti anche se incasinati colpivano delicatamente il viso, mentre cercava un posto dove nascondersi.
Velocemente, trovò un angolo al buio, un punto non illuminato dalla luce della grande finestra.
Però…
Si voltò verso la finestra, fissandola con fare supplichevole, per poi guardare l’angolo.
Li era buio…lei non volva più andare nel buio.
Il buio è freddo…il buio le faceva paura…
La mamma rideva, dicendo che era una sciocca, una stupida, che lei non poteva avere paura del buio perché lei…
Lei…non era viva…
Era solo…solo una macchina…
Lentamente, sentì di nuovo quel peso lungo la schiena, scorreva lungo la linea delle spalle, per poi scendere verso il petto, lasciando libera la testa, libera in modo che i capelli preferiti di papà le accarezzassero il viso e la schiena.
I capelli preferiti di papà…
Stava per cadere a terra, quando la porta si aprì di colpo, gia prima aveva sentito però ovattato dai suoi ricordi rumori strani che provenivano da sotto e che si avvicinavano a lei.
Restò così, immobile, incapace di fare altro che fissa re spaventata la figura che la guardò stupita, lei era immobile li, sembrava averci fatto le radici.
Era…era un uomo…
Un uomo dai capelli lunghi…
Dai capelli…dai capelli dello stesso colore del liquido che le sporcava le mani…
…lo stesso colore…
Sentì di colpo il copro tremare, avvertì di nuovo quella sensazione di ghiaccio, come quando la mamma le sorrideva, afferrandola e prendendo anche il bastone.
Lo stesso colore…un uomo pieno di…di…
Sangue…
Anche gli occhi…
Ah…
Sentì le gambe non reggerle più, e con un tonfo cadde a terra, tremando tutta dalla paura, facendo scattare l’uomo, che si avvicinò a lei stupito e alquanto dubbioso del comportamento della piccola.
Perché lei era piccola, non avrà avuto più di dieci- undici anni!
-Ehi, stai bene piccola? Forse ti è risalita la febbre…-
lei vide quella mano allungarsi.
Oh no, l’avrebbe picchiata…
Mamma, papà, tutti facevano così quando la vedevano.
La picchiavano…
La picchiavano…
Anche lui l’avrebbe picchiata…
Chiuse e strizzò gli occhi, pronta a ricevere l’ennesimo colpo.
…!!
Spalancò gli occhi, sorpresa.
Quell’uomo…non la stava picchiando…
Teneva…teneva la mano sulla sua fronte…
Com’era…com’era fresca la mano di quell’uomo…
Era grande, e aveva uno strano odore…
Un…un odore buono…
La ragazzina fissò ancora un po’ stordita l’uomo dai capelli rossi, per poi sentirsi rinfrescarsi al tocco delicato di quella mano, quella mano fresca e grande, che le copriva la fronte e parte della chioma candida.
-…sembra che ti sia scesa la febbre…-
-Gojio, tutto ok?-
la ragazzina spalancò di nuovo gl’occhi, un altro uomo…
Un altro uomo che le si avvicinava.
E adesso?
Adesso che le avrebbero fatto?
Sentì il corpo tremarle di nuovo, quell’orribile sensazione che ogni volta non riusciva a scacciare e che s’impadroniva di lei, bloccandola in quel momento a terra, mentre Gojio si voltava verso Hakkay, il ragazzo guardava preoccupato la bambina che rabbrividiva, seduta a terra.
-Sembra che non abbia la febbre, ma continua a rabbrividire-
-Forse ha freddo-
Hakkay allungò le mani verso la ragazzina, che d’istinto si riparò la faccia con le mani, per poi avvertire la terra mancarle sotto i piedi.
Socchiuse gli occhi, per poi spalancarli, quell’uomo l’aveva presa in braccio, riportandola a letto.
Lo fissò stupita, l’uomo aveva corti capelli neri, e sorrideva gentile.
Gentile…come la mamma…
Però…però quel sorriso non era come quello della mamma…
Era…era…
Diverso…
Le piaceva…
Non riuscì a rispondere al sorriso, perché l’uomo delicatamente la fece di nuovo sdraiare a letto, sorridendole sempre gentile e sorridente.
-Devi riposare, avevi la febbre alta stanotte…-
febbre?
Cos’era la febbre?
Lei non capiva…si, sentiva molto freddo…sentiva gelo…
Però…però cos’era la febbre?
Cos’era?
Guardò ancora sorpresa l’uomo, che accompagnava l’altro fuori dalla stanza.
-Se vuoi mangiare ti ho portato qualcosa, e anche dei vestiti per cambiarti. Fa con comodo-
la ragazzina lo guardò sorpresa uscire dalla stanza.
Non…non l’avevano picchiata…
Strano…
Si guardò intorno, su un tavolino li vicino c’era un vassoio con…con...
Del cibo…
Davvero poteva…?
Si guardò intorno, sentendosi improvvisamente colpevole, e gattonando sul letto si avvicinò al tavolino, guardando stupita il cibo, c’era un buon odore che veniva da tutte quelle cose…
Guardò ad uno ad uno gli oggetti e il cibo del vassoio, per poi prendere timidamente un cucchiaio, iniziando a mangiare, scottandosi però con la minestra, era bollente.
Ci provò di nuovo, questa volta era meno calda, anche se pizzicava ancora un po’ sulla lingua.
Però…però…era buono!

-L’abbiamo trovata svenuta in mezzo alla pioggia io Gojio…-
Sanzo si limitò a non parlare, mentre Hakkay spiegava il perché all’improvviso, nel bel mezzo della notte, c’era stato tutto quel trambusto, e quel fagotto dalle sembianze umane fosse stato trasportato in una delle stanze libere.
Un altro peso inutile, ci mancava solo questo!
Beh, la cosa positiva e che era finito il temporale.
Forse…forse era l’unica cosa positiva in quella giornata, mentre Goku continuava a rimpinzarsi di dolci, prima o poi sarebbe scoppiato.
-Ehi, scimmia, lasciane un po’ anche agl’altri!-
-Non chiamarmi scimmia scarafaggio rosso!-
-Allora ti chiamo scimmia mocciosa!-
-Maledetto…e quel taiyaki è mio!-

(Il taiyaki è una frittella a forma di pesce ripiena di marmellata di azuki, ovvero fagioli rossi)

litigavano per il cibo, come i bambini.
…insopportabile…
*PAM!*
Con un colpo solo, l’harisen di Sanzo si posò con violenza sulla testa dei due.
-Finitela, razza di deficienti, stando dando uno spettacolo indecoroso!-
-Vedo che l’effetto di stanotte non ti è ancora passato, maledetto bonzo!-
Gojio sentì la testa pulsargli, ma ora era talmente abituato alle violente sventagliate di Sanzo che ormai non ci faceva più nemmeno caso, quasi ignorandolo, anche se continuava a lamentarsi e con un occhio controllava che il bonzo non sfoderasse la sua pistola, in questo caso era davvero nei guai.
Hakkay si limitò a restare in silenzio ad osservare la situazione, sorridendo tranquillo come al suo solito, certe cose non riuscivano a scalfire quell’aria tranquilla che manteneva, un’aria che per certi aspetti poteva dare davvero i brividi, soprattutto quando ci si ricorda il suo aspetto senza i suo sistemi di controllo.
In quel momento se li stava tastando, quasi certo che fossero li ,al loro posto, come sempre.
…socchiuse gli occhi verdi, mentre tastava il metallo liscio, quante volte si era tolto, nel corso della sua avventura, quei sistemi?
…abbastanza volte da pentirsene in qualche modo ogni volta…
Sbuffò in silenzio, ritornando a riavere il solito sorriso stampato in faccia, mentre il suo sguardo dalla buffa scenette di Goku e Gojio che tremavano al cospetto della Shureiju e di un Sanzo visibilmente incazzato si spostava verso la tromba delle scale che portava alle camere sopra.
Velocemente, sotto lo sguardo degl’altri, si allontanò, voltandosi all’ultimo momento verso le scale.
-Vado a vedere come sta-
-Vengo anch’io!-
-A sto punto andiamoci tutti, scemo-
Hakkay si limitò ad attendere l’arrivo di Goku seguito dal rosso e dal bonzo, prima di avviarsi verso le scale, la stanza della piccola era l’ultima a destra.
Quando aprirono la porta, videro la piccola alzare di scatto lo sguardo con un brillare fugace di occhi spaventati, aspettandosi chissà cosa, per poi calmarsi anche se in poca dose alla vista dei due uomini di prima, ovvero Gojio e Hakkay, quest’ultimo sorridendo notò che la signorina aveva saziato il suo appetito e si era anche cambiata, anche se i vestiti erano di Goku, e lo si vedeva chiaramente.
Indossava un paio di jeans talmente lunghi che nascondevano i piedi piccoli, in qualche modo le scivolava giù dalla vita, e se lo reggeva con una mano, tenendo il capo abbassato un po’ per la vergogna e un po’ forse per la paura.
La maglietta era sempre di Goku, bianca così com’erano bianchi i suoi capelli scompigliati, dovevano ammettere che i quattro non avevano mai visto un colore del genere in una testa, forse i qualche demone, ma non se lo ricordarono in quel momento, mentre Hakkay sorrideva affettuosamente, quella bambina sembrava ancora più piccola dei suoi effettivi undici- dodici anni.
Invece lo sguardo di Sanzo era come al solito imperscrutabile, notando soprattutto il luccichio di un collare d’argento decorato con rune messo al collo esile della piccola, al centro una pietra rossa che poteva essere un rubino.
Gojio era divertito dall’aspetto infantile e gracilino della ragazzina, anche se avrebbe preferito una bella fanciulla carrozzata a quell’esserino gracilino con quell’assurdo colore di capelli, doveva ammettere che un po’ gli facevano impressione.
Goku, invece, era il più allegro di tutti, visto anche il suo comportamento infantile aveva trovato qualcuno con cui divertirsi, e si avvicino sorridente alla ragazzina, che quasi svenne a terra per lo spavento, quel ragazzo come gli estranei oltre ai due uomini di prima le facevano paura.
Anche questo ragazzo sorrideva, ma non era come quello della mamma.
Lei scorse subito gli occhi dorati e quel diadema, quello strano diadema tutto dorato, mentre lui notava sotto una frangia che la ragazzina teneva davanti agl’occhi come una tendina due deliziosi occhi brillanti di colore azzurro chiarissimo, sembravano ghiaccio.
-Qual è il tuo nome?-
-Idiota e pure maleducato, prima ci si presenta!-
Gojio colpì la testa della scimmia con un pugno, facendolo gemere dal dolore, mentre la ragazzina rimaneva impressionata da quello strano comportamento, tenendo però lo sguardo basso, ogni tanto si lasciava scappare qualche occhiata da sotto la frangia bianca.
Il rosso le si avvicino.
-Io sono Gojio, e il nome di questa stupida scimmia è Goku-
-Pervertito di un Kappa! La finisci di chiamare scimmia?-
-Perché, non lo sei?-
-PIANTATELA, DEFICIENTI!-
due sonori cazzottoni c’entrarono in pieno le due teste del rosso e del ragazzo, mentre la ragazzina guardava stupita l’uomo vestito da prete che si comportava doveva dirlo in maniera poco ortodossa.
Ma non dovevi aspettarti nulla di “religioso” in Genjo Sanzo Hoshi
La ragazzina avvertì il pesante sguardo del monaco su di lei, e non ebbe il coraggio di alzare la testa fino a quando non gli ripresento davanti l’uomo dagl’occhi verdi.
-Io sono Hakkay, molto piacere, e lui è Sanzo-
lei si limitò a guardarli, stupendosi dei loro comportamenti…insoliti, dal suo punto di vista, per la prima si trovava spiazzata in una situazione simile…
Ma…ma adesso che avrebbe potuto dire?
Lei…lei che doveva fare?
Non lo sapeva…
-Non hai un nome, piccola?-
un nome?
Cos’è?
Quello che gli avevano detto prima quegl'uomini erano dei nomi?
Lei lo fissò stupita da quella domanda, prima di accorgersi di quello che stava facendo e di riabbassare di scatto la testa.
Non doveva guardare negl’occhi la gente, o l’avrebbe picchiata…
Si aspettò una punizione, invece sentì qualcosa legarsi intorno alla vita dei jeans, Hakkay aveva preso una striscia sottile ma resistente di cuoio, e la stava legando ai jeans troppo larghi per quella ragazzina.
Adesso, almeno, si reggevano da soli, anche se erano comunque troppo grandi per lei.
-Beh, per ora credo che questo ti basti. Non hai una famiglia, una casa?-
casa…
Si, c’è l’aveva una casa…almeno così le diceva la mamma…
Però…però lei non ci voleva tornare…
Aveva paura…se fosse tornata…
L’avrebbero picchiata…
Tremò, stringendo il pugno, avvertendo le unghie entrarle nella pelle, tenendo ostinatamente lo sguardo fisso sul pavimento in segno di rispetto.
Sanzo la guardò, il mutismo di quella mocciosa gli dava fastidio.
-Ti ha fatto una domanda. Vedi di rispondere, a meno che tu non sia muta-
la ragazzina tremò visibilmente, e cominciò a sussurrare, la voce era roca e a tratti trattenuta, come se stesse cercando di uscire dalla prigione della gola, serrata un po’ tra le labbra ei denti, il fiato tentava di ricacciarla dentro.
-Per…per favore…non ci voglio tornare…io...io…-
no, ti prego, non dirlo!
Se lo dici ti picchieranno!
Resta zitta, zitta!
S’ammutolì, mordendosi le labbra, mentre la voce tentava di nuovo di scappare via, questa volta però aveva di fronte a se un muro, e venne spazzata via da palato e dall’affannoso respiro, mentre gli altri la guardavano un po’ incerti sul da farsi.
I ragazzi la guardarono un po’ titubanti, la ragazzina tremava vistosamente, tenendo lo sguardo basso, i capelli bianchi le ricadevano per le spalle accarezzandole e nascondendole il viso.
Sanzo sbuffò, spegnendo la sigaretta a terra, dato che li i portacenere non c’erano, e non aveva la benché minima voglia di andare fino in camera sua.
-Andiamocene-
-Ma Sanzo, e la bambina?-
il bonzo lanciò un’occhiata ad Hakkay, dandogli comunque le spalle.
-Non ce ne deve fregare niente di questa mocciosa. Noi dobbiamo andare ad ovest, e non possiamo fermarci a pensare ad una bambina che non sa neanche parlare decentemente-
la ragazzina aveva alzato nel frattempo lo sguardo, e silenziosa come un’ombra si era avvicinata all’uomo, il bonzo stava per andarsene, quando sentì qualcosa afferrargli la veste, e furioso si era voltato, guardando il viso della bimba che lo fissava speranzosa con quegl’occhi di ghiaccio.
-Vi prego…portatemi con voi…-
l’uomo la guardò freddamente, mentre la piccola teneva insistentemente nella manina la veste cerimoniale, i vestiti enormi le davano un’aspetto ancora più infantile e piccolo.
-Vi prego…-
Sanzo la guardò freddo, per poi con un gesto improvviso l’allontanò da se, fissandola con gelo e qualcosa che non era ribrezzo, ma forse era più vicina al fastidio.
-Non se ne parla, non abbiamo bisogno di pesi inutili-
detto questo, il bonzo uscì dalla stanza, mentre la bimba continuava a guardarlo con aria non scioccata, ma sconfitta, arrendevole.
Si, aveva ragione lui…era un peso…era solo un’inutile peso…
Il secondo ad andarsene fu Gojio, poi Goku ed Hakkay, quest’ultimo disse qualcosa che però la bimba decise di non ascoltare, il sorriso gentile del demone dagl’occhi verdi la stava uccidendo, non lo sopportava.
Non le faceva male il petto, ma era come se tutto il corpo si fosse bloccato, e le parole di Sanzo e il suo sguardo viola ghiacciato si ripetevano all’infinito come un disco rotto.
Lentamente, la prima cosa che si mosse fu la manina che aveva stretto la veste cerimoniale del bonzo, che tremò leggermente, poi i piedi a fatica si sbloccarono, lentamente la figurina si voltava verso il letto, osservandolo vuotamente, quasi cercando di bucar la parete di fronte e guardare oltre, alla ricerca di qualcosa di indefinito che però le desse sollievo.
Lentamente, si sedette sul letto sfatto, tenendo le gambe incrociate e le mani abbandonate su di esse, lo sguardo socchiuso fissava il vuoto, le palpebre lentamente si chiudevano, lasciando la bimba in uno stato di vuoto, di galleggiamento, adesso non voleva sentire più niente, nessun’altro rumore, solo il silenzio nella sua stanza, mentre i capelli bianchi le accarezzavano il collo e il suo collare, le dita delle mani faceva gesti lenti e imprecisi, quasi a voler dimostrare che era ancora viva, per poi però fermarsi, adesso c’era solo il corpo di una bambola appoggiato al muro, una marionetta con cui nessuno voleva più giocare, i suoi fili abbandonati lungo le lenzuola candide di quel letto sfatto, con fuori che penetrava nei vestiti e nella pelle il gelo di una stanza senza riscaldamento.
-Sanzo, non credi di essere stato troppo duro con quella bambina?-
-E dire che non sappiamo nemmeno il suo nome!-
Goku si mise le mani incrociate sulla testa, mentre Hakkay restava ancora un momento appoggiato allo sportello di Jeep, Sanzo era gia salito e si stava accendendo la sigaretta, Gojio invece stava prendendo una boccata dalla sua.
-Volete smetterla di preoccuparvi di quella mocciosa?-
Hakkay si limitò a sospirare, salendo sulla macchina e accendendo il motore.
Stavano per uscire dal villaggio, quando all’improvviso una massa di demoni comparve di colpo, facendo sterzare di botto Hakkay, la jeep sbandò per qualche secondo fuori controllo, per poi fermarsi, Hakuryu tremava lievemente, mentre i quattro si guardavano intorno, Sanzo sbuffò come una vecchia locomotiva, tirando fuori la sua pistola, oggi era davvero di pessimo umore, anche se non pioveva, mentre Goku gioiva, al contrario del compagno seduto con lui dietro che prese la sua alabarda quasi annoiato della solita marea di demoni che venivano tutte le volte a interrompere le sue tranquille giornate.
I demoni, nel frattempo, ringhiavano, alcuni di loro sembravano cani idrofobi, lasciando colare da lati della bocca bava, rivelando le lunghe zanne, i vestiti stracciati in più punti e un brillare d’occhi impazziti che per qualche secondo mise un po’ in soggezione Goku, la scimmietta però dimenticò tutto scatenandosi contro la massa di demoni bavosi e ululanti.
La massa di demoni sembrava essere vomitata dalle viuzze del villaggio dove si erano fermati, alcuni di loro entravano nelle case e disseminavano cadaveri e sangue, sporcando vetri e muri, spaccandone anche qualcuno.
Una decina ruppero la vetrata del piccolo ostello dove si erano fermati i ragazzi, arrampicandosi e salendo nelle stanze.
Hakkay colpì con il suo Ki una massa, proteggendosi sempre con il suo potere spirituale da un attacco diretto, per poi dirigersi verso l’ostello.
-La bambina!-
Goku ne fece fuori una ventina, inseguendo Hakkay, Gojio e Sanzo li seguirono, il bonzo però non ne era tanto felice, continuando a sparare a destra e a manca sembravano non finire più, mentre i demoni li inseguivano, digrignando i denti e lasciandosi dietro scie di sangue mischiata a basa e a pezzi di cadaveri che scivolavano via.
I quattro furono costretti a fermarsi davanti all’ostello, ingaggiando una lotta serrata contro i demoni che li inseguivano, sembravano essere gli ultimi.
Gojio, con la sua alabarda, in un colpo ne ammazzo una decina, seguito da Goku ed Hakkay, Sanzo nel frattempo stava ricaricando la sua Shureiju, finendo il lavoro, poi Goku con Hakkay alle calcagna salì verso la stanza dove avevano lasciato la piccola.
Spalancarono la porta, spaventati all’idea di ritrovarsi di fronte allo spettacolo del corpo della piccola letteralmente fatto a pezzi.
Quello che videro, però, li sorprese ancora di più di quello che si aspettavano. Sul pavimento c’erano delle pozze di sangue che venivano da dei cadaveri fatti a brandelli, l’unica cosa che si era salvata era una mano e mezza faccia di demone, l’altra era letteralmente spellata mostrando i muscoli facciali e l’occhio che un po’ pencolava; su muri schizzi di sangue, anche qualche goccia su quello che rimaneva della vetrata, i vetri erano a terra, alcuni pezzi infilati nei corpi massacrati di quelli che dovevano essere due o tre demoni.
Seduta sulla brandina, c’era la bambina, sulla testa c’era un lenzuolo bianco che si confondeva con il colore dei capelli e che in parte la nascondeva, la piccola era appoggiata al muro, le gambe erano appoggiate al piccolo petto, le braccia le abbracciavano e le stringevano spasmodicamente, il viso nascosto dalle gambe.
Era così ferma, immobile, non sembrava piangere, non si sentiva, però tremava, era terrorizzata.
Si…ma cosa era successo?
Fu Hakkay a muoversi per primo, Gojio si era lasciato andare ad un commento schifato, Goku aveva invece storto la bocca schifato, e Sanzo si limitava guardarsi intorno mantenendo costante la sua freddezza, anche se sembrava aver sussultato all’inizio, quando aveva dato una prima occhiata allo scempio.
Hakkay si avvicinò alla piccola, stando attento a non colpire qualche cadavere trucidato o a sporcarsi in qualche punto di sangue, raggiungendo così la piccola, che nel frattempo restava immobile, ma si stringeva ancora di più le braccia, quasi a volerle fondere con il proprio corpo, ora che Hakkay lo notava aveva cominciato a tremare.
Sorridendo, Hakkay si mise con un ginocchio appoggiato al materasso, allungando una mano verso la bimba, e mettendogliela in testa, sfilandogli il lenzuolo e accarezzandole il capo.
La bimba alzò di scatto la testa, sorpresa, fissando non poco sbalordita la figura sorridente di Hakkay.
-Non ti preoccupare, adesso è passato tutto…-
la bimba lo guardò stupita, per poi lentamente rivelare la sua figura nascosta nel lenzuolo, allungando le braccia verso il demone, che la lasciò fare, stringendola a se, e tenendola così in braccio, la piccola rabbrividiva ancora spaventata, mentre il demone dagl’occhi verdi sorridendo più tranquillo si avvicinava al gruppo, il più sollevato era Goku, che sorrideva contento, mentre Sanzo si limitava fissarla con occhi sospettosi, prima di scendere le scale, seguito dagl’altri, Hakuryu nel frattempo volò giù, visto che in tutto questo tempo era rimasto sulla spalla di Hakkay e gli girava anche intorno.
Velocemente, il draghetto bianco si ritrasformò in una jeep, facendo così salire Sanzo Gojio e Goku, mentre Hakkay era l’ultimo ad uscire dall’ostello, adesso la piccola si era calmata, e lentamente scivolò via dalle braccia del ragazzo, ritrovandosi insieme alla scimmia e al kappa, mentre Hakkay saliva in macchina.
Il primo a prendere la parola, dopo essere usciti in silenzio dal villaggio fu Goku, che nel frattempo guardava incuriosito la figura timida della bimba, per tutto il tempo era rimasta muta, tenendosi le manine strette a se.
-Ma tu c’è l’hai un nome?-
la bimba lo guardò, stupita e confusa.
Che cos’era un nome?
Un nome…come quello della mamma e del papà?
…no…
L’avevano sempre chiamata bambola…
Bambola è un nome?
La bimba era confusa, mentre Goku la guardava incuriosito, ricevendo un ghigno di Gojio.
-Stupida scimmia, se non ha risposto prima vuol dire che non c’è l’ha!-
-Non chiamarmi scimmia, kappa pervertito!!-
Gojio scattò, odiava quel moccioso quando lo chiamava così
-Vuoi litigare?-
-Fatti sotto, non ho paura!-
-SMETTETELA!!!-
l’harisen di Sanzo fu veloce, potente e implacabile, e in pochi secondi i due litiganti erano li a lamentarsi per il carattere poco paziente e sempre nervoso del monaco, che sembrò calmarsi, mentre la bimba aveva guardato tutta la scena con gli occhi spalancati dallo stupore, per poi avvertire dentro qualcosa.
Sembrava…sembrava un calore…qualcosa che…che…
Si lasciò scappare uno sbuffo divertito, che non passò inosservato agl’occhi di Goku e Gojio, il ragazzo dagl’occhi dorati però fece un po’ il muso, non era molto divertente essere picchiati dal bonzo!
Hakkay tentò, come sempre, di sistemare la situazione, cambiando discorso.
-Invece di litigare troviamo un nome alla nostra amica-
la ragazzina li guardò sorpresa, stavano pensando intensamente a come chiamarla, tutti fuorché Sanzo, lui la bimba non voleva averla tra i piedi!
Ad un certo punto, fu Goku ad avere l’idea.
-Perché non la chiamiamo Kisa?-
-Bravo Goku, Kisa è un nome perfetto!-
-Anche la stupida scimmia ogni tanto dice qualcosa di intelligente!-
-Ehi, maledetto!-
e mentre i due continuavano a litigare, la bimba si voltò verso Hakkay, che le sorrideva dallo specchietto retrovisore.
-Allora, Kisa, ti piace questo nome?-
la bimba lo guardò stupita, per poi far nascere un sorriso timidissimo dalle labbra, ed annuire.
Kisa…
Io sono Kisa…

(Ecco qua il nuovo capitolo, spero che vi piaccia!
Vi saluto!
Baci&Kisses!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Forsake ***


Forsake= lasciare qualcuno quando questi ha bisogno di te / Fermarsi nell’usare, fare o avere qualcosa

Stavano viaggiando da alcuni giorni con un quinto membro, la piccola Kisa, così come avevano ribattezzato la bambina che si stavano portando appresso nel loro viaggio verso Ovest.
Perché in effetti era davvero una bambina, non avrà avuto più di dieci anni, e il suo aspetto gracile e minuto la rendevano ancora più piccola e indifesa.
Comunque sia, adesso stavano attraversando uno sconfinato deserto di rocce e burroni che rendevano il viaggio ancora più spiacevole per il bonzo di quanto gia non lo fosse gia, fin da quando avevano cominciato questa assurda missione non aveva mai provato una “manifestazione entusiasta” all’idea di dover passare notte e giorno con quegl’altri tre demoni.
Perché erano demoni, anche se il sistema di controllo di Hakkay e Goku riusciva a tenere tranquillamente sottocontrollo la sanguinosa maschera d’ombra che i due possedevano e il terzo era un mezzodemone dai lunghi capelli rossi che puzzavano di tabacco e saké.
Però, come era nella sua natura, Sanzo era sempre stato sospettoso nei confronti dei tre compagni di viaggio, soprattutto di Goku, che più di una volta ha dimostrato la sua indole poco pacifica togliendosi scioccamente il diadema dorato che ora brillava tra i suoi cespugliosi capelli castani, quest’ultimo stava tranquillamente fissando il paesaggio fuori dalla jeep, aveva appena smesso di lamentarsi come al suo solito, ed era appoggiato al sedile dove c’era il bonzo, tenendo gli occhi dorati socchiusi.
Stava ripensando ad alcuni avvenimenti che nella sua vita avevano lasciato una piega troppo profonda per essere nascosta, e le parole di Sanzo che rimbombavano nella sua testa, quelle parole in un giorno di neve, quando una lapide era stata testimone di quella domanda fatta a fior di labbra.

“Se…se fosse accaduto anche a me…se fossi impazzito anch’io…”

Poi trattenuta da un soffio veloce di vento gelido e la certezza di una risposta.

“No…scusami, dimentica”


“Ti avrei ucciso…e non sarei tornato indietro”

Perché adesso questo si ripeteva all’infinito nella sua mente? Perché questo stava avvenendo nella sua testa? Perché la risposta di Sanzo tornava a fare capolino?
…perché si aspettava una risposta del genere…il sole brucia ogni cosa, non ha pietà per nessuno…
Nemmeno per quel demone che aveva tirato fuori dalla sua prigionia.
Il sole illumina, brucia, uccide, distrugge…
Così era il sole.
Così era il suo sole…
Così era Sanzo.
E anche se da tempo lo aveva capito, Goku solo ora si rendeva conto che la sua vita, agl’occhi d’ametista del bonzo valeva come qualsiasi altra vita di demone o uomo che sia.
Crudele, ma vero.
Goku socchiuse di nuovo gli occhi, mentre il vento caldo di quella afosa giornata soffiava tra i suoi capelli e i suoi abiti, accalcandolo e lasciando insinuare polvere e sabbia del deserto.
In quello stesso istante, Kisa alzò lo sguardo azzurro verso il ragazzo che era di fronte a lei, sembrava essere triste.
Triste…cos’è triste?
Che vuol dire triste?
Lei era triste?
…si, lo era…
Anche se adesso non era a casa, anche se adesso la sua mamma non la stava picchiando, lei era triste lo stesso.
Triste…vuol dir avere male al petto…
Allora lei era sempre triste.
Il suo papà dice che lei era solo una bambola, una bambola non è mai triste.
Perché non è viva.
È solo una macchina.
Si, lei era solo una macchina.
Si guardò le mani, la pelle pallida illuminata da quel sole accecante, mentre i suoi capelli bianchi sciolti svolazzavano sul viso e danzavano al vento.
Le sue mani era piccole e magre, le dita erano lunghe, e aveva tante linee piccole e grandi la sua mano.
Alcune però erano tagliate a metà, erano scheggiate, piccole cicatrici, e lo sghignazzare della madre risuonava nelle sue orecchie, mentre con un coltello colpiva la sua mano, trapassandogliela, mentre lei non urlava, non piangeva, semplicemente soffriva in silenzio.

“Così non avrai vita tanto lunga. In fondo sei un giocatolo, e prima o poi ti romperai e smetterai di essere usato”

Un giocattolo…
Che cos’è un giocattolo?
Kisa non ha avuto mai giocattoli.
Kisa non era nessuno.
Però…
Però a Kisa piaceva il coniglio di papà…
Solo che papà non voleva che Kisa toccasse il suo coniglio, papà schiaffeggiava Kisa se Kisa giocava con il coniglio…

La ragazza si guardò ancora le mani, attirando così l’attenzione del rosso, che le si avvicinò.
-Ehi, cosa c’è di interessante nelle tue mani?-
lei si voltò spaventata fissarlo, una ciocca di capelli rossi gli accarezzò il viso, facendola rabbrividire per qualche secondo, stupendola.
Non…non le aveva fatto male.
Anzi…erano morbidi…
Però…però quel colore…

“Ti piace questo colore, bambolina?”

No, non le piaceva quel colore.
Non le era mai piaciuto.
Odiava quel colore di capelli.
Ne aveva paura.
Ogni volta le sue mani si riempivano di quel colore, colore liquido che scivolava via tra le mani…
Kisa nascose le piccole manine dalla vista di Gojio, che la guardò stupito, tornando a sedersi al proprio posto, mentre Kisa si limitava non guardare niente, tenendo gli occhi chiari chiusi e puntati verso il basso.
-…-
fortunatamente, la situazione fastidiosa per Gojio venne rotta dal lamento quotidiano di Goku che aveva fame, dando così spunto al mezzodemone di divertirsi un po’ a stuzzicare la scimmietta, mentre Kisa assisteva alla quotidiana scenetta che ogni volta la lasciava piuttosto dubbiosa.
Hakkay, di colpo, rallentò, fino a bloccarsi, appena in tempo per fermare Sanzo che stava per picchiare i due demoni seduti dietro a colpi di harisen.
-Abbiamo compagnia!-
-Tsé. Quanto manca al villaggio?-
-Direi che ormai siamo quasi arrivati-
-WOW! Demoni! Finalmente un po’ di combattimenti-
-Il tuo istinto selvaggio si è risvegliato, stupida scimmia?-
-Smettila pervertito di un kappa!-
Kisa li fissò, mentre Hakkay si voltava verso di lei, facendole un affettuoso buffetto sulla testa, lui era l’unico dei quattro che poteva avvicinarsi così tanto a lei da toccarla, Goku al massimo tentava di parlarci, ma la ragazzina sembrava muta.
-Kisa, resta qui, noi torniamo subito-
la piccola fissò il viso rilassato di Hakkay, per poi annuire, mettendosi comoda sulla jeep, mentre Sanzo e gli altri si erano lanciati contro l’orda di demoni, era da tre giorni che non combattevano, e l’influenza negativa di questa assenza stava cominciando a farsi sentire.
Kisa li fissò dalla jeep, mantenendo la sua espressione tranquilla sul viso, non sembrava minimamente turbata alla vista di tutto quel sangue che macchiava di scuro la terra di natura rocciosa, tutti e quattro si stavano sfogando, Goku sembrava il più gioioso di tutti, mentre Sanzo commentava il comportamento della “stupida scimmia”
Ad un certo punto, uno dei demoni attaccò di spalle Goku, colpendolo alla spalla, mentre tutti erano testimoni dell’affondo del coltello del demone, che si leccò le labbra sorridendo soddisfatto, mentre Goku tratteneva un urlo di dolore e cacciava fuori dalla sua spalla la lama, facendo poi a pezzi il demone, tornando a scatenarsi furioso, avvertendo però un senso di vertigine che lo stava indebolendo.
No, non doveva mollare! Lui non doveva cedere!
Continuò a fronteggiare gli ultimi che si stavano facendosi più violenti di prima, la spalla lasciava scivolare via rivoli di sangue macchiando maglietta e braccio.
Alla fine, con l’ennesimo colpo del Nyoibo, riuscì a distruggere anche l’ultimo avversario, ormai il sangue scorreva velocemente dalla sua spalla, facendolo inginocchiare a terra, ansimava e sudava affaticato, mentre Hakkay gli si faceva vicino, raggiunto da Gojio, mentre Sanzo si accendeva tranquillo una sigaretta, e Kisa restava seduta sulla jeep.
-Goku! Stai bene?-
-Ehi, tutto ok?-
il ragazzo annuì, anche se la testa girava come una giostra impazzita.
Fermatela, voleva scendere.
Si guardò intorno, fissando i vari cadaveri attorno a lui, ormai la terra era macchiata dell’ennesimo massacro.
Davanti a lui, si stava profilando un tramonto rosso come il sangue versato.
Le braccia abbandonate lungo i fianchi e l’aria distrutta.
Sole, distruggilo.
Socchiuse gli occhi, per poi lentamente riprendersi, aiutato da Hakkay che lo sorreggeva, in qualche modo il demone dagl’occhi verdi era riuscito a fermare l’emorragia, ed ora lo aiutava a salire sulla jeep per raggiungere il villaggio che era a mezz’ora di strada dal combattimento appena avvenuto.
Goku si fissò la spalla, tastandola, gli bruciava come se fosse stato acceso un fuoco, e la manica era in parte sporca di sangue, altro sangue ch presto sarebbe stato lavato via, mentre quello che era sul braccio si stava lentamente asciugando, anche se in parte stava macchiando anche la mano e i pantaloni.
Kisa lo guardò con i suoi occhi celesti, per poi allungare una mano sul braccio di Goku, lasciando che il sangue le macchiasse la pelle pallida, fissandolo poi sotto lo sguardo sorpreso del demone dagl’occhi dorati, la bambina lo fissò attenta, tastandolo.
Eccolo…
Ecco di nuovo quella sensazione…
Quella sensazione di freddo, di gelo…
Era gelo?
Freddo quello che la faceva tremare?
Sembrava…
Aveva freddo…
E tremava…

“Non avrai mica paura, giocattolo?”

Cos’é la paura?
Lei non lo sapeva.
Com’era fatta la paura…
Però, se quando aveva freddo e tremava, aveva paura…
Allora aveva sempre paura…

“Sei solo una vigliacca, una stupida bambola vigliacca e fifona”

Vigliacca…
Bambola vigliacca…
Bambola…

“Si, sei solo una bambola, una stupida bambola, e prima o poi verrai gettata via come tutti i miei giocattoli”

La mamma aveva avuto tante bambole…
Le sue preferite si chiamavano Kougaji e Lirin…
Ci gioca spesso, e lo dice felice, sembra felice quando parla delle sue bambole preferite.
Anche con quelle smetterà presto di giocarci?

Kisa cercò di togliersi quel colore rosso che aveva sulle dita, macchiando così la maglietta bianca che indossava, mentre Goku l’aveva tenuta per tutto il tempo sott’occhio, stupendosi di quell’improvviso gesto.
Poi si guardò di nuovo la ferita.
Si era distratto…
Si era distratto a vedere il sole che tramontava sul sangue…
Si era distratto alle parole che rimbombavano nella sua testa, mentre il sole lo stava lasciando solo all’ennesima notte che avrebbe passato.

“Ti avrei ucciso…e non mi sarei voltato indietro”

Crudeli, così come crudele è il sole.
Il sole illumina tutti, distrugge tutti, brucia qualsiasi cosa, non faceva distinzione.
Così come faceva il suo sole.
Il suo sole non distingueva nessuno.
E lui, la prossima volta, se il suo sole lo voleva, sarebbe morto.
Non ci poteva fare niente…
Lasciò che una brezza fresca della sera passasse sulla ferita e sul suo viso accaldato, mentre raggiungevano il villaggio e la locanda dove avrebbero alloggiato.

Si tolse la maglietta così come Hakkay gli aveva chiesto, il petto piatto di bambina libero dal tessuto rivelava segni di violenze subite che lasciò confuso Hakkay, che prese la maglietta bianca, inginocchiandosi verso la piccola.
-Chi ti ha fatto questo?-
la bambina guardò le piaghe, ferite, cicatrici e croste di grafi di cui era cosparso il petto, anche la schiena non era ridotta certo meglio.
I punti più gravi erano una lunga cicatrice al centro del petto che l squarciava a metà, una cicatrice sotto il “seno” che passava diagonalmente sul ventre e varie piaghe sulla schiena.
Aveva subito tante violenze dalla mamma.
Però…però la mamma le diceva sempre che doveva stare zitta.

“Non hai diritto di lamentarti, ricordati che sei una bambola, le bambole non provano dolore”

Hakkay tastò la pelle pallida violentata della piccola, lei rimase impassibile, limitandosi a chiudere gli occhi e a tremare per un istante al tocco di quelle dita calde, lentamente Hakkay valutava le tante ferita che sollevano il corpo della piccola, solo il viso parte delle braccia erano state risparmiate.
Il demone alzò gli occhi verso quelli Kisa, che li socchiuse, rivelando le iridi celesti…brillanti di qualcosa di indefinito.
Hakkay lanciò un’occhiata al collare che la piccola portava, stavolta lei spalancò gli occhi, quando si avvicinò con la mano verso il collare d’argento pieno di scritte indefinite e al centro un rubino rosso vivo.
-Non…toccare…ti…prego…-
Hakkay la guardò stupita, mentre lei chiudeva gli occhi, aspettando una punizione per aver chiesto di non toccare quello che sembrava una torturare, in effetti a prima vista quel coso sembrava in qualche modo pesante.
Invece, Hakkay le fece un buffetto sulla testa, annuendo.
-D’accordo, non lo toccherò-
non…non lo avrebbe toccato?
Non…non l’avrebbe picchiata?
Cosa…cosa significava?
Kisa restò dubbiosa, mentre Hakkay le dava un’altra maglietta d indossare, stavolta era grigio perla, mentre i capelli spettinati scivolavano via lungo la schiena con quel colore così insolito.
…il colore preferito di papà…

Kisa fissò Hakkay uscire dalla stanza, restando così, in piedi con dietro il letto, voltandosi verso la piccola finestra aperta, le tende bianche svolazzavano lievemente, c’era un pochino di vento che alzava anche qualche ciuffo di capelli.
Il ragazzo dagl’occhi verdi tornò poco dopo, sorridente come sempre, allungando una mano verso Kisa, che la fissò stranita.
-Andiamo di sotto, prima che Goku si mangi tutto-
lei lo fissò stupita, per poi timidamente afferrare la mano di Hakkay, che l’accompagnò di sotto dagl’altri.

Quella notte Goku non riuscì a dormire, continuando ininterrottamente a tastare la sua ferita, non facendo altro che procurarsi leggeri dolori come pizzichi e lasciando che altre chiazze di sangue sporcassero le sue bende.
-…-

Il giorno dopo era giorno di mercato, e sembrava tutto normale, con Goku che aveva afferrato di colpo una Kisa impreparata che si stava facendo trascinare per varie bancarelle da cui veniva per la maggior parte odore di cibo, cosa che mandava in estasi la piccola scimmietta, che venne fermata solo dalle botte in testa dei pugni di Gojio e dell’harisen di Sanzo.
Kisa, alla fine, venne lasciata dopo l’ennesima sventagliata sulla testa della piccola scimmietta, che iniziava a lamentarsi che aveva fame e che funzionava a pile, gli occhi celesti della piccola furono attirati da qualcosa di bianco che un bimbo stava stringendo distrattamente in mano.
…era…era un pupazzo di pezza bianco con gli occhi a bottone neri…
Come…come il coniglio del suo papà.
Guardò il bimbo che stringeva il suo pupazzo venir trascinato via dalla madre, era distratto a fissare un altro giocattolo, tanto che lasciò andare il suo pupazzo, buttandolo nella terra e lasciando che venisse calpestato, mentre strepitava per aver il giocattolo che aveva visto sulla bancarella del mercante, il tutto sotto gli occhi di Kisa, che fissava il pupazzo, adesso sporco di terra rossa, calpestato e spinto via dalla folla.
…lei…lei era così?
Era…era come quel pupazzo?
Sarebbe…sarebbe stata buttata via così?

TUM-TUM, TUM-TUM, TUM-TUM, TUM-TUM

Sentì per un attimo le forze mancargli, per poi avvertire una specie di scossa che attraversò il suo corpo, la mano al petto si strinse, il fiato le mancava, e qualcosa dentro si muoveva agitato, un po’ come le succedeva quando correva per tanto tempo.

Non si accorse che Hakkay e gli altri si erano allontanati troppo, ma Goku si era guardato intorno.
-Kisa dov’è?-
Hakkay e Gojio si guardarono attorno, il rosso come il bonzo sbuffò scocciato.
-Ce la siamo persa!-
-Andiamo a cercarla!-
Hakkay si avviò seguito da Gojio, mentre Goku si era avvicinato a Sanzo, e che si mise l’anima in pace, iniziando anche lui con pochissima voglia a cercare Kisa, che nel frattempo si guardava intorno smarrita, in quel momento si rese conto che non trovava più Hakkay e gli altri, e iniziò ad accelerare il passo, prima di fermarsi, guardandosi intorno.
Era sola…
Era…era stata…





dimenticata




Di colpo, un’esplosione fece tremare la terra, tanto che la piccola perse l’equilibrio, di colpo la gente intorno a lei cominciò a correre, provocando il panico generale, Kisa di colpo si ritrovò spintonata via, mentre gli altri continuavano a cercarla tra la folla impazzita, dall’esplosione uscirono vari demoni che iniziarono ad attaccare la popolazione.
Goku tirò fuori il suo Nyoibo, iniziando l’ennesima battaglia contro i demoni che lo attaccavano feroci, Sanzo sparava a destra e a manca con la sua Shureiju, rischiando anche di colpire Goku, il ragazzo dagl’occhi d’oro fissò per qualche istante Sanzo, per poi parare un attacco e uccidere l’ennesimo nemico, tornando a guardare Sanzo, che non lo notò nemmeno per un secondo, il piccolo demone per qualche secondo avvertì la forza abbandonarlo, per poi avvertire qualcosa più forte della rabbia spingerlo a sterminare chiunque lo avrebbe attaccato.
Non lo avrebbe aiutato, anzi, lo stava ignorando.
Il suo sole lo stava dimenticando.
Dimenticando.
E questo spingeva Goku a combattere con un terrore che gli scoppiava il cuore.
Disperazione.
Disperazione in quegl’istanti lo stavano muovendo.
Disperazione.
Disperazione che diventava rabbia…
Rabbia che diventava follia…
Follia…
Lo avrebbe ucciso, lo avrebbe ucciso.
Non voleva morire…
Non voleva essere ucciso dal suo sole…
Era codardo, è vero, ma non voleva morire per mano del suo sole.
Voleva vivere con il sole…
Per questo odiava la notte e la pioggia.
Perché il sole non c’era.
Il sole lo ignorava nascosto da nuvole o spento, lontano da lui.
E lui non lo voleva.
Voleva restare vicino al suo sole.
Al sole che lo aveva tirato fuori di li.
Dalla prigione…
Da li, dove aveva visto, ma non aveva mai raggiunto.
Non poteva finire tutto così!
Non lo poteva permettere!!!
Goku si calmò, guardandosi intorno, ritornando a combattere come sempre, mentre Sanzo sembrava ignorare gli stati d’animo che per minuti aveva attraversato il suo viso.
Nel frattempo, Kisa si era nascosta in un angolo della strada, accanto a lei il pupazzo del bimbo sporco di terra…e di sangue…
Davanti a lei corpi senza vita sembravano fissarla angosciati.
Non guardatemi…
Vi prego non guardatemi…
Io…io sono solo una bambola…
Nessuno…nessuno mi vuole più…
La mamma…non vuole più giocare con me…
Sono…sono inutile…
Sono…sono stata dimenticata…
Dimenticata…
Non guardatemi, non guardatemi…
Vi prego…
-KISA!-
la ragazzina alzò lo sguardo stupita, Hakkay ansante la stava fissando stupito, l’aveva trovata tremante seduta in quell’angolo, li accanto un pupazzo ormai tutto rovinato.
Hakkay si avvicinò alla piccola, prendendola in braccio, la piccola lo guardò stupita, per poi voltarsi verso il pupazzo.
Il demone la fissò, per poi portarla via, l’ennesima esplosione lo costrinse ad una fuga verso i suoi compagni, lasciando la piccola a poca distanza dal combattimento.
-Resta qui. Hakuryu, sta con lei-
-KYU!-
il traghetto si appoggiò in grembo alla piccola, che lo guardò stupita, per poi tornare a fissare Hakkay, che si gettava nella mischia molto più tranquillo di pochi minuti prima, dando man forte a Goku, Sanzo e Gojio che li aveva raggiunti prima.

Si guardò il villaggio da dove si stava allontanando, parte era stata rasa al suolo, ma non c’erano stato troppi morti.
Kisa restò in silenzio, per poi tornare a sedersi al suo posto, mentre Hakkay le sorrideva dal finestrino retrovisore.
La piccola lo guardò tranquilla, tentando un sorriso ma fallendo, il viso rimaneva impassibile, ma almeno sembrava tranquilla.
Accanto a lei, un piccolo pupazzo che stava stringendo.
Un piccolo pupazzo che adesso Kisa stava stringendo ancora stupita del regalo ricevuto.
Stringeva con qualcosa che le scaldava il cuore.
Il suo pupazzo.
Il suo pupazzo che non avrebbe dimenticando…

(Scusate la lunga assenza, spero che questo capitolo vi piaccia!
BACI&KISSES
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mirror (frammenti di specchi) ***


perfect by nature
icons of self indulgence
just what we all need
more lies about a world that


(Evanescence, Everybody’s Fool)

Staccò di netto la testa all’ennesimo demone finito sotto la sua alabarda, da cui ora colava giù del sangue, macchiando la normale lucentezze metallica.
Gocce colavano giù dalla lama ora appoggiata in parte alla spalla evitando però che sporcasse la canottiera che portava, mentre il suo sguardo passava a rassegna i vari cadaveri per assicurarsi che non ci fossero stati sopravvissuti.
Attorno a lui solo il colore rosso del sangue…
Una ventata alzò di colpo i suoi capelli, coprendo in parte il suo sguardo in un manto rosso come il sangue che aveva versato.
Ormai c’era abituato…
C’era abituato…
Lentamente si accese una sigaretta, affondando ciò che rimaneva di se stesso in una cortina di fumo dal sapore amaro che restava in bocca, mentre si voltava verso la jeep, raggiungendo gli altri, come al solito Kisa era rimasta in disparte, sotto la protezione di jeep, la bimba guardò i vari componenti entrare in jeep, guardando con particolare attenzione il volto di Gojio, che si limitò a sorriderle, salendo in macchina.
Da quando l’aveva conosciuta quella bambina in qualche modo lo metteva a disagio, lui non era mai stato abituato a trattare i bambini, lui aveva molto più pratica con il “gentil sesso” più maturo e affascinante che quella piccola, ma vederla mentre tentava di allontanarsi da lui ogni volta che gli si avvicinava non faceva altro che rendere tutto ancora più duro, se fosse stato per lui non avrebbe più visto quella bimba.
Il suo atteggiamento era simile a tutte quelle persone che lo guardavano con disgusto e paura da giovane.
Rifiutato da tutto e tutti, non accettato perché il suo colore dei capelli era simbolo di peccato, di infedeltà, di crimine…
Di…di qualcosa che viene paragonato al più grave dei misfatti.
L’amore tra un demone e un essere umano.
La donna di suo padre l'aveva fatto nascere, la moglie di suo padre lo aveva cresciuto…
Cresciuto…
Gli sembrava di sentire tutti i colpi inferti dalla madre contro di lui, la cui unica colpa era quella di esistere.
…allora…allora forse era meglio non essere mai esistito…
Perché era ancora la a rimuginarci sopra? Perché non era ancora morto?
Chi voleva che lui continuasse a vivere?
Restò in silenzio a godersi la sua sigaretta, mordendo con un certo nervosismo il filtro, aspirando il fumo e buttandolo fuori rapidamente, la scia grigia svaniva velocemente mentre la jeep continuava a correre.
Kisa osservò il fumo uscire dalla bocca di Gojio, per poi guardare per un istante i capelli svolazzanti del mezzo demone, tenuti fermi solo da una fascia, era come una macchia rossa che si mescolava al resto dei colori stonando.
A Kisa faceva paura quel colore…
Le ricordava quando mamma le ordinava di “uccidere”
Fermare le persone e fargli uscire quel liquido…
Questo era “uccidere”
Fermare le persone…
Fermarle…
Rabbrividì, una ventata alzò i capelli bianchi spettinati, mentre socchiudeva gli occhi azzurri, reprimendo il suo tremare e stringendo a se il suo pupazzo, il regalo che Hakkay le aveva fatto…
Gojio osservò un attimo quel pupazzo stretto tra le braccia di Kisa, che teneva gli occhi chiusi e l’espressione triste in volto, non aveva mai visto sorridere quella bambina, chissà se poi conosceva veramente la parola “sorridere”, le sembrava una creatura che non sapeva nulla del mondo.
La prima volta che l’aveva vista, aveva riportato la sua memoria a molti anni prima, quando aveva conosciuto Hakkay.
Anche lui era morente sotto la pioggia, ma al contrario di quella piccola, aveva desiderato morire.
Cosa che Gojio però, non esaudì.
La piccola, invece, tremava, tremava sotto la pioggia, bagnata fradicia, apparentemente non sembrava ferita.
Ma quando aveva socchiuso gli occhi, non c’era il desiderio di morire. Solo tanta stanchezza.
Si, lei e Hakkay erano diversi.
Gojio guardò ancora il pupazzo stretto nelle mani della bambina, che restava in silenzio a coccolarlo.
…un dolore…
Un acuto dolore attraversò tutto il corpo di Gojio partendo dal basso e raggiungendo la testa, mentre il rombo del motore la svuotava per rendere più vivo quel dolore.
Vedere quella bimba coccolare quel pupazzo gli faceva male, molto male.
Troppo da sopportare.
Voleva allontanarsi più che poteva da quella maledetta mocciosa.
Il vederla così gli faceva pensare che lui non aveva avuto il privilegio di poter aver un giocattolo o di poter essere aiutato, o di essere amato.
Lui non aveva avuto nulla di tutto ciò!
Solo…solo il dolore di una madre…che guarda quella creatura simbolo del tradimento del marito.
Si, lui era il simbolo del peccato.
Un mezzodemone, un’inutile mezzodemone.
Se non fosse stato per Sanzo, o per Hakkay, o per qualsiasi altro, a quest’ora dove sarebbe stato?
Sarebbe morto? Sarebbe vivo?
In ogni caso, non sarebbe stato felice.
Neanche in quel momento lo era veramente.
Socchiuse gli occhi, le sue iridi rosse si lasciavano coprire dalle palpebre pesanti, anche quella giornata stava passando, e la stanchezza di esistere si stava facendo sentire.
Finì la sua sigaretta, gettandola via in malo modo.
Kisa lo guardò sorpresa, in quel momento aveva aperto gli occhi, le sue iridi azzurre guardarono quelle rosse che svanivano dietro le palpebre, Gojio stava tirando un respiro profondo e stanco.
Era…stanco?
Cosa è stanco?
Forse era quello che era lei.
Si, lei era molto stanca.
Chiuse anche lei gli occhi, lasciando che i capelli le accarezzassero viso e schiena, mentre la jeep sfrecciava via alla ricerca della prossima città.
Purtroppo, però, la città non arrivo mai.
L’unica alternativa?
Accamparsi.
A nessuno l’idea di accamparsi andava, però Hakuryu era stremato, a parte il piccolo riposino per il solito intervento demoniaco non ce la faceva ad andare avanti anche di notte.
Per fortuna, nel deserto c’era una specie di sperone roccioso dove potersi riparare per quella nottata.
La ferita di Goku ormai era guarita del tutto, la scimmietta però lanciava lamentele. La solita solfa: aveva fame!
-SANZO, NON CE LA FACCIO PIU!! HO FAME!!-
-Piantala scimmia, o ti rompo il muso-
-Tu sta zitto, Kappa!-
-Come ti permetti?!-
-RAZZA DI IDIOTI!!-
l’harisen fu l’unica soluzione alle lamentele di Goku e alle provocazioni di Gojio, mentre Kisa per l’ennesima volta rimaneva in qualche modo perplessa a quella scenetta, stringendosi a se il pupazzo, Hakkay le sorrise gentilmente.
-Non ti preoccupare, ormai sono abituati…-
Kisa guardò sorpresa Hakkay, per poi annuire.
Abituati…
Erano abituati a questo…
Anche lei era abituata a farsi picchiare dalla sua mamma…
La sua mamma le piaceva picchiarla con un bastone con alla fine una punta di ferro. I tagli e le piaghe erano provocati da quel bastone.
Era così che la mamma giocava con lei.
Lei rimaneva in silenzio, e se alla mamma andava, la picchiava…
Se no, la cacciava via.
La mamma però a volte le dava qualche bacio.
Soprattutto quando la mandava ad ammazzare la gente.
La baciava sempre sulla fronte, sorridendo sempre in quel suo modo che faceva paura, e ripeteva sempre la stessa frase.

“Non deludermi, o ti darò una severa punizione, capito?”

Lei non aveva mai fallito, ma comunque la sua mamma la puniva sempre.
La mamma la puniva perché…perché…
Non c’era perché.
La puniva e basta.
E si divertiva a vederla sanguinante.
A volte rideva, e poi ordinava di portarla via.
Kisa strinse ancora il suo pupazzo, mentre sentiva qualcosa negl’occhi, che però non riuscì a scendere dagl’occhi.
Non lo aveva mai fatto…
Non c’era mai riuscita.
Eppure tutti ce la facevano.
Perché lei no?
In quel momento, Gojio le passò accanto, facendole alzare la testa, e fissandolo.
L’uomo si fermò a guardare gli occhi vitrei della piccola.
Sembrava priva di vita, eppure c’era qualcosa di strano in quello sguardo.
Qualcosa di…familiare…

…mi…

Qualcosa pronunciato a bassissima voce, tanto che Gojio a fatica lo sentì, mentre Kisa lo guardava ancora, prima i coprire lo sguardo affondando il viso nel suo pupazzo, lasciando Gojio scosso, per poi brontolare qualcosa, lasciandola di nuovo sola.

Specchi…
C’erano tantissimi specchi intorno a lui…
Alla sua figura…
Una figura ferita, dalle mani scorrevano via piccole gocce di sangue…
Come si era ferito?
Non lo ricordava, mentre si guardava intorno, gli occhi rossi cercavano qualche punto di riferimento, invece era solo oscurità…e tanti specchi…
Specchi che vorticavano intorno a lui, riflettendo l’oscurità nel quale era immerso, senza però riuscire a prendere la sua figura, solo qualche gesto sfuggente nel buio, come delle stelle che scappavano via.
Gli faceva male la spalla, la schiena, e rivoli di sangue scorrevano lungo il corpo martoriato, i suoi vestiti erano in parte impregnati di sangue.
Si tastò un po’ dappertutto, ricevendo solo piccole scosse di dolore.
Si voltò, e uno specchio gli mostrò ciò che era…
Lui…era…era di nuovo ragazzo, il viso costellato di piccoli graffi, i capelli legati in una coda.
E…e dietro di lui…
Si voltò di scatto, e qualcosa di luccicante sembrò colpirlo, tanto che si riparò con le mani, per poi riaprire gli occhi, stupito, non vedendo più nulla…
Eppure…eppure un attimo fa c’era sua madre…
Guardò in basso, ma non vide altro che oscurità e altri specchi.
Tanti, troppi specchi…
Non voleva…odiava quegli specchi…
Quest’ultimi cominciarono a girare intorno a lui più velocemente, mostrando istanti di riflessi, di lui sia da grande che da piccolo, momenti con la madre, altri in solitudine, altri da morto…
Morto…
…voleva morire…
Aveva desiderato la morte…ed eccola li, riflessa in quello specchio…
Si voltò ancora, la madre, la madre che piangeva non vederlo, che lo picchiava nel vederlo.
Una madre disperata, che nutriva odio, un odio macelato nei suoi confronti.
…non gli avrebbe mai insegnato ad amare…
Sarebbe sempre stato solo…
Solo…
Era solo circondato da specchi che riflettevano, passato, presente e futuro, mentre ferite si aprivano, altre si chiudevano, e sangue scorreva via, colorando i suoi capelli, macchiando i suoi occhi.
Basta…basta…
BASTA!
Colpì uno degli specchi, facendolo crepare, l’unico specchio che rifletteva la sua vera immagine…
In quell’istante, tutti gli specchi si creparono…
Ed esplosero.
Una miriade di schegge lo colpì, ferendolo, colpendolo…
Uccidendolo…

Si svegliò di colpo con il respiro affannato, guardandosi intorno, tutti gli altri stavano dormendo, anche Kisa, che stringeva il suo pupazzo, era vicina a Goku, la scimmietta dormiva beatamente con la piccola affianco, poco lontano Hakkay e il bonzo corrotto, o per meglio dire Sanzo.
Lentamente, il suo cuore si calmò, mentre il suo sguardo si alzava verso il cielo, la notte era piena di stelle…
Stelle…come frammenti di specchi…

La città era piuttosto tranquilla rispetto a quella che avevano incontrato qualche giorno prima, e stavolta Hakkay si teneva ben stretto la piccola Kisa, per avvitare che la perdessero di nuovo, temeva che stavolta Sanzo avrebbe perso la pazienza nei confronti di Kisa, che si guardava intorno con aria smarrita, osservando tutte quelle persone che le passavano accanto, alcune di loro la guardavano straniti, mentre lei si teneva ben stretta il suo pupazzo, l’altra mano era tenuta da quella di Hakkay, che con gli altri cercava una locanda dove alloggiare per quella giornata.
Ad un tratto, la piccola Kisa fu lasciata andare, così che poteva tenere con tutte e due le mani il pupazzo, mentre Hakkay le sorrideva tranquillo.
-Tu resta qui con Gojio e Goku, io e Sanzo dobbiamo fare una piccola commissione. Torniamo subito-
la piccola lo guardò tranquilla, annuendo e sedendosi su una panca li vicino, accanto a lei Goku e Gojio sembravano due fratellini che la proteggevano, la gente nel guardarla faceva apprezzamenti poco carini sul suo collare e sul suo bizzarro colore di capelli.
-E’ uno Youkay, senza dubbio-
-Dobbiamo avvertire il consiglio, non può restare qui!-
-Guarda, c’è anche un mezzo demone!-
-Dobbiamo cacciarli via da qui!-
Gojio nel sentirli sbuffò, persino con Kisa dovevano prendersela?
Ormai lui ci era abituato, ma la piccola come l’avrebbe presa?
Si voltò a guardare la bambina, che teneva lo sguardo fisso su alcuni bambini davanti a lei.
La stavano guardando un po’ spaventati, era un gruppetto con due più grandi e altri della sua stessa età, i due più grandi la guardavano disgustati, gli altri erano più che altro incuriositi.
La piccola scese dalla panca, tenendo stretto in braccio il suo pupazzo, e avvicinandosi al gruppetto, sotto lo sguardo attento di Gojio e Goku, la scimmia si era fermata nel rimpinzarsi di dolci, preoccupata che se non fosse stato attento avrebbe dovuto subire anche la rabbia di Hakkay, in qualche modo l’amico teneva molto alla piccola Kisa.
La bambina, nel frattempo, si era avvicinata al gruppo, i bambini si erano spaventati alla sua vicinanza, mentre i grandi avevano cominciato ad innervosirsi, uno dei due cominciò ad insultarla.
-Vattene, schifoso demone! Lasciaci stare!-
-Non toccare i nostri fratellini, maledetta!-
Kisa era stupita
Cos’era un demone?
Lei era un demone?
O era una bambola?
Non capiva…era confusa…
Ad un tratto, uno dei bambini più grandi gli lanciò addosso una palla di fango, sghignazzando.
-Ora si che sei davvero una sporca demone!-
-Vattene via, demone!-
-Si vattene!-
-Vattene!-
i bimbi cominciarono a lanciarle una serie di palle di fango e altro, Kisa non riusciva a reagire, limitandosi a proteggere il suo pupazzo.
Di colpo, questo gli fu portato via da un bimbo, che rise nel guardarlo.
-Guardate il piccolo demone, gioca ancora con le bambole!-
-Che mocciosa!-
-…-
Kisa guardò spaventata il suo pupazzo così lontano da lei…
Tutto si stava svolgendo sotto lo sguardo sconvolto di Gojio e arrabbiato di Goku, che a stento si tratteneva dal picchiare quei mocciosi.
La stavano rifiutando…perché…
…perché lei era diversa da loro…
Ma lei…lei non lo capiva…
Kisa allungò le braccia verso il pupazzo, ormai era sporca di fango un po’ dappertutto, e quello che ricevette fu un’altra palla di fango fra le risate anche dei passanti.
Gojio si sentì fremere dalla rabbia, ma al suo posto intervenne Goku, che afferrò il pupazzo di Kisa.
-E’ meglio che vene andiate, se non volete fare una brutta fine!-
i ragazzini alla vista del ragazzo più grande scapparono, mentre Kisa restava a terra, aiutata da Goku che le diede il pupazzo sorridendo.
-Eccolo a te-
Kisa lo prese, stringendolo, anche se lo sporco un po’ di fango, in quel momento Gojio si riprese dalla cena, così a lui familiare…eppure così diversa…
Hakkay e Sanzo li raggiunsero poco dopo, il ragazzo dagl’occhi verdi si turbò nel sapere cos’era successo, per poi pulire un po’ il viso di Kisa dal fango, la piccola stringeva ancora il suo pupazzo.
-Sarà meglio che ti porti alla locanda…-

Era sotto le coperte, adesso era tornata pulita.
Era seduta sul letto, le lenzuola coprivano in parte la magra figura.
Era in silenzio, sveglia, parte del viso coperto dal lenzuolo, i capelli asciutti e puliti scivolavano in parte da una spalla e in parte dietro la schiena, gli occhi socchiusi azzurri erano vuoti.
Non stava pensando a niente.
Stava rivivendo quei momenti in silenzio.
Era…era triste?
…non lo sapeva...però…
Però aveva freddo…
Quella stanza era tanto grande, si sentiva sola.
Tra le sue braccia il suo pupazzo con sulla testa un’alone a causa dello sporco…
Sospirò ancora, era in uno stato di dormiveglia che però la stancava.
Non riusciva proprio a prendere sonno.
Silenziosamente, lasciò che il lenzuolo scorresse via dal piccolo e magro copro, mentre scendeva dal letto, i suoi piedi nudi non procuravano alcun rumore sul pavimento freddo, mentre il suo sguardo guardava tutta la stanza, prima di vedere la porta nel buio, avvicinandosi lentamente e aprendola in silenzio e a fatica.
Si guardò intorno, altre porte.
Dove andare?

scelse l’ultima porta in fondo al corridoio piccolo, restando immobile a fissarla, indecisa.
O meglio…non si capiva se era indecisa o meno.
Un’ altro brivido di freddo, mentre restava di fronte a quel corridoio.

Non dormiva, stava fumando l’ultima sigaretta del suo pacchetto.
Domani se ne sarebbe dovuto comprare delle altre, anche se la voglia era poca.
Forse ci avrebbe mandato la scimmia.
Inspirò una boccata di fumo, facendo scorrere sulla lingua quel sapore amaro, le labbra socchiuse erano un varco di uscita per il fumo, che uscì lento dalla bocca di Gojio.
Ci stava ancora ripensando.
Stava ancora ricordando quella giornata, quella mattina…
…povera piccola Kisa…
Un po’ gli faceva pena…
Un po’ però era come rivedersi in uno di quegli specchi…
Anche lui rifiutato per essere ciò che era…
Qualcosa che nessuno accettava.
E tentavano di allontanare via.
Anche sua madre l aveva allontanato via.
Lui era il simbolo del tradimento…il simbolo del peccato…
Per la gente era invece qualcosa che faceva paura, nonostante fosse innocuo.
Non aveva malattie, non avrebbe ucciso nessuno senza motivo.
Proprio come Kisa.
Kisa era indifesa, piccola, non capiva cosa succedeva intorno a lei…

Sospirò, spegnendo l’ultima sigaretta, appoggiando la testa sul muro…
Rifiutato, odiato per qualcosa che non era…
…Kisa…
Gli veniva in mente Kisa, nel pensare al suo passato.
In qualche modo Kisa era il suo specchio.
Si ricordò il suo sogno, di come avesse rotto lo specchio in preda alla disperazione.
Così avrebbe fatto con Kisa?
Pur di non ammettere il dolore che provava, le avrebbe fatto del male?
Quella domanda a bruciapelo si raggelò un secondo, mentre la porta della sua stanza si apriva, rivelando una timida e piccola figura dai lunghi capelli bianchi, dagl’occhi azzurri, che stringeva in braccio un pupazzo.
Gojio osservò il catalizzatore di tutti i suoi pensieri guardarlo timidamente, anche adesso che era pulita e che era davanti a lui gli sembrava piccola e fragile come non mai.
Davvero le avrebbe fatto del male?

Sorrise.
-Ciao, non riesci a dormire?-
Kisa lo guardò colpita, per poi annuire, tremando un po’ per il freddo.
Gojio sorrise divertito, allungando un braccio e aprendo una mano.
-Forza, vieni qui-
Kisa annuì, chiudendo la porta e avvicinandosi a lui con in braccio il pupazzo, era un coniglio bianco con gli occhi a bottone, dalla testa piccola e orecchie, arti e corpo lungo.
Lei lo stringeva quasi spaventata che svanisse, mentre si avvicinava a Gojio, allungando timidamente una mano e appoggiandola su quella grande di Gojio.
Il mezzodemone sorrise, la mano di Kisa era davvero piccola, e la strinse delicatamente, temendo di romperla, portando la bambina verso di lui, abbracciandola.
-Resti con me fino a quando non ti addormenti. Non dire nulla ad Hakkay. Ok?-
la piccola annuì, restando, mentre le braccia di Gojio la scaldavano, il mezzodemone la strinse a se.
Lui non aveva ottenuto ciò che voleva.
Ma perché prendersela con Kisa?
Perché lei era lo specchio che rifletteva ciò che era.
Il diverso.
…tsk!
Sorrise, mentre avvertiva il tremore di Kisa calmarsi per poi smettere, la bimba si stava calmando nell’abbraccio, quando una ciocca rossa scivolò sul viso della piccola.
Lei la prese con una mano, toccandola e tirandola un po’, facendo un po’ male a Gojio.
La sfiorò con le piccole dita, per poi lasciarla andare, guardando Gojio, che sorrideva tranquillo.
Rimase così per qualche secondo, prima di rimettersi comoda, lasciandosi cullare, fino ad addormentarsi con in braccio il suo pupazzo, mentre Gojio restava in silenzio a tenerla stretta a se…

(Questa scena l’ho presa un po’ da Fruit Basket, mi piaceva vedere Gojio alle prese con Kisa.
Spero sia piaciuta anche a voi!
BACI&KISSES
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I'm sorry (nevica nel mio cuore) ***


Come al solito, quando entrò nella stanza che quella sera avrebbe condiviso lui, lei e gli altri tre, la trovò seduta in ginocchio sul letto, i vestiti grandi che la rendevano minuta e lo sguardo perso fuori dalla finestra, di punto in bianco aveva cominciato a nevicare, ed ora un cielo grigio smorto lasciava cadere giù cristalli di neve, alcuni toccavano la finestra, scivolando via in gocce d’acqua, tutto sotto gli occhi meravigliati di Kisa, era incantata a guardare quel gioco.
Almeno, così sembrava ad Hakkay, che le sorrise, gli sembrava rattristata che non stessero marciando come al solito a bordo di Hakuryu, in quel momento il draghetto era sulla spalla di Hakkay, e volò via, avvicinandosi a Kisa, che sembrò scostarsi dal suo torpore, i capelli appoggiati alla finestra e quelli che accarezzavano la schiena e le braccia si mossero, creando una specie di ondata di spuma bianca, mentre la piccola si trovava di fronte il draghetto bianco, che strofinò il muso su una guancia della piccola, che allungò un dito verso la creatura, accarezzandogli la testolina.
Il draghetto sembrava contento di quelle coccole.
-KYU!-
-Sembra che ad Hakuryu piaccia la tua compagnia-
Kisa si voltò velocemente verso la figura gentile di Hakkay, il ragazzo la stava guardando sorridendo sereno, mentre lei aveva sempre quell’aria un po’ triste e un po’ assente sul viso, per poi guardare di nuovo fuori dalla finestra il mondo diventare bianco.
Sembrava così lontana quella bambina, in quegl’istanti di calma…
Hakkay le sorrise triste, allungandole una mano e accarezzandole la testa, sedendosi li accanto a lei.
-Non ti preoccupare, vedrai che presto smetterà di nevicare…-
Kisa lo guardò con aria vagamente stupita, per poi annuire con il capo, tenendo le piccole manine nascoste nella maglietta a maniche lunghe di Hakkay, era tenerissima in quella maglietta un po’ pesante, con i capelli bianchi che scivolavano le spalle e la schiena, accarezzandole braccia e viso, il colletto alto le nascondeva il collo e parte del viso.
Kisa alzò di nuovo lo sguardo, i suoi occhi azzurri guardarono la figura di Hakkay allontanarsi ed uscire dalla stanza sorridendole, mentre Hakuryu le restava li vicino.
Il draghetto guardò rattristato la bimba, era immobile con lo sguardo vuoto, perso nel pavimento, per poi voltarsi di nuovo, e tornare ad appoggiarsi alla finestra a fissare fuori la neve che cadeva, mentre il draghetto le teneva compagnia.
-…male…-
si tastò il petto, rattristata…
-…male…-
guardò il fioccare, come una pioggia di tanti petali bianchi, e aprì la finestra, allungando poi una manina scoperta verso la neve, un fiocco le cadde, lasciandosi ammirare dalla bimba, per poi sciogliersi e svanire via, correndo velocemente giù dalla mano e cadendo da un dito.
Tenne la finestra parte, qualche fiocco cominciò ad appoggiarsi a poca distanza da lei, mentre lei si sentiva stanca, gli occhi socchiusi si chiusero, mentre lei ammirava il paesaggio innevato, Hakuryu li accanto a lei.
…Ha…
…Hakkay…

…scusami…
…scusa…
…scusa…
lasciò che qualcosa scappasse al suo controllo, qualcosa che le fece spalancare gli occhi sorpresa, asciugandolo velocemente, quasi spaventata di quello che aveva fatto, per poi guardare fuori dalla finestra.
Un’ombra…dagl’occhi inferociti…
!!
Sentì un’ondata travolgerla, seguita da schegge di vetro che le ferirono il viso, lasciando scappare qualche goccia di sangue, mentre lei si rannicchiava, un demone era penetrato nella stanza, e con la sua aura aveva scatenato un putiferio, l’intera stanza era nel caos, Kisa lo guardò con aria spaventata, mentre lui si leccava le labbra soddisfatto.
-Si piccina…ora ti porto dalla mamma…-
!!
Kisa spalancò gli occhi sconvolta, all’improvviso un fremito di terrore le scatenò i brividi, la sua manifestazione fece ridere di gusto il demone divertito, che allungò una mano, afferrandola per i capelli e sollevandola, mentre lei strizzava gli occhi, cercando di soffocare quelle che potevano sembrare grida di dolore.
-Avanti, urla, bestiaccia, URLA!!-
un’altra risata sguaiata, mentre il demone adesso la prendeva per il collo, divertendosi a spaventare la piccola cercando però di non ammazzarla, altrimenti il principe non sarebbe stato contento di questo.
I suoi ordini erano riportare la bambina viva!
Desiderio della grande Ghiokumenkoshu.
-La nostra signora vuole di nuovo il suo giocattolo preferito…ma non mi ha detto di portarglielo in buono stato…-
all’improvviso la mano del demone mutò, trasformandosi in una lama affilata e curva, che accarezzava sottile il collo della piccola, ferendola leggermente, piccoli arabeschi di sangue correvano lungo il collo, mentre Kisa chiudeva e strizzava gli occhi, sentiva il corpo tremarle di paura…
No…non voleva…
Non voleva…
Non voleva tornare da mamma…
Non voleva fare del male…
Non voleva uccidere…
Non voleva fare quella cosa…
Non…voleva…
Il demone osservò divertito la faccia spaventata della bimba, gli occhi chiusi quasi a volersi svegliare da un incubo.
-Sei proprio una bella bambola…quasi quasi gioco un po‘ con te, eh?-
la mano mutò di nuovo, questa si avvicinò al corpo della piccola, accarezzandole il petto piatto, i lunghi capelli bianchi e il corpo magro nascosto dagl’abiti un po’ rovinati, alcune schegge si erano conficcate in alcuni punti della pelle scoperta…
Kisa socchiuse gli occhi azzurri, stavolta il tremore le era passato.
Niente…
Non era cambiato niente…
Lei era solo uno stupido giocattolo…
Non poteva rifiutarsi…
Non poteva…
La mano del demone aveva raggiunto le gambe, quando una massa bianca attaccò il demone, facendo cadere a terra Kisa, che prese fiato.
Sotto gli occhi sbalorditi di Kisa, Hakuryu si era lanciato all’attacco contro il demone, liberando Kisa, mentre il demone se lo toglieva dalla faccia, sbatacchiandolo a terra, il draghetto bianco si lamentò, mentre la bimba lo raggiungeva, prendendolo tra le braccia, e guardando lo stato del draghetto, che gli strofinò il muso sulla guancia.
La piccola rimase colpita da tutto, per poi avvertire di nuovo il demone afferrarla da dietro, urlando rabbioso, il draghetto gli aveva ferito un occhio e parte del viso era pieno di graffi.
Kisa lasciò andare Hakuryu, trascinata via e tenuta stretta dal demone, quando la porta della stanza si spalancò, Sanzo e gli altri avevano appena finito di combattere contro dei demoni, e stavano guardando scioccati Hakuryu ferito e il demone, che fece la linguaccia provocatorio, per poi scappare via con Kisa tra le braccia, la bimba aveva guardato con occhi spalancati Hakkay e gli altri.

Neve…tanta neve…che cade…
Neve che non fa rumore, neve che non da fastidio…neve che non fa male…
Neve che non è cattiva…
La neve non è cattiva…
E’ tanto fredda…
E’ tanto silenziosa…
Le braccia del demone la tenevano appiccicata al corpo seminudo dello youkai, mentre Kisa socchiudeva gli occhi azzurri, ammirando piccoli istanti in cui la neve cadeva, intorno a loro c’era solo il silenzio della foresta dove si erano addentrati, erano a poca distanza dal villaggio, la piccola poteva sentire benissimo il respiro ansante del demone e la forza con cui la stringeva, quasi avesse paura di farla cadere a terra.
La mamma diceva sempre che era delicata…
Lo diceva sorridendo fredda…
La mamma era fredda come la neve…
Ma la mamma non era neve...
A Kisa piaceva guardare la neve…
Quando non la cercavano, quando non era addormentata, guardava fuori da una finestra di una grande stanza dove la mettevano sempre.
E li guardava la neve cadere, accolta dal silenzio profondo che c’era.
La neve cadeva tanta, abbondante, a volte raggiungeva la sua finestra, piccoli cristalli si appoggiavano sui suoi vestiti e sulle mani.
E lei li guardava stupita, li guardava tranquilla, per poi ascoltare con occhi socchiusi la neve che cadeva, le piaceva quel mondo tutto bianco fuori dalla finestra…
Aveva sempre voluto uscire da quella finestra, e toccare la neve…
Però, la mamma arrivava…
E sorrideva…
Poi prendeva uno dei bastoni della stanza…
E la picchiava, la picchiava forte…
E la neve aveva un rumore…
Il rumore delle risate della mamma…
La mamma era cattiva…
La mamma non era come la neve…
Era fredda, ma non era gentile…
Ed ogni volta che fuori nevicava, Kisa era triste.
Perché quando fuori nevicava, la mamma la spogliava di ogni abito, e la picchiava con più forza, per poi lasciarla li, nuda, cosparsa di ferite, con quella grande finestra della stanza, mentre la neve cadeva.
La bimba socchiuse ancora un po’ gli occhi, veniva un po’ sballottata dalla poca delicatezza del demone.
Le sue iridi azzurre lasciarono sfuocare tutto quello che era attorno, si sentiva stanca, le faceva male il petto.
Era triste.
Era sola.
Nessuno la voleva.
Volevano tutti giocare a quel gioco con lei…
Ma a lei quel gioco non piaceva.
Non piaceva neppure il gioco che faceva con la mamma.
Ma con la mamma lei ci doveva giocare.
Altrimenti, la mamma si arrabbiava…
Si arrabbiava molto…
E poi, solo la mamma la voleva con se.
Nessuno la cercava.
Nessuno la volva.
Anche l’uomo dai capelli d’oro non la voleva.
L’aveva guardata, e le aveva detto di no.
Nessuno ama la piccola Kisa.
Perché Kisa è solo un giocattolo.
E i giocattoli non hanno anima, ne cuore.
E Kisa era un giocattolo, una bambola.
E prima o poi tutti si sarebbero stancati di giocare con Kisa.
Di colpo, il demone si fermò e fece scendere la bambina, Kisa però rimase immobile, per poi essere afferrata dal demone per il braccio, e venire trascinata via con poca gentilezza, lei così debole che sembrava spezzarsi da un momento all’altro, veniva trascinata tra i commenti di alcun demoni sbucati all’improvviso, facce di aspetto diverso e occhi iniettati di sangue la guardavano, commentavano, le ridevano malvagi, la odiavano.
Tutti la odiavano.
Odiavano quella creatura.
La odiavano.
Un demone tentò di colpirla con un pugnale, ma venne subito bloccato dall’aura di quello che l’aveva portata fino a li, per poi riprendere a trascinarsela dietro.
La caverna dove entrò sembrò infinita, continuavano a camminare lungo bui corridoi, salendo e scendendo, fino a raggiungere un’ampia sala, dove ad attendere la bambina c’erano un centinaio di demoni, che la guardarono tutti schifati, tra di loro sbucò un altro pugnale, stavolta la ferirono al braccio, la piccola però non riuscì a gridare, guardandosi intorno, la sala era gigantesca, ed era buia, tanto buia…e fredda…
All’improvviso, la piccola venne afferrata, tra alcune grida e incitazioni, e sbattuta in un angolo, mentre i demoni conversavano fra loro, se così si può dire.
-Abbiamo la bambola!-
-Gyokumenkoshu e il principe Kougaiji ci premieranno-
-Nel frattempo, perché non ci divertiamo un po’ con questo giocattolo?-
-Si, divertiamoci con lei!-
Kisa guardò i demoni farsi sempre più vicini e minacciosi, e rimase rannicchiata in un angolo, aspettando che cominciassero a fare quel gioco con lei-
Lei era un giocattolo, e tutti si divertivano a fare quel gioco con lei.
Ma lei non si divertiva.
Non le piaceva.
Ma era una bambola.
Le bambole…non possono parlare…ne hanno un’anima.
Però…però a lei sarebbe piaciuto…poter vedere la neve…ancora un po’…
Avrebbe voluto…poter camminare nella neve…e sentire il freddo di quella cosa, mentre i fiocchi le cadevano in testa…
Le…le sarebbe…piaciuto…tanto…

-Fermatevi!-
l’ordine imperioso riecheggiò in tutta la sala, e Kisa, alzò il capo sorpresa, mentre una figura si faceva largo tra i demoni, che si scansavano quasi spaventati al suo passaggio.
Di fronte alla piccola, che lentamente si metteva in piedi, apparve un altro demone, dai capelli rossi e gli occhi freddi.
Kougaiji
Il demone la guardò, aggrottando le sopracciglia, ecco un’altra creazione della sua matrigna.
Una bimba di non più di dieci anni, dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, la pelle pallida un po’ sporca.
E…e nessuna ferita, nonostante tutto.
Kougaiji si sentì rabbrividire dentro, mentre fissava quella creatura apparentemente innocua che lo guardava stupita, i capelli troppo lunghi che le accarezzavano il visino innocente.
Il mostro era davanti ai suoi occhi…
Eppure era così fragile, vista in quella marmaglia di demoni sanguinari.
-Legatela, in modo che non scappi, e nessuno la tocchi!-
detto questo, il demone si allontanò, mentre alcuni demoni afferravano la bambina, che si fermò a lanciare uno sguardo verso Kougaiji…
…la bambola preferita della mamma…
Alla mamma quella bambola piaceva molto…ci giocava sempre…
Anche con quell’altra bambola ci giocava…
E anche con lei la mamma giocava…

“Perché siete tutti…i miei adorati giocattoli!”

Kisa si lasciò trascinare verso un’altra galleria, questa volta c’era buio pesto, e si fece legare ad un muro, sbattuta dentro una cella, mentre i demoni la lasciavano sola…
Kisa si guardò intorno, vedendo solo buio, nemmeno una luce entrava o usciva da quel posto, la prigione era stata chiusa anche da una porta, così che lei fosse sola, al buio…
Kisa sembrò guardarsi le catene, pesanti catene che la imponevano di stare a terra, e le facevano male, le catene le procuravano dei graffi sui polsi, così che qualche goccia scivolasse via, mentre lei era ignara di tutto.
Continuava a stare in piedi, fissando un punto vuoto, fermo, immobile, non riusciva nemmeno a vedere se stessa, era come entrare in un mondo che non avesse nessun suono, nessun colore.
Niente
Il buio totale, il silenzio totale.
Qualcosa che la stordiva, e al tempo stesso la cullava…
Lentamente, Kisa si inginocchiò in quello che sembrava un pavimento, continuando a mantenere lo sguardo alla ricerca di qualche fonte di luce.
Niente
Il niente…
Kisa si sdraiò a terra, tastando un po’ il pavimento della grotta, avvertendo il rumore delle sue catene che risuonavano infastidendola e rompendo il silenzio, che pian piano tornò più chiassoso di prima.
Era sola
Era al buio…
Nessuno stava con lei…
I capelli erano un’aureola bianca, il pavimento era duro e freddo, qualche scheggia a terra le feriva la faccia e le mani, le catene le impedivano qualche movimento, continuando quello strano rumore, una specie di tintinnio metallico, mentre i suoi occhi continuavano ad essere spalancati al buio.
Non seppe mai per quanto tempo rimase così, sapeva solo che non le dava fastidio. Nessuno la toccava, le gridava, la picchiava, giocava a quel gioco.
Nessuno le faceva niente.

…però…
Però le sarebbe piaciuto farsi ancora toccare da quell’uomo dallo sguardo triste…
…Hakkay…
Quando lo aveva visto l’ultima volta, era ferito, aveva visto…
Ferito…
Si teneva una spalla, sanguinava un po’ dal labbro…
Quel liquido rosso…quel liquido rosso che le faceva tanta paura…

Nascose il viso tra le mani, i capelli scivolavano via da tutte le parti mentre si muoveva con estrema lentezza, come se un enorme stanchezza l’avesse colpita all’improvviso…
…sussurrava…
…sussurrava triste…
Si, triste…Kisa era triste, una tristezza che le stringeva il petto, un petto dove non batteva nessun cuore.
Eppure provava una sensazione che le faceva male…
-…scusa…scusa…-
ripeté per molto volte quella parola, mentre tremava, cercando però di non farsi sentire da chissà quale presenza.
Però non c’era nessuno.
Era sola.
Povera piccola bambola tutta sola
Kisa si calmò dopo aver detto per un centinaio di volte quella parola, senza però addormentarsi, ascoltando quel silenzio con i capelli che coprivano in parte il viso, gli occhi socchiusi di un’intenso celeste chiaro.
Ascoltò il silenzio, cercando di sentire qualcosa, si lasciò cullare dall’oscurità.
Presto sarebbe tornata dalla mamma…
…dalla mamma…e dal papà…

All’improvviso, le venne in mente il suo pupazzo, l’aveva lasciato da Hakkay. Il suo pupazzo…

-Voglio…il…-
le parole le morivano in gola, mentre cercava di chiedere a qualcuno che non c’era di prenderle il pupazzo.
Ma non c’era nessuno che l’avrebbe ascoltata, e la mamma le avrebbe riso se avrebbe parlato, e poi l’avrebbe schiaffeggiata…

“Zitta!”

Le venne spontaneo chiederselo…
Perché tutto questo?
Perché a me?
Io…io chi sono?
Kisa si mise seduta, guardando il buio.
-Chi sono io?-
lo chiese al buio, e il buio non le rispose.
Evidentemente lei non era nessuno…
Kisa chiuse gli occhi.
…aveva…aveva…
…paura…
Aveva paura della mamma, aveva paura del papà, aveva paura di tutto…
Voleva parlare, però non glielo permettevano.
Voleva scappare, ma non glielo permettevano.
Voleva…voleva tante cose…
E non aveva niente…
Solo i lividi della madre…
E ricordi orribili di persone morte, con tutto il sangue che sommergeva i suoi ricordi.

Tremò, tremò di paura…
-Mi…mi dispiace…-
si rannicchiò su se stessa, per terra, tremando ancora anche per il freddo.
-Mi dispiace…-
Kisa restò così in silenzio, con un dolore atroce alla testa e al petto, in attesa di tornare nuovamente dalla mamma.
Scusandosi ancora con tutti.

non seppe mai per quanto tempo era rimasta in quella posizione, tremante, ma di colpo sentì la terra tremare, dal soffitto della polvere la colpì in testa e in faccia, mentre avvertiva lontano da lei degli strani rumori.
Rumori sfuocati, che la destarono da quel torpore, aveva smesso di tremare, non aveva più freddo ne paura, avvertendo ancora quei rumori, che man mano divennero sempre più forti, fino a che la terra tremò ancora, facendola accucciare a terra, la polvere e qualche detrito più grande caddero dal soffitto, poi la porta si spalancò ancora, un demone volò via mentre la porta si fracassava a terra, Kisa vide una vampata di luce che l’accecò.
Si coprì il viso con le mani, la luce era troppo forte, e la luce rivelava d occhi estranei il suo stato un po’ disfatto: i capelli era ancora più disordinati del solito e sporchi di polvere, così come il viso, in parte costellato di piccoli graffi, dalla tempia un piccolo rivolo di sangue si era incrostato, i vestiti erano in parte un po’ sporchi e rovinati, e ai polsi e alle caviglie la piccola aveva pesanti catene che le tagliavano i polsi, alcune gocce di sangue erano scivolate via.
La piccola cercò di vedere nella luce, e lentamente questa si andava a smorzare, rivelando delle sagome, alcune più veloci, altre immobili, mentre una si avvicinava a lei.
Chi era?
-Kisa! Per fortuna stai bene!-
la piccola cercò di aprire ancora un po’ gli occhi, fino a vedere una mano che si allungava verso di lei…e le accarezzava la testa.
La piccola spalancò gli occhi, mentre davanti a lei si delineava il viso sorridente di Hakkay, un po’ sporco e graffiato in alcuni punti.
-…Ha…-
la piccola allungò una mano, fermandosi però spaventata, per poi vedere Hakkay che la liberava dalle catene, prendendola in braccio, mentre dietro di lui Goku uccideva l’ultimo demone che era arrivato fino a loro, Sanzo e Gojio stavano tranquillamente fumando.
Kisa li guardò stupita, Goku le i avvicinò, lei era ora in braccio ad Hakkay, che ora agl’occhi dei compagni appariva molto più tranquillo di quando erano andati a riprendersi la bambina.
-Ciao Kisa! Stai bene?-
la bimba l guardò stupita, prima di annuire, anche se i polsi le facevano un po’ male, ma non se ne lamentò.
Hakuryu raggiunse la piccola volando, squittendo allegro e strofinando il muso sulla guancia della piccola, che per tutta risposta gli accarezzò la testolina, facendolo squittire ancora più contento.
-KYU! KYU!-
gli altri non fecero però in tempo a parlare, che un’altra scossa di terremoto li fece sobbalzare, il soffitto lasciare cadere altri detriti e polvere.
-STA PER CROLLARE TUTTO! ANDIAMOCENE!-
Sanzo si fiondò seguito da Gojio Hakkay con Kisa e Goku fuori dalla stanza, cominciando a ripercorrere il corridoio e le varie stanze, superando vari cadaveri di demoni, Kisa li osservò di sfuggita con sguardo un po’ triste, prima di alzare il capo verso Hakkay, il ragazzo a parte qualche graffio sembrava guarito dal primo attacco.
-…-
il gruppo raggiunse la sala, dove ci fu un’altra scossa, il tetto stava per crollare.
Velocemente, Hakkay strinse ancora un po’ più a se Kisa, correndo via e saltando evitando in tempo un pezzo di tetto, gli altri con Sanzo in testa lo raggiungevano e superavano, uscendo il più velocemente possibile da quella grotta, l’ultima scossa fece crollare l’apertura, mentre i ragazzi con la bambina caddero sulla neve, la piccola scivolò via dalle braccia di Hakkay, atterrando sulla fredda neve.
La bimba alzò la testa, fioccava ancora, non aveva smesso…
Kisa si guardò intorno, tutto era bianco, bianchissimo.
Era…era sotto la neve…
Ed era fredda!
I suoi piedi nudi affondavano nella neve gelandosi, mentre sopra di lei la neve le decorava i capelli di cristalli di neve che poi si scioglievano.
Neve, neve!
Kisa si guardò stupita, girandosi anche da tutte le parti, per poi fare una mano a coppa, raccogliendo qualche fiocco di neve che cadeva dentro, fissandolo mentre si scioglieva.
Vicino a lei, gli altri si riprendevano dalla corsa, ansimando un po’, Goku ridacchiava soddisfatto.
-Non mi sono mai divertito così tanto!-
-Tu ti diverti con poco, stupida scimmia-
-A chi hai chiamato scimmia pervertito?-
-Come ti permetti? Vuoi litigare?-
-Fatti sotto-
-PIANTATELA!-
Sanzo affondò le facce dei due nella neve con una bella sventagliata di Harisen, mentre Hakkay si avvicinava alla piccola, Hakuryu si aera appoggiato alla spalla di Kisa, contento, mentre la piccola lo guardava stupito, per poi concentrarsi di nuovo nella neve.
-Ti piace la neve?-
la piccola lo guardò, per poi annuire, mentre Hakkay sorrideva, prendendola poi in braccio, Hakuryu si trasformò nella jeep.
Il ragazzo dagl’occhi verdi richiamo gli altri.
-Torniamo alla locanda!-
Goku e Gojio stava facendo una battaglia a palle di neve, e per sbaglio avevano colpito Sanzo, che abbastanza nervoso aveva cominciato a prenderli a sventagliate! ^^;

La piccola Kisa entrò nella stanza, ad aspettarla Hakkay in canotta, con un cerotto su una guancia e i capelli liberi dalla fascia verde, mentre la piccola aveva i polsi e caviglie bendati e qualche cerotto su viso.
La piccola si mise seduta sul letto con Hakkay, che dalla schiena fece comparire il pupazzo della bambina, che spalancò gli occhi.
-L’avevi lasciato qui sul letto-
la piccola lo prese tremante, per poi stringerlo, e fissare Hakkay.
-…grazie…-
era sussurrato, ma Hakkay sorrise contento, facendole ancora una piccola carezza sulla testa, lei guardò lui, poi la neve fuori.
-Domani avrà smesso, e potremmo riprendere il nostro viaggio-
Kisa annuì, per poi fissare di nuovo Hakkay, e notare che la spalla di Hakkay era ancora bendata.
La piccola si rattristò, ricordando che quando l’aveva visto entrare in camera si teneva la spalla dolorante, sanguinava sotto il tessuto verde.
La piccola gli si avvicinò, sfiorando la spalla, mentre Hakkay la guardava incuriosito, per poi sorridere.
-Non ti preoccupare, un paio di giorni e sarà guarito tutto.
Kisa l guardò, per poi annuire, poi chinare il capo e tremare.
-Ha…Hakkay…scusa…-
il ragazzo guardò la bimba sorpreso, che tremava.
-Scusami tanto…-
l’uomo dagl’occhi verdi sorrise ancora, accarezzandole la testa, mentre lei alzava il capo stupita.
-Non scusarti, l’importante è che tu stia bene…-
Kisa annuì, per poi lasciarsi scappare una lacrima, mentre mormorava ancora qualche scusa, lasciandosi accarezzare la testolina da Hakkay.

(Ecco qua il nuovo capitolo
Ci vediamo!
BACI&KISSES
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Revolution (ovvero ciò che nessuno si aspetta) ***


Socchiuse gli occhi, per poi strofinarseli con la manina, un po’ di polvere era entrata negl’occhi, arrossandoli, mentre l’altra mano libera si teneva stretta il pupazzo.
Alla fine con Hakkay aveva fatto spese, anche se la roba che si era comprata era comunque larga, le maniche coprivano comunque le manine.
In quel momento aveva una maglietta grande dal taglio cinese, con il colletto alto e largo per coprire il collare che, in effetti, ai ragazzi metteva soggezione.
I capelli lunghi erano stati pettinati, ma adesso stavano tornando spettinati, la piccola non se li era lasciati legare, stava più comoda con i capelli sciolti.
In quel momento si stavano addentrando nel deserto, anche se secondo Hakkay presto avrebbero raggiunto il bosco, l’afa e il continuo vento che alzava un enorme polverone stava cominciando a sortire effetti negativi, soprattutto sull’umore gia nero di suo di Sanzo, il bonzo non mancava di sedare le discussioni dei ragazzi dietro a suon di sventagliate, a volte utilizzava la sua Shureiju, minacciando più volte di trasformare i due in scolapasta.
Poi si soffermava a guardare quella piccola con il suo pupazzo, e stranamente si rimetteva a sedere accendendosi una sigaretta, le scorte cominciavano a mancare, il che non poteva che peggiorare l’umore di tutti.
Kisa forse era la più tranquilla, passava molto tempo a fissare il paesaggio attorno a lei, quando la gente la vedeva in mezzo a quegl’uomini non potevano fare a meno di pensare a dei fratelloni con la sorellina più piccola in mezzo, da quando avevano avuto quell’incidente alla locanda Kisa era spesso sorvegliata a turno da Goku, Gojio e Hakkay, Goku soprattutto cercava sempre di giocare con la piccola, che si teneva ben stretto il suo pupazzo, non lo lasciava mai.
Gli attacchi si erano fatti sempre più frequenti, sembrava che la terra vomitasse quella quantità incredibile di demoni, alcuni di loro, i più coraggiosi, si erano avvicinati alla jeep, Kisa restava sempre immobile con quello sguardo vuoto mentre il demone tentava di afferrarla, fermato all’ultimo secondo da una sfera di energia, un proiettile, un bastone o una lama.
La piccola restava a fissare il cadavere che cadeva a terra, formando intorno a se una pozza di sangue, ed ogni volta Kisa non poteva fare altro che tremare leggermente, nascondendo il volto dietro il pupazzo, come se questo potesse proteggerla.
Adesso erano li, in quello sconfinato deserto, i capelli di Kisa sembravano una nuvola che correva impazzita a pochi centimetri da loro, gli occhi azzurri socchiusi e il pupazzo stretto tra le manine.
-SANZO! HO FAME!-
-Ecco, ti pareva che la stupida scimmia non cominciasse a fare baccano!-
-Non chiamarmi scimmia, Kappa puzzolente!-
-Come ti permetti?-
-Mi permetto, e ti dico che sei anche un baro! Kappa puzzolente e baro!-
-Vuoi che ti riempia la faccia di pugni, moccioso?-
Kisa li guardò, per poi osservare la figura di Sanzo alzarsi lentamente dal proprio sedile, voltarsi e tirare fuori da non si sapeva quel grosso ventaglio, sbattendolo con decisione sulla testa dei due, mentre Hakkay sorrideva.
-Sanzo, se continui così, li farai diventare scemi!-
-Come se non lo fossero gia, questi due deficienti…-
Kisa guardò Goku e Gojio premersi la testa con forza, e inaspettatamente si avvicinò a tutti e due, guardandoli uno alla volta in faccia, Goku le sorrise, con una mano si strofinava la testa ancora dolorante.
-Non ti preoccupare Kisa, non ci siamo fatti troppo male-
-Gia, ormai la nostra testa è abituata ai rimedi estremi di questo bonzo di cattivo umore-
Gojio le mise affettuosamente la mano sulla testa, e Kisa si voltò verso di lui, annuendo come per confermare qualcosa.
Le piaceva…le piaceva quando le mettevano la mano sulla testa, non gli faceva male, anzi.
Sentiva un calore, un piccolo calore venire da sotto, dalla pancia, ed espandersi, un calore che la metteva tranquilla.
Era…era bello…era dolce…
La manina di Kisa si spostò, mettendosi su quella di Gojio, che si limitò a farle un sorriso divertito, per poi lasciarla andare via, mentre Kisa si fissava quella mano, per poi avvertire la jeep fermarsi, Goku curioso si voltò verso Hakkay.
-Che succede? Demoni?-
-No, siamo semplicemente arrivati-
in effetti, davanti a loro si mostrava una grande città, la lunga strada era piena di festoni colorati, dovevano essere arrivati alla fine di una festa, visto che questi festoni erano in parte rovinati e in parte la strada era disseminata di vari rifiuti, tra cocci di bottiglie, sporcizia di vario tipo e segni di falò.
Quello che però colpì maggiormente i ragazzi era un'enorme edificio in lontananza, questo era di aspetto molto vecchio, e in parecchi punti era rovinato, c'erano resti e pezzi di muro che si erano staccati dai piani alti fracassandosi al suolo, altri sembravano staccarsi da un momento all'altro, e qui e la segni di incendi.
Goku afferrò Kisa, facendola scendere dalla jeep, la piccola subito si avvicinò ad Hakkay, afferrandolo per una manica e voltandosi a guardare i resti dell'edificio.
...
Il ragazzo abbassò lo sguardo verso la piccola, sorridendole e lasciandola afferrare un dito della grande mano, Kisa si fece portare via dalla vista dell'edificio, lei rimaneva ancora a guardarlo con aria stupita ed assorta, mentre i ragazzi si avviavano alla ricerca di una locanda, anche se all'ultimo momento tirarono fuori da uno zaino che Gojio si era portato appresso dei mantelli, Hakkay ne mise uno addosso a Kisa, nascondendole i capelli e parte del viso, il pupazzo era sotto il mantello, e lei lo stringeva con forza, mentre guardava stupita Hakkay.
-Non vogliamo farci scoprire, e non vogliamo che tu corra altri rischi-
Hakkay la prese per mano, mentre entravano nella locanda, una giovane li accolse con un sorriso sereno sulle labbra, mentre Gojio ridacchiava fra se e se, pronto a farsi avanti con la giovane.
-Benvenuti alla nostra locanda, in cos aposso esservi utile?-
-Se mi daste l'onore di invitarvi a mangiare qualcosa con me magari-
*STONK*
Il cazzotto di Sanzo mise KO il Kappa pervertito, mentre Hakkay si faceva avanti con la bambina.
-Vorremmo riposare qui stanotte. Ci sono camere libere?-
-Purtroppo me ne rimasta solo una, ma è la più spaziosa-
Hakkay si voltò verso gli altri, nessuno di loro aveva intenzione di dormire con l'altro, sopratutto Gojio e Goku, dato che uno russava e l'altro spingeva.
Sanzo si stava fumando la sigaretta, ma er alampante che nemmeno a lui andasse giù tanto l'idea.
Però...
-Va bene, la prendiamo-
la giovane sorrise, per poi inginocchiarsi verso la bimba, che la guardò un po' intimorita.
-E questa bella bimba? E sua sorella?-
-Si, siamo tutti fratelli-
la giovane sorrise alla bimba, che fissò meravigliata i profondi occhi scuri e i capelli di un biondo molto più scuro di quello del bonzo.
Il gruppo si spostò verso il tavolo da pranzo, Goku aveva ordinato un vero e proprio banchetto, e stava allegramente mangiando, mentre Sanzo si faceva portare un portacenere e del the.
-Mi scusi signorina, ma cos'è quell'edificio?-
-Voi siete stranieri, giusto? Quell'edificio una volta era un tempio, e ci abitava uno dei Sanzo.
Purtroppo i demoni attaccarono il tempio, e il Sanzo dovette fuggire con alcuni suoi fedeli.
Alcuni sacerdoti, alcuni anni dopo l'accaduto, decisero di esorcizzare l'intero edificio, creando così una barriera che bloccasse l'energia maligna dei demoni-
-A quale scopo?-
-Beh...voci raccontano che il sutra custodito dai Sazno sia ancora li...-
Sanzo non fiatò, limitandosi a sorseggiare il suo the, mentre Goku mangiava ingordo come sempre, tanto che Gojio gli diede una sonora botta in testa.
-Razza di scimmia maiale! La smetti di ingozzarti?-
-Non chiamarmi scimmia, Kappa PERVERTITO!-
-NON COMINCIATE!!-
Sanzo diede due sonori cazzotti preferendoli all'harisen, mentre Kisa continuava a mangiare apparentemente indifferente a quei discorsi, mentre Hakkay ordinava un altro po' di the alla signorina che aveva assistito allibita alla scenata del fratello.
Inutile dire che nessuno dei ragazzi aveva voglia di dormire per terra, tutti volevano andare sul lettone, che in quel momento era occupato dalla figura di Kisa che assisteva tranquilla alla scenetta che le si parava davanti: Sanzo, Gojio e Goku che litigavano, con la scimmietta che veniva tenuta dal Kappa per fermarlo nel tentativo di impossessarsi del letto, e Sanzo con una sigaretta in bocca a fare altro baccano, mentre Hakkay tentava di sedare la conversazione.
Kisa si voltò a guardare fuori dalla finestra, a lei piaceva molto che il letto fosse vicino alla finestra, o almeno questo era quello che pensava Hakkay e gli altri, visto che la piccola si rifiutava di parlare se non per chiamare i ragazzi per nome, almeno non era muta!
Davanti alla finestra c'era solo il muro dell'edificio davanti a due piani, ma sporgendosi verso fuori, Kisa poteva vedere tranquillamente in lontananza la sagoma del vecchio tempio abbandonato che sembrava voler crollare da un momento all'altro.
La piccola lo guardò ancora con sguardo assente, mentre i suoi occhi sembravano diventare improvvisamente cangianti, cambiando colore dall'azzurro chiarissimo ad uno più scuro e brillante in qualche modo, quando Hakkay la raggiunse, sorridendo.
-Scendi dal letto, Kisa. Stavolta a dormire nel letto è Goku-
non chiedetemi come alla fine la scimmia abbia alla fine vinto contro il Kappa e il bonzo, fattostà che la bimba annuì, e stava per scendere, quando Goku le si avvicinò.
-Se vuoi, Kisa, puoi dormire con me!-
la piccola lo guardò stupito, prima di annuire, mentre Goku ridacchiava, anche se Hakkay non era molto d'accordo, in fondo la scimmia non era con il sonno tranquillo, anzi!
-Vabbeh! ^^;-
Kisa guardò di nuovo la finestra, gli occhi avevano di nuovo assunto il loro colore di solito, azzurro chiaro, mentre Goku tutto contento si metteva dentro il morbido letto, tra il borbottare di Gojio e i vani tentativi di Hakkay di calmare la rabbia di Sanzo.
Quella notte, Kisa aprì gli occhi, svegliandosi senza una ragione precisa, guardando Goku che l'abbracciava sotto la morbida e calda coperta, stranamente la scimmia era tranquilla quella notte, forse perché si rendeva conto che aveva con se una bimba? Mistero
Fattostà che Kisa scivolò via dalle braccia della scimmia, alzandosi e mettendosi seduta per vedere la situazione, si reggeva con le mani, i capelli scivolavano via da tutte le parti.
Hakkay, Gojio e Sanzo stavano tranquillamente dormendo poco distanti dal letto, mentre la piccola Kisa scendeva giù, la camicia che usava come pigiama rivelava le magre gambe di bambina, mentre la piccola si voltava, afferrando dalle braccia di Goku il suo pupazzo, guardandosi poi intorno, i capelli spettinati scivolavano un po' da tutte le parti.
Quella notte non riusciva a dormire, non aveva ancora preso sonno.
Si avvicinò al futon di Hakkay, guardandolo da un fianco, nel sonno il ragazzo sembrava molto più tranquillo che quando era sveglio.
Kisa gli toccò una guancia con la mano, appoggiandogliela delicatamente quasi a voler sentire la temperatura.
Il ragazzo non rispose al contatto, e Kisa gli tolse la mano quasi scottata, anche se Hakkay era fresco.
La piccola si guardò la mano, anche se era difficile dato che la manica della camicia le copriva la mano in questione.
Tornò a guardare poi Hakkay, i suoi occhi si soffermavano sul viso, per poi lentamente billare di una luce strana, mentre la piccola si stringeva a se il suo pupazzo, per poi alzarsi e uscire fuori dalla stanza, voltandosi solo per un momento, per poi chiudere dietro di se la porta, scendendo velocemente i gradini, mentre i ragazzi ignari continuavano a riposare.
La piccola uscì dalla locanda, i capelli svolazzanti per la fredda brezza che penetrava anche nella stanza dalla finestra socchiusa, mentre i piedi nudi incontravano la strada sterrata.
La piccola si guardò intorno, prima di voltarsi verso il tempio, il vento era a lei contrario, e le sollevava i capelli.
Fissò ancora l'edificio in decadenza, per poi cominciare ad avviarsi verso di esso, tenendo per una zampa il pupazzo, lasicandolo scivolare al suo fianco, mentre si avvicinava all'edificio.

Goku si svegliò, sentendo che accanto a se non c'era più la bimba, spaventandosi e guardandosi attorno, era improvvisamente sparita!!
Hakkay non glielo avrebbe perdonato....
Goku si guardò intorno, prima di notare una figurina bianca svanire dalla finestra. Il ragazzo corse giù, guardandosi intorno, notando poi di nuovo quella bianca figura, Kisa.
Il ragazzo corse verso di lei, ormai la piccola era a poca distanza dal tempio, fermandola di colpo afferrandola per un braccio.
-Ehi Kisa, fermati!!-
la bimba fu bloccata da qualcuno, e si voltò spaventata osservando poi una distesa dorata.
-...Goku...-
-Kisa, che stavi cercando di fare? Avanti, torniamo alla locanda-
la piccola però strattonò la manica di Goku, cercando di trascinarlo in direzione del tempio, la scimmia la guardò stupito, per poi osservare l'edificio decadente.
-...vuoi entrare dentro?-
Kisa annuì, stavolta energicamente, stupendo Goku, sembrava molto spaventata, forse dentro c'era qualcosa che apparteneva a Kisa, in fondo di quella bimba non conoscevano niente.
La scimmia la guardò, per poi far sbucare il Nyoibo in una mano, sorridendole e facendole un buffetto sulla testa.
-Va bene, andiamo. Ti proteggo io-
la piccola lo guardò, per poi annuire, ricominciando ad avviarsi verso il tempio, intorno al perimetro di questo c'era una specie di barriera di corde con strani simboli sopra e decorazioni in carta che svolazzavano alla fredda brezza, la piccola ci mise una mano sopra, qualcosa come un pizzicorio l'attraversò le dita, per poi discostarsi, Goku le si avvicinò dopo essersi guardato intorno, avvicinandosi alle corde.
-Cosa aspetti? Non avrai cambiato idea...-
superò le corde come se niente fosse, e Kisa lo seguì, guardandosi però indietro, preoccupata, Goku le teneva la mano e la portava verso il portone principale, o meglio, quello che ne restava, dato che il portone era a terra mangiato da muschio, muffa e tarme, e il muro dove prima ci stava attorno era pieno di buchi come un formaggio svizzero, pezzi d'intonaco e muro assieme con polvere scivolavano via dalle scale e tutto intorno al pavimento, Goku si guardò intorno stupito di quanto fosse pericolante quell'edificio, mentre Kisa si guardava intorno con meno interesse riguardo all'edificio, prima di indicare con un dito uno dei due corridoi in fondo alla sala, ai lati di questa, di fronte a loro appoggiata al muro una statua acefala, la testa era rotolata via, il pavimento in legno scricchiolava, e qui e la pezzi del soffitto con polvere e ragnatele.
I due si avviarono verso i lunghi corridoi, addentrandosi sempre di più, a volte rischiando di cadere sottoterra per via del pavimento pericolante che ogni tanto cedeva sotto i loro piedi.
Nonostante l'ennesimo rischio di farsi male, Kisa continuava imperterrita a guardarsi intorno e a camminare di fronte a Goku, che stringeva nervoso il bastone, c'era un silenzio assordante, rotto solo dai vari rumori poco gradevoli del tempio.
I corridoi si facevano sempre più bui, e alla fine dovevano tastare le pareti per poter continuare, Kisa sentiva la sua mano stretta in quella di Goku, il ragazzo non se la sarebbe perdonato se l'avrebbe persa.
Il suo pensiero volò per qualche istante ai ragazzi, doveva essere ancora notte, ormai in quel posto non si capiva se era giorno o sera.
Kisa si fermò, nel buio non si capiva dove fossero arrivati, ma era certo che dovevano scegliere tra scendere e salire.
La piccola restò immobile, mentre Goku controllava la situazione tenendo però la mano stretta a Kisa.
Alla fine, decisero di salire, o meglio, fu la bimba a scegliere, trascinando con se Goku ai piani superiori, li la luce filtrava dai buchi nel muro e da alcune finestrelle ancora miracolosamente integre.
I due si guardarono intorno, li intorno c'erano scheletri ancora interi, alcuni era frantumati sotto dalle macerie.
Kisa si guardò intorno, i suoi occhi avevano assunto di nuovo quella tinta cangiante, mentre lentamete abbandonava la mano di Goku, nell'oscurità il ragazzo cominciò a sentire il panico mentre avvertiva la bimba farsi sempre più distante.
-KISA! KISA, TORNA QUI, NON TI ALLONTANARE DA ME!-
la piccola però sembrava non ascoltarlo, troppo impegnata a seguire una specie di percorso, i suoi occhi adesso assumevano tinte argentate con pagliuzze multicolorate, il suo pupazzo scivolava via dalla sua mano, rischiando di andare perso in mezzo alle macerie, ma forse per volere di Kisa o di qualcos'altro il pupazzo restava in qualche modo incollato alla mano della bimba, che si guardò intorno, prima di femrarsi, attorno a lei solo oscurità.
Solo oscurità.
Oscurità, questo è il tuo nome.
E io sono la tua figlia?
Mamma dice che io sono fatta per l'oscurità.
Che sono niente.
Oscurità è niente.
E io appartengo a quel mondo.
Mamma dice così.
Però...però io odio questo mondo...
Non voglio, non voglio restare qui...
Io odio il buio....
Qualcosa....qualcosa....è vicina....molto vicina...
Kisa allungò una mano nell'oscurità, non riusciva a vedere nemmeno dove stesse mettendo la mano, ma sentì qualcosa, e lo tastò con cura, capendo che era una scatola, o qualcosa di molto simile...
Era...era cubico...con...con un un buco al centro...
Di colpo, una vampata di luce attraversò tutto il tempio, accecando per qualche secondo Goku e Kisa, che si coprì le mani e si lasciò scappare il pupazzo.
Kisa stava per riprenderlo, quando la scatola cominciò a vibrare, e gli occhi di Kisa tornati prima normali divennero questa volta brillanti, sfavillanti, un colore indefinito che illuminava le iridi ora prive di pupille.
Qualcosa...qualcosa appariva...traspariva...svaniva dai suoi occhi...come quando il televisore non ha l'antenna e c'è quella cosa grigia, così erano ora i suoi occhi...
Di colpo, l'edificio tremò, mentre Goku correva verso Kisa e la piccola restava immobile, pietrificata, di colpo da quella che si era rivelata una vera scatola sbucò qualcosa, qualcosa paragonabile ad un occhio, mentre un rimbombare di grida proveniva dal basso...
Di colpo, una mare di demoni invase la stanza, e Goku si strinse a se la piccola Kisa, mentre la bimba sembrava riprendersi.
L'occhio la guardò, la guardò attentamente.
Poi, senza preavviso, la colpì.
Penetrò nella pancia, lasciandola la piccola senza fiato, incapace persino di gridare, mentre Goku guardava agghiacciato, ma non poté aiutarla, che i demoni subito lo attaccarono, mentre la piccola veniva sollevata da terra, un rivolo di sangue scivolò via dalla bocca della bambina, sotto di lei il pupazzo si macchiò di quel sangue, la pancia del pupazzo aveva ora una bella macchia rossa, mentre la camicia di Kisa s'impregnava del suo sangue dalla pancia e si espandeva a macchia d'olio, mentre quella cosa sembrava voler entrare ancora più a fondo.
-Ma bene...vedo che ha funzionato...-
un demone dai capelli verdi si avvicinò alla bambina sanguinante, mentre Goku stendeva l'ennesimo demone, precipitandosi verso quello che si avvicinava alla bambina.
Il demone lo guardò sorridente, poi spalancò gli occhi, e una serie di strani filamenti uscirono dal tempio, ora sembravano dei rami e delle radici di piante, e afferrarono Goku, stringendolo spasmodicamente, il ragazzo avvertì un dolore atroce, le sue ossa si sarebbero spezzate, mentre il demone tornò ad occuparsi della piccola, sorridendo.
-Vedo che la leggenda della possibile presenza del sutra ha attirato la mia preda.
Non c'è che dire, sono un genio.
Sapevo che saresti venuta a cercarlo...in fondo...sai a cosa serve il sutra...
Non sei...una bimba così stupida come pensano tutti...e infatti io non ho fallito...-
il demone guardò Goku con aria di sufficienza.
-Peccato per questa presenza fastidiosa, ma non c'è problema, la creatura la ucciderà senza problemi-
schioccò le dita, e altre radici si avvinghiaron oal corpo del ragazzo stirngnedolo, Goku si lasciò scappare un urlo di dolore.
Kisa lo guardò spaventata, per la prima volta c'era dello spavento in quegl'occhi.
Goku...Goku...Goku...
Kisa guardò in basso, e vide il suo pupazzo a terra, con quella macchia di sangue sulla pancia.
Lo sguardo attirò l'attenzione del demone, che sorrise divertito, afferrando il pupazzo, mentre i demoni si trattenevano del sbranare i due intrusi.
-Bene, a quanto vedo alla nostro piccola piace giocare con le bambole...
Che buffo, una bambola che gioca con le bambole!-
il demone sghignazzò, stringendo tra le mani il pupazzo, Kisa guardò spaventata e vuota il suo pupazzo tra le mani del demone, poi osservò Goku che sembrava sul punto di cedere...
Goku...
...no...
è colpa mia...è tutta colpa mia...
se...se avessi dormito...
se...se non fossi venuta...
se...se non li avessi mai incontrati...
Gojio...Goku...Hakkay...Sanzo...
...il signor Sanzo aveva ragione....
...adesso...
no...non voglio...
non lo voglio...
...non...
non...
........NON LO VOGLIO!!!!!!!!!
Un vampata di luce attraversò per la seconda volta il tempio, che però non tremò sotto quelo colpo, ma s'illuminò come un faro in una notte di nebbia, rendendo la notte giorno, mentre dentro i demoni e il loro capo erano accecati da tanta luce, Kisa aveva la bocca spalancata, e stava urlando, urlava per la prima volta, liberando la sua paura, una valanga di immagini le stava sbattendo contro, immagini violente, crudeli, con risate meschine...
Istanti dolci erano cancellati di colpo da sogni, incubi, ricordi neri che si mescolavano come a voler creare una sepcie di tornado.
Vento, si vento...
E lei era l'occhio del ciclone.
Nella sua barriera di luce stava urlando, terrorizzata, spaventata.
Arrabbiata...
I demoni sembrarono sciogliersi a quella luce, mentre le radici della creatura abbandonarono il corpo di Goku, che cadde a terra tossendo e prendendo fiato.
Ma Kisa non si fermava.
Continuava a gridare, a gridare con forza, era troppo spaventata, la sua paura la stav distruggendo, poteva il sentire il corpo e la voce farle male, il suo collare bruciava, le stava sciolgiendo la pelle tanto era caldo, bollente!
Sarebbe scoppiata!
Aveva paura, ma non voleva smettere proprio perché aveva paura.
Paura,paura,paura.

PAURA!!!!!!!!!

Di colpo, sotto gli occhi di Kisa, qualcosa di bianco apparve dal nulla.
...una goccia d'acqua che rinfresca...
Un...un sorriso...
"Tieni...è per te..."
...un'altra goccia d'acqua...acqua...
...pioggia...piove?
...si...si, piove...piove...
"Tieni, è per te
Ti piace?"

allungò le manine, afferrando quel pupazzo, la macchia rossa...quella macchia rossa...
"E' un po' sporco, ma vedrai, dopo averlo lavato tornerà pulito"
...ah...
La sua bocca sembrò sorridere, sembrava apparire l'ombra di un sorriso, mentre i suoi occhi si socchiudevano, tornando azzurri, un azzurro chiaro...
-Ha...-
-KISA!-
la piccola sentì le energie svanì, e stava cadendo, avvertiva l'aria sferzarla, quando avvertì qualcosa afferrarla in tempo, mentre altre gocce d'acqua la rinfrescavano.
Hakkay l'aveva afferrata in tempo, e adesso le stava staccando quella strana cosa dalla pancia, stirngendola a se e chiamandola.
-Kisa! Kisa, stai bene!-
-Goku!-
Gojio corse dalla scimmia, che si era ripresa, anche se in più parti era ferito e coperto da lividi, la scimmia socchiuse gli occhi e fece segno ok con il pollice prima di svenire.
Nel frattempo, Kisa aveva aperto di nuovo un pochino gli occhi, riconsocendo la figura di Hakkay, e guardandolo, stavolta sul suo viso, Hakkay vedeva.
Vedeva l'ombra di un sorriso.
Poi, però, svaniva, come lavato dalla pioggia.
-Hakkay...sporco...-
la piccola mostrò la macchia sul pupazzo, e Hakkay sorrise, sollevato, stirngendola a se, senza riuscire a trattenere una alcrima di sollievo.
-Sta tranquilla, lo laveremo e tornerà pulito. Va tutto bene, Kisa. Va tutto bene-
Kisa si limitò ad annuire, restando così, appoggiato al petto di Hakkay.
Bene...stava bene...
Stava...bene...
Bene...
...e sul suo viso...
...solo l'impressione di un passaggio di un sorriso...
Sotto la pioggia che aveva cominciato a cadere...

(Finito!
Grazie ai cd di Festivalbar, a Raffa, e a tutte le ragazze che mi commentano!
Grazie! Grazie di tutto!
^__^
BACI&KISSES
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** I don't understand...(ma un giorno capirò...allora...) ***


Come al solito, era li.
Di fronte alla grande vetrata, perché in effetti quella finestra era grande, e si vedeva tutto il muro dell'edificio davanti.
E pioveva.
C'era la pioggia.
Aveva cominciato a piovere nel tempio abbadonanto, e fin dal loro ritorno alla locanda non aveva smesso di piovere.
Ma a lei piaceva la pioggia.
Forse per questo era triste.
Era di schiena alla finestra, i capelli stavolti raccolti in una treccia, visto che doveva essere curata, ed ora aveva una bella fasciatura sulla pancia e qualche cerotto, uno sopra il soppracciglio destro, doveva aver preso una scheggia o qualcosa di simile.
Sospirò, mentre tastava ancora quel cerotto, il pupazzo era li, stretto a se con un braccio fasciato.
Era triste.
Aveva fatto preoccupare Hakkay.
Lo aveva reso triste.
Quando si era svegliata, lo aveva visto li accanto che la guardava, turbato.
E lei si era rattristata.

"Ti prego di non fare mai più imprudenze simili, per poco non rischiavi di morire"

L'aveva sgridata.
Ma non era per questo che era triste.
Negl'occhi di Hakkay l'aveva visto.
Aveva visto quella cosa che non aveva mai visto, e le aveva fatto male, molto male.
E la pioggia continuava a cadere.
E lei pensava.
E respirava.
E viveva.
...
Sospirò, triste, silenziosa, mentre più ci pensava, più capiva.
Ma lei...lei...cosa doveva fare?
Cosa voleva fare?
Perché era li, con loro?
Si stava ricordando di quella giornata, la prima giornata.
Si guardò la mano, quella mano che aveva afferrato la veste di Sanzo.
Se la guardò, e sentì qualcosa di doloroso farle male.
Ma lei non sapeva cos'era.
Sapeva solo che si sentiva...inutile...fuori posto...
Lei non doveva essere li...
Lei...lei doveva tornare dalla mamma...
Tornare dalla mamma al più presto.
...perché li...
Li non ci poteva stare...
Li aveva osservati, li aveva guardati, li aveva fissati.
E si era sentita incredibilmente sola, e vuota.
Come un anello senza catena, non era nient'altro che un anello di ferro.
Piccolo, tondo, debole.
Lei non c'entrava nulla di quella catena.
Loro erano una catena, che si univa ad altre catene, per formare qualcosa in cui lei...lei...non poteva stare...
Sentì quella cosa farle ancora più male del solito, mentre la pioggia dietro di lei continuava a cadere, alcuni ciuffi sfuggiti alla treccia scivolavano lungo il viso, i suoi occhi socchiusi guardavano il vuoto.
...le faceva male...
Lei forse non sarebbe mai dovuto esistere...
Si...era meglio così...
Senza di lei tante persone sarebbero state ancora vive.
E invece...invece...
Sentiva qualcosa pizzicarle terribilmente...mentre un lampo illuminava la sua stanza, e la pioggia continuava a cadere tristemente e con forza, quasi a voler cancellare quei suoi pensieri.
Guardò il suo coniglio, il suo pupazzo.

"Tieni, è per te.
Ti piace?"


Kisa abbassò lo sguardo, come sconfitta, mentre immagini su immagini le passavano davanti.
Ricordi appena conquistati...i suoi primi ricordi...
Lei...lei non aveva ricordi...
Era vuota...vuota come una conchiglia...
Non aveva ricordi, ne memorie.
Era sola, e non possedeva nient'altro che se stessa.
Li aveva sentiti, li aveva sentiti parlare mentre si battevano contro demoni.
Vivere per se stessi.
Nessuno a cui difendere...
Quindi...quindi lei...
Era...era solo un peso...
Un peso inutile faticoso da portarsi dietro...
Si sentiva così abbattuta da questa verità...che non poté fare a meno di piegare il capo, abbondonando il suo pupazzo sul materasso del letto, restando così, immobile.
Lentamente, si sdraiò nel letto, lasciando però il suo pupazzo li, lontano da lei, quasi a voler abbandonare ogni ricordo.
Voleva solo...solo...
Che cosa voleva...?
Cosa voleva veramente?
Si voltò verso la finestra, tenendo lo sguardo verso la pioggia sopra di lei, gli occhi socchiusi, come in una specie di dormiveglia.
In quell'istante, nella stanza entrarono Hakkay e Sanzo, il ragazzo dagl'occhi verdi la guardò sorridendo dolce come al solito.
-Si è addormentata. In effetti, deve aver speso molta fatica per aver provocato quella luce-
il bonzo non fiatò, continuando a fumare la sigaretta che aveva gia acceso. Hakkay si voltò a guardarlo.
-E da quando abbiamo preso con noi Kisa che ti comporti in una maniera strana-
-Solo tu l'hai notato, del resto quegl'altri due sono troppo stupidi per capire...-
-Cos'hai contro Kisa, Sanzo? E' solo una bambina...-
Sanzo guardò la figurina, la treccia bianca adesso lasciava libere le spalle e la fisionomia magra e minuta della piccola, che restò ferma, mentre Hakkay guardò stupito il pupazzo lontano da lei.
-E' pericolosa...non mi fido di lei...e comunque con noi lei non c'entra niente, l'abbiamo portata con noi solo per portarla al sicuro in un villaggio, e invece ce la stiamo portando appresso lungo il nostro viaggio-
Hakkay si rabbuiò, mentre avvicinava il pupazzo alla piccola, che si limitò a non fiatare, sentiva di nuovo quella sensazione salirle dalla pancia e arrivargli alla testa, agl'occhi, mentre insilenzio ascoltava il discorso dei due.
-Hai visto al tempio cosa ha fatto? E la prima volta, con quei demoni...
E stata lei...
Fin dal primo momento che è entrata con noi...sapevo che lei nascondeva qualcosa...-
-E allora perché solo tu l'hai notato? Noi non abbiamo avvertito alcuna aura maligna...-
-Forse perché non ha un'aura...forse perché...non è umana...-
Hakkay si paralizzò, così come Kisa strinse la mano sul cuscino in un gesto istintivo.
Ancora....ancora di più...saliva ancora di più...
-Ma può darsi anche che mi sbagli...in fondo, non sappiamo nulla di questa bambina...solo che da quando è con noi...i guai sono aumentati-
Sanzo allungò una mano, per poi discostarla, quasi scottato, infastidito, mentre prendeva una boccata di fumo, fissando poi la pioggia fuori.
La pioggia...la pioggia...
I due fecero per andarsene, quando la bimba li richiamò, mettendosi seduta, non stava dormendo, non sarebbe mai più riuscita a dormire.
-Signor Sanzo...-
il bonzo si voltò a guardarla con fare freddo, mentre la piccola abbassava il capo timidamente, il pupazzo l'aveva abbandonato di nuovo li.
-...io...sono solo un peso vero?-
Hakkay si stupì della lunga frase che era riuscita a mormorare, mentre Sanzo si limitava a fumare.
-Per quanto mi riguarda si, sei un peso-
saliva, saliva ancora...
-Noi non siamo dei difensori della giustizia o cose del genere, noi combattiamo solo per noi stessi...-
saliva...e lei lasciava fare...
-...si, vi capisco...-
Kisa annuì, mentre sentiva quella cosa salire ancora, ancora un po'.
-...tuttavia per ora non penso di lasciarti qui, in questa locanda-
la bimba alzò di scatto la testa, guardandolo sorpreso.
-...perché?-
la piccola si mise in piedi, la treccia sbatteva sulla schiena.
-Lo avete detto voi, sono un peso, non sono in grado di difendermi.
E...e forse vi sto anche mentendo su quello che sono...-
-Non ho detto che c'interessa cosa sei.
Io ho semplicemento detto che tu sei pericolosa-
Sanzo la guardò torvo, mentre Hakkay restava in silenzio, ascoltando stupito quella bambina che ora appariva ancora più spaventata ed intimidita di quanto gia non lo fosse.
-...se vorrai dire chi sei e cosa vuoi, questo sarà solo per volere tuo.
Per ora ti limiterai a seguirci.
Di tutto il resto non me ne frega niente-
Kisa annuì, tremante, mentre Sanzo usciva dalla stanza, lasciando così la bambina sola, di fronte ad Hakkay, che le si avvicinò.
-Perché non hai parlato gia dalla prima volta?-
la bimba si mise seduta, tenendo il capo abbassato.
-Avevo paura...io non posso parlare...con nessuno...altrimenti vengo picchiata...e averlo fatto ora...mi spaventa...-
la piccola tremava, mentre Hakkay la fissò colpito, per poi metterle una mano sulla testa, sorridendole.
-Visto? Non ti sto picchiando. Non devi aver paura di noi...-
-Perché mi avete portata con voi signor Hakkay?-
la piccola lo guardò triste.
-Solo per portarmi in un altro villaggio al sicuro?-
-All'inizio era per questo...ma poi...-
Hakkay chiuse gli occhi, lentamente il volto di Kisa che aveva davanti si trasformava, non mutava aspetto ma pochi piccoli particolari che lo rattristarono.
-Signor Hakkay?-
l'uomo riaprì gli occhi trovandosi di fronte Kisa,che lo guardava triste.
-Il signor Sanzo ha detto che voi combattete solamente per voi stessi.
La mia presenza quindi è d'intralcio...
Sopratutto per il signor Sanzo...
Solo che...non capisco adesso perché mi volete portare con voi...-
-Non l'hai capito?-
Hakkay le sorrise, facendosi più vicino.
-Perché tu hai bisogno che qualcuno ti protegga...dagl'altri...e da te stessa...-
Kisa lo guardò sbalrodita, prima d'ora nessuno gli aveva mai detto queste cose.
Però...
-Io con voi non c'entro nulla...io sono solo un'estranea...io non-
-Forse...ma ora che sei qui, anche tu ora sei del gruppo...ricordati che sopratutto per Goku, Gojio e per me...-
Hakkay le sorrise ancora, mentre lei alzava la testa.
-...Sei la nostra piccola sorellina...-
so...sorellina...
qualcosa....qualcosa si è mosso...
...brucia...
e...e attraversa il mio viso....
Kisa si spaventò, tastandosi la guancia, e guardando quell'acqua scorrere via dal suo dito, mentre avvertiva quello strano movimento svanire, ma restare comunque come un' ombra.
-Cosa...-
Hakkay le sorrise, asciugandole anche il resto della traccia di quella lacrima.
Kisa si guardò intorno, quasi spaventata da quello che era successo, impacciata.
-I-Io ero a-arrrivata fino a v-voi... e-e vi ho pregato di lasciarmi venire con voi...m-ma Sanzo non voleva...poi mi avete presa...e non capisco-
-Sei confusa?-
la bimba annuì di nuovo.
Hakkay si sedette più comodo, prendendo Kisa e stringendola in braccio, passandogli il suo pupazzo che la piccola accettò timorosa.
-Non importa se ora non capisci ciò che ti ho detto, primo o poi lo capirai.
Ma ora voglio che tu ti riposa, stanotte non hai dormito...-
-Prima voglio vedere Goku...non l'ho più visto...-
la piccola non fece tempo a finire la frase che qualcuno bussò alla porta, la testa castana decorata con diadema di Goku sbucò da fuori, era intimidito, e dietro di lui c'era Gojio, che lo spingeva dentro, ricevendo le proteste del ragazzo.
-Vieni Goku, Kisa voleva giusto vederti. Sai...era preoccupata per te...-
il ragazzo guardò stupito la bambina, per poi entrare, avvicinandosi alla piccola, Hakkay li lasciò solo, facendo l'occhiolino alla piccola e raggiungendo Gojio, trascinandolo via con se.
Goku era incredibilmente intimidito da quella piccola creatura dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, gli ricordava davvero tanto una bambola.
Però...
-Kisa...volevo chiederti scusa...-
la piccola lo guardò interrogativa, non sapendo che rispondere.
-...insomma...io ti avevo detto fuori dal tempio che ti avrei protetta...e invece sono stato un buono a nulla, ti ho solamente persa di vista e per di più stavi per essere catturata da quel demone-
Kisa si mise in ginocchio sul letto, tenendo il pupazzo appoggiato sulle gambe e allungando le manine al viso di Goku, scuotendo il capo e parlando, anche se anche lei desso si dimostrava impacciata.
-Non...non devi chiedere scusa...la...la colpa è mia...-
-Kisa, ma tu parli!-
lei annuì, continuando aperò a parlare.
-Sono io che mi sono allontanata...anzi...ti ringrazio...senza te mi sarei sentita sola...sola...in quel grande tempio...-
la manine abbandonarono il viso di Goku, scivolando giù, mentre il ragazzo la guardava colpito.
-A me...non...non piace stare sola...mi sento...triste...-
un brivido le passò lungo la schiena, il ricordo di qualcosa paragonabile ad uno stridulo la gelò per qualche istante, per poi avvertire di nuovo Goku, il ragazzo la stava guardando attentamente.
-Ti prometto che diventerò ancora più forte, Kisa, così la prossima volta non ti lascerò scappare-
il ragazzo le sorrise abracciandola di colpo, e Kisa annuì, gli occhi le si erano spalancati, brillanti di qualcosa...
Kisa lo afferrò per una manica.
-Goku tu...-
-Ehi, ragazzi, avete fame?-
-SII!!-
Goku aveva gli occhi brillanti, per poi voltarsi verso Kisa, che lo guardò stupito, il ragazzo le prese la mano.
-Andiamo?-
lei prese il pupazzo, stringnedolo a se, seguendo poi il ragazzo


Socchiuse gli occhi, era di nuovo notte.
Quella giornata uggiosa era finita quando erano scesi per la cena, anche Sanzo aveva partecipato al banchetto, come si chiamavano i pasti con Goku in compagnia.
Stavolta a dormire sul letto grande c'era Sanzo.
E Kisa...Kisa era finito sul futon al centro della stanza, con il pupazzo in braccio.
Dormendo tranquilla, con un'espressione serena anche se intimidita.
...non capiva...ancora non capiva...
Hakkay gli aveva detto che prima o poi avrebbe capito...
Avrebbe capito...il perché...
E forse...forse quel giorno...
Avrebbe pianto...o riso...

(Nuovo capitolo!
Non credevo di riuscire a scriverlo oggi!
Beh, vi saluto!
BACI&KISSES)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Storm ***


Elariel non è mio, ma appartiene a gojio87 che me l'ha gentilmente prestato!

these wounds won't seem to heal
this pain is just too real
there's just too much that time cannot erase

Queste ferite sembrano non guarire
Questo dolore è troppo reale
C'è semplicemente troppo che il tempo non può cancellare


(My immortal, Evanescence)

"Tutto ciò che mi è accaduto...è stato tutto per colpa sua...
Odio, odio.
L'odio è l'unica cosa che mi fa andare avanti.
E fin quando odierò quell'essere, potrò vivere.
Odio...odio...
La odio..."

Grondava di sangue da tutte le parti, quando alzò il capo verso la fonte di luce, una figura gli si stava avvicinando, lasciando che la luce elettrica iluminasse quello scempio, una mano gli afferrò il mento come una tenaglia, occhi fissavano il suo volto in più parti graffiato e rovinato da tagli che lasciavano scorrere rivoletti di sangue, mentre la mano stringeva il suo mento, un dolore lancinante che però non avrebbe mai ammesso.
Poi la mano lo lasciò andare, mentre lui si alzava in piedi, dal viso sbucò un sorriso, mentre la figura usciva dalla stanza, lasciando però la porta aperta, come ad intimare all'essere di uscire, uscire...
Uscire...ma senza essere libero...

Guardò fuori dalla finestra, in quel periodo pioveva di frequente, e il più delle volte erano costretti a stare nelle locande o in luoghi riparati anche per più di due giorni, veri e propri acquazzoni scendevano giù come muraglie d'acqua, il che non conferiva al bonzo corrotto un umore adatto ad una conversazione.
Erano riusciti a trovare vicino alla foresta che stavano affiancando da un paio di giorni una sorta di baracca che però era in buono stato, a due piani con tre camere da letto, inutile dire che Sanzo si era preso la camera con il letto singolo lasciando nelle altre due stanze da due letti Goku e Gojio e Kisa con Hakkay, il demone dagl'occhi verdi dimostrava in quei casi una sorta di iper protezione che però non dava per niente fastidio alla bambina.
Quelli non contenti erano ovviamente Gojio e Goku, il rosso non capiva perché l'amico non lo lasciasse dormire una notte con Kisa, mica se la mangiava.
Vabbeh che era un incallito donnaiolo, ma mica era pedofilo!
E comunque, anche se non lo ammatteva, ci teneva anche lui molto alla piccola Kisa, lo dimostrava il fatto che con lei si dimostrava sempre gentile ed affettuoso, una faccia di Gojio che questo non rivelava quasi mai a nessuno, solo Hakkay e la bambina conscevano quel lato di buonismo.
Questa volta però non era Kisa a guardare fuori dalla finestra, ma Hakkay, stranamente quel giorno aveva lasciato Kisa nelle mani di Gojio e Goku, che erano andati alla ricerca di un villaggio dove fare compere.
Anche lui era giù di tono, il sorriso che di solito adornava il viso era scomparso del tutto, lasciando invece una malinconia a lui così familiare, mentre osservava la pioggia che cadeva fuori da quella finestra, intorno a lui la stanza era ricoperta da un sottile velo di buio, il fuoco al centro della stanza illuminava con vampate di luce angoli bui che rivelavano le ragnatele della baracca a due piani, mentre lui restava seduto su una panca, la camicia verde era stata sostituita da una maglia a maniche lunghe bianca che lo scaldava, in effetti con l'arrivo della pioggia era sceso anche un certo freddo, freddo che il bonzo al piano di sopra sembrava non notare, mentre rivelava ai lampi lontani il suo fisico coperto da quella maglietta nera aderente sbracciata.
Hakkay alzò lo sguardo sopra di se, sentendo i pochi passi del bonzo lungo il normale tragitto dal letto al tavolino dove c'erano un accendino, candele appiccicate con la cera al tavolo e sigarette, aveva gia fatto fuori un pacchetto.
Hakkay sospirò, mentre tornava a fissare il tempo fuori, sorridendo divertito, in quelle occasioni somigliava molto a Kisa.
Gia...quella piccola bimba, più la guardava, più rivedeva in lei l'immagine di un bimbo che non sorrideva perché non ne aveva il motivo.
Secondo l'ipotesi di Hakkay, Kisa doveva aver subito uno schock che non ricordava, perciò non sorrideva, non ne aveva il motivo.
In quei giorni passati con quella bimba si era affezionato a lei, una cosa che lui stesso giudicava pessima.
L'avere con se quel peso, come diceva Sanzo, avrebbe causato problemi al viaggio.
In effetti, Kisa era un peso morto, ma stranamente nessuno dei viaggiatori lo notava, solo Sanzo, a giudicare dalle occhiate torve che le lanciava.
In fondo, Hakkay non l'aveva mai considerata un peso.
Dalla prima volta che l'aveva vista, l'aveva giudicata semplicemente fragile.
In fondo, tutti e quattro, anche senza ammetterlo, stavano cercando un motivo per vivere.
Lo avevano trovato? Forse...
Ma forse quella bimba arrivata li per caso era diventata un nuovo motivo per vivere.
Goku per primo lo avrebbe ammesso, lui voleva bene a Kisa.
Gojio anche, si rivedeva come fratello maggiore.
Sanzo forse no, la sua esperienza gli aveva insegnato che affezionarsi a qualcuno comportava solo problemi e a sofferenza.
Ma allora prendere con se Goku che stava a significare?
Forse per soddisfare un proprio capriccio.
Si, forse Goku era solo il capriccio di un moccioso viziato.
E Hakkay?
L'uomo abbassò lo sguardo dalla pioggia.
Si, forse anche Kisa era solo la soddisfazione di un capriccio.
Il capriccio di un bimbo viziato...
-Siamo tornati!-
-Mamma mia che pioggia! Sono fradicio!-
Gojio si lamentava, mentre Hakkay si voltava a guardare il terzetto, Kisa era in qualche modo meno bagnata degl'altri, con il pupazzo stretto in mano, anche se i capelli bianchi erano tutti appiccicati al volto e i vestiti erano umidi.
Hakkay sorrise a quella visione, Gojio e Goku che litigavano e Kisa che li guardava sorpresa, prima di girarsi e avvicinarsi ad Hakkay.
-Sarà meglio che ti asciughi-
forse Hakkay aveva ragione.
Forse Kisa era per i quattro ragazzi un capriccio di qualcosa da ottenere e da tenere.
E forse Kisa lo sapeva.
Ma chissà perché, Kisa non si lamentava.
Si lasciava asciugare i capelli, mentre teneva stretto a se il pupazzo, tra i battibecchi della scimmia e del kappa, Hakkay osservava i capelli della bimba, guardandola poi in volto.
Non era riucito a proteggere la persona che amava.
Non era sicuro di riuscire a proteggere le persone a cui teneva.
Sarebbe mai riuscito a proteggere quel suo capriccio?
Le veniva in mente Kanna, mentre respirava quell'aria di vivacità, mentre fuori i lampi e i tuoni si facevano più vicini.
Aveva fallito la prima volta.
E un ricordo vivo lo faceva sempre ricordare che la colpa un po' era sua.
Forse non un po', era proprio sua.
I capelli di Gojio, quei capelli del colore del sangue, gli facevano tornare in mente istanti in cui perdeva la cosa che amava di più al mondo senza muovere un dito.
Rimanendo così come uno spettatore a quel suicidio.
Che cosa ci aveva guadagnato da tutto questo?
Solo tre orecchini su un orecchio che controllavano quel suo essere che lui stesso aveva deciso di avere.
Le sue mani sporche del sangue di mille demoni erano state lavate, ma quel sangue ora riviveva ogni volta che i suoi occhi fissavano quella massa di capelli di un figlio illegittimo.
Glielo aveva anche detto.
Glielo aveva detto a Gojio che per lui, quei capelli, rappresentavano il suo castigo, per aver ucciso tutti quegl'esseri.
Eppure, ancora adesso non se ne pentiva.
Forse era un po' schifato dal suo atteggiamento di menefreghismo, non si era pentito di uccidere...
Però, l'aveva fatto solo per poter salvare la persona che amava più di se stesso.
E che, purtroppo, non era riuscito nemmeno a fermare nel suo suicidio, restando così, scioccato, a quelle lacrime, a quelle parole, a quel coltello, a quel sangue...
Il sangue di Kanna...
Hakkay restò così per qualche istante, immobile, i capelli neri liberi dalla fascia verde, tra le mani l'asciugamano umido e lo sguardo spento di chi ricorda...
Gojio lo guardò con la coda dell'occhio, mentre Goku risvegliava il ragazzo.
-Hakkay? Tutto ok?-
il ragazzo si ridestò, fissando prima Goku poi Kisa, annuendo con quel sorriso.
Se lo era detto a se stesso, lo aveva detto e ripetuto.
Non era riuscito a proteggere la persona che amava.
Con quelle mani intrise di sangue, adesso, non avrebbe più potuto stringere nessuno a se.
Guardò di nuovo Kisa, sorridendogli, la piccola si limitò a non fiatare, girando lo sguardo verso Goku che stava per divorare la loro cena, fermato dal Kappa.

Dai vestiti gronda acqua piovana, così come scende dai miei capelli fradici, dai tagli rimarginati, dai miei tatuaggi, dal mio viso, dai miei occhi, dal mio sorriso. Sono divertito, lo ammetto.
Mi diverte annusare l'aria di pioggia, mi diverte vedere la gente soffrire anche se non per causa mia.
Perché a dispetto di loro, io posso reputarmi felice.
Anche se la mia vita è a pezzi.
Anche se non c'è nulla per cui valga la pena vivere.
Io sono vivo, e sorrido di scherno a quei poveri stupidi che invece soffrono.
Io non conosco la sofferenza.
Non conosco la rabbia, me la pazzia.
E dicendo questo, sorrido, nascondendo la verità.
Perché le mie parole sono bugia.
Ma adesso basta ridere, è tempo che mi riprenda ciò che mi appartiene.
Ciò che appartiene a Lei.
Ciò che appartiene alla persona che odio di più al mondo.
E' ora...

Gojio alzò lo sguardo, doveva essere notte fonda, quando avvertì alzarsi il vento, ululava, e la pioggia batteva con forza sul lato della baracca dove c'era la porta.
Un vento forte che spazzava, la finestra era coperta dal buio della nottata e del cielo, doveva essere un vera e propria tempesta.
Nella sua stanza dormiva Goku, la scimmia aveva davvero il sonno pesante per non sentire tutto quel baccano.
Chissà se Hakkay era sveglio, lui al contrario di Goku aveva il sonno più leggero.
E Kisa?
Chissà poi perché Gojio si doveva preoccupare di quella bambina.
Forse perché gli ricordava un se stesso, quando da piccolo la sua madre piangeva e lo picchiava quando lo guardava.
Perché vedeva la fisionomia dell'uomo che amava...
...e il sangue di una sconosciuta...
Le frasche degli alberi intorno alla baracca strusciavano contro pareti e finestre, provocando un rumore abbastanza fastidioso, mentre l'ennesimo lampo seguito subito dopo da un tuono illuminava Gojio seduto su letto nella stanza e informava che il temporale era esattamente sopra di loro.
Sbuffò, accendendosi una sigaretta, per poi spalancare gli occhi all'ennesimo temporale, una figura fradicia che lasciava scorrere via la pioggia era entrata in perfetto silenzio nella stanza.
E sorrideva.
-Cazzo!-
Gojio fece per scattare in piedi, ma pochi secondo dopo si ritrovò buttato sul letto, i polsi bloccati da delle mani gelide, le unghie rovinavano il lenzuolo nel letto, mentre la figura sedeva a cavalcioni sopra il corpo di Gojio, sorridendo.
I lunghi capelli dell'essere riflettevano bagliori argentati, mentre gli occhi erano socchiusi in due fessure, lentamente ma con decisione spostò le mani di Gojio sopra il capo di questo, tenendole con una sola mano, aveva una presa d'acciaio, mentre l'altra mano scivolava lungo il braccio di Gojio, facendo venire al mezzodemone un brivido di schifo, sentiva chiaramente qualcosa come una polsiera ma al buio non si capiva granché, solo che ad un polpaccio che toccava una gamba c'era qualcosa di metallico come una fascia.
La mano intanto raggiunse i capelli, ammirandoli e accarezzandoli.
Gojio sussultò a quel gesto, mentre gli tornava in mente la sera in cui Kisa li aveva tastati, con più incertezza, ma anche lei li aveva ammirati come l'essere sopra di lui, che intanto lasciava sgocciolare capelli e altro lungo il corpo del Kappa, facendolo tremare dal freddo.
-Hai freddo? Non temere, ora ti scaldo io...-
-Spiacente, ma io preferisco una bella donna-
Gojio tentò di liberarsi dalla presa, scalciando, e riuscì in qualche modo a buttare giù il demone dal suo letto, facendolo ringhiare, un altro lampo, e la pioggia che batteva rabbiosa, pioveva come dio la mandava.
Gojio si mantenne in posizione di difesa, incredibilmente Goku sembrava non aver sentito nulla, continuando a dormire imperterrito.
-STUPIDA SCIMMIA, SVEGLIATI!!-
-Ma che c'è? E' gia ora di colazione?-
-IDIOTA! Non vedo che siamo attaccati?-
Goku sbadigliò, prima di notare una figura illuminata di nuovo da l'ennesimo lampo, il tuono rombava e attuttiva tutti i rumori, mentre il demone sorrideva divertito.
-E' un peccato che tu abbia svegliato il tuo compare, sai, ci saremmo potuti divertire insieme...-
-Spiacente, ma quel genere di divertimento non lo pratico con gli youkai, e sopratutto con i maschi-
-Ma davvero?-
il demone sorrise ancora, ridacchiando, mentre Gojio perdeva la pazienza, precipitandosi sulla creatura che però schivò il colpo, sferrando invece un potente pugno che sbalzò via il kappa, Goku scattava in piedi meravigliato da tanta potenza.
-WOW! SEI FORTISSIMO!! CHE BELLO CHE BELLO!-
senza perdere altro tempo si fiondò sull'avversario richiamando il Nyoibo.
Il demone lo afferrò senza tanti complimenti, rivolgendo uno sguardo verde smeraldo assassino a Goku, che venne scaraventato sulla parete con bastone.
-Ehi, SCIMMIA!-
-Gojio!-
Hakkay spalancò la porta, ritrovandosi davanti il viso tranquillo e sorridente di un demone, che senza tante cerimonie spazzò via il ragazzo con un potente calcione, mentre gli occhi del demone si soffermavano su una figura spaventata.
Kisa spalancò gli occhi, osservando la fisionomia a tratti illuminata del demone.
-E...Elariel...-
-Cosa?-
Gojio guardò sbalordito Kisa che chiamava per nome il demone bagnato, che sorrise ancroa di più, sembrava quasi scoppiare a ridere, mentre fissava la bambina.
-Ciao...sorellina...sono venuto a prenderti...-
Kisa tremò alla voce del demone, il lampo lo illuminò ancora, indossava una specie di mezzo kimono simile a quello che portava Shien, con le maniche strappate, dalle braccia colava giù l'acqua, si era beccato il temporale senza nemmeno cercarsi un riparo, osservando con sorriso maligno quello che accadeva nella baracca.
-Hai fatto la bambina cattiva sorellina, sai che mamma è preocupata?
Così tanto che ha mandato qui il tuo fratellone....-
-No...-
Kisa tremava come una foglia, scuotendo il capo, i capelli asciutti svolazzavano, stringeva spasmodicamente tra le braccia il suo pupazzo.
Il demone di nome Elariel continuava a sorridere, allungando una mano verso Kisa.
-Vieni, sorellina. Ti porto dalla mamma-
-NON LA TOCCARE!-
Hakkay si era ripreso, gettandosi rabbioso contro il demone con un Ki, il demone fece in tempo a deviare la direzione della palla di energia, mentre Hakkay si metteva davanti alla bambina.
-SCAPPA KISA, SCAPPA VIA!-
Elariel spalancò un attimo gli occhi e ridacchiò divertito.
-Kisa...e così che ora vieni chiamata sorellina?-
la bimba non gli rispose, le gambe cominciarono a portarla lungo le scale, scendeva velocemente, tra lampi, pioggia e vento, uscendo dalla baracca e ritrovandosi in mezzo alla tempesta, il vento e la pioggia non la risparmiarono mentre fuggiva via in preda al terrore.
No, non voleva!
NON VOLEVA TORNARE DALLA MAMMA!!
Elariel, nel frattempo, si ritrovò circondato da Gojio, Goku e Hakkay, sorridendo divertito.
-Quanto siete stupidi...però è divertente giocare con voi!-
-Non ti permetteremo di portarci via Kisa!-
Elariel piegò il capo verso Goku, soridendogli
-Kisa...che nome grazioso! Peccato che non sia il suo vero nome...-
-Cosa?-
Elariel guardò Hakkay, sorridendo
-Vuoi sapere chi è in realtà la bimba che tu chiami Kisa?...
...sarà uno schock sapere quello che è in realtà...-
-STA ZITTO!-
Elariel parò un colpo di Gojio, voltandosi e guardandolo, con un movimento del polso riuscì a voltarsi verso il kappa, accarezzandogli sensuale una guancia.
-Non costirngermi a farti del male...-
Gojio ringhiò schifato...
-Sta zitto bastardo!-
-Stupido-
Elariel con un movimento di arti marziali lo scaraventò a terra, leccandosi le labbra soddisfatto e accarezzando i capelli di Gojio con una mano.
-Come sono belli i tuoi capelli...del colore del sangue...
Io...adoro il sangue...-
-Gojio!-
Hakkay con Goku attaccò il demone, che però con un movimento fulmineo disarmò Goku e colpì Hakkay al ventre, facendogli mancare il fiato e inginocchiandolo a terra, mentre ridacchiava soddisfatto.
Stava per gettarsi contro Goku, quando uno sparo lo bloccò, un buco nel muro lo informava di aver mancato di poco la pallottola, facendolo voltare rabbioso verso l'entrata della stanza, Sanzo con pistola in mano gli lanciava un'occhiata torva.
-Si può sapere perché fate tutto questo casino?-
-Sanzo!-
Elariel lo guardò, prima di sorridere.
-Ma bene! Ed io che pensavo che Genjo Sanzo Hoshi fosse un bonzo tutto muscoli con un aspetto mostruoso.
Invece vedo che sei davvero un bell'uomo...-
Sanzo gli lanciò un'occhiata torva, mentre Elariel gli si avvicinava.
-Davvero bello...-
-Toglimi le tue manacce di dosso, schifoso...-
Elariel ringhiò, sferrando un pugno a Sanzo e buttandolo a terra, rabbioso.
-Non permetterti di insultarmi! E dire che ti credevo debole! Invece sei piuttosto gracilino...-
ridacchiò, tenendogli saldamente il viso con una mano
-Gracilino ma terribilmente grazioso-
-Maledetto bastardo!-
Goku si precipitò contro il demone, che però gli sferrò un calcio.
-Scusa, ma non posso giocare con te stupido moccioso, devo andare a cercare mia sorella...perciò vi lascio!-
Elariel sgusciò via lungo il corridoio buio, mentre Hakkay si metteva in piedi con Gojio, spaventato.
-Kisa!-

La bambina nel frattempo cercava di superare la barriera di pioggia e vento, ormai era fradicia e tremava di freddo, la paura muoveva le sue gambe verso un punto imprecisato, voleva solo allontanarsi così come gli aveva detto Hakkay.
Tra le mani il pupazzo, anche lui bagnato.
Alla fine, però, con il vento che gli schiaffeggiava la pioggia e i capelli in faccia e stanca morta cadde in ginocchio al limitare di una piccola radura scoperta, dove il vento soffiava con più forza, sembrava la fine del mondo.
Il vento sembrava volerla protare via, e la piccola si lasciò scappare un grido mozzato, spaventata, afferrando l'erba e ficcando le dita nel terreno, sporcandosi di fango pur di non volare via, mentre chiudeva gli occhi e si stringeva a se gambe e pupazzo, spaventata, attorno a lei lampi e tuoni che sembravano voler far tremare la terra.
Kisa avvertì le forze mancarle, quando una figura minacciosa si mise in piedi davanti a lei, il vento agitava selvaggiamente i capelli argentati liberi, un sorriso in bocca e le mani lasciate scivolare lungo i fianchi.
-Ecco qui la mia bella sorellina...-
Kisa tremò di paura, sussultando e alzando di scatto la testa, la pioggia un po' le affaticava la vista, ma era certa.
Quello era Elariel.
La bimba tentò di mettersi in piedi, sfidando il vento, indossava solo una maglietta lunga che le copriva il corpicino magro, ora però il bianco era sporco di fango in alcuni punti e in più la pioggia lo aveva reso trasparente, rivelando alcune ombre scure di pelle.
-Ma guardati! Sembri davvero così indifesa...ma sappiamo benissimo entrambi che non sei ciò che sembri...-
Elariel indicò il proprio collo per far capire a Kisa che parlava del collare della bimba, che si limitò a fare un passo indietro.
-Lo sai che il tuo nuovo è proprio carino, Tiamat? Adesso ti fai chiamare Kisa...-
-Non avvicinarti!-
la bimba urlò questa parole, il vento sembrava non riuscire a coprire la propria voce, mentre arrettrava contro il demone che invece voleva avvicinarsi di più a lei.
Elariel fece morire il sorriso, allungando una mano e afferrando per un braccio.
-Lo sai che per colpa tua io ho sofferto? Per colpa tua IO sono stato picchiato, IO ho sofferto, IO IO IO!-
Buttò via Kisa, che a malapena riusciva a tenere d'occhio il demone, che ora la afferrava per il mento e la sollevava da terra.
-Io non ho ricevuto le attenzioni della madre, Io sono sono stato rifiutato, mentre tu...tu eri la sua preferita...e IO...IO MARCIVO!!-
Il vento ululava così come Elariel gridava rabbioso, stringendo il collo di Kisa, che cercava di liberarsi da quella mano, mentre il pupazzo scivolava via dalle sue mani, cadendo ai piedi scalzi ma fasciati di Elariel, che lo guardò, spalancando gli occhi e fissando ancora più iroso la bimba davanti a lui.
-MALEDETTA!!-
Strinse ancora di più, Kisa cominciava a sentire il fiato mancarle, senza rendersene conto lasciò scivolare via delle alcrime, mentre Elariel la scuoteva un po'.
-TI AMMAZZO! TI AMMAZZO! Tu non meriti di esistere...IO sono più forte di te! IO sono il vero dio del caos!-
-SEI EGOCENTRICO!!!-
Elariel si voltò colpito, ricevendo un cazzotto di Gojio, il colpo fece cadere Elariel, mentre Kisa veniva liberata, la piccola tossiva avvertendo l'aria tornare ai polmoni, afferrando poi il pupazzo sorpco e bagnato e lasicandosi prendere in braccio da Hakkay.
-Kisa, sta bene?-
-SMETTILA DI CHIAMARLA COSI! LEI SI CHIAMA TIAMAT, ED E' LA MIA SOFFERENZA!-
-Di un po', ma nessuno ti ha mai detto che sei egocentrico e ripetitivo?-
Sanzo sistemava la sua shureiju con fare tranquillo, mentre Goku si metteva in posizione di attacco, lanciandosi contro Elariel e assestandogli una serie di colpi che lo fecero stramazzare a terra.
Pochi secondi dopo, però, Elariel era già in piedi, furioso, i pugni si stringeva spasmodicamente, mentre il vento agitava ancora di più i suoi capelli argentati, gli occhi verdi brillavano.
Lentamente, però, sembrava calmarsi, guardando una Kisa sporca, bagnata fradicia e spaventata che scuoteva il capo.
La guardò a lungo.
...
-Tiamat, non ti preoccupare, verrò a prenderti un'altra volta-
si voltò verso gli avversari, stavolta sorrideva divertito.
-Ci vediamo la prossima volta...-
guardò Gojio e Sanzo con insistenza, prima di svanire via, era così veloce che non riuscirono a vedere dove andasse, mentre Kisa si stringeva ancora di più il suo pupazzo, tremando ancora infreddolita e spaventata.
Goku al contrario, era eccitato.
-Che bello! Quel tizio è fortissimo! Non vedo l'ora di rivederlo-
-Che stupida scimmia che sei!-
Hakkay sorrise calmo al battibecco dei due, mentre la tempesta si calmava, la pioggia si faceva meno violenta così come il vento soffiava con sempre meno forza.
-Coraggio, torniamo alla baracca!-

-Cosa? Hanno inviato Elariel?-
Kougaiji guardò stupito Dokukaguji che annuì convinto.
-L'hanno mandato proprio stanotte. Gli hanno affidato la missione di cercare Tiamat e uccidere Sanzo e gli altri-
Kougaiji digrignò i denti, per poi voltarsi verso sua madre sigillata preoccupato.
Tiamat doveva tornare al più presto, altrimenti non sapeva cosa Gyokumenkoshu avesse fatto pur di riavere il suo giocattolo.

Il sole sbucò tra le nuvole e le fronde degl'alberi bagnati, mentre Hakkay si avvicinava alla jeep dove seduta ad aspettarli c'era Kisa, la piccola si era calmata, i capelli legati in una coda morbida e vestita con abiti asciutti, davanti a lei sul sedile anteriore Sanzo ancora innervosito per la notte passata in bianco.
Goku invece non vedeva l'ora di rivedere Elariel, tra le battutine di Gojio che lo innervosivano, Hakkay sorrise ai due, che ricevettero una sventagliata dal bonzo che li minacciava, mentre Kisa restava in silenzio.
Hakkay le sorrise, prima di salire sulla jeep, e Sanzo si calmava.
Partenza!

(Finalmente il nuovo capitolo!!
Che bello! Sono felicissima!
Ci vediamo!
Baci!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Raggiustato ***


Fissò con aria assente la quantità mostruosa di demoni che c'era fuori dalla locanda della città oramai distrutta dalla forza mostruosa di quelle creature, li avevano completamente circondati.
Le dita passavano tra le tapparelle chiuse della finestra, piccoli fasci di luce del sole di mezzogiorno illuminavano la stanza, o almeno parte della stanza, infatti tutti come vampiri si tenevano nascosti.
Inutile dire che Goku era il più nervoso, tenendo saldamente il bastone tra le mani, seduto su quella sedia con l'altro braccio appoggiato allo schienale.
Sanzo invece stava fumando con vicino Gojio, sul tavolo accanto al letto l'unico accendino della stanza, praticamente si erano chiusi dentro.
Come era potuto accadere?
Gia, era tutto un'imbroglio...

"Erano appena arrivati, era mattina, la baracca non era troppo lontana dalla città.
Velocemente si erano coperti con dei mantelli ed avevano trovato una locanda tranquilla.
Poi erano andati al ristorante, e tranquilli come al solito avevano cominciato a pensare alla prossima tappa, con Goku che si strafogava e Kisa che mangiava in silenzio, anche lei sembrava affamata.
Poi, senza preavviso, un demone senza controllo era entrato nel ristorante, cominciando a creare il macello tra la gente terrorizzata, i ragazzi invece stavano osservando la scena con un po' di disappunto, neanche durante i pasti potevano stare tranquilli!
Però il demone non uccideva la gente, la spaventava solo, poi si voltò verso i ragazzi, attaccandoli con la bava alla bocca, uno spettacolo indecente, Goku però non ci fece caso, iniziando divertito a combattere contro la creatura, mentre Hakkay indicava il bancone alla piccola.
-E' strano che questo demone non attacchi le persone ma solo noi, non credi?-
Gojio fece questa constatazione ad alta voce, mentre i quattro uscivano dal locale, e solo in quel momento Hakkay si accorse di aver fatto una grossa, grossa cazzata.
-KISA!-
La piccola aveva fatto in tempo ad uscire fuori dalla locanda, che un'esplosione la sbalzò via, Goku ne uscì un poco bruciacchiato, mentre dietro di lui sbucavano i popolani della città, che di colpo pareva sciogliersi intorno a loro, come burro al sole.
-Eheheh...siete degli stupidi come pensavo...-
i quattro con Kisa al centro si voltarono verso quella che appariva una rovina in fiamme, dal fuoco sbucò la figura tranquilla di Elariel, dietro di lui un'orda di demoni inferociti tra cui donne e anche bambini, Kisa osservò questi stringendosi il suo pupazzo, gli occhi si aggrottarono in un'espressione sofferente, mentre si stringeva a se il suo pupazzo, Hakuryu si era appoggiato alla sua spalla, quasi a volerla proteggerla.
Elariel sorrideva divertito dall'aspetto in apparenza fragile della piccola, che guardava come sofferente i demoni che circondavano la figura di Elariel, che sorrise ancora.
-Sapete, questo villaggio è stato distrutto ieri, per potervi accogliere nel migliore dei modi-
Elariel fece un inchino di scherno, e Sanzo alzò la pistola veros uno dei demoni che si stava avvicinando troppo.
Partì immediato il colpo, che distrusse il demone e lasciò Kisa per qualche istante senza fiato, era come se una specie di onda d'urto l'avesse investita, mentre assisteva allo svanire della creatura.
Eppure...non era la prima volta che assisteva ad una scena del genere, il bonzo lo aveva fatto tante altre volte....
Ma...allora...perché questa volta sentiva come se il collare la stesse strozzando?
Si era fatto incredibilmente più stretto.
La sua mano si appoggiò al collare, ed Elariel lasciò trasprire dagl'occhi un bagliore che sapeva di rabbia, di goduria e uno strano senso di paura.
Ridacchiò, avanzando di poco, mentre Sanzo gli puntava contro la pistola.
-Azzardati a fare un altro passo e ti ritrovi senza testa-
-Ah, ma perché fai così?-
Elariel svanì di colpo, ricoparendo dietro a Sanzo che si immobilizzò.
-Io non voglio farti del male...-
il demone gli accarezzò una ciocca di capelli biondi, mentre Goku si lanciava furioso contro l'essere, azionando il Nyoibo.
Elariel lo parò facilmente, afferrandolo con la mano, per poi sferrare a Goku un potente cazzotto che lo spazzò via, lasciando Kisa scoperta, in modo che gli occhi di ghiaccio di lei incontrassero quelli di Elariel.
-Lo avverti, vero? Quella sensazione che ti opprime...e ti consuma...piccola sorellina mia...-
Elariel sorrise gelido, schivando all'ultimo secondo il ki di Hakkay che si mise di fronte a Kisa, che sentì il fiato mancarle, il cuore batteva con forza, quasi come se esplodesse di colpo.
Una sensazione...terribile...qualcosa...qualcosa che tutti obbligavano...cosa...
Non voleva...non voleva farlo!
Qualcosa in bocca...era secca...
NO NO!
Scosse la testa, sconvolta, cercando di trattenersi dall'urlare, mentre il suo corpo era scosso da fremiti, intorno a lei si svolgeva una battaglia fra i demoni e i ragazzi.
Kisa si alzò in piedi, la testa le faceva male, mentre Hakuryu le restava li vicino.
-KYU!-
la ragazza si alzò verso il draghetto, e lo guardò attentamente.
-...Hakuryu...-
Kisa si alzò in piedi, era come se tutto quello che avesse provato fosse svanito di colpo.
Elariel la guardò, rabbioso.
-TIAMAT!-
in un attimo, Elariel fu di fronte alla bambina, che si spaventò nel vederlo.
-Tiamat, come osi disubbidire a nostra madre? A l'unica che ci ha salvato? Come puoi fare questo?-
Kisa lo guardò, adesso dal suo viso traspariva dolore e tristezza, i suoi occhi sofferenti quasi come se stesse per piangere, mentre il vento si alzò trascinando con se sabbia e resti di macerie, mentre tutti combattevano.
-Elariel...-
-Sei una vergogna, non capisco perché nostra madre continua a volerti con se! Solo io potrei renderla felice! Tu sei solo un essere inutile! Una bambola rotta!-
Elariel guardò furioso Kisa, che scosse la testa, per poi guardare il suo pupazzo, lasciando scivolare lo sguardo verso le sue mani.
...
-...io...sono solo...una bambola...-
...
Kisa abbandonò le braccia lungo i fianchi in un gesto di sconfitta, il pupazzo scivolò via, mentre Elariel sorrideva a quello stato di vuotatezza della sorellina.
Si chinò verso di lei, sussurrandole ad un orecchio accarezzandogli i lunghi capelli bianchi con un dito.
-Sola...piccola bambola...sporca...-
Kisa spalancò gli occhi sbalordita, ricordando tutto...tutto quello che la madre le aveva fatto, detto...

< Piccola bambolina mia...come sei carina... >
la mamma...mi picchiava perché diceva ero troppo carina...
la mamma mi picchiava sempre...anche senza un motivo...
La mamma...diceva di non volermi bene...
Una volta...ha fatto un gioco che ancora adesso...ancora adesso a pensarci...ho paura...
...la mamma mi ha fatto molto male dentro di me, qui, in basso.
Credevo che mi svuotasse.
Ma lei rideva, prché sapeva che io ero gia vuota.
Vuota...priva di qualsiasi sentimento, sensazione anche piacevole....
La mamma mi obbligava ad uccider ela gente che non le piaceva, sorrideva quando mi vedeva sporca di sangue.
Mi faceva fare il bagno, poi mi rinchiudeva nella mia prigione.
La prigione che io amo, perché li niente mi fa male.
Ma tutti mi guardanao, guardano il mio corpo nudo, scoperto, inferto di tagli che non riesco a remarginare perché la mamma non vuole, vuole che io sia una bambola sporca di sangue, ferite...e liquido che usciva dal mio essere.
Si...adesso l'avverto...
Avverto il corpo tremare, il mio essere è paralizzato, sembra sconvolto.
Peggio, terrorizzato.
E' questa la paura che si prova nello scoprire che non si è nulla?
Si, sapevo di non essere nulla.
Ma rivedere quelle immagini di dolore e scoprire che...è successo questo e nessuno si è curato di te, anzi, la mamma mi rideva in faccia e mi usava ancora.
Ripensarci...mi svuota...
Mi sento...mi sento senza energie....
Mi sento...come un peso nel cuore...la sensazione di non essere nulla...un giocattolo che la sua padrona vuole indietro...
...
Qualcosa....qualcosa sul mio viso...
Io...io sto...
Sto male....
Sto soffrendo...
Si, soffro...questa è tristezza, questo è dolore, questo che provò...è dolore acuto, certo...
Lo stesso dolore che provano anche Hakkay, Gojio, Goku, Sanzo...
Io provo dolore, eppure non sono nulla....
Non sono nulla, nulla...
NULLA!!!

Qualcosa vibrò in lei, come una corda di violino, poi, sotto lo sguardo stupito e abbastanza schifato di Elariel, alcune lacrime caddero dagl'occhi spalancati, inespressivi, privi di qualsiasi barlume di gioia.
Lei non era viva, e lo aveva capito.
Aveva capito che era solo un giocattolo che provava un forte dolore.
E questo...questo la rendeva ancora più triste...
Questo...le faceva male....
I suoi occhi assunserò ancora i colori cangianti, stavolta qualcosa come di argentato invase gli occhi, nascondendo le pupille, mentre lei tremava ancora, il vento sembrava aver aumentato la sua intensità.
Non era niente, niente, niente, niente, niente, niente.
...niente....
...
Vi fu un'esplosione, in cui Elariel ne fu coinvolto, il demone fece in tempo a schermarsi con le braccia, sentendo all'improvviso qualcosa come un fischio acuto che spaccava le orecchie di tutti quanti, Sanzo e gli altri erano come paralizzati da quel fischio, una specie di urlo a massima altezza, i demoni che ascoltavano per qualche secondo il fischio esplodevano in una miriade di sangue e viveri che si spargevano per la strada, gli altri si tappavano le orecchie, scappando via al sicuro, Elariel era in ginocchio di fronte ad una specie di ciclone sottile che avvolgeva la figura di Kisa che era nell'occhio del ciclone, la sua bocca spalancata era la forte di quella specie di urlo, mentre le lacrime che stavano prima scivolando via dalle guance sembravano come ghiacciate dalla sferzata di energia.
I capelli volteggiavano come impazziti, mentre i suoi occhi erano totalmente bianchi di sclera, non c'era più ne iride ne pupilla, la sua figura era luminosa, e ai suoi piedi il suo pupazzo sembrava in alcuni istanti venir colpito da piccole lame che lo rovinavano.
Il ciclone non sembrava calmarsi, ed Elariel lo osservava, sbalordito e al tempo stesso furioso.
Come...come poteva quella miserabile essere più forte di lui?
Lui....lui doveva essere il dio del caos, lui doveva essere il preferito della madre.
LUI!
-IO NON MI FARO ABBATTERE DA TE, MALEDETTA! IO SONO IL MIGLIORE, IO!!-
il suo egocentrismo lo portò a sferrare un attacco diretto, sferrando un cazzotto a Kisa, che però sembrava non avvertirlo, l'urlo era cessato, e i ragazzi erano caduti a terra come se fossero stati svuotati delle energie.
Kisa era rimasta immobile, i suoi occhi avevano ripreso normali sembianze, e le lacrime avevano ricominciato a scorrere.
Rimase così, immobile, quasi aspettando che le sue due uniche lacrime, scorressero via in istanti che parvero durare dei secoli, millenni.
Kisa si toccò una delle guance bagante, poi lasciò scorrere lo sguardo contro Elariel, che fissò incredulo la bambina.
Cosa ricordava di lei?
Un viso vuoto, inespressivo, un corpo nudo di bambina, lunghi capelli candidi e puliti come la neve appena caduta.
E adesso?
Un corpo vestito di vestiti che nascondevano ancora di più l'essere minuto.
Lunghi capelli sporchi di terra e spettinati.
E un viso...sofferente...coperto da delle lacrime...
NO!
-NO! NO TIAMAT! NON DEVI PIANGERE! TU NON PUOI PIANGERE TIAMAT! TU SEI IL CAOS, IL DISORDINE! TU SEI LA BAMBOLA DI NOSTRA MADRE, E LE BAMBOLE NON SANNO PIANGERE!!!-
sembrava volerla stritolare tra le sue braccia, mentre Kisa chiudeva gli occhi, lasciando scorrere ancora lo sguardo verso il basso, osservando poi con occhi spalancati e sorpresi il suo pupazzo.
Tutto rovinato, pieno di tagli dove usciva il cotone...
Il...il pupazzo...
...lei...lei aveva creato questo?
Si guardò intorno, gli occhi si erano svuotati dopo aver osservato il coniglio di pezza.
Cadaveri spappolati, e in mezzo a tutto quel sangue, le quattro figure di Sanzo e gli altri.
Si muoveva....
Erano...erano salvi...
Salvi...
Non li aveva uccisi...
Perché....
perché lei...
Kisa socchiuse gli occhi, allungando a fatica una mano verso i ragazzi, Goku e gli altri la guardavano sorpresi del suo gesto, mentre li guardava, sussurrando qualcosa...
-...salvi...-
Elariel a quel punto ringhiò, scuotendola, la piccola sembrava sul punto di svenire, quando Goku si rimise in piedi, precipitandosi verso Elariel e allontanandolo da Kisa che cadde a terra semisvenuta.
Elariel rimase stupito da quel colpo.
La scimmia stava diventando forte...
Troppo forte...
Elariel ripartì all'attacco contro Goku, la scimmia parava i suoi colpi con abilità, anche se ogni tanto prendeva qualche pugno o calcio.
Cercò di restituire i colpi, ma sembrava che la rabbia di Elariel lo rendesse ancora più maledettamente forte ed agile.
In un ultimo scontro l'onda d'urto li allontanò, Goku cadde a terra per il colpo mentre Elariel rimase in piedi strisciando i piedi contro il terreno.
Si guardò intorno, per poi fischiare una specie di segnale.
Sfortunatamente, i demoni erano ancora la in attesa di essere richiamati.
Kisa si sentì sollevare, Hakkay l'aveva presa in braccio.
E pianse ancora un pochino, stringendosi ad Hakkay, il ragazzo osservò il pupazzo.
-Rotto...come me...-
-Non ti preoccupare, lo riaggiusteremo-
Kisa lo guardò, i suoi occhi brillavano di quello che restava delle lacrime.
E poi annuì, stringendosi il coniglio rotto che Hakkay le aveva offerto, mentre il ragazzo e gli altri correvano alla ricerca dell'unico rifugio che Elariel aveva preparato per loro.
L'unica locanda ancora in piedi, piena dei cadaveri dei locandieri e delle persone.
Tutti in putrefazione...
E l'unica stanza pulita dava lo spettacolo di centinaia di demoni che aspettavano solo l'occasione giusta per potersi divorare i loro cinque ospiti, con Elariel che salutava la finestra di quella stanza...”

Ed ora erano li, Hakkay si distolse alla finestra, dopo aver lanciato un'altra occhiata ai demoni impazienti, fissando poi gli altri un secondo, e rivolgere alla fine le sue attenzioni a Kisa, che non toccava il pupazzo rotto in più punti.
-L'ho rotto io...mi dispiace...-
-Non fa nulla, in fondo si può aggiustare, non è niente di grave-
-E credi che io possa essere aggiustata?-
la domanda era venuta così, a bruciapelo, sulle labbra di Kisa, stupendo i ragazzi, Sanzo sbuffò del fumo.
-Che razza di domanda cretina!-
Goku la osservò, sorridendo poi più tranquillo.
-A me non sembri rotta!-
-Goku ha ragione, e poi se fossi rotta io ti aggiusterei. In queste cose sono abbastanza bravo-
Kisa annuì, fissando però colpita il sorriso triste e tranquillo di Hakkay.
Dietro i loro occhi nascondono strani misteri che voleva scoprire.
Ognuno di loro nascondeva qualcosa che lei non sapeva.
E che forse...non doveva sapere.
Kisa guardò fuori dalla finestra il sole che tramontava sul deserto, una grossa palla rossa su un mare ocra-arancio. Poi avvertì qualcosa, che la fece avvicinare alla finestra.
Elariel era li.
Lei sapeva che era li.
Perché lo sentiva.
La stava chiamando...
Loro due erano due esseri strani.
Due creature bizzarre, nate in un cilindro d'acqua.
Non erano umani, come sembravaKisa, ne demoni, come invece voleva fare sembrare Elariel.
Elariel...era testardo...
Credeva fino in fondo di avere qualcosa chiamato anima.
Invece nessuno dei due possedeva nulla.
Solo un corpo di forma umana
E un potere che giaceva in scatole vuote.
Kisa si sentiva vuota.
Non era nulla, non veniva da nulla, e nulla sembrava apparire dinnanzi a lei.
Poi...aveva preso la strada di Sanzo e gli altri, orse sperando di avere qualcosa.
Invece...ogni giorno o quasi vedeva morire di fronte a lei esseri chiamati demoni, mentre lei incurante aspettava che gli altri quattro tornassero e riprendessero il viaggio con lei.
...lei non aveva nulla...e non stava ottenendo nulla...
E con la mamma?
Riceveva solo sangue, pugni, risate di scherno e sguardi schifati.
Non aveva nulla e non otteneva nulla.
E lei stava zitta, vuota, in slenzio, ad ubbidire.
Kisa si voltò verso il pupazzo, poi verso le ombre nella stanza.
I suoi compagni di viaggio, colore che adesso al posto della mamma la stavano usando.
Come si fa con qualcosa che si trova e non si sa di chi è.
La si prende e la si usa.
Così hanno fatto loro.
E lei li lasciava fare.
La bambina si voltò, qualche ciocca bianca ricadeva sulle guance e sugl'occhi.
Elariel...e centinaia di demoni...
Dietro di lei un gruppo di quattro ragazzi...
Lei non aveva legami con nessuno.
Era semplicemente usata.
...
Kisa si voltò, udendo dei rumori.
Si erano alzati di colpo, senza preavviso.
-Bene, andiamo a fare macello!-
-La scimmia per una volta ha detto qualcosa di sensato-
-Come ti permetti, scarafaggio rosso?!-
-Non cominciate voi due, o vi riempio la pancia di buchi!-
Hakkay si voltò verso Kisa.
-Tu resta qui, verremo a riprenderti. Va bene?-
la piccola guardò Hakkay, poi Gojio, Goku e Sanzo.
Quest'ultimo le scoccò un'occhiata gelida, gli altri due sorridevano tranquilli.
-Torniamo subito, sorellina Kisa-
-Scimmia ha ragione. Li ammazziamo e poi torniamo-
-Hakuryu, proteggi Kisa-
-KYU!-
Kisa li guardò uscire dalla porta, e dalle labbra uscì qualcosa che bloccò un secondo i ragazzi, perfino Sanzo.
-...buon divertimento, fratelloni-
Hakkay le sorrise.
-Grazie...sorellina-
Kisa lo guardò speranzosa, osservando la porta chiudersi, la piccola si voltò verso la finestra, osservando quello che sarebbe accaduto.
I demoni che facevano spazio lasciando Elariel e i quattro a discutere, Elariel sorrideva tranquillo, eSanzo rispondeva con freddezza.
Poi i demoni che si gettavano come se la terra li vomitasse.
E i quattro che li uccidevano per loro stessi.
Solo ed unicamente per loro stessi, Kisa invece restava li perché sarebbe stata solo un peso per loro.
Lei lo capiva, e come una bambola restò ferma li, stranamente però non era triste.
Aspettò, con Hakuryu li vicino, sdraiandosi poi sul letto ed addormentandosi.
Tanto, sapeva, l'avrebbero portata via con loro.
Quando si svegliò, infatti, era appoggiata ad un Goku addormentato, la jeep era in viaggio, e Gojio fumava tranquillo, guardando poi la bimba che si era svegliata.
-Ben svegliata, principessa-
Kisa lo guardò, osservando poi il deserto intorno a lei, faceva caldo, ma non era fastidioso.
Poi abbassò lo sguardo, e vide stupita il suo pupazzo riaggiustato.
Tutti i tagli ricuciti.
Era...incredibile...
-Visto, che ti avevo detto Kisa?-
la bimba si voltò verso lo specchio retrovisore, incrociando il riflesso dello sguardo di Hakkay, che le sorrise.
-L'ho riaggiustato-
Kisa annuì, alzando poi verso il cielo il pupazzo.
E forse fu un allucinazione di Gojio, ma Kisa riuscì a formare un piccolissimo e timidissimo sorriso sulle labbra.
Beh, si prospettava una tranquilla giornata!

(Scusatemi per il ritardo, ma alla fine ecco l'ennesimo capitolo!!
Ringrazio ancora gojio87 per avermi prestato Elariel!
Baci!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** ...xyz ***


*


“Sai, le persone come te non hanno il diritto nemmeno di essere chiamati esseri umani o cose simili.
Tu sei nat solo per volontà di qualcuno, la tua esistenza deriva da qualcun'altro che ti desiderava.
Altrimenti tu non saresti esistita, ficcatelo bene in testa questo concetto.
Nessuno nasce per caso, e tu meno di tutti.
Tu sei Ying solo per volontà di tua madre.
Altrimenti sai cosa saresti adesso?
Solo sangue secco.
...
Ricordalo bene, mocciosetta, ricordatelo sempre...
Tu sei nata solo per morire.
Tu esisti solo per morire, sacrificarti per qualcuno più utile di te.
Sei solo una pedina di questo gioco.
E come una pedina tu hai il dovere di difendere chi ti ha creato.
Non meriti rispetto.
Non meriti amore.
Non meriti nemmeno la vita.
Perché tu sei solo sangue secco.
Povera piccola chiazza di sangue secco...”

Aprì gli occhi, avvertendoli lucidi e pizzicanti, i capelli erano tutti sparpagliati sul terreno dove si era appoggiata, lo sguardo perso in una marea azzurra sopra la sua testa, mentre delle piccole lacrime scivolavano ai lati del viso, e prendeva il respiro profondamente, quasi fosse stata in apnea per tutto il tempo.
Poi si guardò intorno, accanto a lei c'era solo Sanzo che fumava leggendosi il giornale comprato al villaggio dove aveva passato la notte precedente.
Si soffermò stupita ad osservare gli attenti occhi del bonzo che leggevano il giornale.
Viola...occhi viola...
...
Sanzo, in quell'istante, le lancò un'occhiata, notando lo sguardo della piccola su di lui.
La osservò attentamente, stupendosi di come gli ricordasse Goku quando lo aveva preso da quella prigione dove lo aveva trovato.
Inseguendo quel richiamo, quella voce che lo chiamava, aveva raggiunto quel posto sperduto, e lo aveva portato con se.
Aveva lo stesso sguardo stupido che aveva quella mocciosa.
Quello sguardo stupito, che però lo feriva profondamente.
Odiava quello sguardo, ogni volta che lo avvertiva sulla sua pelle aveva sempre la spiacevole sensazione che potesse bucargli la pelle e penetrargli nel corpo.
Forse anche per questo aveva preso quella stupida scimmia con se.
Perché voleva che smettesse di chiamarlo, perché voleva seguire le parole del suo maestro...
...per poter fargli smttere di guardarlo in quel modo...
Lui era abituato agli sguardi carichi di invidia, gelosia, rabbia, fastidio, stupore, paura.
Era abituato a tanti sguardi.
Ma l'innocenza dipinta sugl'occhi, quello stupore tipico di un bambino, lo ferivano.
Non sapeva perché, ma lo faceva sentire incredibilmente sporco.
Lui che si era sempre lavato via dalle mani il sangue delle sue vittime, ora lo riavvertiva liquido e caldo.
E gli dava fastidio, molto fastidio.
Scoccò un'occhiata tra l'infastidito e il rabbioso verso la piccola, per poi sperare che quei tre deficienti tornassero presto, erano andati via un attimo e adesso erano spariti.
Il cielo sopra di loro, intanto, si apriva grande, azzurro, immenso, mentre Sanzo smetteva di leggere, e la piccola tornava a sdraiarsi, Hakkay le aveva detto di stare li ferma e buona, i suoi occhi adesso erano impiantati sul cielo.
Il cielo...come sembrava lontano.
Troppo lontano da raggiungere...
Eppure allo stesso tempo vicino da poterlo toccare.
Tanto che la schiacciava.

“Le persone come te non hanno il diritto nemmeno di essere chiamati esseri umani o cose simili”

Dove aveva sentito quelle parole?
Erano di una bocca, di una voce distorta, che non aveva un viso, troppo immersa nel buio.
Forse era la voce del papà, quel papà che stringeva sempre a se un coniglietto, che però lei non poteva toccare.

“Hai le mani troppo sporche per poterci giocare”

Troppo sporche...
Alzò lo le mani, il pupazzo era appoggiato sul suo petto e si muoveva a ritmo con il respiro.
Mani sporche.
Piene di linee e piccoli graffi, tagli.
c'erano tre linee più lunghe.
Due orizzontali, e una che le tagliava in una piccola parte.
Ma...

“Guarda! Anche la tua mano te lo dice! Non hai vita, non hai vita!”

Lasciò cadere pesantemente la mano, mentre Sanzo si stava fumando una sigaretta ed osservava gli strani gesti della bimba, Kisa per tutti loro era sempre apparsa come un mistero, come l'ombra di qualcosa che risvegliava in Sanzo brutti ricordi, incubi, ed anche se ora la giornata appariva bella e solare, per il bonzo era una giornata schifosa.
Era ormai autunno, il vento freddo che li colpiva annunciava l'arrivo di un periodo freddo, anche perché i cinque erano ancora una volta costretti a scalare l'ennesima montagna, e il tempo si sa, in montagna non è stabile.
Quel vento, l'odore dell'autunno, un misto di umido, di terra, di foglie secche e di bruciato gli faceva venire quelle mattine quando, invece di dire il sermone, il suo maestro costruiva aereoplanini di carta arancioni, o fumava sotto un cielo grigiastro, insegnandogli e rasserenando ogni giornata del giovane Koryu.
Tutto finito in una giornata di pioggia.
La cenere della sigaretta di Sanzo venne spazzata via da una ventata che agito e arruffò i capelli di Kisa, che si limitava a restare immobile con il pupazzo tra le mani.
Fastidio, le dava fastidio quella creatura accanto a lui, in bella mostra in quel momento c'era il collare della piccola, libero anche dai capelli.
Sanzo sbuffò ancora, sperando che quei tre deficienti si sbrigassero, non avevano tempo da perdere, dovevano andare ad ovest al più presto, sistemare colui che stava facendo tutto quel casino al Tougenkyo, e poi scomparire.
Si andarsene, dimenticare tutto e tutti.
Detestava tutto quello che gli stava attorno.
Odiava quel viaggio, l'idea di passare le giornate con quegl'idioti.
Con persone che sembravano conoscerlo meglio di lui stesso.
Idioti, solo lui sapeva cosa avrebbe fatto della sua vita e del suo destino.
Nessuno poteva dirgli cosa fare o non fare.
Non avere nulla.
Nulla!
Assaporò un'altra boccata di nicotina della sua sigaretta, per poi lanciare di nuovo lo sguardo verso Kisa, che restava in silenzio ad osservare il cielo sopra di loro, il vento continuava a muovere i suoi capelli.
Gli dava fastidio quella bimba, chissà poi cosa lo aveva spinto a portarsela dietro.
Lui era stato chiaro, non la voleva tra i piedi!
Però...chissà perché, ma gli ricordava lui quando, 10 anni prima, aveva assistito impotenta al sacrificio del suo maestro, Komyo Sanzo, che gli aveva alsciato come ricordo le sue parole, un chakra scarlatto che ancora adesso adornava la sua fronte, e il suo nuovo nome, Genjo Sanzo Hoshi.
Nient'altro, oltra ad un grande e profondo vuoto, che gli aveva fatto capire che era meglio non aver nulla, e che si deve essere sempre i primi a voltare le spalle quando stai per perdere qualcosa o qualcuno.
Per non soffrire, per non avere rimorsi.
Come lui, che ancora adesso, in quel momento, avvertiva la sua debolezza di non essere stato in grado di difendere la persona a lui più cara, che invece gli aveva fatto da scudo, per salvarlo, e salvare i sutra, quei sutra di cui uno adesso lo aveva addosso, l'altro...
Beh, l'altrò se lo stava andando a riprendere.
Questa era la sofferenza per chi non era in grado di difendere la persona che si vuole bene, questo e il rimorso per chi perde qualcuno senza riuscire a fare nulla.
Questo è il motivo...di quelle parole...dette in una giornata fredda di neve...
No...non avrebbe speso le sue energie per salvarlo, non lo avrebbe salvato mai, per nessun motivo.
Se lo era preso solo per un capriccio, solo per farlo smettere di lamentarsi e chiamare aiuto.
Lo aveva fatto solo per questo.
Non avrebbe fatto due volte lo stesso errore.
Non avere nulla, non essere schiavo di nessuno.
Di nessuno...nemmeno di due occhi dorati che per molto tempo avevano osservato il viso impassibile del bonzo, penetrandogli dentro involontariamente e ferendolo.
Sanzo sbuffò, spegnendo la sigaretta sul terreno, lanciando l'ennesima occhiata a Kisa, che aveva gli occhi chiusi.
...
-Oh! Che scenetta idilliaca! Il bel bonzo definito il “salvatore” e la piccola principessa del caos-
Sanzo bestemmiò mentalmente, oggi proprio era una giornata di merda, prima i tre che si erano allontanati, e adesso c'era quell'egocentrico rompicazzo di Elariel, che sorridendo gli si era avvicinato, sembrava solo, mentre Kisa riapriva gl iocchi, mettendosi seduta, appariva assonnata, eppure le sue mani tenevano ben salda la presa sul pupazzo.
Il demone, da parte sua, era deciso più che mai a disobbedire a sua madre.
In fondo non faceva nulla di male, ammazzava solamente sua sorella, adesso che era un essere totalmente inutile.
Provava vera ira verso quella creaturina apparentemente tanto innocente.
...lei era riuscita a conquistare il cuore della madre...
Mentre lui era stato costretto a lasicarci andare verso la morte, usato, maltrattato e più con esperimenti e prove di nuovi giocattoli per Ghiokumenkoshu.
Ma adesso...adesso Elariel avrebbe fatto il bimbo cattivo.
Non aggiunse altro commento, precipitandosi verso Kisa, la mano aveva le unghie affilate, nell'intento di staccare di netto la testa alla sorella, che però si scansò all'ultimo secondo, tenendosi ben lontana dal bonzo, non sapeva come avrebbe reagito.
Elariel, invece, sem rava bruciare dalla voglia di ammazzarla, partendo in una serie di colpi d'arte marziale, mentre Sanzo stava a guardare.
Elariel riuscì a colpire due o tre volte Kisa, che schivava agilmente, stupendo il bonzo, che però era stufo marcio di stare ad aspettare.
Elariel evitò di pochissimo tre proiettili che andarono a persi, e si voltò verso Sanzo, il monaco stava risistemando la sua pistola.
-Di un po', non hai proprio niente di meglio da fare che stare qui a rompere?-
Elariel sorrise, quel bel bonzo lo divertiva molto.
-Quanto sei falso...che cosa credi? Credi di farmi paura?-
Sanzo non se ne accorse, ma Elariel un momento dopo era esattamente dietro di lui, e gli stava sussrrando all'orecchio in un sibilo gelido.
-Sei solo uno stupido moccioso che si da delle arie-
...
Sanzo si voltò di scatto, sferrando un violento cazzotto sulla faccia di Elariel, che lasciò scivolare via del sangue dalla bocca, il bonzo sembrava furioso, sul punto di ucciderlo a pestate.
Occhi violacolmi di rabbia, furia, capelli brillanti del colore dell'oro, vesti sacre, un chakra scarlatto ad adornare la fronte.
L'immagine del santo...e della rabbia.
-Semplicemente meraviglioso...-
Sanzo partì alla carica, mentre Elariel continuava a sorridere, evitando i suoi colpi
ridacchiando, la pistola velocemente scaricava e veniva caricata, mentre Kisa stava guardare stupita, gli occhi fissi nell'osservare la furia dipinta su quel volto che per lei era sempre stata una maschera di freddezza.
...lo ammetteva, aveva paura...
Non voleva che Elariel facesse del male a Sanzo ma...
...Ma non voleva che Sanzo uccidesse Elariel...
Che cos'era, che cos'era quella confusione?
Lei da che parte stava?
Cosa voleva?
Kisa si mosse senza lasciarsi andare a crisi psicologiche, i capelli bianchi si alzarono svolazzanti, mentre la piccola figura si mise in mezzo ai due, allargando le braccia e chiudendo gli occhi.
-FERMIII!!!-
fu qualcosa che lasciò anche Kisa spiazzata.
Una potente ondata investì i due litiganti, spazzandoli via, a poca distanza da Kiche al centro prendeva fiato.
Elariel fu il primo a scattare in piedi, mentre Kisa lo fissava...supplicante...
Per la prima volta gli occhi di Kisa assunsero un'espressione triste, quasi come se gli occhi parlassero al posto della bocca.
“Non fargli del male”
Elariel non l'ascoltò, rivolgendo il suo attacco verso la piccola, che stavolta mutò ancora lo sguardo.
Si fece duro, duro come la roccia, e serio.
Le sopracciglia aggrottate, gli occhi celesti si fecero ghiaccio.
E ancora una volta Elariel fu sbalzato via, stupendo il demone, che però si rialzò in piedi, infuriato.
-Tiamat, levati! Tu più di tutti non hai diritto di fermarmi!-
lentamente il demone si calmò, lasciandosi scappare un sorrisetto.
-O hai dimenticato le tue vittime?-
Kisa lo fissò stupita, ma mantenne la sua posizione, mentre Sanzo riprendeva i sensi, cercando di riordinare le idee.
Elariel si avviicnò a Kisa, che fu pronta a sbalzarlo ancora una volta lontano da lei.
-Vedo che hai subito un'amensia. Bene, ti aiuterò io.
Vediamo...quanti uomini hai ucciso?-
Kisa avvertì qualcosa vacillare, le sue braccia di colpo si appesantirono.
-E donne?
...e bambini?
Tanti innocenti sono morti sotto i tuoi colpi, cara la mia sorellina...-
Kisa abbassò lo sguardo, che però venne riacchiappato dalla mano di Elariel, che si sporse verso la piccola, sussurrando con il sorriso sulle labbra.
-Non dirmi che non lo senti?
Il ricordo del loro sangue...che scivola lungo la tua pelle...
...Le urla di dolore...che escono dalle loro bocche mentre tu infierivi...
Gli sguardi terrorizzati...e colmi d'odio...
E tu...che assestavi un altro bel colpo...
Lo ricordi, Tiamat?-
la ragazzina tremò sotto quelle parole, mentre squarci offuscavano i suoi occhi.

“Osservò quella donna tremante, tra le braccia un bambino che avrà avuto qualche anno in più di lei.
La donna è terrorizzata, in un attimo aveva visto la sua famiglia venire sterminata con grandi affondi di coltello da quella bambina apparentemente piccola e innocente, dagl'occhi azzurri e lunghi capelli bianchi.
-Ma cosa sei? Cosa vuoi??-
la piccola è muta, non risponde, non sembra nenahce sentirla, perché allunga una mano, gli occhi vuoti e assenti che osservano il ragazzino che ha afferrato.
-NO!! LASCIA STARE MIO FIGLIO!! LASCIALO!!-
Ma lei non sente niente.
E sotto lo sguardo sconvolto della donna, la bambina affond ail coltello nella pancia del piccolo, che urla sconvolto con le lacrime di paura e dolore, mentre la donna si mette le mani i nfaccia, spalancando lo sguardo.
Ancora, ancora una volta, fino a sventrare quella creatura, buttando poi a terra la testa, ciò che rimaneva di sano.
Poi...si voltò verso la donna, che in un gesto disperato aveva afferrato un candelabro senza candele, e aveva colpito con violenza parte della facci e della spalla della piccola.
Niente, solo occhi vuoti.
E un corpo estraneo che affondava nel suo corpo, facendola instintivamente urlare dall'orrore”


Kisa non poté aprire bocca, perché Elariel velocemente l'aveva colpita con violenza, mandandola a terra, per poi afferrarla ancora.
-E non tutto sorellina...no, non è tutto...la vuoi saper l a verità? Tu non hai anima perché semplicemente non sei mai nata...sei solo...una bambola...sei solo sangue secco raccolto e fatto carne...-
Kisa non fiatava, lasciandosi percuotere dai colpi di Elariel e scrollare, ancora troppo sconvolta, era come se una marea di pensieri, ricordi e urla le avessero riempito la testa, facendole venire un mal di testa.
No, voleva smettere, non voleva, non voleva più avere mal di testa.
BASTA! BASTA!!
Elariel stava per affondare l'ennesimo colpo, quando il colpo di una pistola lo indusse a mollare la piccola e a voltarsi verso la fonte del rumore.
Sanzo era stufo, aveva sentito abbastanza stronzate!!
Partì a sparare più colpi, mentre Kisa teneva gli occhi socchiusi, il corpo tremava, e il collare s'incrinò, la pietra rivelò una serie di scheggiature.
Era quella frase...quella frase...

“Sei solo sangue secco”


Sangue secco...
Si...ora mi viene in mente...
Ora mi viene in mente cosa mi disse papà...
Mi ha detto che ero sangue secco...
Che io non ho ne madre ne padre...
Che non ho nome...
Non ho vita...
Non ho anima...
La mia vita è basta su sangue secco...
Sangue secco che lui ha usato.
Lui...è stato lui a crearmi...
Io...non ho desiderato esistere...
Io non sarei mai esistita...
Io...non l'ho mai desiderato...
Si...sono proprio una bambola...
Perché io...io non voglio niente dalla vita...
...non ho niente da chiedere...
Perché io...
io...






IO NON SONO VIVA








La pietra rossa si frantumò in tante schegge, e il collare si staccò con un “click” che mise in guardia Elariel.
Nel frattempo, gli altri stavano raggiungendo Sanzo, malconcio per alcune batoste che Elariel gli aveva dato.
Ma tutto si fermò, Kisa si era rialzata in piedi, il collo libero dal collare.
E dal collo, verso i piedi, lungo le guance, sulla fronte, migliaia di scritte percorsero tutta la pelle di Kisa, mentr ela piccola socchiudeva gli occhi.
I capelli bianchi si alzarono, mentre qualcosa come potente ondate di energia provenivano dal corpo della piccola, che lentamente si calmò.
Le scritte come marchio sulla pelle, mentre gli occhi aveva assunto tinte azzurre.
Elariel restò in silenzio, sussurrando solo un nome.
-...Ying...-

Gyokumenkoshu stava ancora una volta controllando una serie di dati, mantenendo con due dita la montatura degl'occhiali, a volte non sopportava metterseli.
In quel momento, entrò Jin, e la donna demone rivolse a lui la sua attenzione, aspettando buone notizie.
-Dimmi, Jin, che succedE? Elariel mi ha riportato Tiamat?-
-No, prutroppo Elariel ha fallito. In questo preciso istante Ying ha preso il posto di Tiamat-
la donna demone spalancò gli occho sorpresa, non sembrava spaventata, ma bensì furiosa.
-Quell'inetto! JIN! VOGLIO YING! ORA!-
lo scienziato si limitò a sorridere, accenando un inchino e allontanandosi, mentr egli occhiali di Gyokumenkoshu venivano sbriciolati dalle mani curate della donna.

Kanzeon Bosatsu, invece, stava sorridendo, era molto divertita dal vedere quella bambina.
Era il nuovo pezzo di quella carretta assemblata.
Anche se era un pezzo altamente infiammabile.
Si alzò in piedi dal suo posto preferito dove guardva ale disavventure dei poveri malcapitati, sorridendo e incamminandosi verso una vicina apertura.
-E così abbiamo ritrovato la tua preziosa figlioletta...Nataku-
il giovane principe della guerra stava guardando con fare assente come sempre lo spettacolo, lui non era li, lui sembrava ora morto...scomparso...

(Alla prossima!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** ...i love them... ***


Cap. 11




-E’ così…abbiamo ritrovato la tua bambina…Nataku…-

-RIVOGLIO YING!-

Plic…

Cos’è questo rumore?
Cosa sono queste catene?
E questi fili rossi?
Mi fanno male, mi stringono…
Stringono le mie braccia, il mio petto, le mie gambe.
Tutto il corpo è avvolto da queste fili…
Anche…
Anche queste ali…
Ho le ali…
Sono grandi, grandi ali…
Grandi ali nere…
E sono sporche…
Sono sporche di rosso…
Liquido rosso che cola sul mio viso, sul mio corpo…
E cade…cade giù…
Piccole gocce rosse che scivolano dalle mie ali, dalla mia schiena, dai fili rossi, dal mio corpo…
Piccole gocce rosse che cadono…

Plic…

Dove mi trovo?
Dove sono?
Qui c’è…non c’è…
Non c’è nulla…
Sono solo io…
E il buio…
E’ molto buio qui…
Dove mi trovo?
E cosa mi è successo?
E soprattutto…

E sopratutto…

Chi sono io?

Elariel guardò con sorriso divertito quella bambina dai capelli bianchi svolazzanti, sulle sue mani e sul viso apparivano simboli, e un cerchio bianco, un disco luminoso sulla fronte rendeva ancora più trasparenti gli occhi azzurri e dorati, un miscuglio la cui pupilla sembrava esserci affogata dentro.
Dai capelli bianchi sbucavano le punte di orecchie da demone, e il suo corpo era come attraversato da scariche di energia.
Il suo sguardo era…assente…
Sembrava lo sguardo di Kisa…
Gli occhi di Kisa…il viso di Kisa…
Kisa
Goku la guardò con fare tra lo stupito e l’intimidito, facendo un passo verso la bambina, i cui occhi si spostarono di colpo come una lama su un corpo sul volto di Goku, che le si avvicinava.
-Kisa, cos’hai? Stai male?-
il ragazzo allungò una mano, stava per sfiorare la guancia della piccola.
Quando questa spalancò gli occhi, di colpo, e un’ondata seguita da un boato spazzò via Goku verso i compagni, il malcapitato aveva fatto un bel balzo e in quel momento ricadeva con un tonfo ai piedi dei compagni, Hakkay intervenne subito preoccupato.
-Goku! Stai bene?-
Sanzo guardò con la coda dell’occhio il demone scimmia, poi tornò alla piccola, che socchiuse di nuovo gli occhi, lo sguardo sempre assente, mentre sopra di loro il vento faceva quasi gemere gli alberi, nuvole bianche attraversavano il cielo quasi correndo come se avessero paura di quella che ora era una creatura mostruosa dal viso d’angelo.
Elariel si permise una risatina.
-Che razza di stupido! E’ inutile che tu la chiami con il suo falso nome, Tiamat non è più qui, ora…
Ora c’è lei…-
-Che stai dicendo, pazzo furioso-
-La verità, Gojio-
il rosso guardò con aria furente il demone, che si limitò ad incrociare le braccia, mentre il mezzo demone faceva comparire sulla sua mano l’alabarda, alla vista di quell’oggetto l’attenzione della piccola si posizionò sul gruppo, mentre il demone ridacchiava ancora.
Sanzo osservò la piccola, i marchi erano luminosi, sembravano fatti di fuoco, e il disco bianco era luminoso sulla sua piccola fronte, le orecchie sbucavano sotto al massa di capelli, e le mani erano abbandonate sui fianchi.
Quella…quella bambina…quel disco sulla fronte…
Lo aveva gia visto quel simbolo…
Kisa alzò ancora lo sguardo, stavolta sul bonzo, che però rimase impassibile, caricando la pistola e alzandola verso la piccola, Goku cercò di fermarlo.
-Che fai Sanzo! Quella è Kisa!-
-Sta zitto stupida scimmia e guarda-
il ragazzo dagl’occhi dorati guardò con orrore Sanzo che sparava un colpo a Kisa, la quale non si spostò, ma si fece colpire alla spalla, facendo gridare il ragazzo.
-No Kisa!-
Goku si voltò rabbioso e scioccato verso il bonzo, che era rimasto freddo come sempre.
-Perché l’hai fatto?! Perché?!-
-Ti ho detto di stare zitto e di stare a guardare, idiota!-
Goku scosse la testa, non sopportava Sanzo quando faceva così, ma decise di obbedirgli, e guardò Kisa, che per tutto il tempo era rimasta impassibile, sulla spalla il mantello aveva un buco, e gia cominciava a macchiarsi di rosso.
La cosa sembrò interessare Kisa, perché la sua attenzione fu captata dalla sua ferita. Rosso…il colore…del sangue…
Il sangue…
IL SANGUE
Kisa chiuse gli occhi e alzò il capo verso il cielo.
Un secondo boato e un’ondata di vento costrinse tutti a ripararsi, gli alberi più vicini si sradicarono per la forza immensa che quel corpo sprigionava, mentre la piccola sembrava avere l’asma, di colpo spalancò la bocca quasi a voler prendere aria, mentre sulla sua schiena qualcosa spuntava, lacerando i vestiti con sempre maggiore velocità.

Qualcosa…qualcosa si muove…
Le mie ali fremono…
C’è…c’è ancora più sangue…
Cosa mi succede?
Il mio…il mio cuore batte forte…tanto forte…
E sento il corpo tremare…
Sangue, ancora più sangue che mi lava la faccia…
I miei occhi socchiusi vedono ora solo rosso…
Non riesco a distinguere nulla…
L’oscurità intorno a me, eppure io mi vedo…
Vedo i fili rossi che…che si strappano…
Mi sento sempre più pesante…
Le ali…mi fanno male le ali…
Ah…
Ecco…
Ecco…ora smette…c’è meno dolore…
Ora…

Non c’è più niente…

Due ali…dal corpo della bimba erano spuntate due ali nere…due ali che erano vive, si vedevano i vasi scorrere sotto la carne nera…eppure…eppure allo stesso tempo si vedevano fili elettronici in punti in cui la pelle lacerata lasciava scivolare via liquido rosso…che pareva sangue…sotto lo sguardo inorridito…il corpo di Kisa era come battezzato dal suo stesso sangue…il corpo era in parte scoperto, i vestiti lacerati rivelavano altri marchi su tutto il corpo, altri simboli e formule, e il disco sulla fronte ora era come una stella.
Era mostruosa, tutto quel sangue che scivolava dalle gambe e imbeveva la terra, e quelle ali nere, la cui carne era un misto di vivo ed meccanico, e dalle ali grondava altro liquido.
Uno spettacolo strano, tra il macabro…e lo stupefacente…
Questo pensava Elariel, osservando quella che non era più la sorella, ma la sua signora…
La Chiave, il Sigillo.
-Finalmente…finalmente ti riveli a me, Sigillo…-
-Sigillo?-
Sanzo sembrava essere l’unico a non subire l’effetto di quello spettacolo, osservando Elariel che sorrideva gioioso e con un luccichio di pazzia negl’occhi.
Non ci fu momento per spiegare, perché subito Kisa partì, con un balzo fu subito davanti ai quattro ragazzi, che evitarono per poco un affondo, la mano di Kisa penetrò nella terra, graffiandosi e sporcandosi.
“E’ veloce!”
“Non siamo riusciti a vederla! E’ terrificante”
“Kisa…Kisa è davvero così forte?”
Goku ripartì all’attacco, facendo apparire sulla sua mano il Nyoibo, e cercò di colpire la bambina, che però fermò il bastone con una mano.
“Cosa?!”
la piccola non lo guardava, semplicemente scomparì dalla sua vista, riapparendo dietro di lui e colpendolo di striscio, Goku aveva fatto in tempo a spostare il viso quel poco che bastava per non essere trapassato, ma il colpo fu micidiale, lo mandò a sbattere contro un albero stordendolo.
Gojio venne in soccorso della scimmia, l’alabarda guizzò verso la piccola, che sembrava distratta.
Invece…
Invece la piccola si bloccò, fermando la lama con una mano e provocandosi un profondo taglio che le squarciava il palmo, per poi stringere ancora di più la lama che trapassava la sua carne sporcandosi di sangue, ma al tempo stesso di spiegava, fino a spezzarsi sotto la mano di Kisa, che rimase impassibile di fronte allo stato della su mano.
“Dobbiamo sfruttare il fatto che adesso è ferita alla mano!”
Hakkay gli corse incontro, cercando di colpirla, anche se il vedere quel viso lo paralizzava.
Era…era come…
Come se stesse attaccando Kanna…o Kisa…
I visi sembravano combaciare, eppure erano così diversi uno dall’altro…
No! Non doveva confondersi!
Quella non era Kanna, ma un mostro!
La mano di Hakkay fu fermata a pochi centimetri dal corpo di Kisa che brillava per i marchi e i simboli sulla pelle della piccola, che si voltò verso il ragazzo dagl’occhi verdi, le sue iridi azzurre e dorate penetrarono in quelle dell’uomo, come se volesse scavargli dentro il cuore.
Come se volesse distruggere tutto ciò che la testa del ragazzo conteneva…

Immagini…
Immagini sotto di me…
Quella sono io…
Sono io?
Sono fatta così?
E’ uno specchio questo sotto di me?
S’increspa…
Piccole gocce rosse che cadono dal mio corpo increspano la superficie di questo specchio…
Un’immagine…
Che cos’è?
Sembra…sembra una donna…
E’ una donna…
Non è la mamma…
La mamma?
Chi è la mamma?
Perché non ricordo niente?
Perché vedo questa donna?
Perché questa donna ha un coltello in mano?
Perché piange?
Sot piangendo anch’io?
Mi fa male, e come…
Come se il mio corpo stesse morendo, il mio cuore si sta frantumando in tanti pezzi…
L’immagine è così lenta…
Così lenta…
Il coltello…si muove…
Lo tengono due mani…
Due mani di donna…
Una donna che io non ho ma visto…
Una donna che sorride…
Una donna che piange…
Le mani si muovono veloci…
E trapassano la stoffa del vestito…
Trapassano la carne…
Lo sento…
Sento come se quel coltello mi stesse trapassando…
E lo sento…
Sento il corpo estraneo che mi trapassa…
Sento il mio corpo che s’indebolisce…
Sento il liquido rosso che esce velocemente dal mio corpo…
Questo voleva questa donna?
Voleva sentire questo liquido sul suo corpo?
Voleva che chi la guardava soffrisse?
Voleva morire?
Perché, perché morire?
Ah…aaah…
Qualcosa…qualcosa nel mio corpo…
Si…si sta muovendo…
La mia bocca…dalla mia bocca…
Dalla mia bocca vuole uscire qualcosa…mentre sanguino…
Sto vomitando qualcosa…
Qualcosa di grosso…
Qualcosa che mi sta soffocando…
Faccio fatica, ma sembra che vuole proprio uscire dalla mia bocca…
Salvia, tanta saliva esce insieme a questo corpo estraneo…
Non vedo, tengo gli occhi chiusi…
E comunque…forse…non vedrei niente…
Non respiro più…

E’…è uscito…
Cosa è uscito dalla mia bocca?
La saliva mi scivola sul viso…i miei occhi sono pieni di lacrime…mi faceva male la gola, il mio corpo era scosso da fremiti…
Ho avuto per caso paura?
Abbassò lo sguardo…
Cos’è?
Cos’è questo essere che è uscito da me?
Ha…ha una forma strana…
Si muove…e sanguina…perde molto sangue…nella saliva…
E’ piccolo…
E’…
E’ un bimbo…
Con…con attaccato un cordone…
Un bimbo è uscito dalla mia bocca…
Un bimbo sta morendo davanti ai miei occhi, dopo essere uscito dalla mia bocca…

Piango…ho…ho paura…
Il corpo è scosso, gocce salate si mischiano a gocce rosse.

Plic, plic, plic, plic…

Plic…

Hakkay era agghiacciato, mentre quella creatura lentamente sembrava assorbire la sua mente, i suoi ricordi.
Voleva divorare la sua mente, il suo essere, la sua anima…
Qualcosa trapassò il corpo di Kisa, che si distrasse, Hakkay così si allontanò, anche se barcollava, era come se avesse fatto uno spaventoso incubo…
Aveva…aveva rivisto…rivisto la morte di Kanna…a rallentatore…
Quell’essere…quell’essere voleva assorbire il suo dolore, la sua pazzia, la sua furia…
Voleva…voleva portarlo via…
Hakkay avvertì che tutto il suo corpo era prosciugato, la creatura aveva in qualche modo assorbito le sue forze, si sentiva debole come un bambino, non riusciva nemmeno a reggersi in piedi.
Gojio osservò spaventato il compagno accasciarsi a terra, mentre Kisa si accorgeva che in qualche modo l’alabarda era ricomparsa, e le aveva trapassato la schiena tra le due ali.
Sotto le ali, un tatuaggio scompariva sotto il sangue della ferita.
Ferita lunga e profonda, ma sembrava che Kisa on provasse dolore, mentre la lama si staccava dal suo corpo, e si voltava verso colui che l’aveva colpita, Goku affianco osservava la scena spaventato.
Capiva, capiva…
Quella non era Kisa, Kisa non avrebbe fatto questo ad Hakkay.
Nel frattempo la piccola guardò prima la mano, poi si tastò la schiena, la mano non ferita si bagnò di sangue.
Sangue…
Lo stesso sangue che usciva ancora dalla sua spalla.
La piccola rimase in silenzio, Elariel per tutto il tempo era rimasto guardare.
Alzò il palmo, e sia da questo, che dalla spalla, che dalla schiena uscì come del vapore.
Con un tintinnio, la pallottola di Sanzo schizzò via dalla spalla, cadendo a terra, stavolta il bonzo ci rimase veramente di sasso, mentre la ferita scompariva sotto il vapore, i marchi erano adesso più visibili che mai, anche la mano e la schiena erano guariti, mentre la piccola prendeva un profondo respiro.
E ripartiva all’attacco.
Sferrò un attacco a Gojio che stavolta non lo seppe parare, ricevendolo sulla schiena e sbalzandolo via, mentre Goku urlava il nome del compagno, per poi attaccare la creatura, che si voltò verso di lui, osservandolo.
In quel momento Elariel sorrideva divertito, la sorellina sembrava divertirsi a far soffrire ma a non uccidere i suoi avversari.
O forse…qualcosa la bloccava…
Se era così era preoccupante…
Lei non aveva anima…
Quel corpo era solo un contenitore…
Lei non doveva nemmeno respirare…
Eppure un giorno si era svegliata…
Non poté però pensarci ancora, che avvertì un click, e qualcosa di freddo sulla sua tempia, facendolo sorridere, il bonzo aveva deciso di ammazzarlo.
-Guarda che anche se mi ammazzassi Tiamat…o, scusami, Kisa, non si fermerà…quello che sta facendo è di sua volontà-
-Cosa credi, che io voglia fermarla?
Prima ammazzo te.
Poi ammazzerò lei…-
Elariel ridacchiò.
-Come siamo freddi…
Freddi e belli, e bonzo?
Ma mi dispiace per te, ma non puoi uccidere Kisa…o Ying-
-Ying?-
Sanzo si distrasse, ed Elariel ne approfittò per salire con un balzo sull’albero, e anche se il bonzo sparò qualche colpo, non poteva vedere il demone, che era sceso e velocemente si era avvicinato al bonzo.
-Esatto, Ying. La conosci? Credo di si…-
un altro colpo, andato a vuoto, quell’essere era tanto egocentrico quanto veloce, e lo sentendolo ridere, il bonzo s’innervosì ancora di più.
-Ying è la forza negativa che, insieme a Yiang e al Tao, equilibra non solo il Tougenkyo, ma anche il regno celeste sulle nostre teste-
Elariel era tranquillamente seduto su di un ramo, mentre il bonzo lo guardava con fare truce, se avesse potuto lo avrebbe ammazzato con lo sguardo.
-E allora? Arriva al sodo, mi sto scocciando-
-Certo, scusami. Vedi, quella che tu vedi ora è il male, l’odio, la distruzione.
In parole povere…Ying-
Sanzo si voltò, Kisa stava combattendo contro Goku, le sue ali sbattevano facendo si che potesse anche alzarsi da terra ed evitare gli attacchi della scimmia, che però parava anche lei gli affondi della ragazzina, che sembrava impassibile.
Sanzo la guardò, il disco luminoso sulla fronte non si attenuava nemmeno per un istante.
E quelle ali…
Il bonzo sussultò.
Forse…forse quel demone non aveva tutti i torti.
-Ma è assurdo! Ying non esisterebbe senza Yiang e senza il Tao-
-Questo lo credi tu cari il mio bonzo-
Elariel scese dall’albero, e con un rapido movimento si trovò a pochi centimetri dal viso, dalle labbra del bel bonzo, e sussurrò.
-Esiste un modo per rompere il sigillo di Tao e liberare così Ying e Yiang.
E si chiama…sutra-
con un colpo, il demone colpì in pieno viso Sanzo anche se gli dispiaceva rovinare il bel faccino del monaco, ma oramai non contava più nulla.
Non aveva portato a termine la missione…sua madre l’avrebbe ucciso…o magari la sua adorata sorellina lo avrebbe fatto…
Tanto valeva divertirsi un’ultima volta…
Sanzo si rialzò, colpendo con un graffio il viso di Elariel, che ringhiò infastidito, si era perso in pensieri poco importanti per quel momento.
-I sutra?-
il demone sorrise, pulendosi la guancia dal suo sangue.
-Si, i sutra. Anche se ne ha uno solo, mia madre è riuscita a capire che dietro quelle formule matematiche c’era…il segreto per sciogliere il Tao e creare così le perfette chiavi per risvegliare Gyumao.
Ovvero Yiang e Ying, il bene e il male.
Ma per poter prendere Ying e Yiang…dovevamo avere due corpi…
Uno è la preziosa figlia di Gyokumenkoshu, ovvero Lirin.
L’altra…è un contenitore, l’unico tra tutti quelli creati in laboratorio che poteva resistere alla forza distruttiva del male, del caos…ovvero, come la chiamate voi, Kisa-
Nel frattempo Kisa stava ancora combattendo contro Goku, e sembrava anche divertirsi, a giudicare dal fatto che ancora non lo aveva ammazzato, nonostante fosse indebolito e di parecchio, il ragazzo ansimava.
“E’ velocissima, non riesco a tenere il suo ritmo!!”
la ragazzina alzò lo sguardo, osservando gli occhi dorati di Goku.
Oro…oro…

Cosa brilla?
E’ oro…
Ci sono occhi d’oro che mi stanno guardando…
Mi sembrano…familiari…
Si, io ricordo questi occhi…
Ma…questi ricordi…
Saranno ricordi miei?
…un bambino…
C’è un bambino davanti a me…
Sta…sta apparendo nell’acqua…
E’ fatto d’acqua…
Un bimbo d’acqua…con gli occhi dorati…
E mi guarda…
Capelli lunghi…
Ha…ha le catene…come me…
Anche lui è stato cattivo?
Perché?
Cosa ha fatto?
Io…io voglio sapere chi è…
Chi sei ragazzino?
Qual’è il tuo nome?
Ma…ma non c’è più il ragazzino…
Il bambino è scomparso…
Adesso…
Adsso c’è un ragazzo, un ragazzo che mi guarda…
Occhi dorati…
Il bambino!
Ma…ma io so chi sei…
Io…io ti conosco…
Io ti ho visto…
Eppure…
Non…non ricordo…
Non ricordo il tuo nome…
…sei…

Goku

Il demone scimmia notò un attimo di indecisione nella creatura, ne approfittò, colpendola con forza e facendola allontanare da lui, che ormai si sentiva indebolito.
“Accidenti…non resisterò a lungo…”
Kisa si rialzò tranquillamente, anche se era un po’ sporca e un po’ graffiata, mentre Sanzo cercava di colpire Elariel, sprecando solo pallottole, in quel momento stava ricaricando la pistola.
-Assurdo, io non credo ad una tua sola parola-
-So che menti.
Devi credermi, quella ragazzina è solo un contenitore, non aveva anima, era solo una bambola, uno strumento per mia madre per impossessarsi del più grande potere mai esistito.
Però…Kisa non è un contenitore comune…è speciale
Diciamo pure…che è divino…-
“Divino?”
Sanzo sparò ancora, stavolta lo aveva beccato, Elariel si tenne la spalla, ma poi allungò il braccio sano, scatenando un esplosione che alzò un polverone, accecando Sanzo che si nascose dietro un albero.
Un pezzetto di legno di un albero che era esploso con il colpo schizzò sulla fronte di Sanzo, graffiandolo, una piccola goccia di sangue scivolò via, mentre Elariel prendeva fiato, usare quel potere lo sfiancava, non era certo come la sorellina.
Il demone si strinse il braccio che sanguinava, ma strinse i denti, iniziando a far esplodere uno dopo l’altro gli alberi.
-DOVE TI NASCONDI, BONZO!?-
Goku si voltò, avvertendo il rumore delle esplosioni, evitando all’ultimo secondo un attacco della ragazzina, le ali si mossero provocando una piccola folata d’aria, mentre il ragazzo prendeva fiato.
Kisa invece era impassibile, aspettando la mossa del nemico, gli occhi socchiusi privi di pupilla.
Una piccola goccia di sudore scivolò via dalla guancia della piccola, mentre Goku la osservava.
Familiare…questa scena era in un certo senso familiare…
Si, lo scontro con le quattro sorelle.
Aveva pianto, aveva pianto per la sua amica, per la sua cara, dolce amica, costretta comunque alla morte.
Non era giusto, non era stato giusto.
Ma poi…
Poi quel viso pallido, coperto di scritte, quello stesso viso che più di una volta lo aveva osservato con aria stupita, o triste, o tranquilla.
Il viso di Kisa, che adesso…adesso…
Adesso sembrava risuonare, sembrava risuonare con un altro volto.
Ma non ricordava…
Non riusciva a ricordare.
Eppure…
Eppure era sicuro di aver conosciuto quello stesso volto…
Quegl’occhi…
Dove, dove?
-AAH!-
Goku si strinse la testa fra le mani, gli scoppiava.
Kisa lo guardò stupita, avvicinandosi lentamente, un passo dietro l’altro.
Afferrò con tutte e due le mani la testa dolorante di Goku.
E lo sollevò, osservandolo con i suoi occhi, mentre Goku rimaneva spaventato dal gesto della ragazzina.
Gli occhi di Kisa…erano azzurro dorati, un colore che si mischiava, due colori che si fondevano…e si separavano, quasi come un gioco, una magia…

Ah!
Luce!!
C’è tanta luce qui, adesso…
Una luce dorata, che mi sta accecando…
Non vedo più niente…
Perché tutta questa luce? Cosa succede?
Il sangue…il sangue scivola copioso su di me…
I fili…i fili rossi vibrano, le ali si stanno muovendo.
Sento…sento il mio corpo muoversi…
Sento…sento come se…come se fossi viva…
Che mi succede?
Che cosa vedo?
Cosa sta accadendo?
Dove sono?
Chi sono?
Sono così confusa…
?
C’è…c’è qualcosa nell’acqua…
Un altro volto…
Mi assomiglia…sembra il mio volto…
Ma…ma è un bambino…
Un bambino dagl’occhi stanchi…
Un bambino dagl’occhi tristi…

Chi sei?
Avvicinò la mia mano al tuo volto.
Voglio sapere chi sei, perché mi assomigli…
E che cosa sta succedendo…
L’acqua…si sta increspando al mio tocco, forma grandi cerchi…
Poi…poi ribolle.
Qualcosa…qualcosa esce da questo luogo, da questo specchio, da questa acqua…
È un mio ricordo?
Lo sto creando io?
Oppure…
C’è…c’è un pezzo di ghiaccio…
E’ grande, molto grande…
C’è…c’è qualcosa dentro…non riesco a vedere…
…è…è un bambino…
Un bambino…come me…
Un bambino dagl’occhi tristi come i miei…
…occhi dorati…questo bimbo ha gli occhi dorati…


Kanzeon Bosatsu si voltò verso il trono dove sedeva in trance Nataku.
Aveva…aveva sentito qualcosa…
Nataku…aveva detto qualcosa…
La dea della misericordia sorrise, divertita…
-A quanto pare le bella figlioletta vuole conoscere il paparino…
La situazione…si fa…interessante…-

Un'altra esplosione, stavolta Sanzo aveva rischiato davvero di finirci secco, ma la sua gamba sanguinava, ferita dalle schegge di legno degl’alberi che Elariel come un pazzo buttava giù, anche se adesso barcollava come un ubriaco, più debole che mai e grondante di sangue.
-Beh…non sarà solo Ying a divertirsi…ti ucciderò, bonzo…almeno potrò avere salva la vita…dando il tuo sutra alla madre…-
-Te lo puoi scordare, pazzo furioso!-
Sanzo sparò un paio di colpi che il demone evitò spostandosi, ma questo lo fece cadere in ginocchio, dalla sua bocca uscì saliva e sangue, poi una risatina.
-Che fine ingloriosa…e dire che prima di Tiamat ero io il preferito della madre…
…poi…poi il padre che aveva portato quel campione di sangue…
Sapessi bonzo…sapessi…prima di quella creatura che tu vedi…c’è ne sono state centinaia di altre…
…tutte deformate…
In fondo…si sa che dei e demoni non vanno d’accordo…-
Sanzo si era avvicinato, e adesso aveva la canna puntata sulla fronte di un sanguinante e, secondo il bonzo, un delirante Elariel, che lo fissava con occhi insolitamente tranquilli e al tempo stesso rabbiosi, si sarebbe alzato se non avesse perduto tutte quelle energie.
-Stai dicendo solo un mucchio di sciocchezze…-
-Ma davvero? E allora guardala…guardala se non mi credi…
Sembianze di demone…poteri di dea…anzi…di più di una dea…
Non ti dice niente?-
Sanzo lanciò con la coda dell’occhio un’occhiata a quello che stava succedendo, ma non ne ebbe il tempo, Elariel nel approfittò per fargli lo sgambetto…e rompergli il polso con un gesto secco, facendo gemere Sanzo, che si morse il labbro pur di non urlare di dolore, mentre il demone sorrideva perverso, mettendosi sopra di Sanzo in modo da avere la visuale completa del volto rovinato ma ugualmente bellissimo del bonzo.
-Povero stupido…eppure sei molto affascinante…-
Sanzo gli diede un calcio, ma Elariel sorrise divertito dallo schifo del bonzo.
-Mi fai solo ridere…sarà un piacere gustare la tua carne…non che io creda alla storia che la carne di bonzo allunghi la vita…ma un monaco bello come te deve essere squisito…-
il demone si leccò le labbra, mentre Sanzo cercava di riprendersi la pistola, operazione che fallì perché Elariel la spinse via con un calcio, continuando a parlare.
-Sai, forse Ying ti avrebbe gia ucciso.
Dopotutto, Kisa non era mai esistita.
Non ha passato, ne futuro.
E’ solo una bambola, una misera bambola.
L’esempio perfetto di creazione in laboratorio di un feto, di un bimbo, con il sangue di un dio…e di un demone…
Kisa…non esiste!
Come tu…adesso…non esisterai più…-
nel frattempo, Kisa continuava a fissare gli occhi di Goku, che si riprese, scacciandola via, e afferrando il bastone.
Alzando il capo, vide Elariel con la mano sana alzata, pronto a trapassare il petto di Sanzo.
-NOOO!! SANZOO!!-
Goku scattò via da Kisa, che rimase in silenzio ad osservare la scena.
Goku sbatté via il demone, piegandosi poi verso il bonzo.
-Sanzo! Sanzo! Stai bene?-
-Se non mi urli nelle orecchie starò anche meglio, stupida scimmia!-
il ragazzo sorrise, per poi rivolgere un’occhiata omicida al demone, che rimase disteso a terra sanguinante, ridacchiando.
-Che sfortuna, non è proprio giornata per me…-
sopra di lui, una figura si fece avanti.
-Oh, Ying, sei tu…
…vorresti uccidermi?-
lei non rispose, limitandosi a fissarlo.
Elariel distese entrambe le braccia, anche se quella ferita gli faceva male.
-Accomodati-
Ying osservò il gesto del demone, poi si allontanò, ignorandolo, mentre Goku si metteva a protezione di Sanzo.
Aveva…aveva avuto l’idea di togliersi il diadema…
Però…
Però quella era pur sempre di Kisa!
E lui non voleva ucciderla!
Lui…lui voleva bene alla sorellina Kisa…
Non…non avrebbe mai voluto nemmeno picchiarla come aveva fatto…
Anzi, a ripensarci di sentì male per quello che aveva fatto…
Però…
Però non poteva permettere a Kisa di far del male ai suoi compagni.
Soprattutto a Sanzo!
Nel frattempo la bambina aveva stabilito di nuovo il contatto visivo con il ragazzo, e li fissò attentamente, scavandogli l’anima, la testa, il cuore, mentre Goku avvertiva una strana ondata pervaderlo, un’ondata che però…rischiava di sommergerlo…

Dentro questo pezzo di ghiaccio…c’è un ragazzino che assomiglia a me…
Vorrei raggiungerlo…ma il ghiaccio è troppo spesso…
…allungo una mano, voglio toccare il ghiaccio, voglio raggiungere quel bambino.
Voglio sapere chi è…
E voglio sapere chi sono io…
Lo tocco con un dito, è freddo…il ghiaccio è molto freddo…
…!!...

“…chi sei?
…mi chiamo Nataku, qual’è il tuo nome?”


Goku lanciò un urlo spaventoso, la testa sembrò scoppiargli in mano, mentre sotto lo sguardo spaventato di Sanzo il ragazzo si contorceva, in preda al dolore più atroce.

Ho visto qualcosa…
Sembrava…un ricordo…
Ma perché lo visto?
Che sia mio?

Appoggiò la mano al pezzo di ghiaccio, avverto il gelo sulla pelle della mia mano, che raggiunge il polso e sfiora il braccio…

“…voglio che tu mi dia un nome!
…Goku…ti chiamerai Son Goku…”


Ansimava, il ragazzo dagl’occhi dorati ansimava come non mai.
Cos’era quel ricordo?
Quando lo aveva avuto?
E quel volto?
Perché somigliava tanto a Sanzo?
Non capiva, non capiva!!!
Lentamente, il suo diadema cominciò ad incrinarsi, mentre Ying stava ancora a guardare…

Ancora…ho visto ancora qualcosa…
Devo sapere…devo scoprire cosa succede…perché questo ragazzo…
E perché questi ricordi…
Io devo sapere CHI SONO!!
Appoggio entrambi le mani, e il gelo assale il mio corpo, sto tremando dal freddo.
Alzo lo sguardo…e vedo…
Vedo quegl’occhi dorati…e come…come se mi stessero guardando…
Parlami!!
Dimmi chi sei!!
E chi sono io!!

“…puoi chiamarmi Tenchan…
…ti chiamerò Kenni chan…”


Basta…basta…
Mi fa male…
Fa troppo male…
E come…
Come se…
Come avessi compiuto qualcosa…
Qualcosa che…
Non voglio…non devo…

Devo sapere…
Io devo sapere…
…devo sapere…


NOOOOO!!!
IO NON DEVO RICORDAREEEEE!!!



AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHH

Si…spaccò.
Il diadema si spaccò in tanti frammenti, mentre Goku lanciava un urlo disumano…
E sotto lo sguardo di un’impassibile Kisa…e di un Sanzo spaventato…
Il vero Goku si mostrava, con i lunghi e fluenti capelli castani, le orecchia a punta…le unghie affilate…
E lo sguardo da assassino, contro Ying, che semplicemente agitò le sue ali, e sussurrò con voce roca.
-Ti stavo aspettando…-
il demone lanciò un ringhio, poi…
Poi inizio lo scontro.

Cosa succede?
NO!
Il pezzo di ghiaccio, il ragazzo!
No!non andare via, non andare via non lasciarmi qui!!
Io devo sapere chi sono!
Io voglio uscire da qui!!
Ti prego, ti prego dimmi chi sei!!!
Dimmi chi sono!!
Qualcuno mi dica chi sono!!
!!!
La luce!
No, la luce no!!!
Non voglio, non voglio il buio.
Ho paura!! Ho paura!!!


C’è…c’è adesso tanto buio qui…
Sono…sono triste…
Nessuno…non c’è nessuno…
È…è questa la solitudine?
È…è questo il sentirsi solo?
…io…io non volevo fare del male a nessuno…
…sangue…
Lo specchio…
Sta scomparendo lo specchio!! Dentro un lago di sangue!!
Ah!
Non voglio, basta sangue, basta, basta!!
Qualcosa esce dal sangue…
CADAVERI!!
No!!
Andate via, lasciatemi in pace lasciatemi in pace!!
Io…io non volevo, non volevo…
Io non so perché uccido…ma non mi piaceva…
Non volevo fare del male a nessuno…
Voglio solo sapere chi sono…
E…e voglio sapere…
Se…se io esisto…
Questo luogo esiste?
Io esisto?
…nessuno mi può rispondere…
…allora…allora io non esisto…
Io…non sono nessuno…
Io non esisto…
Questo che sto pensando…
Questo posto…
Me stessa…
Non esistono…
Ma allora dove sono?
…basta…sono triste…
Voglio…voglio imparare…
Voglio imparare a piangere…
Voglio imparare…così…così mi sentirò meno triste…
E voglio imparare ad urlare…
Perché così la mia voce risuonerà…e non mi sentirò tanto sola…
Anche se io…
…io…sono sola…

Sanzo si rialzò faticosamente in piedi, osservando la scena.
Era uno scontro tra due esseri di pari forza.
Nessuno dei due prevaleva, forse Ying, ma sembrava tentennare di fronte alla furia di istruttrice di Goku.
Colpi, ferite, graffi.
Le due figure si sovrapponevano, si dividevano, era come una specie di danza mortale che il bonzo stava osservando con una gamba dolorante e in uno stato pietoso.
Doveva fermarli, tutti e due…
Ma come fermare Kisa?
Come poteva fermarla?
Nessuno sa fermare Ying…
Forse solo Tao…il cerchio…
Oppure Yiang…
Nel frattempo, i due ansimavano affaticati, ogni secondo i combattimento era ferratissimo, nessuno dei due voleva cedere.
Kisa e Goku ripartirono all’attacco, e attaccarono contemporaneamente, tanto che la loro forza scatenò una reazione di rigetto, in un attimo i due furono separati di nuovo dalla loro stessa forza.
Ad un certo punto, il corpo di Ying fu attraversato da mille scosse, e ripartì all’attacco, e quelle scosse sembravano quasi sul punto di uccidere Goku, il demone strillava come un ossesso.
Kisa si fermò poi di colpo, lasciandolo andare, qualcosa l’aveva colpita alla guancia.
Un proiettile.
Un proiettile che le bucava la guancia, e che adesso sarebbe stato buttato via, mentre la ferita si rimarginava, Sanzo aveva sparato con la mano sana, anche se la vista faceva brutti scherzi.
Il demone osservò con occhi rabbiosi il bonzo.
Era il suo avversario, lui doveva sconfiggerlo.
-Adesso sono io il tuo avversario stupida scimmia, fatti sotto!!-
Goku si gettò a capofitto contro il bonzo, che lo bloccò a malapena, recitando con il fiatone la formula per i diadema, che ricomparve brillante sulla fronte di Goku, che svenne, trascinando con se Sanzo, che lo abbracciò.
Anche stavolta c’è l’aveva fatta.
Ying, però, era ancora li, e sembrava furente.
Gli occhi non esprimevano nulla, ma le sue mani si agitavano nervosamente.
Aveva portato via il suo avversario.
Meritava la morte, la morte!
Ying si fece incontro a Sanzo, e lo squadrò con un’occhiata gelida…

…occhi?
Si…occhi indaco…li vedo, anche senza lo specchio…
Si…io…io li ho gia visti questi occhi…
Occhi freddi…familiari…
!!!!
NON TOCCARE QUEGL’OCCHI, NO NFARGLI DEL MALE!!!

Ying si sentì scossa.
Qualcosa non andava, il suo corpo non reagiva.

Non fargli del male!!
Ngh…i fili mi stanno ferendo, sembrano volermi tagliare…
Non fargli del male però…non ucciderlo!!
Non cancellare quegl’occhi!
Io li conosco!
Io li ricordo!!
TI PREGO NON FARLO!!!

Ying tremò.
Il suo corpo…non la obbediva…
Cosa…cosa le succedeva??

Si guardò intorno senza volerlo.
L’uomo dai capelli neri e gli occhi verdi e a terra assieme all’uomo dagl’occhi e capelli rossi…

Occhi verdi…occhi rossi…
Si…so chi sono!
Non li uccidere, non uccidere l’uomo dagl’occhi viola!
Non fare del male al ragazzo dagl’occhi dorati…
…io…io non voglio…
…NON VOGLIO CHE TU LI UCCIDA!!

Ancora una scossa.
Sanzo, dopo aver capito che non sarebbe ancora morto, era svenuto, non ce l’aveva fatta a resistere ancora…
Ying tremava, mentre si guardava intorno scioccata, come smarrita, le sue ali cominciavano a perdere le piume, che cadevano attorno a lei in una strana danza.
Ying aprì la bocca, ma dalle sue labbra non usciva niente.
Mentre dentro di se qualcosa si muoveva.

Questi fili mi feriscono dappertutto…ma io voglio liberarmi!!
Chiunque tu sia, ascoltami!!
Io…io non so dove li ho visti…
Ma…ma quest’occhi li conosco…
E so…so che voglio che quest’occhi continuino a guardarmi, a guardare il mondo…
Voglio…voglio che questi uomini…voglio che questo ragazzo…VIVANO!!
Si, vivano!
Perciò…perciò ti prego, non ucciderli…
…Ngh…mi sento debole…
Non ho più voce, come se avessi urlato per tutto il tempo…
Ma non voglio smettere, perché voglio che tu mi ascolti!
Si, ascoltami, ascoltami ti prego!
Io…io voglio…
Voglio che loro siano vivi.
Voglio io essere viva!!
IO VOGLIO…VOGLIO VEDERLI!!
Perché…io…IO GLI VOGLIO BENE!!

Una scossa…una scossa al cuore…
Ying cadde in ginocchio, indebolita come non mai, mentre le sue ali senza ali con violenza ri penetravano nel suo corpo, scomparendo dietro la schiena come i suoi marchi e le sue stigma.

Ho…ho perso le ali…
I fili…i fili si spezzano…
E…e il sangue sta scomparendo…
Torna…torna l’acqua…
…cos’è?
C’è qualcosa li davanti…
Un…un pupazzo…
Il…il mio pupazzo…
Si, questo pupazzo è mio…
Me lo ha regalato…
Hakkay…
E Gojio…
E Goku…
E…e Sanzo…
Si…io…io so chi sono queste persone…
E…e adesso…
Adesso so…chi sono io…





Kisa…





Riaprì gli occhi, le iridi erano tornate del solito azzurri ghiaccio…
Si guardò intorno, con aria un po’ smarrita…
Era…era in una foresta…
Un disastro, alberi abbattuti, buchi nel terreno…
E…
Kisa si alò in piedi, correndo versoi il primo corpo che riconobbe.
Gojio…
Era steso a terra, malconcio…
Anche Hakkay…e Goku…
E il signor Sanzo…
Elariel era sparito, non c’era più…
Ma…ma adesso…
Adesso doveva aiutarli…
Si…doveva…
Doveva cercare aiuto!!

(Ecco il nuovo capitolo, tutto scritto in una sola giornata.
Spero che vi piaccia, fatemi sapere!
CIAO!
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Open my mind, open my heart...only for you ***


Cap.12

But the satellite says, "Won't you people look at all we have?
Don't you want it?
Can't you see the things that you lack?"

Ma il satellite disse “Non volete gente guardare quello che noi abbiamo?
Non lo volete?
Non vedete le cose che avete perso?”


(Da “Patience”, di George Michael)

Socchiuse gli occhi, assonnata, la testa era appoggiata sulle braccia, che a loro volta erano appoggiate su un morbido materasso, le lenzuola un po’ stropicciate.
Sbatté le palpebre, si sentiva stanchissima, come se tutto il suo corpo fosse svuotato di ogni energia.
Era da tre giorni che non chiudeva gli occhi, troppo spaventata per poter dormire.
I suoi fratelli erano ancora la, addormentati, fasciati delle loro ferite.
Delle ferite che lei stessa aveva provocato.
Lei, con quelle mani, aveva fatto del male ai suoi fratelli.
Alle persone…che l’avevano portata con se…che l’avevano tenuta con se…
Si…si sentì una miserabile…una traditrice…
Come se il suo corpo fosse costantemente svuotato, picchiato, ferito.
E bagnato di sangue, sangue delle persone che amava.
Non delle persone che aveva ammazzato prima, ma di quelle persone che adesso stavano riposando tranquillamente in quella stanza, in quella locanda, anche Hakuryu riposava.
Il piccolo draghetto aveva volato, accompagnando la bambina, fino al più vicino villaggio.
E li la piccola aveva cominciato a chiedere aiuto, sperando che qualcuno l’ascoltasse.
Ascoltasse la voce di una bambola che non parla.
Ascoltare le grida di una bambola…che aveva un nome…
Una bambola che provava paura…provava terrore…
Tristezza…gioia…
Gioia, mentre degl’uomini le si avvicinavano, e lei li trascinava, spingendoli verso la radura…
Qualcuno l’aveva sentita, qualcuno l’avrebbe aiutata…
E lei li portò…
Verso i segni della distruzione…della sua distruzione…pregandoli…

“Vi prego aiutatemi!!Aiutate i miei fratelli!!”

E…e aveva salvato i suoi fratelli, portandoli in quella locanda.
Ed ora riposavano…riposavano da tre giorni…
E…e se non si fossero risvegliati più?
Kisa spalancò gli occhi, mentre stringeva il lenzuolo di uno dei letti, quello di Gojyo, che riposava tranquillo, in alcuni punti fasciato.
Nel guardarlo, Kisa sentì un sordo dolore provenire dal cuore.
Sembrò che gli si spaccasse…
Temette di perdere il cuore, nel non ricordare ciò che aveva fatto.
Fare qualcosa…e non saperlo…è terribile…
Ti senti impotente, perché non sai come risolvere il danno che hai creato…
Sei debole…ti senti debole…e incapace di dire o di fare qualcosa…
E hai paura…
Troppa paura, che non riesci ad esprimere…
I pensieri vengono spazzati via da questa paura, da questa consapevolezza che tu hai fatto qualcosa…
…ma non lo sai…
E ti distruggi…temendo…di non avere più speranze…
Temendo…di non essere perdonato…
Temendo…di essere odiato…
Questa paura agitava la piccola Kisa, che si avvicinò al viso di Gojyo, dormiva tranquillo, i capelli rossi un po’ sparsi sulle spalle e il volto, nascondendo le cicatrici che aveva sulla guancia.
Kisa le tastò con le dita, accarezzandole, spostando le ciocche rosse, sperando in una reazione del rosso, anche se l’avesse spinta via dolorante, almeno si sarebbe svegliato.
Invece…invece niente…
Kisa si alzò sulle punta dei piccoli piedi, e appoggiò l’orecchio al petto caldo del mezzo demone.
Si muoveva…era vivo…respirava…
Però…perché non si svegliava?
Perché ne lui, ne Hakkay, ne Goku, ne Sanzo si svegliavano?
Perché non aprivano gli occhi?
Che cosa aveva fatto di Kisa di così grave da farli dormire così?
Sanzo e Goku erano quelli messi peggio…
E Kisa si era sentita come scomparire…
Aveva voglia di scomparire, aveva voglia di non essere mai esistita.
Loro…loro non sarebbero stati così adesso…
Se…se lei non fosse mai esistita…
“Se io non esistessi…”
Kisa si coprì il viso con le mani, allontanandosi dal letto di Gojyo, i capelli bianchi accarezzavano le esili spalle.
Persino Hakuryu dormiva…ma lui ogni tanto si svegliava…
Proprio…proprio come in quel momento…
Il piccolo drago si svegliò, i suoi lucidi occhi rossi osservarono la figurina di Kisa, il viso nascosto tra i capelli e le mani.
-Kyu?-
il verso del piccolo animale, indusse Kisa ad alzare lo sguardo e a guardarlo.
Lentamente, poi, gli si avvicinò, accarezzando la piccola testolina con un dito, cosa che al draghetto faceva piacere, lasciandosi accarezzare, mentre lei lo guardava tristemente.
-Credo…credo che non mi vogliamo più bene…-
Hakuryu la guardò stupito.
Kisa osservò di nuovo i quattro letti.
-Credo…credo che siano ancora addormentati…perché sono stata cattiva…perché io gli ho fatto del male…
Io…sono stata io a fare questo…ma…ma io non lo sapevo…non lo sapevo…
Non…non riuscivo a ricordare…
E adesso…adesso io…-
Kisa avvertì gli occhi pizzicarle, la gola si strinse, come un nodo serrato, non riusciva a respirare bene, il cuore sembrava essere pieno di crepe, la gola si era seccata, le parole uscivano a fatica.
Era spaventata…
Molto spaventata…non voleva che tutto ciò accadesse…
Lei…lei voleva che loro fossero ancora in viaggio…
Che le parlassero, e le sorridessero…
Invece…invece dormivano!
-Kyu…-
Hakuryu osservò la bambina allontanarsi da lui, e avvicinarsi al letto di Hakkay, toccandogli con la piccola mano quella grande dell’uomo.
Era fredda alle dita…
Ma sul polso e sul dorso era calda…
Kisa la strinse…
I suoi occhi erano tinti di…qualcosa che lei conosceva solo in quegl’istanti, che lei comprendeva solo adesso…
Solo adesso…dopo che i fili rossi l’avevano martoriata…dopo che le sue ali si erano aperte e l’avevano fatta sanguinare…dopo aver fatto del male, e lei non capiva, desiderando solo sapere chi fosse…
Adesso…voleva solo che loro si svegliassero.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa…anche dimenticare tutto…
Ma li voleva li…accanto a lei…
Si voltò, dall’altra parte c’era il letto del signor Sanzo.
Anche lui non si svegliava…anche lui dormiva…
Abbandonò la mano di Hakkay, e si guardò intorno.
Goku dormiva…
Tutti dormivano…
Gojyo, Hakkay, Sanzo…
E non si svegliavano…non si svegliavano da tre giorni…
Ma…ma lei li avrebbe aspettati…
Si, li avrebbe aspettati…
Si mise seduta per terra, i capelli bianchi formavano un’aura candida intorno alla piccola, che si guardava intorno, in attesa, avrebbe aspettato che loro si sarebbero svegliati.
Poi…che sarebbe successo?
L’avrebbero sgridata?
L’avrebbero lasciata li?
Lei se ne sarebbe andata?
Che cosa avrebbe fatto?
Cosa avrebbero fatto?
…paura…
Kisa scopriva tante cose in quei tre giorni.
La paura…il dolore…la solitudine…
Una stanza silenziosa, vuota…con quattro persone addormentate.
E lei sola, che attendeva…
Solo un piccolo drago…ma nient’altro…
Era sola, sola contro il silenzio…sola con la mente vuota…sola, con la sensazione di essere colpevole…
Sola…
Mentre dietro di lei calava un’altra sera, il sole adesso mutava il suo candore in raggi di sole arancio e giallo pallido, mentre i suoi occhi nell’ombra del suo viso avevano tinte più scure e brillanti.
Brillavano, brillavano come non mai, mentre il suo sguardo vagava, vagava oltre quella stanza, quel cielo, quella porta, quelle persone che dormivano…
Cosa avrebbe fatto se non si fossero mai svegliate?
Se…se loro avrebbero continuato a dormire…cosa avrebbe fatto?
…li avrebbe aspettati…
Perché non sapeva cosa fare…
Non sapeva dove andare…
Non sapeva…non sapeva e basta…
Adesso…adesso l’unica cosa che sapeva…e…che li avrebbe aspettati…
Che sarebbe rimasta li…
Si mosse ancora, non riusciva mai a stare ferma troppo tempo in un posto… Si avvicinò al letto di Goku, il ragazzo dormiva tranquillo, il diadema d’oro brillava con forza con la poca luce del tramonto che andava morendo.
I capelli scompigliati, in più parti del corpo fasciato…
Sempre per colpa sua…
Per colpa di Kisa…
-Per colpa mia…-
appoggiò la testa al materasso, in modo così da avere una visione verticale del ragazzo, mentre una mano si avvicinava a quella di lui, stringendogliela…

“Ah…Felicità, su quale treno della notte viaggerai…lo so che passerai…ma come sempre in fretta non ti fermi mai…”

La notte si faceva sempre più scura, ormai solo le stelle l’aiutavano a distinguere il contorno dl cuscino da quello del ragazzo che stava vegliando…
Si sentiva un peso…un peso molto grande…
Rimuginava sempre sullo stesso momento, lo stesso ricordo…
Due occhi grandi, d’oro…che non erano di Goku…non erano solo suoi…
Chissà chi era quel ragazzo…magari…qualcuno di importante…
Però…adesso non importava più di quel ragazzo…
Adesso…adesso voleva solo vedere gli occhi di Goku…e quelli di Hakkay, Gojyo…e quelli di Sanzo…
Si, vedere i loro occhi…per poi…piangere…
Aveva voglia di piangere…di urlare ad alta voce…la sua voce voleva che le facesse vibrare il corpo…voleva sentire che quella cosa, quella cosa che aveva conquistato, ferendosi, spalancando gli occhi, supplicando quel buio che l’aveva imprigionata…si liberasse…scorresse con più forza nelle vene…la facesse sentire…

viva

Socchiuse gli occhi, si sentiva così stanca…ma anche quella notte…non avrebbe lasciato che il sonno la prendesse con se…
Voleva aspettarli…aspettarli ancora un po’…
Di colpo, la calma fu stoppata, qualcuno busso alla porta con gentilezza, ma i colpi sembravano per qualche istante spaccare le orecchie a Kisa, che si alzò di scatto dalla sua posizione, osservando spaventata la porta, che si socchiuse, una tenue luce illuminò i suoi occhi accecandola, per poi scaldarla e sussurrarle timidamente un “permesso”.
Una voce…una ragazza…una donna…
-Piccola…che ci fai qui sola al buio?-
una…donna…giovane…dai lunghi capelli, lo sguardo curioso, attento, una mano reggeva una candela, vestiva di un lungo abito, i colori si andavano ad oscurare nel buio della stanza e del corridoio, ma era un abito lungo, pesante, le maniche strette ai polsi erano larghe e pesanti che cadevano sulle braccia.
Una donna che entrò intimidita nella stanza, mentre la piccola si strofinava gli occhi stanchi e arrossati, i capelli spettinati e confusi, così come l’aria su quel visino era distrutta e un po’ assente.
La donna appoggiò gentilmente la candela sul tavolo della stanza, l’altra mano reggeva una coperta, da quello che appariva rivelato da quella tenue luce.
-Ti ho portato qualcosa per coprirti, la notte qui fa freddo in questa stagione…-
Kisa non rispose, ritornando ad osservare Goku, la donna osservò con triste dolcezza la piccola che continuava a vegliare su quello che sembrava suo fratello, a giudicare dall’aspetto e da alcuni piccoli dettagli che li rendevano simili.
Tre giorni da quando erano li…tre giorni da quando entrava in quella stanza, e la vedeva li, con gli occhi aperti, ad osservarli silenziosa, in religioso silenzio in attesa del loro risveglio.
Quando l’aveva vista arrivare, accompagnata da quegl’uomini che trasportavano i feriti, era rimasta sorpresa dal comportamento della piccola.
Era triste, appariva un po’ sconvolta eppure…al tempo stesso era come se la piccola si sentisse in colpa, mentre il dottore li visitava e curava, e lei era sempre rimasta li, per tutto il tempo.
E adesso una bambina di non più di dieci anni restava li, a vegliarli, con affianco un draghetto bianco dagl’occhi rossi.
La donna sorrise, le faceva tanta tenerezza quella piccola.
Le si avvicinò, un po’ intimidita però per qualsiasi movimento brusco della piccola, le prime volte la bimba si era dimostrata spaventata a qualsiasi contatto fisico, poi si era calmata, lasciandosi aiutare nel lavarsi e cambiarsi di abiti, i suoi erano totalmente rovinati.
Demoni forse…sembrava averli affrontati lei stessa, ma sul suo corpo non c’erano segni di qualche violenza.
Quei capelli bianchi avevano fatto un po’ impensierire la donna, ma poi aveva finito con aiutare la piccola sistemarsi, che non aveva più spiccicato una parola.
In quel momento, la donna appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Kisa, che si voltò a guardarla, quegl’occhi grandi, azzurri e lucidi adesso erano tutti per lei.
-Dovresti dormire, non preoccuparti, controllerò io che stiano bene…-
la piccola scosse la testa, spostandosi dal letto del ragazzo, mettendosi vicino ad un bonzo, era un Sanzo dal chakra rosso, un bonzo molto affascinante che adesso riposava sereno dopo una ricucitura alla gamba, c’era un bel taglio profondo che sanguinava, e poi dei colpi in generale, e un polso fratturato che Adesso Era abbandonato tra le coperte.
La piccola, sotto lo sguardo della donna, timidamente prese tra le piccola mani quella grande e pallida del bonzo, quasi temendo che lui rifiutasse quel contatto.
Era così piccola…ed appariva così triste…
-Forse…non si sveglieranno più…-
la donna ascoltò il sussurrare della piccola, che lasciò andare la mano del bonzo, senza però guardare la donna, ma un punto sul lenzuolo.
Quest’ultima le si avvicinò.
-Perché credi che non si sveglieranno?-
-Perché…sono stata cattiva…-
tremava, sentiva e vedeva il corpo della piccola fremere, mentre teneva lo sguardo fisso in un punto tra le pieghe semi-oscurate delle lenzuola.
Il visino pulito e pallido era nascosto nell’oscurità di un angolo coperto dalla sua figura dalla luce.
-Perché…non mi vogliono più bene…è…colpa mia…non…non si sveglieranno più…-
aveva difficoltà a parlare, ad esprimersi, era spaventata, intimidita…era tenera ed indifesa, cosa che fece nascere un sorriso amaro sulle labbra della donna, che le si avvicinò ancora di più.
-Io…io mi vergogno…io…non ero nessuno…non…non posso essere nessuno eppure…vorrei…-
vorrei disperatamente essere me stessa…
So…io so, ho capito che sono viva, so di esserlo, lo avvertito…
Però…
Però non ci riesco…non riesco ad ammetterlo…per…per così tanto tempo…ho sempre saputo…che io ero solo una bambola…un gioco, qualcosa che gli altri prima o poi…avrebbero buttato via…perché ero inutile…
Ero convinta di esserlo, e ho continuato a crederlo…
Poi…poi però…ho conosciuto qualcuno…che mi ha mostrato cose che non conosco, che mi fa capire cose che non so…che sembra conoscermi meglio di me stessa…
Ed io…non sono stata capace di dirlo, di gridare…eppure…lo desideravo così tanto…
Provo…provo tanta vergogna di me stessa…non sono riuscita ad essere ciò che volevo…perché sono troppo debole…e questa mia debolezza…li ha quasi uccisi…
Vorrei…vorrei non essere mai esistita…perché così…così non mi avrebbero conosciuta, non mi avrebbero presa…non si sarebbero fatti male…

Ora…se io non esistessi, non sarebbero in questo stato…

Vorrei non esistere!!

Provo vergogna di me stessa!! Sono una vergogna!! Io…io non ci riesco! Sono debole, sono vigliacca!!

Che vergogna!!

Kisa nascose il viso tra le mani, avrebbe voluto che quella donna non la vedesse adesso, voleva che nulla di questo fosse successo…
Invece…avvertì chiaramente la mano della donna sulla sua testa, che le accarezzava dolcemente i capelli, e alzò il viso, in modo che la donna poté levargli qualche ciocca fastidiosa da fronte ed occhi.
-Sai…è normale vergognarsi di se stessi…ogni nostra azione e comportamento può cambiare la nostra vita…e quando capiamo di aver fatto uno sbaglio…è normale vergognarsi di se stessi ed odiarsi…
Però…quando sentiamo qualcuno dirci che ci vuole bene, possiamo perdonare questi sbagli, ci sentiamo più amati, e per questa persona…affronteremo la vita e ci faremo coraggio…-
Kisa spalancò gli occhi, mentre un timido ricordo, di quelli raccolti come petali di fiore tra le sue mani si fece avanti, parlando con voce sussurrata temendo di svanire via…

“Perché mi avete portato con voi signor Hakkay?”

“Perché tu hai bisogno che qualcuno ti protegga...dagl'altri...e da te stessa...”

Loro…la…la volevano proteggere perché…

Perché mi vogliono bene!!

Kisa sentì, sentì la sua sofferenza farsi leggera, come se il masso, il peso nel suo stomaco si sollevasse, mentre una, due, tre lacrime iniziavano a scendere dal suo viso, i suoi occhi chiusi strizzati, tentando invano di far cadere altre lacrime, altre calde, grosse lacrime che la donna non asciugò, continuando a parlare e accarezzandole la testa, i capelli bianchi erano morbidi, lisci e lunghi al contatto con le sue dita.
-…Certo…non è facile cambiare in fretta, abituarsi in fretta, anzi, è impossibile…il corpo trema, la paura è ancora viva…ma…capisci…che è ora di affrontare il mondo…
Ricordati…sarà sempre la tua debolezza…che ti farà desiderare di crescere, di diventare forte…di avere coraggio…non solo per loro…ma anche per te stessa…-

Per me stessa…

Crescere e diventare forte non solo per gli altri, ma soprattutto per me stessa…
Forse sempre un po’ egoistica la cosa…
Ma è la verità…se io voglio diventare forte…se io voglio crescere…è perché soprattutto lo voglio io…
E lo voglio essere…
Perché così…non farò più piangere nessuno…nessuno soffrirà se io muoio…perché sarà solo colpa mia…e lo capirò…
Si…questa è la cosa giusta da fare…diventare grandi, maturare…
Però…però ora…
Solo per un istante…lasciatemi debole…
E poi crescerò…

Adesso…voglio solo…
Piangere…

Kisa scoppiò in timidi e sussurrati singhiozzi, mentre il suo pianto aumentava, le lacrime duplicavano sul suo viso, inondando le guance pallide e delicate, e la donna la lasciava fare, osservandola appoggiare la testa sulle lenzuola, il tessuto in parte assorbì il liquido salato, in parte bagnava tutto il volto di Kisa, il cui corpo tremava, tremava incontrollato, e le piccole mani stringevano a pugno le lenzuola dove era sdraiato Sanzo.
E la piccola lo osservò, per poi chiudere gli occhi, ricordando altri visi, altri volti.
E gli chiese di svegliarsi, mentre lei stessa, andando a calmarsi, si stava addormentando, e la donna la sollevo, il suo corpo era leggero e gracile, mettendola più comoda su una sedia sul tavolo, la coperta sulle spalle, la candela li vicino come faro nel caso, nella notte, si sarebbe svegliata per un incubo…
Avrebbe visto la candela…
E magari si sarebbe ricordata della sua tacita promessa…
Si…
Se lo sarebbe sempre ricordata…
Mentre i bianchi capelli si spargevano sulle spalle e in parte sul tavolo.
E nella sua mente una sola preghiera, all’inizio sussurrata, mormorata, per poi a voce sempre più alta rimbombare nella sua testa, esplodendo negl’occhi chiusi.

IO SARO’ FORTE, MA NON LASCIATEMI SOLA, VI PREGO!!

Kanan…com’è bello…com’è bello stare con te…
Se questo…se questo è un sogno, allora non svegliarmi…
Voglio ricordare il tuo profumo, il tuo calore, il tuo viso…
Voglio ricordare che non sono stato solo, che ‘eri tu con me…
Sei…sei così bella…le tue parole, i tuoi gesti…
Forse si ripetono…ma li amo lo stesso…mi sento finalmente libero…
Non voglio più svegliarmi, non voglio più lasciarti…
Vorrei…vorrei stare con te per sempre…
Dimmi che si può…dimmi che anche tu lo vuoi…
Mi sorridi, è un si?
Ti abbraccio, è meraviglioso, tutto ciò è meraviglioso…
Non ti allontanerai più da me…non ripeterò lo stesso errore…
Kanan…Kanan…
…cosa succede?
…perché sento le mani bagnate?
No, non voglio aprire gli occhi…
Ti stringo, ti stringo più forte.
No Kanan, non adesso, non adesso!!
Tu devi restare con me, con me!!
Non mi puoi lasciare Kanan!
Non…non posso fare a meno di…vedere…le mani…
…sangue…
Il corpo…è riporto di sangue…
Kanan!!
Perché…perché quel coltello è nel tuo ventre?
Kanan! KANAN!
Tu non mi devi lasciare, non scomparire!!
Il…il sangue…è un lago!
No, non sprofondare!!
Non sorridermi così!!
Non voglio vedere il tuo sorriso, non voglio vedere le tue lacrime!!
Kanan afferra la mia mano, TI PREGO PRENDI LA MIA MANO!!
NON MI LASCIARE!!! KANAN!!

Questo…questo è un’incubo…lo so…
Voglio…voglio chiudere gli occhi…e spegnermi…
Non voglio più ricordare…sono stanco…
Non m’interessa più niente, ne di Gojyo, Sanzo o Goku…
Non voglio più viaggiare, sono stanco di vivere…
Non voglio più scontare questa pena…
Basta, BASTA!
Lasciatemi morire!!
Morire così…
Solo…nel sangue…vuoto…svuotato…
Ormai…sto perdendo ogni mio ricordo…ogni mia speranza…
Non vivo più…sono vuoto, sono vuoto…
Come…come un…
Pupazzo?
Cos’è questo pupazzo?


Ecco, lo sento…
Sento ancora il peso dei colpi di mia madre…
Questo mio essere…questa mia colpa…tutto ciò che sono è sbagliato…
I capelli che mia madre afferra e vuole strapparmi di testa…
Questo miei occhi che vuole cavare…
Questo mio viso che vuole sfigurare…
Tutto di me è sbagliato…e…e lei fa bene…fa bene a cancellarlo, a distruggerlo…
Gia…perché infondo io chi sono?
Sono il risultato di un’adulterio, di un tradimento…
Sono una vergogna per mia madre, lei che amava tanto mio padre, ogni volta che mi vede piange…
Non sono suo figlio…
Non sono uscito dal suo corpo…
Non sono nato dal suo amore…
Ma dall’amore di un’altra donna…dal corpo di un’altra donna…sono il figlio di un’altra donna…
E per questo, ora, mi ucciderà…
Uccidimi mamma, non sono degno di vivere per te, non sono degno di esistere per te…mi odi, e soffri troppo, questo dolore di cui sono io la causa ti distrugge…
Avanti…fallo…non spero in niente, non ho sogni…volevo solo…
Solo dirti che…anche se non eri mia madre…ti volevo bene…

Fratello…
Mi odi anche tu?
Hai ucciso tua madre per me…eppure ora vedo il tuo volto rigato di lacrime, mentre tieni stretto nel tuo pugno quella spada…
Scompari, ora scompari dietro ad uno specchio…uno specchio che riflette quello che sono, i segni che porto, la colpa che porto…
Capelli e occhi del sangue, sono fatto di sangue, sono di sangue…
Vivo di sangue, morirò nel sangue…osservando la mia morte in uno specchio…che ora si frantuma…
Crepe, tante crepe…il rumore del sottile vetro si espande, si espande dappertutto, lo sento vibrare nel mio corpo, e si frantuma anche lui.
Ora non sono più ragazzo, cono uomo…un uomo coperto di sangue…
E morirò nel sangue così come sono nato…
…?
Cos’è quella macchia bianca?
Quell’unica macchia bianca in tutto questo rosso e nero…
Cos’è?
…un giocattolo?
…un pupazzo…


Vivere e morire per me stesso, e uccidere chiunque sia davanti alla mia strada…
Me lo avete insegnato voi maestro…
Eppure…
Nonostante io lavo le mie mani dal sangue di coloro che intralciano la mia strada.
Nonostante non provi dolore di tutte le colpe, di tutti gli omicidi che io faccio.
Le mie mani saranno sempre sporche del vostro sangue maestro.
Perché io vi ho ucciso.
Non sono stato in grado di difendervi…
Siete morto per me, per proteggere me…
Un misero orfano…Koryu, della corrente del fiume…
Mi vergogno, mi vergogno di tanta debolezza…
Sono…sono un miserabile…la persona che amo di più…mi è morta davanti agl’occhi…e io…
Non ho mosso un dito per aiutarla…
Sono…un debole…un vigliacco…
Ed ora…ora le mie mani saranno per sempre sporche…
Forse laverò via il sangue di coloro che ho ucciso per mia volontà, perché io lo volevo…
Ma non potrò cancellare il sangue di colui che mi ha protetto, mentre io ero solo capace di stare a guardare.
Nonostante questa pistola, nonostante tutto, io sono debole…e vigliacco…
E’ carica?
Si, è carica…
E allora…un colpo, basta un solo colpo…e scomparirò…
È la mia punizione maestro, è giusto così…
Così è giusto…io non sono stato capace di muovere un dito…avrei potuto…e invece ho fatto si che voi…che voi…
Basta pensare, basta chiacchierare…
Un colpo solo, preciso, alla testa…
E’ così facile uccidersi, perché non l’ho mai fatto prima?
Per orgoglio?
Ora l’orgoglio non serve più.
Ora ci sono solo io…il sangue sulle mie mani che adesso scivola lungo il mio viso, il corpo…la canna gelida, fredda della pistola sulla mia tempia…
E…un pupazzo?
Bianco, tutto bianco?
Perché?


Cos’ho fatto? Perché sono qui?
Ho fatto qualcosa che non dovevo?
Qual è la mia colpa?
Perché non posso saperlo?
Perché devo rimanere qui?
E’ troppo buio…è troppo freddo…
Desidero il sole…desidero il calore…
Ma non posso…perché, perché???
Non voglio restare qui!
Voglio uscire da questa gabbia di roccia!
Voglio uscire da questo buio…
Io ho paura, ho tanta paura!
La mia voce…la mia voce scompare…non riesco a sentire la mia voce!
No!!
Vi prego, ascoltatemi!!
Qualcuno riesce a sentirmi??
Vi prego, vi prego!!
Fatemi uscire da qui!!
IL SOLE!!!
NON SCOMPARIRE!! NON SCOMPARIRE SOLE!!
Perché, perché queste ombre, questi ricordi, queste immagini?
Chi sono, cosa vogliono?
Perché mi accade questo?
Che mi succede?
Voglio saperlo.
DITEMELO DANNAZIONE!! ODIO IL SILENZIO!!
…silenzio…c’è troppo silenzio…
Il silenzio fischia, e frastornante…
Ma…ma io odio questo silenzio, odio questo buio…
Io…io non voglio più niente di questo…
Qualcuno…qualcuno mi aiuti…
…scomparire…
Forse è meglio stare fermi, chiuder egli occhi…e scomparire…
Magari non sentirò il silenzio, il buio, il freddo…
Non sentirò più nulla…
Credo…credo che sarà piacevole…

Socchiudo gli occhi, prima di scomparire…
?!
Cos’è?
Un…un pupazzo?
Perché un pupazzo?
Perché qui?



“Si tratterebbe di nuotare prendendola con calma…farsi trasportare dentro due occhi grandi, magari blu…”


E dal vuoto, dal buio, dal nulla, appare…
Come se uscisse da uno specchio d’acqua, zuppa eppure al tempo stesso asciutta.
Candidi, i capelli bianchi, il corpo e il viso di bimba, dagl’occhi chiusi, sembra dormire…
Tutto il suo corpo è avvolto da fili rossi, le mani sono unite in un gesto di preghiera.
Silenziosa, vestita di un lungo abito trasparente, dalle maniche grandi e larghe che scivolano giù dalle mani, la scollatura scivola da una spalla.
Sembra triste, dal suo viso non trapela emozione…
Loro la guardano, immersi in quell’oscurità nel quale si perdono, vogliono perdersi e morire.
“Lo so…”
è un sussurro, un sussurro timido e delicato, e viene da quel corpo, le labbra si muovono impercettibilmente, ma i sussurro si espande con forza e velocità incredibile.
“So che io…non vi potrò aiutare…io non centro nulla con voi, i vostri ricordi non sono i miei, ciò che vi lega non mi appartiene, non è anche mio…
So che il vostro dolore è solo vostro, e perciò io…sono un’estranea…una sgradita presenza…
Non…non voglio tentare di cambiare le cose, perché io non devo farlo.
Eppure vorrei chiedervi una cosa…”
Il viso si alzò, e gli occhi si socchiusero, mostrando due brillanti iridi azzurre cariche di…lacrime, che si tenevano saldamente sulle palpebre per non scivolare via.
“Posso restare con voi?
Io sono sola, adesso sono sola, sono sempre stata sola…poi…poi mi avete presa con voi…
So che questa non è generosità…
So che quello che avete fatto…

È stato solo un capriccio…

Eppure…volevo ringraziarvi…e voglio stare con voi…
Io vi prometto…che diventerò coraggiosa…che non vi farò più del male…che non avrò più vergogna o pena di me stessa…che andrò avanti…e se volete io me ne andrò, non vi seguirò…
Anche…anche se a me piacerebbe…”

Mi piacerebbe stare con voi, camminare con voi, seguire i vostri passi, andando verso il luogo dove muore il sole.
Sentirmi così felice…libera…

“Comunque, adesso, per favore…venite con me…”
lentamente i fili si fecero più larghi, anche se in alcuni punti si stringevano, ferendola e tagliandola in alcuni punti, che vennero notati, mentre il sangue scivolava via.
La piccola allungò una mano avvolta da fili rossi, mentre una lacrima solcava il viso…
“Per favore, venite con me…uscite da questa prigione…io vi aspetto…”





La vera libertà è sapere che dovunque tu andrai…avrai sempre un posto dove tornare…






Lentamente, Kisa socchiuse gli occhi, strofinandoli.
Aveva…dormito…aveva sognato…sognato tanta luce…aveva sognato di parlare, di parlare a…
A…
!!
Kisa alzò di scatto la testa, spaventata, e lasciò scivolare a terra la coperta che aveva sulle spalle, mentre si avvicinava ai letti.
Erano ancora li, a dormire…
Non…non l’avevano lasciata…non erano tornati…
Kisa sospirò silenziosa, e si voltò verso la finestra, ammirando la luce di un’alba morente.
Un altro giorno, ma li avrebbe aspettati…
Li avrebbe aspettati…

-Buongiorno Kisa-
!!!
la piccola si voltò velocemente,i capelli le schiaffeggiarono il viso, mentre i suoi occhi si spalancavano.
Hakkay…Hakkay era sveglio, la stava guardando…
Stava sorridendo…sorrideva triste…sorrideva a lei…ed era li…
Kisa sentì il corpo tremarle di colpo, mentre vedeva le altre tre figure alzarsi dai letti, Goku si stava stiracchiando.
-Io ho fame!-
-Scimmia, ma non pensi ad altro?-
-Non è colpa mia, io ho fame!-
-Che scimmia scema-
-Ridillo, Kappa pervertito!-
-Vuoi litigare?-
-Piantatela idioti, o vi distruggo! Non c’è cosa peggiore che svegliarsi con le vostre urla!-
-Come siamo nervosi, signor bonzo-
-Sanzo è colpa sua, ha cominciato lui!-
-…-
Kisa li osservava, li osservava muoversi, li osservava parlarsi, minacciarsi, scherzare…li vedeva svegli, vivi…
E…e soffocò un singhiozzo, ancora, ancora una volta piangeva…ma non era triste, non era per la vergogna se piangeva…
Era felice…era felice…
Hakkay le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei e accarezzandole la tesa, preoccupato.
-Cosa c’è Kisa?-
-Siete tornati…-
la piccola alzò la testa, liberando il viso dalle mani, gli occhi colmi di lacrime e le guance rigate.
E un sorriso, un sorriso felice e tremolante sulle labbra.
Hakkay le sorrise, mentre Goku e Gojyo si avvicinavano.
-Si, siamo qui-
-Ehi piccola, basta piangere-
-Kisa…-
la piccola si mosse, allungando le magre braccia, afferrando così di colpo tutte e tre i ragazzi, Goku e Gojyo furono trascinati a terra, mentre Kisa alzava la voce, alzava la voce per la prima volta, piangeva per la prima volta, sorrideva per la prima volta.
-SIETE QUI, SIETE SVEGLI! SONO FELICE, SONO FELICE!!-
all’inizio i tre rimasero un po’ sorpresi per la reazione della piccola, che poi li lasciò andare, asciugandosi le ultime lacrime con la mano, poi Goku sorrise contento, abbracciandola.
-Si, siamo qui sorellina!-
Gojyo ridacchiò, mentre Hakkay si metteva in piedi, e Kisa si lasciava trasportare dall’euforia di Goku.

Ecco, l’avverto…scorre nelle mie vene, e scalda il mio corpo…il mio cuore accelera, diventa veloce…e sembra farmi scoppiare.
Sono viva…ho un nome, ho dei ricordi…ho qualcuno che amo…e per cui io non mollerò…diventerò grande…forte…non voglio più piangere…anche se lo farò…
E adesso…non m’importa più di niente…

(Ecco il nuovo capitolo! Alcune frasi sono state prese da “Felicità” una canzone dei Tiromancino del loro ultimo album!
Fatemi sapere!

Dedicata a tutti coloro che mi vogliono bene, che mi hanno voluto bene, e per i quali io ora divento forte…e ai quali dono il mio affetto, la mia gioia, il mio amore…
Baci
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Maturare...cambiare...crescere... ***


Cap.13


Guilty= colpevole

Necessity= necessità

Endurance = sopportazione

Suffering = sofferenza

Habit = assuefazione


In altre parole...


Il solito spauracchio di demoni, tutti bavosi e in qualche modo disgustosi alla vista nonostante il loro aspetto così simile agl’umani, a loro.
Beh, non c’era molta differenza tra quelli…e loro…
Forse una sola…
Che loro non sarebbero morti…
In fondo, così dovevano andare le cose, per quanto riguarda la loro teoria.
Non volevano morire certo perché uno spauracchio di demoni li attaccavano.
Se morivano, morivano per due motivi.
O per mano loro.
O perché era giunta la loro fine.
Adesso era troppo presto.
Kisa restò in silenzio ad aspettare, accucciata a jeep, con il cappuccio del mantello che le copriva i capelli, qualche ciuffo candido però accarezzava il volto, muovendosi serpentino al vento che in quel momento stava alzando un polverone alquanto fastidioso.
Li osservavano, il mantello di Goku si stava alzando per il vento, e la polvere di sicuro lo avrebbe reso lercio…come luride sarebbero state le mani non solo del demone scimmia, ma anche degl’altri tre ragazzi.
Si, finiva sempre così.
Una monotonia che però faceva piacere.
Non capitava tutti i giorni di fare un viaggio per salvare il Tougenkyo e incontrare demoni che vogliono ammazzarti!
Detta così sapeva molto di ironico, ma in fondo era poco importante in quel momento. In quel momento era dividersi equamente il gruppo di demoni.
Solo che…erano dispari.
-L’ULTIMO A ME!-
-E NO SCIMMIA!! QUELLO ME LO PRENDO IO!!-
se lo stavano giocando, come una specie di gara di corsa, chi ammazzava prima si faceva fuori anche l’ultimo, con la soddisfazione di averne ammazzati più di tutti.
Immagino che chiunque li osservi si domandi perché si divertano nell’ammazzare…
…nessuna risposta, in fondo non ammazzano te, giusto?
Giusto
E allora stiamo a guardare, mentre il ragazzo dal diadema dorato e l’uomo dai capelli rossi se lo stavano litigando, l’ultimo demone lentamente stava tagliando la corda.
No, non sarebbe scappato.
Un colpo di pistola, e il demone in questione era sistemato.
Inutile dire le lamentele di Goku e Gojyo, mentre Hakkay ridacchiava divertito dalla scenetta, in quel momento sembrava davvero uno zio con quei due nipotini.
-Avanti calmatevi, è inutile prendersela! Torniamo alla jeep-
Kisa li guardò tornare indietro, quattro persone, ognuno di loro con la sua storia.
…ognuno di loro in qualche modo gioiva…e soffriva…
E lei sarebbe stata zitta a guardare?
Forse…forse era giusto così…
In fondo…cosa c’entrava?
L’avevano presa con se…per capriccio, giusto?
Si, giusto…
Avevano bisogno, avevano la necessità di portarla con se…
Perché sono persone molto egoiste, gli avevano detto così alla bambina, erano persone egoiste…


“quando sentiamo qualcuno dirci che ci vuole bene, possiamo perdonare questi sbagli, ci sentiamo più amati”

“Tu hai bisogno che qualcuno ti protegga...dagl'altri...e da te stessa...”

Questo è egoismo?
Che cosa significa egoismo?

Egoismo= amore di se stesso e dei propri beni, che non tiene conto delle esigenze altrui

Quindi…loro non si preoccupavano degl’altri…in fondo era vero…uccidere per se stessi…morire per se stessi.
Funziona così, giusto?
Funzione così.
Pensano solo a se stessi, ai loro desideri, ai loro capricci.
E lei sarebbe cresciuta per i suoi capricci, perché lei voleva avere dei ricordi, voleva diventare qualcuno.
Per questo…sarebbe diventata grande.
Per il suo egoismo.
Kisa osservò i ragazzi salire, e li accolse con un sorriso.
Goku la guardò, sorridendogli a sua volta e mettendosi accanto a lei, mentre Gojyo le faceva un buffetto sulla testa.
-Ti abbiamo fatto aspettare?-
-No-
un cenno…di…non egoismo…
E’ confuso, tutto confuso…
E’ difficile capire chi ti sta intorno, perché quello non sei tu.
E forse per questo…l’altruismo è qualcosa di apparente…perché in fondo sembra che tu soddisfi qualcosa…ma al tempo stesso soddisfi se stesso…
Kisa sentì la jeep rimettersi in moto, dallo specchietto Hakkay le lanciò un’occhiata gentile, per poi partire, la terra rossa alzava dietro di loro un polverone che ricordava il sangue, la terra intorno a loro era una distesa rossa, rossocce sembrava assumere le tinte del tessuto liquido.
Terra sporca?
Boh
Kisa restava in silenzio, avvertendo il tremolio della jeep, il vento caldo e freddo misto sulla fiacca, alcune ciocche di capelli che le accarezzavano il viso, avvertiva la necessità di respirare profondamente.
Un lungo sospiro, come se qualcosa le rendesse difficile il respiro.
Questo lo provava anche Goku.
Si stava annoiando, i combattimenti erano entusiasmanti, ma adesso si annoiava di nuovo.
E aveva anche FAME!
-Uffa, ma tra quanto manca?-
-Porta pazienza Goku, ci vorrà ancora un’ora-
-EH? Ancora un’ora? Ma io ho fame!!-
-Non cominciare stupida scimmia con la tua cantilena-
-Non chiamarmi scimmia stupida Kappa-
-Ehi, vuoi litigare?-
-Guarda che sei tu quello che ha cominciato-
…i soliti IDIOTI!!!
Due colpi secchi dell’harisen, e Kisa li osservò, per poi soffocare un risatina.
Divertenti.
Sanzo le lanciò un’occhiata, e Kisa alzò lo sguardo verso di lui.
…per caso hai paura di me?
Sanzo si limitò ad accendersi una sigaretta, aprendo il giornale, mentre Kisa guardava gli altri due viaggiatori massaggiarsi la testa, nonostante fossero abituati le botte di Sanzo a volte facevano davvero male!
Sopra di loro si sentì un rumore spezzato, e Gojyo imprecò.
-Ma ci mancava anche la pioggia! Questo tempo ci tortura!-
-Dai ragazzi, accelero così arriviamo prima! Intanto copritevi-
i due afferrarono dei mantelli piegati in un angolo, coprendosi, mentre Kisa alzava lo sguardo verso il cielo, in questo modo il cappuccio calò giù, mostrando la sua folta chioma candida che adesso si agitava nervosa al vento freddo che trascinava con se polvere rossa, avvertendo anche una gocciolina colpirla verso la parte destra della fronte.
-Ehi Kisa, copriti!-
la piccola obbedì, nascondendo la sua chioma, mentre avvertiva una goccia sulla mano.
La terra rossa che si alzava in piccole scie di terra, mentre la pioggia man mano aumentava.
Pioggia, stava cadendo la pioggia.
E la terra rossa diventava fango…
Fango appiccicoso, fango a tratti liquido, di colore rosso.
Ad un tratto, Hakkay fece una manovra improvvisa, sbalzando Goku dalla jeep, Kisa fu afferrata in tempo da Gojyo.
-Ehi, Hakkay!-
-Scusami, ma abbiamo ancora compagnia-
in effetti, ancora una volta i demoni si erano avvicinati, bagnati di pioggia, i piedi e il corpo sporchi di fango rosso.
-Hanno fatto del male a qualcuno?-
-No, sono solo sporchi di fango. Aspetta qui-
Kisa annuì, mentre Hakkay la copriva ancora di più con il cappuccio, sperando che quel mantello le tenesse caldo.
I quattro si avvicinarono, inutile dire che Sanzo non fiatava, semplicemente cominciò a sparare a destra e a manca, in effetti quando pioveva aveva poca voglia di stare a discutere.
I suoi sandali cominciarono a riempirsi di fango rosso.
Gli altri lo seguirono, Goku sembrava scatenato, bisognava approfittare di quell’occasione, e anche se erano deboli, era pur sempre un passatempo.
Le sue mani e i suoi vestiti si sporcavano di rosso.
Hakkay si stava tenendo vicino alla jeep, era preoccupato per Kisa, che nonostante quello che stava accadendo davanti a lei, tendeva a starsene zitta.
Come un’ombra.
Hakkay aveva le scarpe sporche di terra rossa.
E Gojyo anche.
Lei no.
Lei non era sporca, restava pulita, con quei lunghi capelli bianchi.
E li attendeva.
Così, in silenzio, mentre la pioggia la bagnava sempre di più.
Tornarono in dieci minuti.
Risalirono, e ripartirono in silenzio.
Sporchi di fango rosso, Goku per sbaglio si era anche macchiato di sangue.
La differenza era minima, il sangue era solo un po’ più scuro.
Kisa tenne la testa bassa, ascoltando ciò che accadeva intorno a lei.
Silenzio, c’era il silenzio della pioggia, il rumore del motore che correva lungo la distesa rossa, il freddo del vento che sembrava volerla spazzarla via.
E pace…sembrava esserci una specie di pace, di tranquillità intorno a lei, che la distendeva, la rilassava.
Eppure…era una pace che non la rendeva felice.
Osservò con fare preoccupato e senza farsi notare i suoi compagni di viaggio, persino Goku non si lamentava, e, anzi, sembrava triste…tanto triste…
Chissà cosa succedeva, chissà il motivo per cui, ogni volta che la pioggia cadeva, avvertiva che c’era qualcosa che non andava, vedeva che nessuno di loro era sereno.
Colpevoli…
Sono tutti colpevoli di crimini commessi, ognuno di loro nasconde qualcosa, un segreto, una colpa, un dolore…
E a lei…sarebbe tanto piaciuto capire che cosa nascondevano…ma in silenzio, adesso, viaggiava con loro, in attesa di arrivare al prossimo villaggio, con la pioggia che lentamente si faceva sempre più forte, penetrando come delle frecce nei vestiti e nella carne.
Quando arrivarono al villaggio erano tutti bagnati, Hakuryu in quel momento si stava scrollando un po’ la pioggia dal corpo, gemendo e tenendosi appoggiato alla spalla di Kisa.
Anche lui sapeva che in quei momenti, non poteva fare nulla.
Impotenza.
Una sensazione d’impotenza che aleggiava intorno a lei, mentre Hakkay le teneva la mano, seguendo gli altri dentro la locanda, che si liberavano dai mantelli ormai fradici, ordinando cinque camere separate.
Da sola, avrebbe dormito da sola.
Kisa, silenziosa, osservava i ragazzi allontanarsi ognuno nella propria stanza, in silenzio, mentre lei lentamente chiudeva davanti a se la porta della sua camera, in mano reggeva degl’abiti con i quali si sarebbe cambiata.
Restò immobile, con i capelli un po’ bagnati che scivolavano su una spalla, una mano reggeva il pomello della porta in legno vecchio, l’altra teneva gli abiti di ricambio, poi sarebbe ripassato Hakkay.
E Hakuryu era rimasto con lei.
Era svolazzato sul letto, un letto lontano dalla finestra, appoggiato con la testiera al muro.
Kisa alzò lo sguardo, guardandosi intorno.
Una stanza non troppo grande, il pavimento in legno scricchiolava leggermente mentre si avvicinava al letto, e lanciava uno sguardo alla finestra, li, lontana da lei.
Pioveva, lo sentiva chiaramente, tra il chiacchiericcio della poca gente al piano di sotto della locanda e a quella che si andava a riparare.
Un chiacchiericcio leggero e sfrigolato, che sembrava alleggerire la mente della bambina, che si tolse velocemente la maglietta, fissandosi un secondo ad uno specchio poco distante.
Uno specchio ovale, dove si vedeva.
Lunghi capelli bianchi, occhi azzurri.
Il collare con la pietra rossa.
I suoi occhi puntarono su questo.
“Anch’io ho la mia colpa. Non sono umana, non potrò mai esserlo…”
si tastò il metallo argentato, avvertendo una specie di brivido passarle su un braccio.
Poi guardò le spalle, il petto piatto ancora immaturo, il suo addome, le sue gambe coperte dai pantaloni, e tornò ad osservarsi i capelli.
Erano tutti disordinati.
Si, lei lo aveva capito da troppo tempo senza rendersene conto.
Non era mai stata umana, suo padre e sua madre non l’amavano…
Suo fratello aveva tentato di ucciderla.
Ed era sempre stata sola, circondata solo da sangue e cadaveri.
Come quella volta, quando la trovarono con quei demoni fatti a pezzi.
Era stata lei, e se lo era ricordato.
E, forse, aveva provato paura.
Una paura che però aveva racchiuso e spinto violentemente alla fine della sua anima, lasciandoselo il vuoto.
Un vuoto…
Ma ora…
Kisa si mise una mano sul petto, e chiuse gli occhi, il rumore della pioggia scompariva poco a poco, mentre un rumore più caldo e soffuso si faceva sentire.
Batteva…qualcosa batteva sul suo petto…i suoi occhi non erano fatti di vetro, la sua pelle non era fredda come la ceramica, e i suoi capelli…beh, forse un giorno li avrebbe tagliati…
Vivere.
Un desiderio inconscio che le aveva sempre attraversato la mente con mille domande, a cui si era trovata una sola risposta.

Sono viva…perché amo…

Bastavano queste semplici parole, parole che non aveva mai pensato ne sentito fino ad ora.
Ed ora che le aveva imparate, con queste parole sarebbe cresciuta, e sarebbe diventata forte. Per se stessa…e forse anche per loro…
Loro…
Il rumore della pioggia ritornò violentemente nella sua mente, facendole aprire gli occhi azzurri, le iridi chiarissime fissarono il vetro della finestra, fuori tante gocce cadevano verso il terreno, imbevendolo.
Loro…
Loro erano ognuno nella propria stanza, in silenzio, immersi o no nei loro pensieri.
Ognuno con le proprie colpe, la propria rabbia, la propria tristezza, come una macchia scura che non veniva cancellata.
Una macchia scura che a volte si espandeva, a volte veniva ignorata.
Perché in fondo, quella, era solo una macchia.
Gojyo lasciò scivolare via dalle labbra una scia di fumo, ormai la sua stanza lentamente andava a coprirsi con il velo di quella nebbia, e solo un dito della finestra lasciava uscire via quel mostro senza corpo, mentre da fuori veniva il rumore incessante e scardinato del temporale, non sembrava tanto forte, il ragazzo dai capelli rossi sperò vivamente che passasse entro quella notte.
Non aveva voglia di restare li in quella locanda per molto tempo, aveva la strana voglia di vedere il mondo sfrecciargli accanto, come se non riuscisse a seguire il suo ritmo.
Inclinò leggermente la testa, e una ciocca di capelli rossi si spostò delicatamente sulla guancia.
Fu improvviso, che lo lasciò immobile.
Un’enorme ondata di ricordi che travolse la stanza, cercando di portarselo via con se.
Ricordi…che era costretto a portarsi appresso…a sopportare…
Sopportare…
Come doveva sopportare quelle quattro persone.
Una stupida scimmia.
Un bonzo sempre di cattivo umore.
Un ragazzo con i sensi di colpa.
Ed una bambina che sembrava felice di vederlo vivo.
Felice…di vederlo vivo.
Gojyo storse la bocca in un sorriso tra il cattivo e l’amaro.
“Tzé, questa poi, una persona felice di sapermi viva”
…quella bambina…lo stava uccidendo…
Per tutti questi anni non si era mai preoccupato di chiedersi cosa fosse l’amore e come lo avrebbe potuto dare a qualcuno.
Perché lui non aveva ricevuto amore, e la sua speranza di ottenerlo era morta nel rosso della verità.
Ma ora…
Ora, quella bambina dai capelli bianchi e occhi azzurri, quella bambina che in qualche modo lo stava facendo sentire macchiato…
Gli stava prepotentemente e senza il suo consenso dando affetto e amore…
Anche se lui non lo aveva chiesto, anche se lui forse non lo desiderava.
Lei lo stava facendo.
E forse, per questo, lo feriva.
Perché lui di sicuro non sarebbe riuscito a dimostrarglielo.
Non sarebbe riuscito a restituirglielo.
Come quando aveva afferrato la sua mano, senza che lei chiedesse nulla in cambio, solo la possibilità di stare con loro.
Lei non chiedeva nulla…ma forse lo meritava.
Sentì la porta cigolare, e vide la testa di un Hakkay tranquillo e sorridente spuntare, reggendo in mano un vassoio.
-Tieni, ti ho portato la cena-
-Che meraviglia! Il servizio in camera!-
-E pensa che è gratis!-
-Tu hai gia mangiato?-
-Si, e anche gli altri, ho appena portato la cena anche a Kisa-
Gojyo restò in silenzio per qualche secondo, mentre Hakkay gli metteva la cena accanto a lui sul letto, restando in piedi accanto alla finestra della stanza.
Poi il mezzo demone decise di iniziare il suo pasto, mentre il compagno di viaggio gli teneva compagnia.
-E sempre la stessa storia tutte le volte…-
-Beh, se così non fosse, forse sarebbe peggio, non credi?-
Gojyo non restò a pensarci molto, anche perché aveva fame e non aveva voglia di mangiare la cena fredda, mentre Hakkay sorrideva divertito dalla risposta non ricevuta.
Mentre uno finiva il pasto e l’altro stava per andarsene, la porta della stanza si aprì una seconda volta, questa volta la testa bianca di Kisa fece capolino sotto lo sguardo sorpreso dei due ragazzi.
-Ehi Kisa, che c’è? Hai gia finito?-
lei scosse la testa, e ingoiò a vuoto, stranamente era imbarazzata.
-Hakkay, Gojyo, io volevo…volevo sapere una cosa…-
i due si guardarono stupiti, mentre la piccola entrava nella stanza, e il ragazzo dagl’occhi verdi gli si avvicinò.
-Cosa vuoi sapere?-
la piccola prese un po’ di pausa.
-Voi…voi quando piove siete molto tristi, vero?-
Hakkay si stupì molto di quella domanda, poi sorrise, accarezzandole gentilmente la testa.
-Si, siamo tristi, a nessuno di noi piace la pioggia-
Kisa lo guardò, sentendosi un po’ in colpa, a lei la pioggia invece piaceva…come la piaceva la neve.
-Allora…anche Goku sarà triste?-
stavolta lo stupore sulla faccia di Hakkay e di Gojyo che ascoltava ci restò qualche secondo in più.
-Credo di si, perché?-
-…io volevo chiedergli se potevo stare con lui…mi sento sola…ma…ma ho paura che si arrabbi o che diventi ancora più triste se glielo chiedo-
forse più il bruno che il rosso lo avvertì, avvertì una leggera spina.
Kisa voleva chiedere a Goku di stare un po’ con lei…
Kisa lo chiedeva a Goku…
La bambina alzò lo sguardo in ansia, cancellando quel pensiero dalla mente di Hakkay.
-Tu credi che se glielo chiedo, si arrabbia?-

Hakkay si inginocchiò verso di lei, sorridendogli gentilmente.
-No, credo che gli farà piacere…-
la piccola annuì.
-Si, ora glielo chiedo-
istintivamente, Kisa abbracciò il ragazzo, che rimase immobile di fronte a quel gesto.
Amore…che non chiede di essere corrisposto, ma solo accettato…un amore tenero gentile come un bacio sulla guancia, come un sorriso di gioia…come l’abbraccio di quella bambina.
-Grazie Hakkay, ora vado-
la piccola sorridendo timidamente si allontanò, chiudendo dietro di se la porta senza fare rumore, mentre Hakkay restava ancora per qualche secondo imbambolato, prima di rialzarsi sorridendo come al suo solito, Gojyo aveva osservato la scena seduto sul suo letto, ed ora si stava accendendo l’ennesima sigaretta.
…invidia…
Hakkay si avvicinò al rosso, prendendo il vassoio, fermandosi qualche secondo.
-…provo una certa invidia per Goku…-
-Ed io per te, accidenti, sei sempre il solito fortunato! E dire che le donne vanno pazze per me!-
Hakkay ridacchiò all’affermazione ironica di Gojyo, che sorrise di sbieco, mentre l’altro ragazzo usciva dalla stanza.

Bussare…bussare prima di entrare…
Kisa osservò la porta con una strana agitazione in corpo, poi bussò timidamente, entrando quasi di soppiatto nella stanza.
Sembrava tutto tranquillo, la stanza illuminata dalla finestra, il letto li accanto sul letto Goku, che però restava accovacciato quasi si fosse addormentato in quella posizione.
Kisa chiuse la porta dietro di se, i piedi nudi erano freddi, e il pavimento era duro.
-Goku?-
la sua voce era timida preoccupata, mentre lentamente si avvicinava al letto e alla figura, i jeans larghi strisciavano un po’ sul pavimento, mentre le manine erano nascoste dalla pesante maglia che si era messa, faceva freddo.
Per lei era molto freddo.
Lentamente si mise davanti alla figura, si vedeva solo i capelli castani e il diadema dorato.
-Goku…-
Kisa sembrava chiamarlo, e lui si mosse leggermente verso di lei, alzando lentamente lo sguardo .
Aveva gli occhi tristi, pesanti, di chi ha l’aria un po’ sofferente.
Kisa s’inumidì le labbra, adesso si spaventava nel vedere Goku così.
Forza! Doveva chiederglielo, come gli aveva consigliato Hakkay!
-Senti Goku, io mi sento sola…potresti tenermi compagnia?-
il ragazzo la guardò stupita, mentre lei aspettava timorosa la risposta.
Kisa voleva stare con lui, in sua compagnia.
Un amore che viene donato così, senza pensieri, solo perché lo si vuole donare.
Goku le allungò una mano, e lei la prese, lasciandosi portare verso il ragazzo, che la strinse in un abbraccio quasi disperato.
Era…triste…
-Sei triste Goku?-
la domanda nacque spontanea, e lui poté solo annuire, mentre Kisa chiudeva gli occhi. Domanda ovvia.
-Sei triste…-
lo strinse, spaventata, voleva che la tristezza venisse passata a lei, voleva che il fratellone Goku tornasse allegro.
-Fratellone…-
lei lo abbracciò ancora di più, lui nascondeva il viso sulla sua spalla, restando così, immobile, in silenzio, mentre lei lo stringeva, appoggiando la guancia sulla massa di capelli castani che sapevano di buono.
Mentre la pioggia fuori continuava a cadere.
Anche Sanzo era triste…di sicuro era triste…
E un giorno, magari, lei lo avrebbe saputo…
Ma per ora, voleva solo aiutare il fratellone Goku a tornare felice, a pensare che lei era li, accanto a lui, che lo avrebbe aiutato.
Lo avrebbe aiutato…
Quando i due si staccarono, Goku sembrava essere tornato quello di sempre, e Kisa sorrise.
-Mangiamo insieme Kisa?-
-SI!-


Kisa alzò il naso all’insù, sorridendo.
-Ha smesso di piovere!-
Hakkay annuì, aiutandola poi a salire in macchina, mentre la piccola teneva ancora il naso verso il cielo, ammirando il colore uniforme, mentre gli altri la stavano raggiungendo, quando la terra tremò.
Qualcosa era esploso accanto ad un edificio, i detriti schizzarono come pallottole, mentre Kisa cadeva dalla jeep, afferrata in tempo da Gojyo.
-Tutto ok?-
lei annuì, rifugiandosi dentro alla locanda, dove il soffitto tremava e la gente entrava nel panico.
Alcuni uomini stavano scappando trasportando via i feriti.
-I DEMONI CI ATTACCANO!-
un’altra esplosione, e questa volta era molto più vicina, la terra tremava incessantemente e in modo incontrollabile, mentre si vedevano addirittura volare persone, accanto alla locanda cadeva un uomo praticamente carbonizzato, che mise il panico nella proprietaria che fuggì, via.
I ragazzi, invece, andarono in direzione delle esplosioni, mentre Kisa veniva nascosta.
-Aspettaci, torneremo a prenderti-
-State attenti!!-
Gojyo le fece un buffetto sulla testa, prima di montare in auto con un balzo, la ragazzina velocemente si coprì con il cappuccio, guardandosi angosciata intorno.
C’erano tantissimi cadaveri, e molto uomini stavano trasportando feriti anche molto gravi.
Poi delle urla di guerre, dei tetti scesero centinaia di demoni e persino alcuni umani che iniziarono ad uccidere senza ritegno chiunque gli capitasse a tiro.
Kisa era angosciata, persino gli umani combattevano contro i loro simili.
Era il caos, il totale caos.
E lei spalancava gli occhi, angosciata.
Istintivamente si fece ancora più piccola, rannicchiandosi nell’angolo.
Aveva paura, il terrore le scorreva in corpo, così come il sangue scorreva accanto ai suoi piedi, vide dalla visuale dell’angolo una mano e una testa che la guardava senza occhi, gli erano stati cavati e lacrimava sangue, la bocca spalancata da cui colava bava.
Kisa trattenne un grido con le mani, rannicchiandosi ancora di più.
Terrore, aveva il terrore.
L’avrebbero uccisa anche lei, doveva restare nascosta.
…NO!!
Non poteva nascondersi.
Hakkay e gli altri erano in pericolo!!

“Torneremo a prenderti”

Sarebbero tornati, sarebbero tornati, doveva stare nascosta li…
-Ma guarda chi c’è qui…-
Kisa alzò scioccata la testa, in quel momento un demone sporco di sangue e terra rossa la stava guardando con aria famelica.
L’afferrò per il mantello, trascinandola verso di se, il cappuccio scivolò giù, rivelando i suoi capelli bianchi.
-Ma che bella bambina! Sarai davvero appetitosa!-
!!
-Ehi, ragazzi, quei quattro stanno prendendo una bella batosta-
quei quattro?
-Quel Sanzo sarà la portata principale del nostro banchetto!-
SANZO!
I FRATELLONI!!
-NO!!!-
Kisa urlò con tutte le sue forze, e un vuoto d’aria spazzò via il demone che l’afferrava, strappandole via il mantello, rivelando il maglioncino e i pantaloni, la ragazzina lo guardò scioccato, prima di partire a correre verso una serie di esplosioni che le mettevano il panico.
“Sono la! Sono in pericolo!!”
Kisa correva con il cuore in gola, saltando ed evitando le varie stragi e i cadaveri disseminati per le strade, fuggendo in piccoli vicoli evitando le orde di demoni, alcuni di loro la stavano ancora seguendo.
-FERMATELA!!-
Kisa continuò a correre, quando qualcosa la fece cadere a terra, sporcandola di terra rossa. Rosso…come il sangue…
Dietro di lei una donna stava accarezzando con la lingua la lama del uso pugnale.
Kisa ansimò, era stanchissima, e non sapeva se quella strana cosa sarebbe accaduta di nuovo…
Il potere di Ying…il potere…
NO!
Non lo avrebbe liberato!
Lei doveva diventare forte con le sue forze, non con l’ausilio di qualcosa che…che uccideva senza ritegno, che portava solo ad altro caos…
Un’altra esplosione, i suoi pensieri svanirono come spazzati da quel rumore, e con un balzo evitò il colpo della donna, la manica strappata della donna rivelava una specie di grande gonfiore, che sembrò aprire le palpebre.
Un demone parassita!!
Oh no!
E se anche gli altri…
Doveva raggiungerli…
Intanto il demone parassita puntava la sua iride verso la ragazzina.
-UCCIDILA!!-
la donna ubbidiva, ormai sembrava completamente fuori di se, tanto che Kisa tremava a quello sguardo folle.
Cosa poteva fare?
La piccola cadde a terra evitando un altro pericoloso colpo, e afferrò con la mano un tubo di metallo leggero li accanto, parando così il colpo della donna, la spada sul tubo provocò un rumore e poi uno stridio che assordò sia la donna che il demone parassita, e velocemente Kisa ne approfittò per correre via, non voleva uccidere, non voleva!
Era gia sporca del sangue di innocenti, si sarebbe sporcata ancora?
Non voleva!!
Kisa corse ancora, l’esplosioni si fecero sempre più potenti, segno che si stava avvicinando.
Strusciò contro una stretta parete, raggiungendo così un gigantesco spiazzo, la città in quella zona era totalmente distrutta, ed era piena di cadaveri di tutti i tipi, uomini, donne, demoni, demoni parassita…
E poi…
I fratelloni!!
Erano ancora vivi, e stavano combattendo contro una comunità agguerriti di demoni sporchi di sangue e terra rossa, che lanciavano anche esplosivi, facendo tremare la terra.
I quattro non erano malconci, solo un po’ sporchi e stanchi.
Kisa si sentì sollevata, quando qualcosa la spinse via, un piccolo botto che la sorprese seguito da un calcio che la fece gemere.
La donna…e il demone parassita l’avevano raggiunta!!
-NON PUOI SFUGGIRMI!!-
la donna tentò di colpirla più volta, e Kisa evitò agilmente, senza però riuscire a rimettersi in piedi, le faceva male un piedi.
-KISA!-
la voce di Goku fu seguita da un suo rantolo, un demone lo aveva colpito alla schiena, spazzandolo via, il demone scimmia si rimise in piedi e rabbioso ripartì all’attacco, mentre Kisa si fece colpire da un sonoro pugno che sembrava averla messa KO.
-COSI TI STARAI FERMA, PICCOLA MOCCIOSA!-
la donna alzò il pugnale sopra la piccola, l’aveva bloccata con l’intero corpo.
…la fine?
Uno sparo fermò l’aria tra le due, la piccola tenne gli occhi spalancati, mentre vedeva la donna con un buco sulla testa cominciare a sporcarsi il viso di rosso sangue, il demone parassita sembrò lanciare un urlo, mentre il cadavere cadde sopra il corpo di Kisa.
La piccola lo sentì scorrere su una guancia.
Caldo, che andava a raffreddarsi.
Di un’odore ferroso.
E rosso…
Sopra di lei, la donna non si muoveva più, stava diventando rigida.
E Kisa tremò di terrore, mentre velocemente cercava di togliersi quel peso di dosso.
Scivolò via dal cadavere, ormai sporca di sangue e terra rossa, le due si confondevano.
E spalancò gli occhi, scioccata.

Quindi è questo ciò che deve accadere?
Mi dovrò sempre sporcare?
Non potrò mai sentirmi libera da ciò che sono?
Non potrò mai essere veramente libera?
Ho delle persone che mi vogliono bene…un posto dove tornare…provo felicità, gioia, tristezza…
Eppure…
Perché…


PERCHE SONO ANCORA SPORCA DI SANGUE??

-AAAHH!!!-
un altro vuoto d’aria, questa volta più violento, spazzò l’aria intorno a Kisa, facendo volare via anche il cadavere, mentre la piccola chiudeva e strizzava gli occhi, e si reggeva la testa fra le mani.
Aveva paura, era arrabbiata, era stanca, era disperata.
E piangeva.
Il vuoto d’aria aveva colpito sia i demoni che i ragazzi, e quando si calmò tutto i demoni stavano velocemente scappando via, terrorizzati da quella furia.
-Ehi, ma è gia finito il divertimento?-
Goku si mise il bastone tra le spalle, insieme ad Hakkay e Gojyo prendeva fiato, mentre Sanzo si avvicinava alla figura in lacrime di Kisa.
-Ehi, ma ti ha dato di volta il cervello urlare in questo modo?-
la piccola alzò lo sguardo stupita verso la figura del biondo bonzo, che la guardava freddamente.
-Perché l’hai uccisa? Era colpa di quell’occhio! Era colpa del demone parassita! Non dovevi ucciderla!! Non dovevi!!-
-Era inutile, ormai quel demone aveva il pieno controllo di lei.
Lei…era gia morta…e non l’avresti salvata-
Kisa spalancò ancora gli occhi, guardando poi la maglia e le mani, tutto il corpo era sporco di terra e sangue, sangue versato su di lei, sangue che avrebbe potuto versare lei.
Sano fece per tornare dagl’altri, quando Kisa lo afferrò con la mano sporca per la veste.

Un Deja-vu
Era gia successo.
E l’aveva rifiutata.
Questa volta…
-Ti prego, ascoltami…non rifiutarmi stavolta…
Perché mi succede a me? Io volevo solo stare con voi, io volevo diventare forte per restare con voi!
Lo faccio anche per voi!
Ma allora perché devo comunque uccidere?
Perché devo comunque essere sporca??-
Era triste, forse disperata, e piangeva ancora, le lacrime pulivano in parte il viso.
Sanzo restò in silenzio prima di voltarsi verso di lei, guardandola dall’alto in basso.
-Non c’è bisogno che tu faccia tutto questo per noi.
Se vuoi diventare forte, fallo per te stessa solamente.
Se uccidi…vivi, lo fai per vivere.
Uccidi per sopravvivere, è chiaro.
Uccidere per non essere uccisi.
E per quanto riguarda lo stare con noi…
Se tu stai con noi è perché noi ti obblighiamo a farlo, altrimenti ti avremo gia cacciato via-
Kisa ascoltò azzittita quelle parole, ingoiando alcune lacrime, mentre altre scivolavano dagl’occhi.
La obbligavano, perché lei era l’unico motivo, era diventato l’ultimo e unico motivo. Uccidere per non morire…
Si, era vero…
Forse un tempo aveva ucciso senza un motivo, e si era sporcata del sangue di tanti innocenti.
Ma adesso…adesso doveva vivere, vivere con tutte le sue forze, e se fosse stato necessario abbandonare persone e fare del male…lo avrebbe fatto.
Perché lei voleva vivere, vivere con tutta la sua forza.
Voleva provare a vivere, aveva solo una chance.
E per questo sarebbe diventata forte.
Solo per se stessa.
Kisa annuì, mentre Sanzo si voltava di nuovo verso i gruppo, lei abbandonò la presa sulla veste, per poi avvicinarsi, e afferrargli la mano.
-Allora anch’io combatterò…e sarò la più forte di tutti-
Sanzo la guardò stupito, soprattutto per il fatto che gli aveva preso la mano.
Poi annuì, mettendosi una sigaretta in bocca e accendendola, per poi lasciarsi di nuovo afferrare la mano.
-Lo vedremo…-
e così dicendo, accompagnò la piccola, sporca e viva Kisa dagl’altri, che l’accolsero con un sorriso.


(Ciao a tutti!!
Capitolo dedicato ad una persona di nome EIRINYA
Combatti, sconfiggilo, e sii sempre fiera di te stessa, che io sono felice di conoscerti!
Spero che questo sogno, anche quando finirà la ff, lo trasformerai in forza e coraggio per andare avanti.
Un bacio
E BACI A TUTTI! ^_^
Meiko)

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Prima che salga l'alba...e arrivi il nuovo oggi... ***


Cap.14


been a long road to follow
been there and gone tomorrow
without saying goodbye to yesterday
are the memories I hold still valid?
or have the tears deluded them?
maybe this time tomorrow
the rain will cease to follow
and the mist will fade into one more today
something somewhere out there keeps calling
am I going home?
will I hear someone singing solace to the silent moon?
zero gravity what's it like?
am I alone?
*
Essere su una strada da seguire
Essere li e andare verso il domani
Senza dire addio a ieri
I ricordi che ho afferrato sono solidi?
O le lacrime li hanno resi illusioni?
Forse domani
La pioggia che mi segue smetterà
E la nebbia si dissolverà in un nuovo oggi
Qualcosa da qualche parte li fuori sta chiamando
Sto tornando a casa?
Io ascolterò qualcuno cantare portando sollievo alla silenziosa luna?
Com’è essere a zero gravità?
Sono sola?

*

Non riusciva a dormire, nonostante la giornata faticosa.
Era stato caldo, e adesso faceva un po’ più fresco, la notte in quel momento stava portando una leggere pioggerella rinfrescante.
In ogni caso, era pioggia.
E a loro non piaceva…

Sbuffò, poggiando la testa sulle braccia, queste erano appoggiate alla finestra, i capelli facevano da cuscino, soffici e lisci, gli occhi azzurri si stavano soffermando su una nuvola che alla luce di una luna che scompariva come se giocasse a nascondino, appariva di una colorazione grigio argento, mentre una brezza fresca aveva l’odore dell’umido e della pioggia, la pioggerella era delicata e giocosa, l’avvertiva sul tetto, scivolare lungo le mattonelle e poi in piccole cascatelle cadere verso il terreno.
E loro erano infastiditi.
Avevano voluto dormire subito.
Per fortuna c’erano quattro letti, lei dormiva con Hakkay.
Ma adesso non aveva sonno.
Aveva afferrato una sedia, portandola davanti a quella finestra, e ci era salita, ciondolando un po’ le gambe magre e nude, indossava solo una canottiera e pantaloncini.
E si stava facendo un sacco di domande, mentre la pioggia continuava a cadere.
Tutto quello che l stava accadendo, gli avvenimenti che in quel tempo si erano succeduti.
Erano veri?
Spesso sognava…
Sognava anche ad occhi aprti, quando nessuno la disturbava.
Quando non la “svegliavamo” lei…sognava…
Sognava ogni tanto…
E sognava…dei sorrisi…
Ed ogni volta…stava male…
Perché quando si sarebbe svegliata, non avrebbe visto quei sorrisi…
Ma solo la crudeltà…
Solo la tristezza…
Solo il sangue…
Si mosse lentamente, guardandosi con are triste le mani.
Erano pulite…
Pulite…
I capelli erano sparpagliati sulle spalle e sulla schiena.
E fuori continuava a piovere.
E loro ne erano tristi.
La pioggia li rendeva tristi…
E lei non sapeva perché…
Non sapeva cosa fare, come comportarsi quando loro erano tristi.
Con Goku gli restava vicino, in silenzio…si lasciava abbracciare, come se per quel ragazzo fosse una specie di ancora di salvezza…
Ma lei…cos’altro poteva fare?...
Poggiò le mani sulla sedia, le gambe ciondolavano, qualche ciocca di capelli scivolò lungo l’occhio, nascondendolo, mentre fuori insisteva quella pioggerella.
Si voltò, osservando i letti.
Stavano tutti dormendo.
Familiare…una scena familiare…
Si…quando lei credeva che on sarebbero più tornati…
Quando lei aveva pianto, e aveva fatto quella promessa…
Una promessa…diventare forte…
Ma come poteva diventare forte…se non capiva come poteva aiutarli?

Forte= Qualità di forza, attitudine a reggere, resistere, durare ecc.

Resistere…resistere a tutto…
Affrontare le difficoltà…
Forza…
Resistere…

Di colpo, si voltò verso la finestra.
Aveva…aveva sentito qualcosa…
Si…stava piangendo un bambino davanti alla sua finestra…
Un bambino…non era riuscito a resistere.
Era debole…era piccolo e fragile…
Come lei…
Ma lei non voleva essere fragile…
Lei…doveva farcela…lei voleva stringere i denti e resistere…doveva vivere, doveva sopravvivere. Per loro…per il suo egoismo…per lei…
Il bimbo continuava a piangere, sotto quella pioggerella giocosa.
Poi…una voce…una voce che destò la curiosità di Kisa, che alzò lo sguardo, e si alzò in piedi sulla sedia, aprendo e sporgendosi verso la finestra, bagnandosi leggermente la mano.
Qualcuno…stava cantando…una donna contava…e il bimbo smetteva di piangere…
Una canzone…una canzone…
Sopra la sua testa la luna in silenzio giocava a nascondino, e davanti a lei una donna cantava una canzone…
E sorrise…un timido sorriso, mentre alzava lo sguardo verso le nuvole…lentamente la pioggia stava smettendo, facendo crescere una leggera nebbiolina che però sarebbe scomparsa.
Solitudine.
Aveva provato per tutto questo tempo la solitudine…
Ma ora…ora non era più sola…

is somebody there beyond these heavy aching feet
still the road keeps on telling me to go on
something is pulling me
I feel the gravity of it all
*
C’è qualcuno li dietro questi pesanti dolorosi piedi
La strada mi sta dicendo di andare avanti
Qualcosa mi sta spingendo
Io avverto l’importanza di tutto questo…


Qualcuno dietro di lei le imponeva di andare avanti.
Qualcuno dietro di lei la spingeva ad andare avanti.
Qualcuno dietro di lei l’aiutava ad andare avanti.
E lei…sarebbe andata avanti…
Perché anche lei faceva i capricci, anche lei era triste…ma questa era la strada che aveva deciso d’intraprendere.
E che doveva seguire, anche per seguirli.
Loro camminavano lontani da lei, e lei voleva raggiungerli, allungando una mano che forse avrebbero preso…forse no.
E allora doveva correre.
Correre verso di loro.
Per raggiungerli, e sorridergli.
Questo…era tutto…
Questa…era la cosa più importante…
Le mani venivano bagnate leggermente dalla pioggia, mentre lei sorrideva, tornando a rannicchiarsi, appoggiata alla finestra aperta della finestra, raffreddandosi e immaginando, sognando un giorno in cui, nella luce, avrebbe afferrato la mano ad uno di loro.
Si…sorrise…
Continuò a guardare fuori dalla pioggia, captando il suono di quella peste giocosa, quando i suoi occhi notarono di sfuggita qualcosa apparire dall’ombra di un angolo…
Una figura veniva bagnata dalla pioggia.
Una figura alzava lo sguardo verso di ei, apparendo da quell’angolo.
Una figura…che…
!!
-Elariel…-
il demone dai capelli d’argento alzò lo sguardo, bloccando le iridi azzurre di Kisa con quelle smeraldo sue.
Un lampo li avvisò che la pioggia sembrava andare a peggiorare oppure andava a scomparire.
In ogni caso, la pioggia rivelò il suo corpo bagnato fradicio, come al solito cosparso di cicatrici, all’orecchio due orecchini, sempre vestito con quel mezzo kimono.
La stava fissando.
Ed era freddo intorno alla piccola, che velocemente chiuse la finestra, appoggiandocisi con la schiena, tenendo gli occhi spalancati, le mani sul petto e il respiro che era calato drasticamente, quasi non respirava.
Elariel…suo fratello…era li…
Cosa avrebbe fatto?
Avrebbe fatto male agl’altri?
“I fratelloni…no…”
Kisa strinse gli occhi, per poi voltarsi di nuovo…
Era ancora li…
Sembrava quasi attenderla sotto la pioggia…
La pioggia…l’acqua…
“Siamo nati nell’acqua, cresciuti in essa.
Nell’acqua dei contenitori, dove ci hanno iniettato poteri, dove io sono stata creata, e tu sei rinato.
Non siamo tanto diversi.
Forse non siamo gemelli.
Ma tutti e due siamo nati per essere delle bambole.
Tu forse l’hai capito, e lo accetti.
Anch’io lo accetto.
Ma non sarò utilizzata per essere nessuno.
Io ora ho un nome, ho ricordi.
Anche se ho sempre paura che questi svaniscano nelle lacrime, nella pioggia.
Liquidi…
La nostra vita è sempre stata legata dai liquidi, che fossero pioggia, sangue…o lacrime…
Le lacrime delle vittime innocenti che abbiamo ucciso.
Ora sei li, sotto la pioggia.
Cosa vuoi da me?
Che cerchi da me?
Vuoi parlarmi?
O vuoi portarmi via con te?
Non posso ignorarti…ma non voglio che tu mi porti via da loro…
Per questo…se tu oserai portarmi via da loro io…
Io ti ucciderò, fratello mio…
In fondo mi hai sempre chiesto di ucciderti.
Ma non l’ho mai fatto.
Perché volevo che tu sapessi che ti voglio bene…
Nonostante per te io sia una traditrice, una bambola che on può provare ne amore, ne altro…
Io…ho sempre avvertito…che il mio sangue…e il tuo…
Erano liquidi…e quindi uguali…
Anche se qualcuno dirà sempre il contrario.
Tu ed io siamo gemelli.
Perché siamo nati nel liquido, nell’acqua.
Abbiamo vissuto nella pioggia e nelle lacrime.
E moriremo nel sangue…
Giusto, Elariel?”
Glielo chiese come se stesse parlando con lui in quel momento, osservandolo dalla finestra, lui non si muoveva di un centimetro.
Alla fine, Kisa indossò velocemente i pantaloni, una maglia pesante e le scarpe, mentre Hakuryu si svegliava, avvertendo dei leggeri movimenti sul letto, come dei fruscii.
L’unica cosa che riuscì a vedere, fu una figura dai capelli bianchi che chiudeva dietro di se la porta, chiamandola incuriosito.
-Kyu?-
Kisa uscì velocemente dalla locanda, la testa e i capelli nascosti dal cappuccio della maglia che indossava, mentre correva in direzione di quella figura.
Elariel era li, immobile, ad osservarla, i capelli appiccicati in parte al volto, in parte cadevano giù lungo la schiena.
Lei prese un profondo respiro per la corsa, per poi fermarsi ad osservarlo con sguardo tra il preoccupato e l’incuriosito.
All’improvviso, partì un ceffone, che colpì in pieno la guancia di Kisa, che avvertì un fortissimo bruciore sulla pelle, persino un dolore più forte al centro, dove si era formato un graffio.
Elariel le aveva dato uno schiaffo con tutta la sua forza, facendola arrossare immediatamente la guancia, sotto la pioggia, mentre entrambi si stavano bagnando.
-Sei solo una cretina…una deficiente…-
era fragile...
Aveva sentito chiaramente il suo sibilo spezzarsi dalla rabbia e dalla sofferenza.
Era fragile come lei…
La pioggia lo rendeva aggressivo e malinconico…
Che strano…come faceva a ricordarsi di tutte quelle cose…non lo sapeva…lo avvertiva…come un sesto senso…
Che strana sensazione…
Elariel intanto aveva rimesso la mano abbandonata al fianco, mentre Kisa avvertiva la guancia pulsargli, un graffietto sanguinava, il rossore si spargeva a macchia d’olio.
Elariel la fissò, con gli occhi spenti.
Poi si voltò, iniziando a camminare, permettendosi solo un altro sibilo.
-Seguimi-
e lei obbedì, alzando lo sguardo verso la finestra, notando in quel momento il piccolo drago bianco che sembrava chiamarla da dietro il vetro.
Lei alzò un dito, come per far silenzio.
“Dormono, non disturbarli.
Torno subito”
Il drago la osservò affiancare il demone, e si agitò, anche se la piccola gli aveva detto con quel gesto di fare silenzio, non poteva calmarsi.
Intanto, Kisa s’addentrava nei luoghi più poveri della città dove erano arrivati.
In quel quartiere le strane erano rovinate, e l’odore e il tanfo erano soffocanti anche sotto la pioggia.
Kisa alzò lo sguardo verso il fratello, era sempre più bagnato, e sembrava ignorare la sua presenza, mentre l’accompagnava tra i vicoli sporchi.
In quel momento, la gola si fece secca, nonostante la sua mente le stesse proponendo una serie di domande che voleva fare al fratello.
Aveva voglia di chiedergli tante cose.
Prima di tutto come stava.
Era certa che, durante la sua trasformazione, gli avesse fatto male…
Ma non riusciva a ricordarlo…però…
Avrebbe voluto sapere se ora stava bene.
Se la odiava.
E se la mamma lo amava ancora.
Quando la mamma sapeva che una delle sue bambole non faceva ciò che voleva, non gli voleva più bene.
Forse…era per questo che le aveva dato quello schiaffo.
E forse…tra quelle gocce di pioggia che scivolavano lungo il viso.
Si nascondevano lacrime…
…avrebbe voluto saperlo…
Eppure…non sapeva cosa dirgli…era come se la sua mente, quando tentava di parlare, si svuotasse, per poi riempirsi di nuovo.
…non era bella come sensazione…
Anzi…forse era anche soffocante…
Kisa respirò, inseguendo il fratello, che continuava la sua marcia imperterrito.
Chissà cosa pensava, che cosa avrebbe fatto adesso…
Si fermarono davanti ad una vecchia casa in via di crollare, la porta era un tessuto rovinato e strappato.
Elariel fece cenno a Kisa di passare per prima, ma prima che questa entrasse l’afferrò per il mento, portandola a bocca distanza dalla sua bocca.
-Devi stare sempre zitta, capito? Tutto quello che sto per fare non lo faccio per te…ma per la mamma…
sei la sua bambola preferita…purtroppo…-
…non mi ama…
Per un attimo, quel pensiero attraversò la sua mente, mentre Elariel abbondava quel mento, spingendola dentro e facendola cadere, il cappuccio fradicio cadde sulle spalle, rivelando la cascata di capelli candidi, la luce nella stanza era fioca, quasi nulla, e intorno a lei non c’erano ne mobili, ne nulla, mentre Elariel la teneva d’occhio entrando nella stanza, alzando la voce.
-Te l’ho portata-
Kisa si rialzò velocemente, ritrovandosi di fronte al più grande specchio che avesse mai visto, alto più di due metri, rotondo, che occupava tutta una parete davanti a lei, mentre da un’altra entrata coperta da una tenda ridotta ad uno straccio apparve una vecchia incappucciata, che sorrise gelida guardando la ragazzina, che tremò nel vedere il viso deforme della vecchia, tutto un lato la pelle era rovinata, piena di verruche e la pelle sfigurata, come se del fuoco o dell’acido ci fossero passati sopra, la pelle vicino all’occhio era tutta raggrinzita, mostrando la palla bianca con tutte le venuzze e l’iride nera come la pupilla, il sorriso appariva ancora più terrificante, dato che le labbra da una parte erano completamente andate rivelando denti gialli e rovinati.
-E così…sarebbe questa la bambola della grande Gyokumenkoshu…-
zoppicava, ed era gobba, mentre il cappuccio scendeva, rivelando capelli bianchissimi e lunghi, lisci come spaghetti, mentre le mani dalla pelle raggrinzita e molliccia toccava il viso di Kisa, che rimase impassibile, anche se era disgustata dal primo piano di quel volto.
La donna sorrise.
-Non ti preoccupare, bambina, vedrai che riuscirò a farti tornare come prima-
-Come prima?-
la vecchia sorrise, mentre un gesto del capo muoveva dei capelli rivelando delle orecchie di demone.
-Esattamente, come prima.
Senza ricordi, senza anima.
Senza ragione di esistere.
Come prima.
Ovvero…una bambola…perfetta…-
Kisa sentì il suo cuore accelerare, e con uno scatto fece per uscire da dove era entrata, ma Elariel la bloccò in tempo, sbatacchiandola di nuovo a terra.
-Non credere di poter fare la furba…-
la ragazzina si rialzò, e la vecchia ridacchiò, avvicinandosi allo specchio.
-Non puoi fare nulla, tu l’hai voluto…hai seguito tuo fratello…dunque…
La paura c’è dentro di te…e questo ci aiuterà a farti tornare come prima.
Così non vai proprio bene, Tiamat-
-IL MIO NOME è KISA!-
lo urlò, convinta delle sue parole, mentre la vecchia le lanciava un’occhiata gelida, Kisa si voltò verso il fratello, disperata.
“Ti prego, non voglio!!”
Elariel la osservò, prima di voltarsi ed ignorare quello sguardo, la ragazzina venne afferrata per il polso dalla mano della vecchia, che la trascinò verso lo specchio.
-Avvicinati, Tiamat, guarda lo specchio…-
la ragazzina lo osservò un po’ riluttante, la superficie era perfettamente liscia e lucente, nemmeno un’alone o n filo di polvere.
Tutto intorno aveva una decorazione in oro purissimo che lo circondavano.
La vecchia lo osservò.
-Lo sai che è magico?
Questo specchio permette di vedere il futuro…e il passato…
Avanti, prova a toccarlo…-
Kisa si rifiutò, indietreggiando di qualche paso, ma subito Elariel spazientito la spinse, facendola cadere verso lo specchio.
Avvertì qualcosa di gelido trapassarla, e spalancò gli occhi, rendendosi conto che poteva attraversare lo specchio!!
Avvertì la forza trascinante di questo spingerla dentro, ma con tutte le sue forze Kisa si ribellò, cadendo all’indietro, mentre la vecchia sorrideva, specchiandosi allo specchio.
Sotto lo sguardo della ragazzina, il riflesso della vecchia era quello di un demone dalla bellezza sconvolgente, i lunghi capelli argentati, il viso pallio e perfettamente liscio e gli occhi neri e cupi, che bramavano sangue.
-Come vedi, questo è il mio passato…dimmi, bambina…-
la vecchia si voltò verso la piccola, che per qualche secondo rimase sconvolta dal viso che ora aveva di fronte, mentre le parole della vecchia avevano una cadenza lenta ma dura.
-Non ti piacerebbe vedere il passato delle persone che tu dici di amare?-
Kisa guardò stupita la vecchia, prima di guardare lo specchio.
Vedere…il passato…
…no…
La ragazzina scosse la testa, rifiutandosi, mentre Elariel e la vecchia cercavano di trascinarla verso lo specchio.
-NON VOGLIO, NON VOGLIO!!-
alla fine, però, con uno sgambetto Elariel la buttò di nuovo nello specchio, la piccola si voltò, allungando una mano verso il demone.
-NO ELARIEL!! AIUTAMI!!
FRATELLO!! FRATELLO!!-
“Aiutami…”
Elariel osservò prima il viso, il braccio, la mano, e le dita che scomparivano, inghiottite dallo specchio, che ora rifletteva solo la sua immagine.
L’immagine di una bambola rovinata e anche rotta.
Una bambola…che non serviva più…


“Fa molto freddo qui dentro…non c’è luce…è troppo buio…ho paura…ho tanta paura…voglio tornare dai miei fratelli…voglio dormire abbracciata ad Hakkay, voglio svegliarmi domattina con Gojio che mi accarezzerà la testa, e Goku mi sorriderà e mi abbraccerà…mentre Sanzo mi guarderà…
Voglio tornare dai miei fratelli…
Elariel, fratello mio…perché mi hai fatto questo…
Fratelli miei…
…fratelli miei…”
Kisa avvertì gli occhi pizzicarle, ed aprì, avvertendo una forte luce colpirla…e attraversarla…
Si alzò di scatto, guardandosi intorno.
Non riconosceva il luogo…
Era…era su una strada…davanti a lei la foresta…e sopra…
Un cielo…un grande cielo…pieno di nuvole grigie pallide…
Neve…presto sarebbe nevicato…
La ragazzina si guardò attorno, stupita, per poi vedere davanti a se un uccellino, che volava all’impazzata.
L’avrebbe investita!!
…!...
L’uccellino trapassò il suo corpo, mentre Kisa spalancava gli occhi…
Cosa?
Non…non l’aveva colpito, l’aveva trapassata…
Il suo corpo…dov’era il suo corpo?
Kisa si guardò intorno, per poi avvertire qualcuno gridare.
Era una voce di sperata, familiare…
“EHI! C’è NESSUNO??
AIUTATEMI!! FATEMI USCIRE!!
VOGLIO USCIRE!!”
Questa voce…
“GOKU!”
la bambina sorrise, iniziando a correre, la strada la portava verso l’alto di una montagna. Alla fine della strada, c’era una grotta.
Kisa rallentò la corsa, fino a fermarsi.
Una grotta…le cui stalattiti formavano delle grandi sbarre…coperte da…pezzi di carta…sigilli…
La bambina guardò dentro la grotta, era così scura, non riusciva a vedere niente…
Provò a parlare, chiamando il ragazzo.
La sua voce era strana…sembrava debole…
-Goku? Sei qui?-
la bambina si sporse ancora, avvertendo poi qualcosa muoversi davanti a lei, nell’oscurità.
Sotto il suo sguardo, le apparve un ragazzino, più grande di lei, dai lunghi capelli castani e gli occhi dorati.
Al collo, ai polsi e alle caviglie portava delle catene che davano l’idea di essere davvero pesanti.
Un diadema dorato sulla fronte…
-GOKU!!-
Kisa sorrise, mentre il ragazzino si avvicinava alle sbarre, afferrandole con le mani.
-Goku! Fratellone aiutami! Mi hanno intrappolata in uno specchio!!
Goku, che ti hanno fatto? Perché hai queste catene?
Fratellone?-
il ragazzino osservò Kisa, la bambina ebbe l’impressione però…che fosse trasparente agl’occhi del ragazzo.
-…Goku?-
la bambina allungò una mano verso il volto di lui.
…sempre più vicino…
…vicinissimo…
…lo aveva trapassato…
Kisa spalancò gli occhi, mentre vedeva la mano scomparire dentro al volto del ragazzo, che allungò anche lui una mano, trapassando la spalla di Kisa, che rimase immobile, sconvolta.
Non la vedeva…non la poteva toccare…
…era…era forse un fantasma?
La bambina si voltò verso la direzione del braccio di Goku, mentre sopra di lei cadevano dei fiocchi di neve.
Un uccellino…un uccellino morto…
La bambina lo osservò sconvolta, mentre la mano di Goku sembrava tentare di afferrare quella creatura troppo lontana…
Kisa la osservò, prima di alzarsi di scatto, allontanandosi per vedere l’immagine d’insieme. Goku…incatenato…imprigionato in una grotta…piena di sigilli…

“Se questo posto si trovasse nel buio più profondo della terra, probabilmente adesso non desidererei il sole…”

E questa voce…
Perché…perché succede tutto questo?
Kisa corse verso la prigione, dove Goku ora era rannicchiato con aria piena di sofferenza.
Afferrò le stalattiti, gridando, anche se la sua voce era sfuocata.
-Cosa sta accadendo, COSA STA ACCADENDO!!??
BASTA BASTA!!
LIBERATE GOKU, LIBERATELO.
PERCHE LO TENETE PRIGIONIERO? NON HA FATTO NULLA!!-
-Ne sei convinta?-
Kisa si fermò, lasciando le stalattiti e guardandosi intorno, agl’occhi lacrime scendevano giù copiose, mentre si guardava intorno.
-Chi ha parlato?-
-Davvero credi che Goku non debba essere imprigionato?-
-Si! Goku è buono!! Lui mi vuole bene, è allegro e gentile con me!-
-…forse…-
dal nulla si formò uno squarcio nero, da cui apparve una figura, dalle grandi ali nere, che lasciò sbalordita Kisa.
Una figura dai capelli bianchi, una bambina di non più di dieci anni.
Dagl’occhi neri privi di sclera…
-Ma tu sei…-
-Sono te, Ying.
E ti dico che Goku è colpevole.
E’ un assassino…-


La vecchia passò una mano sullo specchio, assistendo divertita all’immagine di Kisa, sollevata da terra, svenuta, gli occhi socchiusi.
-Ci metterà un po’, ma poi vorrà dimenticare tutto-
-Sei sicura di quello che fai?-
la vecchia annuì, sorridendo.
-Non c’è niente di più terribile della verità…-


-Un’assasino?-
Ying annuì, indossava un corpetto nero con una gonna fatta a velo, tra i capelli aveva perle nere, e le ali grandi in quel momento erano piegate dietro la schiena.
-Si, lui è un’assassino.
Lui ha ucciso delle persone innocenti…e tu lo sai…-
Kisa scosse la testa, la rabbia e la disperazione le stavano facendo confondere, ma ora più che mai aveva nella mente l’immagine di un Goku allegro e sorridente che la stava chiamando.
-Ti sbagli.Goku uccide per sopravvivere!!-
-Questo è quello che vedi tu, adesso…ma prima…-
-Prima?-
Ying la guardò, gli occhi azzurri ora erano completamente neri, non c’era nemmeno la sclera.
-Prima Goku uccise le persone a se più care…perché è solo un essere nato per distruggere…-
Kisa scosse la testa, le lacrime erano scomparse dagl’occhi.
-No, io non ti credo-
-Non mi credi?
…e allora guarda…-
Ying spalancò le grandi ali nere, per poi richiuderle, dietro di lei…cadaveri…
Kisa osservò sconvolta i cadaveri su cadaveri…erano persone…erano persona come lei…
Ying era impassibile, mentre Kisa alzava lo sguardo.
Davanti alla bambina c’era Goku, doveva vere la sua età, i lunghi capelli castani liberi dal diadema che portava sulla fronte, gli occhi dorati brillavano come quelli di un pazzo.
Le mani erano sporche gocciolanti di sangue.
E lui…sorrideva…
-NOOO!!-
Kisa urlò contro quel Goku, che scomparve travolto come da un vertice d’aria, mentre Kisa scuoteva la testa.
-NON E’ VERO!!
NON CI CREDO NON CI CREDO!!
GOKU NON E’ UN ASSASSINO!!
Lui…lui è mio fratello…-
-Ciò che tu chiami fratello per 500 anni ha scontato la sua pena, vivendo imprigionato per tutto gli omicidi che ha compiuto-
-Non è vero…E’ UNA BUGIA!!-
Kisa urlò contro se stessa, che la guardò impassibile, spalancando di nuovo le ali.
-Se non credi alle mie parole…allora le immagini ti diranno la verità!-
Kisa guardò dietro le ali di Ying.
Davanti a loro due ora c’erano un ragazzino dagl’occhi e i capelli rosso sangue, seduto sul muro, lo sguardo terrorizzato, una guancia graffiata sanguinava.
E davanti a lui…una donna demone, pronta a colpirlo con un’ascia.
Kisa spalancò gli occhi, riconoscendo quei graffi alla guancia.
-GOJYO!!-
-E’ inutile che tenti di fermare quella donna…sono solo ricordi…-
Kisa si fermò, osservando Ying, che intanto osservava quelle immagini, mentre una voce a loro familiare parlava sommessamente.

“Mia madre…piangeva perché in me vedeva la fisionomia dell’uomo che amava…
…e l’ombra di una donna che non conosceva…”

Kisa spalancò gli occhi, sconvolta.

“Quanto a me, avrei accettato volentieri di morire…”

L’ascia volò velocemente verso il ragazzo, mentre Kisa lo guardava sconvolta, e Ying rimaneva impassibile…
-NOO! GOJYO NOO!!-

“…se questo avesse potuto cessare le sue lacrime…”

Kisa spalancò gli occhi, mentre vedeva del sangue schizzare via dal corpo della donna, di fronte al ragazzo dai capelli rossi ora c’era un altro ragazzo, più grande, che piangeva.

“Fratello…”

Kisa aveva osservato sconvolta la scena, la lama della spada del ragazza in lacrime era macchiata del sangue della propria madre, mentre Gojyo era immobile, mentre vedeva il ragazzo osservarlo…e poi andarsene da quella casa, lasciando solo il ragazzo dai capelli rossi…e il cadavere della donna…
Ying si avvicinò a Kisa, che tremava , i suoi occhi bloccati sull’immagine, ora ferma come un fotogramma.
-Gojyo è un figlio della Proibizione, quella era la sua matrigna, che aveva scoperto il suo uomo tradirla con un’altra…
Gojyo è stata la causa della sua pazzia, è colpa di quel ragazzo se quella donna soffriva e piangeva.
E’ colpa di quell’uomo dai capelli rossi che tu chiami fratello…se quella donna è morta…-
-no…no…-
Kisa scossa la testa, in lacrime, mentre si accasciava a terra…


-Ci siamo quasi, manca poco…la piccola si sta arrendendo…-
la vecchia passò una mano sul vetro, osservando la bambina, le ali nere stavano comparendo dietro alla sua schiena, facendola sanguinare.
Elariel la osservò con aria fredda e impassibile, mentre nella sua mente si delineava ancora quella scena.

-NO ELARIEL!! AIUTAMI!!
FRATELLO!! FRATELLO!!-

Fratello…
Stupida mocciosa…
Si sentì un colpo di pistola, il proiettile mancò di proposito lo specchio, mentre la donna anziana si metteva a difesa di questo, ed Elariel si preparava ad una lotta, davanti a lui comparve un bonzo biondo dagl’occhi viola bagnato fradicio, accanto a lui volava un draghetto bianco.
-Bene…spero che questo drago abbia avuto un buon motivo per svegliarmi a quest’ora e avermi fatto camminare sotto la pioggia portandomi in questa baracca…-

-Io non…non voglio crederci…-
stava versando lacrime per terra, mentre restava accovacciata in quella posizione, Ying era some seduta, la veste scendeva delicatamente sulle gambe magre e sul corpo acerbo da bambina, i capelli bianchi accarezzavano le spalle e la schiena, mentre le ali nere erano abbondante, le piume toccavano a terra, ed appariva solenne.
Guardò fredda e impassibile Kisa in lacrime, accasciata a terra, capelli formavano un’aurea attorno alla sue testa.
-Non ci credo…non è possibile…-
-E’ possibile…questa è la verità…
I tuoi ricordi sono solo illusioni, nate dalla tua volontà per fuggire alla realtà.
La realtà che tu sei solo una bambola, sei il mio contenitore…-
-Non è vero, IO VIVO!!-
-No, tu non vivi.
Tu esisti…è diverso-
Kisa guardò la creatura che aveva preso le sue sembianze, e ringhiò, digrignando i denti.
-Io non ti credo, tutto quello che mi hai detto sono solo bugie!!
SEI UNA BUGIARDA!! IO MI CHIAMO KISA, E VIVO!!
E tu…sei solo un parassita!-
Ying rimase impassibile alla provocazione della bambina, che si stava asciugando le lacrime.
-Un parassita?
Forse…
Ma quelle che dico non sono bugie.
I tuoi “fratelli” sono degl’assassini-
-NO!-
-No?
Allora guarda il tuo fratello dagl’occhi verdi-
“Hakkay!”
Kisa sobbalzò, mentre Ying scompariva, apparendo dietro di lei, mentre la bambina spalancava le iridi azzurre, osservando sconvolta la scena.
Vistose chiazze di sangue lungo le pareti.
I mobili, le stoviglie, bicchieri…tutto distrutto…
E cadaveri…tanti cadaveri sparsi per la grande stanza tra mobili distrutti o pezzi di vetro, profonde ferite in bella mostra, mentre il sangue decorava il tutto.
Kisa si guardò intorno, una mano alla bocca.
Poi avvertì una voce dietro di lei e si voltò.
Hakkay…
Portava i capelli lunghi, ed era tutto imbrattato…
…in mano aveva un pugnale…dalla lama lunga…e sporca di rosso…
-Kanan…perdonami…e pensare che dicevo di amarti…!
Queste mani…sono tutte rosse…-
Kisa lo osservò sconvolta, notando le grandi macchie di sangue fresco, e le mani sozze.
-Verrò a salvarti Kanan!
Io ti salverò!-

“E’ come se avessi perso la mia natura umana…”

Ying si fece avanti, affiancando una Kisa immobile e incapace di parlare.
-Il suo primo peccato…è stato quello di amare sua sorella maggiore…un rapporto incestuoso…
E poi…quando ha saputo che gli avevano portato via la persona amata…
…ha ucciso prima i genitori di lei…
…e poi…-
“E poi?”
Kisa non glielo chiese, anche perché si aspettava la prossima scena, e si voltò di nuovo, dietro di se vide un muro…e dei piedi…
Alzò lo sguardo…

“Il rumore della pioggia…è come un fischio nelle orecchie…”

Un demone morto era appeso al muro, la lama conficcata in bocca che trapassava il cranio e s’incastrava nel muro, tutto adorno sangue, come grandi ali rotte…
E poi un altro demone morto, altro sangue…
E Hakkay, che lasciava cadere a terra la sua ennesima vittima…
Ying parlò ancora, mentre Kisa assisteva a tutto questo impotente.
-Un demone aveva rapito la sua amante.
Lui è andato a riprenderla, uccidendo 999 demoni…-
999
Kisa spalancò gli occhi, per poi partire all’inseguimento di Hakkay, che si era allontanato.

“Il fischio è così forte…che mi sembra d’impazzire”

Raggiunse una scalinata in discesa, mentre avvertiva delle voci.
Una…era quella di Hakkay…l’altra…era della donna che lui chiamava Kanan…
-Ora torniamo a casa Kanan, io ti proteggerò!!-
-E’ troppo tardi ormai Gono…-
-Cosa?-
Kisa corse sempre più in fretta, rischiando di cadere, raggiungendo la stanza, davanti a lei una gabbia, con una donna…dalla sua parte c’era Hakkay…
E la donna oltre le sbarre…sorrideva…e piangeva…
-…addio per sempre, Gono!-
la lama del pugnale…trapassò il corpo della donna, sotto lo sguardo sconvolto di Kisa.
-KANAN!!!-

“UCCIDETEMI…CHE QUALCUNO MI UCCIDA!!!”

-La sorella di colui che tu chiami Hakkay è morta…perché nel suo grembo portava il seme del demone che l’aveva rapita…
…quell’uomo non ha saputo proteggerla…e questo ha segnato la sua fine…-
Kisa scosse il capo, per poi voltarsi, avvertendo un’altra presenza.
Un demone…Kisa si voltò verso Hakkay…
…e vide il volto di un assassino…di un essere…che ormai era morto…


Un altro colpo di pistola, Elariel velocemente, lo schivò, mentre la vecchia si metteva a difesa dello specchio, il sangue ormai colava giù copiosamente dalla schiena di Kisa, le sue ali stavano raggiungendo la totale espansione.
-Manca poco!! Presto riavremo Tiamat!-
Elariel cercò di far perdere tempo al bonzo, colpendolo con una serie di attacchi, e facendogli anche lo sgambetto, sbattendolo a terra.
Hakuryu cercò d’intervenire, ma con uno schiaffo Elariel lo scaraventò via, facendolo svenire.
Sanzo avvertì il corpo di Elariel su di se, pronto a sferrargli il colpo di grazia.
-Crepa-
-SANZO!!-
il, bastone di Goku lo raggiunse in tempo, colpendo Elariel, mentre Sanzo si rialzava, afferrando al volo la pistola che Gojyo gli aveva lanciato.
Hakkay si avvicinò ad Hakuryu, il draghetto era svenuto.
Goku si guardò intorno, prima di vedere la vecchia, e poi lo specchio, dentro di questo la bambina.
-KISA!-
-Ehi, ma come ha fatto?-
-State indietro!!-
la vecchia alzò le mani, dal nulla una serie di stalattiti bloccavano il passaggio verso lo specchio, rischiando di colpire Gojyo e Goku, mentre la vecchia accarezzava il vetro dello specchio, nel suo riflesso il suo meraviglioso volto da giovane.
E oltre…il male stava rinascendo…


Kisa assistette al combattimento sconvolta, restando inerme di fronte a quello scontro, un demone era apparso dal nulla, ed ora stava ferendo Hakkay, facendolo crollare a terra…
-Oh, a proposito, conosco una leggenda molto interessante.
Un essere umano bagnato dal sangue di mille demoni…diventa demone a sua volta…
Visto che ci siamo, perché non provare?-
Kisa osservò il demone tagliarsi la vena di un polso con la spada che impugnava, facendo sgorgare il sangue sul corpo di Hakkay con fare incuriosito e anche…divertito…
-Forse io potrei essere il millesimo…-
una sensazione…di soffocamento…
qualcosa attraversa le vene, qualcosa di estraneo…
…e si appropria del tuo cuore…
Attraversa il corpo, arrivando del cervello, è un dolore acuto che ti spacca il cranio…
Poi…i nervi dei muscoli impazziscono, sei travolto da quella terribile sensazione…
Sembra…sembra che qualcosa voglia uscire dal tuo corpo…
Qualcosa di violento…
Qualcosa che non riesci a controllare…
E fa male…fa molto male…
Così tanto che urli…
Mentre il demone invece ride, ride divertito, provocandoti…
-Come ci si sente ad entrare nelle schiere di coloro che hanno violentato la tua donna?-
Kisa sentì il respiro mozzarsi.
No, non lo controllava più.
E’ un dolore che travolge come un mare in tempesta…
E anneghi nella furia, nella disperazione…
Non sei tu a volerlo, il tuo cervello non ti ordina questo… Istinto, si chiama istinto..
Si chiama rabbia.
Si chiama dolore…
Si chiama…
-Omicidio…-
Ying assistette alla scena così come Kisa vide la mano di Hakkay trapassare il corpo del demone con furia, prima di lasciarlo cadere a terra, ora Hakkay era ricoperto di sangue…
-Come vedi…anche la persona che ti ha abbracciato e portato via con se…è solo un assassino…-
Hakkay…è un assassino…
Goku…è un assassino…
Gojyo…è un assassino…
…Sanzo…
-Lo è-
Kisa ormai aveva gli occhi vuoti, stanchi, non tratteneva più le lacrime.
I suoi sogni…si stavano infrangendo davanti a quelle immagini…
Tutto quel sangue…la stava sommergendo…stava affogando in tutti quei ricordi…
E i suoi ricordi…si rompevano…così come oggetti delicati abbandonati, lasciati cadere a terra…
Come vetro…si frantumavano…
E non aveva altro che cocci come resti…
-Vuoi vederlo?-
Ying guardò la testa di Kisa, che annuì.
“Io non smetterò di non credere…”
“Hai gia smesso…”
Kisa si voltò, ma Ying era scomparsa, ora c’era solo un rato, davanti a lei un tempio, e sopra di lei…
La pioggia, che attraversava il suo corpo, senza riuscire a bagnarla…
Pioveva…pioveva tanto…
Kisa si guardò intorno, per poi vedere delle ombre furtiva avvicinarsi al tempio.
La ragazza sentì qualcosa scattarsi, e corse verso il tempio, aveva notato una porta scorrevole aperta.
Salì sul pavimento in legno liscio, entrando nella stanza.
Fretta, aveva tanta fretta, temeva di non riuscire a fare in tempo.
Guardò le due figure dentro la stanza…
Un bonzo…e un ragazzino…
Il ragazzino…era…
-Sanzo…-
qualcosa fuori dalla stanza s’infranse, fermando il ragionamento di Kisa, che di colpo avvertì un lampo accecarla, un demone aveva spalancato la porta, ed aveva alzato una spada, pronto a colpire i ragazzo, che rimase immobile, sconvolto.
L’avrebbe ucciso…l’avrebbe ucciso…

“Avevo qualcosa di caro da proteggere…
E quando lo persi…mi resi conto che ognuno di noi è troppo impegnato a difendere se stesso per pensare agl’altri…
Così…”

Una figura oscurò quella di Sanzo, mentre Kisa osservava la scena, che diventava sempre più lenta, fino a diventare immobile.
Che la uccise definitivamente…

“Pensai…”Voglio qualcosa che non devo difendere”…”


Elariel era messo alle strette, ma la svecchiagli dava man forte, mentre metteva KO Hakkay e Gojyo, Goku era al limite delle forze così come Elariel, mentre Sanzo tentava di colpire lo specchio, ormai la figura di Kisa era adornata dalle gigantesche ali nere del suo alter Ego, e presto anche gli occhi si sarebbero oscurati.
E allora…
Sarebbe morta, totalmente…
Sanzo tentò di colpire ancora una volta lo specchio, ma un’altra stalattite, fermò la corsa della pallottola, mentre la donna rideva sguaiatamente.
-E’ inutile, non colpirai mai lo specchio ne me…non finché sarò viva…
E comunque…ormai è troppo tardi, Ying è risorta…guarda se non mi credi!-
La donna fece per mostrare al bonzo la figura, ma dalla mano uscirono una serie di fiammate che fecero arretrare il bonzo, fin o a farlo cadere spalle al muro, ormai erano lui e la vecchia, la pistola gli era scappata di mano, raggiungendo lo specchio e i piedi di Kisa, che però sembrava non riuscire a sentire niente…


-Che ti avevo detto?
Sono tutti degl’assassini…hanno ucciso coloro che amavano…oppure hanno fatto in modo che essi si uccidessero per loro…
Non provano amore…sono solo degl’egoisti…-
la mano di Ying toccò la spalla di Kisa, che rimaneva immobile, ascoltando le parole della sua nemesi.
-Con me tu sarai al sicuro…
Il tuo destino è di esistere per me…
Non c’è nulla…al mondo…per te…-
nulla…


Una mano volò, colpendo sonoramente con uno schiaffo la guancia di Ying, che spalancò gli occhi stupita, sconvolta…
La nemesi si toccò la guancia, per poi voltarsi verso Kisa, che con un gesto della mano distrusse la scena, che era rimasta immobile a quel particolare, distruggendo il volto di Sanzo in lacrime, distruggendo tutto, come se rompesse uno specchio.
-Si, hai ragione, sono degl’assassini…
E hai anche ragione nel dire che sono egoisti…
Ma…
A me francamente non m’interessa…
Perché sono un’assassina anch’io, ho ucciso tante persone…
E anch’io sono un’egoista, non m’interessa più di cosa gli è capitato prima di conoscermi, non m’interessa quanto hanno sofferto, non potranno mi paragonarlo al mio…
E dicendo questo, ri-confermo che sono pienamente egoista, penso solo a me stessa.
Alla mia felicità.
E la felicità delle cose che mi appartengono.
E loro sono i MIEI fratelli.
Non m’importa se una volta hanno sofferto.
Ora non soffrono.
E finché potrò.
FARO’ IN MODO CHE NON SOFFRANNO NE A CAUSA TUA NE A CAUSA DI TUTTO QUESTO.
PERCHE IO LI AMO, HAI CAPITO?
E PERCHE IO SONO FORTE, E VOGLIO PROTEGGERLI.
IO LI AMO, IO VOGLIO PROTEGGERLI.
E QUESTA E’ LA MIA FORZA.
NON M’IMPORTA SE LORO NON MI VOGLIONO BENE O SE TUTTO QUELLO CHE STO VIVENDO E’ SOLO UNA MIA ILLUSIONE.
A me…va bene così…
Perché sono felice…
Perciò…ora…
Torna dentro di me…
Perché così io li amo…
Anche tu li ami…
Tu sei me…-
Kisa abbracciò di colpo Ying, che spalancò gli occhi, lasciando scivolare una lacrima, mentre un tatuaggio, un cerchio bianco luminoso sulla fronte apparve.
Ed urlò.

“In Ying c’è del Yang, così come nel Yang c’è del Ying.
Perché se no non esisterebbe equilibrio…
Forse io sono sbagliata…ma io voglio continuare a vivere, non m’interessa del giudizio degl’altri…
E’ una mia scelta…-

Di colpo si vide una fortissime luce, proprio nello stesso istante in cui la vecchi,a afferrando la pistola del bonzo, stava per sparargli addosso.
Dallo specchio sembrò fuoriuscire qualcosa, mentre un rumore acquoso si sparse per la stanza.
Poi si sentì lo sparo.
Ma Sanzo non sentì il colpo…ma un corpo caldo che l’avvolgeva…
Guardò sotto di se…e vide…Kisa…che gli sorrideva, i grandi occhi azzurri erano limpidi…
E le sue grandi ali nere lo avevano protetto dal colpo…
La vecchia lasciò cadere la pistola, sconvolta…
Mentre Kisa lasciò scappare un lamento, una delle ali era stata colpita e sanguinava leggermente…
-Come…COM’è POSSIBILE??-
Kisa si alzò, la sua ala ferita sanguinava, mentre si voltava verso la vecchia, seria, afferrando con tutte e due le mani la pistola, per restituirla poi al bonzo.
-Io mi chiamo Kisa…e VIVO-
la ragazzina si voltò di n uovo verso la vecchia, sorridendo tranquilla, per poi aprire una mano davanti alla donna, e un’ondata travolse l’anziana, facendola assorbire nello specchio.
Poi…Sanzo sparò un colpo, distruggendo lo specchio in tanti pezzi, frantumandolo.
Elariel, intanto, aveva assistito alla scena…poi era scappato, sconvolto…mentre quel grido si alzava ancora nella sua mente…

FRATELLO

Lentamente le ali di Kisa penetrarono di nuovo nella sua schiena, il sangue non sgorgava, e la ferita si era rimarginata da sola.
La piccola si voltò verso Sanzo, che sbuffò, guardandola.
-Mocciosa, non hai proprio niente da dire?-
la piccola scosse la testa, sorridendo, mentre gli altri si alzavano in piedi, la piccola corse verso Hakkay, che reggeva Hakuryu.
-Come sta?-
-Non preoccuparti, si riprenderà presto…-
lei sorrise, annuendo, per poi voltarsi un raggio di sole.
-E’ L’ALBA!!-
la piccola uscì fuori verso il cielo, che si tingeva di rosa e rosso, per poi raggiungere i toni chiari dell’azzurro, la pioggia era finita, e una leggera nebbiolina che si era alzata si stava dissipando.
-Bene, allora aspettiamo che Hakuryu si svegli e poi ripartiamo-
-ALLORA ANDIAMO A FARE COLAZIONE!!-
-Ma sei un pozzo senza fondo, stupida scimmia-
-Non chiamarmi scimmia, KAPPA!-
-Non comincerete di prima mattina, vero?-
Kisa ridacchiò, per poi vedere accanto a se la figura di Hakkay, che le tendeva la mano.
-Li raggiungiamo?-
lei annuì, afferrando la mano e trascinando con se Hakkay, per poi avvertire Goku abbracciarla, correndo con lei, Gojyo le fece un buffetto sulla testa, mentre lei sorrideva di fronte a quella mattina che si preannunciava calda.
Sanzo la guardò tranquillo, mentre si accendeva una sigaretta, mentre di colpo spingeva Goku.
-Non mi acchiappi!!!-
la piccola iniziò a correre, seguita dal ragazzo, mentre Gojyo commentava divertito e Hakkay sorrideva.
-Ma tu guarda che mocciosi!-
-Ehi, muovetevi!!-
-Adesso arriviamo!!-


(Fatto!
Uff! Che sfacchinata!!
Il testo all’inizio del capitolo con relativa traduzione è la sigla finale di Wolf’s rain.
Un bacio a tutti!!
Meiko)

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=12265