Delirante Matrimonio a Las Vegas di kymyit (/viewuser.php?uid=36835)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: XX XY…YY?! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Assumiti le tue responsabilità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Ho deciso: ci sposiamo! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: E il bouquet va a… ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le gambe al mattino?! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Lui è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: I matrimoni tirano fuori il peggio delle persone ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?! ***
Signore e signori, mettetevi comodi e tirate fuori pop corn, dolci e
salati, preparatevi ad assaporare la storia più idiota che
sia riuscita a concepire dopo lo spettacolino canoro a letto di
Etemon per Vamdemon e l'appuntamento sul carro armato fra
Phelesmon e JetSilphymon!! Stavolta, poiché Real Time era di
casa a casa mia e passavo da torte ad abiti da sposa, per poi arrivare
a ricevimenti con elefanti motociclisti (non proprio, ma quasi) e
ornitorinchi sparati dai cannoni (invento, invento), ho deciso di
organizzare io un matrimonio. Perciò, se pensavate che
esistano ancora personaggi seri, vi sbagliate di grosso e vi conviene
mollare i pop corn e fuggire. Ancora qualche parolina sui prompt.
Prompt
1: Piemon vuole sposare Yamato, ma Yamato non per forza
è consenziente. Matrimonio a Las Vegas! (Dall challenge "Chi,
con chi, che cosa facevano")
Prompt
2: Testardo (Dalla Challenge: I
difetti di Howl.)
Delirante matrimonio a Las Vegas
Capitolo
1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?!
Il riverbero del tenue sole mattutino carezzò le palpebre
assonnate di Yamato. Si svegliò dolcemente, pervaso da una
dolce sensazione di spossatezza e appagamento. Piemon ancora dormiva,
la sua schiena bianca si sollevava appena al ritmo del suo respiro.
Yamato gli scostò una ciocca riccia dagli occhi e si
riaccomodò al meglio sui cuscini. Socchiuse gli occhi per
riaddormentarsi e distese le gambe, andando a sfiorare qualcosa di
estraneo. Infastidito, sollevò le lenzuola e allora vide due
cose che non si sarebbe aspettato di vedere.
-Oh mio… Piemon!- chiamò il compagno, agitato.
-Piemon, dimmi che è uno scherzo e forse ti risparmio!-
Piemon si rigirò svogliatamente di fianco -Sì,
è uno scherzo, dormi ora.-
Yamato lo strattonò ancora, finché non lo
svegliò. Piemon mise su l’espressione
più nera di rabbia che poté con il sonno che non
voleva abbandonarlo e fece per cantargliene quattro al suo caro
fidanzato sennonché questi gli mise il misfatto sotto il
naso lasciandolo semplicemente basito e con la bocca spalancata.
-Oh, Goddramon…- balbettò.
-Stai scherzando vero?-
-Se fosse un mio scherzo pensi mi verrebbe un colpo?!-
I due deglutirono all’unisono.
-Com’è potuto accadere?- si disperò
Yamato tenendosi la testa fra le mani -Non sono ancora pronto per
questo! E poi come ho fatto a partorire queste due…-
indicò le due cose -… queste…
oddio…-
Piemon sospirò e poi gli guardò fra le gambe -Non
preoccuparti, qui è tutto a posto. Noi digimon non
partoriamo come voi.- rabbrividì -Disgustoso.-
Yamato gli tirò un calcio -E allora perché mi hai
guardato fra le gambe se non escono da li?!- nascose la testa sotto il
lenzuolo e piagnucolò ancora -Due…
due… come ho fatto a farne due?-
-Conosco digimon che ne fanno dieci a covata. Andiamo, sono due uova!-
sdrammatizzò.
-E io sono un maschio!- sbottò Yamato.
Piemon gli diede delle pacche in testa.
-Felicitazioni, sei diventato mamma!- gli disse baciandolo sulla
fronte.
In realtà neppure lui era troppo tranquillo, né
lo sarebbe stato di lì a poco.
Note:
Ebbene sì, il primo capitolo è davvero breve, ma
per vostra sfortuna andrò leggermente aumentando (non
troppo, vi voglio ancora bene dopotutto). Povere stelline che trauma
X°D Ah, sì, Yamato è maggiorenne e
vaccinato, può fare sesso e figli, tutto quello che volete,
senza avere e dare problemi. E Piemon è il tipo che
sverrebbe durante un normale parto umano u.u
Comunque ho inserito l'avviso OOC, perché insomma,
Metalseadramon per me è spudoratamente gay in casa ma
nell'anime si conosce il suo lato feroce, perciò meglio
usare l'avvertimento.
Mpreg.... ma le uova possono essere considerate come un utero?! o.o
Bah... io intanto pongo l'avviso, poi magari lo levo.
I capitoli saranno dieci circa e io sono a metà dell'opera,
dovrei riuscire a mantenere gli aggiornamenti settimanali, spero che vi
piaccia e che vi faccia divertire ^_-
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: XX XY…YY?! ***
Capitolo 2: XX XY…YY?!
-Felicitazioni!- Se avesse potuto, Metalseadramon avrebbe lanciato loro
fiori e confetti ma in quel momento era impegnato a sguazzare nella sua
vasca, perciò benedisse i neo genitori con una spruzzata di
buon auspicio. Yamato e Piemon avevano portato le due uova che si erano
trovati fra i piedi al loro risveglio nel laboratorio di Mugendramon e
questi aveva provveduto a metterle immediatamente in
un’incubatrice.
-Razza d’incoscienti!- sbottò Vamdemon -Usare
precauzioni no, eh?-
-Sai che non mi sembra naturale, no?- gli fece il verso Piemon.
Yamato stava in un angolo a fissare il computer
dell’incubatrice. Man mano che le uova venivano riscaldate,
l’apparecchio le analizzava e in giro di pochi minuti il
responso rivelò ai presenti non solo che i due piccoli
sarebbero nati nel giro di un mese, ma anche che erano entrambi maschi.
-Auguri!- esclamarono Etemon e Pinocchimon ridendosela alle loro spalle.
-Ma… ma com’è possibile?! - continuava
a chiedere il digiprescelto senza capire come fosse potuto accadere.
Questo finché quell’anima molto poco pia di
Mugendramon non gli spiegò ogni cosa con evidente
compiacimento.
-Anche i digimon maschi possono concepire delle uova,
l’elemento essenziale è l’amore o anche
la totale sintonia fra i due partner e altre circostanze che non sto a
spiegare, anche perché mi sembra non siano il vostro caso.-
-Per questo si usano le precauzioni.- infierì il vampiro
lanciando occhiate omicide a Piemon che alzò le mani al
cielo.
-Finita la lezioncina?- domandò il clown.
-No, c’è un'altra cosa che dovreste
sapere…- fece Mugendramon. Piemon si chiese
perché sembrava tanto divertito, poi lesse i parametri nel
computer e la sua pelle divenne, se possibile, ancora più
bianca del solito.
-Sei diventato mamma!- esclamarono Etemon e Pinocchimon dandogli delle
pesanti pacche sulle spalle, ma lui ormai non li sentiva
più, il suo cervello era rimasto totalmente inebetito a
quella notizia, il suo corpo si afflosciò sulla prima sedia
che trovò a portata di tiro.
-Io…?- domandò.
Metalseadramon si degnò di spiegare a Yamato, con evidente
aria da pettegolo (un drago grande, grosso e pettegolo!),
perché la situazione divertiva tutti molto e non poco.
-Voi umani avete i cromosomi XY e XX, giusto?-
Yamato annuì.
-Ma potete formare solo quelle due coppie, da noi
c’è anche la coppia di cromosomi YY. I digimon che
li hanno sono maschi, ma possiedono le due X sopite e nel loro
evolversi possono cambiare sesso. Così come accade nelle XX,
nascono femmine e possono crescere maschi.-
Yamato assentì, preso dal discorso, il drago
proseguì.
-Voi avete avuto due XY, ma in uno dei casi la X è stata di
Piemon, perciò è la mamma di uno dei due.- e
indicò l’uovo bianco con striature brune davanti
al ragazzo. -Mentre dell’altro sei tu.- finì
indicando il secondo uovo, nero con cuori gialli. Yamato si concesse
una risata divertita in direzione di Piemon che voleva solo scomparire
dagli occhi derisori dei presenti.
-Perché è una brava mammiiina! Perché
è una brava mammiiiinaaa! Nessuno lo può negar!-
Il clown piemon pianse sconsolato, ormai zimbello di metà
dei suoi alleati, ormai neppure le minacce avrebbero potuto
restituirgli il timoroso rispetto che gli era dovuto.
-Perché è una brava mammiiina! Perché
è una brava mammiiiinaaa! Nessuno lo può negar!-
Note:
Anche questo capitolo è corto, mentre i prossimi due
magari
non vi faranno tanto ridere, visto che Yama dovrà
riferire ai suoi la cosa ed entrerà un po' in crisi, ma
saprò farmi perdonare coi
seguenti capitoli e una bella dose di romanticismo smielato u.u
E con l'addio al celibato muhahahahaha!!
Dunque con questo ci tenevo a spiegare a me stessa cosa diavolo potesse
accadere unendo due XY... a Digiworld tutto è possibile.
Beh, vi lascio, a sabato prossimo ^^
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: Assumiti le tue responsabilità ***
Capitolo
3: Assumiti le tue responsabilità
La notizia del concepimento fece ovviamente il giro
delle conoscenze e tutti i ragazzi volevana vedere le famigerate digiuova,
ma Yamato era alla ricerca delle parole per annunciare ai suoi di essere diventato
padre (e se qualcuno osava ancora dargli della mamma, gli avrebbe
scatenato addosso Metalgarurumon) perciò fu con malincuore
che gli altri dovettero attendere, anche perché lui sembrava
così teso e di malumore, tanto che ad un certo punto decise
di tornare sulla terra piantando mezzo castello in asso.
Taichi decise quindi di fargli visita, ben conscio di rischiare la
vita, perché se Yamato decideva di starsene da solo a
pensare, potevi star sicuro che ti tirava dietro mezza casa pur di
restarsene per i fatti suoi. Fu così che si armò
di tutto il suo coraggio (e di un'armatura) per limitare i danni che
temeva di subire.
-Yamato, posso entrare? Ho portato un gelato...
chiacchieratina fra amici? - domandò timidamente al
citofono. La porta si aprì di scatto e un'aura spettrale
l'avvolse, Yamato comparve dalle tenebre teso come una corda di violino
e con gli occhi offuscati da due scurissime occhiaie da far accapponare
la pelle.
-Scusa se ti ho disturbato...- balbettò il prescelto del
Coraggio coprendosi il viso con le braccia, in attesa della fine.
Contrariamente a quanto i suoi timori più profondi gli
avevano fatto credere Yamato non gli tirò contro nulla, si
limitò a tirare dentro casa lui e il gelato prima di
chiudere la porta sul pianerottolo vuoto.
-Ho paura che mi lasci…- disse appoggiando sul tavolo il
bicchiere. Si asciugò le labbra col dorso della mano e
tamburellò con le dita sul ripiano in legno. -Insomma, lo
sappiamo tutti che ama divertirsi e finora abbiamo fatto solo quello. E
se adesso lo spaventasse il fatto di legarsi?-
-Non che non siate pappa e ciccia, eh!- sdrammatizzò Taichi
-Secondo me, ti fai troppi problemi.-
-Era terrorizzato, non ha neppure reagito quando Lady Devimon gli ha
regalato un bavaglino. E credimi, se non riesce a risponderti a tono
puoi star sicuro che è o nero di rabbia o col morale
sottoterra..-
Taichi annuì.
-Dagli il tempo di assimilare la cosa.-
-E se invece mi lasciasse? Se dovessi prendermi cura dei nostri figli
da solo? Se…- incassò la testa fra le spalle e
l’appoggiò al tavolo -Io non voglio che passino
quello che ho passato io…-
Taichi gli massaggiò amichevolmente le spalle.
-Vedrai, io sono sicuro che Piemon è uno d’onore.
Insomma, è stato una carogna, ma quando è passato
dalla nostra parte è sempre rimasto con noi. Insomma,
è diventato quasi una brava persona. Conoscendolo meglio
è anche simpatico. Ma senza esagerare.-
s’affrettò ad aggiungere alla fine.
-Yamato!- Era Gabumon che, seguito da Agumon, era di ritorno da casa
Yagami. Taichi, infatti, aveva dimenticato uno sciroppo dolce
che era la fine del mondo e aveva rispedito i due a casa a prenderlo.
-Ho visto tuo padre arrivare.-
Yamato alzò la testa di scatto e guardò
l’orologio, non era ancora ora che tornasse, gli si strinse
il cuore in petto.
-Merda…- disse fuggendo in camera sua e rifugiandosi a
Digiworld. Taichi e gli altri fecero appena in tempo a seguirlo che
Hiroaki entrò in casa. Il signor Ishida comprese subito che
qualcosa non andava. Insomma, c’erano dei gelati sul tavolo e
le scarpe all’ingresso, ma nessuno in giro per casa.
-Yamato? Gabumon?- chiamò. Nessuna risposta.
Scoprì il computer acceso e capì che il figlio
era tornato nell’altro mondo. Si sentì appena
infastidito da tutto quel viavai e neppure una chiamata. A volte si
chiedeva cosa gli passasse nella testa a suo figlio, che aveva ventuno
anni suonati ma evidentemente il cervello era quello di un quindicenne
incosciente. Inutile dire che Piemon gli stava simpatico come un cactus
dove non ci batte il sole.
-Perché siamo scappati?- domandò Taichi.
-Prima di dare la bella notizia ai miei voglio chiarire con Piemon.-
rispose Yamato. -Takeru non ha detto nulla, vero?-
-No, ritiene sia tu a doverlo fare.- rispose il moro -Sperando che
Veemon e Daisuke tengano la bocca chiusa, sembrava molto esaltato
all'idea di diventare zio da non si sa quale parte.-
-Mi preoccupano di più Mimi e Miyako....- sospirò
il prescelto dell'Amicizia -E' come se fosse scattato il conto alla
rovescia, devo parlargli in fretta prima che i miei lo sappiano dai
vicini dei vicini perché qualcuno se è lasciato
scappare la bella novità!-
Erano rientrati direttamente nel castello, perciò Yamato
mandò uno degli Evilmon a chiamare Piemon con urgenza e lo
attese nella sua stanza. Taichi e gli altri li lasciarono soli,
perché erano piuttosto tesi entrambi e la loro presenza non
sarebbe stata d’aiuto, anzi.
-Dove sei stato tutto il giorno?- domandò il Padrone delle
Tenebre.
-A casa.- rispose il prescelto.
Piemon si accomodò sulla poltrona, preoccupato -Hai parlato
con i tuoi?-
-No.- rispose -Non ancora. Prima voglio sapere cosa fare.-
Piemon si versò del vino rosso -Dobbiamo fare qualcosa?-
domandò. Yamato deglutì e chinò il
capo, sentì il respiro mancargli. Qualunque cosa avrebbe
detto, con tutta probabilità sarebbe stata quella sbagliata.
-Io…- iniziò -Adesso abbiamo dei
figli… le cose cambieranno…-
-Le cose non devono necessariamente cambiare.- disse l’altro,
come seccato. Yamato tacque, poi riprese a parlare.
-Cambieranno, che lo vogliamo o no… io non so tu cosa ne
pensi, ma… abbiamo sempre fatto tutto senza porci problemi,
senza prendere le cose troppo sul serio ma adesso…- Yamato
si chiese perché toccava a lui fare quel discorso, ma Piemon
taceva e faceva oscillare il vino nel bicchiere. Non sarebbe andato
troppo lontano se avesse dovuto attendere che dicesse
qualcosa.
-Adesso…- si strinse nelle spalle. Gli mancò il
coraggio di dar voce ai suoi timori più intimi.
Piemon si alzò in silenzio e lo abbracciò.
-Guarda che sono adulto e vaccinato, so prendermi le mie
responsabilità.- disse per rassicurarlo. -Tra noi non
cambierà nulla.- gli sussurrò poi baciandogli la
testa. Yamato si sentì un perfetto imbecille, ma sorrise
comunque, sollevato.
Note:
come la prenderà papà Ishida, lo saprete nel
prossimo capitolo, Piemon fra l'altro combinerà
qualcosinainaina molto romantica... alla prossima!
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: Ho deciso: ci sposiamo! ***
Capitolo
4: Ho deciso: ci sposiamo!
Il giorno seguente, al contrario di quanto di rassicurante detto,
Piemon non si fece vedere per tutto il pomeriggio e Yamato si
trovò a pensare, a malincuore, che forse tutto quello che si
erano detti appena la sera prima fosse stato dettato solo dal desiderio
di rimettere le cose in ordine, come se nulla fosse accaduto.
Soffocò quel disturbante pensiero e si mise alla ricerca del
compagno, non trovandolo da nessuna parte. Chiese in giro, ma nessuno
sapeva nulla, eccetto Devimon. Se Piemon sceglieva qualcuno per
custodire i suoi segreti, quello era il digimon diavolo, che sapeva
essere muto come una tomba, ma che evidentemente si era preso una
piccola vendetta per qualcosa e perciò gli disse solo
-Sì.- alla domanda -Hai visto Piemon?-
Non era riuscito a scucirgli altro e dovette arrendersi.
Quella sera voleva comunicare la notizia ai suoi, perciò
entrò nella stanza da letto e pensò e
ripensò a come comunicarla.
-Papà, mamma…- annunciò allo specchio
-Sono incinto di due gemelli!-
Rise.
-No, ok… ho partorito due uova… - inutile, in
qualunque modo lo dicesse era colto da attacchi convulsi di riso. Non
poteva essere preso sul serio, perciò riprovò, ma
non voleva mostrarsi teso o avrebbero dedotto che per lui era stata una
scoperta drammatica, il che era vero in parte. Yamato era ben conscio
del suo nuovo ruolo. Era padre e già amava i suoi figli, non
vedeva l’ora di vederli correre e crescere, solo che era
spaventato per tante cose. Con Piemon erano perennemente fidanzatini
alla prima volta, si giocava, ci si stupiva, si teneva vivo il rapporto
con trovate bizzarre che avrebbe potuto scriverci un libro e nessuna
coppia al mondo avrebbe mai più firmato un documento di
divorzio, ma con due pargoli in giro per il castello il tempo di
amoreggiare si riduceva dal cinquanta per cento a… venti per
cento, forse. Poi c’era il mondo da salvare,
perché il male non conosce riposo, e quindi i problemi si
duplicavano. Erano in pace, relativamente, ma quanto sarebbe durata? I
bambini avrebbero vissuto senza temere per le loro vite? Avrebbero
imboccato la retta via con tutti quegli splendidi esempi di
bontà che avevano intorno? Perché a vedere i
figli di Mugendramon e Metalseadramon c’era da pensare che
avrebbe allevato presto due delinquenti in erba. Si lasciò
cadere a sedere sul letto e raccolse la testa fra le mani.
Probabilmente avrebbe dovuto lottare per educare i figli in un certo
modo. Avrebbe sudato sette camicie, perché Piemon era
testardo anche più di lui quando voleva. E sicuramente non
avrebbe accettato che “un marmocchio” pretendesse
di conoscere più di lui, un digimon vissuto, come crescere
un figlio. Era ancora assorto in tali elucubrazioni mentali,
comunemente note come seghe, quando bussarono alla porta.
-Avanti.- disse.
L’uscio si aprì con timorosa lentezza e un Evilmon
fece capolino.
-Signorino, il Maestro Piemon richiede la sua presenza nel salone
dell’ala est.-
Inarcò il sopracciglio, incuriosito, ma non
protestò e si diede appena una sistemata alla camicia per
poi seguire il piccolo e mostruoso digimon. Non che ce ne fosse
bisogno, ma era la prassi, non poteva mica togliergli il lavoro. Piemon
non era mai stato un buon padrone, sapeva essere una vera carogna
infida, si era dato una calmata da quando stavano insieme, motivo per
cui la stragrande maggioranza dei suoi sudditi in segreto non finiva di
ringraziare chi dall’alto dei cieli aveva mandato loro quel
ragazzino tanti anni prima. Scortatolo nel salone delle danze
dell’ala est, il servitore lasciò il ragazzo
proseguire da solo. Piemon l’attendeva sotto la cupola di
vetro, vestito dei suoi migliori abiti e per un attimo Yamato
pensò si fosse irrigidito al suo arrivo. Avanzò
titubante, forse intuendo quanto stava per accadere, forse sperandoci.
Il digimon fece un gesto con la mano e la musica riempì
l’aria, era la sua canzone preferita, anche se ad un ritmo
più lento, più caldo, più avvolgente.
Le luci calarono e le stelle illuminarono i passi cadenzati che Piemon
percorreva per inginocchiarsi davanti a lui e aprire un piccolo scrigno
di velluto rosso. Yamato smise appena di respirare allo scintillio
d’oro bianco e zaffiri che gli veniva offerto e trattenne a
stento un sorriso che Piemon colse e ricambiò.
-Yamato Ishida,- pronunciò solenne -vuoi sposarmi?-
-Io… sì…- disse soltanto, non sapendo
in che altro modo esternare ciò che provava -Sì.-
ripeté concedendo al sorriso di illuminargli il volto che
Piemon prese fra le dita e baciò. Gli cinse i fianchi e lo
condusse in una danza passionale, nonostante lui gli pestasse i piedi
di tanto in tanto, ma il suo peso era leggero e quasi piacevole. Lo
amava davvero, era cambiato per lui. Piemon pensava di non essere
pronto per il matrimonio, non sapeva manco che significava quella
parola finché Yamato non gli aveva parlato del divorzio dei
suoi. Sapeva cosa significasse quell’unione e voleva
donargliela per rasserenarlo. Aveva provato all’infinito
quella scena per tutto il giorno, ma la realtà era di gran
lunga la miglior rappresentazione che potesse mettere in atto.
Hiroaki, come volevasi dimostrare, non fu contento del lieto annuncio.
Natsuko non manifestò eccessivamente il suo disappunto ma le
si poteva leggere in faccia del turbamento.
-Non è una scelta da fare così alla leggera solo
perché hai fatto le uova.- disse, tentando di convincere il
figlio a desistere, ma Yamato lanciò una frecciatina a
Piemon -Abbiamo fatto le uova.-
-Caro, grazie di avermelo ricordato.- rispose questi.
-Di niente, tesoro. Comunque, papà, è vero che
vogliamo sposarci perché ora siamo genitori anche noi, ma
questa non dovrebbe essere una cosa buona?-
Hiroaki picchiettò nervosamente il piede sul pavimento.
-Lo è, solo che mi sembra prematuro e poi…-
guardò Piemon, gli piaceva sempre meno. Non aveva la
più pallida idea di cosa facesse a suo figlio in camera da
letto e non ci teneva affatto a pensarci, anche perché
l’unica cosa che gli veniva in mente era la scritta a
caratteri cubitali PORNO PERVERSO! nella sua mente. Un conto
però erano i sentimenti di Yamato, che tendeva a fidarsi
delle persone anche troppo, un altro paio di maniche era la
possibilità che quel clown sputato dall’inferno
potesse usarlo, ferirlo ancora. In realtà non riusciva a
concepire il totale capovolgimento di vedute di suo figlio, ma forse
era lui che si legava le cose al dito a tempo indeterminato. Una volta
Yamato si era giustificato in questo modo -In guerra si cambiano spesso
le carte in tavola, i nemici di ieri sono gli amici di oggi.- e gli
avvenimenti avevano dimostrato che le guerre digitali erano come delle
telenovele sanguinolente. Ma poteva comprendere sino ad un certo limite
ed era questo blocco involontario dovuto al troppo amore paterno a
turbarlo. Eccolo lì, suo figlio, che gli comunicava di
essere diventato padre e di stare per sposarsi. Se ne sarebbe andato di
casa e avrebbe vissuto in un altro mondo, come faceva a stare
tranquillo?
Però Yamato sorrideva e sfoggiava l’anello di
zaffiri che Piemon gli aveva donato, poteva lui distruggere la sua
felicità? I quattro parlarono a lungo, Natsuko e Hiroaki
vennero portati a Digiworld, per vedere i nipoti ancora nascosti nei
loro gusci digitali e la donna si commosse maternamente. Alla fine
Hiroaki decise di concedere a Piemon l’opportunità
di prendere la mano di suo figlio, anche perché in fin dei
conti se aveva da fare qualcosa a Yamato, gliel’aveva
già fatta. Negargli il matrimonio sarebbe stato come calare
un’ombra di dispiacere sulla sua felicità e non
voleva privarlo più di nulla.
Quella sera stessa Yamato diede notizia ai suoi amici e i
gridolini di giubilo di Mimi, Hikari e Miyako si udirono persino nella
Dark Area. I Supremi si chiesero se la fine del mondo fosse nuovamente
in atto. Vamdemon si versò addosso il calice colmo di sangue
e anche la sua reazione violenta fu sentita in ogni dove. Pinocchimon
decise di sparare i fuochi artificiali. Dentro il castello, ovviamente.
Mugendramon rischiò di saldarsi in zone inappropriate un
nuovo tipo di braccio meccanico a cui stava lavorando. Takeru ebbe un
mezzo collasso per lo shock quando lo seppe al ritorno
dall’allenamento, Jou iniziò a porre domande di
carattere etico e Yamato decise di risparmiargli le seghe mentali
assoldandolo come pediatra per i pargoli, poi a sclerare fu Daisuke,
che annunciò di voler suonare al suo matrimonio.
-Se suoni solo va bene!- esclamò il prescelto
dell’Amicizia.
-Sono così stonato?- domandò l’amico.
-Solo i giorni pari e quelli dispari.- rispose Taichi con
un’espressione da “apriti cielo”.
-Etemon sì e io no?- si lamentò ancora.
-Beh... non è detto che Etemon canti, non se LadyDevimon
accetta di chiuderlo da qualche parte durante il matri...- rispose il
biondo.
Poi la domanda fatale: -Posso organizzarti il matrimonio?-
A porla fu Mimi, le brillavano gli occhi in maniera inquietante, Yamato
sudò freddo.
-Vediamo…- rispose -Devo… chiedere… a
Piemon…- balbettò “Sta tramando
qualcosa… me lo sento!”
Oh, eccome se stava tramando qualcosa, come previsto, da lì
fino al matrimonio la sua vita fu un inferno.
Note:
Ecco, mr. romanticismo ha deciso e i prossimi due capitoli saranno
abbastanza idioti, fra preparativi vari e l'addio al celibato...
suggerimenti che possono distruggere la psiche dei poveri sposini?
Corro a scrivere quest'ultimo, perché lascerà
segni disastrosi sui poverini u.u Non certo quanto Mimi e i
suoi preparativi. Oh e vi presenterò i pargoli di Mugen e
Metal, anche se volevo presentarli (anche se l'avevo già
fatto ma senza dargli dei nomi) in un'altra fic stupida,
peccato che sono rimasta a corto di idiozie, dannazione... beh, prima o
poi la leggerete comunque xD
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: E il bouquet va a… ***
Capitolo
5: E il bouquet va a…
Il giorno seguente l’intero gruppo si ritrovò per
discutere dei primi dettagli. Innanzitutto, la scelta di testimoni e
damigelle.
-Vorrei fossi tu il mio testimone.- annunciò Yamato a suo
fratello. Takeru accettò all’istante, anche se
aveva delle riserve su Piemon. Certe cose non si dimenticano.
Lo faceva solo per suo fratello.
-Ti ringrazio.- disse il maggiore.
-Figurati.- rispose -L’altro testimone chi sarà?-
-Gabumon.- rispose -Mentre, Taichi, vorrei che tu fossi il damigello
d’onore e mi reggessi lo strascico.-
-Cosa?!- a quell’affermazione il digiprescelto del Coraggio
ebbe quasi un infarto e arrossì.
-Scherzavo, scherzavo.- smentì subito l’amico
ridendo.
-Non fare più scherzi del genere!- Taichi gli
batté il petto col dito -Volevi compiere un
miglioramicidio?!-
-Per così poco?-
-Piemon ha una brutta influenza su di te, adesso scherzi anche!-
-Disse il neocinico, forse Piemon non è l’uni-
Taichi gli chiuse prontamente la bocca con la mano.
-Ssssst… non sa che lo sai e lo sappiamo solo noi tre, ti
prego non dire nulla che se no mi stacca la testa a morsi.-
-Dire cosa?- domandò Hikari.
-Nulla nulla!- mise le mani avanti il fratello maggiore sudando freddo,
improvvisamente al centro dell’attenzione generale. -Chi
saranno le damigelle?-
L’intero squadrone al femminile si propose e Yamato
compì un ampio gesto della mano che stava a significare
“Eccoti servito”.
-Anche io!- esclamò una vocina dal basso.
-E io!- fece eco un’altra vocetta ancora più
infantile.
Erano Megarmon e Nesmon, i due figli di Mugendramon e Metalseadramon.
Megarmon, il maggiore, aveva i capelli corti argentati e due segni
azzurri sulle guance. Nesmon aveva i capelli indaco corti,
con due ciuffetti sbarazzini che gli scendevano accanto alle piccole
pinne azzurre che aveva per orecchie e che si agitavano in
continuazione. Entrambi avevano gli occhietti rossi come il sangue e le
ciglia lunghe. Megarmon era più scuro di carnagione e i suoi
denti erano più aguzzi di quelli di Nesmon.
-Sì, siete proprio carini!- Mimi sembrava impazzita
-Porterete le fedi nuziali!!-
I bambini spaventati si rifugiarono sotto il giaccone di
papà Mugendramon, indeciso se caricare i cannoni e far fuoco.
Sembravano in tutto e per tutto bambini umani, eccetto macchie e
appendici animali varie, il motivo di ciò è da
ricercare in un giorno di pioggia.
Mugendramon e Metalseadramon erano impegnati davanti al computer a
lavorare sui dati dei loro pargoli. Il drago nero voleva dei figli
perfetti, come ogni padre d'altronde. Megarmon doveva essere potente,
devastante, adatto alla terra e agli oceani. Uno squalo robotico, con
capacità di spostarsi anche sulla terraferma, comunque.
Nesmon sarebbe stato aggraziato e maestoso e abile in tecniche di
mimetizzazione. Poi era accaduto il misfatto.
Uno sbalzo di corrente. Un dannato sbalzo di corrente in un castello
con dieci generatori di emergenza. Metalseadramon dovette usare tutto
il suo "charme" per impedire un genocidio di massa e solo
dopo molte ore riuscì a tranquillizzare il compagno. I
bambini stavano bene, solo che non erano come li volevano.
Probabilmente quello fu una sorta di segno dall'alto che la perfezione
non esiste. Mugendramon ci mise un po' ad accettare la cosa, ma vederlo
correre al gabinetto con Nesmon ed insegnare a usare il computer a
Megarmon era una scena gratificante che valeva più
di mille parole.
-Chi saranno i tuoi testimoni?- domandò Taichi a Piemon
salvando la situazione che stava per degenerare.
-Vamdemon e Pinocchimon.- rispose.
Il primo non ebbe una reazione vera e propria, il secondo
reagì per due saltellando e urlando, sparando qua e la per
festeggiare la notizia. -Ma cosa fa un testimone di nozze?-
domandò poi. Devimon si diede una manata in faccia.
-Testimonia che il matrimonio sia effettivamente accaduto.- gli
spiegò Sora.
-Come un processo?- chiese quello -Vostro onore, io non ricordo di aver
sposato questa banana!-
Il silenzio stese un manto pietoso sui vaneggiamenti del burattino che
non se ne preoccupò affatto, anzi continuò a
processare improbabili coniugi per le più svariate e assurde
motivazioni.
-E dove vi sposerete?- chiese Miyako guardandosi intorno.
-A Las Vegas.- rispose Yamato.
-Come a Las Vegas?- Jou manifestò lo stupore generale.
-E’ solo per ufficializzare il matrimonio sulla terra. Li
sposano anche le pietre, il ricevimento sarà qui nel
castello.- guardò Piemon -Poi lui vuole rincarare le
finanze, sai.-
Mimi lo afferrò con foga per la manica della camicia e quasi
lo trascinò a terra per poi fissarlo con occhi lucenti
bramosi di qualcosa che gli sfuggiva.
-Che c’è?!- fece Yamato -Vuoi… vuoi
rivedere le uova?-
-No.- rispose quella -Gliel’hai chiesto? Posso occuparmi io
di organizzare la cerimonia?-
-No.- rispose secco Piemon -So organizzare io questo genere di eventi.-
Mimi contorse il viso in una smorfia di rabbia e strattonò
Yamato. -Avanti, diglielo anche tu che posso. Sai che molte coppie non
reggono allo stress organizzativo? Se lasci che me ne occupi io voi non
dovrete fare altro che mettere il vestito e salire
all’altare, dai dai dai!-
Continuò a strapazzarlo per interminabili secondi,
finché, esasperato, Yamato non si liberò con un
-E va bene!-
-No che non va bene….- protestò Piemon, ma
l’occhiata del fidanzato lo ridusse al silenzio.
-Posso aiutarti Mimichan?- domandò Miyako.
-Ma certo, Miyakochan!- squittì quella in risposta e
confabularono per ore progettando e ordendo le più terribili
minacce per i futuri sposi che non osarono neppure ribellarsi.
Due settimane dopo, la situazione era degenerata.
Era stato stabilito che il matrimonio si sarebbe celebrato a distanza
di un mese. Mimi e Miyako si erano occupate di prenotare la cappella,
di accordarsi con l’officiante, avevano scelto gli arredi e
si erano persino occupate del ricevimento. Mimi era un’abile
pasticcera nonostante la giovanissima età, perciò
si occupò anche della torta nuziale. Sora si propose per
disegnare gli abiti dei due sposi nonostante generalmente si occupasse
di disegnare kimono. Il problema era rientrare nei gusti dei due futuri
consorti.
-No, questo no…- fece Yamato, sconsolato -E’
troppo… non sembro troppo la donna così?!-
-Allora che ne dici di questo? E’ molto semplice, ma
l’accostamento di colori è interessante.-
-Mah… non mi convince… poi queste code lunghe,
non vorrei davvero che qualcuno me le debba tenere alzate.-
-Domanda!- esclamò Mimi, intromettendosi -Che fiori vuoi nel
bouquet?-
-Niente bouquet.- rispose immediatamente il digiprescelto
dell’Amicizia, grande errore, perché
l’amica inorridì.
-Niente…. Niente….- accennò un finto
svenimento e poi si puntò, mani sui fianchi e muso duro -Che
fiori vuoi nel bouquet, Yamato Ishida?-
-Non voglio il bouquet.- rispose lui a tono.
-Ma perché!?- protestò la ragazza -In tutti i
matrimoni c’è il lancio del bouquet!-
-E’ perché non sopporta di essere la sposa!-
esclamò Metalseadramon ridendo di gusto da una pinna
all’altra -Fermo Megarmon.- disse poi al figlio che non
voleva saperne di indossare la giacca scura che doveva misurarsi. -E il
damigello non collabora, ma che avete tutti con questo matrimonio?-
-Voglio vestirmi come papà!- rispose il bambino.
-Sei vestito come papà, ora stai fermo ti prego…-
-Papiiiii mi scappa la
pipììììì!!!-
-Non adesso Nesmon! Oh… Mugendramon arrangiati tu con tuo
figlio!- esclamò mollando il maggiore per portare
d’urgenza il minore al gabinetto.
-Se la fa sempre addosso.- spiegò Megarmon sbuffando.
Mugendramon non sapeva da che parte iniziare per legargli il papillon
al collo, e non aveva intenzione di mettere quell’obbrobrio
anche lui, ma il bimbo faceva storie e lui doveva farlo stare buono. Al
rubinetto difettoso di Nesmon preferiva di gran lunga gestire Megarmon
e le sue manie da adulto.
-Se è solo quello il problema,- Mimi insisteva ancora
-potete portare il bouquet entrambi. Ci saranno due lanci.-
-Com’è che mi sembra t’interessi
più quello?-
-E’ che Koushirou non si da una mossa.- si lasciò
sfuggire Pyomon beccandosi un rotolo di stoffa sulla testolina piumata.
-Ah ecco, ora capisco come stanno le cose.- Yamato sogghignò
malignamente, poi vide fra gli schizzi, finalmente, un vestito che gli
si addiceva. -Ecco, questo!- esclamò indicando un elegante
completo nero in leggero gessato con camicia bianca e gilet rosso in
seta a motivi floreali e la cravatta era dello stesso colore. Scarpe
nere in pelle e gemelli ai polsi.
-E’ molto bello.- disse Sora guardandolo e sorridendogli. Era
felice per lui, quasi non le pareva reale che un giorno uno del loro
gruppo si sarebbe sposato. Ormai erano tutti più o meno
adulti, ma quel passo non era ancora stato compiuto da nessuno. Era una
sorta di traguardo per tutti o almeno così le parve. I
bambini prescelti erano ormai cresciuti e c’era della
nostalgia in quel pensiero, offuscata immediatamente
dall’eccitazione e dalle aspettative per il futuro. Piemon
rigirò le pagine diverse volte, quando fu il suo turno di
scegliere l’abito. Mimi aveva trascinato via Yamato, sorda
alle sue imprecazioni sul non essere la sposa e sul non credere alle
stupide superstizioni. Ignorando le sue proteste gli fece
l’ennesima proposta.
-Un mazzettino, piccino piccino, tutti e due, ti
preeeegoooo…-
-Chiedi a Piemon.- sospirò arrendendosi Yamato.
Mimi si precipitò a domandare al diretto interessato e lo
trovò a discutere sul modello dell’abito. Sora gli
prendeva le misure del busto e dei fianchi.
-Sareste più carini se i vestiti si abbinassero.-
-Mimi!- la zittì Palmon.
-Non dirò niente!- esclamò lei, sulla difensiva
-Pensavo, quali sono i tuoi fiori preferiti?-
-Ancora con questo bouquet?!- Piemon era poco incline a sopportare le
lagne.
-Piccoli per entrambi, è un must dei matrimoni.-
s’impuntò.
-I miei fiori preferiti sono degli amaranti velenosi che crescono sulle
pendici di una montagna maledetta.- disse il clown -Per eliminare il
veleno occorre un trattamento lungo un intero mese e la pianta va
tenuta al buio per tutto il tempo, perché le esalazioni che
propaga nell’aria sono mortali e uccidono in pochissimi
minuti.-
I presenti sudarono freddo, non comprendendo se dicesse la
verità o una menzogna. Piemon, soddisfatto del suo operato,
bevve un sorso di vino rosso e aggiunse -Ma li vendono già
pronti in un villaggio di Floramon in questa zona.-
-E dirlo prima no?!- Mimi voleva tirargli in testa il block notes ma
preferì tornare dall’altro sposo, quello che non
mordeva.
-Allora?-
-Narcisi bianchi.- rispose Yamato.
-Non sono velenosi e non richiedono un mese per
l’eliminazione del veleno e si trovano già pronti
al villaggio di Floramon dietro l’angolo?- recitò
la prescelta della Sincerità, il ragazzo inarcò
il sopracciglio e si lasciò scappare una risata.
-Credo che potrai trovarli anche dal fioraio sotto casa mia.-
-Molto bene e ora passiamo ai dettagli.- le brillarono gli occhi ancora
di più -Ci servono: una cosa nuova, una vecchia, una
prestata, una regalata, un’azzurra, una rossa, una rosa e una
moneta nella scarpa.-
-Una rosa?!-
-Certo, siamo nel nuovo millennio, mica si auspicano solo figli maschi,
tsk.-
-Non metterò una cosa rosa… sono un maschio.-
-Tu hai solo paura che si sappia che sei P.A.S.S.I.V.O. ma
già lo sappiamo.-
-Se non lo sapevano, ora lo sanno anche le pietre!- esclamò
esasperato.
-Forza forza, a lavoro!- fece Mimi, ignorandolo -Il vestito te lo
regala Sora, no?-
-Beh, credo… non so…-
-Perciò dobbiamo comprare qualcosa, le scarpe per esempio!-
e ciò detto lo afferrò sottobraccio per
trascinarlo fino al digivarco per la terra, da lì lo avrebbe
costretto a provare scarpe per tutto il pomeriggio.
-Niente tacchi!- precisò Yamato, sperando che Mimi non si
facesse venire in mente altre brillanti idee. Purtroppo per lui,
l’agguerrita lotta con un altro sposo per un paio di scarpe
in pelle nera furono la prova lampante che Mimi sapeva combattere
eccome. La parola borsetta divenne un sinonimo di arma letale di nuova
generazione, ma ovviamente nessuno gli credette quando lo
raccontò mostrando il trofeo procuratogli
dall’amica.
Nel frattempo che i due assaltavano il negozio di scarpe, loschi
individui tramavano nell’ombra, mica tanto, alle spalle degli
sposi.
-E’ un bel posticino.- disse Metalseadramon -Ma non sarebbe
meglio il Nightwing?-
-Il Nightwing è già prenotato per Piemon.-
rispose Taichi -E poi a Yamato non piace, è troppo timido
per quel posto.-
-Appunto, sarebbe davvero divertente!-
-Non ho ancora capito il vostro concetto di divertimento…-
-Oh, e non rompere Mugenchan e pensa a Nesmon, deve fare
pipì prima di mettersi a letto.-
Il drago nero ruggì sommessamente, poi si alzò
per andare dal figlio, non senza elargire al compagno una zampata di
saluto al deretano, con conseguenza che Metalseadramon finì
lungo disteso sul tavolo.
-Non ci sono rischi, vero?- chiese Takeru, dubbioso, remore dei tanti
film a tema passati in televisione.
-Per ora l’unico rischio che voglio correre è
mettere in imbarazzo Yamato!- Taichi era assolutamente divertito.
-Anche se ti costerà caro.- disse Gabumon.
-Non ricordarmelo… beh, il gioco vale la candela, voglio
proprio vedere che fa quando verrà aggredito da una mandria
di spogliarellisti selvaggi.-
-So già come finirà.- disse Etemon ridendosela e
tracannando della birra -Il Pie-segnale si attiverà e Piemon
caccerà via lo stormo di fringuelli, un classico.-
Anche Taichi rise divertito all’idea di scatenare la gelosia
di Piemon, poi però si accorse della sua assenza e
decise di lasciare anche lui la sala per qualche minuto.
-Che fai?- domandò, era nella sua stanza, davanti alla
finestra che dava su un paesaggio invisibile ai suoi occhi. Taichi
sapeva e si trattenne dal dire qualsiasi cosa, però non
riuscì a non cercare la sua mano, giusto per dire
“Ora ci sono io, fatti forza.”
Un giorno quella sola stretta di mano sarebbe stata sufficiente ad
andare oltre ogni cosa, ma occorreva pazientare e resistere, superare
quel momento così duro, l’ultimo scoglio.
Note:
Saaaalveee! Pensavate che non pubblicassi? E invece no eccomi qui.
Ammetto di essere in crisi col prossimo capitolo. L'addio al celibato
richiede un'approfondita conoscenza di scempiaggini, perciò
ancora rimugino sulla cretinaggine da adoperare eheheheh.
Però sto dando un'occhiata ai "Una notte da leoni". Il primo
è andato, stupendo X°°°D Magari il
secondo mi fornirà un bello spunticino.
Oggi ho avuto l'onore di presentarvi Megarmon e Nesmon!!
Riguardo a questi due amabili pargoli i nomi derivano dal preistorico
Megalodonte e dal misterioso Nessy, magari avevate già
capito XD Se evolveranno riusciranno a raggiungere l'aspetto desiderato
suppongo. Alzi la mano chi ha capito con chi sta Taichino!!!
Bene, vi abbandono per scervellarmi, e per la cronaca sto scrivendo il
nuovo capitolo di Twins' War, momento assai delicato, perciò
me la sto studiando bene sta cosa u.u
Bacioni e e grazie a chi legge, segue, preferisce e recensisce ^^
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le gambe al mattino?! ***
6.
Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le
gambe al mattino?!
Yamato si svegliò con un dolorosissimo cerchio alla testa.
Il solo muovere gli occhi per esplorare l’ambiente
circostante gli costava infinito dolore. -Perché ho bevuto,
perché ho bevuto?!- si domandò a denti stretti,
ma rinunciò a pensare quando l’ennesima fitta gli
annebbiò il cervello. Aveva bevuto e anche parecchio.
Sembrava che qualche anima pia si fosse degnata di riaccompagnarlo
nella sua stanza a Digiworld solo che, piccolo particolare non
trascurabile, non gli aveva rinfilato i vestiti addosso. Era in slip e
c’era qualcosa… frugò debolmente nella
stoffa e ne estrasse della carta spiegazzata.
-Oh… cazzo…- emise con sgomento.
Possibile che perdeva la testa un attimo e si ritrovava qualcosa fra le
gambe al mattino dopo?!
Taichi e Takeru se la risero di gusto e il povero Yamato Ishida non
poté che desiderare che qualcosa dall’alto
spappolasse i cervelli ai due, perché non potevano ridere
delle sue disgrazie, non potevano! Perché anche suo fratello
rideva?!
-Non ridete!- esclamò appunto, distrutto
dall’emicrania -Perché, perché,
perché cavolo avevo dei soldi negli slip?! E che cavolo
significa questo?!- urlò indicandosi la base della schiena
nuda dove spiccava l’elegante scritta “Private
Property”.
-Se non lo sai tu...- insinuò Taichi.
Yamato cadde coi gomiti sul tavolo -No che non lo so, no che non lo so.
Ditemi che non è permanente. Ditemi che non ho fatto altre
idiozie! Ditemi…-
-Non hai fatto altre idiozie.- disse Takeru trattenendosi a malapena
dal ridergli ancora in faccia -A parte quando sei saltato sul tavolo e
ti sei tracannato la tequila.-
Yamato sbiancò.
-Ho fatto cosa?-
-E poi due Angemon ti hanno preso fra di loro per spogliarti e
ballavate “Sexy and I know it”- aggiunse Taichi
ballando e muovendo con enfasi il bacino. Yamato fu lì per
collassare.
-Cosa?!-
-Scherzavo.-
-Smetti i fare questi scherzi, volevi uccidermi?!- lo scosse rabbioso
per il bavero, poi si fermò preda delle fitte
dell’emicrania e cadde in ginocchio. -Ahio…-
-E’ la vendetta per il tuo scherzetto, credevo volessi
davvero mettermi un vestitino addosso e farmi trascinare il tuo
strascico ovunque.-
-Io non metterò lo strascicò, ti ricordo.-
puntualizzò.
-Però prima scherzavi, non ti arrampicare sugli specchi,
occhio per occhio, dente per dente. Comunque, non ricordi nulla di
nulla di nulla?-sciorinò Taichi non senza nascondere quanto
lo divertisse ciò che gli era accaduto.
Yamato alzò la testa appena palesando i suoi istinti omicidi
primordiali. -Secondo te, perché non bevo di solito?-
-Meglio così.- disse il prescelto del Coraggio con enfasi
dandogli delle pacche sulla testa. -Meglio così…-
Il povero digiprescelto trascorse il resto della mattinata a chiedersi
cosa avesse combinato la sera prima, crogiolandosi nella vergogna di
quanto avrebbe potuto aver fatto in preda all’euforia
dell’alcol. Takeru allora gli propose una soluzione,
perché dopotutto era suo fratello, gli faceva pena vederlo
così.
-Scusa, Piemon non ha quel telescopio? Ho sentito da Pinocchimon che
l’ha sistemato in modo da tenerti d’occhio e
registrare il tutto.-
-Oh, merda… non avrà visto?-
-No, sta crepando di mal di testa anche lui, perciò
è chiuso nella sua camera a straparlare del fatto che vuole
vedere che cosa ti è successo.- disse Taichi -Questo
riportano fonti sicure… ah, ripete sempre “Il mio
coniglietto, il mio coniglietto!”- esclamò tenendo
le mani al petto con trasporto. Yamato parve recuperare colore ed
arrossì a quel nomignolo, recuperò il sangue
freddo ed esclamò -Devo avere quella registrazione e farla
sparire!-
La sala era deserta, eccetto che per i tre digiprescelti e i loro tre
digimon, più un divertito Etemon che prese la videocassetta
dall’impianto piazzato intorno al telescopio di Piemon e la
porse divertito al ragazzo.
-Sicuro che vuoi sapere cosa hai combinato ieri sera?-
-Perché, che ho combinato?- Yamato deglutì in
ansia per quanto quella minacciosa cassetta nera potesse contenere, la
faccia divertita e ammiccante del digimon primate non lo
rassicurò affatto. Taichi e Takeru gli fecero segno di
tacere ed Etemon se ne andò ridendosela fra se e se.
-Ma…- protestò il futuro sposo.
-Niente ma, lo vedrai da te…- disse Taichi con fare deciso
spingendolo. Quatti quatti tornarono nella sua stanza a visionare la
cassetta maledetta. Yamato la inserì nel videoregistratore e
si sedette a terra, augurandosi che si trattasse solo ed esclusivamente
di uno stupido scherzo di quegli infami scriteriati.
La sera prima…
-In che razza di posto mi avete portato?!- esclamò, non
sapeva se ridere o piangere per l’imbarazzo.
-Non è un bel posticino?- domandò Taichi.
-Ma ma…-
-Sì, Yamato, sono mezze nude, chiudi la boccuccia e non
sbavare troppo, nel tuo stato sarebbe scortese.- fece il suo migliore
amico sollevandogli il mento con aria vagamente suicida -Goditi lo
spettacolo adesso, perché d’ora in poi
l’unica donna nuda che vedrai sarà Lady Devimon. E
potrebbe anche essere l’ultima.-
Lo trascinarono a un tavolo di fronte ad un palco con annesso palo da
lap dance e tavola imbandita alla base. Imbandita sul corpo delicato di
una LadyDevimon che SICURAMENTE non era quella che conoscevano. Quella
poteva fare una cosa del genere solo se intendeva assassinare qualcuno
e poiché Yamato constatò di non avere nessun
braccio impalato in gola al momento in cui gli amici lo costrinsero a
sedere, intuì che forse sarebbe sopravvissuto…
forse, perché probabilmente non avrebbe retto. Insomma, il
corpo pallido della digimon era ricoperto di leccornie, fra
l’altro un sacco di carne, e poi era così ben
formata che non sapeva se perdere la testa per il cibo o per i suoi
seni. E quei cretini alle sue spalle ridevano di gusto. Era chiaro!
Taichi voleva morire, e a quanto pare anche Takeru e Daisuke e
Koushirou e Jou e WereGarurumon, che a quanto pare aveva deciso di
suicidarsi più di tutti, perché uno timido come
lui non poteva andare in un posto del genere.
-All’inizio pensavamo di portarti al Nightwing, ma poi
abbiamo pensato che per te era troppo, e poi ci sta Piemon,
così abbiamo provato altri due o tre locali ma WereGarurumon
è svenuto…- spiegò Taichi
-Così poi siamo venuti qui e visto che regge bene la cosa
abbiamo pensato che forse riuscirà a proteggerti dai
maniaci.-
-A me sembra che vogliate morire tutti quanti.- rispose sogghignando il
ragazzo, seguendo con lo sguardo le forme dell’attraente
LadyDevimon che lo invitò lasciva ad assaggiare le delizie
stese sul suo corpo. Poi sul palco salirono due Angemon.
-Due Angemon?!- Yamato sobbalzò sul tappeto della sua
stanza. Taichi fece finta di nulla e il prescelto
dell’Amicizia riprese a guardare il video, appellandosi a
tutti i santi del paradiso.
Tutti i ragazzi sembravano alquanto imbarazzati di usare come piatto la
carne fresca di un’invitante digimon, ma i più
impacciati erano sicuramente Jou e Koushirou, per non parlare di Ken e
Iori che era praticamente un ragazzino e rischiava di restarci secco
per l’imbarazzo. Però non gli sembrava giusto non
partecipare alla festa di un amico, non era educazione, così
come non lo era guardare i seni della digimon, perciò
cercava di guardare altrove, ma ovunque vi erano curve esplosive o
fondoschiena palestrati e il suo povero cervellino non avrebbe retto a
lungo. WereGarurumon era un miracolo che resistesse, aveva subito
qualche avances e inoltre, quando si trattava della sua pelliccia,
diventava sempre un po’ suscettibile. In più
c’era un BlackWereGarurumon che lo guardava un po’
troppo insistentemente… Si sedette accanto a Yamato con gli
artigli in bella vista, giusto nel caso qualcuno avesse avuto cattive
intenzioni.
A parte sanguinamenti di naso e imbarazzamenti vari, lo spettacolo fu
di gradimento ai ragazzi e ai digimon. Agli Angemon si alternarono una
Lilymon e una Lilamon, e poi la Lady Devimon che stava sdraiata sul
tavolo. Quando questa mise la gamba intorno al collo di Yamato
accaddero tre cose contemporaneamente.
Yamato andò nel pallone (e i suoi amici risero).
Il Pie-segnale s’attivò.
Il BlackWereGarurumon si sedette accanto alla sua controparte e questa
per poco non schizzò via dal divanetto. Fra
l’altro quello gli mise fra le zampe un perizoma, non poteva
certo starsene tranquillo mentre…
-Oh… no… non posso…-
-Rassegnati, l’hai fatto.- Takeru diede delle pacche complici
al fratello mentre questi nel video si faceva offrire della tequila
dalla LadyDevimon. Labbra contro labbra.
-Beato te…- commentò Taichi.-
-Beato te.- ripeté il Taichi dello schermo mentre il suo
migliore amico si scioglieva con le effusioni poco caste della digimon.
Quando si separarono però accadde il misfatto. Ora,
c’è da dire che Yamato l’alcol lo
reggeva come un criceto regge una palla di zucchero. A parte il rischio
di finire male, il suo cervello andava in tilt molto facilmente e,
infatti, pochi minuti dopo era esattamente dove non sarebbe voluto
essere. Sul tavolo a scolarsi la tequila, senza camicia. Pochi secondi
dopo muoveva il bacino sul palco al ritmo di “Sexy and I know
it” con gli Angemon a tenergli i fianchi con trasporto e
possessione.
-Ma allora l’ho fatto davvero?!- Per un attimo Yamato
collassò, ma il peggio venne in seguito.
-Bevi! Bevi! Bevi!- il coretto di amici (neanche loro tanto sobri
ormai) invitava il quasi sposo ad ingurgitare chissà
cos’altro al ritmo di chissà quale canzone. Non
capiva più nulla, sapeva solo che doveva bere, che
c’erano gli applausi e si sentiva vivo. Anche troppo vivo,
forse fu per quello che poi atterrò di ginocchia sul povero
BlackWereGarurumon che continuava imperterrito la sua opera di
seduzione. Dopodiché, Jou (che era quello messo meglio di
testa a quanto pareva) optò per lasciare il locale e il
digimon mannaro lasciò al digimon dell’amicizia il
suo perizoma in ricordo. Yamato intanto, era così preso
dalla sua discussione con Taichi che neppure si era accorto di nulla.
-Non è vero!- esclamò questi gesticolando.
-Oh, sì che lo è!-
-No! Non glielo dimostri!-
-Sì invece!-
-No!-
-Sì!-
-Dimostramelo!-
Yamato si calò un poco i pantaloni -Non me ne vado in giro a
sventolare le mie chiappe!-
-Sembri una donna frigida!-
-Ragazzi state buonini…- balbettò Jou.
-Vuoi una prova?!- Yamato indicò un locale poco
più avanti -L’avrai!-
-Quanto è imbarazzante…- sussurrò il
digiprescelto dell’amicizia con la testa dolente fra le mani
-Così… io non sono così…-
-Era meglio che non lo vedevi.- disse Gabumon, che fra
l’altro era arrossito di colpo nelle parti che lo
riguardavano e quel cretino di Patamon (patata bocca larga) aveva osato
spifferare il fatto che non aveva ancora incenerito il perizoma della
vergogna ma che vi era segnato anche un numero di telefono.
-Ecco, così nessuno avrà il coraggio di dire che
io non ci tengo a lui!- esclamò mentre la macchinetta
vibrava e gli aghi penetravano nella sua pelle a gran
velocità lasciandosi dietro scie d’inchiostro,
parole provocanti ed invitanti al tempo stesso.
-Così attirerai tutti i maniaci del cosmo.- fece Taichi.
-Allora aggiungerò la scritta: vietato l’ingresso
ai maniaci generici! Solo clown depravati, ok?!-
-Yamachan, quando bevi ti arrampichi sugli specchi…- fece
Taichi sdraiandosi sul tappeto e ammirando la perversione di quel
”Private Property” sul lato B del digiprescelto
dell’Amicizia. Ma quello aveva smesso di guardare
già da un pezzo e meditava di far sparire la cassetta, in
particolare quell’ultimo pezzo. No, non quello del tatuaggio,
quando era tornato a sventolarlo qua e là e un sacco di
digimon gli avevano infilato fior fior di banconote negli slip.
Se solo Piemon avesse saputo…
Ma Piemon era nella sua stanza a soffrire le pene
dell’inferno, a mugolare di voler vedere la registrazione e a
minacciare chiunque avesse alzato le mani sul “suo
coniglietto”. Era ignaro delle risate che i SUOI amici si
facevano alle SUE spalle col video della SUA sbornia da celibato.
Ora, è noto che i Padroni delle Tenebre non sono proprio un
gruppo di simpaticoni presi col piede sbagliato, ma in quel momento
chiunque li avesse visti avrebbe pensato che non erano solo malvagi,
crudeli, sadici, bastardi, ma anche che erano degli infami pezzi di
pupù, per essere gentili. Che Piemon fosse steso a letto con
la testa spaccata come un cocomero per loro era divertente come la
barzelletta del topo e dell’elefantessa, le loro risate
riecheggiavano nell’aria come stormi di pipistrelli stridenti.
Uno solo di loro mancava, ma non ce ne cureremo adesso.
-Ecco, ecco! Adesso!- esclamò Etemon dando una gomitata a
Lady Devimon mentre Piemon, nel video, scattava in piedi e si guardava
intorno disperato.
-Sento che Yamato è in pericolo!-
-Il Pie-segnale non sbaglia mai.- canticchiò il primate
mentre Metalseadramon quasi si soffocava con delle aringhe quando
rivide in terza persona il placcaggio di gruppo sul clown.
-Non gli avremo fatto un po’ male?- chiese.
-Na.- ribatté Mugendramon.
-Ma tu gli sei saltato addosso.- Pinocchimon spalancò gli
occhi.
-Allora forse gli avrò fatto un po’
male…-
-Sentite, sentite!- saltò su il burattino e prese a leggere
un discorso -Vostro onore, non so di che parla, non ho fatto atterrare
il castello sulla fabbrica di dolciumi di mia spontanea
volontà e questi due, posso testimoniare che…-
non finì di leggere che il naso gli crebbe a dismisura
e… beh… Mugendramon aveva avuto un po’
di problemi quella volta perciò fu comprensibile la sua
reazione.
E mentre il testimone dello sposo number one veniva massacrato di
botte, lo sposo number one stava sul letto con un impacco di ghiaccio a
chiedersi non solo perché diavolo gli facesse un male cane
la schiena, ma anche se non fosse stato uno scherzo dei suoi ricordi
confusi la figura rossa di un diavolo accomodato qualche tavolo
più in là dal loro. Sorrideva.
-Ouch…- si lamentò quando una fitta dolorosissima
alla testa stroncò sul nascere qualsiasi deduzione.
Note:
io spero vi abbia divertito anche questo capitolo, fino a
stamattina avevo solo idee confuse ed in effetti ho tralasciato
qualcosa, ma vabbè, c'è tempo per ricordare ai
fanciulli che caspio hanno combinato, perché il matrimonio
è alle porte e avranno due sorprese poco gradite muahahahahah!!
Chi mi fa più pena nel capitolo è Iori, non so
voi u.u
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7: Lui è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella ***
Capitolo 7: Lui
è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella
E giunse finalmente il fatidico giorno. Il giorno in cui il
sì sarebbe stato pronunciato, in cui Las Vegas avrebbe
conosciuto la distruzione, in cui le ferite si sarebbero rimarginate e
nel quale i pazzi corrono per le strade illuminate dalle insegne al
neon urlando contro le banane. Un giorno infinito come
l’apocalisse, che si attende con ansia e non si sa quando
termini. Un giorno che però giunge e inizia una mattina con
un fastidioso trillo di sveglia, seguito dal fracasso della medesima,
disintegrata contro la più vicina parete.
Il primo a svegliarsi fu Piemon, creatura della notte, che ancora
soffriva per il cambio forzato dell’orologio biologico.
L’enorme scatola con la scorta di sveglie ai piedi del letto
ne era una riprova. Il digimon si alzò a sedere nervoso, poi
rivolse un’occhiata al ragazzo che giaceva al suo fianco e
s’infilò la vestaglia, uscendo dalla stanza in
silenzio.
Yamato si svegliò, da solo, si rigirò nel letto e
si rimise a dormire finché un delizioso profumo di cornetti
appena sfornati non invase le sue narici e quando aprì gli
occhi definitivamente, incontrò quelli rossi del suo sposo.
-Buon giorno.- lo salutò il clown, stranamente dolce e privo
di malizia. Yamato guardò fuori dalla finestra, nel caso
fosse davvero in atto l’apocalisse.
-Buongiorno…- rispose massaggiandosi i capelli, assonnato
-Che ore sono? E’ presto…- protestò
flebilmente lasciandosi imboccare un cornetto.
-Sono le sei e mezzo del mattino.- rispose Piemon -Vorrei passare un
po’ di tempo con te in pace.-
-Già…- Yamato era già in ansia.
Mancava mezzora all’arrivo di Mimi e Miyako che
l’avrebbero preso e rivoltato come un calzino, agghindato
come un albero di Natale e tirato a lucido come una bambolina di
porcellana. -Grazie…- disse sorseggiando il caffellatte.
Piemon gli lanciò un’occhiata strana -Di cosa?-
-Di non aver proposto di vestirmi da bomboniera.- rispose sogghignando.
-Ah… già…- fece quello, ridacchiando
nervosamente e Yamato ebbe un terribile sospetto.
Un orribile sospetto.
Sospetto che fu fugato all’arrivo delle amiche che minacciose
lo strapparono al calduccio del letto di Piemon per trascinarlo nella
sua stanza ed agghindarlo a festa.
E la tortura ebbe inizio.
-Mettile!- esclamò Mimi.
-No!- si oppose lui. Ma insomma, era lo sposo! Aveva diritto di dire la
sua, no?!
-Mettile e scendi da lì, non fare il bambino!-
-Scenderò da qui quando brucerai quelle mutande del diavolo!-
-Andiamoooo…- tentò di convincerlo con le buone
Mimi.
-Mimi, non posso mettere delle mutande rosa solo perché vuoi
una nipotina, cerca di capirlo!- tentò di mercanteggiare il
ragazzo dalla sommità del baldacchino. Mimi mise un lungo
broncio, ma poi accantonò l’idea delle mutande
rosa e inviò un messaggio a Miyako, che si occupava di
Piemon.
-Molto bene, allora metti queste!- esclamò mostrandogli un
paio di slip blu. Yamato alzò gli occhi al cielo.
-E va bene.- si arrese scendendo dal letto con un balzo -Ma basta idee
strane!-
Mimi gli sorrise sorniona -Va bene, va bene.- Non sapeva proprio
mentire, grazie al cielo, perciò il ragazzo si
preparò psicologicamente alle sue idee balzane di wedding
planner in erba. Infatti, poco dopo tento di propinargli dei calzini
rosa.
Dopo che Yamato rifiutò mille e più proposte,
Mimi decise di concentrarsi su gli altri elementi del corredo
matrimoniale che mai devono mancare nel vestiario di ogni sposo o sposa
che si rispetti. Mentre Yamato si abbottonava il gilet e legava la
cravatta, la ragazza passò in rassegna la sua lista.
-Cosa nuova?-
-Scarpe.- esclamò lui, con la conquista dell’amica
ai piedi. Un trofeo di guerra.
-Cosa prestata?-
Si frugò fra le tasche e mostrò un piccolo
oggetto bianco appuntito.
-Che cos’è?!- domandò la ragazza.
-Un dente di Megarmon, devo restituirglielo dopo la cerimonia.- fece
lui, con aria seria e divertita al tempo stesso. Anche Mimi sorrise.
-Sei uno zietto tanto adorato, vedo.-
-Questo non mi risparmia dai loro scherzetti.- Infatti, non avrebbe mai
potuto dimenticare il giorno in cui gli avevano impiastricciato la
faccia con i pennarelli. Indelebili.
-Cosa vecchia?-
-Digivice.- rispose immediatamente.
-Ci hai messo molto impegno a trovarla, eh?- commentò Mimi
spuntando la casella corrispondente sull’elenco. -Cosa
regalata, c’è… cosa rossa
c’è… La moneta.- detto ciò
gli infilò una monetina nella scarpa contro la sua
volontà e lo trascinò nel bagno per acconciargli
i capelli.
Non prima di impiastricciargli la mano con un pennarello rosa.
Indelebile. Tanto aveva i guanti!
Sul fronte Miyako le cose andavano meglio, Piemon tendeva a non
sopportare Mimi, ma aveva giurato che si sarebbe comportato bene con
l’altra ragazzina, perciò si vestì e
passò al check up anche lui.
-Cosa nuova?-
Prontamente mostrò una maschera comprata apposta per
l’occasione, sempre bicolore, ma più piccola della
solita, con i contorni orlati in oro.
-Cosa blu?-
-C’è ma non si può far vedere.- rispose
prontamente.
-Ehm… cosa regalata?-
Il clown tirò appena il colletto della camicia. Anche lui
aveva ricevuto l’abito in dono da Sora e doveva ammettere che
la ragazza aveva talento anche se quello non era il suo campo. Il
completo era rosso in tessuto lucido, gli scendeva lungo i fianchi
senza stringerli e nascondendo il suo punto vita decisamente sottile.
La camicia era bianca, con i polsini plissettati in pizzo. La giacca
non aveva le solite code lunghe che Piemon usava portare. I pantaloni
erano dello stesso colore della giacca, ma aderenti al corpo. Indossava
degli stivali scuri alti al polpaccio, anch’essi stretti. A
vederlo vestito a quel modo c’era da chiedersi se fosse
davvero lui. Inoltre aveva i capelli raccolti in una coda bassa e non
la solita pettinatura antigravitazionale.
-Bene, abbiamo anche la cosa rossa… cosa prestata?-
Il clown le mostrò il dente del
“nipotino”. Megarmon tendeva a perdere i denti a
velocità disarmante tanto era scalmanato, ma
poiché gli ricrescevano subito, non se ne curava
più di tanto.
-Cosa vecchia?- Piemon aprì allora un cofanetto e prese un
vecchio bracciale in oro.
-Ecco qui. Finito?-
-Mancano la cosa rosa e la moneta nella scarpa.-
-Dopo la cerimonia avrò monete ovunque, mia cara, non ho
intenzione di farmi venire i calli ai piedi e non metterò
una cosa rosa addosso. Per adesso.- Era ovvio che pensasse alla prima
notte di nozze, in effetti, tramava qualcosa già da un
po’, ma i suoi piani erano off-limits come un certo armadio
dalla cui chiave non si separava mai. Oscuro appariva
all’angolo della stanza, quale segreto celava? Miyako e Mimi
non volevano saperlo.
Mentre i due sposi si preparavano, gli invitati raggiunsero il locale
per la cerimonia a Las Vegas. Un gruppo, capitanato da Sora, si
occupò di controllare che la sala per il pranzo nuziale
fosse in perfetto ordine. La torta a sei piani troneggiava maestosa in
un angolo. Enorme, bianca, rossa e nera, sulla cima vi erano delle
riproduzioni in cioccolato plastico dei due sposi. Per fortuna erano
riusciti a dissuadere Mimi dall’affondare il mini Piemon
nella torta. C’era una chiara inimicizia fra loro. Certo
entrambi la mascheravano bene per il quieto vivere.
Il gruppo capitanato da Taichi appurò che la sala della
cerimonia era in ordine. I testimoni erano al loro posto, i paggetti e
le damigelle idem, mancavano solo gli sposi.
E il celebrante.
Vamdemon era palesemente nervoso, e non certo perché era
giorno inoltrato e non poteva riposare al calduccio della sua bara.
Camminò su e giù per un salone adiacente alla
sala, in attesa di sbollire, quando qualcuno gli si fece incontro.
-Quando arriveranno gli sposi?- domandò una voce familiare
che gli fece rivoltare le budella dal disgusto. Quando si
voltò, strabuzzò gli occhi per lo shock.
No, non era una sorpresa trovarlo lì, non era quello il
punto. Phelesmon era lì in giacca e cravatta e quella sua
aria strafottente e mefistofelica, quel sorriso irrisorio tirato da un
orecchio all’altro!!
-Cosa ci fai tu qui?-
Il digimon di fronte a lui sogghignò e accorciò
le distanze. Osò invadere il suo spazio personale e gli mise
un braccio intorno alle spalle soffiando le sue parole velenose
direttamente nelle sue orecchie.
-Sei terribilmente geloso, vero fratellino?-
-Sparisci, Phelesmon!-
-Non posso, sto lavorando qui.- rispose quello e nei suoi occhi vi era
riflessa la dolorosa verità. Ma dopotutto, con un padrone
simile (Belphemon, il Demon Lord dell’Accidia), che cosa
poteva fare un povero luogotenente se non rimboccarsi le maniche per
tirare avanti la baracca?
-Non pensavo ti piacesse celebrare matrimoni.-
-In realtà ho appena scoperto questo genere di
attività, in più oserei dire che adoro
movimentare le cerimonie. Non mi piacciono le formalità, lo
sai anche tu, no?-
Oh, sì che lo sapeva, Vamdemon. Da piccolo, suo fratello era
temuto per i casini che riusciva a mettere su durante le cerimonie
formali di suo padre, uno dei motivi per cui col genitore erano
perennemente ai ferri corti.
-Che cosa vuoi?- domandò sulla difensiva il vampiro.
Il diavolo scosse il capo e gli diede delle pacche sulla schiena.
-Vengo in pace, fratellino. Ho riflettuto molto in questo periodo e ho
capito di essermi comportato davvero male con te. Voglio farmi
perdonare.-
-Stai tramando qualcosa?!- non era una domanda. Vamdemon sapeva per
certo che quello era lì con il solo scopo di fargli dannare
l’anima.
-Voglio solo aiutarti. Vuoi davvero che il tuo caro pagliaccetto si
sposi?-
Per un attimo Vamdemon rimase paralizzato. Il suo cuore gelido
sussultò, aprì la bocca per rispondere, poi
ricacciò le parole in gola, poi spinse via il fratello.
-Sparisci!-
-Vamdemon.-
Taichi!
Il vampiro sussultò ancora e si voltò
all’entrata della sala, dove un preoccupato Taichi si era
immobilizzato.
-C’è qualche problema?- domandò il
ragazzo, guardandosi intorno. Phelesmon aveva tagliato la corda, erano
soli. Vamdemon tirò un sospiro di sollievo.
-No, niente.- mentì.
-Stai mentendo.- disse Taichi raggiungendolo. Gli prese la mano e il
vampiro strinse la sua, anche se con poca convinzione.
-Passerà… - sussurrò
impercettibilmente -Passerà…- Aveva tutta
l’eternità per spegnere l’amore che
provava per Piemon. Lo maledisse mentalmente ventimila volte per non
essersi rifiutato di averlo come testimone, ma voleva metterci una
pietra sopra, davvero. Amava il marmocchio? Bene, lui sapeva farsi da
parte con stile.
In quel momento in cui Phelesmon gli aveva soffiato nelle orecchie le
sue parole infide, però, tutta la sua determinazione era
crollata.
Taichi gli strinse la mano con più calore.
Pochi minuti dopo, tutti erano ai loro posti. Damigelle in abiti
bianchi disposte accanto all’altare, testimoni pronti a
testimoniare, uno di questi armato fino ai denti e combattivo, i
paggetti in attesa di spargere fiori ovunque e gli sposi in preda alla
fotografa ufficiale: Hikari, l’unica damigella mancante
all’appello intenta a tempestarli di scatti.
In effetti, mancava anche uno dei testimoni…
-Dov’è finito Vamdemon?!- chiese Mimi, infuriata
per l’ennesimo intoppo, come se le proteste dello sposo
number two non fossero state abbastanza seccanti.
-Non sta molto bene…- rispose vago, Taichi.
-Ha la cacarella?!- s’intromise un Piocchimon in smoking,
"innocentemente".
Oh sì, era proprio cacarella, beh, non letteralmente, anche
se l’ansia può provocare di questi spiacevoli
effetti, ma, di fatto, Vamdemon era intenzionato a svignarsela. Salvo
essere ripescato da suo fratello sulla porta e lì
capì che non poteva fuggire. Non poteva dargliela vinta.
Eppure, non era poi molto sicuro di voler lasciare che Piemon si
sposasse.
Note:
Mi uccidete se vi dico che all'inizio volevo gli venisse davvero la
cacarella? XD Ok, ok, sono stata buona? No, direte. In
realtà sono stata più che buona. Vi ho rivelato
il compagno di Taichi (ma se lo aspettavano tutti in sala u.u) e ho
reso il suo rapporto con Phelesmon più leggero.
Cioè, per me Phelesmon gliene ha combinate troppe, si odiano
davvero (anche se sto meditando di fargli riallacciare i ponti, ma
viene male,era davvero grossissimo ciò che gli ha fatto),
perciò ho deciso di far finta che si siano fatti solo
scaramucce normali. Perché qua l'angst non è di
casa u.u
Spero di avervi fatto sorridere e ringrazio Lau2888
perché recensisce e segue questa cosa e tutti voi che
leggete! ^^
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Capitolo 8 *** Capitolo 8: I matrimoni tirano fuori il peggio delle persone ***
Capitolo 8: I matrimoni
tirano fuori il peggio delle persone
La cerimonia si svolse felicemente sino al fatidico momento del
sì. I vari piccoli intoppi furono superati facilmente, le
uniche grosse difficoltà furono due: procurare un ombrello a
Mugendramon, onde evitare che le lacrime altrui lo arrugginissero.
Maledisse mentalmente il momento in cui si era infilato fra le panche
proprio accanto alla cara nonnina Ishida! Fra l’altro la
tenera e svampita signora continuava a credere che Piemon fosse una
donna.
-Certo che in Norvegia le donne sono altissime.- disse fra un
fazzoletto e l’altro.
Il secondo problema era Pinocchimon che si documentava sul clou della
cerimonia.
-Quindi quando lui dirà quella frase, io dovrò
intervenire?-
-No.- disse Jou tentando di salvare il matrimonio. -Devi solo mettere
una firma nei documenti.-
Il burattino mise su una faccia annoiata e irata. -Perciò
non dovrò uccidere nessuno?-
-No…- disse Takeru -Devi…- era inutile parlare
con lui seriamente, lui lo sapeva più di chiunque altro,
perciò optò per un’altra strategia
-Però i testimoni hanno un posto d’onore accanto
agli sposi durante il pranzo…-
-Non stai cercando di fregarmi?- domandò sospettoso il
digimon. Takeru annuì sudando freddo. Non era del tutto
falso quello che aveva detto, ma, sì, stava cercando di
farlo stare buono. Non voleva mica che il matrimonio di suo fratello
fosse interrotto da un avvocato delle cause perse in erba! Poi
l’attenzione di Pinocchimon fu catturata da
qualcos’altro e il terrore per i suoi “Vostro
onore, questa banana non ha detto di essere matura, pertanto il mio
cliente può ripudiarla seduta stante e farla a
macedonia!” fu sostituito da un profondo sollievo.
Yamato era sull’altare ed era felice, non ci avrebbe mai
creduto, ma era così. Lanciò un’ultima
occhiata apprensiva verso Angemon. Il suo digimon sembrava aver perso
la sua natura angelica con Devimon. Sembravano due bambini dispettosi
in continua competizione. Per tutta la cerimonia si erano fatti
dispetti. Certo, una tiratina di capelli qui, un pestaggino di piedi
là, poi si era messa in mezzo Lady Devimon e Angewomon si
era sentita in dovere di “difendere” il suo uomo.
Almeno le scaramucce se le facevano in relativo silenzio,
perciò tutto filava liscio.
All’inizio, Yamato si era sentito quasi male
dall’ansia.
Si stava sposando.
Con Piemon.
Non sarebbe stato uguale se non l’avessero fatto?
E se fosse andato male? Avrebbero divorziato? Sarebbero tornati a fare
i fidanzatini o sarebbe finito tutto così? Forse non era
stata una scelta saggia quella che aveva fatto. Voleva tornare indietro
e dire a Piemon che dovevano, sì, prendersi le loro
responsabilità, ma senza legarsi così tanto,
senza…
I pensieri gli morirono nella mente quando, timidamente, si
affacciò alla porta della sala gremita.
Piemon era ritto davanti all’altare, e lo aspettava, sorrise
verso di lui e il ragazzo vide le sue paure farsi più
piccole, scomparire trasportate via come granelli di polvere dal vento.
Si stava prestando ad un rito da esseri umani, si era agghindato a
festa, si era persino prestato ai rituali matrimoniali e alle angherie
di Mimi e Miyako, si era lasciato fotografare da Hikari e aveva chinato
il capo davanti ai suoi genitori. Lui che poteva semplicemente rapirlo
al mondo senza tanti preamboli e fregarsene di due stupide uova che
giacevano nell’incubatrice, in attesa di schiudersi fra le
calde braccia dei propri genitori.
Il digiprescelto sorrise debolmente e mosse il suo primo passo verso
l’altare. Suo padre era pronto ad accompagnarlo come fosse la
più bella delle spose. Era imbarazzante e per certi versi un
colpo al cuore. “Sta tremando…”
pensò Yamato nel sentire le dita di suo padre aggrappate
debolmente alla giacca. Eppure quell’uomo non lasciava
trasparire il suo turbamento. Era fiero ed orgoglioso, proprio come
lui. Rassicurato da ciò, proseguì il suo cammino,
in sottofondo la classica marcia nuziale fu prontamente storpiata dagli
invitati che aggiungevano parole e filastrocche assurde.
Ma chi se ne importava?
Ancora pochi passi.
Prontamente i due paggetti gli si accodarono allo sparuto corteo.
Nesmon lanciava fiori ovunque e Megarmon reggeva il cuscinetto con le
fedi. Erano riusciti a mettergli il
cravattino a farfalla, anche se il drago nero non era contento di
doverlo portare per dare il buon esempio.
Quando arrivò davanti a Piemon e i loro occhi
s’incontrarono, Yamato sentì come un tuffo al
cuore.
Era felice, al settimo cielo, trattenne a stento un sorriso imbarazzato
e gli prese la mano. Il celebrante di mezza età sorrise
benevolo, anche troppo benevolo, non pareva farsi problemi di star
coniugando un essere umano e un digimon. -Fratelli e sorelle.-
iniziò con voce gentile -Siamo qui riuniti per celebrare
l’unione di questi due uomini…-
Piemon scoccò un’occhiataccia a Pinocchimon che
sembrava pronto a dire qualcosa, ma rinunciò immediatamente.
E la cerimonia proseguì in tranquillità, fra
risatine e pianti, volarono un sacco di fazzoletti per la sala. Le
damigelle poi erano tutte un pianto, dalla prima all’ultima.
Per non parlare di sua madre e di sua nonna, la nonna tanto cara e
svampita… L’altra non si era lasciata fregare
dalla panzana della “bella ragazza norvegese”. Ma
almeno non si era messa a fare scenate, santa donna.
Però, però, perché
c’è sempre un però, si sa, la
celebrazione non poteva proseguire così com’era
iniziata.
A dare il primo segnale fu Megarmon. Il piccolino si
avvicinò a Mimi furtivamente e le tirò la gonna
dell’abito.
-Signora!- esclamò -Signora!-
-Che c’è?- fece lei chinandosi su di lui e
sorvolando sul fatto che il nanerottolo le dava una ventina
d’anni in più.
-Gli anelli sono spariti.-
Mimi sbiancò.
-Come sarebbe a dire?!- esclamò ad alta voce e tutti si
voltarono per guardarla. La digiprescelta riprese anche troppo in
fretta il colore perduto e s’affrettò a dire,
gesticolando nevroticamente -Nulla nulla! Scusate.- poi
afferrò il bambino e lo trascinò nella prima
stanza che le capitò a tiro.
-Come sarebbe a dire che gli anelli sono spariti?!-
- Erano sul cuscino ma ora non ci sono più.- fece lui, senza
scomporsi. -Ma Nesmon è stato attentissimo!- aggiunse poi,
difendendo il fratellino.
-Proprio adesso?!- esclamò la ragazza mettendo su una
scenata comica -C’è la promessa! La promessa! E
adesso?!-
-Vado a cercarli!- fece il piccolo, salvo essere afferrato dalla
ragazza ancora una volta.
-Fermo!- esclamò una voce. I due s’immobilizzarono
e la voce fuori campo assunse i connotati del burattino di legno che
avanzò con fare da duro nella stanza. -Nessuno
dovrà sapere nulla di quanto accaduto. E’ mio
compito scoprire chi ha compiuto il misfatto e punirlo a dovere!-
esclamò infervorato maneggiando la sua amata pistola.
-Ehm… magari se potessi evitare le carneficine…-
tentò di negoziare Mimi.
-No no e no! Non c’è tempo per evitare! Bisogna
agire!- esclamò quello e prese a passeggiare in cerchio per
la stanza -E ora ditemi, chi ha visto per ultimo gli anelli?-
Megarmon e Nesmon alzarono la mano.
-Erano sul cuscino, zio.- fece il piccolino.
-Poi sono spariti.-
Pinocchimon si fece pensieroso. -E in che momento della cerimonia vi
siete accorti che erano spariti?-
-Dopo un po’ che il tizio strano ha detto che simboleggiavano
amore e fiducia eterni.- fece Megarmon. -Dopo un po’ ho
guardato gli anelli e non c’erano più.-
-Quindi il colpevole è chi stava vicino agli anelli in quel
momento!- salto su Pinocchimon.
-Perché Yamato dovrebbe fare sparire le fedi nuziali?-
domandò Palmon.
-Mmmm… forse non si vuole più
sposare…- rispose serio il burattino -E non sa come dirlo a
Piemon. In questo caso…- Mimi e Palmon inorridirono quando
fece scattare la sicura della sua mitragliatrice.
-Ma lui sicuramente vuole sposarsi!- la buttò lì
la ragazza. -Perciò non uccidere nessuno, ok?-
Il burattino parve scontento.
-Zio!- esclamò Nesmon -Ho trovato una cosa vicino al
cuscino!-
Il piccolo teneva fra le mani un pelo grigio, tutti lo fissarono con
attenzione, poi Pinocchimon annunciò con aria serissima -So
chi è il colpevole.-
-Chi?- fecero Mimi e Palmon, colpite e curiose.
-Ma l’ombra misteriosa!- esclamò quello.
-E’ sempre lei a colpire, come i maggiordomi, non ti puoi
fidare di nessuno!-
Inutile dire che le ragazze si diedero delle sonore manate in faccia.
Purtroppo non riuscirono a dissuaderlo dall’impresa,
perciò tentarono di essere accondiscendenti e presero ad
indagare segretamente mentre la cerimonia proseguiva. I piccoli digimon
invece rimasero colpiti e iniziarono a cercare la fantomatica ombra
misteriosa in giro per la sala.
Purtroppo, accaddero altri imprevisti.
Per esempio, ad un certo punto della cerimonia, Gabumon non stette
bene. L’odore dei fiori era diventato troppo forte per lui.
Poi Devimon e Angemon arrivarono quasi alle mani, accusandosi a vicenda
di avere uno tirato troppo forte i capelli dell’angelo e
l’altro di aver pestato con inaudita violenza i piedi al
diavolo. Piemon fece cenno a Mugendramon di sbatterli fuori, ma mentre
questo camminava, s’impigliò il piede nel tappeto
rosso e cadde spaccando il pavimento fra le risate generali. Furioso
afferrò il primo povero disgraziato che gli
capitò a tiro, Etemon, e si sfogò su di lui. In
mezzo a quel delirio, nonnina Ishida ben pensò di andare in
bagno, peccato che sbagliò stanza e, se Natsuko non
l’avesse seguita, avrebbe fatto i suoi bisogni in un vaso
della stanza adibita per i preparativi del celebrante.
E, ciliegina sulla torta, Etemon prese a cantare come un indiavolato
spaccando i timpani a chiunque, ma in particolare ai digimon che aveva
intorno, Piemon compreso che si piegò in due chiudendosi le
orecchie con le mani. E nel soccorrerlo Yamato si rese conto della
tragedia.
-Piemon… Dove sono le fedi?!-
La sala ammutolì di colpo e Mimi imprecò a mezza
voce. Il panico si diffuse.
-Non si sposano più?- domandò nonnina Ishida -Che
peccato…- lo disse con lo stesso tono con cui avrebbe potuto
dispiacersi per l’ennesimo divorzio di Ridge e Brooke.
Il commento cadde nel vuoto del caos più totale. Gente che
cercava gli anelli, gente che si menava e gente che cantava per
ripicca. Metalseadramon tentò uno strangolamento caudale
contro Etemon perché i cuccioli soffrivano terribilmente la
sua Serenata d’Amore, ma fallì miseramente e
quello corse via, senza smettere di cantare, perché trovava
ingiusto che Mugendramon se la fosse presa con lui.
I nervi di Yamato stavano per cedere.
La cerimonia, così bella, era stata rovinata. Il sogno che
si era creato infranto e… strinse i pugni imprecando. Non
doveva piangere, non doveva piangere, era un uomo…. Doveva
fare uscire solo la rabbia e la voce, ma sapeva che se avesse osato
aprire bocca i suoi sentimenti l’avrebbero tradito. Poi si
accorse di una seconda cosa. Aveva visto il celebrante a terra e voleva
chiedergli se stesse bene, ma poi notò di dove tenesse le
mani.
Sulle orecchie.
E la sua pelle iniziava a diventare scura e rossa, vide i capelli
bianchi tingersi di blu notte e due puntute corna spuntare dalla sua
fronte e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Phelesmon!- ruggì e il silenzio tornò in sala.
Lentamente, i digimon entrarono nell’ottica che il nemico era
fra loro e presto il diavolo divenne il capro espiatorio di tutte le
diatribe. Per un attimo si sentì impaurito da quella
reazione, ma non poteva non gustarsi lo scempio che aveva realizzato.
Si alzò in piedi di fronte ai due e si rigirò fra
le mani il forcone.
-E’ da molto che non ci si vede, eh? Spero vi stiate
divertendo, perché io mi diverto un mondo. Queste situazioni
sono così facili da ingarbugliare….-
-E' lui il colpevole!- gridò Pinocchimon caricando non la
mitragliatrice, ma un bazooka.
Prontamente Piemon si parò davanti a Yamato, anche se questi
era dell’idea di prendere a calci il diavolo personalmente.
-Su, su non prendetevela, è il miglior matrimonio al quale
non sia mai stato invitato!- annunciò.
-Sarà anche l’ultimo se non ti togli dai piedi!-
disse il clown a denti stretti.
-Vacci piano con le minacce, non sei nella posizione giusta per farne.-
rispose quello saltando e spalancando le ali. Puntò il
forcone verso Yamato e da quello fuoriuscì un potente raggio
nero -BLACK STATUE!-.
Piemon era fra loro e a nulla servì il tentativo di Yamato
di spostarlo da lì. Utilizzando tutte le arti magiche di cui
disponeva, il clown tentò di impedire che il raggio lo
superasse, che colpisse chi stava alle sue spalle e non solo Yamato, ma
specialmente lui. Purtroppo però, a nulla servirono le sue
armi. Fu colpito e il suo corpo iniziò a pietrificarsi.
Phelesmon rise di una risata malata.
-E’ sempre divertente avere a che fare con voi, signori!-
disse con falsa galanteria.
-Vedrai come ti divertirai quando ti prenderemo a calci in culo come
una pignatta!- sbottò Daisuke -Veemon!-
-Sono pronto, Dai!-
-Alt, alt, alt!- fece il diavolo agitando le mani -Volete davvero
uccidermi? Non pensate a loro?-
-Piemon…- Yamato assisteva impotente alla pietrificazione
del fidanzato, ma questi sorrideva, sorrideva sempre e nessuno capiva
mai cosa gli passasse per la testa. Con fatica riuscì a
scompigliare i capelli del ragazzo e gli donò un ultimo
rassicurante sorriso.
-Le fedi…-
Poi rimase immobile e Yamato crollò.
Basta stare calmi, basta convincersi che tutto andrà per il
meglio quando i tuoi invitati sono peggio di una mandria di bisonti
inferociti, basta essere carini e coccolosi, aveva così
tanto stress accumulato che se avesse potuto avrebbe sputato veleno. Ed
era infuriato. Infuriato da morire. Raccolse la spada che Piemon aveva
lasciato cadere a terra e si diresse verso il diavolo che era rimasto
alquanto interdetto.
-Tu non dovresti stare nell’angolino della depressione?-
domandò, speranzoso, il diavolo, non che ci contasse molto.
Il digiprescelto dell’Amicizia era nella lista nera di molti
nemici, nella sua in primis, dopotutto non poteva non aspettarsi una
reazione simile.
-Non oggi…- sibilò il ragazzo. Si poteva scorgere
un’aura oscura intorno a lui. E non era quella depressiva che
a Digiworld l’aveva precipitato in quella caverna infernale.
Era molto peggio. Nei suoi occhi si poteva leggere una vena di follia.
-E’ partito di nuovo…- fece Takeru, tenendosi a
debita distanza e allontanando la nonnina che sgranava un rosario nel
tentativo di esorcizzare il demone rosso. Da un certo punto di vista,
le sue preghiere stavano facendo effetto.
-Questo matrimonio è partito male…-
sibilò il prescelto dell’amicizia -Prima tutto
quel casino per le fedi… e poi sei arrivato tu… e
hai pietrificato Piemon… fallo tornare normale o questa
spada sparisce dove non ci batte il sole!-
Metà dei presenti restò allibita dal suo sfogo
oltre che volgare anche piuttosto sentimentale e Taichi si sarebbe
unito al coro di “Oooooh” se solo si fosse trovato
nella sala.
Note:
Io non so fino a che punto questo capitolo sia delirante. So solo che
mi è sfuggito dalle mani e che alla fine è stato
Yama a mostrare il suo lato malefico. Non era prevista la
pietrificazione, ma ho pronte le contromisure adeguate. Spero. Eheheh.
Magari salvo il popò di Phelechan prima che diventi capro
espiatorio di crimini non commessi. E lo so che Pinocchimon non
è deficiente... non del tutto almeno, ma gli umani per lui
sono bestie rare, che ne sa dei loro usi e costumi lui.
L'unico per cui sono davvero dispiaciuta è Mugenchan, ma
dopo avergli messo delle mutande rosa suppongo di essermi comportata
abbastanza bene... riuscirà il nostro impavido detective ad
impallinare il colpevole e a ridurlo ad una macedonia? O ad una
pignatta.... qualunque cosa meglio della spada nel regal
popò.
Spero di avervi fatto sorridere ancora una volta, visto che ho avuto un
calo di idee (i momenti clou mi giocano brutti scherzi). Non
è colpa mia se amo anche l'angst! Q^Q
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Capitolo 9 *** Capitolo 9: Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così. ***
Capitolo 9:
Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci
così.
-Vattene via, grande demone, vattene via… vattene, via,
grande demone, vattene via..-
Forse il continuo sgranare delle perle del rosario da parte
dell’anziana matriarca Ishida e il suo sciorinare in un
flebile sussurro quelle parole stava avendo qualche effetto: Phelesmon
era in difficoltà. Lo sarebbe stato chiunque nella sua
situazione, con una marea di digimon di vari livelli decisi a fargli la
festa. La sala per la cerimonia era stata distrutta e il vero
celebrante era stato ritrovato in uno sgabuzzino legato e imbavagliato.
Il digimon diavolo volava qua e là, tentando di colpire
quanti più avversari poteva con la Black Statue e con il
Demon’s Shout, ma i continui attacchi gli impedivano di
caricare i colpi a sufficienza e i suoi strali oscuri venivano
facilmente respinti.
-Vattene via, grande demone, vattene via…-
continuò l’anziana donna.
-Sembra che funzioni…- osò dire speranzosa
Natsuko, ma Hiroki la contraddisse indicando suo figlio.
-Credo che mamma si riferisca a quel demone…-
Infatti, Yamato era in prima fila per rispedire il digimon diavolo
dall’inferno che l’aveva sputato e non gli lasciava spazio per caricare i suoi colpi. Tanto che
Phelesmon iniziò a pensare di essersi fatto male i calcoli e
di aver messo in gioco la sua vita per uno stupido dispetto.
Metalseadramon doveva stare indietro rispetto agli altri,
perché doveva proteggere i suoi figli che impauriti
guardavano la scena, anche se Megarmon si ostinava a mettere su il suo
broncio da adulto mancato. Al drago d’acqua scappò
una risata sommessa.
-Certo che ha un caratterino…- commentò -Mi
chiedevo quando si sarebbe deciso a tirarlo fuori, a volte piazza certe
scenate…-
-Certe scenate?- chiese Natsuko con dipinta sul volto
un’espressione da “ma chi, mio figlio?!”
Il drago non si lasciò scappare l’occasione per
riferire a mammina le marachelle del figlio maggiore, anche
perché Yamato, nel suo piccolo ne combinava e parecchie.
Certo sapeva essere infido e agiva più o meno come qualunque
digimon malvagio, ma c’era una cosa che nel castello era ben
nota e che faceva sorridere tutti (tranne quando si era toccati
personalmente).
-Beh, sa, ormai i dati di Yamato sono in subbuglio perciò
nelle notti di luna piena diventa intrattabile.- disse con aria
saccente -E capita che pi… marchi il territorio…
è davvero terribile.- annuì convinto mentre i
genitori dello sposo restavano basiti nell’immaginare il
figlio primogenito intento a sottolineare che la camera di Piemon era
sua esclusiva con metodi poco ortodossi.
-Il mese scorso abbiamo avuto una decina di feriti, Etemon ha quasi
subito una plastica alla faccia, Piemon… beh, lui era nella
stanza da letto ma non se l’è passata meglio visto
che anche lui è territorio di Yamato…-
A quel punto Natsuko sconnesse il cervello, mentre Hiroaki
provò un senso di orgoglio e soddisfazione. Alla fine si era
preoccupato per niente.
Uno dei raggi oscuri quasi colpì il drago chiacchierone e
questi intercettò un’occhiataccia glaciale che lo
paralizzò sul posto. Fiero del risultato, Yamato riprese a
concentrarsi su Phelesmon, il quale dovette ringraziare che non ci
fosse luna piena, perché altrimenti la minaccia della spada
là dove non ci batte il sole non sarebbe più
stata solo una minaccia, ma una dolorosa realtà.
-Cocytus Breath!- ululò Metalgarurumon tentando di chiudere
il combattimento congelando il nemico.
-Black Statue!- Phelesmon però pietrificò il
getto congelato e con un balzo schivò l’attacco di
WarGreymon, afferrò il dinosauro corazzato per il piede e lo
scagliò contro il lupo. I due accusarono il colpo e
strisciarono diversi metri più in là, mentre
Paildramon subentrava nel combattimento e Shakkoumon fungeva da scudo
ai genitori dei ragazzi assorbendo gli attacchi e vanificandoli in
sbuffi di vapore.
-Dovresti impiegarti come teiera, tsk.- fu il commento divertito e
maligno di Devimon prima di rischiare una cottura a cento mila gradi
per l’occhiataccia laser che il digimon evoluto gli
scoccò.
Ora, c’è da dire che i digimon dei prescelti si
stavano impegnando a non causare più danni del dovuto,
mentre i Padroni delle Tenebre non se ne curavano, col risultato che
Mugendramon si era strategicamente dovuto piazzare a scudo della
parentela contro il “fuoco amico” di Pinocchimon
che sparava all’impazzata, per non parlare di Lady Devimon
che nella confusione tentava di compiere un Angewomonicidio.
Phelesmon tentò di individuare in quel caos primordiale la
figura di suo fratello, ma Vamdemon non era da nessuna parte, il che
era strano, perché di solito era lui in prima fila per
fargli la festa. Quando finalmente intravide delle corte ciocche
bionde, non fece in tempo a reagire che la spada di Piemon gli venne
piantata sotto la gola. Lui e Yamato caddero diversi metri
più in là distruggendo alcune panche della
navata. Il digimon tentò di rialzarsi, ma il digiprescelto
lo respinse schiena a terra, premendo la lama contro la sua gola.
-Ok, ok, calma…- tentò di difendersi -Siamo
permalosi… eh?-
Yamato lo fissò gelido e premette la lama con più
forza fino a fare stillare alcune gocce di sangue scuro dalla gola del
diavolo.
-Va bene, va bene, mi arrendo!- esclamò quello, al che i
digimon parvero placarsi e lo sposo infuriato decise di concedergli
qualche altro attimo di tregua.
-Fallo tornare come prima!- ringhiò.
-Non posso farlo, sono molto debole in questo momento…-
disse sulla difensiva -Però ti posso dire come si fa.- si
affrettò ad aggiungere quando il ragazzo premette nuovamente
il filo della lama contro la sua giugulare.
-Per sciogliere l’incantesimo è necessario
un…- un boato tremendo cancellò quella parola
così preziosa, Yamato vide il diavolo tagliare la corda in
uno sbuffo di fumo nero, le sue ultime parole furono -…vero
amore.- e -Portate i miei saluti al fratellino.-
Poi il silenzio.
Yamato voltò il capo in maniera fulminea e inquietante alle
sue spalle, dove un certo burattino tentava di nascondere un bazooka
decisamente troppo grande alle proprie spalle.
-Scusa… partito un colpo…-
Il ragazzo ebbe l’ultimo raptus omicida della giornata e ci
volle un bello sforzo collettivo per farlo desistere al massacro del
burattino “innocente”. Quando finalmente
l’ira scemò, rimase solo il silenzio che segue la
distruzione e lo sconforto per la cerimonia rovinata
impregnò l’aria che sapeva di polvere e fuoco.
Vi erano brecce e fiamme ovunque, gli arredi erano stati straziati dai
fuochi nemici e amici, gli abiti eleganti ridotti a cenci da gettare
nella spazzatura e ovunque aleggiava un certo imbarazzo. Piemon era
pietrificato e Phelesmon se l’era svignata senza neppure
riparare al danno arrecato. Ricorrere al potere di HolyAngemon era
inutile, poiché dopo svariati scontri, il diavolo aveva
affinato e rafforzato la propria tecnica. Yamato cadde a sedere sui
gradini dell’altare con la testa fra le mani e la famiglia
intorno a consolarlo, Takeru in primis.
-Che cosa faccio adesso?- chiese più a se stesso che a
qualcuno in particolare.
-Phelesmon ha detto qualcosa circa il vero qualcosa, no?- disse dopo un
poco Miyako con aria sognante -Forse si riferiva al vero amore!-
Yamato guardò lei, poi il fidanzato ridotto ad una statua
scura, poi arrossì e si alzò. Guardò
fisso negli occhi della statua e schiuse le labbra.
Nel frattempo, Taichi non aveva partecipato al combattimento, ma non
per questo non era stato all’erta e aveva fatto mega
digievolvere Agumon, mentre tentava di sistemare una faccenda ancora
più spinosa di un nemico abituale in vena di fare il suo
regalo di nozze.
-Non pensavo fossi così infantile, Vamdemon.- disse
arrampicandosi sul tetto del semidistrutto locale, mentre il vampiro
tentava di volatilizzarsi pieno di vergogna. Il ragazzo però
fu veloce e gli afferrò la mano, tirandola verso di
sé. -Devi fartene una ragione…- disse dispiaciuto
-Ti prego, cerca di superarlo…-
Vamdemon strinse il pugno, infastidito e imbarazzato.
-Io… non hai idea di ciò che
c’è stato fra noi…-
-Questo è vero.- rispose Taichi -So che gli devi tanto e che
lo ami da morire. Però hai detto anche a me che mi amavi,
era solo un modo per illuderti?-
Quello lo guardò di sfuggita, per poi tornare a concentrarsi
sui fili di fumo che risalivano dalla sala saccheggiata e sfumavano nel
cielo limpido.
-No.- disse -C’è qualcosa… ma non
è così prepotente come ciò che provo
per Piemon.- disse sinceramente.
Taichi incassò il colpo e si sedette ai suoi piedi.
-A me piaceva Sora.- disse -Continua a piacermi tantissimo,
ma…- ricordò quando lei si era dichiarata a
Yamato e per un po’ di tempo erano stati insieme. -Sono stato
felice quando si sono lasciati, ma quando ho trovato il coraggio di
dirle che cosa provavo, abbiamo smesso di farci la guerra.- lo
guardò -E ho capito che non era altro che
un’ossessione infantile, che resterà nel mio
cuore.- A quel punto si alzò e sollevandosi sulle punte
abbracciò le spalle del vampiro confuso.
-Amo te.-
Vamdemon reclinò il capo, incerto.
-Io non sono sicuro di poterti offrire garanzie in questo momento.-
disse tentando di riguadagnare il contegno che aveva perduto durante
quella cerimonia, quando si era abbassato a…
-Sono certo di poterti conquistare nuovamente.- affermò
convinto Taichi cercando le sue labbra gelide.
-Sei l’essere più testardo che io
conosca…- sorrise, finalmente, Vamdemon. Il suo dolore si
alleviò un poco, giusto il tanto da concedergli un poco di
speranza.
-Ho un buon maestro.- rispose il ragazzo baciandolo con passione
travolgente e un pizzico di possesso che costrinsero il digimon a
riafferrare immediatamente le redini della situazione. Rimasero uniti
in quel travolgente scambio di effusioni per interminabili e passionali
minuti. Poi Taichi disse -Adesso andiamo a restituire le fedi.-
Vamdemon acconsentì.
-Allora?- domandò Hikari alle sue spalle. Yamato
chinò il capo sconfortato.
-Niente…- si pulì la bocca con disgusto -Sembra
di aver baciato un marciapiede…-
Avrebbe voluto fare fuori Pinocchimon per il suo inopportuno intervento,
ma si trattenne perché, tanto, con Phelesmon non
c’era da stare sicuri. Probabilmente Piemon sarebbe comunque
rimasto una fredda statua di pietra. L’unica speranza era
confidare in Holy Angemon, ma Patamon era esausto e perciò
dovevano attendere.
Il matrimonio era stato rovinato e non vedeva soluzioni per uscire da
quella situazione. Poi Taichi e Vamdemon tornarono in sala e il
digiprescelto del Coraggio gli si avvicinò compunto per
mettergli fra le mani le fedi nuziali.
-Phelesmon le aveva nascoste per bene.- mentì
spudoratamente. Yamato soppesò quelle parole, ma non diede
segno di leggere oltre quella menzogna, non aveva tempo da perdere
per… rimase immobile per qualche secondo, poi
fissò le fedi nuziali e ricordò le ultime parole
di Piemon e il discorso di Phelesmon come celebrante.
-Un simbolo di vero amore… amore eterno…- col
cuore in gola infilò la fede nel dito di Piemon e
sperò, sperò con tutto il cuore che il maleficio
si sciogliesse. E sotto gli sguardi dei presenti, la pietra sci
sgretolò come sabbia liberando dal suo abbraccio gelido il
proprio prigioniero.
Prima che il digimon clown ebbe solo il tempo di riprendere fiato, il
ragazzo gli saltò al collo e lo strinse con forza fin quasi
a strozzarlo.
-Ehi… ehi…- esclamò quello confuso.
Tutt’intorno si piagnucolava di felicità e si
rideva, si sparavano a zero le solite battute infami (quando si
è cattivi, bisogna contenere gli slanci di
felicità) e ci si chiedeva come si sarebbero ripagati i
danni.
-Ho avuto paura…- disse Yamato -Per un attimo…-
si corresse immediatamente.
Piemon annuì, immaginava il brutto quarto d’ora
che aveva passato, ma a giudicare dagli sguardi ancora basiti dei suoi
genitori e dall’espressione imbarazzata di Takeru,
sicuramente aveva dimostrato di reagire molto più che bene
in quella situazione.
-Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci
così.- gli disse abbracciandolo possessivamente.
-Vuoi tu, Piemon, prendere Yamato come tuo legittimo sposo e amarlo ed
onorarlo finché morte non vi separi?- Un confuso celebrante
alla fine acconsentì a sposare i due. Tenendosi per mano
accanto a ciò che restava dell’altare i due si
scambiarono le promesse di amore eterno.
-Si, lo voglio.-
-E vuoi tu, Yamato, prendere Piemon come tuo legittimo sposo e amarlo
ed onorarlo finché morte non vi separi?-
-Sì, lo voglio.-
-Adesso scambiatevi gli anelli, in segno del vostro amore e come
promessa di fedeltà eterna.-
Piemon infilò la fede intorno al dito di Yamato e questi
fece altrettanto, poi, sempre tenendosi per mano, neppure aspettarono
il consenso del celebrante e si baciarono, suggellando la loro unione.
-E con questo testimonio che Piemon non è una banana!-
Saltò su Pinocchimon rievocando il momento della firma del
contratto matrimoniale alzando il bicchiere mentre
tutt’intorno riecheggiavano gli applausi. -E per gli sposi
hip hip!-
-Urrà!- fu la risposta acclamata a gran voce. Gli invitati
presero a sbattere le mani e le posate e la sala fu pervasa da
tintinnii e applausi, l’alcol scorreva a fiumi e le
più prelibate e assurde leccornie furono servite dai
servitori dei Padroni delle Tenebre. Piemon e Yamato erano felici,
raggianti nel loro angolino di felicità
all’estremità della sala. Piemon aveva appena
ascoltato il resoconto dell’impresa del marito e se la rideva
di gusto, ma ovviamente nulla batté ciò che
accadde in seguito al matrimonio quando andarono a sbancare i
casinò di Las Vegas.
Piemon fece Jackpot ovunque, tanto che in seguito dovettero fuggire
dalla vigilanza locale per sospetta truffa ai danni dei vari
casinò. In più, poiché i gruppi si
erano separati, dovettero anche tentare di placcare i bollenti spiriti
di Pinocchimon ed Etemon che giravano ubriachi in decapottabile urlando
a proposito di banane e peli grigi di velluto reinterpretando a modo
loro il matrimonio. Vamdemon arrivò a temere di essere
scoperto dal detective Pinocchimon e iniziò a pensare a come
chiudergli la bocca definitivamente, possibilmente senza ucciderlo,
perché altrimenti il suo sporco segreto sarebbe venuto a
galla.
Mugendramon era reduce dalla favola della buonanotte ai figli e sedeva
sfiancato nello spirito accanto al malizioso compagno. La nonnina
Ishida insisteva a sgranare rosari alla vista di qualsiasi digimon
vagamente demoniaco mettendo in fuga gli Evilmon camerieri. Mimi
tagliò la torta raggiante di gioia, sul suo abito erano
appuntati i fiori del bouquet di Yamato, mentre quello di Piemon era
stato afferrato da Gabumon quasi per sbaglio. Il digimon era impegnato
a intavolare una discussione imbarazzantissima con un certo lupo
mannaro nero che si divertiva a stalkerarlo da un po’ di
tempo addietro. Hikari intanto scattava foto qua e là,
immortalando teneri momenti come la goffa dichiarazione di Koushirou o
un Ken leggermente brillo intento a guardare sovrappensiero Miyako,
quelli divertenti come Armadimon che gridava di essere evoluto in
Armapatamon e le solite scaramucce fra angeli e demoni che non
guastavano mai.
-Armapatamon, eh?- insinuò Devimon.
-Zitto Etedevimon.- rispose il piccolo mammifero volante dalla testa di
Takeru.
-Ma brutto cotechino alato!- sbottò quello tentando di
infilzarlo con la forchetta.
-Ehi, ehi, calma!- fece Takeru impaurito facendosi scudo con un piatto.
Etemon, ad un certo punto, saltò sul tavolo e prese a
cantare (per fortuna non la sua Love Serenade) e si attirò
non solo un sacco di proteste, ma persino piatti e cibo.
Vamdemon stava in silenzio, a sorseggiare il suo sangue mentre Taichi
al suo fianco incoraggiava, con il solito tatto-zero, Koushirou a
baciare Mimi.
La torta della ragazza era deliziosa, così come il cibo del
ricevimento. Un mix di sapori umani e digitali da leccarsi i baffi.
Allo scoccare della mezzanotte poi, i due sposi si dileguarono.
-Dove andiamo?- fece Yamato.
-Ho una sorpresa per te.- fece quello chiudendogli gli occhi con una
striscia di stoffa rossa.
Yamato sorrise appena e si lasciò guidare, avanzando a
tentoni per i corridoi del castello. Ad un certo punto Piemon lo prese
in braccio e lui pensò si trattasse di un pezzo di strada
difficile da percorrere, ma quando poi suo marito gli tolse la benda,
capì che il vero motivo era il fatto che quella strada la
conosceva anche troppo bene.
Era l’osservatorio.
Piemon lo rimise a terra sulla pedana e con aria felice gli disse
-Guarda.- Accese il suo telescopio su un punto luminoso nel buio.
Yamato inarcò il sopracciglio. -Cos’è?-
-Una stella.- fece l’altro. -La nostra stella.-
Yamato arrossì violentemente e si abbandonò sullo
scranno del marito con un’aria compiaciuta ed imbarazzata al
tempo stesso. A volte Piemon sapeva essere così romantico
che c’era da averne paura. Poi allungava le mani e
c’era da temerlo con tutto il cuore, perché la
passione con cui lo travolgeva gli toglieva il fiato.
-Ti amo.- gli sussurrò il clown all’orecchio,
solleticandogli i timpani col soffio caldo delle sue parole.
-Anch’io.- rispose Yamato abbracciandolo possessivamente.
La mattina dopo, mezzo castello subì un brusco risveglio.
-Oh Goddramon di nuovo!-
-Ma che razza di precauzioni si usano in questo mondo?!-
-Il fatto che sia rosa mi inquieta e non poco…-
-Spera piuttosto di essere la madre. Come padre geloso non ti
sopporterei…-
Note:
Eccoci or dunque venuti alla fine. Ma, in
realtà non finisce qui. Per prima cosa però,
lasciate che vi spieghi qualcosina circa il comportamento di Yama...
forse è forzato, forse no, però ho sentito
l'impluso di mettere la scena che Metal ha raccontato ai suoi
genitori... mi faceva ridere. Il tutto è partito con
un'immagine di Astamon che marchiava un albero (ricordatevi che prima
era uno Psychemon) XD poi ho pensato che se Yamato diventasse un
digimon per integrarsi a Digiworld sarebbe qualcosa di vagamente
riconducibile ad un lupo. Mettiamo il caso che a stare lì si
stia digitalizzando e tiriamo le somme... ecco, vi auguro di non
incontrarlo quando ha le sue cose u.u
A parte questo, dicevo, i capitoli sarebbero dieci, però
l'ultimo contiene la notte di nozze dei due piccioncini,
perciò, piuttosto che mettere il rat rosso per un solo
capitolo rosso, preferisco farvi leggere la cosa a parte ^_-
Perciò, per chi si ferma qui, vi ringrazio di avermi seguita
e sostenuta anche solo leggendo sta cosa: ChibiRoby per averla messa
fra le seguite, Chihiro per averla messa fra le ricordate e Lau2888 per
averla recensita con pazienza ^^
Spero di avervi divertito anche stavolta, di aver dato un po' di
giustizia a Vamdemon alla fine e vi assicuro che nessun burattino
è stato maltrattato nella stesura di questa storia e neppure
nessun diavolo. Phelesmon è coriaceo e si è
davvero divertito nonostante le abbia prese da tutti u.u
Bacioni e alla prossima, se tutto va bene sabato prossimo ci
sarà la notte di nozze ^_-
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