Delirante Matrimonio a Las Vegas

di kymyit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: XX XY…YY?! ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Assumiti le tue responsabilità ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Ho deciso: ci sposiamo! ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: E il bouquet va a… ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le gambe al mattino?! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Lui è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: I matrimoni tirano fuori il peggio delle persone ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?! ***


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Signore e signori, mettetevi comodi e tirate fuori pop corn, dolci e salati, preparatevi ad assaporare la storia più idiota che sia riuscita a concepire dopo lo spettacolino canoro a letto di  Etemon per Vamdemon e l'appuntamento sul carro armato fra Phelesmon e JetSilphymon!! Stavolta, poiché Real Time era di casa a casa mia e passavo da torte ad abiti da sposa, per poi arrivare a ricevimenti con elefanti motociclisti (non proprio, ma quasi) e ornitorinchi sparati dai cannoni (invento, invento), ho deciso di organizzare io un matrimonio. Perciò, se pensavate che esistano ancora personaggi seri, vi sbagliate di grosso e vi conviene mollare i pop corn e fuggire. Ancora qualche parolina sui prompt.


Prompt 1: Piemon vuole sposare Yamato, ma Yamato non per forza è consenziente. Matrimonio a Las Vegas! (Dall challenge "Chi, con chi, che cosa facevano")
Prompt 2:  Testardo (Dalla Challenge: I difetti di Howl.)




Delirante matrimonio a Las Vegas




Capitolo 1: Oh Goddramon, com’è potuto accadere?!



Il riverbero del tenue sole mattutino carezzò le palpebre assonnate di Yamato. Si svegliò dolcemente, pervaso da una dolce sensazione di spossatezza e appagamento. Piemon ancora dormiva, la sua schiena bianca si sollevava appena al ritmo del suo respiro. Yamato gli scostò una ciocca riccia dagli occhi e si riaccomodò al meglio sui cuscini. Socchiuse gli occhi per riaddormentarsi e distese le gambe, andando a sfiorare qualcosa di estraneo. Infastidito, sollevò le lenzuola e allora vide due cose che non si sarebbe aspettato di vedere.
-Oh mio… Piemon!- chiamò il compagno, agitato. -Piemon, dimmi che è uno scherzo e forse ti risparmio!-
Piemon si rigirò svogliatamente di fianco -Sì, è uno scherzo, dormi ora.-
Yamato lo strattonò ancora, finché non lo svegliò. Piemon mise su l’espressione più nera di rabbia che poté con il sonno che non voleva abbandonarlo e fece per cantargliene quattro al suo caro fidanzato sennonché questi gli mise il misfatto sotto il naso lasciandolo semplicemente basito e con la bocca spalancata.
-Oh, Goddramon…- balbettò.
-Stai scherzando vero?-
-Se fosse un mio scherzo pensi mi verrebbe un colpo?!-
I due deglutirono all’unisono.
-Com’è potuto accadere?- si disperò Yamato tenendosi la testa fra le mani -Non sono ancora pronto per questo! E poi come ho fatto a partorire queste due…- indicò le due cose -… queste… oddio…-
Piemon sospirò e poi gli guardò fra le gambe -Non preoccuparti, qui è tutto a posto. Noi digimon non partoriamo come voi.- rabbrividì -Disgustoso.-
Yamato gli tirò un calcio -E allora perché mi hai guardato fra le gambe se non escono da li?!- nascose la testa sotto il lenzuolo e piagnucolò ancora -Due… due… come ho fatto a farne due?-
-Conosco digimon che ne fanno dieci a covata. Andiamo, sono due uova!- sdrammatizzò.
-E io sono un maschio!- sbottò Yamato.
Piemon gli diede delle pacche in testa.
-Felicitazioni, sei diventato mamma!- gli disse baciandolo sulla fronte.
In realtà neppure lui era troppo tranquillo, né lo sarebbe stato di lì a poco.





Note: Ebbene sì, il primo capitolo è davvero breve, ma per vostra sfortuna andrò leggermente aumentando (non troppo, vi voglio ancora bene dopotutto). Povere stelline che trauma X°D Ah, sì, Yamato è maggiorenne e vaccinato, può fare sesso e figli, tutto quello che volete, senza avere e dare problemi. E Piemon è il tipo che sverrebbe durante un normale parto umano u.u
Comunque ho inserito l'avviso OOC, perché insomma, Metalseadramon per me è spudoratamente gay in casa ma nell'anime si conosce il suo lato feroce, perciò meglio usare l'avvertimento.
Mpreg.... ma le uova possono essere considerate come un utero?! o.o Bah... io intanto pongo l'avviso, poi magari lo levo.
I capitoli saranno dieci circa e io sono a metà dell'opera, dovrei riuscire a mantenere gli aggiornamenti settimanali, spero che vi piaccia e che vi faccia divertire ^_-

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: XX XY…YY?! ***



Capitolo 2: XX XY…YY?!


-Felicitazioni!- Se avesse potuto, Metalseadramon avrebbe lanciato loro fiori e confetti ma in quel momento era impegnato a sguazzare nella sua vasca, perciò benedisse i neo genitori con una spruzzata di buon auspicio. Yamato e Piemon avevano portato le due uova che si erano trovati fra i piedi al loro risveglio nel laboratorio di Mugendramon e questi aveva provveduto a metterle immediatamente in un’incubatrice.
-Razza d’incoscienti!- sbottò Vamdemon -Usare precauzioni no, eh?-
-Sai che non mi sembra naturale, no?- gli fece il verso Piemon.
Yamato stava in un angolo a fissare il computer dell’incubatrice. Man mano che le uova venivano riscaldate, l’apparecchio le analizzava e in giro di pochi minuti il responso rivelò ai presenti non solo che i due piccoli sarebbero nati nel giro di un mese, ma anche che erano entrambi maschi.
-Auguri!- esclamarono Etemon e Pinocchimon ridendosela alle loro spalle.
-Ma… ma com’è possibile?! - continuava a chiedere il digiprescelto senza capire come fosse potuto accadere. Questo finché quell’anima molto poco pia di Mugendramon non gli spiegò ogni cosa con evidente compiacimento.
-Anche i digimon maschi possono concepire delle uova, l’elemento essenziale è l’amore o anche la totale sintonia fra i due partner e altre circostanze che non sto a spiegare, anche perché mi sembra non siano il vostro caso.-
-Per questo si usano le precauzioni.- infierì il vampiro lanciando occhiate omicide a Piemon che alzò le mani al cielo.
-Finita la lezioncina?- domandò il clown.
-No, c’è un'altra cosa che dovreste sapere…- fece Mugendramon. Piemon si chiese perché sembrava tanto divertito, poi lesse i parametri nel computer e la sua pelle divenne, se possibile, ancora più bianca del solito.
-Sei diventato mamma!- esclamarono Etemon e Pinocchimon dandogli delle pesanti pacche sulle spalle, ma lui ormai non li sentiva più, il suo cervello era rimasto totalmente inebetito a quella notizia, il suo corpo si afflosciò sulla prima sedia che trovò a portata di tiro.
-Io…?- domandò.
Metalseadramon si degnò di spiegare a Yamato, con evidente aria da pettegolo (un drago grande, grosso e pettegolo!), perché la situazione divertiva tutti molto e non poco.
-Voi umani avete i cromosomi XY e XX, giusto?-
Yamato annuì.
-Ma potete formare solo quelle due coppie, da noi c’è anche la coppia di cromosomi YY. I digimon che li hanno sono maschi, ma possiedono le due X sopite e nel loro evolversi possono cambiare sesso. Così come accade nelle XX, nascono femmine e possono crescere maschi.-
Yamato assentì, preso dal discorso, il drago proseguì.
-Voi avete avuto due XY, ma in uno dei casi la X è stata di Piemon, perciò è la mamma di uno dei due.- e indicò l’uovo bianco con striature brune davanti al ragazzo. -Mentre dell’altro sei tu.- finì indicando il secondo uovo, nero con cuori gialli. Yamato si concesse una risata divertita in direzione di Piemon che voleva solo scomparire dagli occhi derisori dei presenti.
-Perché è una brava mammiiina! Perché è una brava mammiiiinaaa! Nessuno lo può negar!-
Il clown piemon pianse sconsolato, ormai zimbello di metà dei suoi alleati, ormai neppure le minacce avrebbero potuto restituirgli il timoroso rispetto che gli era dovuto.
-Perché è una brava mammiiina! Perché è una brava mammiiiinaaa! Nessuno lo può negar!-





Note: Anche questo capitolo è corto, mentre i prossimi due magari non vi faranno tanto ridere, visto che Yama dovrà riferire ai suoi la cosa ed entrerà un po' in crisi, ma saprò farmi perdonare coi seguenti capitoli e una bella dose di romanticismo smielato u.u
E con l'addio al celibato muhahahahaha!! Dunque con questo ci tenevo a spiegare a me stessa cosa diavolo potesse accadere unendo due XY... a Digiworld tutto è possibile. Beh, vi lascio, a sabato prossimo ^^

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Assumiti le tue responsabilità ***


Capitolo 3: Assumiti le tue responsabilità



La notizia del concepimento fece ovviamente il giro delle conoscenze e tutti i ragazzi volevana vedere le famigerate digiuova, ma Yamato era alla ricerca delle parole per annunciare ai suoi di essere diventato padre (e se qualcuno osava ancora dargli della mamma, gli avrebbe scatenato addosso Metalgarurumon) perciò fu con malincuore che gli altri dovettero attendere, anche perché lui sembrava così teso e di malumore, tanto che ad un certo punto decise di tornare sulla terra piantando mezzo castello in asso.
Taichi decise quindi di fargli visita, ben conscio di rischiare la vita, perché se Yamato decideva di starsene da solo a pensare, potevi star sicuro che ti tirava dietro mezza casa pur di restarsene per i fatti suoi. Fu così che si armò di tutto il suo coraggio (e di un'armatura) per limitare i danni che temeva di subire.
-Yamato, posso entrare? Ho portato un  gelato... chiacchieratina fra amici? - domandò timidamente al citofono. La porta si aprì di scatto e un'aura spettrale l'avvolse, Yamato comparve dalle tenebre teso come una corda di violino e con gli occhi offuscati da due scurissime occhiaie da far accapponare la pelle.
-Scusa se ti ho disturbato...- balbettò il prescelto del Coraggio coprendosi il viso con le braccia, in attesa della fine. Contrariamente a quanto i suoi timori più profondi gli avevano fatto credere Yamato non gli tirò contro nulla, si limitò a tirare dentro casa lui e il gelato prima di chiudere la porta sul pianerottolo vuoto.

-Ho paura che mi lasci…- disse appoggiando sul tavolo il bicchiere. Si asciugò le labbra col dorso della mano e tamburellò con le dita sul ripiano in legno. -Insomma, lo sappiamo tutti che ama divertirsi e finora abbiamo fatto solo quello. E se adesso lo spaventasse il fatto di legarsi?-
-Non che non siate pappa e ciccia, eh!- sdrammatizzò Taichi -Secondo me, ti fai troppi problemi.-
-Era terrorizzato, non ha neppure reagito quando Lady Devimon gli ha regalato un bavaglino. E credimi, se non riesce a risponderti a tono puoi star sicuro che è o nero di rabbia o col morale sottoterra..-
Taichi annuì.
-Dagli il tempo di assimilare la cosa.-
-E se invece mi lasciasse? Se dovessi prendermi cura dei nostri figli da solo? Se…- incassò la testa fra le spalle e l’appoggiò al tavolo -Io non voglio che passino quello che ho passato io…-
Taichi gli massaggiò amichevolmente le spalle.
-Vedrai, io sono sicuro che Piemon è uno d’onore. Insomma, è stato una carogna, ma quando è passato dalla nostra parte è sempre rimasto con noi. Insomma, è diventato quasi una brava persona. Conoscendolo meglio è anche simpatico. Ma senza esagerare.- s’affrettò ad aggiungere alla fine.
-Yamato!- Era Gabumon che, seguito da Agumon, era di ritorno da casa Yagami. Taichi, infatti, aveva dimenticato uno sciroppo dolce che era la fine del mondo e aveva rispedito i due a casa a prenderlo. -Ho visto tuo padre arrivare.-
Yamato alzò la testa di scatto e guardò l’orologio, non era ancora ora che tornasse, gli si strinse il cuore in petto.
-Merda…- disse fuggendo in camera sua e rifugiandosi a Digiworld. Taichi e gli altri fecero appena in tempo a seguirlo che Hiroaki entrò in casa. Il signor Ishida comprese subito che qualcosa non andava. Insomma, c’erano dei gelati sul tavolo e le scarpe all’ingresso, ma nessuno in giro per casa.
-Yamato? Gabumon?- chiamò. Nessuna risposta. Scoprì il computer acceso e capì che il figlio era tornato nell’altro mondo. Si sentì appena infastidito da tutto quel viavai e neppure una chiamata. A volte si chiedeva cosa gli passasse nella testa a suo figlio, che aveva ventuno anni suonati ma evidentemente il cervello era quello di un quindicenne incosciente. Inutile dire che Piemon gli stava simpatico come un cactus dove non ci batte il sole.



-Perché siamo scappati?- domandò Taichi.
-Prima di dare la bella notizia ai miei voglio chiarire con Piemon.- rispose Yamato. -Takeru non ha detto nulla, vero?-
-No, ritiene sia tu a doverlo fare.- rispose il moro -Sperando che Veemon e Daisuke tengano la bocca chiusa, sembrava molto esaltato all'idea di diventare zio da non si sa quale parte.-
-Mi preoccupano di più Mimi e Miyako....- sospirò il prescelto dell'Amicizia -E' come se fosse scattato il conto alla rovescia, devo parlargli in fretta prima che i miei lo sappiano dai vicini dei vicini perché qualcuno se è lasciato scappare la bella novità!-
Erano rientrati direttamente nel castello, perciò Yamato mandò uno degli Evilmon a chiamare Piemon con urgenza e lo attese nella sua stanza. Taichi e gli altri li lasciarono soli, perché erano piuttosto tesi entrambi e la loro presenza non sarebbe stata d’aiuto, anzi.
-Dove sei stato tutto il giorno?- domandò il Padrone delle Tenebre.
-A casa.- rispose il prescelto.
Piemon si accomodò sulla poltrona, preoccupato -Hai parlato con i tuoi?-
-No.- rispose -Non ancora. Prima voglio sapere cosa fare.-
Piemon si versò del vino rosso -Dobbiamo fare qualcosa?- domandò. Yamato deglutì e chinò il capo, sentì il respiro mancargli. Qualunque cosa avrebbe detto, con tutta probabilità sarebbe stata quella sbagliata.
-Io…- iniziò -Adesso abbiamo dei figli… le cose cambieranno…-
-Le cose non devono necessariamente cambiare.- disse l’altro, come seccato. Yamato tacque, poi riprese a parlare.
-Cambieranno, che lo vogliamo o no… io non so tu cosa ne pensi, ma… abbiamo sempre fatto tutto senza porci problemi, senza prendere le cose troppo sul serio ma adesso…- Yamato si chiese perché toccava a lui fare quel discorso, ma Piemon taceva e faceva oscillare il vino nel bicchiere. Non sarebbe andato troppo lontano se avesse dovuto attendere che dicesse qualcosa.                
-Adesso…- si strinse nelle spalle. Gli mancò il coraggio di dar voce ai suoi timori più intimi.
Piemon si alzò in silenzio e lo abbracciò.
-Guarda che sono adulto e vaccinato, so prendermi le mie responsabilità.- disse per rassicurarlo. -Tra noi non cambierà nulla.- gli sussurrò poi baciandogli la testa. Yamato si sentì un perfetto imbecille, ma sorrise comunque, sollevato.





Note: come la prenderà papà Ishida, lo saprete nel prossimo capitolo, Piemon fra l'altro combinerà qualcosinainaina molto romantica... alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Ho deciso: ci sposiamo! ***


Capitolo 4:  Ho deciso: ci sposiamo!


    
Il giorno seguente, al contrario di quanto di rassicurante detto, Piemon non si fece vedere per tutto il pomeriggio e Yamato si trovò a pensare, a malincuore, che forse tutto quello che si erano detti appena la sera prima fosse stato dettato solo dal desiderio di rimettere le cose in ordine, come se nulla fosse accaduto. Soffocò quel disturbante pensiero e si mise alla ricerca del compagno, non trovandolo da nessuna parte. Chiese in giro, ma nessuno sapeva nulla, eccetto Devimon. Se Piemon sceglieva qualcuno per custodire i suoi segreti, quello era il digimon diavolo, che sapeva essere muto come una tomba, ma che evidentemente si era preso una piccola vendetta per qualcosa e perciò gli disse solo -Sì.- alla domanda -Hai visto Piemon?-
Non era riuscito a scucirgli altro e dovette arrendersi.
Quella sera voleva comunicare la notizia ai suoi, perciò entrò nella stanza da letto e pensò e ripensò a come comunicarla.
-Papà, mamma…- annunciò allo specchio -Sono incinto di due gemelli!-
Rise.
-No, ok… ho partorito due uova… - inutile, in qualunque modo lo dicesse era colto da attacchi convulsi di riso. Non poteva essere preso sul serio, perciò riprovò, ma non voleva mostrarsi teso o avrebbero dedotto che per lui era stata una scoperta drammatica, il che era vero in parte. Yamato era ben conscio del suo nuovo ruolo. Era padre e già amava i suoi figli, non vedeva l’ora di vederli correre e crescere, solo che era spaventato per tante cose. Con Piemon erano perennemente fidanzatini alla prima volta, si giocava, ci si stupiva, si teneva vivo il rapporto con trovate bizzarre che avrebbe potuto scriverci un libro e nessuna coppia al mondo avrebbe mai più firmato un documento di divorzio, ma con due pargoli in giro per il castello il tempo di amoreggiare si riduceva dal cinquanta per cento a… venti per cento, forse. Poi c’era il mondo da salvare, perché il male non conosce riposo, e quindi i problemi si duplicavano. Erano in pace, relativamente, ma quanto sarebbe durata? I bambini avrebbero vissuto senza temere per le loro vite? Avrebbero imboccato la retta via con tutti quegli splendidi esempi di bontà che avevano intorno? Perché a vedere i figli di Mugendramon e Metalseadramon c’era da pensare che avrebbe allevato presto due delinquenti in erba. Si lasciò cadere a sedere sul letto e raccolse la testa fra le mani. Probabilmente avrebbe dovuto lottare per educare i figli in un certo modo. Avrebbe sudato sette camicie, perché Piemon era testardo anche più di lui quando voleva. E sicuramente non avrebbe accettato che “un marmocchio” pretendesse di conoscere più di lui, un digimon vissuto, come crescere un figlio. Era ancora assorto in tali elucubrazioni mentali, comunemente note come seghe, quando bussarono alla porta.
-Avanti.- disse.
L’uscio si aprì con timorosa lentezza e un Evilmon fece capolino.
-Signorino, il Maestro Piemon richiede la sua presenza nel salone dell’ala est.-
Inarcò il sopracciglio, incuriosito, ma non protestò e si diede appena una sistemata alla camicia per poi seguire il piccolo e mostruoso digimon. Non che ce ne fosse bisogno, ma era la prassi, non poteva mica togliergli il lavoro. Piemon non era mai stato un buon padrone, sapeva essere una vera carogna infida, si era dato una calmata da quando stavano insieme, motivo per cui la stragrande maggioranza dei suoi sudditi in segreto non finiva di ringraziare chi dall’alto dei cieli aveva mandato loro quel ragazzino tanti anni prima. Scortatolo nel salone delle danze dell’ala est, il servitore lasciò il ragazzo proseguire da solo. Piemon l’attendeva sotto la cupola di vetro, vestito dei suoi migliori abiti e per un attimo Yamato pensò si fosse irrigidito al suo arrivo. Avanzò titubante, forse intuendo quanto stava per accadere, forse sperandoci. Il digimon fece un gesto con la mano e la musica riempì l’aria, era la sua canzone preferita, anche se ad un ritmo più lento, più caldo, più avvolgente. Le luci calarono e le stelle illuminarono i passi cadenzati che Piemon percorreva per inginocchiarsi davanti a lui e aprire un piccolo scrigno di velluto rosso. Yamato smise appena di respirare allo scintillio d’oro bianco e zaffiri che gli veniva offerto e trattenne a stento un sorriso che Piemon colse e ricambiò.
-Yamato Ishida,- pronunciò solenne -vuoi sposarmi?-
-Io… sì…- disse soltanto, non sapendo in che altro modo esternare ciò che provava -Sì.- ripeté concedendo al sorriso di illuminargli il volto che Piemon prese fra le dita e baciò. Gli cinse i fianchi e lo condusse in una danza passionale, nonostante lui gli pestasse i piedi di tanto in tanto, ma il suo peso era leggero e quasi piacevole. Lo amava davvero, era cambiato per lui. Piemon pensava di non essere pronto per il matrimonio, non sapeva manco che significava quella parola finché Yamato non gli aveva parlato del divorzio dei suoi. Sapeva cosa significasse quell’unione e voleva donargliela per rasserenarlo. Aveva provato all’infinito quella scena per tutto il giorno, ma la realtà era di gran lunga la miglior rappresentazione che potesse mettere in atto.



Hiroaki, come volevasi dimostrare, non fu contento del lieto annuncio. Natsuko non manifestò eccessivamente il suo disappunto ma le si poteva leggere in faccia del turbamento.
-Non è una scelta da fare così alla leggera solo perché hai fatto le uova.- disse, tentando di convincere il figlio a desistere, ma Yamato lanciò una frecciatina a Piemon -Abbiamo fatto le uova.-
-Caro, grazie di avermelo ricordato.- rispose questi.
-Di niente, tesoro. Comunque, papà, è vero che vogliamo sposarci perché ora siamo genitori anche noi, ma questa non dovrebbe essere una cosa buona?-
Hiroaki picchiettò nervosamente il piede sul pavimento.
-Lo è, solo che mi sembra prematuro e poi…- guardò Piemon, gli piaceva sempre meno. Non aveva la più pallida idea di cosa facesse a suo figlio in camera da letto e non ci teneva affatto a pensarci, anche perché l’unica cosa che gli veniva in mente era la scritta a caratteri cubitali PORNO PERVERSO! nella sua mente. Un conto però erano i sentimenti di Yamato, che tendeva a fidarsi delle persone anche troppo, un altro paio di maniche era la possibilità che quel clown sputato dall’inferno potesse usarlo, ferirlo ancora. In realtà non riusciva a concepire il totale capovolgimento di vedute di suo figlio, ma forse era lui che si legava le cose al dito a tempo indeterminato. Una volta Yamato si era giustificato in questo modo -In guerra si cambiano spesso le carte in tavola, i nemici di ieri sono gli amici di oggi.- e gli avvenimenti avevano dimostrato che le guerre digitali erano come delle telenovele sanguinolente. Ma poteva comprendere sino ad un certo limite ed era questo blocco involontario dovuto al troppo amore paterno a turbarlo. Eccolo lì, suo figlio, che gli comunicava di essere diventato padre e di stare per sposarsi. Se ne sarebbe andato di casa e avrebbe vissuto in un altro mondo, come faceva a stare tranquillo?
Però Yamato sorrideva e sfoggiava l’anello di zaffiri che Piemon gli aveva donato, poteva lui distruggere la sua felicità? I quattro parlarono a lungo, Natsuko e Hiroaki vennero portati a Digiworld, per vedere i nipoti ancora nascosti nei loro gusci digitali e la donna si commosse maternamente. Alla fine Hiroaki decise di concedere a Piemon l’opportunità di prendere la mano di suo figlio, anche perché in fin dei conti se aveva da fare qualcosa a Yamato, gliel’aveva già fatta. Negargli il matrimonio sarebbe stato come calare un’ombra di dispiacere sulla sua felicità e non voleva privarlo più di nulla.


Quella sera stessa Yamato diede notizia ai suoi amici  e i gridolini di giubilo di Mimi, Hikari e Miyako si udirono persino nella Dark Area. I Supremi si chiesero se la fine del mondo fosse nuovamente in atto. Vamdemon si versò addosso il calice colmo di sangue e anche la sua reazione violenta fu sentita in ogni dove. Pinocchimon decise di sparare i fuochi artificiali. Dentro il castello, ovviamente. Mugendramon rischiò di saldarsi in zone inappropriate un nuovo tipo di braccio meccanico a cui stava lavorando. Takeru ebbe un mezzo collasso per lo shock quando lo seppe al ritorno dall’allenamento, Jou iniziò a porre domande di carattere etico e Yamato decise di risparmiargli le seghe mentali assoldandolo come pediatra per i pargoli, poi a sclerare fu Daisuke, che annunciò di voler suonare al suo matrimonio. 
-Se suoni solo va bene!- esclamò il prescelto dell’Amicizia.
-Sono così stonato?- domandò l’amico.
-Solo i giorni pari e quelli dispari.- rispose Taichi con un’espressione da “apriti cielo”.
-Etemon sì e io no?- si lamentò ancora.
-Beh... non è detto che Etemon canti, non se LadyDevimon accetta di chiuderlo da qualche parte durante il matri...- rispose il biondo.
Poi la domanda fatale: -Posso organizzarti il matrimonio?-
A porla fu Mimi, le brillavano gli occhi in maniera inquietante, Yamato sudò freddo.
-Vediamo…- rispose -Devo… chiedere… a Piemon…- balbettò “Sta tramando qualcosa… me lo sento!”
Oh, eccome se stava tramando qualcosa, come previsto, da lì fino al matrimonio la sua vita fu un inferno.






Note: Ecco, mr. romanticismo ha deciso e i prossimi due capitoli saranno abbastanza idioti, fra preparativi vari e l'addio al celibato... suggerimenti che possono distruggere la psiche dei poveri sposini? Corro a scrivere quest'ultimo, perché lascerà segni disastrosi sui poverini u.u  Non certo quanto Mimi e i suoi preparativi. Oh e vi presenterò i pargoli di Mugen e Metal, anche se volevo presentarli (anche se l'avevo già fatto ma senza dargli dei nomi)  in un'altra fic stupida, peccato che sono rimasta a corto di idiozie, dannazione... beh, prima o poi la leggerete comunque xD


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Capitolo 5
*** Capitolo 5: E il bouquet va a… ***


Capitolo 5: E il bouquet va a…


Il giorno seguente l’intero gruppo si ritrovò per discutere dei primi dettagli. Innanzitutto, la scelta di testimoni e damigelle.
-Vorrei fossi tu il mio testimone.- annunciò Yamato a suo fratello. Takeru accettò all’istante, anche se aveva delle riserve su Piemon. Certe cose non si dimenticano.
Lo faceva solo per suo fratello.
-Ti ringrazio.- disse il maggiore.
-Figurati.- rispose -L’altro testimone chi sarà?-
-Gabumon.- rispose -Mentre, Taichi, vorrei che tu fossi il damigello d’onore e mi reggessi lo strascico.-
-Cosa?!- a quell’affermazione il digiprescelto del Coraggio ebbe quasi un infarto e arrossì.
-Scherzavo, scherzavo.- smentì subito l’amico ridendo.
-Non fare più scherzi del genere!- Taichi gli batté il petto col dito -Volevi compiere un miglioramicidio?!-
-Per così poco?-
-Piemon ha una brutta influenza su di te, adesso scherzi anche!-
-Disse il neocinico, forse Piemon non è l’uni- Taichi gli chiuse prontamente la bocca con la mano.
-Ssssst… non sa che lo sai e lo sappiamo solo noi tre, ti prego non dire nulla che se no mi stacca la testa a morsi.-
-Dire cosa?- domandò Hikari.
-Nulla nulla!- mise le mani avanti il fratello maggiore sudando freddo, improvvisamente al centro dell’attenzione generale. -Chi saranno le damigelle?-
L’intero squadrone al femminile si propose e Yamato compì un ampio gesto della mano che stava a significare “Eccoti servito”.
-Anche io!- esclamò una vocina dal basso.
-E io!- fece eco un’altra vocetta ancora più infantile.
Erano Megarmon e Nesmon, i due figli di Mugendramon e Metalseadramon.
Megarmon, il maggiore, aveva i capelli corti argentati e due segni azzurri sulle guance.  Nesmon aveva i capelli indaco corti, con due ciuffetti sbarazzini che gli scendevano accanto alle piccole pinne azzurre che aveva per orecchie e che si agitavano in continuazione. Entrambi avevano gli occhietti rossi come il sangue e le ciglia lunghe. Megarmon era più scuro di carnagione e i suoi denti erano più aguzzi di quelli di Nesmon.
-Sì, siete proprio carini!- Mimi sembrava impazzita -Porterete le fedi nuziali!!-
I bambini spaventati si rifugiarono sotto il giaccone di papà Mugendramon, indeciso se caricare i cannoni e far fuoco.
Sembravano in tutto e per tutto bambini umani, eccetto macchie e appendici animali varie, il motivo di ciò è da ricercare in un giorno di pioggia.
Mugendramon e Metalseadramon erano impegnati davanti al computer a lavorare sui dati dei loro pargoli. Il drago nero voleva dei figli perfetti, come ogni padre d'altronde. Megarmon doveva essere potente, devastante, adatto alla terra e agli oceani. Uno squalo robotico, con capacità di spostarsi anche sulla terraferma, comunque. Nesmon sarebbe stato aggraziato e maestoso e abile in tecniche di mimetizzazione. Poi era accaduto il misfatto.
Uno sbalzo di corrente. Un dannato sbalzo di corrente in un castello con dieci generatori di emergenza. Metalseadramon dovette usare tutto il suo "charme"  per impedire un genocidio di massa e solo dopo molte ore riuscì a tranquillizzare il compagno. I bambini stavano bene, solo che non erano come li volevano. Probabilmente quello fu una sorta di segno dall'alto che la perfezione non esiste. Mugendramon ci mise un po' ad accettare la cosa, ma vederlo correre al gabinetto con Nesmon ed insegnare a usare il computer a Megarmon  era una scena gratificante che valeva più di mille parole.

-Chi saranno i tuoi testimoni?- domandò Taichi a Piemon salvando la situazione che stava per degenerare.
-Vamdemon e Pinocchimon.- rispose.
Il primo non ebbe una reazione vera e propria, il secondo reagì per due saltellando e urlando, sparando qua e la per festeggiare la notizia. -Ma cosa fa un testimone di nozze?- domandò poi. Devimon si diede una manata in faccia.
-Testimonia che il matrimonio sia effettivamente accaduto.- gli spiegò Sora.
-Come un processo?- chiese quello -Vostro onore, io non ricordo di aver sposato questa banana!-
Il silenzio stese un manto pietoso sui vaneggiamenti del burattino che non se ne preoccupò affatto, anzi continuò a processare improbabili coniugi per le più svariate e assurde motivazioni.
-E dove vi sposerete?- chiese Miyako guardandosi intorno.
-A Las Vegas.- rispose Yamato.
-Come a Las Vegas?- Jou manifestò lo stupore generale.
-E’ solo per ufficializzare il matrimonio sulla terra. Li sposano anche le pietre, il ricevimento sarà qui nel castello.- guardò Piemon -Poi lui vuole rincarare le finanze, sai.-
Mimi lo afferrò con foga per la manica della camicia e quasi lo trascinò a terra per poi fissarlo con occhi lucenti bramosi di qualcosa che gli sfuggiva.
-Che c’è?!- fece Yamato -Vuoi… vuoi rivedere le uova?-
-No.- rispose quella -Gliel’hai chiesto? Posso occuparmi io di organizzare la cerimonia?-
-No.- rispose secco Piemon -So organizzare io questo genere di eventi.-
Mimi contorse il viso in una smorfia di rabbia e strattonò Yamato. -Avanti, diglielo anche tu che posso. Sai che molte coppie non reggono allo stress organizzativo? Se lasci che me ne occupi io voi non dovrete fare altro che mettere il vestito e salire all’altare, dai dai dai!-
Continuò a strapazzarlo per interminabili secondi, finché, esasperato, Yamato non si liberò con un -E va bene!-
-No che non va bene….- protestò Piemon, ma l’occhiata del fidanzato lo ridusse al silenzio.
-Posso aiutarti Mimichan?- domandò Miyako.
-Ma certo, Miyakochan!- squittì quella in risposta e confabularono per ore progettando e ordendo le più terribili minacce per i futuri sposi che non osarono neppure ribellarsi.
Due settimane dopo, la situazione era degenerata.


Era stato stabilito che il matrimonio si sarebbe celebrato a distanza di un mese. Mimi e Miyako si erano occupate di prenotare la cappella, di accordarsi con l’officiante, avevano scelto gli arredi e si erano persino occupate del ricevimento. Mimi era un’abile pasticcera nonostante la giovanissima età, perciò si occupò anche della torta nuziale. Sora si propose per disegnare gli abiti dei due sposi nonostante generalmente si occupasse di disegnare kimono. Il problema era rientrare nei gusti dei due futuri consorti.
-No, questo no…- fece Yamato, sconsolato -E’ troppo… non sembro troppo la donna così?!-
-Allora che ne dici di questo? E’ molto semplice, ma l’accostamento di colori è interessante.-
-Mah… non mi convince… poi queste code lunghe, non vorrei davvero che qualcuno me le debba tenere alzate.-
-Domanda!- esclamò Mimi, intromettendosi -Che fiori vuoi nel bouquet?-
-Niente bouquet.- rispose immediatamente il digiprescelto dell’Amicizia, grande errore, perché l’amica inorridì.
-Niente…. Niente….- accennò un finto svenimento e poi si puntò, mani sui fianchi e muso duro -Che fiori vuoi nel bouquet, Yamato Ishida?-
-Non voglio il bouquet.- rispose lui a tono.
-Ma perché!?- protestò la ragazza -In tutti i matrimoni c’è il lancio del bouquet!-
-E’ perché non sopporta di essere la sposa!- esclamò Metalseadramon ridendo di gusto da una pinna all’altra -Fermo Megarmon.- disse poi al figlio che non voleva saperne di indossare la giacca scura che doveva misurarsi. -E il damigello non collabora, ma che avete tutti con questo matrimonio?-
-Voglio vestirmi come papà!- rispose il bambino.
-Sei vestito come papà, ora stai fermo ti prego…-
-Papiiiii mi scappa la pipììììì!!!-
-Non adesso Nesmon! Oh… Mugendramon arrangiati tu con tuo figlio!- esclamò mollando il maggiore per portare d’urgenza il minore al gabinetto.
-Se la fa sempre addosso.- spiegò Megarmon sbuffando.
Mugendramon non sapeva da che parte iniziare per legargli il papillon al collo, e non aveva intenzione di mettere quell’obbrobrio anche lui, ma il bimbo faceva storie e lui doveva farlo stare buono. Al rubinetto difettoso di Nesmon preferiva di gran lunga gestire Megarmon e le sue manie da adulto.
-Se è solo quello il problema,- Mimi insisteva ancora -potete portare il bouquet entrambi. Ci saranno due lanci.-
-Com’è che mi sembra t’interessi più quello?-
-E’ che Koushirou non si da una mossa.- si lasciò sfuggire Pyomon beccandosi un rotolo di stoffa sulla testolina piumata.
-Ah ecco, ora capisco come stanno le cose.- Yamato sogghignò malignamente, poi vide fra gli schizzi, finalmente, un vestito che gli si addiceva. -Ecco, questo!- esclamò indicando un elegante completo nero in leggero gessato con camicia bianca e gilet rosso in seta a motivi floreali e la cravatta era dello stesso colore. Scarpe nere in pelle e gemelli ai polsi.
-E’ molto bello.- disse Sora guardandolo e sorridendogli. Era felice per lui, quasi non le pareva reale che un giorno uno del loro gruppo si sarebbe sposato. Ormai erano tutti più o meno adulti, ma quel passo non era ancora stato compiuto da nessuno. Era una sorta di traguardo per tutti o almeno così le parve. I bambini prescelti erano ormai cresciuti e c’era della nostalgia in quel pensiero, offuscata immediatamente dall’eccitazione e dalle aspettative per il futuro. Piemon rigirò le pagine diverse volte, quando fu il suo turno di scegliere l’abito. Mimi aveva trascinato via Yamato, sorda alle sue imprecazioni sul non essere la sposa e sul non credere alle stupide superstizioni. Ignorando le sue proteste gli fece l’ennesima proposta.
-Un mazzettino, piccino piccino, tutti e due, ti preeeegoooo…-
-Chiedi a Piemon.- sospirò arrendendosi Yamato.
Mimi si precipitò a domandare al diretto interessato e lo trovò a discutere sul modello dell’abito. Sora gli prendeva le misure del busto e dei fianchi.
-Sareste più carini se i vestiti si abbinassero.-
-Mimi!- la zittì Palmon.
-Non dirò niente!- esclamò lei, sulla difensiva -Pensavo, quali sono i tuoi fiori preferiti?-
-Ancora con questo bouquet?!- Piemon era poco incline a sopportare le lagne.
-Piccoli per entrambi, è un must dei matrimoni.- s’impuntò.
-I miei fiori preferiti sono degli amaranti velenosi che crescono sulle pendici di una montagna maledetta.- disse il clown -Per eliminare il veleno occorre un trattamento lungo un intero mese e la pianta va tenuta al buio per tutto il tempo, perché le esalazioni che propaga nell’aria sono mortali e uccidono in pochissimi minuti.-
I presenti sudarono freddo, non comprendendo se dicesse la verità o una menzogna. Piemon, soddisfatto del suo operato, bevve un sorso di vino rosso e aggiunse -Ma li vendono già pronti in un villaggio di Floramon in questa zona.-
-E dirlo prima no?!- Mimi voleva tirargli in testa il block notes ma preferì tornare dall’altro sposo, quello che non mordeva.
-Allora?-
-Narcisi bianchi.- rispose Yamato.
-Non sono velenosi e non richiedono un mese per l’eliminazione del veleno e si trovano già pronti al villaggio di Floramon dietro l’angolo?- recitò la prescelta della Sincerità, il ragazzo inarcò il sopracciglio e si lasciò scappare una risata.
-Credo che potrai trovarli anche dal fioraio sotto casa mia.-
-Molto bene e ora passiamo ai dettagli.- le brillarono gli occhi ancora di più -Ci servono: una cosa nuova, una vecchia, una prestata, una regalata, un’azzurra, una rossa, una rosa e una moneta nella scarpa.-
-Una rosa?!-
-Certo, siamo nel nuovo millennio, mica si auspicano solo figli maschi, tsk.-
-Non metterò una cosa rosa… sono un maschio.-
-Tu hai solo paura che si sappia che sei P.A.S.S.I.V.O. ma già lo sappiamo.-
-Se non lo sapevano, ora lo sanno anche le pietre!- esclamò esasperato.
-Forza forza, a lavoro!- fece Mimi, ignorandolo -Il vestito te lo regala Sora, no?-
-Beh, credo… non so…-
-Perciò dobbiamo comprare qualcosa, le scarpe per esempio!- e ciò detto lo afferrò sottobraccio per trascinarlo fino al digivarco per la terra, da lì lo avrebbe costretto a provare scarpe per tutto il pomeriggio.
-Niente tacchi!- precisò Yamato, sperando che Mimi non si facesse venire in mente altre brillanti idee. Purtroppo per lui, l’agguerrita lotta con un altro sposo per un paio di scarpe in pelle nera furono la prova lampante che Mimi sapeva combattere eccome. La parola borsetta divenne un sinonimo di arma letale di nuova generazione, ma ovviamente nessuno gli credette quando lo raccontò mostrando il trofeo procuratogli dall’amica.



Nel frattempo che i due assaltavano il negozio di scarpe, loschi individui tramavano nell’ombra, mica tanto, alle spalle degli sposi.
-E’ un bel posticino.- disse Metalseadramon -Ma non sarebbe meglio il Nightwing?-
-Il Nightwing è già prenotato per Piemon.- rispose Taichi -E poi a Yamato non piace, è troppo timido per quel posto.-
-Appunto, sarebbe davvero divertente!-
-Non ho ancora capito il vostro concetto di divertimento…-
-Oh, e non rompere Mugenchan e pensa a Nesmon, deve fare pipì prima di mettersi a letto.-
Il drago nero ruggì sommessamente, poi si alzò per andare dal figlio, non senza elargire al compagno una zampata di saluto al deretano, con conseguenza che Metalseadramon finì lungo disteso sul tavolo.
-Non ci sono rischi, vero?- chiese Takeru, dubbioso, remore dei tanti film a tema passati in televisione.
-Per ora l’unico rischio che voglio correre è mettere in imbarazzo Yamato!- Taichi era assolutamente divertito.
-Anche se ti costerà caro.- disse Gabumon.
-Non ricordarmelo… beh, il gioco vale la candela, voglio proprio vedere che fa quando verrà aggredito da una mandria di spogliarellisti selvaggi.-
-So già come finirà.- disse Etemon ridendosela e tracannando della birra -Il Pie-segnale si attiverà e Piemon caccerà via lo stormo di fringuelli, un classico.-
Anche Taichi rise divertito all’idea di scatenare la gelosia di Piemon, poi però si accorse della sua assenza e decise di lasciare anche lui la sala per qualche minuto.


-Che fai?- domandò, era nella sua stanza, davanti alla finestra che dava su un paesaggio invisibile ai suoi occhi. Taichi sapeva e si trattenne dal dire qualsiasi cosa, però non riuscì a non cercare la sua mano, giusto per dire “Ora ci sono io, fatti forza.”
Un giorno quella sola stretta di mano sarebbe stata sufficiente ad andare oltre ogni cosa, ma occorreva pazientare e resistere, superare quel momento così duro, l’ultimo scoglio.






Note: Saaaalveee! Pensavate che non pubblicassi? E invece no eccomi qui. Ammetto di essere in crisi col prossimo capitolo. L'addio al celibato richiede un'approfondita conoscenza di scempiaggini, perciò ancora rimugino sulla cretinaggine da adoperare eheheheh. Però sto dando un'occhiata ai "Una notte da leoni". Il primo è andato, stupendo X°°°D Magari il secondo mi fornirà un bello spunticino.
Oggi ho avuto l'onore di presentarvi Megarmon e Nesmon!!
Riguardo a questi due amabili pargoli i nomi derivano dal preistorico Megalodonte e dal misterioso Nessy, magari avevate già capito XD Se evolveranno riusciranno a raggiungere l'aspetto desiderato suppongo. Alzi la mano chi ha capito con chi sta Taichino!!!
Bene, vi abbandono per scervellarmi, e per la cronaca sto scrivendo il nuovo capitolo di Twins' War, momento assai delicato, perciò me la sto studiando bene sta cosa u.u
Bacioni e e grazie a chi legge, segue, preferisce e recensisce ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le gambe al mattino?! ***


6. Possibile che perda la testa un attimo e mi ritrovi qualcosa fra le gambe al mattino?!



Yamato si svegliò con un dolorosissimo cerchio alla testa. Il solo muovere gli occhi per esplorare l’ambiente circostante gli costava infinito dolore. -Perché ho bevuto, perché ho bevuto?!- si domandò a denti stretti, ma rinunciò a pensare quando l’ennesima fitta gli annebbiò il cervello. Aveva bevuto e anche parecchio. Sembrava che qualche anima pia si fosse degnata di riaccompagnarlo nella sua stanza a Digiworld solo che, piccolo particolare non trascurabile, non gli aveva rinfilato i vestiti addosso. Era in slip e c’era qualcosa… frugò debolmente nella stoffa e ne estrasse della carta spiegazzata.
-Oh… cazzo…- emise con sgomento.
Possibile che perdeva la testa un attimo e si ritrovava qualcosa fra le gambe al mattino dopo?!


Taichi e Takeru se la risero di gusto e il povero Yamato Ishida non poté che desiderare che qualcosa dall’alto spappolasse i cervelli ai due, perché non potevano ridere delle sue disgrazie, non potevano! Perché anche suo fratello rideva?!
-Non ridete!- esclamò appunto, distrutto dall’emicrania -Perché, perché, perché cavolo avevo dei soldi negli slip?! E che cavolo significa questo?!- urlò indicandosi la base della schiena nuda dove spiccava l’elegante scritta “Private Property”.
-Se non lo sai tu...- insinuò Taichi.
Yamato cadde coi gomiti sul tavolo -No che non lo so, no che non lo so. Ditemi che non è permanente. Ditemi che non ho fatto altre idiozie! Ditemi…-
-Non hai fatto altre idiozie.- disse Takeru trattenendosi a malapena dal ridergli ancora in faccia -A parte quando sei saltato sul tavolo e ti sei tracannato la tequila.-
Yamato sbiancò.
-Ho fatto cosa?-
-E poi due Angemon ti hanno preso fra di loro per spogliarti e ballavate “Sexy and I know it”- aggiunse Taichi ballando e muovendo con enfasi il bacino. Yamato fu lì per collassare.
-Cosa?!-
-Scherzavo.-
-Smetti i fare questi scherzi, volevi uccidermi?!- lo scosse rabbioso per il bavero, poi si fermò preda delle fitte dell’emicrania e cadde in ginocchio. -Ahio…-
-E’ la vendetta per il tuo scherzetto, credevo volessi davvero mettermi un vestitino addosso e farmi trascinare il tuo strascico ovunque.-
-Io non metterò lo strascicò, ti ricordo.- puntualizzò.
-Però prima scherzavi, non ti arrampicare sugli specchi, occhio per occhio, dente per dente. Comunque, non ricordi nulla di nulla di nulla?-sciorinò Taichi non senza nascondere quanto lo divertisse ciò che gli era accaduto.
Yamato alzò la testa appena palesando i suoi istinti omicidi primordiali. -Secondo te, perché non bevo di solito?-
-Meglio così.- disse il prescelto del Coraggio con enfasi dandogli delle pacche sulla testa. -Meglio così…-
Il povero digiprescelto trascorse il resto della mattinata a chiedersi cosa avesse combinato la sera prima, crogiolandosi nella vergogna di quanto avrebbe potuto aver fatto in preda all’euforia dell’alcol. Takeru allora gli propose una soluzione, perché dopotutto era suo fratello, gli faceva pena vederlo così.
-Scusa, Piemon non ha quel telescopio? Ho sentito da Pinocchimon che l’ha sistemato in modo da tenerti d’occhio e registrare il tutto.-
-Oh, merda… non avrà visto?-
-No, sta crepando di mal di testa anche lui, perciò è chiuso nella sua camera a straparlare del fatto che vuole vedere che cosa ti è successo.- disse Taichi -Questo riportano fonti sicure… ah, ripete sempre “Il mio coniglietto, il mio coniglietto!”- esclamò tenendo le mani al petto con trasporto. Yamato parve recuperare colore ed arrossì a quel nomignolo, recuperò il sangue freddo ed esclamò -Devo avere quella registrazione e farla sparire!-


La sala era deserta, eccetto che per i tre digiprescelti e i loro tre digimon, più un divertito Etemon che prese la videocassetta dall’impianto piazzato intorno al telescopio di Piemon e la porse divertito al ragazzo.
-Sicuro che vuoi sapere cosa hai combinato ieri sera?-
-Perché, che ho combinato?- Yamato deglutì in ansia per quanto quella minacciosa cassetta nera potesse contenere, la faccia divertita e ammiccante del digimon primate non lo rassicurò affatto. Taichi e Takeru gli fecero segno di tacere ed Etemon se ne andò ridendosela fra se e se.
-Ma…- protestò il futuro sposo.
-Niente ma, lo vedrai da te…- disse Taichi con fare deciso spingendolo. Quatti quatti tornarono nella sua stanza a visionare la cassetta maledetta. Yamato la inserì nel videoregistratore e si sedette a terra, augurandosi che si trattasse solo ed esclusivamente di uno stupido scherzo di quegli infami scriteriati.


La sera prima…


-In che razza di posto mi avete portato?!- esclamò, non sapeva se ridere o piangere per l’imbarazzo.
-Non è un bel posticino?- domandò Taichi.
-Ma ma…-
-Sì, Yamato, sono mezze nude, chiudi la boccuccia e non sbavare troppo, nel tuo stato sarebbe scortese.- fece il suo migliore amico sollevandogli il mento con aria vagamente suicida -Goditi lo spettacolo adesso, perché d’ora in poi l’unica donna nuda che vedrai sarà Lady Devimon. E potrebbe anche essere l’ultima.-
Lo trascinarono a un tavolo di fronte ad un palco con annesso palo da lap dance e tavola imbandita alla base. Imbandita sul corpo delicato di una LadyDevimon che SICURAMENTE non era quella che conoscevano. Quella poteva fare una cosa del genere solo se intendeva assassinare qualcuno e poiché Yamato constatò di non avere nessun braccio impalato in gola al momento in cui gli amici lo costrinsero a sedere, intuì che forse sarebbe sopravvissuto… forse, perché probabilmente non avrebbe retto. Insomma, il corpo pallido della digimon era ricoperto di leccornie, fra l’altro un sacco di carne, e poi era così ben formata che non sapeva se perdere la testa per il cibo o per i suoi seni. E quei cretini alle sue spalle ridevano di gusto. Era chiaro! Taichi voleva morire, e a quanto pare anche Takeru e Daisuke e Koushirou e Jou e WereGarurumon, che a quanto pare aveva deciso di suicidarsi più di tutti, perché uno timido come lui non poteva andare in un posto del genere.
-All’inizio pensavamo di portarti al Nightwing, ma poi abbiamo pensato che per te era troppo, e poi ci sta Piemon, così abbiamo provato altri due o tre locali ma WereGarurumon è svenuto…- spiegò Taichi -Così poi siamo venuti qui e visto che regge bene la cosa abbiamo pensato che forse riuscirà a proteggerti dai maniaci.-
-A me sembra che vogliate morire tutti quanti.- rispose sogghignando il ragazzo, seguendo con lo sguardo le forme dell’attraente LadyDevimon che lo invitò lasciva ad assaggiare le delizie stese sul suo corpo. Poi sul palco salirono due Angemon.

-Due Angemon?!- Yamato sobbalzò sul tappeto della sua stanza. Taichi fece finta di nulla e il prescelto dell’Amicizia riprese a guardare il video, appellandosi a tutti i santi del paradiso.

Tutti i ragazzi sembravano alquanto imbarazzati di usare come piatto la carne fresca di un’invitante digimon, ma i più impacciati erano sicuramente Jou e Koushirou, per non parlare di Ken e Iori che era praticamente un ragazzino e rischiava di restarci secco per l’imbarazzo. Però non gli sembrava giusto non partecipare alla festa di un amico, non era educazione, così come non lo era guardare i seni della digimon, perciò cercava di guardare altrove, ma ovunque vi erano curve esplosive o fondoschiena palestrati e il suo povero cervellino non avrebbe retto a lungo. WereGarurumon era un miracolo che resistesse, aveva subito qualche avances e inoltre, quando si trattava della sua pelliccia, diventava sempre un po’ suscettibile. In più c’era un BlackWereGarurumon che lo guardava un po’ troppo insistentemente… Si sedette accanto a Yamato con gli artigli in bella vista, giusto nel caso qualcuno avesse avuto cattive intenzioni.
A parte sanguinamenti di naso e imbarazzamenti vari, lo spettacolo fu di gradimento ai ragazzi e ai digimon. Agli Angemon si alternarono una Lilymon e una Lilamon, e poi la Lady Devimon che stava sdraiata sul tavolo. Quando questa mise la gamba intorno al collo di Yamato accaddero tre cose contemporaneamente.

Yamato andò nel pallone (e i suoi amici risero).
Il Pie-segnale s’attivò.
Il BlackWereGarurumon si sedette accanto alla sua controparte e questa per poco non schizzò via dal divanetto. Fra l’altro quello gli mise fra le zampe un perizoma, non poteva certo starsene tranquillo mentre…

-Oh… no… non posso…-
-Rassegnati, l’hai fatto.- Takeru diede delle pacche complici al fratello mentre questi nel video si faceva offrire della tequila dalla LadyDevimon. Labbra contro labbra.
-Beato te…- commentò Taichi.-

-Beato te.- ripeté il Taichi dello schermo mentre il suo migliore amico si scioglieva con le effusioni poco caste della digimon. Quando si separarono però accadde il misfatto. Ora, c’è da dire che Yamato l’alcol lo reggeva come un criceto regge una palla di zucchero. A parte il rischio di finire male, il suo cervello andava in tilt molto facilmente e, infatti, pochi minuti dopo era esattamente dove non sarebbe voluto essere. Sul tavolo a scolarsi la tequila, senza camicia. Pochi secondi dopo muoveva il bacino sul palco al ritmo di “Sexy and I know it” con gli Angemon a tenergli i fianchi con trasporto e possessione.


-Ma allora l’ho fatto davvero?!- Per un attimo Yamato collassò, ma il peggio venne in seguito.


-Bevi! Bevi! Bevi!- il coretto di amici (neanche loro tanto sobri ormai) invitava il quasi sposo ad ingurgitare chissà cos’altro al ritmo di chissà quale canzone. Non capiva più nulla, sapeva solo che doveva bere, che c’erano gli applausi e si sentiva vivo. Anche troppo vivo, forse fu per quello che poi atterrò di ginocchia sul povero BlackWereGarurumon che continuava imperterrito la sua opera di seduzione. Dopodiché, Jou (che era quello messo meglio di testa a quanto pareva) optò per lasciare il locale e il digimon mannaro lasciò al digimon dell’amicizia il suo perizoma in ricordo. Yamato intanto, era così preso dalla sua discussione con Taichi che neppure si era accorto di nulla.
-Non è vero!- esclamò questi gesticolando.
-Oh, sì che lo è!-
-No! Non glielo dimostri!-
-Sì invece!-
-No!-
-Sì!-
-Dimostramelo!-
Yamato si calò un poco i pantaloni -Non me ne vado in giro a sventolare le mie chiappe!-
-Sembri una donna frigida!-
-Ragazzi state buonini…- balbettò Jou.
-Vuoi una prova?!- Yamato indicò un locale poco più avanti -L’avrai!-


-Quanto è imbarazzante…- sussurrò il digiprescelto dell’amicizia con la testa dolente fra le mani -Così… io non sono così…-
-Era meglio che non lo vedevi.- disse Gabumon, che fra l’altro era arrossito di colpo nelle parti che lo riguardavano e quel cretino di Patamon (patata bocca larga) aveva osato spifferare il fatto che non aveva ancora incenerito il perizoma della vergogna ma che vi era segnato anche un numero di telefono.


-Ecco, così nessuno avrà il coraggio di dire che io non ci tengo a lui!- esclamò mentre la macchinetta vibrava e gli aghi penetravano nella sua pelle a gran velocità lasciandosi dietro scie d’inchiostro, parole provocanti ed invitanti al tempo stesso.
-Così attirerai tutti i maniaci del cosmo.- fece Taichi.
-Allora aggiungerò la scritta: vietato l’ingresso ai maniaci generici! Solo clown depravati, ok?!-


-Yamachan, quando bevi ti arrampichi sugli specchi…- fece Taichi sdraiandosi sul tappeto e ammirando la perversione di quel ”Private Property” sul lato B del digiprescelto dell’Amicizia. Ma quello aveva smesso di guardare già da un pezzo e meditava di far sparire la cassetta, in particolare quell’ultimo pezzo. No, non quello del tatuaggio, quando era tornato a sventolarlo qua e là e un sacco di digimon gli avevano infilato fior fior di banconote negli slip.
 Se solo Piemon avesse saputo…


Ma Piemon era nella sua stanza a soffrire le pene dell’inferno, a mugolare di voler vedere la registrazione e a minacciare chiunque avesse alzato le mani sul “suo coniglietto”. Era ignaro delle risate che i SUOI amici si facevano alle SUE spalle col video della SUA sbornia da celibato.

Ora, è noto che i Padroni delle Tenebre non sono proprio un gruppo di simpaticoni presi col piede sbagliato, ma in quel momento chiunque li avesse visti avrebbe pensato che non erano solo malvagi, crudeli, sadici, bastardi, ma anche che erano degli infami pezzi di pupù, per essere gentili. Che Piemon fosse steso a letto con la testa spaccata come un cocomero per loro era divertente come la barzelletta del topo e dell’elefantessa, le loro risate riecheggiavano nell’aria come stormi di pipistrelli stridenti.
Uno solo di loro mancava, ma non ce ne cureremo adesso.

-Ecco, ecco! Adesso!- esclamò Etemon dando una gomitata a Lady Devimon mentre Piemon, nel video, scattava in piedi e si guardava intorno disperato.
-Sento che Yamato è in pericolo!-
-Il Pie-segnale non sbaglia mai.- canticchiò il primate mentre Metalseadramon quasi si soffocava con delle aringhe quando rivide in terza persona il placcaggio di gruppo sul clown.
-Non gli avremo fatto un po’ male?- chiese.
-Na.- ribatté Mugendramon.
-Ma tu gli sei saltato addosso.- Pinocchimon spalancò gli occhi.
-Allora forse gli avrò fatto un po’ male…-
-Sentite, sentite!- saltò su il burattino e prese a leggere un discorso -Vostro onore, non so di che parla, non ho fatto atterrare il castello sulla fabbrica di dolciumi di mia spontanea volontà e questi due, posso testimoniare che…- non finì di leggere che il naso gli crebbe a dismisura e… beh… Mugendramon aveva avuto un po’ di problemi quella volta perciò fu comprensibile la sua reazione.

E mentre il testimone dello sposo number one veniva massacrato di botte, lo sposo number one stava sul letto con un impacco di ghiaccio a chiedersi non solo perché diavolo gli facesse un male cane la schiena, ma anche se non fosse stato uno scherzo dei suoi ricordi confusi la figura rossa di un diavolo accomodato qualche tavolo più in là dal loro. Sorrideva.
-Ouch…- si lamentò quando una fitta dolorosissima alla testa stroncò sul nascere qualsiasi deduzione.






Note: io spero vi  abbia divertito anche questo capitolo, fino a stamattina avevo solo idee confuse ed in effetti ho tralasciato qualcosa, ma vabbè, c'è tempo per ricordare ai fanciulli che caspio hanno combinato, perché il matrimonio è alle porte e avranno due sorprese poco gradite muahahahahah!! Chi mi fa più pena nel capitolo è Iori, non so voi u.u

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Lui è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella ***


Capitolo 7:  Lui è il celebrante e il testimone dello sposo ha la cacarella



E giunse finalmente il fatidico giorno. Il giorno in cui il sì sarebbe stato pronunciato, in cui Las Vegas avrebbe conosciuto la distruzione, in cui le ferite si sarebbero rimarginate e nel quale i pazzi corrono per le strade illuminate dalle insegne al neon urlando contro le banane. Un giorno infinito come l’apocalisse, che si attende con ansia e non si sa quando termini. Un giorno che però giunge e inizia una mattina con un fastidioso trillo di sveglia, seguito dal fracasso della medesima, disintegrata contro la più vicina parete.

Il primo a svegliarsi fu Piemon, creatura della notte, che ancora soffriva per il cambio forzato dell’orologio biologico. L’enorme scatola con la scorta di sveglie ai piedi del letto ne era una riprova. Il digimon si alzò a sedere nervoso, poi rivolse un’occhiata al ragazzo che giaceva al suo fianco e s’infilò la vestaglia, uscendo dalla stanza in silenzio.

Yamato si svegliò, da solo, si rigirò nel letto e si rimise a dormire finché un delizioso profumo di cornetti appena sfornati non invase le sue narici e quando aprì gli occhi definitivamente, incontrò quelli rossi del suo sposo.
-Buon giorno.- lo salutò il clown, stranamente dolce e privo di malizia. Yamato guardò fuori dalla finestra, nel caso fosse davvero in atto l’apocalisse.
-Buongiorno…- rispose massaggiandosi i capelli, assonnato -Che ore sono? E’ presto…- protestò flebilmente lasciandosi imboccare un cornetto.
-Sono le sei e mezzo del mattino.- rispose Piemon -Vorrei passare un po’ di tempo con te in pace.-
-Già…- Yamato era già in ansia. Mancava mezzora all’arrivo di Mimi e Miyako che l’avrebbero preso e rivoltato come un calzino, agghindato come un albero di Natale e tirato a lucido come una bambolina di porcellana. -Grazie…- disse sorseggiando il caffellatte.
Piemon gli lanciò un’occhiata strana -Di cosa?-
-Di non aver proposto di vestirmi da bomboniera.- rispose sogghignando.
-Ah… già…- fece quello, ridacchiando nervosamente e Yamato ebbe un terribile sospetto.
Un orribile sospetto.
Sospetto che fu fugato all’arrivo delle amiche che minacciose lo strapparono al calduccio del letto di Piemon per trascinarlo nella sua stanza ed agghindarlo a festa.

E la tortura ebbe inizio.


-Mettile!- esclamò Mimi.
-No!- si oppose lui. Ma insomma, era lo sposo! Aveva diritto di dire la sua, no?!
-Mettile e scendi da lì, non fare il bambino!-
-Scenderò da qui quando brucerai quelle mutande del diavolo!-
-Andiamoooo…- tentò di convincerlo con le buone Mimi.
-Mimi, non posso mettere delle mutande rosa solo perché vuoi una nipotina, cerca di capirlo!- tentò di mercanteggiare il ragazzo dalla sommità del baldacchino. Mimi mise un lungo broncio, ma poi accantonò l’idea delle mutande rosa e inviò un messaggio a Miyako, che si occupava di Piemon.
-Molto bene, allora metti queste!- esclamò mostrandogli un paio di slip blu. Yamato alzò gli occhi al cielo.
-E va bene.- si arrese scendendo dal letto con un balzo -Ma basta idee strane!-
Mimi gli sorrise sorniona -Va bene, va bene.- Non sapeva proprio mentire, grazie al cielo, perciò il ragazzo si preparò psicologicamente alle sue idee balzane di wedding planner in erba. Infatti, poco dopo tento di propinargli dei calzini rosa.
Dopo che Yamato rifiutò mille e più proposte, Mimi decise di concentrarsi su gli altri elementi del corredo matrimoniale che mai devono mancare nel vestiario di ogni sposo o sposa che si rispetti. Mentre Yamato si abbottonava il gilet e legava la cravatta, la ragazza passò in rassegna la sua lista.
-Cosa nuova?-
-Scarpe.- esclamò lui, con la conquista dell’amica ai piedi. Un trofeo di guerra.
-Cosa prestata?-
Si frugò fra le tasche e mostrò un piccolo oggetto bianco appuntito.
-Che cos’è?!- domandò la ragazza.
-Un dente di Megarmon, devo restituirglielo dopo la cerimonia.- fece lui, con aria seria e divertita al tempo stesso. Anche Mimi sorrise.
-Sei uno zietto tanto adorato, vedo.-
-Questo non mi risparmia dai loro scherzetti.- Infatti, non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui gli avevano impiastricciato la faccia con i pennarelli. Indelebili.
-Cosa vecchia?-
-Digivice.- rispose immediatamente.
-Ci hai messo molto impegno a trovarla, eh?- commentò Mimi spuntando la casella corrispondente sull’elenco. -Cosa regalata, c’è… cosa rossa c’è… La moneta.- detto ciò gli infilò una monetina nella scarpa contro la sua volontà e lo trascinò nel bagno per acconciargli i capelli.
Non prima di impiastricciargli la mano con un pennarello rosa. Indelebile. Tanto aveva i guanti!


Sul fronte Miyako le cose andavano meglio, Piemon tendeva a non sopportare Mimi, ma aveva giurato che si sarebbe comportato bene con l’altra ragazzina, perciò si vestì e passò al check up anche lui.
-Cosa nuova?-
Prontamente mostrò una maschera comprata apposta per l’occasione, sempre bicolore, ma più piccola della solita, con i contorni orlati in oro.
-Cosa blu?-
-C’è ma non si può far vedere.- rispose prontamente.
-Ehm… cosa regalata?-
Il clown tirò appena il colletto della camicia. Anche lui aveva ricevuto l’abito in dono da Sora e doveva ammettere che la ragazza aveva talento anche se quello non era il suo campo. Il completo era rosso in tessuto lucido, gli scendeva lungo i fianchi senza stringerli e nascondendo il suo punto vita decisamente sottile. La camicia era bianca, con i polsini plissettati in pizzo. La giacca non aveva le solite code lunghe che Piemon usava portare. I pantaloni erano dello stesso colore della giacca, ma aderenti al corpo. Indossava degli stivali scuri alti al polpaccio, anch’essi stretti. A vederlo vestito a quel modo c’era da chiedersi se fosse davvero lui. Inoltre aveva i capelli raccolti in una coda bassa e non la solita pettinatura antigravitazionale.
-Bene, abbiamo anche la cosa rossa… cosa prestata?-
Il clown le mostrò il dente del “nipotino”. Megarmon tendeva a perdere i denti a velocità disarmante tanto era scalmanato, ma poiché gli ricrescevano subito, non se ne curava più di tanto.
-Cosa vecchia?- Piemon aprì allora un cofanetto e prese un vecchio bracciale in oro.
-Ecco qui. Finito?-
-Mancano la cosa rosa e la moneta nella scarpa.-
-Dopo la cerimonia avrò monete ovunque, mia cara, non ho intenzione di farmi venire i calli ai piedi e non metterò una cosa rosa addosso. Per adesso.- Era ovvio che pensasse alla prima notte di nozze, in effetti, tramava qualcosa già da un po’, ma i suoi piani erano off-limits come un certo armadio dalla cui chiave non si separava mai. Oscuro appariva all’angolo della stanza, quale segreto celava? Miyako e Mimi non volevano saperlo.


Mentre i due sposi si preparavano, gli invitati raggiunsero il locale per la cerimonia a Las Vegas. Un gruppo, capitanato da Sora, si occupò di controllare che la sala per il pranzo nuziale fosse in perfetto ordine. La torta a sei piani troneggiava maestosa in un angolo. Enorme, bianca, rossa e nera, sulla cima vi erano delle riproduzioni in cioccolato plastico dei due sposi. Per fortuna erano riusciti a dissuadere Mimi dall’affondare il mini Piemon nella torta. C’era una chiara inimicizia fra loro. Certo entrambi la mascheravano bene per il quieto vivere.
Il gruppo capitanato da Taichi appurò che la sala della cerimonia era in ordine. I testimoni erano al loro posto, i paggetti e le damigelle idem, mancavano solo gli sposi.
E il celebrante.
Vamdemon era palesemente nervoso, e non certo perché era giorno inoltrato e non poteva riposare al calduccio della sua bara. Camminò su e giù per un salone adiacente alla sala, in attesa di sbollire, quando qualcuno gli si fece incontro.
-Quando arriveranno gli sposi?- domandò una voce familiare che gli fece rivoltare le budella dal disgusto. Quando si voltò, strabuzzò gli occhi per lo shock.
No, non era una sorpresa trovarlo lì, non era quello il punto. Phelesmon era lì in giacca e cravatta e quella sua aria strafottente e mefistofelica, quel sorriso irrisorio tirato da un orecchio all’altro!!
-Cosa ci fai tu qui?-
Il digimon di fronte a lui sogghignò e accorciò le distanze. Osò invadere il suo spazio personale e gli mise un braccio intorno alle spalle soffiando le sue parole velenose direttamente nelle sue orecchie.
-Sei terribilmente geloso, vero fratellino?-
-Sparisci, Phelesmon!-
-Non posso, sto lavorando qui.- rispose quello e nei suoi occhi vi era riflessa la dolorosa verità. Ma dopotutto, con un padrone simile (Belphemon, il Demon Lord dell’Accidia), che cosa poteva fare un povero luogotenente se non rimboccarsi le maniche per tirare avanti la baracca?
-Non pensavo ti piacesse celebrare matrimoni.-
-In realtà ho appena scoperto questo genere di attività, in più oserei dire che adoro movimentare le cerimonie. Non mi piacciono le formalità, lo sai anche tu, no?-
Oh, sì che lo sapeva, Vamdemon. Da piccolo, suo fratello era temuto per i casini che riusciva a mettere su durante le cerimonie formali di suo padre, uno dei motivi per cui col genitore erano perennemente ai ferri corti.
-Che cosa vuoi?- domandò sulla difensiva il vampiro.
Il diavolo scosse il capo e gli diede delle pacche sulla schiena.
-Vengo in pace, fratellino. Ho riflettuto molto in questo periodo e ho capito di essermi comportato davvero male con te. Voglio farmi perdonare.-
-Stai tramando qualcosa?!- non era una domanda. Vamdemon sapeva per certo che quello era lì con il solo scopo di fargli dannare l’anima.
-Voglio solo aiutarti. Vuoi davvero che il tuo caro pagliaccetto si sposi?-
Per un attimo Vamdemon rimase paralizzato. Il suo cuore gelido sussultò, aprì la bocca per rispondere, poi ricacciò le parole in gola, poi spinse via il fratello.
-Sparisci!-
-Vamdemon.-
Taichi!
Il vampiro sussultò ancora e si voltò all’entrata della sala, dove un preoccupato Taichi si era immobilizzato.
-C’è qualche problema?- domandò il ragazzo, guardandosi intorno. Phelesmon aveva tagliato la corda, erano soli. Vamdemon tirò un sospiro di sollievo.
-No, niente.- mentì.
-Stai mentendo.- disse Taichi raggiungendolo. Gli prese la mano e il vampiro strinse la sua, anche se con poca convinzione.
-Passerà… - sussurrò impercettibilmente -Passerà…- Aveva tutta l’eternità per spegnere l’amore che provava per Piemon. Lo maledisse mentalmente ventimila volte per non essersi rifiutato di averlo come testimone, ma voleva metterci una pietra sopra, davvero. Amava il marmocchio? Bene, lui sapeva farsi da parte con stile.
In quel momento in cui Phelesmon gli aveva soffiato nelle orecchie le sue parole infide, però, tutta la sua determinazione era crollata.
Taichi gli strinse la mano con più calore.

Pochi minuti dopo, tutti erano ai loro posti. Damigelle in abiti bianchi disposte accanto all’altare, testimoni pronti a testimoniare, uno di questi armato fino ai denti e combattivo, i paggetti in attesa di spargere fiori ovunque e gli sposi in preda alla fotografa ufficiale: Hikari, l’unica damigella mancante all’appello intenta a tempestarli di scatti.
In effetti, mancava anche uno dei testimoni…
-Dov’è finito Vamdemon?!- chiese Mimi, infuriata per l’ennesimo intoppo, come se le proteste dello sposo number two non fossero state abbastanza seccanti.
-Non sta molto bene…- rispose vago, Taichi.
-Ha la cacarella?!- s’intromise un Piocchimon in smoking, "innocentemente".
Oh sì, era proprio cacarella, beh, non letteralmente, anche se l’ansia può provocare di questi spiacevoli effetti, ma, di fatto, Vamdemon era intenzionato a svignarsela. Salvo essere ripescato da suo fratello sulla porta e lì capì che non poteva fuggire. Non poteva dargliela vinta.
Eppure, non era poi molto sicuro di voler lasciare che Piemon si sposasse.





Note: Mi uccidete se vi dico che all'inizio volevo gli venisse davvero la cacarella? XD Ok, ok, sono stata buona? No, direte. In realtà sono stata più che buona. Vi ho rivelato il compagno di Taichi (ma se lo aspettavano tutti in sala u.u) e ho reso il suo rapporto con Phelesmon più leggero. Cioè, per me Phelesmon gliene ha combinate troppe, si odiano davvero (anche se sto meditando di fargli riallacciare i ponti, ma viene male,era davvero grossissimo ciò che gli ha fatto), perciò ho deciso di far finta che si siano fatti solo scaramucce normali. Perché qua l'angst non è di casa u.u
Spero di avervi fatto sorridere e ringrazio Lau2888 perché recensisce e segue questa cosa e tutti voi che leggete! ^^

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: I matrimoni tirano fuori il peggio delle persone ***



Capitolo 8: I matrimoni tirano fuori il peggio delle persone



La cerimonia si svolse felicemente sino al fatidico momento del sì. I vari piccoli intoppi furono superati facilmente, le uniche grosse difficoltà furono due: procurare un ombrello a Mugendramon, onde evitare che le lacrime altrui lo arrugginissero. Maledisse mentalmente il momento in cui si era infilato fra le panche proprio accanto alla cara nonnina Ishida! Fra l’altro la tenera e svampita signora continuava a credere che Piemon fosse una donna.
-Certo che in Norvegia le donne sono altissime.- disse fra un fazzoletto e l’altro.
Il secondo problema era Pinocchimon che si documentava sul clou della cerimonia.
-Quindi quando lui dirà quella frase, io dovrò intervenire?-
-No.- disse Jou tentando di salvare il matrimonio. -Devi solo mettere una firma nei documenti.-
Il burattino mise su una faccia annoiata e irata. -Perciò non dovrò uccidere nessuno?-
-No…- disse Takeru -Devi…- era inutile parlare con lui seriamente, lui lo sapeva più di chiunque altro, perciò optò per un’altra strategia -Però i testimoni hanno un posto d’onore accanto agli sposi durante il pranzo…-
-Non stai cercando di fregarmi?- domandò sospettoso il digimon. Takeru annuì sudando freddo. Non era del tutto falso quello che aveva detto, ma, sì, stava cercando di farlo stare buono. Non voleva mica che il matrimonio di suo fratello fosse interrotto da un avvocato delle cause perse in erba! Poi l’attenzione di Pinocchimon fu catturata da qualcos’altro e il terrore per i suoi “Vostro onore, questa banana non ha detto di essere matura, pertanto il mio cliente può ripudiarla seduta stante e farla a macedonia!”  fu sostituito da un profondo sollievo. Yamato era sull’altare ed era felice, non ci avrebbe mai creduto, ma era così. Lanciò un’ultima occhiata apprensiva verso Angemon. Il suo digimon sembrava aver perso la sua natura angelica con Devimon. Sembravano due bambini dispettosi in continua competizione. Per tutta la cerimonia si erano fatti dispetti. Certo, una tiratina di capelli qui, un pestaggino di piedi là, poi si era messa in mezzo Lady Devimon e Angewomon si era sentita in dovere di “difendere” il suo uomo. Almeno le scaramucce se le facevano in relativo silenzio, perciò tutto filava liscio.

All’inizio, Yamato si era sentito quasi male dall’ansia.
 Si stava sposando.
Con Piemon.
Non sarebbe stato uguale se non l’avessero fatto?
E se fosse andato male? Avrebbero divorziato? Sarebbero tornati a fare i fidanzatini o sarebbe finito tutto così? Forse non era stata una scelta saggia quella che aveva fatto. Voleva tornare indietro e dire a Piemon che dovevano, sì, prendersi le loro responsabilità, ma senza legarsi così tanto, senza…
I pensieri gli morirono nella mente quando, timidamente, si affacciò alla porta della sala gremita.
Piemon era ritto davanti all’altare, e lo aspettava, sorrise verso di lui e il ragazzo vide le sue paure farsi più piccole, scomparire trasportate via come granelli di polvere dal vento. Si stava prestando ad un rito da esseri umani, si era agghindato a festa, si era persino prestato ai rituali matrimoniali e alle angherie di Mimi e Miyako, si era lasciato fotografare da Hikari e aveva chinato il capo davanti ai suoi genitori. Lui che poteva semplicemente rapirlo al mondo senza tanti preamboli e fregarsene di due stupide uova che giacevano nell’incubatrice, in attesa di schiudersi fra le calde braccia dei propri genitori.
Il digiprescelto sorrise debolmente e mosse il suo primo passo verso l’altare. Suo padre era pronto ad accompagnarlo come fosse la più bella delle spose. Era imbarazzante e per certi versi un colpo al cuore. “Sta tremando…” pensò Yamato nel sentire le dita di suo padre aggrappate debolmente alla giacca. Eppure quell’uomo non lasciava trasparire il suo turbamento. Era fiero ed orgoglioso, proprio come lui. Rassicurato da ciò, proseguì il suo cammino, in sottofondo la classica marcia nuziale fu prontamente storpiata dagli invitati che aggiungevano parole e filastrocche assurde.
Ma chi se ne importava?
Ancora pochi passi.
Prontamente i due paggetti gli si accodarono allo sparuto corteo.
Nesmon lanciava fiori ovunque e Megarmon reggeva il cuscinetto con le fedi.     Erano riusciti a mettergli il cravattino a farfalla, anche se il drago nero non era contento di doverlo portare per dare il buon esempio.
Quando arrivò davanti a Piemon e i loro occhi s’incontrarono, Yamato sentì come un tuffo al cuore.
Era felice, al settimo cielo, trattenne a stento un sorriso imbarazzato e gli prese la mano. Il celebrante di mezza età sorrise benevolo, anche troppo benevolo, non pareva farsi problemi di star coniugando un essere umano e un digimon. -Fratelli e sorelle.- iniziò con voce gentile -Siamo qui riuniti per celebrare l’unione di questi due uomini…-
Piemon scoccò un’occhiataccia a Pinocchimon che sembrava pronto a dire qualcosa, ma rinunciò immediatamente. E la cerimonia proseguì in tranquillità, fra risatine e pianti, volarono un sacco di fazzoletti per la sala. Le damigelle poi erano tutte un pianto, dalla prima all’ultima. Per non parlare di sua madre e di sua nonna, la nonna tanto cara e svampita… L’altra non si era lasciata fregare dalla panzana della “bella ragazza norvegese”. Ma almeno non si era messa a fare scenate, santa donna.
Però, però, perché c’è sempre un però, si sa, la celebrazione non poteva proseguire così com’era iniziata.

A dare il primo segnale fu Megarmon. Il piccolino si avvicinò a Mimi furtivamente e le tirò la gonna dell’abito.
-Signora!- esclamò -Signora!-
-Che c’è?- fece lei chinandosi su di lui e sorvolando sul fatto che il nanerottolo le dava una ventina d’anni in più.
-Gli anelli sono spariti.-
Mimi sbiancò.
-Come sarebbe a dire?!- esclamò ad alta voce e tutti si voltarono per guardarla. La digiprescelta riprese anche troppo in fretta il colore perduto e s’affrettò a dire, gesticolando nevroticamente -Nulla nulla! Scusate.- poi afferrò il bambino e lo trascinò nella prima stanza che le capitò a tiro.
-Come sarebbe a dire che gli anelli sono spariti?!-
- Erano sul cuscino ma ora non ci sono più.- fece lui, senza scomporsi. -Ma Nesmon è stato attentissimo!- aggiunse poi, difendendo il fratellino.
-Proprio adesso?!- esclamò la ragazza mettendo su una scenata comica -C’è la promessa! La promessa! E adesso?!-
-Vado a cercarli!- fece il piccolo, salvo essere afferrato dalla ragazza ancora una volta.
-Fermo!- esclamò una voce. I due s’immobilizzarono e la voce fuori campo assunse i connotati del burattino di legno che avanzò con fare da duro nella stanza. -Nessuno dovrà sapere nulla di quanto accaduto. E’ mio compito scoprire chi ha compiuto il misfatto e punirlo a dovere!- esclamò infervorato maneggiando la sua amata pistola.
-Ehm… magari se potessi evitare le carneficine…- tentò di negoziare Mimi.
-No no e no! Non c’è tempo per evitare! Bisogna agire!- esclamò quello e prese a passeggiare in cerchio per la stanza -E ora ditemi, chi ha visto per ultimo gli anelli?-
Megarmon e Nesmon alzarono la mano.
-Erano sul cuscino, zio.- fece il piccolino.
-Poi sono spariti.-
Pinocchimon si fece pensieroso. -E in che momento della cerimonia vi siete accorti che erano spariti?-
-Dopo un po’ che il tizio strano ha detto che simboleggiavano amore e fiducia eterni.- fece Megarmon. -Dopo un po’ ho guardato gli anelli e non c’erano più.-
-Quindi il colpevole è chi stava vicino agli anelli in quel momento!- salto su Pinocchimon.
-Perché Yamato dovrebbe fare sparire le fedi nuziali?- domandò Palmon.
-Mmmm… forse non si vuole più sposare…- rispose serio il burattino -E non sa come dirlo a Piemon. In questo caso…- Mimi e Palmon inorridirono quando fece scattare la sicura della sua mitragliatrice.
-Ma lui sicuramente vuole sposarsi!- la buttò lì la ragazza. -Perciò non uccidere nessuno, ok?-
Il burattino parve scontento.
-Zio!- esclamò Nesmon -Ho trovato una cosa vicino al cuscino!-
Il piccolo teneva fra le mani un pelo grigio, tutti lo fissarono con attenzione, poi Pinocchimon annunciò con aria serissima -So chi è il colpevole.-
-Chi?- fecero Mimi e Palmon, colpite e curiose.
-Ma l’ombra misteriosa!- esclamò quello. -E’ sempre lei a colpire, come i maggiordomi, non ti puoi fidare di nessuno!-
Inutile dire che le ragazze si diedero delle sonore manate in faccia. Purtroppo non riuscirono a dissuaderlo dall’impresa, perciò tentarono di essere accondiscendenti e presero ad indagare segretamente mentre la cerimonia proseguiva. I piccoli digimon invece rimasero colpiti e iniziarono a cercare la fantomatica ombra misteriosa in giro per la sala.
Purtroppo, accaddero altri imprevisti.
Per esempio, ad un certo punto della cerimonia, Gabumon non stette bene. L’odore dei fiori era diventato troppo forte per lui. Poi Devimon e Angemon arrivarono quasi alle mani, accusandosi a vicenda di avere uno tirato troppo forte i capelli dell’angelo e l’altro di aver pestato con inaudita violenza i piedi al diavolo. Piemon fece cenno a Mugendramon di sbatterli fuori, ma mentre questo camminava, s’impigliò il piede nel tappeto rosso e cadde spaccando il pavimento fra le risate generali. Furioso afferrò il primo povero disgraziato che gli capitò a tiro, Etemon, e si sfogò su di lui. In mezzo a quel delirio, nonnina Ishida ben pensò di andare in bagno, peccato che sbagliò stanza e, se Natsuko non l’avesse seguita, avrebbe fatto i suoi bisogni in un vaso della stanza adibita per i preparativi del celebrante.
E, ciliegina sulla torta, Etemon prese a cantare come un indiavolato spaccando i timpani a chiunque, ma in particolare ai digimon che aveva intorno, Piemon compreso che si piegò in due chiudendosi le orecchie con le mani. E nel soccorrerlo Yamato si rese conto della tragedia.
-Piemon… Dove sono le fedi?!-
La sala ammutolì di colpo e Mimi imprecò a mezza voce. Il panico si diffuse.
-Non si sposano più?- domandò nonnina Ishida -Che peccato…- lo disse con lo stesso tono con cui avrebbe potuto dispiacersi per l’ennesimo divorzio di Ridge e Brooke.
Il commento cadde nel vuoto del caos più totale. Gente che cercava gli anelli, gente che si menava e gente che cantava per ripicca. Metalseadramon tentò uno strangolamento caudale contro Etemon perché i cuccioli soffrivano terribilmente la sua Serenata d’Amore, ma fallì miseramente e quello corse via, senza smettere di cantare, perché trovava ingiusto che Mugendramon se la fosse presa con lui.
I nervi di Yamato stavano per cedere.
La cerimonia, così bella, era stata rovinata. Il sogno che si era creato infranto e… strinse i pugni imprecando. Non doveva piangere, non doveva piangere, era un uomo…. Doveva fare uscire solo la rabbia e la voce, ma sapeva che se avesse osato aprire bocca i suoi sentimenti l’avrebbero tradito. Poi si accorse di una seconda cosa. Aveva visto il celebrante a terra e voleva chiedergli se stesse bene, ma poi notò di dove tenesse le mani.
Sulle orecchie.
E la sua pelle iniziava a diventare scura e rossa, vide i capelli bianchi tingersi di blu notte e due puntute corna spuntare dalla sua fronte e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Phelesmon!- ruggì e il silenzio tornò in sala. Lentamente, i digimon entrarono nell’ottica che il nemico era fra loro e presto il diavolo divenne il capro espiatorio di tutte le diatribe. Per un attimo si sentì impaurito da quella reazione, ma non poteva non gustarsi lo scempio che aveva realizzato. Si alzò in piedi di fronte ai due e si rigirò fra le mani il forcone.
-E’ da molto che non ci si vede, eh? Spero vi stiate divertendo, perché io mi diverto un mondo. Queste situazioni sono così facili da ingarbugliare….-
-E' lui il colpevole!- gridò Pinocchimon caricando non la mitragliatrice, ma un bazooka.
Prontamente Piemon si parò davanti a Yamato, anche se questi era dell’idea di prendere a calci il diavolo personalmente.
-Su, su non prendetevela, è il miglior matrimonio al quale non sia mai stato invitato!- annunciò.
-Sarà anche l’ultimo se non ti togli dai piedi!- disse il clown a denti stretti.
-Vacci piano con le minacce, non sei nella posizione giusta per farne.- rispose quello saltando e spalancando le ali. Puntò il forcone verso Yamato e da quello fuoriuscì un potente raggio nero -BLACK STATUE!-.
Piemon era fra loro e a nulla servì il tentativo di Yamato di spostarlo da lì. Utilizzando tutte le arti magiche di cui disponeva, il clown tentò di impedire che il raggio lo superasse, che colpisse chi stava alle sue spalle e non solo Yamato, ma specialmente lui. Purtroppo però, a nulla servirono le sue armi. Fu colpito e il suo corpo iniziò a pietrificarsi.
Phelesmon rise di una risata malata.
-E’ sempre divertente avere a che fare con voi, signori!- disse con falsa galanteria.
-Vedrai come ti divertirai quando ti prenderemo a calci in culo come una pignatta!- sbottò Daisuke -Veemon!-
-Sono pronto, Dai!-
-Alt, alt, alt!- fece il diavolo agitando le mani -Volete davvero uccidermi? Non pensate a loro?-
-Piemon…- Yamato assisteva impotente alla pietrificazione del fidanzato, ma questi sorrideva, sorrideva sempre e nessuno capiva mai cosa gli passasse per la testa. Con fatica riuscì a scompigliare i capelli del ragazzo e gli donò un ultimo rassicurante sorriso.
-Le fedi…-
Poi rimase immobile e Yamato crollò.
Basta stare calmi, basta convincersi che tutto andrà per il meglio quando i tuoi invitati sono peggio di una mandria di bisonti inferociti, basta essere carini e coccolosi, aveva così tanto stress accumulato che se avesse potuto avrebbe sputato veleno. Ed era infuriato. Infuriato da morire. Raccolse la spada che Piemon aveva lasciato cadere a terra e si diresse verso il diavolo che era rimasto alquanto interdetto.
-Tu non dovresti stare nell’angolino della depressione?- domandò, speranzoso, il diavolo, non che ci contasse molto. Il digiprescelto dell’Amicizia era nella lista nera di molti nemici, nella sua in primis, dopotutto non poteva non aspettarsi una reazione simile.
-Non oggi…- sibilò il ragazzo. Si poteva scorgere un’aura oscura intorno a lui. E non era quella depressiva che a Digiworld l’aveva precipitato in quella caverna infernale. Era molto peggio. Nei suoi occhi si poteva leggere una vena di follia.
-E’ partito di nuovo…- fece Takeru, tenendosi a debita distanza e allontanando la nonnina che sgranava un rosario nel tentativo di esorcizzare il demone rosso. Da un certo punto di vista, le sue preghiere stavano facendo effetto.
-Questo matrimonio è partito male…- sibilò il prescelto dell’amicizia -Prima tutto quel casino per le fedi… e poi sei arrivato tu… e hai pietrificato Piemon… fallo tornare normale o questa spada sparisce dove non ci batte il sole!-
Metà dei presenti restò allibita dal suo sfogo oltre che volgare anche piuttosto sentimentale e Taichi si sarebbe unito al coro di “Oooooh” se solo si fosse trovato nella sala.





Note: Io non so fino a che punto questo capitolo sia delirante. So solo che mi è sfuggito dalle mani e che alla fine è stato Yama a mostrare il suo lato malefico. Non era prevista la pietrificazione, ma ho pronte le contromisure adeguate. Spero. Eheheh. Magari salvo il popò di Phelechan prima che diventi capro espiatorio di crimini non commessi. E lo so che Pinocchimon non è deficiente... non del tutto almeno, ma gli umani per lui sono bestie rare, che ne sa dei loro usi e costumi lui.
L'unico per cui sono davvero dispiaciuta è Mugenchan, ma dopo avergli messo delle mutande rosa suppongo di essermi comportata abbastanza bene... riuscirà il nostro impavido detective ad impallinare il colpevole e a ridurlo ad una macedonia? O ad una pignatta.... qualunque cosa meglio della spada nel regal popò.
Spero di avervi fatto sorridere ancora una volta, visto che ho avuto un calo di idee (i momenti clou mi giocano brutti scherzi). Non è colpa mia se amo anche l'angst! Q^Q

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così. ***


Capitolo 9: Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così.



-Vattene via, grande demone, vattene via… vattene, via, grande demone, vattene via..-
Forse il continuo sgranare delle perle del rosario da parte dell’anziana matriarca Ishida e il suo sciorinare in un flebile sussurro quelle parole stava avendo qualche effetto: Phelesmon era in difficoltà. Lo sarebbe stato chiunque nella sua situazione, con una marea di digimon di vari livelli decisi a fargli la festa. La sala per la cerimonia era stata distrutta e il vero celebrante era stato ritrovato in uno sgabuzzino legato e imbavagliato. Il digimon diavolo volava qua e là, tentando di colpire quanti più avversari poteva con la Black Statue e con il Demon’s Shout, ma i continui attacchi gli impedivano di caricare i colpi a sufficienza e i suoi strali oscuri venivano facilmente respinti.
-Vattene via, grande demone, vattene via…- continuò l’anziana donna.
-Sembra che funzioni…- osò dire speranzosa Natsuko, ma Hiroki la contraddisse indicando suo figlio.
-Credo che mamma si riferisca a quel demone…-
Infatti, Yamato era in prima fila per rispedire il digimon diavolo dall’inferno che l’aveva sputato e non gli lasciava spazio per caricare i suoi colpi. Tanto che Phelesmon iniziò a pensare di essersi fatto male i calcoli e di aver messo in gioco la sua vita per uno stupido dispetto.
Metalseadramon doveva stare indietro rispetto agli altri, perché doveva proteggere i suoi figli che impauriti guardavano la scena, anche se Megarmon si ostinava a mettere su il suo broncio da adulto mancato. Al drago d’acqua scappò una risata sommessa.
-Certo che ha un caratterino…- commentò -Mi chiedevo quando si sarebbe deciso a tirarlo fuori, a volte piazza certe scenate…-
-Certe scenate?- chiese Natsuko con dipinta sul volto un’espressione da “ma chi, mio figlio?!”
Il drago non si lasciò scappare l’occasione per riferire a mammina le marachelle del figlio maggiore, anche perché Yamato, nel suo piccolo ne combinava e parecchie. Certo sapeva essere infido e agiva più o meno come qualunque digimon malvagio, ma c’era una cosa che nel castello era ben nota e che faceva sorridere tutti (tranne quando si era toccati personalmente).
-Beh, sa, ormai i dati di Yamato sono in subbuglio perciò nelle notti di luna piena diventa intrattabile.- disse con aria saccente -E capita che pi… marchi il territorio… è davvero terribile.- annuì convinto mentre i genitori dello sposo restavano basiti nell’immaginare il figlio primogenito intento a sottolineare che la camera di Piemon era sua esclusiva con metodi poco ortodossi.
-Il mese scorso abbiamo avuto una decina di feriti, Etemon ha quasi subito una plastica alla faccia, Piemon… beh, lui era nella stanza da letto ma non se l’è passata meglio visto che anche lui è territorio di Yamato…-
A quel punto Natsuko sconnesse il cervello, mentre Hiroaki provò un senso di orgoglio e soddisfazione. Alla fine si era preoccupato per niente.
Uno dei raggi oscuri quasi colpì il drago chiacchierone e questi intercettò un’occhiataccia glaciale che lo paralizzò sul posto. Fiero del risultato, Yamato riprese a concentrarsi su Phelesmon, il quale dovette ringraziare che non ci fosse luna piena, perché altrimenti la minaccia della spada là dove non ci batte il sole non sarebbe più stata solo una minaccia, ma una dolorosa realtà.
-Cocytus Breath!- ululò Metalgarurumon tentando di chiudere il combattimento congelando il nemico.
-Black Statue!- Phelesmon però pietrificò il getto congelato e con un balzo schivò l’attacco di WarGreymon, afferrò il dinosauro corazzato per il piede e lo scagliò contro il lupo. I due accusarono il colpo e strisciarono diversi metri più in là, mentre Paildramon subentrava nel combattimento e Shakkoumon fungeva da scudo ai genitori dei ragazzi assorbendo gli attacchi e vanificandoli in sbuffi di vapore.
-Dovresti impiegarti come teiera, tsk.- fu il commento divertito e maligno di Devimon prima di rischiare una cottura a cento mila gradi per l’occhiataccia laser che il digimon evoluto gli scoccò.
Ora, c’è da dire che i digimon dei prescelti si stavano impegnando a non causare più danni del dovuto, mentre i Padroni delle Tenebre non se ne curavano, col risultato che Mugendramon si era strategicamente dovuto piazzare a scudo della parentela contro il “fuoco amico” di Pinocchimon che sparava all’impazzata, per non parlare di Lady Devimon che nella confusione tentava di compiere un Angewomonicidio.
Phelesmon tentò di individuare in quel caos primordiale la figura di suo fratello, ma Vamdemon non era da nessuna parte, il che era strano, perché di solito era lui in prima fila per fargli la festa. Quando finalmente intravide delle corte ciocche bionde, non fece in tempo a reagire che la spada di Piemon gli venne piantata sotto la gola. Lui e Yamato caddero diversi metri più in là distruggendo alcune panche della navata. Il digimon tentò di rialzarsi, ma il digiprescelto lo respinse schiena a terra, premendo la lama contro la sua gola.
-Ok, ok, calma…- tentò di difendersi -Siamo permalosi… eh?-
Yamato lo fissò gelido e premette la lama con più forza fino a fare stillare alcune gocce di sangue scuro dalla gola del diavolo.
-Va bene, va bene, mi arrendo!- esclamò quello, al che i digimon parvero placarsi e lo sposo infuriato decise di concedergli qualche altro attimo di tregua.
-Fallo tornare come prima!- ringhiò.
-Non posso farlo, sono molto debole in questo momento…- disse sulla difensiva -Però ti posso dire come si fa.- si affrettò ad aggiungere quando il ragazzo premette nuovamente il filo della lama contro la sua giugulare.
-Per sciogliere l’incantesimo è necessario un…- un boato tremendo cancellò quella parola così preziosa, Yamato vide il diavolo tagliare la corda in uno sbuffo di fumo nero, le sue ultime parole furono -…vero amore.- e -Portate i miei saluti al fratellino.-
Poi il silenzio.
Yamato voltò il capo in maniera fulminea e inquietante alle sue spalle, dove un certo burattino tentava di nascondere un bazooka decisamente troppo grande alle proprie spalle.
-Scusa… partito un colpo…-
Il ragazzo ebbe l’ultimo raptus omicida della giornata e ci volle un bello sforzo collettivo per farlo desistere al massacro del burattino “innocente”. Quando finalmente l’ira scemò, rimase solo il silenzio che segue la distruzione e lo sconforto per la cerimonia rovinata impregnò l’aria che sapeva di polvere e fuoco.
Vi erano brecce e fiamme ovunque, gli arredi erano stati straziati dai fuochi nemici e amici, gli abiti eleganti ridotti a cenci da gettare nella spazzatura e ovunque aleggiava un certo imbarazzo. Piemon era pietrificato e Phelesmon se l’era svignata senza neppure riparare al danno arrecato. Ricorrere al potere di HolyAngemon era inutile, poiché dopo svariati scontri, il diavolo aveva affinato e rafforzato la propria tecnica. Yamato cadde a sedere sui gradini dell’altare con la testa fra le mani e la famiglia intorno a consolarlo, Takeru in primis.
-Che cosa faccio adesso?- chiese più a se stesso che a qualcuno in particolare.
-Phelesmon ha detto qualcosa circa il vero qualcosa, no?- disse dopo un poco Miyako con aria sognante -Forse si riferiva al vero amore!-
Yamato guardò lei, poi il fidanzato ridotto ad una statua scura, poi arrossì e si alzò. Guardò fisso negli occhi della statua e schiuse le labbra.

Nel frattempo, Taichi non aveva partecipato al combattimento, ma non per questo non era stato all’erta e aveva fatto mega digievolvere Agumon, mentre tentava di sistemare una faccenda ancora più spinosa di un nemico abituale in vena di fare il suo regalo di nozze.
-Non pensavo fossi così infantile, Vamdemon.- disse arrampicandosi sul tetto del semidistrutto locale, mentre il vampiro tentava di volatilizzarsi pieno di vergogna. Il ragazzo però fu veloce e gli afferrò la mano, tirandola verso di sé. -Devi fartene una ragione…- disse dispiaciuto -Ti prego, cerca di superarlo…-
Vamdemon strinse il pugno, infastidito e imbarazzato.
-Io… non hai idea di ciò che c’è stato fra noi…-
-Questo è vero.- rispose Taichi -So che gli devi tanto e che lo ami da morire. Però hai detto anche a me che mi amavi, era solo un modo per illuderti?-
Quello lo guardò di sfuggita, per poi tornare a concentrarsi sui fili di fumo che risalivano dalla sala saccheggiata e sfumavano nel cielo limpido.
-No.- disse -C’è qualcosa… ma non è così prepotente come ciò che provo per Piemon.- disse sinceramente.
Taichi incassò il colpo e si sedette ai suoi piedi.
-A me piaceva Sora.- disse -Continua a piacermi tantissimo, ma…- ricordò quando lei si era dichiarata a Yamato e per un po’ di tempo erano stati insieme. -Sono stato felice quando si sono lasciati, ma quando ho trovato il coraggio di dirle che cosa provavo, abbiamo smesso di farci la guerra.- lo guardò -E ho capito che non era altro che un’ossessione infantile, che resterà nel mio cuore.- A quel punto si alzò e sollevandosi sulle punte abbracciò le spalle del vampiro confuso.
-Amo te.-
Vamdemon reclinò il capo, incerto.
-Io non sono sicuro di poterti offrire garanzie in questo momento.- disse tentando di riguadagnare il contegno che aveva perduto durante quella cerimonia, quando si era abbassato a…
-Sono certo di poterti conquistare nuovamente.- affermò convinto Taichi cercando le sue labbra gelide.
-Sei l’essere più testardo che io conosca…- sorrise, finalmente, Vamdemon. Il suo dolore si alleviò un poco, giusto il tanto da concedergli un poco di speranza.
-Ho un buon maestro.- rispose il ragazzo baciandolo con passione travolgente e un pizzico di possesso che costrinsero il digimon a riafferrare immediatamente le redini della situazione. Rimasero uniti in quel travolgente scambio di effusioni per interminabili e passionali minuti. Poi Taichi disse -Adesso andiamo a restituire le fedi.-
Vamdemon acconsentì.


-Allora?- domandò Hikari alle sue spalle. Yamato chinò il capo sconfortato.
-Niente…- si pulì la bocca con disgusto -Sembra di aver baciato un marciapiede…-
Avrebbe voluto fare fuori Pinocchimon per il suo inopportuno intervento, ma si trattenne perché, tanto, con Phelesmon non c’era da stare sicuri. Probabilmente Piemon sarebbe comunque rimasto una fredda statua di pietra. L’unica speranza era confidare in Holy Angemon, ma Patamon era esausto e perciò dovevano attendere.
Il matrimonio era stato rovinato e non vedeva soluzioni per uscire da quella situazione. Poi Taichi e Vamdemon tornarono in sala e il digiprescelto del Coraggio gli si avvicinò compunto per mettergli fra le mani le fedi nuziali.
-Phelesmon le aveva nascoste per bene.- mentì spudoratamente. Yamato soppesò quelle parole, ma non diede segno di leggere oltre quella menzogna, non aveva tempo da perdere per… rimase immobile per qualche secondo, poi fissò le fedi nuziali e ricordò le ultime parole di Piemon e il discorso di Phelesmon come celebrante.
-Un simbolo di vero amore… amore eterno…- col cuore in gola infilò la fede nel dito di Piemon e sperò, sperò con tutto il cuore che il maleficio si sciogliesse. E sotto gli sguardi dei presenti, la pietra sci sgretolò come sabbia liberando dal suo abbraccio gelido il proprio prigioniero.
Prima che il digimon clown ebbe solo il tempo di riprendere fiato, il ragazzo gli saltò al collo e lo strinse con forza fin quasi a strozzarlo.
-Ehi… ehi…- esclamò quello confuso. Tutt’intorno si piagnucolava di felicità e si rideva, si sparavano a zero le solite battute infami (quando si è cattivi, bisogna contenere gli slanci di felicità) e ci si chiedeva come si sarebbero ripagati i danni.
-Ho avuto paura…- disse Yamato -Per un attimo…- si corresse immediatamente.
Piemon annuì, immaginava il brutto quarto d’ora che aveva passato, ma a giudicare dagli sguardi ancora basiti dei suoi genitori e dall’espressione imbarazzata di Takeru, sicuramente aveva dimostrato di reagire molto più che bene in quella situazione.
-Dovrei farmi pietrificare più spesso se reagisci così.- gli disse abbracciandolo possessivamente.


-Vuoi tu, Piemon, prendere Yamato come tuo legittimo sposo e amarlo ed onorarlo finché morte non vi separi?- Un confuso celebrante alla fine acconsentì a sposare i due. Tenendosi per mano accanto a ciò che restava dell’altare i due si scambiarono le promesse di amore eterno.
-Si, lo voglio.-
-E vuoi tu, Yamato, prendere Piemon come tuo legittimo sposo e amarlo ed onorarlo finché morte non vi separi?-
-Sì, lo voglio.-
-Adesso scambiatevi gli anelli, in segno del vostro amore e come promessa di fedeltà eterna.-
Piemon infilò la fede intorno al dito di Yamato e questi fece altrettanto, poi, sempre tenendosi per mano, neppure aspettarono il consenso del celebrante e si baciarono, suggellando la loro unione.


-E con questo testimonio che Piemon non è una banana!- Saltò su Pinocchimon rievocando il momento della firma del contratto matrimoniale alzando il bicchiere mentre tutt’intorno riecheggiavano gli applausi. -E per gli sposi hip hip!-
-Urrà!- fu la risposta acclamata a gran voce. Gli invitati presero a sbattere le mani e le posate e la sala fu pervasa da tintinnii e applausi, l’alcol scorreva a fiumi e le più prelibate e assurde leccornie furono servite dai servitori dei Padroni delle Tenebre. Piemon e Yamato erano felici, raggianti nel loro angolino di felicità all’estremità della sala. Piemon aveva appena ascoltato il resoconto dell’impresa del marito e se la rideva di gusto, ma ovviamente nulla batté ciò che accadde in seguito al matrimonio quando andarono a sbancare i casinò di Las Vegas.
Piemon fece Jackpot ovunque, tanto che in seguito dovettero fuggire dalla vigilanza locale per sospetta truffa ai danni dei vari casinò. In più, poiché i gruppi si erano separati, dovettero anche tentare di placcare i bollenti spiriti di Pinocchimon ed Etemon che giravano ubriachi in decapottabile urlando a proposito di banane e peli grigi di velluto reinterpretando a modo loro il matrimonio. Vamdemon arrivò a temere di essere scoperto dal detective Pinocchimon e iniziò a pensare a come chiudergli la bocca definitivamente, possibilmente senza ucciderlo, perché altrimenti il suo sporco segreto sarebbe venuto a galla.
Mugendramon era reduce dalla favola della buonanotte ai figli e sedeva sfiancato nello spirito accanto al malizioso compagno. La nonnina Ishida insisteva a sgranare rosari alla vista di qualsiasi digimon vagamente demoniaco mettendo in fuga gli Evilmon camerieri. Mimi tagliò la torta raggiante di gioia, sul suo abito erano appuntati i fiori del bouquet di Yamato, mentre quello di Piemon era stato afferrato da Gabumon quasi per sbaglio. Il digimon era impegnato a intavolare una discussione imbarazzantissima con un certo lupo mannaro nero che si divertiva a stalkerarlo da un po’ di tempo addietro. Hikari intanto scattava foto qua e là, immortalando teneri momenti come la goffa dichiarazione di Koushirou o un Ken leggermente brillo intento a guardare sovrappensiero Miyako, quelli divertenti come Armadimon che gridava di essere evoluto in Armapatamon e le solite scaramucce fra angeli e demoni che non guastavano mai.
-Armapatamon, eh?- insinuò Devimon.
-Zitto Etedevimon.- rispose il piccolo mammifero volante dalla testa di Takeru.
-Ma brutto cotechino alato!- sbottò quello tentando di infilzarlo con la forchetta.
-Ehi, ehi, calma!- fece Takeru impaurito facendosi scudo con un piatto.
Etemon, ad un certo punto, saltò sul tavolo e prese a cantare (per fortuna non la sua Love Serenade) e si attirò non solo un sacco di proteste, ma persino piatti e cibo.
Vamdemon stava in silenzio, a sorseggiare il suo sangue mentre Taichi al suo fianco incoraggiava, con il solito tatto-zero, Koushirou a baciare Mimi.
La torta della ragazza era deliziosa, così come il cibo del ricevimento. Un mix di sapori umani e digitali da leccarsi i baffi.
Allo scoccare della mezzanotte poi, i due sposi si dileguarono.

-Dove andiamo?- fece Yamato.
-Ho una sorpresa per te.- fece quello chiudendogli gli occhi con una striscia di stoffa rossa.
Yamato sorrise appena e si lasciò guidare, avanzando a tentoni per i corridoi del castello. Ad un certo punto Piemon lo prese in braccio e lui pensò si trattasse di un pezzo di strada difficile da percorrere, ma quando poi suo marito gli tolse la benda, capì che il vero motivo era il fatto che quella strada la conosceva anche troppo bene.
Era l’osservatorio.
Piemon lo rimise a terra sulla pedana e con aria felice gli disse -Guarda.- Accese il suo telescopio su un punto luminoso nel buio.
Yamato inarcò il sopracciglio. -Cos’è?-
-Una stella.- fece l’altro. -La nostra stella.-
Yamato arrossì violentemente e si abbandonò sullo scranno del marito con un’aria compiaciuta ed imbarazzata al tempo stesso. A volte Piemon sapeva essere così romantico che c’era da averne paura. Poi allungava le mani e c’era da temerlo con tutto il cuore, perché la passione con cui lo travolgeva gli toglieva il fiato.
-Ti amo.- gli sussurrò il clown all’orecchio, solleticandogli i timpani col soffio caldo delle sue parole.
-Anch’io.- rispose Yamato abbracciandolo possessivamente.


La mattina dopo, mezzo castello subì un brusco risveglio.
-Oh Goddramon di nuovo!-
-Ma che razza di precauzioni si usano in questo mondo?!-
-Il fatto che sia rosa mi inquieta e non poco…-
-Spera piuttosto di essere la madre. Come padre geloso non ti sopporterei…-







Note: Eccoci or dunque venuti alla fine. Ma, in realtà non finisce qui. Per prima cosa però, lasciate che vi spieghi qualcosina circa il comportamento di Yama... forse è forzato, forse no, però ho sentito l'impluso di mettere la scena che Metal ha raccontato ai suoi genitori... mi faceva ridere. Il tutto è partito con un'immagine di Astamon che marchiava un albero (ricordatevi che prima era uno Psychemon) XD poi ho pensato che se Yamato diventasse un digimon per integrarsi a Digiworld sarebbe qualcosa di vagamente riconducibile ad un lupo. Mettiamo il caso che a stare lì si stia digitalizzando e tiriamo le somme... ecco, vi auguro di non incontrarlo quando ha le sue cose u.u
A parte questo, dicevo, i capitoli sarebbero dieci, però l'ultimo contiene la notte di nozze dei due piccioncini, perciò, piuttosto che mettere il rat rosso per un solo capitolo rosso, preferisco farvi leggere la cosa a parte ^_- Perciò, per chi si ferma qui, vi ringrazio di avermi seguita e sostenuta anche solo leggendo sta cosa: ChibiRoby per averla messa fra le seguite, Chihiro per averla messa fra le ricordate e Lau2888 per averla recensita con pazienza ^^

Spero di avervi divertito anche stavolta, di aver dato un po' di giustizia a Vamdemon alla fine e vi assicuro che nessun burattino è stato maltrattato nella stesura di questa storia e neppure nessun diavolo. Phelesmon è coriaceo e si è davvero divertito nonostante le abbia prese da tutti u.u

Bacioni e alla prossima, se tutto va bene sabato prossimo ci sarà la notte di nozze ^_-

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