Ten persons to five stories

di Half Of Nothing
(/viewuser.php?uid=173287)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scribble and Ice-man ***
Capitolo 2: *** Ocean and Angelo ***
Capitolo 3: *** Mistica and Fire ***
Capitolo 4: *** Mr I. and Viewless ***
Capitolo 5: *** Louis and Wendy ***



Capitolo 1
*** Scribble and Ice-man ***



SCRIBBLE AND ICE-MAN

Ero seduta, come al solito, sulla panchina della stazione ferroviaria.
Ero scappata, di nuovo.
Forse perché quello che so fare meglio è proprio questo, scappare.
Anzi, so scappare a metà. Non ho mai avuto il coraggio di prendere quel maledettissimo treno e tornarmene a casa.
Una signora si avvicina e mi chiede l’ora, io le rispondo che non ho l’orologio e lei se ne va stizzita.
Non mi piace il comportamento della gente, sembra che tutto gli sia dovuto.
Beh, non è così.
 
È tardi, sono qui da almeno tre ore, e non ho intenzione di andarmene. Me ne rimarrò qui finchè qualcuno non mi troverà e mi riporterà a casa a forza. Come succede sempre.
-non dovresti essere qui-
Ecco appunto.
-non ti conosco e non ho intenzione di farlo, ti avrà mandato qualcuno dell’istituto, perciò andiamo-
Mi giro e noto che a parlare è stato un ragazzo moro, occhi marroni, grande sorriso.
Lui fa una piccola risatina –come ti chiami?-
-il fatto del non-conoscersi non l’hai capito vero?- lui sorride e distoglie lo sguardo
-tu hai detto che non mi vuoi conoscere, non il contrario- si rigira a guardarmi.
Io sbuffo e distolgo lo sguardo.
-Blossom…- lo dico con un sospiro, riesco a sentirlo appena io.
-come scusa?- mi chiede con un sorrisetto irritante
-Blossom! B-l-o-s-s-o-m! Fiore, fioritura… come vuoi. Odio il mio nome e gradirei essere chiamata Scribble grazie.- lui ride sentendo il nome che mi è stato assegnato
-Scribble? Oddio ragazza sono stati davvero crudeli con te!- mi risponde lui in preda a una crisi di risate.
Ha ha ha. Davvero molto divertente.
-sentiamo, te come ti chiameresti?- lui smette di ridere e si raddrizza sulla panchina.
-Liam. Mi chiamo Liam- mi risponde semplicemente, distogliendo lo sguardo.
-e che nome ti avrebbero assegnato tanto meglio del mio Liam?- domando leggermente infastidita
-pff…non mi va di dirtelo. E poi tu hai detto che non volevi conoscermi giusto? Bene, ora andiamo all’istituto- lui si alza tendendomi la mano, ma io non mi muovo di un millimetro
-o mi dici il nome che ti hanno dato o non mi muovo di qui- dico mettendo il broncio e incrociando le braccia
-Ice-man- mi dice lui in un sussurro.
Mi trattengo dallo scoppiargli a ridere in faccia. Ho molto autocontrollo io.
-come scusa?- gli domando con lo stesso tono usato da lui poco fa
- I-c-e m-a-n, uomo ghiaccio ecco!-
Gli scoppio a ridere in faccia.
Ecco che il mio autocontrollo è andato a farsi fottere.
-e poi sarei io quella con il nome strano!- dico tenendomi la pancia per il troppo ridere
-davvero molto simpatica. Ora andiamo- mi dice prendendomi il braccio e tirandomi in piedi.
Io al contatto sussulto –cavolo mi hai congelato il braccio!- dico stringendomi il punto in cui mi ha fatto male.
Mormora una scusa e si siede per terra.
Io lo guardo interrogativa –hai ragione, non ho voglia di tornare lì, quindi conosciamoci meglio!- mi dice tutto felice.
Ho già detto quanto è simpatico?
-rifiuto l’offerta e vado avanti- dico ironica, cosa che evidentemente non capisce dato che mi sta guardando interrogativo.
Sbuffo rassegnata –avanti, che vuoi sapere?- non è da me arrendermi così facilmente.
Sarà lui a farti questo strano effetto.
Lui si sfrega le mani e mi indica –che sai fare?-
-in che senso scusa?- gli domando io
-io so comandare il ghiaccio. Tu che sai fare Blossom?- dice calcando particolarmente il mio nome.
Io sbuffo e mi alzo in piedi di fronte alla parete, la guardo per qualche secondo, poi mi accerto che siamo soli e infine poggio il mio palmo sul muro ruvido.
L’effetto è immediato, l’intero muro si trasforma in un disegno in bianco e nero.
Liam si alza e rimane a bocca aperta, poi si avvicina e tocca il muro.
-è di carta!- esclama continuando a sfiorarlo
-si…adesso capisci il perché del nome Scribble?- gli domando tornando a sedermi
Lui annuisce e viene a sedersi vicino a me.
Dopodiché inizia a raccontarmi la sua storia.
 
-è arrivato il treno- mi dice indicando il mezzo appena fermato
-già… peccato che non avrò mai il coraggio di prenderlo…- dico più a me stessa che a lui.
Lui allora si alza e mi tende la mano, che questa volta prendo.
Fidati di lui Blossom.
-Liam che stai facendo?- gli chiedo mentre cerco di divincolarmi da lui che mi sta trascinando sul treno
-scappiamo Blossom, ecco che facciamo- mi risponde lui mentre cerca un posto libero nella cabina.
-ecco questi vanno benissimo!- mi dice mentre si siede in due posti liberi vicino al finestrino
-ma…- provo a controbattere ma Liam ferma un signore di passaggio interrompendomi
-scusi signore, dove è diretto questo treno?-
Il signore lo guarda stranito –a Parigi ragazzo- lui ringrazia e torna a sedersi, sorridendomi.
Fidati di lui, andrà tutto bene.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ocean and Angelo ***


OCEAN AND ANGELO


-che cosa stai facendo?- domanda una voce dietro di me, io sobbalzo, credevo di essere sola
-sto giocando non vedi?- rispondo ridendo mentre continuo a creare strane forme con il mare
-non dovresti fare queste cose… potrebbero vederti- mi risponde lui con tono serio, mentre si mette di fianco a me.
Mi giro e vedo chi è stato a parlare: un ragazzo, più o meno della mia età, occhi azzurri e capelli biondi.
Sbuffo e mi siedo sullo scoglio –come ti chiami?- gli domando guardandolo
-Niall, ma gli altri mi hanno chiamato Angelo…ma ti prego tu chiamami Niall!- mi dice implorante, io rido e annuisco
-e tu?- mi chiede mentre si siede anche lui
-io mi chiamo Ariel, ma mi hanno affibbiato il nome Ocean, che odio- dico sbuffando sonoramente.
Lui mi guarda e quando si accorge che me ne sono accorta distoglie lo sguardo arrossendo.
-sai Niall sei carino quando arrossisci!- gli dico sorridendo, lui arrossisce ancora di più, poi mi risponde –beh, te sei carina sempre…- io abbasso la testa imbarazzata.
Ci mettiamo a guardare il sole che tramonta sul mare.
-non voglio tornare a casa Niall…- dico mentre sbadiglio sonoramente, lui si gira e mi guarda
perché?- mi domanda curioso
-perché lì mi mettono sempre in punizione, dicono che mi comporto troppo da bambina!- dico sbuffando e mettendo il broncio
-disse quella con i capelli rosa e la collana a forma di caramella…- mi fa eco Niall
-non sei molto carino sai?!- domando sarcastica
-dai, stavo solo scherzando- mi riprende lui, per poi alzarsi in piedi, prendere la rincorsa e buttarsi giù dalla scogliera
-Niall! Ma che fai?- domando terrorizzata mentre mi affaccio dallo scoglio
-volo non vedi?- mi domanda mentre svolazza lì vicino, si è tolto la maglietta e ora ha due enormi ali d’angelo dietro la schiena
-che bello! Anche io voglio volare!- urlo per farmi sentire da Niall
-dai vieni…- mi abbraccia e insieme ci mettiamo a fare strani percorsi intorno agli scogli e sulle onde. Non faccio altro che ridere, e lui con me.
Poi improvvisamente torna serio, e mi riappoggia sulla scogliera.
-Ariel dobbiamo andare…- mi dice tendendomi la mano, serio.
Subito i miei occhi si riempiono di lacrime –ti prego Niall, non farmi tornare lì…sono tutti cattivi!- dico mentre le lacrime iniziano a scendere copiose
-io non ho detto che dobbiamo tornare a casa…- mi abbraccia e mi consola, per poi spiccare il volo con me attaccata.
 
-presto Ariel o perderemo il treno!- continua a ripetermi lui mentre mi tira in stazione
-oh ecco, entriamo dai!- mi incita lui mentre cerca dei posti liberi, ne troviamo tre, in uno c’è seduto un signore
-mi scusi signore potrebbe dirci dove è diretto questo treno?- chiede Niall sorridendo
-a Parigi ragazzo, come mai oggi mi fate tutti la stessa domanda?- chiede il signore borbottando, Niall lo ringrazia e mi prende la mano sorridendomi.
Finalmente Ariel, hai trovato qualcuno che non ti considera solo una bambina.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Mistica and Fire ***



MISTICA AND FIRE


-E sposati!- mi urla per l’ennesima volta un signore che passa di lì, ed io sono costretta ad obbedire.
La mia vita è così, un continuo obbedire. La gente dice, io faccio.
Sempre.
-ehi fermati, ehi dico a te ragazza!- mi urla qualcuno da dietro, ed io sono costretta ad obbedire.
Mi giro e vedo che un ragazzo mi sta raggiungendo, i ricci che sobbalzano ad ogni colpo e gli occhi verdi e luminosi.
-sei tu Mistica vero?- mi domanda a bassa voce per non farsi sentire
-si sono io…- rispondo con lo sguardo basso –tu sei…- domando allungando la i
-Harry piacere, ma loro mi hanno chiamato Fire- mi dice lui tendendomi la mano e sorridendomi imbarazzato
-io sarei Amelia, ma vedo che conosci già il nome che mi hanno dato gli altri- dico sorridendo a mia volta, lui ridacchia nervoso e si passa una mano dietro la testa, per poi sospirare –immagino che tu sappia perché sono qui- dice lui iniziano camminare nella direzione opposta in quella in cui era venuto. A sentire quelle parole mi si stringe lo stomaco e un senso di nausea mi pervade.
-si…sei qui perché sono scappata e mi devi riportare a casa, quindi prima torniamo prima finirà tutta questa storia- dico fermandomi e abbassando lo sguardo.
Lui sospira –no…sono qui perché voglio venire con te- mi dice fermandosi anche lui.
Queste parole mi fanno alzare la testa di scatto e mi costringono a guardarlo negli occhi.
Occhi marroni in occhi verdi.
-guarda Harry, che io non sto andando da nessuna parte di preciso- gli dico continuando a guardarlo, lui sorride e mi risponde –allora andiamo da nessuna parte insieme-
 
-Harry stiamo camminando da tipo…- guardo l’orologio appeso al suo braccio –quaranta minuti! Ti prego fermiamoci!- gli dico fermandomi nel bel mezzo della strada per poi sedermi. Lui ride e si gira –volevo portarti in un posto speciale…dai ancora dieci minuti!- mi dice supplicante e tendendomi la mano. Io sbuffo e mi alzo.
 
Ancora mi devo spiegare come i dieci minuti siano diventati quarantacinque…ma dettagli.
Ne è valsa la pena.
Harry mi ha portata su una collina ai cui piedi c’è un lago bellissimo, è bastato attraversarla.
-allora Amelia…vuoi farlo un bel bagno?- mi dice strofinandosi le mani e sorridendo
-vorrei farti notare che non ho il costume- dico indicando il mio vestito rosa.
Lui ride e poi torna serio tutto di un colpo –signorina Amelia si butti in acqua immediatamente!- mi dice per poi scoppiare a ridere.
Ma io proprio non riesco a ridere, infatti le mie gambe come prese da una forza loro si dirigono verso la superficie cristallina d’acqua.
Loro dicono, io eseguo.
-almeno raggiungimi!- urlo a Harry quando sono riemersa, lui si risveglia improvvisamente e inizia a correre verso di me, per poi buttarsi.
 
-mio dio è tardissimo! Saremmo in acqua da più di tre ore!- urlo a Harry mentre cerco di rimanere a galla a causa dei suoi scherzi
-eddai non possiamo stare ancora un po’ qui? Ti preeeeeego- mi chiede facendomi gli occhi dolci
-no Harry. Dobbiamo uscire!- dico indicando la riva, lui sbuffa e inizia a nuotare.
Io lo raggiungo dopo qualche minuto, ci rivestiamo e ci stendiamo a guardare le stelle.
-sai, dovremmo andare da qualche parte…non possiamo continuare a girovagare come dei vagabondi- mi dice pochi minuti dopo lui, io annuisco e torno a guardare le stelle.
-ci sono!- mi dice dopo alcuni secondi alzandosi improvvisamente
-eh?- domando confusa mentre lo guardo
-ce ne andiamo a Parigi!- mi dice con gli occhi che luccicano e uno strano sorriso
-Harry quanta acqua hai bevuto prima?- gli chiedo io confusa, ma lui mi ignora e continua
-dobbiamo sbrigarci però! Il prossimo treno parte tra tipo… 1 ora! Forza Amelia sbrigati!- mi urla prendendomi per il braccio e incominciando a tirarmi verso la stazione.
 
-Che ci andiamo a fare a Parigi?- domando di nuovo cercando di fargli cambiare idea. Lui si blocca di colpo in mezzo alla stazione, si gira e mi guarda –hai qualche idea migliore?- mi chiede sarcastico, io scoppio a ridere e scuoto con energia la testa. Lui si rigira e continua.
-eccoci, siamo arrivati!- mi dice mentre cerca due posti liberi –ora dobbiamo solo goderci il viaggio- e appena li trova si siede soddisfatto.
-scusa questo treno va a Parigi?- è stato un ragazzo con la pelle ambrata che tiene per mano una buffa ragazza a parlare, Harry sorride e annuisce e loro se ne vanno soddisfatti… anzi, solo lui perché la ragazza non era molto contenta di essere lì.
Mi guardo un po’ intorno, ho una ragazza con dei singolari capelli rosa che parla con un ragazzo biondo alla sinistra e una rossa vestita di blu e un moro alla mia destra.
Tutti diretti a Parigi, come me e Harry.
-siamo arrivati appena in tempo! Dai sbrigati!- urla un ragazzo con la maglia a righe arrivato giusto prima del chiudersi delle porte, è in compagnia, ma non riesco a vedere bene.
 
-Tu sai cosa posso fare io Amelia, ma io non so cosa sai fare tu- mi dice dopo un po’ Harry, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero caduta.
Lo guardo e sorrido.
-io obbedisco Harry, io faccio tutto quello che le persone mi dicono di fare- dico con un sorriso triste. Lui mi guarda e mi sorride incoraggiante –se io ti dicessi alzati per esempio?-
Io rido e mi alzo. Anzi, sono costretta ad alzarmi.                              
-e se ti dicessi… avvicinati?- io lo guardo confuso e due secondi dopo sono di fronte a lui
-bene…ora baciami- mi dice lui con un sorriso enorme stampato sulle labbra.
E io ubbidisco.
E posso giurare che per la prima volta in vita mia, sono contenta di prendere ordini
.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Mr I. and Viewless ***




MR I. AND VIEWLESS
 

Adesso spiegatemi perché hanno mandato me a cercare quel cazzo di tipo che fa lo stupido e non vuole stare all’istituto. Ok, nemmeno io adoro starci però almeno non scappo ogni 30 secondi, eccheccavolo.
Che poi come mi vedrà sicuramente piglierà paura visto che non capita di certo tutti i giorni di trovarsi davanti una ragazza con i capelli arcobaleno.
Ma questi sono dettagli.
-io la prossima volta la mando a quel paese la governante e me ne vado a mangiare al mac- urlo in preda alla rabbia più profonda.
L’ho già detto eccheccavolo?
-uhm vediaaaamo…da dove inizio a cercare mister invisibilità? No perché uno che scappa senza farsi beccare mai è degno di questo soprannome anche se io prefer…OH MERDA ECCOLO LI’!- urlo d’un colpo alla vista di un ragazzo moro seduto ai piedi di un albero, lui si gira verso di me, ma prima che possa vedermi mi butto a terra diventando del colore del’erba.
 
Sono per terra da circa mezz’ora, non ho la forza di alzarmi, e poi dovrei andare lì e dire che cosa “ehi ciao scusa ma mi hanno mandato a prenderti per riportarti di forza in un posto che odi” mi scoppierebbe a ridere in faccia.
-guarda che ti ho vista sai?- alzo lentamente la testa verso la voce che proviene da sopra di me.
Mi alzo da terra e torno al mio colore normale –ma scusa come hai fatto a vedermi?- gli domando mentre mi ripulisco dall’erba attaccata ai mie pantaloni, lui sorride e mi risponde –posso vedere tutti quelli che hanno il mio stesso tipo di potere- mi dice mentre mi toglie un filo d’erba dai capelli.
Oh cavoli lui è mister invisibilità davvero.
 
-che poi i mie capelli cambiano sempre colore di capelli e questo è un vero problema perché non so mai cosa indossare, ma te la immagini tu una tipa con i capelli rossi e la maglia rosa? No! È proprio per questo che è una vera rottura questo mio camb…-
-ma non fai altro che parlare tu??- mi chiede alzando gli occhi al cielo mr I.
Si, lui è mister I. come mister invisibilità.
-sei tu che hai detto di volermi ascoltare sai?!- gli rispondo indignata
-ma io non te l’ho mai detto!- mi risponde lui esasperato
-ah ma davvero?- gli chiedo seriamente confusa, lui annuisce e continua a camminare.
 
-mi sto annoiando.- dico mentre trascino i piedi in maniera teatrale sottolineando la mia stanchezza
-si, lo so- mi risponde lui sbuffando
-e mi fanno male i piedi.- dico indicandoli, anche se non si vedono, dato che hanno preso il colore dell’erba circa due minuti fa
-si, so anche questo- mi risponde senza girarsi
-ah… e mi fa mal…-
-o mio dio smettila di parlare ti prego!- mi dice lui girandosi e mettendosi le mani nei capelli
-ok ok, scusa…ora sto zitta lo giuro- dico mimando di chiudermi la bocca con una cerniera, lui mi guarda alzando un sopracciglio e si gira continuando a camminare.
-ma giusto così per sapere…quanto manca?- domando sotto voce pizzicandogli una spalla
- MIO DIO!- mi urla lui facendomi sobbalzare.
Però, suscettibile il tipo.
 
-ecco rogna, siamo arrivati- mi dice lui indicando uno spiazzo nella foresta
-scusa come mi hai chiamat… o mio dio-
Quello che mi si presenta davanti è una visione spettacolare, un laghetto con una cascata e tante liane, fiori e piante diverse.
-sono venuta in questo posto tante volte ma non l’avevo mai notato- dico mentre fisso la cascata
-questo perché questo posto si nasconde, proprio come noi. Una leggenda dice che solo due persone realmente innamorate possono vederla in tutto il suo splendore- mi dice lui mentre mi guarda sorridente, poi d’un tratto si riprende e aggiunge –ma è solo una leggenda…-
-facciamo il bagno?- domanda poi tutto d’un tratto lui
-oooh non potevo chiedere di meglio- rispondo buttandomi in acqua e diventando azzurra
 
-i tuoi capelli sono viola- mi dice Mister I mentre mi arrotola una ciocca
-una volta mi sono diventati bianchi e neri, era una cosa orrenda ti giuro!- rispondo ridendo al solo ricordo di quell’episodio
-lo sai, non ci siamo nemmeno detti i nostri nomi…- mi risponde lui mentre senza farsi vedere si avvicina piano
-non penso sia una cosa importante- rispondo sinceramente –comunque io sono Katniss, ma quelli dell’istituto mi chiamano Viewless. Tu puoi chiamarmi come vuoi- gli rispondo poggiandogli la testa sulla spalla
-penso che ti chiamerò Katniss, è bellissimo. Io mi chiamo Zayn, ma Loro mi chiamano…-
-Mister I- rispondo sovrappensiero
-come scusa?- mi domanda confuso lui
-Mister I, come mister invisibilità- rispondo mentre mi alzo per sgranchirmi le gambe, lui sbuffa e sorride –e mister I sia-
 
-Io non ci voglio andare!- dico per l’ennesima volta a Zayn
-eddai Katniss non fare la bambina!- mi dice lui ridendo
-non sappiamo nemmeno dove è diretto questo treno!- urlo nel bel mezzo di un vagone, lui fa un salto e mi tappa la bocca –sai, parli troppo per i mie gusti-
Ci avviciniamo a due ragazzi seduti, uno è riccio ed è insieme a una ragazza molto bella vestita di rosa.
-scusa questo treno è per Parigi?- gli domanda Zayn
Lui annuisce e lui se ne va felice, la ragazza mi sorride e io ricambio, anche se sbuffo e seguo mr I.
Ci sediamo nei primi due porti vuoti, non è molto pieno il treno.
-secondo me questa è una vera sciocchezza! Pensa se per sbaglio finiamo in Cina o robe così! Io non so parlare il cinese! E poi una volta arrivati lì che pensi che f…- ma non faccio in tempo a finire la frase che mi ritrovo le labbra del ragazzo sulle mie.
-Tu parli davvero troppo ragazza- mi dice sorridendomi e abbandonandosi sul sedile.
E posso affermare con certezza che lui è stata la prima persona che mi ha mai zittita.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Louis and Wendy ***


-A M. che ha appena scoperto di essere incinta e non ha nemmeno finito le superiori.
Andrà tutto bene.

Ti prego fai che la trovi. Ti prego ti prego ti preeeego.
Questa foresta è troppo inquietante, ma vedi te se io Louis William Tomlinson devo andarmene in giro alle 5 di sera a cercare una ragazza scomparsa.
Uffa.
-Che poi posso anche mettermi a parlare tanto non c’è ness…OH PORCA CAROTA!- urlo sobbalzando alla vista di una ragazza seduta in mezzo al sentiero.
È bionda, indossa una maglietta azzurra e dei pantaloni neri.
È lei.
-S sei Sorrow?- domando avvicinandomi cautamente, mi hanno detto che è pericolosa
-NON TI AVVICINARE!- mi urla girandosi di scatto, io sorpreso dalla sua reazione cado per terra
-ahi che male…- mi lamento massaggiandomi il didietro, lei mi guarda confusa e poi scoppia a ridere.
Questa è stana forte!
-scusa, non volevo spaventarti. Comunque si, sono Sorrow, ma tu chiamami Wendy- mi dice avvicinandosi piano e tendendomi la mano, che accetto.
-io sono Louis, piacere- gli rispondo io sorridendole, poi dopo qualche secondo le ribatto felice –come Wendy di Peter Pan!- lei sorride e abbassa lo sguardo.
 

-allora Peter come la chiamiamo?- domandò la giovane donna mentre metteva una mano sulla pancia ormai gonfissima
-uhm… Wendy! Come l’amica di Peter Pan!- rispose il piccolo bambino biondo mentre dava un bacino alla pancia della mamma.

 
-Ho sentito quello che hai fatto… è la verità o se lo sono inventato?- domando timidamente dopo che mi sono seduto qualche metro dopo di lei, dandole la schiena.
Mi ha chiesto, o meglio, supplicato di non avvicinarmi a lei.
-dipende da che cosa ti hanno raccontato. Sai, Loro in tutti questi anni se ne sono inventate parecchie. Mi hanno dipinta come un’assassina violenta e pericolosa.- fa una piccola pausa, quasi a calmarsi, poi riprende –la cosa brutta è che sono davvero un’assassina, e anche pericolosa-
Lei nonsembra un’assassina.
Più un angelo semmai.
Insomma, tu la vedi per strada, bionda, alta, occhi azzurri e bella.
Si perché lei è questo, bella.
Non figa, non provocante ma bella. Una bellezza di quelle rare, difficili da trovare.
-allora lo chiedo a te. Cosa è successo veramente?- domando avvicinandomi di qualche centimetro.
Lei prende un bel respiro, l’ennesimo devo dire,  poi inizia a raccontare, e mentre racconta posso giurare d’averla sentita piangere.
-avevo un fratello maggiore sai? Peter. Cinque anni esatti di differenza, nati lo stesso 13 dicembre. Io e lui eravamo inseparabili, davvero. Giocavamo sempre noi due. Il nostro gioco preferito era quello dove facevamo finta di essere Peter-Pan e Wendy. Lui era davvero pazzo di quel cartone, lo guardava anche due volte al giorno, per questo mi ha chiamata Wendy.
Era un bel giorno di Maggio quando decise che saremmo usciti per una gita.
Al lago, il nostro posto preferito, ci andavamo sempre con mamma e papà, ma in quel tempo erano molto impegnati perciò ci andammo da soli.
Erano le quattro del pomeriggio quando iniziammo a litigare. Per cosa? Non ricordo, ricordo poco di quel pomeriggio, so solo che ero molto, molto arrabbiata. Ricordo che ad un certo punto desiderai ardentemente che soffrisse, ero davvero furiosa.
Erano le quattro e mezza quando lo vidi accasciarsi al suolo e iniziare a contorcersi dal dolore. Rotolava, gemeva e si lamentava forte. Si teneva la testa, lo stomaco, le gambe. Continuava a urlare che stava andando a fuoco, ma il fuoco ce l’aveva dentro. Continuò così per un tempo lunghissimo, e io ero accasciata vicino a lui che continuavo a piangere continuando a desiderare con tutta me stessa che smettesse di provare dolore.
Solo molto tempo dopo ho capito che una volta iniziato, non so più fermarlo.
Erano le cinque in punto quando cadde nel lago in preda alla disperazione, quando morì affogato.
Dopo non ricordo più nulla, so solo di essermi svegliata nell’istituto, nell’infermeria, circondata da dottori che tenevano in mano una cartella con scritto quello che da quel momento sarebbe diventato il mio nome: Sorrow-
Un attimo.
Un attimo e mi ritrovo stretto a lei con una tale forza che non sapevo nemmeno di possedere.
E lei si fa stringere, si fa consolare, non si oppone nemmeno quando le asciugo le lacrime dalle guancie.
Ha smesso di scappare.
E la guardo, così bella.
E posso giurare di sentirla sorridere quando le sussurro –per me sei solo Wendy.-
 

Louis e Wendy non sono andati a Parigi, come gli altri.
Loro hanno trovato il loro posto lì, in quella foresta.
Hanno costruito una casa, in quella foresta.
Si sono amati, in quella foresta.
Oh si, amati moltissimo. Come pochi sanno fare.
Louis e Wendy hanno avuto un bellissimo bambino.
Peter.
Purtroppo non molti sanno come è iniziata la loro storia.
Ma tutti sanno come è andata a finire.
Louis e Wendy si sono amati, totalmente, incondizionatamente, e per sempre.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1228378