67 ragioni per non uscire con Josh Hutcherson

di watsonsmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1. ***
Capitolo 2: *** Chapter 2. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1. ***





Chapter 1.



«Sei sicura Scar?» le chiese.
«Emy, si. Sono sicura. Almeno fino a quando non riprendo a lavorare, posso badarci io»
«Ti devo un favore»
«Muoviti invece di stare a ringraziarmi o arriverai in ritardo al tuo primo giorno!» le ricordò l’amica.
«Sì, allora. Le chiavi le ho, la borsa anche. Quando Amber si sveglia, preparale la colazione. Se ha bisogno di qualcosa, è tutto scritto sul foglio che ho attaccato al frigorifero. Se inizia a fare capricci, portala al parco e mi raccomando, non darle tante schifezze»
«Emy, non morirà, tranquilla» cercò di rassicurarla Scarlett.
«Il tuo umorismo è esilarante»
«Te ne stai andando? Sei in ritardo Emily Benson!» le urlò.
«Sì sì. Ciao, ciao» e andò via correndo.
Salì in macchina e guidò fino alla caffetteria.
Aveva perso il lavoro precedente circa un mese prima e con una figlia, l’affitto da pagare e la macchina, si era messa subito alla ricerca di un nuovo stipendio che dasse da vivere a lei e alla sua bambina.
La sua vita da ragazza madre non era mai stata semplice. Ne era stata consapevole nel momento in cui Will, il padre naturale di Amber, l’aveva lasciata sola con un bambino da crescere. Tutto sommato se l’erano sempre cavata. Emily con un solo stipendio tentava di non far mancare niente ad Amber; avevano tre pasti al giorno, un tetto sulla testa e quando ne aveva la possibilità, Emily riusciva a mettere qualche soldo da parte per quando Amber avrebbe iniziato la scuola. Ciò che comunque le univa di più era che erano sole al mondo. Emily aveva Amber e Amber aveva Emily, la sua mamma, anche se era convinta che il suo papà sarebbe tornato presto dalla guerra. Emily scosse la testa divertita da quel pensiero. Il Will che conosceva lei non sarebbe sopravvissuto neanche ad una simulazione di guerra, figuriamoci una guerra vera! Era sempre stato un codardo.
Prese la borsa e scese dall’auto.
Entrò e si avvicinò al bancone. Una donna su una quarantina d’anni stava asciugando delle stoviglie. Portava un’alta crocchia; il seno prosperoso era fasciato da una canottiera color panna e legato in vita aveva il grembiule della caffetteria con scritto il nome: ‘Coffee and more’.
Emily si schiarì la voce e la donna alzò lo sguardo.
«Dimmi cara. Che cosa desideri?» le chiese con un sorriso.
«Sono la nuova ragazza..»
«Oh, è un piacere! Sono Helen, la moglie del signore che presumo ti abbia fatto il colloquio»
«Sì, credo di si. Piacere Emily» e le strinse la mano che la donna le aveva offerto.
«Ti chiamo subito Tim» e raggiunse il retro del locale dove a giudicare dal piacevole odore che proveniva, vi era la cucina.
«Ben arrivata Emy! Posso chiamarti Emy, vero?» le chiese Tim da dietro il bancone, appena uscì dalla cucina.
«Sì» rispose un po’ incerta.
«Bene. Allora, sai cosa devi fare quindi passa pure dietro al bancone e buon primo giorno. Stupiscimi!». Gli rivolse un sorriso sincero e tornò in cucina.
Emily si guardò intorno.
Stava incominciando un altro lavoro. Aveva due settimane per dimostrare di meritare quel posto, solo così avrebbe ottenuto un contratto di quattro anni. Helen e Tim si erano dimostrate due persone per bene, disposte ad offrirle una possibilità, la caffetteria era un posto tranquillo e accogliente. Dipendeva tutto solo da lei.
Si legò il grembiule in vita, mise la targhetta col suo nome sul petto e raccolse i lunghi capelli scuri in un’alta coda. La caffetteria era ancora vuota così diede una pulizia al bancone e continuò ad asciugare le stoviglie che Helen non aveva terminato.
La porta principale si aprì lasciando passare un ragazzo che si andò a sedere ad un tavolo vicino alla vetrata della caffetteria.
Emily prese il blocchetto delle ordinazioni e si avvicinò al tavolo.
«Giorno, cosa ordina?» chiese.
«Il solito Helen» rispose distrattamente senza guardarla.
«Non sono Helen, mi spiace»
Solo a quel punto il ragazzo alzò lo sguardo sulla sua interlocutrice.
«Scusami, pensavo fossi Helen. Caffè e cornetto alla crema, grazie»
Emily prese l’ordinazione e tornò al bancone per fare il caffè. Tornò con il vassoio al tavolo del ragazzo poco dopo.
«Ecco» e posò il caffè e il cornetto sul tavolino.
«Sei nuova qui? Perché non ti ho mai visto prima» chiese il giovane.
«Sì, è il mio primo giorno»
«Non c’è da preoccuparsi. Tim ed Helen sono brave persone» le disse.
«Sì, ho avuto modo di conoscerli» confermò Emily.
«Quindi tu sei..». Il ragazzo si avvicinò alla targhetta per leggerne il nome. «.. Emily»
«Già..»
«Credo tu sappia chi sono io..» osò il ragazzo.
«Francamente, non ne ho idea» rispose sincera.
«Dici sul serio?» domandò incredulo.
«Ehm, sì»
«Beh, che ne dici se uscissimo? Potrei parlarti di me!»
«Per caso ci stai provando?» domandò alzando un sopracciglio. Al diavolo le buone maniere, pensò.
«Okay, siamo partiti col piede sbagliato. Piacere, Josh Hutcherson. Attore» e le porse la mano.
Emily infastidita dal suo comportamento, non la strinse.
«Buona colazione» disse aspra e tornò da dove era venuta.
Il ragazzo che evidentemente non ne voleva sapere di un ‘no’ come risposta, lasciò il suo tavolo e la seguì.
«Avanti. Solo un gelato al parco!»
«Ci sono almeno un milione di ragioni per non uscire con te!»
Josh abbassò lo sguardo dal viso della ragazza alla sua maglietta.
«Ne bastano sessantasetta» disse.
«Cosa?» chiese confusa.
«Dimmi sessantasette ragioni per cui non dovresti uscire con me e ti lascerò stare»
«Perché proprio sessantasette?»
Il ragazzo fece un cenno alla sua maglietta. Emily abbassò la testa e si maledì per aver scelto proprio quella.
«Scordatelo». Non sarebbe mai uscita con un completo sconosciuto, per di più se era un montato simile e lei con gli uomini aveva chiuso da anni.
«Allora esci con me»
«È un ricatto!» gli disse alzando la voce di un’ottava.
«Vedila più come una sfida. Hai detto che hai un milione di motivi per non uscire con me ma ne bastano solo sessantasette. Dovrebbe essere facile per te, no?»
Emily si sentì con le spalle al muro. Che cosa volesse quel ragazzo, non lo sapeva ma lei non era tipo da tirarsi indietro.
«Sei sfacciato. Eccoti la prima»
«Te ne restano sessantasei. Riuscirai a elencarmeli tutti prima di innamorarti di me?» chiese con un mezzo sorriso.
«Sei troppo pieno di te. Ecco anche la seconda!»
«Ci si vede Emily e buona fortuna» e uscì dal locale rivolgendole un altro sorriso.
«Emily, con chi stai parlando?» le chiese Helen dalla cucina.
«Un certo Josh Hutcherson. Lo conoscete?»
«Certamente. Quel caro ragazzo viene a fare colazione qui ogni giorno da anni»
Dannazione.





Angolo Autrice.
Dire di amare Josh Hutcherson mi sembra quasi riduttivo ma ancora non ho trovato una parola che possa definire ciò che sento quando lo guardo anche solo sorride.
Scrivere questa storia su di lui è un modo come un altro per sentirlo più vicino, tutto qui.

Emily ha una storia alle spalle non proprio rose e fiori e Josh, beh Josh è Josh :3
Sessantasette motivi sono tanti, riuscirà Emy a trovarli tutti?
Io comunque mi sto appuntando tutte le possibili ragioni per non uscire con Josh ed è difficile per una ragazza come me che farebbe di tutto anche solo per guardarlo da lontano!
Spero vivamente che questa storia vi coinvolga. Spero che anche voi come me, possiate sentirvi più vicine a questo meraviglioso ragazzo.
Own. Ho una domanda! Secondo voi, come Emily, è meglio Lucy Hale o Victoria Justice?
Lucy: http://25.media.tumblr.com/tumblr_m94i2y6vG11rdyj1bo1_1280.png
Victoria: http://25.media.tumblr.com/tumblr_m93iurcg091rruuyro1_1280.png
Fatemelo sapere.

Alla prossima Hutchers,
watsonsmile

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Capitolo 2
*** Chapter 2. ***






 


Chapter 2.

 

«James, sono tornato!» urlò sbattendo la porta d’entrata.
«Sono di sopra»
James era il suo coinquilino e il suo migliore amico. Si erano conosciuti all’audizione per Hunger Games e dato che entrambi a quel tempo cercavano una casa, avevano preso la decisione di cercarla insieme così da alleggerire l’affitto.
In effetti, Josh non aveva alcun problema economico. La sua carriera da attore andava a gonfie vele e avrebbe potuto comprare una casa tutta per sé se avesse voluto, ma sarebbe rimasto in una gigantesca casa da solo e lui odiava la solitudine. Così ne scelsero una in affitto garantendosi la possibilità di contare l’uno sull’altro.
James era un ragazzo simpatico. Amava recitare ma aveva avuto meno fortuna. Era poco più alto di lui; una folta chioma di ricci gli contornavano il viso e aveva grandi occhi azzurri. Il tipico ragazzo che tutte vorrebbero, insomma. Lui era consapevole di essere l’oggetto del desiderio di molte donne e faceva leva su ciò per prolungare la lista delle sue avventure bollenti. James, infatti, almeno tre volte a settimana portava una ragazza in casa e come di comune accordo, Josh gli lasciava casa libera. Non era un peso o un fastidio. Josh odiava la solitudine ma era dell’opinione che ogni tanto starsene con i propri pensieri, facesse bene. Dunque James e Josh erano il sole e la luna, l’estate e l’inverno, il salato e il dolce ma si volevano bene nonostante tutto.
«Ho fatto un casino» esordì entrando in stanza di James.
«Si grazie, io sto bene e tu?» chiese sarcastico l’amico.
«Ho fatto un casino» ripeté lui.
«L’hai già detto. Cambia copione»
«Sono un idiota»
«So già anche questo» disse James ridendo. «La smetti di stare lì impalato sulla porta e mi fai il favore di sederti? Così magari mi spieghi che succede» continuò poi.
Josh prese posto sulla sedia vicina a quella di James e parlò.
«Sono andato a fare colazione in caffetteria e c’è una nuova ragazza che serve ai tavoli..» iniziò ma James lo interruppe.
«È carina?» gli chiese curioso ma Josh lo fulminò con lo sguardo e continuò.
«Tu mi dici sempre di comportarmi di più come te e di buttarmi e di rischiare e allora io come un coglione le ho chiesto di uscire»
«Dov’è il problema?» chiese James.
«Lei mi ha detto che aveva un milione di ragioni per non uscire con me e allora io le ho detto di darmene solo sessantasette»
«Beh, sei stato furbo, non troverà mai sessantasette motivi!»
«No, ma lei ora mi considera un cretino» disse prendendosi la testa tra le mani.
«Quindi tu hai cercato di far colpo per tutto il tempo che le hai parlato ma te ne sei subito pentito quando ti sei reso conto che lei a quanto pare non digerisce i tipi che si propongono subito?»
«Esattamente, appena ho chiuso la porta per andarmene» rispose disperato.
«Sei proprio un pivellino» scherzò James.
«No. È lei che giustamente non sopporta i tipi come te e chi come uno stupido prende esempio da te! Ora danni una mano!» urlò in preda al panico.
«Dato che detesta i tipi come me, sii semplicemente te stesso. Il solito buffone e romanticone» tentò il riccio.
«Lei oramai pensa che io sia come te!»
«Lo prendo come un complimento anche se non lo è. Comunque sia, come mai tale disperazione?» chiese curioso.
«Credo di essermi innamorato» rispose quasi sognante.
«Tu ti fai di canne, amico»
«No okay, esagero ma lei è davvero bellissima, di una bellezza abbagliante e con i tuoi stupidi consigli ho già perso in partenza» lo accusò Josh.
«Io non ho obbligato nessuno!» si difese James.
«Si, è vero. Però io ora che faccio?»
«Dimostrale che non sei come lei crede. Falle vedere quanto sai essere imbranato e sfigato» lo canzonò l’amico.
«Al diavolo James». Non era arrabbiato con lui, però avrebbe voluto un po’ più di serietà da parte sua.
«Scusa. Lo sai che fatico a prendere le cose seriamente però sono serio quando dico che dovresti solo essere Josh»
«Grazie» gli disse sincero.
«Figurati ma dimmi una cosa: come hai fatto a rimbambirti per una di cui neanche conosci il nome?»
«Si chiama Emily per tua informazione e io non sto rimbambendo!» si difese.
«Tu ti fai di canne, è ufficiale» sentenziò James.
«Può darsi ma io devo rivederla»
«Successe la stessa cosa con Vanessa. Amore a prima vista e poi guarda com’è finita!» gli ricordò l’amico.
«Ci andrò piano questa volta James, te lo prometto»






Tornò a casa stanca. Il suo primo giorno di lavoro era andato egregiamente.
La caffetteria era conosciuta da molti e la sveglia era suonata presto quella mattina, motivi per il quale ora si trovava a trascinare i suoi sessanta chili di massa corporea ma d’altronde se voleva quel lavoro per i prossimi quattro anni, doveva abituarsi.
Ciò a cui non voleva abituarsi era la presenza di quell’attore a lei sconosciuto in caffetteria. Ad Emily non erano necessari altri quattro anni per capire che tipo di persona fosse Josh Hutcherson, le erano bastati dieci minuti. Era la tipica celebrità a cui piaceva vantarsi dei propri film, del proprio taglio di capelli, della miriade di soldi che possedeva e persino di quanto buono fosse il proprio bagnoschiuma. No, quattro anni erano troppi, sicuramente l’avrebbe strozzato prima.
Posò le chiavi sul mobiletto dell’entrata, lasciò la borsa per terra e raggiunse Scar e Amber in cucina.
«Oh sei tornata! Com’è andato il primo giorno?» chiese l’amica. Nel frattempo Amber scese dalla sedia e corse dalla madre la quale la prese in braccio e la salutò con un bacio.
«Bene, se non contiamo il fatto che devo trovare sessantasette ragioni per non uscire con un completo idiota che altrimenti mi rovinerà la vita per i prossimi quattro anni, se non di più..»
«Cosa? Cosa? Cosa?» chiese completamente confusa Scarlett.
«Un certo Josh Hutcherson mi ha chiesto di uscire. Io gli ho detto di no e lui mi ha detto di trovargli sessantasette motivi per non uscire con lui altrimenti sarò costretta ad accettare il suo invito»
«Mi sono fermata a ‘un certo Josh Hutcherson’. Quel Josh Hutcherson?». La bocca di Scar era una perfetta ‘O’ e i suoi occhi erano due palline da ping pong.
«È un attore ma io non l’ho mai visto prima» rispose con un’alzata di spalle.
«Si invece e anche un milione di volte! È l’attore che ha fatto ‘Un Ponte per Terabithia’, il film preferito di tua figlia!» le spiegò entusiasta l’amica. Lei allora si voltò verso Amber.
«Amber, hai capito di chi sta parlando la mamma?»
«Si» rispose annuendo più volte con la testa.
«Meraviglioso. Anche mia figlia lo adora» disse sarcastica.
«Mamma, posso vederlo?» le chiese teneramente Amber.
«No amore, non posso portarti a lavoro»
«Invitalo qui!» propose Scar.
«Non se ne parla neanche!»
«Mamma, per favore..» la supplicò la piccola quasi sull’orlo delle lacrime.
«No. Fine della questione» concluse Emy.
Scarlett si alzò dalla sedia e prese Amber in braccio.
«Avanti Amber, andiamo a vedere ‘Un Ponte per Terabithia’. La mamma è cattiva»
«Sì sì, fai pure la finta offesa ma ricordati che questa è casa mia!» urlò in modo tale che Scar la sentisse dal salone.
Si sedette al tavolo, si prese la testa tra le mani e iniziò a pensare a quei maledettissimi sessantacinque motivi rimasti.










Angolo autrice.
Ecco nuovo capitolo. È un po' di passaggio ma credo di aver stupito alcune di voi, specie chi tramite recensione ha apprezzato il Josh un po' presuntuoso del primo capitolo c:
No, quello non è Josh. Il Josh di questa storia è romantico e dolce, un po' impacciato e timido. Ha solo un amico che qualche volte lo porta sulla strada sbagliato lol
E a quanto pare, è davvero rimasto colpito da Emy peccato che i consigli di James abbiano rovinato tutto. Forse non proprio tutto. ;)
Emy comunque per ora non ne vuole sapere niente. Al contrario della sua piccola e di Scar che invece lo adorano! Lei comunque sarà costretta a vederlo ogni giorno, quindi.. chi leggerà, saprà come andrà a finire :33

Own. Ringrazio le 268 persone che hanno letto il primo capitolo, le dieci dolcezze che lo hanno recensito (siete state carinissime :'3), le due personcine che hanno inserito questa storia tra le preferite, JadeW che l'ha inserita tra le ricordate e le undici meraviglie che l'hanno aggiunta alle seguite. Tutto ciò mi aiuta a continuate, davvero. Quindi, grazie. Grazie mille

Fatemi sapere cosa ne pensate, alla prossima.
watsonsmile




 


 

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