Fumo denso ed acre

di Flick Ic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cuore falso ***
Capitolo 2: *** Cuore nero ***
Capitolo 3: *** Spine dure ***



Capitolo 1
*** Cuore falso ***


 
Cuore falso per farti vedere. Cuore nero per farti ascoltare. Spine dure per farti ammirare e appoggiati alle scogliere per farti capire.
 
 
 
Cuore falso
 
Pur non avendo scordato senza ricordare, alle mani sale il pensiero frastagliato ed oscuro di vendicarsi.
Vendicarsi?
Ma sì, quella dolce sensazione del polso che cade e si rompe, del ginocchio che cede e si piega, del piede che pesta e sanguina.
La conobbi tempo fa quando in un giorno uggioso di settembre passeggiavo per campagne desolate, i grilli si avvicinarono al fruscio di passi di uomo, non i miei.
-Cosa fai qui mia signora?-
-Aspetto miei cari. Aspetto.
-Qualcosa? Qualcuno?-
-Qualcuno. Ma non arriverà.
I grilli mogi si allontanarono.
Non seppero mai che non poteva arrivare colui che era già presente.
Falsa, non lo dissi che arrivò prima di te. Cuore falso.

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Capitolo 2
*** Cuore nero ***


Cuore falso per farti vedere. Cuore nero per farti ascoltare. Spine dure per farti ammirare e appoggiati alle scogliere per farti capire.



Cuore nero
 
Le stesse amare e sofferte parole che dissi alle orchidee screziate, le rivolsi anche ai fiori raccolti sul ciglio di un fosso accanto alla vecchia ferrovia.
Prima le disprezzasti, cavaliere senza pietà, poi imparasti che sarebbe stato meglio accontentarsi di quello che il paese offriva prima di ritornare alle rose perfette.
Ma l’orchidea trovò di meglio.
Trovò qualcuno che la sapesse cogliere senza strappare le radici come feci tu e fu felice, ma non disdegnasti l’idea di rivolgere altrui le attenzioni che rivolsi a lei.
E nonostante questo lei doleva pur non volendo più esser collocata in altro luogo. Le si indurirono i petali e si congelarono le foglie.
E mentre moriva di freddo, tu continuasti a parlare ai fiori. Cuore nero.
 

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Capitolo 3
*** Spine dure ***


Cuore falso per farti vedere. Cuore nero per farti ascoltare. Spine dure per farti ammirare e appoggiati alle scogliere per farti capire.


Spine dure


L’ipocrisia era in ogni dove in lui. Sussurrata nelle membra, urlata nella bocca, una ninnananna per un bambino che non aveva sonno, una tempesta per una scintilla di fuoco. Era lui.
Alla fine di tante attese si rese conto che il paese stava morendo e sarebbe tornato quello di una volta solo con un sermone.
Croce ribaltata e speranze che si sciolgono, ipocrita, ipocrita.
Si innalzò sul piedistallo di legno e sudore che i contadini crearono per lui, in un vago ricordo dei tempi freddi ma soleggiati; per spazzar via, anche se difficile, il caldo soffocante che premeva su tutto, non ragioni più. Non ragiona nessuno, ipocrita.
Tutti lo seppero, ma nessuno parlò. Infine, forse, l’ipocrisia nacque per quello. Non fu sempre dentro la sua mente, gli fu affibbiata senza pietà da un popolo che aveva troppe aspettative e che non sapeva accontentare.
Cosa disse nel sermone?
Poche parole, concise, brutali. Voleva che affilassero come i denti che le donne quella mattina avevano sfregato nel vederlo camminare. Voleva che soffrissero.
Non li convinse.
Dopotutto, come si può dire ad un fiore che attende la pioggia che sarà estate per sempre? Spine dure.
 

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