THE moment

di Shuchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Il cigolio della porta che si apre, avverte House della presenza di qualcuno.
Sollevando lo sguardo, identifica la persona che si sta introducendo nel suo ufficio, Cameron.

Le domanda se ci sono novità riguardo il paziente.
Un “No”, è la risposta che riceve.

Lei è di fronte alla sua scrivania.
In mano ha una busta dalla quale tira fuori una lettera che gli porge.

È una lettera di raccomandazione.
L’uomo venuto a conoscenza di ciò, in un primo momento la guarda perplesso, poi con il suo solito fare, la ringrazia per averla scritta, risparmiandolo così di farlo lui stesso.

Aspettandosi un moto di delusione negli occhi di lei, mentre la firma, si stupisce sentendola rispondere in modo distaccato, così come aveva fatto lui.

“Grazie per averla firmata, mi hai evitato di falsificare la tua firma”

Mentre infila la lettera nella busta, la guarda con attenzione.
House cerca di provocare in lei qualche reazione, facendole della considerazioni con il suo nuovo approccio nei confronti del cancro e della morte.

Non ottiene ciò che si aspettava.
Lei rimane impassibile dimostrando un distacco non indifferente.
Continuando a studiarla per scoprire cosa abbia, si alza dalla sedia e arriva di fianco alla scrivania.

“Vuoi veramente andartene?”

“Se parti, non ho più motivi per restare”

“Non sono ancora morto”

Il respiro irregolare di lei, va pari passo con la sua espressione affranta.
Gli si avvicina molto lentamente con passi estremamente insicuri e titubanti.

Mentre la guarda venire, House assume un’aria preoccupata, quasi spaventata.

“Che stai facendo?”

Lei non ferma la sua avanzata.
Continua ad avvicinarsi imperturbabile.
Gli ultimi passi sono i più difficili, poggia tremando il piede a terra, quasi se la superficie scottasse.

Ha superato la linea invisibile, si è introdotta nell’ultima barriera che la separa da lui, quella della razionalità e dell’autocontrollo, che per troppo tempo avevano cercato di mantenere.

House cerca di riportare l’atmosfera alla normalità con una delle sue solite battute sarcastiche.
Lei però, ormai ne è immune.
Ignorando ciò che dice, solleva lentamente le mani all’altezza del suo viso.

Dalle tempie, scorre verso il basso percorrendo con le dita il suo volto.
Sentendo il contatto sulla sua pelle, sussulta quasi impercettibilmente.
Il pollice sinistro di lei, gli sfiora dolcemente le labbra mentre House la fissa completamente ammaliato.

Cameron si alza sulle punte, prima di chiudere gli occhi, si accerta che lui non si scansi.
Continua a fissarla anche quando è ad un paio di centimetri dal proprio volto.
Sente la bocca di lei sulla propria. Le ceneri si accendono.

Sbarra gli occhi, visibilmente a disagio, mentre Cameron lo bacia tenendogli il volto fra le mani.
La lascia fare, rimanendo immobile, finchè manda gli occhi al cielo. Al diavolo tutto.
Abbassa le palpebre e si perde in quella tempesta di emozioni, ricambiando con passione quel suo gesto, così audace e inaspettato.

Inclina la testa aumentando la cadenza del bacio.
Le loro labbra si cercano, si trovano, poi fuggono ancora per poi ritrovarsi di nuovo.
Le bocche aderiscono perfettamente mentre si strusciano con impeto tra loro.

Lui è perso, senza via di ritorno.
I loro capi si muovono all’unisono, uniti dalle labbra umide che danzano in preda alla più totale passione.

House la tiene stretta contro il suo corpo, reggendola con una mano sulla spalla.
Mentre cerca di approfondire quel bacio, la sente frugare nella tasca del suo camicie, alza il sopracciglio destro infastidito.
Senza separarsi da lei, fa scendere il braccio afferrandole la mano e sollevandola.

Tiene una siringa, una siringa per prelievi.
È lui a fare un passo indietro.

“Baciare e pugnalare insieme, è un po squallido”

Cameron lo guarda soddisfatta e compiaciuta, gli sorride.

“Hai risposto al bacio”

Si sente scoperto, deluso, tradito.
Rialza immediatamente le sue difese.
Si protegge col sarcasmo, come fa sempre.

“Non voglio morire senza conoscere emozioni. Veramente, nessuna donna vorrebbe morire senza conoscere delle emozioni.”

Le strappa la siringa dalla mano, tenendola ancora ferma con l’altra.

Scarica su di lei tutta la rabbia e l’irritazione che ha dentro.
Cameron essendo in torto, rinuncia, almeno per i momento, e si dirige verso la porta.

“Se vuoi un campione di sperma, torna senza ago”

Il colpo finale per allontanarla.
Lei non ribatte, lascia l’ufficio velocemente senza aggiungere altro.

Resta solo, come si è da sempre prefissato.
Si tocca assente le labbra, abbassando lo sguardo.

Questo non glielo doveva fare.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Come di consueto, tutti erano riuniti per discutere del nuovo paziente.
House accanto alla lavagna, con il pennarello in mano.
Gli altri seduti intorno al tavolo di vetro.

H: solo perchè il nostro amico è un po irrequieto, non potete rifiutarvi di fargli la biopsia

F: non siamo riusciti a farlo stare fermo neanche con l’aiuto di tutti gli infermieri del reparto. Una biopsia spinale non puo essere fatta in queste condizioni…

H: cosa vi pago a fare? Per poltrire? Trovate un modo e fategliela

Ch: e se-…

H: no Australiano, non si puo risolvere tutto sedando la gente. I risultati sarebbero intaccati

Ch: non era questo quello che volevo dire

H: infatti non sei qui per parlare ma per agire. Come diavolo fate a non riuscire a tenere fermo un tizio di cinquanta chili per qualche secondo?! Siete impediti o cosa?!

C: ottanta

L’uomo si voltò verso la sua assistente.

C: pesa ottanta chili, non cinquanta.

Lui simulò un’espressione incredibilmente sorpresa.

H: pensi che il peso possa essere utile ai fini della diagnosi? Non ci avevo pensato!

C: sai bene che non mi riferiv-…

H: fate come volete. Legatelo. Foreman, vai a casa e prendi un paio di manette. Possibilmente non quelle di pelle leopardata. Sai, le infermiere parlano

I tre si alzarono e lasciarono diagnostica.

-

La palla rossa diventava sempre più piccola per poi tornare nella sua mano, e così via per più volte.

Cameron entrando nell’ufficio di House, si guardò intorno per individuarlo.
Una voce la fece sussultare.

H: finito il perlustramento?

Si voltò e immediatamente alla sua destra, lo vide sdraiato sulla poltrona, con i piedi comodamente poggiati sullo sgabello.

C: non ci riusciamo. È impossibile tenerlo fermo se è sveglio

H: vi arrendete così facilmente? Che delusione

C: le abbiamo provate tutte

H: le avete provate tutte o le hai provate tutte?

C: che vorresti dire? Che non muovo un dito?

H: affatto, sto solo contestando la tua affermazione. Sicura di aver fatto il possibile?

Lo sguardo di lei era rassegnato.

C: se hai qualche idea metticene al corrente, invece di stare lì senza far niente, mentre noi ci facciamo in quattro

H: è questo ciò che distingue il capo dai suoi servi. Io posso fare ciò che voglio, quindi oziare. E voi siete obbligati a sottostarmi e rispettare i miei ordini. Tornando al discorso “paziente”, hai provato a distrarlo baciandolo mentre gli conficchi una siringa lungo la schiena?

Captato al volo il commento volutamente allusivo, Cameron si rese conto che quella era la prima volta che uno dei due faceva riferimento a quella… circostanza

C: non è ancora il momento per attuare questa mossa. In fondo non sta per morire. O almeno non finge di esserlo

Touchè.
House la guardò statico in volto.

H: ci sono due motivi per cui in questi giorni non hai proferito parola su questo. Il primo è perché non ti è piaciuto, e lo escludo a priori. Il secondo, quello più quotato, è perché ti senti in colpa per aver tentato di pugnalarmi alle spalle in senso pratico, ma per esserci riuscita in senso metaforico

C: pensi che ciò che mi abbia spinto sia-…

Si fermò improvvisamente.
Aveva l’aria pensierosa e abbandonata.

C: non farò il tuo gioco. Non riuscirai a farmi dire ciò che vuoi te

H: oh, no! Le mie doti di manipolatore stanno fallendo miserabilmente!

C: ci sono due motivi per cui hai rilanciato il discorso. Il primo è perché ti è piaciuto. Il secondo è perché vorresti che ti baciassi ancora. Sono egualmente quotate

Lui la guardò quasi affascinato, anche se tentò di non darlo a vedere.

H: le cose che voglio me le prendo. O in alternativa se è vero ciò che affermi, avrei finto di avere qualche altro male incurabile per farmi baciare nuovamente da te

C: hai smentito solo la seconda

Si avvicinò alla porta e la spalancò.

C: e con motivazioni fiacche, se mi è concesso dirlo

Lasciò l’ufficio.

House fissò per alcuni secondi il soffitto.
Un lieve ghignò si dipinse sul suo voltò.
Poi tornò a lanciare in alto la palla.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Il codice rosso dato dai cercapersone, avvertì Chase e Foreman della condizione del paziente.
Si recarono immediatamente nella camera 315.

L’uomo era in preda ad una crisi respiratoria.
Con non poca fatica i due riuscirono a farlo stabilizzare.

House vedendoli dal corridoio, entrò nella stanza.

H: vi lascio da soli per qualche minuto e per poco non fate fuori il paziente?

F: un polmone è collassato

Il diagnosta assunse un’aria pensierosa.

Ch: pensi che siamo stati noi a provocarli la crisi con i farmaci che gli stiamo dando?

H: per scoprirlo basta consultare un’immun-…

Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, o qualcuno.

H: dov’è Cameron?

Ch: per oggi il suo turno è finito. Se ne è andata poco fa

H: vado a recuperare la figliol prodiga, voi sospendete i trattamenti

-

House si affacciò nello spogliatoio riservato ai medici.
Fortunatamente ancora non se ne era andata.
Cameron stava prendendo le sue cose dall’armadietto quando si rese conto della presenza di qualcuno, si voltò.

C: è successo qualcosa?

H: crisi respiratoria provocata da un polmone collassato

L’immunologa posò la borsa nell’armadietto e lo richiuse, riprendendo il camicie.

C: i farmaci che gli stiamo soministrando non possono provocare reazioni di questo tipo… ne sono sicura

H: i farmaci da soli no, ma se assimilati insieme ad altro potrebbero fare più danni di quanti ce ne aspettiamo

C: il nostro cibo?

H: vai dagli infermieri e fatti dare la lista di ciò che gli hanno portato da mangiare negli ultimi due giorni

La dottoressa annuì e si diresse verso la porta infilandosi il camicie.

H: Cameron

C: si?

H: se non fai attenzione nel covo degli infermieri, ti ritroverai rimorchiata senza che tu abbia il tempo di dire “House ti adoro”

Sorrise nel suo modo solare e contagioso, e se ne andò.

-

House era sdraiato sul divano di casa sua.
Le gambe accavallate sul tavolo, e lo sguardo attento verso la televisione.

Lo squillo del telefono.
L’uomo si voltò verso l’apparecchio.
No, era troppo distante.

Dopo diversi squilli, subentrò la segreteria telefonica.

“House sono io, ha-…”

H: che vuoi?

Appena riconosciuta la voce della persona dall’altra parte del ricevitore, l’uomo fece uno scatto non indifferente per alzare la cornetta.

C: hai detto tu di chiamarti se avevamo novità

H: l’ho detto? Sono cose che si dicono per cortesia

C: anche associando i campioni di alimenti ai farmaci, non abbiamo trovato niente che possa avergli provocato la crisi

H: se non capite qual è la scintilla non possiamo reiniziare il trattamento, e di conseguenza potremo dire addio al nostro nuovo amico

C: Chase lo sta monitorando, per adesso è stabile

H: e ti fidi a lasciarlo lì da solo?

C: temi che possa violentare il paziente?

H: si, indubbiamente

Foreman intanto, entrando in laboratorio si avvicinò a Cameron.

C: House, aspetta.

F: guarda, i valori del sangue, hanno subito delle variazioni

H: si puo sapere che succede?

C: i valori del sangue presentano delle anomalie. Ti porto le analisi

H: No! Tu resti lì, fai venire Foreman

C: Foreman sta aspettando che siano pronti gli altri risultati. Si puo sapere che problemi hai?

H: credi che non abbia capito che il paziente è solo un pretesto per venire qui e baciarmi a tradimento? No, donna! Non mi avrai!

C: non è il momento di scherzare. Sto arrivando.

Ed attaccò.

F: gli altri test saranno pronti tra un’ora. Cerca di fare in fretta

Il neurologo passò a Cameron la cartella e la guardò lasciare il laboratorio.

-

Circa venti minuti dopo, Cameron stava bussando alla porta di House.
Dopo qualche secondo, lo sentì zoppicare.

H: passa i fogli sotto la porta!

C: finiscila di giocare! Qua fuori si congela!

Dopo alcuni istanti, l’uscio venne appena aperto.
Cameron senza aspettare il permesso del padrone di casa, entrò nell’appartamento.

H: dov’è finita l’educazione? Il galateo impon-…

Gli passò la cartella.

C: tutti i valori sono anomali tranne quello del glucosio e dei globuli bianchi

House sfogliava attentamente i fogli.

H: avete provato tutte le combinazioni possibili tra farmaci e alimenti?

C: si, più volte ma nessun risultato

Improvvisamente, il diagnosta si diede un leggere colpo sulla fronte.

H: ma certo…

C: cosa?

H: tutti mentono. Scommetto il mio pianoforte e tutta la discografia degli U2, che la moglie o il padre gli hanno dato da mangiare qualcosa di nascosto

Cameron prese il cellulare e compose un numero.

C: Foreman? Mettiti in contatto con i famigliari del paziente e assicurati che non gli abbiano dato qualcosa a nostra insaputa… Si, a dopo.

H: appena avete capito cos’è, iniziate il trattamento sostituendo l’Ativan all’Atropina

La donna non fece in tempo ad annuire che vide il suo interlocutore, voltarsi e dirigersi verso un punto sconosciuto del corridoio.

C: dove vai…?

H: a letto. Vuoi venire a farmi compagnia?

C: spiacente, sono in servizio

H: oh, no! Un lancinante dolore al petto mi compromette la circolazione sanguinea della vena cava inferiore!

C: si, come no. La prossima volta che descrivi un dolore, evita di andare così nel dettaglio. La gente potrebbe non crederti

Si avvicinò alla porta sotto lo sguardo divertito di House.
La vide poggiare la mano sulla maniglia.
Poi fermarsi.

Un silenzio non quantificato.

Si voltò, continuando a stringere il freddo pomello di metallo.

C: io ti piaccio

House la fissò senza proferire alcuna parola.

C: non dici nulla?

H: la tua è un’affermazione non una domanda

C: ciò non toglie che tu possa almeno controbattere. Ma se non lo fai ne deduco che io abbia pienamente ragione

H: se cerchi una conferma da parte mia, significa che la tua consapevolezza non è abbastanza salda, non trovi?

C: io-…

H: vado a dormire. Raggiungi Foreman

Se ne andò entrando in una stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
Cameron poco dopo, lasciò casa House.

-

Nel laboratorio dell’ospedale, Chase stava guardando al microscopio dei campioni.

Cameron era seduta su uno sgabello con lo sguardo perso.
Forse House si era sentito scoperto, e per quello aveva liquidato l’intera faccenda di punto in bianco.
O forse si era sentito infastidito da un commento tanto presuntuoso e superbo da parte sua.
Fatto sta, che le cose tra loro non erano più come prima.

Da quando lo aveva baciato, anche se si comportavano normalmente, Cameron sentiva che qualcosa era diverso.
Uno degli equilibri si era irreparabilmente frantumato.
Nonostante tutto, anche se sarebbe potuta tornare indietro nel tempo lo avrebbe rifatto non una, ma almeno cento volte.
Le emozioni scaturite da quel bacio erano state… indescrivibili.

Ch: …mi senti?

C: co-cosa?

Ch: ti stavo dicendo che House aveva ragione. La moglie gli ha dato delle caramelle per la tosse, sono state quelle ad innescare una reazione con i nostri farmaci

C: vado a dire a Foreman di iniziare il trattamento

Ch: tutto bene?

C: certo… non dovrei?

Ch: sembri pensierosa…

C: sono le tre di notte. Avrei dovuto finire il mio turno alle sei del pomeriggio

Ch: …e irritabile

Cameron ignorando i commenti del collega, andò da Foreman.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Intorno alle nove e mezza del mattino, House fece la sua entrata nel dipartimento di diagnostica.
Guardandosi intorno, vide Foreman seduto su una poltroncina che si massaggiava stancamente le tempie e Cameron abbandonata sul tavolo di vetro, con la testa poggiata contro il braccio proteso in avanti.

H: ritardo di soli trenta minuti e vi ritrovo in questo stato? Dov’è Chase?

F: è giù con il paziente. Da quando abbiamo ricominciato il trattamento sembra essersi stabilizzato

Il neurologo notò lo sguardo insistente del suo capo, verso la sua collega.

F: un turno di 24 ore di fila è stancante per tutti, lasciala riposare

Senza dare troppo peso alla cosa, il diagnosta annuì e si diresse verso la macchinetta del caffé.

Venti minuti dopo, House era rimasto solo nel suo ufficio.
Foreman aveva dato il cambio a Chase il quale se ne era andato a casa.

Seduto alla sua scrivania, si era sporto più volte per dare un occhiata all’interno dello studio comunicante.
Cameron stava ancora dormendo, non si era mossa di un millimetro.
Si ritrovò a pensare che in quella posizione doveva sentirsi comoda.
Ma in fondo cosa gliene importa.

Tornò alle sue carte.
Firmava distrattamente una serie di fogli che la Cuddy gli aveva affibbiato.
Se lei fosse stata sveglia, le avrebbe sicuramente ordinato di firmarli a nome suo, come faceva sempre.

Un movimento brusco fece scivolare alcuni fogli a terra.
House cercò inutilmente di sporsi per riprenderli.
Si alzò dalla sedia e fece qualche passo sbuffando, accanto alla scrivania.

Mentre era chinato, vide una figura introdursi nel suo ufficio.
Sollevò il busto e la guardò, ancora assonnata e con i capelli un po arruffati.

Lei ricambio il suo sguardo ancora con gli occhi impastati dal sonno.
La sua visuale lentamente, si allargò.
Lui se ne accorse.

Era esattamente nello stesso punto di quel pomeriggio.
Entrambi lo avevano ricordato, ma nessuno dei due osava enunciarlo apertamente.

H: ben svegliata, Biancaneve

Lei, grata per aver rotto quella pesante atmosfera, gli sorrise.
Quello era senza dubbio il sorriso più sincero e raggiante che aveva mai ricevuto.

C: avreste dovuto svegliarmi

H: era mia intenzione farlo, ma il tuo collega nero me lo ha impedito

C: è stato gentile da parte sua

Gli si avvicinò.

C: …e grazie anche a te per avergli dato ascolto. Di solito non lo fai mai

House la osservava, quasi incantato, mentre i raggi mattutini si introducevano passando tra le tapparelle abbassate dell’ufficio e si posavano sul volto di lei.
I suoi lineamenti delicati, sembravano risplendere di luce propria e lui ne era completamente abbagliato.

Cameron si accorse dello sguardo insistente di lui, sul proprio volto.
Era strano… diverso.
Si sentiva in imbarazzo.
Ma in un imbarazzo nel quale riusciva inspiegabilmente a trovarsi a proprio agio.

C: ho… ho i capelli spettinati?

La voce di lei, insicura e quasi sussurrata.

H: sei stupenda

Quella di lui, dal tono quasi sognante ma innegabilmente sincero.

La donna si sentì mancare il fiato.
Una sensazione all’altezza della gola le impedì di pronunciare una sola sillaba.
Dischiuse le labbra con lo stupore impresso negli occhi.

Il tono che House aveva usato poco prima era stato… Cameron, aveva sentito un brivido lungo la schiena seguito da un batticuore che non accennava a lasciarla.
Era incredibile come un paio di parole, avessero l’effetto di provocarle emozioni tanto forti e incontrollabili.

Lui improvvisamente, uscì come dallo stato di contemplazione nel quale era caduto.
Cercò di razionalizzare ciò che aveva detto… o fatto.
Cameron lo guardava incapace di formulare una sola frase di senso compiuto.

House si sentì scoperto e vulnerabile.
Si era distratto per un attimo e non era riuscito a controllarsi.

H: non fare quella faccia, ti stavo solo prendendo un po in giro

Non sembrava infastidita, e tanto meno adirata con lui.
Senza dirgli nulla, lasciò in silenzio la stanza.

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Capitolo 5
*** 5 ***


I tre assistenti di House erano in laboratorio, intenti a svolgere delle analisi per il paziente.
Il diagnosta entrò e si diresse verso di loro.

H: come procede il lavoro, miei piccoli schiavi?

Ch: tutto liscio. La cura sta funzionando, dovremmo dimetterlo

House si avvicinò alla sua immunologa, ed osservo da sopra la sua spalla cosa stesse facendo.

Cameron ebbe una sorta di deejavu.
Tentò invano di controllare le palpitazioni provocate da quella vicinanza.
Ancora non si spiegava dove aveva trovato il coraggio per… baciarlo

H: tutto regolare?

La voce di lui era profonda e controllata.

C: sto bene…

H: mi riferivo al test

C: ah… si… sta bene-… cioè… si, tutto è regolare…

Gli altri due uomini, dall’altra parte della vetrata, non si accorsero della pesante tensione che si era creata tra quei due.

H: non mi sembra

Lei si voltò per controbattere ma si rese conto che i loro volti erano innegabilmente troppo vicini.
Tentò di aumentare la distanza con disinvoltura.

C: è regolare ti dico…

H: non mi sembra che “tu” stia bene

Si sentiva presa in giro.
House stava giocando sulla sua debolezza nei suoi confronti.
Si voltò nuovamente, dandogli le spalle.

C: smettila

La guardò sorpreso.

H: di fare cosa di preciso? Sai, in caso volessi risponderti dovrei prima sapere a cosa ti riferisci

Lei fece un profondo respiro cercando di arrancare un po di controllo.
Lo fronteggiò incrociando le braccia.

C: mi stai mettendo a disagio

H: non è colpa mia se la mia presenza ti provoca degli scompensi ormonali

C: certo che è colpa tua! Lo fai di proposito!

La guardò con un’aria falsamente incredula.

H: ti provoco intenzionalmente degli scompensi?

C: No! Mi metti a disagio di proposito!

House sorrise mentre lei lo squadrava irritata.

H: quando ti scaldi sei ancora più bella

Lei con la bocca socchiusa, stava per ribattere, quando sentì le parole morirle in gola.

H: non te la…

House le poggiò una mano sulla spalla.
Non aveva previsto che quello turbato da quel gesto, sarebbe stato lui.

H: …prendere…

Vece scivolare lentamente la mano, quasi accarezzandole il braccio.

H: se è negativo a tutti i test dimettetelo

C: House…

Senza guardarla negli occhi, si fermò.

C: io…

F: abbiamo finito

Ch: non c’è nessun anomalia

Il neurologo appena entrato, si accorse della strana atmosfera.

F: è successo qualc-…

H: come stavo dicendo alla vostra collega, dimettetelo

Uscì velocemente dal laboratorio.

F: che gli hai fatto?

C: che vuoi dire?

Ch: è scappato via

C: se ha fretta sarà per uno dei suoi stupidi telefilm

Lasciò anche lei la sala.

Ch: anche lei ha fretta per vedere la Tv?

Il neurologo restò in silenzio, pensieroso.

F: qualcosa sta cambiando…

Ch: e questo da cosa lo deduci?

F: dai segni. Ma a quanto pare sei cieco come una talpa

Ch: i segni sono visibili? Pensavo fosse qualcosa di astratto

F: vuoi un consiglio? Non dedicarti ad altri ragionamenti all’infuori di quelli medici

-

Seduto alla sua poltrona, House poggiava il mento contro il manico del bastone.
Wilson entrò nell’ufficio e gli si avvicinò.

W: sei un fantasma?

H: il tuo gia pessimo sarcasmo, alla sera raggiunge un livello che sfiora il nucleo interno del pianeta

W: che ci fai ancora qui a quest’ora? Ho saputo che il paziente è stato dimesso

H: non posso restare in pace nel mio ufficio? Oh, gia. Questo non è possibile dato che una seccatura non si scrolla di dosso!

W: puoi benissimo stare da solo a casa. Se sei rimasto qui è per qualcuno

H: si, per tua moglie-… Ops! Ex-moglie!

L’oncologo, ignorando il commento volutamente provocatorio dell’amico, si avvicinò all’appendi abiti posto in fondo alla stanza.

H: puoi contemplare i camici di qualcun altro? Sai, è piuttosto inquietante

W: ce ne sono due. Quindi uno dei tuoi assistenti è ancora qui. A giudicare dalle dimensioni direi che manca all’appello uno da donna

H: da quando ti destreggi nel campo tessile, dottore?

W: ci sarei arrivato anche senza. Non sei ancora arrivato al punto di aspettare oltre il tuo turno, Chase o Foreman

H: pongo una domanda alla tua eccelsa mente. Se come dici dovessi parlarle, perché mi dovrei trattenere fino a quest’ora quando, come ben sai, avrei potuto farlo durante la giornata? Ti ricordo che lavora per me, di tanto in tanto la vedo

W: sei più scorbutico del solito. Dal che ne deduco che ho fatto centro

H: hai per caso sentito la mia domanda?

W: io non cerco di razionalizzare tutto come te. E se proprio devo farlo, significa che volevi parlare quando eravate da soli

House si alzò e si infilò il giubbotto.

W: che fai adesso?

H: vado a casa? Questo suppongo che non l’avevi calcolato nelle tue deduzioni

W: sei assurdo

L’oncologo lasciò l’ufficio.
In corridoio alcuni secondi dopo, incrociò Cameron con alcune cartelle in mano.

W: ehi

C: vai a casa?

W: non ancora, ho del lavoro arretrato e nessun assistente a cui affibbiarlo. Comunque sbrigati

C: sbrigati… a far cosa?

W: a tornare in… a casa. Non andare a casa tardi, è pericoloso

C: so badare a me stessa

W: certo, a domani

Cameron guardò con aria interrogativa il medico che si avviava verso il suo studio.
Lasciando stare il suo strano comportamento, si diresse nell’ufficio di House per posare le cartelle che aveva compilato.

Sulla soglia della porta, andò a sbattere contro qualcosa… o qualcuno.

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Capitolo 6
*** 6 ***


Sulla soglia della porta, andò a sbattere contro qualcosa… o qualcuno.

Con precario equilibrio, riuscì a rimanere in piedi grazie alla presa di qualcuno sul suo braccio.
Alzò gli occhi, e tra la penombra, incontrarò quelli azzurri del suo capo.

H: e dire che sono io quello col bastone

C: scusa… non ti avevo visto

H: davvero? Avrei giurato che mi fossi venuta contro di proposito. Ah, no. Quello che mette intenzionalmente la gente a disagio sono io

Lei si liberò freddamente da quella stretta.

C: mi sembra di averti chiesto scusa

Non le rispose, per cercare di togliersi di dosso i suoi occhi, si chinò per raccoglierle le cartelle che aveva fatto cadere, lei fece lo stesso.

C: lascia… faccio io

Chinati a terra, le loro mani si sfiorarono.
House mise la propria sopra quella di lei, quasi per non volerla far scappare.
Sollevarono il volto e si resero conto di essere tanti vicini da potersi quasi sfiorare con la punta del naso.

H: cosa volevi dirmi

C: non so a cosa ti riferisci…

H: questa mattina in laboratorio

C: ah… mi… mi dispiace per… per averti baciato…

Ci fu un breve silenzio durante il quale rimasero immobili, ancora con le mani congiunte.

H: perché dici che ti dispiace

C: adesso è cambiato tutto…

H: è stato solo un bacio

C: è bastato a far cambiare tutto. Anche tu lo sai…

H: se fossimo andati a letto insieme, cosa sarebbe successo? Mi sarei risvegliato gay e te suora di clausura?

Lei sfilò la propria mano da sotto quella di lui, raccogliendo le cartelle sparse ai suoi piedi.
Si sollevò da terra, lui dopo alcuni secondi fece lo stesso.
Di nuovo a fronteggiarsi.
Occhi contro occhi.
Verde contro blu.

Erano entrambi davanti all’entrata dell’ufficio.

C: devo passare

Non si mosse di un millimetro.

La sfidava con lo sguardo.
Sapevano che non sarebbero riusciti a controllarsi se avessero avuto un altro contatto, anche il più insignificante.

Cameron sarebbe potuta introdursi nell’ufficio, passando da diagnostica, ma non lo fece.
In caso contrario, avrebbe perso il confronto con lui, con i suoi sentimenti.
E questo non poteva assolutamente permetterlo.

House le sbarrava la strada.
Non aveva nessuna intenzione di togliersi di lì.
Per quale motivo lo stava facendo?

C: spostati

H: non rientra tra i miei progetti a breve termine

Lo scontro era inevitabile.
Stavano mettendo in gioco tutto, ogni cosa.
Il primo a cedere avrebbe perso.
Lui lo sapeva.
Lei lo sapeva.

C: cosa vuoi da me, House

H: è interessante vedere fino a che punto riuscirai a spingerti

Lo sguardo di lei si colmò di delusione.

C: è un gioco. Per te è soltanto un gioco? Uno dei tanti enigmi da risolvere?

H: perché ti sei pentita di avermi baciato?

C: ho detto che mi dispiace di averlo fatto

H: quindi non sei pentita?

Lei protese il braccio destro, porgendogli le cartelle.
Lui dopo averle fissate, le prese perplesso.

La vide addentrarsi nelle tenebre del corridoio del quarto piano.

-

Erano circa le 11 di sera.
Cameron era tornata a casa da almeno un paio d’ore.
Correva sul tapirulan per scaricare la tensione.

Un rumore sordo.
Possibile che fosse un altro deejavu?

Aprì la porta.
A quanto pare, era possibilissimo.
House era di fronte a lei, con il casco in mano e lo zaino in spalla.

H: posso entrare, vero?

C: hai visto che ore sono?

L’uomo si scoprì i polsi e glieli mostrò.

H: ora sai cosa regalarmi a natale

C: cosa c’è, House?

Lo sguardo dell’uomo era perso.
Solo pochi istanti prima si era accorto dello stato in cui si trovava la sua immunologa.

Indossava un paio di pantaloncini che le mostravano interamente le lunghe e sinuose gambe.
La canottiera che aveva, era per la maggior parte aderente al suo corpo ricoperto di sudore oltre a lasciarle scoperte le spalle.
Il respiro di lei era corto e affannato. Per una presunta attività sportiva o per la sua presenza?
Di certo, dare per buona la seconda alternativa, rendeva House altrochè compiaciuto.

C: allora?

H: cosa…?

C: perché sei venuto qui

H: fammi entrare e te lo dico

C: dammi una solida valida ragione per far entrare un uomo a casa mia, nel cuore della notte

H: per soddisfare la tua curiosità e scoprire cosa mi ha spinto a venire qui

C: non sono ossessionata su queste cose come te

Si mise di lato, facendolo passare.

H: allora perché mi stai facendo entrare?

C: correre il rischio di essere infastidita da te fino a domani mattina? Hai trenta secondi per dirmi cosa vuoi

L’uomo di tutto punto, si tolse lo zaino dalla spalla e lo aprì.
Da esso tirò fuori quelle che sembravano essere della cartelle cliniche.
Gliele porse, lei titubante le prese e le sfogliò.

C: ma… sono quelle che ti ho dato prima! Devono stare nel tuo ufficio, non a casa mia…

H: lo so. Ma devi farlo da sola

Il volto di lei, si riempì di perplessità e rassegnazione.

C: quindi… me le hai riportate fino a casa perché Io le mettessi al loro posto, quando potevi benissimo farlo tu stesso risparmiandoti così questo viaggio?

Lui cercò inutilmente di pensare a qualche buona risposta da darle.

H: diciamo che era un pretesto mal architettato per venire qui

C: ciò quindi, mi riporta a chiederti. Cosa vuoi da me, House?

H: il fatto è che, non ricordo cosa ho provato

C: …che vuoi dire?

H: quando ci siamo, cioè, quando Tu mi hai baciato. Ho cercato di non pensarci talmente tanto, da aver scordato cosa ho provato in quel momento

Cameron era spiazzata, non sapeva come ribattere.

C: e io come potrei aiutart-…

Ad un tratto, tutto le sembrò più chiaro, anche se ancora totalmente assurdo.

C: tu… senti… se vuoi un altro bacio da me non nasconderti dietr-…

H: non fraintendere. Per me è di vitale importanza archiviare ogni mia emozione, così da poterla razionalizzare ed analizzare

I suoi occhi, gli sembrarono quasi delusi da quella fredda risposta.

C: vattene

H: non mi sembra di chiederti poi un grande sacrificio. O devo forse ricordarti che l’altra volta l’hai fatto per ficcarmi una siringa al braccio e dissanguarmi?

C: ti sbagli. Ti ho baciato perché credevo che avessi il cancro, e sai quanto sono attratta dai malati terminali. Il cancro al cervello poi, è quello che mi eccita di più

House non parve affatto contento di quella risposta.

H: nessuno ti ha chiesto di farlo

C: hai ragione, House. Ma sai cosa ti dico? Mi hai domandato se ero pentita. Ebbene si, lo sono. Ora sei soddisfatto? Hai risolto brillantemente un altro dei tuoi enigmmmmh…

L’unica cosa che sentì, furono le mani di House che, afferrandole le spalle, la tirarono verso di lui chiudendole la bocca con la propria.

Fu un bacio diverso dal primo.
Lei ricambiò quasi meccanicamente quel gesto.
Non ebbe neanche il tempo di rendersi pienamente conto di cosa stesse succedendo che lui la distanziò da lui.

H: Si, hai un buon sapore.

Raccolse lo zaino e il casco da terra, ed uscì senza aggiungere altro.
Cameron rimase immobile, sconvolta, al centro del salotto.

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Capitolo 7
*** 7 ***


House era radunato in diagnosta con Chase e Foreman.
Un nuovo paziente era stato ricoverato poche ore prima.

H: sapete qualcos’altro di questo tizio oltre al suo insignificante nome?

F: al Pronto Soccorso gli hanno fatto dei prelievi. Abbiamo chiesto ad un’infermiera di procurarci i risultati

In quel momento, Cameron fece il suo ingresso togliendosi la giacca e portando in mano dei fogli.

C: di sotto mi hanno detto che abbiamo richiesto queste analisi

House senza prestarle attenzione, le tolse con suo solito modo di fare brusco il foglio dalle mani.
Lei ormai abituata, ignorò quel comportamento e si infilò il camice raggiungendo i colleghi.

Chase le mostrò la cartella del paziente.

H: rivoglio tutti i test di routine e l’anamnesi

I due uomini si alzarono, Cameron però, rimase seduta a leggere con attenzione la cartella.

C: aspettate

Si voltarono perplessi, mentre House la scrutava in disparte.
L’immunologa si alzò dirigendosi verso il pannello luminoso.
Sfilò una lastra dalla cartella e ve la affisse.

C: guardate qui

Indicò un punto imprecisato.
I due colleghi le si avvicinarono.

Ch: non c’è nulla…

C: si vi dico. Qui, all’altezza della tricuspide

Scrutarono ancora più a fondo il reperto.

F: Chase ha ragione, non c’è nulla. Sarà un’ombra

House che non si era mosso, si avvicinò sbuffando.

H: levatevi

Chase e Foreman si fecero da parte.
Il diagnosta arrivò alle spalle di Cameron che, imperterrita, continuava a sostenere che ci fosse qualcosa.

Si voltò, lo sentiva con il fiato sul collo in tutti i sensi possibili.
House la guardava impassibile, aspettando che gli dicesse qualcosa.

C: è… qui

Le emozioni della sera prima erano più vive che mai.
L’uomo osservò in silenzio la lastra, poi si rivolse a Chase e Foreman.

H: lasciate stare i prelievi. Fategli una Tac Cardio-toracica

Il neurologo tornò davanti al pannello luminoso.

F: non c’è nulla

H: per questo dovete rifargli la Tac

F: ma se sai che non c’è niente perché vuoi rifarla?

H: perché forse potremmo accertarcene?

Ch: da quando dai fiducia ad un altro essere umano? I prelievi li volevi rifare

C: state dicendo che il mio giudizio è praticamente insignificante?

Ch: siamo in tre a dire che la lastra è pulita

H: avete da chiacchierare ancora per molto? Portatemene una fresca, muovetevi!

Uscirono dalla porta.
Cameron gli si avvicinò.

C: grazie

H: fila via, te e la tua fiducia

Lei sorrise e raggiunse i colleghi.

-

Cameron era accanto alla macchina della Tac, Chase e Foreman invece, stavano analizzando i risultati dall’altra parte del vetro.

Ch: è incredibile… Cameron aveva ragione

F: l’incredibile è che House l’abbia appoggiata

In quel momento, l’immunologa si avvicinò.

C: allora?

Ch: congratulazione

C: vado a dirlo ad House. Voi pensate al paziente

-

Wilson entrò nell’ufficio dell’amico il quale era intento ad una partita all’ultimo sangue alla psp.

W: allora?

H: allora?

W: ieri sera le hai parlato prima di tornare a casa?

H: penso di si se avessi avuto l’intenzione di farlo. Ma dato che questo non rientrava tra i miei progetti, ti risponderò con un esaustivo e inequivocabile No

W: è lampante che qualcosa di turba da qualche giorno a questa parte. Più che ricordarti che sono disponibile ad ascoltarti, non poss-…

H: oh, grazie. La tua opera caritatevole è terminata? Perché in quel caso potrei togliermi i tappi dalle orecchie

W: a Cameron tu piaci, e molto anche

H: riesci a formulare una frase di senso compiuto che non contenga la parola Cameron?

W: e te la adori

H: stai ascoltando una sola parola di ciò che sto dicendo?

W: no, amico. E in questo siamo perfettamente uguali

House dopo aver emesso un grugnito di dissenso, poggiò seccamente la psp sulla sua scrivania.

W: se ammettessi che ti piace le cose diverrebbero più facili. Ma se tu lo facessi dovresti agire di conseguenza

H: hai mai pensato di donare il tuo corpo e il tuo spirito alla chiesa? Potrei raccomandarti io come predicatore, riusciresti a far redimere un pluriomicida piuttosto di non ascoltarti

Cameron pochi secondi dopo, entrò nell’ufficio di House con un sorriso raggiante.

C: disturbo?

H: Crudelia Demon ha finalmente rinunciato ad avere una collezione di pellicce?

C: la massa tumorale c’è

Gli porse la nuova lastra.
Lui la guardò, poi la passò all’amico.

H: questo è lavoro per te

L’oncologo la osservò.

W: si, è operabile

C: vado a dare disposizione ai chirurghi

L’immunologa si voltò per lasciare la sala.

H: Cameron

Si voltò.

H: ottima vista

Gli sorrise e se ne andò.

W: non credo che ci sarebbe rimasta male se gli avessi fatto un vero complimento

H: ora ti metti anche a dire come mi devo comportare con i miei assistenti?

W: sai, ti invidio. È proprio vero che chi ha tanto, spreca tanto

-

Cameron era appena uscita dalla camera del paziente.
Wilson vedendola, le andò incontro.

W: hai un minuto?

C: certo

I due si sederono ad uno dei tavoli della mensa.

C: è per un consulto?

W: no, no. Niente del genere

C: allora, è qualcosa di personale?

W: diciamo che sono famoso per non riuscire a farmi i fatti miei

Intanto poco distante da lì House con passo veloce, cercava di scappare dalla direttrice.

H: ti ho detto di no, dannazione!

Cu: non era una richiesta! Fermati!

Per far perdere le sue tracce, l’uomo si incanalò nella folla della mensa.

Intanto ad uno di quei tavoli…

C: sbaglio o gia una volta mi hai fatto una raccomandazione di questo tipo? House non è un bambino, e poi quello che pensi non è affatto vero. Le cose non sono cambiate da qualche anno fa, tranne per il fatto che adesso da parte mia non c’è più nessun sentimento

W: capisco che tu poss-…

H: che diavolo state confabulando

House era in piedi, davanti a loro.
Cuddy poco dopo lo raggiunse con un leggero fiatone.

Cu: fila in ambulatorio!

H: solo un attimo, Raggio di sole. Voglio prima sapere di cosa stavano parlando questi due alle mie spalle

C: non sei al centro del mondo, House

L’immunologa si alzò da tavola.

W: quello che stavamo dicendo non ti riguar-…

C: Wilson

L’oncologo non aggiunse altro.

C: con permesso

House cercò di andarle dietro ma Cuddy gli sbarrò la strada.

Cu: MUOVITI!

Dopo aver dato un’occhiataccia all’amico, il diagnosta si allontanò.

Cuddy prese il posto di Cameron e si sedette di fronte all’oncologo.

Cu: state architettando qualcosa?

W: volevo solo accertarmi di una cosa

Cu: parli tutto d’un fiato o devo tirarti fuori le parole con le pinze?

W: House è preso da lei

Cu: allora perché stavi parlando con lei?

W: volevo accertarmi che i sentimenti di Cameron non fossero cambiati

Cu: e lo sono?

W: prima gli piaceva, era attratta dal suo genio. Ora non più. Adesso lo ama

Cu: sono l’unica che in questa faccenda pensa che si faranno del male?

L’uomo abbassò gravemente lo sguardo.

W: non vorrei che soffrisse ancora, tutto qua

Cu: non puoi fare da angelo custode a qualcuno contro la sua volontà. È controproducente per entramvi

-

Cameron era entrata da poco in laboratorio.

H: allora?!

C: cosa c’è?

H: di che stavate parlando

C: non ti riguarda

H: quando affermo che “tutti mentono”, non significa che tutti lo sappiano fare bene. Mi dispiace comunicarti che rientri in quest’ultimo gruppo. Ti ha per caso detto che mi piaci?

Lei sbarrò gli occhi incredula.

H: bene, dalla tua reazione deduco che non abbia raccontato balle di nascosto. Ma rimane da scoprire cosa stavate dicendo

C: che vuoi sentirti dire? Che stavamo complottando per rubarti lo scettro del potere?

H: non è che ti ha chiesto di uscire?

C: e anche se fosse, sarebbero cose che ti riguardano?

H: Wilson è mio amico

C: sei geloso, per caso?

H: ebbene si, lo ammetto. Ma non te lo lascerò senza combattere!

Lei sorrise e si volto verso il microscopio.

H: allora?

C: allora cosa?

H: non mi hai detto se ti ha invitato a cena

C: no, non lo ha fatto

H: e questo ti dispiace?

C: io dovrei lavorare, e tu dovresti essere in clinica

H: ti piace Jimmy?

C: è una brava persona

H: non ti ho chiesto la considerazione sociale che hai di lui

Lei si voltò.
Si guardarono intensamente.

C: è un bell’uomo, simpatico e gentile. L’esatto contrario di te

H: da ciò posso dedurre che non è il tuo tip-…

C: cos’hai provato stavolta?

Lui rimase in silenzio.
Lei si sentì in dovere di chiarire la domanda.

C: quando Tu, mi hai baciata

Ripensando alla sera precedente, House distolse lo sguardo.

C: l’hai dimenticato anche stavolta?

Gli occhi di lui, tornarono ad incontrare quelli della donna.

H: è un invito subliminale il tuo?

Cameron tornò alle sue provette, dandogli le spalle.
Lo sentì avvicinarsi, sussurrarle qualcosa all’orecchio.

H: mi stai provocando?

Non ci fu alcuna risposta.
Improvvisamente, la donna sentì le mani di lui, toccarle i fianchi.
Ebbe un breve sussulto che riuscì a fatica a controllare mentre le mani di House scendevano verso il basso.
Non gli disse ne fece nulla, lo lasciò fare quasi incapace di ribellarsi.

Sentì il contatto arrivare fino all’inizio delle cosce.
La sua schiena contro il petto di lui.
Si accorse che gli stava frugando le tasche del camicie.

Come uscita nel trans nel quale era caduta, si voltò.

H: nessuna siringa o oggetti appuntiti

CAMERON: che stai fac-…

Per la seconda volta nell’arco di poche ore, House le chiuse la bocca con la propria, lasciandola senza respiro.
La avvicinò a se, cingendole la vita con un braccio.

Lei gli prese il volto tra le mani e gli andò incontro.
Le loro lingue si rincontrarono mentre esploravano ogni centimetro della bocca dell’altro.
Il rumore delle labbra che si toccavano avidamente, scandiva lo scorrere del tempo.


Dopo almeno dieci minuti, un barlume di razionalità fece sì, che Cameron si rendesse conto che si trovavano in un laboratorio con le pareti di vetro.
Fece scendere lentamente le proprie mani dal visto di lui, fino al suo petto.
Lo distanziò dopo averlo assaporato per l’ultima volta.

Entrambi si guardarono, ansimando quasi impercettibilmente.
Fu lui il primo a parlare.

H: dolce ma eccitante

Lei lo guardò con aria interrogativa.

H: mi hai chiesto cosa ho sentito. Volevo riprovare la sensazione per esserne sicuro

Lo guardò tristemente.

C: soltanto un gioco…

Lo fece scansare e si diresse verso la porta.

H: che vorresti dire

Si voltò.
Gli occhi duri e severi, pieni di risentimento verso di lui.

C: se non hai nulla, non perdi nulla. Tu non correrai mai rischi, vero?

Lasciò il laboratorio non dandogli il tempo di rispondere.

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Capitolo 8
*** 8 ***


La sua moto era ferma in una radura che costeggiava una strada di campagna poco trafficata.
Lui, poggiato sul suo veicolo, col il volto sollevato verso l’alto.

Una buia volta celeste, si innalzava su di lui.
Illuminata solo da stelle che si ergevano assumendo uno schema poliedrico.

Di punto in bianco aveva lasciato il Princeton senza avvertire nessuno, neanche la Cuddy.
Aveva preso la moto ed era sfrecciato via, senza meta.
Arrivato poco fuori città, era stato costretto a fermarsi data l’assenza della benzina.

Era quasi mezzanotte, ormai era là da più di due ore a fissare il cielo.
Dopo essere stato immobile per molto tempo, mosse il braccio per cercare qualcosa nella tasca, un cellulare.

Compose un numero e si avvicinò l’apparecchio all’orecchio.
Dopo diversi secondi, rispose una voce assonnata e impastata.

W: pro… pronto…?

H: vienimi a prendere

W: …House?

H: no, il tuo spirito guida.

Sentì un fruscio.

W: è quasi mezzanotte… ma dove sei?

H: da qualche parte vicino alla statale A31

Improvvisamente, gli sembrò che l’amico si fosse come improvvisamente svegliato.

W: che diavolo ci fai lì a quest’ora?!

H: il problema non è il “cosa” ma il “perchè”. Ho finito la benzina, e la batteria del cellulare si sta per esaurire, ti consiglierei di darti una mossa

W: e se mi rifiutassi di farlo?

H: ti ritroveresti pompieri e carabinieri a casa in meno di venti minuti

W: …non ti muovere da lì. Sto arrivando

Circa quaranta minuti dopo, una macchina grigia accostò vicino a lui.

H: sapevi che esistono altre quattro marce dopo la prima?

Il diagnosta entrò in macchina e si mise la cintura.
L’amico lo guardava interdetto.

H: non preoccuparti, domani mattina chiamerò il carro-attrezzi e mi farò riportare la moto

W: veramente un “grazie” l’avrei accettato con piacere. Mi dimentico sempre che di cognome fai House

H: se metti in moto subito abbiamo la possibilità di arrivare in tempo per la cena di natale dell’anno prossimo

A circa metà del viaggio, le due persone nel veicolo non avevano scambiato una sola parola.
Wilson guidava, lanciando ogni tanto delle occhiate alla sua destra.
House continuava ad osservare fuori dal finestrino.

W: potrei sapere cosa è successo?

H: la benzina è finita, senza di quella mi è sembrato improbabile riuscire a far ripartire la mia moto

W: il pomeriggio eri in ospedale, e qualche ora dopo ti trovo a sessanta chilometri di distanza in uno spiazzo isolato. C’è una ragione a questo?

H: mi andava di fare un giro

W: per pensare?

H: a cosa?

W: questo devi dirmelo te

H: din don. Il tempo per la seduta è terminato, dottor Wilson

W: posso almeno sapere se sei giunto a qualcosa?

Ci fu un silenzio prolungato.

H: probabilmente

L’auto continuò a percorrere il freddo asfalto, addentrandosi nelle tenebre notturne.

-

Cameron attraversò la hall dell’ospedale, era arrivata almeno con mezzora d’anticipo quella mattina.
Non era riuscita a chiudere occhio, e un mal di testa non sembrava volerla abbandonare.

Entrò in ascensore accorgendosi solo dopo alcuni secondi, che in questo era presente anche la direttrice del suo reparto.

C: ah… buongiorno

La donna la squadrò, con il suo solito atteggiamento distaccato.

Cu: hai un aspetto orribile

C: grazie…

Cu: tutto bene?

C: solo qualche problema a prendere sonno

Cu: quella non è la causa, ma la conseguenza. È successo qualcosa di cui dovrei essere informata?

C: nulla che riguardi il lavoro

Cu: probabilmente ti sorprenderà, ma sono in grado di ascoltare anche problemi che non lo riguardino

Cameron sorrise capendo il gesto della donna.

C: grazie ma… è una cosa che devo prima capire da sola per poterne parlare con qualcuno

Cu: come reputi migliore

Le porte dell’ascensore si aprirono, Cuddy uscì.
Wilson vedendola, le andò incontro.

W: buongiorno

La donna non si rese neanche conto della presenza dell’oncologo.

W: ehi

Cu: cosa?

W: tutto ok…?

Cu: sta succedendo qualcosa

W: sei inquietante questa mattina

Cu: Cameron ha qualcosa che non va, e sono pronta a scommettere che in questo qualcosa centri House

L’uomo sembrò assumere un’aria pensierosa.

Cu: sai qualcosa?

W: no… cioè, nulla che riguarda lei. Questa notte sono dovuto andare a riprendere House dalle parti di Toms River

Cu: che diavolo ci faceva lì?

W: non ne ho idea… per riflettere forse

I due si scambiarono uno sguardo piuttosto eloquente, dopodichè ognuno tornò alle proprie mansioni.

-

Dopo essere scampata al breve colloquio con la Cuddy, l’immunologa posò le sue cose in ufficio, il quale era prevedibilmente vuoto.

Si infilò il camice e si preparò un caffé.

Alcuni passi dietro di lei, l’avvertirono dell’arrivo di qualcuno.
Si voltò cercando di comportarsi normalmente.

C: buongio…

Non si era di certo aspettata di dover incrociare quegli occhi così presto.
Ma doveva apparire la Cameron di tutti i giorni.

C: sei mattiniero

Senza dirle nulla, le si avvicinò.
Il cuore di lei iniziò a battere più velocemente, quasi da far fuoriuscire il caffé contenuto nella tazza che teneva in mano.

H: per parlarti. Non volevo che ci fosse nessuno a disturbarci

Gli occhi di lei, si catapultarono verso le mani che tenevano la tazza.

Rendendosi conto di averla messa in un forte disagio, l’uomo le tolse l’oggetto dalle mani e lo poggiò sul ripiano poco vicino.

H: vieni nel mio ufficio

Lo seguì tenendo una certa distanza da lui, ma continuando a tenere il contatto visivo vero la sua schiena.
House si sedette alla sua scrivania, Cameron gli si fermò davanti.

H: vorrei che cercassi di capire quello che sto per dirti

Lei rimase in silenzio, fissandolo con le labbra dischiuse.

H: non credere sia facile per me…

C: ti… ascolto

Trascorsero alcuni interminabili secondi al termine dei quali, l’uomo riprese la parola.

H: ricordi la lettera di raccomandazione che ti ho firmato?

Lei, sorpresa da quella domanda, annuì.

H: penso che... dovresti usarla

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Capitolo 9
*** 9 ***


H: penso che... dovresti usarla

Gli occhi di lei erano densi di uno stupore, che da lì a poco avrebbe fatto posto ad un profondo dolore.

C: mi stai… licenziando?

House la guardò gravemente.
Quello sguardo valse più di mille parole.

C: potrei sapere il motivo?

H: le finanze del reparto mi impongono di liberarmi di un elemento del mio team

Lo guardò intensamente cercando di convincersi che dicesse la verità.

C: e puoi assicurarmi che la tua scelta non è stata influenzata da quello che è successo recentemente tra noi?

H: reputo che Foreman sia indispensabile

C: quindi ritieni che Chase sia migliore di me

H: affatto. Ma tu avrai molti meno problemi a trovare un altro buon lavoro

C: da quando ti importa dei problemi dei tuoi dipendenti?

Un amaro sorriso comparve sul volto della donna.

C: abbi almeno il coraggio di dirmi in faccia che mi vuoi fuori dai piedi, invece di nasconderti dietro stupide scuse

House cercò di apparire sorpreso.

H: sto agendo per-…

C: a tuo vantaggio. Preferisci mandarmi via piuttosto che ammettere che ti piaccio ed agire di conseguenza

La guardava spiazzato mentre gli occhi di lei si colmavano di disprezzo e risentimento.

C: sei un codardo. Un vigliacco egoista

Sapeva che l’aveva sempre fatta soffrire, e che, prendendo quella decisione, le avrebbe sferrato il colpo decisivo.
Non osava controbattere data la posizione di colpevolezza in cui si trovava.

H: non meriti di soffrire ancora per un rifiuto umano come me

C: e questo da quando sei tu a deciderlo?!

H: vattene finchè sei in tempo

C: in tempo per cosa? Prima che mi innamori di te?

House abbassò lo sguardo per la prima volta da quella mattina.

C: mi dispiace, ma è gia troppo tardi!

Lo sguardo di lui, tornò su Cameron, ormai con gli occhi prossimi al pianto.

C: mi maledico ogni dannato giorno per non essere riuscita a fare in modo che non accadesse… ma a quanto pare non l’ho saputo evitare

H: tu non mi ami. Credi di amarmi, vorresti farlo per provare a te stessa che non sei interessata solo alle persone danneggiate

C: pensi che vorrei amare qualcuno che so a priori che non contraccambierà mai neanche la metà di ciò che io provo per lui? Qualcuno che mi farebbe di certo soffrire, come ha sempre fatto? Se pensi questo, sei solo un idiota House. Solo su una cosa hai ragione. Andarmene è la cosa migliore da fare

Si voltò per avviarsi ma House fu più veloce di lei, e le sbarrò la strada.

H: pensi che non possa capirti?

Quella domanda la sconvolse non poco.

C: se tu riuscissi a farlo, non ti staresti comportando in questo modo assurdo

H: io non posso stare con te

C: non puoi o non vuoi?

H: perché devi rendere tutto più difficile, dannazione!

Quell’improvviso e inaspettato sbalzo d’umore, la fece per un attimo arretrare.

C: quello che rende le cose complicate sei tu, non io…

H: continui a non capire

C: no, House. Sei tu a non capire! Io ti piaccio o no?!

Lui distolse lo sguardo.

C: rispondimi!

H: si,mi piaci! Ora sei soddisfatta?!

C: allora perché cerchi ancora di allontanarmi?! Dammi un solo motivo e sparirò per sempre!

H: sto impazzendo a causa tua!

Cercò di distanziarsi dal lei, ma Cameron non glielo permise, bloccandolo per un braccio.

C: ho diritto ad una risposta!

House cercò inutilmente di divincolarsi.

C: voglio saperlo!

H: PERCHÉ HO PAURA, DANNAZIONE!

Lasciò la presa sul suo braccio, guardandolo sconvolta.

H: Ora sparisci!

C: fai scappare me invece di farlo tu stesso?

H: vattene

C: no, vattene tu! Io non fuggo!

Erano in piedi, fronteggiandosi l’uno davanti l’altra.

C: pensi di spaventarmi? Cos’è, vuoi alzare le mani su di me?

H: esci da questo dannato ufficio!

La voce ferma a bassa di lui contro quella altrettanto determinata e decisa di lei.

C: “non rientra tra i miei progetti a breve termine!”

Non aveva raggiunto un livello tale di irritazione da quando ne aveva memoria.
Le ceneri che da tempo si erano spente, in quel momento divampavano sottoforma di fiamme inarrestabili.

Di colpo, Cameron si voltò verso la porta.
Quel comportamento non era di certo coerente.

H: cos’è, scappi?

C: si, dalla Cuddy

House le andò dietro cercando di fermarla.
Arrivarono in corridoio.

H: vai a fare la spia alla mamma?!

C: te la stai facendo nei pantaloni, per caso?

Entrarono in ascensore.

H: dimmi cosa diavolo centra lei!

C: vado a piangere da qualcuno. Problemi?!

H: certo che ne ho!

Le ante si aprirono.
House le sbarrò la via con il bastone ma lei lo scansò con il braccio.

Cameron entrò nell’ufficio di Cuddy, tallonata da House.
La direttrice vedendo che qualcosa non andava, portò la sua attenzione dalle carte che stava compilando a loro due.

C: vuol-…

H: qualsiasi cosa dirà non potrà essere usata contro di me!

C: vuole licenziarmi senza fornirmi una valida motivazione

H: solo perché tu non la reputi valida non significa che non lo sia!

C: sei ridicolo! Hai anche provato a farmi credere ad un restringimento del personale per motivi finanziari!

Cu: potrei sapere cos-...

H: se avessi accettato buona, buona quella spiegazione avresti evitato un sacco di problemi a tutti!

C: a chi, a te?!

Cu: SILENZIO!

I due si voltarono ammutoliti verso la scrivania del loro capo.

Cu: che diavolo sta succedendo?!

C: vuole licenziarmi!

H: non vuole dare le dimissioni!

C: se speri che te le dia sei pazzo!

H: non pensare che te la dia vinta!

Cu: FINITELA HO DETTO!

Per la seconda volta i due si interruppero, pur continuandosi a fulminarsi con lo sguardo, a vicenda.

Cu: per quale dannato motivo vuoi licenziarla?!

H: non favorisce l’equilibrio del team!

Cu: quello del team o il tuo?

Non ci fu alcuna risposta.

Cu: allora ti consiglio di trovare una scusa migliore, se proprio vuoi liberarti di lei. Tornate a lavoro immediatamente e finitela con queste stupide discussioni!

Uscendo dall’ufficio, House cercò di non incrociare lo sguardo con lei.
Non voleva di certo darle la soddisfazione di vederlo sconfitto.
Quando le si parò davanti con le braccia incrociate però, non potè evitarlo.

H: vedo che leccare i piedi alla Cuddy ha portato i suoi frutti

C: ti nascondi dietro i muri?

H: stai compromettendo il lavoro di tutto il dipartimento di diagnostica. Dove sono finiti i tuoi sensi di colpa?

C: gli ho lasciati nell’altro paio di scarpe

Si voltò, e sparì dietro un angolo.
House fissò il vuoto davanti a lui.
Si passò una mano sulla fronte.

Cameron appena voltato l’angolo, si abbandonò alla parete, abbassando il volto.

Entrambi i loro colpi, iniziarono ad essere scossi da brevi ma regolari sussulti.
Silenziosamente, risero senza riuscire a capire perché.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Era ancora presto, e di Chase e Foreman nessuna traccia.
Cameron era tornata in ufficio a sbrigare alcuni lavoretti.
House entrò in quello dell’amico, come di consueto, senza bussare.

Guardandosi intorno non lo vide, protrasse lo sguardo davanti a se e lo avvistò poggiato al muretto del terrazzino.
Lo raggiunse arrivandogli accanto.

W: è successo qualcosa?

L’oncologo parve piuttosto agitato.

H: ti riferisci al fatto che mi trovo davanti a te a quest’ora del mattino?

W: perché, c’è qualcos’altro?

L’uomo non rispose, continuando a fissare i palazzi davanti a se.
Dopo un silenzio mediamente lungo, prese la parola.

H: pensi che Cameron sia innamorata di me?

W: come mai questa domanda?

H: limitati a rispondere

W: bè… tu gli piaci per certo, anche se ne ignoro il motivo. Però non ho elementi per affermare se sia o meno innamorata di te. Ma visti i recenti eventi, suppongo che sia lei il motivo che ti ha spinto a guidare fuori città fino a che la benzina non ti fosse finita

H: lei ha detto di amarmi

Un moto di stupore pervase gli occhi dell’oncologo.

W: co-cosa…?

H: non l’ha proprio detto esplicitamente

W: e tu?

H: io cosa?

W: non le hai detto nulla? Dovresti darle una possibilità, Greg… se la merita

H: per cosa?

W: forse per aver tenuto duro per tre anni, sopportandoti?

L’uomo iniziò a picchiettare a terra col bastone.

W: hai paura che ti coinvolga troppo?

H: come psicanalista fai davvero pena

Il diagnosta si allontanò dal muretto e fece qualche passo senza meta.

H: mi ha baciato

Wilson sbarrò letteralmente gli occhi.

W: qua-quando…?!

H: una settimana fa

W: ti… Cameron ti ha baciato?!

H: voleva prelevarmi del sangue per verificare se la diagnosi del cancro fosse vera

W: stai scherzando…?

H: lo trovi tanto improbabile? Non ti ho mica detto che la sera successiva sono andato a casa sua invertendo le parti o che abbiamo pomiciato in laboratorio in pieno giorno

Dopo aver rielaborato il tutto, ed aver capito che quelle “supposizioni” corrispondevano a fatti realmente accaduti, l’oncologo rimase sconvolto.

W: cosa… cosa aspettavi a dirmelo…?

H: mi era passato di mente

House aprì la porta finestra.

W: ehi

Si voltò.

W: che hai intenzione di fare adesso?

Il diagnosta fece un leggero ghignò e lasciò il terrazzino.

-

Cameron era in ambulatorio.
Il modo migliore per scacciare via brutti pensieri, era buttarsi a capofitto nel lavoro.

C: il prossimo

Un ragazzo sui trenta, entrò tenendosi la spalla.

C: prego, si sieda

R: credo di essermi slogato la spalla

C: mi faccia vedere

La dottoressa iniziò a controllare l’articolazione, muovendogli il braccio.

C: cosa stava facendo?

R: sono caduto mentre giocavo a rugby

Cameron si distanziò e scrisse qualcosa su un blocchetto.

C: deve andare subito in ortopedia, lì le faranno delle lastre e le metteranno a posto la spalla. Nel frattempo cerchi di muoverla il meno possibile

La donna vide un’espressione persa nel ragazzo.

C: mi ha sentito?

R: co-cosa?

C: le dicevo che deve spostarsi in ortopedia

R: ah… è solo che… le chiedo scusa se le sembrerò sfrontato ma… lei è veramente bellissima

Cameron sentendosi lievemente imbarazzata, cercò di non perdere la sua professionalità.

C: be… la ringrazio

Il ragazzo protese il braccio.

R: mi chiamo Jake Radcliff

Con un po di titubanza, Cameron gli strinse la mano.

C: Allison Cameron

R: ora la lascio andare avanti col suo lavoro. Allora, spero di rivederla presto, Allison

C: mi aspetto che non si ripresenti qui in veste di paziente

R: se è l’unico modo di rivederla…

E lasciò la stanza.

-

House dopo la breve conversazione con Wilson, era tornato nel suo ufficio dove ad aspettarlo aveva trovato Foreman, e successivamente Chase.

In mancanza di casi, ognuno aveva deciso di ammazzare il tempo in qualche modo.
Chase con i suoi inseparabili cruciverba, Foreman leggendo riviste scientifiche ed House facendo freneticamente su e giù dal suo ufficio a quello di diagnostica.
Sembrava non avere pace.

-

Cameron, finito il suo turno in ambulatorio, andò a posare nel bancone della hall, la cartella dell’ultimo paziente che aveva visitato.

Inf: dottoressa, scusi

C: si?

Inf: un ragazzo mi ha detto di consegnarle questo

L’infermiera tirò fuori da sotto il bancone, una rosa rossa ed un biglietto attaccato ad essa.
Cameron la prese stupita.

Inf: ha un ammiratore?

C: non che io sappia… comunque grazie

L’immunologa si diresse verso l’ascensore, per raggiungere diagnostica.
Dentro esso, lesse il biglietto.

“le chiedo di nuovo scusa per la mia inarrestabile sfrontatezza, spero solo che possa accettarla come segno della mia gratitudine”

La donna sorrise tra se e se, e si infilò il foglietto nella tasca del camice.
Uscì dall’abitacolo e percorse il corridoio.

H: cos’hai da sorridere?

Alzando gli occhi, vide il suo capo che la guardava in cagnesco.

C: da quando devo giustificarmi per ogni cosa?

Solo in quel momento House si rese conto che in mano aveva una rosa rossa.

H: e quella?

C: mi sembra di averti gia risposto

La donna gli passò accanto.
House corrucciò la fronte e la bloccò afferrandole un braccio.

H: mi dici cos’è?

C: un fiore, una rosa rossa

H: davvero? Non ci sarei mai arrivato. Chi te l’ha data?

C: non sono affari tuoi

H: anche se non me lo dirai lo scoprirò lo stesso

C: interrogherai tutti i fiorai della zona per sapere a chi anno venduta una rosa questa mattina?

H: non ce ne sarà bisogno, ti ricordo che le infermiere parlano a sufficienza

I due si guardarono intensamente.

C: non sarai geloso, House?

H: delle infermiere?

C: di me

H: perché dovrei?

C: non lo so, dimmelo tu

H: se lo fossi, te lo direi. Ma non lo sono

C: allora perché tutte queste domande?

H: sono l’uomo più curioso del mondo

C: hai un nuovo enigma da svelare “chi è il misterioso spasimante di Cameron”

House lesse un moto di sconforto e delusione negli occhi di lei.

H: perché ti comporti in questo modo?

Cameron si stupì non poco da quella strana domanda.

C: di che stai parlando…?

H: ti aspetti sempre troppo da me, non crearti delle illusioni, è il solo modo per non rimanere scottati

C: è questa la tua filosofia? Non esporsi per risparmiarsi sofferenze?

H: è forse sbagliata?

C: mi sembra di avertelo gia detto. Se non si rischia mettendosi in gioco per primi, non si otterrà mai quello che si vuole

Lui continuò a guardarla, così come non l’aveva mai guardata prima.

H: e tu cosa vorresti, Cameron?

Rimase in silenzio per interminabili secondi, i loro occhi si scontravano.

C: te

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