Arrogante e Gentiluomo

di Eleonoracake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alla porta di Sir Dunn ***
Capitolo 2: *** Al Teatro ***
Capitolo 3: *** Laurette ***



Capitolo 1
*** Alla porta di Sir Dunn ***


Arrogante e Gentiluomo

I

 
 
 
 

“Ogni ritratto dipinto con passione è il ritratto dell'artista,
 non del modello. Il modello non è che il pretesto,
l'occasione. Non è lui che viene rivelato dal pittore
 che, sulla tela dipinta, rivela se stesso”
Oscar Wilde

 
 
I passi rumorosi di un uomo invasero l’ingresso color crema della modesta dimora del Signor Dunn, situata alla periferia di Shrewsbury. I quadri della generazione Dunn erano appesi alle pareti e un grande lampadario composto da 124 candele, di cui una non funzionante, illuminava la stanza.
“Il Signor Thomas Dunn è impegnato” esclamò il cameriere.
“Capisco…ma vede, la mia questione è di estrema urgenza” rispose con un velo d’impazienza l’uomo. I suoi occhi azzurri scrutarono alla ricerca del suo amico.
“Mi spiace, se desidera può aspettare nella stanza degli ospiti, o nella biblioteca”.
- Aspettare – pensò – non è una parola che esiste nel mio dizionario.
“E’ una notizia molto importante, non posso aspettare” replicò.
“Sono davvero sconsolato, ma Sir Dunn sta definendo affari di altrettanto notevole interesse”.
Il maggiordomo Fabrìz conosceva quell’individuo ormai da 10 anni e ancora non comprendeva come potesse il buon Signor Dunn avere come amico un uomo tanto arrogante e pretenzioso.
“Ho capito… attenderò qui. Se nel frattempo vuole avvertire il signore mi farebbe un piacere” ribadì.
“Vedrà Sir Dunn quando avrà finito i suoi impegni di lavoro, non c’è bisogno di avvertirlo”.
I suoi occhi divennero due fessure e pensò che ormai le classi inferiori non avevano più rispetto della classe dirigente; ci voleva una rivolta da parte dell’aristocrazia. O semplicemente poteva avvertire l’amico e denunciare la terribile irriverenza dei suoi domestici.
Ad un tratto gli venne un’idea.
“Mi sembrerebbe un po’ maleducato da parte mia chiederglielo, ma a quanto pare lei se l’è scordato, perciò le domando se può offrirmi una tazza di tè”.
“Certamente, Signor Daisy”
Fabrìz cambiò stanza pensando a quanto gli sarebbe piaciuto vedere il lampadario sulla testa dell’ospite e il Signor Daisy andò nella prima sala soggiorno dove non c’era traccia di Thomas; andò nella seconda e nella terza finché nel quarto salone, nonché il più grande e l’ultimo, vide il volto familiare dell’amico.
“James? Come mai lei è qui? Sono nel bel mezzo di un affare!” esclamò irritato il figlio del padrone di casa.
“Questione della massima importanza” sorrise l’amico mentre Thomas lo osservava con occhi storti.
“Perdoni la mia scortesia,” disse all’uomo accanto a sé “questo è Sir Daisy, nipote dell’aristocratico  Frank Daisy”.
“E’ un onore conoscere il discendente del defunto Daisy. Io sono George Smith”.
“George Smith… il nome non mi dice nulla”.
A quel punto lo sguardo di Thomas divenne nero pece.
“Il Signor Smith è il proprietario di 10 ettari di terreno della Gran Bretagna… e stiamo finendo un accordo; perciò, signor Daisy, attenda nella stanza degli ospiti”.
“Sicuro che non necessiti della mia presenza?”
“La ringrazio ma in questo momento non è indispensabile”
“Allora vi porgo i miei saluti, Sir Smith”
“La ringrazio, buona giornata”.
L’eco dei passi di James risuonò alle orecchie di Fabrìz, che prese una tazza di porcellana contornata da ricami d’oro e la offrì all’ospite.
“Stasera ho la prima in teatro, reciterò come protagonista in una commedia raffinata quanto ironica” comunicò James all’amico quando mezz’ora dopo lo raggiunse.
“Ma io dico: esiste qualcuno più insolente di lei? Comanda il mio domestico, vagabonda per la mia dimora, insiste per parlare con me quando sto parlando con un altro uomo! Ma chi si crede di essere?”
“James Daisy e allo stesso momento il suo migliore amico. Le stavo dicendo che stasera…”
“Può smetterla di riportare la conversazione sempre su di lei? E’ una cosa insopportabile, la sgrido ed è così sgarbato!”
“Cosa pretende, le mie scuse?”
“Non mi dispiacerebbero!”
“Bene, Thomas aspetti pure il resto della vita ma dalla mia bocca non usciranno mai quelle parole.”
Thomas iniziò a strofinarsi i capelli castani e dopo una discussione l’amico James riuscì a passarla liscia.
“Allora, viene alla mia prima?”
“Va bene, che dici se prima non andiamo a trascorrere una cena nel…
“Mi spiace ma mi converrebbe ripassare la mia parte della recita. Ora tolgo il disturbo. Arrivederci amico mio”.
“Arrivederci, mio più caro e strano amico”.
Thomas rivolse un ultimo sguardo a Daisy, che si allontanò con le labbra inclinate in un sorriso appagato, mentre i suoi vivaci occhi neri osservavano il proprio riflesso nello specchio settecentesco e con le mani si sfiorava i capelli neri.

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Capitolo 2
*** Al Teatro ***


Arrogante e Gentiluomo
II


“Io considero il mondo per quello che è:
un palcoscenico dove ognuno
deve recitare la sua parte.”
Oscar Wilde


Il teatro Retrièer, dal nome del proprietario francese, si trovava in un angolo remoto di Shrewsbury; seppure fosse un piccolo teatro non passava inosservato, bensì era apprezzato dall’alta società.
Quella sera di primavera del 1870, una nube sottile offuscava l’aria e la luna s’intravedeva appena. Un volantino all’entrata del teatro mostrava James con due donzelle sedute a un tavolo e il titolo della commedia era “L’ora del thè”.
Thomas Dunn si trovava nell'atrio, mentre la sua mente era piena di pensieri:
- Fra una decina di giorni compierò 28 anni e io nutro solitudine senza una donna; i miei coevi son sposati, c’è pure chi ha dei figli. E io quando troverò la mia amata? Sono condannato a essere un solitario come James? In fondo lui ha solo 5 anni in più di me, magari un giorno saremo entrambi sposati.. anche se dubito che James creda nel matrimonio, per come tratta con inferiorità le donne. Non abbiamo mai sfiorato l’argomento, magari stasera potrei parlargliene.
“Lei è Thomas Dunn?” domandò una graziosa signorina dai lunghi capelli mossi e dagli occhi color nocciola. Un vestitino rosa evidenziava le guance rosee e il sorriso d’angelo.
“Esattamente..” rispose Thomas, pensando che Dio abbia risposto alla sua preghiera.
“Bene, Sir Daisy l’aspetta al retro del teatro; se desidera l’accompagno”
“Perfetto. Avrebbe l’onore di dirmi il suo nome?”
I due iniziarono a camminare.
“Laurette Retrièer, sono la figlia del proprietario del teatro e recito in questa commedia. Quanti anni di esperienza ha lei?”
“Come scusi?”
“Da quanto tempo lavora nel teatro?”
“No signorina, si sbaglia, io non…”
All’improvviso, James appare da una porta del teatro, e interrompe la conversazione:
“Va a cambiarsi, Dunn, lei deve recitare” disse indicando l’amico.
“Io recito? Che cosa?” urlò sorpreso e spaesato Thomas.
“Non sa che deve recitare? Thomas, lei è il solito mascalzone irruento e…” Laurette sembrava stesse perdendo le staffe.
“Oh mia bella bambolina, taci” esclamò James, cercando di afferrare la fanciulla per baciarla. A quasi cinque centimetri dalla sue labbra, la signorina avventò una sberla che colpì il naso a James.
“Lei è… è… assolutamente fuori luogo e irrispettoso! Come si permette? E adesso dove troviamo un altro Lord!” urlò esasperata.
“Ah, le donne! Esistono solo per inasprire l’anima” esclamò tristemente James.
“Calmi, perché io dovrei recitare e a cosa vi serve un Lord?”
“James ha discusso con un attore, stranamente, e l’altro se ne è andato. Fra una decina di minuti la commedia inizia e ci manca l’interprete di un Lord. Ma James ha annunciato che Thomas Dunn, un suo amico attore, avrebbe riparato lo sbaglio”
“Mi spiace ma io non lo farò mai, vi dovrete adattare senza me. Non ci sarà nulla che potrete dire o fare per farmi cambiare idea”.

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Capitolo 3
*** Laurette ***


Arrogante e Gentiluomo
III

 

"La donna che non riesce a rendere affascinanti i suoi errori, è solo una femmina."
Oscar Wilde

 
Un capello nero piuttosto stretto premeva le tempie di Thomas Dunn, le rigide scarpe di cuoio erano troppo larghe e il finto Lord pareva una papera per come camminava. Inoltre doveva stare attento ai pantaloni, perché erano enormi e ad ogni passo aveva il timore gli cadessero.
“Entra in scena, tocca a lei!” lo indicò Laurette.
Thomas attraversò le tende e si ritrovò sul palco, con centinaia di sguardi addosso.
“Io sono il Lord Ardos! Come osa disturbare un aristocratico nella sua dimora?” recitò con voce profonda.
“Io sono Peter e sono profondamente innamorato di sua figlia, Caroline. Ormai è da più di due settimane che ho avuto il piacere sublime di stringere la sua adorata mano. Sono venuto da lei, carissimo Lord Ardos, per chiedere la mano alla sua fanciulla!” dichiarò Peter, ovvero James.
“Lei cosa vorrebbe? Mia figlia? E’ mia!”
Il pubblico ridacchiò e lentamente Thomas dominò le sue paure.
Come dal copione, Laurette come colpo di scena entrò sul palco:
“Oh Peter, vuole davvero sposarmi? Se è così padre non può fare nulla per dividere il nostro amore!”
“Caroline, se tu la pensi davvero in questo modo, non posso fermare il destino di due cuori innamorati! Le più piacevoli congratulazioni, novelli sposini!” esclamò Thomas uscendo di scena.
Nel retro del teatro si tolse i vestiti e aspettò che i suoi amici finissero la recita.
 
“Allora, com’è stata la prima recitazione?”
“Pessima, davvero pessima… mi sento ancora mille sguardi addosso, l’ansia che mi ha preso la voce e il tremolio delle mani.. ancora non so come avete fatto a convincermi!”
“L’arte della persuasione…con lei non c’è neanche bisogno di usarla” sorrise James.
Il teatro ero vuoto, erano rimasti solo James, Thomas e Laurette seduti ad un tavolino.
“E’ stato molto bravo.. è molto semplice e per questo lei è piaciuto al pubblico” sussurrò lentamente Laurette sbattendo le lunghe ciglia nere. “E’ un amico scapolo di James, oppure sposato?”
“No, sono scapolo. Comunque non è stato complesso piacere al pubblico, ho detto solo due battute” sussurrò timidamente Thomas, la sfacciataggine di quella ragazza lo urtava.
“Per la verità tre!” corresse Daisy, accendendo una sigaretta.
“Neanch’io sono ancora sposata…”
“Laurette, noi andiamo. Buona sera” terminò bruscamente la conversazione James, come se avesse un fretta incredibile.
“Arrivederci, Sir Dunn e James”
 
Le nubi avevano lasciato il posto a stelle luminose che si riflettevano delicatamente nel fiume.
I due amici camminavano su una piccola stradina pietrosa a fianco del fiume, circondata da un parco pubblico.
“Cos’ha di sbagliato?” chiese James, con l’interrogativo nei profondi occhi neri.
“Chi?”
“Laurette… bella famiglia, splendida ragazza… cos’ha di sbagliato per lei?”
“Perché dà per scontato che ci sia qualcosa che non mi piace in lei?”
“Amico mio, lo vedo, la conosco. La guardi ed è come se non la vedesse”
“Invece per lei non è trasparente… voleva baciarla” cambiò discorso Thomas.
“Vero. A me le donne piacciono.. finché stanno in silenzio e ferme immobili”
I due amici ridono fragorosamente.
“Vedo nei suoi occhi che ha bisogno di una donna. Vedo che la cerca, che necessita di qualcuno da amare”
“Parla la persona più sensibile al mondo, da quando capisce qualcosa di sentimenti?”
“Perché sei sulla difensiva?” James si fermò di colpo e si mise davanti a Thomas.
I suoi occhi osservarono i nostalgici occhi verdi dell’amico e quasi videro un’ombra affliggere Thomas.
“Perché mi colpisci nel punto più debole. Non trovo una persona per me. Laurette è… banale, uguale a tutte le altre. Cerco una donna bella e grintosa, che sappia farmi ridere ed essere la compagnia della mia vita. Mi chiedo se dovrò aspettare per tutta la vita. E’ da dieci anni che la cerco e nella nostra società avere 28 anni significa essere vecchi.”
“Se vuoi ti posso dare una mano a cercarla”
“La vedo difficile, tu le fai scappare le donne”
Si sentì un’altra risata e James mise un braccio sulla spalla dell’amico.
“Anche se le può sembrare… insolito per uno apatico come me… Io le voglio bene, Thomas Dunn. E su di me potrà contare sempre.”
“Grazie amico mio. Anch’io le voglio bene. Non capita tutti i giorni di sentire queste frasi dal signore senza sentimenti”
“Considerala una giornata a sé”
Poco dopo, giunti ognuno a casa sua, James si ritrovò a cuore aperto sul suo letto, in attesa di prendere sonno, a chiedersi se ci fosse una donna perfetta anche per lui.
 
 

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