The Gwen's Obsession

di Evis_Sam94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Prologo





 



 
Non ho mai parlato di "fare l'amore".
Per me il termine 'amore' è sempre stato una cazzata.
La cazzata dei libri che mi leggeva mamma di sera, prima di dormire. Niente di vero insomma.
Fare l'amore non esiste. Si dice fare sesso, perché per me sempre di questo si è trattato, solo sesso, niente amore.
Oggi a 22 anni non c'è stata una volta, occasionale o meno, in cui abbia provato qualcosa.
O meglio, una volta c'è stata ma sono qui per dimenticarla.
 
 
 
Ero seduta su un tavolo al secondo piano della mia locanda preferita, anzi no chiamarla così è troppo..
Diciamo il posto in cui mi rifugiavo quando i miei amici volevano che uscissi per forza, almeno li stavo al caldo e non discutevamo per strada.
Nonostante tutto anche stasera ero li è stavolta nessuno mi aveva trascinato fuori dal portone di casa mia.
 
 
 
-ok Gwenny, ti ho chiamato per un semplice motivo.
Ecco appunto, mi ha chiamato lei, la mia amica e compagna di scuola fin dai tempi dell'asilo.
Ma stavolta ero stata io ad insistere e sono uscita volentieri, dovevo per forza sapere che cosa diamine aveva da dirmi dopo quello che aveva fatto.
-non dovevamo portarti in quel postaccio ieri sera, mi rincresce che ti sei sentita a disagio.
Già il "postaccio".
Il postaccio consisteva in un pub da quattro soldi nascosto nei quartieri più malfamati di brooklyn.
Persino un killer seriale ci penserebbe due volte prima di spingersi ad andare laggiù.
Ma i miei amici sono così.
Avevano scelto quella sera perchè un gruppo di viaggiatori aveva organizzato un festino, tutti in maschera per mantenere il più possibile l'anonimato.
Di sicuro la maggior parte di loro erano ex carcerati o marin dimessi.
Maschere tutte uguali e sembravano tutti fatto con lo stampino, identici. Tranne uno.
 
 
 
-tranquilla Courtney. Non hai fatto niente di sbagliato.
 
 
 
Tranne uno. Quel bastardo.
Si beh, è proprio con lui che ho condiviso la mia prima volta, la mia prima VERA volta.
Era l'unica volta in cui sono riuscita a fare l'amore e non soltanto sesso.
 
 
 
Non so chi sia, non so il suo nome. L'unico ricordo che ho di lui è quella cicatrice circolare che ha sul petto, basta solo questo pensiero a farmi impazzire.
 
 
E io non avrò pace finche non l'avró ritrovato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Casa di Gwen
21/6/2012 ore 7.30
 
 


Ero seduta al tavolo a sorseggiare il mio solito caffè mattutino.
La notte precedente aveva lasciato su di me un’insolita angoscia.
Prima la decisione di partire, poi il sogno; era successo tutto troppo in fretta, dovevo assolutamente rallentare o avrei rischiato l’esaurimento nervoso.
 




-Chi te lo fa fare? Eh Gwen?-
 
 




Come se non bastasse perfino il mio “io” interiore comincia ad avere dei dubbi su di me.
Come dargli torto, d’altronde chi non mi crederebbe pazza dopo quello che ho deciso di fare?
Mi alzai di scatto, ancora stordita dai pensieri e dal disgustoso caffè. Perché non ho mai imparato a fare un caffè come si deve?
Mi avviai verso la camera e compresi solo allora di non essere pronta. Non ero pronta per affrontare quel viaggio.
Non ero pronta per portarmi dietro questo peso.
Accompagnata dalle mie immancabili paranoie aprì il borsone da viaggio e comincia a gettarvi sopra tutti gli indumenti che occupavano l’armadio.  Davvero avevo così tanti vestiti?
Con la testa completamente altrove, finì di svuotare armadio, cassetti e libreria e non appena finito tornai indietro con la mente.
 







-Perfetto, e ora tutta questa roba dove la metto?-
 
 





I borsoni si erano moltiplicati e ora i bagagli bastavano per un’intera famiglia. Beh io ero sola.
Trascinai quanto mi fu possibile davanti al portone di ingresso e tornai di nuovo in cucina.
L’odore della colazione appena consumata riempiva tutta la stanza.
Già, la stanza, per quanto tempo non l’avrei rivista?
Per quanto tempo non avrei rimesso piede nel mio appartamento?
Probabilmente mai più.
Mentre la mia mente si affollava di una nuova malinconia, un pensiero mi balenò in mente.
Me ne sarei andata così? Senza preavviso? È vero che vivo sola, sono sola. Ma i miei amici?
Cosa penseranno?
Scacciai di nuovo il pensiero, non volevo mettermi a piangere, mi sarebbe mancata la mia vita.
 
 
 





-Ripensaci, non te ne andare…-
 
 
 





Ancora la vocina del mio “io” interiore.
Gwen, rassegnati ormai hai deciso, te ne vai. 
 
 
Senza ulteriori indugi chiamai un taxi.
Ormai è fatta, indietro non si torna, resta solo una cosa da fare…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
CASA DI COURTNEY
21/6/2012 ORE 8.03
 
Il telefono squillò
La spia della segreteria cominciò a lampeggiare, il messaggio partì:
 
 
 
 
 
 



-Courtney, ho deciso, parto.
Non sono ancora del tutto sicura e al 100%.
Avrò un sacco di dubbi durante la mia… avventura,ma sono contenta di quello che sto facendo.
Per ora.
Spero che tu mi capisca anche se non sai niente di quello che mi è successo.
Credo che alla fine del messaggio capirai molte cose, e mi dispiace per non avertelo detto prima..
 
 
 






La ragazza bruna si avvicinò al telefono, incredula.
Cosa? Dove stava andando? 
 
 
    





-…sono più che convinta che in fondo tu sai meglio di chiunque altro, il motivo della mia improvvisa partenza…-    
 
 
 
 




La ragazza stavolta si allontanò di scatto e capì tutto ancor prima che il messaggio finisse.
 
 






-…vado a cercare lui.-
E il messaggio finì con un bip.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 



CAFFè AVENUE, NEW YORK
21/06/2012 ore 10.15
 
 
 
 
         -È inutile Courtney, ormai sarà lontana…-
 
 
 
     



-Non posso lasciare  che se ne vada. 
In un certo senso sono IO l’artefice di tutto questo casino. 
 Se Gwen si è montata la testa è solo per colpa MIA.- 
    
 
 
    




-Ma se l’hai fatta uscire dalla sua inutile e monotona routine! 
Ti dovrebbe solo ringraziare!
    
 
 



La ragazza bruna si portò le mani ai capelli e cominciò a scuotere la testa.
Perché Trevis, il migliore amico che una donna potesse avere non capiva queste situazioni delicate?
Attorno a lei si era creato un vuoto, ormai era sola ad annegare nello sconforto e nei sensi di colpa. Cosa doveva fare?
 
I due ragazzi pagarono il conto ed uscirono. Si erano trovati al mattino presto per parlare in quello squallido caffè. La motivazione principale era però la preoccuoazione di Courtney.
 
 
        




-Secondo me non dovresti neanche pensarci.
Si farà un bel viaggetto.-
 
 





-Oh mio Dio ti prego Trevis finiscila.
Non ti sopporto quando fai così…-
 
 
 




-Che cosa ho detto di strano? 
Se devo dirti la verità, non ho mai avuto molta simpatia per Gwen, capisco che siete grandi amiche e che non ti eccita l’idea che vada a farsi una bella vacanza lontano da tutti ma.. Calmati ragazza è grande e vaccinata, se la caverà!-
  
      
  




-Basta, rinuncio a parlare con te.-
  
 



Si avviarono lungo lo stretto viale del parco, casa di Trevis era ad una paio di isolati di distanza.
 
 
 
 



-beh, qui si separano le nostre strade.
A meno che tu non voglia tornare da me come l’altra sera, con qualche litro di alcool in meno.-
 
 
 
 
 
 
Courtney non rispose e si avviò nella direzione opposta salutando il ragazzo con un gesto della mano. perché Trevis era così sicuro di se da non avere MAI nessun tipo di preoccupazione? 
La irritava da morire. Come se non bastasse doveva ancora farle pesare quello che era successo nelle due notti precedenti. Si ok, c’era andata a letto e più di una volta per giunta. Ma era stato solo sesso, nient’altro.
 
Si avviò verso casa sua, la strada era lunga e prendere un taxi le avrebbe risparmiato un sacco di tempo e fatica, ma immersa com’era nei suo problemi, decise di continuare a piedi.
Dov’era Gwen in quel momento? Magari aveva già superato il confine della città o addirittura se poteva aver lasciato gli Stati Uniti. Sola.
 
Compose il numero che ormai conosceva a memoria. Segreteria telefonica.
Perfetto, adesso non avrebbe nemmeno saputo niente di lei.
 
 
 
 
                                                                                                 ***
 
 
    
                                                                                                               STAZIONE DI BROOKLYN
21/06/2012 ore 12.30    
 
 
L’aria del primo pomeriggio mi stava soffocando.
Perché nelle stazioni c’è sempre così caldo?
Stavo aspettando un treno super ritardatario al binario 21, insieme alle mie numerosissime valigie.
Poche ore prima ero tornata al pub, al pub di quella sera, per cercare quante più informazioni possibile su di lui. 
Dove sarei andata altrimenti? La mia partenza era completamente alla cieca.
Il direttore del pub era stato molto gentile e disponibile con me e adesso avevo, scritte in un fogliettino scarabocchiato, tutte le informazioni che mi servivano. 
 
 
La compagnia che ci aveva “intrattenuti” quella sera era anonima. Conoscevo solo il loro capo. Un ex carcerato che si faceva chiamare “El Diablo”. Prevedibile.
Giravano il mondo ma non si sapeva mai quando e dove sarebbero andati. Nel foglio però c’erano scritte alcune delle possibili tappe:
 
 
 


-New York (quella appena fatta)
-St. Luois
-Los Angeles
-Città del Messico
-Buenos Aires
 
 


St. Louis.
La città dove sono nata.
St. Louis.
La prima tappa del mio viaggio alla ricerca dell’ignoto.

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