Fuga a quattro mani.

di La Chiave di Do
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Grave ma non troppo. ***
Capitolo 2: *** Moderato serioso. ***
Capitolo 3: *** Tranquillo con grazia. ***
Capitolo 4: *** Adagio cantabile. ***
Capitolo 5: *** Tranquillamente doloroso. ***
Capitolo 6: *** Andante mosso. ***
Capitolo 7: *** Grave con dolcezza. ***
Capitolo 8: *** -- ***
Capitolo 9: *** Freddo, morendo. ***



Capitolo 1
*** Grave ma non troppo. ***


Grave ma non troppo.          

 

*



Una luce diversa dalla solita le penetro' le palpebre svegliandola: era una luce calda e bianca, lucente da far male agli occhi.

Anche la sensazione tattile era differente: lenzuola di cotone, bianche e leggere, e un copriletto color pesca che la riparava dal freddo, profumati di buono.

Quando le sue pupille si adattarono ai raggi di sole vi scorse immersa una sagoma d'uomo.

Anche se non l'avesse vista in realtà sarebbe stata in grado di percepire la sua presenza come l'ombra di un persecutore confusa nella notte, ma a conferma dell'idea era la sua figura.

Avanzo' nella luce adombrandosi il volto chiaro, e finalmente la ragazza riconobbe la mandorla tonda ed immensa dei suoi occhi neri e i suoi boccoli scuri che gli coprivano le orecchie e la fronte, il suo fisico scarno, le sue mani bianche.

Come sempre nessuno dei due sorrise all'altro.

Lui abbasso' gli occhi, gelidi, sulle coperte.

Lei disse: “Preferisco i colori freddi”.

Il ragazzo, le mani dietro la schiena, si avvicino' alla finestra e l'apri'; una folata di vento invase la stanza.

“Alzati, è tardi”.

“Amo dormire fino a tardi” rabbrividi' subito e si rabbuio' in viso.

Lui non replico' ma togliendosi dalla finestra le mostro' nel paesaggio i pendii verdeggianti di una catena montuosa, rendendola ancor piu' cupa.

“Sono amante del mare, o degli specchi d'acqua”.

Quasi subito a lui sfuggi' un sorriso cinico.

“Sei decisamente poco epicurea, se la tua felicità si fa influenzare da fattori esterni, quali delle lenzuola, l'ora della sveglia o l'ambientazione del tuo soggiorno” decreto' incrociando le braccia.

“Non ho mai detto di esserlo”.

“Pero' l'hai pensato”.

Il sorriso di entrambi si spense.

“Sei mia ospite, qui tutto è per mia decisione”.

 

*



                    La Chiave di Do
          Comincio questa raccolta senza sapere dove mi porterà. Sapete che vi dico? Cambio pure font per il testo, cosi', perchè mi va!
          Ho scelto per il titolo e per ogni capitolo un indicazione agogica che la porti idealmente vicina al mondo musicale, unico mio
          vero amore. Per ora siamo soli, cosa accadrà, lo ammetto, neppure io lo so. Ho scritto ascoltando Chopin. Penso di inserire
          un colore in ogni capitolo, ma per ora è solo un'idea.

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Capitolo 2
*** Moderato serioso. ***


Moderato serioso         
 

*

 

Scese le scale a piedi nudi, dopo essersi accorta di indossare unicamente una caminicina da notte chiara, corta e assai poco coprente: se ne vergognava moltissimo, ma non aveva trovato altri capi quando, rimasta sola nella stanza, ne aveva cercati ovunque.

Lo trovo' adagiato su una grande poltrona che lo accoglieva come un principe fanciullo in trono nella sua figura filiforme in maniche di camicia; avendo freddo lei stessa per l'abbigliamento leggero al punto di tremare si stupiva del fatto che non ne soffrisse anch'egli, ma non oso' chiedergli nulla per non farlo arrabbiare di nuovo: temeva la sua ira, pur non essendo sicura di averla realmente conosciuta o soltanto sognata.

Eppure sembrava posato e calmo mentre li' seduto leggeva un libro tenendolo appoggiato sul bracciolo a cui si appoggiava. Addirittura avrebbe osato immaginare di avergli visto il volto increspato in un sorriso leggero.

La turbo' nell'animo il crocchiare perfetto del primo morso alla mela scarlatta che fino a quel momento aveva gli danzato nella sinistra, facendola trasalire per l'interruzione di quel perfetto silenzio.

Subito il ragazzo smise di leggere e alzo' la testa gettando indietro i boccoli scuri, la schiena appoggiata ben dritta allo schienale.

Quando ebbe allungato entrambi i polsi lei potè notare l'impronta circolare e perfetta dei suoi denti nella polpa candida: sembrava che qualcuno ce l'avesse stampata.

Distrattamente lo vide sbocconcellare ancora il frutto, rimirandolo per trovare i punti incorrotti della buccia lucente e apparentemente crogiolandosi nella corruzione della sua esemplare rotondità.

Il libro giaceva dimenticato, ma ad ogni affondo degli incisivi nella mela qualcosa nell'anima della ragazza si sentiva sugosamente strappato via, poichè quella vista era tremenda, era grottesca, era sensuale, era purissima e naturale.

Si appese con gli occhi a una goccia di succo trasparente che gli bagno' le labbra d'un carminio pallido, ma saturo, scivolandovi sopra e lui se ne accorse: alzo' i propri, nerissimi, paralizzandola all'istante, poi osservo' con espressione altezzosa le sue forme mal celate.

“Vatti a coprire” disse duro lasciando lo sterile torsolo sul tavolino.

Poi torno' a leggere.



*



                    La Chiave di Do
          Temevo che l'ispirazione mi avesse già abbandonata, invece quest'immagine suggestiva mi è apparsa nella mente incantandomi
.
          Suggerisce quasi una chiave di lettura allegorica che io non sono in grado di trovare ma per cui, se qualcuno vuole e ci riesce puo'
          aiutarmi ad interpretare. Chiedo scusa per i due colori, ma essendo collegati fra loro ci tenevo ad inserirli entrambi, spero non siano
          troppo distraenti. Comincio ad annunciare ora la mia assenza dal 9 al 12 maggio, durante la quale spero di scrivere un po' (tanto)
          in gita io vado a letto alle undici e me ne sto per i cosiddetti miei! Un bacio, spero vi piaccia anche se è ancora del tutto incomprensi-
          -bile anche per la sottoscritta.

 

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Capitolo 3
*** Tranquillo con grazia. ***


Tranquillo con grazia         

 


*



Tutto quello che aveva trovato era un lungo maglione grigio spento dalle maniche troppo lunghe e che le arrivava fino a metà coscia, ma non estremamente largo: era probabilmente di lui, ma era quello che passava il convento ed aveva lo stesso buon odore delle lenzuola in cui aveva dormito quella notte.

Se l'era infilato vagamente innervosita dalla durezza con cui il ragazzo la trattava, pretendendo con quell'aria di superiorità di conoscerla, poi era tornata in cucina.

Aveva trovato il necessario per prepararsi un thè: aveva riempito d'acqua il bollitore e lo aveva messo sul fuoco, poi aveva scartato la bustina e l'aveva adagiata in attesa in una grossa tazza.

Non aveva fame.

Si distrasse tanto, seduta su un alto sgabello accanto alla penisola che faceva da tavolo al centro del cucinino che quasi non senti' il fischio acuto del bollore: quando fu desta verso' la propria dose nella tazza e dimenticandosi di aggiungere i soliti zucchero e latte torno' a sedere, con la bevanda calda fra le mani e lo sguardo perso al bordo del tavolo.

Un rumore lento di passi leggeri la raggiunse in cucina.

In un gesto infinitamente umano il ragazzo si scompiglio i capelli per gratatrsi la testa e sbadiglio', piu' simile a un bambino che al demonio crudele che vi aveva visto fino a quel momento.

I suoi occhi tenebrosi brillarono d'una sfumatura dorata mentre scorrevano sul suo corpo, parzialmente coperto.

Lo vide allungare un braccio per aprire un'anta e prendersi una tazza in cui verso' l'acqua calda e lascio' scivolare la bustina, ma lo ignoro' mentre vi aggiungeva due cucchiaini di zucchero e qualche goccia di latte, attenunadone con la sua opacità il ruggine brillante.

Il ragazzo si sedette di fronte a lei, e anch'egli era a piedi nudi.

Poi allungo' una mano senza sorridere, silenzioso, e le sottrasse la tazza di thè, scambiandola con la propria.

Non lo ringrazio' ma era esattamente cosi' che le piaceva berlo.

Senza fretta lo consumarono senza rivolgersi una sola parola.

 
* 



                    La Chiave di Do
          Ancora tutto questo è misterioso e mi sembra che le cose stiano andando un po' troppo in fretta, non chiedetemi perchè.
          Di fatto sta facendo tutto lui, come sempre. Il thè, perchè il thè? Io lo adoro e l'ho sempre bevuto cosi', e muoio senza almeno
          una tazza al giorno, ma piu' che simboleggiare un momento di calma, tregua ed evasione dal dovere non è per me... quindi
          suppondo che voglia dire questo anche qui, ma una tregua momentanea o duratura? A questo non so rispondere. Invece,
          come forse avrete notato, i colori risultano essere sempre tonalità del rosso, il che è strano essendo il mio colore preferito
          appartenente alla scala dei blu... ma non devo chiedermelo, io sono ospite e decide tutto lui.

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Capitolo 4
*** Adagio cantabile. ***


Adagio cantabile          



*



Cosi' come spesso le accadeva quando il suo umore era cosi' indefinibile si era addormentata sul letto sfatto: il disordine, in quella stanza al secondo piano, era sovrano assoluto dal momento stesso in cui vi si era ritrovata.

Come sempre accadeva in quel casi fu un sonno leggero e per nulla riposante, tormentato da continui risvegli e principi di sogni.

Quando finalmente si sveglio' scopri' che a farlo era stato un suono, ancora indistinto, proveniente dal piano di sotto, forse dal salotto.

Si alzo' muovendosi pesantemente attraverso la stanza la cui porta era rimasta aperta e si avvio' sulle scale tendendo le orecchie man mano che quella melodia soffusa di faceva piu' chiara e comprensibile: a comporla era un unico strumento, poco accordato ma toccato da dita abili.

Giunta in salotto scopri' il giovane seduto in terra su di un cuscino, con una chitarra fra le braccia, stretta come si stringe un'amante, ad accarezzarle dolcemente le corde.

Era d'un mogano lucido e risplendeva come la piu' bella delle dame.

Le dita del ragazzo si muovevano con delicata abilità e sembrava si sforzasse di tenere basso il volume, come se, sapendo che dormiva, non volesse svegliarla: le sue mani erano grandi e affascinanti, i polsi stretti nella camicia chiara sembravano quasi troppo fini confrontate a queste.

Cantava sommessamente, e la sua voce era calda, baritonale, ma fresca, con una lieve intonazione nasale che la rendeva piu' umana e giovanile di quanto la ricordasse nelle sue gelide imposizioni che tanto l'avevano intimidita.

Lei resto' in fondo alle scale, appoggiata al muro, a lasciarsi incantare dalla canzone.

Quando con un'ultima pennata incrinata lui cesso' di suonare si rese conto di essersi messa a inseguire la melodia in un timido controcanto.

Non riusci' a decifrare il suo sguardo immediatamente, cupo e nero come sempre, nè il suo sorriso, enigmatico e quasi sarcastico.

“Che fai li' appolaiata?”

La ragazza arrossi' di colpo a quella domanda dura.

“Ti ascoltavo”.

Lui allungo' un braccio sul divano e lancio' un cuscino a terra di fronte a sè, poi riprese a suonare.



*



                    La Chiave di Do
          Eccomi di nuovo. Prima di tutto ci tengo a specificare che non ho una trama in mente nè una conclusione, ma tutto questo è
          unicamente frutto del cocktail "word processor aperto + dita sulla tastiera + pensieri liberi + musica"; in questo caso l'ultimo
          elemento era costituito dagli Oasis, che mi sono immaginati suonati da Alex. Forse ho solo bisogno di un po' di dolcezza, cosa
          che grazie a questo mio personalissimo Alex sto -si spera- imparando a ritrovare: tutto è partito da questi sogni, insomma, io
          mi sono limitata a lasciar viaggiare la mente anche oltre al muro dell'oneiron per ipotizzare un volo nella fantàsia. Spero sia un
          viaggio piacevole anche per voi. Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Tranquillamente doloroso. ***


Tranquillamente doloroso          

*

 

Nel buio la solitudine non sembrava farle poi tanta paura, e i pendii lontani e verdeggianti potevano risultarle quasi piacevoli nell'assoluto silenzio senza tempo, senza stagione e al di fuori dallo spazio puramente umano.

La notte era tersa e nuda, tempestata di stelle candidissime; l'aria tiepida e appena mossa non si divorava la sigaretta, ma la consumava con parsimonia.

La luna, probabilmente nascosta dietro un declivio, non si vedeva da nessuna parte.

Il tabacco era forte e le invadeva la laringe bruciandola con tale lentezza da non farla rendere conto dell'inesorabile danno, le anneriva i polmoni nell'unico insano piacere concessole nel loro soggiorno sul quel suo monte sconosciuto e crudele, e gelido, come lui.

La porta finestra si apri' con un cigolio lieve sulla terrazza, svelando nel buio la sagoma del ragazzo, stagliata nella sua magrezza contro la notte.

Fece due passi, muti, all'esterno, alzando il naso agli astri lucenti.

Poi abbasso' lo sguardo su di lei, studiandone il gesto curato mentre fumava.

Sei sola”.

Non era una domanda, bensi' una triste constatazione.

Mi piace esserlo” disse lei.

Lui si avvicino' e sedette di fronte a lei al tavolino.

Dato che menti, stanotte non lo sarai”.

Allungo' due lunghe dita a sfilarle una sigaretta dal pacchetto, poi se la infilo' fra le labbra, indugiando ad accenderla.

Quando l'accendino scatto' i suoi occhi neri s'illuminarono d'oro per un momento, poi un filo argenteo di fumo si alzo' dalla cenere infuocata, arancione di brace.

In cielo la falsa vicinanza di miliardi di fuochi fatui delle stelle, in terra le due lanterne brucianti di fumo e la vacuità di due solitudini unite.

Il gesto del ragazzo era quasi automatico, glaciale, quello di lei velato di una focosità taciuta, repressa, mascherata da una tristezza profonda ed eternamente attuale, di quelli a cui si è ormai fatta l'abitudine.

Lei strofino' la sigaretta contro il tavolino spegnendola, poi ne getto' il mozzicone lontano, lanciandolo fra il pollice e il dorso dell'indice.

Andiamo a dormire?” chiese.

Lui prese un lungo tiro, per la prima volta ricco di un'inquietante voluttà.

La notte è cosi' giovane, non buttarla via...” sussurro' in un sorriso.

In un sospiro lei rispose:

Anche io lo sono”.

Rise, lui, dolcemente.

E' un'attitudine la tua allora!” disse.

Quale?”

Quella allo spreco”.

Senza mostrarsi offesa rientro' in camera e si mise a dormire.
 

*



                    La Chiave di Do
           In Toscana, durante la gita scolastica, ho avuto quest'ispirazione dopo averla vissuta in prima persona, anche se sola, con l'unica compagnia
           delle stelle e di un pacchetto di Che rosse... vi chiederete perchè in gita si debba stare da soli ed in effetti la riconosco come cosa assai poco
           normale/comune; eppure è stato quel momento malinconico a suscitarmi quest'immagine, ad evocare l'onnipresenza del mio Alex dei sogni:
           la compagna di stanza mi ha trovata a letto col pc, a scrivere cio' che potete leggere qui, nel buio completo, e vedendomi cosi' è uscita di nuovo
           scusandosi per l'intrusione in un momento creativo... ed era la sua stanza! (Dormire alle 23.30 in gita è da sfigati, e la sottoscritta lo ha fatto
           per ben tre notti di fila!)

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Capitolo 6
*** Andante mosso. ***


Andante mosso         

 

*
 

Nonostante il vento forte l'aveva praticamente costretta ad uscire.

Dall'altura erbosa su cui erano stesi, in silenzio, potevano vedere la casetta, piu' in basso, lampeggiare sotto i tiepidi raggi solari: erano davvero arrivati fin lassu' con le loro sole gambe o ce l'aveva -chissà come- portata lui?

Non si vedeva la valle, l'orizzonte era un'incognita, e l'aria calda era infranta dalle sferzate gelide del vento, nonostante fossero in una radura piuttosto riparata.

Il ragazzo si era steso sul verde, gli occhi chiusi e i boccoli neri lucidi di sole, senza togliere il maglioncino, stringendosi nelle braccia per non soffrire il freddo.

Lei lo aveva osservato a lungo, in lieve imbarazzo, e i suoi saltuari tentativi di parlare erano puntualmente scoraggiati da un nuovo urlo dell'aria.

Non seppe dove trovo' il coraggio di scostargli una ciocca di capelli dagli occhi, ma quando li apri' disse due sole parole, dure come il suo sguardo nero.

Voglio dormire”.

Quando gli vide finalmente riaddormentarsi gli occhi, dopo un lungo sospiro si stese a sua volta sull'erba, al suo fianco, vicino quanto bastava per assaporarne il profilo di uomo ma non abbastanza da permettere alle loro braccia di toccarsi.

Non riusciva a smettere di ipotizzare motivi per cui l'avesse dovuta portare fin lassu', e quel pensiero la ossessionava a tal punto da impedirle di muoversi, chiudere gli occhi, rilassarsi, smettere di sentire freddo e paura, non lasciandole la voglia di farsi scaldare dal tepore primaverile.

Ma quei pensieri cosi' prepotenti furono improvvisamente interrotti da un tocco lieve, estremamente intimo nella sua insignificante volatilità: il mignolo di lui si era allungato nel sonno fino a sfiorarle il polso, e per la prima volta scopri' la sua pelle non piu' gelida come la ricordava, ma tiepida e vellutata.

Quel contatto la commosse al punto da darle il batticuore, un brivido lungo la schiena, un luccichio lontano sul fondo degli occhi.

Ah! Sia benedetta l'incoscienza del sonno! pensava con dolcezza nell'animo la ragazza.

Ma quando si volto' a guardarlo lo scopri' sveglio, con gli occhi aperti e leggero nel respiro.



*



                    La Chiave di Do
          Non mi sono dimenticata della raccolta, anzi, Fuga a quattro mani. per me è un lavoro importantissimo, che spero possa
          aiutarmi a capire qualcosa in piu' di me stessa e del mio problema coi rapporti umani. Il grosso ritardo è dovuto puramente
          alla mancata "visita" di Alex, unico e solo motivo ispiratore della raccolta: spesso ho detto che è lui a comandare, e per
          questo periodo lui ha deciso di non essere con me in quella sua forma onirico-angelico a cui tanto sono affezionata, quindi
          se vi è mancato (cosa di cui dubito vista la particolare pesantezza e poca chiarezza della raccolta) lamentatevi solo con lui.
          Ritardi ulteriori potrebbero essere dovuti a nervosismi e impegni in vista del concerto con Morricone che mi aspetta settimana
          prossima: quanta ansia! Ah, dimenticavo: niente colore stavolta, recupero il capitolo che l'aveva doppio in questo modo (:

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Capitolo 7
*** Grave con dolcezza. ***


Grave con dolcezza.         

 

*
 

I singulti penosi, soffocati dal sonno, che lo avevano spinto fuori dal letto a quell'ora della notte si erano chetati fino a diventare una sorta di mugolio sommesso, a volte appena dei sussulti non percepibili dall'orecchio ma solo da quell'incredibile, quasi inquietante sensibilità animale che lo caratterizzava.

Si era avvicinato a passi delicati, come sempre quasi muti, fino alla porta della sua stanza, spingendo l'occhio oltre lo stipite per osservarla: la sua espressione dura non muto' capendo che erano suoi i lamenti dolorosi che la avevano svegliato, ma comunque scivolo' nella stanza come un'ombra, sedendosi al bordo del letto al suo fianco.

Piangeva, ma era addormentata.

Stese una mano su di lei, senza guardarla dato che i suoi occhi scuri si erano richiusi per la stanchezza: gli sembro' che si calmasse, anche solo un poco, e smettesse di tremare.

Il letto era abbastanza grande per tutti e due.

SI lascio' adagiare dal sonno accanto a lei, esausto, sul copriletto color salmone, poi in un tremendo sforzo di volontà riusci' a valicare sollevandolo il lenzuolo per infilarvici sotto.

La notte era calda, ma quando allungo' una mano per sfiorarle un polso la scopri' gelida e fu costretto a ritirarla per non esserne sopraffatto.

Aprirono gli occhi contemporaneamente, resi inquieti da quel tocco, ma non osarono guardarsi.

Poi lei si lascio' rotolare su un fianco, ancora in lacrime, la mano posata sul materasso, sotto il lenzuolo, in un punto indefinito fra i loro corpi, come in attesa.

Passo' forse tutta la notte prima che lui si decidesse ad allungare la propria e posarla accanto alla sua, abbastanza da farle toccare ma non da lasciarle intrecciare,

La senti' voltarsi, con estrema lentezza, ma i suoi occhi erano addormentati mentre la sentiva un poco piu' vicina, abbastanza da cingerle un fianco, se avesse sollevato la mano e l'avesse allungata su di lei; ma non lo fece.

La sua fronte era vicina e vi poso' la propria, piano, i nasi si sfioravano appena, i respiri si fondevano tiepidi.

Il viso della ragazza era ancora bagnato di lacrime mentre dormiva, ma il petto sembrava non sussultare piu'.

Per la prima volta da quando erano in quella casa anche lui prese sonno.



*



     Ecco, ne avevo bisogno ed è tornato. Non ripetero' i motivi del ritarno nella pubblicazione, ormai sapete come funzionano queste mie
     raccolte, evidentemente non eravamo ben disposti l'una nei confronti dell'altro ed è andata cosi'... oppure è la mia situazione psicologica
     a impedismi di scrivere. Di fatto ultimamente si è fatto vivo e presente ed ora eccomi qui, a ridare un colore alla raccolta, anche se al
    buio... a presto!

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Capitolo 8
*** -- ***


- -         

 


*

 

Quando apri' gli occhi già sapeva che era troppo tardi: non solo aveva osato addormentarsi, le aveva permesso di svegliarsi prima di lui.

Si alzo' in fretta e si guardo' intorno: aveva riordinato la stanza senza svegliarlo.

Scese le scale, nessuno dei suoi passi fece rumore, come sempre, e la raggiunse in cucina, dove vista l'ora stava già preparando il pranzo.

Solo quando la vide sussultare in un singhiozzo si rese conto che lei non si era accorta di lui, alle sue spalle, in piedi ad osservarla.

La mano” disse duramente “portatela al petto”.

Come se si aspettasse il suo arrivo la ragazza non si spavento' e si porto' la mano libera al petto: sembrava totalmente vuoto, muto.

Te lo ricordi quando l'ho fermato, vero?” sibilo' con un tono di voce che la riporto' a vecchi incubi, immobilizzandola sul posto “Si che te lo ricordi... o non mi guarderesti ogni volta con tutto quell'odio, quella paura, quella... stucchevole riverenza”.

Che cosa vuoi?” chiese cercando di non suonare provocatoria.

Sei un'idiota!” grido' lui, e alla giovane sembro improvvisamente piu' alto e imponente, con occhi piu' profondi e oscuri “Se non capisci perchè sei qui sei solo una stupida!”

E allora è quello che sono!” rispose duramente, non sapendo dove avesse trovato il coraggio di replicare “Perchè non ci arrivo...”

Il ragazzo si spinse tanto vicino a lei da respirarle addosso, ma la sua voce divenne piu' grave e dolce mentre le rispondeva:

Eri sull'orlo del precipizio e ti ho portata sulla cima di una montagna” disse prima “eri a pezzi e ho forgiato in questa casa la tua voglia di vivere, eri senza fiato e ti ho portato dove si respira l'aria pura; sanguinavi, succube della tua incapacità di dire di no e ora mi rispondi cosi'...” si allontano' di un passo “ma non posso fare tutto io...”

Non ne sei capace?”

Non sarebbe comunque giusto.”

Fallo ripartire” sembrava quasi un ordine, diverse dalle lontane suppliche di una volta.

Sospiro'.

Un giorno dovro' andarmene, e ne soffrirai” mormoro' cupo.

In risposta lei lascio' cadere il coltello a terra, e intreccio' le mani ai suoi capelli neri, mentre le labbra si fondevano morbidamente e le lingue si intrecciavano in un bacio che le porto' un'ombra di calore al centro del petto.



*



                    La Chiave di Do
          Lo sapevate che prima o poi sarebbe successo. E non diro' altro, se non che io non lo sapevo.

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Capitolo 9
*** Freddo, morendo. ***


Freddo, morendo         



*



Quando apri' la porta la trovo' stesa sul letto sulla schiena, immobile, lo sguardo fisso sul soffitto: stava cosi' da giorni interi.

Era ormai sera tarda ma nessuno dei due era riuscito a dormire, e lui non aveva neppure tentato: ormai dormiva al suo fianco da molte notti, cercando di portarle una nuvola morbida di calore, offrendole le braccia come una dolce morsa e le labbra come una droga vellutata.

Quella notte pero' era semplicemente entrato e aveva atteso che ricambiasse il suo, cosa che non fece.

Decise di ordinarglielo.

“Guardami”.

Lei si rifiuto' sia di parlare che di obbedirgli.

“Non puoi continuare ad ignorarmi, non piu'”.

La ragazza non si mosse, a differenza delle sue labbra.

“Ah no?” fece sarcastica “Perchè, cos'è cambiato da ieri, l'altro ieri, un mese fa?” una breve pausa, ma entrambi sapevano che non aveva ancora finito “Ti ignoro da molto tempo ormai, cosa dovrebbe cambiare?”

Lui rise, e per la prima volta da quando si trovavano in quel rifugio la sua risata la fece rabbrividire, tremare, le fece paura.

“Cambia che tu te ne vai”.

“Oh, e quando?”

“Stanotte”.

Era una semplice informazione: era tutto deciso, programmato, e non poteva cambiare quella decisione che lui sembrava aver preso senza interpellarla.

“Perchè?” lo chiese con voce dura e ferma, ma avrebbe voluto urlarlo in preda alla disperazione, piangere, strapparsi fuori il cuore che aveva preso a sanguinare non appena quell'avverbio di tempo gli aveva abbandonato labbra.

“Perchè lo dico io!” lo grido' con la forza di un tuono e la disperazione di un fulmine, una luce diversa ad attraversargli il volto.

“Tu!” rispose lei balzando in piedi per fronteggiarlo, alla distanza di un palmo, alla distanza degli innumerevoli baci che si erano barattati in quella gelida estate “Chi sei tu per dire, per ordinare, per decidere di me!?”

Il sorriso del ragazzo si piego' in una sfumatura amara che racchiudeva qualcosa di diverso e familiare, una nota involontaria di dolore.

“Io” rispose con calma “Sono te”.

I suoi immensi occhi scuri si tinsero di un rosso sangue. Il suo sangue. Il loro.

 

*



                    La Chiave di Do
          Finisce qui la mia lunghissima permanenza in quella casa. Credevo mi avrebbe fatto bene e invece sono piu' ammaccata di
          prima. Spero sinceramente che ci sia ancora qualcuno che attende la continuazione di questa storia e mi scuso con loro del
          mio lunghissimo ritardo, ma come sapete non dipende da me... o meglio, ora si, lo sappiamo che dipende da me, ma non il
          mio io, forse dal mio es, su cui nessuno ha il controllo.

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