Feeling that’s worth fighting for

di Winry977
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio e Presentazioni ***
Capitolo 2: *** Pigiami e ricordi ***
Capitolo 3: *** Sensazioni mai provate prima e decisioni importanti ***
Capitolo 4: *** Pareri ***
Capitolo 5: *** Scoperte ***
Capitolo 6: *** Il viaggio. ***
Capitolo 7: *** Pensieri, risate e ombre ***
Capitolo 8: *** Incubo ***
Capitolo 9: *** Descrizioni e passato. ***
Capitolo 10: *** Febbre ***
Capitolo 11: *** Ammazziamo il tempo! ***
Capitolo 12: *** Neve ***
Capitolo 13: *** Ben caduto! ***
Capitolo 14: *** Pentacharm. ***
Capitolo 15: *** Concerto serale. ***
Capitolo 16: *** Sing! For what you feel inside. ***
Capitolo 17: *** Left alone and forgotten ***
Capitolo 18: *** Mai ridere in stato di ebrezza. ***
Capitolo 19: *** Tutto torna. ***
Capitolo 20: *** Ghiaccioli. ***
Capitolo 21: *** Momenti di lucidità ***
Capitolo 22: *** Intruso. ***
Capitolo 23: *** Everthing ends. ***
Capitolo 24: *** Radio. ***
Capitolo 25: *** Modi di fare. ***
Capitolo 26: *** Miele. ***
Capitolo 27: *** The first time ***
Capitolo 28: *** Che faccio? Che faccio? ***
Capitolo 29: *** Pericoli. ***
Capitolo 30: *** Diagnosi. ***
Capitolo 31: *** Ritual ***
Capitolo 32: *** Ti prego... ***
Capitolo 33: *** Sussurri nel vento. ***



Capitolo 1
*** Risveglio e Presentazioni ***


-Hey, secondo voi si è ripresa?

-Chi lo sa! Ha sempre gli occhi chiusi!

-Hey Ash, dove hai detto che l'hai trovata?

-Te l'ho già detto! Era qua fuori svenuta accanto al suo suddetto cane. Credo sia cieca. Il cane è uno di quelli che aiuta a camminare i non vedenti.

-Do-dove mi trovo?

-Hey! Si è svegliata!

-Ehm... Ciao ti ho trovata fuori la nostra roulotte svenuta addosso il tuo cane e...

-Dov'è Iyo?

-Iyo?- dissero le cinque persone che mi circondavano. Si, molto probabilmente ero svenuta accanto ad una roulotte, anche perché ricordo di essermi accasciata contro qualcosa di duro e verticale, poi di aver toccato qualcosa di morbido, che molto probabilmente doveva essere il mio cane Iyo.

-E' il mio cane...

-Ah! E' quel Pastore Tedesco! Lo abbiamo fatto entrare. Ora è al lato destro del letto.

Allungai la mia mano destra verso l'estremità del letto, ma incontrai solo una gamba... credo fosse un ginocchio.

-Ehm... Credo che ci dovremmo presentare.- disse la voce che mi aveva trovata, prendendomi la mano sinistra e aiutandomi a sedermi al centro del letto dove mi avevano fatta stendere.

-Io che ti ho trovata sono Ashley, Ashley Purdy, ma tutti mi chiamano Ash. Piacere.

-Io sono quello a cui hai toccato il ginocchio, sono Jake Pitts.

-Hey Jake, sei tutto rosso!

-E smettila! Lui che ha appena commentato la mia faccia è Jinxx, ma il suo nome originale è Jeremy Mi...

-Fermo! Non aggiungere il cognome! Te ne prego!- intervenne il suddetto Jinxx -In ogni caso, la persona alla tua destra, si, quella a cui stai toccando i capelli è Andy Biersack, ma tutti lo chiamano Andy.

-Ehm, ciao.

Poi intervenne una voce più decisa:-Io sono Christian Coma. Sono quello accanto ad Andy. Ecco, mi stai toccando il braccio. Comunque tutti mi chiamano CC.

Finite le presentazioni rimasero in silenzio. Ammettei di essere abbastanza spaesata, ma mi auto incoraggiai a presentarmi, prima che qualcun altro me lo chiedesse.

-Ecco... Io sono Noah. Mi dispiace di avervi arrecato disturbo. Credo che Iyo mi abbia condotta qui mentre Suzanne, la donna a cui ero stata affidata, era distratta. Scusate se ho disturbato. Ora credo che me ne andrò...- cercai di emergere dal letto, fino ad arrivare al bordo di esso. Ma quando mi alzai cominciai a barcollare e caddi addosso a qualcuno, che a giudicare dai lunghi capelli doveva essere Andrew.

-Credo che tu non possa andare da nessuna parte. Non fraintendere, non vogliamo farti nulla. E' che tu sei messa abbastanza male, e fuori è scoppiato un acquazzone. E per di più è sera. Non sarebbe sicuro per te.- disse Jinxx

-E' meglio che tu resti qui. Giusto ragazzi?

-Decisamente!- risposero all'unisono.

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Capitolo 2
*** Pigiami e ricordi ***


-Beh, credo che tu abbia bisogno di cambiarti, Noah...- disse Jake -Ehm, credo che ti dovremmo prestare qualcosa.-

-Jake, com'è che sei arrossito di nuovo?

-E piantala! Anzi, dato che hai parlato tu, Jinxx, le presterai il tuo pigiama blu!

-Cosa? Dalle il tuo!

-Hey! Ci sei? Io dormo solo con un paio di pantaloni!

-Uff! E va bene, per me prenderò qualcos'altro.

In pratica facevano tutto loro. Intervenni.

-Scusate... Come vi ho già detto non voglio che vi disturbiate! Posso dormire anche così.

-Non credo sia possibile.- intervenne Andy da dietro le mie spalle. -Quando Ash ti ha trovata eri quasi immersa in una pozzanghera. Per non metterti a disagio ti abbiamo tolto solo la giacca, che era l'indumento più bagnato, ma i jeans sono ancora macchiati, ed anche parte della felpa e della maglietta.- mi passai le mani sulla felpa. In effetti sentivo ancora la sensazione dell'umido. -A proposito, bella felpa. Sei stata in Scozia?

-Si, ad Edimburgo e a York.

-Anche noi ci siamo stati! Lì abbiamo fatto un concerto!

-Davvero? Effettivamente a Edimburgo avevo sentito della bella musica in lontananza.

-Ti è piaciuta davvero?

-Si, credo che il brano che ho udito fosse abbastanza dolce e rincuorante. Mi è piaciuto molto.

-Ne siamo davvero felici!- esclamò Andy, che era ancora dietro di me. A pensarci bene, era rimasto dietro di me per tutta la durata di questa piccola conversazione.

-Tornando all'argomento “pigiama”...- disse Jinxx -Te l'ho portato... ecco, ti accompagno al bagno. Sai come muoverti?

-Si, tutto sommato con la luce accesa riesco a vedere le varie ombre degli oggetti.

-Oh, questo mi rincuora!- esclamò Ashley.

Mi cambiai nel bagno. Avevano detto che il pigiama era blu. Nella mia mente ricordai un ciondolo del colore blu mare che avevo ricevuto da bambina. Poi l'immagine sfumò provocandomi un temporaneo mal di testa.

Il pigiama mi stava molto largo, ma tutto sommato era molto piacevole. Appena uscii dal bagno Christian scoppiò a ridere.

-Che c'è? L'ho messo al contrario?- chiesi intimidita, cercando la targhetta dietro la schiena.

-No, no, tranquilla. E' che è larghissimo. E' il doppio di te praticamente!- disse sghignazzando. Ed alla sua risata ci unimmo tutti noi. Poi mi fermai e aggiunsi:-Però è molto caldo... - dissi sorridendo -Mi sembra di essere avvolta in un abbraccio.- Chiusi le palpebre e, continuando a sorridere, portai le mani sulla parte superiore delle braccia, sentendo sotto la pelle la flanella calda.

-Hey ragazzi! Com'è che ora siete arrossiti tutti?- esordì Jinxx.

-Parla per te, che sei il più rosso di tutti!- esclamò Andy rifugiandosi in bagno con la scusa che doveva cambiarsi per indossare i pantaloni del suo pigiama.

Scoppiai di nuovo a ridere ed a me si accodarono anche gli altri.

-Beh ragazzi? Che facciamo?- intervenne Ashley che dava il cambio ad Andy per andarsi a cambiare in bagno.

Dopo un paio di minuti intervenne Andy:- Quand'è che abbiamo fatto il concerto a Edimburgo?

-Se non erro, lo stesso anno che abbiamo pubblicato “Set the world on fire”.

-Forse hai ascoltato questo album.- disse Ashley riemergendo dal bagno.

-Credo di si.

-Mmmmh... Ragazzi, dov'è l'album??

-Ce l'ho io!- disse Jake.

-Facciamolo ascoltare a Noah! Magari riconoscerà la canzone che ha sentito ad Edimburgo!- disse la voce di Christian, che proveniva dal bagno.

Mi aiutarono a farmi sedere nuovamente al centro del letto e cominciò il primo brano: New Religion.

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Capitolo 3
*** Sensazioni mai provate prima e decisioni importanti ***


-Noah? Hey, Noah?

-Ashley?

-Esatto. Ma vedi che puoi chiamarmi “Ash”. Comunque... buongiorno!

-'Giorno. Gli altri sono già svegli?- dissi con aria assonnacchiata.

-No, non ancora. Ti va di aiutarmi a svegliarli?

-In qualche modo... si. Dov'è Iyo?

-Ai piedi del letto.

-Aspetta un attimo! Mi avete fatta dormire sul letto?! Ti prego dimmi che nessuno ha dormito sul divano.

-Si è offerto di dormirci Andy. Di solito lui dorme qui. Ed io lì. Solo che stanotte lui si è addormentato sul divano e non c'era modo di spostarlo. Quindi avresti dormito comunque qui. E poi ieri sera dopo la terza canzone dell'album ti sei addormentata. Diciamo che sei stata la prima a crollare dal sonno!- disse quasi ridendo.

-Oh cavolo! Mi dispiace!

-Fa niente, dovevi essere stanca. In ogni caso, come avrai intuito, hai dormito con me.

-Spero di non averti dato qualche calcio.

-Veramente hai abbracciato tutto il tempo il mio braccio.- disse con voce imbarazzata.

-Oh, che imbarazzo. Scusa...

-Ma figurati. E' stato piacevole.- disse credo sorridendo.

-Hey voi due! Avete finito le vostre conversazioni mattutine?!

-CC! Dovresti vedere la faccia che hai! Hai ancora tutto il trucco sugli occhi!

-Trucco?- chiesi io stupita. “Da quando i ragazzi si truccano?” pensai.

-Già. Quando teniamo dei concerti ci trucchiamo di nero e usiamo anche una specie di fondotinta bianco per coprirci la faccia.- Rispose Ash. Poi udii uno sbadiglio: -Io torno a letto.- disse Christian.

-Tanto non ci resterai ancora per molto.- disse piano Ash. Poi lo sentii bisbigliare nel mio orecchio:

-Hey Noah. Aiutami a svegliare gli altri. Sarà un puro divertimento!

-D'accordo- dissi io ricambiando il bisbiglio nell'orecchio.

Cominciammo con Andy. Ashley guidò le mie mani sulle sue guance per poi arrivare fino ai suoi occhi. Solo che Andy ne aprì solo uno.

-Che c'è? Lasciatemi stare!- disse con aria dormiente. E si girò dal lato opposto al nostro, dandoci la schiena. Ashley guidò le mie mani lungo il suo fianco. E mi sussurrò:-Fagli il solletico.-

Girai il mio viso verso il suo. -Non so come si fa o cosa sia. Non l'ho mai provato.-

-Davvero? Allora ti faccio sentire la sensazione.

E cominciò proprio a solleticarmi la pancia ed i fianchi fino a farmi ridere a crepapelle in modo tale da risvegliare CC.

-E' una sensazione bellissima!- dissi ridendo!

-Cosa?- intervenne Christian.

-La qui presente ragazza Noah non ha mai provato cosa sia il solletico!

-Davvero? Allora ci penso io!

E mi trovai praticamente stesa sulla moquette dalle risate. Continuammo così finché non sentimmo un lamento provenire dal divano, o meglio da Andy. Ci capimmo al volo e sia Ash che CC portarono le mie mani sui fianchi di Andy; il quale in pratica si svegliò ridendo. Dopo aver svegliato anche Jake con lo stesso trattamento passammo a Jinxx che invece si distinse, perché si svegliò con il solo tocco di un dito sulla sua guancia, ed esclamò:- Giuro che non sono stato io!- e scoppiammo in una fragorosa risata.

Dopo una colazione abbastanza ricca, Jake domandò:- Ehm... Noah, che farai ora?

-Ad essere sincera, non ne ho idea. Non ho recapiti telefonici. E neanche un cellulare. Sono sempre stata sola, a parte gli ultimi giorni che ho trascorso con Suzanne. Ma non so nemmeno dove vive e non avrei neanche intenzione di tornare da lei, dato che mi ha maltrattata sin dall'inizio, picchiando anche Iyo. E non so neanche dove sono tutti i miei vestiti. Anche perché non ho mai avuto nulla di personale, a parte il mio iPod che è sempre con me. Insomma non ho dove and...

-Aspetta un attimo qui.- Mi interruppe Andy con tono serio; e si spostò insieme a tutti gli altri in un'altra stanza probabilmente per parlare. Quindi rimasi seduta al tavolo ad ascoltare silenziosamente il respiro di Iyo che aveva accostato il suo muso alla mia coscia. Cominciai ad accarezzargli la testa. -Dove andremo, eh Iyo?- Lui guaì. Io sospirai.

Tornarono tutti in cucina.

-Ti va di...- cominciò Jake.

-... restare con noi?- lo incalzò Jinxx, che sembrava molto più convinto.

Rimasi in silenzio per un po'. Questa domanda mi aveva colta di sorpresa. Ero praticamente senza parole. Ma la sensazione di sentirmi osservata mi stimolò a rispondere.

-Se non infastidisco, per me va bene. Ma vi avverto che sono sprovveduta di vestiario.

-A quello ci penseremo noi. Cos'hai con te di tuo?

-Soldi, iPod e cibo per Iyo.

-Perfetto! Ti sistemeremo con noi!

-Pausa un attimo!- Esclamai io -avete detto di essere una band, come farete con i concerti? E i paparazzi? Si verrà a sapere che con voi viaggia una ragazza! E i manager, o roba del genere? Che diranno?- chiesi io preoccupata di risultare un peso per tutti.

-Me ne occuperò io. E per i paparazzi basterà che non ti vedano o che non sappiano che tu viaggi con noi. Quanto ai manager li zittirò io.- disse Andy.

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Capitolo 4
*** Pareri ***


Quella sera la passammo ad ascoltare i loro CD. Ne avevano già scritturati due, ma Andy mi assicurò che stava per finire il terzo. Quando mi fecero riascoltare “Set the world on fire” riuscii a individuare la canzone che avevo udito ad Edimburgo. -E' questa!- Esclamai appena la sentii. Era “Ritual”.

-E' davvero questa?- chiese Jake.

-Si, si! Ne sono sicurissima!

Finii di ascoltare l'albume nel frattempo gli altri avevano preparato la cena, ed aveva apparecchiato. A giudicare dalle voci provenienti dalla cucina avevano cucinato Christian ed Ashley. Quando ci sedemmo a tavola venni pervasa dagli odori del cibo. Avevano preparato una cena coi fiocchi.

A metà cena Andy mi chiese:-Allora, cosa ne pensi degli album?

-Mi piacciono, davvero. E tu, Andy, hai una voce diversa quando canti...

-Cioè?- mi chiese quasi ridendo.

-Rispetto al solito, si può dire che la tua voce è più tagliente e può profonda. Considerato il genere della vostra musica ti si addice. Quando l'ho ascoltata è stato come se mi riscaldasse.

-Andy! Sei di nuovo arrossito!- lo cantilenò Jinxx.

-Senti un po' Jeremy!

-Non. Chiamarmi. Jeremy!

-Ragazzi! Hey! Per favore! Non cominciate!- esclamò Ash.

-Comunque, ho ascoltato bene tutti i vostri brani, concentrandomi non solo sui testi, ma anche sulla parte ritmica...-continuai io.

-Davvero? E cosa ne pensi??- chiede Christian con tono impaziente.

Rimasi un po' in silenzio, non trovando le parole adatte.

-E' quasi come se entrasse nel corpo e si diffondesse in tutto esso. In particolare ho avuto questo effetto da “Rebel Love Song”.

-Wow...- mormorò Jake.

-E “Ritual”?

-La canzone di Edimburgo?

-Si.

-Oh, beh. E' come se mi avesse “toccata”.

-In che senso?- chiese Andy, che era vicino a me. Per farglielo capire cercai il suo braccio, e risalendolo con la mano arrivai al suo pettorale sinistro, al livello del cuore. -Ecco. Quella canzone mi è rimasta impressa qui. Nel cuore.- dissi con un mezzo sorriso.

Quando staccai la mano, Jinxx stava per dire qualcosa, ma Jake lo fermò in tempo.

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Capitolo 5
*** Scoperte ***


La mattina dopo ascoltai più volte quella canzone. Mi rincuorava. Era come essere avvolti in un abbraccio infinito. O essere riscaldati da qualcuno.

Verso l'ora di pranzo decisi di restare in cucina ad ascoltare i rumori dei vari utensili provocati da Ash e Christian.

-Quella canzone, “Ritual”, ti piace davvero così tanto?- mi chiese Christian.

-Si. E' stato come un colpo di fulmine. E' dolcissima, a parer mio.- dissi sorridendo.

-Sai...- intervenne Ash -ieri sera ci ha davvero colpiti quello che hai detto sulla nostra musica.

-Positivamente?- chiesi preoccupata.

-Certo! In particolare, Andy è rimasto molto colpito. Era qualcosa che lui non sentiva da molto tempo. Quindi non ti preoccupare.- disse Ashley mettendomi una mano sulla spalla.

-Meno male.- sospirai -Credevo di aver detto qualcosa di sbagliato. Di solito, tendo a dire quello che penso, quindi estendo agli altri tutto ciò che provo. Sapete... non vedendo, almeno per me, ogni emozione o sensazione è ampliata, quindi gli do molto più peso del solito.- dissi con tono serio mentre mi alzavo cercando Iyo. -Purtroppo però questa mia caratteristica non è piaciuta a molte persone...- la mia espressione in faccia si rattristì. -Scusate, sto divagando.-

-Tutt'altro.- disse Jinxx che era probabilmente dall'altro capo del tavolo ad ascoltare.

-Noah...- mi chiamò Christian mettendomi le sue mani sulle spalle -Io trovo che tu abbia un carattere ammirevole. Mi piace davvero. E credo che questa sia opinione di tutti qui dentro.-

Credo di aver vissuto troppe emozioni in una volta, perché il cuore mi sta battendo all'impazzata.

-Grazie- gli dissi sorridendogli e stringendo le sue mani tra le mie.

Quando Iyo mi venne incontro tenendo in bocca il guinzaglio decisi di uscire con lui. Indossai la giacca sopra il pigiama e gli stivali con i quali ero arrivata alla roulotte, infilandoci dentro i pantaloni per evitare che si bagnassero. Ovviamente feci tutto questo cercando gli oggetti a tentoni e facendomeli portare da Iyo.

Quando aprii la porta venni invasa da un freddo pungete. “Hey che freddo” pensai. “Strano che sia così freddo in Inghilterra, di solito c'è qualche grado di più”.

-Hey Noah!- chiamò Andy.

-Si? Sono fuori!- gli gridai per farmi trovare.

-Stai uscendo con Iyo?

-Si, vuoi unirti a me?

-D'accordo.- mi disse raggiungendomi. -Ma prima indossa questi.- e mi mise in mano un paio di guanti. Dopo averli indossati cominciammo a camminare, guidati da Iyo.

-Hey, Andy. Che giorno è oggi?

-Il 20 dicembre.

-Davvero? Ecco perché è così freddo! Ma più precisamente dove siamo?- chiesi io con voce perplessa.

-In campagna. Ai piedi dei monti Grampiani.

Rimasi di sasso. -Cosa?! Ma siamo in Scozia!

-Si, certo. Perché?

-Io credevo di non essermi allontanata poi così tanto da Sheffield!

-Cosa?!- esclamò Andy. -E' impossibile. Ma come ci sei arrivata qui??

-Etciù!- starnutii prima ancora di poter parlare.

-Entriamo. Ci racconterai tutto mentre mangiamo, al caldo.- disse Andy circondandomi le spalle con un braccio.

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Capitolo 6
*** Il viaggio. ***


Quando ci sedemmo Jinxx mi portò una coperta e me la mise sulle spalle:-Ecco qua!- esclamò soddisfatto. -Grazie.- risposi sorridendo -Devo dire che con questa coperta mi sento come una “nonnina” che sta per raccontare la sua storia ai suoi nipoti!- scherzai.

-Allora raccontaci, “nonnina”, come hai fatto ad arrivare qui da Sheffield?- chiese Andy dalla cucina.

-Sheffield??- chiesero gli altri tutti in coro.

-Eh già.- confermò Andy. -Non vi preoccupate. Anch'io ho fatto la vostra stessa faccia quando ho sentito il nome di quella città.-

Mi sentii osservata. -Beh, diciamo che è stato tutto grazie ad Iyo.- sospirai sorridendo, sentendo che al suo richiamo Iyo aveva appoggiato il suo muso sulla mia gamba e che si era insinuato tra la mia sedia e probabilmente quella di Jake.

-Come vi ho già detto è successo tutto mentre Suzanne era distratta. Eravamo a casa e Iyo voleva uscire. Quindi mentre lei era impegnata a parlare al telefono con le sue amiche pettegole, io sono uscita fuori con degli occhiali da sole. A proposito Ash. Tu che mi hai trovata, hai visto se c'erano i miei occhiali?

-Si, erano immersi in una pozzanghera! Adesso sono sul tavolino accanto il divano. Ma ti prego, continua.

-Oh, bene, grazie. Beh, Iyo mi ha guidata in città e mi ha fatto prendere l'autobus, che probabilmente doveva essere diretto a Glasgow dato che siamo ai piedi dei monti Grampiani e che il viaggio è stato lunghissimo. Per fortuna ho passato il tempo con il mio iPod. Beh, quando sono arrivata Iyo ha ricominciato a trascinarmi e camminando il freddo diventava sempre più pungente., per non parlare della fame che ormai si faceva sentire. Quel pomeriggio abbiamo camminato davvero tanto, e quando siamo giunti qui fuori mi sono accasciata a terra, probabilmente contro la parete esterna della roulotte. Dopodiché mi sono svegliata in un letto gigante con voi cinque attorno.- conclusi. Avevo raccontato la mia storiella per tutta la durata del pranzo, al punto che mi era scivolata persino la coperta dalle spalle.

-E bravo Iyo!- esclamò Jinxx

-Se non fosse stato per lui non ti avremo mai incontrata- osservò Christian.

-Credo che sia stata una cosa buona.- dissi io.

-Decisamente!- disse Jake.

-Hai portato un po' di calore in questa vecchia roulotte!- aggiunse Andy.

-Siamo davvero felici che tu sia qui, Noah.- concluse Ashley.

Io sorrisi.

Poco dopo il pranzo mi addormentai sul tavolo, e mi risvegliai qualche ora dopo con la coperta nuovamente addosso e con qualcun altro che russava dall'altra parte del tavolo.

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Capitolo 7
*** Pensieri, risate e ombre ***


Quel pomeriggio iniziò a piovere, ed io mi sedetti sul letto che era vicino alla finestra, e la aprii. Venni di nuovo invasa dal freddo pungente della campagna. Ascoltando il rumore della pioggia mi tornò in mente il ciondolo che avevo ricordato la sera del mio arrivo. Era un ricordo sfocato. Era di una persona importante. Di uno di quei pochi amici che ho avuto. Mi portai le mani sul pigiama di Jinxx, che avevo ri-indossato dopo pranzo... Era davvero caldo, e dava una sensazione di conforto. Mi concentrai di più sul suono della pioggia e sull'odore che essa emanava.E pensai a quei cinque ragazzi che senza averci pensato troppo mi avevano accolta nella loro roulotte. Dopo poco tempo mi ero già affezionata a loro. Li ringraziai nella mia mente. Sentivo che al loro fianco sarei stata bene. Mi riconcentrai sul suono della pioggia immedesimandomi in un qualsiasi oggetto o essere vivente che potesse essere sotto di essa in quel momento, sentendone il tocco dell'acqua su di esso. Allungai una mano all'esterno della finestra. La sentii bagnarsi subito. Poi avvertii dei passi all'interno della stanza, e due persone si sedettero sul letto.

-Heilà, che fai?- iniziò Ashley.

-Mi immedesimo in un essere vivente sotto la pioggia.- dissi sogghignando e ritirando dentro la mano ormai bagnata fino al polso.

-Questo è molto fico.- aggiunse Andy. Bene, ero riuscita a capire chi si era seduto sul letto. E lui, a giudicare dalla distanza della voce era dietro di me, ovvero dov'era solito a dormire.

-Comunque...- disse Andy con un tono tra lo strano ed il divertito. -Mi è giunta voce che prima di ieri non avevi mai provato il solletico...- continuò con tono malizioso.

-Eh già... però aspetta! Non...- non ebbi neanche il tempo di finire la frase che mi trovai stesa sul letto con Andy e Ashley che mi facevano il solletico. Stavolta però risposi cercando, anche se alla cieca, i loro toraci. E toccandoli mi accorsi che sia Ash che Andy indossavano una semplice maglietta di cotone; il che mi sorprese, perché io con solo il pigiama di Jinxx sentivo freddo. Quando ci fermammo continuavamo ancora a ridere.

-Hey, ma che fate?- disse la voce di Jake con aria divertita. Probabilmente doveva avere sentito le nostre risate, ed era venuto a vedere ciò che stava succedendo.

-Diciamo che ci siamo appena strapazzati di solletico.- rispose Andy con una mezza risata. -Sapevi che non lo aveva mai provato?

-No... ma adesso so cosa farò per i prossimi dieci minuti!

-No, no! Ti prego!- risi io senza che neanche mi avesse sfiorata. -Mi hanno strapazzata abbastanza!-

-Mmmm... e va bene, ma ritornerò all'attacco, mia cara!- disse allontanandosi dalla camera da letto.

-Oddio, non avevo mai riso tanto in tutta la mia vita!- sospirai felice. -Mi sento una bambina quasi quasi. Ragazzi ma qui chi è il più grande tra voi?

-Jinxx. Ha 30 anni in pratica.

-Davvero? Strano, lo facevo più piccolo.

-Già, invece il più piccolo qui è Andy. Lui ha 21 anni,e 22 li fa giorno 26. Io e CC abbiamo 28 anni e Jake ne ha 26.- mi informò Ashley.

-Ah però! E io che credevo che fosse Andy il più grande. Andy, ti ho sopravvalutato!- dissi ridendo.

Rise anche lui.

Restammo per un po sdraiati sul letto. Ed io mi concentrai ad ascoltare i loro respiri: erano ancora un po' affannati. Dopo un po' ci mettemmo a sedere tutti nello stesso momento, come se fossimo sincronizzati.

-Sapete, in controluce riesco a vedere le vostre sagome. Siete davanti a me giusto?

-Esatto!- esclamarono all'unisono.

-Ed ora avete rivolto le vostre facce l'una verso l'altra, giusto?

-E' vero!

Sorrisi, felice di poter vedere qualcosa di loro. Poi Ashley si alzò. -Vado nell'altra stanza. Credo che mi farò vivo più tardi.- e si allontanò.

-Andy...

-Si?

-Puoi farmi ascoltare “The Mortician's daughter”?

-Volentieri.- rispose, e sentii il rialzo nel materasso, provocato dal fatto che lui si era appena alzato, e udii dei rumori provocati da lui che si muoveva nella stanza, probabilmente alla ricerca del CD.

-Sai, per quanto io possa seguire i tuoi movimenti sotto forma di ombra, mi piacerebbe sapere com'è il tuo volto.

Quando partì la musica, Andy si risedette sul letto e mi si avvicinò, prendendo le mie mani e portandole sul suo viso.

-Ecco, questo è il mio viso. Oh, hai un tocco molto delicato, è piacevole. Questi sono i miei occhi...-

-Hai delle ciglia lunghissime!- esclamai, al tocco dei suoi occhi chiusi a causa delle mie dita. -Di che colore sono le pupille?

-Celesti.- rispose con tono calmo e pacato. Poi lo fermai. “I smile because I think of you and I blush” disse la canzone.

-Adoro questa frase. E' dolce. A parer mio pensavi a qualcuno a te caro quando l'hai scritta.

-Eh già...- confermò sospirando. Dopo poche strofe della canzone ricominciò a guidare le mie dita sul suo viso, e portò una mia mano sul suo naso.

-Ma che bel nasino!-esclamai io ridendo.

Spostandomi le mani sugli zigomi attraversai le sue guance. Erano particolarmente morbide e lisce, anche perché non si sentiva neanche la barba, che evidentemente si radeva abitualmente. Quando arrivai alla sua bocca la sentii morbida e umida, e all'estremità sinistra del suo labbro inferiore sentii qualcosa di metallico e tiepido. -E' un piercing?- chiesi. Annuì. Quando lasciò andare le mie mani continuai a percorrere il suo viso lateralmente, fino ad arrivare ai suoi capelli. Erano morbidissimi e lunghissimi. -Di che colore sono?-

-Neri.

Glieli scompigliai e mi accorsi di quanto fossero lisci. Quando arrivai al cuoio capelluto mi accorsi di quanto fosse calda la sua testa. Inoltre erano lunghi circa quanto i miei.

-Hai dei bellissimi capelli.- dissi arruffandoglieli.

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Capitolo 8
*** Incubo ***


La mattina dopo mi svegliai accanto ad Andy. Riuscii a intuirlo, grazie ad un suo mugolio dovuto sicuramente ad un sogno. Rimasi in ascolto del suo respiro. Era calmo e regolare. Dall'esterno della camera in cui dormivo si sentiva qualcuno che russava. Dopo essere rimasta sveglia per un paio di minuti mi riaddormentai.

Sognai Suzanne che veniva a cercarmi alla roulotte. Io potevo vedere. Non ero cieca. E quando udii i suoi passi e la scorsi da una tapparella mi andai a rifugiare con Iyo nella camera di Andy. Con mio grande stupore mi accorsi che nella roulotte non c'era nessuno e che la porta era aperta. Dopo aver vagato nella roulotte Suzanne giunse nella stanza di Andy, e, trovandomi, cominciò ad urlarmi contro che dovevo tornare a casa con lei, che lì non avrei avuto speranze di sopravvivere essendo sola. Vedendo che mi opponevo, allora cominciò a trascinarmi, tirandomi da un braccio. Quando si stancò, prese Iyo tramite il guinzaglio e lo portò fuori dalla roulotte. Urlai di riportarmelo, finché non uscii completamente dalla roulotte. E fu allora che mi ritrovai a Sheffield, da sola, senza Iyo, senza Andy, Ashley, Christian, Jake e Jinxx. Poi la mia vista si offuscò velocemente, fino a rendermi nuovamente cieca.

Mi svegliai di soprassalto. Non dico che stessi sudando, ma stavo per arrivare a quel punto. L'incubo era finito, ma io non riuscivo ancora a capacitarmene. Sentii le lacrime calde rigarmi le guance. Poi mi accorsi che c'era qualcuno accanto a me e sentii delle voci.

-Che succede??- la voce di Jake fu la prima che sentii.

-Non lo so! Ha cominciato ad agitarsi nel letto! Quando mi sono svegliato stava già piangendo!- rispose Andy, che si trovava alla mia destra, nell'altro lato del letto.

-Noah? Hey... cos'hai?- chiese la voce di Christian preoccupato, proveniente dall'estremità sinistra del letto.

Cercai di asciugarmi le lacrime con la manica del pigiama, invano. E quando cercai di alzarmi barcollai e caddi addosso qualcuno. Qualcuno che mi strinse forte a se e mi chiese:- Hey, va tutto bene?- Ero tra le braccia di Jinxx, forti nella stretta ma delicate al tocco. Mi aiutò a rialzarmi.

Non riuscivo a fermare le lacrime, e mi sentivo il viso in fiamme. Cominciai ad intimidirmi, nonostante continuavo a cercare di asciugarmi quelle maledettissime lacrime.

Quando riuscii a calmarmi, mi fecero risedere sul letto, e mi poggiarono sulle spalle una coperta.

-Devo supporre che sia stato un incubo abbastanza brutto.- commentò Ashley, che doveva essere davanti a me, dato che la sentivo chiara e forte.

Annuii. Qualcuno mi abbracciò da dietro di me e mi rincuorò, riscaldandomi le spalle. -E' tutto finito, stai tranquilla.- era Andy.

Dopo la colazione restai in pigiama, seduta al tavolo, ad ascoltare “Ritual”. Quella canzone mi piaceva davvero. Mi tranquillizzavo solo ascoltandola.

Poi qualcosa mi riportò alla realtà. Suonarono alla porta.

Cominciai ad agitarmi sulla sedia. Pian piano chiamai il nome di Iyo, che arrivò subito, appoggiando il suo muso alla mia coscia. Sentire il suo calore e il suo respiro mi tranquillizzarono.

-Vado io!- esclamò Jake. In mente mia pregai che il mio incubo non divenisse realtà.

-Si? Oh salve! Beh, può depositare tutto qui. Ecco la mia firma. Grazie e alla prossima settimana! Hey ragazzi! Il postino è venuto ha rifornirci di “viveri”! E ci ha portato pure quello che avevamo ordinato! Hey, Noah... tutto ok? Mi sembri un po' agitata.-

-No è tutto ok.- risposi io rilassata. -Ma cosa intendi con “rifornirci di viveri”?

-Devi sapere che circa due o tre mesi fa abbiamo deciso di farci un bel viaggetto qui in Scozia, per staccare con la California (noi veniamo da là) e abbiamo avuto la precisa richiesta di farci fornire di cibo ogni settimana e di farci venire a prendere entro la fine di febbraio. Però abbiamo riscontrato qualche problema, perché avevamo deciso di pubblicare il nostro terzo album verso gennaio. Ma poi per fortuna si è risolto tutto. In ogni caso qui non siamo proprio isolati dal mondo: c'è la tv, internet funziona alla grande, abbiamo i nostri strumenti ecc... diciamo che se ci annoiamo troviamo subito qualcosa da fare.- mi spiegò Jake.

-Beh, si può dire che ci siamo sistemati a dovere.- intervenne Christian. -A proposito, dato che quando sei arrivata eri sprovveduta di vestiti, te ne abbiamo ordinati un po'. E avendo notato che sei arrivata con degli abiti particolarmente chiari abbiamo ordinato qualcosa di simile, anche se Jinxx ha insistito per prenderti qualcosa che piacesse anche a noi... sai, in stile dark o roba del genere...-

-Oh, grazie! Li indosserò molto volentieri! Come posso ringraziarvi?- chiesi felice di quel regalo -se volete vi torno i soldi.- aggiunsi.

-Non sarà necessario- disse la voce di Ashley da dietro la sedia in cui ero seduta -Ci siamo divisi le spese. E poi lo abbiamo fatto con piacere.- disse con un tono tranquillo. -Piuttosto... se non ti turba parlarne, vorremmo sapere cos'è che hai sognato da indurti addirittura a farti piangere.- disse con cambiando tono in uno più preoccupato.

Prima di cominciare indugiai parecchio, e mi intimidii non poco. -Ehm... Beh la storia è questa...- cominciai, sentendomi avvampare le guance. Poi mi tranquillizzai quando sentii una mano calda sulla mia spalla e cominciai a raccontare il sogno per filo e per segno il mio incubo. Quando finii di parlare mi sorpresi di non aver sentito delle lacrime scendermi dagli occhi. -Può sembrare stupido, ma io mi sono spaventata non poco. E poi... mi sono affezionata a voi.- dissi sentendomi le guance più calde di prima.

-Noah...- mi chiamò Ashley da dietro la sedia.

-Tu non andrai mai da nessuna parte senza di noi. Non ti lasceremo mai da sola. E se quella là ti verrà a cercare, beh, sarà peggio per lei.- lo incalzò Andy. Sentii diverse mani calde sopra le mie, due dita mi accarezzarono una guancia ed un braccio mi circondò le spalle.

-Hey, stavolta sei tu ad essere arrossita!- esclamò Jinxx.

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Capitolo 9
*** Descrizioni e passato. ***


Per mia fortuna quella notte riuscii a dormire tranquillamente, senza incubi. Ma nel pomeriggio, mentre ero sdraiata sul divano con la testa appoggiata alle gambe di Andy, mi addormentai e feci di nuovo quell'incubo. Quando mi svegliai sentii una voce preoccupata accanto il mio orecchio destro.

-Tutto bene?- chiese Jake.

Annuii. Sentii un sospiro di sollievo provenire da sopra la mia testa. Proveniva da Andy, che si accinse a giocherellare con i miei capelli, accarezzandoli e attorcigliandoli delicatamente attorno alle dita. Mi colse un brivido.

Mi rilassai. -Ti piacciono?

-Si, sono davvero morbidi...

-Mmm... Beh, allora farò una domanda a voi tutti. Dato che non vedo il mio aspetto da parecchio, mi potreste descrivere?- chiesi un po' in imbarazzo.

-Beh, vediamo...- Cominciò Christian -Dato che, nonostante tu non veda, tieni sempre le palpebre degli occhi aperte, si riescono a scorgere le tue pupille verdi. Le tue sopracciglia sono lunghe e affilate, come quelle di Andy. Anche il tuo naso è abbastanza affilato...

-Non si può escludere che tu abbia delle belle guance rosee e morbide.- si intromettè Jinxx -Volendo si potrebbero mordere!- continuò ridacchiando.

-Ha ragione.- intervenne Andy. -E poi hai proprio dei bei capelli. Mi piacciono molto. Per quello che ho notato sono lunghi fino a metà schiena. E sono di colore castano chiaro. Sono ondulati, fatta eccezione per il ciuffo, che invece è di un liscio naturale.- concluse Andy.

Mentre tutti parlavano Ashley si era seduto ai piedi del divanetto ed aveva appoggiato la sua testa al mio fianco destro. Sentii i suoi capelli toccarmi l'estremità della pancia, e presi ad accarezzargli i suoi stessi capelli. Sotto le dita li sentii morbidi e lisci, ma al lato destro della sua cute li sentii più corti, quasi rasati.

-Sembrate tre fratelli a guardarvi da qui.- disse Jake con tono divertito.

Ridemmo. -Beh, “sorellina”,- disse Ashley -si può dire che tu sia proprio una bella ragazza!-

-Sottoscrivo in pieno!- esclamò la voce di Jinxx, che proveniva da un'altra stanza.

-Mi fido dei vostri pareri, allora.- dissi sorridendo.

-Ma certo! E poi hai un bel carattere!- esclamò Jinxx, la cui voce cominciò ad avvicinarsi.

-Sei sincera, estroversa ma anche parecchio timida, tendi a dire quello che pensi e... adori il solletico!- rise Andy cominciando a solleticarmi i fianchi.

Tra le risate riuscii a formulare solo una frase -Ma... hahaha... cos'è tutta questa... hehehe... adulazione? Hahaaha!-

Sentii altre mani aggiungersi:-Ed ecco il ritorno di Jake e CC!

-Non vale! Hehe siete tre se non di più contro una! Hahaha!

Quando stavo per morire dalle risate si fermarono ansimanti. Sentii un tonfo provenire dallo schienale del divano: Andy si era rilasciato cadere su di esso, facendo ricadere a sua volta una sua mano sulla mia fronte.

-Quanti schiamazzi!- disse la voce di Jinxx che probabilmente era arrivato ora da un'altra camera -Ma che mi sono perso?- la sua domanda restò in sospeso.

Poco dopo, Jake mi accennò una domanda.

-Stavo pensando al sogno che hai fatto. Ma come facevi a sapere il volto di Suzanne e come facevi a vedere?

-Oh, non ve l'ho detto. Io sono ipovedente. O almeno lo ero, dato che ormai vedo solo ombre e la luce troppo forte mi infastidisce. Non che io ne sappia molto, ma questo fastidio, per esempio, si chiama fotofobia. Il fatto che io riesco a vedere delle ombre però non me lo spiego, anche perché è abbastanza contraddittorio. In ogni caso, diciamo che, quando vivevo all'orfanotrofio conobbi questa donna, Suzanne. E a quei tempi portavo semplicemente gli occhiali, anche se di un'alta graduazione, così so che aspetto ha. In ogni caso, io persi totalmente la vista dopo un anno che andai a convivere con lei.

-Come mai vivevi in un orfanotrofio?- accennò Ashley.

-Non so. Credo di aver perso i miei genitori appena nata, o qualcosa del genere. Diciamo che non mi è mai importato poi così tanto, dato che sono andata a vivere in quel luogo dimenticato dal mondo subito dopo la nascita.

-Che tipo di gente hai conosciuto lì?- intervenne Jinxx, con tono curioso.

-Beh... diciamo che ne ho conosciuta molta che mi maltrattava, e poca che stesse dalla mia parte. Credo che fosse per via del fatto che ero assecondata dai più grandi per via dell'ipovisione, che degenerava sempre di più. Insomma. Quelle poche buone persone con cui ho avuto a che fare, alla fine, non erano neanche così socievoli, ma ai tempi, avere qualcuno che mi difendesse o che si preoccupasse di me lo ritenevo un privilegio, quindi non mi preoccupavo del fatto che non si scherzasse o del fatto che si parlava specialmente dei miei occhi o della scuola. Forse l'argomento più evasivo che riesco a ricordare è quello musicale. Di una di queste poche persone, ne ricordo una in particolare. Era un ragazzo dal volto gentile ma pallido. Credo che soffrisse di cuore o qualcosa del genere. Eravamo davvero amici. A pensarci bene, lui è stato l'unico con il quale parlavo davvero di tutto, non solo di musica o scuola o vista. Quando però la sua malattia si alterò lui venne portato in un ospedale lontano dall'orfanotrofio e non lo rividi più. Il suo unico ricordo materiale in mio possesso è un ciondolo blu, che mi affidò prima di andarsene, dicendo di non dimenticarlo mai. Ora quel ciondolo è sempre attaccato al mio iPod.- conclusi.

Restammo per un po' di tempo in silenzio. Ascoltai il loro respiro pacato e tranquillo. Qualcuno si alzò, e dopo qualche minuto sentii l'avvio del CD “We stitch these wounds” e mi venne da sorridere. Chi aveva avviato quel CD aveva letto nella mia mente in pratica. Per tutto il tempo in cui avevo parlato, Andy non aveva smesso di accarezzarmi la fronte. Credo che il suo tocco caldo e delicato mi aveva spinta a raccontare molto di più di quando mi aspettassi.

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Capitolo 10
*** Febbre ***


La mattina dopo rimasi a letto per molto tempo. Anche se la roulotte era riscaldata avevo lo stesso freddo. Alle ore della mattina Andy si era alzato dal letto.

-Andy?

-Si?

-Che ore sono?

-Le quattro meno venti.

-Alla faccia. Io torno a dormire.- conclusi riaddormentandomi. Nonostante dormissi, continuavo a chiedermi come mai era sveglio a quell'ora. Diverse ore dopo qualcuno si inserì nel letto accanto a me. Io ero tutta rannicchiata col viso rivolto verso il centro del letto, vale a dire verso il lato di Andy, dove si era sdraiato qualcuno.

-Dormigliona?- era Andy.

-Mmmm....

Venni percorsa da un brivido. Cercai le coperte, che erano finite ai miei piedi. Sentii che qualcuno mi copriva le spalle con esse. Ma nonostante ciò, continuavo a rabbrividire. Decisi che era colpa delle coperte stesse, che si erano raffreddate.

Alle mie spalle qualcun altro entrò nel letto. -Hey! Ci credo che non si sveglia! Qui c'è un bel calduccio! Altro che divano! Stanotte dormo qua!- era Ashley stavolta. Ma dove lo sentiva tutto quel calore? Io stavo morendo di freddo! In qualche modo, la presenza di Ashley era riuscita a riscaldarmi un po' ed io riuscii a riappisolarmi, restando comunque cosciente di chi mi stava attorno e di cosa dicessero. Come al mio solito, senza volerlo, poi, abbracciai a mo' di cuscino la prima cosa che mi trovavo davanti: ovvero il braccio di Andy.

-Che carina!- esclamò Ashley -ha fatto la stessa cosa la prima notte che ha dormito qui.

-Ma guarda che lo fa ogni notte. Tranne questa, ma mi sa che ha appena riparato al suo “mancato abbraccio involontario”.- rispose Andy con tono divertito.

Poi Andy mi si avvicinò all'orecchio rivolto verso l'alto, in modo da fare ricadere i suoi lunghi capelli sul mi collo e sulla guancia, che erano scoperti dai capelli. -Heeeey...- mi sussurrò nell'orecchio.

Per tutta risposta abbandonai il suddetto “cuscino”, e mi girai verso Ashley, rannicchiandomi nuovamente contro quello che supponevo fosse un cuscino, ma che in realtà era il suo petto. Attraverso la maglietta riuscivo a sentire il diaframma alzarsi ed abbassarsi.

-Ok credo che sia convinta di essere circondata da cuscini.- commentò Ashley, accarezzandomi i capelli. Poi la sua mano si fermò sulla mia fronte. -C'è qualcosa che non quadra!

-Non ha proprio un bel colorito...- commentò Andy da dietro la mia schiena, girandomi leggermente il viso verso la sua direzione.

-”Etciù”!- starnutii nel sonno dal quale pian piano stavo riemergendo. Sentivo che Ashley ed Andy parlavano di me, ma non mi capacitavo di tutti quei sintomi, considerato che ero coperta fino al collo.

Ashley spostò la sua mano dalla mia fronte, per farla scivolare fino alle guance e poi al collo. -E' troppo calda, e non credo che sia grazie al calore del letto.

-Ora che ci penso stanotte mi sono alzato e l'ho vista tutta scoperta. Anche se le ho rimesso le coperte addosso credo che si sia scoperta da sola. Questo spiegherebbe anche perché ho sentito freddo stanotte.- commentò Andy rivolto ad Ashley. -E' così pallida...- disse accarezzandomi la guancia rivolta dal suo lato. Al suo tocco venni pervasa da un brivido. Più forte degli altri. Cercai le coperte, e non appena le afferrai, mi coprii anche la faccia.

-Hehe...- rise Ashley, riscoprendomi il viso per svegliarmi.

Starnutii più forte di prima. Ma stavolta mi svegliai definitivamente. -Andy? Ash? Che ci fate qui? E' da un sacco che parlate di me, o sbaglio?- Domandai, mettendomi a sedere su dei “veri cuscini”.

-Accidenti, che freddo!

-Ecco, come pensavo. Secondo me hai la febbre.- confermò Ashley. Tossii.

-Sottoscrivo in pieno!- replicò Andy.

-Chi ha la febbre?- disse la voce di Jake dall'entrata della stanza. La sua voce mi giungeva assonnacchiata.

-Noah.- risposero in coro Ashley ed Andy.

Mi toccò la guancia. -Ma dai, è davvero calda!

-Guarda che per vedere se qualcuno ha la febbre si tocca la fronte, non la guancia!- gli fece notare la Christian, la cui voce mi giungeva sempre più vicina, seguito da altri passi, più strascicati rispetto gli altri.

-Ah già.- e Jake spostò la sua mano dalla guancia alla fronte.

-Cavolo.- disse Jinxx che si era seduto accanto a me, sprofondando nel materasso.

Senza volerlo mi riaddormentai, e credo che fossi crollata addosso a Jinxx, considerato che si era appena seduto accanto a me.

Qualche ora più tardi qualcuno mi scosse leggermente e, a differenza della mattina, nella quale mi ero svegliata con molta più difficoltà, mi riscossi subito, alzandomi di scatto e facendo scivolare tutte le coperte sulle mie gambe. Ammetto di essermi spaventata. Anche se il mio sonno è pesante a volte mi sveglio di soprassalto solo al tocco di un dito.

-Hey, hey, calma. Sono Ashley!- mi tranquillizzò, mettendomi una mano sulla spalla. Questa volta non venni pervasa da brividi di freddo, il che mi sorprese. Forse dormendo coperta mi si era abbassata la febbre.

-Ti ho portato un termometro.- mi disse mettendomelo in mano. Lo infilai sotto la maglietta e rimasi silenziosamente in attesa.

-Hey Noah... Senti, non ci hai ancora detto quando fai gli anni e quanti ne hai...- accennò dopo qualche minuto di silenzio. Sorrisi.

-Come mai questa domanda?

-Beh, si sta avvicinando il compleanno di Andy, e così mi sono automaticamente posto queste domande...- disse con un pizzico di imbarazzo. Dopo tutto aveva tirato quella domanda fuori dal nulla!

-Faccio il compleanno il 24 dicembre. La vigilia di Natale. E farò proprio ventiquattro anni.- risposi sovrappensiero.

-Il 24 dicembre?? Ma è domani! Domani è il 24 dicembre! E tra tre giorni sarà anche il compleanno di Andy! Oddio come vola il tempo!

Scoppiai a ridere. -Hahaha, tranquillo! Per me il giorno del mio compleanno è uno come un altro. Non preoccuparti.- dissi sorridendo.

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Capitolo 11
*** Ammazziamo il tempo! ***


-Mmm... hai 38 di febbre. Tutto sommato per domani potresti riprenderti.- commentò Ashley dopo aver ripreso il termometro. Sospirai. Pensavo al mio ultimo compleanno, uguale a tutti quelli precedenti: senza festa, senza regalo. Senza amici. Era ovvio che ora se non avessi ricevuto alcun regalo non mi avrebbe fatto né caldo né freddo. Forza dell'abitudine. Tutto sommato, sentivo che qualcosa di nuovo era nell'aria. Era forse il fatto che ero circondata da cinque ragazzi a cui volevo davvero bene? I loro nomi mi si ripetevano nella mente, distraendomi dalla presenza di Ashley in camera.

-Hey? Ci sei?- mi riscosse Ashley, mettendomi una mano sulla spalla.

-Eh? Si. Mi ero impensierita.

-Dai vieni a mangiare. Oggi ha cucinato Jinxx.

Dopo aver mangiato decisi di non tornare a letto. Ero stanca di stare sdraiata. Restai seduta sul divano con una coperta calda ad avvolgermi. Qualcuno dei ragazzi si muoveva in cucina silenziosamente, mentre gli altri erano per i fatti loro in altre parti della roulotte. Restai in ascolto di chi stava in cucina. Dopo un po' sentii del calore sui piedi. Iyo si era accucciato ai piedi del divanetto, ed aveva appoggiato il suo muso sui miei piedi. Mi abbassai per accarezzargli la testa. Sfiorandogli le orecchie, queste si abbassarono. Il suo pelo era morbido e caldo, come sempre e, come ogni volta che lo toccavo, mi confortavo.

Dopo un po' che lo accarezzavo sentii una leggera fitta alla schiena e decisi di riappoggiarmi allo schienale del divano. Credo di essermi appisolata proprio poco dopo aver smesso di passare le mani tra il pelo confortante di Iyo, perché subito dopo sentii delle voci provenire dall'altra stanza.

-... vedi secondo me noi dovremmo arrangiare questo pezzo, e...

-Zitto! Parla piano... Guarda sta dormendo!

-Che facciamo, la spostiamo? Hey guarda Iyo, anche lui si è appisolato!

-Ti ho detto di parlare piano! Senti mettile un cuscino dietro la testa, così almeno non rischia di cadere a penzoloni.

Ovviamente appena mi toccarono mi svegliai quasi di soprassalto, in modo tale da risvegliare anche Iyo, che alzò il muso dai miei piedi.

-Oh, ti sei svegliata! Non mi era parso che avessi il sonno leggero.- commentò Jake, che era seduto accanto a me. -Ti avevamo vista dormire. E avevamo pensato di metterti un cuscino dietro la testa.- continuò subito Andy, la cui voce mi giungeva più lontana.

-Vabbé, è tutto a posto. Diciamo che ero in dormi veglia.

Jake sospirò.

Dalla cucina giunse un'altra voce: -Che mi sono perso?- era Christian.

-Niente di che.- risposi -Mi ero appisolata.-

-Capisco. Senti mentre ero in cucina pensavo che per ammazzare il tempo potremmo fare qualcosa di divertente.- accennò Christian.

-Tipo?

-Ehm... Tipo che tu trucchi uno di noi.- rispose con una mezza risata.

-E come? Rischierei di impiastricciare il viso della suddetta vittima!- Andy scoppiò a ridere.

-A pensarci bene, sarebbe divertente. Dai, Noah, perché non lo fai? Aprendo gli occhi dovresti scorgere qualche ombra e qualcosa di quello che fai, no?

-Beh, questo è vero. E se la fotofobia non mi da problemi, potremmo pure aprire le finestre e fare entrare un po' di luce. Chissà, magari non mi danneggia. Per me va bene, ma ci deve essere anche il consenso della “vittima”.- dissi, pensando all'idea di truccare alla cieca il viso di uno di loro.

-E poi chissà, potresti ispirarci per qualche nuovo tipo di make-up per i concerti!- esclamò Jake.

Risi. -Beh dai, allora va bene.

-Andata! Jinxx! Ash! Venite qui!- chiamò Christian.

-Si?

-Che succede?- chiese Jinxx arrivando.

-Abbiamo deciso come ammazzare il tempo.- risposi io dalla mia postazione sul divano.

-Vale a dire?- chiese Ashley con tono curioso.

-Chi di noi è disposto a farsi truccare? Da Noah, ovviamente.- propose subito Jake.

Rimasero un po' in silenzio. -Beh, se non si decide nessuno, allora, facciamo pari o dispari, e vediamo chi esce, o magari la conta.- propose Jinxx.

-Ma dai, è una cosa da bambini fare la conta! Preferisco pari o dispari, o magari Sasso, Carta o Forbice!- Esclamò Andy.

Dopo un paio di volte che “duellarono” tra loro, si decisa che la mia “cavia” sarebbe stata Ashley.

-Ma a te va bene?- chiesi un po' preoccupata.

-Ma si, che sarà mai. Tanto abbiamo lo struccante.... Lo abbiamo, vero Christian?

-Certo! Hey Jake, dov'è il trucco?

Dopo che Ashley si sedette accanto a me, io mi girai nella sua direzione, e mi sedetti a gambe incrociate. Aprirono le finestre ed io trovai la forza di aprire gli occhi. All'inizio avvertii un dolore alle palpebre, poi si attenuò. Riuscii a distinguere le ombre di tutti loro. Intravidi il viso di Ashley davanti al mio.

-Dai, non mi guardare con quell'espressione seria!- rise lui.

-Noah..- disse la voce di Andy accanto a me. -Ecco, tieni.- mi disse, mettendomi in mano un barattolino di crema ghiacciato. Un brivido mi percorse la schiena, ma decisi di ignorarlo. Continuai ad osservare, anche se in modo offuscato e ombreggiato, il viso di Ashley.

-Non avevo notato che avevi i capelli tutti rivolti da un lato, lasciando il viso scoperto all'opposto di essi. Penso che ti stiano bene.

Dietro di me si sedette qualcuno. Io intinsi due dita nella crema. Sentii una fragranza forte, simile a quella del limone o qualcosa del genere, ma era troppo penetrante e troppo forte. Tossicchiai un po'.

Poi avvicinai lentamente le mie dita al viso di Ashley. Percorsi verticalmente la sua guancia sinistra. Il suo viso era caldo e liscio. Non esisteva neanche la barba sulla sua faccia. Quando arrivai allo stesso livello della bocca lo sentii sorridere. Ricambiai, un po' più tranquilla. Poi passai allo zigomo destro, che mi apparve particolarmente “spigoloso”. Chi si era seduto dietro di me, appoggiò il suo mento sulla mia spalla e mi disse piano nell'orecchio:- Noah, posso guidarti io?- Andy. Gli porsi la mano tinta di crema. Lui la ritinse, e cominciò a guidare le mie dita sul viso di Ashley che cominciò a ridere:-Certo che avete due facce concentrate voi due!

Risi, e con me tutti gli altri.

-Ora mi vendico di quella volta che mi hai buttato giù dal letto!- esclamò Andy ridendo anche lui, e cominciò a guidare in modo più spedito le mie dita. Credo che gli avesse scritto qualcosa sulla fronte, che sentii corrugarsi, seguito da una risata più trattenuta.

-Ridi, ridi...- disse con tono malizioso Christian che si trovava alla mia sinistra. Poi accanto le mie dita, appoggiate sul mento di Ashley, sentii delle dita estranee. -Ora vedi come ti combino!- esclamò Christian. Scoppiammo a ridere.

-Dai povero! Basta io mi ritiro!- dissi io ridendo. Mi alzai alla cieca, e cercando a stento le ombre dei mobili per evitare di sbatterci contro, mi recai in bagno a lavarmi le mani. Mentre l'acqua scorreva tra le mie dita, mi persi nel rumore dell'acqua che scorreva e rimasi come incantata davanti al lavandino. Poi un brivido mi riportò nel mondo reale. E tornai indugiando ad ogni passo verso il divano.

Quando arrivai, mi bloccai davanti il tavolo. Appoggiai una mano alla sedia. C'era qualcosa che non andava.

-Hey, Noah, che si fa ora? Ash è tutto ricoperto di crema nera. Credo che gli passerà tipo un'ora per togliersi tutto quel make-up!- esclamò ridendo Jake, avvicinandosi a me.

Un altro brivido mi percorse la schiena. Stavolta starnutii, e subito dopo ebbi un accesso di tosse.

-Oh, cavolo!- esclamò Jake, sorreggendomi, visto che ero piegata quasi in due dalla tosse.

Una mano fredda passò attraverso i miei capelli, fino ad arrivare alla mia fronte. -Ma tu scotti! Anzi, bruci! Devi andare subito a letto!- esclamò Jinxx.

-Dai, ti accompagno io.- si offrì Christian, mettendomi un braccio attorno le spalle.

L'accesso si fermò solo quando mi sedetti sul letto. Mi coprii con diverse coperte e nel giro di pochi secondi crollai in un sonno profondo, mentre qualcuno mi passava una mano sulla guancia.

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Capitolo 12
*** Neve ***


Passai la notte a rigirarmi nel letto, coprendomi e scoprendomi. Non riuscivo a stare tranquilla. Ad un certo punto sentii un movimento dall'altro lato del letto, dove aveva deciso di dormire Ashley, scendendo a patti con Andy la sera prima.

-Noah? Non riesci a dormire?

Non risposi. Emisi solo un gemito dalla mia postazione con la schiena rivolta verso chi mi parlava. Una mano freddo mi accarezzò la guancia, soffermandosi un po' su di essa prima di staccarsi. -Mi sa che stai ancora male.

Per tutta risposta mi girai nella direzione della voce di Ashley, e mi appoggiai, tutta rannicchiata, a quello che poi scoprii essere il suo torace. Era una cosa che mi succedeva molto frequentemente mentre dormivo: o mi appoggiavo a chi mi dormiva accanto, o lo abbracciavo a mo' di cuscino. Me lo facevano notare tutti, ma senza esserne infastiditi. A quanto pareva era piacevole per loro. Mah. Io non saprei come reagire se succedesse a me nella notte.

Quando mi accorsi di essere appoggiata al torace di Ashley, restai in ascolto del suo battito cardiaco, il quale mi giungeva alle orecchie come lieve e pacato. Dal tocco della mia fronte riuscivo a sentire il diaframma che si alzava e che si abbassava ritmicamente. Il calore del suo petto, sicuramente, era dovuto a quello delle coperte.

Mentre provavo e sentivo tutte queste nuove sensazioni, sentii una mano delicata passarmi tra i capelli, sparsi sui cuscini, accarezzandoli. Grazie a quel tocco leggero e periodico, riuscii a riaddormentarmi e a passare il resto della nottata tranquillamente.

La mattina dopo mi alzai con calma. Non avevo freddo o brividi, quindi considerai l'ipotesi di essere guarita. Nella stanza, a parte il respiro di Ashley, non si sentiva alcun suono. Mi sedetti all'estremità del letto, e dopo essermi stiracchiata, mi avviai silenziosamente verso il bagno. Ormai non sbattevo più contro i mobili o le pareti della roulotte: avevo memorizzato il percorso sensitivo e tattile che dovevo percorrere per arrivarci.

Mi ci diressi con in mano i vestiti che la sera prima mi aveva preparato sul comò accanto al letto Andy, cosa che ormai faceva abitualmente ogni sera.

Mentre camminavo in punta di piedi, mi accorsi di uno zampettio alle mie spalle: era Iyo, che, come sempre, mi seguiva ovunque andassi. Quando finii di prepararmi, uscendo dal bagno ci mancò poco che non cadessi addosso al mio amato cane.

-Ho capito...- gli sussurrai -vuoi uscire, vero?

Mi accucciai vicino a lui ed annaspai cercando il suo muso, per poterlo accarezzarlo. Non a caso, quando lo individuai, tra i denti gli sentii il guinzaglio. “Ecco, appunto” pensai, soddisfatta di avere intuito quello che desiderava.

-E va bene. Usciamo.- bisbigliai, sentendo la sua coda scodinzolare sulla moquette. Dopo avergli fissato il guinzaglio al collare ed averne impugnato l'estremità da tenere in mano, mi lasciai guidare da Iyo, fino a dove avevo lasciato i giorni prima giacca, occhiali da sole e iPod. Dopo averli indossati, scendemmo gli scalini per poi uscire dalla porticina della roulotte. Feci partire la riproduzione casuale dell'iPod. E nello stesso momento in cui cominciò “Caraphernelia” di una band estranea ai Black Veil Brides, venni colta da una folata di vento gelido.

Scesi definitivamente dalla roulotte, e subito mi accorsi di essere affondata in qualcosa di molto freddo. “Neve?”. Per fortuna avevo gli stivali alti fino al ginocchio. Mi chinai. “E già, è proprio neve.” Gelida e lieve, in tutta la sua purezza. Ne presi un po' in mano, e sentii la mia mano raffreddarsi velocemente al con tatto con essa, nonostante si sciogliesse tra le mie dita alla stessa velocità on cui le congelava.

-Sai Iyo... Non credo che andremo molto lontano oggi...- dissi dolcemente al mio cane, che aveva appoggiato il naso, là dove la neve era diventata acqua.

-Che freddo!- esclamò la voce di Jinxx da dentro la roulotte. -Hey Noah! Ma che ci fai là fuori? Entrai, ti si alzerà la febbre!

Mi alzai, ed Iyo mi fece girare nella direzione della voce di Jinxx. -Tranquillo, sono guarita! Ora sono in piene forze!- dissi soddisfatta. Rientrai. Spensi l'iPod, che stava riproducendo “Sarcasm”. Mi chiusi alle spalle la porta, e lasciai libero Iyo dal guinzaglio. Salii indugiante gli scalini, e, come mi aspettavo, inciampai nell'ultimo scalino, cadendo addosso a Jinxx.

Non mi diede il tempo di dire nulla, mi rimise in piedi e mi abbracciò.

Ne rimasi interdetta, e mi accigliai al suo abbraccio. Sentii il calore provenire dal suo pigiama, probabilmente anche quello in flanella. Il suo respiro era molto più udibile e profondo rispetto quello di Ashley. Poi parlò sottovoce nel mio orecchio, in modo tale da farmi provare il suo alito caldo sul collo.

-Buon compleanno!

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Capitolo 13
*** Ben caduto! ***


Jinxx poggiò il suo braccio destro attorno le mie spalle, e mi condusse in cucina lentamente. Quando mi fece sedere, si sedette anche lui. Si riusciva a intuire molto da ogni suo spostamento: la sedia non sollevata da terra che strisciava sulla moquette, il suo tonfo nel sedersi sulla sedia, le mani appoggiate al tavolo per prendere un bicchiere, bere e poi riposarlo. Si muoveva abbastanza rumorosamente. Quasi come se lo facesse apposta. Come se volesse rendermi partecipe di ogni suo spostamento o movimento che fosse.

-Ti ricordi la sera che sei arrivata?- mi chiese dopo qualche minuto di silenzio. -Era una giornata piovosa. Ashley aveva detto di averti trovata quasi immersa in una pozzanghera, e quando ti aveva vista lì si era spaventato non poco. Dopo essere rivenuta ed esserti ambientata un po' ti abbiamo fatto indossare il mio pigiama...

-Eccome se mi ricordo! Ricordo la risata di Christian, causata dalla larghezza del tuo pigiama. Non ti mai ringraziato abbastanza per avermelo prestato!

-Ma figurati!- rispose con una mezza risata. Poi ricominciò a ricordare, con tono più pacato. -Ricordo come ci hai svegliato il mattino dopo. Io sono stato l'ultimo, e mi sono svegliato solo col tocco di un dito, urlando “Non sono stato io!”. -rise -Che figura. Poi mi ero fatto raccontare tutto da Ash, per curiosità. A proposito... Ti... Ti andrebbe di svegliare gli altri con me?- mi domandò con tono imbarazzato.

-Volentieri!- esclamai, entusiasta di rivivere quell'emozione. Mi ero sempre chiesta come fosse il risveglio di Ashley. Non vi avevo mai assistito, o per lo meno, non lo avevo né provato, né sentito.

Mi alzai dalla sedia e Jinxx mi guidò verso il letto di Jake.

-L'altra volta come lo avete svegliato?- mi sussurrò nell'orecchio.

-Credo che gli abbiano sussurrato qualcosa nell'orecchio, perché subito dopo ho udito un tonfo provenire dal pavimento. Mi sa che era caduto dal letto. Poverino.

-Classico. E' tipico di Andy svegliarlo così. Mi sa che, considerato il suo sonno leggero, non ci vorrà molto per svegliarlo.- disse con tono malizioso. -Prova a sussurrargli il suo nome, poi farà tutto da solo. Hehe...

Mi avvicinai cautamente a Jake, seguendo il suono del suo respiro. Quando arrivai a sentirmelo in faccia, lo chiamai piano: -Jaaaake...- Poi mi rialzai, allontanandomi di qualche passo nell'attesa di udire qualche nuovo suono proveniente dal “dormiente”. Non passò molto per udire un tonfo provenire dalla moquette.

-... B-Buongiorno...- mugulò Jake dal basso.

-Heilà, dormiglione! Ben caduto!- rise Jinxx.

-Mmmm... divertente. Hey, Noah. Come stai? Ah, già, buon compleanno!- esclamò Jake, che si doveva essere messo in piedi, perché ora la sua voce mi giungeva forte e chiara al livello del mio viso. -Bene, e grazie- risposi sorridendo, e pensando ancora alla neve là fuori.

Due dita attraversarono la mia guancia sinistra delicatamente e lentamente: -Meno male.- sospirò Jake. Mi sentii avvampare il viso, ma non mi mossi.

Poco dopo svegliammo Christian ed Andy, ma io non ci feci molto caso, ero tutta presa dalla curiosità del risveglio di Ashley. Quasi quasi mi sentivo una bambina. Sembrava tutto un gioco. Non sapevo come assorbire quel dato di fatto, e, come facevo sempre, sorvolai su quel pensiero, rinviandolo per un momento migliore.

Ci avviammo verso il letto in cui dormivo io e dove Ashley aveva passato la notte. Quasi quasi potevo considerarmi sgomenta. “Che esagerazione!” pensai.

Mi sedetti sul letto, per poi spostarmi verso il centro di esso. Avvertii uno sprofondamento accanto a me. Aprii le palpebre, cercando di scorgere chi si era seduto accanto a me. Vidi un profilo che mi era abbastanza noto: Andy.

Mi girai verso Ashley che dormiva ancora, ma non riuscii a scorgerne molti particolari, come al solito, del resto. Vidi un'altra ombra sopra il letto, che si abbassava lentamente sulla sagoma di Ashley. -Hey Ash?- Era Christian.

Anche Andy si protese verso la sua sagoma, chiamandolo:-Aaaash?

Ashley gemette.

-Ci siamo quasi- bisbiglio Christian, dall'altra estremità del letto.

-Mmm... CC?- chiamò Ashley -Fammi dormire! Mettiti tu a cucinare oggi!- Christian scoppiò a ridere. Lo mosse un po'.

-E dai, CC! Non fare l'antipatico! Noah? Noah, diglielo tu...- disse allungando una mano, che mi sfiorò il braccio destro. Ero divertita da quella scena ombrosa, ma quando Ashley mi sfiorò il braccio un brivido lo percorse fino alla spalla. Non era un brivido di freddo, sicuramente. Rinviai anche questo pensiero, concentrandomi sul risveglio di Ashley.

-Daaaaaii...- dissi piano, prendendogli la mano ormai scivolata sul materasso. -Sveeegliatii...-

-Ma come? Anche tu?- mugulò con tono deluso.

-Foooorzaa...- continuai a bisbigliargli piano.

-Aspetta... Sto componendo una canzone! Hey, Andy... guarda questi spartiti, che ne pensi?- questa volta parlò nel sonno. Scoppiammo a ridere tutti.

-Si, si.. Poi li leggo.-rise Andy

-Mmm... Noah, ti prego...

Risi: -Ma siamo sicuri che stia sognando spartiti?

-Ok...- intervenne l'ombra di Jake, che si spostò dai piedi del letto accanto Christian.-Piano B! Chi gli fa il solletico?

-Io!- mi offrii -Voglio vendetta! Andy... puoi aiutarmi a raggiungere incolume i suoi fianchi?

-Certo!-disse, portando le mie mani sui fianchi di Ashley.

-Ragazzi? Hey ragazzi? Non vi azzardate a farmi il solletico! No! Non... - e non ebbe neanche il tempo di finire la frase che si piegò in due dalle risate. Ridemmo, e continuammo a solleticarlo anche dopo averlo svegliato completamente. Qualche mezz'ora dopo eravamo quasi tutti sdraiati sul letto a fare niente. Avevo ancora le palpebre aperte. E questo fu un mio “fatale” errore.

Mi alzai di scatto sentendo una forte fitta agli occhi, che dovetti richiudere di colpo. Mi portai una mano su di essi, massaggiandoli. “Fotofobia del cavolo!” pensai seccata. Credo che Christian se ne fosse accorto, perché subito dopo sentii la sua voce preoccupata dire:-Hey, qualcosa non va?

-Tranquillo. E' tutto a posto. E' solo la fotofobia che peggiora.

-E' qualcosa di cui bisogna preoccuparsi?- chiese Jinxx in coro con Jake.

-Non credo.- li rassicurai. -E' normale. Credo.

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Capitolo 14
*** Pentacharm. ***


Passammo la mattinata a scherzare a letto, ma io non riuscivo a smettere di pensare a quel brivido. Credo di aver provato altre volte quella sensazione anche con Andy.

Decisi si mettere da parte quel pensiero solo verso la fine del pranzo, quando Jinxx e Christian si avvicinarono a me con qualcosa che emanava un odore dolcissimo. Forse era cannella. Quell'odore mi pervase a tal punto da insinuare sul mio viso un'espressione raddolcita.

-Sorpresa! Torta alle mele e cannella, la quale è stata aggiunta all'ultimo da Jake! Buon compleanno!- Bingo.

-Dai! Non dovevate! Grazie!

-Tranquilla. E' per te.- esordì Jinxx.

Cominciammo a mangiarla, e dopo averne assaporato un solo pezzo, ne rimasi estasiata. Era dolce, le mele si risentivano sotto il palato, ed era morbidissima. Spettacolare. Non avevo mai mangiato nulla di così buono.

-Ma è buonissima! Complimenti!- esclamai ancora sbalordita, sotto il dolce effetto della cannella.

-Hehe... Grazie.

-Ma guardala, di quanto le piace è tutta rossa!- rise Ashley con Christian.

Dopo esserci divorati, letteralmente, la torta, uno di loro si alzò, allontanandosi dal tavolo; e tornò subito dopo, trascinando una sedia dietro di me e sedendocisi.

-Questo è un regalo per te da tutti noi.- disse Andy alle mie spalle. Una catena mi scivolò attorno al collo, ed un ciondolo freddo entrò a contatto col mio petto. Lo toccai, seguendone ogni forma con l'indice. Il ciondolo era in un metallo liscio, ed a forma di stella, ma attorno ad essa c'erano tanti piccoli semicerchi.

-Ecco... è il simbolo della nostra band. Come ormai sai, il nome è Black Veil Brides. Ovvero “Spose Dal Velo Nero”. Noi abbiamo deciso di creare un logo, abbreviando il nome in BVB e “attaccando” le due B alla V. In sintesi, abbiamo accostato cinque “BVB” e ne è uscita una stella.- spiegò Ashley.

-Questo si che è fico.- commentai io.

-Eh già.- affermò Andy, avvicinandosi alla mia schiena, per poi poggiare il mento sulla mia spalla destra. Mi rigirai il ciondolo, ormai caldo grazie al contatto con la pelle, tra le dita.

-Non me lo toglierò mai.- decisi, dopo un po'.

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Capitolo 15
*** Concerto serale. ***


Quella sera Ashley ed Andy discussero si chi dovesse dormire con me. Alla fine, senza volerlo, si addormentarono entrambi nel letto con me. Meno male che il letto era spazioso.

La mattina seguente ci alzammo tutti tardi. Io, non so come, mi trovai con i capelli di Andy sotto il viso. Riuscii ad odorarne una fragranza di mandorle, o qualcosa di simile, misto al miele. Fu un odore che mi invase, e che continuai a sentire per il resto della mattinata, anche senza essere a contatto con lui. Era la mattina di Natale, ed era cominciata con una buona fragranza.

Nel tardo pomeriggio ci riunimmo tutti nella stanza dove eravamo soliti a mangiare. Christian mi guidò dalla stanza da letto fino al divano. Con un leggero tonfo, mi sedetti sul divano, nel quale sprofondai lentamente. Poi rimasi in attesa.

-Ragazzi- cominciò Jinxx -Che ne dite, considerato che è Natale, di far sentire dei nostri pezzi dal vivo a Noah? Sarà il nostro regalo per lei!

-Aspetta, mi stai dicendo che avete qui i vostri strumenti?- intervenni io incuriosita.

-Esatto. Avevamo deciso di tenerci “allenati” anche in vacanza...- replicò Christian.

-Ma per la batteria come avete fatto?- richiesi dubbiosa.

-Beh, l'abbiamo trasportata qui dentro io e Jake.- rispose Christian colmando il mio dubbio -pezzo per pezzo. E' stata davvero dura! Adesso è nell'angolo tra il divano e il muro vicino la porta che si affaccia sulla camera da letto.

-E' stata una bella fatica, vero CC?- incalzò Jake.

-Non me lo ricordare! Comunque, direi che mi manca suonare, quindi vado a cercare le mie bacchette. A proposito, sapete dove sono?- domandò Christian allontanandosi con gli altri.

Rimasi nuovamente in attesa. Udii uno zampettio, seguito da una sensazione di calore sui piedi. Iyo si era accucciato su di essi. Mi ingobbai per accarezzarlo. Nel tatto col suo pelo, incontrai una mano estranea. Mi prese un piccolo colpo al cuore: ero convinta di essere sola. Chi mi stava vicino se ne accorse. -Tranquilla, sono Andy.- mi rassicurò con tono pacato. Tirai un sospiro di sollievo, ma non parlai, e restammo in silenzio. Le mie dita incontrarono nuovamente la sua mano, e mi scappò un sorriso. Così, senza pensarci troppo.

Decisi di attaccare a parlare. -Mi spieghi meglio i vostri ruoli nella band?- chiesi un po' in imbarazzo. “Ma da dove mi viene una domanda del genere??”

-Beh, come sai, io sono il cantante. Jake è il chitarrista, mentre CC è il batterista, come avrai intuito dalla sua “ricerca delle bacchette”. Jinxx suona la chitarra ritmica, che rispetto quella normale ha dei tasti di più accanto le corde della chitarra stessa, ed in più sa suonare pure il violino, il quale è stato utilizzato in canzoni come “The Mortician's Daughter”. Infine, Ash è il bassista, ma in quasi tutti i brani canta con me, di conseguenza, risulta come secondo cantante della band. Inoltre, come avrai sentito dalle canzoni, gli altri fanno pure da coro. Insomma, nessuno è escluso.- concluse Andy.

-Ah, però! Siete ben sistemati. In ogni caso, i ruoli che svolgete sono tutti azzeccati!- esclamai io senza pensarci troppo.

Dei passi si avvicinarono. Accanto a me, sentii uno sprofondamento da parte del divano.

-Abbiamo gli amplificatori, vero?- chiese Jinxx dall'altra parte della sala da pranzo, se tale si poteva considerare.

-Certo! Se no che gusto c'è a suonare? Persino il basso risulterebbe strano da sentire!- urlò Ashley da qualche stanza parecchio lontana da quella in cui ci trovavamo. -Sono sotto il tavolino vicino il divano,un altro è accanto la porta, e due sono accanto la batteria! A proposito! Andy, il microfono è davanti il seggiolino della batteria!- diede istruzioni Ashley.

-Perfetto! Jake, la chitarra è accordata?- domandò Andy alzandosi.

-Ci sono quasi, mi manca una sola corda...- rispose con tono concentrato.

Quando arrivò anche Christian, le cui bacchette si scoprì fossero divise l'una dall'altra (una in bagno, una sotto il suo materasso), cominciò lo spettacolo.

Suonarono tutto il pomeriggio. Cominciarono con “Children surrender” per poi riprodurre tutto l'album “We Stitch These Wounds”. Continuarono con “Love isn't always fair”, “Set the world on fire”, “Ritual” ovviamente, “Youth and wisky” e “Rebel Yell” che ancora non conoscevo.

Si fermarono solo per la cena; durante la quale passai il tempo a parlare di come ero strabiliata da tutti loro. Quasi quasi neanche toccavo cibo. Parlai di come fossi estasiata dagli assoli di Jake, che mi avevano fatto venire persino la pelle d'oca; di quanto mi piacevano il basso di Ashley, strumento che tra l'altro veneravo, e la chitarra ritmica di Jinxx... e del suo violino, che era indimenticabile, oltre tutto. “The Mortician's Daughter” aveva spaccato! Letteralmente. Per non parlare della batteria di Christian, che mi risultò come un cuore che pompava sangue alle arterie! E poi, la voce di Andy era profonda e rassicurante, ma in canzoni come “Set the world on fire” era come un'istigazione alla guerra o a combattere per ciò che si è. La sua aggressività faceva rabbrividire di piacere. La loro musica era come se mi si fosse instillata nelle vene. -Magari sapessi suonare come voi!- esclamai – La chitarra mi è sempre piaciuta, e quando avevo tredici anni circa, per un po' di tempo, ne strimpellai una. Però il suono profondo del basso mi stuzzica di più. Mentre la batteria è sempre stata un mio desiderio sin dalla prima volta che la ascoltai. La chitarra ritmica resta quasi un mistero: io non riuscirei a pizzicare le corde e in contemporanea a schiacciare i diversi tastini accanto ad esse. Anche il violino è uno dei miei desideri incompiuti, però questo lo conobbi da bambina, grazie al conservatorio dell'orfanotrofio...- e parlavo, parlavo. Sembravo una macchinetta, infatti gli altri non dicevano nulla, rimanendo così in ascolto dei miei monologhi, che raramente venivano interrotti da Andy che, con tono divertito, mi ricordava che avevo ancora il piatto pieno.

-Ti sei proprio appassionata alla nostra musica, eh?- asserì Jake.

-Certo!- esclamai, aprendo le palpebre di scatto, cosa che mi costò un leggero dolore che decisi di ignorare.

-Ma...- accennò Andy -Tu sai cantare? O suonare qualcosa?

Annuii. -Si, all'orfanotrofio sapevo suonare il pianoforte, il clarinetto ed il sassofono. La nostra orchestra era molto ricca. Inoltre ero pure solista nei canti di chiesa, nonostante non fossi credente. In quanto a gusti musicali, i canti religiosi non erano granché, ma lì non si cantava altro. Io avrei preferito una botta di Rock o Metal.- riflettei.

-Wow...- mormorarono Ashley, Jinxx e Christian con aria accorata.

-Sono sbalordito! Ti prego, canta uno dei nostri brani!

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Capitolo 16
*** Sing! For what you feel inside. ***


-Si, vabbé!- esclamai io più sbalordita di lui.- Non conosco bene i testi! Cioè... Li so, ma giusto perché li ho orecchiati un paio di volte! Si e no, dovrei sapere quattro brani!

-Quali ricordi?- chiese curioso Ashley.

-“Ritual”, “Children Surrender”, “New Religion” e “The Mortician's Daughter”.

-Perfetto!

-No! ... Mi vergogno...- borbottai intimidita, richiudendo le palpebre e sentendomi le guance avvampare.

-Dai ti prego!- esclamò Christian.

Rimasi in silenzio, sempre più calda sulle guance. Persino le orecchie cominciarono a riscaldarsi.

-Vorrei...- intervenne Andy -Sentire la tua voce cantare.- lo affermò con così poca convinzione, con tono così pacatamente dolce e per nulla insistente, che mi feci convincere.

Annuii.

-Evvai!- si esaltò Jinxx.

-Però... vorrei che mi aiutassi a cantare “New religion”. Non sono in grado di riprodurre totalmente la tua voce.- convenni riaprendo lentamente le palpebre.

-Ci sto.- confermò con tono soddisfatto Andy.

-E per di più, preferirei cominciare con “Ritual”.- dissi sogghignando.

-D'accordo, cara. Come desidera.- scherzò ridendo.

Quando ci accomodammo sul divano io ero un po' nervosa. Era come tornare ai tempi dell'orfanotrofio, quando facevo il primo liceo. Il canto era uno dei miei pochi passatempi ed lo consideravo uno sfogo. Quando vivevo con Suzanne mi capitava ancora di cantare, ma al posto dei canti della chiesa mi dedicavo a ciò che mi piaceva.

Mentre ero presa dai ricordi gli altri cominciarono a suonare proprio “Ritual”. Giusto per mettermi a mio agio. Mi feci coraggio.

-“Praying for what your heart brings, thoughts of escape and bloodshot eyes...”- ero un po' incerta, ma poi mi lasciai andare, senza mai stonare una singola nota. Quella canzone... era come se mi avesse stregata.

Seguimmo, senza interruzioni, con “New religion”, nella quale intervenne Andy; ed insieme a lui articolai anche la frase finale, che nei CD lui pronuncia urlando, senza troppe cerimonie.

Quando finimmo, gli altri ( Andy compreso ) mi applaudirono.

Scoppiai a ridere imbarazzata -Si, vabbé e che sarà mai!

-Sei stata bravissima! Hai davvero talento!- esclamò Ashley.

-Che voce ragazzi!- esclamò Jinxx.

-Che storia! Complimenti! Non hai stonato neanche una volta!- si complimentò Christian.

-Sapevo che hai una bella voce. Ti ammiro molto.- disse contento Andy, circondandomi le spalle con un braccio.

Li ringraziai.

-Ehm... ti va di cantare un'altra canzone?- propose Jake. -Non so... tipo “The Mortician's Daughter”, dato che la sai.

-D'accordo!- mi ero lasciata prendere dall'euforia di cantare. Volendo avrei potuto intonare note su note per tutta la notte.

-Ehi! Allora aspettate! Io devo recuperare il violino!- ci fermò Jinxx, allontanandosi.

“Mi è sempre piaciuto cantare, ma non avrei mai pensato che qualcuno arrivasse ad affermare che fosse un mio talento...” pensai ricordando le parole di Ashley e sorridendo come un'ebete.

Aprii gli occhi nello stesso momento in cui tornò l'ombra di Jinxx con in mano il suo strumento.

La musica partì ed io con lei, articolai le parole di quella dolce canzone, che chi aveva scritto doveva aver pensato a qualcuno mentre la cantava. Mi lasciai trascinare dalla melodia e dal violino di Jinxx.

-Wow.- fu l'unica cosa che riuscirono a dire quando finii di cantare.

-Diciamo che questo è il mio regalo di Natale per voi.- conclusi accendendo un sorriso sul mio viso.

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Capitolo 17
*** Left alone and forgotten ***


Non so bene cosa fosse cambiato da quella sera in cui avevo cantato. C'era una strana aura nell'aria, specialmente quando era presente Andy, ormai avevo capito che la sua indole tendeva ad essere introversa, ma con me, almeno da quando ero arrivata, mi era sempre sembrato espansivo... o almeno fino a quel momento.

Non dico che da quella sera nessuno aprì più bocca, anzi tutt'altro: Jake e Jinxx cominciarono a suonare sempre più spesso invitandomi ad ascoltarli mentre ripassavano i vari brani dei due album già pubblicati. Eppure non li sorpresi mai a comporre qualcosa di nuovo. Forse era per via di Andy che non dava l'idea di essere proprio in forma. A volte pure Ashley si univa alle prove.

E fu proprio durante una di esse che Jake si offrì di insegnarmi uno dei loro brani con la sua chitarra elettrica. Si sedette di fianco a me e mi poggiò delicatamente la chitarra sulle cosce. Passai l'indice sul suo profilo, ben liscio e piacevole al tatto.

D'un tratto una melodia mi folgorò le tempie. La stessa melodia che creai io stessa a tredici anni, quando strimpellavo la mia chitarra.

Impugnai il plettro e senza neanche dare il tempo a Jake di dirmi come e dove impostare le dita, partii da me. Senza troppe cerimonie. Poggiai le dita sulle corde e feci strisciare il plettro su di esse, lasciandomi trascinare dal suono quasi acido della chitarra elettrica, che dava un tocco di crudeltà alla melodia dolciastra che aveva inventato la me tredicenne.

Ai tempi in cui l'avevo inventata la suonavo in un luogo all'esterno dell'orfanotrofio. Avevo trovato un modo per evadere da quel luogo dimenticato da Dio, e quando ne avevo voglia, scomparivo, aggirandomi nel paesello in cui abitavo. Nessuno si era mai accorto delle mie fughe, quindi non mi si posero mai problemi. Trovai un magazzino abbandonato, nelle vicinanze della mia sede, e proprio lì avevo trovato una chitarra avvolta in una custodia nera ed in pelle. Era in ottime condizioni e per niente rovinata dal tempo. Era come se ce l'avessero lasciata lì apposta. Era come se aspettasse di essere suonata da qualcuno di passaggio. In una tasca della custodia trovai pure degli spartiti, di vecchi artisti o anonimi. Fu esattamente in uno di quei pomeriggi che, in quel vecchio magazzino mal messo, incontrai il primo ragazzo di cui mi innamorai davvero. Appena i nostri sguardi si incontrarono io rimasi estasiata da lui. Si chiamava Silver, ed aveva uno stile tutto suo: dread lock lunghi fino la base del collo di color nero corvino, piercing al labbro e coperto di tatuaggi. Normalmente, chi vede un ragazzo così conciato lo disprezza. Io ne rimasi folgorata. Me lo ricordavo ancora. E' stato con lui che creai la melodia che stavo suonando e cantando. E, mio malgrado, tra noi non nacque mai nulla. O meglio, lui mi vedeva solo come un'amica. Forse era già occupato con un'altra. “Beh, adesso è di poca importanza” pensai io concludendo il nostro assolo. Quando cominciammo a darci periodicamente appuntamento per suonare insieme, e lui mi propose di creare quella melodia, decisi che l'avrei imparata a memoria con tanto di parole. E ci obbligammo, l'un l'altra, a non dimenticare mai e poi mai ciò che avevamo creato insieme. Imposi le mie parole come una tempesta e, anche lui, rimase folgorato dalla mia voce. Ci ammiravamo tanto. Un giorno avremmo voluto formare una band pure. “Ovviamente tutto si dissolse quando la mia cecità peggiorò ed io non potei più incontrarlo” pensai tristemente “Il nostro addio fu tra le note della sua chitarra e della mia voce”.

Conclusi la melodia, e mi scusai con Jake, per non avergli permesso di insegnarmi nulla.

-Figurati!- esclamò. -E' sempre un piacere sentirti cantare. E sapere che sai suonare pure la chitarra è proprio un piacere da sentire!

-E' stata dolcissima! Nonostante l'acida chitarra di Jake...- commentò Christian. Allora non era solo una mia opinione.

-Posso chiederti...- intervenne Andy avvicinandosi -come si chiama la tua canzone?

-Certo.- mi bloccai, per poi riprendere a parlare con voce più profonda e roca, e quasi malinconica a causa dei ricordi che mi erano riaffiorati alla mente. -”Left alone and forgotten”.

Una lacrima mi rigò il viso. Troppi ricordi.

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Capitolo 18
*** Mai ridere in stato di ebrezza. ***


-Ashley... posso chiederti una cosa?

-Si... ma ti prego, chiamami Ash.

-Ok... Ash. A giudicare dai suoi silenzi, credo che sia cambiato qualcosa in Andy. Sbaglio o no? Suppongo che sia stato da quella sera che io ho cantato...

 

Erano passati diversi giorni da Natale; avevamo passato il compleanno di Andy a suon di musica e birra, e non a caso mi ubriacai. Non riesco ancora ad immaginarmi in che stato potessi figurare agli altri. Non ricordo bene proprio tutto, a parte qualcosa. Ricordo di aver riso molto e le risate degli altri mi risuonavano nelle orecchie come campane. Mi avevano guidata ridendo attraverso le varie stanze della roulotte, e, puntualmente, ad ogni letto o divano che incontravamo, ci cadevamo sopra, o perché ci inciampavamo o perché ci doleva la pancia dalle risate. Credo che i meno sbronzi fossero Ash ed Andy, perché io passai la maggior parte del tempo con Jake, Jinxx e CC. Ormai tutti avevano un loro diminutivo; mancava solo il mio. Alla fine del Tour della roulotte, tornammo in salotto barcollando e affermando di non essere assolutamente sbronzi. “Urca!”. Lì intravidi le ombre di Andy e Ash intente a parlottare tra loro e mi ci avvicinai, inciampando e cadendo addosso entrambi. Ridevo ad ogni cosa, pure la più idiota, come cadere addosso a qualcuno, per esempio. Non ricordo bene cosa fosse successo dopo, forse avevo abbracciato qualcosa o qualcuno, anche perché dopo sono caduta in un profondo sonno.

Quando la mattina dopo mi ero svegliata mi ritrovai con un'emicrania dell'altro mondo. “Post sbornia, eh?” pensai massaggiandomi le tempie.

 

Da quella sera Andy si era ammutolito ancora più di quando avevo cantato. Eppure, almeno a me, comunicava i suoi sentimenti, o pensieri, con un semplice tocco, con una carezza sulla mano, con una mano appoggiata sulla spalla e così via... Io li interpretavo come gesti d'affetto, piacevoli ma che allo stesso tempo mi lasciavano perplessa. Non credo che facesse la stessa cosa anche con gli

altri. Quindi, per cercare di capire, mi rivolsi ad Ashley.

-Sbaglio o no?

Ashley sospirò, restando in silenzio per un po'. Avevo scelto quel momento per parlare con lui, perché Andy stava dormendo e gli altri stavano provando qualcosa di nuovo in soggiorno; quindi noi ci eravamo accomodati sul letto di Jake, che era abbastanza lontano dagli altri per non essere uditi.

-Ogni volta che canta “The Mortician's Daughter” qualcosa lo turba o gli riaffiora alla mente qualche ricordo doloroso. Fatto sta che per un bel po' si chiude in se stesso. Credo che sentire la tua bella voce intonare le note che noi stessi abbiamo scritto gli abbia fatto venire in mente un flashback o qualcosa del genere.- sospirammo insieme. “E ora? Che faccio? Mi devo scusare?” pensai preoccupata.

Dopo un instante di silenzio, mi venne la curiosità di sapere cosa avevo fatto in stato di ebrezza.

-Ash... Cos'ho fatto quando ero ubriaca al compleanno di Andy?

Rimase in silenzio.

-Ash?- mi accigliai.

-...

-Cos'ho fatto?- chiesi con insistenza e cominciando a preoccuparmi più di quanto non lo fossi già.

Sospirò per l'ennesima volta.

-Oh, insomma Ash! Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ho detto qualcosa che non dovevo? O di imbarazzante?

-E' un po' complicato, ma se insisti, te lo racconterò.- si fermò un attimo. -Cavolo... Beh, allora. Ricordi di esserci caduta addosso?-

Annuii.

-Bene. Ti sei rialzata ridendo, cambiando totalmente espressione. Da che ridevi a che sei diventata improvvisamente seria. Ti sei parata davanti Andy barcollante, ed Andy -che era ancora seduto- ti avvertiva di stare attenta a non sbilanciarti troppo. Intanto cominciò a bere parecchio, nonostante io lo avvertissi di non esagerare, per non ridursi a stati peggiori di voialtri. Tu intanto ti eri distratta e aprendo gli occhi dicesti di riuscire a vedere. Ma credo che tu stessi farneticando, considerato che avevi persino ripreso a bere e a ridere. Ad un certo punto ti sei letteralmente lasciata cadere addosso Andy che si era alzato di scatto vedendoti barcollare, e siete ricaduti sul divano. Diciamo che era una sorta di abbraccio da parte tua a lui. E, tornando seria, gli augurasti persino un buon compleanno. Lui era talmente perplesso che prese a lisciarti i capelli, indeciso sul da farsi.- Ashley ripeté il gesto su di me, mentre raccontava. Intanto man mano che lui parlava, io cominciavo a far mente locale su ciò che avevo fatto.

-Poi, ti sei stesa sul divano -dal quale io mi ero tolto- appoggiando la tua testa alle gambe di Andy. Hai farfugliato qualcosa che mi non mi giunse alle orecchie e hai cominciato a piangere.

-Così? Di punto in bianco?

-Già. E neanche Andy si spiegava il motivo. L'unico indizio che ci hai dato di quel pianto è stata una sola frase: “Non lasciarmi andare”. Solo questo. Poi tra una lacrima e l'altra, in qualche modo, trovavi pure la forza di ridere. Eri in stato delirante, quasi. Poi ti sei rialzata e sei corsa, inciampando in continuazione, verso il letto dove dormite voi due di solito. E ti ci sei lasciata andare. Insomma, in questo stato di delirio, Andy ti ha seguita, bevendo un'altra birra, cosa che non gli giovò per nulla. Si lasciò andare sul letto, cercando di parlarti. Ricordo che ti avesse detto qualcosa di divertente, perché siete scoppiati a ridere come due idioti.- Ashley rise un po'. Poi si fermò, riprendendo un tono abbastanza serio.

-E poi... mentre ridevate alla grande... lui...

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Capitolo 19
*** Tutto torna. ***


-Lui...??

-Oh, come faccio a dirtelo?! Lui... lui ti...

-Mi...??

-Ti ha baciata! Ecco! E subito dopo tu sei caduta in un sonno inspiegabile. Credo sia stata l'emozione del momento, o la stanchezza.

Rimasi così folgorata, che mi si aprì involontariamente il labbro inferiore.

-Ti prego. Dimmi che ho capito male. Andy... Andy mi ha dato il mio primo bacio?- farfugliai confusa. Provai un misto di emozioni, che mi scombussolarono più di quanto non lo fossi già. D'un tratto tutto mi tornò in mente. C'era un motivo per cui avevo detto a Andy “Non lasciarmi andare”. Ero convinta che da un momento all'altro Suzanne sarebbe venuta a prendermi, ed il mio pianto era dovuto all'incubo che avevo fatto tempo prima. Poi, perché tutto si fosse mescolato ad una risata non me lo spiego. Sicuramente a causa della troppa birra. Ricordai cosa mi aveva detto Andy sul suo letto, facendomi ridere. Era una pura scemenza, classica di chi ha bevuto troppo. Quel momento si ripeté vividamente nella mia testa. Le risate che rimbombavano nella mia testa, poi il silenzio che scendeva leggermente tra noi, l'odore di Andy che si faceva più forte, il suo respiro vicino al mio viso, e le sue labbra tiepide sulle mie. Ash aveva ragione. Credo che l'euforia del momento sia stata troppo pesante da sopportare per me, ed era per quello che mi ero addormentata subito dopo aver ricevuto il mio primo bacio.

Mentre pensavo al tepore di Andy, Ash mi riscosse, e sentimenti negativi mi si riversarono addosso. Provai rabbia, felicità, tristezza per non aver vissuto pienamente quel momento che avevo sognato per una vita e che non avevo mai vissuto davvero.

Spalancai gli occhi. -Dimmi che scherzi.- alzai il tono di voce gradualmente. -Dimmi che Andy non mi ha dato il mio primo bacio mentre ero incosciente di me. Dimmelo!- gli urlai contro con ira.

-E' così- asserì Ash con tono cupo. - Mi dispiace...

“Però...” pensai tra me e me. “Tutto combacerebbe: lui non sa come comportarsi, quindi si chiude in se stesso, senza spifferare alcuna parola. Forse... forse teme la mia reazione, anche perché fino a questo momento io non mi ricordavo nulla!”

-Devo uscire.- conclusi dopo qualche attimo. -Iyo! Iyo!- chiamai il mio cane, che arrivò subito, insinuando il suo viso caldo tra le mie ginocchia. -Bello, prendi il guinzaglio. Usciamo.- quel verbo era la sua parolina magica, perché ogni volta che la sentiva, correva subito a prendere il guinzaglio.

-Che farai ora?- chiese Ash con tono indugiante.

-Non lo so. Non ne ho idea. Devo schiarirmi le idee. Non... non riesco a spiegarmi i miei stessi sentimenti!- Iyo tornò, e, salendo sulle mie gambe mi mise tra le mani il guinzaglio. Glielo agganciai al collare, e mi guidò fino alla stanza in cui dormiva Andy. Mentre indossavo silenziosamente i miei stivali, ascoltavo il suo respiro pacato, richiudendo le palpebre, che cominciavano a dolermi. Mi rialzai, e mi avviai verso l'entrata della roulotte, dove gli altri stavano ancora suonando.

Al mio arrivo si fermarono.

-Ehi, Noah! Dove vai?- chiese Christian, mentre indossavo la mia giacca.

-Oh, esco.- tolsi il mio iPod dalle tasche, facendone risuonare il piccolo portachiavi attaccato ad esso. Non usavo quell'iPod da non so quanto tempo. Indugiando, lo misi sul tavolo.

-Ma fuori nevica!- protestarono insieme Jake e Ashley.

-Fa niente. Ho bisogno di rinfrescarmi la mente.

-E l'iPod? Lo lasci qui?- domandò Jinxx, i cui passi si avvicinarono a me.

Annuii.

-Non vuoi che qualcuno di noi stia con te? Rischi di perderti!

-No, tranquilli. Iyo ha un forte senso dell'orientamento.- mi chinai, cercando la sua testolina per accarezzarla. Jinxx prese la mia mano la portò tra le sue orecchie appuntite. Sorrisi.

-Sei sicura?

-Sicurissima.- mi rialzai, facendo svanire il mio sorriso. -Facciamo un giretto e torniamo, vero Iyo?

Aprii la porta e me la richiusi alle spalle, sprofondando nella neve.

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Capitolo 20
*** Ghiaccioli. ***


Mentre mi lasciavo guidare da Iyo e la neve mi sfiorava quasi le ginocchia, venni pervasa da una serie di brutti ricordi. I soprusi e il bullismo vissuto all'orfanotrofio, il mio amore non corrisposto nei confronti di Silver, che mi aveva causato lunghi periodi di depressione, e soprattutto la paura che Suzanne potesse venirmi a prendere, nonostante non sapesse dove fossi in quel momento. Decisi di tornare indietro, alla roulotte e di farmi informare dai ragazzi della situazione nelle varie città inglesi, in particolare Sheffield, nonché città da dove provenivo.

Quando rientrai venni invasa da un'aria calda che mi rinfrancò, e chiesi subito di informarmi sulle notizie della mia città. Jake si offrì di controllare dal computer che possedeva, mentre io mi sedevo sul divano, tenendo ancora in mano il guinzaglio di Iyo. Ero leggermente ansiosa, e il mio umore peggiorò quando cominciai a sentire Jake che picchiettava sulla tastiera.

-Allora...- cominciò lui. -Negli ultimi giorni non ci sono state molte novità, a parte qualche festival e qualche fatto politico... Il clima è sempre lo stesso, nuvoloso e portatore di piogge...

-Niente altro?- insistetti io.

-Mmmm...- a un tratto i rumori provenienti dalla tastiera si bloccarono, lasciandomi col fiato sospeso.

-Jake? C'è dell'altro, per caso?

Non rispose, e la cosa cominciò a preoccuparmi. -Jake??

-Ecco... Credo che ti stiano cercando.

Mi prese un colpo. Quello che temevo di più si era verificato. -Puoi leggermi l'articolo?- chiesi con voce tremante. Lui lo lesse con tono basso, dicendo che stavano cercando una ragazza di circa ventiquattro anni, dai capelli castani e cieca, accompagnata da un Pastore Tedesco. Jake lesse anche una breve intervista rivolta a Suzanne, la quale affermava di non avermi più vista tornare qualche mese prima, e che si era spaventata a tal punto da cominciare a cercarmi per tutta la città, appendendo volantini per le strade e rivolgendosi a vari negozianti nel caso mi vedessero passare.

-Che idiozie.- commentai io, nonostante il mio nervosismo. -Mi ha sempre odiata, se c'era un motivo per cui mi aveva presa con sé era perché avevo dei soldi da parte e perché sarebbe stata pagata bene. Inoltre, avendomi in affidamento, se mi dovesse perdere si ritroverebbe con una multa salatissima da parte del mio ex orfanotrofio, che rimane comunque legato a chi vi viveva. Si sta dando da fare solo per i soldi e per evitare la multa. Se mi trovasse lei...- non ebbi il coraggio di finire la frase, immaginando una qualsiasi cosa potesse fare quella donna una volta che mi avesse ritrovata. Mi bloccai sul divano, mentre le mani cominciarono a tremarmi, nonostante stringessero saldamente il guinzaglio in corda del mio cane. Quante probabilità c'erano che mi trovassero? Infinite! Se la notizia di una cieca vagante o rapita o chissà che si fosse diffusa in tutta la Gran Bretagna non sarebbe stato difficile trovarmi. In preda a questi pensieri, sentii un movimento vicino le mie gambe: Iyo si era appena accucciato accanto ad esse, ma io ritenni che non fosse il caso di rilassarsi così facilmente, e mi alzai di scatto.

-Noah?- mi chiamò Jake.

Mi avviai di nuovo verso l'uscita con passi nervosi e incerti.

-Dove vai?

-Esco di nuovo.

-Di nuovo??

-Ne ho davvero bisogno. Questa storia mi ha innervosita abbastanza. Non riuscirei a stare ferma se stessi qui dentro, e rischierei di cadere da qualche parte, camminando su e giù per la roulotte. Meglio uscire e sfogarmi sulle gambe.- indossai di nuovo la giacca, e uscii ignorando Jake che cercava di fermarmi per via del freddo.

Lontano dalla roulotte, non resistetti più a quel fiume di emozioni negative; fermai Iyo e scoppiai in una crisi di pianto, accucciandomi per terra e facendo penetrare il freddo della neve nelle mie ossa. Il mio cane si accucciò accanto a me, mentre le lacrime mi rigavano le guance, non riuscivo ancora a capacitarmi di tutte quelle notizie, e per di più i dubbi e la paura che qualcuno potesse strapparmi a quelle meravigliose persone mi trafissero completamente le membra. Sotto le mie ginocchia la neve cominciava a sciogliersi, dandomi una sensazione non solo di freddo, ma anche di bagnato alla pelle. Continuavo a piangere senza ritegno, ignorando i jeans che pian piano si bagnavano. Mentre il freddo mi invadeva, sentii un piccolo brivido partire dalla mia fronte, poi un altro dal setto nasale, un altro dallo zigomo... credo che avesse cominciato a nevicare, anche se lentamente, considerata la

flemma con cui scendevano i fiocchi di neve e si poggiavano sul mio viso.

Il mio Pastore Tedesco guaì e prese a leccarmi la faccia, già bagnata dalle mie lacrime. Mi strappò un sorriso, che però venne subito sostituito da una smorfia di tristezza; Lo scostai dalla mia guancia e lo accarezzai con le mani semi intirizzite dal freddo.

-Oh, Iyo. Almeno so che noi due non verremo mai separati.- e dalla mia posizione in ginocchio lo abbracciai in modo goffo, nonostante continuasse a guaire.

Restammo lì per diverso tempo, mentre la neve continuava a cadere sopra di noi, io non mi muovevo, anche se le lacrime continuavano a scendere lentamente, ghiacciandosi sul mento e sulla mandibola. Paura e ansia mi ronzavano nello stomaco, in modo peggiore rispetto alle farfalle che si vanno a creare quando ci si innamora.

Quando cominciò a soffiare un leggero vento gelido, cercai di alzarmi e di mettermi in piedi, ma fu tutto inutile, non riuscivo minimamente a muovermi, a causa di tutto il freddo assorbito dalle ossa. Lontano da me udii delle voci chiamare il mio nome con insistenza. Cercai di aprire la bocca per far capire la mia posizione, ma nulla, ottenni solo un leggero dolore alla pelle a causa dei ghiaccioli che avevano formato le mie lacrime alla base della mandibola.

Mi arresi all'idea di essere bloccata e sospirai, pensando che se non mi avessero trovata sarei morta congelata proprio lì. Una scarica di brividi mi colpirono, come succedeva ormai da quando ero uscita qualche ora prima. Non potevo affermare con precisione la quantità di tempo che era trascorsa, ma la mia ipotesi si basava su qualche ora.

Udii dei passi avvicinarsi velocemente a me.

-Noah? Noah!- chiamò la voce di Christian. -Oh, Iyo! Perché non ce l'hai riportata? Ragazzi! Ragazzi! L'ho trovata!- urlò, ed altri passi si avvicinarono correndo.

-Che diamine ci fa lì per terra?!

-Noah?? Noah!!

Le mie labbra erano sigillate dal freddo, ed io riuscii ad emettere solo un sospiro. Sentii un leggero calore attorno alle mie guance, ed immaginai che fossero delle mani.

-E' letteralmente ghiacciata! Dobbiamo portarla dentro al più presto! Dobbiamo sollevarla!- era Ashley? O Andy? O magari Jinxx? Non riuscivo a distinguere bene le voci, fatto sta che non appena riuscirono a sollevarmi da terra io mi addormentai addosso a chi mi reggeva tra le braccia.

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Capitolo 21
*** Momenti di lucidità ***


Quando rinvenni, il mio corpo era avvolto in coperte molto calde che mi davano una sensazione di conforto. Ero un po' scombussolata e mi ci volle parecchio per riordinare le idee. “Allora, ricordo di essere uscita dalla roulotte.. mmm... mi pare che fosse perché avevo ricevuto una brutta notizia... .... ah si! Suzanne...” mi rabbuiai, ricordando il motivo principale per cui ero uscita. Eppure mi sfuggiva qualcosa... Qualcosa che aveva a che fare con Ashley. Socchiusi istintivamente le labbra, cercai di articolare il suono del suo nome, ma non emisi alcun suono che ricordasse la mia voce. Dalle mie corde vocali si sprigionò un suono che ricordava un animale quasi strozzato. “Bene, benissimo” pensai con ironia.

Mi misi a sedere sul bordo del letto, e venni sorpresa da alcuni dolori alle ossa delle gambe. “Mi sfugge qualcos'altro... perché mi fanno male le ossa?” mi alzai, ma dovetti subito appoggiarmi al muro per evitare di cadere a causa dei miei barcollamenti. Un forte senso di nausea mi attraversò la trachea, e, indugiando parecchio, cercai di recarmi al bagno il più velocemente possibile, riversando nel gabinetto un conato di vomito.

“Cristo, è stato terribile” pensai quando tutto finì. Ringraziai tra me e me la mia memoria tattile, che mi aveva guidata verso il bagno senza farmi inciampare troppe volte.

Decisi di recarmi in soggiorno, dal quale sentivo provenire delle voci. Quando arrivai, a tentoni, fino l'asse della porta e mi ci appoggiai, tutti esclamarono il mio nome.

-Noah!

Cercai di stamparmi in faccia un sorriso, ma neanche il tempo di formularlo che due braccia calde mi circondarono, distaccandomi dall'asse. -Oddio! Ci hai fatti preoccupare da morire! Quella sera ti abbiamo cercata ovunque!- esclamò con voce tremante il proprietario delle braccia, nonché Jinxx.

Non appena si staccò io rimasi perplessa dalle sue parole. “Quale sera?”.

Un altro abbraccio arrivò da una persona di cui riconobbi l'odore dolce.

-An..dy?- mormorai con quel poco di voce che avevo. Sentii i suoi capelli strisciare delicatamente contro la mia guancia, dandomi un senso di formicolio.

-La tua voce! La tua bellissima voce se n'è andata!- esclamò.

Cercai di schiarirmi la voce e di ripetere il suo nome, e mentre lo pronunciavo venni percossa da un brivido. Forse lui c'entrava qualcosa con Ashley. Volevo un suo chiarimento a tutti i costi.

Andy si scostò da me, ma il suo odore rimase percepibile nell'aria.

-Cavolo! Hai dormito per tre giorni filati! Sembra persino strano che tu ti regga in piedi!- esclamò Christian. Sorrisi, ma mi portai una mano alla gola, cercando di far capire che non avevo voce.

-Non puoi parlare...- commentò Ashley.

-Hai perso la voce a causa del troppo freddo.- lo incalzò Jake con un tono di voce molto cupo.

Cercai di ricordare la direzione della voce di Ashley, e mi girai da dove la avevo sentita provenire. -A... Ash...- mi sforzai -Ti... dev...o parl...are...- la gola cominciò a bruciarmi, dei forti brividi mi colsero alla sprovvista, seguiti da un accesso di tosse che mi piegò in due. Questione di attimi e svenni.

 

Quando mi svegliai sentii il profumo di Andy vicinissimo a me, e immaginai che stesse dormendo. Il suo respiro mi scompigliava in modo quasi impercettibile il ciuffo. Cercai di riaddormentarmi, dicendomi che quando Ashley si fosse svegliato gli avrei chiesto una spiegazione a tutto. Attesi da sveglia quel momento per molto tempo. Non riuscivo a prendere sonno, e, dopo molto tempo, mi decisi a riprendere il mio iPod -che era poggiato sul comò- e a riavviarlo nella solita riproduzione casuale. Partì “If you can't hang” e brano dopo brano la mia mente si liberò ed io mi avviai verso la strada dell'assopimento, che però fu interrotto da dei passi provenienti dall'interno della stanza.

-Ash...?- mormorai io.

-Oh, sei sveglia. Non ti sforzare... devi stare a riposo.

Mi accigliai, riponendo le cuffie attorno l'iPod.

-Lo so che mi vuoi parlare, ma sono ancora le sei del mattino, e...- lo interruppi, facendo gesti a vuoto che indicavano di uscire insieme da quella stanza e di metterci in cucina per parlare meglio.

-Ma non puoi rischiare così!

Feci spallucce, e cercai di alzarmi.

-Ok, ok. Aspetta che ti aiuto.

 

Quando mi sedetti su una sedia dalla superficie fredda si decise a parlare. -Chiedi pure, se ce la fai con la voce.

Feci un respiro profondo e spifferai un'unica frase. -C'è qualcosa che tu mi hai detto di Andy, ma non ricordo cosa...

Rimase in silenzio per un po'. Poi si decise a parlare e mi raccontò del bacio di Andy. Un forte deja-vu mi colpì. Era tutto chiaro, anche se ovviamente non era quella la motivazione del mio quasi ibernamento.

-Ehm... Che farai ora con lui?

Alzai le mani indicando che non sapevo cosa fare. Non avevo mai considerato l'idea di mettermi con Andy. Gli volevo davvero bene ma non avevo mai pensato di andare oltre.

-Ora.. sono confusa... ho troppi pensieri per la testa...- sospirai. Mi venne un enorme dubbio: cosa avrei fatto quando loro fossero tornati in America? Quando si fossero rimessi al lavoro e a girare per il mondo? Che fine avrei fatto io? Mentre i dubbi mi sommergevano la testa, mi assopii sul tavolo.

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Capitolo 22
*** Intruso. ***


Passarono un paio di giorni da quando avevo parlato con Ash, e, in un pomeriggio in cui mi trovavo sola con Jinxx nella cucina gli chiesi di farmi sentire un po' di notizie dal telegiornale o dalla radio. Lui accettò, e sentii il rumore di accensione della radio. Passarono in rassegna diverse notizie che non mi interessarono più di tanto, finché non sentii un annuncio che avevo sperato non arrivasse mai. “La prossima notizia è inerente ad una ragazza scomparsa” annunciò il cronista. “E' una ragazza cieca scomparsa qualche mese fa dalla cittadina si Sheffield. La donna che ha messo il suo annuncio era la sua badante personale, e afferma che la non vedente sia scomparsa con il suo cane in un momento in cui era distratta. Inizialmente aveva pensato che sarebbe tornata in serata, ma quando non la vide arrivare cominciò a preoccuparsi e cominciò a cercarla per la città, spargendo annunci e rivolgendosi alla polizia. Siete pregati di chiamare al seguente numero se avvistate una ragazza dai capelli castani, ricci e lunghi, con un Pastore Tedesco per non vedenti. Oppure, riportatela all'indirizzo tra poco descritto. Chi la dovesse ritrovare riceverà una somma ricompensa. Ecco numero e indirizzo...”

-Jinxx segnati numero di telefono e indirizzo!- esclamai io freneticamente.

-O...ok...- balbettò lui, i cui movimenti mi giunsero impacciati.

Quando il cronista cambiò notizia io chiesi gli chiesi se li avesse scritti.

-Ehm... si. Ma a che scopo?- chiese lui preoccupato.

Rimasi per un po' in silenzio. Da giorni macinavo qualche idea su Suzanne e su cosa mi sarebbe potuto accadere. Sospirai, ma decisi di non rivelare nulla, avvicinando le ginocchia al mio petto e circondandole con le braccia, affondai il mio viso tra le gambe.

 

Quello stesso pomeriggio decisi di farmi un giro con Iyo, e promisi che stavolta non mi sarei fermata o persa da nessuna parte. Mentre camminavo, mi immergevo nei miei pensieri, e pensavo a cosa fare per mettere a tacere le voci sulla mia scomparsa, quando sentii dei passi nella neve, poco distanti da me.

-Ragazzi?- mi girai io, ma non arrivò alcuna risposta, mentre i passi si avvicinavano. -Andy?- cominciai a preoccuparmi quando Iyo cominciò a ringhiare. -Ash?- le mie preoccupazioni cominciarono ad aumentare quando i passi si fermarono.

-Ciao. Tu devi essere la cieca di cui parlano alla radio...- disse una voce roca, maschile e con una punta di maliziosità.

-Chi sei?- indietreggiai io, sentendo, tramite il guinzaglio, la gola di Iyo vibrare a causa dei suoi ringhi. Sentii due passi affondare nella neve. -Stai lontano da me, chiunque tu sia!- esclamai io.

-Tranquilla, non voglio farti del male. Ma sai, quando ho saputo che c'erano dei soldi di mezzo mi sono ricordato di una cieca su un autobus con un Pastore Tedesco. E mi sono pure ricordato dove sei scesa. Quindi ho cominciato a girovagare da queste parti, finché... puff! Eccoti qui, col tuo bel cane.

-Non ti avvicinare!- continuai ad indietreggiare.

-Oh, andiamo. Non costringermi a usare la forza! Vieni con me e basta.- il suo tono si fece più duro.

-No!- avevo paura. Una paura tremenda che quell'uomo mi portasse via di lì o che mi facesse del male. Cominciai a tremare. -Non voglio andarmene di qui!-

-Invece te ne andrai. Non è questo il posto adatto per te!- esclamò. La sua voce si fece molto più vicina, e quando sentii una mano afferrarmi la spalla destra, Iyo mi sfuggì dalle mani, e lo sentii abbaiare e ringhiare contro l'uomo, che aveva mollato la presa. Io, dal canto mio, non riuscivo a muovermi per la paura e perché non sapevo dove andare. Rimasi lì, ad ascoltare Iyo e l'uomo che urlava chiedendo aiuto perché “un dannatissimo cane” lo stava azzannando.

Io ero immobile, come se un covo di api mi ronzasse attorno e io rischiassi di essere punta. Le lacrime cominciarono a sgorgarmi dagli occhi, le fobie che avevo sognato per notti e notti cominciavano a manifestarsi.

A un tratto udii delle voci familiari. -Noah!

-Christian?- mormorai io.

-Chi diamine sei tu?!- esclamò la voce lontana di Ashley.

-Io...- cominciò l'uomo, ma venne subito interrotto.

-Cosa volevi fare, eh?- imprecò Jake.

-Io ho bisogno di soldi! E lei è la mia occasione!- esclamò l'uomo disperatamente.

-Non la indicare!- ringhiò Jinxx.

-Sentite.. io...

-Non parlare!- e sentii un botto, subito dopo l'esclamazione di Andy.

Alle mie spalle udii un sussurro. -Andiamo Noah. Non finisce bene qui.- Christian mi guidò a passo svelto, mentre io udivo dei lontani gridi di dolore.

-Ecco siamo arrivati.- sentii uno scatto e un'aria calda mi invase il viso, con un dolce odore familiare. Indugiai a camminare, poi mi ricordai di Iyo.

-Aspetta! Iyo! Dov'è??

-E' qui. Appena ti ha vista allontanarti ti ha subito rincorso, lasciando ad Ash, Jake, Andy e Jinxx quell'uomo.

Sospirai, e mi accorsi che le mie lacrime non si erano ancora fermate, perché la paura non si era ancora dileguata dalla mia mente. Salii tremante i gradini e quando giunsi al capo di essi un corpo mi abbracciò.

-Oh, Noah. Che paura che abbiamo avuto.- sussurrò Christian dal suo timido abbraccio.

-N... Non dirlo a me!- mormorai scoppiando in lacrime, e stringendolo.

Poco dopo, dal divano, sentimmo la porta aprirsi, e io scattai sull'attenti, facendo ruzzolare dalle mie spalle la coperta che qualche minuto prima Christian mi aveva messo addosso.

-Ragazzi!- esclamò Christian. -Com'è finita??

-Pestato, descrive la condizione attuale di quell'essere.- commentò Jake.

-Ma... lo avete lasciato lì?- chiesi io, accigliata.

-Naaah. Ha ancora la forza di camminare... infatti poco dopo che tutto era finito si è rimesso in piedi, imprecando, ma almeno se n'è andato.- rispose Jinxx.

-E... Andy e Ashley?

-Io sono qui.- rispose Ashley. -Andy è andato a controllare che non ci fossero altre persone moleste nei dintorni...- spiegò.

-Ehi, ma stai ancora piangendo?- domandò una voce che aspettavo.

-Andy?- chiesi io, passandomi una mano sugli occhi.

-E chi altro?- rise. Poi cambio tono. -Stai bene? Ti ha fatto del male?- una mano ghiacciata mi sfiorò una guancia.

-Per fortuna, no...- mugulai io.

 

Rimasi molto scossa da quell'accaduto. Persino quando bussava il postino, che veniva settimanalmente, mi agitavo ovunque io fossi. Intanto avevamo già oltrepassato la metà gennaio e i ragazzi avevano ripreso a lavorare sui loro testi. Febbraio era alle porte e io mi ricordai che alla fine di esso i ragazzi sarebbero dovuti tornare in California. Il mio pensiero fisso era cosa avrei fatto quando loro sarebbero dovuti ripartire, quindi presi a rimuginarci sopra, mentre i giorni continuavano a scorrere velocemente, tra una chiacchierata, una risata e un dubbio.

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Capitolo 23
*** Everthing ends. ***


Gennaio e i primi giorni di Febbraio volarono come niente, e io passavo la maggior parte del tempo a sentire la radio. Una volta Jake aveva cercato di distrarmi, ma non ottenne grandi risultati. Avevo una paura folle, e volevo metterla a tacere al più presto. Peccato che, dopo giorni di meditazione giunsi solo ad una soluzione. Una soluzione che avevo sperato per tutto il tempo che ero stata lì di evitare. Fu così che decisi di radunare i ragazzi tutti attorno al divano.

-Voi sapete che dovete tornare in California, vero?- cominciai io con tono triste.

-Si... quindi?- domandò Jinxx.

-Quindi... io credo che quando tornerete lì, io resterò... qui.- Mi chiesi come ero riuscita a formare quella frase dal significato così cattivo per me.

-Scherzi, vero? Tu verrai con noi!- esclamò Christian.

-CC... per favore. Renditi conto. Con quale passaporto? Non è una cosa che si fa da un giorno all'altro. E chi garantirebbe per me? E con Suzanne? Come la mettiamo? Quella è capace di spacciarmi per ricercata!

-Garantiremmo noi!- ribatté Jake. -E per i documenti, li faremo e basta.

-E Suzanne se ne può andare all'altro mondo!- esclamò Jinxx.

Scossi la testa e sospirai. -Come se all'aeroporto non sanno che io sono la cieca di cui parlano tutti... Sentite... succederà... io... dovrò tornare a Sheffield.- la mia voce tremò e mi sforzai di trattenere le lacrime. Perché separarmi da quei ragazzi, che erano ormai come una famiglia per me, era una cosa sovrumana, e mi avrebbe uccisa di tristezza.

-Noah! Io... Io non voglio separarmi da te! E nemmeno gli altri!- esclamò Andy.

-Andy!- lo richiamò Ashley.

-Non voglio! Diamine!- la sua stessa voce tremò. -Ti prego. Vieni con noi.- la sua voce era vicinissima a me, sentivo il suo respiro soffiarmi sul viso. Non resistetti, una lacrima mi rigò una guancia.

 

Per due giorni filati Andy non mi rivolse volutamente la parola, facendo il sostenuto. Ma persino io che non riuscivo a vederlo, intuivo che fosse molto triste. Al terzo giorno si arrese e il suo mutismo cessò con un abbraccio non appena mi svegliai accanto a lui. Non ne rimasi interdetta, sapevo che il suo silenzio non sarebbe durato molto a lungo, e nello stesso momento in cui mi stringeva a sé, mi rendevo conto di quanto avrebbe sofferto a causa della nostra distanza. Ma io non potevo farci nulla. Mi accordai con i ragazzi che qualche giorno prima che loro partissero mi avrebbero riportata da Suzanne.

 

Quel fatidico giorno arrivò, proprio il giorno prima della loro partenza. I saluti furono la parte più difficile da affrontare e io non potei evitare di piangere non appena Jinxx mi si avvinghiò.

-Oh, Jinxx...- mormorai singhiozzando.

-Ti rivedremo vero?

-Spero davvero di si!- risposi io asciugandomi una lacrima.

Si staccò da me e toccò a Jake, che mi strinse con meno forza ma con grande tristezza. -Ci mancherai, Noah. Tenerti con noi è stato bellissimo.- e mi diede un bacio sulla guancia. Un'altra lacrima rigò la mia guancia appena asciugata.

Si staccò e fu la volta di Christian. -CC, grazie di tutto!-

-Ma grazie a te! E non dimenticare il Pentacharm!-

-Lo terrò sempre al collo!

Ashley non si volle staccare da me. -Ash, così mi viene ancora di più da piangere!

-Non... Non ti dimenticare di noi!- esclamò con voce tremante.

-Io non posso scordarmi di voi.- feci scivolare una mano sul suo cuore. -Io vi terrò sempre qui.- gli diedi un bacio sulla guancia.

Quando dovetti salutare Andy, il mio pianto si fece più forte, e le lacrime erano impossibili da fermare. Delle dita attraversarono le mie goti e le asciugarono.

-Ti verrò a riprendere.- mormorò Andy.

Io, in qualche modo, aprii le palpebre, e individuando la sua sagoma gli gettai le braccia al collo, richiudendo poi le palpebre a causa di un dolore ad esse. Il suo abbraccio fu il più lungo di tutti. Quando si staccò, io non ebbi il coraggio di muovermi da dov'ero. Non volevo tornare da una parte, ma dall'altra sapevo che dovevo, perché non c'era altro da fare.

Un dito mi sollevò il mento verso l'alto, e provai una sensazione che prima non conoscevo.

Le mie labbra entrarono a contatto con quelle di qualcun altro, che emanava un dolce odore mescolato al miele. Tiepide e morbide, dopo un po' si staccarono da me.

-Andy?- lo chiamai io, ma già il suo odore si stava dissolvendo.

-Tornerò!- disse da lontano con voce tremante.

-A... Aspetta!- lo chiamai io. -Iyo! Iyo, portami da Andy, dai!- il mio cane cominciò a trascinarmi e si fermò poco dopo.

-Andy??

-... Noah?- la sua voce era di nuovo vicina a me, e il suo odore era distinguibile.

-Tu DEVI tornare, capito?

-.... si.- stavolta mi baciò per molto più a lungo di prima, riscuotendo in me emozioni fortissime, mai provate in tutti i miei anni di vita. Era come se fossimo una cosa sola, il nostro contatto era così deciso che avremmo potuto sprizzare scintille. Quando si staccò dalle mie labbra, sussurrò: -A presto.- e rimasi sola, in ginocchio sull'asfalto, a piangere. In lontananza udii Ashley che cercava di confortare un Jinxx piangente.

-A presto.- mormorai tra le lacrime.

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Capitolo 24
*** Radio. ***


Rimasi immobile sulla strada con le lacrime che mi scendevano dagli occhi chiusi, il borsone in una mano e nell'altra il guinzaglio di Iyo. Quest'ultimo guaì quando cominciò a soffiare un leggero venticello fresco, e mi riscosse dai suoni delle voci di quei cinque ragazzi che mi rimbombavano nelle orecchie. -Ok, Iyo. Andiamo da Suzanne ok?

Mi tirò, conducendomi verso la solita salita che conduceva al condominio, mentre io mi asciugavo ripetutamente le lacrime, strofinandomi la giacca sulle palpebre, che dopo un po' cominciarono a bruciarmi. Iyo si fermò e intuii che dovevamo essere davanti al piccolo cancelletto che una volta aperto mi avrebbe dato la possibilità di entrare a casa. Feci un respiro profondo e suonai, tastando un po' il muretto prima di trovare il bottone.

Dall'interno della casa risuonò il rumore del campanello e udii dei passi pesanti correre verso la porta. Uno scatto e la voce di Suzanne.

-Noah!- esclamò sorpresa. -Sei tornata! Non ci speravo più! Chi ti ha riportata?- il cancelletto fece uno scatto e le sue mani rugose entrarono a contatto con la mia mano che reggeva il borsone, e me lo tolse dalla mano.

-Degli... amici.- mormorai io, trattenendo un groppo in gola.

-Ragazza mia, non dire sciocchezze! Tu non hai degli amici, e lo sai bene. Non ti inventare bazzecole! Beh, almeno sei qui. Entra.- non risposi a quella specie di provocazione. Avanzai stringendo con forza il guinzaglio e serrando la mascella, mentre il solito odore di vecchio e di sigarette invadeva i miei polmoni.

 

Passarono diversi giorni, e io non ebbi notizie né di Andy, né dei ragazzi, quindi pregai Suzanne di mettere alla radio un po' di musica.

-La solita roba da cantanti che stanno per morire strangolati?- domandò acida.

-Si.- risposi io secca. Ogni cosa era una provocazione alla quale dovevo fare attenzione a non rispondere, perché ricordavo quello che succedeva a volte quando litigavamo: finiva che lei mi mollasse come minimo un ceffone e che l'unico a soccorrermi fosse il mio cane.

Le mie giornate cominciarono a passare sempre più lentamente, con me attaccata alla radio, nella speranza di sentire qualche brano dei ragazzi o qualche loro notizia inerente al nuovo album. E finalmente quel momento arrivò: in tarda serata mi trovavo come al solito seduta sulla poltrona in soggiorno ad ascoltare il solito cronista che raccontava barzellette per niente divertenti su cantanti e gente famosa, quando finalmente si decise a cambiare discorso.

E ora, per gli appassionati di Rock e di Metal, ecco a voi i Black Veil Brides! Tutti qui allo studio per una breve intervista. Allora, avete scritturato il terzo album?

-Oh, è quasi completo.- rispose la voce soddisfatta di Ashley.

Ma non ho capito bene una cosa. Vi eravate presi un periodo di 'vacanza' per qualche mese, ma a che scopo?

-Dovevamo distrarci un po', nonostante stessimo lavorando al CD. Quindi ci siamo fatti un viaggetto in Gran Bretagna.- questa volta parlò Christian con tono fermo.

Capisco, ma eravate soli?” ci fu un breve silenzio. Poi rispose Jake “-Diciamo che abbiamo incontrato qualcuno...-” sospirai di tristezza. “Oh, capisco. Beh, siete pronti per i nuovi Tour?

-Si, siamo carichi!- rispose con entusiasmo Jinxx -Per un po' gironzoleremo per gli Stati Uniti, poi torneremo in Gran Bretagna.-

Oh, e per che date?

-Da fine marzo in poi, giusto Andy?- domandò Ashley.

-Oh, si, certo. Le date... beh, quelle degli Stati Uniti non li ricordo bene, ma li ho appuntati sul nostro sito ufficiale, mentre quelle della Gran Bretagna sono ancora in fase di sviluppo...-

Beh, allora speriamo di sentirvi presto! Volete rilasciare un saluto ai fans?” Un altro breve silenzio “-Si.- rispose Andy, instaurando in me un lieve senso di ansia “-Gran Bretagna! Aspettaci! Torneremo a prenderti... cioè, a trovarti!-” mi prese un colpo, e una lacrima mi scese giù per il viso. “Bene, bene. Allora ci si vede, Black Veil Brides. Aspettiamo il prossimo album!” concluse il cronista nello stesso momento in cui la radio si spense.

-Basta così! Non ne posso più di questo cronista! Spara solo balle dalla mattina alla sera! Questa radio resterà spenta per un bel po', mia cara!- Suzanne aveva un tono infastidito, ma non aveva idea di quanto lo fossi io.

-No.- dissi io con fermezza dalla mia posizione sulla poltrona. -Questa radio è la mia unica compagnia, quindi starà accesa quanto mi pare e piace.

-Ho detto di no. L'unica cosa che sentirai sarà la mia musica d'ora in poi e le mie trasmissioni politiche!

-Ma non se ne parla! Che schifo! Non ho voglia di deprimermi con la tua roba!

Un sonoro ceffone mi percosse la faccia, facendomi voltare la faccia lateralmente. Poi i passi pensati di quella donna si allontanarono strascicandosi sul pavimento, e una porta sbatté. Io mi massaggiai la guancia, sentendo all'interno la carne leggermente lacerata. Sospirai, ripensando alla breve intervista di quei ragazzi che mi mancavano tanto.

 

I giorni seguenti li passai nel silenzio più assoluto, senza mai rivolgere la parola alla donna con cui condividevo l'appartamento. La odiavo con tutto il cuore, ma da sola non potevo vivere: non ero autonoma e non mi sapevo gestire da sola.

Ogni tanto venivano a casa delle amiche della mia badante, e si chiudevano in cucina a fumare -l'odoraccio arrivava fino alla mia stanza- e a spettegolare su chissà quale stupido argomento; inoltre ogni volta che arrivava il giorno libero di Suzanne io benedicevo il cielo e passavo la giornata in tranquillità, anche se in silenzio e senza radio, perché non sapevo dove fosse, e non era più accanto la mia poltrona.

Che brutta vita, la mia.” pensai in uno di quei giorni liberi “Solo all'idea di vivere per sempre così mi deprimo. Tanto vale mettersi le cuffie e farsi un pezzo di sonno. Di recente non sono più uscita. Chissà com'è il clima là fuori. Ormai, anche Marzo è passato, e i Tour dei ragazzi saranno cominciati. Speriamo che io possa sentirne almeno uno...” dopo questo susseguirsi di pensieri caddi in un sonno profondo, che nemmeno la porta sbattuta da Suzanne riuscì a interrompere.

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Capitolo 25
*** Modi di fare. ***


Passò la prima metà di Marzo, e io non solo mi ero chiusa sempre di più in me stessa e nel mutismo, ma non avevo ancora messo piede fuori casa. In un pomeriggio in cui stavo buttata sulla mia solita poltrona, in silenzio e accarezzando il capo morbido di Iyo, squillò il telefono, e Suzanne rispose.

-Pronto? ... Si, chi è? Oh, non è possibile... lei.. lei non ha amici...- a quelle parole scattai sull'attenti. -Ascolti forse ha sbagliato numero... Scusi, ma lei chi è?! Come? Ashley? Ma che razza di nome è?

-Suzanne!- richiamai io, avvicinandomi trascinata da Iyo. -Dammi la cornetta!

-No! Tu non hai amici, e tanto meno non conosci un tipo chiamato Ashley!

-Invece si che lo conosco! Passamelo e non rompere!- il mio battito cardiaco accellerò in preda alla frenesia.

-Ah si? Fa pure allora, ma appena mi piombano a casa degli sconosciuti ti finisce male!- esclamò sbattendomi nelle mani la cornetta.

-Ash?

-Noah!

-Oh, Ash! Che bello sentire la tua voce! Come hai avuto questo numero?- esclamai eccitata.

-Jinxx si era segnato questo numero quando avevano messo il tuo annuncio alla radio. Non ricordi?

Mi sbattei una mano sulla fronte. -Vero! Gli avevo detto di scriverlo, ma poi a me non era servito! Oddio, che bello sentirti! Come state?

-E' tutto ok. Abbiamo quasi finito i Tour negli Stati Uniti, e ci prepariamo a tornare da te! Ehi! Jinxx non mi stare così appiccicato!- esclamò, e io sentii una voce poco lontana dal ricevitore.

-C'è Jinxx?

-Certo che ci sono, bellezza!- esclamò la sua voce dall'altro capo del telefono. -Ehi! Fatemi spazio! Ci sono anch'io!- esclamò la voce di Christian. -Sentite, ma mettere il viva-voce no?- esclamò la voce seccata di Jake. Risi come non ridevo da settimane.

-Allora, ci siete tutti?- chiesi io divertita.

-Eccome! Andy! Dì qualcosa!- esclamò Ashley. -Uh, ciao. Tieniti pronta al nostro ritorno! Mi manca farti il solletico!-

Risi, ricordando le nostre risate. -Non pensare di avere la meglio! La prossima volta mi vendicherò!

-A proposito della prossima volta!- intervenne Jinxx. -Noi...- -NO, Jinxx! E' una sorpresa!- lo interruppe Jake.

-“La prossima volta” cosa?

-Niente, niente. Ehi, hai ancora il Pentacharm, vero?- domandò la voce di Christian.

-Che domande! Certo che ce l'ho!- sfiorai il metallo caldo che avevo appeso al collo. Poi sentii dei passi avvicinarsi. -Ragazzi, ora devo staccare, ci sentiamo qualche altra volta!

-D'accordo! Alla prossima, allora!- e mi salutarono tutti in coro, staccando dopo la telefonata.

 

-Quindi chi sarebbe questo Ashley?- domandò Suzanne mentre cenavamo.

-Te l'ho detto. E' un amico.- era così impossibile crederci?

-E da dove spunterebbe fuori? Te lo sei trovata nel periodo in cui sei scappata o c'era già da prima?- domandò superiormente, ma con notevole curiosità.

-La prima che hai detto.- sbottai io, ingoiando una forchettata si pasta, insipida come al solito.

-Beh, sappi che non mi piace ricevere troppe telefonate, quindi regolati col tuo amico su quando chiamare e quando non.

Annuii seccata. Non si poteva fare niente in quella casa. Niente.

 

Un pomeriggio mi decisi ad uscire di casa. La chiamata dei ragazzi mi aveva in parte rasserenata, e quando sussurrai a Iyo di uscire cominciò a sbattere la sua coda contro le mie gambe. Mi alzai e urlai a Suzanne che stavo uscendo. Arrivata alla porta la mia mano vago un po' sulla superficie in legno, e quando trovai la maniglia della porta e feci per abbassarla non ci riuscii. Rimasi perplessa, e pressai di più verso il basso, ma niente.

Dei passi mi si avvicinarono alle spalle.

-Perché la porta è chiusa a chiave?

-Perché l'ultima cosa che voglio è che tu te ne scappi da qualche parte!

-Io non scappo da nessuna parte!

-Noooo!- fece lei sarcastica. -E l'ultima volta cos'hai fatto?

-Mi sono lasciata guidare da Iyo, e basta! Come ho sempre fatto. Poi non lo so perché sia finita in quel modo!

-Senti, non mi interessa, tu non vai da nessuna parte! Se il cane deve uscire se ne va in terrazzo per i suoi bisogni!

-Sono settimane che va in terrazzo! E io ho bisogno di uscire e prendere un po' d'aria fresca! Non ce la faccio più a stare chiusa qui!

-Ho detto di no!

A quel punto ricorsi ad una mossa strategica. -Tu ricordi che io conosco a memoria un certo numero di telefono? Al quale non ho mai chiamato nonostante tu mi alzassi le mani e mi trattassi male.- dissi con aria maliziosa. Mi riferivo al numero del mio agente sociale, che a sua volta era collegato al mio ex orfanotrofio.

-Non vorrai mica...- cominciò lei.

-Esatto! E sono stanca dei tuoi modi di fare! Quindi dammi le chiavi e vedi di cambiare!- le imposi io. Ero stanca dei suoi modi di fare e finalmente si decise a mettermi le chiavi in mano, anche se bruscamente. In qualche modo bisognava imporsi!

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Capitolo 26
*** Miele. ***


Passarono due settimane esatte da quando Ashley e i ragazzi mi avevano chiamata, e io ero sempre rimasta in attesa di una seconda telefonata, anche se non era mai arrivata. Ero così in ansia che avevo cominciato ad ascoltare solo i loro CD, che Christian mi aveva messo nell'iPod prima di partire. Mi lasciavo trasportare dalle loro chitarre, dalla batteria di Christian e dalla calda voce di Andy, e mi confortavano, specialmente nei momenti in cui mi sentivo più sola. E poi c'era Ritual. Oh, la mia amata Ritual, che mi riscaldava il cuore, facendomi riprovare l'emozione del bacio di Andy mille e mille volte.

Agli inizi di Aprile, però, le mie speranze erano ormai ridotte a uno straccio, e non avevo ricevuto nemmeno una telefonata. Da parte mia, io non potevo neanche chiamarli, perché non conoscevo il loro numero di telefono. Dopo la seconda settimana di aprile non ci speravo più, e mi rassegnai all'idea che quando avrebbero chiamato io sarei stata pronta a rispondere al telefono, ma che non aveva senso dannarsi così tanto, dopotutto erano una band e avevano le loro occupazioni.

All'inizio della terza settimana decisi di cominciare a far passare i giorni in terrazzo, anche se ogni tanto pioveva o non c'era sole che mi riscaldasse le ossa.

Fu proprio in una di queste giornate senza calore che qualcosa colpì il mio fisico. Non era una cosa materiale, ovviamente, ma un malessere. Un malessere interiore che partiva dallo stomaco. Nello stesso momento in cui il dolore partì dallo stomaco cominciò a piovere, ma la mia mente era così concentrata sul malessere che ignorai del tutto la pioggia che man mano aumentava, picchiettandomi addosso.

Le mie attenzioni per il mio apparato digerente vennero distolte dalla voce gracchiante di Suzanne.

-Noah! Accidenti a te! Vuoi ammalarti o cosa?!- una mano con una presa energica mi afferrò il braccio destro e mi trascinò dentro. -Che ti prende, stupida?! Vuoi che ti venga qualcosa?!-

-E smettila! Ero solo concentrata... sui miei pensieri.- cercai di ignorare il senso di nausea che aveva cominciato a invadermi, e mi feci guidare fino alla mia stanza, dove Iyo mi venne incontro.

 

Dopo un paio di giorni il dolore ritornò, al punto che decisi di non alzarmi dal letto. Cominciai a deprimermi nella mia solitudine e più provavo tristezza nel sentire la musica, la voce di Andy, nel ricordare le emozioni provate con quei cinque ragazzi o nel sentirmi rimbombare le loro voci nelle orecchie, più mi sentivo male.

Suzanne, non trovandomi sulla mia solita poltrona mi venne a cercare in camera.

-Che hai?- chiese con tono scocciato.

-Niente, mal di stomaco. Passerà.- dissi io, cercando di auto giustificarlo con un intossicazione da cibo.

 

I giorni passavano, la solitudine aumentava e con essa il malessere, che cominciò a manifestarsi in altri modi: oltre allo stomaco cominciarono a comparirmi sulle braccia delle “chiazze” come le aveva chiamate Suzanne, che andavano a formare dei piccoli rigonfiamenti sulla pelle liscia.

Di giorno in giorno peggioravo, finché non mi colpì pure la febbre.

Sembrava che avessi la peste, ma a Suzanne non importava, e non si scomodò a chiamare un dottore, dicendo che con qualche medicina sarebbe passata.

Macché, la febbre non accennava a scendere, ma nemmeno a salire. Quindi mi ritrovai bloccata a letto da una settimana, quando una mattina, mentre dormivo nel mio letto di brividi, suonarono alla porta. Pensai che fossero le solite amiche di Suzanne, ma quando sentii la sua voce chiedere -E voi chi siete?- mi venne un colpo e praticamente mi scaraventai giù dal letto, addosso a Iyo. Mi misi una coperta sulle spalle e indugiando mi avvicinai alla mia porta e aprendola piano cercai di sentire meglio la conversazione.

-Siamo degli amici di Noah.- mi prese un colpo vero e proprio.

-Noah, sta male. E a giudicare dalla voce tu devi essere il fatidico Ashley.- rispose lei secca.

-Esatto. Possiamo accomodarci? Sa com'è... fuori piove...

-Ashley?- chiamai io affacciandomi di più dalla porta.

-Noah!- esclamarono tutti insieme.

-Ragazzi! Oddio! Ci siete tutti!- esclamai io lasciando cadere la coperta per terra, dalla felicità.

-Sorpresa!- esclamò Jinxx che fu il primo ad abbracciarmi.

-Oddio, non mi stringere così! Rischi di soffocarmi!- risi io, tossicchiando un po'.

-Beh, io vi lascio soli, oggi è il mio giorno libero, quindi me ne vado.- sbottò Suzanne. Una porte si chiuse, e altre due braccia mi circondarono.

-Noah! Sapessi come mi sei mancata!- esclamò Jake stringendomi a sé.

-Non dirlo a me! Che sono stata qui a marcire in vostra attesa!

Christian mi saltò letteralmente addosso, e per poco non finivo addosso a qualcuno alle mie spalle: Ashley.

-Dov'è il fatidico Ashley?- Chiesi io.

-Dietro di te!- mi solleticò lui. -Te lo avevo detto che mi mancava farti il solletico! Oh, vieni qui, fatti abbracciare dallo zio Ash!

Scoppiai a ridere, mentre mi stringevo al mio bassista pieno di muscoli.

-E... Andy?- chiesi io, una volta sciolta dall'abbraccio di Ashley.

Un dito mi tamburellò sulla spalla, e, girandomi, mi trovai due labbra attaccate alle mie, perse in un bacio appassionato. -Cavolo, quanto mi sei mancata.- mormorò quando si staccò.

La mia mano destra vagò un po' nell'aria, e quando sfiorò il petto della persona che mi aveva appena baciata, si poggiò su di esso, e a suo seguito, tutto il resto del mio corpo gli si appoggiò creando un abbraccio.

-Uh, troppo miele...- disse Jinxx interrompendo il fatidico momento.

Risi, staccandomi leggermente da Andy e girandomi nella direzione di prima.

-Ma... come mai sei in pigiama? Guarda che è quasi mezzogiorno.

-Oh... è che sto male... è una settimana che ho la febbre...

-E delle strambe macchie sulle braccia!- incalzò Christian.

-Lo so... non me le spiego...- poi un accesso di tosse mi colpì.

-Intanto ti riportiamo a letto, Jake, che ne dici di preparare qualcosa?- propose Ashley.

-D'accordo. Vedo cosa trovo... Per quanto non ci sarà Suzanne?- domandò allontanandosi.

-Tutto il giorno in pratica.- mormorai io riprendendomi.

-Perfetto, così ti esponiamo una cosina...- mi sussurrò Andy dolcemente alle spalle, mentre mi conduceva nella stanza da cui ero uscita pochi minuti prima.

 

Mi ristesi sul letto, ma credo che fosse visibile che non riuscivo a stare ferma, nonostante avessi una nausea dell'altro mondo.

-Hai detto che hai la febbre da una settimana? Come ti è venuta?- domandò intanto Christian, mettendomi un cuscino dietro la schiena.

-Non ne ho idea. Devo aver preso freddo mentre ero fuori in terrazzo, o mentre ero fuori con Iyo. Fatto sta...- mi rabbuiai un po'. -Che la vostra assenza è stata una caratteristica decisiva per il mio malessere, e mi ha indebolita molto. Principalmente, credo che fosse dovuto anche al fatto che non sto a mio agio qui e che sono stata giù di morale per molto tempo...

Una mano calda e un po' ruvida si poggiò sulle mie, che erano racchiuse in due piccoli pugni. -Ora ci siamo noi qui. E siamo disposti a restare pure per la notte se necessario, anche perché i Tour sono finiti.- Ashley era dolce come al solito. Di loro non era cambiato nulla, e questo mi rallegrava, nonostante soffrissi silenziosamente il mio mal di stomaco.

Quello che avevo sperato non succedesse si verificò nella tarda serata: dallo stomaco, diversi dolori si diffusero nel corpo, stabilizzandosi nel braccio destro, nel petto e nel piede sinistro. Colpivano le ossa in particolare, ma io credevo che fosse un dolore emotivo più che altro. Eppure non me lo spiegavo: ora che i ragazzi erano lì sarei dovuta stare meglio, e invece niente, tutto peggiorava. Mi convinsi che era colpa della febbre.

Quando cominciai pure a tremare, Jake prese l'iniziativa di restare a casa mia a dormire.

-Non lo so, ragazzi. Dico, io ne sarei felicissima, ma Suzanne non esiterebbe a buttarvi fuori...

-Non c'è un modo per convincerla?

Ci pensai un po', poi mi ricordai del mio agente sociale. -Oh, si che c'è.- sorrisi io, cercando di tenere ferme le mani, che sembravano colpite dal Parkinson. Delle mani morbide e calde si posarono sulle mie, che si calmarono temporaneamente.

-Così va meglio?- domandò Andy dolcemente.

Mi sentii avvampare il viso. -Si.- sorrisi.

-Ehi, vedo che hai riacquistato colore!- esclamò Jinxx che aveva fatto una scappatella al bagno. -Sei tutta rossa!

-Jinxx! E piantala con questa storia!- esclamò Andy.

Scoppiai a ridere. -Ma vi ricordate quando sono arrivata come tutti commentavate il vostro rossore?

-Eccome! Solo che di più commentava Jinxx!- esclamò Christian.

-E poi ti ricordi il suo pigiama come ti stava? Era gigantesco!- ridacchiò Jake.

-Eh si! In pratica ci navigavo!

Poi si sentì la porta aprirsi e richiudersi. -Sono tornata!- urlò Suzanne.

-Ok, potresti venire qui, per favore?- la chiamai io.

-Che c'è?- la sua voce proveniva dall'altra parte della stanza. -Oh, ma siete ancora qui!

-Si.- ribattei io. -E vorrei che si fermassero per qualche notte... ho bisogno di loro.

-Ma non se ne parla neanche!- esclamò lei. “Ecco lo sapevo.”

-Oh, invece si. Perché credo che un certo tizio di una certa telefonata sarebbe tanto felice di sentire la mia voce dopo tutti questi mesi.- dissi con convinzione.

-Oh, mi chiedo come ancora non mi sia licenziata! Beh, fate come vi pare, ma non so dove mettervi a dormire!- esclamò la donna.

-Non si preoccupi, ci pensiamo noi a quello.- confermò Ashley. -Jinxx, Jake, sapete cosa fare.-

-Agli ordini comandante.- e dei passi si allontanarono, per poi tornare qualche minuto dopo e annunciando che i sacchi a pelo erano arrivati. Il mio cuore scoppiava di felicità, ma la mia salute non la pensava allo stesso modo.

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Capitolo 27
*** The first time ***


La mattina dopo metà del mio corpo era colta da dolori alle ossa. Non mi potevo muovere, e credo che la febbre fosse salita. Il primo ad accorgersene fu Christian che chiese immediatamente un termometro a Suzanne.

-Hai 39°. Non va bene per nulla. Quanto avevi l'ultima volta?

-38°.

-Non ci siamo, non ci siamo...- borbottò Jake.

 

In mattinata inoltrata Andy mi disse che voleva parlarmi di una cosa.

-Dimmi pure.- gli sorrisi dolcemente, stringendo piano le sue mani tra le mie.

-Vuoi venire con noi in America?- quella domanda mi fece lo stesso effetto di una proposta di matrimonio.

-Cosa?- ero sbalordita, e non riuscivo ad assorbire la proposta.

-Vuoi venire con noi in America?- ripeté Andy.

Spalancai la bocca. -Ma certo che voglio!- esordii, spalancando le palpebre e intravedendo le sagome di tutti. I ragazzi erano attorno al letto, ed Andy era accanto a me. Abbracciai la sua sagoma, che decise di andare oltre un semplice abbraccio, e mi baciò.

-Sono disposto a prendermi la febbre per te.- mi accarezzò la guancia quando si staccò.

-Miele mieloso!- tossì Jinxx.

Scoppiai a ridere, mentre la sagoma di Andy si alzava per dirigersi verso Jinxx e mollargli no scappellotto. Le palpebre mi fecero male, e dovetti riabbassarle, mentre la mia nausea aumentava.

-Però... come facciamo con passaporti e roba del genere? Ce li ha il mio agente...

-Te li può spedire quelli.- intervenne una voce gracchiante e femminile.

-Suzanne! Ottima idea! Puoi passarmi il telefono?

-Eh no! Perché una volta che lo chiami quello ti chiederà pure di me! E cosa gli dirai?? Che...- si interruppe. -Beh, lo sai.

-Non dirò nulla di quello... tutto sommato un po' ti sei ripresa negli ultimi tempi.- risposi io semplicemente.

-Posso stare tranquilla?

-Si.- sospirai io esasperata. Poi finalmente mi porse la cornetta, ma con più delicatezza del solito. “Ruffiana” pensai tra me e me, mentre componevo il numero che sapevo a memoria.

-Pronto?

-James? Sono Noah, si ricorda di me?

-Oh, Noah! Che piacere sentirti! Come vanno le cose lì a Sheffield?

-Tutto a posto, stia tranquillo. Ascolti, vorrei fare un viaggetto in America, ma mi servono alcuni documenti... non so, tipo passaporto o roba del genere. Me li può spedire?

-Oh, ma ce li hai già, mia piccola Noah. L'unica cosa è che c'è un tempo limite per stare lì, e se ci volessi restare dovresti trovare qualcuno che garantirebbe per te. Hai qualcuno?

Rimasi un po' persa a quelle parole, ma Ashley mi sussurrò nell'orecchio ce ci avrebbe pensato lui a quello. Un enorme sorriso si disegnò sulla mia faccia.

-Si. Qualcuno c'è.

-Perfetto allora. Beh, hai fatto bene ad avvisarmi della tua partenza. Che farai con Suzanne?

-Oh, a quello ci penserò dopo. Non credo sia un problema.

-Ma si sta comportando bene?

-Si, si. Non si preoccupi.

-Ok, allora mi fido. Buon viaggio e a presto, Noah.- e riattaccò la chiamata.

-Quindi?

-I miei documenti ce li ha Suzanne...- dissi io.

-Uh, vero. Poi te li do. Senti, cos'hai intenzione di fare? Vuoi stabilirti lì? O è solo un viaggetto?- chiese lei senza troppa acidità. “Ma tutta questa dolcezza da dove viene?” poi ci arrivai.

-Non lo so. Una volta lì ti farò sapere. Piuttosto... quando si parte?

-Ma quanta fretta!- esclamò Jake ridendo.

-Lo so, è che la mia salute non migliora, quindi non vorrei arrivare a condizioni che non mi consentano di venire con voi.

-Capisco, beh, il nostro volo è prenotato per dopo domani, quindi direi che potremmo già fare le valige, che ne dici?- propose Jinxx.

-Ottima idea.- concordai.

 

Quelle due giornate volarono, e per fortuna i dolori avevano accennato a diminuire per il giorno della partenza, anche se mi reggevo a stento in piedi. Dissi a Suzanne che finché non l'avessi chiamata, lei sarebbe dovuta restare a casa mia per prendersene cura.

Arrivati all'aeroporto presentammo documenti vari e riuscimmo a fare il biglietto anche per me, imbarcando Iyo nella stiva.

-A presto cucciolo. Stai buono e quieto, ok?- gli sussurrai io accarezzandolo dolcemente, prima di lasciarlo andare agli assistenti di volo.

Il volo durò circa otto ore o poco meno, e io dormii per tutto il tempo, in modo da arrivare ed essere abituata al fuso orario. Quando scesi dall'aereo un caldo fortissimo mi invase la faccia.

-Mamma mia, che afa!- esclamai io, mentre Christian mi guidava.

-Eh, benvenuta in California, tesoro.

 

Quando finalmente arrivarono tutti i bagagli e trovammo Iyo, in pratica lo abbracciai, mentre lui mi leccava la faccia. Poi, impugnato saldamente il suo guinzaglio mi lascia guidare da lui, mentre Jake blaterava che davamo troppo nell'occhio e che dovevamo chiamare alla svelta un taxi. Fu proprio mentre ci accostavamo sulla strada che le gambe mi si rammollirono e rischiai di cadere in ginocchio se non fosse stato per Christian che mi aveva presa al volo.

-Ehi, tutto bene?

-Uh, insomma. Credo che peggiorerò.- risposi salendo sul taxi.

 

Arrivammo nel loro appartamento e me lo feci descrivere. Era una villetta con un giardino immenso nel quale i ragazzi passavano la maggior parte del loro tempo. C'erano diverse stanze, per lo più di colore rosso o blu scuro, descrisse Jake. La stanza degli ospiti, dove sarei stata io, era invece bianca con i mobili lucidi e neri, e il bagno era proprio attaccato alla porta di essa; e, inoltre si affacciava proprio sul giardino ed il letto era posto sotto una grande finestra. La mia stanza era l'ultima di un lungo corridoio, nel quale si diramavano le stanze dei ragazzi, delle quali memorizzai l'ordine. La cucina si trovava a sinistra dell'inizio del corridoio, attaccata ad un altro bagno e al soggiorno.

Dopo un generale Tour della casa decisi di mettermi a letto, perché cominciai a sentirmi tramortita da brividi di freddo. La febbre era scesa apparentemente solo in quel momento, ma il clima afoso di quel posto aveva peggiorato le mie condizioni, forzandomi così a letto. Solo verso sera rinfrescò un po', e io potei aprire un po' la finestra per fare arieggiare la stanza mentre Iyo mi guidava fino alla cucina, dove avremmo cenato.

 

La mia esistenza in quella casa, mi rasserenò parecchio, specialmente per la compagnia. Durante una sera in cui mi sentii particolarmente meglio, Andy mi fece una proposta in privato.

-Ti... ti va di dormire con me?

Nonostante fossi abituata a convivere con loro, mi risultò strana quella domanda: dopotutto, io ed Andy ormai ci frequentavamo in tutti i sensi immaginabili, ma più di lunghi baci appassionati non avevamo fatto altro a causa della presenza degli altri ragazzi.

Accettai ben volentieri la proposta, e quella notte, mi addormentai con lui tra le sue braccia dopo un lungo flirt fisico da parte di entrambi. Avevamo scoperto noi stessi, senza però addentrarci, il che mi era piaciuto, instaurando in me sensazioni ed emozioni mai provate in tutta la mia vita.

Continuammo così per diverse sere, approfittando della mia salute che sembrava migliorare, finché lui non decisi di togliermi i vestiti di dosso. Lì per lì, l'idea mi intimoriva, perché se quello che pensavo si stava per avverare allora non avrei saputo come comportarmi. Poi mi rilassai, soprattutto perché sapevo di non dovermi preoccupare di spogliarlo, perché dormiva a petto nudo. Lo lasciai armeggiare con i vestiti, mentre mi baciava appassionatamente sul collo, provocando brividi di piacere in tutto il mio corpo. Quando ci trovammo entrambi nudi, io mi imbarazzai, ma lui mi calmò accarezzandomi i fianchi e sussurrandomi dolci parole.

-Tu sei d'accordo?- mi sussurrò. Annuii, pronta alla mia deflorazione.

Provai dolore e piacere allo stesso tempo, mentre lui si muoveva dolcemente sopra di me. Quando fummo al culmine, ci rilassammo l'uno abbracciato all'altra, ansimanti, ma felici. E ci addormentammo così, spogli e uniti.

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Capitolo 28
*** Che faccio? Che faccio? ***


-Uh, Noah! Ti sono passate le macchie sulle braccia!- Mi disse Jake una mattina, mentre facevamo colazione. Passai le dita sugli avambracci e mi accorsi, con mia grande sorpresa, che le bollicine che prima avevo sulla pelle erano scomparse. Mi rasserenai, ma il mio stomaco non migliorava mai. Nonostante fossi lì con loro, ero turbata così tanto dalla mia salute fisica, che tutto si ripercuoteva sul mio corpo.

In ogni caso, da quando avevo perso la mia verginità, la febbre era scomparsa del tutto, e anche i dolori allo stomaco erano diminuiti, lasciando solo un costante senso di nausea. Io ormai amavo con tutta me stessa Andy, e lui non perdeva mai occasione di stringermi a lui e di starmi vicino, e la notte ci perdevamo nel nostro amore sconfinato.

Ormai, da quando ero arrivata in quella casa erano passati due mesi, e solo ogni tanto i ragazzi si assentavano per un piccolo concerto serale o per incontrarsi con dei manager. Quest'ultima cosa mi preoccupava un po': avevo il timore che si scoprisse che io alloggiavo con loro e che la notizia si diffondesse scaturendo chissà quale inferno assurdo. Ma tutto sommato, cercai di mettermi l'anima in pace, perché non era mai successo nulla.

Chiamai pure Suzanne, annunciandole che sarei rimasta lì a tempo indeterminato, quindi doveva occuparsi della casa. Lei ne fu in parte seccata, ma accettò. Sicuramente si sarebbe portata le sue amiche a casa e la avrebbero impestata di fumo, ma finché non c'ero mi importava ben poco. Poteva fare quello che le pareva, purché si attenesse al mio desiderio.

 

Una di quelle sere in cui ero sola in casa ebbi l'impulso di vomitare, e mi dovetti precipitare in bagno, cercando di non sbattere contro mobili e pareti, senza la guida di Iyo. Non mi spiegai il motivo di quel conato. Però un dubbio oltrepassò la mia mente. “Quand'è stata l'ultima volta che mi sono venute?” pensai tremante. Mi sforzai di ricordare, ma quegli ultimi mesi le mie ovaie non avevano emesso nulla. Mi spremetti le meningi per ricordare le lezioni dell'orfanotrofio in cui spiegavano Educazione Sessuale. La voce del mio insegnante mi rimbombò in testa “Se la donna non perde sangue per diverso tempo può essere incinta. Per di più, se lo è, e moralmente non ha un umore molto pacato, può ritrovarsi a vomitare per depressione.”

Non riuscivo a crederci, però tutto coincideva: non si poteva dire che io non avessi tanti pensieri e preoccupazioni, però da una parte ero pure felice di essere in quella casa, quindi c'era un continuo contrasto di emozioni.

Mi accucciai per terra, sedendomi e stringendo le ginocchia al petto. “Possibile... che io... sia incinta?” affondai la testa tra le gambe, e udii uno zampettio avvicinarsi a me. Un naso mi annusò i capelli, e una lingua umida mi leccò le mani.

-Oh, Iyo. E ora cosa faccio?- gli accarezzai il muso tristemente, mentre lui emise un piccolo guaito. Sospirai. -Beh, intanto mi alzo, eh?- mi misi in piedi e mi andai a sedere nel divano del soggiorno in attesa che i ragazzi tornassero dal concerto.

Finii per addormentarmi senza aver toccato cibo, distesa sul divano in posizione fetale. Dei leggeri brividi mi muovevano nel sonno, popolato da immagini, che ricordavo dai libri in cui avevo studiato al liceo dell'orfanotrofio, quando ancora ci vedevo,di piccoli embrioni che si sviluppavano nella mia pancia fino a nascere e a entrare a contatto col mondo esterno. Chiunque sia nella mia condizione considererebbe l'idea di essere incinta come una cosa meravigliosa, ma cosa farebbe se invece fosse in condizioni in cui non sa come muoversi e cosa fare? Quelle immagini periodiche popolarono la mia mente, finché non udii una porta chiudersi e delle voci.

Mi svegliai e mi misi a sedere sul divano, staccandomi i capelli che si erano attaccati alla guancia prima poggiata sulla superficie del divano. Sbadigliai, e allo stesso tempo, la nausea tornò a popolare il mio apparato digerente.

Mi convinsi che prima o poi avrei trovato il coraggio di parlare a Andy e ai ragazzi della mia condizione nello stesso momento in cui mi rivolsero la parola.

-Noah! Ti eri addormentata qui mentre ci aspettavi?- domandò Ashley.

-Eh si.

-Dai non dovevi!

-Ehm... senti...- cominciò Jinxx. -Stasera Andy è un tantino ubriaco, non so quanto ti convenga dormire con lui stanotte... non vorrei che ti ritrovassi i capelli impiastricciati del suo vomito domani mattina.- La voce di Andy mugugnò qualcosa di incomprensibile.

-Ehm... è tutto ok. Beh, allora vado a letto.- mi alzai indugiando mentre mettevo un piede davanti all'altro.

-Aspetta, ti aiuto io.- si offrì Jake, mettendomi una mano sulla spalla sinistra.

-Uh, grazie.- il suo tocco mi distolse per un po' dai miei pensieri, che però mi si riversarono addosso nello stesso momento in cui venni lasciata sola nella mia stanza, con solo Iyo a farmi compagnia. Bisbigliai il suo nome, e mi trovai subito il suo musetto appoggiato tra le gambe. -Iyo... come faccio a dirglielo?- sospirai chinando il capo verso il suo, e appoggiando la mia fronte alla sua.

 

La mattina dopo venni svegliata da un guaito di Iyo. Sbuffava e guaiva, ma io non riuscivo a spiegarmene il motivo, quindi, più che chiamarlo a me e accarezzarlo non potei fare altro.

La giornata passò normalmente finché non ci ritrovammo a non fare nulla in soggiorno, buttati sul divano. Io ero seduta, e tenevo in grembo il capo di Andy, immergendo le mani nei suoi capelli e accarezzandoli.

-Noah... perché hai le braccia arrossate?- domandò lui a un certo punto.

-Uh sono rosse?- me ne sorpresi, sfiorandole con le dita fredde, ma senza sentire alcun rigonfiamento.

-Si. E' strano... di solito la tua pelle risente di qualcosa quando tu non sei di buon umore o quando qualcosa ti impensierisce. Sei sicura che sia tutto ok?- “Perspicace il ragazzo.” mi allarmai, ma cercai di non darlo a vedere. Il solito senso di nausea aumentò, ma io mi forzai a sopprimerlo.

-Noah? Va tutto bene?- domandò Christian, accorgendosi del mio silenzio. Cosa potevo fare? Gli spiattellavo tutto? Dicevo che non avevo nulla? Sarebbe stato come mentire a me stessa. Mentre i dubbi sul da farsi si mescolavano in me, una lacrima involontaria mi cadde da un occhio.

-Ehi. Ma che ti prende?- domandò Andy, alzandosi dalle mie gambe.

-Eh? Cosa?- mi sfiorai la guancia bagnata. -Cosa diamine...?

Ne cadde un'altra, e un'altra, e un'altra ancora, finché io non scoppiai in lacrime.

-Noah! Per l'amor del cielo! Ci spieghi che ti è preso?- cercò di tranquillizzarmi Jinxx, massaggiandomi la schiena.

-A... Andy...- mormorai io. -Devi togliermi un dubbio enorme. Noi... usiamo sempre le premonizioni quando stiamo insieme, vero?- questa domanda zittì tutti.

-Si... sempre...

-E non c'è stata una sola volta che tu non li hai usati?

-...

-Andy??

-Una sola. La tua prima... volta...- mormorò.

-Occristo, occristo!- esclamai io piangendo. -E ora? Che faccio? Che faccio?

Le mie mani vennero circondate da altre due leggermente incallite.

-Noah. Sei incinta?- mi chiese con voce incerta Ashley. Annuii violentemente. Lui sospirò. -Devi farti visitare, lo sai? In ogni caso, stai tranquilla, andrà tutto bene.- strinse delicatamente le mie mani.

-Andy... tu che vuoi fare?- mormorai io, tirando su col naso.

-Io... amore, a me va bene una tua qualsiasi scelta.- mi accarezzò una guancia, strappandomi un sorriso interiore.

-Ma... io non so che fare.- singhiozzai.

-Ehi, calma, pensiamoci insieme. Siamo tutti qui, pronti a sostenerti.- disse Christian cercando di calmarmi. Una mano si poggiò su un ginocchio.

 

Quella notte non feci l'amore con Andy, ma mi addormentai semplicemente tra le sue braccia, che mi confortavano nonostante quella situazione apparentemente insostenibile.

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Capitolo 29
*** Pericoli. ***


Il giorno dopo mi accompagnarono tutti e cinque in ospedale a farmi visitare da una ginecologa, che, mi spiegò Jinxx che la conosceva bene (-Vecchia fiamma- mi raccontò), era molto brava nel suo campo. Si chiamava Lucia, ed era di origine italiana, ma in quell'ambiente si faceva chiamare Lucy. Mi visitò, mentre gli altri mi aspettavano fuori dallo studio. Quando ebbe terminato e io mi fui rivestita, mi spiegò che ero in buone condizioni e dichiarando che ero al secondo mese di gravidanza. Inoltre ogni mese o qualora non stessi bene, dovevo farmi visitare.

-E le nausee? Che ci devo fare con quelle?

-Sono causa di stress. Ti consiglio di metterti il cuore in pace se vuoi tenere il bambino, o aumenteranno e peggioreranno la tua condizione.

“Come, se voglio tenere il bambino?” pagai, uscii dallo studio accompagnata dal medico, e venni lasciata ai ragazzi. Andy fu il primo a parlare e la sua voce mi tranquillizzò un po'.

-Allora? Cos'ha detto?

-Sto bene.- mormorai io, cercando di sembrare rasserenata.

-E tu... cosa vuoi fare?

-N... Non lo so...- balbettai.

 

Dubbi, pensieri, ricordi mi si ammassarono nella mente, in quei giorni e le nausee non accennavano a diminuire. Ormai avevo imparato a memoria tattile il percorso da seguire quando avevo bisogno del bagno. Passarono due settimane, e non vi furono miglioramenti, a parte che io ed Andy avevamo ripreso ad avere rapporti con le stesse precauzioni di prima. Erano gli unici momenti in cui il mio corpo era in pace con se stesso, e io pacavo tutti i miei pensieri ostili, pensando solo all'uomo che amavo.

 

Una sera in cui mi trovavo sola nell'appartamento, mentre preoccupazioni di tutti i generi mi percuotevano la mente, mi venne risalì un conato di vomito, e, ricordando il percorso fino al bagno, andai a vomitare. Rimasi distrutta. Non ce la facevo più a stare in quel modo.

Cercai di rilassarmi, e mi stesi sul mio letto, piombando in un sonno profondo, per la prima volta tranquillo dopo tutto quel tempo passato a rimuginare sulle mie preoccupazioni.

Il mattino dopo non mi svegliai nella mia stanza, ma bensì in un letto diverso dal mio, con un odore di medicinali. Non riuscivo a spiegarmene la motivazione, e quando chiamai il nome di Andy, quest'ultimo rispose con voce molto lontana da me.

-Noah! Come ti senti??

-Uhm, bene. Ma dove sono?- chiesi.

-Sei in ospedale!

-Cosa? Ma perché?- mi allarmai io, muovendomi un po' e sentendo una leggera tensione al braccio sinistro. Vi misi sopra due dita e sotto di esse sentii qualcosa di duro dalla forma fine e cilindrica. -Cos'è questo?

-E' una flebo, non ti consiglio di toccarla troppo.- rispose Jake alla mia domanda.

-Non ti ricordi nulla?- chiese Jinxx.

-E di cosa? Mi sono persa qualcosa?

-Mi sa che non te ne sei accorta neanche.- mormorò Christian.

-Stamattina...- cominciò Ashley. -Andy era venuto a cercarti nella tua stanza per svegliarti. Ed entrando si era accorto che le tue lenzuola erano macchiate di sangue. Non sangue qualunque. Hai avuto un'emorragia interna, e hai rischiato di perdere il bambino.- disse tutto di un fiato. Rimasi senza parole. -Noah, tu sei ancora angosciata, vero?- disse con tono triste Andy.

-Ecco... sono piena di pensieri, si... ieri sera sono stata male... ma non avrei mai pensato di arrivare a tanto.- cercai di tranquillizzarlo. -Comunque, che dicono i dottori?

-Che hai rischiato molto, ma che l'embrione c'è ancora.- rispose Christian. -Tu, invece, cos'hai deciso di fare?

Rimasi un po' in silenzio, ripensando ai miei dubbi. -Avevo preso in considerazione l'idea di... abortire, ma ho troppa paura. E da una parte invece vorrei tenerlo, ma ho paura che nasca... come me. E... non so cosa causerebbe a voi ragazzi, specie a te, Andy. Tu... tu che ne pensi?- chiesi intimidita.

-Lo sai, a me va bene una qualsiasi cosa tu scelga. Mi andrà bene se resteremo così come siamo ora, o se nascerà. Dipende da te.

-Io...- cominciai. -Io ho bisogno di pensarci ancora. Tanto fino al terzo mese c'è tempo...

-Giusto...

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Capitolo 30
*** Diagnosi. ***


Venni dimessa dall'ospedale con una settimana di anticipo, ma giusto perché io facevo premura per tornare a casa e perché non sopportavo l'idea di stare senza Iyo, il quale, appena arrivai a casa, mi corse in contro saltandomi addosso. Le mie nausee si erano placate e si facevano sentire a intervalli più distaccati, il che mi fece rilassare un po'.

Ma i dubbi non si fermavano mai. La mia testa era sempre impegnata a pensare a qualcosa: che fosse la mia casa originaria, o Andy, o i ragazzi, o la mia salute o cosa fare col bambino, c'era sempre qualcosa che mi turbava. A un certo punto arrivai persino ad arrabbiarmi con me stessa, rendendomi conto che creavo problematiche dannose sia per me che per il bambino. “Forse sto cominciando a dare di matto...” pensai una volta che mi ero auto-arrabbiata.

Cercavo di rilassarmi in tutti i modi: musica, passeggiate col cane, stare in compagnia dei ragazzi -che forse era la cosa che mi rasserenava di più- o con Andy -idem-. Ma niente, ero sempre più turbata, non c'era verso di fare calmare il mio fascio di nervi.

Fu proprio questa la mia rovina. Una settimana dopo la mia dimissione, mentre ero immersa nelle mie riflessioni, ebbi l'impulso di andare a vomitare, e così feci. Terminato quello però il senso di nausea non scomparve, e sentii una leggera fitta alla base della pancia. Vi portai una mano, massaggiandola, e il dolore parve placarsi. Decisi che mi sarei stesa per un po' e che dormendo sarebbe passato, quindi mi diressi verso il letto, tendendo le mani in avanti per evitare di sbattere contro qualcosa o qualcuno. Quando vi arrivai ebbi di nuovo l'impulso di andare a rimettere tutto nel water, e cominciai a preoccuparmi seriamente. Quando il mio stomaco ne ebbe abbastanza di strozzarmi con quel sapore acido riuscii a stendermi sul letto e a mettermi a dormire.

Il mio sonno fu popolato da immagini di sangue e dalle foto dei libri in cui avevo studiato all'orfanotrofio, proprio come la sera in cui avevo scoperto di essere incinta. Ad un certo punto avvertii un dolore alle ovaie. Un dolore più forte di quello di prima. Chiamai Andy, ma mi ricordai che quella sera tutti erano andati ad un Meeting con dei manager e che ero sola con Iyo. Ovviamente non potevo appellarmi al cane, quindi mi rassegnai all'idea del restare a letto, soffrendo in silenzio. Dopo una serie di fitte vi fu la peggiore di tutte, che mi costrinse al pianto. Era tutto così insopportabilmente difficile da sopportare e il tempo sembrava non scorrere mai, mentre Iyo guaiva sotto il mio letto. Più che accarezzarlo e dargli l'ordine di zittirsi non sapevo cosa fare, quindi ad un certo punto rimasi semplicemente in ascolto dei suoi versi, finché non svenni in preda ai dolori.

 

Quando mi svegliai da quella specie di coma mi trovai ad annusare lo stesso odore di medicinali che avevo provato qualche settimana prima. Quella volta intuii subito cos'era successo, ed ero sicura al cento per cento che la mia fosse stata un'emorragia molto più forte di quella precedente.

Debolmente mi girai dal lato opposto a quello in cui ero posizionata, facendo attenzione a non staccare la flebo attaccata al braccio, e mi trovai con il viso immerso in qualcosa di morbido che mi solleticò il naso. Emanava un odore di miele a me molto familiare e mi illuminai all'idea che potesse essere Andy. Lo chiamai, e quella morbida superficie che aveva stuzzicato il mio naso si mosse verso l'alto.

-Noah!- mi circondò con le sue braccia calde, e mi baciò ripetutamente, ringraziando il cielo che fossi ancora lì. -Che paura, che paura che ho avuto! Temevo di perderti per sempre! Oh, amore, se non vuoi tenerlo e hai paura ad abortire possiamo sempre darlo in adozione! Ma non ti dannare a questo punto!- un groppo mi salì in gola, e una singola lacrima rigò la mia guancia destra, ma non ne scesero altre.

Ero debolissima, non riuscivo neanche a mettermi a sedere, e infatti, quando Andy mi lasciò andare ricaddi sul materasso con un piccolo tonfo.

Lontano da me, bussarono, e si avvicinarono dei passi veloci di diverse persone.

-Noah! Oh, Noah! Come stai??- feci spallucce sorridendo e cercando di tranquillizzare chi mi stava attorno. Qualcuno mi riavvolse in un abbraccio.

-Ti prego, non ti dannare così per le tue condizioni. Non voglio che questo risucceda.- la voce di Christian tremò, dandomi l'impressione che stesse per piangere, e io portai la mano senza flebo sulla sua schiena, stringendolo piano a me, cercando di tranquillizzarlo.

-Andrà tutto bene.- mormorai con un filo di voce.

-Ti ho portato l'iPod.- disse dopo un po' Jake. -Ho pensato che ti saresti annoiata a stare tutto il tempo immersa nel silenzio. Anche perché la tua stanza è singola.

-Inoltre...- disse Ashley con tono più allegro -Iyo non fa che cercarti e ti manda i suoi auguri di guarigione.- mi rasserenò sentire un pizzico di allegria in quella stanza, e un sorriso comparve sul mio viso, pensando al mio amato cane.

Quando restammo in silenzio io mi animai, con quel poco di forze che avevo. -Ragazzi, non siate tristi. Io sono felice che voi siate qui. E voi...- cercai le mani di Andy che si posarono subito sotto le mie, stringendosi a vicenda. -...voi siete la cosa più importante che ho. Siate sereni.- sorrisi.

-Oh, Noah.- mormorò Jinxx con voce tremula.

-Dai, scemo. Che fai piangi ora?- ironizzò Christian, facendoci scoppiare tutti a ridere.

 

Quella notte la passai nella solitudine più totale. Ero sempre più debole, e avrei voluto mangiare, ma non mi era stato portato nulla. Il giorno dopo venni visitata dalla stessa ginecologa che mi aveva detto che fossi in buona salute.

-Signorina, le avevo detto di mettersi l'anima in pace, ma mi sa che lei 'sto bimbo non lo vuole proprio. O sbaglio?

Non seppi cosa rispondere, e restai in silenzio.

-Ho capito... è in dubbio, non è così?

-... si.

-Capisco... beh, credo che possa essere riportata nella sua stanza.

-Aspetti. In che condizioni sono?-chiesi agitandomi.

-E' sicura di volerlo sapere?

-C... Certo!- balbettai mentre un senso di ansia mi si installava dentro.

-Sono indecisa sul suo “destino”. Non so cosa può accederle, quindi resterà qui, non solo sotto cura, ma anche sotto osservazione.

-Devo preoccuparmi?

-Non so, faccia un po' lei...- e scoppiò a ridere, per poi tranquillizzarmi. Non capii molto della sua diagnosi, ma non mi rassicurò per niente quello che mi disse.

 

Nello stesso giorno in cui venni visitata ebbi un riversamento di vomito. Non fu un bello spettacolo, ma almeno accadde mentre era presente un'infermiera, che mi soccorse mettendomi sotto il viso una bacinella.

Ero stanca e ansiosa del mio malessere, ma non potevo farci nulla. Quando mi ripresi un po', mi vennero a fare visita i ragazzi, dando uno spiraglio di luce a quella triste vita che stavo vivendo chiusa in quella stanza a rigurgitare sentimenti macabri.

Raccontai della mia condizione e del parere del medico, lasciando perplessi tutti. Ma non me ne sorpresi, io lo ero più di loro. Avvertii un dolore alla base della schiena che si diffuse fino ai fianchi, ma decisi di ignorarlo. Volevo godere a pieno quei momenti con quelle persone che amavo con tutta me stessa. Decidemmo di cambiare argomento, e venni a sapere che ormai il loro nuovo CD aveva venduto un sacco di copie, e che Jinxx si era preso la briga di mettere nel mio iPod tutti i brani nuovi. Lo ringraziai, affermando che lo avrei ascoltato prima di addormentarmi.

-Domani mattina ti verremo a trovare verso l'ora di pranzo, ma se hai bisogno, non esitare a chiamare.- disse Ashley -Abbiamo lasciato i nostri numeri in segreteria quindi sanno come rintracciarci...-

Bussarono alla porta. -Orario di visite terminato!- esclamò un'infermiera.

-Beh, allora andiamo.- Ashley mi salutò con un bacio sulla guancia, e così fecero gli altri, a eccezione di Andy, che si gettò a capofitto sulle mie labbra. Mi mancava molto fare l'amore con lui, mi mancava lui. Avrei voluto che rimanesse con me a dormire, ma era proibito.

-Buonanotte, amore.- mormorò stringendomi una mano.

-Dormi bene...- Andy lasciò lentamente la mia mano, ma io lo fermai un ultimo minuto. -Andy?

-Si?

-Ti amo.

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Capitolo 31
*** Ritual ***


Solo salutando Andy e i ragazzi quella sera avevo avuto un macabro pensiero, che però avevo cercato di opprimere con un po' di musica. Alla fine decisi di passare la notte solo ascoltando Ritual, e perdendomi nelle parole di Andy, cercando di distrarmi.

Mentre un'infermiera armeggiava con il tubetto della flebo, le chiesi di aprire la finestra. Lei si lamentò dell'ora tarda -erano le dieci di sera- e che mi sarei raffreddata esponendomi al fresco della notte, ma insistetti e lei la aprì. Quindi dopo svariate volte che ebbi ascoltato Ritual una leggera brezza mi sfiorò dolcemente il viso, facendomi pensare a Iyo e provando nostalgia per lui.

Mi addormentai con le cuffie nelle orecchie e quando il vento aumentò nella stanza io provai un forte dolore alla base della schiena. Cercai di cambiare lato e di girarmi su un fianco, ma niente, il dolore non passava. Qualche secondo dopo il dolore si trasferì poco più sopra la vescica e nella zona dell'appendice. Cercai di massaggiarmi la pancia, ma niente, non si estingueva. Restai allora per un po' ferma, nella speranza che, evitando un qualsiasi movimento, passasse ma anche questo tentativo fallì. Avvertii un forte fastidio tra le gambe e cominciai a preoccuparmi seriamente. Cercai di avvicinarmi il più possibile al capo del materasso per cercare la corda che avrebbe fatto scattare l'allarme in segreteria in modo che qualcuno venisse da me.

Dopo molti sforzi e fitte riuscii ad appoggiare la testa alla sbarra del letto, restando ansimante e dolente. Nell'iPod risuonava l'assolo di Jake e mi diede un piccolo conforto.

Ricordai come in un pomeriggio di noia mi ero fatta spiegare pezzo per pezzo come era composta e fatta Ritual...

 

-Ragazzi, sono al culmine. Voglio descritta pezzo per pezzo ogni nota di Ritual!- esclamai stesa sul divano mentre ascoltavamo il CD di “Set the world on fire”.

-Oh, Noah. Avremo sentito milioni di volte Ritual!- si lamentò Jinxx. -Non puoi chiederci pure di descrivertela pezzo per pezzo!

-Oh, invece si! La amo.- dissi con convinzione.

-E va bene.- sospirò Jake, mentre accanto alla mia testa, nel divano si creava uno sprofondamento, mentre in tutta la roulotte risuonava Ritual. -Oh, ricordo ancora la prima volta che la suonammo. Eravamo nel nostro studio e non so come mi uscì quell'accordo di chitarra dal quale estrapolammo l'idea di questa canzone.- disse Jake da sopra di me, mentre ascoltava la sua chitarra. -Per non parlare di quando si accorparono Ash e Jinxx al mio strumento. Che mix, ragazzi.

-Non dimentichiamo la mia batteria!- esclamò Christian. -Dove andreste senza di me? Non immaginerei un solo brano senza la mia furia e le mie bacchette!- arrivò il suono dei piatti della batteria e Christian sospirò.

Dal CD risuonò la voce di Andy. “Praying for what your heart brings, thoughts of escape and bloodshot eyes... you're barely sleeping, no longer dreaming now what you do to feel alive?”

-Che strano risentire la mia voce così. Lo noto ogni volta che mi ascolto. Non mi sembro io.- ridacchiò Andy poco distante da me. Io restavo in ascolto, sorridendo ad ogni parola che udivo.

Singing song of the old days, try to remember what's gone by... stronger in new ways, don't care what they say, this is your life, it's time to rejoice!”

Mi cullavo letteralmente nel suono di quelle parole, così armonioso e confortante.

Their misery, and demons burn... a feeling that's worth fighting for!!”

Arrivò l'assolo di Jake e io rabbrividii. -Jake, il tuo assolo, ogni volta che lo ascolto, mi fa rabbrividire: è spettacolare.

-Che esagerazione- ridacchiò lui.

-E poi, il modo in cui il basso di Ash e la chitarra ritmica si fondono con la tua chitarra è spettacolare! Ragazzi, siete fantastici!- una mano ruvida mi accarezzò la guancia, e la riconobbi subito: avevo passato così tanto tempo a rigirarmela tra le mani che ormai era più che distinguibile, era la mano di Ashley. Mi concentrai sulla batteria di Christian. -Oh, CC.- sospirai.

-Dimmi.

-Tu. Sei. Un. Genio. Ma come lo siete tutti voi del resto!

Rise up! And celebrate your life! You're not alone in our ritual! Sing! For what you feel inside, becoming one with our ritual!”

-Andy?- lo chiamai.

-Si?

-Regalami la tua voce. E' così calda e dolce che mi riscalda il cuore ogni volta che la sento.- lui non rispose. Quando Ritual terminò mi aspettai che ne seguisse Youth And Whisky, e invece la chitarra di Jake ricominciò, seguita da quella di Jinxx, dalla batteria di Christian, dal basso di Ashley e dalla voce di Andy. Sapevo che era stato lui a farla ricominciare e mi spuntò un sorriso sul viso quando me ne resi conto.

 

Mentre Ritual ricominciava da capo gli attimi vissuti con quei ragazzi mi ritornavano alla mente insieme al suono delle loro voci, che mi erano state vicine per così tanto tempo. Il fastidio tra le gambe si era tramutato in dolore anche quello, e io ansimai. Desiderai di abbracciare Iyo, il cui calore mi aveva sempre dato conforto quando mi sentivo persa e desolata; ma sotto i miei polpastrelli sentivo solo le lenzuola maleodoranti e raggrinzite. Quando le fitte aumentarono e nelle mie cuffie risuonò l'assolo di Jake, allungai la mia mano alla ricerca del filo collegato all'interruttore. Ma nulla. Non lo trovavo. La mia mano vagava nel vuoto, e man mano lacrime di paura e disperazione rigarono il mio viso.

Mi stancai fin troppo, quando il mio braccio cedette alla stanchezza e con lui il resto del corpo, capii che nessuno sarebbe accorso neanche se avessi urlato. Non mi avrebbero udito a causa delle pareti spesse. Un medico era stato tanto gentile da spiegarmelo e io avevo assicurato a me stessa che avrei fatto attenzione a ricordarmi con memoria tattile la posizione della cordicella.

Andy ricominciò a cantare nelle mie orecchie e io piansi. Mentre le lacrime bagnavano il mio viso, sentii qualcosa fluire tra le mie gambe. Non servì che io toccassi, sapevo già che era sangue. La mia mano vagò nel vuoto un'ultima volta. Nulla, del filo in spago che sarebbe dovuto pendere dall'alto, non c'era traccia.

Il dolore mi percosse ancora una volta e le mie cosce si riscaldarono del mio sangue. Il mio respiro si accorciava mentre Andy cantava nell'iPod e io piangevo. Al culmine del dolore, Ritual ricominciò un ultima volta e io mi spensi tra il sangue.

 

 

Andy point of view

 

Quella notte non riuscii a dormire tranquillamente. Noah mi mancava come non mai ed ero preoccupatissimo a tal punto che passai la notte in bianco. Alle prime luci del mattino, mi alzai in tutta fretta per vestirmi e andare in ospedale. Non mi sarebbe importato se i medici mi avrebbero contrastato per farmi entrare, avrei persino potuto pagarli, pur di vedere colei che amavo più di ogni altra cosa.

Mi recai in cucina a passo svelto e vi trovai i ragazzi che sonnecchiavano sul tavolo. Li ignorai, e, infilandomi velocemente una maglietta e una felpa, presi qualche fetta di pane e burro di arachidi, e li inghiottii quasi interi, rischiando di strozzarmi.

-Andy, tutto bene?- domandò Jinxx, vedendomi tossire.

-... si.

-Ma dove vai?- chiese Jake con aria assonnata.

-Da Noah. Non ce la faccio a stare altre cinque ore, se non di più, senza di lei!- esclamai cercando il cellulare. Ashley mi si avvicinò e mi fermò, mettendomi le mano sulle spalle e guardandomi dritto negli occhi. -Amico, lei è in ospedale e si riprenderà. Va tutto bene. Ora, aspettaci e veniamo con te.- le sue parole mi calmarono, nonostante fossero molto semplici. Sospirai, e mi sedetti al tavolo accanto CC, che stava per immergere i capelli nella ciotola di cereali se non glieli avessi tolti io.

 

Mentre io cominciavo ad innervosirmi, i ragazzi si prepararono, e quando sbucarono in soggiorno vestiti io sbuffai e corsi a prendere le chiavi dell'auto. Arrivammo in ospedale in dieci minuti, nonostante avessimo rischiato di investire una vecchietta che stava attraversando la strada.

Quando arrivai nel reparto di Noah, rimasi in ascolto di un silenzio che mi fece rabbrividire. Non mi piaceva per nulla. Percorsi il solito corridoio largo e gelido, e notai la porta della stanza di Noah aperta. Forse la ginecologa la stava visitando, o forse si era appena svegliata ed un'infermiera la stava aiutando a rimettersi in sesto. Ashley mi superò di qualche passo, e quando stava per entrare, si bloccò di punto in bianco.

-Ash?- non mi rispose. Lo raggiunsi e lo scossi un po', poi volsi lo sguardo verso ciò che stava guardando con aria scioccata.

Mi portai le mani alla bocca per non buttare un urlo e per non fare sentire una bestemmia.

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Capitolo 32
*** Ti prego... ***


Davanti a me si ergeva una stanza vuota, gelida e senza Noah. Il suo letto aveva le coperte messe in disordine e alla fine del materasso, e la federa del suo giaciglio era tutta coperta di sangue. Sul cuscino c'era poggiato solo un oggettino triangolare con delle cuffie. Mi avvicinai a grandi passi al letto sporco, ma tremante come una foglia, mentre gli altri fecero solo un passo per entrare nella camera. Presi con mano tremula l'iPod in mano e infilai gli auricolari nelle orecchie. Sentii un assolo a me molto familiare, una batteria e la mia voce. “Rise up! And celebrate your life...” il respiro mi si mozzò, e sperai che quello che mi aveva appena trapassato le tempie non fosse reale. Alle mie spalle sentii i ragazzi agitarsi silenziosamente, poi una voce femminile estranea.

-Scusate, lei non è qui, e non credo sia il caso che stiate qua dentro.- mi girai verso la voce dell'infermiera e la squadrai da capo a piedi. Era la ginecologa di Noah.

-Dov'è?- mormorai io, ma lei rimase in silenzio. -Dov'è?!- ripetei alzando il tono, sentendo gli occhi bruciare.

Lei era seria ed impassibile. -Seguitemi.- si girò e noi ci fiondammo alle sue spalle, seguendola, mentre io stringevo con forza l'iPod della donna che amavo.

Scendemmo una rampa di scale che mi sembrò infinita, poi davanti a noi si notò un cartello. “Camera Mortuaria”. Un groppo mi salì in gola, ma cercai di farlo riscendere, mentre gli occhi mi si inumidivano e me mani cominciavano a sudare freddo.

Attraversammo un corridoio dalle luci bianche come la neve e tanto glaciali quanto essa, e giungemmo in una stanza oscurata a vetri e con una sola lampadina posta su un tavolino e con un solo letto dentro. Il medico non disse nulla, ci aprì la porta e se ne andò. Nessuno di noi volle metterci piede per primo, ma alla fine Ashley fece il primo passo ed entrò. Lo osservai attentamente. Lui era serissimo mentre la osservava, poi chiamò il suo nome. Ma non successe nulla. Abbassò lo sguardo e io vedi una gocciolina cadere da sotto i suoi capelli.

No...” pensai. Entrai io, con passo indeciso e mi avvicinai al letto. La vidi immersa in un sonno inespressivo. Era pallidissima, e il suo ciuffo copriva leggermente il suo sopracciglio sinistro. Non aveva alcuna espressione in viso: la sua bocca era seria, le palpebre degli occhi abbassati come sempre e le sopracciglia rilassate. Le spostai il ciuffo dalla fronte, e le mie dita calde entrarono a contatto con la sua pelle fredda. No, fredda non avrebbe descritto pienamente il suo stato, lei era glaciale. Le sue mani si stendevano lungo i fianchi, e posti sul ventre, dove si sarebbe dovuto sviluppare il nostro embrione. Il suo corpo era coperto da un semplice pigiama bianco ospedaliero, ma al suo collo scorsi qualcosa brillare alla debole luce della lampadina. Lo alzai, e da una catenina, scivolò fino alle mie dita un ciondolo con il nostro stemma a forma di stella.

Non resistetti. Le lacrime mi rigarono il viso in modo quasi assurdo.

-Noah... Noah, rispondi. Noah. Dai, alzati. Dì qualcosa...- le toccai una guancia.

Una mano mi si posò sulla spalla destra, ma io la ignorai, continuando a parlarle. -Noah... ti prego.-

piansi io.

Un sospiro, ma non era il suo. Proveniva da dietro di me. -Andy...lei...- cominciò Christian.

-NO!- esclamai io. -Noah!- piansi con tutto me stesso, appoggiando la testa al suo ventre piatto.

-Andy, smettila.- mormorò la voce tremante di Jake. -Piantala! Non lo vedi? Lei... si è spenta.- mi voltai a guardarlo. Le lacrime rigavano il suo viso come quelle di tutti.

 

Restammo in quella stanza per ore, finché l'aria non si fece satura delle nostre lacrime e della nostra tristezza. Io non potevo fare a meno di starle accanto, ricordando tutti i momenti vissuti insieme. Ricordai la mia infatuazione per lei. Il suo tocco sul mio cuore quando mi descrisse cosa le aveva fatto provare Ritual, ricordai i suoi morbidi capelli tra le mie dita, il suo volto tranquillo sulle mie gambe mentre accarezzava i capelli di Ash, i nostri compleanni così vicini tra loro, le lotte di solletico che avevamo vissuto tutti insieme, la prima volta che era giunta alla nostra roulotte...

Ero perso nei miei ricordi, e la mia depressione venne scossa da qualcuno che bussò alla porta. Ci girammo tutti a guardare, e trovammo la stessa dottoressa che ci aveva accompagnato lì. Ci fece cenno di avvicinarci, e si accinse a parlarci dell'accaduto, mentre io mi asciugavo le lacrime dagli occhi.

-La diagnosi è stata facile da stabilire. Lei è morta per emorragia interna, nella zona in cui si era sviluppato l'embrione. Ovviamente ha perso anche quello. Tutto è avvenuto stanotte. Credo abbia cercato di chiedere aiuto perché la abbiamo trovata sul bordo superiore del letto e con il braccio trafitto dalla flebo che pendeva verso il basso...- si interruppe per scrutarci in viso, ma poi riprese a parlare. -Immagino che voi siate i suoi responsabili, o parenti o amici...-

-La... sua famiglia...- mormorò Jinxx.

-Beh, dovete compilare un formulario su di lei.- gli mise in mano un foglio. -Contattare le pompe funebri e se necessario organizzare il funerale.- poi ci lasciò di nuovo soli. Io mi voltai a guardare Ashley, in cerca di un sostegno, e lo trovai a fissarmi col mio stesso sguardo sperduto.

 

Christian compilò il modulo, mentre noi ci riunimmo attorno al letto di Noah. Non riuscivo a smettere di fissarla. Le passai una mano tra i capelli, morbidi come sempre. La immaginai muoversi, portando una mano alla mia e riscaldandola più di quanto non lo fosse già, per poi avvicinarmi e baciarmi. Un'altra lacrima attraversò la mia gote, ma solo una, non ne caddero più.

 

Quella sera mi fu quasi impossibile staccarmi da lei, e per poco Ashley non mi trasportava con la forza. Arrivammo a casa e per poco Jake non inciampava addosso a Iyo. Era davanti alla porta, accucciato ad attendere il nostro ritorno... e la sua padrona.

-Oh, Iyo.- mormorò Christian.

-Lei... lei non tornerà, Iyo...- Jinxx si accucciò ad accarezzarlo, mentre lui gli annusava le dita. Poi guaì. Forse anche lui aveva intuito cosa era successo alla sua padrona. Gli preparai da mangiare, dato che lo avevamo lasciato a digiuno per tutto il giorno, e nessuno di noi spifferò una parola mentre mangiavamo.

La notte sembrò non passare mai, mentre la solitudine mi si accalcava addosso. Non riuscivo ad immaginare la mia esistenza senza di lei.

Il mattino dopo non mi volevo smuovere dal letto, e ci rimasi finché Christian non venne a bussare alla mia porta.

-Che c'è?- domandai seccato.

-Posso entrare?

-No, CC. Lasciami solo.

-Devo aggiornarti di alcune cose...

-Poi me le dici. Ora voglio stare da solo.

-Cavolo, se non ci fai entrare sfondo la porta!- si arrabbiò Jake, che evidentemente era con lui. Sbuffai e lentamente mi avviai verso la porta della mia camera e la aprii. Davanti mi trovai tutti i ragazzi intenti a fissarmi.

-Beh? Quindi?- domandai scocciato.

-Abbiamo chiamato l'assistente sociale e Suzanne.- cominciò Jinxx. -Non c'è niente da fare con loro, ed è escluso trasportare il suo corpo in Inghilterra. Suzanne resterà nella sua casa, sotto ordine dell'assistente sociale, almeno finché qualcuno non la compri. A noi è stato affidato Iyo, come era prevedibile. La domanda del giorno è... faremo un funerale?- mi fissò intensamente.

Io rivolsi l'ennesimo sguardo ad Ashley, che me ne rivolse uno di incoraggiamento.

-Sinceramente... non voglio organizzare nulla...- Jake si sorprese. -Se la vedessi in una chiesa con un prete da strapazzo che si mette a predicare cose inutili penso che lo potrei mettere al tappeto nel giro di pochi secondi...- sul viso dei ragazzi comparve un lieve sorriso, che mi contagiò. -Avrà la sua bara e il suo posto al cimitero. Punto.- tornai serio. -Beh, niente altro?- Ash fece spallucce. -Chiamo l'agenzia di pompe funebri. Tra oggi e domani tutto dovrebbe essere finito...- annuii con addosso una grande depressione.

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Capitolo 33
*** Sussurri nel vento. ***


Passò un altro giorno, e io immaginavo Noah camminare con Iyo per la casa, scherzando e ridendo, per poi avvicinarsi a me, e mentre io la stringevo a me, ci baciavamo. A riscuotermi dalle mie fantasie fu Jinxx, che si sedette accanto a me sul divano sprofondandoci dentro. Era vestito di nero, come me. Gli altri si stavano ancora preparando per andare al cimitero. Pochi minuti dopo mi trovai il muso di Iyo tra le ginocchia e presi ad accarezzarlo distrattamente.

Quando finalmente ci trovammo tutti riuniti in soggiorno uscimmo di casa, portando anche il cane con noi. In qualche modo, avrebbe intuito che lei non era più tra noi.

Arrivammo al cimitero, dove un becchino ci aspettava con una bara semi aperta sporgente dall'auto funebre. Io vi gettai un ultima occhiata all'interno, e intravidi il viso di Noah rilassato e con le mani congiunte che reggevano il nostro Pentacharm. Le toccai un ultima volta i capelli, e feci una cosa che non mi aspettai nemmeno io. La baciai un'ultima volta. Le sue labbra gelide e morbide entrarono a contatto con le mie, ma non si mossero. Nulla. Una cascata di dolore mi si riversò addosso, mozzandomi il fiato mentre sentivo il suo leggero dolce profumo di pulito.

Dopo di me, anche i ragazzi si avvicinarono alla lapide e sfiorarono tristemente il volto di quella ragazza che amavamo con tutto il cuore e che aveva passato con noi giornate e momenti meravigliosi vivendo emozioni che persino noi ci sognavamo. Ad un tratto un forte senso di colpa mi gravò addosso. Era colpa mia se lei era lì. Tutta colpa mia. E io non potevo fare più nulla per tornare indietro.

Iyo guaì da dietro di me, e Jake lo accarezzò per calmarlo, lasciandogli annusare quel contenitore nero. Feci un respiro profondo e lasciammo che il becchino chiudesse la il coperchio della bara nera. Mi si strinse il cuore, e mi dovetti voltare a guardare altrove. Con noi non c'era nessuno, eravamo solo noi cinque e quell'uomo. Lo aiutammo a trasportare la bara fino ad un posto libero alla fine del cimitero cosparso di lapidi, finché non giungemmo davanti una fossa in marmo nero con sopra una lastra dello stesso materiale con sopra incise delle parole in oro, che aveva scelto Ashley al mio posto. Non ebbi neanche il fegato di leggerle, perché appena lessi il nome di Noah mi salì un groppo alla gola.

Posammo la bara nel marmo freddo e restai a guardare il becchino mentre chiudeva la tomba con un coperchio in marmo. Avrei voluto fermarlo, fargli riaprire la bara e farmi abbracciare Noah, ma era una cosa troppo assurda e impossibile da fare. Quando finì chiese se desiderassimo che dicesse qualcosa per onorare la morte di “quella povera ragazza”.

-No. Va bene così. Può andare se vuole.- lo congedai io. Lui ci strinse le mani, facendoci le sue più sentite condoglianze e ci lasciò da soli. Restammo a fissare in silenzio la tomba, con la fotografia di Noah incorniciata sulla sua lastra.

Ad un tratto la chitarra di Jake mi risuonò nella testa e istintivamente cominciai a cantare a bassa voce. -Praying for what your heart brings, thoughts of escape and bloodshot eyes. You're barely sleeping, no longer dreaming, now what you do to feel alive?- A me si unirono gradualmente tutti i ragazzi e intonammo Ritual tutti insieme.

Quando finimmo, sentii qualcuno tirare su col naso, ma non mi voltai a guardarli. Lasciammo Noah nella sua scatola marmorea e mi ripromisi che sarei andato a farle visita ogni giorno con Iyo, che per tutto il tempo della sepoltura aveva emesso leggeri guaiti.

 

Tornai il giorno dopo da solo, con dei fiori e con Iyo. Prima di entrare spensi la sigaretta che stavo fumando e la gettai in una pattumiera lì vicino. Poi sospirando attraversai il lungo sentiero che portava alla tomba di Noah. Quando vi giunsi davanti ebbi finalmente il coraggio di leggerci le parole iscritte.

“Lei ha vissuto la vita con la vista oscurata. Ma realmente ci guardava con gli occhi di un cuore sproporzionato. Riposerà in pace, con la melodia che più le stava a cuore durante sua esistenza.” respirai a fondo, e poggiai i fiori in un vaso di metallo lì vicino. Poi, stringendo il guinzaglio di io, rimasi a fissare il piccolo ritratto di Noah.

-Oh, cara...- sussurrai dopo un po'. -E' colpa mia. Perdonami. Perdona la mia imprudenza.- due lacrime mi scesero dagli occhi, la le asciugai subito. -Ora che non sei tra noi, so che ora potrai osservarci dall'alto o ovunque tu sia. Tu... accompagnerai sempre le mie giornate, non ti dimenticherò mai.- Iyo starnutì. -Visto chi c'è qui? Manchi anche ad Iyo. Beh, manchi a tutti noi. Spero che tu abbia sentito le nostre voci ieri. Eppure la tua era più forte della mia, e mi rimbombava nella testa.- mi interruppi un attimo pensando che se qualcuno fosse passato mi avrebbe preso per pazzo. Mi guardai attorno, ma non c'era nessuno a parte me, quindi ripresi il mio assurdo dialogo.

-Mi sto ancora chiedendo come farò senza di te e la vita mi appare senza senso. Ma poi penso a cosa mi diresti tu in condizioni del genere. Diresti che la vita continua e che le anime delle persone abbandonano i loro corpi tutti i giorni. Sto cercando di assorbire questa frase come se me l'avessi detta per davvero, ma non è facile.- mi interruppi un'altra volta. -Tornerò domani, sempre con Iyo, ma non smetterò di pensarti.- mormorai, lasciando che Iyo annusasse un'ultima volta la piastra nera. Poi me ne andai.

Mentre camminavo mi sentii un po' più leggero. Volevo togliermi il peso di aver causato la sua morte, ma non c'era modo di rimediare, e più che sussurrare e chiedere perdono non potevo fare. Sentii un calore accarezzarmi i capelli e vidi la mia ombra allungarsi sul pavimento.

Mi stupii di come la vita potesse continuare nonostante le persone morissero con tanta facilità. Era assurdo per me vedere persino il sole splendere nel cielo. Ma come si muore, si nasce, e nessuno poteva cambiare quell'incommensurabile verità.

Guardai Iyo, che zampettava accanto a me. -Lei vivrà per sempre con noi, nelle nostre menti e nei nostri cuori. Vero Iyo?- lui voltò il suo muso verso di me per poi girarlo e continuare a camminare con me. Appena misi piede fuori dal cimitero un venticello caldo mi sorprese il viso.

-Eh, già.- mormorai. -Vivrai ancora con noi, Noah.-

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