Same Old Games

di LH2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** capitolo quinto ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***






Over full play, play, play all the same old games
And we wait, wait, wait for the end to change
And we take, take, take it for granted
That will be the same
But we’re making all the same mistakes



Il caldo torrido di Orlando mi tolse il respiro nel momento in cui oltrepassai la porta scorrevole dell'hotel. Zayn era gia' pronto ad aspettarmi con una Lexus grigia metallizzata; apri' la portiera venendomi incontro. Lo guardai interrogativa lanciando uno sguardo alla macchina -e' la prima che mi hanno dato- rispose giustificandosi e togliendomi dalle mani la valigia. La infilo' nel portabagagli e si riposiziono' al posto del guidatore. Aspetto' che salissi anche io prima di voltarsi a fissarmi. Non girai la testa, se l'avessi fatto probabilmente tutta la mia determinazione sarebbe sparita al solo incontro dei suoi occhi ambrati. -sei sicura di volerlo fare?- sussurro' posizionando le dita sulla chiave d'accensione. Continuai a guardare davanti a me senza battere ciglio -ho poi un'altra scelta?!- risposi prima di infilarmi i rayban. Quegli occhiali erano la mia unica protezione, con quelli indosso potevo permettermi di essere vulnerabile, potevo lasciar sfogare i miei occhi senza che lo sguardo caritatevole di Zayn mi logorasse lo stomaco. -c'e' sempre una seconda opzione- continuo' lui ancora titubante nell'accendere la macchina. -gira quella chiave Zayn- mi limitai a rispondere prima che il rumore delle ruote che scorrevano sull'asfalto mi fece rendere davvero conto di cio' che stavo facendo.
Me ne stavo andando, ecco cosa stavo facendo. Me ne stavo andando dalla mia stessa vita o almeno da cio' che lo era stata fino a dodici ore prima. Me ne stavo andando dall'unica persona che mi aveva fatto rinascere per poi distruggermi nell'arco di un secondo. Tutto cio' che di bello era successo in un anno era stato cancellato da un'unica grande bugia.
Appoggiai i piedi sul cruscotto e accesi la radio sperando che potesse per almeno cinque minuti distogliermi dal dolore lacerante che stavo provando. Cliccai una stazione a caso e l'ultima canzone che volevo sentire in quel momento si impossesso' delle mie orecchie; ma il mio masochismo era sempre stato noto a tutti e per quanto volessi staccare e fare in mille pezzi quel misero apparecchio acustico rimasi inerme, con la testa appoggiata al finestrino, ripercorrendo quella vita che in cosi' poco tempo avevo perso.

"Give Me Love - Ed Sheeran"

Maybe tonight I’ll call you
After my blood, turns into alcohol
No, I just wanna hold you

Give a little time to me

We’ll burn this out

We’ll play hide and seek

To turn this around

And all I want is the taste
 that your lips allow.
My, my, my give me love.

Nel momento in cui entrai nella sala, i volti curiosi e arroganti degli invitati si rivolsero a me per scrutarmi da capo a piedi; ci volle un attimo prima che tornassero con le facce nei piatti, ad abbuffarsi con tartine mediocremente farcite o vino cosi' tanto invecchiato da fare schifo. Vidi da lontano mio padre e mi diressi in tutt'altra direzione sperando di riuscire ad evitarlo per almeno meta' della serata. Presi un bicchiere di champagne dal vassoio che uno dei camerieri mi porse e mi diressi verso un luogo tranquillo dove poter maledire mio padre ad avermi costretto ad andare ad una delle sue cene di lavoro. Se non mi avesse ricattato, giurando di distruggere la chitarra, togliermi la macchina e cancellarmi il biglietto d'aereo per Sidney del mese seguente, avrei volentieri rigettato il suo "invito". Ma per quanto avessi potuto continuare a comportarmi da pazza ribelle, non ci sarebbe stato modo di sfuggire alle sue minacce. Non avrei potuto dare sfoggio di me, mandandogli a quel paese la sua importante cena di lavoro oppure distruggere la sua reputazione dicendo la verita' su quello che pensava di ognuno dei presenti. Sarei rimasta seduta sul divanetto di velluto che puzzava di muffa a bere quell'alcool da ricconi che neanche da ubriaca sarei riuscita a mandare giu' volentieri. L'unica nota positiva che potevo attribuire a quella serata era il sonoro sottofondo di Ed e delle sue canzoni: meno di tre mesi e l'avrei visto sul palco, con la chitarra in mano e quella voce inconfondibile tra tutte. Feci un respiro profondo e riportai il bicchiere alla mia bocca. Non feci in tempo a buttare giu' il liquido gassato che mi ritrovai mio padre davanti, con le braccia incrociate e lo sguardo che non prometteva nulla di buono. -hai intenzione di rimanere qui seduta ad ubriacarti tutta la sera Ellis?- mi rimprovero' con il viso troppo tirato perche' potesse esprimere un minimo di sentimento. Lo guardai sgranando gli occhi -se potessi me ne andrei volentieri- -ma non puoi e la devi smettere di comportarti in modo cosi' arrogante. Sappiamo bene che tra i due sei tu quella che ha qualcosa da perdere- sogghigno' quasi compiaciuto. Non provavo niente mentre lo guardavo, non provavo pieta' per la sua freddezza ne' ribrezzo per la sua insolenza, non provavo niente perche' per me non valeva niente. Mi alzai posizionandomi di fronte a lui; i nostri visi erano a meno di tre centimetri l'uno dall'altro, potevo sentire il suo respiro affannoso. -non sono il tuo giocattolino, non mi intimidisci e soprattutto non puoi costringermi a fare quello che vuoi tu. Io non sono la mamma- scandii le ultime parole in modo che le percepisse al meglio. Dopo di che, gli presi il bicchiere di vino rosso che teneva tra le mani e mi allontanai, lasciandolo li, con i pugni stretti imprecando contro quella figlia troppo diversa da lui. Camminai a passo svelto verso la prima uscita ma tutta l'adrenalina che avevo in corpo, mi fece andare a sbattere contro uno degli ospiti.
-cazzo!- mi lasciai sfuggire quando vidi tutto il vino rosso sulla mia maglietta bianca. Se meta' era su di me, l'altra era sulla camicia del riccio di fronte. Alzai gli occhi per scusarmi con il ragazzino ma improvvisamente una folla di gente si accalco' su di lui e sugli altri quattro che non avevo notato. Mio padre accorse da dietro, poggiando le mani sulle mie spalle. -ragazzi ben arrivati!- esclamo' ansimante. -sfortunatamente avete gia' conosciuto mia figlia- alzai la testa verso di lui guardandolo interrogativa, mentre tutti e cinque risero a quella che pensavano fosse una battuta. -ciao Mark- dissero ad uno ad uno stringendogli la mano. -grazie di averci invitato. Ti siamo davvero grati per tutto il lavoro che stai svolgendo per noi- continuo' il ragazzo moro dal naso a patata. Per quanto avrei finto di non conoscerli, sapevo benissimo chi fossero; non credo ci sarebbe stato qualcuno al mondo che non avesse sentito parlare di loro. Erano ovunque, in maniera esagerata e ridicola ma erano ovunque. -figurati Liam. Siete cosi' talentuosi che chiunque vorrebbe avere il privilegio di lavorare con voi- borbotto' mio padre sistemandosi il colletto. Non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire una risatina. Ok, stavamo superando il limite della follia. -Ellis credo sia meglio tu vada a cambiarti quella maglietta bagnata- -a casa?- risposi io sarcastica. -ovvio che no. Chiedi a Kristal, te ne dara' una pulita- disse sfoggiando il suo fintissimo sorriso da padre premuroso. Sbuffai facendo un cenno con la mano prima di scivolare via di la'. -un momento Ellis- respirai a fondo prima di voltarmi -accompagna anche Harry cosi' che si cambi anche lui. Dopo il pasticcio che hai combinato..- mugugno' deridendomi. Senza dire una parola, perche' giuro che se avessi parlato non mi sarei piu' controllata, aspettai il riccio e mi diressi con lui nelle stanze al piano superiore, dovrei avrei trovato Kristal. -e cosi' non ti piace la nostra musica?- disse interrompendo il silenzio. -siete bravi ma non cosi bravi da essere ovunque. Su ogni giornale, in televisione o sulle mascherine degli iphone- -hai una mascherina dell'iphone con sopra le nostre facce?!- chiese divertito lui. -ovvio che no! Non amo buttare i soldi in stupidaggini- -ma se sei piena di soldi- -mai quanto te- ribattei io prima di bussare alla porta. -Kris?- domandai prima di aprire. La stanza era vuota ma fortunatamente due stand di vestiti erano ben ordinati accanto alla finestra. -guarda se trovi una camicia della tua taglia- gli dissi dirigendomi dalla parte opposta, verso gli abiti femminili. Acconsenti' con la testa iniziando a rovistare tra le tremila camicie che erano appese. -insomma che ci fai a questa festa?- chiese vago. -se non ci fossi arrivato l'ha organizzata mio padre. Sai quello alto, grosso, con un parrucchino orrendo e gli occhi spiritati- risposi fredda. Gli feci scappare una risata ma quando incrocio' i miei occhi non gli fu difficile intuire che non stessi scherzando. -non andate molto d'accordo eh?- disse, prendendo una camicia praticamente identica a quella che gli avevo macchiato di vino. -allora non e' poi cosi' bravo a fingere di essere un padre presente e affettuoso. Non te lo sei bevuto neanche tu quel falsissimo sorriso?- risposi scegliendo una canotta grigia di Massimo Dutti. -no infatti..- esclamo' sfoderando due piccole fossette ai lati della bocca. Mi avvicinai e gli puntai l'indice sulla guancia, toccandogliela -allora non sono finte. Ho quasi creduto fossero photoshoppate- lui rise prima di iniziare a togliersi la camicia. Lo guardai dubbiosa -che stai facendo?- -mi sembra piuttosto ovvio. Mi cambio..- rispose continuando a combattere con i bottoni. Scossi la testa ed entrai nella stanza accanto, togliendo la sguardo dagli addominali scolpiti che si ritrovava e che non avevo potuto fare a meno di notare. Quando uscii lui era appoggiato allo stipite della porta con gli occhi verdi intenti a fissarmi. -mi metti ansia se mi guardi con quello sguardo da maniaco- risposi avvicinandomi per aprire la porta. -nessuno ti ha mai detto che sei tremendamente acida?- disse divertito. -si piu' o meno tutti. Ma lo considero un complimento- risposi facendogli l'occhiolino. -sei proprio strana..- -e tu odiosamente riccio- -che hanno i miei ricci?! piacciono a tutti- rispose andando a testa in giu' scompigliandoseli per poi tornare su e aggiustarli con la mano. -oddio ma fai sempre cosi'?! Andiamo va che e' meglio. Si chiederanno dove sei- dissi aprendo la maniglia della porta. -dove siamo- mi corresse. -a mio padre non interessa minimamente dove sia io, fidati- risposi chiudendomi la porta alle spalle.
Scendemmo giu' dove tutti ci stavano aspettando; adocchiai da lontano una bottiglia ancora chiusa di vino e cambiando direzione da quella del riccio, mi diressi al tavolo. -dove vai?- esclamo' prendendomi la mano. -il piu' lontano possibile da mio padre- risposi lasciando la sua presa e trascinando via la bottiglia dal tavolo imbandito. -vengo con te- e prima che potessi controbattere mi segui' verso la porta sul retro.


-Questa canzone..- sussurrai a voce troppo alta. Zayn si volto' per un attimo guardandomi senza capire -l'ho sentita la prima volta che l'ho incontrato- risposi sincera, mordendomi il labbro. -la sera in cui lo hai praticamente imbrattato con il vino..- chiese lui ridendo -esatto- sorrisi anch'io. -quella sera ti ha chiesto sedici volte di uscire. Non credo si sia mai impegnato cosi' tanto- continuo' guardando la strada davanti a se'. Mi volsi a lui confusa -come fai a saperlo?- -me lo disse un po' di tempo fa. L'ho sfottuto per due settimane dopo che me lo ha raccontato- alzai gli occhi e gli diedi un colpetto sulla spalla. -beh si meritava un bel rifiuto- -uno?! l'hai rifiutato quindici volte El- -dai alla sedicesima ho accettato pero'- risposi facendogli la linguaccia. -voi donne siete tutte strane. Siete peggio di un rebus, non si e' mai sicuri di avere la risposta esatta- -se conoscessi le regole ci metteresti due secondi a trovare la risposta Malik- dissi, frugando tra la borsa e aprendo il pacchetto di Marlboro. -Harry e' stato in grado di risolvere il rebus?- esclamo' curioso continuando a guidare. -Harry sapeva fin troppo bene le regole- sussurrai inspirando la sigaretta.
Stanca di tutti quei ricordi felici, cambiai stazione interrompendo la melodiosa voce di Ed Sheeran prima che potesse pronunciare le ultime battute della canzone.

"Everything - Michael Buble'"

You're a falling star, You're the get away car.
You're the line in the sand when I go too far.
You're the swimming pool, on an August day.
And you're the perfect thing to see.

And you play your card, but it's kinda cute.
Ah, when you smile at me you know exactly what you do.
Baby don't pretend, that you don't know it's true
cause you can see it when I look at you.

La sveglia suono' precisa alle 7:15 interrompendo il sogno nel momento piu' bello: quello in cui stai per portare a compimento il tuo obiettivo o hai finalmente ottenuto cio' che desideravi. Tastai il comodino alla ricerca del bottone di spegnimento; stropicciai gli occhi e mi voltai verso il riccio che avevo accanto. La testa era sprofondata nel cuscino e le coperte ormai sgualcite lasciavano intravedere il suo corpo ben scolpito. Lo scrollai con la mano senza la minima voglia di aprire gli occhi. -Harry svegliati- mugugnai senza ricevere risposta. -Harry cazzo sono le sette e venti. Devi andare in studio- gli sussurrai nell'orecchio salendogli a cavalcioni sulla schiena. -mmmmh- fu l'unico suono soffocato che usci' da sotto il cuscino. Sbuffai ed alzandomi accesi la radio a volume abbastanza alto da procurargli un minimo di fastidio. Everything di Michael Buble' parti' in quel preciso istante; rimasi in ginocchio sul letto aspettando una qualche sua mossa. Ad un tratto si volto' di scatto facendomi prendere uno spavento -you're a falling star, your the gateway car, you're the line in the sand when i go too far- canticchio' allungando la mano verso di me con un enfasi che di prima mattina nessuno sarebbe stato capace di possedere. Si alzo' in piedi con il cuscino tra le mani, improvvisato a microfono -you're the swimming pool on an August day and you're the perfect thing to see- lo guardai scandalizzata senza fare a meno di ridere. Mi prese le mani e mi alzo' in piedi sul letto; il mio corpo aderiva perfettamente al suo, sentivo il respiro caldo su di me mentre da quella voce troppo armoniosa e afrodisiaca risuonavano le parole della canzone -And you play your card, but it's kinda cute. Ah, When you smile at me you know exactly?- mi guardo' aspettando che finissi la frase. -what you do- lo accontentai ridendo. -Baby don't pretend, that you don't know it's true. Cause you can see it when I look at you- continuo' lui scendendo dal letto e portandosi a presso tutte le coperte. Muoveva il bacino simulando Freddie Mercury mentre spostava da destra a sinistra i capelli perfettamente ricci. Non ridevo cosi' da troppo tempo, mi stesi sul letto aspettando che finisse lo spettacolino, abbracciai il cuscino ed iniziai a cantare con lui il ritornello. Sembravamo due bambini, che non si vergognavano di fare nulla; i vicini probabilmente ci stavano maledicendo per il troppo baccano perche' oltre alla radio con volume alto c'erano le nostre voci che si accavallavano a vicenda. O meglio quella di Harry che sovrastava la mia fin troppo stonata. -And in this crazy life, and through these crazy times it's you, it's you, you make me sing. You're every line, you're every word, you're everything- sali' sul letto e mi rubo' un bacio a fior di labbra. -tu non sei normale Styles- gli urlai ridendo imbarazzata. Sali' sopra di me, tenendosi con i gomiti per non rischiare di schiacciarmi -sono pazzo. Pazzo di te- ripete' fissando gli occhi verdi nei miei. Tutta quella dolcezza, quel romanticismo non era per niente da lui. Harry non era così. Harry era presuntuoso, sfacciato, con sempre qualcosa da ridire; di rado lasciava trasparire i suoi veri sentimenti, le sue vere intenzioni. Litigavamo un giorno si e l'altro pure, ci prendevamo in giro, ridevamo l'uno dell'altro; cosi' simili da volere le stesse cose, senza troppi giochetti, senza troppi inganni. Ma in quel momento, mentre lo guardavo affascinata dalle sue fossette, dagli occhi verdi e dal sorriso perfetto, ero felice perche' per quanto fosse immaturo e poco affidabile lo amavo sul serio. E la cosa piu' assurda e' che mi amava anche lui, non potevo chiedere di piu'. -And I can't believe, that I'm your man, and I get to kiss you baby just because I can- sussurro' passandomi una mano tra i capelli disordinati e spostando la ciocca ribelle che aveva coperto gli occhi. Arrossii evitando il suo sguardo e mi nascosi nel suo abbraccio. Gli accarezzai la guancia avvicinando il viso verso di lui -Whatever comes our way, we'll see it through, and you know that's what our love can do- completai la frase quasi vergognandomi dell'azione appena compiuta.
Ci lasciammo cadere abbracciati sul letto, incuranti del fatto che sarebbe dovuto essere in studio di registrazione in meno di venti minuti o che avrei avuto chimica in prima ora.


Cambiai stazione a meta' ritornello. -che fai?!- ribatte' Zayn sbuffando. -era bella- sussurro' continuando a canticchiarla tra se'. Non avevo voglia di spiegarli che anche quella canzone portava con se' troppi ricordi, di quelli felici che ti strappano l'anima al solo pensiero. Ero a pezzi e quella canzone non stava aiutando la situazione. Rivivere tutto, era quello che continuavo a fare dall'ultima volta che avevo visto i suoi occhi. Rivivevo tutto per soffrire, perche' per quanto mentissi, mi piaceva farmi del male; risentire il suono della sua voce, la delicatezza delle sue carezze, i baci passionali pieni d'amore. Amore? L'amore ti illude, ti distrugge, ti fa perdere l'equilibrio, ti fa perdere te stesso.
-Nessuno dovrebbe perdere se stesso. Non si dovrebbe permettere a qualcuno di condizionare la propria vita- esclamai ad alta voce abbassando leggermente il finestrino. -alcune volte le persone riescono ad acquisire cosi' tanto potere su di te da neanche accorgertene- rispose Zayn autorevole. -non credo di ritenerla piu' una cosa positiva- sospirai facendo cadere la testa sul sedile. -io lo ritengo un privilegio- -una rovina semmai..- contestai io. -quello che c'e'- -che c'era..- lo corressi. Annui' per poi continuare -quello che c'era tra di voi era singolare. Vi siete trovati, siete cresciuti insieme, avete superato gli stessi ostacoli. Avete fatto tutto insieme. Si puo' dire che abbiate vissuto al cento per cento la vostra relazione. Non c'era niente che mancava- -ma lui ha mandato tutto a puttane- la mia voce era flebile. Avevo perso tutto e Zayn, involontariamente, era li' pronto a ricordarmelo. -lui ha mandato tutto a puttane..- confermo' cliccando un tasto a caso della radio. 

"Same Mistakes - One Direction"

Wake up, we both knew to wake up
Maybe if we face up to this
We can make it through this
Closer, maybe we’ll be closer
Stronger than we were before
It made this something more.

Think that we got more time
One more falling behind
Gotta make up my mind

Ero dietro alle quinte dell'O2 Arena insieme ai ragazzi. Sentivo le grida dei fan come se mi trovassi li in mezzo a loro; tutto era pronto, Liam si stava facendo sistemare l'auricolare mentre Zayn era ancora alle prese con i capelli che Lou gli stava pettinando. -la finisci di mangiare o vuoi rischiare di rimettere sul palco?- chiesi a Niall seduto accanto a me con un pacchetto di patatine tra le mani. -tranquilla, lo faccio tutte le volte. Diciamo che e' il mio rito pre-concerto- rise offrendomene una. Scrollai le spalle sorridendogli e presi la chipster. -io ho ansia per voi..- risposi alzandomi e iniziando a camminare per la stanza. In quel momento Paul si affaccio' dalla porta del camerino -ragazzi quattro minuti- esclamo' prima di scomparire. Seguii Niall fuori e raggiungemmo gli altri che erano ormai pronti. -dov'e' Harry?- chiesi a Louis. Si guardo' intorno notando anche lui dell'assenza del riccio -non ne ho idea- rispose confuso. -due minuti. dov'e' Harry?- ripete' Paul spazientito. -eccomi eccomi!- accorse il riccio da dietro le mie spalle. -dov'eri finito?! stai a vedere che iniziavano senza di te- sbuffai rimproverandolo. Mi diede un piccolo bacio a stampo -rilassati e goditi il concerto- mi fece l'occhiolino prima di mettersi in fila con gli altri davanti alle scale che portavano al palco. -abbiamo una bella sorpresa per te Ellis- grido' Zayn prima di sorridermi. Non feci in tempo a chiedere di cosa stessero parlando che Paul fece un colpetto a Liam che sali' a tutta velocita' sul palco, seguito dagli altri. -vieni che di qua si vede meglio- mi disse accompagnandomi al lato della quinta. Lo ringraziai e rimasi in piedi a guardare sorridente i ragazzi che avevano gia' iniziato a cantare Stand Up.
Il pubblico era in escandescenza, l'arena era coperta da cartelloni e l'aria che si percepiva era meravigliosamente serena; mimavo con la bocca ogni singola parola, come se le conoscessi da una vita. Era la prima volta che andavo ad un loro concerto ma li avevo visti mille volte provare, in studio e prima degli eventi. Dovetti ammettere che stare li, da sola, nascosta nell'angolo migliore a sentirli con le loro voci strabilianti, era fantastico. L'orgoglio che provavo saliva di giorno in giorno; se mi avessero detto pochi mesi prima che un giorno avrei apprezzato, se non amato, la loro musica non ci avrei creduto. Li avevo giudicati a priori o forse il solo fatto che mio padre avesse stretto un contratto con loro me li aveva fatti detestare.
E invece eccomi li, a battere le mani insieme al pubblico e a ridere delle loro battute. Le canzoni seguirono una ad una ed io, senza essermi scomposta di neanche una virgola, avevo gli occhi lucidi e un sorriso sghembo incollato sulla faccia. Osservavo Liam, con il suo viso dolce e il naso a patata di cui tanto lo sfottevo, Niall che solo a guardarti ti faceva venire il mal di pancia dalle risate o Louis che si era rivelato il piu' affettuoso e responsabile dell'intero gruppo. Zayn, invece, era diventato il migliore amico che una persona potesse desiderare; di tanto in tanto si voltava verso di me facendo linguacce o indicandomi; il pubblico si sara' chiesto a che cosa, o meglio chi, alludesse ma poco importava, mi stava facendo morire dalle risate e se non fosse stato che si stava esibendo al proprio concerto gli sarei saltata addosso e l'avrei riempito di baci.
E poi c'era lui, Harry, che ancora stentavo a credere fosse il mio Harry. Ancheggiava con Niall durante More Than This, che doveva ritenersi una canzone "profonda", e non mancava occasione a ridicolizzare ogni parola. Avevano cambiato perfino alcuni testi e se da una parte ero sconvolta dalla loro immaturita' dall'altra ammiravo la faccia tosta che possedevano. Non gli importava cosa dicessero di loro, tutto cio' che facevano sul palco era il modo in cui si comportavano anche a casa e io potevo dirlo forte.
Ci fu il primo cambio d'abito ma non li raggiunsi nei camerini; sarei stata solo d'impiccio e avevano davvero pochissimi minuti per cambiarsi. Cosi aspettai al mio posto, ansimante insieme a tutte le loro fan. Secondo la scaletta avrebbero dovuto cantare One Thing ma la musica non parti' e loro salirono sul palco sorridenti come sempre. Harry fece segno al pubblico di abbassare la voce, aveva evidentemente qualcosa da dire -piccolo cambio di programma- urlo' spostandosi una ciocca di capelli dal volto. -vorrei dedicare questa canzone ad una persona che conta molto nella mia vita- continuo' imbarazzato voltandosi dalla mia parte. Zayn avvicino' il microfono -oooooooh a me?!- si indico' sarcastico. Il riccio rise e allungo' una gamba verso di lui ma Zayn riusci' a spostarsi in tempo per evitare il colpo -ragazzi questa e' Same Mistakes- esclamo' tutto d'un fiato avvicinandosi dalla mia parte e guardandomi con quegli occhioni verdi, che giuro sarei potuta rimanere li ad osservarli per sempre.


-ma siete ovunque?!- esclamai sbalordita alle prime note della mia canzone preferita. Zayn rise e abbasso' il volume -ti ricordi quando Hazza te l'ha dedicata?- chiese tamburellando le dita sul volante a ritmo. -come potrei dimenticarlo. Mi sono vergognata a morte quella sera- sorrisi al pensiero del mio volto rosso come un peperone; meno male che era lontano e non poteva vedermi cosi' bene. -sapeva che era la tua canzone preferita. Mi ha anche detto quante volte gli hai ripetuto che dovevamo cantarla al tour- piegai le gambe abbracciandole. -so che non siete voi a decidere quali canzoni eliminare dalla scaletta ma questa e' davvero fantastica..- sussurrai alzando leggermente l'audio.
-se prima non lo sapevano, da quel giorno tutto il mondo ha saputo della tua esistenza- rise. -da quel giorno non sono piu' potuta uscire di casa senza che finissi in rete. Non so quanto sia stata una buona idea..- -non dirmi che non ti e' piaciuto?- chiese voltandosi verso di me e abbassando gli occhiali da sole per guardarmi negli occhi. -e' stata probabilmente la cosa piu' dolce che qualcuno abbia mai fatto per me- ammissi tormentandomi il labbro inferiore. Le lacrime tornarono su copiose, ero riuscita a trattenerle per troppo tempo e adesso non ne volevano sapere di rimanere sopite. -scusa non volevo farti piangere. Sono uno stupido- sussurro' Zayn appoggiando la sua calda mano sulla mia coscia. -e' tutto ok- risposi tirando su con il naso. -non posso mica pretendere che esca dalla mia vita cosi' velocemente-
Misi fine a quella tortura e cambiai nuovamente stazione.

"Wherever you will go - The Calling"

So lately, I've been wondering
Who will be there to take my place
When I'm gone, you'll need love
To light the shadows on your face.

And maybe, I'll find out
The way to make it back someday
To watch you, to guide you
Through the darkest of your days.

If I could turn back time
I'll go wherever you will go
If I could make you mine
I'll go wherever you will go.

Presi la valigia e mi incamminai verso l'uscita dell'aeroporto dove Zayn mi stava aspettando. Quando le porte scorrevoli si aprirono lo vidi davanti a me. Gli occhi ambrati coperti da un paio di occhiali scuri, il cappuccio in testa e le mani in tasca per passare il piu' inosservato possibile. Ma per me era riconoscibile tra una folla di migliaia di persone, non avrei confuso il suo sorriso mai e poi mai. Lasciai immediatamente la valigia e corsi ad abbracciarlo. -quanto mi sei mancato- lo stritolai stampandogli un tenero bacio sulla guancia. -e' un mese e otto giorni che non ti vedo- continuai non staccandomi dalla sua presa. Paul era poco piu' distante da noi, che ci guardava sorridente -hei Paul- accorsi ad abbracciare anche lui. -com'e' andato il viaggio Ellis?- chiese prendendo la mia valigia e facendomi strada verso la macchina -bene anche se non finiva piu'- erano dieci ore che stavo su quell'aereo ma nonostante le poltrone della prima classe fossero comode, i film visti divertenti e i drink bevuti pregiati, non vedevo l'ora di scendere. Tutto era diventato troppo soffocante e l'unica cosa che mi avrebbe di nuovo fatta sentire bene sarebbero stati i visi delle persone che amavo e che non vedevo da troppo tempo. -allora Harry e Niall non sanno niente del tuo arrivo. Liam e Lou invece sono con Danielle ed El ma ci aspettano in albergo- -si lo so, Eleanor mi ha mandato un messaggio prima che salissi in aereo- risposi salendo in macchina vicino a Zayn. -quindi qual'e' il piano Malik?- chiesi eccitata -adesso andiamo in albergo, posi le tue cose e li raggiungiamo al Club 23 dove mi stanno aspettando- mi fece l'occhiolino, giocherellando con una ciocca dei miei capelli. -sembra perfetto- biascicai prima di affacciarmi dal finestrino godendomi il panorama.
Arrivammo all'hotel verso le undici di sera, corsi in stanza e mi feci una doccia veloce. Asciugai i capelli biondi lasciandoli al naturale e mi infilai un mini abito nero con degli stivaletti dello stesso colore. Truccai gli occhi con un filo di matita in aggiunta al rimmel e colorai le labbra con un gloss rosso. -pronta!- esclamai quando Zayn busso' alla porta. Mi guardo' affascinato  -cavolo in due secondi sei riuscita a fare questo? sei un alieno o cosa?!- rise posando il braccio sulla mia spalla. -ho messo la prima cosa che mi e' capitata a tiro- mi difesi sorridendo. -se se dicono tutte cosi-
Salimmo in ascensore -dove sono tutti gli altri?- chiesi interrogativa. La risposta di Zayn non arrivo' perche' appena si aprirono le porte mi ritrovai di fronte Liam, Danielle, Louis ed Eleonor che saltellavano trepidanti. Li abbracciai ad uno ad uno -ecco che la banda si ricompone- esclamo' Lou scoccandomi un bacio sulla guancia. -invasi dalle coppiette- sbuffo' Zayn. -forse sarebbe ora che ti trovassi una ragazza anche te..- gli diede un colpetto Danielle prima di abbracciarmi. -e voi smettetela di essere cosi' affettuose che non vi vedete da quattro giorni- continuo' Liam prendendola per mano e dirigendosi verso l'uscita. -almeno ci facciamo compagnia a vicenda visto che voi sono mesi che girate l'America- dissi io facendogli la linguaccia e seguendo gli altri di fuori. -ad Harry gli prende un colpo quando ti vede. Da quando gli hai detto che non potevi piu' venire ha cambiato radicalmente umore- mi sussurro' Louis all'orecchio. -faro' in modo di risollevarglielo allora- sorrisi stringendomi al suo braccio.
Il club non era troppo lontano e ci vollero quindici minuti per arrivare a destinazione; entrammo senza problemi anche se non riuscimmo a passare inosservati dalla stampa. Mi infastidiva averli sempre addosso, mi sentivo in imbarazzo e costantemente sotto sorveglianza; le ragazze invece che chiedevano gli autografi erano sempre molto dolci e per quanto ogni tanto mi trovavo minacce di morte su twitter la maggior parte di loro mi difendeva e sosteneva. Zayn mi prese per mano per non rischiare di perdermi tra la folla di gente in pista, si fece spazio alla ricerca di Niall ed Harry. Quando mi voltai Liam e Danielle gia' erano spariti mentre Lou ed El si erano avvicinati al bancone del bar. -rimani dietro di me- mi sussurro' Zayn all'orecchio. Acconsentii e continuai a seguirlo tra la calca di ragazzi gia' ubriachi. Zayn si blocco' di colpo e turbato fece per tornare indietro. Era agitato e mi ci volle un attimo per capire che qualcosa non andava; lo superai e quasi non mi manco' il respiro.
Rimasi impassibile a guardare l'immagine di un Harry ubriaco che baciava una bionda dai vestiti troppo succinti. Improvvisamente la sala era diventata troppo piccola, troppo stretta, senza sbocchi d'aria. Le vertigini salirono e sperai con tutto il cuore che fosse un incubo. Ma non lo era, perche' quando riaprii gli occhi era nella stessa identica posizione, incurante dei miei occhi su di lui, a baciare una persona che non ero io. Il mondo mi crollo' addosso, il respiro si blocco' del tutto e gli occhi sgranati iniziarono a riempirsi di lacrime.
Questo tuttavia mi diede la forza di andargli incontro e colpirlo con quanta rabbia avevo in corpo. Zayn cerco' di trascinarmi via ma l'odio ormai si era impossessato di me e non c'era niente che potesse fermarmi. Lo spinsi, allontanandolo dalla bionda. Gli ci volle un attimo per realizzare -mi fai schifo cazzo! Hai rovinato tutto- gli urlai con le mani sul capo e le guance bagnate. Gli tirai pugni sulla spalla fino a quando i miei arti indolenziti chiesero pieta'. Il suo respiro era smorzato dalle botte che riceveva -e' ubriaco- mi urlo' Zayn da dietro cercando di calmarmi. -ti odio ti odio ti odio non voglio piu' vederti- continuavo a ripetergli senza smettere di singhiozzare ma senza neanche la forza di allontanarmi da li'. -mi mancavi..io- -non voglio mai piu' vederti. Non esisti piu' per me- ripetei prima di lasciarlo li confuso e dolorante, seguita dal mio migliore amico.
Uscimmo dalla porta sul retro e l'unica cosa che fui in grado di fare fu piangere sulla spalla di Zayn -riportami a casa ti prego- singhiozzai angosciata. Tutto quello che avevamo costruito in un anno era stato mandato a puttane in un unica sera; per un attimo mi resi conto delle bugie, delle false speranze, delle false promesse che mi aveva fatto. Avrei voluto urlare e fingere che niente di cio' che avevo visto fosse vero. -andiamo in albergo- mi sussurro' il moro continuando ad accarezzarmi i capelli. Alzai la testa freddamente -no. Voglio tornare a Londra-


Spensi stufa la radio quando il cellulare squillo' interrompendo i miei pensieri. Trentaduesima chiamata di Harry. -hai intenzione di non rispondergli mai piu'?- fece Zayn mettendo la freccia per parcheggiare davanti al terminal 4. Mi girai irritata -cazzo Zayn sembra quasi che tu lo voglia difendere. Ha mandato all'aria tutto cio' che di bello avevamo costruito. Mi ha tradito e chissà quante volte l'aveva gia' fatto. Mi sono illusa che con me sarebbe stato diverso ma sono stata solo una stupida. Perche' chi sono io per poter cambiare lui? Tutto quel potere non ce l'ho, credevo di averlo, ma non ce l'ho mai avuto. E la cosa che mi rimprovero di piu' e' che gli ho dato tutta me stessa, ho permesso che si prendesse tutto di me, ho permesso che mi ingannasse con tutte le sue bugie. E tu ora mi chiedi se ho voglia di parlargli? Per me e' morto. Non esiste piu'- lo guardai negli occhi impassibile aspettando che parlasse. -hai ragione, e' stato un coglione. Ma era ubriaco e gli mancavi. Lo sai com'e' fatto, tu lo sai meglio di tutti com'e' fatto. Ama te Ellis, te e solo te- -questo non e' amore Zayn- risposi sprezzante, rifiutando l'ennesima chiamata del riccio. -ed io non voglio stare con una persona che non mi ama-
Scesi dalla macchina, presi la mia valigia tra le mani e, senza vergogna, con gli occhi ancora gonfi di pianto tirai su i rayban. -chiamami quando atterri- mi sussurro' stringendomi forte a lui. -lo faro'- risposi lasciando che mi accarezzasse la guancia. Mi asciugo' con le dita le ultime lacrime -ti voglio bene- -anche io, non sai quanto- smorzai un sorriso prima di distaccarmi dalla sua presa. Trascinai la valigia allontanandomi -aspetta- urlo' correndomi incontro pochi secondi dopo. -hai dimenticato l'ipod sul sedile- disse porgendomelo.
-ho chiuso anche con la musica- sorrisi amaramente lasciandoglielo tra le mani.


Yeah, yeah, that's what crazy is
When it's broken, you say there's nothing to fix
And you pray, pray, pray
That everything will be okay
While you're making all the same mistakes




 





  

TADADADANNNNN
Eccola di nuovo.
Ludo in da house lol ok basta scleri.
Allora questa OS l'ho scritta in verita' per un contest a cui sto partecipando ma visto che non ho resistito l'ho postato anche qui su EFP (tanto era legale!) :P
Spero che la storia non sia troppo confusionaria. La parte in corsivo sono i ricordi di Ellis mentre la realta' e' scritta normale :)
spero che vi sia piaciuta, il che significa che siete arrivate a leggere fino a qui e quindi vi ringrazio.
Fatemi sapere cosa ne pensate, non vi mangio lo giuro!
BTW vi do il mio twitter perche' mi va lol ---> https://twitter.com/ludovicaparisi
#MUCHLOVE
  

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Capitolo 2
*** capitolo secondo ***






"La musica può essere la migliore medicina.
O la peggiore rovina.  
E' ciò' che ci lega alle aspettative, alla gioia, al futuro che ci riserva per noi la vita.
Oppure ai nostri ricordi, ai rimpianti, alla nostalgia del passato.
Nel primo caso e' una grande fortuna averla come compagna di viaggio.
Nel secondo..un po' meno."



I Want It That Way - Backstreet Boys

Am I your fire?
Your one desire?
Yes I know it's too late
But I want it that way.

Tell me why ain't nothin' but a heartache,
Tell me why ain't nothin' but a mistake,
Tell me why I never wanna hear you say
I want it that way.

Camminavo velocemente, facendo scorrere il trolley sul pavimento in marmo dell'aeroporto. Avevo fretta, fretta di scappare da quel luogo troppo soffocante, che mi dava solo più spunto per i ricordi. Ma dove credevo di andare? Tanto ovunque sarei scappata non sarebbe stato mai abbastanza lontano da lui. Casa mia mi sembro' in quel momento il posto più inadatto per rifugiarmi, se non per chiudermi in me stessa e piangere con più odio avevo in corpo. Gli stupidi regali, l'odore sui cuscini, le sue felpe, il mio sorriso nelle foto che non faceva che ricordarmi quanto ero stata felice.
Ero. Odiavo parlare all'imperfetto.
Imperfetto significava passato e il passato si porta sempre dietro macigni troppo pesanti da distruggere. Frugai nella borsa in cerca del biglietto che Paul era riuscito a farmi senza che gli avessi dato un minimo di preavviso; mi avvicinai al check-in quasi vuoto e aspettai che l'uomo sulla trentina davanti a me spedisse i suoi bagagli. Era presto, non avevo un orologio e neanche la minima voglia di tirare fuori l'iphone per vedere che ore fossero, ma a giudicare dal silenzio intorno a me saranno state le cinque del mattino. Non avevo dormito neanche cinque minuti; io e Zayn avevamo lasciato il locale praticamente subito ed eravamo tornati in albergo, dove avevo preso con più fretta possibile la mia valigia ancora intatta e riportata nella hall. Il moro, senza che dicessi nulla, aveva chiamato Paul per farsi prenotare il primo volo diretto per Londra; non avrebbe potuto fare niente per dissuadermi e lo sapeva bene. Aveva visto con i suoi occhi uno dei suoi migliori amici distruggere, con totale semplicità e  sorprendente velocità, una relazione portata avanti da troppo tempo. Il suo autocontrollo lo spinse a farmi calmare e a proteggermi dalla situazione insostenibile che si stava creando nel locale, ma forse il suo cuore la pensava diversamente vista la brutalità con cui spinse Harry via da me, mentre cercava di scusarsi. -basta Harry cazzo! Lasciala- aveva urlato spintonandolo prima di portarmi fuori da quel luogo claustrofobico. Mi ero rifugiata tra le sue braccia e l'avevo seguito, con gli occhi appannati dalle lacrime e il respiro così corto da non respirare. Mi aveva accarezzato i capelli e sfiorato le guance bagnate dicendomi che sarebbe andato tutto bene, che tutto si sarebbe sistemato. Ma lo potevo percepire dalla sua espressione che a quelle parole non ci credeva neanche lui; aveva tirato fuori dalla tasca nervosamente il cellulare e aveva chiamato l'auto che era parcheggiata sul retro. Per tutto il viaggio non avevamo parlato, gli unici rumori percepibili erano stati i miei singhiozzi e insulti verso quel viso troppo perfetto, che avevo perso per sempre. Non ricordo esattamente cosa successe dopo, la mia testa era un subbuglio di sentimenti e l'unica immagine che mi si presentava puntualmente davanti erano le loro labbra che si esploravano reciprocamente. E per tutto il tempo l'iphone non aveva smesso un secondo di squillare; cesso' solo quando Zayn accanto a me, sul sedile della macchina, spazientito, non lo sfilo' dalla mia borsa e premette il tasto verde. -che cazzo vuoi Harry? smettila di chiamarla, e' a pezzi e il suono delle tue chiamate non fa che peggiorare le cose- era arrabbiato, digrignava i denti scandendo parola per parola. -non te la passo cazzo- aveva sussurrato prima di attaccargli in faccia. Mi ero voltata verso di lui, accennando ad un sorriso di ringraziamento. Spense il cellulare e me lo rimise in borsa. Forse mi stesi ancora singhiozzante sul sedile, appoggiando la testa sulla sua gamba, ma neanche di questo avevo un ricordo nitido. So solo che le immagini si fecero più definite quando presi per le mani il biglietto aereo che mi porse un'ora dopo.
E poi il viaggio verso l'Orlando International Airport, con la musica tra le orecchie che tutto faceva tranne alleviare il dolore. Sarebbe stata una perfetta scena di un film: tu, con la testa poggiata al finestrino a ricordare la vita che ti era passata davanti in un batter d'occhio. Solo ricordi felici ovviamente, gli unici capaci di distruggerti l'anima e farti rimpiangere il passato. Si, perché lo rimpiangevo, rimpiangevo quei giorni al mare, le passeggiate in centro, perfino i piatti in frantumi che distruggevamo in una delle nostre solite litigate. Il letto sfatto che mai nessuno aveva intenzione di rifare o i libri ancora chiusi nella plastica che mille volte avevo provato a fargli leggere. Casa mia, troppo impregnata di lui e la sua, con i cassetti pieni dei miei vestiti. Cosa avrei fatto adesso? Dove sarei andata? Zayn era già di ritorno verso l'albergo dove aveva un tour da portare avanti; e nonostante avessi bisogno di lui accanto a me non avrei mai potuto chiedergli di tornare a Londra.
Percio' ero li, più sola e esausta che mai, davanti a un hostess che per la terza volta mi stava chiedendo dove fossi diretta. -scusi- le dissi alzando gli occhi -Londra- le porsi il biglietto e posizionai la valigia sul rullo. -il numero del gate dovrebbe uscire tra poco- sussurro' gentilmente. La ringraziai e mi diressi al controllo sicurezza.
Non mi stupii di trovare solo quattro persone davanti a me, visto il poco affollamento nell'aeroporto. Infilai la borsa in uno dei contenitori insieme al cellulare e passai senza troppi problemi. Con gli occhiali sugli occhi cercai un bagno dove potermi dare una sistemata. In verità non me ne fregava nulla del mio aspetto, stavo solo cercando di perdere tempo e far passare quell'ora il più in fretta possibile. Mi sciacquai il viso e mi specchiai: gli occhi gonfi erano contornati da profonde occhiaie scure. Avevano perso la loro lucentezza e mi chiesi quando mai l'avrebbero ripresa; la bocca serrata era scalfita da piccole ferite che mi ero procurata tormentandomi il labbro inferiore. Lo facevo sempre quando ero nervosa, perciò non mi stupii. Passai gli indici sulle mie tempie cercando di massaggiarle -respira Ellis. Respira- mi ripetevo mentre il mio petto non ne voleva sapere di muoversi regolarmente. Mi infilai il cappuccio della felpa e i rayban neri; volevo passare inosservata, se fosse stato possibili sarei sparita lo giuro. Con la borsa sulla spalla, uscii agitata dalla toilette e mi diressi verso il primo bar che vidi. Ordinai un caffè grande per poi individuare uno dei tanti schermi nel lungo corridoio e controllare il numero del gate. Fortunatamente era già uscito e con fretta, camminai a passo svelto verso il numero nove. Mi bloccai poco prima ad osservare la vetrina di Gucci; nonostante odiassi tutte quelle grandi marche di cui ero stata sommersa fin da bambina, adoravo quella firma. Era forse il mio piccolo segreto, il mio e di Harry, mi corressi mentalmente. Dopo che litigavamo mi portava sempre qualcosa dalla mia boutique preferita a Sloane Square -come se questo potesse farti perdonare- ripetevo stizzita. Ma lui sorrideva, dandomi sfoggio delle sue fossette, perché sapeva che sarebbe stato così, che purtroppo poteva sempre farsi perdonare con un made by Gucci. Sorrisi amaramente passandomi il pollice sotto l'occhio per eliminare la traccia di debolezza appena uscita, quando vidi il riflesso di qualcuno. Per un momento credetti di averlo dietro, ansimante, con i ricci che gli coprivano il volto. Scossi la testa rimuovendo la sua immagine dalla mia testa, quando, voltandomi confusa, quasi non rischiai di crollare debole a terra. Premetti il mio corpo sulla vetrina gelida ansimante -Ellis- mormoro' il riccio sfinito avvicinandosi a me. -non. ti. muovere.- furono le uniche parole che riuscii a pronunciare. -ti prego ascoltami un attimo. Lo so che non mi merito neanche questo ma ti scongiuro stai a sentire quello che ho da dire- appena incrociai i suoi occhi lucidi, non riuscii a trattenermi. E piansi. Mi lasciai scivolare a terra e piansi sonoramente, ascoltando quelle parole che non volevo udire, che mai e poi mai avrei voluto che le proferisse.
-ti amo. Ti amo più di me stesso, sei tutta la mia vita da un anno a questa parte. E mi mancavi. Non vederti per tutto questo tempo e' diventato ogni giorno più pesante da sostenere- si accovaccio' portandosi le mani sul viso -la tua voce non mi bastava più, ogni volta che realizzavo che l'unico modo per sentire la tua risata era da una cornetta del telefono, morivo dentro. Avrei voluto averti accanto a me ogni sera dopo un concerto estenuante o un'intervista noiosa. Ma c'era un oceano a dividerci e non lo sopportavo più- alzai gli occhi per guardarlo -andare a letto con altre ti ha forse alleviato il dolore? e' stata questa la tua soluzione ai problemi?- improvvisamente le lacrime cessarono e la rabbia prese posto. -per questo hai preferito riempirmi di stronzate? così che una volta tornato a casa avresti potuto fare finta di niente? tanto le tue voglie le avevi già sfogate altrove..- mi tappo' la bocca -che cazzo dici! Non sono andato a letto con nessuno Ellis. Ho baciato quella ma avevo bevuto. E mi ricordava così tanto te. Non so cosa mi e' preso. Mi avevi detto che non potevi più venire, il che significava un altro mese di lontananza- e inizio' a piangere come un bambino, senza vergogna. -ero incazzato, incazzato con il mio lavoro che mi faceva vivere ovunque tranne che a casa. Incazzato con me stesso che non potevo fare niente per riuscire a vederti almeno per un giorno. L'ho baciata si. L'ho baciata pensando a te. Si era confusa con te. E sono una merda lo so, ma non puoi lasciarmi perché per me sei tutto cazzo- mi prese per il polsi costringendomi a guardarlo in faccia -ti prego perdonami- avvicino' il viso al mio provando a baciarmi. Lo spintonai alzandomi in piedi -basta Harry cazzo! Basta! Non voglio più sentirti. Per me sei morto nell'istante in cui hai baciato quella troia. Hai distrutto tutto, tutto! E non venirmi a dire che mi ami perché sei solo un bugiardo. Io non ho mai, mai e poi mai, minimamente pensato di farti una cosa del genere. Perché ti amo si. Sono una cogliona pero' ti amo. E non posso perdonarti perché un minimo di buon senso mi e' rimasto e per quanto sia assurdo, mi rispetto troppo per perdonarti una cosa del genere. Quindi ti prego, vattene- gridai sfinita. -vattene. Mi fai male solo a guardarti- e le lacrime riscesero giù copiose. Lo spintonai ancora, gli sferrai pungi e calci sperando che quelle azioni alleviassero il dolore lacerante che avevo dentro. Piangevo perché avrei tanto voluto perdonarlo, avrei voluto prenderlo per le mani e baciarlo con quanta avidità possibile. Ma mi aveva deluso, distrutto e non riuscivo più a guardarlo nello stesso modo. -ti prego vattene- sussurrai ancora portandomi le mani nei capelli biondi. -non me ne frega un cazzo Ellis. Se sali su quell'aereo giuro che lo faccio pure io!- grido' deciso a pugni stretti. -se mi ami come tanto dici vattene Harry. Te lo chiedo per piacere. Vattene e non cercarmi più. Rifatti una vita e dammi anche a me la possibilità di farlo- sussurrai senza più voce. Incrociai i suoi occhi verdi gonfi di pianto, prima di aumentare la distanza da lui. Non potevo più sopportare il suo sguardo caritatevole su di me, così mi voltai diretta verso l'imbarco, con il biglietto in tasca. Lo sentii gridare qualcosa a Paul che lo tratteneva e lo trascinava via da li, ricordandogli che aveva un tour da continuare.
Lo sentii urlare il mio nome o forse che mi amava, ma ormai era di poca importanza. Aveva demolito tutto, non c'era più niente da ricostruire.





                                                                                        ONE MONTH LATER




Live While We're Young - One Direction

Hey girl it's now or never, it's now or never
Don't overthink just let it go
And if we get together, yeah get together
Don't let the pictures leave your phone.


Stavo lavando i piatti, forse per la prima volta in vita mia. Mercedes si era presa la febbre e per una settimana mi aveva lasciato da sola, alle prese con tutte le faccende di casa. Non credo mi sia mai impegnata così tanto a cercare di capire come tenere il ferro da stiro o cambiare un sacchetto dell'aspirapolvere. Erano due ore che pulivo ma sembravano il doppio; non avevo dormito tutta la notte, come quella prima del resto, e quella prima ancora. Percio' mi ero alzata alle sei e con una fetta biscottata in bocca, avevo iniziato a lavare e sistemare ovunque. L'ultima cosa, fortunatamente, che mi rimaneva da fare era lavare la miriade di piatti e stoviglie che si erano moltiplicati a vista d'occhio con tutte le volte che mi ero ripetuta nella testa "le faro' domani". Promisi a me stessa che non avrei piu' commesso quell'errore e che un piatto al giorno avrebbe sicuramente tolto lo stress di torno. Che tristezza adesso iniziavo a fare pure pessime battute!
Sbuffai e prima di infilarmi i guanti in lattice gialli evidenziatore accesi la televisione; premetti uno dei tanti canali di musica presenti su Sky e aumentai il volume così che il getto rumoroso dell'acqua che scorreva non mi disturbasse più di tanto. Lavai le prime due padelle e l'insalatiera quando sentii la voce di Liam perforarmi l'orecchio. Spensi l'acqua senza neanche voltarmi, cercando di fare mente locale. Non mi ci volle molto tempo per capire che avevo fatto un'enorme stronzata ad accendere deejay tv. Erano due settimane che evitavo youtube pur di non sentire il nuovo singolo che stavano promuovendo. Mi ero rifiutata anche quando Zayn mi aveva chiamato dallo studio di registrazione ansioso di farmela sentire in anteprima. Capi' subito, dal mio tono di voce, che forse non era ancora il momento per discutere sul tema "one direction". Mi morsi il labbro inferiore, considerando l'idea di placcare il telecomando e spegnere il televisore, ma poi la curiosità inizio' a salire, e la voglia, masochista aggiungerei, di rivederlo mi pervase in tutto il corpo. Tamburellai le dita coperte dal guanto insaponato sul lavello e facendo un grande respiro mi avvicinai lentamente allo schermo, sedendomi rigida sul divano. Vidi spuntare le loro cinque teste da una tenda da campeggio e quasi non trattenni le risate a guardare la faccia di Zayn che si volgeva a destra e a sinistra con un espressione da pazzo scocciato. Liam prosegui' a cantare quando tocco' a Zayn: si era dimagrito negli ultimi tempi ma era sempre bellissimo. Il ciuffo biondo risaltava sui capelli scuri e ripensai a quanto l'avevo sfottuto quando si era presentato davanti a casa mia con quella nuova acconciatura, del tutto fuori dagli schemi, o almeno dai suoi.
E poi la telecamera si sposto' su un altro soggetto e desiderai con tutto il cuore non essermi seduta a guardare quel video. Perché se un momento prima stavo ridendo, alla vista del riccio quasi non mi si fermo' il cuore e una lacrima leggera non poté che non uscire dal mio occhio destro. Sfoderava il suo solito sorriso beffardo con tanto di fossette, per poi indicare più volte la telecamera a ritmo di musica. Sembrava così felice e spensierato, pensai amaramente. Almeno lui era andato avanti. Io, come una totale idiota, ero da giorni rinchiusa a casa, immersa da libri e scatole colme di cioccolata e liquirizia, a guardarmi film strappalacrime dove era d'obbligo il lieto fine. Non uscivo anche perché i paparazzi erano perennemente appostati davanti casa mia e il solo attraversare la soglia di casa avrebbe comportato tante, troppe domande a cui non ero in grado di rispondere. Il video continuo' con l'alternanza dei visi di Niall, che suonava la chitarra, Josh e il resto della band; Louis che si buttava nel lago mi procuro' un secondo sorriso, quella camicetta blu risaltava i suoi occhi e questo non fece che ricordarmi quanto mi mancava. Mi mancavano tutti, in modo esasperante; li vedevo si e no una volta alla settimana e mai tutti insieme. Zayn lo sentivo tutti i giorni, la sua iperprotettivita' lo spingeva a chiamarmi almeno tre volte al di', che aumentavano quando non potevamo vederci per almeno due giorni di fila. Gli avevo detto di smetterla di preoccuparsi, che stavo bene, e che non uscivo solo perché avevo tanto da studiare. Si, ma a chi la volevo dare a bere? ero così poco convincente che non mi stupii minimamente, quando dall'altra parte della cornetta il moro rise sonoramente. Mi sistemai meglio sul divano, fregandomene dello sgocciolare dei guanti che stavano bagnando tutto il tessuto; mi abbracciai le gambe e continuai a fissare incantata il televisore. Adesso erano su una gip, guidata da Lou ad una velocità sovrumana, con i capelli scompigliati dal vento. Se in What Makes You Beautiful l'avevano fermato per velocita' troppo limitata, qua rischiava di portare tutti all'ospedale perché', diciamocelo chiaramente, non era un grande pilota. Ringraziai mentalmente il regista per non aver esagerato con i primi piani, quando invece eccolo la'. Il viso di Harry, che copriva tutto lo schermo. Pronuncio' la battuta finale del ritornello, fissando con gli occhi verdi intensi la telecamera davanti a lui; l'aveva bucata, perforando anche il mio cuore. Inizio' a battere troppo velocemente e il respiro mi si mozzo'. Sembrarono i quattro secondi più lunghi della mia vita, era come se non volesse andarsene, come se la scena si fosse bloccata, e continuavo a rivivere ogni cosa di lui, ogni lineamento, ogni pregio, ogni difetto. Cercai freneticamente il telecomando, quando riapparve l'immagine di Zayn, seguito da Niall che continuavano la strofa. Mi volli fare del male, perché rimasi seduta, immobile com'ero ad aspettare che il suo viso mi si ripresentasse nuovamente davanti.
E così fu. La mia mente era annebbiata da quelle immagini, avevo offuscato tutti gli altri e ciò che riuscivo a vedere era solo il ricordo del passato. Iniziai a piangere, come una bambina, una stupida bambina che tanto si era creduta forte quando non era neanche più in grado di guardare un immagine sfogata che cedeva sfinita. Dopo un mese ancora mi faceva quell'effetto, lo stesso dannato effetto del primo giorno che l'avevo visto, del primo bacio, della prima notte insieme, del primo ti amo.
Ti amo, lo ripeteva spesso. E lo facevo anche io, forse meno di lui ma solo perché era l'orgoglio a frenarmi. E adesso che ci rimaneva?
Delle foto forse? Che ancora non avevo avuto il coraggio di buttare.
Le sue felpe? Che erano ancora piegate nel cassetto.
Avevo lasciato tutto com'era; il gesto più coraggioso che feci fu forse cancellare il suo numero di cellulare, ma tanto lo sapevo a memoria. Chi volevo prendere in giro?
Poi lo vidi in maglietta bagnata, a saltare insieme agli altri in una piscina per bambini, che sicuramente avevano usato per Zayn (che dopo tutto questo tempo ancora si rifiutava di imparare a nuotare). Ma non risi, neanche quando Lou abbraccio' il mio migliore amico ed iniziarono a cantare con un gigante microfono gonfiabile o quando Liam e Niall lo buttarono in acqua, non dandogli neanche il tempo di finire la sua strofa. Non risi perché tutta quella felicita' non faceva che ricordarmi cosa avevo perso. Il suo fisico scolpito, che tante desideravano, sentivo che ancora mi apparteneva; mi mancava il suo tocco delicato sulla pelle, come i baci morbidi sul collo che tanto mi facevano il solletico. Le immagini scorrevano veloci e i miei occhi fissi sul suo volto non ne volevano sapere di smetterla di lacrimare. Aspettai che finisse la canzone prima di spegnere. Come se questo potesse farmi sentire meno in colpa. Rimasi per qualche istante seduta, poi tirai su con il naso e ritornai davanti al lavello, intenta a finire il mio lavoro. Insaponai il primo bicchiere, quando con una strana adrenalina in corpo, non mi scivolo' dalle mani, frantumandosi in mille pezzi. Rimasi per un attimo in silenzio, respirando a fondo.
Il rumore dello schianto mi fece trasalire, ma gli arti delle braccia iniziarono a formicolare chiedendo ancora.
Presi un piatto, e poi un altro ancora e li scaraventai a terra, questa volta non per sbaglio. Li avevamo comprati insieme, ragione in più per distruggerli. Forse urlai ma sono solo certa del fatto che mi fermai quando vidi il lavello vuoto e troppi cocci intorno a me. Mi accasciai a terra con le mani tra i capelli continuando a singhiozzare. Non potevo continuare così, stavo diventando pazza. Non era da me perdere il controllo, avevo sempre contato solo su me stessa e adesso che stavo facendo? Come mi stavo riducendo? A basare la mia felicita' su qualcun'altro. Quel qualcuno che mi aveva tradito senza pensarci due volte.
Mi aggrappai al mobile in mogano della cucina e mi tirai su' instabile. Mi tolsi i guanti e calpestando i vetri rotti, mi diressi in camera mia. Presi una grande cesta vuota rosa fucsia e la posizionai sul letto. Se un momento prima stavo distruggendo il mio unico servizio buono piangendo come una disperata, quello dopo i miei occhi velati d'acqua salata erano tornati lucidi e con la bocca serrata stavo radunando tutta la roba di Harry Styles che non avevo avuto ancora il coraggio di buttare. Non dimenticai nulla, presi tutto. Sapevo dove fosse ogni minima sua cosa e così non ci misi troppo a riempire la cesta. La tirai su, credendola meno pesante, ma con determinazione la portai fino alla porta d'entrata. Sfilai le chiavi dal chiavistello e infilandomele nella tasca della tuta, uscii con in braccio il macigno di ricordi. Saranno state le otto di mattina, forse troppo presto perché mentre scendevo le scale del vialetto non vidi traccia dei paparazzi. I cassonetti della spazzatura erano di fronte casa, ognuno aveva il proprio. Sembrava avessi fredda di buttarmi alle spalle lui e le sue cose ma quando andai per aprire il coperchio, mi bloccai. Adesso o mai più, mi ripetei in testa. Fallo e ti sentirai meglio. Fallo e potrai ricominciare a ricostruire la tua vita. Senza di lui. Fallo Ellis. Fallo.
-Ellis?- mi sentii chiamare. Pensai di averlo immaginato, visto che erano cinque minuti buoni che mi davo ordini mentalmente. Ma quando mi ritrovai davanti una ragazza dai capelli lunghi neri, legati in una traccia laterale, rimasi confusa. -si?- risposi interrogativa. Si porto' le mani sulla bocca, sorpresa. -oddio sei davvero tu..- sussurro' avvicinandosi. Continuai a guardarla dubbiosa -ci conosciamo?- le chiesi, appoggiando la scatola pesante ai miei piedi. Lei scosse la testa -ehm no- la abbasso', mordicchiandosi un'unghia. Rimanemmo per pochi secondi in silenzio quando, sorridendo spontaneamente, mi riaccovacciai per riprendere ciò che avevo posato e mettere un punto alla mia vecchia vita. La vidi appoggiare lo zaino sul marciapiede -che fai?- mi chiese curiosa. Avra' avuto quindici anni forse, anche se sembrava più piccola. Le risposi solo perché sembrava così delicata e ingenua che credetti che un silenzio da parte mia avrebbe potuto disintegrarla. -pulizia- risposi ironica. Prese una foto avvolta nella felpa viola scuro del riccio e se la passo' tra le mani. -state così bene in questa foto tu e Harry- sussurro' sorridendo. Iniziai a capire. -stavamo- la corressi. Sembro' non farci caso -hai davvero intenzione di buttare via tutte le sue cose?- mi chiese fissandomi. Mi mise un po' in soggezione ma cercai di rimanere calma -se vuoi te le regalo- risposi perplessa. I suoi occhi si spensero, quasi l'avessi offesa. -buttare le sue cose non ti farà sentire meglio..- continuo' incurante di ciò che avevo detto. Sbuffai; ma chi era questa? La mia nuova psicologa? Riappoggiai per l'ennesima volta la cesta a terra. -cosa?- ripetei. -dico, che buttare la roba di Harry non ti fara' sentire meglio- affermo' sincera.
Gli avrei risposto che avevo sentito perfettamente le sue parole gia' la prima volta, ma non lo feci. -senti io non ti conosco. E non so perché mi stai dicendo queste cose ma, non sai niente- scossi la testa, massaggiandomi le tempie -lo so, e' il tuo idolo, e' perfetto e tutto. Io sono solo una delle tante con cui e' stato e cazzate varie. Ci siamo lasciati e vi fa piacere, ok. Pero' adesso l'ultima cosa che voglio e' sentirmi dire da una ragazzina ciò che devo o non devo fare della mia vita- forse ero stata un po' brutale, ma anche lei era stata un tantino invadente. Sui giornali avevano travisato tutto come al solito e non facevo che ricevere messaggi su twitter con gente che scriveva quanto ero stata stupida a lasciarmelo andare. Si certo, semmai quanto ero stata stupida ad innamorarmi di lui.
La ragazza mi fisso' con i suoi occhioni neri come la pece -non era quello che volevo dirti- rispose decisa. Si rimise lo zaino sulle spalle -sta male. Non so cosa sia successo tra voi, ma non e' più lo stesso. E a dirla tutta, neanche tu mi sembri nel massimo della forma- continuo' seria squadrandomi da testa a piedi. Con uno chignon sfatto, una tuta larga e una maglietta a maniche corte scolorita e vecchia di cent'anni, non erano forse abituate a vedermi; ma poco mi importava. Quando si sta male l'unica cosa che si vuole fare e' sbandierarlo a tutto il mondo, come per lenire la gioia degli altri e permettergli di sentirlo anche a loro. Mimai un grazie ironico con la bocca, permettendogli di finire il suo discorso. -vi ho visti insieme, sui giornali o in televisione. Non credere che mi faccia così piacere ad ammetterlo ma..vi amate. Vi amate sul serio- si stava allontanando quando si volto' nuovamente. -non ne capisco niente dell'amore ma..richiede molto più coraggio perdonare che lasciare andare- Rimasi sconvolta dalle sue parole. Ma era ormai molto lontana.
-aspetta!- le gridai correndogli incontro. -scusa non volev..- -tranquilla- mi sorrise capendo la mia acidità' precedente. Ero accanto a lei quando voltai la testa verso la scatola accanto al cassonetto; lei mi guardo' scuotendo la testa. -non e' così semplice- le sussurrai abbassando gli occhi. -non l'ho mai creduto- affermo'. -ma non credo quel gesto lo renda di più- sorrise mostrando due piccole fossette al centro delle guance.
E anche in quel momento sarei voluta cedere. -adesso devo andare a scuola pero', che sono in ritardo- continuo' distogliendomi dai pensieri. Annuii lasciandola passare -buona giornata- risposi sorridendo. -anche a te Ellis- ripete' facendosi man mano un puntino sempre piu' piccolo. Rimasi per un attimo a guardarla, con lo zaino in spalla e la divisa scolastica troppo pensante per quel tempo, fino a quando non tornai davanti casa. Presi la cesta e me ne tornai dentro. Non so perché mi decisi ad ascoltare le sue parole, infondo non era nessuno per me. Eppure la giudicai più illuminante di qualsiasi psicologo, amico o familiare che sia.
Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, quando mi accorsi di stare seriamente pensando di sostituire il punto..con una virgola.










ops ho continuato quella che credevo fosse un os ahah
vabe' lo ammetto..un po' l'ho fatto pure per voi perche' tutte mi avevate chiesto di continuarla..e....siccome avevo alcune idee in mente....le ho messe insieme!
Questo e' stato il risultato.

Vi avverto che sara' una mini long quindi credo che si concludera' nel prossimo capitolo, o forse in quello dopo..devo ancora decidere. Vabe' che ne pensate? Spero di non avervi deluso..non volevo renderla scontataaa!
Promettete di farmelo sapere? dai dai dai io mi fido solo di voi!
LOVE YOU
ps: adorabile Horan stasera con la sua twitcam. Credo di amarlo. Ok la smetto
byeeee
Ludo

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Capitolo 3
*** capitolo terzo ***






Girl On Fire - Alicia Keys

She’s just a girl, and she’s on fire
Hotter than a fantasy, longer like a highway.
She’s living in a world, and it’s on fire
Feeling the catastrophe, but she knows she can fly away.
Oh, she got both feet on the ground
And she’s burning it down
Oh, she got her head in the clouds
And she’s not backing down
This girl is on fire

Alzai la cornetta del telefono componendo il numero di Zayn; dopo neanche due squilli rispose sorpreso. -ehi..- sentivo la sua voce ancora assonnata. -dormivi?- -gia..- mormoro' accompagnato da uno sbadiglio. -ah..allora ti chiamo domani dai..- risposi tirando su con il naso, inconsapevolmente. -che succede Ellis?- chiese interrogativo. Cosa potevo rispondergli? Che ero dalle nove di quella mattina che piangevo come una stupida, per aver visto il loro video in televisione? e per di più' dopo che una ragazzina di chissà quanti anni mi aveva fatto la morale, facendomi sentire ancora più confusa di quanto non lo fossi già? -niente Zayn..volevo solo sentire la tua voce- sorrisi lasciandomi cadere sul divano, mentre arrotolavo una ciocca di capelli tra le dita. -bugiarda- rispose fermo. -non mi chiami mai. Sono sempre io a farlo ultimamente- mi morsi il labbro sentendomi in colpa. Il moro sapeva bene il perché non lo facessi; perché evitassi di vederlo tutte le sante volte. Ero una codarda che invece di affrontare la situazione ed ammettere quanto lui mi ricordasse il riccio, preferiva reprimere tutto ed inventare scuse ormai prevedibili. -scusa- mi limitai a rispondere. Che razza di amica ero? che chiamava solo quando ne aveva bisogno. Ma Zayn fu più svelto di me a captare i miei stessi pensieri -vuoi parlarne?- -ho bisogno di te Zayn- esclamai quasi implorante, senza aspettare che finisse. La mia dignità mi aveva abbandonato già da un pezzo, ma a lui non era mai importato nulla. Perché bastava che mi guardasse negli occhi per capire come stessi davvero; i sorrisi non lo ingannavano, tanto meno i "va tutto bene". La mia mano si era mossa automaticamente componendo il suo numero; e per quanto il mio cervello si stesse rifiutando di permetterglielo, il mio cuore aveva fatto di testa sua. -arrivo- disse prima di attaccare. Rimasi per qualche istante con il "tu tu tu" della chiamata terminata all'orecchio, prima di attaccare e rifugiarmi in cucina alla ricerca della cioccolata, nascosta nell'angolo della credenza. Mi sedetti sul bancone, accanto al lavello e iniziai a scartare cioccolatino su cioccolatino quasi con fame nervosa. Saranno state le due di notte, e stavo considerando quelle deliziose calorie come un pasto normale; ma tanto per quello che avevo mangiato, ovvero nulla, potevo permettermelo.
Dopo quindici minuti, tirai fuori anche il gelato per farlo sciogliere un po', quando il campanello di casa suono'. Sistemandomi la coda di cavallo, andai ad aprire titubante. Feci un grande respiro e mi preparai ad affrontare il viso moralista di Zayn. Girai la chiave due volte e me lo ritrovai davanti bello come sempre; con la sua pelle ambrata nascosta da una grossa felpa grigia e dei jeans scuri. Rimasi immobile a guardarlo, prima di rifugiarmi tra le sue braccia in singhiozzi. Mi accarezzo' la testa senza dire nulla, perché non c'erano bisogno di parole, lo sapeva bene.
Non so per quanto tempo rimanemmo fuori al portone, con l'aria gelida di Londra a farci compagnia, ma quando finalmente aprii gli occhi mi ritrovai stesa sul divano, in braccio al mio migliore amico, con la testa appoggiata sull'incavo del suo collo. Continuava ad accarezzarmi le guance aspettando che dicessi qualcosa, che gli confidassi tutto, che aprissi finalmente il mio cuore. -ti conosco da troppo tempo..sei trasparente ai miei occhi El- rise guardandomi. -riesco a capire tutto, forse ti capisco meglio di quanto tu non faccia con te stessa. Con me non puoi avere segreti..- continuo' alzandomi il mento e permettendomi di perdermi nei suoi occhi scuri. -perche' e' come se ce li avessi con te stessa. Come se ti nascondessi da te stessa- sussurro' lasciandomi un morbido bacio sul naso. Con le guance ancora bagnate dal sale mi sistemai meglio accanto a lui, infilando le mani nelle tasche della sua felpa. -stamattina ho visto il vostro video..- iniziai tremante. -non volevo vederlo- abbassai gli occhi arrabbiata. -ma l'hai fatto..- termino' lui. Annuii riprendendo il discorso -e' molto bella la canzone Zayn. Si vede quanto vi siate divertiti..e lasciatelo dire, sei un fico con quella maglietta bagnata- risi tirando su con il naso. Sorrise senza aggiungere altro. -Niall finalmente ha suonato con la sua amata chitarra, e Lou con quel microfono gonfiabile..- continuai a ridere fragorosamente contagiando anche lui. -Liam si e' quasi slogato una caviglia facendo tutte quelle capriole- continuo' lui, passando un dito sotto il mio occhio, asciugando le lacrime. Tornammo seri, per volontà del moro che quasi mi costrinse con lo sguardo a tirare fuori quel dannato nome. -ma…- sussurrai torturandomi le unghie -Harry mi ha ucciso- esclamai affranta. -guardarlo da uno schermo e pensare che tutto quello un tempo era mio, che lui apparteneva a me, che quei occhi vedevano solo me, che quella bocca potevo assaporarla solo io..- abbassai lo sguardo lasciando cadere un'altra lacrima. -mi ha fatto morire dentro, lo giuro. Perché continuo ad amarlo e contemporaneamente ad odiarlo-
Zayn si passo' la mano sulla bocca, stava per mormorare qualcosa ma lo bloccai. -allora sai cosa ho fatto?- dissi, alzandomi dal divano e posizionandomi davanti a lui. -sono salita in camera mia, ho preso tutte le sue cose: le sue felpe, le nostre foto, tutto ciò che mi aveva regalato. Perfino ciò che avevamo comprato insieme- scandivo le parole impossessata dall'amarezza. -le ho raggruppate e messe tutte in una cesta. Sono scesa giù, ho aperto la porta, e ho aperto il cassonetto dell'immondizia, proprio quello davanti casa mia..- camminavo avanti e indietro nervosa. Feci una pausa mordendomi il labbro inferiore; lui mi guardo' perplesso. -le hai buttate Ellis?- chiese autoritario. -no Zayn, non l'ho fatto. Ma probabilmente non l'avrei fatto neanche se una ragazzina di dodici anni o chissà quanti non mi avesse fermato e riempito di tutte le sue stupide teorie su di noi..- alzo' un sopracciglio continuando a non capire. Mi spiegai meglio.
-una ragazza che passava di la' mi ha riconosciuto..non so, sarà' stata una vostra fan perché' ha iniziato a dirmi quanto Harry fosse cambiato, quanto fosse diverso e triste. E poi ha tirato fuori una delle tante cazzate sul perdono- -cioe'?- mi interruppe lui. -del tipo che e' molto più difficile perdonare che lasciare andare ma..- -ha capito tutto dalla vita quella..- rispose convinto. -si ma non e' questo il punto- sbuffai sciogliendomi la coda. -il punto e' che mi ha confuso ancora di più. Sono tornata in casa, con in mano quella cesta piena di ricordi, e mi sono messa a piangere. E' tutto il giorno che piango..e sai quanto odio farlo Zayn- lui annui' facendo segno di continuare. -odio mostrarmi debole, odio ancora di più sentirmi debole per colpa di qualcun'altro. E' logorante. Lui mi sta logorando sempre di più. Ed e' inutile tirare fuori la stronzata del "passera'" perché' un mese e' passato, ma io sto sempre allo stesso punto, con lo stesso odio, con lo stesso amore- risposi sfinita. Mi accovacciai a terra nascondendomi la testa con le mani. Zayn si tiro' su raggiungendomi; mi abbraccio' lasciando che mi sfogassi ancora. -lo sai che quello che potrei dirti ora non sarà' ciò che vorresti ascoltare vero?- non risposi continuando a rimanere tra le sue braccia. -esci da questa situazione Ellis. Esci da questa casa e va da lui. Parlate, urlatevi contro se e' necessario. Ma fatelo. Perché' stare rinchiusa qua non aggiusterà' nulla, anzi la renderà' giorno per giorno più pesante. Stai arrivando ad odiare la tua stessa vita El, ed io non permetterò' che succeda. Sei la persona più importante della mia vita e vederti così, essere costretto a sentirti singhiozzare dall'altra parte della cornetta e non potere fare..- sorrise, tenendomi stretta a lui. -questo..- alzai gli occhi anche io mostrando una leggera smorfia si acconsentimento. Mi sfioro' le labbra con il dito e non potei che lasciarglielo fare, assaporando quel momento così perfetto, mischiato al suo odore afrodisiaco. Ispirai la sua felpa e lasciai che le mie braccia si incrociassero sul suo collo. -sei qui..- gli sussurrai all'orecchio. -adesso sei qui- ripetei lasciandogli un bacio salato sul collo. Lo sentii rabbrividire al contatto delle mie labbra bagnate dalle lacrime; si volto' verso di me sfiorandomi il naso. Lo guardai ringraziando l'universo di averlo li, tra le mie braccia; l'unica persona che poteva ancora salvarmi; la mia ancora che si rifiutava di farmi affondare. Chiusi gli occhi, lasciando che due piccole gocce colassero sulle guance, e istintivamente poggiai delicatamente le mie labbra sulle sue. Non so perché' l'avessi fatto, o forse si; ma non volevo fermarmi perché' lui me lo ricordava così tanto. Lascio' che approfondissi il bacio, e così le nostre lingue iniziarono a giocare divertite, cercandosi e intrecciandosi. Affondai le mani nei suoi capelli, che improvvisamente si mischiarono con quelli ricci di Harry. La mia mente era appannata dal sapore di Harry, dalla bocca di Harry, dalla sua pelle liscia. Senza staccarmi dalle sue labbra lo trascinai verso il muro, iniziando ad alzargli la felpa e lasciandolo con una canottiera bianca, che sicuramente era quella con cui dormiva tutti i giorni. Le mie dita si inoltrarono sotto di essa, sfiorando la sua pelle ambrata. La pelle di Zayn, quella di Harry; gli addominali poco scolpiti di Zayn, quelli di Harry. Harry, Zayn, Harry, Harry..
-Ellis ferma ferma- cerco' con le mani di allontanarmi delicatamente, mentre io, avida di lui, continuavo imperterrita a baciarlo e torturarlo. Mi prese il volto tra le mani -e' sbagliato El. Stai facendo qualcosa di cui ti pentirai tra pochi minuti- continuo' fermo lui improntando i suoi occhi nei miei. Scossi la testa cercando di nuovo le sue labbra. Mi scanso' di nuovo -guardami El. Guardami un secondo- ripete'. Ubbidii e per un attimo, il mio cuore perse un battito. Cosa avevo fatto? Cosa stavo facendo? Mi vergognai di me stessa, ma soprattutto del modo in cui pensavo ad un altro mentre baciavo lui. I loro sapori si erano fusi insieme e a me sembrava così reale. Riscoppiai a piangere come una bambina -mi dispiace Zayn. Mi dispiace così tanto..- singhiozzai coprendomi il volto. -shhhh- fece lui riabbracciandomi. -va tutto bene, tranquilla. Lo so, lo so- si limito' a sussurrare accarezzandomi la testa. Lo guardai con gli occhi appannati -e' che mi ricordi così tanto lui..- dissi in un sussurro. Annui' cingendomi le spalle. -lo so, lo so- ripete' abbassando lo sguardo. -mi sento una stupida..- -ma non lo sei. Sei solo confusa..e innamorata- -vorrei non esserlo..- risposi calmandomi. -ma non sta a te controllarlo..-
Mi fece stendere sul divano, dandomi il tempo di riprendere fiato tra un singhiozzo e l'altro. Mi osservava tranquillo mentre io ancora stentavo a credere a ciò che fosse appena successo. Tamburellai le dita sulle ginocchia, tenendo lo sguardo basso. -dimmi che non e' cambiato nulla tra di noi ti prego..- sussurrai. -anche se e' una bugia..fammelo credere. Ora..- continuai nascondendomi nella mia felpa. Ero distante da lui, temevo seriamente che qualsiasi mossa avessi compiuto sarebbe stata fraintesa. Sorrise avvicinandosi a me e sfiorandomi una guancia. -non e' cambiato niente..e non sto mentendo- disse prendendomi la mano. Non so perché non credetti subito alle sue parole; forse perché, per quanto non volessi ammetterlo, mi stavo nervosamente domandando perché mai avesse ricambiato il bacio se davvero diceva di non provare nulla di più. Capto' anche questa volta i miei pensieri. -non sono innamorato di te Ellis, se e' questo che ti stai chiedendo..- rise alzando un sopracciglio. Mi prese il viso tra le mani -ti voglio bene, come amica. Sei la persona più bella che conosca, ma no. Non sono attratto da te in quel senso..- esclamo' facendomi l'occhiolino. Tirai un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi, felice di quelle parole. Ma le domande sembravano moltiplicarsi nella mia testa. -sono un uomo..pieno di ormoni- continuo' lui tranquillo. -e la carne e' carne..quindi scusami se non ho fermato tutto ancor prima che iniziasse- sussurro' grattandosi la testa. Sbarrai gli occhi trattenendo una risata -no Zayn..scusami tu! Visto che ti sono saltata addosso..- le mie guance avvamparono al sentire il suono delle mie stesse parole. Rise anche lui, allungando le braccia e permettendomi di rifugiarmici. -e' tutto così confuso nella mia testa..- sussurrai sincera. -vedo lui ovunque, l'ho visto in te..lo vedo in qualsiasi persona mi passi accanto- continuai accarezzandogli il braccio e delineando con le dita tutti i contorni dei suoi tatuaggi. Sospiro' -e per lui e' lo stesso El, credimi. Non sono solo io a dirlo..te l'e' venuto a dire una sconosciuta che lo ha capito attraverso uno schermo..- scossi la testa non volendo che andasse avanti con le parole. -e' così. E' così, e lo sai anche tu. Non può stare senza di te- mi sposto' una ciocca di capelli dal viso -e anche tu-
Mi alzai dal divano e tornai in cucina dove il gelato, ormai completamente sciolto, era rimasto sul bancone. Lo presi, insieme a due cucchiaini, e lo portai di nuovo in salotto. Porsi la posata a Zayn, che lo guardo' disgustato -domani abbiamo un intervista..- deglutì' -non vorrei rischiare di rimettere davanti a tutti- risi alzando le spalle e ne presi un po' incurante del suo giudizio. -non potrò stare peggio di quanto non lo sia già no?- risposi ironica io. -hai intenzione di non fare nulla quindi?- mi chiese, afferrandomi il cucchiaio dalle mani e affondandolo nella vaschetta quasi dimenticandosi delle parole pronunciate pochi secondi prima. Lo guardai, cercando  una risposta da lui. -non lo so Zayn. Potrei uscire da quella porta e correre da lui, urlandogli contro, baciandolo forse, e dirgli che lo amo più della mia stessa vita e che per quanto male mi abbia fatto, non e' riuscito a cancellare tutto ciò che di bello abbiamo vissuto- gli ripresi il cucchiaio dalla bocca -ma probabilmente mi fermerei a meta' strada perché sono troppo orgogliosa e perché, diciamocelo chiaramente, non viviamo in un film. Le cose non si aggiustano con lo schioccare delle dita, non si cancellano come un brutto sogno. Lui mi ha tradito. Lo ha fatto, e per quanto volessi davvero passarci oltre, non posso. Non ci riesco- mi voltai osservando i suoi grandi occhi scuri. Sorrise amaramente -allora rispondimi a questa- disse appoggiando il gelato sul tavolino di fronte. -e' più difficile ricominciare, nonostante tutto, e provare a ridargli fiducia..oppure lasciarlo andare, per sempre?- mi voltai verso il televisore spento. Gli occhi iniziarono a farsi pesanti, e i pensieri troppo affollati; appoggiai la testa sulla spalla del moro. -posso risponderti domani?- gli sussurrai all'orecchio. Le immagini si fecero più sfocate, così come la voce di Zayn sempre più lontana. -come se potessi rispondere diversamente- esclamo', prendendo la vaschetta dal tavolo e avvicinando il cucchiaio alla bocca.
Per colpa delle mie frustrazioni sentimentali non aveva più sonno. L'avevo svegliato, fatto correre a casa mia, baciato senza pudore e assillato con i problemi tra me e uno dei suoi migliori amici.
Ancora non riuscivo a comprendere come facesse a volermi così bene.

                                                                                                                     ***

La luce filtrata dalle serrande mi acceco' gli occhi; mi nascosi con la testa sotto il cuscino, sperando vivamente che qualcuno venisse ad abbassarle. Ma su che fantasticavo? vivevo da sola. Mi sarei dovuta alzare per forza io, ma a quel punto sarei stata troppo sveglia per rimettermi di nuovo a letto. In quel momento pero' mi ricordai di Zayn e della serata che avevamo trascorso. Mi maledissi ancora per quel bacio senza sentimento che gli avevo dato, o meglio, con il sentimento per un altro. Percio' mi venne ancora più spontaneo maledire Harry e il male che continuava a provocarmi ogni santo giorno inconsapevolmente. Grazie, grazie davvero. Grazie per rendermi la vita un inferno.
Lasciai scivolare la testa fuori e mi voltai dall'altra parte del letto; una figura scura si mise a fuoco davanti ai miei occhi. Zayn aveva probabilmente dormito li, anche perché l'ultima cosa che ricordavo eravamo noi due stesi sul divano; io con una voglia matta di dormire e non pensare, e lui con il gelato tra le mani e Made In Chelsea in televisione. Stropicciai gli occhi, appoggiandomi con la schiena sulla spalliera del letto; sospirai a fondo e mi voltai verso il moro accanto. Mi ci volle un secondo per realizzare che chi avevo al fianco era Harry e non Zayn. Il cuore inizio' a battere all'impazzata e, mentre il modo in cui stringevo le coperte diventata sempre più violento, cercai di fare mente locale e ricordare se non avessi fatto qualche stronzata la sera precedente. Iniziai a tremare; che cazzo ci faceva nel mio letto? avvicinai il volto al suo, che dormiva beatamente, per essere al cento per cento certa che non si trattasse di Zayn e che non lo avessi, un'altra volta, scambiato per il riccio.
Mi permisi di guardalo quei due secondi in più', prima di scuoterlo agitatissima. Mi alzai di scatto, aprendo con brutalità la serranda e permettendo al sole luminoso di entrare -che cazzo ci fai qui?- gli urlai nervosa, rimanendo all'angolo della stanza. Si sveglio' confuso rimanendo immobile dov'era; non gli diedi neanche il tempo di rispondere che mi avvicinai gridando -dov'e' Zayn?- mi misi le mani nei capelli non volendo credere ai miei occhi. Era da un mese che non lo vedevo, e sarei una bugiarda se dicessi che non mi avesse fatto lo stesso dannato effetto della prima volta. I ricci arruffati gli coprivano il volto angelico, lasciando intravedere gli occhi verdi. Il sorriso era spento pero', e non potei che gioire sperando fossi io la causa di quello. Tremavo al solo incrociare del suo sguardo, tremavo mentre si alzava dal letto avvicinandosi a me. -mi ha chiamato lui..- disse spostandosi un riccio dalla fronte. Si sistemo' la camicia celeste che indossava -e mi ha detto tutto..- continuo' fissandomi.
Tutto? Tutto cosa? le mie guance avvamparono al ricordo del nostro bacio. Non poteva avergli detto proprio tutto. Scesi in cucina, dandogli una spallata e superandolo. -tutto cosa Harry? Non me ne frega un cazzo di cosa ti abbia raccontato! Voglio che vai via ora da casa mia!- continuai in preda alla collera. Mi portai le mani nei capelli, continuando a camminare avanti e indietro, senza sapere davvero cosa fare. Mi raggiunse bloccandomi un polso. -El lo so che stai male. Ed io sto peggio di te- risi amaramente -oh no che non lo sei- lo interruppi puntando i miei occhi lucidi nei suoi. Mi prese il viso tra le sue grandi mani, senza darmi la possibilità di liberarmi. -sto una merda, e non faccio che colpevolizzarmi di tutto il male che ti ho fatto, di tutto quello che ho rovinato. Ti amo e mi odio. Odio quello che sono diventato, odio me senza di te. Odio svegliarmi la mattina e non trovarti accanto- prese fiato per poi continuare -non ho più voglia di fare un cazzo Ellis. Riesco solo a pensare a te e a quella dannata sera. Riesco solo a pensare di voler tornare con te e riviverti come una volta- stufa di tutte quelle bugie sbottai, spostandogli le mani dal mio viso. -lo volevi così tanto che hai aspettato che Zayn venisse a chiamarti?- mi alzai avvicinandomi alla porta d'ingresso. -dove cazzo sei stato in questo mese? perché io non ti ho visto..se non sulle copertine dei giornali! Non dirmi che ti sono mancata e tutta queste stronzate perché non hai mai fatto niente per recuperare. Sei sparito cazzo! Ed io stupida che ancora piango per te!- risi massaggiandomi le tempie. Eravamo arrivati al limite della follia. Mi stava di nuovo abbindolando con le sue belle parole, quando io dal giorno dell'aeroporto non l'avevo più visto ne' sentito. Mi cinse le spalle con forza -lasciami!- gli urlai furiosa. Ma la sua stretta era troppo forte -sono sparito solo perché' me lo hai chiesto tu! Volevo che ricominciassi, volevo che mi dimenticassi, che riuscissi a vivere senza di me. Non potevo negarti questa richiesta. Perché me lo hai detto tu, che se davvero ti amavo dovevo lasciarti andare- vidi due piccole lacrime scendere lungo le sue guance. -me l'hai detto tu..- continuo' a ripetere, alleggerendo la presa e sbattendo il pungno contro il muro. Mi sentii improvvisamente soffocare e senza volerlo, mi lasciai scivolare a terra. -io non so più che devo fare Harry..te lo dico sinceramente- alzai gli occhi per guardarlo. -mi fai male. Continui a farmelo. Sto male quando vedo una tua foto sul giornale o in televisione, quando sento nominare il tuo nome, quando cerco di buttare via le tue cose e finisco per rimetterle ognuna al suo posto- si lascio' cadere giù anche lui, con le lacrime che scorrevano silenziose. -ti prego dimmi che c'e' un "ma"..- sussurro' lui affranto. Mi avvicinai con gli occhi gonfi di pianto; gli accarezzai la guancia e spinta da una forza al di fuori della mia portata gli improntai un bacio a fior di labbra. Le nostre bocche erano così salate; eravamo stanchi di tutte quelle parole che sembravano solo peggiorare la situazione. Il bacio mette un punto a tutto. Lo sentii rispondere con foga, assaporando quel momento. Infilai le dita tra i suoi ricci e lo avvicinai a me.
Lo volevo così tanto, eppure quei maledetti flashback tornavano a farmi visita ogni secondo in più che passava.
Mi staccai da lui, lasciandogli un piccolo bacio sul naso.
E poi scossi la testa.









ce la faranno i nostri eroi a pubblicare questo capitolo?? mi sa che efp non vuole che lo faccia loool
forse non gli piace!
btw sempre che questa volta ci riesca...cosa ne pensate? io personalmente ci tengo molto a questa mini long. Sono (stranamente) soddisfatta del risultato e mi dispiace che il prossimo capitolo sia l'ultimo :c ma e' giusto cosi..
comunque vorrei ringraziare la mia amica Sara che mi ha aiutato con il capitolo (grazie amore!) perche' mi ero bloccata :s ma lei mi ha dato qualche consiglio e sono riuscita a finirlo <3
adesso pero' so che direzione deve prendere la storia (?) lol
spero di non avervi deluso..tanto amore, Ludo.

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Capitolo 4
*** capitolo quarto ***






Three weeks later


Rita Ora - Hello, Hi, Goodbye

Please get up and walk away
I don't wanna fall in love again
Don't want to start anything that could end
I know you think you can get through to me
But I'm on lock in loves penitentiary,
I already know how this goes
Laid down, broken, heart broke
I'll hate you, or you'll hate me, or I'll take you, or you'll break me,
And now I'm scared cause I've been there
Stuck in this prison, no optimism.

Any other time, I'd be yours saying hello, hi, goodbye
But that thing in me is gone.


Salii in macchina, poco convinta di ciò' che stavo facendo, della direzione che stavo prendendo, del posto in cui mi stavo dirigendo. Ma d'altronde, dovevo pur riprendere la mia vita in mano no? Ero scappata abbastanza, mi ero concessa del tempo per riprendermi e rimettere a posto i pezzi del puzzle che equivalevano alla mia vita; adesso era ora di affrontare la situazione e chiudere in un cassetto tutto ciò' che mi aveva fatto soffrire. Tre settimane mi avevano fatto credere che una volta tornata, nella mia casa, nella mia città', sarei stata in grado di gestire tutto; ma solo adesso, mentre giravo le chiavi della macchina, mi accorgevo di quanto fossi nervosa e impaurita di non farcela. La verità era quella, avevo paura, una paura folla di ricadere nel baratro dei ricordi e di non essere in grado di voltare pagina. Ma non l'avevo già voltata da tre settimane? Di che cosa stavo parlando adesso?
Appoggiai con insistenza le mani sul volante, e quasi autocostringendomi, lo girai facendo manovra ed uscii dal vialetto di casa mia. Ripensai alle valigie ancora intatte in salone, e sorrisi al pensiero che avrei fatto ancora in tempo a fare dietro front, riprenderle, e ripartire il più lontano possibile da li'. Il telefono suono' nel momento in cui imboccai la strada principale; lo lasciai squillare per qualche secondo, indecisa se rispondere o ignorarlo, facendo finta di non sentire. Sbuffando premetti il tasto verde -arrivo. Quindici minuti e sono li- dissi fingendo un tono di tranquillità. Sentii la risata dall'altra parte della cornetta -stavo quasi scommettendo che mi avresti dato buca..- credimi, lo stavo per fare, avrei voluto rispondergli; ma finsi un sorriso compiaciuto e attaccai veloce rimettendomi alla guida. Ero così prevedibile? Debole?
La gente sapeva ancor prima di me come mi sarei comportata. Bastava davvero un'occhiata per capire a cosa stessi pensando? Ero così trasparente?
Frenai al rosso, tamburellando le dita sul manubrio; mi guardai dallo specchietto, sistemandomi i capelli biondi che ricadevano mossi e sfibrati sulle spalle. Mi tolsi gli occhiali da sole che indossavo e guardai con insistenza il mio riflesso, che tutto sembrava, tranne che deciso e sereno. Chi vuoi prendere in giro Ellis? Il clacson della macchina dietro di me, mi fece tornare alla realtà e senza che potessi pensare ancora a quanto la mia vita non fosse uno schifo, partii verso le strade affollate di Knightsbridge. Mi ripreparai mentalmente il teatrino che avrei recitato: di quanto mi mancasse la Francia, mia zia e Pierre. Era questo il suo nome? Non mi dava l'idea di un modello conosciuto fuori d'Abercrombie. Forse Mathieu, sembra più romantico; mi ricorda tanto il tipo del Tempo Delle Mele. Solo che io ero tutto tranne che Sophie Marceau. Alzai gli occhi al cielo, ripensando a quanto non fossi patetica e di quanto Zayn ci avrebbe messo due secondi a capire che stavo mentendo; ma questa volta avrei fatto tutto a costo di non dirgli la verità. Avrei mentito fino alla morte, mai e poi mai avrei ammesso che la "vacanza" trascorsa era stata una tragedia, a cominciare dalla valigia persa, il nuovo figliastro di mia zia e il cibo disgustoso. Non ero riuscita neanche a prendere un po' di abbronzatura. L'unica cosa che mi aveva per così dire "consolato" erano stati i negozi che avevo svaligiato. Un'arma a doppio taglio visto che non solo avevo provato piacere a consumare la carta di credito e a comprarmi le cose più inutili che mai e poi mai avrei indossato, ma avevo pure fatto imbestialire mio padre (il che, di conseguenza, non aveva che migliorato il mio umore, almeno per le due ore successive).
Ah, giusto, un'altra cosa da aggiungere alla lista di ciò che avrei dovuto fare nei giorni seguenti, era il pranzo con lui, il tenero uomo che aveva contribuito a darmi alla luce. Perfetto, anche martedì avrei avuto una giornata di merda.
Trovai un posto libero a una cinquantina di metri dal bar in cui mi sarei dovuta incontrare con Zayn, già cinque minuti prima. Parcheggiai con facilita' e spensi il motore con una mossa veloce; raccolsi gli oggetti sparsi sul sedile nella borsa e aprii la portiera sistemandomi i rayban. Misi un piede fuori, quando una fitta al cuore mi fece richiudere la portiera; che mi stava succedendo? Non potevo essere così codarda.
Scossi la testa e riaccesi la macchina; in quel preciso istante i flashes di poche settimane prima fecero capolino nella mia testa, davanti ai miei occhi, trasformando il vetro della macchina in uno schermo proiettore. Sbattei le mani, sperando che quel gesto drammatico potesse mandarle via, distruggerle una volta per tutte; mi tolsi gli occhiali e mi coprii gli occhi, strizzandoli più forte che potevo.

-io non so più che devo fare Harry..te lo dico sinceramente- alzai gli occhi per guardarlo. -mi fai male. Continui a farmelo. Sto male quando vedo una tua foto sul giornale o in televisione, quando sento nominare il tuo nome, quando cerco di buttare via le tue cose e finisco per rimetterle ognuna al suo posto- si lascio' cadere giù anche lui, con le lacrime che scorrevano silenziose. -ti prego dimmi che c'e' un "ma"..- sussurro' lui affranto.

Le lacrime continuarono ad uscire copiose; ma non era dolore. Ero arrabbiata con me stessa, che continuavo a comportarmi come una ragazzina alle prese con la prima cotta adolescenziale. Seduta in quella macchina troppo stretta, a fare i conti con il passato che non riuscivo a dimenticare. Ma la colpa era mia, ero io che non riuscivo a lasciarlo andare; ero io che mi ostinavo a tenerlo legato a me, come catene di ferro massiccio. -basta basta basta- urlavo, battendo forte sul volante.
Dicevo basta, ma il mio cuore chiedeva ancora.

Mi avvicinai a lui con gli occhi gonfi di pianto; gli accarezzai la guancia e, spinta da una forza al di fuori della mia portata, gli improntai un bacio a fior di labbra.

Sentivo ancora  il sapore della sua bocca sottile, la stessa che avevo continuato a sognare ogni notte da quando l'avevo lasciato l'ultima volta. Che poi quante volte l'avevo fatto? Quante volte avevo detto basta e poi avevo agito diversamente? Ero la prima ad illuderlo. Mi morsi il labbro, prendendo l'iphone tra le mani. Avrei inventato una scusa, qualsiasi, ma non avrei visto Zayn; che senso aveva? Gli avrei continuato a dare la prova di quanto non mi sentissi una nullità senza Harry Edward Styles, e che tutti i miei intenti di lasciarmelo alle spalle non erano serviti a nulla. La Francia, lo shopping estenuante, i ragazzi carini non erano serviti proprio a nulla; se non a pentirmi di giorno in giorno a non avergli dato un'altra possibilità. Perché, ebbene si, ero arrivata ad una conclusione in quelle tre settimane: lo volevo, e la mia voglia di lui superava perfino il male che mi aveva fatto.
E' stupido quanto io abbia sempre condannato il tradimento; mi comportavo da moralista, giudicavo chi perdonava ritenendoli deboli e senza dignità. Adesso invece ridevo, ridevo di me stessa, ad essere giunta a conclusioni ancor prima di averlo provato sulla mia stessa pelle. L'unica debole, priva di dignità, e chi ne ha più ne metta, ero io; io che rivolevo l'unica persona che mi aveva ferito nell'anima.
L'unico che era arrivato a farmi provare momenti di puro piacere, mischiato a dolore logorante.

Le nostre bocche erano così salate; eravamo stanchi di tutte quelle parole che sembravano solo peggiorare la situazione. Il bacio mette un punto a tutto. Lo sentii rispondere con foga, assaporando quel momento. Infilai le dita tra i suoi ricci e lo avvicinai a me. Lo volevo così tanto, eppure quei maledetti flashback tornavano a farmi visita ogni secondo in più che passava.

Quelle immagini mi aveva fatto compagnia per tutta la durata della vacanza. Mi svegliavo con gli incubi, andavo a dormire con i ricordi. Controllavo il cellulare ogni due secondi, quasi ossessivamente, con la speranza che non avesse preso le mie parole alla lettera; che magari mi avesse raggiunto, come quel giorno in aeroporto, e che mi avrebbe detto che non mi avrebbe lasciato andare via, che non mi avrebbe permesso di mettere un punto a noi. Ma l'avevo fatto, ero stata io la prima a farlo. Subito dopo quel bacio così dolce e voluto.

Mi staccai da lui, lasciandogli un piccolo bacio sul naso. E poi scossi la testa.
Lo scostai delicatamente, e continuai a ripetere quella mossa, cercando di convincere più me stessa che lui. -non c'e' nessun "ma" Harry..- pronunciai con le lacrime che mi rigavano le guance. -non ce la faccio- dissi singhiozzando -mi dispiace ma non riesco a guardarti in faccia- abbassai la testa, ma lui la prese tra le mani cercando di tirarmela su e permettermi di osservarlo negli occhi. Mi penetrarono dentro, mi squarciarono il cuore e la mente; alzai debolmente le mie mani sfiorando le sue per quella che doveva essere l'ultima volta. Lasciai che le passasse sul mio viso, che asciugasse quelle gocce d'acqua salata, che mi baciasse la fronte come faceva quando ero agitata. Mi tirai su, facendomi aiutare da lui; feci un respiro profondo e sussurrai tremante -hai ragione. Ti accuso di essere sparito di colpo dalla mia vita, quando sono stata io a chiedertelo- scosse la testa, cercando di parlare, ma gli tappai la bocca rosea con le dita -lasciami finire- gli dissi tranquilla. Uno strano senso di leggerezza si era impossessato di me -ho bisogno di tempo. Forse dovrei andarmene via per un po', capire come gestire la cosa. Perché più sto qua, a pochi chilometri di distanza da te, e più mi sento confusa- mi strinsi nella felpa che indossavo, imponendomi di dire quelle parole, le uniche forse che lo avrebbero fatto andare via davvero, che gli avrebbero fatto rinunciare. -la verità e' che non voglio più amarti Harry. Non voglio provare quello che sto provando, perché fa male- alzai gli occhi e li improntai nei suoi, più sicura di quello che credessi. Continuava a scuotere la testa, con le mani tra i capelli; camminava avanti e indietro, senza la minima voglia di uscire dalla porta di casa mia. Mi avvicinai facendolo fermare -Harry Harry- lo chiamai cercando di mantenere la calma, perché se fossi crollata, nessuno dei due si sarebbe più rialzato. Avremmo lasciato che i nostri sentimenti momentanei ci facessero dimenticare tutte le ferite procurateci ma le cicatrici sarebbero rimaste comunque, e si sarebbero ripresentate prima di quanto avessimo creduto. Lo sapevo, per questo volevo evitare. -l'hai detto El. Hai detto quelle parole perché sapevi mi avrebbero ferito- rispose sprezzante. -lo sapevi. Per questo non ti credo. L'hai detto ma non ti credo- continuo' torturandosi le unghie. -e' un problema tuo- risposi esasperata. Doveva andarsene, altrimenti sarei diventata più cattiva di quanto non credesse fosse possibile. Rise avvicinandosi al mio corpo -lo vedi? dici una cosa e ne fai un altra- mi prese per i fianchi con forza -se davvero le pensavi avresti agito diversamente. Non mi avresti baciato, non staresti qua a lasciare che ti accarezzassi, che solo ti sfiori- mi sbatte' in faccia la verità come una doccia d'acqua gelata. Voleva che arrivassi ad odiarlo? Perché ci stava riuscendo.
Lo scansai via di getto -basta Harry. Hai rovinato tutto okay? Adesso non provare a rinfacciarmi le cose!- le guance si erano colorate di rosso e le tempie bruciavano come fuoco. -non ti sto rinfacciando niente! Sto dicendo la verità- mi interruppe irritato -e' più di un mese che ci giriamo intorno senza mai affrontare la situazione. Dici che mi odi e che non vuoi più vedermi, poi mi accusi perché sono sparito, poi mi baci ed ora mi dici che non c'e' neanche una minima possibilità che tu possa perdonarmi?- era arrabbiato e confuso, ma cosa pretendeva? Aveva mandato tutto a puttane, portando giù nel baratro anche me, e adesso era ora che facesse i conti con le conseguenze delle sue azioni. Alzai un sopracciglio -si e' così. Ti stupisci?- risi ironica -adesso fai anche la parte della vittima? Ti lamenti per i miei comportamenti bipolari? Oh scusami tanto se sono a pezzi visto che ti sei baciato una puttana davanti ai miei occhi, quando io ero venuta per farti una sorpresa dall'altra parte dell'oceano! Scusami tanto, davvero se sto ancora qua a dannarmi l'anima cercando di capire cosa fare della mia vita!- e gli tirai uno schiaffo dritto sulla guancia.
Sentii il rumore del colpo e, sbarrando gli occhi per il gesto appena compiuto, mi portai le mani sul viso sbalordita della mia stessa azione. Sentivo gli arti tremare; mi allontanai lentamente da lui, che quasi non essendosi reso conto di ciò che avevo fatto, si massaggiava la guancia confuso. Tutto il nervosismo e la rabbia che si erano accumulati in quelle ultime settimane, si erano liberati nel peggiore dei modi; mi guardava con i suoi occhioni verdi, in quel momento, tutto tranne che intensi. Erano vuoti e sconvolti, proprio come i miei. -sc-u-s..a i-o..- provai a dire, ma erano parole spezzate dallo smarrimento. Lui abbasso' gli occhi facendo segno con la mano di non parlare. -no- rispose freddo. -me la meritavo- continuo' senza alzare la testa. -forse un po' in ritardo..- -lo sai non e' il mio forte la puntualità..- provai a smorzare sorridendo. Eravamo a pochi metri di distanza, ma nessuno dei due aveva la forza di avvicinarsi o allontanarsi ancora di più. Feci un respiro profondo e mi convinsi, una volta per tutte, a chiudere la' quella lunga ed estenuante discussione. -forse e' meglio che tu vada..- sussurrai poco convinta. Era davvero difficile tirare fuori quelle parole, ma ancora di più convincere lui della loro autenticità. Alzo' la testa, spostandosi i capelli che le ricadevano ribelli sulla fronte; due piccole fossette spuntarono sulle guance: sorrideva, ma era un sorriso spento e privo di felicita'. Di quei sorrisi che nascondono dietro solo macigni pesanti. -cosa succede adesso?- esclamo' battendo ripetutamente il piede in terra. Mi morsi il labbro inferiore e mi infilai il cappuccio della felpa, come se mi potesse far sentire più protetta. -succede che mettiamo un punto, davvero- risposi inespressiva. -metti- mi corresse lui. -sarebbe meglio che lo facessimo tutti e due- e avvicinandomi alla porta, la aprii lentamente. Rimase immobile per trenta secondi, quasi sperando che potessi cambiare idea, ma quando vide che non c'erano segni di mutamento dalla mia espressione mi raggiunse titubante. -ti prego non farmi uscire da questa porta..- mi chiese quasi supplichevole. Non l'avevo mai visto comportarsi in questo modo, se prima mi lamentavo tanto della mia perdita di dignità non osavo immaginare come si sentisse lui in quel momento. Eppure non sembrava vergognarsene; se non fossi stata accecata dalla rabbia e dalla razionalità avrei quasi creduto che mi amasse più di ogni altra cosa al mondo.
Ma sarebbe bastato? Sarei riuscita comunque a superare quel brutto ricordo?
Non volevo che uscisse da quella stanza, ma doveva. Percio' scossi la testa, come se non lo stessi facendo ormai da un'ora, e spalancai la porta ancora di più. -buona fortuna Harry- mi limitai a pronunciare. Erano parole sincere le mie, perché per quanto non fossi devastata, volevo davvero che la sua vita andasse nella giusta direzione. Volevo davvero che
la sua carriera artistica continuasse nel migliore dei modi, che fosse felice e che magari incontrasse una ragazza che gli avrebbe insegnato ad amare davvero. Percio', per quanto malinconico, il mio sorriso era sincero. Gli vidi una lacrima solcargli la guancia -ti amo Ellis- esclamo' inaspettatamente -ricordatelo..sempre- si mise le mani in tasca e oltrepasso' il limite del portone. Gli avrei voluto rispondere "anche io" ma non mi sembrava la frase più adatta in quel momento; così chiusi la porta, senza neanche guardarlo per l'ultima volta.
Mi lasciai scivolare sul pavimento senza neanche più una lacrima da poter piangere. Lo sguardo era fisso a terra, le gambe circondate dalle mie braccia e una voglia matta di spaccare tutto ciò che avevo intorno.
Avevo appena preso una delle decisioni più importanti della mia vita e tutto quello a cui riuscivo a pensare era che volevo solo tornare indietro e rimangiarmi tutto.
Percio' ne presi un'altra: scappare via, il più lontano possibile da Londra e da Harry Styles.


Saggia decisione Ellis, peccato che adesso mi sentivo uguale a prima, se non peggio. Lasciai cadere la testa sul sedile, con ancora il cellulare tra le mani. Chiusi gli occhi massaggiandomi le tempie quando sentii qualcuno bussare sul finestrino. Saltai su me stessa quando mi accorsi che Zayn era di fronte a me con la fronte corrugata e la bocca serrata. Mi fissava incredulo mentre io, sfoderando un falsissimo sorriso, aprivo velocissima la portiera. -ehi- risposi euforicamente nervosa. Ero in preda al panico, perché non ero pronta psicologicamente alla sua vista, dovevo ancora prepararmi il mio discorsetto mentale che, sebbene l'avessi recitato mille volta, non dava mai l'idea di essere veramente perfetto. -che stavi facendo?- chiese dubbioso, aspirando la solita Marlboro. Presi la borsa e tolsi le chiavi dalla serratura -no e' che ti stavo chiamando per dirti che avevo trovato posto- sorrisi chiudendo la portiera. Mi sistemai il vestitino che indossavo e lo seguii verso il bar dall'altro lato della strada; mi fissava come volesse studiare ogni mio minimo movimento. -allora come stai?- era freddo, sentivo il suo tono di voce gelido come una lastra di ghiaccio. Ci eravamo sentiti davvero poco da quando ero partita, ovvero lo stesso esatto giorno in cui avevo visto Harry uscire dalla porta di casa mia; probabilmente anche il moro voleva darmi il tempo di riprendermi, perciò ci eravamo sentiti per messaggi, limitandoci alle solite domande di cortesia che tutto erano, tranne che sincere. -benissimo- esclamai sorridente -la Francia mi manca un sacco- odiavo mentirgli ma lo facevo per tutti e due. Perché stressarlo ancora con le mie inutili paranoie quando per lui la soluzione era dimenticare e dare un'altra possibilità al riccio? No, non l'avrei permesso, perciò sfoderai il mio bel visino da attrice e recitai la bella vita che avrei tanto desiderato avere per davvero. -ti sei divertita? raccontami tutto- esclamo' prendendo posto a sedere; feci lo stesso e mi accesi una sigaretta, aspettando che ci portassero i menu. -ma niente, ho fatto un sacco di shopping, ho preso il sole..anche se non si vede- e gli mostrai le braccia delusa -sono andata a qualche museo, tanto per farmi una cultura artistica- gli contagiai una risata -e ho imparato un po' di francese- il cameriere ci interruppe -cosa volete ragazzi?- chiese educato, appuntando le nostre richieste sul taccuino che teneva fra le mani. Zayn mi fece cenno di ordinare per prima, e visto che i miei gusti erano davvero elementari non fu molto difficile prendere una decisione. -per me un cheesecake alla fragola e un cappuccino con panna- risposi ispirando la sigaretta. Sia il moro che il cameriere mi guardarono sbalorditi -ci teniamo leggere- esordi' il primo ridendo. Sorrisi guardando il cameriere -oggi ho mangiato poco..- mi giustificai facendogli l'occhiolino. Non avevo notato quanto fosse carino, aveva degli occhi incredibilmente scuri e intensi e delle labbra carnose da togliere il fiato; alto più di Zayn e dal fisico scolpito. Non mi stupii quando, voltandomi, notai che molte donne erano intente ad osservarlo. -non mi sembra che tu non possa permettertelo- rispose lui mostrando una fila di denti bianchissimi. -infatti lei mangia sempre così..- si intromise Zayn tamburellando le dita sul tavolino. Gli diedi un calcio sotto banco facendolo azzittire; sorrisi nuovamente al cameriere/modello che mi ritrovavo davanti e spensi la sigaretta nel posacenere. Il moro ordino' una fetta di fudge cake e un espresso, scambiandosi qualche altra battuta con il ragazzo; rise vedendolo andare via. -insomma ti stava facendo poco il filo quello..- esclamo' divertito. -ma va. Era solo gentile- risposi facendo finta di niente. -io dico che prima che ce ne andiamo ti chiede il numero..- continuo' togliendosi il giacchetto di pelle che indossava e posizionandolo sulla sedia. -no che non lo farà'..- dissi imbarazzata, guardandomi intorno. Non rispose ma si limito' ad alzare un sopracciglio con aria di sfida.
Per eliminare il silenzio asfissiante che si stava andando a creare, gli chiesi come stava. -tutto bene, siamo stati qualche giorno a New York per la promozione del nuovo disco e adesso restiamo a Londra per un mesetto..prima di ricominciare il tour- -beh almeno vi riposate un po' in questi giorni- risposi tranquilla, ma davvero poco interessata. Meno sapevo della loro carriera musicale, e meglio mi sentivo. -abbiamo comunque delle interviste perciò..non so quanto ci si possa riposare. Pero' almeno siamo a casa- esclamo' smorzando un sorriso. -tu hai ricominciato l'uni?- mi chiese giocherellando con il ciuffo ben laccato che aveva tra i capelli. -domani vado. Ma mi ero portata i libri in Francia e sono riuscita a seguire un po' di lezioni online perciò non ho perso tanto- quella conversazione stava diventando davvero noiosa, e il bello era che a nessuno dei due importava davvero dell'università o del tour mondiale; le nostre menti vagavano da tutt'altra parte. -ho l'esame tra un mese quindi..- e fortunatamente fummo interrotti dall'arrivo dei nostri dolci dall'aspetto invitante.
-cheesecake alla fragola..- esclamo' il cameriere porgendomelo. -grazie- risposi sorridendo come un ebete. -spero sia di tuo gradimento- continuo' mentre lasciava a Zayn il suo espresso. -anche se non fosse così non potresti farci nulla- esordii ironica. -potrei sempre fartene portare un altro o meglio..non fartelo proprio pagare- rispose facendomi l'occhiolino. Zayn non riuscì a fare a meno di sopprimere una risata, ed io, alleggerendo il discorso esclamai qualcosa del tipo "effettivamente hanno il loro prezzo. Devono essere per forza buoni per quello che costano".
Non gli avrei di certo potuto dire che avevo abbastanza soldi da comprarmi tutti i dolci che vendevano in quella caffetteria, o che peggio ancora, mio padre avrebbe potuto comprare l'intero stabile. Per quel motivo il moro di fronte a me se la rideva come non mai, leggendomi nel pensiero e traducendo il mio viso imbarazzato. Il ragazzo, confuso, si allontano' chiamato da un altro cliente. -certo che sei stronzo eh!- dissi dandogli un altro calcio sotto il tavolo; continuo' a ridere battendo le mani sulle gambe -e lui poverino che voleva fare colpo..- sbuffai aprendo la bustina di zucchero che avevo davanti. -voleva essere gentile Zayn! e te lo hai fatto sentire un idiota- gliene passai una mentre lui era troppo intento a strozzarsi con la sua stessa saliva. -la tua faccia era tipo "please mio padre può comprare te e l'intera caffetteria"- -shhhh- lo azzittì cercando di non farsi sentire dalla gente che ci stava attorno, ma scoppiai a ridere anche io. -mangia quella cavolo di torta e stai zitto dai!-

[…]

Dopo venti minuti ci facevano male sia la pancia, da quanto avevamo mangiato, che le guance, da quanto avevamo riso. Zayn fece cenno al ragazzo chiedendo il conto; abbassai gli occhi imbarazzata, iniziando a disegnare figure irregolari sul tavolo. -mi sei mancata..- esclamo' lui interrompendo il silenzio. -non scappare più via okay?- sorrisi facendogli la linguaccia. -promesso- gli volevo dire che in verità, se avessi potuto me ne sarei riandata via volentieri, ma ero stata bene in quell'ultima mezz'ora e non avevo pensato al riccio, per quanto Zayn potesse essere relazionato a lui.
Mi era mancato anche lui, con la sua voce profonda, gli occhi scuri che ti leggevano l'anima e la risata contagiosa. Credevo che stare da sola mi avrebbe fatto bene, ma non mi ero resa conto di quanto le persone che ti amano possano farti bene in certe situazioni; anche se non me la sentivo ancora di confidargli i miei più oscuri pensieri sentivo la sua presenza d'aiuto. Li avrei condivisi, prima o poi.
Presi dalla borsa il pacchetto di sigarette quando l'occhio mi cadde sul signore che mi sedeva accanto, poco distante. Leggeva un giornale, un classico quotidiano, peccato che in prima pagina aveva stampato la bella faccia di Harry. Allontanai subito lo sguardo da li, ma purtroppo non feci in tempo ad evitare la figura di una ragazza accanto a lui; feci finta di niente, e con le mani tremanti, continuai a cercare le sigarette nella borsa. Era un pozzo senza fondo o ero io che non avevo le dita abbastanza ferme da riuscire ad afferrarle?
Finalmente lo presi e ne tirai di fretta una; Zayn aveva già pronto l'accendino e me lo porse tranquillo. Smorzai un grazie con le labbra e mantenendo la calma, la accesi. -e' la nuova stylist..- esclamo' lui ad un tratto. Feci finta di non capire -cosa?- scosse la testa affranto -la ragazza in copertina..e' la nostra nuova stylist- ripete'. Mi voltai come se non l'avessi visto prima, e sorrisi. -perché credi che mi interessi?- ispirai a lungo la sigaretta. Si dondolo' sulla sedia, fissandomi -perche' quasi collassavi appena l'hai vista..-
Chiusi gli occhi e toccandomi i capelli nervosamente, continuai a mostrare la maschera che mi ero cucita addosso. -ma se neanche l'avevo vista! E comunque non mi devi dare nessuna spiegazione, anche se fosse stata la sua nuova ragazza non ci sarebbero problemi. E' finita ormai Zayn, lo sanno anche i muri- e sfoderai un altro fintissimo sorriso. Da quanto lo stavo facendo mi iniziava a fare male la mandibola.
Ellis, inventati una scusa e vai via il prima possibile.
Ma siccome i guai non arrivano mai da soli..
Il cameriere arrivo' con il conto e la richiesta del mio numero di telefono. -non vorrei sembrare inopportuno ma..- -vuoi il suo numero?- -Zayn!- feci io mollandogli il terzo calcio. -sono sicuro ch..- -Zayn smettila!- mi sporsi dal tavolo tappandogli la bocca. -okey, la situazione si sta facendo imbarazzante- esclamo' il ragazzo -ma Zayn- esclamo' indicandolo -ha centrato il punto- e sorrise disarmandomi.
Ancora con le mani sulla bocca del moro, lo guardai incantata e lusingata. Si, certo che te lo do il numero. -ehm mi dispiace- gli feci cenno di dirmi il suo nome -James- -James- ripetei schiarendomi la voce. -ma ho già un ragazzo-
What the f*ck? La faccia di Zayn ricreo' la stessa espressione ma per mio fortuna, rimase in silenzio, forse troppo impressionato dalla mia risposta. Impressionato e confuso perché probabilmente si stava chiedendo del perché, nell'arco di tutto il nostro pomeriggio insieme, non gli avessi raccontato niente sul mio nuovo fidanzato. Pierre? Jean-Cloude?
James si tocco' la nuca -ah- accenno' sorpreso. D'altronde come non dargli torto? Gli avevo fatto gli occhi dolci e mi ero mostrata interessata ogni volta i nostri occhi si erano incrociati, era un controsenso rifiutare il suo numero.
Ma ultimamente ero bipolare, anche se lui non ne era a conoscenza.
Lo vidi prendere i soldi sfiduciato e scomparire senza dire una parola. -c'e' qualcosa che ti sei scordata di dirmi?- la voce di Zayn mi fece tornare in me, mentre continuavo a tenere lo sguardo fisso su James che si allontanava. Sono proprio una stupida, pensai. Lo scioccare delle dita del moro mi costrinse a rispondergli -mh?- dissi voltandomi verso di lui. -ho detto..ti sei dimenticata di dirmi qualcosa?- scrollai le spalle, prendendo la borsa tra le mani ed alzandomi dal tavolo. Pierre? Jean-Cloude? Come l'avevo chiamato?
-no, non mi sembra- certo, adesso pretendevo anche che mi accondiscendesse? Avevo sparato una bomba, era normale volesse delle spiegazioni.
Mi blocco' il polso facendomi fermare -Ellis- -Zayn- alzo' un sopracciglio sfidandomi; sbuffai alzando gli occhi al cielo -sono single. S-i-n-g-l-e- scandii bene le parole facendo in modo che le capisse per bene. E il modello di Abercrombie? Stavo distruggendo tutti i miei piani.
Gesticolo' indicando prima me e poi James, ormai intento a servire altre persone.
Come se mi avesse esplicitamente fatto la domanda, risposi -perche'..non..ecco diciamo che..non e' il mio tipo- e senza lasciare che staccasse il braccio dal mio, lo trascinai via da li. -ma se te lo mangiavi con gli occhi!- esclamo' lui ancora confuso, indicandolo neanche fosse un ragazzino a cui e' stata appena tolta la caramella. -ma non e' vero!- e cercando di cambiare discorso sul tempo, o su un possibile giornalista in borghese che ci seguiva da quando ci eravamo seduti, ci dirigemmo verso Hyde Park che distava poco. -Ellis non cercare di evitare il discorso..- mi infilai la giacca verde militare e tirai su la zip fino all'orlo. -e tu non cercare questioni dove non ci sono..- stava per ricominciare con i suoi discorsoni eruditi, che mi avrebbero solo riempito il cervello di altre mille domande a cui non ero in grado di rispondere, quando lo zittii con la mano. -ti prego non iniziare- esclamai stufa. -ti ho detto che sto bene ok? Solo perché non voglia un nuovo ragazzo non significhi che sia psicologicamente a terra! Smettetela di preoccuparvi tutti per me, ho detto che sto bene. Sono così poco credibile?- portai la testa all'indietro estenuata da quelle attenzioni inutili che mi rivolgevano tutti. -non sono neanche tornata che già mi fate il terzo grado- mi fermo' allungando le mani -ok ok ti credo- rispose accigliato -scusa- e abbasso' gli occhi tirandosi su il cappuccio della felpa che teneva sotto la giacca di pelle. Si senti' per un attimo fuori luogo, e prima che potesse spostare l'attenzione su un altro discorso, il suo telefono squillo'. -ti sta squillando il telefono- sussurrai notando i suoi occhi persi. Battei le mani una volta facendolo trasalire; rispose, quasi lasciando scivolare il telefono dalle mani -Lou- esclamo' sorpreso. -non sono a casa- continuo' prendendomi il polso per leggere l'ora dall'orologio. -non e' che mi puoi dare uno strappo agli studi della BBC a White City?- mi chiese poggiando la mano sulla cornetta. Scossi la testa mentre cercavo di inventarmi il prima possibile una scusa plausibile. -devo vedere a cena mio padre- sussurrai lieve, abbassando gli occhi; odiavo mentirgli, ma mi stava chiedendo di andare incontro al mio peggior nemico, neanche due ore dopo il mio ritorno, che in teoria era servito per "disintossicarmi" da lui.
-mi puoi passare a prendere te?- gli chiese, mordendosi il labbro inferiore. -stiamo a Knightsbridge, c'e' pure El così la saluti- sorrisi leggendo la sua euforia dagli occhi. Ma certo, Louis Tomlinson alias l'altra meta' di Harry Styles; lo adoravo, ma quella rimpatriata non era ciò a cui avrei aspirato quel giorno.
Annuii senza riuscire a togliermi quell'espressione da ebete dalla faccia e aspettai che attaccasse. -ci vediamo davanti all'Hard Rock- e attacco' rimettendoselo in tasca. Valutai l'idea di scappare via, e lasciare Zayn ignaro di tutto la, ma feci un respiro profondo e mi costrinsi a tirare fuori la mia maturità. Fortunatamente, il moro non riprese più il discorso precedente e si limito' a raccontarmi della nuova ragazza che stava frequentando -dai ti pare che non mi vuoi dire il nome?- gli chiesi insistente. Scosse la testa spavaldo -voglio fartela conoscere prima- disse facendo l'occhiolino. -ho capito, ma ti ho ho chiesto solo il nome. Mica data di nascita, segni particolari o quanto porta di piede!- mi abbraccio' da dietro ostinandosi a non parlare.

Louis arrivo' sfrecciante nella sua Porche nera neanche venti minuti dopo. Parcheggio' nella stradina laterale all'Hard Rock e scese affettuoso ad abbracciarmi -El- mi stritolo' con le sue braccia e mi lascio' un soffice bacio sulla guancia. -come stai? Come e' andata in Francia? Che hai comprato? Sono così invidioso!- esclamo' tirandosi su gli occhiali da sole. Gli riempii la testa di tutte le mie belle parole sullo Stato francese e di quanto mi mancasse di già, quando Paul lo chiamo' al telefono interrompendo quell'estenuante burla che stavo portando avanti da due ore a quella parte.
Tanto perché non poteva andare peggio, mio padre mi chiamo' avvertendomi del cambio di programma per il nostro pranzo; il telefono, mi mori' proprio nel momento in cui pronuncio' data, ora e luogo dell'incontro, perciò irritata per quella situazione da film, presi il telefono di Zayn e lo richiamai dal suo. -no pa mi e' morto il telefono- esclamai stressata. Vidi Lou darmi un bacio sulla guancia e Zayn pizzicarmi il fianco, facendomi un cenno del tipo "ti chiamo dopo".
Annuii, senza capire, sperando che mio padre finisse il discorso il prima possibile; improvvisamente aveva tutta questa voglia di parlare?
Li vidi sfrecciare via, con la musica abbastanza alta da far girare l'intera clientela seduta; risi con ancora la testa piegata sull'iphone e feci un cenno con la mano. -va bene pa, ho capito- iniziai ad incamminarmi verso la macchina. -mi stai stressando adesso attacco- e prima che potessi farlo veramente, lo fece lui, sbuffando come (mi doleva ammetterlo) facevo sempre io.
Chiusi la chiamata, rigirandomi tra le mani l'iphone nero di Zayn.
Sgranai gli occhi, non so se per l'immagine di sfondo che teneva o perché era partito con Lou senza il suo telefono. E mentre andavo fuori di testa, continuando a sbattere i piedi in terra, il messaggio di Tomlinson non tardo' ad arrivare.

El siamo in ritardo e non possiamo tornare. Siamo alla BBC Television Centre, Wood Lane W12 7RJ. Grazie :) x

Rilessi più volte prima di sbattere la portiera con più forza avevo in corpo.
Are you fu**ing kidding me?










aaaaaaaaaaaaa ma che e' sto capitolo? No scusate davvero, ma sono malata. Ho febbre, mal di gola e dolori intestinali da quasi una settimana e non sembra riesca a riprendermi! E' una settimana infernale, e questo capitolo ne e' la prova -.- sapete quanto tenga a questa mini long ma non sono per niente soddisfatta di questo capitolo. Apparte che vi avevo detto che sarebbe stato l'ultimo (no..non e' finito cosi..lol) ma come al solito, nella mia testa era piu' corto di quello che credevo -.- percio' l'ho dovuto spezzare in due e il prossimo sara' l'ultimo, davvero.
No comunque sara' pieno di errori grammaticali, lo so e' che non ci sto molto con la testa, ho interrotto spesso la stesura pero' volevo postarlo perche' era da un po' che non lo scrivevo. Non lo so, nella mia testa, oltre ad essere molto piu corto, era anche piu' divertente D:
vabe' ormai l'ho scritto quindi basta lamentarsi. Avete visto come e' finito? Nel prossimo c'e' la resa dei conti..eheh no apparte che sembra ce ne siano state 300 di rese dei conti tra Ellis ed Haz ma questa volta e' l'ultimissima davvero lol
io vorrei ringraziare chiunque passi del tempo a leggerla e recensirla, ci sono davvero affezionata c: grazie grazie grazie.
Non lo so, vi dovrei dire qualcosa del tipo "fatemi sapere che ne pensate" ma sono la prima a non esserne soddisfatta, come potete voi? percio' recensite se vi va lol
vi voglio bene,
vostra Ludo.
ps: ho appena riletto quello che ho scritto e ho ripetuto "apparte" mille volte, e non ha molto senso. Ma ooooook, capitemi vi prego lol
che poi si scrive apparte o a parte? non mi va di cercare su google, sono troppo stanca e spossata -.- vabbe' basta.
baciiiiii

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Capitolo 5
*** capitolo quinto ***






Tulisa - Sight Of You

"After all you've done, i'm not over you yet
I know your heart is out the door
Let me grab my feelings from the floor
With everything said, and
I’ll get over you.

That amazing smile has been lost for a while
Now everything’s a mess
You are my biggest regret.

I thought you would be forever
But forever has turned to never  
How did something good go so bad, so quick, so fast
Do it just like that."

The end.


Camminavo a passo svelto verso gli studi della BBC, che ahimè conoscevo a memoria. Non avrei avuto bisogno di un tom tom o indicazioni simili, neanche del messaggio preciso di Zayn, perché ci ero già stata miriadi di volte in quel posto e ci sarei potuta arrivare ad occhi chiusi. Percio' era inutile che il moro si raccomandasse che trovassi la via giusta, credeva davvero che nel giro di pochi mesi me lo fossi dimenticato? Risi tra me e me, scuotendo la testa e tirando fuori dalla tasca il cellulare. Scrissi veloce a Lou avvertendolo che ero fuori; e sedendomi sul muretto di fronte all'entrata, aspettai agitata il suo arrivo.
Mi mordevo le labbra ripensando a cosa avrei fatto se mai avessi rivisto lui. Si, perche' era l'unica cosa a cui ero riuscita a pensare dal momento in cui ero salita in macchina per arrivare a White City; avevo avuto due scelte dal momento in cui era arrivato il messaggio: dire no, e riportare il telefono a Zayn in un altro momento, quando lui era a casa magari, da solo.
Oppure dire si, e rischiare di incontrare l'unica persona da cui cercavo di scappare da più di un mese e mezzo.
Scontato.
Sorrisi pensando a quanto fossi stupida ad andare, così distrattamente, incontro alla mia tortura, che avrebbe continuato a farmi male, peggio di una ferita. Continuavo a cercarlo, e non potevo dare la colpa al caso perché non era niente di involontario o occasionale. Ero io che continuavo a scontrarmici. Mi piaceva quella sensazione in un certo senso; era sempre presente e non volevo che se ne andasse davvero. Anche se non potevo toccarlo, baciarlo o semplicemente osservarlo: lui era li. Nella mia mente, in ogni angolo della casa, in ogni angolo della strada. E non c'era da bearsi per averlo avuto accanto per così tanto tempo, perché adesso si era dissolto, e per quanto avrei voluto che le cose andassero diversamente, niente poteva tornare come prima. Eppure io adesso ero li, a pochi metri, continuando a chiedermi perché avevo in corpo quella calamita che costantemente mi attraeva verso lui. Chi era? Una persona tra tante; forse con più difetti di altre, e troppi impegni da rispettare.
Ecco, da una parte lo invidiavo, non aveva neanche il tempo per pensare; non aveva la possibilità di stare un intero giorno chiuso in casa con le cuffiette tra le orecchie o del cibo spazzatura sotto i denti. Lavorava e viveva una vita completamente diversa dalla mia. Come avevamo fatto ad incontrarci? Come avevamo fatto a gestire la cosa?
E mentre mi torturavo la bocca e arrotolavo nervosamente i capelli tra le dita, pensavo alla scelta che avevo fatto, e a dove mi trovavo in quel momento. La decisione e il posto più sbagliati al mondo.
Il novanta percento delle probabilità confermava che avessi rincrociato i suoi occhi verdi nel giro di pochi minuti, perciò se volevo evitare, quello era il momento adatto per tornare in macchina e partire più veloce che potevo. Me l'aveva data la possibilità di lasciarmi tutto alle spalle, o meglio, lo avevo costretto. Perché allora i miei piedi non ne volevano sapere di scendere da li e correre via?
Eppure mentre mi rigiravo tra le mani il telefono di Zayn pensavo e ripensavo che quello era l'unico posto in cui sentivo di dover stare.
Cioe' un momento prima stavo valutando l'idea di scappare, come facevo sempre d'altronde, e adesso incrociavo le dita dietro la schiena, sperando che uscisse da quella porta?
Si, mille volte si.
Volevo tutto da capo: il suo profumo sui miei vestiti, gli zuccotti sparsi per la stanza o il telefono che spariva inspiegabilmente nel letto. E a cui ogni volta rimproveravo per essersi addormentato con esso in mano.
Stavo iniziando ad ammettere a me stessa che volevo il cento per cento. Cento per cento di lui, di noi, del passato. Perché la mia vacanza aveva ribaltato tutti i piani ed io mi ero stufata di osservare il destino cambiare continuamente. Cambiava per volere di tutti, tranne che per il mio. Rimanevo in silenzio aspettando che il tempo migliorasse le cose quando in realtà facevo di tutto per lasciarle così com'erano. Non avevo le idee chiare, ed era tutta colpa sua; ogni minimo dettaglio faceva capolino nella mia testa in qualsiasi situazione.
La Francia: l'idea più stupida che mi potesse saltare per la mente.
Non avevo fatto niente che non avesse portato dietro un suo ricordo; ed io, puntualmente, mi lasciavo trasportare da essi, impotente, tanto da permettergli di farmi provare le sensazioni più belle fino a capovolgermi brutalmente a terra. I ricordi si infrangevano subito dopo essere stati costruiti, e mi piaceva vederli distruggersi; perché da una parte mi rassicuravano sulla loro realtà. Era tutto reale, lui, l'amore, il dolore. Adesso stava a me decidere se ricominciare tutto da capo.
Da capo..ripetevo nella mia mente quelle sei sillabe da almeno dieci minuti.
Lo volevo davvero?
Si, mille volte si.
Basta un momento, e tutto sembra più chiaro. Basta quel momento per darti il coraggio di cambiare le cose.
Alla fine era tutta questione di coraggio ed io non l'avevo mai avuto. Non avevo mai avuto il coraggio di amare, come non l'avevo avuto per lasciare andare via ciò che non era per me. E probabilmente lui non e' per me ma poco mi importava; ero egoista e lo volevo ugualmente.
E come una sfigata mi ritrovavo dopo più di otto settimane ad aspettare su un vecchio muretto di cemento il suo viso, che difficilmente si sarebbe mischiato con quello degli altri.
Aspettavo che si mostrasse, così che, forse, avrei potuto essere per una volta sincera e dirgli che no, non l'avevo ancora dimenticato. E che tutto il male che mi aveva fatto, non superava l'amore che provavo. E che si, forse ero una masochista che rispettava tutti tranne se stessa, ma avevo messo da parte il mio buon senso e avevo deciso di dargli un'altra possibilità.
Odiavo vedermi così, indecisa anche sul gusto di gelato da scegliere, con gli occhi spenti che non avevo neanche voglia di truccare e la bocca serrata che difficilmente lasciava trasparire un sorriso.
Ricordavo quante volte aveva ripetuto che adorava vedermi ridere; ma dopo il mese trascorso avevo fatto di tutto, tranne che quello.
Si sarebbe arrabbiato, perché avrebbe voluto che continuassi a farlo; mi incoraggiava sempre dicendo che bruciavo calorie ed io lo accontentavo solo perché trovavo ridicole tutte quelle bugie che tirava fuori, solo per rinfacciarmi che aveva ragione.
E aveva ragione, più o meno la maggior parte delle volte.
I flashback tornarono in un soffio di vento, ed io rimasi a guardarli; maledicendo parola per parola, che portava dietro una verità troppo dura da ammettere.
"se davvero le pensavi avresti agito diversamente. Non mi avresti baciato, non staresti qua a lasciare che ti accarezzassi, che solo ti sfiori".
Aveva ragione fin dall'inizio, ma quel giorno avevo fatto la cosa giusta. Sentivo che aprire la porta e salutarlo senza sentimento, era ciò che si meritava.
So ancora valutare cosa sia giusto o sbagliato, e quello che stavo facendo ora era decisamente sbagliato. Perché non solo mi stavo comportando da ipocrita, incapace di prendere una decisione definitiva, ma gli stavo lasciando carta bianca, permettendogli di avere tutto il potere.
Harry Styles, fai di me tutto ciò che vuoi.
Sorrisi amaramente; davvero lo stavo facendo?
Il richiamo di alcune ragazze cancello' tutti i dubbi che gradualmente si andavano a moltiplicare nella mia testa. Erano sei o sette e continuavano a fissarmi, citando il mio nome di tanto in tanto. Smorzai un sorriso e maneggiai l'iphone nero facendo finta di essere occupata. Non ero pronta anche alle loro domande; adesso cosa avrebbero creduto? Che ero li per Harry?
Beh sicuramente non si sarebbero sbagliate, perché bastava guardare la mia faccia per capire che non stavo bene, non stavo affatto bene. E per un istante maledissi Zayn per avermi fatto andare li, esposta al mondo intero, con il viso pallido e il terrore negli occhi. Possibile delle ragazzine di sedici anni potessero fare quest'effetto?
Frugai nella borsa e mi accesi veloce una sigaretta, che giuro sembrava una vita non la fumassi. Ispiravo lentamente, godendomi ogni tiro e facendo in modo si propagasse in tutti i polmoni. Avrei dovuto smettere, lo sapevo. Smettere di pensare, di fumare, di amare, di soffrire.
Pero' una nota positiva da relazionare ad Harry l'avevo trovata: era lui la mia nicotina, e a poco mi erano servite le sigarette.
Ma ora era tutta un'altra storia, e me ne servivano il doppio per annebbiare la mente e farmi scordare di tutto; e mentre consumavo quella marlboro, pensando che non stavo neanche dando il buon esempio, una di loro si fece spazio tra il gruppo, raggiungendomi titubante. Ed io la riconobbi subito, non tanto per i lunghi capelli corvino legati nell'identica treccia laterale, ma per lo sguardo sicuro e allo stesso tempo dolce che mostrava. I miei arti quasi si paralizzarono e tossendo sonoramente per il fumo inconsapevolmente ingoiato, aprii la bocca cercando di dire qualcosa. Lei sorrise annuendo e si avvicino' lentamente; eravamo l'una di fronte all'altra, osservandoci curiose. Avrei voluto dirle mille cose in quel momento: che non ero riuscita a buttare niente delle cose di Harry, o che uno dei suoi idoli l'aveva giudicata la persona più saggia al mondo, e che aveva c'entrato il punto: richiede molto più coraggio perdonare, che lasciare andare.
Piegai la testa da un lato -ciao..- esclamai sorpresa. -fa strano vederti qui- rispose diretta lei, saltando i convenevoli. Sorprendentemente non mi turbo', forse perché da un certo punto di vista mi ricordava me stessa, sempre diretta e sicura di se'. Ecco, la vecchia me; non quella che si piangeva addosso per il ragazzo famoso che l'aveva tradita.
-sono venuta a riportare una cosa a Zayn- dissi vaga. Perché mai le stavo dicendo i fatti miei? Avevo forse paura delle sue pungenti domande? Oltrepassai con lo sguardo il suo volto e osservai una per una le ragazze dall'altro lato della strada: se loro mi terrorizzavano, lei mi disarmava completamente.
-ed io che ero sicura fossi qui per Harry- continuo' diretta. Al solo sentire il suo nome rabbrividii e lei se ne accorse; questo gli diede la spinta per la successiva domanda. -lo vuoi perdonare vero?- mi chiese improntando i due occhioni scuri nei miei. Non era invasiva o fastidiosa, era sincera. E ad una persona sincera non puoi che rispondere sinceramente. Scrollai le spalle mordendomi un labbro -non lo so ancora in realtà- esclamai tamburellando le dita sul muro. -ma un giorno qualcuno mi ha detto che richiede molto più coraggio perdonare che lasciare andare- le feci l'occhiolino -ed io sto cercando di essere coraggiosa- dissi infine, rispondendo al suo sorriso.
In quel momento le urla delle ragazze distolsero la mia attenzione sulla mora davanti a me, e il lungo cancello che separava l'esterno dagli studi inizio' ad aprirsi lentamente. Sia io che lei ci voltammo di scatto, prima che il volto ombroso di Zayn facesse capolino da dietro le sbarre. Non fece in tempo a salutare che le ragazze imbarazzate lo accerchiarono chiedendo delle foto; anche la mora accanto a me, di cui ancora non conoscevo il nome, raggiunse il gruppo eccitata. Cercando di passare il più possibile inosservata, mi avvicinai a Zayn aspettando che finisse di firmare autografi. Si volto' sentendo una presenza dietro di lui, e stringendomi il fianco mi sussurro' all'orecchio -aspettami un secondo dentro- e senza lasciare che ribattessi fece un segno alla guardia di sicurezza per lasciarmi passare.
Rivolsi uno sguardo veloce alla ragazzina -augurami buona fortuna- le mimai con le labbra.
Annui' convinta -riprenditelo Ellis-.
Mi voltai, poco più sicura di prima e con un nuovo portafortuna a vegliare su di me, prima di scivolare dietro la porta laterale degli studi. La differenza di temperatura tra l'interno e l'esterno si fece sentire, e affacciandomi su un lungo corridoio completamente deserto, aspettai l'arrivo del mio migliore amico. Adocchiai una vecchia sedia sul lato sinistro e mi ci sedetti, senza riuscire a smettere di muovere nervosamente le gambe. C'era un insolito silenzio e ciò non fece che aumentare l'ansia; sentivo il respiro mozzato e pregavo l'universo che Zayn firmasse il più velocemente possibile gli autografi.

Sbattei gli occhi più volte quando il viso familiare di Niall Horan non mi passo' davanti, correndo verso l'uscita; andava così di fretta che neanche si accorse della mia presenza. Successe tutto in un attimo: un momento prima mi mancava il fiato e quello dopo quasi non stavo perdendo la voce per fermare il biondo. -Horan dove corri?- gridai sorridendo. La mente improvvisamente cancello' ogni piccola paura e mi diede la forza di affrontare, dopo più di un mese, una conversazione di più di due minuti con uno dei migliori amici di Harry. Rimasi nella stessa posizione, abbracciando con le mani le ginocchia; lo vidi voltarsi confuso e tornare indietro a piccoli passi. -Ellis?- esclamo' titubante. -a quanto pare…- risposi divertita, squadrandolo da testa a piedi.
Era sempre lo stesso, perennemente in tuta, con il sorriso lucidato dall'apparecchio e una solarità capace di irradiarti la mente. Mi alzai in piedi poco prima che mi prese per i fianchi e mi abbraccio' teneramente. -che ci fai qui?- chiese curioso senza mollare la presa. -quell'idiota del tuo amico si e' dimenticato il cellulare e gliel'ho dovuto riportare- esclamai tranquilla. Mi sporsi in punta di piedi e gli regali un dolce bacio sulla guancia, gli presi il cappello che indossava e me lo infilai strafottente. -ehi!- urlo' cercando di riprenderselo. E mentre lo nascondevo dietro la schiena, con le sue dita che mi solleticavano la pancia per afferrarlo, la voce sonora di Louis mi distrae', dando la possibilità al biondino di riprendersi ciò che era suo. -noooo- esclamai sfiduciata. Mi fece l'occhiolino e mettendo un braccio intorno alla mia spalla grido' -guardate chi ci e' venuta a trovare?!-.
Lou, seguito da Liam, ci venne incontro con il suo solito sorriso a trecento cinquanta due denti.
Beh venuta a trovare era un parolone, pensai, ma non volendolo deludere, mi limitai a sorridere e a raggiungere il resto del gruppo. Lasciai un bacio veloce sulla guancia di Lou che non vedevo da massimo trentacinque minuti e mi lasciai stritolare per cinque minuti buoni da Liam che non vedevo davvero da tantissimo tempo. -come stai?- mi sussurro' all'orecchio, con il viso preoccupato. La sua voce era flebile e non mi fu difficile capire che non voleva che ci sentissero gli altri due; era sempre stato sensibile ai sentimenti altrui, e non era strano che dopo tutto quel tempo fosse ancora apprensivo nei miei confronti. Ci era rimasto davvero male per quello che era successo; lui che sapeva far sentire una donna desiderata ed apprezzata come nessuno sapeva fare. Lui che stava con la stessa ragazza da due anni, e non aveva fatto passare giorno senza ricordarle quanto la amava. Perché era vero, quando stava con lei gli occhi gli brillavano e sono piuttosto convinta che sarebbe stato capace di spostare una montagna intera per lei.
Alcune volte mi ritrovavo a pensare al viso di Harry, e a quanto avrei voluto che guardasse me come Liam guardava Danielle.
Ma il ragazzo che adesso mi stringeva tra le sue braccia, era unico nel suo genere, e questo era chiaro a tutti.
-tutto bene- risposi sorridente, nascondendo il viso nell'incavo della sua spalla. Mi fece fare un giro su me stessa, continuando a sorridere con gli occhi -ti trovo bene- esclamo' sincero -com'e' andato il viaggio?-. Ecco magari questo poteva evitarlo di chiederlo, ma visto che ormai mentire era diventato il mio secondo mestiere, raccontai in breve di quanto fosse buono il cibo o dell'incredibile altezza della Tour Eiffel.
Non so se fu una fortuna essere trascinata via da Lou e portata quasi a forza verso il camerino dei ragazzi, ma lo ringraziai mentalmente. -dai Lou e' tardi e devo andare!- gridai facendo resistenza. -se Caroline e Lou scoprono che sei qui e non sei passata a salutarle ti uccidono lo sai questo vero?!- continuo' aumentando la presa. Alzai gli occhi al cielo -e va bene. Ma cinque minuti!- e non credetti neanche a me stessa quando le sentii uscire dalla mia bocca.
Mimai un messaggio d'aiuto a Niall che declino' con una grande risata, mentre veniva richiamato da Liam che lo invitava a muoversi da li e ad uscire per le foto. -okey okay non scappo lo giuro!- esclamai massaggiandomi il polso. Alzo' le spalle -non si sa mai con te- rispose facendomi l'occhiolino. -a quante scuse hai pensato per evitare di venire fino a qui?-. Risi scuotendo la testa -e tu quante per farmi venire per forza?- ormai con Louis ero diventata abbastanza furba da sviare le domande inquisitorie/politicamente scorrette, e siccome sapevo che quello che voleva conoscere erano altri dettagli, risposi alla domanda con un'altra domanda, decisamente consentita. -sei diventata brava eh?- disse svoltando a destra, e affacciandosi su un altro corridoio, al contrario dell'altro, pieno di porte. -l'allieva ha superato il maestro- e con quella battuta sottile aspettai che la lastra di legno che mi separava da Lou e Caroline, si aprisse.
Quando la bionda, intenta a sistemare la trousse piena di trucchi, si volto', altri flashback tornarono a farmi visita.
C'era stata la volta in cui mi aveva lasciato Lux quando lei ed Harry erano stati chiamati per non so quale problema. Nel giro di due minuti mi aveva lasciato un enorme borsone pieno di vestitini, pappine, biberon e pannolini di cui a stento conoscevo l'esistenza. Mi aveva assicurato che sarebbe tornata presto o che Tom sarebbe passato a prenderla, ma avevamo finito per stare l'intera giornata io e lei sul tavolo della cucina a fare puzzle o a guardare cartoni animati che non vedevo da una vita.
Poi era arrivato il momento di cambiare il pannolino e avevo chiamato Susan, l'assistente di mio padre, pregandola di accendere skype e spiegarmi come andava messo. Tom arrivo' giusto in tempo per evitare che avvelenassi la povera Lux, mentre Harry si fece vedere dopo sei ore con un cheesecake alla fragola di Tesco e un film horror.
Fatto sta che gli occhi chiari di Lou non fecero che contagiarmi un grande sorriso e un po' di malinconia. Mi mancava tutto, ogni singola persona che facesse parte della vita di Harry mi mancava; e sembrava che ognuno volesse ricordarmelo. -Ellis?- Caroline corse ad abbracciarmi facendomi quasi cadere. -come stai? Non ti fai più sentire eh? So tutto della Francia!- -com'e' andata? Ti avevo mandato un messaggio ma non so se l'hai visto. E i capelli? Sono diversi!- -ti sei dimagrita?- le voci si accavallavano una sopra l'altra. Misi le mani avanti, dopo averle baciate ed abbracciate, e risi sonoramente -ehi ehi ehi calme! Una domanda alla volta!- esclamai portandomi le dita sulla tempie.
E risposi, a quasi tutto ciò che mi chiesero, evitando i dettagli ed accennando sorrisi come fosse la cosa più normale al mondo. Ma in tutta quella situazione non c'era niente di normale, e continuavo a non sentirmi a mio agio nonostante le volessi un gran bene a tutte e due. Continuavo a pensare a quello che avevamo passato insieme, e a quanto ci eravamo divertiti. Quanto ero stata bene, quanto ero stata fortunata, quanto ero stata amata.
Perché da Paul ad Andy tutti mi avevano sempre trattato come una della famiglia.
-adesso devo proprio andare- esclamai trovando un secondo di silenzio nella conversazione. -sentiamoci pero'. Magari ci prendiamo un cafe' un pomeriggio okay?- esclamo' Lou abbracciandomi. -magari mi sistemi anche i capelli già che ci sei- risposi arrotolando i suoi tra le mie dita.
Louis era già fuori alla porta parlando al telefono, quando lo raggiunsi. Mi voltai un ultima volta prima di chiudermi la porta alla spalle -vi voglio bene- sussurrai smorzando un sorriso.
"vi voglio bene e vorrei che tornasse tutto come prima. Vorrei che niente fosse cambiato, che non fossi costretta a vedervi per un'ora davanti ad una tazza di caffè o al supermercato per caso. Vorrei che la persona per cui lavorate non avesse rovinato tutto."
Le pensai, ma le trattenni in gola, così come il respiro che non ne voleva sapere di riprendere ritmicamente. Chiusi la porta pronta a lasciarmi dietro altri ricordi, magari che mi avrebbero aiutato a sentirmi più leggera.
E poi tutto successe in un attimo.
Sentii una grande confusione in testa, il respiro corto e le lacrime agli occhi. Tutto girava nella direzione sbagliata, ed io mi lasciavo trasportare dalle situazioni senza la forza di reagire. Sentii Louis mormorare qualcosa ma io vedevo solo le sue labbra muoversi velocemente, quasi avessi spinto il pulsante del muto alla sua voce. E le tempie pulsavano forti ed io continuavo a vedere me e Harry ovunque, quasi come un vecchio film che scorreva sulle pareti di quel corridoio troppo stretto e asfissiante. E mi appoggiai al muro, poco dopo che il volto familiare del mio amico scomparisse dietro una porta di cui neanche avevo notato la presenza. E forse mi aveva detto qualcosa di importante, ed io avevo annuito, ma non avevo ascoltato una minima parola perche' il senso di nausea e le vertigini si erano impossessati di me. E l'apparente calma che avevo sfoggiato fino a quel momento non era servita a niente, perché adesso stavo crollando troppo velocemente.
Dovevo uscire da li, il più presto possibile, almeno per far entrare l'aria gelida di Londra nelle mie narici e riprendere il possesso di me stessa.
Tastai la parete camminando verso l'uscita che sembrava davvero troppo lontana; con la borsa in spalla accelerai il passo a testa bassa, mentre i capelli scompigliati sfioravano il viso gonfio di tensione. Come potevo provare tutte quelle sensazioni per lui quando mi aveva distrutto l'anima? Si era preso tutto ed io stavo lasciando che continuasse a condizionarmi la vita. Incurante di tutto, si era impossessato di me ed io non sapevo neanche più chi ero io. Non mi riconoscevo più ma l'unico che aveva risposte era lui; perciò dove scappavo?
Torna indietro Ellis. Torna da lui e digli che lo ami.
Che lo odi, ma che lo ami di più. Ed e' quel "di più" che farà la differenza. Perché sai anche tu che basterà, che sarai di nuovo felice, e poi triste. Poi litigherete, forse fino a lasciarvi, ma poi farete pace e lui ti regalerà quel sorriso che aggiusta tutto comunque, anche quando le situazioni sembrano degenerare. E poi forse partira' di nuovo per un altro tour e a te torneranno i flashes di quella volta, quella volta che saresti voluta morire, urlare al cielo, tornare indietro nel tempo, cancellare la sua faccia dalla tua intera vita. Poi penseresti che sarebbe stato meglio non conoscerlo, perché obiettivamente aveva portato solo tanti guai, ma poi ti ricrederesti, magari dopo esserti passata tra le mani una vecchia fotografia dove eravate felici, e cambieresti idea. Penserai che perdonarlo era stata la scelta migliore, perché si, senza di lui non sarebbe stata la stessa cosa.
Arrivai alla porta, e feci uno sforzo immane ad aprirla. Non perché fosse pesante, ma perché sembrava fare lei resistenza.
Non volevo uscire e la stavo aprendo ugualmente?
La spinsi più forte e ispirai profondamente quando mi ritrovai nel grande spiazzo deserto davanti a me; lasciai la borsa cadere a terra e mi trascinai insieme a lei sull'asfalto umido quasi stremata. E infilai le dita tra i capelli, nascondendo il viso tra le ginocchia, aspettando che una qualche rivelazione venisse a schiarirmi le idee. Aspettavo che qualcuno mi cacciasse da li, o che semplicemente mi passasse accanto con il volto segnato dalla pietà. Ecco forse quello mi avrebbe dato la forza per alzarmi ed andarmene.
-Ellis?-
Harry Styles mi avrebbe dato tutto, tranne che forza.
Ed io alzai la testa, perché conoscevo alla perfezione la sua voce, profonda, graffiata e fastidiosamente sexy. E non esitai un secondo ad incrociare i suoi occhi verdi perché era tutto quello che cercavo da una vita. Un mese che a me sembrava una vita. E rimasi a fissarlo sconvolta, non sapendo se era peggio il fatto che mi avesse trovato a terra in preda al panico o che lo avessi rincontrato proprio pochi minuti dopo che avevo mandato a far fottere l'autocontrollo.
-Harry- sussurrai rimanendo nella stessa posizione. Piego' la testa da una parte mente si avvicinava, con in mano un cartone di Starbucks. -che ci fai qua?- chiese subito abbassando la testa proprio sotto di me. Mi morsi il labbro e tornando lucida, iniziai a cercare qualcosa in borsa. -non trovo le chiavi. Che stupida compro borse sempre troppo grandi- esclamai sorridendo.
Harry Styles sono ancora innamorata di te. E sono a pezzi ma ti perdono. Perché solo te puoi ricompormi.
-l'ho sempre detto- rise toccandosi i capelli ribelli.
Mi alzai goffa -come stai?- ancora non credevo stesse seriamente davanti a me, con quegli occhi verdi che ti scavavano dentro e la bocca rosea da baciare. Era troppo vicina, sentivo il bisogno di baciarlo. La camicia gliela avevo regalata io, gli stava bene. Le mani erano screpolate, sempre perché si rifiutava di mettere i guanti nonostante il freddo.
Credo che non ci sarebbe mai stato qualcosa che non mi sarebbe piaciutao di lui.
Non ero cieca, solo innamorata.
-tutto bene tu?- innamorata. Ero innamorata.
-tutto bene-.
Benissimo. Sto una merda, ecco come sto. Se proprio vuoi sapere la verità'. Ma te non puoi saperlo Harry ed io non ho intenzione di dirtelo, perciò sto bene, si.
Strusciai i piedi a terra, mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio sinistro. -sei tornata..- mi anticipo'. Provai a ribattere qualcosa ma mi interruppe, con un sorriso amaro. -l'ho sentito da Liam qualche settimana..-. Guardai da un'altra parte -avevo bisogno di un po' di tempo per me- mi morsi il labbro infilandomi le mani in tasca. -senza di me- fece una smorfia; ma avrei voluto dirgli che quella battuta non era per niente divertente.
Credevo che guardando i miei occhi avesse capito; bastava uno sguardo, il modo in cui mi muovevo. Ero così prevedibile, eppure se ne era uscito con quella frecciatina irritante.
No, non era divertente.
Scossi la testa -devo andare- tagliai corto, stringendo la maniglia della borsa e superandolo di getto. -dove?- esclamo' confuso. -via- risposi schietta. Il sangue mi si raggelo' nelle vene, e mi bloccai. -di a Zayn che sono dovuta andare- sorrisi falsamente.
Aprii la mano in segno di saluto e mimai un "ciao" con le labbra. La voce non usciva, e forse non gli passo' inosservato.
-El?- chiusi gli occhi, sentendo una lacrima rigarmi il viso. Non mi voltai ma diminuii il passo quasi a fermarmi.
-mi manchi-
-Harry per favore..- e il senso di nausea torno' a farmi visita. Ma questa volta non avevo un appoggio; sarei caduta li davanti a lui dando sfoggio della mia più totale debolezza.
-non e' cambiato niente per me e..-
-devo andare. Davvero- lo bloccai seria. Riaumentai il ritmo cercando con gli occhi una qualsiasi uscita.
Come glielo dicevo che mi mancava anche lui? Come gli dicevo che non era cambiato niente neanche per me?
Che codarda che sei Ellis. Te ne pentirai.
Mi voltai un'ultima volta, giusto per marcare nella mente il momento. Magari sarei tornata indietro, avrei affrontato me stessa. La me, razionale. Perché alla fine era una lotta tra noi due, ma lei finiva sempre per vincere.
Il problema fu che quando mi girai lui non c'era più, e giuro che persi un battito.
Feci in grande respiro e mi voltai, con i pugni stretti e una grande voglia di colpirlo. I passi si fecero più veloci e tornai nell'esatto punto in cui pochi minuti prima lo stavo guardando negli occhi; lo superai e riaprii la porta. Era più leggera questa volta, e un senso di liberazione si impossesso' di me: lui era il mio più grande rimpianto.
Percorrevo il corridoio quasi con fretta.
Davo sempre la colpa a lui per non aver fatto abbastanza quando io ero la prima a tirarmi indietro a ogni minimo ostacolo. Scappavo quando diceva che mi amava, scappavo quando mi guardava negli occhi e sussurrava che gli mancavo, scappavo e basta. Scappavo dal mio stesso destino, che era lui.
E poi, mentre perdevo il controllo, lo vidi venirmi incontro. Con lo stesso volto contratto, i pugni stretti e una voglia di spaccare tutto quello che aveva intorno. Ed io non mi fermai; continuai a camminare verso di lui, scuotendo incessantemente la testa. Andavo a sconfiggere i problemi, andavo a mandare a quel paese la codardia e i "se" di tutte le mie domande. Andavo incontro alla mia vita; ecco, ce l'avevo davanti, e sembrava l'inferno ma era paradiso.
I metri diventarono cinque, poi quattro, tre, due. E lui elimino' la distanza quando mi prese per i fianchi, stringendo tra le dita la mia maglietta ormai sgualcita.
-ascoltami un attimo- sussurrai con il fiatone, poggiando le mani sul suo petto. Mi sfioro' le guance acconsentendo con la testa. -in Francia e' stato uno schifo. Io sto di merda, e continuo a ripetermi che non posso perdonarti, ma un mese e' come un giorno. Ed io ti odio, ma odio più pensare che questa sia la fine- battei un pugno sulla sua spalla -odio quello che mi hai fatto. Non me lo meritavo cazzo. Ti ho dato tutto Harry. Ti ho sempre dato tutto- -mi dispiace- mi interruppe coprendosi il volto con le mani. -zitto- e suonava come una preghiera.
-me ne stavo andando prima, davvero. Quando hai detto quella cosa io non ci ho capito piu' niente. Volevo solo andarmene. Ma poi mi sono girata un ultima volta, non so perche', e non ti ho più visto. Mi sono sentita morire dentro- scossi la testa -cazzo Harry io ti amo troppo, non ho intenzione di mandare tutto a puttane per una tua stupida azione. La colpa e' tua, e' tutta tua. Io non ho fatto niente. Sei tu quello che convivrai sempre con questo peso- risi nervosa -percio' si. Mi manchi anche tu, ma qualcosa e' cambiato. Ti amo ma niente tornerà mai come prima e tu lo sai. L'hai voluto tu. Forse e' solo un test; ci stiamo provando a vicenda. Ma non me ne frega niente degli effetti collaterali perciò okay. Okey io scommetto tutto su di te. Un'altra volta. Tanto ti sei preso tutto ed io non ho più niente da perdere. Ho perso tutto nel momento in cui ti ho visto in quella discoteca ad Orlando-. Mi tappo' la bocca, appoggiando la sua fronte sulla mia.
-ho perso anche io me stesso quel giorno El. Lo so che porto solo problemi. Sono un grande problema, tutto quello che faccio, che tocco, si trasforma in un problema. Ma sei qua. Sei qua, non ci credo- tocco' ogni parte del mio viso quasi accertandosi che stessi davanti a lui. -sei reale-
-dio sei bellissima. Non ci credo-
-ripeti un'altra volta che non ci credi e giuro me ne vado davvero- mi alzai in punta di piedi, incrociando le braccia intorno al suo collo.
Profumava di felicita'.  

Quando poso' le sue labbra sulle mie potei percepire il sapore d'acqua salata.
Stranamente questa volta non erano le mie di lacrime.

 

EPILOGO

"cause I knew you were trouble when you walked in"

 

-Tre. Due. Uno. In onda- Greg fece cenno a Grimmy di iniziare a parlare e lanciai un'occhiata a Niall che non la smetteva di muoversi sullo sgabello rotabile. Mi sistemai le cuffie facendole attutire bene alle orecchie e aspettai la domanda assegnata a me. Lanciai un'occhiata a Nick che mi guardava complice; qualcosa era cambiato, e non gli fu difficile percepirlo. Abbassai la testa, fissando gli occhi sul pavimento, mentre Zayn mi passava un foglio di carta con disegnati una decina di punti interrogativi. Feci cenno con la mano di lasciar perdere e mi concentrai sull'intervista appena iniziata.
-vorrei rendere partecipi tutti del fatto che Harry e Zayn in questo momento si stanno divertendo a litigare come una vecchia coppia di anziani- ci interruppe Nick indicandoci. Il moro accanto a me si schiarì la voce, prendendo la penna in mano e battendola incessantemente sul tavolo. -limitati alla tua donna Malik- esclamo' Louis facendogli l'occhiolino. -okey visto che avete tirato in ballo la discussione..- disse Nick rigirandosi un foglio tra le mani -era la penultima domanda che avrei fatto, ma vabbe', gia' che ci siamo..- continuo' prendendo una matita e facendo una striscia sulla scheda. Si bagno' le labbra con la lingua girandosi verso Liam -la situazione sentimentale non e' cambiata giusto?- Liam annui' tranquillo -no a quanto pare no-.
Presi il foglio da sotto il naso di Zayn e gli strappai la penna dalla mano. Scrissi veloce e lo alzai verso Nick facendo in modo che lo vedesse.

-mi e' stato chiesto di riformulare la domanda- esordi' confuso.
-Harry, la situazione sentimentale e' cambiata?-
-decisamente si-











THE REAL END.
















Mi manchera' questa storia. L'ho scritta con il cuore, come faccio sempre e' vero, ma questa la sento diversa.
Doveva finire cosi', sentivo che doveva finire cosi.
Spero di non avervi deluso.
Ringrazio tutti coloro che hanno speso tempo a leggerla.
Vi voglio bene.

ps: le ultime due settimane sono state "strane". Ma sono tornata, pronta a ricominciare a scrivere.
"I Knew You Were Trouble" mi ha ispirata per il capitolo. Ed e' assurdo perche' adoro la canzone, ma mi e' difficile accettare Taylor nella vita di Harry.
Ma la ringrazio comunque, visto che mi ha fatto salire la depressione adatta per finire il capitolo. (prendiamola a ride -.-)

Baci, Ludovica.

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