poison heart: il destino ti attende

di Dark_sky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** io sono qui ***
Capitolo 2: *** era avvenuto un miracolo ***
Capitolo 3: *** i sogni non sono reali, o almeno non lo erano mai stati fino a quel momento ***
Capitolo 4: *** un'amica fantastica ***
Capitolo 5: *** chi sono? che cosa sono? ***
Capitolo 6: *** avevano ragione ***
Capitolo 7: *** se non ero umana, io cos'ero? ***
Capitolo 8: *** nulla tornerà come prima ***
Capitolo 9: *** una situazione imbarazzante ***
Capitolo 10: *** Incidente. Voce. Buio ***
Capitolo 11: *** Lachesi. Atrapo. Cloto ***
Capitolo 12: *** destino ***
Capitolo 13: *** l'incontro ***
Capitolo 14: *** di chi era? ***
Capitolo 15: *** la storia in un sogno ***
Capitolo 16: *** ermes ***
Capitolo 17: *** sogno in fiamme ***
Capitolo 18: *** fino a qui tutto bene ***
Capitolo 19: *** un inizio stranamente calmo ***
Capitolo 20: *** tango ***



Capitolo 1
*** io sono qui ***


                    IO SONO QUI
Non ho mai potuto essere socievole.
Ho sempre studiato a casa fino ad oggi, ma all’età di 14 anni sono riuscita a convincere mia madre a farmi andare al liceo…       forse non avrei dovuto.
 Il primo giorno non andò male come pensavo, a parte il fatto di dover essere andata in bagno 4 volte in sei ore, ma non per quello che si fa in bagno di solito,solo per cambiarmi le lenti a contatto.
 Io sono nata un mese prima del previsto, con gli organi interni non  sviluppati, ma stranamente sono ancora viva ,però il mio difetto maggiore non è questo.
 Il mio difetto maggiore è che sono nata con un colore degli occhi strano: rosso.
 Ho gli occhi rossi da quand’ero piccola, all’inizio non avevo capito che poteva essere un problema, ma le persone che venivano a congratularsi  con mia mamma appena vedevano il colore dei miei occhi rimanevano scioccati,ed urlavano dicendo che ero figlia del diavolo, una volta una signora disse che dovevo essere messa al rogo,avevo 8 anni. Piansi così tanto che avevo la pelle arrossata, non avevo mangiato ne bevuto per 3 giorni, mia madre era così spaventata che fece sfondare la porta dalla polizia.
 Mi trovarono svenuta e con gli occhi chiusi.
 La polizia domandò a mia madre cosa fosse successo e mia mamma glielo raccontò; il poliziotto  si mise a ridere dicendo che era impossibile avere gli occhi rossi al massimo disse che tendevano al rosso.
Poi mi vide impiegò qualche secondo a mettere a fuoco i miei occhi e ... svenne.
 Ho i brividi se penso a quel ricordo.
 Sono alta, magra ho i capelli molto lisci e castano scuro.
Le lenti a contatto sono marroni.
Le lezioni mi sono piaciute ma matematica e geometria le odio da sempre.
 Ho incontrato una ragazza, non altissima magra, capelli rossi lisci e aveva gli occhi azzurri,aveva appena risposto ad un coglione che le aveva fatto una battuta sui jeans strappati che portava, mi ha fatto ridere.
 Non so da quanto tempo non ridevo forse da quando ero piccola, mia mamma non fa mai battute ha paura di potermi offendere, anche se non so il perché.

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Capitolo 2
*** era avvenuto un miracolo ***


È il secondo giorno e dovrò presentarmi ai miei compagni, è già la seconda volta che mi presento hai miei compagni e, purtroppo, non sarà l’ultima. Dal mio posto mi alzo e vado davanti alla cattedra dove mi aspetta la professoressa di francese alta, bionda dimostra 50 anni ma tutti sanno che ne ha molti in meno. Non solo devo fare questa stupida presentazione, la prof la vuole in lingua! E va bene se la vuole la avrà, prima inizio e prima finisco, no? Finita la presentazione la prof inizia a fare lezione e ogni secondo spero che suoni l’ora di pranzo. E ora la sfida più importante trovare un posto in mensa, il martedì è l’unico giorno in cui entriamo alle 8 e finiamo alle 16 quindi spero di trovare un posto se no mi toccherà mangiare in bagno ogni martedì di ogni settimana fino alla fine del 5° anno. Osservo la mensa ma non riesco a decidermi – Ehi – mi giro, è la ragazza con i jeans strappati, - vieni se vuoi puoi sederti con me e Tina - indicando una ragazza alta con i capelli neri e gli occhi color nocciola; - grazie- rispondo ma non so perché siano tanto gentili con me. – ciao sono Felina ma tutti mi chiamano Cely-, a prima vista sembravano simpatiche – ma chi sono “tutti” hai detto di aver sempre studiato a casa, e da come ti vesti non sembra che tu abbia contatti umani dagli anni ’80- ok non sono gentili ma io sono più brava di loro a questo gioco – scusami folletto almeno mi guardi in faccia quando mi guardi? Ma visto che non ci arrivi vuoi che ti porti uno sgabello così fai meno fatica. Ma che meraviglia i tuoi pantacollant stappati e sotto cos’hai ? collant colorati? Hai mai visto vestito qualcuno vestito così? Aspetta io sì ma era carnevale e una ragazza si era travestita da giullare- la ragazza mi sorride e mi dice – benvenuta a bordo, io sono Beatrice e d’ora in poi puoi sederti qui con noi se vuoi- quindi prima mi stava solo mettendo alla prova; mi piace questa ragazza ma sicuramente non glielo dirò. Restiamo in silenzio per tutta l’ora di pranzo, ma ci ritroviamo a fare smorfie di disgusto ad ogni boccone, ed io che pensavo di essere una frana in cucina! Finita l’ora di pranzo vedo Beatrice e Tina che si dirigono verso l’aula di inglese e visto che devo andarci anch’io mi avvicino – cosa stai facendo?- mi risponde Beatrice – io pensavo… che potessi stare seduta vicino a voi, ma se vi dispiace mi troverò altre compagne- Beatrice mi guarda ed io capisco che non è così cattiva come sembra, vuole soltanto mettermi in guardia. – No, resta ma devi sapere una cosa qui se ti vedono debole ti cacciano proprio come farebbero con uno scoiattolo, con la differenza che lo scoiattolo si salva mettendosi al riparo su un albero, mentre tu faresti una figuraccia mettendoti a piangere e questo, aumenterebbe i loro ego-; -è così io l’ho provato, io adoravo fotografare mio padre mi aveva regalato una Canon ultimo modello e loro l’ anno gettata in un fiume chiedendo scusa e dicendo che era stato un incidente ma non era così l’ anno gettata volontariamente per poi mentire a tutti- - mi dispiace così tanto - risposi. In quel istante il prof di inglese mi disse – Please, silence this is a class room not a shop!- e tutti si misero a ridere ed io risposi – excuse-me i don’t wanted- finita l’ora le altre sembrarono decenti, niente di difficile ma neanche facile, però me la cavavo bene, mi resi conto che io, Beatrice e Tina avevamo molte ore in comune e grazie ad esse diventammo più unite. Passarono settimane ed eravamo sempre più unite andavamo e venivamo da casa per uscire o andare a dormire a casa di un’altra, iniziamo a sentirmi parte di un gruppo ma gli stavo mentendo, perché loro non mi avevano mai vista senza lenti e quindi non sapevo se mi avrebbero accettato lo stesso. Nel week end loro sarebbero venute da me a dormire quindi andai in farmacia a comprare 3 scatole di lenti a contatto marrone scuro, ma quando le chiesi alla farmacia mi disse che era finite le scorte ed io mi chiesi chi era quello stupido che aveva bisogno di lenti a contatto marrone scuro in quel periodo, a parte me ovviamente. Tornai a casa disperata, sperando di avere ancora qualche scatola a disposizione ma era l’ultima e dentro c’era solo un paio di lenti che bastavano per 2 ore circa quindi decisi di togliermi quelle che avevo, appena lo feci i miei occhi mi ringraziavano era come se vedessi finalmente tutto con i miei occhi e non con gli occhi di un altro, però mi sentivo strana era da tanto che non le toglievo se non per andare a letto o per metterne un altro paio e mia mamma si prese un bello spavento stava quasi per cadere ma si sorresse al tavolo della cucina mi guardò, sorrise, e poi mi chiese – perché non hai le lenti?- avevo paura – devo dirti una cosa … le ho finite e in farmacia hanno finito le scorte , non arriveranno prima di mercoledì- tremavo –ma devi andare a scuola e verranno le tue amiche, come farai?- - non lo so a loro dirò la verità credo di potermi fidare e metterò quelle nere di riserva e se qualcuno se ne accorge dirò che è colpa della luce, a me sembra abbastanza credibile, no?- - sì, hai ragione ma odio sapere che menti sicura che non vuoi studiare a casa? Col programma sei già più avanti dei tuoi compagni, hai già imparato quanto basta del francese e dell’inglese per poter andare a vivere in Francia o in Inghilterra - - no, mamma io voglio continuare la scuola mi piace- mentivo- ho molte amiche a parte Beatrice e Tina - menzogna – faccio parte di molti comitati- completamente falso – e poi i miei voti sono buoni- questo è vero ma il resto è una bugia detta in piena regola, e non credo che se ne sia accorta, questo è il bello di mentire da anni sul perché non avevo amici, studiavo a casa, non uscivo mai eccetera eccetera. Mi ricordo una volta in cui dissi che non avevo amici perché ero troppo intelligente e loro erano invidiosi, poi dissi che odiavo la luce del sole perché provocava l’abbronzatura della pelle ed io volevo restare bianca latte coma le signore della nobiltà antica e come ultima bugia dissi che non ero pronta a entrare in un edificio pieno di germi come la scuola, la signora a cui lo dissi rimase interdetta e poi si avviò all’uscita dicendo a mia madre che ero soltanto una di quelle bambine carine e senza cervello. Il momento arrivò, ero disperata ed esausta non avevo dormito cercando una soluzione per i miei occhi, avevo pensato di mettermi gli occhiali da sole ma Beatrice si sarebbe insospettita …. Quindi mi rimaneva una sola opzione: dire la verità, ero così abituata a mentire che dire la verità mi sembrava sbagliata, ingiusta e estremamente difficile da dire; avevo mentito per tutta la mia vita e ogni menzogna che dicevo mi sembrava quasi reale, le bugie le accudivo come se fossero dei cuccioli li davo da mangiare aggiungendo dettagli e li tenevo al sicuro come una mamma che protegge i suoi piccoli. Driiiiiiiiiiiiiiin non era più il momento per pensare. –ciao Bea, ciao Tina - loro entrarono, mi fissarono e.. si misero a ridere, cosa? E che cosa significava? – perché ridete?- chiesi – era ora che ti decidessi a farceli vedere i tuoi occhi li avevo visti da lontano quand’eri in bagno ma devo ammettere che da vicino sono molto più belli—tu lo sapevi ? – ero stordita – sì scema chi vuoi che abbia comprato due dozzine di lenti a contatto marrone scuro ? il primo vampiro che passava di qui?- io risi, forse era una risata isterica – allora tu lo sapevi? Come hai fatto a scoprirlo? Lo sa qualcun altro?- - calma con le domande allora sì io lo sapevo, non sono stata io a scoprirlo ma mi è stato detto e . - - io lo so e gliel’ ho detto io- era stata Tina a parlare- come hai fatto a capirlo?- le chiesi e lei mi disse- eravamo in palestra ti ricordi? Dopo pallavolo? Tu eri sudata e il sudore ti andava negli occhi e da marrone scuro sono iniziati a schiarirsi marrone, marrone chiaro, nocciola, e alla fine topazio, credevo di aver visto male così ti ho seguita in bagno e lì li ho visti riflessi allo specchio- - ed io che pensavo di essere stata prudente- - non sei un vampiro? O un licantropo? O qualunque essere soprannaturale’- mi misi a ridere- no, non sono niente di tutto ciò, o solo un paio di occhi sopra il naso e sotto la fronte di color rosso rubino, basta- Tina e Beatrice risposero insieme- okay, mi sta bene- - sul serio non avete paura ? non lo direte a nessuno? Non lo userete contro di me? Mai?- - avevo detto una domanda per volta se non ricordo male- era seria ma dal suo viso e dai suoi occhi traspariva il divertimento di fare la dura; dovevo ammetterlo era un’ottima attrice, -per noi va bene- rispose Tina e non me lo aspettavo, per il resto della serata fu tutto normale: abbiamo parlato, mi hanno fatto domande del tipo “ ma alla nascita ce li avevi già o ti sei svegliata una mattina con gli occhi rossi” ed io pensavo “ ma com’ è possibile che ci riescano a ridere su se mia madre non ci riesce?”, ci augurammo la buona notte e stavolta lo fu davvero perché era la prima volta che mi sentivo in pace con me stessa.

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Capitolo 3
*** i sogni non sono reali, o almeno non lo erano mai stati fino a quel momento ***


Ci svegliammo, poi andammo a casa di Beatrice per prendere le lenti a contatto, me le misi e i miei occhi iniziarono a lacrimare, non mi era mai successo, era come se i miei occhi non volessero le lenti, come se li avessi privati della loro libertà. Andammo in un bar per far colazione e lì incontrammo Suzanne: alta con i capelli nero ebano, liscissimi e naturali, e con gli occhi color muschio; praticamente era il sogno di ogni ragazzo e ne era cosciente e per questo se ne approfittava. Quel giorno aveva un ragazzo, sicuramente di prima, che gli portava lo zaino, la borsa ed una sorta di portagioie. Ordinammo il solito e poi ci mettemmo a chiacchierare- lo sai che arriveranno due ragazzi nuovi nella nostra scuola?- Disse Tina – veramente? Come fai a saperlo?- Beatrice sembrava veramente sorpresa – chi sono?- Domandai io – nessuno lo sa, so solo che sono due fratelli una ragazza e un ragazzo della stessa età – Tina era bravissima a scoprire le cose, dopotutto aveva scoperto il mio segreto. – fa niente tanto lo scopriremo oggi- guardai Beatrice – cos’ hai detto ? Oggi ?- - Sì, ho sentito dire dai professori che arrivano oggi e la ragazza è nella nostra classe mentre il fratello è in un'altra ma non so qual è- - fa niente – risposi io poco dopo ci incamminammo verso la scuola. - Buongiorno ragazzi- disse la professoressa di francese – da questo momento in poi Angela farà parte della vostra classe, se qualcuno volesse portarla in giro per farla ambientare ne sarei molto felice- a me quest’accoglienza non l’avevano mica fatta – io, vorrei accompagnarla io- dissi, non so perché lo feci ma mi sentivo in dovere di farlo, forse era perché a me non l’avevano fatto questo favore. – va bene, Angela perché non ti siedi di fianco a Celina, Beatrice e Tina?- - Con molto piacere- rispose lei. Non parlammo ma la lezione era finita presto ed era il momento del pranzo – vuoi sederti di fianco a noi?- le chiesi – non vorrei sembrare scortese ma avevo promesso a mio fratello che avremmo pranzato insieme, se a voi non dispiace è ovvio- devo dire che non me lo aspettavo e visto l’espressione di Beatrice e Tina nianche loro se lo immaginavano – okay, non fa niente- risposi. Io, Tina e Beatrice ci sedemmo al solito tavolo quello di fianco alla finestra e iniziammo a parlare – allora cosa ne pensate di lei?- Disse Beatrice – non lo so, ma devo ammettere che mi incuriosisce, dopo tutto quale fratello vorrebbe la sorella a pranzo con lei?- Tina non aveva tutti i torti – non lo so, ma ho la sensazione che sappia più cose di quante ne dica- non lo so perché lo dissi ma mentre dicevo quelle parole mi accorsi che era quello che pensavo veramente; - cosa intendi dire Cely?- Beatrice mi sorprese con quella domanda – mi hai chiamato Cely? Non mi hai mai chiamato con un soprannome- ero veramente sorpresa- sì perché? Ti da fastidio?- - No, no è solo che.. - - che cosa?- Non lo so- era come se quel soprannome non contasse più nulla, come se di punto in bianco non sapessi più chi ero, cos’ ero e la cosa mi terrorizzava- allora? Cosa sapeva secondo te?- - Non lo so Tina, è solo una sensazione, una stupida, irritante sensazione- - è tutto okay? Celina stai bene? Sei pallida! Celina rispondimi- mi sembrava che tutto il mondo girasse, che la forza di gravità non contasse più nulla sentivo qualcosa dentro di me salire, salire e improvvisamente cadere mi alzai- sto bene non preoccuparti Bea- - a me non sembra- disse Tina e forse aveva ragione perché poco dopo mi sentii annegare, senza riuscire a riemergere dal buio che mi assaliva. L’ultima cosa che ricordo era che sentii Tina gridare. Non so per quanto tempo rimasi incosciente ma feci un sogno strano, c’era un signore avrà avuto 50 circa lo presi per mano mi concentrai e iniziai a recitare una filastrocca: “ ogni tua cosa io posso sapere, perché nel tuo futuro io riesco vedere; Chiudi gli occhi e prova a pensare perché solo tu sai cosa fare; ascolta la voce che riesci a sentire ,perché il destino non riesce mentire ”. Quando aprii gli occhi un dolore lancinante alla testa mi fece urlare, un dottore o forse un infermiere mi diede qualcosa e il sogno continuò; tenevo quell’uomo per la mano e gli mostravo tante possibilità diverse: c’era lui con una donna e un figlio, una dove lui era benestante, una dove lui picchiava la moglie, una dove lui era in prigione, una dove lui moriva solo senza nessuno, l’uomo si mise a piangere dicendo – ho capito la smetterò. Non scommetterò mai più sui cavalli, non tradirò mai più mia moglie d’ora in avanti non lo farò mai più, per favore ora cancella questi futuri- e una me che non conoscevo rispose - questo non posso farlo perché le tue sono solo parole, dimostrami con i fatti e questi futuri si cancelleranno da soli-. Mi svegliai, questa volta il dolore era più tenue. – ciao- conoscevo quella voce ma non mi ricordavo a chi appartenesse, così facendomi coraggio aprii gli occhi e quel che vidi mi sorprese: non c’era né Beatrice né Tina; c’era soltanto Angela. Provai a parlare ma non ci riuscii- non parlare, a scuola hai avuto un calo di pressione e sei svenuta, cadendo hai sbattuto la testa contro un tavolo, ora sei in ospedale dopo averti vista a terra Tina era sotto shock Beatrice è andata con lei, mi ha detto di dirti una cosa di cui non ho capito il significato - - che cosa?- chiesi con un filo di voce- quando sei svenuta Bea ti ha portata in bagno,secondo lei era un calo di zuccheri quindi ti a portato in bagno dove ti a fatto una doccia e ti ha dato una bibita energetica, noi l’abbiamo lasciata fare; mi a detto di dirti che il rosso ti dona ma che nessuno lo saprà mai, sai cosa vuol dire?- annuii- mi puoi passare lo specchio?- -certo- all’inizio non capii ma quando mi guardai nello specchio capii immediatamente, lei sapeva che una doccia e una stupida bibita non bastava ma aveva utilizzato questa scusa per portarmi in bagno e cambiarmi le lenti a contatto, in modo che nessuno potesse scoprire il mio segreto, anche se il suo modo di comportarsi aveva messo a rischio la mia vita, ritardando l’arrivo dell’ autoambulanza, le ero molto grata, nessuno si era mai comportato così per me. – Ora devo andare, mi dispiace- disse Angela - non preoccuparti- in quel momento la porta si aprì ed entrò Beatrice – ehi – dissi – mi fa piacere vederti – Angela uscì –credo che sia ora che ti cambi le lenti perché se no i medici si prenderanno un infarto – non ci potevo credere nessuno si era mai comportato così per me –io non riesco-e quel che disse mi sorprese ancora di più- -aspetta se vuoi lo faccio io- -sì, grazie- intanto che me le cambiò parlammo un po’ – come sta Tina?- - bene, lo shock le è passato ora è ha casa, ho spiegato cos’è successo a sua mamma e mia ha detto di dirti che devi riposare e che puoi contare su di lei, se hai bisogno di qualsiasi cosa – grazie- -logicamente puoi contare anche su di me - - grazie.- dissi di nuovo – dov’è mia mamma?- -devi sapere che sei rimasta incosciente per due giorni ma che questa mattina ti sei svegliata nessuno se lo aspettava così nessuno ti ha dato la morfina per la botta in testa è così hai urlato- -me lo ricordo- - bene- -allora adesso come ti senti ?- -meglio di questa mattina ma peggio dei giorni normali- -non preoccuparti hai la testa dura- risi – credo che tu abbia ragione ma non hai risposto alla mia domanda- - ah sì giusto, stavo dicendo, visto che nessuno sapeva quando ti saresti svegliata e visto anche che il capo di tua mamma non voleva concederle dei permessi per venirti a trovare, ho chiesto ha mia mamma di farmi saltare una settimana di scuola per aiutarti, mia mamma ha accettato ma mi ha anche chiesto di badare a te per tutta la settimana in questione perché il dottore ha detto che farai fatica a camminare per qualche giorno perché il tuo equilibrio non sarà il massimo quindi starai da noi per un po’- -in pratica mi farai da baby sitter- -esatto- -allora mi puoi andare a prendere una bottiglietta di coca cola?- -già fatto e ho preso la coca cola zero perché io ci tengo alla tua linea- - sì bella scusa- e poi parlammo del più e del meno come se ha me non fosse successo niente, ma sentivo che dentro di me qualcosa era cambiato anche se non sapevo esattamente cosa. Quella notte dormii a casa di Beatrice e visto che mi permetteva solo di stare sdraiata a letto, mi tolsi le lenti a contatto sapendo che lei non mi avrebbe giudicato. Giocammo a Monopoli dalle 17:00 fino alle 21:00 quando mi addormentai con i dadi in mano. Quella notte non sognai e per me fu un sollievo perché ero terrorizzata di poter riprendere il sogno fatto all’ospedale. Mi girai dall’altra parte e mi convinsi che quel sogno era merito dei farmaci che mi avevano dato e non della mia testa, ma una cosa non riuscivo a dimenticare: in quel sogno sembravo quasi una dea, il mio comportamento di fronte a quell’uomo, io non mi ero mai comportata così con nessuno: ero stata fredda, distante e autoritaria. L’abbigliamento non era il mio stile: avevo una tunica simile a quella che indossavano le dee greche. Non importa, mi dissi dopo tutto era solo un sogno e i sogni non sono reali o almeno non lo erano mai stati fino a quel momento.

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Capitolo 4
*** un'amica fantastica ***


Mi svegliai intorno alle 11:00 con un mal di testa lancinante, era come se dentro la mia testa ci fosse un martello pneumatico. Mi alzai ma avevo la schiena, e il sedere dolorante per la caduta avvenuta qualche settimana fa; ignorai il dolore e mi misi in piedi, provai a camminare ma il mio equilibrio era davvero pessimo, andai a sbattere contro una sedia, contro l’armadio, e in fine sia contro la porta che contro il muro, avevo male da tutte le parti ma ero troppo testarda per chiedere a Beatrice una mano quindi, lentamente e dolorosamente scesi le scale. Era come se ad ogni passo qualcuno mi accoltellasse ma ignorai il dolore, quasi per fargli dispetto. Quando entrai in cucina cerano mia mamma e la mamma di Beatrice che preparavano il pranzo. – ciao tesoro- era mia mamma ad aver parlato, - ciao cece come stai?- - tutto bene grazie e voi?- - bene ma ero preoccupata- mia madre era sempre preoccupata: se uscivo senza maglione aveva paura che prendessi la polmonite, se starnutivo o tossivo aveva paura che avessi l’influenza e quando ce l’avevo aveva paura che fosse di più di una semplice influenza, ma questa volta potevo capirla. Il dottore stesso mi disse che ero stata fortunata a non aver subito qualcosa di più grave, chissà magari qualcuno lassù mi vuole bene ( sempre che ci sia qualcuno lassù). -io sto bene- rispose la madre di Bea – stiamo preparando un pranzo con i tuoi piatti preferiti e con quelli di Bea- - cosa cucinate?- chiesi io – pasta col pesce, omelette e abbiamo comprato una sacher- non avevo mai visto mia madre così concentrata, sicuramente voleva farsi perdonare per non essere venuta a trovarmi in ospedale, - mamma sono a casa- era la voce di Beatrice, chissà cosa avrebbe detto quando mi avrebbe vista lì e non in camera sua- e tu cosa ci fai qui?- era arrabbiata nera- mi hai invitato tu se non ricordo male- era inferocita adesso – quale parte di: stai sdraiata, non hai capito? Ti ricordi cosa ha detto il dottore? Che per un paio di giorni saresti dovuta stare a riposo, se avessi messo male un piede sulle scale? Ti saresti spaccata l’osso del collo e saresti rimasta secca!! - era arrabbiata ma non solo, aveva paura di quello che aveva detto e provava disgusto forse si era immaginata la scena e sono sicura che conoscendola ora pensava: “ è colpa mia”lei è fatta così ed è per questo che la apprezzo. - scusa, non volevo farti arrabbiare ne farti venire un infarto per colpa mia- - non sono arrabbiata, è che mi preoccupi, lasciamo a perdere- una fitta di dolore mi travolse e non so come mi ritrovai in ginocchio, per fortuna ero in salotto se no mia madre si sarebbe spaventata a morte. -tranquilla- mi disse Beatrice - calma, respira, brava continua così- seguii i suoi consigli ma il dolore c’era e non se ne voleva andare tanto presto, con tutto il coraggio che avevo mi misi in piedi operazione che richiese più tempo del previsto ed un aiuto da parte di Beatrice, aveva capito quello che volevo fare –sei sicura di farcela? Sono 32 gradini li ho contati ieri intanto che dormivi per calmarmi- doveva essere veramente preoccupata per me- no non sono sicura, ma devo; se mi madre mi vedesse in questo stato impazzirebbe-. Salimmo uno scalino alla volta molto lentamente, mi sentivo come una vecchia anziana, ad ogni scalino le forze aumentavano finché mi sembrava di averle recuperate tutte, mi mancavano un paio di gradini, ma ora le mie gambe erano decise e sicure. Arrivai di sopra che ero sfinita, Beatrice mi porse un bicchiere con del succo rosso dentro, assaggiandolo sapeva di mirtillo ma già al primo sorso mi sentii meglio, le forze che prima mi erano mancate tornarono come per magia. - Sdraiati- era un ordine a cui non potevo discutere quindi risposi semplicemente - okay-. Appena toccato il letto mi addormentai ma questa volta sognai. Ero ancora vestita con quella specie di vestaglia di seta con dei drappeggi sui fianchi, mi sentivo ridicola. Questa volta presi per mano una ragazza che aveva 12 anni circa era bassa magra (forse troppo, anzi quasi sicuramente) ero sicura che se l’avessi abbracciata con troppa forza si sarebbe spezzata. Dissi nuovamente quella specie di filastrocca: “Ogni tua cosa io posso sapere, perché nel tuo futuro io riesco a vedere; Chiudi gli occhi e prova a pensare, perché solo tu sai cosa fare; ascolta la voce che riesci a sentire, perché il destino non riesce a mentire;”. Aprii una porta dopo l’altra, mostrando a questa ragazza quali futuri l’ attendevano, dai migliori ai peggiori: lei che sfilava su una passerella, lei mentre recitava in un film, lei che faceva la cheerleader, lei che vomitava, lei molto ( troppo) pallida, lei mentre era in ospedale, lei dentro ad una bara con un vestito mentre sua madre ed i suoi cari piangevano. La ragazza, come me, prese paura e mi disse - lo giuro mangerò d’ora in poi ma per favore cancella questi terribili futuri- ed io con la stessa voce che avevo utilizzato con il signore le dissi - questo non posso farlo perché le tue sono solo parole, dimostrami con i fatti e questi futuri si cancelleranno da soli-. Le stesse parole che dissi all’uomo. Poi tutto divenne sfuocato e lentamente mi svegliai.

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Capitolo 5
*** chi sono? che cosa sono? ***


Era mattina presto, saranno state le sei ed il sole stava sorgendo; era uno spettacolo bellissimo. Quella mattina mi sentivo bene, non provavo più dolore ma mi sentivo strana, una serie di domande mi ronzavano nel cervello: “perché ero vestita così? Perché mi comportavo come se fossi stata migliore di loro? Perché ero così fredda nei loro confronti? Perché dicevo quell’inquietante filastrocca?” Avevo una sola risposta per tutto ciò ed era: non lo so. Scesi le scale sentendomi forte, come non lo ero mai stata prima; vidi Beatrice che beveva del caffè latte – cosa ci fai sveglia a quest’ ora?- - non riuscivo a dormire, non preoccuparti ho recuperato le forze, oggi mi sento bene- -allora vuol dire che ti stai rimettendo, lo vuoi un po’ di caffè latte?- - sì, grazie mille- mi versò del caffè latte e poi me lo porse. -Che giorno è oggi?- ormai avevo perso il conto dei giorni – lunedì perché?- - perché ho voglia di ritornare a scuola- - ne sei sicura?- -Sì, sono stata via per troppo tempo, è ora che io ritorni-. Tornai a scuola, tutti mi fissavano e al mio passaggio tutti bisbigliavano, a quanto pare ero sulla bocca di tutti e onestamente non me ne poteva importare di meno; prima mi sarei rintanata in bagno a piangere. Ora non più. Dentro di me c’era una nuova forza ma non sapevo da dove provenisse, probabilmente dipendeva dal fatto che stavo per morire o magari non centrava nulla. Camminai per i corridoi a testa alta non avevo nulla di cui vergognarmi, chissà magari le ragazze pensavano che se mi avessero fissato a lungo mi sarei messa a piangere, magari i ragazzi pensavano che con qualche battuta mi potessero far crollare; ma si sbagliavano tutti loro si sbagliavano. Nessuno mi avrebbe vista piangere, non mi sarei chiusa in bagno ha chiedermi ”perché lo stanno facendo?” perché io lo sapevo: si credevano fighi, si sentivano potenti, la verità è che erano dei poveri idioti. Andai alla lezione sentendomi osservata, andai in bagno sentendomi guardata e uscii da scuola sentendomi fissata. Quando uscì da scuola, vidi Angela che parlava con un ragazzo, credo che poteva essere suo fratello ma non ne ero certa; sentii che stavano litigando quindi mi avvicinai, - cosa vuoi fare? Vuoi dirle che è diversa che non è normale? Cosa vuoi fare Angela? Il suo mondo crollerà, le sue certezze vacilleranno tu non ne hai il diritto- - ma cosa vuoi che faccia? Io lo vedo! Io lo so! Avrà paura di quello che vedrà, si sentirà diversa, anormale; avrà paura di sé stessa e di quello che può fare, perché non vuoi darle l’aiuto di cui ha bisogno? Perché non vuoi dirle cosa le sta succedendo? Perché le vuoi nasconderle la sua vera natura?- - io non voglio fare nulla tu tutto ciò, tu lo sai, lo avevi visto quindi non fare finta di essere stupita- - pensavo di poterti far cambiare idea- -no, non puoi ti ricordi quando lo dissero a noi? Non parlammo per un mese ci odiavamo a vicenda perché ognuno di noi voleva essere l’altro; lei invece non ha nessuno- - no su questo ti sbagli! Ci sarò io e le altre- -e secondo te come reagiranno le altre? La vedranno come un mostro come un abominio,non vorranno mai più starle accanto, non vorranno mai più toccarla, avranno paura di lei la temeranno, magari non temeranno lei ma quello che sa fare e questo la renderà sola ma soprattutto la renderà molto triste- - no ti sbagli tutto questo non accadrà mai- - ne sei sicura Angela? Ne sei davvero sicura?- - no, credo che tu abbia ragione- -anch’ io avrei preferito dirglielo, te lo giro quando sarà pronta lo faremo insieme- - va bene ma se la situazione si complica glielo dirò te lo giuro- - lo so che lo farai- -grazie fratellone- -prego Angela -. Di chi stavano parlando? Di cosa stavano parlando? Cosa sanno? Che cosa sanno che io non so ? Chi sono? Cosa sono?

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Capitolo 6
*** avevano ragione ***


Uscì da scuola in fretta e furia, attraversai la strada e mi misi a correre, il mio cuore batteva forte, avevo il fiatone e le forze mi stavano abbandonando. Non sapevo perché di quel gesto ma avevo sentito il bisogno di allontanarmi da lì . Mi guardai intorno e vidi un giardinetto all’ombra, decisi che mi sarei seduta li per riprendere le forze. Le immagini della conversazione ascoltata mi misero i brividi, mi accorsi che stavo tremando, probabilmente per il freddo: sotto quell’albero tirava un vento ghiacciato, mi sembrava che mi volesse cacciare via. Mi alzai ma mi resi conto di non sapere dove mi trovavo, vedevo villette a schiera, vedevo un parco giochi e il boschetto il cui mi trovavo. Sembrava una zona di periferia, ma come avevo fatto ad arrivarci? La periferia dista 3 km da dove si trova la mia scuola ed era impossibile che l’avessi fatta correndo, però io ero lì. Guardai l’orologio, le sei? Com’è possibile che sia così tardi? In quel momento mi vennero in mente le parole di Angela e di suo fratello: “ la vedranno come un mostro, come un abominio, non vorranno mai più starle accanto, non vorranno mai più toccarla, avranno paura di lei e di ciò che sa fare”. Un dubbio di era insinuato nella mia testa: “ e se fossi stata io?” Mi sentivo osservata, non so il perché ma sentivo che qualcuno mi stava guardando, dopotutto li non c’era nessuno, O forse no, mi guardai attorno e vidi la sagoma di un ragazzo, mi sembrava familiare ma allo stesso tempo sconosciuto. Lo riconobbi. Era il fratello di Angela, coincidenza? No, non credo; feci finta di non averlo notato e mi incamminai. Dopo mezz’ora faci finta di niente e mi girai , lui era ancora dietro di me e mi stava seguendo. Ero arrabbiata, così mi fermai mi girai e volontariamente gli andai addosso – scusami non ti avevo visto- non mi aveva vista? Ma mi stava prendendo in giro?- Io credo che tu mi stia prendendo in giro- - perché?- Che razza di risposta è perchè?- Considerando che è da mezz’ ora che mi segui, è strano che non mi avessi vista non credi?- - Ti sbagli non ti stavo seguendo- avvertì una piccola scossa nel mio cervello, come se qualcuno stesse cercando di accedervi, ma il mio era più forte, respinsi quella presenza, qualsiasi cosa fosse stata se ne andò. Subito dopo tornò e lo respinsi ancora…e ancora. Lui rimase a fissarmi – come hai fatto?- Mi chiese ed io senza pensarci risposi- io sono più forte, lo sai tu, lo sa Angela e lo so io- - hai ragione, ma tentar non nuoce- -non mi distrarrai, nel mio cervello tu non entri- - credo che tu abbia ragione- - lo so-. Non so perché dissi quelle cose ma sentivo che erano reali, e ora sapevo un’altra cosa io non ero del tutto normale. Ora ero del tutto certa che Angela e suo fratello stessero parlando di me. spero che vi piaccia , fatemi sapere cosa ne pensate, e scusatemi in caso ci siano errori di scrittura D.s.

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Capitolo 7
*** se non ero umana, io cos'ero? ***


Okay avevo gli occhi rossi ma non sono un vampiro, io non mi ero mai nutrita di nessuno, escludo di essere un licantropo, non sono mai stata morsa e non mi sono mai trasformata; ma allora che cosa sono? Andai da Angela era con suo fratello, che coincidenza interessante. Lei mi vide e si avvicinò – sapevo che saresti venuta- non indugiai – che cosa sono?- -Cosa sai della mitologia greca?- - Perché?- - Allora, partiamo dall’inizio- era stato suo fratello ha parlare- io mi chiamo Nicholas - non mi interessa il tuo nome voglio sapere chi sono- Angela rise –aspetta e te lo diremo- - va bene- - sai chi era Apollo?-Sì, era il Dio della musica- - giusto ma era anche il Dio del sole- -okay ma cosa centra con me?- -aspetta, Apollo era figlio di Zeus non di un Dio originario e quindi come i mortali sarebbe morto. Così strinse un accordo con le parche- - chi?- Ora ero davvero confusa- -le tre parche erano delle signore che si occupavano della vita: la prima donna avvolgeva il filo su un bastone, la seconda filava il filo, la terza lo tagliava. - - va bene, ora ci sono- - Apollo chiese alle parche di non tagliare mai il suo filo, cioè la sua vita, in cambio diede loro una figlia ogni generazione che è sempre femmina- - quindi?- non capivo dove volesse arrivare- - è quello che sono io, io sono la reincarnazione delle tre parche- lei era cosa? Non ci potevo credere. - Io sono la reincarnazione del Dio Apollo- disse Nicholas, avevo paura a chiederlo... – io chi sono?- - tu sei l’Oracolo di Delfi figlia di apollo e delle tre parche- dissero insieme – Io che cosa sono?-Speravo di aver capito male -hai capito benissimo, non fare la stupida- - e cosa devo fare?- -questo è più difficile da spiegare- disse Nicholas – ognuno di noi ha un destino già scritto, gli umani non scelgono cosa fare, ma sono le parche che decidono cosa faranno- gli umani, mi devo abituare a non fare più parte di loro- gli umani, quindi, devono solo seguire il percorso che gli è stato assegnato- - se non lo fanno le parche s’infuriano, e nessuno sa cosa potrebbero fare- - in che senso?- -neanche Zeus il Dio che governa l’olimpo e neanche suo fratello Ade possono cambiare le loro decisioni, se vogliono che gli uomini vivano, e ti assicuro che lo vogliono parecchio, devono “sottomettersi” alle parche.- - perché agli Dei importerebbe qualcosa di noi?- la domanda che mi fece Nicholas mi sorprese – hai mai guardato Beautiful?- - intendi dire il telefilm?- - sì, esatto- - sì qualche puntata l’ ho vista- - gli umani sono il loro Beautiful si divertono a guardarci e ha farci qualche. come posso chiamarlo.. scherzo, non era la parola che stavo cercando ma gli assomiglia- - ma hai detto che dovevano “ sottomettersi” alle parche, quindi come fanno ha farci qualche “scherzo”?- - sì ma le parche qualcosa glielo lasciano fare ma se vogliono che qualcuno muoia gli Dei non possono fare nulla- - è una sorta di equilibrio- -esatto- - torniamo al discorso principale, l’Oracolo di Delfi ,cioè tu, deve far sì che gli umani seguano il loro percorso- - e questo come avviene?- -tramite Orfeo- - chi?- quando sarei tornata a casa avrei fatto delle ricerche – Orfeo è il Dio dei sogni, quando dormono gli umani vanno da lui, alcune volte se lo ricordano altre volte no- -comunque solitamente l’Oracolo mentre dorme va a far visita a gli umani “non obbedienti” e gli fa vedere dei possibili futuri costruiti per loro dalle parche poi sceglieranno il loro preferito- - ma non era compito delle parche?- - in pratica le parche lo fanno nascere costruiscono per loro alcuni futuri da belli a brutti senza che l’ umano lo sappia, ogni scelta dell’umano compierà, farà si che alcuni di questi futuri scompaiano ma questo solo se piace alle parche se a loro non piace mandano il loro intermediario, tu, che li dovrai guidare nel futuro scelto dalle parche- - proprio come Beautiful , ma io che ci guadagno?- non so il perché di quella domanda ma sapevo che avevo bisogno di saperlo- - si dice che l’ Oracolo accresca i suoi poteri ogni volta che finisce un incarico-, - ma tu sei il primo Oracolo che incontriamo, quindi non ne siamo sicuri-. Io non ero umana. Io ero l’oracolo di Delfi. Io ero figlia di Apollo e delle TRE parche. Posso farvi un’ultima domanda, i due fratelli si guardarono e dissero – sì certo cosa vuoi chiederci?- -ma chi sono miei genitori?- - non sono umani, tu sei stata scelta per caso e le tue madri vere si occupano di far nascere e morire la gente- disse Nicholas – tu sei la predestinata tu sei figlia del destino e della morte- quest’ultima frase mi colpì Angela era più delicata a dire le cose di Nicholas. Ora, almeno, sapevo cosa mettere sotto la domanda dei questionari: “ che lavoro fanno i tuoi genitori ?” “ bè una delle mie madri fa nascere le persone, un’ altra mia madre le fa vivere e un’ altra le uccide, e mio padre mi a donato in cambio della vita eterna” e no, non intendo dire che mia madre è ginecologa, l’altra è una psichiatra e l’ ultima è una serial killer.

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Capitolo 8
*** nulla tornerà come prima ***


Rifeci quello stupido sogno che mi tormentava: io con quella veste mentre aprivo agli umani varie porte, dietro alle quali si nascondevano i loro futuri dai migliori ai peggiori. Io ero l’Oracolo di Delfi, ma perché io? Perché dovevo avere quel peso che mi gravava sulle spalle? Angela ha detto che dopo ogni compito possedevo qualcosa di più; poteva essere un potere o un pò di conoscenza in più, l’ultima volta mi ritrovai a sapere qualche parole del greco senza saperlo e man mano le conoscenze aumentavano e aumentavano. I miei voti aumentarono a vista d’occhio mi ritrovai dopo un mese ad avere otto e nove in ogni materia tranne educazione fisica, ma dentro di me sentivo la resistenza aumentare ed i muscoli crescere. Avevo paura. Mi sentivo un mostro, mi sentivo di versa, estranea; non avevo più bisogno di ascoltare le lezioni perché io le sapevo già. Non vidi mai più Angela non le parlai mai più, era da stupidi comportarsi così ma da quando era comparsa lei la mia vita era cambiata. Lei cercava di parlarmi, mi guardava, mi osservava ma in cuor suo sapeva che non le avrei mai più parlato, ma forse lei lo sperava. Quel giorno però era stato diverso. -vai via per le prossime 3 ore- mi disse – perché?- non poteva pretendere anche questo, mi aveva già preso la vita cosa voleva di più- -per favore, non te lo sto chiedendo io ma loro, le parche, le tue madri;- -mai- ero decisa a non dargliela vinta – per favore- soffriva glielo si leggeva negli occhi- - no- tornai a lezione come se niente fosse. Era ora di pranzo, stavo andando in mensa quando – tu ora vieni con me- Nicholas? Cosa voleva ora?- no, lasciami- strinse la presa- mi fai male scemo- -non me ne frega tu ne hai fatto a mia sorella- cosa? Ma era impazzito?- lasciami subito- - no- mi portò dietro un armadietto, non passava nessuno, nessuno poteva vederci o sentirci tutti erano dall’altra parte dell’edificio; dov’è il solito ritardatario? Mi chiesi. – cosa vuoi?- gli chiesi – che tu sia più gentile- io più gentile? Ma è stupido o cosa?- dopo che mi hai trascinata qui senza un apparente motivo, tirandomi per un braccio come se fossi un animale mi vuoi dire che io dovrei essere più cordiale? Mi spieghi cosa hai fumato o quante tazze di caffè hai bevuto- ero incavolata nera. - Addirittura ti sei sentita come un animale, ma smettila non esagerare- mi guardai il braccio era livido e si vedeva perfettamente il segno delle sue dita, lo guardò anche lui poi disse – scusami credo di aver esagerato- forse si era pentito – cosa vuoi?- - voglio che tu ritorni ad essere amica di mia sorella- - ma tu che centri? Sono cose nostre non tue- - centro perché ogni sera la sento piangere- - mi dispiace che lei pianga ma voi mi avete cambiato la vita, l’avete distrutta, vi siete presi il diritto di cambiarla a vostro piacimento come se io fossi una pedina, ma questa è la mia di vita scelgo con chi parlare, con chi mangiare e che cosa vedere- ero scoppiata – aspetta noi non volevamo ..- non lo lasciai finire – VOI lo sapevate, VOI vi siete presi la briga di cambiare la mia vita come preferivate, VOI mi avete cambiato la vita in un modo irreversibile- iniziai a piangere- noi non volevamo..- era in difficoltà si vedeva non sapeva cosa fare e nianche cosa dire era chiaro – voi mi avete rovinato la vita, mi avete trasformato in un mostro, lo sai? Angela aveva ragione acquisto qualcosa ogni volta, parlo italiano, spagnolo, tedesco, francese, greco, latino, ceco, russo; so la storia meglio della professoressa, conosco ogni fiume ogni città dell’ America, sento i muscoli allungarsi, sento di poter correre per chilometri avendo solo un po di fiatone- stavo piangendo e lui mi fissava con occhi sbarrati cercai di andare via mentre mi colava il mascara. Inciampai, lui però mi prese al volo, mi abbracciò e mi lasciò sfogare. Sentii la mia temperatura cambiare e adattarsi alla sua, eccolo il nuovo potere, lui lo notò ma non disse nulla e poi mi asciugai le lacrime e me ne andai, non dissi nulla perché ero troppo imbarazzata. Allora, spero vi sia piaciuto in caso di orrori grammaticali non siate troppo duri per favore,nel caso faccia schifo o nel caso vi piaccia fatemelo sapere; ciao D&S

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Capitolo 9
*** una situazione imbarazzante ***


CAPITOLO 9
Non avevo voglia di andare a scuola, dopo quello che era successo ieri.
Se avessi incontrato Nicholas sarei morta dalla vergogna, quel modo di comportarmi non era il mio: io mi tenevo tutto dentro, mascheravo le mie emozioni come se fossero un’ arma a doppio taglio; non avevo mai più pianto dopo quella volta, la volta della vecchietta della’ospedale e del poliziotto, da quel momento mi dissi che le emozioni dovevano essere tenute sotto controllo come i battiti del cuore perché come essi salgono e scendono.
Nessuno mi avrebbe vista piangere, mai più.
Invece di andare dritto, girai a sinistra per andare in centro e sfortuna vuole che incontrai Nicholas.. ma si può? Lui era esattamente lì alla fermata della’autobus, il mio autobus, ora capivo come ci si sentiva nelle soap-opere, eravamo veramente le pedine degli dei e chissà quanto si stavano divertendo davanti a quella situazione.
Speravo che non mi vedesse ma logicamente mi vide, mi voltai e mi misi a camminare veloce, non quanto volessi, ma non volevo insospettire la gente.
– Ehi che ci fai qui?- Cosa ci potevo fare lì secondo lui? Andavo a pescare ? -Potrei farti la stessa domanda- - onestamente volevo evitarti, non volevo creare imbarazzo tra di noi- lo uccido! Io giuro che lo uccido! Per chi mi ha preso? Per una bambina di due anni che non sa gestire la situazione? Poi mi ricordai che io ero lì per lo stesso motivo.
 – Anche io- risposi imbarazzata.
 – Non si marina la scuola- gli dissi per sdrammatizzare, apprezzò il tentativo e ricambiò- senti chi parla- -allora, dove vuoi andare?, Puoi ancora entrare e dire che non è suonata la sveglia - mi disse – non ci penso proprio meglio assente che ritardataria - e noi due ridemmo pensando che se fossimo arrivati in ritardo ci saremmo dovuti aspettare un monologo da parte della professoressa di storia che si sarebbe chiamato “Se napoleone avesse ritardato”, poi la nota, poi i compiti in più; no grazie meglio il centro e la probabile punizione di mia madre.
- Voglio andare in centro- risposi – io avevo la stessa idea, qualcosa mi disse che c’è lo zampino di Angela, è lei che mi ha dato l’idea di andare in centro-  -è meglio se fai il contrario di quello che ti dice così vai sul sicuro- rise, non l’avevo mai sentito ridere,o sorridere.
è LA PRIMA VOLTA CHE USO IL PROGRAMMA NVU nel caso ci siano problemi di lettura di formato o errori grammaticali fatemelo sapere grazie ! D_s

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Capitolo 10
*** Incidente. Voce. Buio ***


Ormai Nicholas ed io eravamo diventati amici, aveva capito come mi sentivo e così voleva darsi da fare per tirarmi su di morale, ci scrivevamo ore su facebook, parlando del più e del meno, parlavamo della scuola, delle cose che ci piacevano e certe volte parlavamo di noi e dei nostri doni.

Mi sentivo bene quando gli scrivevo, felice che qualcuno potesse capirmi.

Beatrice disse – come va la vostra relazione?- -quale relazione?- risposi io – dai, cely è logico che gli piaci, approfittane, sei carina, lui è carino, sareste una coppia perfetta- - io non ci avevo mai pensato, lo avevo sempre visto come un amico ma ora, dopo quella affermazione mi sentii invadere da mille domande, io non mi ero mai innamorata di nessuno, non sapevo cosa volesse dire e non sapevo come fare a capirlo. La stessa sera massaggiammo, e ancora la sensazione di provare qualcosa di più dell’amicizia mi assalì, io non volevo provare di più, perché nel caso fosse andata male, l’avrei dovuto vedere ogni giorno a scuola e questo ero sicura, mi avrebbe spezzata. Se, invece, lo amassi davvero diverse sarebbero le cose, mi comporterei in modo diverso, mi vestirei meglio e cercherei di essere al centro dell’attenzione, ma non  volevo diventare quella ragazza, volevo essere soltanto me . . . ma io chi ero davvero?

Era martedì e quindi avevo il rientro il pomeriggio, la sera prima Nicholas mi chiese se volevo un passaggio per scuola il giorno seguente, io dissi di sì senza pensarci, ma non avevo pensato a cosa potesse significare, forse niente o forse tutto, o forse era solo frutto della mia immaginazione.

Martedì mi alzai prima del solito, mi lavai i capelli, mi truccai, scelsi i vestiti migliori e me li misi.

Quando mia mamma mi vide mi disse che ero bellissima ma che mi ero dimenticata le lenti, così andai in bagno me le stavo mettendo quando Nicholas suonò alla porta; perché doveva essere così puntuale? I ragazzi non lo sono mai . . ci misi più del dovuto e quando scesi, mi accorsi che mia mamma stava lo interrogando, entrai in cucina ridendo come una scema e tutti e due mi guardarono confusi, - cosa c’è tesoro?- disse mia mamma – sembra un telefilm: la poliziotta e il sospettato- -Nicholas sorrise- devo sapere con chi esci, e visto che tu non mi dici niente devo rimediare- -mamma, guardi troppi telefilm, ora andiamo, ciao- -vieni?- domandai a Nicholas che si era incantato – sì certo. Quando salì in macchina una sensazione strana mi avvolse, - non le hai detto niente vero?- capivo perfettamente cosa si riferiva ma feci finta di niente – non capisco di cosa tu stia parlando -mi riferisco all’oracolo- - ah, no, non le ho detto niente ,non volevo spaventarla- -come vuoi tu- rispose, mi sorrise e in quell’attimo successe una cosa che non dimenticherò mai:

una macchina stava svoltando ma aveva stretto troppo la curva e sicuramente ci avrebbe travolti, Nicholas provò ad andare indietro ma c’era un signore troppo impegnato a messaggiare per accorgersi di quello che stava succedendo.

Nicholas cercò di fare un’ inversione ma il semaforo del senso opposto era verde e quindi nessuno ci lasciava passare; una ragazza al volante di un Range Rover ci vide e si fermò cercando di farci passare, ma il tempo era poco, dannatamente poco, non ricordo molto di quello che successe dopo ho solo dei flashback. Nicholas che fa inversione ma qualcuno aveva superato la ragazza e ci aveva tamponato, ricordo un dolore improvviso alle spalle e alla testa, ma soprattutto ricordo Nicholas che mi guardava terrorizzato … esattamente come mi aveva guardato il poliziotto molti anni prima; capii subito a cosa era dovuto il suo sguardo che andava dal disgusto al terrore. Quando Nicholas frenò, picchiai la testa sul cruscotto e la cintura di sicurezza mi spinse indietro, in quel momento le lenti erano cadute scoprendo i miei occhi … mi stava ancora fissando quando decisi di chiudere gli occhi e abbandonarmi alla voce che sentivo. okay, questo è tutto spero che vi piaccia se ci sono errori o qualcos'altro che non va fatemelo sapere... D_s

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Capitolo 11
*** Lachesi. Atrapo. Cloto ***


“Vieni, seguimi, niente potrà accaderti quando sarai da me”. La stavo convincendo, mi dovevo prendere cura di lei, l’ incidente l’ aveva ferita a morte, ma la mia piccola bambina non sarebbe morta lì, in quella squallida auto con quell’individuo sociopatico. Aveva sofferto così tanto e così tante volte, ogni sua lacrima era per me un peso. Avevo cercato di aiutarla, dandole doni e capacità, ma lei aveva frainteso quei doni, tramutandoli in cose orribili. Si sentiva un mostro ancora più di prima e questo era ingiusto. Lei era una di noi, era la prescelta, era una dea o almeno lo era in parte, ed io ero stanca di vederla ridotta così.

 Che per lei, la prescelta, le porte siano aperte, che i suoi poteri risorgano potenti come lo erano stato un tempo, che la sua metà le sia restituita e che lei, mia figlia, possa regnare al mio fianco, fino alla fine dei tempi ,nel nome delle mie sorelle Lachesi e Atrapo e del mio Cloto.

spero vi piaccia :) per qualsiasi cosa scrivete.

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Capitolo 12
*** destino ***


Angela ed io abbiamo viaggiato in molti luoghi per cercare “La Prescelta” e ora che l’abbiamo trovata, non possiamo lasciarcela sfuggire.

 Ricordo ancora le parole di mia nonna: “ Quando l’avrete trovato o trovata dovrete farvela amica o amico, la dovrai sposare tu nel caso sia donna, e tu Angela nel caso sia uomo".

 “La riconoscerete subito: avrà gli occhi del colore del fuoco e del sangue, avrà dalla sua parte gli dei e le dee, che alla sua nascita le porgeranno doni: dalla bellezza alla strategia in guerra, e mi raccomando non sottovalutatela, lei avrà i poteri di tutti gli dei e di tutte le dee, non ingannatela mai, siate sempre suoi amici e mai suoi nemici “ e ora che l’ho trovata non posso crederci.

 “Quando le due metà si ricongiungeranno, dopo 720 lune calanti, lei dominerà l’Olimpo.

"Le Parche le insegneranno a dominare i suoi poteri e da quel momento in poi nessuno la fermerà”.

“ Lei distruggerà la civiltà conosciuta e ne fonderà un’altra”.

 Così mi disse mia nonna, onestamente non credo che lei ce la possa fare, voglio dire è mossa da buone intenzioni, ma è troppo giovane ed ingenua.

Sarà rinchiusa in un istituto psichiatrico come molti dei suoi predecessori, però ho promesso a mia nonna che ci avrei provato e intendo mantenere fede alla mia promessa.

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Capitolo 13
*** l'incontro ***


“Ogni tua cosa io posso sapere, perché nel tuo futuro io riesco a vedere;

 

          Chiudi gli occhi e prova a pensare, perché solo tu sai cosa fare;

 

          ascolta la voce che riesci a sentire, perché il destino non riesce a mentire;”.

Quella poesia la riconobbi subito ma questa volta la voce non uscì dalle mie labbra. Era calda, gentile e incredibilmente simile alla mia.

La vidi; aveva la stessa tunica che indossavo io, la sua però era sporca, spiegazzata, ma risultava comunque incredibilmente bella. Quella figura mi ispirava fiducia ed il fatto che me l’ispirasse mi faceva paura, non mi ero mai fidata di nessuno e sicuramente non di una persona che neanche conoscevo.

“Vieni, seguimi, niente potrà accaderti quando sarai da me”.

Volevo correre da lei, nascondermi, volevo che nessuno mi guardasse come aveva fatto Nicholas. Nicholas. Mi sento stupida se penso che ci sarebbe potuto essere qualcosa di diverso dall’amicizia.

lascialo perdere, non fidarti di lui o starai male; la metà di quello che ti ha detto è falso. Non avere paura di me piccola mia voglio solo proteggerti e farti capire”.

1…2…3… Carica! La stiamo perdendo 20g di epinefrina, su su presto la stiamo perdendo!! Aprii gli occhi prima che quell’orribile ago potesse toccarmi; erano schioccati.  Mi fecero fare ogni tipo di analisi, ma niente, mi dimisero la mattina seguente, alcuni dissero che era un miracolo, alcuni solamente che la macchina si era rotta e per questo non segnalava i battiti. La verità, però, io la sapevo, quella donna mi aveva salvata, mi aveva dato la forza che mi mancava e mi aveva spronata affinché ce la facessi. Mi aveva salvata.  Non sapevo chi fosse o come avesse fatto, lo dovevo scoprire, certamente non lo avrei chiesto ne ad Angela, né a Nicholas.

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Capitolo 14
*** di chi era? ***


Quella voce mi ha detto di non fidarmi di Nicholas, ma questo vale solo per lui o anche per Angela? Non lo so.

 È da questa mattina che ci penso ma non riesco a trovare una risposta, perché ha una sorella si nascondono delle cose, è normale; ma loro non sono normali, lui è la reincarnazione del Dio Apollo e lei è la reincarnazione delle Parche, quindi di chi posso fidarmi davvero?

 Quella voce non so chi sia ma indossava la mia stessa veste, solo che la mia sembrava più vecchia.

Più vecchia, certo come ho fatto a non pensarci prima? Potrebbe essere la reincarnazione della generazione precedente, per ora è l’ unica possibilità che mi viene in mente e per quanto ne so potrebbe essere quella corretta. Se quella persona era la reincarnazione dell’Oracolo di Delfi deve aver visto i miei futuri esattamente come faccio io, quindi se mi ha detto di non fidarmi non dovrei farlo.

 Eppure si comportava in modo strano, sembrava che il tempo non la toccasse, quasi fosse una cosa secondaria.

Ho avuto l’impressione che fosse molto potente e che non avesse paura di niente.

Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin. – bene ragazzi, l’ora è finita, ricordatevi che settimana prossima c’è la verifica-.

Evviva! L’ora è finita, quindi posso concentrarmi sulle cose importanti.

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Capitolo 15
*** la storia in un sogno ***


Quando arrivai a casa, un sonno tremendo mi assalì e visto che per l’indomani non avevo compiti, andai a letto. Sognai. C’era di nuovo quella donna, con quella veste sporca e consumata, avevo paura.

Non avevo paura di lei, ma del potere che emanava, sembrava che il tempo si piegasse al suo volere, che la luce, vedendola, rallentasse un poco, sembrava persino che lei non dipendesse da nessuna legge della fisica; se ne stava lì ad osservarmi seria, quasi volesse farmi capire che sentiva ciò che pensavo.

Ed ecco               l’ immediata risposta: “sì, sento chiaramente ciò che pensi”.

Ecco la paura, mi attanagliava, pensavo di affogare e la paura che provavo mi pesava, mi pesava così tanto.

Non riuscivo a respirare. In un attimo tutto sparì mentre io galleggiavo nel buio più profondo. “ non avere paura, lascia che io ti guidi, lascia che io sia per te la luce” e così feci e tutto mi parve più chiaro.

Vidi dei flash della vita Nicholas e di Angela, vidi alcuni ricordi della donna che avevo davanti, nei suoi ricordi però era più giovane… era bellissima.

Aveva i capelli neri come l’ebano, aveva degli occhi verde- azzurro come l’acqua del mare, aveva un incarnato così pallido e perfetto da sembrare di ceramica, era slanciata, magra, atletica, gentile, sincera … ma poi cambiò tutto.

Aveva 2 sorelle si chiamavano  Lachesi e Atrapo, anch’esse erano bellissime, avevano sicuramente preso dalla madre.

Mi mostrò una sua immagine: vuoto. Sentì freddo, vidi buio. I miei sensi erano confusi da tutto quel buio, a quel punto mi mostrò un’altra immagine, lei e le sorelle accompagnate da una ragazza sui 30 anni circa; insegnava loro come prendersi cura dei figli. Anni dopo giunse loro la notizia, gliela disse un’altra ragazza, anch’essa sui 30 circa, ma ,al contrario dell’altra, era formosa, con carnagione scura e capelli castani color cioccolato … il suo nome era Proserpina.

Disse loro “ voi non avrete figli! Quindi finora avete solo sprecato tempo! Cambiate hobby!” Erano tristissime, passavano il tempo, a mettere il filo al telaio, tesserlo e tagliarlo; fino a quando un Dio disse loro “vi darò mia figlia ma voi non tagliate mai il mio filo!” loro accettarono, il Dio desse loro un bambina la chiamarono Delfi, perché lei sarebbe stata il centro del mondo, esattamente com’era la città.

Mi svegliai di soprassalto, sudata e impaurita, guardai l’orario: 00.03 “perfetto “ pensai; “ora mi toccherà dormire e sognare di nuovo,
Perfetto!, davvero Meraviglioso!”

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Capitolo 16
*** ermes ***


Le giornate passavano ,tristi e uguali. 

Era da un mese che non sognavo più e sentivo un vuoto dove prima c’era una presenza. 

Mi misi gli auricolari facendo partire la mia canzone preferita. 

Salii sull’autobus che mi avrebbe condotta a scuola. Improvvisamente si fermò e salì un tizio abbastanza alto, con i capelli neri e occhi … impossibile. Erano gli stessi occhi della donna del sogno.

Mi prese per un braccio ,non mi fece male ma non mi guardò nemmeno, non mi rivolse neanche una parola ,mi trascinò fuori e mi condusse in un parco.

“piacere io sono Ermes” fu questo quello che mi disse senza spiegazioni, scuse o altro , solo il suo nome.
.  “io sono Celina” dissi.

“lo so, sono qui per questo”

“chi sei? cosa vuoi da me? “ eccola la domanda fondamentale; mi guardò con uno sguardo pensieroso 

“si, penso di potertelo dire”. 

“io sono la reincarnazione di Ermes, il messaggero degli Dei e sono qui per spiegarti”

tutto quello che io risposi fu “okay”.

“allora partiamo dall’inizio,
Tu hai gli occhi rossi, quelli ti permettono di metterti in contatto con il tuo Dio, con tuo Dio intendo quello della predestinazione per esempio il mio Dio è Ermes quindi mi metterei in contatto con lui se avessi gli occhi rossi fino a qui tutto chiaro ?”

“si “ risposi

“ perfetto, sai già dei poteri, e conosci Nicholas e Angela”

“ un momento aspetta come fai a conoscerli”

“ loro cercano quelli come noi sperando di trovare una reincarnazione dell’ oracolo  di Delfi“

“io sono l’oracolo”

“appunto, loro ne avevano trovato uno in africa 3 anni fa ma si uccise perché non comprendeva qual ’era il suo ruolo”

"oh “ fu tutto quello che riuscii a dire,

“ loro sono convinti che se si avvicinano all’oracolo facendo parte della sua vita verranno condotti all’olimpo, cosa assurda”

“quindi mi hanno ingannata? Come fai, comunque, a sapere che è un’assurdità?”

“primo, loro ingannano tutti per arrivare ai loro scopi; secondo lo so perché io ci vado spesso”

“ mi vuoi far credere che vai spesso all’olimpo?”

“sono Ermes il messaggero degli dei.. secondo te come farei a dargli i messaggi altrimenti?” 

“il tuo ragionamento non fa una piega” 

“in teoria tu dovresti “vedere” nei tuoi sogni l’oracolo di Delfi ma invece riesci a vedere una delle Parche  questo perché si crede che esista una Prescelta”

“che cos’è una Prescelta?”

“non si sa con precisione, si pensa che abbia tutti i poteri degli Dei e che si possa mettere in contatto con qualunque dio lei voglia, in teoria il suo compito è lo stesso di quello di un’oracolo di Delfi solo che spetta a lei guidare un’intera popolazione”

tutto quello che riuscii a dire fu “ oooh”.

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Capitolo 17
*** sogno in fiamme ***


Non sapevo più cosa pensare, di Nicholas, di Angela, di Ermes, della strana Dea che mi appariva in sogno, della Prescelta, e di tutta questa storia. Probabilmente avrei preferito non sapere nulla.

Era la sera prima della festa di Natale organizzata, a quanto pareva come ogni anno.

Andai a dormire presto perché l’indomani sarei andata a fare shopping e a prepararmi per la fatidica festa.

Iniziai a sognare ero io in una stanza con la tunica da Dea greca non riuscivo a vedere molto poiché una coltre di nubi non me lo permetteva; a mano a mano la coltre si diradò mostrandomi le fattezze di una donna, aveva quasi cinquanta anni, aveva uno sguardo spento aveva del bell’occhio marrone scuro ma sembravano stanchi di aprirsi continuamente, pareva che volessero restare chiusi per sempre.

Le recitai la poesia:

               “Ogni tua cosa io posso sapere, perché nel tuo futuro io riesco a vedere;

 

 Chiudi glGli occhi e prova a pensare, perché solo tu sai cosa fare;

 

 ascolta la voce che riesci a sentire, perché il destino non riesce a mentire; ”.

Dopo averla recitata, ci addentrammo nel corridoio contai meno porte di quante me ne aspettassi.

Aprii la prima: era una camera d’ospedale con lei distesa su un lettino.

Aprii l’altra e c’era le che fagocitava pillole d’ogni genere. Aprii la penultima e c’era lei che giocava con una bambina, sembrava abbastanza felice.

Aprii l’ultima porta: c’era lei in una bara una donna teneva in mano la bambina, servizi sociali ecco cosa pensai.

A quel punto la richiusi e le chiesi. “ cosa le è capitato?” e con una voce rauca mi disse: “Un incedente di lavoro. Mio marito si era offerto di coprire il turno di un suo collega, quella notte ricevetti una telefonata in cui mi dissero Meredith mi dispiace c’è stata una perdita di gas, delle scintille e…” sa non c’era bisogno che mi dicesse altro quella notte feci un sogno era mio marito che era rinchiuso in una stanza in fiamme.

Non è perfida la sorte?

Quella notte lo chiamai più volte, ma sempre partiva la segreteria telefonica.

Ora sono rimasta da sola con una figlia che assomiglia fisicamente in tutto a suo padre ed io non riesco a guardarla senza che me lo ricordi” l’unica cosa che le dissi fu: “ vada avanti, ha visto ciò che la sorte ha in serbo per voi”.

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Capitolo 18
*** fino a qui tutto bene ***


Quando mi svegliai mi accorsi di non essermi struccata, quindi sembravo un panda. 

Andai in bagno mi lavai e asciugai la faccia. Ero ancora turbata dalla visione avuta la notte precedente, ma quella sarebbe dovuta essere una giornata felice e contenta quindi cercai di non pensarci.

Beatrice e Tina sarebbero dovute essere da me entro pochi minuti; quindi andai in bagno e mi misi le lenti a contatto. Andammo in un centro commerciale e ci comprammo tre vestiti fantastici: il mio era corto avanti e lungo dietro, era di un bellissimo color celeste acceso, era rimborsato sui fianchi e aveva una spalla sola, temevo fosse un po’ leggero, ma dopotutto la festa si sarebbe tenuta in un locale al chiuso quindi ci sarebbe stato il riscaldamento; il vestito di Beatrice era formato da un corpetto attillato di pizzo nero con una cerniera davanti e una gonna pomposa, era gotico ma con i suoi capelli rossi stava da dio; Tina invece scelse un tubino magenta un po’ tendente al fucsia che le metteva in risalto la vita stretta.

  Ognuna tornò a casa propria per farsi i capelli, io feci dei semplici boccoli e sapevo con certezza che Beatrice li avrebbe lisciati con la piastra e tina si sarebbe fatta una treccia alla francese. 

Mi misi i tacchi, presi la borsa e uscì.

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Capitolo 19
*** un inizio stranamente calmo ***


Ci ritrovammo tutte davanti all’albero dietro il cortile, devo ammetterlo stavano davvero benissimo. Andammo nell’entrata sul retro che quel giorno fungeva da entrata per il ballo. Quando entrammo notammo subito l’enorme scritta sul fondo che recitava: “ Viviamo ogni attimo perché potrebbe essere l’ultimo”, mi sembrava appropriato. Alzai lo sguardo e vidi che il soffitto della palestra era ricoperto di palloncini colorati, utilizzare l’elio… che ottima idea mi pareva geniale! La musica era davvero bella, appena entrammo sentimmo: “ i don’ care, i love it ” ci mettemmo a ballare, era tutto davvero fantastico fino a quando vidi entrare Angela, Nicholas e … Ermes. Stava stranamente bene col completo.

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scusate per il ritardo e per la lunghezza del capitolo, solitamente sono più lunghi ma non ho più, purtroppo, tanto tempo per scrivere.  .Ringrazio chiunque abbia letto le storie, ringrazio coloro che l'hanno messa tra i preferiti,ricordati o segiuti :)

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Capitolo 20
*** tango ***


Il dj era un ragazzo con cui avevo delle lezioni in comune, perciò andai da lui e gli chiesi se poteva mettere una canzone in cambio di 10 euro. Il tempo di ritornare da Beatrice e Tina e le note di “proof” dei Paramore si diffusero nell’aria.  Tutti in sala iniziarono a ballare con i loro accompagnatori. Vidi Ermes che mi si avvicinò e mi chiese: “ ti va di ballare?” “perché no” risposi. La musica mi scorreva nelle vene,

“It’s really hard I can’t cry in your arms”;

 Le luci divennero soffuse e iniziò una specie di lento, solo un po’ più movimentato; era fantastico vedere tutte quelle ragazze che si lasciavano travolgere dalla musica e vedere i ragazzi che ballavano, oddio non me lo sarei mai immaginato, e poi ballavano pure bene.

So strong it'll knock you down,

So strong, so strong.”

Ermes mi sorprese facendomi fare un casquè.  Mi sentivo il cuore in gola. Lui mise il piede destro indietro così io misi il piede sinistro in avanti, lui mise il piede sinistro laterale a sinistra io feci la stessa cosa ma misi il piede destro lateralmente a destra;

 Baby, if I ‘m half the man I say I am,

 If I’m a woman with no fear, just like I claim I am.”

 Lui mise il piede destro avanti esterno rispetto al mio io invece misi in piede sinistro indietro. Era talmente bello ballare con lui, che mi dimenticai di chi era lui di cos’ ero; io volevo solamente ballare, continuammo così non so per quanto tempo ma sentì a voce di Haley Williams che cantava:

 “So do you love me? (Yeah),
All you gotta do is say yes.
Now do you love me?
(Yeah, hey),
And I won’t ever second guess”

Avevo il fiatone quando la canzone fin’ lui si avvicinò al mio orecchio e disse: “ aspettami qui. Vado a prendere da bere” ero tutta accaldata, mi girai per cercare Beatrice e Tina, vidi Beatrice che ballava con un ragazzo che avevo visto tanto tempo fa… Ora ricordo! Era quello a cui aveva tirato un calcio tempo prima, be tutto ha un lieto fine. Mi girai dalla parte opposta e vidi che Nicholas mi stava fissando, sentii un brivido lungo la schiena e mi girai, c’era Ermes che mi guardava sorridente, gli chiese se avesse visto Tina, lui mi rispose che era con Fred, (Fred era l’anima gemella di Tina ma lui ancora non lo sapeva, forse se ne sarebbe accorto quella sera). Sentii la voce di Ermes che mi diceva: “Nicholas ci sta spiando allora diamogli qualcosa da guardare” mi prese la mano e mi riportò in pista.

 

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