Defenders-I difensori

di Covo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Wildlife ***
Capitolo 2: *** Chamistry ***
Capitolo 3: *** Blaze ***



Capitolo 1
*** Wildlife ***


Wildlife,il cui vero nome è Axel, nacque in una città della Norvegia. Aggirandosi in questo Paese si troveranno solo foreste, laghi, ghiacciai e qualche villaggio qua e là. Sua madre, Terry, lo abbandonò davanti all'albero più alto e vecchio della foresta più grande del pianeta, Greenwood-life.
Anche se può sembrare una cosa triste la madre sapeva che non sarebbe morto siccome in quella foresta abitavano una specie di animali con le sembianze umane. Erano chiamati i Wild-Wood. 
I Wild-Wood erano capaci di parlare telepaticamente con gli animali.
Le persone stavano alla larga da questi esseri enormi, alti quasi 5 volte un essere umano, poiché li ritenevano violenti e incontrollabili, ma Terry sapeva che avevano un cuore d'oro poiché, da bambina, si era persa nella foresta e aveva conosciuto un Wild-Wood di nome Henry. Anche se non si capiva anche lui era un bambino ma era già alto come una persona adulta. Questo Henry la aiutò a trovare la via di casa e ogni tanto, Terry, lo andava a trovare. Ormai erano diversi anni che non si vedevano più, ma lei sentiva che l'avrebbe comunque aiutata. 
Così lasciò un biglietto nella cesta vicino al figlio con scritto:
“Caro Henry, è da tanto tempo che non ci vediamo, ho saputo che sei diventato il re di Greenwood-life, sono contenta per te. Invece a me sono successe tante cose brutte e ora devo andarmene da questo posto. Ti supplico di prenderti cura di mio figlio, Axel.
Un caloroso abbraccio, Terry.”
Un Wild-Wood che passava di lì sentì delle urla e andò a vedere. Trovato il bambino e letto il biglietto andò subito al suo villaggio e chiese alle guardie di poter parlare con Henry.
Entrato nel castello corse subito dal suo re per fargli leggere il biglietto.
Dopo aver letto il biglietto, Henry, guardò la cesta e vide un bambino piccolissimo identico a Terry. Si ci affezionò subito e lo prese come figlio in custodia.
All'età di 16 anni, Axel, era il più piccolo di tutti, ma grazie alla sua stazza era anche il più veloce e agile degli altri ragazzi, così vinceva sempre le gare nei boschi. Tuttavia quando dovevano fare le prove di forza lo massacravano sempre. Infatti, un giorno di Novembre (il giorno più importante della sua vita poiché ricevette i suoi poteri) stava per essere ucciso dal suo nemico Mlick se non fosse stato per il suo migliore amico Rufus, un cervo, che si intromise nel combattimento e lo portò via vicino a una piccola cascata del fiume Ronji, dove iniziavano i ghiacciai Razly, i più grandi del pianeta.
Il fiume Ronji era il fiume più bello che Axel avesse mai visto, c'erano strani pesci ed uccelli enormi.
Axel si avvicinò al fiume per bere e bagnarsi le ferite, quando a un certo punto saltò fuori dall'acqua un pesce che non aveva mai visto in vita sua, aveva denti lunghi più di 7 cm impregnati di una sostanza di colore verdognolo che morse Axel sulle ferite. Immediatamente Rufus con le corna lo attaccò e lo scacciò facendolo scappare nell'acqua, ma ormai era troppo tardi, il veleno mutante era già entrato in circolo e Rufus sapeva che sarebbe morto in poche ore. Ma poi si ricordò che esisteva un liquido che riusciva a contrastare il veleno, esso era estratto dall'albero più grande e vecchio della foresta, lo stesso dove egli fu abbandonato. Purtroppo nessun Wild-Wood era mai riuscito a sopravvivere a questo liquido chiamato Defrisel. Nessuno, ma Axel non era un Wild-Wood . 
Così Rufus decise di provare.
Arrivato all'albero lo incise con le sue grandi corna e iniziò ad uscire un liquido giallastro. Rufus si impregnò le corna e gliele mise davanti alla bocca, Axel ne bevve pochissimo per poi svenire.
Qualche giorno dopo Axel si svegliò nel suo letto. Come prima cosa vide enormi montagne sotto di lui, subito dopo fu come se fosse dentro acqua e infine vide tanti alberi che lo cirvondavano.
Finite queste visioni si alzò di scatto dal letto tutto impaurito e appena mise giù i piedi iniziò a sentire tantissimi versi di animali provenienti da tutto il mondo. Dopo qualche minuto scese il silenzio totale.
Axel, tutto intontito, corse verso la porta e ci arrivò in 3 decimi di secondo. Si fermò di scatto e si guardò i piedi stupito. Dopo di che aprì la porta che si distrusse sotto la nuova forza di Axel. Guardando la porta stupefatto la scaraventò a centinaia di metri da lui. In preda al panico corse da Henry che lo accolse con un enorme abbraccio, Axel ricambiò quasi stritolando il gigante. Henry lo guardò negli occhi e vide che non aveva più le pupille, gli occhi gli erano diventati tutti neri. Allora preoccupato chiamò il dottore del castello che arrivò in pochi minuti. Dopo aver visitato Axel, Rufus ed Henry gli spiegarono la storia del pesce che lo aveva morso e che per salvarlo, Rufus, gli aveva fatto bere il Defrisel. Il Dottore disse che erano solo effetti collaterali del liquido e che sarebbero passati in pochi giorni.
Passarono 2 settimane ma gli effetti continuavano ad esserci ed Axel stava iniziando a controllare i suoi nuovi poteri. Grazie alla sua forza riuscì a battere chiunque volesse sfidarlo senza fatica. Dopo 5 mesi, Axel, si accorse che non era diventato solo super forte e agilissimo, ma anche che concentrandosi su un animale qualsiasi riusciva a vedere tramite i suoi occhi, parlare con lui, sentire con le sue orecchie e usare perfino i suoi sensi naturali, per esempio, quando si concentrava su un pipistrello riusciva ad usare il sonar.
Decise di dirlo solo a Rufus e quindi di allenarsi su di lui.
Passati 5 anni, Axel, era diventato un tutt'uno con gli animali. Riusciva persino a vedere con occhi di animali lontani da lui solo pensando all'animale che voleva usare e al posto in cui era.
Dopo un anno successe l'impensabile. Una nuova razza aliena, chiamata Hifredg, arrivò sulla Terra per conquistarla e riuscire a prendere delle doti soprannaturali di alcuni umani, Axel compreso.                    Purtroppo gli Hifredg iniziarono a distruggere la Norvegia e ad uccidere tutte le persone, animali e Wild-Wood del posto. Quando arrivarono al castello, Henry mandò un'armata per combattere che però venne distrutta in poco tempo.
Axel disgustato da quello che stava succedendo, chiese ad Henry di mandarlo a combattere rivelando i suoi poteri. Henry, pur essendo scioccato dalle sue abilità, decise di non mandarlo e tenerlo al castello con lui.
Quando gli Hifredg arrivarono al castello uccisero tutti, tranne Henry, Axel e Rufus, che tennero invece rinchiusi nelle celle.
Dopo qualche giorno si presentò il capo degli Hifredg: era alto poco più di una persona normale, pelato e con una barba viola. Il colore della pelle era di un giallo grigiastro ed indossava un'armatura arancione fatta di uno strano materiale fosforescente.
Arrivato davanti ad Henry, si toccò il collare e si sentirono dei fischi. Mentre continuava a toccarsi il collare borbottava e ogni volta si sentiva una lingua diversa fino a quando non trovò la lingua che parlavano in quel posto.
Si sedette per terra e iniziò a parlare ad Henry, dicendo: “Ti prometto, mio caro, che se mi lasci la tua terra farò vivere te e i tuoi amici”. Henry lo guardò negli occhi e gli sussurrò: “Per prendere la mia terra dovrai uccidermi!”.
Appena disse quella frase il capo tirò fuori un pugnale dalla manica e gliela passò sulla guancia, tagliandolo e sussurrandogli: “Mi dispiace molto uccidere l'ultimo Wild-Wood, ma non posso farne a meno”. Finita la frase gli conficcò il pugnale nella pancia.
Axel rimase pietrificato, fino a quando il sangue azzurro di Henry non gli toccò le gambe. A quel punto scattò in piedi e con un solo gesto ruppe le manette fatte di energia che gli legavano le mani, scattò contro il capo e gli sferrò un pugno. Il capo afferrò al volo il pugno e ridendo gli disse: “Nessuno fino ad oggi era mai stato in grado di rompere queste manette e tanto meno a colpirmi!!”. Alzò il pugnale e lo scagliò verso Axel, ma Rufus, con un'agile mossa, scaraventò via Axel. Mentre stava cadendo giù da una finestra vide il suo migliore amico morire a causa di quell'orribile mostro.
Durante la caduta, Axel chiese aiuto ad un falco che lo prese e lo portò lontano da quel posto.
Dopo giorni di volo Axel si risvegliò su una strada di una città, e appena aprì gli occhi vide una ragazza che emanava luce rossa dalle mani distese sulle ferite del ragazzo. 
Dopo che ebbe finito, le ferite scomparvero.
Axel si alzò e ringraziò la ragazza: “Che mi hai fatto?” lei rispose con un semplice: “Niente, ho solo allungato le mani”.
“Comunque grazie, il mio nome è Axel”, “Piacere il mio è Lucy. Come mai ti trovi qui?”. “Sono dovuto scappare dal mio paese a causa degli Hifredg, hanno conquistato la mia terra e ucciso tutti. E ora non so dove andare”. Lucy lo guardò ridendo e disse: “ Seguimi!”.
Arrivati a un grosso magazzino disse: “Non sei l'unico ragazzo che scappa dagli Hifredg, questo posto è introvabile e si nascondono tutte le persone che sono scappate da loro”. Lucy aprì un portone ed attraversarono un lungo corridoio, fino ad arrivare davanti ad una grossa porta bianca. Lucy guardò Axel e gli disse: “Mi devi promettere che non dirai mai a nessuno quello che stai per vedere!!”, Axel annuì. La ragazza aprì la porta e Axel vide l'incredibile. Era come se fosse entrato in un altro mondo. All'interno c'erano palazzi, foreste, montagne, mari, laghi, ghiacciai e tutti gli animali del pianeta. Una terra in miniatura. La cosa sensazionale è che era piena di gente come lui, con super poteri. C'era chi si trasformava in un golem di pietra, chi disegnava forme nell'aria che magicamente diventavano reali e addirittura 3 persone identiche ognuna con poteri diversi. A quel punto Axel disse: “Sai Lucy. Non sono stato del tutto sincero con te”, “Che vuoi dire?” chiese Lucy preoccupata. Axel la alzò con una sola mano e intanto scattò alla velocità di un ghepardo in avanti, la posò e dopo aver chiuso gli occhi si arrampicò velocissimo su un albero.
Lucy lo guardò e rise. “Visto che hai i super poteri come tutti noi dovresti avere un nome”. 
Axel ci pensò su e poi disse: “ Wildlife, il vendicatore dei Wild-Wood!”. 

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Capitolo 2
*** Chamistry ***


Chamistry nacque in una famiglia dove la madre era una farmacista e il padre era chirurgo.

Quando essa nacque i genitori non seppero che nome darle, così aspettarono ancora un po' di tempo. Dopo un mese dalla sua nascita i genitori furono coinvolti in un incidente stradale e finirono all'ospedale, così la figlia fu affidata alla sua unica nonna, Lucy.

Lucy tenne sua nipote per qualche mese, fino a quando i genitori non uscirono dall'ospedale.

Passato un anno non avevano ancora scelto il nome della piccola e in più la madre iniziò a stare male, a causa di una emmorragia celebrale causata dall'incidente. Più i giorni passavano più lei si aggravava. Purtroppo i medici le avevano detto che non sarebbe sopravvissuta.

Così la piccola si ritrasferì dalla nonna per qualche mese, fino a quando non decise di passare gli ultimi giorni con la mamma.

Dimisero la madre dall'ospedale per far passare i suoi ultimi istanti con la piccola. Sembravano felici, a tal punto che la madre sembrava quasi guarita, ma non era così, anzi, pochi giorni dalla sua dimissione ebbe un altro ictus mentre giocava con la piccola al parco. Cadde a terra. C'era sangue d'appertutto, la piccola si affiancò a lei e si mise a piangere chiamando la mamma ormai moribonda. Le mise le mani sulla testa e tutto a un tratto si illuminarono di una luce rossa intensa, dopo di che svenne e la madre riaprì gli occhi, sembrava guarita. Alzandosi vide sua figlia lì per terra svenuta, la prese in braccio e iniziò a correre per la strada a chiedere aiuto.

Trovato un taxi andarono all'ospedale.

Intanto che la madre camminava nel corridoio, mentre aspettava gli esiti della figlia, si ritrovò davanti il suo medico che le disse scioccato: "E lei che ci fa qui??, non dovrebbe essere.... bè... ha capito..." La madre lo guardò con occhi tristi e rispose: "Si... bè, dovrei...ma..." e gli raccontò tutta la storia di come la figlia l'avrebbe salvata grazie a una strana luce sviluppatasi dalle le sue mani.

Il dottore stupefatto di quello che gli stava raccontando la signora entrò nella stanza dove riposava la bambina e si imbattè in un suo collega che stava visitando la piccola. Chiese gentimente al collega di poter visitare personalmente la bambina e dopo aver ricevuto il permesso iniziò le visite. Intanto il padre arrivò all'ospedale e vide la madre che continuava ad andare avanti e indietro davanti alla porta della stanza in cui si trovava la loro povera e al quanto strana figlia dove gli raccontò tutto l'accaduto.

Quindici minuti dopo, un estenuante attesa, il medico uscì rassicurando i genitori: "State tranquilli, vostra figlia è sana come un pesce!, ma, se mi permettete, vorrei fare delle analisi a vostra figlia", "Per quale motivo??" rispose subito la madre proccupata. Il medico le domandò subito scusa e aggiunse: "Non mi sono espresso bene. Vorrei fare delle analisi che non riguardano assolutamente la salute di votra figlia, ma riguardano l'accaduto di oggi pomeriggio". I genitori si guardarono con aria stupita. "Vedete, -iniziò il medico- temo che vostra figlia abbia una rarissima patologia chiamata "Fegis", dove si può contrastare solo nel caso in cui il paziente sia figlio di due genitori laureati in medicina, e quindi medici. Come ho detto prima questa patologia è rarissima, tanto da svilupparsi una volta ogni 20.000 anni!!".

I genitori, sconvolti e preoccupati, decisero di pensarci un po' su e se ne ritornarono a casa.

Il giorno seguente, ritornati a prendere la figlia, dissero al dottore che per loro andava bene, ma che volevano assistire ad ogni analisi. Il dottore, contento, accettò e disse: "Grazie mille signori. Per me è una grande opportunità studiare un caso medico così raro. Grazie a voi penso che sarò il primo dottore della storia a studiare una così magnifica patologia". I genitori contenti di aver reso felice il dottore chiesero: "Comunque, in alcun modo, non metterà in pericolo la vita della nostra piccola?". "No di certo!!, sono analisi superficiali. Non abbiate nessun timore", detto questo il dottore salutò la famiglia ed essi tornarono a casa.

Arrivati a casa la bambina chiese ai genitori di poter andare a salutare la nonna. Dopo che i genitori ebbero accettato andarono a casa della nonna Lucy.

Bussarono, suonarono il campanello, ma nessuno rispondeva. Allora si misero a urlare per chiamarla, ma nessun rispota. A quel punto il padre, con una spallata, sfondò la porta e lì la videro: sdraiata a terra con un taglio in testa... Morta!. La madre coprì gli occhi di sua figlia mentre il padre chiamò immeditamente l'autobulanza che arrivò in 10 minuti. Portata all'ospedale, misero la nonna nella stessa stanza dove avevano messo il giorno prima la piccola, ma ormai non c'era più niente da fare, era morta.

Il giorno del funerale della nonna, i genitori, diedero il nome a loro figlia, Lucy.

Passati 13 anni dall'accaduto Lucy iniziò a prendere domistichezza con i propri poteri.

Quando finalmente le analisi furono finite, il dottore, confermò che Lucy era affetta dal Fegis. I sintomi di questa malattia prevedevano: poteva curare qualsiasi malattia o ferita di un essere umano, riusciva a far ricrescere un arto e in più non si poteva ammalare neanche di un raffreddore, di conseguenza era immortale a meno che non le veniva tagliata la testa oppure metà del corpo.

I genitori erano molto fieri di loro figlia, che, a 26 anni, si laureò in medicina con il massimo dei voti.

Un anno dopo la laurea, anche da lei, arrivarono gli Hifredg che avevano saputo delle sue doti.

Rapirono Lucy e i suoi genitori.

Dopo di che sganciarono una bomba che distrussero tutta la California.

Lucy si svegliò in una cella buia e umida, con uno strano odore di marcio e un mal di testa insopportabile, dopo un po' si rese conto che le stava sanguinando la testa e concentrandosi riuscì a bloccare il sangue e rimarginare la propria ferita.

Dopo aver rimarginato la ferita iniziò a cercare i genitori nella cella, quando li trovò li aiutò mettendo in sesto la gamba rotta del padre e facendo ricrescere il braccio alla madre.

I genitori si risvegliarono e chiesero alla figlia: "Dove ci troviamo? Stai bene?". La figlia per sdrammatizzare disse: "Papà, io sto sempre bene!. Comunque ci troviamo in una cella." Finita la frase qulcun' altro nella cella tossì. La famiglia si spaventò e si allontanò impulsivamente. Lucy urlò: "Chi c'è là?!". Una voce fine e stremata rispondette: "Non avere paura di me... sono dalla tua parte, hanno catturato anche me e ora sono stremato, senza forze... Ho visto quella che hai fatto hai tuoi genitori... potresti farlo anche a me?". In quel momento si avvicinò a loro ed entrò in un piccolissimo fascio di luce.

Lucy rimase scioccata da quello che vide: era chiaramente un essere umano, con uno strano mantello avvolto su di lui, come se fosse chiuso da una cerniera, di colore blu e viola, poi indossava degli stivali neri con sfumature viola, dei guanti, uno blu e uno viola, e infine una bandana. Era talmente ridotto male che era impossibile capire che faccia avesse.

Il ragazzo si accasciò a terra e Lucy corse verso di lui, gli sorrise e mise le mani a 2 cm dalle sue ferite che si illuminarono e fecero prendere forma al viso del ragazzo, facendo vedere che era un Giapponese, e rimarginando tutte le ferite. Il ragazzo si alzò di scatto e si guardo il corpo. Contento ringraziò e abbracciò Lucy. "Mi chiamo Jin!" Tese la mano verso la ragazza. "Piacere io sono Lucy e loro sono i miei genitori. Anche te sei stato catturato dagli Hifredg?" chiese Lucy incuriosita. "Si, una settimana fa. Te come fai ad essere a conoscienza degli Hifredg?". "Internet mio caro, ormai tutto il mondo sa cosa sta succedendo" Sorrise Lucy. "Già...internet..." Jin si sedette e Lucy accanto a lui. "Te sai perchè ti hanno messa in questa cella?" chiese Jin. "Perchè vogliono sapere come faccio a curare le persone." Rispose con tono arrogante. "Infatti!"... "Aspetta...questo vuol dire che..." "Esatto, anche io ho un potere". I genitori di Lucy si avvicinarono incuriositi e felici nel sapere che loro figlia non era l'unica ad avere questi strani poteri. "E cosa sai fare?" Chiese incuriosita Lucy sedendosi davanti a lui. "Bè niente di che..." controbattè Jin. Dopo di che si alzò in piede allargò le gambe e strinse i pugni e a un certo punto i piedi,le mani, i capelli e gli occhi gli presero fuoco, ma non il solito fuoco giallo e rosso con qualche sfumatura di arancione, questo era di colore viola e nero!!.

Poco dopo ritornò come prima.

"Grazie a te, Lucy, ora sono di nuovo nel pieno delle forze e posso scappare finalmente di qui. Ho sentito dire che in un posto protetto, non segnato sulle cartine, esiste una specie di magazzino dove si rifugiano le persone come noi scappate dagli Hifredg".

"E dove si trova?" chiese immediatamente Lucy. "Di questo non ti devi preoccupare, io lo so".

Si sentirono rumori provenire fuori dalla cella. Tutto a un tratto entrò il capo degli Hifredg. Lucy lo guardò con aria disgustata siccome era la cosa più brutta che avesse mai visto in vita sua. "Bene Blaze...a quanto vedo hai fatto nuove conoscenze!" Disse il capo ridendo. "Non sono affari tuoi!...Mork!!!" Rispose "ringhiando" Jin. Mork girò la testa e vide altre 2 persone nell'angolino, si avvicinò a loro le annusò e urlò alle guardie: "Loro che ci fanno qua!!!!!". "Stavano con la ragazza signore, sono i suoi genitori, magari anche loro..." ma Mork la interruppe prima che potesse finire la frase: "NO!!... Anche loro niente, si capisce subito che sono persone normali!!! idioti!!. Uccideteli!". A quella parola Lucy si mise fra le guardie e i genitori dicendo: "Se voi provate a toccarli giuro che..." "Giuri cosa? -la interruppe Mork- te sai far guarire le persone, non ucciderle!!". La ragazza lo guardò negli occhi come segno di sfida ma poi si arrese.

Mentre le guardie tiravano fuori le lancie composte di energia, Jin s'incendiò e urlò: "Se li fate del male vi uccido tutti... Io posso!!" Rise. Mork lo guardò con aria strafottente, si avvicino e con un semplice gesto della testa lo fece svenire. Lucy corse subito in suo aiuto, ma Mork la bloccò telepaticamente e ridendo disse: "Pensavate di essere gli unici? Noi siamo venuti sulla terra per conquistarla e per riuscire prendere i vostri poteri!!!". Lucy lo guardò con disprezzo mentre cercava di liberarsi.

Il padre corse verso Mork e lo spinse facendolo cadere a terra in modo da far scappare Lucy. In quel momento una guardia trafisse il padre mentre l'altra uccise la madre. Lucy urlò dal dolore, ma non potè fare niente.

Il padre, mentre faceva il suo ultimo respiro, le gridò: "Scappa con il tuo amico, salvatevi!" per poi morire. Lucy prese a spalle Jin e riuscì a scappare. Quando si sentì che erano a una buona distanza dagli Hifredg si accasciò a terra e svenne.

Quando si risvegliò era ai piedi di un albero e davanti a lei c'erano 3 ragazzini identici più Jin, che si vollero assicurare che lei stesse bene.

Quando si rialzò le ritornò in mente la scena dei suoi genitori mentre morivano. Jin la prese per una mano e le sorrise, lei ricambiò il sorriso e gli chiese: "Dove siamo?" "In quel posto che ti dicevo" rispose Jin. "Ma com'è possibile, te mi ha avevi detto che era un magazzino, qui ci sono alberi, palazzi, animali, fiumi, laghi... sembra la terra" "Infatti è la terra solo un po' più piccola e rinchiusa dentro a un magazzino. Per fortuna solo le persone come noi possono vedere quello che realmente c'è qui dentro, le altre vedono solo un normale magazzino". Lucy si guardò in torno stupefatta. Poi lo sguardòo ritornò su Jin e gli chiese: "Mentre eravamo nella cella Mork ti ha chiamato Blaze... cosa voleva dire?" "Non lo so neanche io, da quando mi ha trovato mi ha sempre chiamato così, non so il motivo" Rispose Jin. "Ehi! -Saltò su Lucy- dovremmo tutti avere dei soprannomi!". Gli altri 3 ragazzi si guardarono e risero presentandosi e facendo vedere i loro poteri: "Io sono Mark, posso creare e lanciare palle di energia che smaterializzano qualunque cosa tocchino", "Io sono Dereck, mi impossesso di cose e persone", "E io sono Freddy, creo turbini di vento gelato. Non vogliamo evere nessun soprannome quando siamo divisi, ma quando ci fondiamo tra noi ci chiamiamo Il Trio. Riusciamo a lanciare un raggio che teletrasporta le cose in un'altra dimensione. Purtroppo non riusciamo ancora a controllarci quando siamo fusi tra noi, quindi cerchiamo di evitarlo".

Lucy guardò Jin che le disse: "Credo di tenermi Blaze...". "Io invece mi chiamerò Chemistry" disse Lucy.

Più i giorni passavano e più persone con super poteri arrivarono.

Un paio di mesi dopo, Lucy, mentre passeggiava per quell'area sconosciuta, vide un ragazzo per terra svenuto con un falco vicino. Chamistry si avvicinò e tese le sue mani sulle sue ferite. Quando il ragazzo si svegliò si presentò con il nome di Axel e le raccontò la sua storia che era quasi identica a quella di Lucy. Chamistry decise di portarlo al magazzino dove Axel rimase scioccato e dove rivelò i suoi poteri, dandosi il nome di Wildlife.

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Capitolo 3
*** Blaze ***


Jin, nato in Cina, era uno strano bambino, l'unico ad avere gli occhi di colore viola. Venne addottato da una famiglia di contadini Giapponesi.

Fin da quand'era piccolo,Jin, adorava il Kung Fu e si promise che quando sarebbe cresciuto sarebbe andato ad allenarsi nel tempio shaolin in Cina, il Shaolinwushu.

I genitori non condividevano la sua idea poichè volevano che portasse avanti l'attività agricola di famiglia.

Ancora non sapeva di essere stato adottato, ma all'eta di 9 anni trovò dei documenti con su scritto che lui veniva affidato a una nuova famiglia. Fece vedere questi documenti ai suoi genitori adottivi che gli spiegarono la storia, di come sua madre non poteva mantenerlo a causa dei suoi debiti e che suo padre era morto in guerra mesi prima.

Dopo che gli ebbero spiagato tutto, Jin si alzò e scappò in mezzo ai campi per starsene da solo a riflettere. Dopo qualche ora il padre adottivo lo andò a cercare e anche a confortare se ce ne fosse stato bisogno.

"Jiiiiiin!!... Jiiiiiiiiiiiiiiiin!!!. Dove sei?. Dai vieni la cena è pronta, c'è il polpettone!. Jiiiiiiin!" Si sentì un fruscio nell'erba alta e da lì uscì Jin, tutto sporco di fango e bagnato fradicio. "Oh santo cielo! Dove sei stato figliolo?" chiese il padre proccupato mentre gli puliva la faccia con la propria maglia, "Non chiamarmi così!", "Così come?" "Figliolo. Non sono tuo figlio!" disse Jin mettendosi a piangere. "Invece si che lo sei, non di sangue, ma per noi sei nostro figlio, il nostro piccolo Jin a cui piace il kung fu e il polpettone". Si misero a ridere e, dopo averlo pulito, ritornarono insieme a casa.

Dopo aver mangiato il polpettone, Jin, aiutò sua madre a lavare i piatti e poi andò nella sua stanza, si sdraiò sul suo letto di fieno e iniziò a fantasticare su come fosse stato bello essere un guerriero kung fu. Infine si addormentò.

La mattina seguente quando si svegliò sentì un gran trambusto al piano di sotto, scese e trovò suo padre con uno zaino in spalle e un'altro piccolo zaino ai suoi piedi. "Cos'è questa cosa papà?" Chiese incuriosito Jin. "Figliolo... Partiamo!" "Andiamo in città a comprare il concime?" domandò affranto Jin. "Oh ma che sciocchezza, sentito cara?. Secondo te per andare a comprare un po' di concime mi porto dietro tutto questo ambaradan?. No no, partiamo per la Cina!".

A quella frase gli occhi di Jin si illuminarono, diventarono di un viola così acceso che fosse come se gli stessero prendendo fuoco.

"Veramente andiamo in Cina??" "Si figliolo, al tempio Shaolinwushu; su preparati. Lavati la faccia, i denti, cambiati e metti questo zaino in spalle!".

Jin non se lo fece ripetere due volte. Fece così veloce che il padre non fece neanche in tempo di sedersi.

"Che velocità!. E pensa che ogni giorno io e tua madre dobbiamo sudare sette camicie per farti lavare!", scherzò il padre.

Partirono al mattino presto e arrivarono 1 mese dopo, il giorno del compleanno di Jin.

Arrivati al tempio videro una porta conficcata nella pietra e 2 monaci, con le gambe incrociate sotto di essa.

"Ben arrivati, questo è il Tempio Shaolinwushu. Qui imparerete a comprendere la vostra anima ed a rafforzare il vostro spirito" disse un monaco senza neanche aprire gli occhi.

"Salve... Vorrei iscrivere mio figlio alla vostra accademia". "Se riuscirà ad aprire la porta arriverà alla collina sacra, dove incontrerà personalmente il maestro Ztsu che gli illustrerà la via" Spiegò l'altro monaco restando completamente fermo.

Jin andò sotto la porta, alta 3 volte lui, però non vide nessuna maniglia, così si mise a spingerla, ma non si mosse di mezzo millimetro. Allora iniziò a scrutarla per bene. Passarono 10 minuti fino a quando pensò: "E se invece la porta non si apre da fuori ma si apre da dentro? Devo solo trovare il modo di scavalcare questa pietra...".

Jin iniziò ad andare avanti e indietro per la pietra ma non vide nulla. A un certo punto scoprì delle incanalature nella pietra, una sopra l'altra. Iniziò a salirci e una volta in punta si buttò dall'altra parte. Emozionato e fiero di se stesso aprì la porta e vide il padre sorridere.

Il padre raggiunse Jin per portarlo dal maestro ma i monaci lo bloccarono e gli dissero: "Solo gli allievi possono entrare". "Ma io..." Balbettò il padre. "Niente ma!- lo interruppe il monaco- è una regola".

Allora Jin e il padre si salutarono e i monaci fecero entrare Jin chiudendo le porte dietro di loro.

Era tutto buio, si vedeva solo l'uscita, nient'altro.

Quando uscirono dalla grotta Jin vide la cosa più bella che avesse mai visto. Monaci shaolin in cima a una pietra su una cascata alta più di 100 metri che meditavano, sembrava quasi che controllassero l'acqua che si scagliava contro le pietre in fondo al dirupo. Poi vide altri monaci che si allenavano nel kung fu su un prato e infine vide il maestro. Seduto su una grande pietra con le gambe incrociate e gli occhi chiusi.

La prima cosa che pensò fu: "Un po' ciccione per essere il maestro shaolin del kung fu".

Ma si dovette ricredere poco dopo siccome con un balzo scese dalla pietra e atterrò sull'erba in un modo così leggero da sembrare una farfalla che si poggiava su un fiore.

"Ben arrivato Jin" "Come fai a sapere il mio nome?" chiese sbalordito Jin. "Io so molte cose mio piccolo apprendista, so che sei venuto fin qui dal Giappone e so che in te sono celano strabilianti doti, all'uomo nascoste". Jin lo guardò con aria confusa, ma stette in silenzio. Ztsu vide che il ragazzo era scettico e spezzò il silenzio: "Lo so che a te può sembrare strano, ma con il tempo capirai".

Jin si allenò duramente per 6 anni, finchè non scoprì di possedere il potere di dominare delle fiamme viola e nere tramite un allenamento effettuatosi con Ztsu.

Un giorno, durante un allenamento di kung fu, Jin era in difficoltà nel combattimento e arrabbiandosi riuscì a scatenare delle fiamme dalle sue mani, si fermò e spaventato guardò il suo maestro vedendo invece che sul suo volto c'era un sorriso soddisfatto. Ztsu si alzò in piedi e allungando la mano diede vita un fuoco identico a quello del ragazzo.

Jin si stupì e con uno spostamento della mano spense il fuoco sulla sua mano. Guardò il maestro che si avvicinava lentamente a lui fino ad avercelo davanti "Avremo molto di cui parlare, nipote". Jin lo guardò in modo strano ma lo seguì ugualmente nel Salone della Gru (la sala dov'è praticato l'autocontrollo). "Rammenti il giorno che venisti qui per comprendere le tecniche del kung fu, dove io ti dissi che in te si celano strabilianti doti all'uomo nascoste? Era a questo che mi riferivo: il Fuoco della famiglia Huang" "Famiglia Huang?" chiese Jin. "Si, la famiglia Huang, la mia famiglia... La tua famiglia!". Gli occhi di Jin diventarono di un viola acceso e si vedeva benissimo che stava per riprendere fuoco siccome gli usciva fumo dalla pelle. "Perciò tu vorresti dirmi che io sono tuo nipote??!!!!" La voce di Jin risuonò come un lampo nella sala. "Si nipote, ed è grazie a questo che possiedi i miei stessi poteri: certo adesso sei debole, ma con il giusto all...". Suo nonno non fece in tempo di finire la frase che Jin gli scagliò una getto di fuoco addosso. Il nonno lo guardò e vide che oltre ai capelli, piedi e alle mani anche gli occhi erano in fiamme, delle fiamme così luminose che era quasi impossibile guardarle. "TU MI HAI ABBANDONATO!! QUANDO MIA MADRE MI HA LASCIATO TU NON HAI FATTO NULLA!!!!" La sua voce sembrava posseduta. "La cosa è molto più complicata di quanto pensi". "NON TROVARE SCUSE!!!" A quel punto Jin diventò completamente di fuoco e si stava preparando per lanciare un'altro getto infuocato verso suo nonno, ma Zstu si mosse talmente veloce da non farsi vedere da Jin e con un colpo gli fece perdere conoscienza.

Jin si risvegliò per terra accanto al nonno che gli porse una bevanda di colore marroncino. Jin la bevve e subito dopo vomitò. Il nonno lo guardò e iniziò: "Vedi Jin, so che sei arrabbiato con me, e ti capisco, ma non sono stato io a non volerti qui con me...ma tua madre" "Per quale motivo?" "Io e tua madre non andavamo molto d'accordo e perciò non volle nemmeno vedermi e preferì darti a una coppia di sconosciuti anzichè a me" Il nonno guardò Jin negli occhi lacrimanti e lo abbracciò. "Nonno mi sei mancato, credevo che non ci fosse rimasto più nessuno della mia famiglia" "Lo so nipote. Ecco tieni, questa è la mia tunica, la portavo quando avevo la tua eta" Ztsu tirò fuori da una sacca una strana tunica a mentello con la chiusura a cerniera blu e viola, degli stivali neri con sfumature viola, dei guanti, uno blu e uno viola, e infine una bandana. Jin indossò il tutto e gli occhi del nonno si illuminarono nel vedere come assomigliasse a lui.

La portà del salone si aprì violentemente e un monaco urlò: "Maestro Zstu, siamo sotto attacco!". Zstu lo guardò e gli fece cenno di andare. "Resta qui nipote" disse a Jin.

"Nonno ma io..." "Niente ma, fa come ti ho detto!". Jin fece cenno con la testa. Dopo di chè il nonno uscì dalla sala.

Jin sentiva urla e spari e si sentiva inutile. Allora decise di uscire e vide che fuori stava succedendo il fini mondo. C'erano strane crature di colore giallo scuro che attaccavano gli altri monaci e distruggevano il tempio. Erano gli Hifredg. Il nonno gli aveva già parlato di loro. Erano arrivati sulla terra per conquistarla. Jin si buttò subito nella mischia e iniziò a usare le sue doti nelle arti marziali per sconfiggere alcuni Hifredg. Ma dopo aver abbattuto una decina di quei mostri la sua attenzione cadde su un altro di loro, molto più grosso e con una barba viola che combatteva contro suo nonno. Jin si avvicinò al nonno che gli urlò: "Vai via!!! Sono troppo potenti per te. Scappa!!". Jin fece ancora due passi verso il nonno ma poi capì che per lui era una battagli persa e decise di scappare. Corse nella foresta per riuscire a mimetizzarsi. Non ci volle molto che 2 Hifredg lo raggiunsero e lo colpirono sulla schiena con un calcio. Jin si rialzò e si mise in posa di combattimento.

Gli Hifredg si guardarono e risero, dopodichè attaccarono Jin.

Dopo avergli sferrato una ginocchiata e un pugno si allontanarono di 4-5 passi da Jin e ridendo dissero: "Cercavi di salvare tuo nonno vero?, bè ho delle brutte notizie per te, ormai sarà già morto!". Scoppiarono tutti e due in una risata violenta che fu interrotta da uno strano bagliore violaceo venire dal corpo di Jin. "Oh no, è uno di loro!" disse con tono preoccupato un Hifredg. "Tranquillo, è ancora troppo debole per noi, non potrà farci nulla" rassicurò il secondo Hifredg.

Jin, con gli arti in fiamme, si alzò e si mise davanti agli Hifredg. I mostri lo attacarono ma lui senza alcuna fatica gli respinse e li fece bruciare vivi.

Ritornato normale si mise di nuovo a scappare per la foresta.

Passati 3 giorni, Jin, era spaesato, era stanco, aveva fame e sete, i suoi muscoli si erano indeboliti, sapeva che non ce l'avrebbe fatta ancora per molto. Si accasciò ad un albero e guardando in alto vide un ramo che aveva notato quando era venuto con il padrigno, sapeva dove andare.

Si rialzò di scattò e si mise a correre. In lontananza vide un porto con delle barche così si mise a correre ancora più forte.

Arrivato al porto chiese aiuto a un marinaio che lo sfamò, gli diede da bere e lo fece riposare sulla sua barca. Al suo risveglio, Jin, andò dritto dal marinaio a ringraziarlo e a chiedergli un ultimo favore, quello di riportarlo in Giappone dai suoi genitori. Il marinaio annuì e salparono la mattina stessa. Dopo un mese di navigazione arrivarono in Giappone, Jin salutò e ringraziò il marinaio e si fece accompagnare in campagna da un vecchio che lui conosceva siccome era l'uomo che gli vendeva il concime. Arrivato davanti a casa dei suoi genitori, Jin, non vide nient'altro che macerie della sua vecchia casa. Non fece in tempo a domandarsi che cosa fosse successo che un'imboscata di Hifredg lo catturarono e lo portarono sulla loro navicella. Risvegliatosi su un tavolo legato vide che intorno a lui c'erano 5-6 Hifredg e che attaccati al suo corpo c'erano degli apparecchi elettrici che gli assorbivano l'energia. Jin cercò di incendiarsi ma un scossa glielo impedì. In fondo alla stanza, nell'angolino più buio si sentì una voce: "Credi che siamo così sciocchi?". Jin alzò la testa per vedere chi avesse parlato, "Eppure sai chi siamo e sai cosa vogliamo no?, tuo nonno te ne avrebbe dovuto parlare" "Si lo so chi siete, siete dei mostri senza alcuna vergogna in quello che fate!!" "Oh non agitarti tanto, altrimenti ti faremo più male. Aumentate la velocità!" gridò al gruppo di Hifredg intorno a Jin. "Chi sei tu?" chiese Jin. "Io sono il capo degli Hifredg, Mork e rimarrai scioccato nel vedere cosa so fare anche io, Blaze, ahahah!". Dopo quelle parole Jin svenne. Gli esperimenti andarono avanti per una settimana, fino a quando, nella sua cella non rinchiusero una ragazza e i suoi genitori. Ella lo aiutò subito e gli disse di chiamarsi Lucy. Jin la ringraziò per l'aiuto e, dopo averle mostrato i poteri, le promise che sarebbero scappati in un posto al sicuro dagli Hifredg. Subito dopo entrò Mork sgridando le guardie per aver portato i genitori di Lucy sulla navicella, così diede il comando di ucciderli. Jin cercò di difenderli ma fu subito messo al tappeto da Mork.

Si risvegliò in mezzo a una strada, con enormi grattaceli intorno a lui. Jin si rialzò e diede un'occhiata intorno incuriosito, quando la sua attenzione fu tratta da Lucy svenuta poco più in là. Jin corse verso di lei e dopo essersi assicurato che stesse bene tirò fuori dalla tasca una mappa, recuperata furtivamente sulla navicella, con una grossa "R" in verde. Jin prese Lucy in braccio e si mise a camminare verso la R, che, come aveva intuito, significava ribelli. Dopo qualche ora di cammino arrivò davanti a questo grosso magazzino, ci entrò e vide un lungo corridoio con una porta in fondo. Perocorse tutto il corridoio con Lucy in braccio e bussò alla porta. Essa si aprì e apparvero 3 ragazzini identici: "Ciao, io sono Mark, lui è Dereck e l'altro e Freddy" disse in fretta e furia un ragazzino. "Ciao..." rispose timidamente Jin. "Cosa ci fai ancora lì, entra!" lo sgridò Dereck.

Una volta entrato poggiò Lucy ai piedi di un'albero e una volta svegliata, dopo le presentazioni, tutto decisero di darsi un soprannome. Jin scelse di chiamarsi Blaze, cioè come lo chimava Mork anche se non sapeva il motivo.

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