I disastrosi tentativi di seduzione di Sibilla Cooman

di Dama Grigia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I disastrosi tentativi di seduzione di Sibilla Cooman ***
Capitolo 2: *** A natale puoi, fare quello che non puoi fare mai! ***
Capitolo 3: *** Sogno erotico...? ***



Capitolo 1
*** I disastrosi tentativi di seduzione di Sibilla Cooman ***


DISCLAIMER: I personaggi qui descritti non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling
 

***

Quaranta minuti di ritardo. Dovrebbe essere sufficiente. Prendo fiato, cerco di farmi coraggio.

“Dai, Sibilla!” Mi dico. “Non aver paura.”

Ed ecco che faccio la mia apparizione al Ballo del Ceppo, volutamente in ritardo, tanto per essere certa di non passare inosservata. Poco lontano scorgo, nel suo abito scuro, Severus. Eccolo lì, ma non sta guardando verso di me. Fa il prezioso? In fondo è stato lui che mi ha chiesto di venire! Beh, non proprio: mi ha domandato se sarei venuta, ma diamine, è ovvio che l’intento era quello di invitarmi, o no?

Voltati, voltati, e voltati dannazione! Aspetta, mi sta guardando. Sì, lo sta facendo. È il momento di sfoderare le mie armi, mi sono preparata. Getto una rapida occhiata al mio lungo vestito verde brillante dagli orli rivestiti di eleganti perline rosate. Su di un lato, uno strategico strappo arriva fin sopra il ginocchio. Faccio qualche passo, abilissima a gestire i miei tacchi alti e sobri al contempo. La gamba destra esce ed entra dal vestito tramite lo strappo, creando un notevole effetto “vedo-non vedo”.

Lui la sta guardando, il sopracciglio alzato in segno di ammirazione. È rimasto evidentemente colpito dalla pelle liscia che dalla mia caviglia sale su. Albus gli sussurra qualcosa all’orecchio, e lui pare decisamente infastidito. Probabilmente è perché quel vecchio preside lo sta distraendo dalla visione angelica della mia figura. Fortunatamente il guastafeste se ne va rapidamente. Quando passo vicino a Severus, un sorrisetto malizioso gli si dipinge sul volto. Sa che ho fatto tutto per lui, solo per lui. È un uomo d’intuito ed ha già capito tutto.

“Che eleganza.” Sussurra con voce rotta dall’emozione.

Di colpo arriva Minerva, che sta radunando gli insegnanti per un brindisi. Ma sì, seguiamola, avremo tempo per i nostri scambi di sguardi dopo. Passa il tempo. Dopo mezz’ora lui non mi ha ancora nemmeno guardato, si limita a parlare con gli altri. Che sia abbagliato dalla mia bellezza? Un’altra mezz’ora, niente. Mi sto davvero arrabbiando, adesso mi alzo e me ne vado.

“Scusatemi, vado a dormire.” Dico frustrata.

“Aspetta, ti accompagno. C’è una cosa di cui ti devo parlare.”

Oooooh. Adesso sì che le sue intenzioni sono chiare. Voleva spingermi ad andarmene per poi potermi seguire. Voleva che restassimo soli, magari in camera mia. Oh sì.

“Che stiamo aspettando?” Dico con l‘umore di nuovo alle stelle. Lui ha un’espressione soddisfatta. Chissà da quanto aspetta questo momento, penso mentre usciamo dalla sala.

***

Severus si stava annoiando a morte, buon Salazar se si annoiava. Il ballo del ceppo. Silente l’aveva costretto a far presenza. Con un sospiro, il mago pensò alla pozione che ribolliva pian piano nel suo studio. Quanto avrebbe voluto essere lì a sorvegliarla. Un mormorio indistinto lo riportò alla realtà. Seguendo la direzione delle giovani dita puntate, vide a pochi metri da lui Sibilla Cooman. Sapeva che ci sarebbe stata anche lei, le aveva fatto un’evasiva domanda al riguardo alcuni giorni prima, sperando di ricevere una risposta negativa. Invece lei aveva sorriso e spiegato che ovviamente non poteva mancare. Adesso che era entrata, l’uomo non poté fare a meno di notare il bizzarro abito della collega. Di un tremendo color verde muffa, era pieno di perline fucsia luccicanti. Ma la cosa peggiore era lo strappo sul fianco. Quando Sibilla mosse qualche passo ( rischiando visibilmente di rompersi una gamba, dato il tacco dodici che lei evidentemente non sapeva gestire ) la gamba destra fece capolino creando uno spaventoso effetto di vedo-non vedo. Severus la guardò, il sopracciglio alzato in segno di disgusto. La pelle bianchiccia che dalla caviglia saliva su l’aveva colpito, colpito come un pugno in un occhio. In quel momento Albus gli si avvicinò, rammentandogli che la settimana successiva avrebbe dovuto condurre i ragazzi ad Hogsmade. La cosa lo infastidì molto, dato che non era riuscito a trovare un sostituto. La cosa positiva era che il vecchio preside era riuscito a distrarlo dall’improponibile visione della goffa figura di Sibilla. Non appena l’altro si fu allontanato, però, la maga gli passò proprio accanto. Era davvero ridicola. L’uomo sentì una risata salirgli in gola. Riuscì a malapena a trattenerla, mentre un divertito sorrisetto di scherno gli si dipingeva sul volto. Ma perché diavolo si è conciata così? Si chiese.

“Che eleganza!” Biascicò sarcastico, con la voce rotta dalla risata soffocata a stento.

Fortunatamente arrivò Minerva ad invitarli per un brindisi. Non ne poteva più di quella situazione. Per un po’ severus non guardò la veggente. Era abbagliato da quelle perline, sembravano i paletti catarifrangenti delle strade babbane. Di colpo, Sibilla si alzò ed annunciò l’intenzione di andarsene.

Severus ebbe un’intuizione. La fermò, dicendole che doveva parlarle e che l’avrebbe accompagnata. Lei acconsentì. Sembrava davvero di ottimo umore. Tanto meglio, pensò Severus. Sarebbe stato più facile convincerla a sostituirlo la settimana seguente, ad Hogsmade.

 

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Capitolo 2
*** A natale puoi, fare quello che non puoi fare mai! ***


Che ore potevano essere? Le sette, le otto? Non più delle nove, ad ogni modo. Fatto sta che Severus aveva perso la cognizione del tempo. Niente di nuovo, in realtà. Sempre così: passava la nottata dietro ad una pozione, tra miglioramenti, accorgimenti, tentativi e varianti, finchè non cominciava ad avvertire che qualcosa stava cambiando: il silenzio della notte cominciava a riempirsi di passi e voci. Il mattino. Anche quella volta accadde così. Dopo ore passate a perfezionare la pozione coagulante (ne aveva sviluppata una variante particolarmente utile, in grado di bloccare con estrema semplicità le emorragie arteriose) si rese conto che tutta Hogwarts si stava svegliando. Nonostante in occasione delle vacanze natalizie il castello fosse semivuoto, la confusione era maggiore del normale. Spense il fuoco con un solo, fluido gesto della bacchetta. Non aveva nemmeno sonno, in realtà. Ma perchè quell’agitazione? Tutti che correvano di qua e di là, facendo rimbombare i passi affrettati fin nei sotterranei. E soprattutto, gridolini di gioia. Stucchevole.
"Se va avanti così rischio di vomitare anche il pranzo del Natale scorso."
Biascicò tra i denti il mago. Poi realizzò: ecco cos'era quel baccano. Era la mattina di Natale. A conferma di ciò, qualcuno o qualcosa cominciò a picchiare con impazienza alla porta. Sbuffando scocciato, Severus andò ad aprire a quelli che sapeva essere i gufi di Minerva e di Silente. Ogni anno non mancavano di mandargli un pacchetto. Il loro era un tentativo di essere gentili, ma quelle scatoline sempre monotonamente tristi e formali non facevano che ricordagli la propria solitudine. Ad ogni modo, apprezzava il gesto: erano in buona fede e, da una parte, gli piaceva illudersi che si trattasse di un segno d'affetto, o almeno d'apprezzamento. Non sapeva se fosse davvero tale, ma era una di quelle situazioni in cui preferiva vivere nel dubbio. 
Curiosamente, quell'anno si trovò di fronte tre gufi, invece dei soliti due. Squadrò a lungo, con cipiglio sospettoso, il nuovo arrivato. Non sapeva a chi appartenesse: un allocco dalle piume arruffate e un assurdo fiocchetto rosa legato alla zampa. Severus impiegò quasi dieci minuti prima di capire che quel nastrino colorato doveva avere una funzione -emh- ornamentale. 
I tre volatili cominciarono a dare segni d'impazienza, sbattendo le ali stizziti. Ragion per cui, Severus prese una manciata di semi e li posò sul tavolo. 
"Mangiate e levatevi di torno."
Il gufo di Minerva, orgoglioso, lasciò il pacchetto e se ne andò senza toccare il mangime. Quello di Albus, invece, non si fece tanti problemi e, dopo aver depositato il proprio carico in terra, cominciò a mangiare allegramente.
"Quando si dice che somigliano ai padroni", pensò il mago. Di nuovo squadrò l'allocco. Anche quello aveva posato la scatolina impacchettata, ma se ne restava in disparte, indeciso sul da farsi. 
"Muoviti!"
Lo spronò. Quello svolazzò seguendo una traiettoria ondulata ( "Sembri ubriaco!" Lo schernì Severus), giunse al tavolo, mangiò un paio di semi e se ne andò in fretta. Quando anche il gufo del preside si fu saziato, il professore, finalmente solo, scartò il pacco che gli aveva mandato Silente. Ne estrasse un "simpatico" paio di boxer a pallini gialli. Lo mise da parte, certo che sarebbe diventato un fantastico straccio per pulire il banco da lavoro. Passò al regalo di Minerva: un'elegante piuma con annesso calamaio. Anonimo, ma decisamente utile. Non restava che il pacco portato dall'allocco. Era avvolto in una carta multicolore. Avvolto era la parola giusta, nel senso che la carta era arrotolata intorno a una scatola rettangolare in maniera del tutto disordinata. All'interno della scatola, c'erano delle informi cose marroni che Severus riconobbe come cioccolatini. 
"Sembra che li abbia fatti un.."
La parola "ubriaco" gli morì in gola. Iniziò a nutrire qualche sospetto. Prese un cioccolatino e, con circospezione, se lo passò sotto al naso. Non conteneva pozioni di sorta. Lo mise in bocca. Nel momento in cui lo schiacciò contro il palato, si rese conto che era ripieno di liquore. O meglio.
Sherry.

***Nota di fine capitolo: questo è il mio personale regalo di Natale a Charlotte McGonagall e Lady Cooper. Enjoy it!***

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Capitolo 3
*** Sogno erotico...? ***


*La storia ha partecipato al contest "Comico, drammatico, demenziale" indetto da Elizabeth Loveood sul GDR "Draco Dormiens Nuquam Titillandus" e si è classificata prima*

Il tutto era pressoché ridicolo.

Severus Piton, con il calice del succo di zucca ancora sollevato a mezz'aria, guardava fisso davanti a sé, in direzione di una Sibilla Cooman con le braccia incrociate e l'espressione ostentatamente sdegnata.

Gli altri insegnanti, seduti allo stesso tavolo del perplesso collega di pozioni, inscenavano un delizioso quanto completo repertorio di reazioni scandalizzate.

Nella fattispecie, Minerva stava tossendo come una disperata a causa del tè che le era andato di traverso; Albus ridacchiava (esatto, in un momento del genere lui rideva, la sua intera figura era scossa dai singhiozzi di una risata non troppo trattenuta); Filius continuava a stropicciarsi gli occhi per poi sgranarli in un ciclo continuo, come se sperasse che un cambiamento improvviso della scena potesse giungere a interrompere lo strano algoritmo di movimenti che stava mettendo in atto; Pomona meditava assorta, probabilmente chiedendosi se qualcuno dei suoi funghi curativi avesse proprietà allucinogene a lei sconosciute. Gilderoy, infine, aveva in faccia lo stesso sorriso ebete di uno zio che guarda il nipotino di pochi mesi ciucciarsi il ditone del piede.

Come diamine era successo tutto ciò?

Stai calmo, Severus. Si impose il mago. Ricapitoliamo.

***

Stava facendo colazione, come tutte le mattine. Mentre spalmava marmellata di Mora Ruggine su una fetta di pane, si chiedeva come Albus avesse potuto concedere la cattedra di difesa a quel buono a nulla di Allock.

Poi, un secondo prima che potesse bere il suo calice di succo, Sibilla Cooman era entrata a passo di carica dirigendosi verso il fondo della sala.

Verso il tavolo degli insegnanti.

Verso di lui.

Gli si era parata davanti, puntandogli contro un dito, gesto che aveva fatto scampanellare i numerosi braccialetti che portava al polso.

"Severus. Tobias. Piton."

"Ma pensa, è il mio nome."

"Oh, è tutta colpa tua!"

"In realtà l'hanno scelto i miei genitori, ma convengo con te che non abbiano avuto un gran gusto."

"Non fare il finto tonto, sai di cosa parlo."

"Davvero?"

"Sono incinta!"

***

Ecco com'era andata. Sibilla aveva gridato davanti all'intero corpo docenti (e a giudicare dalle espressioni, anche a tutti gli studenti più vicini) di aspettare un bambino, alludendo al fatto che Severus ne fosse responsabile.

Peccato solo che a lui non risultasse niente di simile.

Nel tentativo di mantenere la calma, il mago inspirò a fondo, avvertendo così un vago sentore di Sherry. Probabilmente quella simpaticona della sua collega era un po' alticcia.

Con tutta l'imperturbabilità di questo mondo, le chiese:

"Cos'è, avevi terminato l'alcool e hai deciso di provare a berti il cervello? Ci sei riuscita, direi."

"Non prendermi in giro, lo so che sei stato tu!"

Severus sospirò.

Questo è uno di quei momenti in cui penso che l'educazione sessuale sia una delle poche cose buone nelle scuole babbane.

"Se credi che io abbia scritto una letterina alla cicogna, forse è ora che tu sappia che non funziona così. Dimmi, cosa sai delle api e dei fiori?"

"LO SO come nascono i bambini!"

"E allora come puoi pensare di aspettarne uno da me, se non abbiamo mai fatto nulla che potesse portare al suo concepimento?"

"Questo lo dici tu, ma come posso esserne certa?"

"Dimmi che stai scherzando!"

"Noi veggenti attraversiamo delle fasi in cui la nostra mente è annebbiata a causa di una crisi mistica."

Severus si portò le mani alle tempie, correggendo mentalmente la frase:

Noi alcolizzati attraversiamo dei momenti in cui la nostra mente è annebbiata a causa di una sbronza.

Molto più credibile.

"In questi momenti, caro, è molto facile confondere la realtà con i sogni. Ora, vedi, io ho un vago ricordo legato a noi due. La domanda è se io stessi sognando o meno."

"Sei completamente fuori di testa. Inoltre, da cosa deduci di essere in attesa?"

"Stamattina mi sono svegliata con una forte nausea e un gran mal di testa. Avevo anche le voglie, sì, voglia di caffè. Questi sono i sintomi di una gravidanza!"
"Questi sono i sintomi di una sbornia!" Sbottò lui.

"Adesso sii sincero, Severus: hai approfittato di me mentre ero nel pieno di una -ehm- crisi mistica?"

"Mentre eri nel pieno di una sbronza!"

La corresse lui automaticamente.

"Dunque lo ammetti!"

"Non ammetto un bel niente!" Ribatté, consapevole di essersi espresso male.

"Allora è così? Bene, adesso andrò da Madama Chips a farmi visitare! E allora non avrai scuse, di fronte all' ecomagigrafia dovrai ammettere la tua paternità!"

Annunciò lei, facendo dietrofront.

"Cerca di mangiare meno pesante la sera, il tuo non è stato che un sogno!"

Borbottò lui.

Già, un sogno. Un sogno erotico.

Io sarei il suo sogno erotico?

Realizzò, terrorizzato.

Si voltò verso Minerva, che tentava di mantenere la propria dignità.

"Io sarei il suo sogno erotico?"

Le sussurrò, in cerca di conferma. La collega fu costretta ad alzarsi ed uscire, diretta in bagno, dove avrebbe potuto ridere fino a farsela addosso.

Tzè. Sono il sogno erotico di una donna, e con ogni probabilità morirò vergine.

Destino infame.

Si legnò mentalmente lui, prima di tracannare finalmente il suo succo di zucca.

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