Paris, a Meerkat and falling in love

di grantmeerkatgustin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Kurt Hummel stava camminando avanti e indietro per il suo appartamento a New York, litigando con suo padre al telefono.
Solo due settimane fa, se glielo avessero chiesto, Kurt avrebbe giurato di avere tutto quello che voleva dalla vita. Aveva un bellissimo appartamento a NY che condivideva con la sua migliore amica, lavorava nella rivista di moda più rinomata di tutti i tempi e aveva un fidanzato perfetto che l’avrebbe raggiunto dall’Ohio in qualche mese.
Ora, le cose erano cambiate. Rachel, pur stando ancora frequentando il suo fratellastro, passava quasi tutto il suo tempo libero con uno degli alunni della NYADA, un certo Brody. Non che quello fosse il suo problema primario, perché quello era che il suo ragazzo aveva rotto con lui la settimana prima. Blaine era andato a trovarlo a New York e gli aveva tirato qualche stronzata del tipo non voglio tapparti le ali, Kurt, ci stiamo allontanando, presto non ti ricorderai neanche più di me. Ahah.
Onestamente, Kurt era stato uno straccio per tutta la settimana. Poi, il giorno prima, il suo capo gli aveva proposto una cosa davvero interessante, che probabilmente avrebbe aiutato il ragazzo a dimenticare il dolore e anche a realizzare uno dei suoi sogni. Peccato che suo padre non fosse molto d’accordo.
«Kurt ma sei impazzito? No, non c’è modo che io ti lasci andare. »
«Ma papà, è Parigi! Sogno da una vita di andarci, so la lingua e mi pagano per lavorare là! »
«Ma è in Europa! Già non possiamo mai vederci, se poi ti trasferisci in un posto in cui non posso neppure chiamarti… »
«Se tu imparassi ad usare Skype- »
«Kurt non è quello il problema! Ho paura, ok? Tu sei giovane e io… a me non va che tu vai laggiù da solo »
«Papà, ho diciannove anni. Ed io… ne ho bisogno! Non so perché continuate a scordarvene, ma ho il cuore spezzato! Non posso più andare nel parco vicino casa perché mi prenderebbero per pazzo se iniziassi a piangere su una panchina… Ho bisogno di andare un po’ via di qui. Io DEVO andare avanti, perché non posso continuare a chiamare Blaine tre volte al giorno e aspettare che risponda, perché non lo fa mai! Ti ho chiamato per avvertirti che andavo, non per chiederti il permesso- » Oops, bugia, «quindi ci vado, che tu lo voglia o no. »
«Ok, Kurt, scusa, lo so che la faccenda di Blaine ti fa star male. Va bene, sei abbastanza maturo e se sei sicuro che sia la cosa giusta per te allora… fallo, ma pensa anche al tuo vecchio papà ogni tanto, eh? »
«Ma certo papà, non c’è modo, nessun modo, che io possa dimenticarmi di te. Sei sempre stato la persona più importante della mia vita, e ti voglio bene. Ora devo andare, ho promesso a Rachel che l’avrei aiutata a cercare un nuovo coinquilino. Ciao, pà. »
«Ciao figliolo, ti voglio bene anch’io. »
Kurt attaccò il telefono e chiamò velocemente il suo capo per comunicarle che sì, si sarebbe trasferito con lei, e che sì, si era ricordato di mandare la caparra per gli appartamenti di entrambi.
A Parigi!
E oh, una settimana non era abbastanza per preparare le valigie! Kurt fu tentato di andare subito in camera sua e iniziare a farle, ma aveva davvero promesso a Rachel di aiutarla.
Kurt uscì di casa per incontrare Rachel al coffee shop vicino alla NYADA.
Entrato, la vide seduta ad un tavolo con Brody, sai che sorpresa.
Ordinò il suo caffè e prese una sedia da un tavolo vicino, visto che Rachel non si era preoccupata di trovare un tavolo per tre (altra sorpresa).
«Oh eccoti! » trillò Rachel, «stavo giusto raccontando a Brody del tuo nuovo lavoro e del fatto che devo trovarmi in fretta un nuovo coinquilino! Pensa che si è persino offerto lui! » finì sorridendo al ragazzo in questione.
A Kurt non piaceva Brody, a dirla tutta. Non perché fosse particolarmente antipatico, ed oltretutto era anche davvero bello, ma Rachel era fidanzata con suo fratello, si dovevano sposare, e Brody lo sapeva, ma non faceva nulla per fermare Rachel dal flirtare con lui. Certo, anche la ragazza aveva le sue colpe, ma infondo lo sapevano tutti che Rachel amava essere al centro dell’attenzione e Brody la metteva al centro della sua.
Comunque.
«Non c’è nessun altro alla NYADA che vorrebbe abbandonare i dormitori? » chiese Kurt.
«Io non credo » si intromise Brody, «infondo sono dei bellissimi dormitori, per essere le stanze di un college, piacciono a tutti! »
«Sì ma il nostro appartamento è stupendo, l’ho arredato io insomma, e l’affitto è anche facilmente abbordabile per cui… A tutti piace essere indipendenti, no? » disse Kurt
«Hai ragione! E poi chi non vorrebbe una coinquilina come me? Voglio dire sono una persona stupenda e per di più avrebbero il privilegio di sentirmi cantare ogni giorno e ogni ora, e di mangiare i miei piatti vegani di prima qualità e di vedere musical con me e-  »
«Oddio, non troverà mai nessuno. » si lamentò Kurt, facendo ridere leggermente Brody.
***
La settimana passò in un lampo per Kurt, fra valigie, telefonate ad amici e famiglia e spiegare alla nuova coinquilina di Rachel come farla smettere di parlare per un po’.
Alla fine, il giorno della partenza arrivò e Kurt, seppur nervoso, si sentiva pronto. Una nuova città, addirittura un nuovo continente, era l’inizio di una nuova vita e di un nuovo lui. Poteva essere ciò che voleva e forse, con un po’ di fortuna, avrebbe dimenticato.
***
Parigi era la città più bella che avesse mai visto, Kurt decise. C’era un’atmosfera così magica e Kurt poteva sentirla sin dal momento in cui, sceso dall’aereo, aveva poggiato il piede sul territorio parigino.
Poi la magia fu interrotta dal suo capo che gli fece chiamare un taxi. La prima fermata fu l’appartamento della donna, che ricordò a Kurt che si iniziava a lavorare già da domani, con un tono burbero che però non  nascondeva del tutto l’affetto che provava per Kurt nonostante fosse il suo assistente solo da pochi mesi.
Kurt diede al tassista l’indirizzo del suo appartamento, pagò e scese dal taxi insieme alle sue (molte) valigie. Il tassista scese per aiutarlo, lasciando Kurt piacevolmente sorpreso (di solito  i tassisti non erano così gentili in America). Ringraziò il tassista e gli disse che il suo appartamento era al secondo piano, il tutto in perfetto francese.
Il palazzo era davvero carino, bianco e con delle decorazioni davvero deliziose. Ogni appartamento aveva un balconcino dalla ringhiera curva che dava al palazzo un’atmosfera romantica e dolce.  
Kurt e il tassista sistemarono le valigie nell’ascensore, poi l’uomo si scusò per andare a prendere la sua chiamata successiva. Kurt gli sorrise dolcemente e lo salutò con la mano mentre l’ascensore si chiudeva.
Prese tutte le sue valigie con successo, Kurt entrò nell’appartamento. Era molto  meglio dal vivo che in foto e Kurt si trovò ad amarlo subito. Fece un giro completo del salotto, la cucina, le due piccole camere e il bagno (l’unica cosa che Kurt aveva cercato particolarmente era un appartamento con un bagno grande). Poi uscì in balcone e si godette un po’ la vista del piccolo parco sottostante e rientrò per tirare fuori almeno le cose che aveva portato per la camera da letto (molte delle sue cose gli sarebbero arrivate la settimana successiva).
Finito, Kurt aveva proprio voglia di un caffè, ma non avendo ancora la macchinetta (e il caffè istantaneo era disgustoso) Kurt uscì di casa. Fortunatamente incontrò una ragazza che gli diede spiegazioni per il coffee shop più vicino. Kurt la ringraziò di cuore e si diresse verso la direzione indicatagli.
Entrato, fu subito investito dall’odore del caffè e dei dolci, che gli fece venire l’acquolina in bocca. Si mise in fila e aspettò pazientemente il suo turno. Quando mancavano solo poche persone prima di lui, una voce familiare ma che non riconobbe lo chiamò da dietro.
«Hummel? »
Kurt si girò e trattenne un urletto. Davanti a lui, in tutta la sua altezza e spavalderia, si trovava nondimeno che Sebastian Smythe.
***
 
 
Note:
prologo finito *-* adoro, adoro la kurtbastian e ho quindi deciso di provarci. Di solito scrivo fanfiction in inglese, quindi mi dispiace se trovate qualche errore ^^”
non avete idea di quanto mi dispiaccia far rompere Blaine e Kurt anche nella mia fic :O anche perché, secondo me, Murphy li farà tornare insieme *-* e ci spero, perché per quanto mi piaccia la kurtbastian beh, non potrà mai battere la klaine per me. (e poi scusate, ma per me i RIB sarebbero pessimi a scrivere Kurt e Seb insieme xD)
vabbè, che dire, ci vediamo al prossimo aggiornamento, che verrà la settimana prossima, se non mi scordo, anche perché il capitolo l’ho già scritto.
Bye ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


*I dialoghi in corsivo sono in francese
***
«Hummel? »
Kurt si girò e trattenne un urletto. Davanti a lui, in tutta la sua altezza e spavalderia, si trovava nondimeno che Sebastian Smythe.
***
 
 
«Non è possibile! » Esclamò Kurt, quasi sofferente. Era andato a Parigi per lasciarsi il passato alle spalle, dannazione!
Ma cosa aveva fatto di male per incontrare proprio Sebastian Smythe? Doveva essere stato un assassino nella sua vita precedente, decise.
(In realtà, Kurt era anche un po’ sollevato. Aveva pensato che Sebastian potesse essere uno dei motivi per i quali Blaine lo aveva lasciato –magari aveva finalmente ceduto- e vedere che non era in Ohio, beh, aveva un che di rassicurante.)
«Smettila di sembrare così felice di vedermi, mi farai arrossire… » disse sarcastico Sebastian, facendo sbuffare Kurt.
«Cosa desidera, signore? » Kurt non si era nemmeno accorto che fosse arrivato il suo turno.
«Un espresso grande, per favore. Ooh, e uno di quei muffin, grazie. » di solito Kurt non indulgeva in dolci e simili, ma i viaggi lo stancavano sempre e sentiva il bisogno il bisogno di un po’ di zucchero, ed oltretutto sperava che un dolce avrebbe parzialmente cancellato l’acidità di Smythe…
(Anche se infondo, Kurt sapeva che tutto lo zucchero del mondo non avrebbe mai addolcito neanche due minuti in compagnia di Sebastian.)
«Ci metta anche un cappuccino e quella fetta di torta, grazie. »la cameriera si mise in moto e Kurt si girò verso Sebastian, «Non penserai mica che paghi anche per te, vero? »
«Oh andiamo Kurtsie, è così che si trattano i vecchi amici? » disse Sebastian sbattendo le ciglia.
«Scusa, come mi hai chiamato? E poi, vecchi amici cosa? Diciamo pure nemici correnti.  » Sebastian ghignò e basta.
La cameriera tornò con le loro bevande e i dolci e li posò su due vassoi differenti (che sia benedetta!).
«Sono 6 euro e settanta, grazie. » Kurt gliene porse 7, la ringraziò e si diresse verso uno dei tavoli vicino alla finestra, sedendosi.
Pochi secondi dopo sentì la sedia davanti a lui spostarsi, e alzò lo sguardo su un Sebastian Smythe sorridente.
«Alzati. Ora. » il sorriso di Smythe si ampliò solo di più. E la vena sulla fronte di Kurt iniziò a pulsare pericolosamente.
«Davvero? Davvero? Non solo ho dovuto pagare per te, ma adesso ti devo anche sopportare finché non finiamo? Ugh. » poi sussurrò a se stesso qualcosa sul fatto che non era stato un assassino, ma uno stupratore. O forse un assassino stupratore.
«Quiiiindi… -iniziò Sebastian- Parigi. »
«Sì, Parigi, e quindi? » chiese Kurt irritato.
«Pensavo che il tuo sogno fosse quello di far apparire la tua faccia da checca su qualche manifesto a Broadway. Non stavi mai zitto al riguardo. »
«Che gentile, ti interessi a me. E non capisco perché dovrei parlartene, sinceramente. » sbuffò.
«Che palle, Hummel, era solo per fare un po’ di amichevole conversazione… Però se la metti così passo subito a ciò che mi interessa… Che ne hai fatto di Blaine? Andato a NY hai deciso che c’erano opzioni più scopabili? Vedrai qui, quante ce ne sono. Ne hai una proprio davanti, infatti. », ammiccò Sebastian.
«Sì, in effetti quella ragazza al tavolo vicino sembra moto carina. »
«Cosa? –si girò- Beh, per lei non so, ma il suo ragazzo è davvero- » Kurt non lo lasciò finire.
«Per quanto questa discussione stia prendendo una piega davvero piacevole, le tue fantasie non mi interessano, mangusta. »
«Io non ne sarei così sicuro. » ghignò Smythe. «Quindi, Blaine? » richiese.
«Senti, non lo so perché ti interessa, visto che sei qui, però se proprio lo vuoi sapere è stato Blaine a decidere che c’erano più opzioni in Ohio per lui. Anche se mi sembra strano. Non che non ci siano ragazzi gay là –pensò a Chandler, per esempio-, ma la maggior parte non hanno neanche fatto coming out. » Kurt non sapeva perché continuava a parlare. Doveva stare zitto. Sì, era un’ottima idea.
Sebastian lo squadrò per un po’, lo sguardo calcolatore. Poi si strinse semplicemente nelle spalle, «In effetti… persino io,io, avevo problemi a rimorchiare in Ohio. I ragazzi evidentemente gay nei luoghi pubblici urlavano appena ci provavi, attaccandosi alle loro ragazze di copertura e la maggior parte degli uomini nei locali era sopra ai 30. »
«Tu hai degli standard? » chiese Kurt, parzialmente fingendo la sua sorpresa.
«Oh, ahah, sei uno spasso, Hummel. » disse Sebastian alzando gli occhi al cielo.
«Però sei ancora qui. » gli fece notare Kurt.
«Beh, mi hai pagato il caffè, il minimo che potessi fare per te era lasciarti guardare un po’, non credi? »
«Ti prego allora, dimmi che hai ancora una di quelle granite col sale, così mi risparmi la tortura. » Sebastian sembrò mortalmente offeso e balbettò un attimo sul posto, facendo ridacchiare Kurt.
Smythe chiuse la bocca e si accigliò, mangiando la sua torta col broncio. Kurt sorrise, era solo contento che stesse un po’ zitto, a dirla tutta.
«Se ti comportavi così da stronzo anche con Blaine, non mi sorprende che ti abbia lasciato. » parlò finalmente Sebastian.
Questo smosse davvero Kurt. Perché nella settimana prima di partire, aveva cercato di ricordare tutte le cose che aveva mai detto a Blaine, per vedere se ce ne fosse una di cattivo gusto. Ogni tanto, quando era arrabbiato, Kurt usava il sarcasmo per difendersi e sapeva di poter ferire qualcuno.
Però era stufo. Non voleva più pensarci, a queste cose, e Sebastian non la finiva di parlare di Blaine, anche ora stava andando su come il piccolo frigido Kurt probabilmente desse solo una cosa a Blaine, e quella cosa fosse solo la noia.(E ouch, punto dolente, da quella notte allo Scandal’s, stavo solo cercando di essere divertente e spontaneo! Gli aveva urlato Blaine.)
Così, senza pensare, Kurt lo interruppe –dopo si sarebbe pentito di essere stato così volgare, ma ora non gli importava nulla- «Forse Blaine era stanco di strozzarsi sul mio cazzo enorme e ha deciso di cercarsi qualcuno che ce l’ha piccolo, quindi ti consiglio di tornare a Lima e farci un pensierino. È stato schifoso incontrarti, spero di non rivederti presto. » Kurt si alzò e praticamente corse fuori dal locale. Aveva delle cose da spacchettare, dopotutto.
Se si fosse girato, avrebbe visto la faccia completamente scioccata ma anche vagamente intrigata di Sebastian, che lo guardava andar via.
Tornato a casa ancora rosso per quello che aveva detto, no, quasi urlato al coffee shop, Kurt trovò la scatola con su scritto ‘lavoro’ e tirò fuori degli articoli da portare a Vogue il giorno seguente.
Mise la sveglia al telefono, e dopo essersi girato e rigirato nel letto, si addormentò.
***
***
Note:
Oddio, scusate la vaga volgarità °///° Ecco il nuovo capitolo *-* beh, nuovo per modo di dire, visto che l’ho scritto la settimana scorsa! Quindi scusate se ci sono cose che non vanno, ma ero depressa dopo aver visto Asylum of the Daleks (se qualcuno guarda Doctor Who sa di cosa parlo) ed ho a malapena il tempo per pubblicarlo, figuriamoci rivederlo…
Scusate se i loro soprannomi non sono quelli giusti, ma non ho guardato gli episodi in italiano e sono abituata a ‘Gay Face’ e ‘Meerkat’. Volevo buttarci dentro un ‘you smell like Craigslist’, ma non avevo davvero idea di come lo avessero tradotto.
Il prossimo capitolo sarà qui la prossima settimana, comunque (giri per la scuola permettendo), ci vediamo! Beh, per modo di dire. Diciamo che ci leggiamo xD

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Capitolo 3
*** capitolo 2 ***


*(ricordate che i dialoghi in corsivo sono in francese)
Se si fosse girato, avrebbe visto la faccia completamente scioccata ma anche vagamente intrigata di Sebastian, che lo guardava andar via.
Tornato a casa ancora rosso per quello che aveva detto, no, quasi urlato al coffee shop, Kurt trovò la scatola con su scritto ‘lavoro’ e tirò fuori degli articoli da portare a Vogue il giorno seguente.
Mise la sveglia al telefono, e dopo essersi girato e rigirato nel letto, si addormentò.
***
I walked across an empty land
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth ben-
Kurt si rigirò svogliatamente nel letto e spense la sveglia con decisione.  Perché doveva aver scelto proprio quella canzone oggi? Quella mattina doveva significare un nuovo inizio!
Decise quindi di ignorare la sensazione nel suo stomaco e si alzò per andare a farsi una doccia.
Ovviamente, aveva già preparato l’outfit per il suo primo giorno di lavoro quando era a NY. Dopo una modesta (a  suo  parere, e probabilmente anche a quello dei coinquilini di sotto) interpretazione di Defying Gravity Kurt applicò le sue creme sul corpo e sul viso e passò un buon quarto d’ora a sistemarsi i capelli.
Si infilò poi un paio dei suoi adorati skinny, i suoi stivali preferiti, abbinandoci un semplice maglione bianco attillato e una giacca di pelle  piena di zip. Filò una sciarpa al collo e sorrise soddisfatto al proprio riflesso.
Essendo in anticipo decise che un caffè gli avrebbe fatto bene così, dopo aver preso la tracolla con i documenti per il lavoro, il portafoglio e le chiavi ed essersi infilato il telefono in tasca il cellulare, uscì e si diresse a memoria verso il negozio.
Dopo aver brevemente controllato che non ci fosse Sebastian, entrò e si mise in fila per ordinare. Un po’ gli mancava Lima, dove i baristi sapevano tutti il suo ordine, e appena lo vedevano entrare preparavano subito il suo caffè (e non solo il suo…).
Per un attimo il suo cervello traditore si chiese se forse ora, i baristi, vedendo entrare Blaine, preparassero solo il suo caffè… o anche un altro.
Poi arrivò il suo turno e prese il suo caffè. Uscì per cercare di prendere un taxi, che gli risultò abbastanza semplice, visto che in confronto a Parigi c’erano sì meno taxi, ma anche meno persone che lo prendevano che a New York. Si chiese brevemente se forse valesse la pena prendersi un’auto, visto che non c’era molto traffico.
***
Il palazzo di Vogue francese non era molto diverso da quello in cui lavorava prima. Forse, aveva un’atmosfera più elegante, ma Kurt era certo che era semplicemente Parigi a rendere tutto più raffinato e romantico.
C’erano persone che correvano dentro e fuori, portando trolley e stoffe e campioni e che parlavano al telefono a mille parole al secondo per confermare questa o quell’intervista.
Isabelle gli aveva detto di aspettarla fuori, così Kurt si sistemò addosso ad una colonna pulita e si mise ad adocchiare con vago interesse i modelli che entravano nell’edificio.
Quasi saltò sentendo la voce di Isabelle alle sue spalle, «Kurt, Kurt, sbrigati! Oddio, è il primo giorno e abbiamo già così tanto da fare! Cammina tesoro, cammina! »
I due quasi corsero verso l’entrata, mentre Isabelle continuava ancora a parlare, «Devi assolutamente andare a consegnare quei fogli che ti ho dato l’altro giorno al terzo piano, poi devi andare alle traduzioni per dare quegli articoli sugli indumenti arcobaleno, ti ricordi? Vai vai vai Kurt, su! »
Kurt fece una piccola smorfia ma si mise subito alla ricerca degli ascensori, trovando finalmente la scritta ascenseurs e chiamandone uno.
Il terzo piano era un casino, gli impiegati correvano come matti, ma Kurt riuscì coraggiosamente ad infilarsi tra due pazze che si litigavano un telefono per consegnare i documenti di trasferimento ad una delle ragazze alle scrivanie, che lo ringraziò con un sorriso un po’ troppo amichevole.
(Kurt sapeva di urlare gaaaaay, ma immaginava che se fosse stato una ragazza etero che lavorava a Vogue, una rivista di moda, beh, anche lui avrebbe provato ad attaccarsi a tutto).
Cos’è che doveva fare dopo? Ah già, gli articoli di Isabelle sui vestiti arcobaleno.
Dopo aver rischiato di essere ucciso da una signora con le unghie davvero troppo lunghe per aver osato chiederle un’informazione, Kurt riprese l’ascensore e si diresse al quinto piano, dove arrivavano gli articoli dalle altre parti del mondo per essere tradotti, e ci trovò anche Isabelle.
«Oh ecco il mio assistente, ce li ha lui gli articoli, » fece un gesto a Kurt e lui le si mise accanto, dando al ragazzo con cui stava parlando gli articoli «per il problema di prima, come sarebbe a dire che non avete più modelli? Non è possibile! Ne avrete a milioni! »
«Si calmi Miss Wright, la prego. », disse il ragazzo, «purtroppo siamo molto impegnati con il nuovo servizio per il nostro articolo esteso su Prada, quindi siamo a corto di modelli al momento. Probabilmente dovremo spostare il suo articolo sul numero del mese pross- »
«Cooosa? No, no, no, non se ne parla! Mi era stato promesso un articolo in questo numero, e lo avrò! »
«Ah sì, allora deve procurarsi almeno un modello. Ha intenzione di proporre il suo assistente? Per me sarebbe perfetto. » Il ragazzo guardò Kurt, sorridendogli maliziosamente, e quest’ultimo abbassò lo sguardo, arrossendo, non abituato a questo tipo di commenti.
«Eh? No, lui mi serve per altre cose! Però conosco la persona perfetta! Dammi un minuto. » Isabelle prese il telefono e iniziò a parlare velocemente, ma Kurt non la stava ascoltando perché beh, era un po’ impegnato a rispondere agli sguardi che il ragazzo di fronte a lui gli stava lanciando spogliandolo con gli occhi.
Intanto Isabelle aveva finito la sua chiamata «Verrà qui poco dopo pranzo, ok? Te lo porto a far vedere così poi iniziamo subito a lavorare. »
«Ok Miss Wright, vi aspetto con ansia. Mr assistente di Isabelle, noi due ci vediamo a pranzo. »
Kurt alzò le sopracciglia, ma va bene, d’accordo, in fondo che c’era di male? Era single!
«Va bene. E il mio nome è Kurt, comunque. »
«Kuuuurt! Smettila di flirtare e muoviti, ci sono delle telefonate nel mio ufficio che aspettano risposta! » Kurt alzò gli occhi al cielo ma, dopo aver lanciato un occhiolino a come-si-chiama,  si diresse all’ufficio di Isabelle, prima del quale era presente un’anticamera con la sua scrivania e il telefono a cui avrebbe dovuto rispondere ogni giorno. Oh, la gioia.
Tra telefonate e documenti, mezza giornata passò in fretta, e finalmente arrivò la pausa di Kurt, che prese la sua borsa del pranzo e si diresse verso l’area relax.
Prese una bottiglia d’acqua fresca alla cassa e si mise a sedere su un tavolo libero, tirando fuori un panino al roast beef, ed era così felice di non avere più una vegana come coinquilina, perché onestamente i panini agli hamburger vegetali potevano stancare dopo due mesi.
Poco dopo lo raggiunse sorridendo il ragazzo di prima, sì insomma, quello che voleva chiudersi in uno sgabuzzino buio con lui e fargli cose indicibili ( o almeno, questo gli avevano suggerito i suoi sguardi).
«Ciao, Kurt », anche solo dal suo piccolo saluto, l’accendo francese era molto pronunciato.
«Ciao, non-so-come-ti-chiami. »
«Oh già, che stupido, mi chiamo Roberto. Sono quello che organizza i servizi fotografici qui.  »
«Beh, piacere di conoscerti. »
«Ti posso assicurare che il piacere è tutto mio, Kurt. » Roberto gli sorrise malizioso, poi si misero a parlare di cosa facesse Kurt per Isabelle e poi di perché Kurt non facesse il modello.
«Immagino che gli altri si sentirebbero troppo intimiditi da me. Voglio dire, perché sono esageratamente bello. Sai, non vorrei rovinare la carriera di tutti gli altri modelli del mondo, non sono così cattivo. »
Roberto rise, «Io non ci scherzerei molto, è sicuramente la verità. Quando dici che sei troppo bello, intendo. Quindi è davvero un peccato, però accetto anche sessioni prova- »
«Oh, eccovi! », interruppe Isabelle, arrivando al tavolo, «Dai che lui è già arrivato, Kurt metti via quel panino e seguimi, anche tu, Roberto, andiamo. » Roberto la guardò un po’ male per averli interrotti, ma si alzò comunque, così come Kurt, a cui lanciò uno sguardo come per dire, dopo.
«In realtà è mio nipote, » spiegò Isabelle sul modello, «e non è un professionista, ma ha davvero il look giusto, voglio dire, è davvero bello, e ci sa fare con una macchina fotografica. Penso abbia molto charm, infatti, sapete? E penso sia fondamentale, e- » oddio, ogni tanto Isabelle gli ricordava un po’ Rachel. Quando non stavano.mai.zitte.
Arrivarono all’ufficio di Isabelle, dove c’era un ragazzo castano, alto e ben piazzato che li aspettava di spalle.
«Ragazzi questo è mio nipote e sarà il mio modello per l’articolo. »
Il ragazzo si girò, e Kurt lo vide raggelare nello stesso momento in cui lo fece lui.
«Kurt, Roberto, vi presento Sebastian Smythe. »
Intanto Kurt e Sebastian si guardavano ancora, come se non ci potessero credere. Poi, Kurt indicò l’altro ragazzo, contrariato.
«TU? »
«Casomai tu! Che palle, ma sei dappertutto? Non è possibile! »
«Ragazzi, vi conoscete? » intervenne Isabelle, apparentemente sorda agli epiteti di Sebastian.
«Sì, lui… cioè… ci conosciamo dall’Ohio, sì, ehm. » Kurt non sapeva come dire che il nipote del suo capo era praticamente il suo più acerrimo nemico da quando Karofsky aveva lasciato il posto.
«Che carini! Siete amici? Oddio sono così contenta! I miei due ragazzuoli preferiti si stanno tanto simpatici! »
Apparentemente, Sebastian non aveva la forza di contraddirla, così anche Kurt stette zitto, pianificandosi nella memoria le due ore di dare testate contro il muro fino a creare una bella opera d’arte moderna col sangue. Avrebbe potuto chiamarla con uno di quei nomi stravaganti tipo: Kurt, Hummel, ‘il silenzio della mangusta’, 2012, sangue su muro, museo degli stronzi sfigati.
Intanto il mondo era andato avanti, e Roberto e Isabelle stavano discutendo per il servizio, i vestiti eccetera. Sebastian lo guardava ancora male, poi si avvicinò a lui.
«Quindi sei tu l’assistente d’oro di cui parlava mia zia. Ovviamente tra tutte le persone del mondo, tu dovevi lavorare per lei. »
«Tu invece sei il nipote di cui non parla mai. Beh, non mi stupisce. Mi chiedo come facciate a venire dalla stessa famiglia. »
«Che simpatia, checca. Quasi come ieri al negozio. » Sebastian ghignò, e Kurt arrossì fino alla punta dei capelli.
«Senti, Craigslist, sei tu che- »
«Ragazzi, smettetela di parlottare e venite qui. Sebastian, domani iniziamo il servizio fotografico, dovrai venire qui alle 8. Kurt, visto che io devo lavorare alla disposizione e rilasciare una piccola intervista, ci penserai tu a Sebastian, ok? Mi raccomando, mi fido di te. »
«Ma- »
«Quindi domani tu qui arrivi alle 7.30, capito? »
«Sì, Isabelle. » perché, perché la vita odiava Kurt?
«Bene, ora vai dove ti pare, manca un quarto d’ora alla fine del pranzo. »
Finalmente Roberto parlò, «Potremmo finire il discorso di prima, sì? »
«Oh? Sì, sicuro, andiamo. » Kurt e Roberto si allontanarono chiacchierando, sotto lo sguardo curioso di Sebastian.
«Noi ci vediamo domani, Sebby. Non far tardi, ti prego »
«Certo, zia. A domani. » Sebastian sperò che Isabelle non lo chiamasse mai ‘Sebby’ di fronte a Kurt.
 
 
Note:
Ok, ok, non ho scuse per il ritardissimo. Cioè, in realtà ce l’ho. Appena è iniziata scuola è iniziata una tortura immonda, ho dovuto fare circa 516458445 modellini per la mostra di architettura e centinaia di quadri e progetti stupidi. Inoltre, ho tipo smesso di guardare Glee verso la 3x05, perché non ho davvero tempo.
Oggi, invece di mettermi a studiare storia come dovrei, mi sono messa a scrivere questo capitolo ;P spero mi perdoniate. Il prossimo aggiornamento non so quando arriverà, c’è una os che ho iniziato da un mese che vorrei pubblicare prima di domani poi si entra nel periodo pazzo del pre-vacanze natalizie in cui bisogna concludere tutto  e non so proprio se ce la farò. Però di sicuro, l’aggiornamento sarà prima del 27.
Stay tuned ;)

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