Se chiudo gli occhi

di makeDreamlast
(/viewuser.php?uid=150458)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***



Capitolo 1
*** Capitolo Primo ***


Capitolo 1

*
 
«Aspetta, vedo qualcosa!» dico con le mani sulle tempie e gli occhi chiusi.
«Che cosa? Parla!»
Era una lontana primavera di diciassette anni fa quando mi veniva regalata la luce e quando quella di mia mamma veniva spenta.
Mio padre è sempre stato un uomo di fascino, ben conosciuto in paese e per quanto potesse tenerci a me, provava a lasciarmi i miei spazi. Non che questo per lui sia stato facile, io ero molto riservata e cercavo di costruirmi un mio mondo. Lui, però, quando non mi sentiva per più di un’ora si allarmava. Se ero a casa, bussava alla porta della mia piccola cameretta per chiedermi come stavo. Se ero a scuola mi chiamava appena le lezioni erano finite.
E questo andò avanti fino all’età di quattordici anni.
Sembrò fatto apposta. Quella mattina prima che andasse a lavorare presi coraggio chiedendogli di lasciarmi i miei spazi, che stavo crescendo, che da poco ero diventata una signorina e lui capì perfettamente. Un po’ amareggiato, ma capì. Lo salutai con un «Ci vediamo per pranzo, ti voglio bene papà!».
L’ultima immagine che ho di mio padre è lui disteso su un letto di ospedale, con mille tubi che gli uscivano da ogni dove. I suoi occhi erano chiusi e la sua grande mano era stretta tra le mie, molto più piccole. Quegli occhi non si sarebbero più aperti. Quella mano non mi avrebbe più accarezzata quando ne avevo bisogno.
Era l’unica persona che avevo al mio fianco, essendo molto riservata non amavo avere amici, preferivo leggere un libro. E credetemi, in tutti questi anni ne ho letti veramente tanti!
Dopo la perdita di mio padre, gli assistenti sociali decisero di darmi in adozione a mia zia, la sorella di mia mamma.
Ho sempre pensato che famiglia più strana di quella non potesse esistere!
Lei, disoccupata a tempo pieno e fissata con la moda, la manicure, la parrucchiera e tutto il resto, un giorno mi confessò di aver sempre odiato mio padre. Molte volte si domandava come avesse fatto sua sorella a sposarlo. Molte più volte si domandava come avesse fatto a mettere al mondo una ragazzina insulsa come me.
Lui, prestigioso avvocato divorzista, al contrario della moglie, non sopportava mia madre. Le disse molte volte di lasciarla perdere, che era solo una sprecata, una che non sarebbe andata molto avanti. Non si presentò neanche al suo funerale. Ma per quanto la odiasse, provava una certa compassione per me che mai mi avrebbe dimostrato. Troppo orgoglioso per farlo.
E da questi due individui, c’è anche la creatura che hanno generato. Non ho mai capito come un ragazzo di vent’anni potesse ridursi così. Era perennemente fuori con gli amici, all’insaputa dei suoi genitori si drogava e faceva casini in giro per la città. Quasi fosse un gatto randagio. Ma ovviamente mamma e papà erano troppo occupati con estetisti e uffici per accorgersi che il loro unico, adorato figlio si stava rovinando.
Qui entro in scena io.
Io che me ne sto sempre in disparte, chiusa nella mia piccola cameretta arrangiata in una soffitta di una grande villa a leggere libri su libri. Io che porto a casa i massimi voti da un liceo linguistico alle porte di Berlino e loro nemmeno vogliono vedere. Per quanto i miei professori sappiano in che sciagurata casa sono finita, non possono fare altro che permettermi di non portare alcune giustificazioni firmate o di lasciarmi uscire da sola da scuola in anticipo o farmi entrare in ritardo. Certo, questo in quattro anni è successo veramente pochissime volte! Ma è appunto per questa ragione che, quelle poche volte che capita, posso farlo senza paura di commettere un reato.
Io che, anche se all’apparenza posso sembrare normale, non lo sono per niente.
Se chiudo gli occhi e mi concentro su una determinata persona per almeno venti secondi riesco a vedere cosa sta facendo in quel preciso istante.
Strano che un’adolescente possa fare ciò. È strano anche per me, ma come pensate che abbia fatto a sapere che mia zia odiava mio padre? E altrettanto, come ho fatto a sapere che mio zio odiava mia madre? Come ho fatto a sapere che l’unico cugino che ho è un tossico? Pensavate che me lo avessero detto loro di persona? No, assolutamente no! Troppo codardi per dire certe cose in faccia.
Me ne stavo sdraiata sul mio morbido lettino a pensare. Pensavo a quanta felicità c’era quando papà era ancora con me. A tutti quei bei momenti passati insieme. Erano ricordi intensi, quasi fossero vivi. Li comparai così a ciò che stavo vivendo. La casa, gigante per quanto potessi essere piccola e disabituata io, due genitori inutili e un fratellastro senza speranze. Altri ricordi vivi, soprattutto di Jörg.
Quella sera non era in casa, come tutte le altre sere in cui usciva senza cenare. E quella scena non l’avevo mai vista, come poteva essere davanti ai miei occhi? Lui che con i suoi amici stavano scambiando pastiglie e chi sa quale altra schifezza con chi sa quale strana persona si trovava dietro a tutto questo. Restai concentrata ancora lungo, seguendo i suoi movimenti, conoscendo il vero motivo per cui saltava pranzi e cene, conoscendo il vero motivo per cui era così pallido e trasandato.
Beh, come prima visione non fu il massimo, ma imparai ad ammaestrare questo potere conoscendo tutto ciò che volevo di ogni persona che mi interessava. Potevo concentrarmi su persone vicine, lontane o dall’altra parte del mondo. Purché le conoscessi almeno di vista da riuscire a concentrarmi sui loro volti e vedere cosa stavano facendo. Era un bello spasso, all’inizio, ma andando avanti mi rendevo conto di non poter più pensare intensamente a qualcuno. Nemmeno a lui. Non potevo pensare all’unica persona che da ormai due anni riempiva le mie giornate con la sua voce, solo la sua voce.
Diciamo più che altro che potevo “spiarlo” solo quando ero con lei. L’unica amica che ero riuscita a farmi. Forse perché siamo così tremendamente simili, se non uguali. Gli stessi aggettivi ci descrivono: timide e riservate, gli stessi pregi: buone e gentili con chiunque, gli stessi difetti: gelose e testarde, le stesse paure: non riuscire a fare quello di cui siamo determinate!
Maria Isabella è la prima persona che ho conosciuto entrando nel liceo. Lei odia questo nome, dice che è troppo da Medioevo, così ci obbliga a chiamarla Mary o Bella. Io sono l’unica a chiamarla Bella. Nonostante sia un nome originale e che credo nessuno abbia, la chiamo così anche perché lei è veramente bella. Bionda, occhi azzurri e un fisico mozzafiato. Mi sono sempre chiesta come mai avesse scelto di passare le giornate con me invece di trovarsi un fidanzato, ne avrà sicuramente avuti a palate dietro! Il problema è proprio che è troppo timida per poterlo avere. Confidandoci però, a noi va bene anche così.
È stata anche la prima ed unica persona a conoscere il mio dono di veggente. Perché è così che posso definirmi. All’inizio, come chiunque penso, ne è rimasta sbalordita. Con il tempo anche lei ci ha preso l’abitudine, così posso raccontarle tutti gli scoop che vuole, posso andare a spiare tutte le persone che vuole senza nessun permesso da parte di qualcuno.
Mi basta un luogo silenzioso, senza distrazioni e una figura ben nitida.
«Dai dimmi cosa stai vedendo!!»
Cerco di non perdere la concentrazione «Allora…Sono qui a Berlino per un’intervista su quel concorso di moda che avevano fatto.»
«Si, quello a cui, ti ricordo, dovevamo vincere!» mi dice amareggiata.
«Non è stata colpa mia!! Ma non ho mai visto quel sito, di conseguenza non lo sapevo! Non mi distrarre!!» ancora concentrata sulla loro immagine «Adesso stanno parlando, cioè stanno facendo l’intervista!»
«Ma non sai cosa faranno dopo??» non le rispondo «Alice!! Io devo vederlo e anche tu vuoi vederlo!»
Riapro gli occhi ormai disabituati alla luce «Si, Bella, voglio vederlo anche io ma sono una veggente! Non una sensitiva o una premonitrice! Vedo il presente delle altre persone, non il futuro o il passato! Diciamo che…ci sto lavorando!»
«Oddio ma come fai? Voglio saperlo fare anche io!»
«Non lo so, te l’ho raccontato come è iniziato tutto. Ho pensato intensamente a mio padre e poi ho visto mio cugino che si drogava e credimi, non è stato nulla di spettacolare! Niente è spettacolare in questo lato di vita.»
«Deve essere proprio brutto non poter pensare alla persona che ami.»
«Lo è. Ma è più brutto pensarla intensamente, vederla, vedere cosa fa e non poter essere lì.»
Sbuffiamo in attesa che l’intervista sia terminata.
Forse se lo penso ad occhi aperti non succede niente. Penso alla prima volta che l’ho visto, eravamo io e Bella al parco e lui con i suoi amici bizzarri stavano entrando in casa. Si può dire che fu amore a prima vista. Da quel giorno ho iniziato ad andarlo a trovare con il pensiero, guardavo quello che faceva. Come dormiva, come si svegliava, come mangiava, come si vestiva. Mi fermavo solo quando vedevo che si avvicinava alla porta del bagno. Insomma un po’ di privacy! Spiandolo in questo modo scoprii che cantava in un gruppo glam rock assieme ai quattro ragazzi. Potevo seguirlo durante i concerti che facevano in tutta Europa, riuscii a seguirlo anche quando erano in America. Lo seguivo quando ero a casa, nel pomeriggio, e a scuola chiedevo ai professori di andare in bagno quando sentivo che mi mancava. Quando mi mancava terribilmente. Percepivo che in quel momento stava per succedere qualcosa che assolutamente non dovevo perdere, solo con lui avevo questa percezione. Ero ormai talmente abituata a guardarlo che forse non mi interessava più di spiare gli altri. Stavo male quando vedevo cose che non avrei dovuto vedere, stavo bene quando lo vedevo ridere e scherzare con gli amici.
 
*

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo Secondo ***


Capitolo 2

*
 
«Oddio ci siamo! Un percezione!» dico tornando a strizzare gli occhi e tenermi le tempie con le mani.
«Cosa vedi? Cosa stanno facendo?»
«Stanno uscendo dalla sala. OOOOH NON PUOI TOCCARLO!!!»
«Chi??»
«L’intervistatrice se li è baciati tutti per bene! Stanno salendo in macchina.» Cerco di raccontare per filo e per segno tutto ciò che vedo.
«Dove stanno andando?»
«Stanno decidendo. Oh mio Dio parlano!»
«Come tutte le volte da due anni che li spiamo, sai?»
«E’ sempre una scoperta per me! Oh mio Dio!»
«Cosa? Cos’hanno detto? Cos’hanno fatto?»
«Stanno venendo al Carlton!!!!»
«Cosaaaaa???? Quell’hotel fichissimo super lussuoso con venti piani di suite, un piscina interna, una esterna, idromassaggio, servizio in camera, letti a baldacchino, vista dal balcone gigante di tutta Berlino che ricordo TU hai dietro casa???»
«Proprio lui!!!»
«Carissima Alice questo è il momento di farci conoscere! Se in due anni non abbiamo avuto l’occasione, beh, eccocela servita su un piatto d’argento!»
«Ti sei mai chiesta come fare ad entrare in quell’hotel?» in fondo sa di tutte le caratteristiche solo perché io ho spiato le persone che ci alloggiavano dentro.
«Ci basterà vestirci da dive, fare un po’ le galline e raggiungerli!!»
La guardo storcendo il naso. Non mi convince per niente. Non è facile entrare in quell’hotel.
«Si ma non possiamo andare lì e chiedergli se ce li fanno incontrare!»
«Difatti noi andremo lì e chiederemo di usufruire della piscina!»
«Come hai intenzione di pagarla la piscina?» cerco di restare concentrata sulla visione, ma non è facile. Pian piano si sta facendo sbiadita. Fino a scomparire. Allora riapro gli occhi e la guardo.
«Cosa ci sta a fare se no lo zio?»
«Mi stai chiedendo di rubare i soldi a mio zio?»
«Dai, tutti gli adolescenti lo fanno!» alza le mani al cielo, come se stesse imprecando.
«No, no scordatelo! Se lo scopre mi ammazza!»
«Ma sono solo cento euro. Non se ne accorgerà mai tra tutti i soldi che ha!»
«Non ho mai avuto in tasca cento euro e mai mi sono messa a rubare!»
«C’è sempre una prima volta, e questa è quella giusta per iniziare!» si alza, mi viene dietro e mi spinge le spalle per farmi alzare a mia volta.
«No, Bella, non ce la farò mai! Chiedo a Jörg se me li presta.»
«A tuo cugino? Quanti soldi vuoi che abbia quello?»
«Oh fidati, ne ha eccome! L’ho visto la settimana scorsa che spendeva più di cento euro per un tipo di pasticche rarissime!»
«E cosa ci fa con tutte quelle pasticche?»
«Bella, si droga!! Ma comunque…Il suo paparino non lo sa, ma c’è già lui che pensa a rubargli i soldi dalle tasche. Non voglio iniziare anche io.»
«Scusa, non lo sapevo!»
«Fa nulla. Spero solo che sia in casa.»
Esco dalla mia camera seguita da Bella, per giungere a quella di mio cugino. Busso, ma nessuno mi risponde. Busso ancora, più forte. Busso fino a che non apre la porta.
«Che vuoi?» E’ talmente fatto di chi sa quale strana sostanza che se gli chiedo qualsiasi cosa, non sa nemmeno di cosa parlo. È già successo.
«Ehm…volevo chiederti un favore.»
«Il portafogli è lì, sulla scrivania.» Biascica. Glieli ho già chiesti tantissime altre volte, dato che i suoi genitori non mi contano, che ormai ci è abituato a questi miei favori.
«Quanti posso prenderne?» Lo guardo, collassato sul letto, gli occhi chiusi a due fessure, il loro contorno di un violaceo scuro, i capelli scompigliati, la pelle bianchissima. La stanza è coperta da un nube di fumo.
«Quelli che vuoi.»
Apro il suo portafogli, han ben cinquecento euro tutti in banconote! Mi ero fermata ai duecento, non gliene avevo mai visti così tanti, sicuramente mi sono persa qualche pezzo mentre ero intenta a spiare qualcun altro.
Estraggo due banconote da cento, sicuramente per due ore nella piscina più prestigiosa di tutta Berlino sarebbero bastati. Ringrazio Jörg che mugola un «prego» per tutta risposta e raggiungo Bella ancora in corridoio.
«Come fai?»
«A fare…?»
«A sopportare una cosa del genere!»
«Questione di abitudine. Ormai sono quattro anni che vivo qui, pensi che non abbia imparato a conoscere le persone che mi circondano? Comunque ho preso duecento euro, basteranno vero?»
Annuisce. Rientriamo in camera mia, molto più ordinata, pulita e profumata e iniziamo a scegliere i vestiti adatti.
Grazie a Dio ho un bagno tutto per me che non devo condividere con nessuno tranne che con Bella e un piccolo gattino che viene a farmi visita regolarmente, perciò è tenuto molto bene anche lui.
Mentre mi infilo una minigonna dorata, rimasta nel fondo dell’armadio dalla festa di Halloween precedente, mi sale un mal di testa incredibile, mi formicola tutto il naso che inizio a muovere come una piccola streghetta e quella sensazione di irrefrenabile voglia di conoscere, sapere, vedere. Strizzo gli occhi e urlo il nome della mia amica che subito mi raggiunge.
«Cosa vedi??» domanda ormai tipica.
«OH MIO DIOOOOO!!!» urlo, rischiando di farmi sentire anche al pian terreno.
«Cosa? Cosa? Cosa???»
«E’ in costume!! È già in acqua!! Sono già lì!! Oddio dobbiamo muoverci!!» riapro gli occhi e mi infilo una t-shirt bianca troppo aderente, sotto un costume bianco con qualche paillettes argentata.
«Gli occhiali da sole!!» urla prima che sia fuori dalla camera.
Prendiamo due paia di occhiali da sole e ce li infiliamo. Abbiamo proprio l’aspetto di due dive Hollywoodiane.
Scendiamo di due piani, passiamo dietro al divano dove sta sdraiata spaparanzata mia zia mentre si lima le unghie e le dico «Esco, ci vediamo stasera.»
«Si, ciao.» replica lei senza degnarsi di guardarmi.
A fatica, cercando di non cadere da quei trampoli comunemente chiamati tacchi a spillo, raggiungiamo l’hotel.
«Dio mio, guarda quanto è grande!!» dice alzando gli occhi al cielo.
Ci avviciniamo al tappeto rosso steso davanti alle porte d’entrata, contornate d’oro. Un bodyguard dall’aspetto rabbioso –ma sicuramente finto- ci viene incontro.
«Ehm…salve…Volevamo sapere…» guardo Bella cercando un aiuto che non arriva «…Per la piscina?»
«Siete in lista?» ci chiede con voce dura.
Guardo Bella con gli occhi fuori dalle orbite. Questo piccolo, piccolissimo particolare deve essermi sfuggito. Noi non siamo in lista.
«No, credo di no.»
«E allora non potete entrare mi dispiace.»
«Nemmeno così?» si avvicina sensualmente tirando fuori cinquanta euro dalla pochette argentata. E da dove li ha presi quelli? Ah si, il papà le dava una paghetta di cinquanta euro ogni due settimane.
Il bodyguard scuote la testa.
«Così?» entro in azione io con i miei duecento euro. Beh, duecentocinquanta euro per un bodyguard del Carlton non sono pochi!
Ci scruta, noi fingiamo sorrisi divini e capisce che abbiamo buone intenzioni.
«Beh, visto che mi siete simpatiche e infondo volete solo trascorrere una calda giornata in piscina, facciamo solo cento tutto incluso.»
«Tutto incluso?» intoniamo in coro.
«Si, lettini, asciugamani, bevande, cibo fino all’ora di chiusura, le dieci di questa sera.»
«Mitico!» allungando una banconota al bodyguard.
Lo ringraziamo stampandogli un bacio sulla guancia lasciando anche il lucidalabbra appiccicato alla sua pelle.
Lo superiamo e lui ci ferma «Ah, una cosa.» ci voltiamo facendo svolazzare i capelli «Avete più di diciotto anni?»
«Ci guardi bene, sembriamo bambinette che vengono qui per caso?» fingo.
Sorride e dopo avergli fatto anche un occhiolino entriamo nella hall.
«Ah ah ce l’abbiamo fatta!!»
«Già ma solo grazie a te! A proposito, tieni.» Mi allunga i suoi soldi.
«Ma che fai? Sei pazza? Tienili, sono tuoi! Offro io…Cioè, mio cugino! Mio zio in realtà!»
Ridendo giungiamo alla piscina come se andassimo lì tutti i giorni.
Improvvisamente serro gli occhi «Aspetta, Bella!» la blocco per un braccio.
«Cosa vedi?»
«Si sta avvolgendo in un asciugamano.»
«Chi? Tutti e due?»
«No, solo il mio. Oddio sta venendo qui!!» Apro immediatamente gli occhi, appena in tempo per vederlo arrivare dalle grandi doppie vetrate.
«Ma che fai? Concentrati! Perdiamo tutto se no!»
«Ssh!» la tirò dietro la tenda nello stesso istante in cui lui entra recandosi al bar.
«Oh mio Dio! Ci è passato a cinquanta centimetri di distanza!»
«MI è passato a cinquanta centimetri di distanza!» Cerco di soffocare le urla.
«Si ma tu li vedi tutti i giorni!» non era nelle sue intenzioni, ma riuscì a farmi sentire in colpa.
«Sh, sh! Sta tornando!» le dico, vedendolo avanzare di nuovo verso di noi.
Lo guardiamo passarci davanti in tutto il suo splendore, con un leggero scatto del capo sposta il ciuffo biondo dagli occhi permettendo ad alcune piccole gocce di posarsi sui nostri zigomi. Mi accarezzo il sinistro con l’indice, è bollente.
«Senti non mi interessa, ti ho fatto spendere cento euro quindi sfruttiamoli! Andiamo!» mi stringe il polso tirandomi fuori dalla tenda dorata.
«Tu sei pazza!»
«Dai! Lo spii tutti i giorni, mica vorrai tenerglielo nascosto per sempre!»
«Eh? Anche se un giorno lo conoscerò, non vuol dire che sarò obbligata a svelargli il mio segreto!»
«Ok, non sei obbligata ma adesso vieni, su!» mi stringe il polso con entrambe le mani convincendomi ad uscire.
Ci si avvicina un altro bodyguard «Questa piscina è privata.» dice con voce ferma.
«Si dia il caso che il bodyguard fuori dall’hotel ci abbia lasciato passare.» dice Bella con una mano alzata, l’altra stretta nella mia, come se fosse una diva. Stanno uscendo certi lati di noi che non mi piacciono proprio.
Il bodyguard la guarda perplesso, poi sposta lo sguardo su di me «Può chiedere, se vuole!» dico, a costo di entrare in quella piscina.
Lo sentiamo parlare a bassa voce attraverso un’auricolare per poi spostarsi e farci passare. Lo ringraziamo facendogli l’occhiolino e lo superiamo facendo rimbombare i tacchi sopra alle mattonelle.
«Evvai!!» alza le braccia e muove il bacino come se stesse ballando.
Prendiamo posto su due lettini bianchi sotto un grande ombrellone altrettanto bianco, stendiamo gli asciugamani –bianchi- che troviamo appoggiati su un tavolino di bambù intrecciato e ci spogliamo richiamando così l’attenzione degli unici presenti, tutti e cinque nella grande vasca.
«Oh, guarda lì!» il più basso, con lunghi capelli neri, richiama l’attenzione dell’amico accanto, più alto con i capelli neri e rossi che subito dopo passa la novità anche agli altri tre.
«Ma tu non puoi avere una visione se li hai davanti no?»
«No, se li sto guardando dal vivo no perché li ho davanti!»
«E adesso che siamo girate di spalle? Non li stai guardando in faccia!» in effetti non ci ho mai provato, però riesco a vedere mio cugino quando esce di casa, quindi forse…
«Non lo so, fammi provare!» chiudo gli occhi e mi concentro sempre sulla stessa immagine. Sorrido.
«Cosa vedi?»
«Sono disposti tutti in fila a bordo piscina e…»
«E?»
«E ci stanno fissando con la tipica faccia ebete di un uomo che guarda una donna.» Soddisfatta, apro delicatamente gli occhi.
«Quindi cosa ci resta da fare?»
«Sdraiarci qui…» mi sistemo sul lettino per prendere tempo, immediatamente i ragazzi fingono di schizzarsi «…E ci facciamo desiderare!»
Anche Bella si sdraia. Li guardiamo in tutta la loro innaturale bellezza, contente che non siano più solo una visione che peraltro solo una delle due poteva vedere.
 
*

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


Capitolo 3

*
 

Ad ogni attimo che passa, ad ogni suo movimento che fa sento il mio cuore battere sempre più forte.
«Anche se volessi, non riuscirei a fare l’indifferente e aspettarlo, non per molto. Perciò se tra cinque minuti non è qui, sarò io ad andare lì.» mi confessa.
«Io non so se sarò in grado di reggere. Inizio a sentirmi male! Forse abbiamo fatto tutto con troppa fretta, senza pensare alle conseguenze.»
«Forse.» dice in un sussurro.
Li vediamo imperterriti continuare a divertirsi come bambini, quando "Il Mio" si tira su con le braccia ed esce dalla piscina.
«AIUTO.»
Si scrolla i capelli dal viso e con l’acqua che gli scivola da ogni parte del corpo raggiunge lo scivolo giallo alto almeno tre metri.
«Penso che il tuo lui abbia bisogno di un po’ di sole.» Sorride.
Io resto immobile a fissarlo.
«E anche di un costume nuovo. Quei fiorellini azzurri su uno sfondo bianco non vanno più di moda!»
Continua a ridere mentre io non riesco a togliere lo sguardo da quel suo fisico così poco scolpito ma così tremendamente perfetto. Eppure dovrei esserci abituata. Voglio dire, ho visto un po’ di sue foto senza maglietta, l’ho visto tante volte girare per casa sua a torso nudo. Alice, sveglia! È in costume. Niente vestiti addosso, solo un pezzo di stoffa che gli arriva poco più sotto delle cosce. No, decisamente non sono abituata a vederlo così. Forse non mi sento nemmeno pronta per conoscerlo, per parlarci veramente, per vederlo a un palmo di mano dal mio viso che non sia in una visione. Insomma, ho aspettato due anni, saprò aspettare qualche giorno in più. E chi me la da la certezza che lo avrei rincontrato?
Quando sale tutti gli scalini e sta per sedersi, non so se si sente osservato, fatto sta che si volta e mi sorride. Io distolgo subito lo sguardo, troppo imbarazzata. Mi sento avvampare di calore, una sensazione che non avevo mai provato prima.
«Oddio! Oh mio Dio! Ti ha guardata, Alice capisci? Ti ha guardata e ti ha sorriso! E adesso si butta! Cioè non so se ti rendi conto ma…Lo ha fatto!»
«Andiamocene ti prego, non ce la faccio! Mi gira la testa.»
«Cosa? Dico stai scherzando? Con la fatica che abbiamo fatto per entrare, ora tu vuoi andare via?»
«Non via, entriamo. Ho bisogno di bere.» mi alzo e mi infilo la gonna e le ciabatte con il tacco.
«Aspettami!»
Entriamo e ci rechiamo al bar, io chiedo un po’ d’acqua e zucchero, Bella un succo di frutta. Mi appoggio al bancone, che lo stessi guardando troppo? Che tutta la sua bellezza mi abbia abbagliata? Non so che altre risposte dare. Il punto è che non mi sentivo neanche un po’ di forze in corpo.
Abbiamo appena iniziato a bere, nessuna percezione mi avverte. Neanche un avviso che mi dicesse "Vi stanno venendo a parlare!", così colte alla sprovvista ci ritroviamo davanti i due ragazzi dai capelli neri.
«Ciao!» dice quello basso. Io e Bella ci guardiamo. L’acqua e zucchero non sarebbe servita, così prendo un’altra bustina in segreto della barista e la verso nel bicchiere. Convinta che nemmeno quella sarebbe servita, ripeto l’azione altre due volte. E’ diventata talmente densa e dolce, ma forse mi potrà aiutare.
«Hey, quanto zucchero!» dice l’altro.
«Ehm, si. Mi gira un po’ la testa.»
«Per questo siete scappate?»
«Penso…Penso di si.»
Tutti e due ridono, quello basso entra nella conversazione «Come "pensi"?»
«Dai, Romeo, non importunarle!»
«Guarda che anche tu le stai importunando!»
Interviene Bella «No, non importunate per niente!» mi guarda cercando il mio consenso, che però non arriva.
«Beh allora…Non abbiamo potuto non notarvi al vostro arrivo, e siccome siete le uniche che state occupando la piscina insieme a noi e siccome non sarebbe da ragazzi gentili non lasciarvene neanche un po’, vi andrebbe di unirvi?»
«Ci andrebbe di unirci? A voi? Ah! Certo che no, come potrebbe "andarci"? A noi fa molto piacere!» per un attimo è stata capace di farmi credere che stesse rifiutando il loro invito.
«Perfetto, venite.»
Finiamo di bere e li seguiamo. Mentre giungiamo ai nostri lettini ci togliamo gonne e scarpe, le buttiamo alla rinfusa e ci avviciniamo al bordo vasca.
«Ragazzi! Guardate chi vi abbiamo portato!»
Mi viene lo strano presentimento che in quel momento stiamo per diventare le loro bambole di pezza.
«Ma che maleducati! Non ci avete avvisati? Ora per presentarci siamo tutti bagnati!» dice "Il Mio".
"Come se fosse un problema toccarti se sei bagnato!" penso. Subito mi rimangio ogni pensiero. Si, è un problema. È un problema più grosso di quanto potessi pensare. Perché è a un palmo di mano da me e posso toccarlo. Alice, trattieniti!
«Ciao!» mi fissa negli occhi.
«Ehm…ciao.» rispondo io, distogliendo ancora una volta lo sguardo.
«Mi chiamo Sebastian.» mi tende la mano aspettando che l’afferri.
Forza e coraggio. Su, è solo una mano, non ti mangia! Alzo la mia, leggermente, cautamente. «Lo so…Voglio dire, piacere! Io mi chiamo Alice.» la sfioro e la lascio subito andare. Lui mi sorride.
«Io sono Kristian!»
«Come se ci volesse un genio per saperlo!» mi sussurra Bella.
«Tu come ti chiami?» scoppio a ridere dentro di me. Bella si è pietrificata. Fai pure la spiritosa, poi vedi quello che succede!
«Io?»
«Eh.» Kristian si china di pochissimo fissandola negli occhi.
«Io…Ehm…Bella.»
«E’ un bellissimo nome.»
«Grazie.» mi guarda, evidentemente spiazzata.
Si presentano anche Tim, Hannes e Romeo invitandoci poi ad entrare in acqua con loro.
«E’ fredda?» chiedo a Bella che, giustamente, ne sa quanto me.
«No, non tanto. Ma lo vuoi sapere un bel modo per non aver freddo?» risponde Sebastian.
«S-si?» balbetto.
«Seguimi.»
Guardo Bella cercando di farle capire con lo sguardo se è il caso che lo segua o no. Si limita a farmi l’occhiolino. Così mi avvio dietro di lui. Mette un piede sul gradino dello scivolo e mi guarda.
«No, sali prima tu.» si sposta per lasciarmi passare, ma io sono immobile.
«Eh? Cioè fammi capire bene, io dovrei entrare in acqua dallo scivolo?»
Annuisce.
«No, no no! Non c’è proprio dubbio! Scordatelo!»
«Dai, è divertente! E non stai nemmeno ad aspettare che l’acqua si scalda lentamente!»
Mi guarda con quel suo cavolo di sorriso perfetto e solo qui noto un particolare che fin’ora mi è sfuggito: non è truccato.
Scocciata salgo i gradini, lui mi segue. Improvvisamente chiudo gli occhi. Posso vederlo fissare le mie curve. Non che mi dispiaccia certo, ma che si contenga un po’! Mi siedo sulla plastica gialla e liscia e faccio per scendere.
«No aspetta!» mi ferma. Allora mi blocco e sento le sue gambe sfiorare i miei fianchi.
"Ma cosa fa?" penso.
Intanto Bella si è già tuffata e cinge da dietro le spalle di Kristian che l’ha portata sul punto più profondo.
«Vieni qui.» mi abbraccia in vita e mi tira con uno strattone a sé. Sussulto. «Sei pronta?»
«No!!»
«Dai, mica ti mangio!» fosse quello che mi fa paura. Ho una paura pazzesca di affezionarmi a lui. Troppo.
Stacca le mani dalle ringhiere laterali dello scivolo per stringere le mie. Sicuramente tuffarmi nell’acqua ghiacciata potrebbe attutire tutto il calore che si sta diffondendo nel mio corpo. Con il sedere si da un leggera spinta per poi scivolare giù abbracciati. Riesco a liberare un braccio appena in tempo per chiudermi il naso e non respirare sott’acqua. Tocco il fondo con i piedi, piego le ginocchia e torno su facendo un gran respiro. Seb è ancora dietro di me.
«Allora, fa freddo?»
«Un po’.» inizia a tremarmi il labbro inferiore.
«Vieni qui.» mi cinge in un abbraccio.
Ma che fa? È per caso impazzito? Cioè, non così presto! Il sangue in circolo nelle mie vene inizia a ribollire.
Non ho il coraggio di alzare le braccia per ricambiare l’abbraccio, eppure sento qualcosa che mi spinge a farlo.
«Hai paura del profondo?»
«Se non mi lasci no!» Eh? Alice, sei impazzita tutta in una volta?
Con le braccia attorno alla mia vita mi tira su infilandosi automaticamente tra le mie gambe costringendomi ad aprirle e a tenermi stretta al suo bacino con esse. Decisamente ciò che mai mi sarei aspettata. Salterellando contro la spinta dell’acqua arriviamo sul lato opposto della piscina.
«Sei pronta?»
«No, non lasciarmi!» si gira appoggiandosi con la schiena al bordo. Riesco a vedere i cespugli che circondano il prato.
«Cos’hai capito?» sorride poi mi stringe i fianchi con le mani e mi tira su. Inizio a tremare per il freddo ma subito dopo sento di nuovo caldo. Le sue labbra stanno sfiorando la mia pancia, il piercing mi graffia. Non pensavo potesse succedere così in fretta. Lentamente mi fa riemergere in acqua sfiorando la mia pelle con le labbra fino ad arrivare sul mio seno. Mi invade un bruciore interno, diffuso dallo stomaco fino a riempire ogni parte di me, e quando raggiunge il cuore non può far altro che impazzire.
Quando sono di nuovo immersa nell’acqua prendo tutto quel coraggio che fin’ora non ho avuto, gli passo le braccia sulle spalle e lo stringo dietro al collo poi mi abbandono contro il suo petto. Sono troppo curiosa di vedere cosa sta facendo Bella, e dato che se mi girassi si noterebbe troppo, decido che per almeno una volta posso usare il mio potere su di lei. Chiudo gli occhi, ancora legata a Sebastian che cerca di farmi fare su e giù nell’acqua, e cerco di immaginarmi Bella in una delle nostre scene di tutti i giorni. Eccola, mi sta tendendo la mano per presentarsi, si mi ricordo! È la prima volta che ci siamo parlate a scuola, da lì siamo diventate grandi amiche! Improvvisamente quella scena scompare e mi ritrovo lei tra Kristian e Tim poco più avanti di noi. È abbracciata a Kri, ma Tim l’abbraccia da dietro. Kristian le sta sfiorando il collo con le labbra, Tim invece le accarezza i capelli. Lei ride, sembra felice. No, forse lo è veramente. Non l’ho mai vista così felice in quattro anni! Vedo arrivare anche Hannes e Romeo che si mettono al suo fianco e iniziano, per quanto l’acqua ne lasci la possibilità, a strusciarsi sul corpo di Bella. Impossibile trattenere un sorriso.

 
*

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Capitolo 4

*
 
«Hey, tutto bene?»
«Si!» tengo ancora gli occhi chiusi. Voglio vedere che faccia ha.
Inizio a pensare fortemente a lui, a quegli ultimi ricordi. Lo vedo sorridermi dal punto più alto dello scivolo, lo vedo tendermi la mano e sfiorarmela. Lo vedo semplicemente abbracciarmi. Quei ricordi svaniscono per lasciare posto ad una scena che si sta appena consumando. Posso vedere Seb tirare un’occhiata sorridente ai suoi amici, ma non credo voglia essere lì con loro perché contemporaneamente alla vista di lui che appoggia il mento sulla mia spalla, sento il suo respiro sfiorare il mio collo e spostarmi i capelli con la punta del naso. Sorrido e apro gli occhi perdendo la concentrazione. Voglio godermi quel momento senza rovinarlo dalle visioni. All’improvviso vedo tutto annebbiato e la testa torna a girarmi. Cerco di concentrarmi su qualcosa per non pensare che tra pochi attimi mi sentirò male, ma l’unica cosa su cui riesco a concentrarmi in quel momento è solo Seb. Richiudo gli occhi, troppo pesanti per poter stare aperti e nuovamente mi si materializza davanti la mia schiena e il suo viso tra i miei capelli. Le sue mani che sfiorano la mia pelle, posso sentirle e anche vederle. La testa mi scoppia, voglio dirgli di fermarsi ma non è facile. Non posso più fermarlo perché non ho più le forze di muovere anche solo un piccolo muscolo. Vedo arrivare anche Hannes, sorridente, e sento Seb che si sposta andandogli incontro.
«Seb, mica vorrai tenerla tutta per te?» vedo e sento le sue mani che si posano sui miei fianchi e il suo petto che accarezza la mia schiena. Eppure il mio pensiero fisso è ancora Sebastian. Non importa quanto sia fredda l’acqua, il contatto con il suo corpo mi fa ribollire tanto che inizio a sudare. All’improvviso però diventa un sudare freddo e l’immagine dei due ragazzi che si divertono scompare con un flash bianco. Poi tutto nero.
«Oddio! Alice! Hey Alice mi senti?» mi tira un po’ avanti guardandomi in faccia. «Deve essere svenuta, Hannes aiutami!» urla in preda al panico.
Hannes esce dalla piscina, Seb mi alza e mi lascia tra le mani dell’amico per uscire dall’acqua.
«Ma come cavolo è successo?» Hannes tiene le gambe sotto alla mia schiena.
«Non ne ho idea.» Seb invece mi prende in braccio e mi porta sul lettino. «Qui starà meglio.» dice posandomi delicatamente.
«Oh mio Dio Alice!!!» urla Bella correndo fino all’ombrellone. «Che ha fatto? Cosa le è successo?» si inginocchia di fianco a me.
«E’ svenuta.» le risponde Seb accarezzandomi il viso.
«Deve essere un effetto collater…Ehm! E adesso??»
«Che effetto collaterale??» chiede Seb corrugando la fronte.
«Delle…Delle medicine che sta prendendo…» cerca di nascondere la verità. Sapeva dei miei mal di testa all’arrivo di una percezione, ma non sapeva degli svenimenti improvvisi. Non lo sapevo nemmeno io!
«Che tipo di medicine?»
«Per il mal di testa.» dice, ricordandosi appunto dei forti mal di testa che mi assalgono.
«Ah, comunque, Romeo vai a prendere un bicchiere di acqua e zucchero!»
Romeo, agli ordini, corre nel bar per tornare poco dopo con un bicchiere stracolmo d’acqua.
Inizio a sentir picchiettare leggermente sulla mia guancia e lentamente apro gli occhi.
«Alice!!» mi ritrovo Bella a due soffi dal mio viso.
«Aspetta…Lasciala riprendere. Tieni, bevi un po’.» questa è la voce di Seb, senza dubbio. Mi mette una mano dietro alla nuca per alzarmi e aiutarmi a sorseggiare.
«Come ti senti? Ci hai fatto prendere un bello spavento!» vedo la doppia bocca di Hannes muoversi.
«Aspettate…» biascico, chiedendo tempo per riprendermi.
«Ragazzi, tornate in acqua, sto io con lei.» Seb fa un occhiolino ai suoi amici, rassicurandoli. Bella, prima di voltarsi, mi stampa un bacio sulla tempia.
«Cos’è successo?» domando stropicciandomi gli occhi.
Sebastian si siede accanto a me «Sei svenuta, ma ti sei ripresa subito.» Mi guarda stranito, come se una cosa del genere non fosse possibile.
«Ah…Forse un calo di zuccheri, mi è successo anche prima.»
«Ora ti senti meglio?»
«Si, un po’. Però voglio aspettare ancora ad entrare in acqua.»
«Tranquilla, ti faccio compagnia io…Se vuoi…»
«Oh, ehm…si, si certo!» sorrido.
«Bene, allora…Non possiamo fare scena muta no?» scuoto la testa «Quindi…Iniziamo un discorso…»
«Quale?» balbetto.
«Beh, venite spesso qui?»
Colte con le mani nel sacco.
«No…A dire il vero è la prima volta.»
«Ah si? Come mai?»
«Beh perché…Avevamo il pomeriggio libero, come sempre e…Si, abbiamo voluto provare…» guarda caso proprio oggi abbiamo voluto provare!
«E vi piace?»
«E’…si, è carino come posto. Voi venite spesso?»
«No, anche per noi è la prima volta.» Fa cenno con la testa «Posso chiederti come mai…Conosci il mio nome?»
«Eh?» lo guardo spiazzata, smarrita e ipnotizzata «Perché me lo hai detto tu!»
«No. Cioè si. Ma prima hai risposto che lo sapevi.»
«Ma dai! Com’è possibile? Non ti ho mai visto prima, come potrei conoscere il tuo nome prima ancora che me lo dicessi?»
«Eppure sono sicuro di averti sentita dire “lo so”!»
«No dai, non è proprio possibile!»
«Allora mi convincerò che ho sentito male.»
Annuisco e rimango a fissare i miei nuovi amici giocare nell’acqua.
«Come mai anche per voi è la prima volta…Che venite qui, intendo.» lo guardo socchiudendo gli occhi, mettendolo a fuoco.
«Beh, eravamo qui nei dintorni per un’intervista, sai abbiamo un gruppo.» Come potrei non saperlo?
«E cosa suonate?» Ma che domande!
«Glam, rock, pop…E’ un genere misto.»
«Bello! E da quanto?» Due anni, forse?
«Due anni.» Appunto.
Voglio leggere nella mente! Perché non posso leggere nella mente, invece di vedere il presente degli altri? Voglio sapere cosa sta pensando. Se pensa di fare sul serio, o di prendermi in giro. Voglio sapere quali sono le sue effettive intenzioni. Ooh Alice, non è questo il momento di fare la capricciosa! Ringrazia che hai questo dono, se no ora non saresti al suo fianco!
«Stiamo nuovamente facendo scena muta.» Distoglie lo sguardo dai ragazzi per posarlo su di me.
«Già…» mi guardo intorno, non voglio incrociare i suoi occhi. Ho capito che effetto mi fanno. Che effetto mi fa guardarlo troppo, stare troppo accanto a lui e sentire il suo calore.

Dall’ultima volta che ci siamo parlati sono passati solo tre giorni.
Non posso fare a meno di entrare in casa sua e guardarlo nelle sue abitudini quotidiane. Infondo, finché lui non verrà a conoscenza di ciò, io potrò farlo tranquillamente.
«Prof, posso andare in bagno?» alzo la mano per poi abbassarla nuovamente sul naso, grattandolo.
«Signorina, è la quinta ora.»
«Lo so, ma è urgente!» faccio una smorfia di fastidio.
«Prego, allora.»
Di scatto mi alzo, passo una mano sulle spalle di Bella accarezzandola ed esco dall’aula dirigendomi ai bagni affianco. Mi chiudo a chiave in una cabina, mi siedo sulla tavoletta e chiudo gli occhi.
«Si tesoro, ci vediamo stasera allora.» Sta parlando. Ma con chi?
«Certo, caro. Al solito posto?» L’inquadratura si sposta su una ragazza bionda, con tanti piercing.
«Ovvio, dove se no?»
Si baciano. Si, si baciano proprio sulle labbra. Non posso smettere di concentrarmi ora, voglio sapere di più. Chi è, da dove viene, cosa fa, perché è lì. Resto a guardarli fino a che lei non esce di casa. Seb richiude la porta e sorride. Qui allora non resisto più. Inizio a sentire la testa girare, il corpo sempre più pesante e mi appoggio alle mattonelle fredde per non cadere. Riapro gli occhi e una volta uscita dalla cabina mi sciacquo la faccia.
«Che è successo?» mi chiede durante il cambio dell’ora.
«Bella, io oggi pomeriggio devo andare a casa sua!»
«Sei pazza? Si chiederà come fai a sapere dove abiti!»
«Ti ricordi la prima volta che li abbiamo visti, dove stavano entrando?»
«Ti ricordi che poi hai scoperto che quello era lo studio di registrazione?»
Sbuffo «Va beh, ad ogni modo devo andarci! Devo scoprire chi è quella! Cosa vuole! Perché lo conosce!»
«Alt, alt! Quella…CHI?»
«Una bionda, bruttissima! Era a casa di Seb poco fa e…Stasera si incontrano “al solito posto” e…Quando è andata via…Si sono baciati!!» stringo le tempie per trattenere le lacrime.
«Oddio! E Kristian ha la ragazza?»
«NON è la sua ragazza! Comunque, non credo. Non l’ho mai visto con qualcuna.»
«Meno male. Comunque si, VAI. E chi se ne frega cosa pensa!»
Allora mi ritrovo chiusa in camera mia, davanti al mio armadio a decidere cosa mettermi per andarlo a trovare. Non penso minimamente a quale scusa poter trovare per nascondergli come faccio a sapere dove abita. Infondo gli basterà sapere che “lo so e basta”!
Mi incammino verso casa sua, ormai la strada la so a memoria, e quando me la ritrovo davanti esito. Mi faccio forza e salgo i tre piccoli scalini fino a sfiorare con l’indice il campanello con il suo nome. Immediatamente il portone si apre mostrandone il suo viso e metà corpo, è incredulo.
«Ciao! Che…Che cosa ci fai qui?»
«Devo parlarti!» faccio un piccolo passo avanti, incitandolo a farmi accomodare.
«O-ok, entra pure!» mi apre tutto il portone e io entro in quella casa ormai così familiare.
«Allora, l’altro giorno in piscina cosa stavi facendo?»
«Il bagno?»
«NO! Mi stavi prendendo in giro!»
«Scusa ma non ti seguo!»
«Chi è quella bionda?»
«Quale bionda? Cosa stai dicendo?»
«Oh ma per favore! Prima fai il carino con me, poi ti baci un’altra!»
«Come fai a saperlo? Come fai a sapere che abito qui? Come fai a sapere che ho baciato una ragazza bionda?»
«Lo so e basta! Ora ti sarei grata se fossi TU a rispondere alle MIE domande.» Lo fisso negli occhi.
«Senti, io non so cosa ti sia preso, ma non sono proprio fatti tuoi!»
«Dimmi solo se quel pomeriggio stavi giocando o no. Perché è questo che mi hai fatto capire!»
«Non ci conosciamo nemmeno, ci siamo visti una volta per sole due ore e tu ti fiondi in casa mia pretendendo di sapere cose che non riesco a capire come fai a sapere!»
«Tu rispondimi e ti giuro che poi ti lascio in pace! Lo giuro, cosa vuoi di più?»
«Va beh, se è come dici. No, non stavo giocando quel pomeriggio perché mi hai colpita da subito e francamente speravo di rivederti, non so come, ma ci speravo. Grazie a Dio hai trovato casa mia. E quella bionda che, non so come, hai visto è una mia vecchia amica che continua ad essere convinta che io sia innamorato di lei, ma non è così!»
Ha detto così tante parole, tutte così attaccate, le ha dette con un tono così convinto, con una voce così calda. Si sta scaldando anche il mio corpo, la testa si appesantisce, tutto quello che ho intorno inizia a girare. E per finire il solito, impeccabile, inconfondibile flash bianco.
Mi risveglio sdraiata con la testa sulle sue gambe, appena cinque minuti dopo. Ancora una volta senza forze nel corpo. Seb mi allunga un bicchiere, bevo ed è estremamente dolce. Quanti cucchiai di zucchero ci ha messo? Mi allunga anche una fetta di torta allo yogurt che non posso disprezzare.
«Sono svenuta di nuovo?»
«Si.» Fa una breve pausa. «Stai prendendo ancora quelle medicine?»
«Che medicine?»
«Quelle per il mal di testa.»
Bella.
«Ah quelle…Si, ne ho ancora per un po’.»
«Come mai devi prenderle?»
«Perché…Beh, è un mal di testa insopportabile! Ma le prendo solo quando mi fa molto male, non regolarmente.»
«Meno male.»
«Comunque ora è il caso che vada. Tu devi prepararti per uscire e io devo finire di studiare.»
«Ok, ma sappi che non ne ho proprio voglia di uscire con quella!»
Ci sorridiamo e mentre apre la porta mi stampa un bacio sulla guancia.

*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Capitolo 5


*
 

«Allora, com’è andata ieri pomeriggio?» mi chiede Bella mentre siamo in ricreazione.
«Tutto sommato, non male! Poverino, è rimasto sconvolto dalla mia apparizione improvvisa e credo si stia ancora chiedendo come faccio a sapere dove abita e che si è baciato la bionda. Comunque ha detto che lei è convinta che lui sia innamorato di questa, ma non è vero. Gli ho chiesto se in piscina mi stava prendendo in giro e, insomma, ha detto che non mi stava prendendo in giro perché l’avevo colpito subito e francamente sperava di rivedermi.»
«Ma daaai!! Ma è bellissimo no? Ora devi solo toglierti di mezzo quella bionda!»
«Non sarà facile, ma qualche idea mi verrà in mente!»
«Beh, non mi chiedi come va con Kristian?»
«Come va con Kristian?»
«Se me lo chiedi così, non te lo racconto!»
La guardo e sorridendo le ripeto «Dai, allora come va con Kristian?»
«Ieri l’ho incontrato al supermercato! Mi ha chiesto il numero di telefono e oggi pomeriggio usciamo!»
«Ma daai! Veramente? Che cosa favolosa! Poi voglio tutti i dettagli, lo sai!»
«Non importa, ti concedo di spiarci!»
«Ma grazie!!» le cingo le spalle e le stampo un bacio sulla guancia.
Mentre lei è fuori a divertirsi con il suo nuovo potrei dire fidanzato, io me ne sto accovacciata sul letto con le gambe tra le braccia, il libro di geografia davanti a me e tanta voglia di spiare sia loro che lui.
Ho appena chiuso gli occhi, quando sento bussare alla porta. Mio zio non può essere, tanto meno mia zia, figuriamoci poi se può essere mio cugino.
«Avanti.»
La porta si apre e ne entra Seb sorridente «Ciao! Ti disturbo?»
«No, vieni pure.» Chiudo il libro e lo appoggio sul comodino lasciandogli il posto. «Come hai fatto a trovarmi?» Più che altro, come ho fatto a non vedere che stava arrivando?
Ride. Ecco il primo capogiro alla vista di quelle sue labbra così perfette.
«Ho chiesto a Bella, poi mi ha aperto tua zia, le ho chiesto di te e…»
«…Ti ha detto che ero quassù, già.»
«Già.»
«Allora, a cosa devo questa tua visita?»
«Niente, volevo solo dirti che ho sistemato le cose con la "bionda"» gesticola con le dita mentre pronuncia quella parola «E poi, beh si, volevo rivederti e non sapevo quando sarebbe successo, quindi diciamo che ho approfittato di Bella in quei cinque minuti che ha aspettato in casa.» Non mi sta dicendo nulla di nuovo, avevo seguito tutto in diretta.
«Ok.» Mi guardo intorno, come se non conoscessi camera mia.
«Posso restare?»
«Si, nessun problema.» Mi volto. Ora è veramente ad un palmo di mano dal mio viso. Il suo respiro caldo accarezza il mio naso.
«Se vuoi, possiamo fare scena muta.»
«Come?»
«Così.»
Si avvicina ancora di più fino a sfiorare le mie labbra con le sue. Quel piercing mi fa girare la testa. Non posso non apprezzare il gesto, ma so già cosa comporterà questo. Eppure lo lascio continuare. Lascio che schiuda le sue labbra e mentre tutto ciò sta avvenendo, non posso fare a meno di non guardare. Sento la punta della sua lingua sfiorare la mia, nel frattempo vedo i nostri visi vicini. I nasi che si sfiorarono, gli occhi chiusi. Vedo il suo braccio che si alza fino a che non sento la sua mano sfiorare il mio fianco. Mi alzo inginocchiandomi e poso la mia mano sulla sua gamba, mentre lo faccio mi vedo agire. Il sangue inizia a scaldarsi, la testa gira sempre più forte. Seb mi sta succhiando tutte le forze dal corpo eppure non lo fermo. Voglio dimostrargli quanto lo amo. Inizio a sospirare e a farmi forza nel continuare. Cerco di auto-convincermi che non succederà nulla, che se ci penso è peggio, ma è inutile. So che prima o poi mi troverò nuovamente sdraiata sulle sue gambe. Il che non è molto lontano dal succedere. Le tempie mi pulsano sempre più forte, sto resistendo più a lungo delle altre volte. Non ho più la forza di baciarlo. Le mie labbra sono un pezzo di marmo ghiacciato e per quanto fredda possa essere la mia pelle, ho caldo e sto sudando.
«Sicura di star bene?» mi sussurra ancora appoggiato alle mie labbra.
«Si. Non smettere, ti prego.» a costo di stare male di nuovo.
Riprende a baciarmi, non riesco più ad aprire gli occhi, sono immobilizzata. Senza più forza alcuna. Lascio cadere la mia mano dalla sua gamba al letto, inarco leggermente la schiena fino ad accasciarmi sulla spalla di Seb.
Con le mani sulla mia schiena mi fa sdraiare, la testa è alta sul cuscino. Stringe le mie caviglie per appoggiarsi le gambe sulle sue. Cerca di farmi aria con le mani, mi asciuga il sudore con un fazzolettino di carta che avevo sul comodino ma forse sa già che dopo cinque minuti sarò di nuovo sveglia. Per sicurezza, inizia ad accarezzarmi la guancia.
Lentamente riapro gli occhi abituandomi alla luce. Lui è ancora di fianco a me, la sua mano è ancora sul mio viso. I miei occhi scuri si riflettono nei suoi, azzurro cielo.
«Ancora?» Gli chiedo in un sussurro.
Annuisce.
«Che scatole!» Roteo gli occhi.
«Forse non sono venuto qui solo per vederti e stare con te.» Abbassa lo sguardo «Penso di essere venuto qui soprattutto per chiederti spiegazioni.»
«Riguardo?»
«Prima dici di conoscere il mio nome, poi ti catapulti in casa mia e mi parli di una ragazza bionda che solo io conosco, ogni volta che sei accanto a me svieni, Bella dice che è un effetto collaterale di un qualcosa di cui io non credo. Che ti succede?»
«Che dovrebbe succedermi?»
«Sei forse una ragazza con qualche strano potere? Perché è tutta notte che ci penso e non riesco a trovare altra soluzione.»
«Tu sei superstizioso? Credi nella magia? Nelle cose soprannaturali? In qualche strana formula in qualche strana lingua? Nelle pozioni magiche?»
«No, niente di questo.»
«E allora perché dovrei avere qualche strano potere?» fatico a sostenere questa conversazione.
«Come me lo spieghi il fatto di conoscere il mio nome ancor prima che te lo dicessi?»
«Verità?»
«Te ne sarei grato.»
«Beh, la verità è che sono una vostra fan da ormai due anni. Da sempre, potrei dire. Per questo conosco il tuo nome.»
«Come mai non me lo hai detto?»
«Non volevo che pensassi che io voglia stare con te solo perché sei famoso. Non è assolutamente vero!»
«E come me lo spieghi che conosci dove abito?»
«L’ho letto su internet.» Quando?
«Ci sono foto di casa mia su internet?»
«No. Ma basta cercare nome e cognome e salta fuori!»
«Vuoi dire che in tutta Berlino io sono l’unico con questi nome e cognome.»
«A quanto pare.»
«E come facevi a sapere della tipa bionda? Mi stavi per caso spiando quella mattina?»
«Più o meno.» sussurro «Cioè, NO! Come potevo spiarti se ero a scuola?»
«Allora dimmi come fai a conoscerla.»
«L’avrò vista in giro da qualche parte.»
«Guarda caso proprio lei.»
«Beh è possibile.»
«E come hai fatto a sapere che ci siamo baciati?»
Rimango immobile, spiazzata. Non ho più scuse. Non so più come difendermi.
Lui però continua «E perché ogni volta che sei al mio fianco svieni? Solitamente una persona non sviene tutti i giorni.»
«Io si.»
«Strano. È un effetto collaterale di quale potere?» Tanto vale vuotare il sacco, ormai ha capito.
«Senti, sicuramente non mi parlerai più e nemmeno vorrai più vedermi ma… Se chiudo gli occhi e mi concentro su una determinata persona per almeno venti secondi riesco a vedere cosa sta facendo in quel preciso istante.»
«Come faccio ad esserne certo?»
«Come ho fatto a vedere la bionda se no? Scommettiamo che ti indovino dove sono Kristian e Bella?»
«Dai. Prima tu, poi gli mando un messaggio.»
Allora chiudo gli occhi e cerco di immaginarmi Bella e Kristian insieme. Pian piano il luogo prende vita.
«Sono appena usciti dal Stahlwinkel Bar.»
«Vediamo.» Scrive un messaggio a Kristian "Ciao, allora come sta andando l’uscita? Che fate di bello?" Poco dopo risponde e Seb legge ad alta voce «Molto bene, siamo appena usciti dal Stahlwinkel! Oh mio Dio avevi ragione!» mi guarda.
«Visto?»
«Ma come è possibile?»
«Chiudo gli occhi…E via!»
«Quindi tu…»
«Si, ti spiavo così. Ogni giorno. Ogni notte. Finché non ho visto che eravate al Carlton.»
«Quindi non eravate lì per caso!»
«No.»
«E come mai…Perché svieni?»
«La prima volta è successo in piscina. Ci sono stata molto tempo su e credo di essere arrivata alla conclusione che questo mi succede solo quando sono con te. Ti penso intensamente, penso a quello che stiamo facendo, mi si materializza davanti agli occhi quindi non solo lo sento, ma lo vedo anche ed è proprio questo che mi toglie tutte le forze.»
«Perciò…Non dovremo più vederci?»
«Assolutamente no! Credo anche che, ora che ho la certezza che non mi lascerai potrò venire a spiarti di meno il che vuol dire che avrò più forze per quando saremo insieme.»
«Una domanda…Mi spiavi anche mentre ero in bagno?»
Rido, imbarazzata «Ti confesso che certe volte l’idea mi è balzata in mente ma, no, non l’ho mai fatto!»
Si avvicina abbracciandomi, poi sussurra «Non importa quanto siamo diversi, importa solo quello che ci lega. Quindi non devi aver paura, non pensare che dopo ciò ti abbandonerò. Non lo farò mai! Ti amo, Alice.»
«Ti amo anche io Seb, ti ho sempre amato!»

 
*
 

Bene, ora che la storia è finita, posso parlare con voi. Non ho voluto farlo negli altri capitoli per non interrompere la storia, dato che all'inizio era nata come una One Shot. Vedendo poi che veniva fuori troppo lunga, ho deciso di "tagliarla" in cinque parti creandone una mini Fan Fiction.
Ora, che tutto è finito, posso svelarvi anche un piccolo segreto legato ad essa.
Ho sviluppato questa storia dopo averla sognata una notte.
Ahah, esattamente. Avevo sognato di spiare i cinque ragazzi dopo un'intervista e di raggiungerli in piscina, così mi son detta "Beh, perché non scriverci su qualcosa, così da non dimenticarmi del sogno?". E questo ne è il risultato.
Spero che vi sia piaciuta, comunque.
E, per concludere, se volete rimanere aggiornati su tutte le mie Fan Fiction e One Shot, potete trovarmi su
Cornelian; EFP per anticipazioni, spoiler e domande!!
Un abbraccio a tutti,
Cornelian.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1247304