L'ascensore

di ele superstar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Un incontro magico ***
Capitolo 2: *** Chiusi in ascensore ***



Capitolo 1
*** -Un incontro magico ***


L'ascensore AxH p.1

L’ASCENSORE

 

 

Tutti i soliti, dannati giorni erano così: io che andavo normalmente ad uno schifo di lavoro quasi sottopagato, rimproverata per il solito ritardo di solamente due minuti dal mio odioso capo, odiata dai colleghi di lavoro che alcune volte mi inviavano occhiatacce di disprezzo per il mio caratteraccio e dopo l’ennesima giornata stressante, alla fine, il lavoro svolto con tanto impegno e tanto sudore che mi colava dalla fronte non andava mai a genio al mio capo.ce di disprezzo per il mio lo cervellino si metta a lavorare!
Perciò, non mi odiate! Soprattutto per i recensori dell'

Oh no, lui preferiva il lavoro della segretaria piuttosto che il mio! Solo perché quella scriteriata osava fargli gli occhi dolci, lui le dava addirittura un aumento.

Ero stufa di quello schifo di lavoro, mi ero davvero stufata! Ero pronta addirittura a lasciare quel posto all’istante, ma me ne sarei pentita amaramente il giorno dopo.

Con quel poco che ci guadagnavo, potevo almeno permettermi di comprare il pane.

Anche oggi ero andata al lavoro. Ero intenta a stampare dei fogli importanti, visto che facevo l’impiegata, quando il mio capo si era messo in mezzo scaraventandomi per terra con tutti i fogli sparsi per aria.

-Ma insomma, Heather! Stia più attenta.-

Si degnava anche di dare tutta la colpa a me quello schifoso?

-Ma stia più attento lei!- Avevo detto mentre tentavo di raccattare i fogli che erano caduti a terra.

Quel rifiuto di strada del mio capo mi si era avvicinato e si era inginocchiato a terra per aiutarmi e intanto farfugliava qualcosa, ma che comunque riuscivo a sentire… e fin troppo bene anche!

-Se magari si degnasse di andare a letto con me, potrei anche rendere la sua vita migliore…-

Credeva forse di ingannarmi e indurmi a fare questo? Se lo poteva anche scordare!

Non ero l’ochetta pronta a tutto pur di avere un aumento.

Magari questo suo atteggiamento poteva trarre in inganno le mie colleghe, ma mai la sottoscritta.

Mi ero affrettata a tirargli uno schiaffo feroce su quella sua faccia da perdente.

-Non osi ripeterlo mai più. Altrimenti la prossima cosa che avrà sarà un calcio là sotto. Sono stata abbastanza esauriente?-

Lui sembrava offeso, beh, ovviamente. Ma la situazione stava peggiorando. Forse non dovevo reagire in quel modo… se solo mi fossi limitata ad una semplice occhiataccia gelida…

-Signorina, le abbasso lo stipendio mensile. E che questa cosa non succeda mai più. Questa volta sono stato gentile con lei, ma la prossima volta mi limiterò a sbatterla fuori! Mi ha sentito?-

In tutta risposta alzai i tacchi e me ne andai offesa gravemente. Non aspettavo altro che essere sbattuta fuori da qui, niente mi avrebbe resa più felice! E non mi importava nemmeno se dopo sarei rimasta a mendicare in mezzo alla strada.

E poi se mi sbattevano fuori, quelli che ci perdevano erano loro, non certamente io.

Io ero quella che mandava avanti l’azienda facendo tutto da sola, non gli altri.

Io ero quella che faceva i lavori più difficili e noiosi del mondo, non gli altri.

Io ero quella che sudava come un cane per guadagnare uno stipendio, non gli altri.

No, loro potevano permettersi anche una pausetta di quattro/cinque ore, tanto era Heather che lavorava per tutti gli abitanti di sfigalandia!

Distratta a causa di tutto quell’odio, non mi ero accorta che stavo andando a sbattere contro qualcuno e in pochi secondi ci eravamo ritrovati entrambi sdraiati sul pavimento.

Chi poteva essere quell’idiota maschile che poteva andare a sbattere contro di me!?

-Perdonami, querida. Non l’avevo vista.-

Ma… lui non era il capo… e allora chi era? Avevo alzato di poco lo sguardo, ma ero affondata in due splendid- odiosi occhi verdi incorniciati da una pelle abbronzata e muscolosa.

Il solito casanova, suppongo.

Mi ero alzata di scatto senza nemmeno aiutare l’altro. Ma in fondo non ne aveva così bisogno, si era già rialzato alla mia stessa velocità.

-Cerchi di stare più attento!- Mi ero limitata a dire.

-Qual è la tua scrivania di lavoro?- Ma dico, che gli era saltato in mente!? Io non avevo la minima intenzione di indicargli la mia scrivania! E se le mie ipotesi erano giuste, cioè che era un casanova, se gliel’avessi detto mi sarei anche potuta aspettare una giornata a farlo di nascosto.

-Non le interessa, piuttosto, io non l’ho mai vista qui. Chi è lei?-

-Ti prego, chica, dammi del tu. Comunque, io sono appena arrivato per essere assunto al tuo stesso lavoro. Sono sicuro che sarai tu la prima a cui chiederò ogni singolo particolare che mi sfugge sull’azienda- Dopo aver detto l’ultima frase, aveva già cominciato a filtrare con me. Come lo sapevo? Beh, era semplice.

Mi aveva fatto uno stupido ed insignificante sorriso malizioso. Sì, era il solito casanova.

-Sì, certo, te lo puoi anche scordare!-

-Come ti chiami?-

Adesso gli importava anche del mio nome? No, questo era davvero troppo! Quel ragazzo cominciava già a darmi sui nervi. Un altro patetico ostacolo. Non era possibile…

-Heather.- Mi ero limitata a rispondere.

-Mmh… Heather…- Dice mentre sembrava gustarsi il mio nome ad ogni lettera che pronunciava, quasi fosse un lecca-lecca.

-yo soy Alejandro. Al vostro servizio- Pure un inchino e un baciamano doveva fare questo idiota.

Ritirai immediatamente la mano e controllai l’ora come scusa per potermi allontanare.

-Oh, ma guarda com’è tardi. Beh, ci vediamo… Alejandro.-

L’ultima cosa che ero riuscita ad osservare e a sentire era un suo sorrisetto stampato in volto e una frase quasi sussurrata, ma che comunque ero riuscita a sentire.

-A domani, mi amor-

 

 

………………………………………………………………………………………….

Ehiii! Allora, che ne pensate? Sì lo so che è orribile D: ma ci ho messo un bel po’ di impegno e fantasia per scriverlo!

Diciamo che questa storia divisa in due capitoli (tendo a specificare) l’ho fatta anche per un secondo motivo: visto che non sto continuando forse l’ultimo capitolo della mia altra storia “un sentimento ostacolato”, ho deciso di regalarvene un’altra in attesa che il mio piccolo cervellino si metta a lavorare!
Perciò, non mi odiate! Soprattutto per i recensori dell’altra storia.

Baci, Ele.

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Capitolo 2
*** Chiusi in ascensore ***


x EFP

Capitolo 2:

 

 

"bip bip bip bip"

-Mmh…- Ero stesa sul mio letto a cercare quella dannata sveglia che ogni volta che suonava mi faceva capire che era iniziato un nuovo, noiosissimo giorno di lavoro.

Tastavo da tutte le parti del mio comodino ad occhi chiusi fino a quando finalmente l’avevo trovata e poi spenta.

Mi ero alzata con il sole in faccia e ancora mezza addormentata.

Questo era successo perché ‘sta notte non avevo fatto altro che pensare a quel ragazzo nuovo… Alejandro. Certamente non lo pensavo in modo sognante, ma per favore! Mai e poi mai avrei pensato ad un ragazzo in questo modo!

Solo con odio, disprezzo e, magari, anche con un pizzico di curiosità.

Mi ero accorta che erano già trascorsi ben cinque minuti, maledetto Alejandro! Mi faceva solo perdere tempo prezioso. Beh, prezioso non tanto…

Mi ero alzata stiracchiandomi un po’ e nel giro di mezz’oretta ero pronta per andare al lavoro dopo aver fatto colazione, essermi lavata, profumata e così via.

Ero quasi arrivata e avevo anche trovato un parcheggio al volo.

Chissà, magari questa volta sarei arrivata in orario.

Ero entrata in quell’edificio da me comunemente chiamato “prigione”.

Entrai nell’ascensore pronta a schiacciare sul tasto che indicava il piano numero cinque ma prima che potessi farlo, qualcuno era entrato di corsa dentro con me.

-Buon giorno, chica-

No, ancora lui! Era peggio dei pidocchi quel seccatore.

-Che vuoi, Alejandro?-

Mi stava già antipatico, così come tutti gli altri miei colleghi di lavoro.

-Ma che pessima accoglienza, mi amor!-

-Senti, io non sono il tuo amore. Ci conosciamo da a mala pena un giorno e già mi chiami con simili soprannomi?-

Bleah, quell’idiota era peggio di quanto potessi mai immaginare. Faceva addirittura il play-boy quando in realtà di me conosceva solo il nome!

-Certamente. Quel soprannome ti dona-

-Senti, lasciami stare Alejandro! Oggi non sono in vena-

Tentavo di uscire da quel maledetto ascensore per prendere le scale invece di stare con questo qui ma lui mi aveva bloccata per un braccio.

Poi l’ascensore aveva cominciato a salire per quei cinque piani. Non potevo uscire.

-Ora che siamo soli, raccontami qualcosa di te-

Mi aveva bloccata qui dentro con lui solo per raccontargli qualcosa di me!?

-Che vuoi sapere?- Sbuffavo seccata.

-Mmh, non lo so, se vuoi puoi partire da quanti fidanzati hai avuto nella tua vita- Si era messo a ridere. Perfetto. Mi prendeva anche in giro quel casanova da strapazzo.

-Che hai da ridere tanto!? Bene. Se vuoi sapere qualcosa di me ti basti sapere che odio perdere, odio il mio lavoro e soprattutto il mio capo. Lo sai che cosa ha fatto oggi!? Mi ha detto che se fossi andata a letto con lui mi avrebbe alzato lo stipendio mensile!-

Mi ero un po’ lasciata andare su questo piccolo ma odioso dettaglio. Dopotutto le persone con cui potevo parlare erano poche, tutti mi odiavano e solo lui sembrava essere disposto ad ascoltarmi.

Lui sembrava avere uno scatto d’ira su quell’idiota del mio capo per poi prendermi i polsi e sussurrarmi qualcosa nell’orecchio.

-La pagherà. Non si fanno certe cose ad una signora-

Poi sembrava riprendersi da quello che aveva appena fatto e mi aveva lasciato i polsi.

-Signorina- Tendevo a correggerlo di questo particolare nella sua frase.

Gli era scappato un piccolo ghigno e un sorrisetto malizioso per poi rispondere nella mia stessa maniera.

-Signorina-

Eravamo al quarto piano. Mancava poco prima di arrivare al quinto. Non vedevo proprio l’ora di andarmene da qui, di andarmene da questo casanova rozzo!

Gli ultimi minuti li avevamo passati in silenzio, senza spiccicare una singola parola e nemmeno un sospiro. La cosa non mi dispiaceva affatto. Ero contenta che lui non tentasse di filtrare con me di nuovo.

Eravamo quasi arrivati al quinto piano, ma quando l’ascensore si stava quasi aprendo… era arrivato un violento scossone e il blocco dell’ascensore stesso.

-Oh no… no, no, no! Non può essere! Non adesso!-

-Tranquilla, chica, non è successo nulla. Sarai solo bloccata con me per qualche oretta- Gli era scappato un altro ghigno. Quanto lo detestavo quando faceva così… possibile che non fosse nemmeno un po’ impaurito o preoccupato!?

Oh, certo, a lui bastava che ci fossi io a fargli un po’ di compagnia, Argh!

-Come fai a stare così tranquillo!? L’idea di rimanere chiusa qua dentro con te non mi fa di certo stare meglio!-

-Beh, a me sì invece e sono sicuro che è così anche per te, chica.-

-Primo: non mi chiamare “chica”. Secondo: no, a me non piace per niente questa situazione!-

Si sentivano gli strilli immaturi della gente lì di fuori. Che idioti.

No, io non ci sto qua da sola con… con questo qui!

Erano passati appena dieci minuti e già si sentiva un caldo insopportabile. Qua dentro quasi non si poteva respirare! Riuscivamo ad avere un po’ d’aria grazie ad un buchetto che si era formato nell’ascensore, ma nulla di più.

Ma perché questa (S)fortuna doveva capitare proprio a me, a Heather!?

Intanto Alejandro si stava togliendo la maglietta.

- … perché ti sei tolto la maglietta, scusa?- Sgranavo gli occhi.

-Perché fa caldo. E poi mi sembra che non ti dispiaccia affatto che io sia a petto nudo, o no?-

-Certo che mi dispiace! Rimettiti quella dannata maglietta!-

Lui sembrava rimanere impassibile al mio tono egoista.

-Preferisco rimanere così. E tu? Non hai caldo?-

-Te lo puoi anche scordare che mi tolga la maglietta!-

-Ma che hai capito, ti puoi togliere la felpa se vuoi-

Non riuscivo a dire altro in quel momento.

Avevo davvero frainteso.

-Bene. Visto che non possiamo fare un gran che qua dentro, che ne dici di conoscerci meglio?-

“Da quando ti interessa conoscermi meglio?” Ebbene sì, avrei voluto rispondergli esattamente così ma mi ero limitata ad annuire semplicemente.

Fu lui il primo a parlare.

-Mmh… vediamo… qual è il tuo gusto preferito?-

-Del gelato? Credo quello al cioccolato. Il tuo?-

-Pure io! La prossima domanda… che fai nel tuo tempo libero?-

-Aem… lavoro qui?- Mi veniva in automatico da sbuffare ma poi risposi con quella che doveva essere la mia risposta reale.

-Ok, ok. Io mi impegno al massimo a farla pagare a tutte le persone che detesto, ad essere scontrosa e ad essere la migliore. Tu?-

-Ma guarda che coincidenza! Anche io! Sembra proprio che abbiamo qualche cosa in comune…-

Si era avvicinato di qualche centimetro e mi aveva sfiorato la guancia per accarezzarmela ma mi ritrassi velocemente. Oltre al suo odioso gesto, questa storia delle “cose in comune” non mi andava molto a genio. Di sicuro faceva come i soliti ragazzi che per farsi notare aspettavano la risposta della ragazza in gioco e in tutta risposta anche il maschio diceva la stessa, identica cosa.

Sì, di sicuro era così. Ma avevo già in mente una domanda bella e buona per smascherarlo.

-Qual è il tuo hobby, invece? Io colleziono insetti ed il mio preferito si chiama  Quaritch.- Con questa scusa di collezionare insetti avrei sicuramente capito se stava mentendo solo per far finta di avere cose in comune con me.

Lui sembrava avere qualche attimo di incertezza su non so cosa, quando finalmente mi rispose.

-Ma chica, Quaritch non è l’antagonista di Avatar? Il colonnello?-

Cosa!? Come faceva a saperlo!? Era più astuto di quanto pensassi, dovevo ammetterlo…

-Come diavolo fai a saperlo!?-

-Dimmelo tu…- Un sorrisetto insolente compariva sulla sua faccia. Idiota…

-Argh, era solo un modo per- Nemmeno il tempo di finire la frase che ci travolse un forte scossone. Io mi tenevo aggrappata e così ero riuscita a mantenermi stabile mentre l’altro era caduto a terra.

-Dannazione, come ho fatto a cadere!?- Si lamentava Alejandro massaggiandosi la testa.

Io per scherzare gli dicevo ironicamente:

-Ah, non so, ci sono solo due possibilità: o hai un equilibrio tremendo, oppure è stata quella cosa che si chiama “forza di- PAM! Un altro violento scossone e immediatamente ero caduta sopra il corpo di Alejandro che mi sorrideva maliziosamente.

-gravità…?- Diceva finendo la frase che avevo iniziato io. –Perché non approfondiamo un po’ meglio questo argomento?- Un altro ghigno gli aveva condizionato quella sua povera faccia da sciocco. Ma per qualche strana ragione, non riuscivo a rispondergli.

Alejandro si era avvicinato lentamente al mio viso, accarezzandomi i fianchi. I centimetri, no, i millimetri che ci dividevano erano ben pochi. Riuscivo a sentire il suo respiro su di me e lui il mio… ma quando i pochi millimetri si stavano azzerando, la porta dell’ascensore si era aperta di botto e mi ero alzata frettolosa verso l’uscita per non destare troppi sospetti della gente lì di fuori. Bastava un passo falso che i colleghi spargevano la notizia a chiunque. Mi imponevo di non guardarlo… ma non ci ero riuscita. Avevo girato lo sguardo e lui era ancora steso a terra, mi stava guardando con il suo solito ghigno malizioso sussurrando parole che purtroppo, questa volta, non ero riuscita ad udire anche se sospettavo che fosse una frase del tipo “prima o poi ci baceremo, chica” o “so che lo volevi, mi amor”.

Stringevo stretti i fogli di lavoro fra le mani. Magari saremmo anche potuti andare d’accordo, o forse, anche di più.

 

 

 

 

|THE END|

­

 

 

 

 

Ciao bella gente! Come vi butta, eh?

Hahaha, lasciando da parte gli scherzi, questa era la fine della mia noiosa fiction.

Lo so che molti di voi speravano in un bel bacio AxH ma poi mi sono detta: “perché non rendere le cose più interessanti lasciando a loro il continuo?” Beh, è andata così.

Ringrazio di cuore i molti recensori che hanno lasciato un commentino alla mia storia!!

Ok… *fa un respiro profondo* sono pronta con i commenti super negativi…

Alla prossima storia! (che ho già in mente.)

Baci, Ele.

 

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