Siamo noi i padroni del nostro destino.

di Isoski_01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Siamo noi i padroni del nostro destino

Siamo noi i padroni del nostro destino.

 

 

Allora… tanto per iniziare vorrei informare che questa fanfiction è ambientata al sesto anno. Inizia durante la fine dell’anno scolastico quando Draco sta per riparare del tutto gli armadi per far enreare i Mangiamorte a Hogwarts. Fino a li considerate fedele l’opera della cara J.K. Rowling. Poi il seguito è tutta un’invenzione della mente della quei presente Iso nonché soski nonché _01.

Ah, naturalmente è una Draco/Hermione.

Vi lascio alla lettura (e mi raccomando recensite ghghg)

Vuestra

Iso

 

Capitolo 1

Non c’erano scuse.

Giornate come quella ti succhiavano via la voglia di vivere.

Non che lui ne avesse tanta, intendiamoci. Avrebbe preferito morire annegato nel Lago Nero piuttosto che distruggersi così.

E mentre guardava il cielo incupirsi sempre di più, le chiome degli alberi scuotersi, la superficie dell’acqua incresparsi, Draco pensava a come era cambiato in quei pochi mesi.

Se qualcuno un anno prima gli avesse detto “Ehi, guarda che la tua preoccupazione quotidiana tra 360 giorni non sarà quella di vincere la coppa delle case o di rompere quotidianamente a Potter. Non, no, no. Tra 360 giorni ogni mattina prima di andare a colazione, ogni pomeriggio prima di iniziare la lezione di Incantesimi, ogni sera prima di immergerti nel torpore del tuo letto tu penserai che sei in pericolo di vita. Tu, tua madre e il tuo migliore amico. E inizierai a rimuginare sul fatto che se non porti a termine il  compito che Lord Voldemort ti ha assegnato, il carnefice di questi omicidi sarà Lucius Malfoy, ovvero tuo padre…”, Draco lo avrebbe preso per un pazzo lontano parente della Cooman.

Ma osservare il parco in quel pomeriggio uggioso di Marzo gli faceva spegnere dentro di se anche quella scintilla piccolissima che aveva nel petto da una settimana a questa parte. Un’idea folle, che solamente un matto avrebbe potuto attuare. Non poteva fare ciò che voleva. Non poteva essere padrone della propria vita, del proprio destino. Si sentiva sola una marionetta nelle mani di un perfido burattinaio che appena questa si scrosta un po’ la butta via.

E lui non voleva di certo essere buttato via. A sedici anni è un po’ presto per ritrovarsi con altre migliaia di burattini giovani e vecchi in un secchio della spazzatura.

Invece gli altri non capivano niente.

E lui non capiva gli altri.

Come potevano essere così superficiali tutti qui ragazzi e tutte quelle ragazze che passeggiavano nel parco, cercando di rimorchiare qualcuno facendo occhiolini a destra e a manca? Quale era il loro massimo impedimento? Aver finito il lucidalabbra brillantinato? Non poter avere la nuova scopa da corsa in vetrina a Diagon Alley? Illusi, stupidi, materialisti.

 

 

E una stretta gli chiudeva il cuore quando pensava che fino a poco prima anche lui era così. Presuntuoso, arrogante e materialista.

Ma sotto sotto a Draco mancavano i vecchi tempi.

Quando camminava per i corridoi di Hogwarts trionfante insieme a quei due idioti di Tiger e Goyle. Quando passava le nottate ai festini Serpeverde organizzati da Nott ubriacandosi con Blaise. Quando a pranzo andava comodamente a fare una capatina al tavolo dei Grifondoro per spara qualche frecciatina verso Lenticchia e Sfregiato, ottenendo la reazione a catena della rabbia della Zannuta.

Quando ancora non aveva il peso della morte di Albus Silente sulle spalle.

Quando ancora giornate come quella non gli succhiavano la voglia di vivere.

E lui ne aveva veramente poca.

 

 

“Hermione, io continuo a dirti che Malfoy sta tramando qualcosa. Esclamò Harry Potter nella sala comune di Grifondoro facendo sobbalzare due bambinette del primo anno.

“Ed io HARRY, continuo a ripeterti inutilmente che stai diventando veramente paranoico con questa faccenda di Malfoy”. Rispose a tono Hermione mentre sferruzzava, comodamente accucciata in una morbida poltrona davanti al caminetto, un berretto azzurro da elfo.

“Paranoico?” continuò sulla sua strada il ragazzo “E io sarei Paranoico? Mi sbaglio o sei tu quella che al terzo anno aveva paura che la scopa mandatami da Sirius fosse stata stregata e l’hai consegnata alla McGrannit? O forse ero io, già… forse ero io quello che si è preso la briga di assillarmi per tutto quest’anno con il libro del Principe Mezzosangue, già…”  e nel frattempo prese il libretto dalla copertina rovinata e lo sventolò sotto il naso di Hermione.

Intanto Ron passivamente lanciava occhiate fuggenti ai due.

Non che gli importasse più di tanto, ormai era un mese che andava avanti la stessa storia. Harry assillava Hermione, Hermione rispondeva a Harry, litigavano e la Grifondoro si alzava sbuffando e usciva dalla Sala comune. E poi lui aveva cose più importanti da fare al momento. Non che ne avesse voglia, chiaro ma quel…

“…tema di Pozioni Harry. Io l’ho finito da un secolo. Vi siete ridotti all’ultimo momento come sempre. Invece di assillarmi su cosa, quando e come Malfuretto di muove, dovresti iniziare a scriverlo… e poi non venire a lamentarti che Piton ce l’ha con te!”.

Harry sbuffando iniziò a camminare avanti e indietro “Ma sinceramente Herm, preferisco seguire Malfoy…” e prese dal tavolo accanto la mappa del malandrino sussurrando sottovoce delle parole tra le quali si potevano chiaramente riconoscere Solennemente e Intenzioni “… che fare uno stupido tema di Pozioni. Perché quando quella viscida Serpe combinerà qualcosa, e non guardarmi così Hermione, perché lo FARA’, credo che sarà stato più importante pedinarlo che scrivere ottanta centimetri sulle proprietà del Cavolo Messicano.

“Si, ma vedi di non coinvolgere  me e Ronald nelle tue mirabolanti imprese. Harry, si sta quasi dimostrando più maturo di te… avrà scritto almeno quindici centimetri e…”.

“INSOMMA BASTA!” sbottò Ron. “Non so se ve ne siete accorti ma io, qui, sto CERCANDO di migliorare la mia T in pozioni.” Disse alludendo alla pergamena che aveva davanti a se. “ Ma se volete potete scriverlo sempre voi, visto che non avete niente da fare oltre che litigare e…”.

Hermione si alzò prontamente dalla poltrona lanciando un incantesimo ai ferri in modo da farli sferruzzare magicamente per completare il berrettino al quale aveva aggiunto un “simpatico” pon-pon giallo. “Siccome non ho intenzione di stare a sentire altre vostre assurdità sul Cavolo Messicano o su i loschi piani di Malfuretto,” e a quest’ultima osservazione lanciò uno sguardo eloquente ad Harry “ vado a pattugliare un po’ i corridoi. Naturalmente Ron dovresti venire anche tu, ma dubito che riusciresti a finire quel benedetto tema, quindi fai anche con comodo. Dirò alla McGrannit che sei a letto con l’influenza. E indicò il dormitorio maschile.

Assottigliando gli occhi e mugugnando tra se Hermione Jane Granger uscì dalla sala comune facendo svolazzare i mantelli dei primini al suo passaggio. Guardò un’ultima volta se il berretto stesse procedendo bene e uscì dal buco del ritratto, sistemandosi il maglioncino color nocciola, che per la foga le se era alzato sopra l’ombelico.

E non era assolutamente un comportamento adeguato per una caposcuola.

 

Blaise Zabini era visibilmente preoccupato. Ma quando non lo era nell’ultimo tempo? Comunque aveva cercato Draco in lungo e in largo. Era entrato in tutti i dormitori femminili e maschili di Serpeverde (beccandosi insulti dagli studenti impegnati a fare qualcos’altro che non fosse dormire) ma del suo amico nemmeno l’ombra. Non c’era nemmeno nelle cucine, in Sala Grande, a pattugliare i corridoi…in erblioteca nemmeno ci aveva provato. Se lo avesse mai visto trafficare con i tomi polverosi di Madama Pince, allora si che si sarebbe messo a ballare nudo la salsa sul tavolo dei Tassorosso all’ora di Pranzo.

Ma da dove gli usciva fuori quel ridicolo sarcasmo? Forse perché negli ultimi tempi di momenti per farlo ce ne erano veramente pochissimi… forse perché era un po’ più di buon umore oggi. Si, decisamente. Ginevra Weasley che gli sorrideva mentre andava a colazione era un notevole cambiamento. E in meglio soprattutto.

Provò anche a fare una capatina nell’ufficio di Piton, forse Draco si trovava là. Ma oltre a due salamandre in salamoia nei rispettivi barattolini pieni di liquidi dall’aspetto decisamente poco gradevole non trovò nessunaltra presenza.

Doveva muoversi, o Lucius Malfoy si sarebbe arrabbiato.

Oh, si. Quelluomo non sopportava aspettare, soprattutto quando c’era in gioco una riunione di Mangiamorte in corso e alla quale mancava il suo unico erede.

Sgusciò tra un paio di ragazzi del quarto anno e uscì dal portone d’entrata per dirigersi verso il parco. Draco poteva trovarsi solo lì.

 

Non era normale vedere Blaise correre come un matto verso di lui. Insomma, non ci doveva essere tutta questa necessità di parlare. Si erano visti circa due ore prima… oppure…

“Cazzo, Dra. Finalmente ti ho trovato!” disse il ragazzo mente riprendeva fiato per la lunga corsa. “Sono due ore che giro per il castello e mi sono anche imbattuto in Pansy che era MOOOOLTO preoccupata per te.”.

Draco rimase impassibile a quell’affermazione. Cosa gliene fregava di Pansy Parkinson? Era una relazione basata su un rapporto inesistente. Ah si, un’altra trovata geniale del suo caro paparino.

Era basito di se stesso. Come aveva fatto a farsi manovrare per tanti anni?

“E di grazia, Blaise, mi diresti come mai hai sprecato il tuo preziosissimo tempo per venirmi a cercare?” chiese osservando l’amico. “Non fare l’idiota e vieni, è importante”. Rispose di rimando Blaise che gesticolava per la fretta.

“Mi sono appena seduto e non vedo perché dovrei alzarmi.”.

Sempre col suo fare strafottente. Il problema di fondo era un altro. Lui amava essere strafottente. Per quanto odiasse suo padre e i suoi ideali da maniaco gli piaceva essere superiore. Sentirsi migliore. Era una sensazione piacevole. E in questo, purtroppo, non sarebbe mai cambiato. Ne aveva intenzione di farlo.

“Alza subito quel tuo culo regale e vieni. Dobbiamo andare con la metropolvere a casa tua. Riunione e anche piuttosto importante da quanto ho capito.

La parola “riunione” gli fece andare il sapore della bile in bocca. Stava cercando di allontanare quell’aspetto della sua vita da se stesso il più possibile… e Voldemort organizzava una riunione e per giunta a casa sua?

Era così in pace con i suoi pensieri che avrebbe voluto dire a Blaise “Vai tu, non me ne frega niente. Io sto bene qui. E ci rimango.”. Ma erano solo fantasie. Stupide idee che non avevano senso. Cosa non avrebbe mai osato fare.

“Forse mi sono astenuto da un piccolissimo ed insignificante particolare Draco. Continuò il moro.

“Ovvero?”

“Siamo in ritardo di quindici minuti esatti, che diventeranno venti se non ti sbrighi. Non avrebbe mai osato fare qualcosa. Ribellarsi, porre un limite. E quando il marchio impresso a fuoco sulla sua pelle bruciò più che mai mise quella bolla che si era creata nella sua mente in un angolino ben nascosto, In un cassetto, chiusa a chiave, doppia mandata.

Anche perché ad una riunione di mangiamorte era più facile essere oggetti a Legimanzia di quante ne avesse Goyle di fare un indigestione prima di Cena.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

          Siamo noi i padroni del nostro destino

 

Capitolo 2

 

 

Tutti gli studenti di Hogwarts si chiedevano cosa diamine era preso quel pomeriggio alla Caposcuola Granger. Insomma, si, solitamente era severa. Anzi, molto severa. Ma si vede che qualcosa le era andato storto quel giorno… tutti accreditavano quest’ipotesi visto che non potevi lanciare un freesbe zannuto e vederti levati venti punti in un batti baleno.

“Sembra la piccola reincarnazione della McGrannitt.”. Sussurrò un Corvonero del sesto anno alla sua ragazza.

Dal canto suo, Hermione, stava sfogando tutta la sua rabbia su coloro che incontrava casualmente nei corridoi. Era addirittura riuscita a levare 10 punti a un’innocente primina chiacchierava con le sue amiche troppo attaccata al muro (naturalmente intralciando il passaggio degli altri studenti). Non che non se ne accorgesse, ma era come una valvola di sfogo a tutte le sue preoccupazioni. Il suo muro difensivo da perfetta studentessa modello piena di contegno minacciava di sgretolarsi da un momento all’altro. E prima o poi in quello spiraglio l’avventatezza avrebbe preso breccia e si sarebbe ritrovata a mettere in punizione qualche studente solo perché camminava tropo lentamente. Doveva rilassarsi, calmarsi, prendersi una pausa. Forse non doveva aggredire Harry… forse i suoi sospetti su Malfoy erano più che ben fondati. Ma insomma, era veramente fissato. Stava per ossessionarla e l’aveva mandata quasi sull’orlo della crisi isterica quando le aveva fatto saltare la lezione di Trasfigurazione (e la professoressa McGrannitt stava spiegando un argomento che si sarebbe ritrovata sicuramente al M.A.G.O) per parlarle di un affare serissimo.

Affare serissimo che si era rilevato la scomparsa dalla Mappa del Malandrino di Draco Malfoy durante la colazione.

Poi Ron che non faceva di parte.

Non si schierava né con Hermione, né con Harry.

Insomma, diamine, avrebbe dovuto prendere più in simpatia la decisione del suo migliore amico no? O forse Harry con quella storia di Malfoy stava davvero delirando?

 

Draco uscì tossendo da un camino in marmo nero, di fattura pregiatissima. Il cappuccio scuro del mantello calato sugli occhi, Blaise al fianco destro e il pugno sinistro stretto in una morsa. Nella sua stanza. Ecco dove si tenevano le riunioni dei Mangiamorte. Nella SUA stanza. Sicuramente suo padre lo aveva fatto apposta.

Impossibile che in un intero maniero di quattro piani non ci fossero sale adatte ai ritrovi dei seguaci di Lord Voldemort.

Il suo comodo letto a baldacchino era scomparso. Il suo armadio intarsiato sparito. Non c’era più niente che lo riguardava in quella casa ormai.

E non voleva ce ne fosse.

“Bene, ora che il signor Zabini e il signor Malfoy ci hanno onorato della propria presenza… possiamo iniziare la riunione.”. La voce proveniva da una poltrona nascosta nella semioscurità del luogo. Si intravedevano solo un paio di occhi vermigli, sottili, come quelli di un rettile, e una pelle pallida, bianchissima, come quella di un cadavere in decomposizione. Draco deglutì a fatica quella poca saliva che gli era rimasta e con occhi sprezzanti osservò il padre baciare un lembo della veste del Signore Oscuro.

“Il padrone perdoni il ritardo di mio figlio. Sa, in quella scuola, con quel vecchio… tutto è più complicato per questi giovani Mangiamorte. Sono controllati signore. Penso addirittura che Silente abbia capito qualcosa e…”.

“Basta Lucius.” Interruppe tagliente Voldemort “credo di aver già sentito abbastanza. Volevo informare che come potete notare, sotto espressa richiesta di Malfoy abbiamo cambiato luogo di riunione. Spero che a te, Draco, non dispiaccia.”. Draco sapeva benissimo a cosa alludeva quell’essere (perché non se la sentiva di chiamarlo in altri modi) disgustoso. Quella punta di sarcasmo nella sua voce. Quella gioia di farsi beffa di lui. Si che gli dispiaceva, Gli dispiaceva eccome.

Conficcò ancora di più le unghie nella carne, fino a farsi male. Blaise lo osservava perplesso… sentiva, però lo sguardo di qualcun altro che non era sicuramente l’amico soffermarsi sulla sua nuca. E lo vide. Vite Nott che cercava di penetrargli la mente. Voleva scavare più a fondo. Violare i suoi pensieri. Non poteva permettergli di andare a trovare tutto ciò che aveva chiuso a doppia mandata. Tutto quello che aveva estraniato da se stesso prima di entrare il quel maniero tanto odiato. Chiuse con un sigillo questa volta, quel piccolo cassetto dove c’era tutto ciò che gli era rimasto come speranza.

Quel poco che forse avrebbe salvato Blaise.

E sua madre.

Si concentrò sul pavimento, fisso un punto imprecisato accanto al piede destro e si calò ancora di più il cappuccio sul volto. Eppure quel formicolio odioso che gli prudeva dietro la nuca non accennava ad andarsene. Anzi, peggiorava di secondo in secondo.

“Ho indetto questa semplice e breve –spero- riunione per una questione che riguarda da vicino gli ultimi arrivati. I qui presenti Malfoy junior e Blaise Zabini.”. Disse accennando con una pallida mano ai due ragazzi.

“Vedete miei fedeli, i tempi stringono. L’Ordine della Fenice ha scoperto informazione che non –mi rammarico per l’incompetenza di alcuni di voi- doveva assolutamente SAPERE.”. Lord Voldemort si alzò in piedi sottolineando l’ultima parola. Si avvicinò a Draco. Lo guardò fisso negli occhi. Fece di tutto per estraniare i suoi pensieri.

Chiuse la sua mente.

“Ebbene, i tempi vanno accelerati. Zabini, Malfoy… voglio Albus Silente morto. Entro due mesi. Non di più. Oppure…”

Una raccapricciante mano bianca sbucò da sotto il mantello scuro prendendo il mento di Draco e sollevandogli la testa.

Il Serpeverde si sentì montare il sangue al cervello. Le viscere gli si contorsero. Sentì la pelle bruciare sotto il tocco di quello essere viscido, la testa gli girava, la nausea rimontava dentro di lui. Aveva una gran voglia di vomitare lì, davanti a tutti. Ma il suo contegno da Malfoy gli permise di trattenersi.

“…sapete cosa aspetta ai traditori. E agli incapaci. Non mi sono mai piaciute le persone deboli Draco. Come tua madre intendo. Qui non c’è posto per coloro che ripensano alle loro azioni all’ultimo momento. Non si può uccidere un babbano e poi piangere sul suo cadavere. O sei con me… o contro di me.”.

Draco non si era mai sentito tanto male in vita sua.

Mai. Nemmeno quando suo padre gli aveva lanciato cinque Cruciatus di seguito. Mai.

Ma nessuno sa quello che può Lord Voldmort.

D’altronde Tom Riddle aveva ancora tante risorse.

 

 

 

Lo so. Lo so. Il capitolo è cortino.

Però sto suddividendo la fic in tanti capitoli, e questo e il primo sono più transizioni ovvie. I veri fatti Draco/Herm si svolgeranno dal prossimo in poi quindi non preoccupatevi. Entro Lunedì aggiornerò! Ecco i ringraziamenti…

 

SnowWitheQueen: Grazie, spero tanto che continuerai a seguire la fic. Lo so, come primi capitolo questi due sono pochino, ma come ho già detto i fatti si svolgeranno dal terzo in poi. Questi due capitoli sono solo per chiarire un po’ le cose e mettere la situazione attuale dei personaggi in luce. Baci Iso

 

caith_rikku: Mi fa piacere che ti piaccia come ho descritto i pensieri di Draco. E’ un personaggio che mi piace moltissimo, è devo dire che spero la cara mamma Rowling non lo metta in disparte nel settimo libro della saga. Baci Iso

 

sana87: Lo so, ricadere OC è molto facile e sto cercando di rimanerci il più possibile. Ho letto moltissime storie che riuscivano perfettamente a far restare Draco come l’originale, ma anche altre che lo fanno sembrare il principe azzurro romanticone che prende Herm e la porta via su un cavallo bianco. Ihihih… spero di non andare a finire così anche io! Baci

Iso

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Siamo noi i padroni del nostro destino

Siamo noi i padroni del nostro destino

 

Capitolo 3

 

Una nuvola di fuliggine e polvere uscì da un bellissimo caminetto in marmo precedendo Draco e Blaise.

I due si ritrovarono nella stanza della Necessità, in silenzio, nessuno dei ragazzi osava proferire parola. Blaise voleva semplicemente non parlarne. Conoscendo l’amico non avrebbe cavato un ragno dal buco per le prossime ventiquattro ore, ottenendo solo sfrecciatine velenose e grugniti in risposta. Dal canto suo il biondino non aveva voglia di parlare. E sinceramente nemmeno di pensare. Cosa avrebbe dato per essere uno di quei normalissimi e stupidi studenti che popolavano il castello? Loro non avevano preoccupazioni, no. Ora magari erano nei propri dormitori, sicuri del proprio futuro. Magari si stavano preparando per qualche festino notturno organizzato dai Corvonero del settimo anno… forse stavano ripassando per il compito di Storia della Magia, o forse studiavano nuove tattiche per la prossima partita di Quidditch.

Senza lanciare un cenno a Blaise e in religioso silenzio prese la porta e uscì nel corridoio solitario e silenzioso dove Tiger e Goyle facevano la guardia vestiti da ragazze.

“Muovetevi idioti. Abbiamo finito qui. Potete tornare ad ingozzarvi nelle cucine. Pronunciò acido. “Dite a Blaise che ci vediamo a cena. E li congedò con un cenno della mano.

Si incamminò per i vari corridoi e scale del castello fino ad arrivare al secondo piano.

Davanti a lui il bagno di Mirtilla Malcontenta. Quella spocchiosa ragazzina fantasma era una vera tortura, ma si trovava nell’unico luogo dove poteva stare in pace qualche minuto senza nessuna compagnia intorno tranne quella di un fantasma-fontana e qualche ragno.

Aspettò che per il corridoio non passasse più nessuno e con fare sospetto sgusciò dentro aprendo velocemente la porta. Lanciò prontamente un incantesimo sussurrando delle frasi con la bacchetta puntata verso la vecchia serratura arrugginita. Non si preoccupò nemmeno di mettere un muffilato a protezione delle mura e non fece caso nemmeno a Mirtilla che si buttava in un gabinetto spruzzando acqua da tutte le parti.

Quando ebbe fatto si buttò vicino alla porta di uno dei bagni femminili e coprendosi il volto con le mani poté dare sfogo a tutta la frustrazione che si teneva dentro da tempo scoppiando in un pianto dirotto.

 

“Caposcuola Granger?”.

Hermione si ridestò dal torpore che le era preso mentre pattugliava i corridoi con  Malthus Smith, un odioso ragazzo di Tassorosso con i capelli biondi. Sentiva una fastidiosa vocina di bambina nelle orecchie ma visto lo stato dei suoi neuroni poteva benissimo essere un elfo domestico.

“Capscuola Granger?”.

Questa volta una mano le tirava la divisa.

Eh si, era proprio una bambinetta del primo anno con due lunghe trecce scure che la chiamava…

“Emh… si scusami… saresti?” “Sono Dorothea Brickens Caposcuola Granger. Sono di corvonero, primo anno.” Disse fiera puntando con il dito lo stemma che aveva sul maglioncino grigio.

Ricomponendosi in tutta la sua normalità Hermione si rimise sull’attenti e chiese il più dolcemente possibile “Si Dorothea, dimmi pure cara…”.

“Il bagno al secondo piano Caposcuola Granger. Io e delle mie compagne volevamo entrare, ma la porta non si apre.  Si sentono dei singhiozzi… come se qualcuno piangesse. Volevamo provare ad entrare ma nemmeno con un Alomhora ci siamo riuscite e…”

Si Dorothea, non preoccuparti, vado io a dare un occhiata ok? Ora torna in dormitorio che tra poco è ora di cena.”. La ragazzina la prese in parola e dopo un breve ringraziamento si avviò verso la sua sala comune insieme da due premine che la seguivano a ruota.

Lanciò un’ occhiata Smith che incurante del suo dovere di Caposcuola si era appoggiato al muro cercando di rimorchiare ogni ragazza che passava. Era intento a fare l’occhiolino a una moretta abbastanza carina quando lo interruppe violentemente.

“Io vado a fare il MIO dovere da CAPOSCUOLA Smith. Ma visto che tu hai più attitudine a indovinare cosa c’è sotto la gonna di quella Serpeverde… beh, fai con comodo, tanto faro rapporto alla McGrannitt.”.

Smith si ridestò velocemente e a malincuore smise di fissare la cortissima gonnellina nera di Pamela Summers rivolgendosi alla Grifondoro.

“Fai come vuoi Granger. Io ho ben altro da fare ora. Non so se lo hai notato ma sono OCCUPATO al momento.”

Con passo furente Hermione si diresse verso il secondo piano.

FOTTITI SMITH!” gli urlò quando si era ormai allontanata di parecchi passi dal ragazzo.

“ALTRETTANTO GRANGER!” gli urlò lui di rimando e cercò di imboccare la direzione che credeva avesse preso la Summers.

 

Cercando di sbollire la rabbia Hermione a passo di marcia scese le scale e arrivò davanti alla famosa porta incriminata.

Si sentivano degli strani rumori provenire dall’interno. E lei credeva fosse solo un’altra trovata di quella svampita di Dorothea Brickens per farle perdere la pazienza!

Ci mancava solo un molliccio nello sciacquone o un avvicino che organizzava un party nello scarico e ora si che la sua giornata sarebbe migliorata, e anche notevolmente!

O forse, più probabilmente, era Mirtilla in preda ad una crisi isterica visto l’ultimo rifiuto di Harry di suicidarsi dalla Torre di Astronomia per stabilirsi con lei nel bagno e vivere eternamente felici e contenti.

Si, probabilmente era Mirtilla.

Le avrebbe fatto passare la voglia di chiudere i bagni a chiave in modo che le primine non riuscissero ad aprirli usando la bacchetta, oh si…

Provò a forzare la maniglia ma niente.

Pronunciò oltre ad Alomhora una serie di complicati incantesimi di sua conoscenza sena ottenere però alcun risultato.

Avrebbe dovuto trovare una soluzione migliore…

Blaise era sdraiato supino nel suo letto. Osservava tristemente il soffitto perfetto, cercando un imprecisione, qualcosa su cui posare il proprio sguardo e probabilmente che avrebbe fissato fino all’ora di cena, estraniandosi da tutti e tutto.

Non era mai stato tanto preoccupato in tutta la sua vita. E non per lui.

Per Draco.

Come se non sapesse che ogni tanto il biondino correva nel bagno delle ragazze di Mirtilla Malcontenta al terzo piano per uscirne ore dopo con gli occhi gonfi che nascondeva abilmente a tutti.

Ma non a lui. Forse perché Blaise lo conosceva da troppo tempo, forse perché era una cosa della seria “sesto senso, ma capiva ogni stato d’animo di Draco.

Non gliene fregava nulla della sua vita.

Gli importava più che altro del fatto che Draco si stesse struggendo per tutto questo. Ed era strano vedere l’altezzoso Draco Malfoy così debole, quasi malato in quegli ultimi tempi.

Ma naturalmente cosa poteva fare?

Ribellarsi al Signore Oscuro?

A Lucius Abraxas Malfoy?

Il suo potere si limitava a fissare il soffitto e a cercare un piccolo difetto, una semplicissima imprecisione su cui posare l’occhio per un’ora.

Un mese.

Un’eternità.

 

Era stufa di quella situazione.

Oh, sì se lo era.

CAVOLO.

Erano circa venti minuti che provava inutilmente ad aprire quella maledetta porta ma nulla. Nulla.

Non si smuoveva di mezzo millimetro. Odioso ammasso di legno!

Provò con un ultimo incantesimo, sicura di un insuccesso e con un leggero scatto la serratura si aprì ed Hermione entrò lentamente, facendo cigolare la porta.

“AVANTI MIRTILLA, BASTA CON QUESTA STORIA. Esci fuori e parliamone, non puoi trasformare in un lago questo bagno.”. Disse autoritaria. Ma Mirtilla Malcontenta non uscì da nessuno dei cunicoli e il bagno sembrava vuoto.

Accipicchia.

 

Cazzo.

No, non poteva essere.

Per favore, tutto, ma quello no.

Non poteva essere che Hermione Granger, alias Mezzosangue Zannuta fosse entrata in quel bagno proprio ora. “AVANTI MIRTILLA, BASTA CON QUESTA STORIA. Esci fuori e parliamone, non puoi trasformare in un lago questo bagno.”.

Pensava ci fosse il fantasma piagnone. Perfetto. Chissà che faccia avrebbe fatto quando lo avrebbe visto conciato in quello stato... Tanto valeva vegetare là per terra ed spettare che la Babbanofila facesse la sua scoperta.

Su avanti Granger. Vieni.

Viene a vedere come mi sono miseramente ridotto e fatti quattro risate con Potty e Donnola.

Cosa aspetti?

Non saresti la prima a prenderti gioco di me… e nemmeno l’ultima.

 

Hermione girò l’angolo, alla ricerca della ragazza-fantasma.

“Avanti Mirtilla, smettila, non ho voglia di giocare, lo sai benissimo. Tra poco è ora di cena e devo anche ripassare Artimanzia, poi vorrei fare quattro chiacchere con Ginny e se proprio devo dovrei scrivere a Vict…”

In quel preciso momento il sangue di Hermione si gelò nelle vene.

Il suo cervello si fermò.

Dovette aspettare qualche secondo prima di capire cosa cavolo stesse succedendo per metabolizzare bene l’immagine davanti a se.

Draco Malfoy, a terra.

Il volto scarno, due occhiaie terribile spiccavano sotto gli occhi argentati, la pelle più pallida che mai, i capelli scompigliati e non perfetti come al solito.

Lacrime.

Lacrime che scorrevano evidentemente fino a poco prima sul suo volto.

Non aveva mai visto il Principe di Serpeverde in quello stato.

E rimase shoccata in silenzio per diversi minuti.

Fu proprio lui a prendere parola.

Cosa vuoi Mezzosangue?” chiese tagliente.

Ma si vedeva. Si vedeva che fino a poco prima il ragazzo aveva pianto. Lo testimoniava la voce pericolosamente incrinata e gli occhi arrossati.

“Io… Malfoy… Mi dispiace…vedi…non…” Si sentiva addirittura imbarazzata davanti ad una simile scena pietosa.

Trovare Malfuretto in quella situazione non era una cosa di tutti i giorni.

“Non sai nemmeno parlare Granger?” aveva ripreso ora il solito tono di superiorità. Ma era rimasto lì.

Per terra, come in segno di sottomissione. Di arresa.

“Io… tu non dovresti essere qui Malfoy.” Risolse Hermione autoritariamente riprendendo controllo di se stessa “E’ un bagno femminile e lo sai benissimo.”.

Malfoy fece spallucce e si alzò velocemente.

Se il problema è questo… io vado. Salutami Lenticchia e Potterino. A mai più rivederci Mezzosangue.”.

E senza dire altro imboccò velocemente l’uscita.

Hermione Jane Granger non era mai rimasta tanto sconvolta in vita sua.

 

 

 

 

 

Ed ecco il capitolo dove le cose cominciano a farsi più interessanti miei cari!

Bene, ora si procede con i ringraziamenti!

Iso

 

 

Sana87à Grazie grazieeeeee. Cara non preoccuparti da ora in poi le cose si faranno sempre più interessanti vedrai! Baci e alla prossima” ISO

 

Caith_rikkuàHo cercato di usare il tuo consiglio sull’incisività della frase. Mi trovo pienamente d’accordo con te! ^_^ Bene, in ogni caso rivedremo zio Voldie molto spesso nei prossimi capitoli quindi… beh, lui e Draco (ma non solo Draco) avranno altri incontri! Baci ISO

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

 

Forse era rimasta così per ore.

Anni.

Secoli.

Nemmeno lei lo sapeva. Era semplicemente e puramente sconvolta.

Quello che ava visto era paradossalmente strano. Non era normale. Non nei suoi schemi.

Anzi, sicuramente fuori da essi.

Entrò in Sala Grande per la cena. Harry era seduto accanto a Ginny. Parlavano di Quidditch. Ron con Seamus discuteva della prossima gita a Hogsmeade che si sarebbe tenuta il giorno seguente.

Decise per un po’ di dimenticare le sue preoccupazioni e le bislacche teorie sul biondo Serpeverde e partecipò animatamente alla discussione. Si sedette accanto a Neville, prese un po’ di Pollo e iniziò a mangiarne una coscia. Ron dal lato opposto del tavolo, davanti a lei, faceva lo stesso, divorando i brandelli di carne e continuando a discutere di Zonko mentre masticava.

“E’ disgustoso Ron. Potresti essere un po’ più… meno animale?” mormorò con scetticismo Ginny.

“Non sofo affraitoai quello che fac…!”. Hermione roteò gli occhi “prima di parlare come un cavernicolo che non mangia da mesi e si sta strozzando con il cibo... INGOIA.”.

Lentamente Ron deglutì mandando giù il boccone con un po’ di succo di zucca.

“Ah… donne… ghghg… lo so che alla fin fine mi trovano attraente vero Seam. Soprattutto tu Herm…” e ammiccò all’amico alla sua sinistra.

“RONALD WEASLEY, sei l’essere più disgustoso di questo mondo!”. Se doveva stare con delle bestie tanto valeva tornare in Sala comune a leggere un po’ no?

Si alzò dal tavolo facendo cadere delle zucchine lesse e rimettendosi la borsa in spalla filò per i corridoi con l’intenzione di leggere il suo nuovo tomo di Natiche Rune in santa pace.

 

Finalmente eccola.

Hermione era scesa a cena e quindi aveva finito la ronda.

Perfetto.

Aveva aspettato che arrivasse per iniziare a mangiare.

Voleva bene a Hermione. Forse più che bene.

Si, sicuramente più che semplice affetto era quello che provava Ron Weasley per Hermione Granger.

E stava cercando di farsi notare ultimamente. Eseguendo i compiti.

Studiando di più.

Ma nulla era servito.

Hermione invece di avvicinarsi come un chiodo di ferro ad una calamita si allontanava come mandata via dal polo opposto.

Quella sera si sentiva particolarmente euforico.

Aveva finito i compiti. Il giorno seguente sarebbe andato a Hogsmeade e lì sicuramente avrebbe conquistato Hermione regalandole una civetta.

Forse le sarebbe piaciuto non contare sempre su Edvige o suoi gufi della scuola.

Ne aveva vista una marrone, bellissima, dal manto soffice e macchiettato di striature color crema.

Aveva due profonde iridi dorate, come quelle di Hermione.

Era andato all’Emporio Gufo nell’ultima uscita che avevano fatto e con la scusa di dover correre assolutamente al bagno si era allontanato da Harry ed Hermione mentre ammiravano gli ultimi articoli di Zonko.

Vagava da quasi un’oretta per le piccole vie innevate, con la speranza di trovare qualcosa di speciale per la Grifondoro prima che gli amici si accorgessero della sua prolungata visitina al bagno, considerandola altamente sospetta, quando per curiosità (o forse disperazione) era entrato a vedere che nuovi gufi c’erano all’Emporio.

Aveva passato in rassegna diverse gabbie. Un allocco nero come la pece, a parere della commessa velocissimo e molto affidabile, una civetta delle nevi come Edvige ma con due bellissimi occhi blu, un gufo dalle lunghe ali ramate, abile nel trovare i destinatari senza essere scoperto.

E poi, non ancora soddisfatto, si illuminò di gioia alla vista della bella civetta dagli occhi profondi, identici ai suoi e ne era rimasto incanto.

Quale migliore regalo per Hermione?

L’aveva fermata con una piccolissima caparra usando i pochi galeoni che si era portato quel giorno per Mielandia e il negozio di scherzi, e aveva detto alla commessa che entro il mese successivo sarebbe ripassato a portarla via.

Aveva risparmiato galeoni giorno dopo giorno fino ad arrivare ad una cifra poco inferiore a quella richiesta. Alla fine Fred e George gli avevano concesso un piccolo prestito (richiedendo poi per la restituzione molti interessi).

Ed ora era pronto per sorprenderla. Si, era davvero pronto.

Gli occhi gli si illuminarono quando vide Hermione sedersi avanti a lui, con la camicia perfettamente inamidata e la cravatta stretta fino a mozzarle il respiro.

Stava veramente morendo dalla fame. Hermione prese del pollo con le zucchine.

Prese anche lui una coscia di pollo e l’addentò. Iniziò a mangiare con foga. D’altronde era a digiuno da due giorni no?

Ginny iniziò subito a rimproverarlo… “E’ disgustoso Ron. Potresti essere un po’ più… meno animale?”.

Ehi, stesse zitta lei che quando era piccola spiaccicava la pastina preparata da Mamma Weasley sul muro della cucina facendola andare su tutte le furie!

“Non sofo affraitoai quello che fac…!” cavolo.

Troppo tardi si accorse di aver fatto una cosa che Hermione odiava. Forse più di tutte.

Parlare con la bocca piena.

Cavolo.

Decise di recuperare un minimo di autostima.

Forse Hermione si sarebbe calmata…. O no?

 

“Ah… donne… ghghg… lo so che alla fin fine mi trovano attraente vero Seam. Soprattutto tu Herm…”.

Non seppe nemmeno come se ne uscì con una battuta tanto idiota e superficiale. Seppe solo che la bocca dopo avere mandato giù carne di pollo e succo di zucca sì aprì e fece uscire le parole da sola.

E seppe solo che Hermione si era alzata rispondendo a tono dal tavolo facendo roteare zucchine da tutte le parti.

 

 

Stupido Weasley.

Ma d’altronde cosa poteva aspettarsi da il figlio di due maghi del genere?

Come al solito aveva sicuramente fatto qualcosa di insano, visto che la Granger era imbestialita ed era uscita con violenza dalla Sala Grande prima di consumare la sua cena.

Ma cosa cavolo faceva?

Si metteva a spiare la Granger? Dopo quello che era successo?
Si diede mentalmente del matto.

O forse si, lo era oramai, visto il modo in cui Pansy gli si appiccicava come un piovra ad uno scoglio…

“Dracuccio… che ne dici di andare in dormitorio? Sai… solo noi due…”

Con fare comunque regale Draco alzò scettico un sopracciglio.

“Oh, sicuro Pansy, Io andrò in dormitorio. MA SENZA di te. Sono stato abbastanza chiaro?”.

Era stato rude vero.

E non c’era nemmeno motivo di esserlo. Spesso Pansy gli aveva fatto certe proposte e lui aveva accettato di buon grado. Ma non aveva proprio voglia di averla attaccata tutta la sera…. E poi aveva bisogno di un antistress per sfogare la sua rabbia no?

Cosa c’è Draco? Ti sei stufato di me? Da quando compi una di quelle tue missioni “speciali” per il Signore Oscuro mi trascuri sempre di più.”.

In silenzio Il Serpeverde si alzò dal tavolo indagando su Blaise con il suo sguardo argentato.

Raccolse velocemente le sue cose e si diresse nella Sala Comune di Serpeverde.

Rimase in silenzio per tutto il tragitto, mormorò solo la parola d’ordine (“Unicorno”) quando entrò nella buia e fredda sala attraverso il ritratto.

Non mosse le corde vocali nemmeno quando Blaise, dopo averlo velocemente raggiunto, iniziò a fargli domande indagatorie sul suo atteggiamento.

Si tirò semplicemente le tende a baldacchino intorno al bellissimo letto pensando che forse una pausa il giorno dopo gli ci sarebbe proprio voluta.

Sarebbe andato a Hogsmeade, per un giorno, piccolo e innocente giorno di libertà dal suo odioso compito.

E gli serviva anche un nuovo gufo.

Il suo era stato ferito da un Tersthal di quel babbanofila mezzo gigante del guardiacaccia. Avrebbe preferito una civetta, forse…

Ma tutto ciò avvenne in silenzio.

Ultimamente, tanto, era quello che Draco Malfoy faceva più spesso.

Rimanere in silenzio a pensare…

 

Appena vide una chioma fulva maschile sputare dal ritratto della Signora Grassa Hermione chiude pesantemente il suo tomo di Artimanzia e dando velocemente la buonanotte a Ginny corse nel suo dormitorio.

Sentì la voce di Ron gridare già dalle scale qualcosa come “’Notte ‘Mione…”, ma la ignorò semplicemente.

Si cambiò, spense la luce, e piena d’interrogativi s’infilò sotto alle coperte, pronta per una gita ad Hogsmaeade.

 

 

 

Ed ecco il 4° capitolo. La storia sarà piuttosto lunghettina… credo sui venti e qualcosa capitoli, se non di più, quindi armatevi di pazienza!

Ecco i ringraziamenti.

 

 

Sana87àSi mia cara… nel prossimo capitolo si vedranno sfrecciatine a destra e a manca…Soprattutto per il fatto del gufo. Ma non ti anticipo nulla! Grazie per la recensione! ISO

 

YunaàEh, si povero Draco… ma possiamo sempre andare noi a consolarlo no?

Baci Iso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Siamo noi i padroni del nostro destino

Capitolo 5

L’aria era frizzante. Il cielo terso, senza nuvole. Una piccola brezza mattutina svogliatamente faceva muovere le pigre foglie del Platano Picchiatore. La superficie del lago era leggermente increspata, minuscole ondine di tanto in tanto si rompevano scrosciando sulle rive erbose, rilasciando una morbida schiumetta bianca.

S’intravedeva solo una figura sugli spalti del campo da Quidditch, appena scesa dalla scopa – probabilmente Harry- e un paio di studentesse che si godevano l’alba sotto i portici del castello.

“Una perfetta giornata per andare a Hogsmaeade non trovi Hermione?”.

Lavanda Brown si stava aggiustando i capelli in un’acconciatura che avrebbe richiesto almeno 20 forcine con il risultato di un forte mal di testa per la ragazza stessa.

Nel frattempo lanciava occhiate furtive verso Hermione Granger, ancora nel suo infantile pigiama rosa con gli struzzi, affacciata alla finestra, che aspettava il suo turno per entrare nel bagno, al momento occupato da Calì.

Quella so-tutto-io dentona aveva litigato la sera prima col suo Ron-Ron, facendolo sicuramente soffrire.

E cosa c’era di meglio per un ragazzo sofferente per pene d’amore che una dolce, bella, affascinante, dolce e soprattutto con un’acconciatura fantastica ragazza bionda? Con soddisfazione Lav-Lav si sistemò l’ultima odiosa molletta attendendo la risposta della Grifondoro.

Ottenne solo un mugugno. Meglio, ciò significava che la secchiona era di cattivo umore, e quindi con poco interesse per un certo rosso di sua conoscenza.

“Bene, ci vediamo di sotto. Io vado.”. E dandosi un’ultima occhiatina ai capelli scese dalle scale del dormitorio socchiudendo la porta.

Hermione stava ancora osservando il paesaggio. Quella bellissima alba che sorgeva le dava un certo senso di calma, serenità e tranquillità, escludendola dal resto del mondo e soprattutto dai suoi pensieri.

Che ovviamente erano rivolti a Ron Weasley e a Draco Malfoy.

Calì la ridestò facendo un urletto di disappunto, mentre apriva l’armadio.

Una quantità abnorme di vestiti uscì sommergendola. Si sa, l’ordine non era il forte delle sorelle Patil.

Dove cavolo la trovo ora la borsetta… maledizione!” scostò un paio di pantaloni a vita bassa, un cappottino corto, un paio di sandali e un cuscino a forma di cuore viola.

“Granger, tu l’hai vista?”.

Hermione si voltò alzando gli occhi al cielo e roteandoli disperatamente.

“Innanzi tutto io HO UN NOME Patil…” l’altra non fece commenti in proposito, alzò simultaneamente un sopracciglio e si limitò ad annuire. “E poi, dico, non la vedi. E’ davanti a te.”.

E Hermione indicò una graziosa tracolla fatta all’uncinetto, rosa con ricami bianchi.

Innanzitutto lo conosco il tuo NOME Granger.” Calì si avvicinò alla borsetta, indicandola acidamente. “E poi, dico, che cavolo di senso dell’estetica hai? Conosci qualcuno che abbinerebbe mai quella borsa ad una minigonna nera con strass? Hai bisogno di andare in un centro di recupero GRANGER.”.

Calì sottolineò l’ultima parola con particolare sarcasmo e poi prese i guanti per scendere in sala comune, lasciando Hermione incavolata, senza un tubo da mettersi e con il bagno allagato dal bagnoschiuma “Tesori d’Oriente, fiore della Passione, per sedurre il tuo uomo.”.

Ma lei chi cavolo doveva sedurre?

Ginny era finalmente pronta. Oh, si. Si era maledettamente alzata presto quella mattina. Doveva andare in gita a Hogsmeade. Dove c’era anche Harry.

Harry.

Cinque lettere che la facevano sussultare ogni volta che venivano pronunciate.

E questa volta era sicura che sarebbe stato bello farle uscire dalla proprie labbra dopo aver sfruttato queste per qualcos’altro che impiegasse anche quelle del Prescelto.

Al diavolo Dean Thomas, suo fratello Ron e la madre.

A lei piaceva Harry da secoli.

Ed ora non era più la bambinetta che andava in giro per casa cercando il suo pullover indossato “casualmente” dal gatto. Ginny aveva voglia di tentare. Di lasciarsi andare, comunque sarebbe poi degenerata la cosa.

Ginevra Weasley non aveva mai voluto tanta voglia d’avventura.

Lo stesso non si poteva dire di Draco Malfoy.

Il biondino era sceso subito all’ingresso, pronto per andare, con venti minuti d’anticipo.

Ecco, per quella volta avrebbe lasciato perdere suo padre, i Mangiamorte, l’armadio svanitore e Silente.

Per quella volta sarebbe stato solo un semplice diciassettenne da Zonko, che faceva scorta di caccabombe, o un ragazzo da mielandia, che assaporava tutti i tipi di dolciumi, o un adolescente che bevevo una buona Burrobirra ai Tre Manici di Scopa, lanciando occhiatine fugaci alle ragazze, uno studente di Hogwarts che aveva bisogno di un nuovo gufo.

Per una volta Draco voleva semplice monotonia.

Solo tranquillità, piattezza, normalità.

E forse era anche chiedere troppo.

Si, forse.

Dilemma, dilemma.

Cosa scegliere?

Ok, diciamocelo, ora che le sue “simpaticissime” compagne di stanza erano sfollate dalla camere Hermione aveva una marcia in più. Oh, si, la situazione era decisamente più sottomano.

Si era fatta una doccia energizzante (usando però il suo bagnoschiuma alla Crema Pasticcera e facendo completamente evanescere dal bagno quello di Calì), lavandosi anche i capelli. Ora era avvolta nel suo caldo accappatoio bianco, indossava le pantofole con le ranocchie ballerine e era davanti al suo armadio.

Le camicie della divise erano ordinatamente piegate su un piano.

I maglioncino e le gonne su un altro.

Le cravatte appese vicino allo specchio e le scarpe allineate nell’ultimo scaffale.

Gli altri vestiti, depositati con cura nei cassettoni, con i berretti e le sciarpe.

Ora si trattava solo di scegliere. Solo.

Solitamente sceglieva in base alla comodità i suoi vestiti. Raramente aveva ceduto alla tentazione di vestirsi “provocante” o “glamour” come esclamava spesso la Brown.

Si, certo, dal terzo anno in poi si era più lasciata andare. Ma si sentiva sempre più a suo agio quando aveva la camicia della divisa e il mantello.

Ma forse quella non era la giornata buona per tentare?

Era o non era la migliore amica di Ginny Weasley?

Era o non era il caso che anche lei andasse in cerca di avventure?

Erano tutti in fila.

Grifondoro, Serpeverde, Corvonero e Tassorosso dal terzo al settimo anno, pronti per uscire con Gazza che ficcava ovunque i suoi sensori.

Hermione era appena scesa, e beh… anche se nessuno la guardava si sentiva troppo osservata.

-cavolocavolocavolo. Ma come diamine mi è venuto in mente? Era meglio la divisa.-

Non si sentiva a proprio agio.

Per niente.

Cercò di sgattaiolare tra le ultime file, per confondersi tra la folla.

Troppo tardi. “Fortunatamente” Ron l’aveva intravista e le stava facendo segno con la mano di avvicinarsi.

“Cavolo Herm. Stai benissimo.”

Hermione mormorò qualcosa a denti stretti. Non si era scordato della sera prima? Oh, no, una nottata a farsi canne e a vantarsi con gli amici e tutto passa. Ma certo. Complementi Ron.

“Waoh. Sei tu Hermione Granger? No, perché, cavolo. Mi sa che ha una sorella gemella.” Ginny le fece un sorriso radioso da sotto il berrettino, e la abbracciò scompigliandole i capelli.

“Su chi vuoi far colpo è Granger? Confessa!”.

“Ginny?”

“Si?”

“Una sola parola. FOTTITI.”

“E’ quello che dovresti fare tu Granger. Per chi ti sei messa di gran tiro uh? Per qualche Troll di montagna? Non ne dubito. Solo quelli ti prenderebbero in considerazione…”.

Draco amava sfotterla.

Lei, Potty, Lenticchia e la Weasley più piccola.

Adorava farlo.

Ma prendere in giro la Mezzosangue gli dava ebbrezza, non so, soddisfazione in più… qualcosa di strano. Lo eccitava, sapeva di avere un ampio repertorio di battutine pungenti, e si divertiva a pensare in che modo la Granger gli avrebbe risposto poco dopo.

Quale modo migliore per tornare ai vecchi tempi durante i quali c’era solo Quidditch, ragazze, sfottere e ancora ragazze?

Quando ancora non sapeva nulla di riti di iniziazione per Mangiamorte, di armadi strani e di ordini dai superiori?

Ed era entrato in quella piccola conversazione con molta classe, facendo incazzare di brutto la Zannutona.

Ma non ci fu nulla.

Non accadde nulla, per essere più precisi.

Hermione fece finta di non sentire, si mise accanto ad Harry – che rimase altrettanto stupito da look della Grifoncina – e uscì dal portone, sentendosi pizzicare il naso dal freddo.

L’unica cosa che riguardò Draco fu uno sguardo.

Uno sguardo da quelle iridi dorate, ma non di vendetta, rabbia o frustrazione.

Di pietà.

Bene, ed eccoci, miei cari al quinto capitolo!

Vi lascio direttamente hai ringraziamenti e ne faccio uno solo a me stessa che comunque con tutti i piffero di impegni che mi ritrovo sono riuscita ad aggiornare abbastanza regolarmente!

Un urrà per ISO!

Sana87à purtroppo ti posso assicurare che io conosco un individuo che trangugia il cibo alla RON WEASLEY. E mastica a bocca parte SEMPRE. Non è abbastanza piacevole… ma purtroppo certi lumaconi esistono! Sigh sobMe tapina! Bacini Iso

Anfimissià Mi inchino a te, mia cara, che recensisci una mia fic! Non mangiarti tutte le manine sennò come aggiorni immagini da un matrimonio uh?? Grazie per i commenti mia cara… alla prossima. ISO

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