Forever

di isabel_benson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno al Campo Mezzosangue. ***
Capitolo 2: *** Gelosia. ***
Capitolo 3: *** Primo allenamento ***
Capitolo 4: *** La notte porta consiglio. ***



Capitolo 1
*** Ritorno al Campo Mezzosangue. ***


Sentii bussare alla porta :”Avanti Percy! E' ora di andare!”. Come immaginavo era mia madre. Guardai l'orologio al polso, era ora di partire, finalmente. Anche se avevo scelto di tornare a casa a New York per l'anno scolastico, non vedevo l'ora lo stesso di tornare al Campo Mezzosangue. Era come una seconda casa, una seconda famiglia. Li potevo essere me stesso ventiquattro ore su ventiquattro. Avrei rivisto Chirone, l'addetto all'addestramento degli eroi, avrei rivisto Grover, il mio migliore amico satiro. Ma soprattutto avrei rivisto Annabeth, la mia ragazza. Erano sei mesi che non la vedevo, che non la abbracciavo...
”Percy!? Ci sei tesoro?”, mi ero immerso nei pensieri, dimenticandomi di alzarmi e andare giù alla macchina. Aprii la porta con il borsone sulle spalle. Ero felicissimo all'idea di riabbracciare Annabeth, anche se l'avevo sentita per tutti questi mesi, non era la stessa cosa rispetto a vederla.
Salimmo in macchina dopo aver salutato il mio patrigno, anche se questa parola può sembrare brutta, Paul mi stava simpatico, ed ero contento che finalmente anche mia madre potesse essere felice.
Dopo un' ora e mezza di viaggio sulla macchina blu di mia madre arrivammo al Campo. Lei mi lasciò ai piedi della collina e dopo averla salutata mi incamminai verso il grande pino che segnava il confine del Campo. Il pino permetteva, con la sua magia, di non far vedere il campo agli umani. Prima di varcare il confine salutai Bolt, il drago che faceva da guardia al Vello d'Oro, il quale permetteva all'albero di far funzionare la barriera.
“Ehi Bolt! Ciao piccolo. Come sei cresciuto!” Gli dissi, grattandolo sotto il mento come si fa ai gatti. Lui mi leccò la mano tutto felice, poi mi avviai giù per la collina, questo è quello che pensavo di fare, perchè appena misi il piede dentro al Campo, una ragazza mi saltò addosso, coprendomi la faccia con i ricci biondi. Avrei potuto riconoscere quella chioma e quel profumo di vaniglia ovunque. Strinsi forte Annabeth e lei fece lo stesso. Poi sciolsi l'abbraccio e la guardai in faccia, era bellissima, non era cambiata di una virgola, tranne per il colore della carnagione che era meno abbronzata rispetto alla fine dell'estate, essendo ancora giugno. I suoi occhi grigi come le nuvole, ereditati dalla madre Atena, emanavano una felicità innata. Mentre la osservavo, lei osservava me e questo mi mise un po' a disagio. Poi con tutto il coraggio, la baciai delicatamente sulle labbra, Annabeth ricambiò il bacio. Quegli attimi sembrarono infiniti finchè una voce maschile famigliare non parlò, interrompendo il tutto.
“Grazie per la considerazione eh! Mi aspettavo almeno un 'ciao Grover, ti trovo bene!' “ disse il mio migliore amico, un po' scocciato. Io e Annabeth ci guardammo, poi io scoppiai a ridere.
“Ehi Grover! Ciao amico!” dicendo questo gli battei una mano sulla spalla e intravidi un sorriso.
“Vedo che hai trovato Annabeth” Disse lui, dimenticandosi di essere imbronciato.
“Eh già...” risposi un po' in imbarazzo. Annabeth mi prese la mano e me la stinse non troppo forte.
“Vedo che le corna ti sono cresciute!” osservai, cercando di cambiare discorso. Grover alzò un sopracciglio, come se qualcosa non gli quadrasse.
“Si....” disse sospettoso, poi mi sorrise. Era davvero strano, cambiava umore molto facilmente, come se fosse innamorato. Il che era un po' improbabile visto che lui e Juniper si erano lasciati.
“Ehi amico, ti va se dopo io e te facciamo quattro chiacchiere?” chiesi allora con tono indagatore. Lui annuì felice, come se non vedesse l'ora di dirmi qualcosa. Poi se ne andò con la scusa di lasciarci soli. Mi girai verso Annabeth, che era rimasta zitta tutto il tempo, stringendomi la mano. Sorrisi, rosso come un peperone, non so bene il perchè. Ci fu un minuto infinito di silenzio imbarazzante. Poi ci andammo a sedere su di una panchina li vicino, lontano da tutto e da tutti.
“Ehm....” dissi un po' imbarazzato.
Come non detto, un secondo dopo sentimmo un rumore di zoccoli al galoppo. Avrei scommesso cinque dollari che fosse Chirone, e di fatti era proprio lui. Appena lo intravidi mi alzai in piedi, sorridendogli. Poi rivolsi uno sguardo di scuse ad Annabeth, lei mi rispose con uno sguardo del tipo “non fa niente”. Poi sentimmo Chirone schiarirsi la voce, lui non era d'accordo sul fatto che noi stessimo assieme, per l'esattezza non lo erano gli Dei. In teoria noi semidei non dovremmo stare assieme, e poi i nostri genitori si odiano profondamente per diverse ragioni.
“Ciao Percy, come stai? Tutto bene?” chiese Chirone con la sua voce profonda ma rassicurante. Io gli sorrisi e risposi:
“Salve Chirone, tutto bene grazie”. Poi Chirone mi invitò ad andare a svuotare la mia unica borsa in cabina, forse per allontanarmi da Annabeth. Così a testa bassa mi avviai verso la cabina tre, dedicata a mio padre. Poi notai che oltre alle dodici cabine ce ne erano altre, finalmente erano finite e tutte decorate. Soddisfatto, salii i tre scali e entrai nella cabina, buttai la borsa sul mio letto, e inspirai l'aria. C'era sempre quel profumo di acqua marina. Ora si che mi sentivo a mio agio. Mi avvicinai alla fontana in fondo alla cabina, raccolsi una moneta e poi invocai:
“Oh divina Iride, accogli questa mia offerta. Fammi vedere Tyson, nelle Fucine dei Ciclopi, grazie.” Poi dall'arcobaleno si vide il volto con un occhio solo del mio fratellastro, stava lavorando sodo:
“Ehi Tyson!” esclamai contento. Lui si guardò attorno, sorpreso...
“Percy!” esclamò anch'esso felice dopo avermi visto.
“Volevo dirti che sono arrivato al Campo e va tutto bene.” gli spiegai.
“Annabeth va bene?” mi chiese lui preoccupato.
“Ah si, l'ho vista prima...si, non ti preoccupare ha ancora tutti e due gli occhi” lo rassicurai.
Dopo alcuni minuti di chiacchiere, passai la mano nell'arcobaleno per interrompere la comunicazione.
Non sapendo cosa fare, rinchiuso nella cabina, andai in cerca di Grover, per sentire cosa aveva da dirmi.

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Capitolo 2
*** Gelosia. ***


Cercai Grover per tutto il Campo e dopo varie ricerche lo trovai a suonare il flauto nel campo di fragole, circondato da delle ragazze. Quando mi vide mi lanciò un'occhiata supplichevole, evidentemente, per la prima volta, non desiderava la compagnia delle ragazze. Guardai le ragazze e notai il loro atteggiamento, improvvisamente mi venne un'idea. “Ehi, che carino quel cimice che ti cammina sulla spalla!” Esclamai indicando la spalla di una delle ragazze. Immediatamente tutte le ragazze si alzarono strillanti e corsero via dal campo di fragole, si erano proprio delle figlie di Afrodite, come sospettavo. Grover smise di suonare e sospirò. “Grazie amico, non credo se ne sarebbero mai andate se non fossi arrivato tu.” Disse sorridendomi. “Di niente” gli risposi “come mai, stranamente, non gradivi la loro presenza?” Gli chiesi sospettoso. Lui fece un'aria da ebete e ammise “O...beh, credo di essermi innamorato.” Sgranai gli occhi, strabiliato. Speravo per lui che si fosse innamorato di qualche spirito della natura, altrimenti sarebbero stati guai seri: per noi Semidei era proibito avere relazioni fra di noi, ancor peggio con dei satiri. “E chi sarebbe la....fortunata?” Chiesi, facendo finta che andasse tutto bene, era da poco uscito da una triste relazione, non desideravo soffrisse ancora. “Si chiama Isabel Benson, figlia di Teti.” disse con aria sognante. “Isabel Benson” ripetei. “Proprio così. E' bellissima, con dei capelli ricci biondi, occhi azzurri.” “Sei sicuro di non essertela sognata?” Chiesi, mi sembrava molto una foto modella dalla descrizione. “Non credo” Sorrise, indicando un punto davanti a se, mi voltai e vidi una ragazza sorridente arrivare. In effetti aveva lunghi capelli biondi e ricci, occhi azzurro candido, simili ai miei. “Ehi Grover!” disse con tono pimpante e abbracciandolo. Lui ricambiò l'abbraccio, sembrava che non la volesse lasciare. “Isa, questo è Percy” mi presentò Grover, lei sgranò gli occhi. “Quel Percy!? Percy Jackson?” Chiese incredula. “Credo di si...” dissi, a meno che non ci fossero altri Percy Jackson. “Oh, ma è fantastico! Grover mi ha parlato un sacco di te, credo che tu sia il suo eroe!” Esclamò Isabel, Grover arrossì leggermente. “Si ...ehm...” bofonchiò Grover. Non sapevo di essere il suo eroe. “Piacere di conoscerti Isabel” dissi, tornando alle presentazioni. Il sorriso svanì dal suo volto solare. “Si, ehm, preferirei essere chiamata Isa” disse, tornando sorridente, quella ragazza doveva avere degli sbalzi d'umore molto frequenti. Grover mi guardò, non riuscii a decifrare il suo sguardo, poi capii all'istante. “Credo...credo di dover andare...in bagno.” Si, avevo scelto una delle scuse peggiori, ma era l'unica a essermi venuta in mente, Grover mi sorrise raggiante come non mai. “Oh..si beh, capita” disse Isabel ridendo “Ciao Percy, a dopo!” esclamò lei, salutandomi. Mentre mi allontanavo per il campo li vidi sedersi su una pietra li vicino, entrambi rossi in viso, mano nella mano. Camminando spensierato mi ricordai di una cosa importante, così corsi verso la mia cabina per poi frugare nel borsone. Dopo averne estratto un pacchetto con un fiocco, mi diressi verso la cabina di Atena. Bussai impaziente alla porta, dopo alcuni minuti di attesa un ragazzo biondo dagli occhi grigi mi aprì alla porta. “Ciao, c'è per caso Annabeth?” chiesi, dando un'occhiata all'interno della cabina. “No, scusa, è andata da Luke” rispose lui. Subito la rabbia si impadronì del mio corpo, mi girai di scatto, dimenticandomi di salutare e ringraziare il ragazzo. Mi avviai a passo spedito verso la cabina di Ermes, la porta spalancata. Entrai nella cabina, livido dalla rabbia e dalla gelosia, andai nel retro della cabina dove c'erano più persone che all'interno, mi feci spazio fra di loro. Trovai Luke steso sul prato accanto ad una ragazza dagli occhi marroni e dai capelli castani e mossi. I due stavano ridendo e scherzando fra di loro, sembrava che io fossi invisibile. “Ehm, ehm” tossicchiai. Luke distolse lo sguardo dalla ragazza per poi puntare i suoi occhi color ghiaccio nei miei. “Percy!” esclamò lui tutto contento. “Si si ok, ciao sto bene, ho passato un anno senza farmi espellere dalla scuola, bla bla bla... Passiamo ai fatti...” dissi, forse un po' troppo scortese. Luke sembrava sorpreso del mio atteggiamento, ma non me ne importava più di tanto. “Dov'è Annabeth?” chiesi, scrutando fra le persone nel giardino. Lui guardò per terra, senza dire niente. “Allora?” chiesi impaziente. “Ma...non lo so, non l'ho vista sai.” Guardò la ragazza che ormai si era alzata in piedi, al suo fianco. “Un suo fratello mi ha detto che era con te.” dissi, calcolando che non mi sarei trattenuto ancora molto da fargli fare un bagnetto tranquillo nel lago. “Ah si, ora ricordo, è andata ad allenarsi con l'arco.” Disse, poi si voltò, prese per mano la ragazza e se ne andò. Rimasi lì imbambolato chiedendomi come mai mi ero alterato così tanto, d'altro canto Annabeth aveva detto che amava me, non lui. Poi la ragazza dai capelli castani mossi tornò indentro, senza Luke, porgendomi la mano. “Comunque piacere, io sono Ariel Cardel, figlia del Divina Eris” si presentò lei. “Piacere...” dissi distrattamente stringendole la mano. Ariel se ne andò, vedendo che non avrei aggiunto altro. Mi riscossi dai pensieri, uscii dalla cabina e andai verso la piazzola dove c'erano i bersagli per allenarsi al tiro con l'arco. Con mio grande piacere trovai Annabeth che si stava allenando, corsi verso di lei. Proprio in quell'attimo lei scoccò la freccia che mi passò sopra la spalla. “Oh miei Dei, Percy!” esclamò lei, lasciando l'arco e correndo verso di me, preoccupata. Mi esaminò la spalla attentamente. “Grazie al volere degli Dei sei ancora tutto intatto” disse sospirando “mi hai fatta preoccupare!” esclamò lei, un po' arrabbiata. “Mai quanto tu a me.” ribattei io, alzando le sopracciglia, lei mi guardò torva. “Lascia perdere...” Poi guardò il pacchetto, curiosa, e allora mi ricordai del motivo della mia visita. “Oh si...beh, questo è un piccolo pensiero per te, anche se ti pensavo ogni giorno” dissi dolcemente, dandole il pacchetto. “Oh Percy, non dovevi!” disse lei, aprendolo comunque. Sorrisi nel vederla sgranare gli occhi. “Piccolo pensiero? Percy ma questo è una collanina d'oro e argento!” esclamò meravigliata. Poi staccò il gancetto. Le presi la collana dalla mano e le andai dietro, lei scostò i capelli e io le allacciai la collanina con su scritto Forever. Dopo di che si girò e mi diede un dolce bacio sulla bocca, io ricambia il bacio mettendole le mani sui fianchi. Poi mi abbracciò. “E' stupenda” mi sussurrò all'orecchio, io sorrisi contento che le piacesse. Dopo aver rimesso a posto l'arco, ci incamminammo mano nella mano verso la riva del lago. “Beh, che hai fatto mentre mi allenavo?” chiese, mentre ci sedevamo sull'erba a guardare il tramonto. “Beh, ho fatto due nuove conoscenze.” “Oh, e chi hai conosciuto?” chiese contenta. “ Isabel Benson, figlia di Teti, e Ariel Cardel, figlia di Eris” Annabeth diventò rossa, ma non per la timidezza, più per la rabbia. Tolse la mano dalla mia e la congiunse con l'altra attorno alle ginocchia piegate al petto. “E così hai conosciuto Isabel Benson” disse con tono freddo. “Uhm, si. Stavo parlando con Grover e lei è arrivata, sai Grover ha una cotta per lei.” dissi sogghignando. “Oh beh, non mi stupirebbe!” esclamò lei con rabbia. “Fa la civetta con tutti. Anzi, non la civetta, -perdonami Divina Atena- fa la....” lasciò la frase incompleta, si volto verso di me, colpendomi sul viso con i capelli biondi. Aveva le labbra strette e gli occhi socchiusi. “Annabeth?” la chiamai, sembrava posseduta da Crono. “Cosa ti ha detto?” sussurrò con voce profonda. Preoccupato le misi le mani sulle spalle e la scossi. “Crono esci da questo corpo!” esclamai, scuotendola ancora più forte. Lei balzò in piedi “Ma quale Crono e Crono! Non c'è nessun Crono nel mio corpo!” esclamò arrabbiata e indignata. “Ci ha provato con te non è così!? Dimmelo, non è così!? E magari ti sei anche tu innamorato di lei!” Si voltò dandomi le spalle, risi per quella scena. Anche lei allora si ingelosiva per me, non solo io. “Annabeth...” dissi, continuando a ridere “Tu sei l'unica che attira la mia attenzione, okay?” Mi alzai e andai verso di lei, la abbracciai da dietro. “ L'unica” le sussurrai. “Mmmh” disse lei, poi si girò e mi abbracciò di nuovo “S-scusami, forse mi sono fatta prendere un po' troppo dalla gelosia...” ammise, sempre stretti in un abbraccio. “Non ti preoccupare, capita a tutti” indugiai un po' se dirle o non dirle della mia gelosia, non volevo mostrare i miei punti deboli. “E' capitato anche a me...” ammisi. Lei sciolse l'abbraccio. “Hai avuto altre ragazze?” Chiese, incredula. “No, è capitato poco fa con te....sai...quando sono andata alla cabina per darti la collana un tuo fratello mi ha detto che eri con Luke, e...beh lo sappiamo tutti che, insomma....” anche io non finii la frase. Lei rise, come avevo fatto io. “Testa d'Alghe che non sei altro! Ero piccolina insomma!” disse, prendendomi per mano e iniziando a camminare attorno al lago. “Mica tanto piccola!” esclamai, lei si girò a guardarmi con i suoi occhi grigi. “Avevo sette anni!” si giustificò. Poi ridemmo entrami. Dopo poco andammo a mangiare, sempre ridendo e scherzando, felice di essere tornato al Campo Mezzosangue.

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Capitolo 3
*** Primo allenamento ***


Sentii un rumore provenire dall'oscurità dalla quale ero circondato, girai attorno a me stesso ma non vedevo altro che buio. Una voce risuonò da lontano, era un uomo che rideva di gusto con voce profonda. “Chi sei?” domandai, non aspettandomi la risposta. L'uomo continuò a ridere, più divertito. “Avanti! Mostrati! Oppure sei codardo?” urlai, facendomi coraggio. La voce smise di ridere, il silenzio mi circondò, forse si stava avvicinando? Mi avrebbe colpito a sorpresa? Mi tastai le tasche ma non trovai Vortice, la penna che si trasformava in spada. Ero spacciato. Poi l'uomo ricominciò a ridere sempre più forte, tanto da tapparmi le orecchie. Aprii gli occhi e mi ritrovai nel mio comodo letto nella cabina di Poseidone. Era solo un sogno, cercai di tranquillizzarmi, solamente perchè alcune volte facevo dei sogni piuttosto reali non vuol dire che tutti gli incubi erano veri. Mi alzai a sedere, sospirando, guardai fuori dalla finestra, dovevano essere le sette del mattino. Scesi dal letto, mi vestii e andai fuori. Quella mattina avrei iniziato gli allenamenti, così mi avviai alla piazzola di tiro con l'arco, anche se non ero molto bravo ero costretto ad allenarmi. Vidi che con me c'erano Annabeth, Isabel, Ariel i gemelli Stoll e altre due ragazze, evidentemente anche loro due erano appena arrivate. “Ehi Testa d'Alghe!” Annabeth mi chiamò, venendomi in contro. “Ehi Sapientona.” andai verso di lei e dopo un rapido bacio, andammo a prendere gli archi “Chi sono le nuove arrivate?” le chiesi, prendendo un arco a caso. “Oh, vieni, te le presento!” esclamò lei, avviandosi con un arco in mano, verso le due ragazze “Ciao Tyla, ciao Kaylin !” una ragazza dai lunghi capelli color miele e dagli occhi verdi si girò, sorridente. “Ciao Annabeth!” salutò la ragazza, nel frattempo l'altra ragazza scoccò una freccia che andò dritta a colpire il bersaglio. “Niente male.” le dissi, lei si voltò verso di me, aveva occhi verdi e marroni, e capelli mossi e castani, il suo volto era duro e freddo. “Grazie.” disse lei, accennando ad un sorriso, poi Annabeth parlò. “Percy, queste sono Tyla” e indicò la ragazza dai capelli mossi color miele “...e Kaylin...” proseguì, indicando l'altra ragazza “Tyla, Kaylin, lui è Percy” le due ragazze sorrisero cordiali. “Piacere Percy, io sono figlia di Atena!” disse Tyla tutta pimpante. Kaylin rimase in silenzio finchè Tyla non le diede un colpetto con il gomito. “Ciao Percy, io sono figlia di Chione” con mia grande sorpresa sorrise anche lei. Figlia di Chione, beh si spiegava la sua freddezza all'inizio. Un uomo di mezza età ci richiamò all'attenzione “Ciao a tutti! Io sono Adam, il vostro istruttore. Oggi non faremo granchè: essendo la prima lezione vedrò la vostra abilità nel tiro con l'arco.” disse con aria di uno simpatico “Dunque, venite tutti qui vicino.” Andammo tutti vicino a Adam, il quale prese un arco dal mucchio. “Chi non ha un proprio arco lo può prendere da questo cesto.” Spiegò spingendo furori dal ripostiglio il cesto. Vidi Isabel togliersi un braccialetto arancione, che si trasformò in un arco, evidentemente era un' arma come Vortice. Il resto del gruppo prese dal cesto, tranne Annabeth ed io, lei mi sorrise. Dopo la spiegazione di come si tira una freccia, per quelli che non erano capaci, andammo tutti davanti ad un bersaglio e iniziammo a scoccare frecce. La mia non andò molto a segno, mentre quella di Annabeth, Isabel, Ariel e un gemello si, ma con mio grande sollievo vidi che anche Tyla, Kaylin e l'altro gemello non erano molto in gamba. La lezione proseguì nello stesso modo in qui era iniziata, rivelando Isabel un'arciera migliore di Annabeth. “Si crede tanto brava quella li! Ma vedremo chi è bravo a lottare contro veri mostri” disse Annabeth, mentre andavamo a mangiare “Dovevi vedere l'aria soddisfatta che le si dipingeva nel volto ogni volta che beccava il mirino!” Risi, non sapendo cosa dire, lei mi diede un pugnetto sul braccio. “Ehi!” protestai. “Non c'è niente di divertente!” Disse, seguendo con gli occhi Isabel, che andava da Nico. Non sapevo che Nico fosse al Campo. “Nico è stato tutto l'anno qui al Campo?” chiesi ad Annabeth. “No, è arrivato una settimana fa, nessuno sa dove sia stato tutto l'anno.” Mi ripromisi di andargli a parlare più tardi. Il pranzo fu triste come la cena della sera prima: essendo l'unico figlio di Poseidone dovevo mangiare da solo. Dopo pranzo andai con Annabeth verso il laghetto, il nostro posto preferito. Li trovammo Kyla, Ariel, Kaylin e Isabel che parlavano animatamente con Nico, Grover, Luke e altri due ragazzi. Dopo mille proteste di Annabeth li raggiungemmo. “Ciao ragazzi!” esclamò Grover “Questi sono Liam e Alan, entrambi figli di Dioniso” li presentò. “Ciao Liam, ciao Alan” dissi sorridendogli “Io sono Percy, figlio di Poseidone” entrambi sgranarono gli occhi. “Amico tu sei un mito!” annunciò Liam. “Già, un vero mito!” confermò Alan, mentre le ragazze sogghignavano. “E io sono Annabeth, figlia di Atena” intervenne Annabeth, anche a questa frase i due fratelli sgranarono gli occhi. “Tu sei la bella Annabeth?” chiese incredulo Alan. “Quella Annabeth?” continuò Liam, Annabeth fece una risatina. “Si sono io.” ammise Annabeth, io le presi la mano, come per tenerla vicino a me. Ci sedemmo assieme agli altri sul prato. “Ciao Nico!” dissi, dandogli una pacca sulla schiena. “Come stai?” “Ciao Percy” disse, con una felicità mai vista nei suoi occhi. “Tutto bene, grazie, tu?” Vidi Anabeth parlare con le altre ragazze, probabilmente dei loro soliti discorsi, mentre Grover scherzava con i due fratelli. “Non c'è male...allora sei andato a scuola?” gli chiesi curioso. “Veramente sono andato a caccia di mostri” disse lui, guardando il lago. “Nico, stai scherzando vero?” ora che lo guardavo bene aveva cicatrici su tutte le braccia. “ No” sospirò, poi si voltò verso le ragazze “Però credo di aver rubato il lavoro ai satiri perchè ho trovato Ariel, Tyla, Isabel e Kaylin.” aggiunse fiero mentre io lo guardavo sempre con più curiosità. “E dove le hai trovate?” gli chiesi. “Ariel l'ho trovata assieme a Tyla e Kaylin, si erano tutte e tre perse in un aeroporto a New York. Una veniva da Los Angeles, l'altra da Londra e Kaylin da Dehli, in India.” spiegò lui. “Tre semidee in un aeroporto?” chiesi sospetto, Nico alzò le spalle non curante. “A quanto pare...” disse girandosi per guardare di nuovo le ragazze. “E Isabel?” gli chiesi, di lei non mi aveva detto niente. “Isa” mi corresse lui “L'ho trovata in Australia, a Sydney.” “Sei arrivato fino in Australia?” domandai incredulo. “Si, e per fortuna!” esclamo lui, immerso nei sogni. “Altrimenti non l'avrei trovata....” ammise. “Ehm...vorresti insinuare che ti sei preso una cotta per Isa?” ero sempre più sorpreso, non mi ero mai immaginato Nico baciarsi con una ragazza. Lui scrollò le spalle ancora una volta. “Forse..” mormorò piano “...ma non sono l'unico” disse infine. Sospirai sollevato, per fortuna sapeva che non era l'unico ad essersi innamorato di Isabel. “Per fortuna sai già di Grover.” “Grover!?” parve meravigliato quando glielo dissi “Io intendevo Liam e Alan.” disse facendo un cenno con la testa verso di loro. “Vuoi dire che anche loro sono innamorati di Isa!?” forse aveva ragione Annabeth sul fatto che faceva la civetta. “NO!” esclamò lui indignato, come se Isabel fosse di sua proprietà “Intendo dire che Liam si è innamorato di Tyla e Alan di Kaylin!” mi spiegò lui, ancora un po' offeso. “ Che avete quest'anno!? Vi innamorate tutti...” mi girai e vidi ancora una volta Luke che parlava e scherzava con Ariel, tutti e due si guardavano negli occhi, sembravano perduti l'uno nell'altra. “E Luke sta assieme a Ariel?” gli chiesi, voltandomi verso Nico. “Ah, non so. Quei due stanno sempre assieme: si abbracciano, ridono, scherzano, si tengono per mano...” elencò tutte le azioni “ ma non si sono mai baciati, quindi suppongo di no.” Passammo il resto del tempo tutti inseme, con Liam e Alan che lanciavano certe occhiate a Tyla e Kaylin, e Ariel e Luke che non si lasciavano un minuto di pace. Nico e Grover invece erano tranquilli, come se avessero già pianificato la mossa ma l'avrebbero mesa in atto in un altro momento. Annabeth invece era sdraiata sulle mie gambe e ogni tanto le davo quale bacio. “Oh, vorresti dirmi che non l'avevi capito!?” mi chiese Annabeth prima di andare a cena, mentre eravamo soli. “Ehm, no. Conosco Liam e Alan da un pomeriggio.” mi giustificai. “Beh, anche io...ma si capisce avanti!” disse lei ridendo. “E comunque mi pare di capire che sia Tyla che Kaylin ricambiano.” aggiunse, con un largo sorriso. Poi mi si avvicinò e ci scambiammo un lungo bacio. “Correteeeeee!” entrambi ci girammo e vedemmo metà delle persone al campo correre spaventate verso di noi. Presi Vortice dalla tasca dei jeans, pronto a combattere.

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Capitolo 4
*** La notte porta consiglio. ***


Immediatamente la penna si trasformò in spada. Non sapevo bene chi o che cosa spaventasse tanto tutti i semidei. Fermai un ragazzino che aveva poco più di dieci anni. “Ehi, che succede?” gli chiesi, senza troppi giri di parole. “Qualcuno ha fatto esplodere la cabina di Atena” si affrettò a rispondere, poi scappò via in preda al panico. “COSA!?” Annabeth era sbiancata completamente. “Quei figli di Efesto che non sono altro!” Continuò ad imprecare parole poco carine contro di loro finchè non arrivammo alla cabina numero sei, c'era un grande nuvolone di fuoco, la cabina era crollata per terra. A fianco a me il volto di Annabeth era rigato dalle lacrime, sembrava paralizzata. Concentrai tutte le mie forze sull'acqua, l'unica cosa che potesse spegnere l'esplosione. Chiusi gli occhi e pensai alle onde del mare, ai ruscelli in montagna, al lago del Campo, alle cascate. Aprii gli occhi sperando con tutto me stesso di vedere l'acqua, e così fu: un getto enorme d'acqua scaturiva dalle mie mani, spegnendo il fuoco. Aspettai che anche l'ultima fiammella fosse spenta per camminare fra le macerie. Alcune colonne portanti erano mezze in piedi ma per il resto era tutto crollato. Con grande fortuna dopo aver controllato una decina di volte fra le macerie e fatto altrettante volte l'appello, nessuno era morto o ferito. A cena il padiglione era silenzioso come non mai, qualcuno sussurrava, ma niente in confronto al fracasso che c'era di solito. Alla fine della cena il signor D fece un breve discorsetto, spinto da Chirone. “Ehm...dunque, come tutti voi sapete qualche marmocchio ha fatto esplodere la Cabina numero sei, in onore della dea Atena. Ora vi darò una e una sola possibilità: entro 48 ore il colpevole -o i colpevoli- devono saltare fuori.” Detto questo si risedette al proprio posto, senza aggiungere altro, cosi lo fece Chirone. “Direi che il falò che era in programma per la serata sarà rimandato, per punizione andrete tutti nelle rispettive cabine.” Un lieve mormorio si alzò: chi discuteva sull'andare a dormire subito, e chi si chiedeva dove i figli di Atena avrebbero dormito, poi Chirone continuò “Per quanto riguarda i figli di Atena ho chiesto agli dei se potevano ospitarvi nelle loro cabine.” I mormorii aumentarono dopo questa frase, tanto che Chirone dovette sbattere gli zoccoli sul pavimento e il padiglione tornò silenzioso “Ma ben pochi hanno accettato. Tra questi Poseidone, Era e Dioniso” A questo punto il Signor D parve sprofondare nella sedia “Anche se la Divina Era accetta solo alcune femmine e il Divino Dioniso solo alcuni da lui scelti. Qui ho i nomi di chi ha accesso alla cabina numero due. Mentre per quanto riguarda quella di Dioniso, tutti i figli di Atena sono pregati di mettersi in fila davanti a lui, vi sceglierà personalmente. Quelli che non verranno scelti andranno nella cabina numero tre.” Detto questo Chirone tornò al suo posto, srotolò un rotolo di pergamena tutto decorato e disse i nomi di alcune ragazze le quali tornarono a sedersi al loro posto, chi felice e chi triste. Annabeth non era stata chiamata, e devo ammettere che ne ero felice. Quelli che non erano stati chiamati si misero in fila davanti al signor D, subito iniziò a dire: “tu si” oppure “tu no”. Tyla venne scelta per prima, e sembrava molto contenta all'idea di passare la notte nella cabina di Dioniso, assieme a Luis. Annabeth era ancora in fila, essendo fra le ultime. Quando fu il suo turno il signor D fu al quanto indeciso, poi per ragioni ignote disse: “tu no”. Tutta contenta si girò mostrandomi un sorriso sgargiante mentre veniva verso di me. “Mi raccomando ragazzi, comportatevi bene nelle cabine degli altri!” Raccomandò Chirone a voce alta, riferito ai figli di Atena. “Andiamo?” chiese Annabeth, a mio parere non vedeva l'ora. “ Che..? Ah, si si....” dissi, distratto. Nella via verso le cabine si aggiunsero Tyla, Kaylin e Ariel. “Cavolo, perchè non hanno fatto esplodere anche la cabina di Chione?” chiese Kaylin, invidiosa dell'opportunità dell'amica. “C'è chi può, e chi non può...” rispose Tyla ridacchiando. “Beh...di un po', che farete questa notte!?” chiese Ariel, curiosa. Tyla si fermò, rossa in viso. “Ehm, non lo so...” ammise lei. “Perchè non dichiararsi?” propose Annabeth, lei la fulminò con lo sguardo. “Sei impazzita!?” chiese sbalordita Tyla “Mai e poi mai!” esclamò indignata, Kaylin sbuffò. “Come se non si vedesse che ricambia...” rispose Kaylin. Risi divertito, sono questi i discorsi che fanno le ragazze quando parlano fra di loro? “Che hai da ridere?” mi chiese Kaylin irritata, lanciandomi uno dei suoi sguardi agghiaccianti. “Ragazze si capisce benissimo che sia Liam che Alan” guardai prima Tyla e poi Kaylin “ricambiano.” “Sciocchezze.” disse Kaylin con un cenno della mano. “Beh anche Luke ricambia Ariel” osservò Annabeth, Ariel fissò le sue scarpe. “Totalmente vero!” dissero in coro Tyla e Kaylin. “Mi dispiace ragazze ma mi sa che ora dovremmo proprio andare a letto” annunciò Annabeth, improvvisamente un po' più seria, poi si guardò attorno in cerca di Chirone, ma per fortuna non era nei paraggi. “Buona notte!” esclamò Tyla tutta contenta e avviandosi alla cabina di Dioniso. “Notte” accennò Kaylin con un cenno della testa, sparendo silenziosamente. Ariel era ancora li, sembrava non avesse intenzione di andarsene. “Senti Percy...” iniziò lei. “Visto che sei un maschio...tu credi davvero che Luke ricambi?” chiese incerta. Inarcai le sopracciglia, riflettendoci su. “Beh... credo che tu abbia ottime possibilità” le risposi “però non farti molte idee, Luke è un tipo strano.” A questo punto Annabeth mi diede una gomitata. “Percy!” mi sgridò lei. Ariel sembrava comunque felice. “E pensi che dovrei dichiararmi?” chiese sempre più interessata, rimasi sorpreso da quest'ultima domanda. “Ehm... non saprei. Forse si...ma io aspetterei fosse lui.” Le consigliai alla fine. Dopo infiniti ringraziamenti Ariel se ne andò saltellando verso la sua cabina. Quella sera nella cabina numero tre c'erano una decina di persone intente a discutere per i letti. Finalmente dopo circa mezz'ora tutti erano andati a dormire, alcuni meno contenti di altri per aver perso a carta, sasso o forbice per il letto più comodo. Io e Annabeth avevamo unito i letti, e dopo le undici riuscii a far spegnere le luci e a zittire tutti. “Mi dispiace per la cabina” tentai di consolarla alcuni minuti dopo. Lei mi dava le spalle e io le cingevo la vita in un abbraccio. “Già... ora dovremo ricostruire tutto da capo” mormorò lei con tristezza, io la strinsi più forte e le diedi un bacio sulla spalla. “Percy!” esclamò lei, voltandosi di scatto. “I progetti!” “Progetti?” chiesi, non capendo niente. “Si! Quelli che avevo disegnato per ricostruire l'Olimpo!” subito si afflosciò sul cuscino, la faccia rivolta vero l'alto con le mani fra il viso. Non sapevo proprio come risollevarla, sicuramente non c'era alcun modo di recuperarli. “Beh, ma hai già ricostruito tutto.” la contraddissi, lei fece un lungo sospiro. “E' vero...è vero...” si voltò verso di me, nel buio intravidi un sorriso “Grazie.” “Niente, però dovremmo abbassare la voce sai...” sussurrai, mi si avvicinò e mettendomi le mani sui fianchi mi diede un lungo bacio. “Annabeth...” “Si?” “Ti amo.” non le avevo mai detto una frase del genere, ma era vero quel che le avevo appena detto. “Percy...” “Dimmi?” “Anche io ti amo.” entrambi sorridemmo nel buio, poi lei si voltò, permettendomi di riabbracciarla da dietro e prendendole la mano. Anche se non avrei dovuto, un po' ero felice che proprio la cabina sei fosse esplosa. Ma soprattutto ero contento che lei mi amasse.

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