La ragazza del cimitero

di Writer96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Die Inside. ***
Capitolo 2: *** #2 If we could only have this life for one more day ***
Capitolo 3: *** #3 I hear the beat of my heart ***



Capitolo 1
*** #1 Die Inside. ***


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"I might just die inside"

When 

Lily Trauner era una ragazza strana.
Non è che si vestisse in maniera alternativa o che parlasse in un modo incomprensibile.
Semplicemente, amava passare le sue giornate al cimitero del paese.


Nessuno sapeva come mai lo facesse, ma del resto non gliel’avevano mai chiesto. Lily non era refrattaria alle chiacchiere, anzi, sapeva fare conversazioni piacevoli con persone di tutte le età e ceto sociale, ma riusciva sempre ad allontanare il discorso da se stessa e dal cimitero con un’abilità incredibile.
Un giorno il guardiano del cimitero se l’era ritrovata davanti nell’esatto momento in cui doveva aprire i cancelli e lei gli aveva chiesto di poter entrare, con un sorriso sulle labbra e le mani infilate nelle tasche dei jeans leggermente a vita bassa. Non aveva mai combinato disastri, né creato scompiglio ed ormai tutti gli abitanti della minuscola cittadina erano abituati a vederla passeggiare tra le tombe, sfiorando di tanto in tanto una pianta e portando un fiore fresco ogni volta che la negligenza dei parenti di un morto faceva sì che il mazzo di fiori si seccasse e imbruttisse. Stava lì, i pomeriggi, a studiare, a leggere e addirittura a parlare con le sue amiche, per quanto queste preferissero evitare quel luogo. A volte non ricompariva per un paio di giorni e al suo ritorno le vecchie vedove venute a trovare i mariti le sorridevano, contente di avere la sua compagnia, per quanto discreta e riservata che fosse.
Non era mai Lily ad attaccare discorso. Probabilmente, aveva solo paura di disturbare le persone nella loro intimità, quella che riguardava solo loro e la persona venuta a mancare al loro affetto, e così preferiva aspettare che fossero loro a cercarla, anche se solo per condividere con lei un ricordo felice legato ad una persona scomparsa.
A volte le capitava anche di prendersi cura di bambini che avevano perso la madre o il padre, che le venivano affidati giusto il tempo perché l’altro genitore potesse sfogare liberamente il proprio dolore oppure provare a ritrovare se stesso in una momentanea solitudine.
Era, insomma, madre, padre, nonna, nonno, fratello, sorella, moglie, marito o semplicemente custode di coloro che venivano lì e tutti sembravano amare quella ragazzina forse solitaria, forse no- chi può dire cosa facesse durante il giorno, quando non era al cimitero?- che non faceva domande ma che ascoltava pianti e ricordi con il sorriso di una bambina e l’attenzione di una donna.

Venne il giorno in cui venne al cimitero una nuova bara e in paese una nuova famiglia.
Gente irlandese, si vociferava, una famiglia distrutta da un grande dolore.
La lapide che accompagnava la nuova tomba era bianca, essenziale, con un semplice nome da donna scolpito sopra e al posto della data di nascita e di morte la scritta Troppo giovane per lasciarci, troppo pura per rimanere in questo mondo. Non c’era nessuna foto, ma in compenso un mazzo di fiori sempre freschi si trovava adagiato lì sopra ogni mattina, lasciato da una mano invisibile e delicata.
Nessuno ne sapeva niente, compresa Lily. Non c’era stato nessun funerale e chi sapeva non parlava con nessuno di ciò che sapeva, limitandosi a dire “Un grande dolore, un grande dolore” con un’immensa tristezza negli occhi ogni volta che gli veniva posta una domanda.
Lily non voleva impicciarsene-non l’aveva mai fatto in tutta la sua vita, non capiva perché dovesse iniziare proprio in quel momento- ma era frustrata per non essere mai riuscita a vedere chi portasse i fiori.
Decise che doveva essere un’operazione effettuata meticolosamente ogni mattina nell’arco di tempo in cui lei era a scuola e così un mercoledì decise di rimanere a casa.

Thom, il custode del cimitero, si stupì di trovarsela davanti così presto e per un attimo gli tornò in mente il primo giorno in cui l’aveva vista venire. Lei gli sorrise e lo salutò cordialmente, chiedendogli notizie a proposito della moglie e del figlio e standolo ad ascoltare quando lui si lamentò della famiglia che ogni volta che veniva a cambiare i fiori li lasciava nel canaletto di scolo a lato del cortile centrale, intasandolo fino a quando lui non correva a liberarlo. Scrollò le spalle, nonostante sapesse chi fosse a fare una cosa del genere, ma non disse niente, perché non era una spia e non lo sarebbe mai stata e si avviò verso la struttura nuova, quella realizzata appena dieci anni prima.
Fatta addirittura su tre piani, era dotata di un cortiletto centrale, nel quale due panchine poste in direzioni opposte permettevano di pregare rivolti o ad un crocifisso o ad una statua della Madonna. Scese all’ultimo piano, ascoltando il gorgogliare dell’acqua di una piccola cascatella che partiva dal piano al livello del terreno e scendeva in basso, fino ad arrivare al cuore del giardinetto interno.

Lo vide prima che lui si accorgesse di lei.
Era un ragazzo alto all’incirca come lei che doveva avere più o meno la sua età e che se ne stava davanti alla tomba bianca con un garofano rosso in mano, infagottato in una felpa grigia decisamente troppo grande per lui. Lily scese, silenziosa e si sedette su una delle due panchine , studiandolo solo con la coda dell’occhio. Il ragazzo stava lì, con il fiore in mano ed era rigido in maniera innaturale mentre un refolo d’aria arrivato dall’alto gli faceva cadere il cappuccio dalla testa rivelando una chioma bionda e irsuta.
Lily aveva sfilato un braccialetto e se lo rigirava tra le dita, quando all’improvviso questo le cadde per terra, spezzando il silenzio e l’immobilità del ragazzo.
Lui si girò di scatto e Lily colse un lampo azzurro che le si posava sopra e la studiava, immagazzinando in un secondo i capelli scuri, lunghi e leggermente mossi, la felpa azzurra e i jeans sbiaditi.
Per un attimo rimasero lì a fissarsi, incerti su cosa fare e su come muoversi.
Poi, all’improvviso, il ragazzo fece cadere il garofano sulla tomba e corse su per le scale.

-Aspetta!- risuonò la voce di Lily, una voce un po’ roca come se non fosse stata usata per molto tempo. Lui si voltò e si bloccò, un piede ancora a mezz’aria e il cappuccio che gli era di nuovo scivolato sulle spalle, scoprendo i capelli e anche la sua aria sorpresa.
-Non volevo mandarti via....- continuò lei e lui si fermò, posando una mano sul corrimano e guardandola, senza dire una parola. Lei gli sorrise e poi si chinò a raccogliere il braccialetto di prima, impiegandoci fin troppo tempo. Finalmente sentì dei passi che scendevano cauti per le scale e si riavvicinavano. Non alzò il volto ma era certa che il ragazzo la stesse guardando ancora e per un attimo desiderò di aver messo una felpa meno sfondata e un paio di jeans più carini- era una ragazza, dopotutto!
Il ragazzo biondo era tornato davanti alla tomba e si era rimesso il cappuccio sulla testa. Sembrava sempre in procinto di scappare e per un po’ l’aria tornò ad essere densa di tensione.

-Non ci vai a scuola, tu?- nella voce del ragazzo l’accento irlandese era particolarmente marcato e le conferiva una dolcezza e un dolore involontari. Lily trasalì e si accorse che lui era di nuovo voltato nella sua direzione.
-Sì che ci vado...- replicò Lily, con un sorriso che le spuntava sulle labbra e un piede che dondolava, mentre l’altro era raccolto sotto di lei.
-E allora perché sei qui?- chiese di nuovo lui, voltandosi di nuovo in direzione della lapide.
-Per lo stesso motivo per cui ci sei tu.- rispose, guardando la punta delle proprie scarpe e le pieghe dei jeans. Lo sbuffo del ragazzo arrivò forte e chiaro alle sue orecchie e lei alzò gli occhi, quasi in una muta risposta ad una muta domanda.
-E quale sarebbe, questo motivo?- le domandò, chinandosi a raccogliere il fiore di prima, che giaceva scomposto per terra e infilandolo nella fioriera con una delicatezza quasi inverosimile.
-Conoscerti.- fu lapidaria e sorrise, rialzandosi e stiracchiandosi leggermente.
-Io mi conosco già.- replicò lui, dopo qualche istante di silenzio.
-Se tu ti conoscessi davvero, non saresti qui a cercare di capire chi sei...- commentò Lily, alzando le spalle e avviandosi verso le scale. Su di sé percepiva di nuovo lo sguardo del ragazzo e sorrise, mentre passava al piano superiore e poi a quello superiore ancora. Iniziò a risistemare i fiori come faceva di solito e con la coda dell’occhio, dopo qualche minuto, vide il ragazzo della tomba uscire furtivo dal cancello secondario, quello che di solito Thom non controllava e che pochissimi usavano.











Writ's Corner

Buon Sabato pomeriggio a tutti, popolo di EFP.
Allora, partiamo dal presupposto che sono disperata perchè: 
-Mi sono persa "1D- My First Time" su MTv stamattina e su YouTube non trovo una versione decente (quindi se foste così carini a dirmi se voi ne avete trovata una, mi fareste un grandissimo favore)
-Questa sera, tanto perchè c'è la replica dei VMA's, i miei mi portano fuori a cena. Tanto per dire.
Ho deciso di pubblicare il primo capitolo di questa mini-long per tirarmi su.
E' composta in totale da tre capitoli (tutti già scritti, don't worry) che pubblicherò a seconda del numero di recensioni che riceverò... ovvero, se saranno poche, vi costringerò ad aspettare, se saranno tante, pubblicherò anche fra due giorni (su, amatemi).
E' una storia strana, già ve lo dico. Angst alla massima potenza, ma alla fin fine anche romantica. Non che mi soddisfi più di tanto, come al solito, ma avevo l'idea in testa che mi implorava di metterla per iscritto e l'ho fatto.
Un cimitero come quello del racconto esiste ed è a Bressanone (BZ). L'ho visto e, credetemi, è davvero bello. Ovviamente ho fatto le mie modifiche, a esiste.
Grazie a chi recensirà, leggerà o semplicemente considererà questa storia. 


Vi faccio un po' di pubblicità e vi mando:
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ovvero la mia ultima OS. (spero che si legga il link. DAAAMN)

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Capitolo 2
*** #2 If we could only have this life for one more day ***


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"If we colud only have this life for one more day"










Per tutto il giorno il ricordo di quel ragazzo la tormentò e fu un sollievo, il giorno seguente, tornare al cimitero il pomeriggio, come suo solito. Aveva fatto i compiti prima e aveva chiamato un’amica per organizzare una cena per il giorno successivo, perciò, libera da preoccupazioni si era portata dietro un libro e si era diretta su una delle panchine vicine al giardinetto interno con l’intenzione di stare al fresco e in pace. Fu una sorpresa trovare sulla lapide bianca una foto incorniciata che raffigurava una ragazzina bionda e sorridente che si stringeva tra le braccia un libro di racconti. Si avvicinò e la studiò, notando le minuscole rughette che le si formavano vicino agli occhi grigi e il ciuffo di capelli scomposto che le atterrava appena sopra il naso. Era persa in quello sguardo felice eppure malinconica e trasalì quando una qualcuno si schiarì la voce alle sue spalle e, voltandosi, trovò davanti a sé il ragazzo biondo.

-Oh- commentò Lily, spalancando gli occhi e allontanandosi dalla tomba mentre il ragazzo posava un mazzolino di primule gocciolanti nel vaso, al posto del garofano che aveva perso un solo petalo.
Per un po’ i due non parlarono e la ragazza lo osservò mentre riponeva il vaso con i fiori nella conca ad esso destinata e sfiorava la foto un dito.
-Quella è...- Lily lesse il nome inciso sulla lapide- Cathy?-chiese poi e il ragazzo annuì, una tristezza indescrivibile negli occhi. Lo vide che si avvicinava a lei sulla panchina e sorpresa gli fece spazio, notando l’assenza del cappuccio, nonostante la felpa gigante fosse ancora quella del giorno prima.
-Sì. Cathy Horan. E io sono suo fratello Niall.- disse, senza cambiare espressione e senza porgerle la mano. Lily trasalì e lo studiò. Effettivamente, tra i due c’era un’enorme somiglianza che prima non aveva notato. Stessa piega della bocca, stesse lentiggini appena accennate sul bel naso. All’inizio credeva che quella sepolta lì fosse sua madre, ma a quel punto tutto si faceva più chiaro e più logico. Il dolore e la tenerezza nei suoi gesti e nella loro ritualità acquistavano ora un significato più profondo e le venne istintivo posare una mano sul ginocchio di Niall e stringerglielo delicatamente. Lui si irrigidì ma non si sottrasse a quel contatto, rimanendo silenzioso a studiare il volto dolce e delicato della Madonna davanti a lui.
-Anche io vado a scuola di solito, sai? Ma ieri non ce la facevo. E’ passata una settimana e io non riesco a credere che ci siamo trasferiti qui, il posto che Cathy amava più d’ogni altro, senza di lei. Non riesco a capire come io riesca a vivere e ad andare avanti con la mia vita come se niente fosse. Come se lei fosse ancora qui a sorridermi.- ammise lui e un moto di tenerezza pervase Lily, nel guardare quel ragazzo che si nascondeva nel suo dolore e nella sua incapacità di vivere normalmente. Ne aveva conosciute molte di persone come lui, che non riuscivano a capacitarsi di come il tempo ignorasse il dolore e, anzi, si limitasse a limarlo senza mai farlo scomparire del tutto. Eppure nessuna delle persone che aveva conosciuto gli assomigliavano veramente: in nessuna di loro aveva incontrato quella voglia di arrendersi alla vita e la costrizione a non farlo.
-I miei genitori litigano. Si incolpano l’un l’altro, dicono che non avrebbero dovuto permetterle di uscire così, di notte, senza neanche una guida. Dicono che avrebbero dovuto farle più raccomandazioni e stare a guardare mentre attraversava la strada quel tanto che bastava per andare dalla zia. E invece loro si sono rimessi a guardare la TV e hanno sentito la botta e basta. Non sono neanche riusciti a guardarlo, il corpo di Cath. Sono io che l’ho dovuto identificare, io che ho pianto, lì all’obitorio, firmando la dichiarazione  dove si diceva che io avevo riconosciuto quel morto.- continuò lui, con rabbia, quasi incapace di trattenersi, un fiume in piena liberato delle sue barriere. Lily ascoltava, seduta lì vicino, immobile, il libro ormai dimenticato nella borsa e il cuore che batteva, indignato, quasi a farsi beffe di quel racconto.
-Lei mi diceva che dovevo finirla la scuola. Diplomarmi e andare all’università, studiare e diventare un dottore e inventare una cura con il suo nome. Era un po’ strano, come desiderio, ma io devo realizzarlo lo stesso.- disse, dopo un paio di minuti di completo silenzio. La mano di Lily era ancora abbandonata sulla sua gamba e il muscolo di Niall si era disteso, quasi confortato da quella fonte di calore improvvisa ed inattesa.
-Strana sono strana anche io, tranquillo. Passo i miei pomeriggi al cimitero e conosco più storie delle persone morte che delle persone vive. - disse lei e avrebbe potuto giurare di aver visto un sorriso apparire sulle labbra di Niall per un solo, minuscolo istante. Ritirò la mano e si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, senza guardarlo.
-E i tuoi genitori?- chiese lui, tenendosi un labbro tra i denti e tirando le mani fuori dalle tasche: le unghie erano corte e mangiucchiate e dei calli su molte delle falangi terminali indicavano un assiduo uso della chitarra.

-Mi lasciano fare quello che voglio, più o meno. Ho diciotto anni, mi dicono che posso decidere della mia vita autonomamente. Non che mi dispiaccia, ma a volte è come se io non esistessi, per loro...- disse Lily, stringendosi nelle spalle e sorridendo amaramente. Niall si voltò e la guardò negli occhi, sospirando mentre distoglieva lo sguardo e tornava a guardare il garofano rosso del giorno prima che aveva ancora in mano.
-Cathy diceva che non è vero che per loro non esistiamo. E’ solo che a volte hanno paura.- replicò Niall, alzandosi e andando a buttare il fiore in uno dei cestini vicino  alle scale. Stava iniziando a salire, quando Lily parlò di nuovo.
-Era una bambina saggia. Mi sarebbe piaciuto conoscerla.- 








Writ's Corner
Waaa. Sono tornata. Siccome oggi ho poco -pochissimo- tempo, aggiorno adesso e poi niente, vi lascio leggere in pace.
E' il compleanno di Nialler, quindi ci stava tutto il capitolo, no? (tralasciando il fatto che parla della TRAGEDIA di Nialler, ma dettagli).
So che è corto cortissimo però il prossimo sarà letteralmente chilometrico, quindi non vi preoccupate. :)
Grazie a tutte le bellissime 6 persone che hanno recensito lo scorso capitolo.
Siccome faccio abbastanza casino nel mettere link e banner, per la One Shot vi rimando allo scorso capitolo... :P
Se volete altre informazioni, spoiler o robe simili (anche minacciarmi, volendo) contattatemi su Twitter. Sono @Writ96 
Un bacione

Writ

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Capitolo 3
*** #3 I hear the beat of my heart ***


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"I hear the beat of my heart"







Passò qualche settimana e l’incontro alla tomba di Cathy divenne una sorta di rituale per Lily.
Le ferite di Niall sembravano bruciare ogni volta che lui apriva la bocca e le raccontava qualcosa della sorella. All’inizio la ragazza non faceva domande, aspettando che fosse lui a parlare e che scegliesse l’argomento di conversazione, poi iniziò a sciogliersi e a chiedergli particolari della sua vita a Mullingar, piccola città irlandese dove lui aveva vissuto per tutta la vita, o sul suo sogno di diventare dottore. Avevano la stessa età, ma Niall sembrava più vecchio a volte, specialmente quando si alzava sospirando, mettendosi le mani sulle ginocchia come un vecchio sopraffatto dal dolore.
-Mi hai detto una bugia...- esordì lui, un giorno, vedendo Lily arrivare un po’ in ritardo. Lei strinse le labbra e assunse un’espressione curiosa, chinando leggermente la testa di lato.
-Mi hai detto che vai a scuola. Ma io non ti ho mai vista...- spiegò e lei sorrise, posando la borsa sulla loro solita panchina e guardandolo con affetto. C’era qualcosa, in lui, che la spingeva a volergli sempre più bene, a cercare il suo sorriso –che stava pian piano tornando a spuntare- ogni volta con frequenza maggiore, a chiedersi se avrebbe potuto fare qualcosa di più per lui.
Se fossero stati diversi, avrebbe potuto dire che si stava innamorando di lui, ma non osava pensarlo, non osava immaginare come sarebbe potuto essere. Vedeva le ferite di lui come qualcosa di incolmabile, qualcosa in cui lei sarebbe precipitata e da cui non sarebbe mai riuscita ad uscire.
-Vado in un altro paese a scuola. Lì ho le mie amiche e i miei amici e ho preferito seguirli. Non mi pesa fare mezzora di macchina ogni giorno...- spiegò lei, vedendo che qualcosa di turbato nello sguardo di Niall tardava a scomparire.
-Anche il tuo ragazzo?- le domandò a bruciapelo e lei tossicchiò non appena comprese ciò che lui le aveva chiesto. Le venne da ridere, ma poi si ricordò che erano in un cimitero e non sarebbe stato l’ideale.
-Ma quale ragazzo? Santo Cielo, Niall! Cosa vai a pensare?- replicò e lo vide sorridere in risposta, mentre si stringeva nelle spalle e scuoteva la testa. Rimasero in silenzio per un po’, poi lei tirò fuori un quaderno dove finire alcuni compiti di matematica. Si sentiva addosso lo sguardo di Niall e riusciva a concentrarsi ben poco, ma era determinata a finire. Non appena terminò il tutto alzò lo sguardo e lo vide che la fissava con intensità, le sopracciglia leggermente aggrottate e le labbra contratte.
-Niall?-
-Ti va di fare un giro? Ma fuori di qui...- disse lui e Lily spalancò gli occhi, mentre annuiva, perplessa. In più riprese il ragazzo le aveva parlato del bisogno di stare lì con sua sorella e con lei, dicendole di preferire quel luogo a qualunque altro. Mentre uscivano dal cimitero sotto lo sguardo stupito di Thom, Lily si chiese il perché di quell’azione. Niall non parlava, camminava e basta, una semplice felpa bianca della Nike a sostituire il felpone grigio. Sembrava essere animato da una certa determinazione mentre camminava spedito per le vie del paese e Lily faticava a tenere il passo per stargli dietro.

-Hai intenzione di vincere la marcia alle Olimpiadi o preferisci aspettarmi?- gli chiese, ad un certo punto, piccata, facendolo fermare di botto.
E per la prima volta da quando l’aveva conosciuto, sentì Niall Horan ridere. Aveva una risata sonora, piacevole da sentire, trascinante, che gli usciva dalle labbra senza che lui riuscisse a controllarla. Lily si ritrovò a ridere a sua volta, incredula, mentre le immagini di quel Niall cupo e solitario che l’avevano accompagnata in tutte quelle settimane svanivano, sostituite dall’unico, enorme fotogramma della sua bocca spalancata nell’atto di ridere, gli occhi azzurri socchiusi e il mento sollevato verso l’alto.
Smisero dopo qualche minuto, ma un sorriso rimase sui loro volti ancora a lungo, mentre si guardavano, increduli dopo quell’irresistibile scoppio d’allegria.
-Non ti avevo mai sentito ridere....- commentò Lily, guardandolo con un angolo della bocca sollevato. Lui arrossì, come se si fosse reso conto per la prima volta di quello che era successo.
-In effetti, mi ero dimenticato come fosse farlo...- ammise il ragazzo e Lily lo guardò con affetto, sentendo il suono del suo cuore che batteva forte come non aveva mai fatto. Sentire la risata di Niall era stato come ricevere un colpo al cuore e in quel momento le era sembrato di tornare in un ipotetico passato, in cui Niall era un ragazzo come tutti, che rideva, scherzava ed era circondato da amici. Ripensare a come lo aveva conosciuto lei e come lo aveva visto in quei mesi le faceva male e la costringeva a chiedersi se non avrebbe dovuto fare di più per lui.

Pensò a come sarebbe stato incontrarlo in un altro luogo e in un’altra situazione: chissà, forse le avrebbe presentato Cathy, forse insieme sarebbero andati a vedere una partita di calcio, forse a scuola lui l’avrebbe aiutata a prendere qualcosa dal suo armadietto e avrebbero riso più spesso. Sarebbe stato diverso, quello sì. Ma, una vocina insistente nella sua testa glielo ricordava continuamente, se non fosse successo niente, Niall non si sarebbe trasferito e probabilmente, anche se l’avesse fatto, non sarebbe mai andato in cimitero e non l’avrebbe mai conosciuta.
-Allora.... dove ti porto?- chiese Niall, con un sorriso appena accennato che illuminava anche gli occhi. Lily si riscosse e sorrise a sua volta, alzando poi le spalle.
-Non so, dove vuoi tu...- disse e lui allungò una mano verso di lei, che la fissò quasi fosse qualcosa di strano e pericoloso. Era un gesto strano, inusuale tra loro. Poche volte si erano davvero toccati, poche volte si erano davvero comportati come due amici normali. Erano due naufraghi, probabilmente. O meglio, Niall era un naufrago e Lily un bastoncino alla deriva che, per una qualche ragione, gli aveva permesso di salvarsi.
-Prendiamo un panino? Ho fame...- disse lui e lei annuì, mentre entravano nella panineria distante cinquecento metri dal cimitero. L’odore del pane la colpì e le si risvegliò un gorgoglio nella pancia e lei guardò famelica il bancone pieno di cibo. Si girò verso Niall, sicura che lui avrebbe deriso quella sua espressione da morta di fame e lo trovò che guardava i panini con intensità, quasi volesse trapassarli con lo sguardo. Un sorriso gigantesco aveva conquistato di nuovo il suo viso e lui stava lì, spostando il peso da una gamba all’altra mentre la commessa lo guardava, incredula, probabilmente, alla vista di un tale entusiasmo davanti a dei panini che, a guardarli meglio, non avevano niente di speciale.
-Io prendo... uhm. Uno pomodoro e mozzarella...- disse Lily, dubbiosa, voltandosi verso Niall e scoprendo che ora era lui a fissarla, sorridente. Sorrise in risposta e si chiese cosa diavolo fosse successo nella mente di quel ragazzo per farlo cambiare così rapidamente. O forse impazzire. Non le era chiaro cosa fosse successo, ma qualcosa era scattato in lui.
Si avviò verso un tavolino e Niall le si avvicinò, con un panino tonno e carciofini in mano e una bustina unta tenuta tra anulare e mignolo. Si sedette e per un attimo nessuno dei due disse niente. Niall finì in due morsi il primo panino e poi il secondo- il misterioso contenuto evidentemente troppo oleoso della bustina- in poco più tempo. Lily rise e gli offrì un pezzo del proprio panino, che però lui rifiutò con un gesto gentile della mano. Aspettò che lei finisse guardando fuori da una finestrella e godendosi il paesaggio autunnale che si scorgeva la fuori, quelle foglie giallo-rossastre miste a quelle che avevano un colorito più grigiastro, provocato probabilmente dalla scarsità di luce causata da una nuvola passeggera.

-Sai, saranno due mesi che non mangiavo. Non dico fossi anoressico, questo no, ma poco ci mancava. Tu mi avevi chiesto della felpa grigia, un giorno e io ti avevo detto che serviva a farmi scudo dal mondo. Serviva anche a ripararmi da me stesso. Non so perché io abbia smesso di mangiare. Che ti devo dire? A volte li chiamano comportamenti da adolescente in crisi, che lotta con il proprio corpo. Ma io lottavo con la mia vita, che è diverso. Lottavo perché Cathy mi mancava e perché sembrava che la mia vita fosse l’unico elemento dissonante in una sinfonia di distruzione. All’inizio mi ricordavi Cathy. Quelle frasi enigmatiche, quei sorrisi apparentemente invisibili, quel tuo modo di conoscermi fin da subito. Pensavo che fosse lei a parlarmi, attraverso di te, ed ero entusiasta di questo. Era come riavere la mia sorellina. E poi hai cominciato a riemergere tu, la Lily che io avevo nascosto sotto un’altra esistenza.- Niall prese un profondo respiro e si voltò a guardarla, mentre Lily, con ancora un ultimo pezzo di pane in mano, lo guardava stupefatta, gli occhi spalancati che vagavano lungo il corpo e il viso del ragazzo. Non aveva mai notato quanto fossero magri i suoi polsi quelle rare volte che sbucavano dalle maniche, né come la sua mascella fosse troppo spigolosa, quasi nuda lì nel punto in cui quasi incontrava l’orecchio. Trattenne il fiato e continuò a guardare il ragazzo, chiedendosi perché lei non avesse notato quei segni fin da subito.
La risposta le arrivò chiara e precisa alla mente.

Lei non aveva mai guardato Niall fuori, perché si era concentrata sui crepacci della sua anima. Di Niall, la prima cosa che ricordava erano gli occhi. Azzurri e addolorati. E ora pieni di una risata repressa troppo a lungo. Non ricordava precisi particolari del suo volto o del suo fisico. Si diede della sciocca, perché sapeva per esperienza che il male non è solo interno, ma anche esterno, eppure non se n’era curata. Mai.
-Non farti prendere dai sensi di colpa. Non ti ho mai dato modo di notarlo. Ti ho sempre sommersa di racconti e di parole. E’ questo che mi ha fatto capire che tu non eri Cathy. Cathy si stancava dopo un po’, si alzava e se ne andava dopo avermi dato un bacio sulla guancia e avermi detto “Tutto andrà bene, Nialler, ma ora sta’ un po’ zitto”. Tu no. Rimanevi e mi aspettavi.- continuò e lei sorrise, addolcita, mentre notava come Niall fosse perso nel guardare un uomo che tratteneva a stento un beagle deciso a rincorrere un piccione. Era questo, rifletté, che le piaceva di lui. Guardava, ma senza l’aria saccente di chi giudica ciò che vede. Guardava e basta, e intanto pensava.

-Mi aspetti anche adesso e non dici niente. E’ questo che mi piace tanto di te. Che non dici niente, ma ridi e hai saputo farmi ridere. Ridevo, prima. Ridevo e mangiavo come un pazzo. Mi mettevo magliette più strette, cappellini da cui usciva un ciuffo curato ad arte e pantaloni e scarpe alla moda. E poi, all’improvviso... infagottato in una felpa che non sapevo nemmeno di chi fosse, con sempre le stesse scarpe, che se sorridevo era un miracolo e mangiavo per non far soffrire di più i miei. E adesso. Adesso che non sono nessuno di particolare, che rido di nuovo, con fatica, ma lo faccio. Sei stata tu, sai, Lily? Siete state tu e Cathy. E non posso fare a meno di chiedermi cosa mi sarebbe successo, se non ti avessi incontrata. Se non avessi aspettato, quando tu mi hai chiesto di non andare via. E non c’è risposta. Perché avrei aspettato per sempre, se me l’avessi chiesto.- concluse, guardandola negli occhi. Lily si sentiva spaesata, fuori luogo. Le parole di Niall si erano posate sul suo stomaco, una dopo l’altra, e sembravano pesare eppure allo stesso tempo sollevarla. Fu naturale, per lei, allungare una mano e stringere quella del ragazzo, intrecciando le dita con le sue. Avrebbe voluto parlare e dimostrargli che non era proprio una completa idiota, ma che anche lei aveva ancora il dono della parola, eppure non ci riusciva. Deglutì e sorrise e Niall sorrise a sua volta, facendole perdere per un attimo l’orientamento. Sospirò piano e lasciò le labbra increspate dal sorriso ancora un po’. Cercò nella sua mente le parole adatte, ma era come se fosse bloccata e riuscisse solo a pensare a Niall davanti a lei, a quel Niall nuovo e diverso eppure sempre uguale. L’affetto, quell’affetto prorompente che sentiva nel suo cuore, minacciava di uscirle dalle labbra, dagli occhi, dalle mani. Si alzò in piedi ed andò verso Niall, che si era alzato a sua volta vedendola in piedi e lo abbracciò, stringendolo più forte che poteva e sentendone le ossa sotto le dita, mentre premeva le dita contro la sua schiena. Lui poggiò la testa sulla sua e le cinse la vita con le braccia, stringendola a sua volta.

Ecco il naufrago che si aggrappa al suo bastoncino, pensò lei, e lo strinse più forte. Le pareva di sentirlo il dolore di Niall, che palpitava insieme al suo cuore e si accorse che in quel momento faceva anche parte di lei. Si staccò da lui con lentezza e lasciò le proprie mani ancora strette alla sua felpa, mentre cercava i suoi occhi.
L’azzurro che vi trovò la stupì e le sembrò più chiaro che mai. Il dolore era ancora lì, in quelle minuscole macchioline blu vicine all’iride e lei trattenne il respiro un attimo prima di parlare.

-Ti aspetterò anche io, tutto il tempo che vorrai. Sono abituata al silenzio, ma mi piace di più quando inizi a ridere...- mormorò e sorrise, mentre il viso di Niall si abbassava quel tanto che bastava per permettergli di sfiorare le labbra di Lily con le proprie. Sorridevano entrambi, le labbra che si toccavano e rimanevano immobili, semplicemente incurvate all’insù. Lily l’avrebbe definito, in seguito, il suo bacio-sorriso più bello.
Si staccarono e di nuovo la ragazza sentì Niall ridere, prima più piano e poi più forte, riempiendo la piccola panineria con quel suono così vivo.
-Non è proprio il massimo del romanticismo, vero, questo posto?- commentò Niall e Lily annuì, stringendosi un attimo nelle spalle e continuando a sorridere. Tornò un secondò indietro, prendendo le proprie cose abbandonate sulla sedia e tirò fuori i soldi per pagare. La mano del ragazzo si posò sulla sua e la costrinse a riabbassarla e a rimettere i soldi in borsa, prima di intrecciare di nuovo le dita con le sue.
-Ho fatto io. Sono una persona galante, io...- disse il ragazzo e Lily fece una risata appena smorzata, mentre uscivano e la commessa mormorava loro un piatto “Arrivederci”.


Fuori si era alzata un po’ d’aria, quel tanto che bastava a fare sì che Lily non rimpiangesse l’aver messo il cardigan di lana nera in borsa. Lo prese e se lo mise, sotto lo sguardo di Niall che non si allontanava da lei neanche per un secondo.
-Si sta facendo freddo...- spiegò lei e lui annuì, avvicinandosi e poggiandole un braccio intorno alle spalle. Sorridevano entrambi e sembravano così diversi dal solito, quasi fossero stati colpiti da un incantesimo. Camminarono per un po’ e si resero conto di essere tornati nei pressi del cimitero. Lily sospirò silenziosamente e si strinse di più al ragazzo, terrorizzata dall’idea che sprofondasse di nuovo nel dolore dopo quella breve parentesi di normalità.
-Ne ho abbastanza di cimiteri, se permetti...- disse lui, stupendola e spingendola a sorridere e ad annuire.
-Facciamo ancora un giro?- chiese Lily e automaticamente sentì che le proprie gambe iniziavano a muoversi, in direzione della strada principale, così da dare le spalle al cimitero. La stretta di Niall era salda ed era bello sentire i capelli di lui che ogni tanto le sfioravano le orecchie quando lui si girava e premeva la propria guancia contro il suo zigomo.
-Ci sono tante cose che non ho visto, qui... potresti farmi vedere i posti che ti piacciono di più...- commentò il ragazzo, guardandosi intorno nella piazzetta principale, a quell’ora mediamente piena di gente. Lily sorrise a qualcuno che doveva averla riconosciuta e salutò con un gesto della testa una signora poco lontana, prima di voltarsi verso Niall.
Si posizionò davanti a lui e lo guardò negli occhi, prima di mormorare un “Ovviamente...” e alzarsi sulle punte quel tanto che bastava per baciarlo.
Si strinsero, nella piazzetta abbastanza gremita di persone, come avevano fatto poco prima.
Ma non era il dolore, questa volta, a farli stringere. Era la felicità di farlo che li spingeva.





Writ's Corner
L'ultimo, per questa storia, purtroppo. T.T
Mi mancherà la storia.
E' breve e brutta, lo so.
So anche che non è una delle solite storie e, benchè l'amore trionfi, come al solito, capisco anche che in realtà quella sia solo una questione secondaria.
Mi mancava scrivere qualcosa di triste. E' masochismo, lo so, ma scrivere questa storia mi ha fatto stare in un certo senso meglio.
Sappiate che sto scrivendo una nuova long.
E' long nel senso proprio di long, quindi penso supererà i 15 capitoli, anche se non ne sono sicura.
per ora, tutti quelli che ho scritto superano le 3000 parole.
Fattos ta che dovrò anche scrivere un altro MM di 10 Things.
E poi Click e Combinazioni.
Andrò con calma. Ho deciso di non fare le cose di fretta, ma di farle con calma e bene.
So che mi odierete, ma almeno consolatevi sapendo che perlomeno non mi sentirete ogni volta dire "E' orribile" ma solo"Non mi soddisfa".
Quindi, grazie a quei pochi coraggiosi che hanno leto fino a qui.
Vi voglio bene.

Vi indirizzo da una parte.  
Da una storia che amo.


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Leggetela. Non ve ne pentirete.
Buon inizio scuola a tutti
Bacioni


Writ



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