Fiore di Cactus

di Acqua Dolce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Ultima parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Non lo so nemmeno io com'è cominciata questa storia. Sta di fatto che ora sto camminando su e giù per la stanza alle tre di notte cercando di addormentare mio figlio che non sembra abbia nessuna intenzione di smettere di piangere. 
E' un'ora e mezza che piange come un disperato, inizio ad avere paura che quell'arpia della nostra vicina chiami la polizia dicendo "Agente in quella casa stanno ammazzando qualcuno!", e quando sfonderanno la porta a spallate mi troveranno qui in pigiama e in pantofole che cerco di addormentare la mia creatura e a quel punto diranno "Ehi, ma quello è Ralph Peterson! Il numero sette della Nazionale!". Verrò preso per i fondelli per le quattro ore successive e quando probabilmente il pupo avrà ripreso a dormire e io sarò tornato a letto per recuperare un po' di sonno, mia moglie, che ora sta dormendo (e che ha occupato anche la mia parte di letto), mi sussurrerà dolcemente all'orecchio "Ralph svegliati, dormiglione!".
Ma non divaghiamo. 
Allora... vediamo se mi ricordo bene... è stato l'anno scorso, a fine luglio o i primi di agosto. In ogni modo avevo da poco staccato il cartellino dei ventisei anni...
In ogni modo c'era una delle milleottocentocinquantasette feste che fanno in spiaggia e Holly, Philip, Tom ed io ne stavamo parlando da due giorni.
"Te l'ho detto Hutton: domenica arriva Jenny non posso venire..." brontolava Callaghan.
Io tenevo in mano un mazzo di carte e le rimescolavo da un pezzo.
Non poteva venire... sarebbe stato più corretto dire che non aveva VOGLIA di venire e che aveva di meglio da fare, specie con una ragazza come Jenny, che non vedeva da un'inverno e tot... ma Hutton non sembra volerselo mettere in testa e continuava a insistere.
"Non potete venire tutti e due, scusa?"
Tom ed io ci limitavamo a lanciarci occhiate e a ridacchiare. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato. Bastava vedere come si comportava con Patty. Poveretta, come ha fatto a non stancarsi di stargli dietro lo sa solo lei.
Philip mentre il caprone insisteva ci guardava disperato implorando con gli occhi il nostro aiuto. 
Mi alzai e dando una pacca sulla spalla a Oliver gli dissi:
"Arrenditi, il nostro Philip ha voglia di passare la nottata... oops!" faccio ironico per poi correggermi "volevo dire la SERATA, con la sua puella."
Callaghan era arrossito violentemente, mentre io continuavo a ridacchiare divertito.
Poi cominciò a farfugliare qualcosa tentando goffamente di cambiare argomento.
"Chi... chi ci sarà alla festa?" chiese.
Fu Becker a rispondere " Bè Patty, Julian ed Amy, Mark, Benji e..." si era bloccato. Mi guardava in modo strano. All'inizio non capii, poi spalancai gli occhi sperando che non pronunciassa il suo nome... 
In testa riuscivo solo a pensare "Ti prego fa che non dica quel nome! Fa che non dica quel nome!" 
"E Sam". Concluse Tom. Mi sarei sparato un colpo in fronte.
"Non vengo!" dico subito avviandomi fuori e salutandoli frettolosamente.
Non ho mai potuto sopportare Samantha Verona. Stava per laurearsi in medicina e avrebbe preso la specializzazione in oncologia o qualcosa di simile, un'avara stronzetta egoista di venticinque anni.
"E a Sandra cosa dirai? A proposito come vanno le cose con lei?"
Sandra... ero perso di lei. Quella ragazza era stupenda. Una delle più belle che abbia mai visto e... e... e? e che altro? Adesso che la cotta mi è passata e riesco a ragionare posso dire che era uno splendido esemplare di oca giuliva, ma l'anno scorso non la vedevo affatto sotto questo punto di vista. Era bella e mi bastava. I capelli nerissimi le arrivavano a metà schiena e gli occhi verdi smeraldo le illuminavano il viso. 
Il seno prosperoso e i fianchi procaci erano davvero mozzafiato. Samantha pur essendo molto bella e resa irresistibile dal fascino dell'intelligenza, inesistente in Sandra, per me era niente in confronto all'adorata Sandra.
Anche lei un bel seno, ma la figura era più slanciata di quella di Sandra, i capelli biondi mossi le superavano di qualche centimetro le spalle, gli occhi celesti un colore indefinito fra il turchese del mare e il blu della notte. Se non fosse stata spinosa come un cactus si sarebbe potuta definire un fiore del Paradiso.
Ma io non la potevo sopportare.
"Tu non sopporti nessuno che abbia un quoziente d'intelligenza superiore al tuo!" mi diceva ogni volta che le esprimevo il mio odio allo stato puro.
"Mmm..." rispondo serio alla domanda di Hutton
"E' successo qualcosa?" mi chiede Philip.
"No... o meglio lei vuole che succeda... ma io ho chiarito subito tutto fin dall'inizio."
Gli altri tre si scambiarono un'occhiata perplessa.
"Cioè?" fece Tom.
"Ho capito subito che quella ragazza vuole farsi sposare..."
"Come come?" fece Philip appoggiandosi con gomiti sul tavolo.
"Già, ma le ho detto che non posso perchè in realtà sono sposato e mia moglie non mi concede il divorzio."
"Fa molto Hollywood non credi?" continuò Callaghan.
"Già, ma se non ne sei innamorato perchè prolunghi ulteriormente questa storia?" chiese Holly.
"E chi ha detto che non ne sono innamorato? Ho detto solo che non me la voglio sposare! E con questa scusa posso tenermi la mia ragazza e la mia libertà." Guardai l'orologio. Sandra mi aspettava. Li salutai definitivamente e nonostante la futura presenza di Sam alla festa mi arresi e dissi che ci saremmo incontrati lì.
Non feci nemmeno in tempo a suonare alla porta che Sandra la spalancò per farmi entrare e baciandomi la richiuse in fretta.
"Che accoglienza..." dissi allontanandomi dalle sue labbra.
"Se preferisci faccio la seria come Samantha..." mi fece sfiorandomi di nuovo la bocca con la sua.
Sorrisi. Lei credeva che mia moglie si chiamasse così. E visto che io "odiavo mia moglie" decisi di chiamarla con il nome della persona che più mi stava sul gozzo. Prima di tornare a baciarla le bisbigliai all'orecchio
"Per carità..." 
Sandra dormiva accanto a me. Dopo aver tentato più volte di dormire mi arresi e mi misi a fissare il soffitto della camera da letto.
"Ralph, sei sveglio..." la sentii sussurrare dandomi le spalle.
"Si."
"Senti... Io vorrei... vorrei finirla qui con questa storia."
Mi misi a sedere e la feci voltare verso di me. Aveva le lacrime agli occhi, mentre io rimasi serio.
"Tu non stai parlando sul serio."
"Invece si. Io voglio avere un uomo tutto per me e non voglio condividerlo con qualche altra donna."
Mi aveva messo con le spalle al muro. Era seria. Sapevo che non scherzava, che mi avrebbe lasciato sul serio e quella era l'ultima cosa che volevo. L'amavo, perdinci se l'amavo. E l'amore fa venire strani grilli in capo, come per esempio quella dannata frottola del mio matrimonio andato a puttane con l'odiata Samantha. E come per esempio il macello che avrei combinato... che avremmo combinato di lì a poco tempo io e quella strega. E fu in quel momento che cominciai ad impantanarmi veramente.
"E va bene Sandra. Sposiamoci." le dissi sorridendo e facendole una carezza sulla guancia. Cominciò a singhiozzare.
"Non scherzare Ralph. Ci sto troppo male..."
"Non scherzo affatto. Lascio mia moglie."
Si mise a sedere al mio fianco.
"Ma se dici che non ti concederà mai il divorzio... Sei sicuro che questa volta..."
Annuii senza dire niente e ricominciai a baciarla. Quello che facemmo per le due ore successive sono fatti miei!
In ogni modo dopo riuscii ad addormentarmi. Anche perchè l'idea di avere come moglie Sandra non mi dispiaceva per niente. Benchè avessi tentato più volte di incontrarmi con altre ragazze, tutte le volte mi compariva davanti al naso l'immagine di Sandra che mi faceva fare subito retromarcia. 
Ne ero sicuro al cento per cento. Lo sapevo. Ne ero convinto: Sandra era la donna della mia vita.
Verso le undici di sera eravamo ancora a letto abbracciati, avevamo parlato un po'. Sandra era al settimo cielo, e anche a me faceva piacere vederla così contenta come non l'avevo mai vista.
"Ralph, vorrei chiederti una cosa..."
"Che c'è tesoro?" le feci guardandola negli occhi.
"Come mai all'improvviso Samantha ha deciso di concederti il divorzio?"
.... 
Ero pietrificato. Che dovevo dirle? Che altro mi potevo inventare? Dovevo dirle "Cara veramente io non ho una moglie te l'ho detto solo perchè non avevo voglia di sposarmi?"?
No. La mia testa lavorava a razzo per inventarsi qualche scusa. Ad un certo punto ebbi paura che potessero saltarmi per aria le rotelle.
"Perchè? Ecco, vediamo... perchè?... vuole la sua libertà. Tutto qui."
Sandra era perplessa. Non l'avevo convinta. In ogni modo lasciò cadere l'argomento, e io riuscii a spostarlo su qualche altra idiozia.
Poco dopo mi rivestii e prima che potessi uscire di casa Sandra fece la domanda che mi avrebbe accavallato tutta l'esistenza.
"Ralph, posso chiederti un'altra cosa?"
"Certo amore" Mi allungai verso di lei per baciarla, ma le mie labbra prima di raggiungere le sue si bloccarono di colpo quando sentirono.
"Mi faresti conoscere Samantha?"

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Le risposi di no, che non se ne parlava neanche. Non ci volle molto tempo per farmi cambiare idea.
Due giorni più tardi ero alla famosa festa, dove incontrai gli altri in un tavolo leggermente in disparte.
E poi vidi Sam. Seduta a sorseggiare un bacardi all'arancia. Il vestito sottoveste nero che indossava faceva risaltare l'abbronzatura e i capelli biondi mossi erano schiariti dal sole. Mi guardò appena arrivato con quei suoi occhi azzurri, freddi come il ghiaccio. Mi irritai solo a guardarla.
Le belle gambe accavallate erano lasciate scoperte fino a metà coscia dal vestito e i piedi erano nudi sulla sabbia.
Non ci dicemmo niente. Gli altri mi rimproverarono per il ritardo, ma gli ignorai completamente. Avevo qualcosa di più importante a cui pensare. 
"Vieni con me." le ordinai afferrandola per un braccio e costringendola a seguirmi fino alla riva del mare, lontani dalle luci e dal baccano della musica.
"Ehi! Lasciami andare, cafone!" mi urlò. 
"Allora..." le disse quando fummo abbastanza lontani dagli altri.
"Ma che diavolo ti ha preso?! Mi hai fatto male! Domani avrò un livido!" gracchiava.
"Sta zitta, per un secondo e smettila di lamentarti!"
Non mi ascoltò.
"Joe stava facendo un discorso interessante prima!"
"ASCOLTAMI PER LA MISERIA!" 
Si ammutolì immediatamente, incerta se piantarmi in asso lì oppure se darmi una sberla e piantarmi in asso lì.
Preferì piantarmi in asso senza ammollarmi un ceffone, ma prima che potesse andarsene le presi il polso e la ritrascinai davanti a me.
"Vuoi ascoltarmi?!"
"No pezzo di somaro! Voglio tornare su dagli altri!"
"Invece mi ascolti." le disse con calma.
Le tenevo ancora stretto il polso. Sam aveva smesso di divincolarsi. Le lascai il polso che lei si massaggiò rimanendo davanti a me.
"Mi hai fatto male." borbottò alla fine.
"Devi fare la parte di mia moglie." Le disse con una freddezza che sorprese anche me.
Lei strabuzzò gli occhi e smise di massaggiarsi il polso.
"Come?!"
"Devi fingere di essere mia moglie!" le ripetei cercando di rimanere calmo.
Sam scoppiò a ridere. Non ci credeva.
"Mi hai capito?" le ridomandai. Non smise di ridere.
"Hai sniffato colla vero?" mi chiese ridendo.
"Sto parlando sul serio Sam." le dico risentito, ma lei continuò a ridere.
"E con chi dovrei fare la parte di tua moglie?"
"Con Sandra."
Senza smettere di ridere si allontanò per raggiungere di nuovo i nostri amici "Neanche morta." disse. Le corsi davanti e le bloccai la strada mentre lei con una mano si sistemava i capelli dietro le orecchie in modo che non le dessero fastidio.
"Non farmi implorare. Ti prego di non farmi implorare." le dissi sul disperato.
Sam scosse la testa "Chiedilo a qualche altra scema, idiota che non sei altro. Io non mi presto a questo giochino!"
"Ma ti sei l'unica che Sandra non conosce! Ti supplico, Samantha..."
Mi guardò divertita. Il fatto che io Ralph Peterson la supplicassi le piaceva da morire.
"Certo che se mi chiami "Samantha" e non "Sam" deve essere proprio grave..." disse lei sorridendo. Mi sentii preso in giro, ma non volevo darlo a vedere.
Poi la vidi tornare seria. Distolse lo sguardo e alzò gli occhi verso il cielo. Li tenne alzati per un po' come se stesse cercando qualcosa lassù.
"E... dunque. Se decidessi di farti questo favore..." La guardai sollevato, ma lei si corresse subito vedendo la mia espressione "ma non è detto che lo faccio... io cosa ne ricavo?"
Scoppiai a ridere "Ahaha! Ricavare? Tu vuoi farti pagare?"
Mi guardò offesa, e capii solo dopo perchè aveva fatto quella faccia.
"Cioè... ehm... cosa ne ricavi... vediamo..." feci imbarazzato.
"Va bè." sospirò "Vorrà dire che mi restituirai il favore appena si presenta l'occasione."
Accettava! Non potevo crederci, accettava!
L'abbracciai pieno di gratitudine. Lei nauseata dal mio gesto si liberò dalla mia stretta e imbarazzata mi chiese cosa doveva fare.
"Niente." le risposi.
"E allora a cosa ti servo?!" mi chiese incrociando le braccia e battendo nervosamente un piede scalzo sulla passerella insabbiata.
"Volevo dire, che devi incontrare Sandra e dirle che sei disposta a divorziare da me."
Samantha scoppiò a ridere un'altra volta.
"Ahahaha! Questa...ahahahah! Questa è la cosa più assurda che abbia mai sentito dire in vita mia! Ahahahahahah!"
Si, non era un impressione... quella ragazza mi stava sfottendo...
Aveva le lacrime agli occhi dal ridere.
"Io e te sposati! Ahahahah! Le hai detto che eravamo sposati per non sposarla! ahahah! E ora che hai cambiato idea... ahahahahahahah!"
La lasciai lì a ridere.
"No, no! Aspetta! Ralph! Eddai! Non prendertela! Aahah! E va bene quando dovrei incontrarla?"
Diedi alla strega le istruzioni necessarie per far in modo che incontrasse Sandra.
L'amata pulzella lavorarava come commessa in un negozio di abbigliamento in centro, dal lunedì al venerdì.
Tutto doveva sembrare casuale. 
Mia "moglie" (cioè Sam) aveva scoperto la mia relazione "clandestina" con un'altra donna (e cioè Sandra), e così indignata dal mio "tradimento" aveva deciso di concedermi il divorzio, permettendomi così di poter sposare la mia "amante". Un'idea geniale. O almeno all'inizio lo è stata...
"Allora ci sei?" chiesi a Samantha prima che entrasse nel negozio.
"No sono al bar!" mi rispose seccata e sistemandosi i capelli per l'ennesima volta. Mi dava sui nervi! Ogni santissimi cinque secondi lei si risistemava i capelli! Come se avessero avuto il tempo di spettinarsi!
"Piantala di scherzare! Io ora vado, ti chiamo io stasera così mi dici com'è andata. E non sbagliare!" le raccomandai ancora.
"Agli ordini generale!" mi disse lei facendomi il verso.
"Saluto colonnello!" le risposi io mettendomi le mani in tasca e andandomene velocemente. Se non me ne fossi andato le avrei senza dubbio tirato il collo.
Non so di preciso cosa accadde là dentro anche se posso immaginarmelo...

( SOLO QUESTA PARTE DEL RACCONTO SARA' SCRITTA IN TERZA PERSONA)
Sam entrò. Indossava un paio di jeans chiari e una maglietta nera con le maniche a tre quarti leggermente scampanate.
Gli occhi azzurri erano coperti dagli occhiali da sole firmati Ferrè.
La ragazza cominciò a sbirciare tra gli abiti appesi. Poco dopo si abbassò leggermente gli occhiali sul naso da poter dare un'occhiata in giro. C'era qualche ragazza, un paio di bambini che pregavano le madri attente ai vestiti di accompagnarli a prendere il gelato e poi una ragazza al bancone.
Sam prese un paio di pantaloni invernali di velluto beige a coste larghe e lo portò vicino alla ragazza.
La fissò un attimo. I capelli biondi erano evidentemente tinti. Gli occhietto castani sembravano quelli di un topo.
"Certo che deve proprio essere innamorato di sta tizia!" pensò inorridita Sam. Poi notando che la ragazza non sollevava lo sguardo dai fogli che aveva sotto il naso, si schiarì la voce.
"Ehehm..."
La ragazza sorrise "Posso aiutarla?" chiese gentile.
"Si... di questi c'è anche una taglia quarantaquattro?" chiese indicando i pantaloni.
"Si glieli faccio vedere." disse tirando giù una pila di pantaloni.
"Eccoli. Li vuole provare?"
Sam li provò tanto per togliersi lo sfizio. Le stavano benissimo. 
"Bene. Prendo questi." disse portando il capo d'abbigliamento.
"Deve accorciarli? Possiamo farglielo fare noi..."
"Si mi farebbe un piacere. Le lascio il mio nome... Signora Samantha Peterson..." attese la reazione della ragazza che segnò tranquilla il nome.
"D'accordo. Saranno pronti fra un paio di giorni."
Ma come??! Possibile non avesse capito?!
"Ehm... forse non ha capito il mio nome... sono la signora Peterson..."
"E' già una nostra cliente?" chiese la ragazza.
"No, ma mio marito ci bazzica spesso da queste parti..." disse fredda Sam.
"Può darsi, forse l'avrò visto..." disse incerta la commessa.
"Ohhhh non ne dubito." ribattè disgustata Sam.
"Bene signora Peterson..."
In quel momento da una porta del retro negozio sbucò una sinuosa ragazza mora che appena sentì il nome Peterson si bloccò e chiamò la collega.
"Ehm... Tilly..."
"Si Sandra?"
"Pensaci tu al magazzino alla signora ci penso io la conosco..."
La bionda fece spallucce e sparì dietro la porta, mentre Sandra si avvicinò timidamente al bancone.
"Signora Peterson... sono Sandra..."
"Oh. Bè credo di aver fatto uno sbaglio poco fa..." disse riferendosi all'altra ragazza.
"Eh, già! Ecco io volevo..."
"Conoscermi? Si lo so. Ralph me ne aveva parlato. Ebbene... eccomi qui." disse Samantha.
"Ma ecco signora Peterson..."
"Oh per carità, diamoci del tu e non mi chiamare più signora Peterson!" disse irritata.
"Si mi scusi... cioè... scusami. E' solo che... ti va bene?" chiese Sandra torcendosi nervosamente le dita.
"Parli del divorzio? Si mi sta più che bene. Non potrei vivere con un uomo che non mi ama."
"Ma tu... tu non sei... non sei più innamorata di lui... vero?" chiese speranzosa.
"Certo che no!" disse sorpresa Sam dimenticandosi che doveva fare la parte di Samantha Peterson e non quella solita di Samantha Verona!
"Si rifarà una vita, vero?"
"Bè certo che si! Ho venticinque anni non sono csì decrepita da lasciarmi morire di disperazione!" disse seccata dall'invadenza di quella domanda.
"Oh allora ti dispiace!"
"Ma no! Lo voglio almeno quanto lui il divorzio, se non anche più di lui!"
Silenzio. Un silenzio che parve interminabile.
"Bè adesso è meglio che vada e che tu torni al tuo lavoro."
"Bè... è stato un piacere conoscerla... conoscerTI... Samantha."
"Ciao... Sandra."
Sam uscì dal negozio togliendosi gli occhiali da sole e risistemandosi ancora una volta i capelli. 
Quando Sandra mi avvisò che mia "moglie" Samantha era andata a parlarle, cercai di sembrare sorpeso. Quando però mi cominciò a raccontare tutte le sue convinzioni cominciai a preoccuparmi sul serio.
"Per me c'è qualcosa sotto." diceva Sandra camminando avanti e indietro per la camera da letto mentre io cercavo disperatamente di baciarla.
"Certo che c'è. Un bellissimo corpo..." bisbigliai abbracciandola da dietro e cominciando a baciarle il collo.
Lei ridacchiò.
"Ralph, non intendevo cosa c'è sotto i miei vestiti..." sorrise maliziosa.
"Ah, no?" feci passando all'orecchio.
"No. Parlavo di questo improvviso cambio di decisione. Concederti il divorzio solo perchè rivuole la sua libertà."
"Valla a capire quella. E' uno dei motivi per cui voglio stare lontano da lei. Cambia continuamente idea..." non mi rendevo neanche conto di quello che dicevo, in quel momento avevo altro per la testa... e per le mani.
Sandra si girò verso di me e finalmente la baciai.
"Ralph... Samantha ha un amante, ne sono sicura." disse con fermezza.
Io mi bloccai. "Un amante? Samantha?!" domandai ridendo.
"Perchè trovi la cosa tanto divertente? E'ancora tua moglie dopotutto! E poi lo dici come se fosse una cosa impensabile. E' molto attraente..." fece Sandra allontanandosi da me.
Io rimasi in piedi e fissarla mentre lei si avvicinò alla finestra per guardare fuori il sole che tramontava. 
"Ma ha un caratteraccio! Chi diavolo potrebbe volerla?!"
Sandra si rigirò verso di me "Bè, tu tanto per fare un nome!" disse leggermente irritata.
"Oh Ralph. Se l'hai sposata qualcosa di buono devi pur averglielo trovato in lei... e poi non mi è sembrata una così perfida carogna come la dipingi tu! E' una donna moderna che evidentemente ha trovato un valido motivo per divorziare!"
Io rimasi in silenzio con le braccia incrociate. 
"Ma scusa anche se avesse un amante a noi che diavole ce ne importa!?" le domandai alla fine.
"Ma come puoi essere così menefreghista Ralph Peterson! Quell'uomo può essere chiunque! Un pazzo o un assassino!"
Ridacchiai "Magari."
"Ohhh! Con te non si può discutere. Io voglio conoscerlo voglio diventare amica di Samantha. Voglio che sia felice... quanto lo sarò io con te..." disse più dolce riavvicinandosi a me.
"Vuoi conoscere l'amante di Samantha?" le chiesi sconvolto.
Sandra si limitò ad annuire.
"No. No. No e NO!" dissi io. Sandra mi guardò con gli occhi in via di lacrimazione senza dire una parola si riallontanò da me.
Mi aveva convinto di nuovo.

"NONONONONONONONONONONONONONO E NO!" Samantha ed io ci incontrammo quella sera al bar della spiaggia. Non potevo parlarle di quella faccenda al telefono. Non l'avrei mai convinta. E poi visto che dovevo incontrarmi con gli altri...
Appena le dissi cosa voleva Sandra in principio pensò ad uno scherzo. Quando capì che non stavo affatto scherzando cominciò a sragionare.
"Sam questa storia piace meno a me che a te! Ma abbiamo iniziato questa commedia, e allora finiamola dico io!"
"Senti Ralph. Io ho fatto il mio lavoro dicendole che ero disposta a divorziare da te. Ma se quella cretina ha capito che ho un amante, bè mi dispiace deluderla, ma non lo conoscerà!"
"Ma le ho promesso che l'avrebbe conosciuto! Sam, avanti cosa le racconto?!" dovevo cercare di mantenere la calma. Anche se le avrei mollato volentieri uno schiaffone.
"Raccontale un'altra delle tue baggianate! Ne hai sparate talmente tante che una in più non fa alcuna differenza ormai!"
Samantha continuò a blaterare, io la lasciai fare. Mettermi a battibeccare con lei, non avrebbe risolto nulla. Anzi, l'avrei fatta impuntare e non avrei cavato un ragno dal buco. Tanto valeva fare buon viso e cattivo gioco.
Dopo qualche minuto, si era stancata di girare come una trottola e si fermò davanti a me.
"E va bene. Dobbiamo trovare un amante allora troviamolo." disse lei rassegnata.
"E pare facile!" mi scappò detto.
Lei mi guardò indignata "Bè grazie!"
"Volevo dire che ci occorre qualcuno di cui ci si possa fidare!"
Samantha sbuffò e si sedette su una poltrona di vimini e tornò a sorseggiare il suo Bacardi.
In quel momento mi comparve davanti agli occhi la persona più improbabile del mondo.
"Ciao Ralph, sono in ritardo?" chiese Rob Denton guardandosi intorno e vedendo solo me e Sam.
Io e lei ci scambiammo un'occhiata.
"Arrivi proprio a buco..." disse facendo avvicinare Rob al nostro tavolo.
Samantha scattò in piedi e si avviò lungo la passerella che portava in spiaggia urlando
"NO! LUI NO! NON LO VOGLIO!"

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


"Quella mi deve odiare!" disse Rob sedendosi vicino a me.
"Oh, non farci caso. Piuttosto Rob, hai impegni per questo week-end?"

Sabato mattina io e Samantha eravamo in macchina per andare alla villetta di campagna di Sandra.
Era così felice di conoscere meglio Sam e Rob che aveva pensato che fosse un "pensiero carino" passare il week-end con la mia futura "ex-moglie" e il suo "amante".
Sam, invece non si mostrava per niente contenta. Dovevamo andare lggiù insieme per mostrare a tutti che nonostante gli ultimi "sviluppi" eravamo ancora in "buoni rapporti".
Lei non mi rivolgeva la parola.
"Eddai, Sam! Non era previsto..."
"Certo che non lo era! Se fosse stato previsto io non sarei qui! Tu e le tue idee del cavolo! Se tu le avessi detto la verità fin dall'inizio...!" 
Era proprio arrabbiata. 
Rob ci avrebbe raggiunto là e Sandra ci stava già aspettando.
"E poi Rob non è mica così odioso..."
"Non è Denton che mi fa arrabbiare "TESORO"! Ma sei tu e la tua amica Sandra! Siete due imbecilli! Spero che viviate felici e che i vostri figli siano meno cretini di voi!"
Non le risposi. Tornai a guidare, me ne aveva dette di tutti i colori. Però quello che volevo l'avevo ottenuto quindi non aprii bocca per tutto il viaggio. Ogni tanto Samantha borbottava qualcosa, ma non ci feci troppa attenzione.
Dopo due ore e mezza di urli e strilli che mi aveva propinato per tutto il tragitto fino a casa di Sandra, cercò anche lei di fare buon viso e cattivo gioco.
Sandra ci corse incontro "Cari che bello siete arrivati!" abbracciò Samantha, che dandole due colpetti sulla spalla si divincolò dalla stretta.
"Mamma mia... ehe, che piacere!" disse facendo uno sforzo svrumano per sorriderle.
"Oh cari non sapete come sono felice che siate arrivati tutti e tre!"
Mi bloccai mentre portavo in casa le valige, la mia e quella di Sam.
"Tutti e tre?" chiesi.
"Ciao Ralph!" esclamò Rob comparendo sulla porta. Anche Sam si immobilizò.
Sandra mi si avvicinò ridendo "Oh Sam! Rob mi ha raccontato tutto di voi due!"
Samantha sbiancò e guardò verso di me e poi Rob che sorrideva trionfante sulla porta.
"A-ah si?" fece tremante Sam.
"Già tesoro caro!" disse Rob avvicinandosi a Sam e mettendole un braccio intorni alla vita.
"Non è il caso di avere più segreti con nessuno, non è vero cara?" le fece "Del resto anche Ralph e la sua bellissima nuova fidanzata, non ne hanno! Giusto?"
"Ohoh! Rob così mi fai arrossire!" conguettò Sandra, mentre Rob si trascinava Sam in casa lasciandomi di stucco.
Li raggiunsi di corsa Seguito a ruota da Sandra.
"Ralph lasciali un po' da soli!"
"D-d-d-d-d-d-da soli?!" balbettai.
"Si Rob mi ha detto che avevano tanta voglia di vedersi. Se vuoi parlarle lo farai dopo. Vi ho preparato la camera matrimoniale, quella che era dei miei. Io dormo nella mia vecchia stanza e Rob in quella degli ospiti..."
"Oh." feci senza farci troppo caso. Poi all'improvviso mi resi conto "COOOOOOOOOSA?! I-i-i-i-io e Sam dormiamo nella matrimoniale?!" 
"Si caro, siete ancora sposati e non me la sento di rubarle così il suo posto accanto a te."
"Ma Sam lo sa??!"
"Lo saprà."

Io e Sam stavamo mettendo in ordine la nostra roba dento l'armadio. Sam non diceva niente era troppo indignata e anch'io mi trovavo davvero in imbarazzo.
"Ma guarda cosa mi tocca fare!" diceva ogni tanto.
"E tutto per colpa tua! ohhhhhhhhh Se ci penso!! Mi viene una rabbia!" poi si mordicchiava il labbro inferiore.
"Sam smetti di morderti le labbra, o prima o poi sanguinano..."
"Pensa alle labbra tue! Imbecille!" mi riempì di insulti fino all'ora di cena, quando poi Rob le si attaccò e cominciò a sussurrarle paroline all'orecchio.
LEi era immobile, Sandra li credeva perdutamente innamorati e io... bè per la prima volta in tutta questa storia cominciai a sentirmi un po' in colpa per aver tirato in mezzo Samantha, che anche se la odiavo così tanto, non mi aveva mai fatto assolutamente niente. Anzi, ero io che la tormentavo, facendo passare per idioti tutti i suoi fidanzati, facendoli litigare e bla bla bla.
Tornando alla cena...
"Tutto buonissimo, Sandra sei una cuoca eccezionale..." disse con calma Rob.
"Oh grazie, non era niente di speciale, semplice minestra di fagioli in scatola!" rispose Sandra.
Sam alzò le sopracciglia per poi tornare alla sua solita espressione.
"Che ne dite se ce ne andiamo a ballare?" propose Rob.
"Non credo che..." cominciai a dire.
Ma Sandra mi interruppe immediatamente "Uh magari! Che bella idea Rob! C'è un posto qui vicino che è davvero fantastico. Prendiamo la tua macchina caro?" mi chiese.

Rob e Sandra ballavano da ore, ormai era l'una passata. Sam non mi aveva rivolto la parola per tutta la sera. Stava cominciando a darmi veramente sui nervi! Si comportava come una dannata pupattola! E va bene l'avevo combinata grossa, ma non c'era bisogno di mettere il muso!
"Sam..."
"Se vuoi rimanere vivo, non parlarmi... Non solo mi frega il marito, ma ora cerca di fregarmi anche il mio amante!!" disse indicando il modo in cui Sandra e Rob ballavano.
"Ma no! E' solo il suo modo di ballare!"
Appena vidi gli altri due raggiungerci al tavolo mi zittii.
"Balli, amore mio?" fece Rob a Samantha, che dopo un attimo di esitazione si decise a fare sul serio la sua parte e con un sorriso bellissimo gli rispose dolcemente "Ma certo caro!"Quando tornammo a casa, io e Sam trovammo qualcosa su cui discutere ovviamente.
Nessuno di noi due voleva entrare in quel maledetto letto a due piazze.
Quando mi ha dato della piovra pomiciona, ho perso la testa.
"SENTI..." cominciai a fare la voce grossa.
"NOOOOOOON urlare con me! Lurido verme! Rischi di svegliare il MIO AMANTE!" mi rinfacciò Sam.
Nessuno dei due disse nulla per un po', fu lei che parlò per prima.
"Ascolta, è una pazzia. Ci dovremmo dare una calmata tutti e due. Io ho un sonno terribile e tu se non ti sdrai rischi di picchiare la tua orrenda testolina e di beccarti una bella commozione cerebrale, quindi tu fa come ti pare, ma io me ne vado a letto. E tu non provare ad allungare le mani!"
"Gli uomini non allungano le mani sulle schifezze!" mentii spudoratamente. Benchè mi stesse particolarmente sull'anima quella ragazza, non la trovavo per niente una schifezza, tutt'altro, ma ero talmente irritato che non trovai un insulto migliore.
"Voi allungate le mani su qualsiasi persona abbia degli attributi femminile, sopratutto su un ben proporzionato soggetto!" brontolò riferendosi a se stessa.
"Gli uomini allungano le mani solo su donne attraenti se non sono attraenti..." mi interruppe immediatamente finendo la frase al posto mio.
"Se non sono attraenti ci provate lo stesso. Buonanotte!" spense la luce.
Non mi addormentai subito. Mi girai e rigirai per un paio d'ore, ripensando che Sam aveva fatto la sua parte con Rob solo l'ultima parte della serata, quando avevano ballato.
Finalmente si era decisa! Quella ragazza avrebbe finito col portarmi alla pazzia!
Come se non bastasse Sandra mi stava tampinando con le solite domande "Quando riuscirai ad ottenere il divorzio?"
"Quando ci potremo sposare?" e Blablabla.
Non sopportavo più tutta questa situazione. 
"Quanto ci vorrà prima di ottenere l'annullamento?"
Quanto ci vorrà? Mai io quella la spedisco in Messico dove il divorzio te lo tirano dietro! Lì un giorno e liberi tutti! 
Il giorno dopo quando mi svegliai Samantha era già al piano di sotto a fare colazione.
Erano tutti già vestiti tranne me.
"Ciao caro!" mi salutò Sandra.
"Ciao Ralph!" fecero all'unisono Rob e Sam con un sorriso a trentadue denti che mi lasciò un attimo perplesso.
Poi i due tornarono a bisbigliarsi paroline dolci. 
"Mamma mia, ha deciso di farla come si deve la sua parte..." pensai vedendola sporgersi per baciare Rob.
Sandra mi si avvicinò.
"Ehm... Ralph... io e Sam avevamo pensato che oggi si potrebbe andare al mare... è a soli venti minuti da qui... potremmo andare con la tua macchina tutti insieme e poi stasera andiamo fuori a cena e in qualche locale a bere qualcosa..."
Guardai quei due continuavano a tubare come piccioni in amore. Poi guardai Sandra e le sorrisi.
"Buona idea."

Verso le undici eravamo stesi in costume da bagno al sole.
Sandra aveva un due pezzi rosso fuoco, mentre Sam aveva un semplice bikini nero.
Sandra se ne stava sdraiata vicino a me, mentre io con gli occhi nascosti dagli occhiali da sole tenevo sotto controllo Rob e Sam, che sembravano essere entrati nelle loro parti... alla perfezione... e che perfezione...
Sam se ne stava tranquilla a ridacchiare e a sussurrare insieme a Rob, l'essere che fino a due giorni prima odiava di più... dopo di me ovviamente, che ora le stava addirittura spalmando la crema sulla schiena!!
Ero rimasto di sasso... a bocca aperta.
La mia attenzione fu richiamata dalla voce di Sandra
"Ralph! Ralph, insomma che hai?"
"Eh?"
"Ti ho chiesto che cosa c'è?"
"N-niente." disse. Dovevo essere arrossito, anche perchè Sandra me lo fece notare immediatamente.
"Come mai sei tutto rosso?"
"Rosso? Io?! E' solo il caldo, è solo il caldo!" brontolai.
Non l'avevo convinta. Sandra guardò alla mia sinistra per vedere cosa fissavano con tanto interesse i miei occhi.
"Non sarai mica geloso di Samantha, vero?" mi fece sorridendo e abbracciandomi da dietro.
"No... del resto... sono..."
"Amanti?" concluse Sandra.
Abbassai gli occhiali sul naso per vedere meglio cosa stessero combinando quei due.
Rob stava ancora massaggiando la schiena di Sam. Le sue mani scesero fino alle gambe lasciandomi inorridito.
"A-amanti?" balbettai "... alla faccia degli amanti..." ero indignato. Come osava quel... quel... oh insomma dare spettacolo in quel modo davanti a me e alla mia fidanzata... e poi Samantha era ancora mia moglie!!
Mi alzai e andai verso di loro che ridevano come due bambini.
Quando mi avvicinai Samantha smise di sorridere e sforzandosi di essere "gentile" mi chiese: "Che cosa vuoi?"
"Vieni un po' con me..."
Si alzò e mi seguì fino alla riva del mare. Andammo a sederci sugli scogli.
"Allora cosa vuoi?" mi richiese.
"Niente."
"E allora perchè mi hai fatto venire fin qui?!"
"Perchè non volevo che Rob si rendesse padre sulla spiaggia!" le risposi cercando di moderare il volume della voce.
"OH SEI IMPOSSIBILE RALPH PETERSON!" mi urlò lei spingendomi e facendomi cadere in acqua.
Quando riemersi la vidi che tornava a sdraiarsi sul telo da mare e continuò a ridere come se niente fosse.

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Capitolo 4
*** Ultima parte ***


Per il resto del pomeriggio tenni d'occhio Rob e Sam, attento che quella vipera non si accorgesse dei miei sguardi. 
E ogni volta che si voltava verso di me io ero "impegnato" con Sandra in atteggiamenti affettuosi. Verso le sette tornammo a casa di Sandra per prepararci alla serata d'addio e finalmente tutta questa storia sarebbe finita. In camera Sam ed io non ci degnammo di uno sguardo. Non ci badammo minimamente neanche quando iniziammo a vestirci. Strano. Molto strano. Ci siamo spogliati tranquillamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se fossimo "tra noi". Nessuna occhiataccia, nessuno strillo, nessun insulto... Lì per lì avevo altro per la testa. Il fatto che Rob le avesse messo le mani addosso mi faceva salire il sangue al cervello!! 
"Ma tu guarda a che orrenda, disgustosa scena ho dovuto assistere oggi..." mi dicevo abbottonandomi la camicia bianca "Mia moglie che si fa palpare dal suo amante alto come un topo! Poteva sceglierselo un po' più carino!" poi all'improvviso mi ricordai che ero stato io a sceglierle l'amante. 
Mi voltai per prendere qualcosa e poi guardai Sam che si metteva gli orecchini davanti allo specchio.
Indossava un vestito rosso fuoco che le faceva risaltare ogni curva, la scollatura generosa era davvero... 
Strizzai gli occhi e mi voltai di scatto un'altra volta. Non volevo farle certo notare che mi aveva colpito.
"Sei pronto?" mi domandò.
"Quasi. Tu?"
"Si." 
Furono le uniche parole che ci scambiammo.
Prima di scendere però ci fu un inevitabile battibecco... ovviamente. Erano passate cinque ore dall'ultima litigata. Un record.
"Quel vestito dove l'hai tirato fuori?" le chiesi arricciando il naso.
"Perchè? Non sto bene?" mi rispose seccata e allargando le braccia.
"No è solo che da quella scollatura ti si vedono le scarpe!" le risposi.
Lei si guardò di nuovo allo specchio e sorrise alla sua immagine riflessa.
"E allora? Non devi mica sbirciarci per forza."
"LO SO. E' solo che sei... sei molto..." non mi venivano neache le parole poi alla fine riuscii a terminare la frase " PROVOCANTE!" le urlai.
Lei sbarrò gli occhi " Questo è provocante? Scusa come faccio a riempirmi di amanti senza essere provocante?" mi rispose indignata.
"Fa come ti pare! Solo che ritengo davvero sconvenientr CHE MIA MOGLIE SI COMPORTI IN MODO CSI' SCONVENIENTE DAVANTI A ME E ALLA MIA FIDANZATA!"
"CHIUDI IL BECCO PETERSON! MI SONO STANCATA DI QUESTA STORIA! SE NON VUOI CHE SPIATTELLI TUTTE LE TUE ASSURDE STRONZATE ALLA TUA "FIDANZATA" VEDI DI COMPORTARTI CON PIU' RISPETTO VERSO TUA MOGLIE!"
Mi zittì immediatamente quel vile ricatto. Era inutile stare a ribattere. Sam aveva il coltello dalla parte del manico e lo sapeva.
Poco più tardi ci trovavamo in un ristorante pieno zeppo di gente, con tanto di musica.
Rob e Sandra ballavano mentre io e Sam stavamo seduti al tavolo senza scambiarci una parola e guardando in direzioni diverse.
Poi all'improvviso Rob riaccompagnò Sandra al tavolo e invitò Sam con un sorriso compiaciuto.
Io e Sandra eravamo un po' da soli finalmente.
"Allora?" mi chiese.
"Allora cosa?"
"Cosa è successo? Avete litigato ancora?"
Feci una smorfia incomprensibile e gli occhi mi si posarono su Rob e Sam.
Sandra li guardò a sua volta.
"Uhhhhhhhhh... Ma li hai visti come ballano?" mi domandò inorridita.
Bè sembravano affiatati. Ma quando vidi la mano di Denton scivolare verso il basso mi stavano per saltare tutte le rotelle.
"Ma che sta facendo quel disgraziato?" saltai per aria.
"Non è di Rob la colpa!" lo difese Sandra "E' Samantha che lo provoca... Insomma, ma l'hai visto il vestito? Dalla scollatura le si vedono le scarpe! Non ti dico cosa mi sembra!"
Era la stessa cosa che avevo detto io. Sandra sembrava gelosa di Rob. E lo era.
Ma il pensiero che stesse offendendo mia moglie mi mandò in bestia.
"Ah. E vediamo che ti sembra?!"
Lei mi guardò. Sorpresa dal tono di voce che usai nel rivolgermi a lei.
"Bè non mi dire che non sembra quello che sembra!"
"E' semplicemente elegante e del savoirfair. Dovresti imparare un po' di classe da lei piuttosto!"
"Ma da quando la difendi in questo modo Ralph?!"
"Ti ricordo che Sam è ancora mia moglie! E pretendo che non la si offenda!" stavo diventando nervoso.
"Non per molto! Dovete divorziare, o no?!" mi disse altrettanto irritata Sandra.
Evitai di risponderle e tornai a fissare Rob e Sam che ballavano.
La mano di Rob era tornata sulla schiena di lei e li vedevo mentre parlavano.

(Parte in terza persona)
Sam ballava stretta a Rob. Il ragazzo aveva fatto scivolare la mano sul fondoschiena della ragazza, che però scattò subito in preda all'imbarazzo.
"LA MANO!" gli urlò.
"Come?"
"LEva immediatamente la mano!"
"Ma scusa io sono un maschio!" si scusò Rob cercando di giustificare il suo gesto... audace...
"TUTTE IDEE!" rispose secca Samantha tornando ad appoggiare la testa sulla spalla del ragazzo, a cui scappò un sorriso.
"Stiamo recitando bene?" chiese ad un certo punto.
Samantha borbottò qualcosa di simile a un si o un abbastanza.
"Anche tu e Ralph, però a fare marito e moglie ve la cavate benone! Vi comportate come se foste sposati veramente..." 
Non riuscivo a star lì seduto a guardare quei due che ballavano in quel modo. 
Mi alzai di scatto lansciando sola Sandra che mi guardava sgranando gli occhi e mi avvicinai a loro prendendo la mano di Sam e attirandola a me. Poi guardai cercando di sorridere a Rob e gli dissi.
"Posso rubartela per un po'?"
"Soltanto un giro. Poi la rivoglio tutta per me." disse lui allontanandosi e andando a far compagnia a Sandra.
"Bene. Hai dato spettacolo. Sei contenta ora?" chiesi a Samantha cercando di non innervosirmi ulteriormente.
"Non ho dato nessuno spettacolo! Ho solo fatto quello che mi avevi chiesto!"
"Non è vero!" le dissi ormai accecato dalla gelosia.
"Si invece! Tu mi hai detto di trovarmi un amante e ora che ce l'ho mi comporto come se avessi un amante!" mi sibilò furibonda.
Aveva ragione. Aveva fatto tutto quello che le avevo detto di fare. Magari aveva brontolato, strillato come un'isterica facendo credere alla maggior parte della gente che la incontrava di essere appena fuggita dal manocomio criminale, però alla fine quello che volevo l'avevo ottenuto. 
Sandra non mi avrebbe lasciato. Ma il paradosso era che non me ne importava più. 

(parte in terza persona)
"Ti diverti, Sandra?" le chiese Denton sedendosi accanto a lei e vedendo la sua faccina triste si sarebbe voluto mordere la lingua.
"Mh... mica tanto... E tu?"
Rob sorrise e le rispose "Mica tanto. E quindi tu e Ralph vi sposate..."
Sandra rimase in silenzio poi prese un braccio di Rob e rispose "Sai... non credo di volermi sposare più..." disse con un sorriso malizioso e uno strano scintillio negli occhi.
Rob sorrise a sua volta. Quella ragazza era davvero bella. Nella sua vita probabilmente nessun'altra avrebbe fatto quello che aveva fatto lei insieme a lui. Non necessariamente per fare ingelosire Peterson, alla quale non sembrava più particolarmente interessata, per la prima volta una ragazza bella con la "b" maiuscola si interessava a lui, a Rob Denton.
Senza dire una parola si alzarono dal tavolo e si avviarono insieme alla macchina di Rob, mentre Ralph e Samantha, ingnari delle loro intenzioni, continuavano a ballare senza neanche guardarsi più negli occhi.

"Ma dove sono andati?" mi fece Sam, tornando al nostro tavolo.
"Non li vedo in giro. Forse sono fuori, andiamo." le risposi riprendendo le chiavi della macchina e afferrando Samantha per un braccio.
Quando arrivammo nel parcheggio non c'era traccia della macchina di Rob.
"Forse sono tornati a casa..." disse Sam rimanendo seria.
"L'unica è andare a vedere." 
Sapevo che li avrei trovati lì. E sapevo che non li avrei trovati molto vestiti. Eppure non mi interessava. Il fatto che Rob avesse tolto i suoi tentacoli da mia moglie mi riempiva di sollievo.
Guidai senza alcuna fretta. Tanto ero certo che li avremo trovati a casa.
Non fiatava una masca. L'atmosfera sembrava addirittura priva di quella tensione che di solito regnava quando io e Sam rimanevamo soli.
In quegli attimi di silenzio fui folgorato sulla via di Damasco. 
Frenai la macchina in un piazzaletto deserto sulla stradina di campagna.
"Raaalph!" mi rimproverò Sam portando le mani avanti.
Scesi e velocemente arrivai davanti alla sua portiera. Anche Sam scese e si mise in piedi davanti a me, mentre io tentavo di spiegarmi come meglio potevo. Incredibile non ci fossi arrivato prima, ma quella era l'unica soluzione possibile.
"Sei impazzito?! Ci vuoi far ammazzare con quell'ichiodata potevamo..."
"Senti un po'." la interruppi bruscamente " Ci ho pensato e ripensato. Non si può più andare avanti così."
"Finalmente l'hai capito..."
"No aspetta lasciami finire per favore..." Per favore? Le dicevo per favore?? "Insomma, in questi giorni ho fatto il diavolo a quattro lo riconosco. Ma anche tu se volevi farmi ingelosire..." non riuscivo a continuare ero troppo in imbarazzo. Poi alla fine conclusi allontanandomi da lei "Bè ci sei riuscita!"
Sam rimaneva in piedi vicino alla macchina senza dire una parola.
Fui io a tornarle di fronte e la guardai dritta negli occhi.
"Samantha..." le dissi con più calma.
"S-si, Ralph?"
Esitai un attimo avvicinandomi ancora di più a lei senza distogliere gli occhi dai suoi
"Quasi quasi ti bacio..." le dissi alla fine.
Lei rimase un attimo interdetta poi mi rispose
"Devi pensarci ancora per molto?"
Detto questo le circondai la vita e dopo aver sentito le sue braccia sulle mie spalle la baciai.
Bè che altro dire? In quei giorni mi ero talmente abituato all'idea di essere sposato a Sam, che alla fine... non riuscivo ad immaginare la vita senza essere sposato con lei per davvero. E infatti adesso, a nove mesi da questa pazzesca storia... bè dieci mesi... siamo sposati. 
Sam è rimasta incinta quasi subito, e ora, come vi ho già esposto al principio, sono qui con in braccio mio figlio che strilla a pieni polmoni.
Ha comiciato a urlare due ore fa e Sam era così distrutta che mi ha supplicato di andare al posto suo a vedere cosa avesse la nostra creatura. L'ho cambiato, gli ho dato da mangiare, ho cercato di addormentarlo, ma evidentemente ha mal di pancia. Poverino... Quasi mi metto a piangere anch'io... non posso vederlo star male! L'amore di papà... sigh.
"Ralph si può sapere che gli fai?"
Mi giro. E' Samantha. E' bellissima. La camicia da notte di felpa grigia lunga fino a metà polpaccio le sta benissimo... è sempre così... sexy...
Mi prende il bimbo dalle braccia che appena sente il profumo di sua madre... smette di piangere! Ma dico non poteva venire un po' prima quella degenerata!
La guardo mentre lo culla e lo porta in camera nostra. Li seguo.
Sam è seduta sul letto e io mi metto vicino a lei e appoggio la testa contro la sua. 
Sussurra una ninnananna. Non sembra volersi addormentare, ma almeno si è calmato.
Ci guarda con gli occhioni scuri ancora luccicanti per il pianto.
"Ecco... fa la nanna adesso..." bisbiglia Sam dandogli un bacio sulla fronte e mettendolo al centro del nostro letto e coprendolo con il plaid.
Ci sdraiamo io alla sua destra e Sam alla sua sinistra e lo guardiamo mentre pian piano crolla addormentato sfinito per il lungo piangere e per il sonno fisiologico di un bambino di un mese scarso, mentre Samantha gli massaggia con una mano il pancino.
Io sotto le coperte cerco i suoi piedi con i miei.
"Sei gelato!" mi dice appena sente i miei "piedini da ballerina" ghiacciati.
Io sorrido e non dico niente, le sorrido e le accarezzo una guancia.
"Ti amo Sam."
Lei chiude gli occhi e sorridendo si addormenta.
Non c'è bisogno che mi risponda anche lei con un "ti amo", tanto me lo ripete ogni cinque minuti, ma il fatto che non me lo ripeta anche adesso... bè mi sorprende. Di solito non se lo dimentica mai. Magari ha sonno e se l'è dimenticato. Chiudo gli occhi e appoggio anch'io la mano sulla pancina di nostro figlio, le mie dita si intrecciano con quelle di Sam che ormai è crollata e viaggia nel mondo dei sogni.
Penso che andrò a farle compagnia pure io. Mi sto per addormentare quando ad un certo punto lei mi chiama.
"Ralph?"
Apro un occhio "Mh?"
Sorride e si mordicchia il labbro inferiore poi richiude gli occhi e dice prima di riaddormentarsi
"Ti amo!".

FINE

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