Perchè così lontani

di blacksmile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere e sorprese ***
Capitolo 2: *** Ricordi sgradevoli ***
Capitolo 3: *** L'incontro ***
Capitolo 4: *** Sotto l'ombra di un faggio e due caffè al bar ***
Capitolo 5: *** Vive la France! ***
Capitolo 6: *** Ricatti e Gelosie ***



Capitolo 1
*** Lettere e sorprese ***


Capitolo 1: Lettere e sorprese



Ormai erano passati 5 anni da quando Harry Potter aveva sconfitto il famigerato Lord Voldemort e ora la vita nel mondo magico procedeva tranquilla e armoniosa.
Una montagna di lavoro si era riversata in quel momento al Ministero della Magia, ma quello che ne soffriva di più era di sicuro il capo-direttore degli uffici dei Giochi e degli Sport Magici, infatti, quell’anno era uno dei tanti organizzatori del nuovo torneo TreMaghi che avveniva in Francia nella scuola di magia Beuxbatons. Il problema principale e che non gli era ancora arrivata la lista dei partecipanti di Hogwarts e non sapeva come rispondere alle tante lettere di conferma che il Ministero francese mandava per dare il via ai preparativi.
Stanco per la lunga giornata passata a firmare numerosi documenti, finalmente un pò di riposo meritato. Poggiò i piedi sulla scrivania e inavvertitamente fece cadere la targa che con tanta cura mise lì fin dal primo giorno che era entrato. C’era scritto “Ronald Bilius Weasley- Capo Direttore”. Eh già! Nessuno della sua famiglia aveva creduto il giorno in cui lui era entrato in casa tutto felice perché l’avevano promosso capo direttore… figuriamoci gli altri!
Era molto alto e dinoccolato, i suoi capelli amaranti oggi facevano a lotta con un maglioncino rosso con righe gialle, appartenutagli, quando giocava ancora a Quiddich a scuola, e portava dei pantaloni blu notte, in perfetta sintonia con i suoi occhi.
Erano le 8 e finalmente poteva staccare, così, preso il cappotto e vari documenti da rivedere, si accinse a raggiungere l’ascensore che lo portava su nell’atrio per poi prendere la Metropolvere e tornare finalmente nella sua adorata casa calda e accogliente. Lentamente le porte si aprirono e Ron potè salire insieme ad un gruppetto di streghe, sue dipendenti che gli facevano la corte sin da quando aveva messo piede in quel posto bizzarro.
L’ascensore incominciò a sferragliare… era strano stare li, gli faceva ricordare quando lui, Harry, Hermione, Ginny, Neville e Luna al quinto anno si erano avventurati al dipartimento Misteri del Ministero per salvare Sirius dalle grinfie di Voldemort e dei suoi Mangiamorte, scoprendo che era solamente una trappola per attirarli e costringerli a consegnargli la Profezia. Già… i suoi amici… di loro solo Harry era rimasto in contatto con lui, visto che lavorava al Ministero ma al dipartimento degli Auror e quindi s’incontravano molto frequentemente, e c’era anche da dire che era il ragazzo di sua sorella Ginny.
L’ascensore si era fermato e le porte si aprirono permettendo la libera uscita ai suoi passeggeri. Ron s’incamminò verso i cancelli dorati dove una dormiente guardia tentava di pesare una bacchetta ad un ignaro visitatore, ma all’improvviso qualcosa lo colpì forte dietro la schiena. Si girò e vide un ragazzo dai capelli corvini disordinati intento a raccogliere numerose pratiche che con l’urto erano cadute a terra.

- Harry ma che ti prende! Mi hai spaventato sai.

- Scusa Ron ma sono inciampato su quella mattonella. È la terza volta che cado sempre sullo stesso punto… eh, ma adesso mi sentirà Mc Joney! È incaricato alla manutenzione dell’edificio ed è la seconda volta che gli dico che deve riparare la pavimentazione davanti all’ascensore N°2.

- Mi sa che sei l’unico a cadere su quella mattonella e… - non fece in tempo a parlare che già un altro cadeva davanti ai suoi piedi. Ridendo aiutò Harry e il povero dipendente, che sbraitava come il suo amico per il fatto “l’antico monumento sotterraneo”(il Ministero) stava cadendo tutto a pezzi. Finito di raccogliere i documenti, salutò i due e si avviò verso i camini, ma Harry lo fermò nuovamente.

- Senti Ron, mi ero dimenticato di dirti che io e Ginny stiamo organizzando una cena con i vecchi amici di scuola e vogliamo la tua presenza a tutti i costi, quindi non prendere impegni.

- Oh grazie Harry, ma quand’è che non devo pendere impegni? E dove la fate la festa?

- Che stupido, non te lo detto! Si fa a casa mia il 15 Ottobre. Sai dove abito vero?

- Si, non ti preoccupare.

- Ok… allora ci vediamo, ciao Ron!

- Ciao…ehi aspetta, non avrai anche invitato Hermione spero?

Ma era troppo tardi, oramai il suo amico si era smaterializzato e non era proprio il caso di presentarsi a casa sua con tutto il lavoro che doveva finire. Così prese le sue pergamene e si diresse verso un affollatissimo fila davanti ai caminetti dove una strega aveva qualche problema a trasportare un gran carico di quelli che sembravano gatti con code biforcute. Arrivato il suo turno prese la Polvere Volante e la buttò nel camino, creando alte fiamme verdi smeraldo e ci si gettò dentro gridando la destinazione da raggiungere. Si sentì scombussolare da tutte le parti, mentre davanti ai suoi occhi sfrecciavano numerosi camini dove si poteva intravedere salotti e cucine d’altre case. Quando sentì che stava rallentando mise le braccia davanti a se per proteggersi da una caduta rovinosa. In fondo non c’era ancora abituato a quel tipo di viaggio, ma di sicuro lo preferiva al Nottetempo…
Una volta entrato in casa posò le pergamene e si sedette sopra ad una poltrona del salotto, mentre un festoso Leo sfrecciava intorno alla sua testa. Stufo per i continui schiamazzi dell’uccello, gli lanciò qualche biscotto per farlo stare zitto e senza volerlo lo centrò in pieno facendolo dirottare e cozzare contro la finestra. Con altrettanta foga il piccolo gufo si mise ad urlare e non dava segno di smettere fin quando, scoraggiato, Ron lo prese e se lo appoggiò sulle gambe per vedere i danni creatisi dall’incidente. Fortunatamente non recava ferite e sembrava quasi più sveglio del solito.
Sospirò e, con svogliatezza, prese le pergamene dal tavolino per finire il suo impegno.
Dopo ore di faticoso lavoro(Leo non gli dava tregua e pretendeva la sua attenzione ogni 5 minuti) Ron si potè permettere di prendersi una pausa e dedicarsi alla cena, ma qualcosa lo distrasse. Una civetta marrone pungeva contro la finestra e aveva in becco una busta che sembrava avere l’aria di qualcosa d’importante. Subito posò Leo, che ora tremava per l’eccitazione dall’arrivo così improvviso di una civetta, e si affrettò verso la finestra per prendere la lettera e, una volta fatto ripartire l’uccello, si mise a leggere. Veniva da Hogwarts e come pensava era importante.
- Finalmente si sono decisi a mandarmi questa maledettissima lista, non lo sopportavo più quel francese! -esclamò esasperato.
Infatti, la lettera era stata mandata per confermare che la scuola partecipava portando 15 ragazzi e 15 ragazze e per avvisare che sarebbero partiti per la Francia tra qualche settimana. Prima che potesse rispondere, Ron si accorse che nella lettera c’era un secondo foglio con scritto sulla parte esterna Per Ron Weasley. Non sapeva cosa o chi lo volesse, ma lo incuriosì e, come un bambino che scarta una caramella, prese ad aprire la pergamena.
I suoi occhi si muovevano da destra a sinistra con velocità pazzesca. Più si abbassavano, più il suo viso si contraeva in una smorfia di pura sorpresa.
La lettera era effettivamente della vice- preside della scuola e Ron si aspettò di vedere la minuscola e sottile scrittura della professoressa Mc Grannit, ma quando si ritrovò davanti la lettera gli prese un colpo vedendo che la minuziosa scrittura si era sostituita ad una più comprensibile, ma allo stesso tempo precisa e ordinata, vagamente famigliare.

Al signor Weasley,
V’informo che deve presentarsi domani allo studio della sottoscritta per firmare le pratiche di partenza per la scuola di Beauxbatons per intraprendere il torneo TreMaghi, da lei organizzato insieme alla delegazione francese. Spero nella sua presenza.
Discreti saluti
Hermione Granger
Vice-Preside della scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts




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Ormai erano passati 5 anni da quando Harry Potter aveva sconfitto il famigerato Lord Voldemort e adesso la vita nel mondo magico procedeve tranquilla e armoniosa.
Un nuovo anno era incominciato nella scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Una donna era nel suo ufficio intenta a scrivere quello che sarebbe stato il programma di quell’anno nel suo corso. Aveva una criniera di capelli castani raccolti in una coda alta, il suo viso era concentrato, mentre i suoi occhi sfrecciavano da destra a sinistra in sincrono con la sua mano sulla pergamena.
Sentì bussare alla porta e vide un ragazzo entrare. Era uno dei prefetti di Grifondoro.

- Buongiorno professoressa, sono venuto qua per dirle che Phelps e Montgomery hanno accettato di venire al torneo TreMaghi.

- Benissimo! Grazie Dumas, ora posso mandare la lista dei partecipanti al Ministero. Puoi andare.

- Grazie, arrivederci.

Prese una pergamena e, dopo aver intinto la penna nell’inchiostro, prese a scrivere la lettera da indirizzare al Ministero. La sua mano volava veloce sul foglio, ma si fermò nel momento in cui dovette mettere il suo nome e la firma. Succhiava la punta della sua piuma(molto Rita Skeeter), sapeva benissimo perché aveva quel dubbio… la lettera non era indirizzata al Ministro, ma all’organizzatore dell’evento… una sua vecchia conoscenza…
Non era sicura di quello che faceva, non si vedevano da molto tempo, forse troppo per i suoi gusti, ma non si sarebbe ritirata per una sciocchezza. Così, con un po’ di rabbia, repressa da tempo, mise la sua firma Hermione Granger. Sigillò la pergamena e appoggiò la schiena sulla sedia.
I rintocchi lontani del grande orologio avvisavano che erano le sei e finalmente quel giorno di scuola era giunto al termine. Si sentiva stanca, non era stata una gran giornata. Tra lezioni disastrose con il primo anno e una serie di punti tolti per colpa di uno scontro verbale tra due case, non era uno dei giorni più adatti per concentrarsi al lavoro. La pergamena abbandonata sulla scrivania si arrotolava lentamente, mentre una brezza leggera la spingeva verso il bordo di una scrivania piena di libri riguardanti la Trasfigurazione. Uno di essi era aperto alla pagina riguardante gli Animagus. Non era stata aperta a caso quella pagina, un’idea le sfiorava nella mente da qualche tempo, aveva intenzione di diventare un Animagus per impressionare i suoi alunni, ma soprattutto per una questione di sfida con le sue abilità di strega. L’unico problema era che non sapeva in che animale trasformarsi… le piacevano molto le donnole, ma una sciocca superstizione la bloccava nel suo intento. Le serviva qualcuno con cui parlare, i suoi colleghi le avevano detto che era una magnifica idea, tuttavia li riconosceva come tali da poco tempo e non era molto sicura di quello che le dicevano, anche se sette anni sotto il loro insegnamento avrebbe dovuto darle lo stimolo nell’avere fiducia in loro. La preside Mc Grannit le propose addirittura delle lezioni private per raggiungere il suo obiettivo.
“Devi essere sicura di quello che fai Hermione e soprattutto devi avere le idee chiare su che animale vorresti diventare. Io ti aiuterò, però mi serve tutta la tua concentrazione” le continuava a dire quando lei si presentava con il suo problema.
Un rumore improvviso la risvegliò dai suoi pensieri. Stavano nuovamente bussando alla sua porta.

- Avanti - disse.

Un ragazzo alto ma con aria stanca e visibilmente magro era entrato nella sua stanza. Non era uno studente, lo potè vedere dalla lunga divisa viola da Auror, aveva dei brillanti occhi verdi smeraldo e un sorriso si allargò sul viso, conosceva molto bene quegli occhi perché numerose volte gli diedero conforto quando era a scuola.

- Harry! Non ci posso credere, sei proprio tu! - gli corse incontro e si abbracciarono.

Quel ragazzo era troppo speciale per lei, non solo era spaventosamente bello( per colpa sua era stato detto che “gli andava dietro”) ma era un amico fidato, proprio quello che le serviva in quel momento.

- Cosa ci fai qui? Non dirmi che sei venuto a trovarmi, perché lo so che sei molto impegnato e poi si vede anche per via della divisa.

- Sono venuto per questioni di lavoro, ma ne ho approfittato per venirti a trovare, non mi va tanto che noi due ci sentiamo solo per lettere… ma come mai non sai che sarei venuto, ti ho mandato un gufo ieri e…

In quel preciso momento una civetta planò dentro la stanza, notevolmente stanca.

- Stupido uccello, ti avrei mandato Edvige, ma l'ho dovuta prestare ad un mio collega, così ho preso uno del Ministero… dovrebbero metterli in pensione quelli lì, sono troppo vecchi! - disse con un po’ di fastidio.

- Non ti preoccupare. Allora mi dici perché sei qui?

- Sono venuto perché io e i miei colleghi che sono fuori dobbiamo fare un sopralluogo alla Camera Dei Segreti. Abbiamo intenzione di distruggere tutto ciò che si ricollega con Voldenmort e siamo venuti per eliminare anche questo, però è un po’ difficile perché può provocare qualche danno alla struttura della scuola…

- Allora che aspettiamo! Andiamo, vi accompagno io visto che sono la vice-preside.

- Ah sì giusto. Complimenti per la tua nomina. La più giovane e la più apprezzata dell’intero dirigente scolastico! Hermione Granger! Un nome, una garanzia! - disse divertito Harry.

- Smettila e andiamo - rispose lei leggermente rossa in viso per il complimento.

Accompagnò gli Auror verso il bagno del secondo piano, mentre dialogava fitta con il suo amico.

- E così vuoi diventare un Animagus. È una bella sfida! - Le disse interessato.

- Sì, in effetti voglio mettere alla prova le mie abilità… e impressionare i miei alunni. Ma non so in che animale trasformarmi, avevo pensato ad una donnola, però non sono sicura. -.

Il ragazzo la guardò divertito, aveva una strana aria di chi aveva vinto qualcosa d’importante.

- Perché mi guardi così?

- Perché ho avuto la conferma ad un mio dubbio. Sai, me l'ha fatto pensare proprio la donnola. Era l’animale preferito di una persona… -

- Non dire sciocchezze! Non l'ho fatto perché piaceva a lui! - disse Hermione seccata ad Harry.

- Sicura?

- Sicurissima. E NON GUARDARMI COSI'!

Harry le rise in faccia e vedendola offesa e imbarazzata, le scoccò un bacio in fronte.

- Attento Potter, o lo dico a Ginny! - disse uno degli Auror dietro di lui.

- Non ti preoccupare. La conosce a Hermione e non me lo immagino proprio di tradirla Sam. - rispose con noncuranza.

- Allora la vostra storia dura! Mi fa piacere, salutamela quando torni da lei - disse con gioia Hermione.

- Certamente!

Erano arrivati al bagno, mentre una festosa Mirtilla si avvicinava a Harry.

- Bene. Allora io vado a finire il mio lavoro. Fate da soli qui?

- Sì, grazie Hermione.

Mentre stava per incamminarsi verso il suo ufficio, Harry la chiamò correndole incontro.

- Mi sono dimenticato di dirti che io e Ginny stiamo organizzando una cena con dei vecchi amici e gradiremo la tua presenza.

- Che magnifica idea! Certo che vengo, ma spero solo che non la fai quando dovrò partire per la Francia sennò non posso venire!

- Nessun problema! Si fa il 15 d’Ottobre a casa mia.

- Allora vengo sicuro. Ma non avrai mica intenzione di invitare anche Ron? - disse spaventata, ma non servì a niente. Prima che si poteva ribellare, Harry era corso dai suoi colleghi salutandola e ridendo a crepapelle.
Scioccata, ritornò nella sua stanza e con un po’ di rammarico prese la lettera e la spedì con il gufo che Harry le aveva mandato. Stava ripensando a ciò che le aveva detto prima che arrivassero al bagno. Ma davvero aveva scelto la donnola perché le interessava di nuovo? No, doveva essere proprio di no… o sì…

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Capitolo 2
*** Ricordi sgradevoli ***


Capitolo 2: Ricordi sgradevoli



Ron non dormì bene quella notte. La lettera di Hermione lo aveva sbattuto. Non poteva presentarsi da lei, non dopo quello che successo. Non se la sentiva di guardarla in faccia, si vergognava troppo.
Così, si rigirò nel letto e cercò di dormire pensando che fosse solo un brutto sogno e che quando si sarebbe svegliato tutto questo non era successo, e non era arrivata nessuna lettera da parte di Hermione.
Ma non ci volle molto per capire che era tutto vero. Mentre la sua sveglia trillava senza sosta, si perse un'altra volta tra i suoi pensieri. Ripensò a quando era successo, in quella spiacevole situazione… quando avevano litigato…

Era appena finita la scuola e gli esami si stavano avvicinando. Ron era sempre attaccato a Harry e Hermione, i suoi due più cari amici, e tutto era tranquillo tranne il fatto che la guerra con Voldemort era iniziata e loro non potevano fare niente, visto che erano concentrati sulla ricerca degli Horcrux, ma nonostante tutto riuscirono a stare insieme.
Lui e Hermione da qualche tempo sembravano più affiatati che mai, sarà che erano Prefetti e pattugliavano corridoi insieme, sarà che aiutando Harry a trovare gli Horcrux si ritrovavano sempre in gruppo, sarà che si stavano accorgendo dei propri sentimenti verso l’altro, ma non sembravano dell’idea che separarsi era la cosa giusta. Inoltre non litigavano più e questo faceva pensare che ci fosse qualcosa tra loro.
Ma una sera fu tragedia.
Ron era a fare la ronda al settimo piano ed aveva quasi finito il suo turno, Hermione stava venendo per dare il cambio.
All’improvviso sentì un rumore. Con uno scatto prese la bacchetta e tese le orecchie per accertarsi del frastuono. Un altro botto lo fece balzare in aria. Questa volta aveva riconosciuto il suono, era il tonfo di qualcuno che cadeva e proveniva da una stanza in quel corridoio. Non sapendo bene da quale, incominciò a girare tutte le aule fin quando non si ritrovò nel bagno delle ragazze.
Gli prese un colpo quando vide una figura allungata sul pavimento.
- Lumos - disse spaventato e nel momento in cui la bacchetta si accese vide il corpo di Romilda Vane. Si affrettò a indagare se stava bene. Controllò il polso e sentì che il cuore batteva ancora, non aveva nessun segno di essere stata aggredita, ma aveva un odore strano, simile a sherry.
Ad un tratto la ragazza si svegliò e fece per alzarsi, ma non ci riuscì. Ron la prese, le fece girare un braccio intorno alla sua spalla e lentamente la trascinò fuori, sicuro che fosse l’idea migliore.
Si mise a pensare cosa doveva farne della ragazza che intanto accennava qualche singhiozzo con una risata isterica. Pensò di portarla da Madama Chips, ma avrebbe di sicuro messo nei guai non solo Romilda, ma anche l’intera casa del Grifondoro, per via dell’alcool. Così scantonò subito l’idea. Poi gli venne in mente che Hermione non ancora scendeva dalla Sala Comune e che sicuramente avrebbe trovato una cura per rimetterla in sesto, anche se non aveva una certa simpatia per quella ragazzina che si era dimostrata più furba rispetto alle altre sue compagne di dormitorio. Sistemò meglio il suo braccio intorno alla vita di Romilda e incominciò a camminare verso la torre di Grifondoro. Intanto la ragazza aveva incominciato a borbottare parole strane, Ron pensò che forse era l’effetto dell’alcool a ridurla in quello stato. Era bianca in viso e aveva occhiaie molto profonde, le sue vesti erano bagnate e di sicuro era perché si era versata il liquore addosso. Povera ragazza, cosa le sarà successo per ridursi in quel modo…
Erano arrivati davanti all’arazzo di “Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll” e gli venne in mente un’idea. Posò Romilda per terra e incominciò a camminare avanti e indietro di fronte a quell’arazzo con gli occhi serrati e le mani strette a pugni mormorando “diventa una stanza dove posso trovare una cura per la sbornia di Romilda” per tre volte e dopo l’ultimo giro comparve una porta lucida. Presa la ragazza, Ron entrò nella stanza.
Trovò un letto, alcune medicine e uno scaffale pieno di libri per curare ogni tipo di sbornia e una sedia per lui. La Stanza delle Necessità è davvero una cosa magnifica, forse una delle cose più belle a Hogwarts.
Fece allungare la ragazza pensando che quando Hermione fosse arrivata avrebbe trovato una cura, nel frattempo lui prese a sfogliare un libro intitolato “Mille cure per ogni tipo d’alcool”.
Una mano adesso lo sfiorava sopra la spalla e quando si girò vide Romilda. Non si accorse che si era alzata.

- Romilda che hai fatto? Ti viene da vomitare? - ma si rese conto solo in quel momento lei che gli stava sbottonando la camicia con una mano, mentre l’altra allentava il nodo della cravatta.

- Ma che fai! Fermati! Ti ho detto che ti… oh mio Dio! - furono le sue parole dopo che Romilda si tolse la camicia e la ebbe gettata dall’altro capo della stanza. Non aveva più il controllo su di lei che intanto ora lo stava baciando sul collo con foga eccessiva.

- Basta Romilda! - la prese e la portò di nuovo sul letto, ma fu inutile. Prima che fu riuscito a farla allungare, lei gli saltò addosso facendolo sedere sul bordo del letto e ricominciò a baciarlo.
Non sapeva che fare, sembrava che avesse uno dei tentacoli della Piovra Gigante addosso e le sue ventose si erano attaccate alla pelle. Doveva chiamare Hermione e convincerla di trovare un a cura per quella cosa che adesso gli stava sbottonando i pantaloni. Santo cielo, doveva fermarla!
Non curandosi se le faceva male, afferrò i polsi della ragazza e fece staccare le sue mani dai pantaloni.
“Oh san Merlino, ti prego fa che Hermione scenda a darmi una mano a levarmi questa pazza di dosso!”
Sentì la porta aprirsi e con un colpo al cuore vide Hermione, con l’espressione di chi ha preso una padellata in piena faccia, guardare verso di loro.

- He…He… Hermione! Aiutami ti prego!non riesco a fermarla… mi… mi è saltata addosso e… aspetta! Dove vai! No… lasciami... Romilda fermati! Hermione dove vai! Ti posso spiegare, non fraintendermi! - intanto lei era corsa fuori.

-Miseriaccia… Hermione, ma dove vai?

Volendo mettere in chiaro le sue intenzioni la seguì. Non era un fenomeno, ma di sicuro era più veloce di lei. Infatti la raggiunse in un batter d’occhio. Quando le fu abbastanza vicino riuscì a fermarla prendendola per il braccio.

- Lasciami Ron! Mi fai male! Sporco maiale che non sei altro!

- Che ti prende! Guarda che io non ho fatto niente. È stata lei che mi è saltata addosso, io di certo non lo avrei fatto, e lo sai benissimo!

- Sì certo, non dirmi adesso che non hai fatto niente! Quale ragazzo non n’avrebbe approfittato di quella situazione? E poi ti sei visto come sei conciato? Non ti voglio più vedere, Ron. Mi fai schifo!

- No, tu non te ne vai fin quando non mi crederai!

- E a cosa dovrei credere, a delle insulse parole che mi sono dette da un ragazzo superficiale e deficiente come te o ai miei occhi che hanno visto la persona CHE AMO, abbracciata ad una scema! - la ragazza era scoppiata a piangere e con un ultimo sguardo gli disse

- Non ti avvicinare più a me, ti odio!

Nella quiete della stanza, all’improvviso la sveglia scoppiò. Ron fece un balzo si parò gli occhi per evitare i pezzi di metallo che sfrecciavano da tutte le parti.

- Maledetti Fred e Gorge! Non le compro più! Dannate sveglie, sono pericolose!

Arrancando, andò a prepararsi per recarsi al lavoro, una colazione veloce e via per un’altra giornata all’insegna della disperazione tra fogli di pergamena e luci d’uffici superaffollati.





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Quella sera le toccò il turno di ronda per la scuola perché il professor Vitius non stava molto bene e non se la sentiva di girovagare tutta la notte in corridoi bui, così era toccato a lei fare l’intera notte la guardia per il settimo piano.
Il sonno le giocava brutti scherzi e visto che non dormiva bene da quasi tre giorni, si sentiva le palpebre chiudersi piano piano.
Stava camminando per i corridoi deserti, sicura di non trovare nessuno, dato che non c’erano più allievi come Fred e George o come i Malandrini(aveva escogitato un piano per scovare quei ragazzi che credevano di evitare le ferree misure di sicurezza della scuola e aveva bloccato tutte le scorciatoie che conosceva, forse era stato proprio quel piano a farle acquistare la nomina di Vice-preside), quando si ritrovò di fronte all’arazzo di Barnaba il babbeo, più tarmato che mai.
Ricordi dolorosi si riaffiorarono nella sua mente, proprio quei ricordi che invano aveva cercato di cancellare.

Era in Sala Comune e aspettava l’ora che Ron sarebbe rientrato per dargli il cambio di ronda. Grattastinchi si era acciambellato sul grembo e faceva le fusa muovendo la coda distrattamente.
Era lì ad aspettarlo da più di un quarto d’ora e non si faceva ancora vivo, forse aveva trovato qualcuno e ora lo stava punendo, forse era stato attaccato alle spalle e ora era sotto l’influenza di un incantesimo e non si poteva muovere. Decisa a non aspettare ancora si alzò e uscì per andare a vedere se era successo qualcosa.
I corridoi erano vuoti e bui, abbastanza inquietante, visto che la mattina quelli erano i più affollati dopo la sala d’ingresso. Aveva una strana sensazione addosso e non era qualcosa di bello. Cacciò la bacchetta dalla veste. Proseguì a camminare con la bacchetta accesa fin nel momento in cui non sentì il cigolare di una porta.
Dev’essere Ron… su, avanti Hermione che aspetti ad andare a controllare? Non avrai paura di un semplice cigolio? Su… muoviti!
Preso un po’ di coraggio si avviò verso la fonte di quei rumori strani. Piano, un passo alla volta si trovò davanti ad una porta “speciale”.
Cosa ci fa la Stanza delle Necessità aperta… qualcuno deve aver avuto qualche problema e si è rifugiato, o può essere Gazza che cerca i suoi detersivi, ma all’una di notte? O può essere qualcuno che tenta di fare il furbo e passare indisturbato la guardia dei prefetti… se è così mi dispiace per lui/lei, ma ha a che fare con una più furba…
Nel momento in cui aprì la porta, il mondo le cadde sulle spalle. Si sentiva come se un branco di Schiopodi Sparacoda l’avesse travolta.
Non riusciva a crederci. C’era Ron con Romilda Vane che si baciavano in quella stanza proprio davanti a lei, ma la cosa che più la fece arrabbiare fu che il ragazzo la guardava con la stessa espressione che aveva lei.

- He… He… Hermione! Aiutami ti prego! Non riesco a fermarla…mi … mi è saltata addosso e … aspetta! Dove vai! ... - prima che lui potè finire a parlare, lei aveva iniziato a correre senza sosta. Le lacrime stavano scorrendo sul suo viso. Come aveva potuto farle questo, dopo quello che era successo, dopo i numerosi sguardi dolci che si scambiavano durante le lezioni, dopo che lei gli prese la mano durante Incantesimi, come poteva farle questo!
Sentì delle dita afferrarle il braccio, non si era accorta che l’aveva rincorsa.

- Lasciami Ron! Mi fai male! Sporco maiale che non sei altro! -

- Che ti prende! Guarda che io non ho fatto niente. È stata lei che mi è saltata addosso, io di certo non lo avrei fatto, e lo sai benissimo. -

- Sì, certo! Non dirmi adesso che non hai fatto niente! Quale ragazzo non n’avrebbe approfittato di quella situazione? E guarda come sei conciato! Non ti voglio più vedere, Ron. Mi fai schifo! -

- No, tu non te ne vai fin quando non mi crederai. -

- E a cosa dovrei credere, a delle insulse parole che mi sono dette da un ragazzo superficiale e deficiente come te o ai miei occhi, che hanno visto la persona CHE AMO, abbracciata ad una scema! - le lacrime avevano ricominciato ad uscire.

- Non ti avvicinare più a me, ti odio! -



- Professoressa… sono venuta a darle il cambio… si sente bene? -

- Oh… sì Jones, non ti preoccupare, stavo pensando.

- Se le succede qualcosa, io sono qui per aiutarla… è un dovere d’alunno e soprattutto da Prefetto.

- Grazie, sei stata sempre un buon Prefetto e una cara ragazza.

La Tassorosso le fece un sorriso e girò per controllare la parte opposta del corridoio, non prima di accertarsi che la sua professoressa stava bene. Quando si fu allontanata, Hermione prese un bel respiro e si voltò verso le finestre che davano sul gran parco. Si era accorta solo allora che il sole accennava a sorgere tra alcune nuvole.
Di lì a poco lo avrebbe rivisto, sempre se non mandava una segretaria a firmare, ma era una cosa importante.
Senza perdere altro tempo scese verso la sua camera per prepararsi, sicura che quella sarebbe stata una giornata da dimenticare.






Volevo ringraziare tutti i recensitori delle mie storie e scusarmi con quelli che hanno dovuto fare uno sforzo enorme a leggere il primo capitolo di questa fic, perchè il carattere era troppo piccolo... spero che adesso sia meglio... XDDD
Mando un gran bacione a tutti! blacksmile

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Capitolo 3
*** L'incontro ***


Capitolo 3: L’incontro



Il sole era oramai allo zenith, quando Ron staccò per la pausa pranzo. Sua madre insisteva ancora a farlo mangiare alla Tana, aveva paura di perdere i contatti con il figlio, così lo invitava a pranzo e se non poteva, mandava decine di lettere. Ma non era l’unico, infatti, anche gli altri componenti della famiglia erano lì, tranne Percy e Charlie, il primo per cause di lavoro e rapporti con il padre e fratelli, il secondo perché attualmente è in Romania… dico attualmente perché è ritornato a vivere in Inghilterra con la sua fidanzata, ma è stato intrattenuto da qualche affare con il suo superiore.
Bill e Fleur avevano costruito il loro nido d’amore non molto lontano dalla Tana e per questo motivo erano sempre lì a pranzo. Ginny viveva con Harry e non si vedeva molto in casa, ma quel giorno era là. Fred e Gorge erano i più assidui frequentatori, volevano troppo bene alla madre e, anche se avevano entrambi le fidanzate, non mancavano mai a pranzo.
Forse stare lì con loro era la cosa più bella che gli fosse capitato quel giorno… dopo che aveva spedito la lettera a Hermione con la conferma del suo arrivo a Hogwarts per il pomeriggio, Ron si sentiva teso e sudava visibilmente. Era seduto sopra al divano della sala con il viso tra le mani e uno sguardo vacuo. Ginny lo guardava dalla soglia della porta, indecisa sul da farsi. Lo vedeva molto stanco e stressato da giorni ma oggi era il culmine. Fissava sempre lo stesso punto, mentre entrambe le gambe tremavano come se fossero soggette ad una maledizione. Il tutto era accompagnato da continui sbuffi isterici. Preoccupata, si sedette di fronte e gli mise una mano sul capo come per vedere se aveva la febbre.

- Che hai fatto? Ti senti bene? - disse impensierita.

- Sì, sto bene. È solo un po’ di stress, ho tanto lavoro e non ho dormito un granché questa notte.

Dicendo ciò, si girò verso la sorella e vide che lo fissava con aria che diceva non-sai-mentire.

- Non è vero. Che ti succede? A me lo puoi dire, sono o non sono tua sorella?

Le raccontò tutta la storia della lettera e dei suoi pensieri fin quando non intervenne.

- Ron, tu sei ancora stra-cotto di Hermione!

- E che cosa te lo fa pensare?

- Semplicemente perché stai sudando come un matto, eri così tutte le volte che ti avvicinavi a dichiararti.

- Non credo che stavolta sia così, non dopo quello che è successo.

- Beh allora perché mi hai raccontato tutto questo?

- Perché mi serviva una persona con cui parlarne… credo.

- Sei un caso irrecuperabile.

- Chi è un caso irrecuperabile, non starai parlando del nostro Ronnino! - intervenne Fred, mentre si avvicinava insieme a George.

- Oh stai zitto tu! - rispose Ron acidamente.

- Guarda che sappiamo cosa ti prende - disse Gorge seriamente, afferrando una sedia e mettendosi alla sinistra del fratello minore - Non riesci a dimenticare Hermione perché ti senti ancora in colpa per quello che è successo sei anni fa.

- E rivederla ti spaventa! Non è una cosa facile a dire il vero, però potevi fare a meno di metterle le corna! - aggiunse Fred, che invece si mise alla sinistra.

- Io non ho messo le corna proprio a nessuno! E poi mica stavamo insieme? Beh, sì… ci siamo presi una volta la mano, ma è finito tutto lì.

- Aspetta, Ron, non ci sto capendo niente – disse un George piuttosto confuso – se veramente stavi concludendo qualcosa con Hermione, allora perché sei andato con Romilda?

- IO NON SONO ANDATO CON NESSUNO! NE CON HERMIONE, NE CON ROMILDA! – rispose Ron arrabbiato.

- Oh Merlino… allora sei ancora… ver…

-NO! Non lo sono. Ma a te cosa interessa! In ogni modo, sono affari miei, Ginny!

- Va bene. Lasciamo stare quest’aneddoto. Ritorniamo alla storia.

Raccontò tutto quello che era successo quella maledetta notte. I tre rimasero di sasso e quando Ron finì di raccontare a loro la storia Ginny disse - Ma che aspetti a parlare con lei e spiegarvi!

- Non lo so, ho paura di come reagisce se accenno a quella storia… oggi dovrei andare a Hogwarts a firmare delle pratiche e sarò obbligato ad incontrarla…

- Allora approfittane! - intervenne Bill che intanto si era unito al gruppo d’ascolto, lasciando Fleur con la madre a cucinare.

- Bill! Come hai potuto mollare mamma con Fleur! – disse Ginny preoccupata per la genitrice, mentre raccapriccianti immagini scorrevano nella mente, dove la madre era intrappolata da una Fleur della grandezza di Grop che brandiva una padella e diceva che doveva preparare la cena per Bill. - Guarda che adesso vanno molto d’accordo. Da quando ha scoperto che è molto brava a cucinare, ha rivalutato che lei è effettivamente una buona moglie per me, e che non le dispiace la sua presenza.

- Rimane lo stesso una snob altezzosa con la puzza sotto il naso.

- Ginny, non ti permetto di parlare così di Fleur. Posso capire che non ti sia simpatica, ma è pur sempre mia moglie. Ma ritornando a Ron… devi approfittare di quest’occasione.

- Ma come faccio, ho paura! Non voglio ritrovarmi un altro stormo di canarini assassini!

- Non preoccuparti… forse invece dei canarini ti scaglierà contro degli avvoltoi!

- Molto confortante! - rispose Ron alla battuta di George, che rideva insieme al suo gemello.

- Non li ascoltare. Piuttosto tu provaci lo stesso, in fondo se lei ci tiene ancora a te sarà pronta ad ascoltarti senza costrizioni - finì Bill.

- E se non lo fa?

- Beh… non lo so… - un sonoro crack annunciò che era ritornato il signor Weasley dal lavoro e Bill si distrasse per qualche attimo, fino a quando non incrociò lo sguardo del fratello disperato e sull’orlo del suicidio.

- No, non ti preoccupare. Non lo farà.

- Cosa te lo fa pensare. – chiese scettico Ron.

- Il fatto che, per sette anni, siete stati sempre appiccicati. Anche se litigavate continuamente, non può aver dimenticato tutto.

- Mmm…

- Ron – Ginny gli aveva preso una mano e adesso gli accarezzava la spalla – non ti preoccupare, andrà tutto bene.

- Speriamo… - rispose Ron leggermente più su di morale.

- Ragazzi! Dai venite a tavola che è pronto! - La voce della signora Weasley risuonò per tutte le stanze della casa.

- Bill, vieni che ti ho preporoto la tua bistecca al songue! - seguì la voce di Fleur.

- L’adoro! - disse il più grande dei Weasley correndo verso la cucina.

- La odio! - rispose una schifata Ginny, mentre il resto della famiglia ridacchiava alle sue spalle.
Ron parve riprendersi un po’, ma non durò molto. Non appena scattarono le tre ricominciò ad agitarsi. Al lavoro era talmente nervoso che se aveva qualcosa in mano, questa cadeva rompendosi o, nei migliori dei casi, tremava o ruzzolava per terra.
Un piccolo promemoria ora si era posato sopra la targa sulla scrivania. Ron preoccupato lo prese e lo distese, sul tavolino pieno di carte, per leggere il suo contenuto.
Un tuffo al cuore gli venne dopo aver letto il piccolo appunto. Era il Ministro in persona a mandarglielo e ricordava che era in netto ritardo all’incontro a Hogwarts con la vice- preside. Guardò l’orologio e constatò che aveva un ritardo di mezz’ora. Senza pensarci due volte, prese il mantello e si smaterializzò.
Il caldo e affollato ufficio fu sostituito in un secondo da due enormi cancelli, chiusi da grovigli di funi metalliche, e contorniate da alti faggi secolari. Dietro di essa un imponente struttura si ergeva in tutta la sua bellezza antica. Hogwarts faceva proprio un bell’effetto, vista da là.
Non sapendo come districare quei nodi, Ron si mise a pensare come avvisare la preside del suo arrivo. Non aveva un gufo a portata di mano e i piccoli promemoria viaggiavano solo all’interno del Ministero… poi si ricordò di una cosa che gli disse Harry.
Prese la bacchetta e disse – Expecto Patronum!
Un piccolo esserino argenteo uscì dalla bacchetta. Assomigliava ad una donnola…
Fece per accarezzarla e dopo le disse sottovoce di andare dalla Preside e di avvisarla del suo arrivo.
Non dovette aspettare molto. Dopo cinque minuti una giovane Corvonero avanzava spedita verso di lui. La ragazza picchiettò le funi con la bacchetta, e queste presero a muoversi. Una volta sciolte, Ron potè entrare dentro. La giovane si avvicinò, tese la mano e la strinse con la sua dicendo.

– Benvenuto a Hogwarts. Mi chiamo Elisabeth Bellow e sono un Prefetto di Corvonero. La nostra vice- preside la sta aspettando. Se vuole seguirmi… - disse indicando il gran portone d’ingresso.
Ron fece sì con il capo e si accinse a raggiungere il portone preceduto dalla ragazza. Il cuore batteva a mille e ad ogni passo sembrava che avesse percorso un chilometro.
Che doveva fare?
Come si doveva comportare?
La ragazza lo portò in sala professori, lo fece accomodare e gli assicurò che la vice – preside sarebbe arrivata tra pochi minuti.
Il danno è stato fatto. Ora doveva aspettare solo le conseguenze.



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Non ancora arriva! Non perde mai il vizio di fare tardi! Adesso mi sentirà, quando viene… oddio, mi si è rovinata la coda! Che faccio? Mi serve il pettine e…
Ma perché ti preoccupi di come stanno i capelli… in fondo mica ti stai facendo bella per lui…
E’ solo per sentirsi più ordinata e per dare una bell’impressione…
Ti stai facendo bella per lui.
NO! Non lo farei mai… è solo per apparire più…
Più?… più bella per lui?
NO, e ancora NO!
O sì…
Smettila!
Perché ti stai creando tutti questi problemi! Non avrai l’intenzione di innamorarti di nuovo di lui?
Non lo sò… era così dolce con me…
E lo è stato anche quando stava pomiciando con Romilda…
Stronzo! No, non m’innamorerò ancora di lui… Oddio! Arriva! Come sto? I capelli ok, il viso... devo eliminare queste occhiaie e… chi se né frega, non c’è più tempo.
Mentre dalla sua finestra si vedeva un’ombra rossiccia addentrarsi nel parco della scuola, Hermione si guardava nervosamente davanti allo specchio e si tormentava i capelli già abbastanza arruffati, intanto che qualcuno bussava alla porta.

- Avanti.

- Buonasera professoressa, c’è un impiegato del Ministero che la cerca… è in sala professori - disse la ragazza Prefetto di Corvonero, nel momento in cui entrò dentro la stanza.

- Oh, grazie Bellow. Vado subito. -

- Professoressa, posso dirle una cosa? Senza offesa, ma ha proprio dei buoni gusti in fatto d’uomini! Prima l’Auror, adesso l’impiegato del Ministero…

- Cinque punti in meno per Corvonero, a causa di quello che ha detto, e altri cinque per il calzino sceso, signorina Bellow. – Rispose Hermione senza batter ciglio e uscendo dalla stanza per andare in sala professori, mentre la ragazza si aggiustava il calzino e imprecava verso la sua insegnante. Intanto che camminava, sentiva qualcosa di strano all’altezza dello stomaco, come un macigno. Non sapeva spiegarne il motivo, ma adesso le sembrava anche che i corridoi si fossero accorciati per non farla arrivare in ritardo. Questo non fu una cosa positiva. Stava maledicendo qualunque cosa le passava per la mente, anche un’armatura dove era andata ad inciampare.
Non appena arrivò davanti alla porta sentì di avere qualcosa in gola, forse era agitazione. Fece un gran respiro ed entrò.
Lo vide seduto su una sedia, mentre preparava i documenti per far partire gli alunni. Era più bello, di quanto se ne ricordava, portava un maglioncino azzurro a righe blu e dei jeans strappati all’altezza della coscia sinistra e del ginocchio destro(moda Babbana, si vedeva) e i suoi capelli erano più fiammeggianti che mai. Aveva anche notato un piccolo luccichio all’orecchio. Solo dopo si accorse che era un orecchino, di basso valore, ma faceva la sua figura.
Mamma mia… che faccio… non posso stare qui impalata a guardarlo per quanto mi piacerebbe… MA CHE DICI! Sono completamente rincretinita…
Quando si girò per vederla, Hermione sobbalzò… non ricordava che i suoi occhi erano così attraenti, forse era stato proprio quello a farla innamorare di lui. Arrossì in un lampo sentendo il suo sguardo nuovamente sopra di lei, ma non fu l’unica, infatti anche il ragazzo era in imbarazzo tanto che il suo viso non era più riconoscibile tra i capelli.

- Ciao, da… da quanto… tempo che… che non ci… ci…ci vedia…mo… - Ron non era proprio cambiato, era ancora il ragazzo dolce e carino di quando andavano a scuola.

- Sì ciao. Dove sono le pratiche, non voglio perdere molto tempo su queste cose, ho ben altro da fare. Su, avanti che aspetta a darmi i documenti? - non voleva parlare così acidamente, ma era l’unica soluzione per farlo andare via e non far prendere il sopravvento a sentimenti repressi da tempo, aveva sofferto troppo per lui e non voleva che succedesse di nuovo.

- Oh, sì… i documenti… devono essere qui dentro e… oddio scusami non volevo. - inavvertitamente aveva fatto rovesciare un vaso di fiori addosso a Hermione.

- No, niente - erano le uniche parole che le vennero da dire, anche avrebbe voluto maledirlo.

- Bene… e… ecco le pratiche - disse lui imbarazzato, mentre la ragazza si asciugava le vesti con un colpo di bacchetta - devi mettere una firma qui… e qui… qui… e ancora qui. I francesi sono molto pignoli per queste cose sai.

- Già…

Ti prego fa che non incominci a dire che vuole parlarmi…

- Scusa, ma con che cosa firmo? – chiese stizzita Hermione.

Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.

- Eh… si, la penna era qui, ma…non so… dove sia andata… ah eccola!

Nel momento che Ron le porse la penna, le loro mani si sfiorarono. Hermione ritrasse subito la sua insieme alla piuma come per evitare un contagio di qualche malattia e si mise a firmare.
Sentiva il segno del contatto con la sua mano bruciare, come se un carbone ardente fosse stato ficcato là sopra. Capiva perché le faceva quell’effetto, la sua mano era calda, mentre lei era un ghiacciolo. Ma non era solo quello. Avrebbe tanto voluto che non succedesse, ma non poteva fermare i sentimenti che aveva controllato con tanta cura da anni.
Mentre firmava sentiva ancora il suo sguardo attraversarla avidamente, come per non scordarsi chi era e com’era fatta.

- Ecco fatto. Ho firmato tutto(ti prego, ti prego, ti prego). Adesso se non le dispiace devo andarmene perché devo sbrigare(ti prego, ti prego, ti prego) delle faccende per la preside e(ti prego, ti prego, ti prego) non voglio perdere altro tempo. La saluto - gli porse la mano e la strinse. Dopo aver salutato si diresse verso la porta, ma qualcosa la tratteneva per un braccio. Si girò e vide Ron che bloccava ancora la mano. Aveva un’espressione indecifrabile e la fissava dritto negli occhi come per leggerle nella mente.

Poi disse – Hermione…

Ti prego! Per favore, fa che non… - Noi due dobbiamo parlare di una cosa…

L’ha fatto!

- Spero che mi voglia ascoltare. Innanzi tutto perché mi dai del lei visto che ci conosciamo da molto tempo.

- Non capisco… di che stai parlando…

-Come non capisci? Sembra che stai parlando con uno sconosciuto. Cos’è! Sette anni di scuola, non sono bastati per farmi entrare nella tua ristrettissima cerchia dei conoscenti?

- Beh… io… veramente…

Ho cavoli! Mi sono cacciata in un bel pasticcio! Senza parlare che l’ho fatto anche arrabbiare…

- Veramente cosa! Sono cinque anni che non so più niente di te e non credere che…

Ma fu fermato dall’arrivo della professoressa Sprite.

- Oh, scusate tanto. Ho interrotto qualcosa?

- No Pomona, Ron se ne stava proprio andando adesso. È venuto per farmi firmare queste pratiche. - rispose repentina Hermione.

- Signor Weasley come va il lavoro al Ministero?è arrivata la mia richiesta per costruire una nuova serra?

- Non lo so. Non lavoro in quel reparto. Dovrebbe chiedere a mio fratello Percy, lui è incaricato a queste cose. Bene io non ho più niente da fare qui e visto che la signorina Granger deve andare a sbrigare le sue faccende, la saluto e vi auguro buona fortuna per il torneo - Disse un Ron inviperito per essere stato ignorato. Lanciando un altro sguardo glaciale sussurrò vicino all’orecchio della ragazza.

– Ci vediamo!

Quando fu sparito dalla vista, Hermione potè prendere un respiro di sollievo e sedersi su una sedia per riflettere.

- Perché era così arrabbiato? - Disse con un fil di voce la Sprite.

- Perché non l’ho ascoltato, mentre mi diceva una cosa che riguardava noi due.
Appoggiò la testa contro lo schienale e chiuse gli occhi.
Perché stava così? Perché non reagiva a quella sensazione che adesso stava prendendo il sopravvento? Perché non è riuscita a scordarselo? Perché il solo vederlo la metteva in imbarazzo?







Ciao a tutte! volevo ringraziare tutte le recensitrici per aver letto e aver sopportato me e questa storia... vi mando un bacione!

Per Vichan... ho voluto ambientarla comunque dopo la guerra, perchè ad Hermione ha fatto davvero male quello che ha visto, e anche se hanno combattuto insieme, non lo vuole perdonare... a Ron si intende...


Leggete e recensite, mi raccomando!!!!!!
blacksmile

Se volete,andate a leggere anche le altre mie fic... e un commentino se non vi pesa... please!

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Capitolo 4
*** Sotto l'ombra di un faggio e due caffè al bar ***


Capitolo 4: Sotto l’ombra di un faggio e due caffé.



- Non ci posso credere! Come mi ha potuto trattare così!

- Dai Ron, non te la prendere per questo. Ci saranno altre occasioni dove potrai parlarle.

- Non credo che mi si avvicinerà più dopo ieri, ma io che dovrei fare Harry, cosa dovrei inventarmi per dirle che quello che ha visto non lo volevo fare? Aiutami, ti prego! Sono disperato.

- Non lo so, non lo so… senti perché non vediamo quello che succede alla festa, in fondo verrete entrambi e potrete discutere con calma, il giardino è abbastanza grande per una passeggiata al chiaro di luna.

- Forse hai ragione. Ma se non verrà come faccio?

- Direi che l’unica soluzione sarebbe quella di parlarle a quattr’occhi e deciderti finalmente a rompere quel muro che ti sta soffocando.

- Facile a dirlo… in ogni modo aspetterò la festa sperando che si presenti… e se non viene? Che faccio? Non posso presentarmi da lei e dirle “Hermione ti amo” o “Quello che hai visto non volevo farlo” o “ Romilda Vane è solo una stupida ubriacona”? Sarebbe troppo da idioti… e che ne so io di come potrebbe reagire lei? Miseriaccia, Harry ho paura, mi fa più terrore dei ragni!

Harry si accomodò ad un tavolo di un’anonima caffetteria di Diagon Alley e ordinò due caffé. Si passò nervosamente una mano nei capelli corvini e fissò il ragazzo davanti a se, che in quel momento aveva uno sguardo assente, probabilmente stava pensando a come chiedere scusa alla sua “dolce metà”. Notò due occhiaie che si stavano estendendo sul viso di quell’uomo tanto desiderato dalle sue colleghe del Ministero… quasi lo invidiava per aver conquistato così tanti cuori giovani e desiderosi, ma si ricordò della donna che amava e solo quel pensiero gli fece incurvare le labbra in un sorriso.

- Perché ridi? – disse Ron acidamente, mentre guardava l’amico con un misto di sfida e fastidio. - Ho la faccia sporca per caso?

- No scusa, e che stavo pensando a tua sorella… ieri mi ha fatto la torta alla melassa e… - ma si accorse che il suo apprezzamento aveva fatto peggiorare l’umore di Ron.
Un silenzio imbarazzante si era creato tra i due amici. Intanto la barista aveva portato le due bevande. Ron la bevve in un sorso, senza accorgersi che era bollente, ma non ci volle molto a capire che le sue papille gustative erano in fiamme. Mentre un Ron, che esibiva una smorfia appena appena tirata e gli occhi vagamente lucidi per il dolore, evitava accuratamente di aprire bocca, l’altro ragazzo aveva lo sguardo basso e fissava continuamente il fondo del piattino dove era posata la sua tazzina. Non ancora riusciva a credere che quei due, dopo aver combattuto fianco a fianco per tutta la guerra, dopo tutti quegli anni fatti di litigi e gelosie, non si fossero ancora chiariti.
Era una situazione assurda. Da un lato c’era Ron, incapace di andare a dire la verità, e dall’altra Hermione, che aveva rifiutato di credere alla storia vera, che lui aveva pazientemente raccontato centinaia di volte. Che fare con due amici del genere?
Era passato più di un quarto d’ora da quando avevano smesso di parlare. Harry decise di spezzare quella monotonia.

- Ron, sai chi è il nuovo membro del Wizengamot?

- Avevo sentito che c’era un nuovo membro, ma nessuno mi ha detto chi è… tu lo sai?

- Purtroppo sì… Mc Laggen!

- NO! E come ha fatto?

- A quanto pare ha donato un ingente somma per i piani di ristrutturazione del San Mungo e del Ministero.

- E ti pareva che il caro vecchio “Io-so-giocare-meglio-di-te-a-Quiddich-Mc Laggen” non corrompesse il Ministro con questi atti caritatevoli? Che palle! Adesso mi tocca anche vederlo in giro per gli uffici ad impartire ordini a destra e a manca con quell’aria di chi ha delle Pallottole Puzzole sotto il naso… buah che schifo!

- Almeno tu non fai parte della squadra speciale degli Auror che dovrà scortarlo. Ha preteso che facessimo la guardia anche quando va in bagno! Non credo però che sia stato il capo a mettermi in mezzo… non lo avrebbe mai fatto, sa che io lo odio… secondo me ha fatto richiesta lui di avermi nella scorta. Sa che il capo mi adora e si fida ciecamente. Sia ben chiaro una cosa. Se faccio questo lavoro supplementare, è perché voglio che Ginny viva serenamente con me e non deve mancarci nulla!

- Ok… ok. Non ti sto dicendo nulla, anche se non pensavo che Mc Laggen avesse paura che sbuchi un qualche killer dal water, mentre lui è con il suo culetto lucido all’aria! È stato davvero un colpo basso per lui non essere stato preso nei Tornados.

I due ragazzi risero all’idea di vedere la faccia del moro, mentre tentava di scappare da un grosso Troll con la testa di Dobby che provava cercava di riuscire a bastonarlo con un piede incastrato nella tazza.
Ridendo a crepapelle, Harry si rese conto che Ron aveva dimenticato la storia di Hermione, perché si era calato nei panni di un comico squattrinato e aveva dato prova del suo repertorio Anti-Mc Laggen facendo ridere anche due ragazze che erano sedute affianco al loro tavolo.

- Vedo che ti è passato il broncio.

- Eh? No Harry, no. Ci sto ancora pensando. È più forte di me, non faccio altro che parlare di lei, sognarla la notte e anche il giorno, i miei colleghi mi stanno prendendo per pazzo e dicono che dovrei farmi una bella vacanza in qualche posto esotico e vedere altre donne… ma io dico come si può pensare ad altre donne, quando sei innamorato perso di lei! Oh Harry, non ci sto capendo più niente.

- (Mannaggia a me e quando sono riaffacciato al discorso “Hermione-amore-mio”). Senti, Ron, ne stai facendo una tragedia. Non è poi così grave la situazione, bisogna solo parlare… capito… parlare. – disse scandendo le ultime due parole e muovendo in aria le mani.

- Mmm, hai ragione.

Harry non aveva mai visto il suo amico così disperato, non sembrava più lui. Dove era andato a finire quel ragazzo spensierato e felice, che non si preoccupava mai di nulla… dov’ era andata a finire la sua voglia di vivere, che illuminava sempre gli occhi di speranza e fiducia… non ERA più lui. Con un sospiro, portò la tazzina, dove il caffè era ormai freddo, vicino alla bocca, mentre fissava ancora il suo amico, che con gli occhi vitrei osservava un punto impreciso. Chissà se stava pensando ancora a lei…

- Ron, che ne dici se andiamo a casa mia a giocare a scacchi magici? Abbiamo tutti e due il giorno libero e possiamo fare una bella partita come ai vecchi tempi…

- Non aspettavo altro!

I due si alzarono dal tavolo e, lasciando qualche spicciolo sul tavolo, si incamminarono verso casa di Harry. “Chissà se Hermione sa che al torneo ci vado io al posto di Scrimgeout!” pensava Ron tra se e se…



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Cara Ginny,
Sono Hermione. Da quanto tempo che non ti mando più una lettera… come va?
Qualche giorno fa è venuto Harry a trovarmi a Hogwarts e abbiamo parlato del più e del meno e così ho scoperto che voi due non solo state ancora insieme, ma convivete! Che bello, non mi sarei mai immaginata che avreste fatto così presto un passo importante come la convivenza. Sono molto felice per voi e vi auguro tutta la fortuna di questo mondo.
Ho un problema Ginny… e sai benissimo chi può essere. Ebbene sì, è tuo fratello Ron.
Ieri è venuto a scuola perché dovevo firmare le pratiche e… oh non sapevo come comportarmi con lui. Ho tentato di essere carina, ma le uniche parole che mi sono uscite erano offensive e acide.
Poi quando me ne stavo andando lui mi ha preso una mano e ha detto che voleva parlarmi. Ero rimasta imbambolata dai suoi occhi e non capivo più niente. Meno male che è arrivata la Sprite,
A rompere quel momento imbarazzante! Lui dopo se n’andato e non aveva l’aria molto serena, era alquanto arrabbiato e prima che uscisse mi ha lanciato uno sguardo che ha fatto raggelare le vene.
Non so che fare, sono disperata, se lo rivedo ancora ho paura che m’innamorerò nuovamente di lui. Non voglio soffrire ancora, non voglio passare ancora quei momenti, non voglio Ginny, non voglio! E per questo non credo che verrò alla tua festa, mi dispiace perché volevo rivederti, ma non posso stare nella stessa casa dove si trova tuo fratello per più di un secondo. Ti prego, capiscimi.
Aspetto con ansia la tua risposta.
Hermione


L’enorme faggio secolare la copriva dai raggi del sole d’Ottobre. Una piccola foglia gialla si era posata sopra al suo petto, segno che l’inverno era vicino e con esso la partenza per Beuxbatons.
Una leggera brezza frizzante stava scompigliando i suoi capelli già ribelli a modo loro e alzava il mantello della donna. Era seduta dove, un po’ d’anni prima, era il punto d’incontro dei suoi amici di Grifondoro, dove trascorreva giornate a legger da sola o in compagnia di Harry o Ron, dove si era accorta di essere perdutamente innamorata di quel ragazzo dalle iridi turchesi e i capelli carmini.
Un’ombra ora si stava creando dal gioco delle nuvole con il sole, mentre un'altra si stava avvicinando al gigantesco albero. Aveva la forma di una donna molto magra, il suo vestito nero era lungo e arrivava fino a coprire i piedi. Portava un cappello a punta, ma molto largo alla base per non rovinare la stretta crocchia dove erano legati i capelli cenerini. Minerva Mc Grannit si stava avvicinando con lentezza e aveva un’aria serena, Hermione pensò subito che si prospettasse una bella chiacchierata tra donne. O per lo meno sperava che fosse in quel modo.

- Buongiorno Hermione. Piuttosto mattiniera oggi. Approfitti dell’ultimo sole?

- Buongiorno Minerva. Sì, in effetti mi sono svegliata presto per portarmi avanti con il programma di quest’anno e per scrivere una lettera ad un amica.

- Ho saputo che il signor Weasley è venuto per le pratiche ieri. Pomona mi ha dato per certo che era abbastanza seccato, quando è uscito dall’aula. È forse successo qualcosa, quando stavate parlando?

- No, non è successo niente, solo un diverbio. Per quale ragione la preoccupa tanto quello che è successo? Non sarà perché dobbiamo tenere un rapporto amichevole con il Ministero? Se è per questo la situazione è sotto controllo.

- Era proprio quello che volevo sentirmi dire, in quanto quest’anno non potrò venire in Francia e quindi la rappresentante della scuola, sei tu.

- Va bene, sono felice dell’incarico che mi avete dato, ma non vedo il motivo di preoccuparsi per il Ministero… noi non abbiamo nessun vincolo e il Ministro sarà impegnato nei suoi affari burocratici… non vedo il motivo di stare tanto sulle spine, Minerva.

- Vedi, il Ministro non potrà andare perché è in corso un’importante trattativa con i Goblin e durerà molto tempo. Quindi ha deciso che manderà un suo sostituto in Francia.

- E cosa c’è di male?

- Il sostituto sarà il signor Weasley.

“Cosa! No… non possono farmi questo… non a me”.

- Ne sei sicura Minerva?

“Dì di no… dì di no… dì di no…”

- Assolutamente! Mi è arrivata adesso la lettera dal Ministero che mi ha informato del cambiamento.

“Ma che bello. Ci mancava che mi ritrovavo quella palla al piede anche lì. Già non lo posso vedere, adesso sono costretta anche a fare un viaggio con lui.”

- Bene, non vedo proprio il motivo delle tue preoccupazioni.

- Ma io non sono preoccupata!

- Ah… beh… allora va bene. Partiremo con il signor Weasley.

- E da quando lo chiami per il cognome?

- Beh… veramente non lo so…

La donna la guardò scettica e non volendo peggiorare la situazione rimase zitta ad aspettare un suo cenno.

- Senti, ma chi mi sostituirà qui a Hogwarts?

- Io!

- TU? Ma sei la Preside e…

- E sono felice di fare qualche lezione per sostituirti.

- Grazie Minerva.

- Non c’è di che.

Dopo aver detto questo la donna si allontanò per rientrare a scuola. La ragazza era stupita del comportamento della Preside, sapeva che desiderava poter fare qualche lezione, soprattutto con i ragazzi del sesto e settimo anno, ma non credeva che arrivasse a tanto. Perdersi il Torneo TreMaghi era strano da parte sua, ma doveva avere dei problemi seri per rinunciare a quell’evento.
Rassegnata, appoggiò la testa al gran tronco secolare e si mise a pensare come doveva comportarsi con Ron. Era una situazione difficile, soprattutto adesso che lo aveva fatto innervosire.
Le venne in mente un’idea, meno male che non l’aveva ancora spedita. Presa piuma e inchiostro, aggiunse qualche riga alla lettera.

P.S.: la Mc Grannit è venuta proprio adesso a dirmi che Ron partirà per la Francia con me! Ginny, ti prego, mi serve un aiuto subito! Non mi far aspettare.





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Capitolo 5
*** Vive la France! ***


Capitolo 5: Vive la France!





Cara Hermione,
Scusa per il ritardo di questa lettera, ma sono stata molto impegnata… sai, la festa, Harry, la casa, il lavoro… non ho avuto tempo per risponderti. Ho saputo la notizia della partenza di Ron proprio al party. Non so che dirti… so che mio fratello non è molto intelligente, ma non vedo di cosa ti devi preoccupare… in fondo tu non provi più niente per lui… o sbaglio? Non dovrebbe essere un problema. Lui dovrà occuparsi dell’organizzazione del Torneo e tu degli alunni, vi incontrerete solo durante le gare… Dai che non sarà una tragedia! Forse questo viaggio vi servirà per chiarirvi, per parlare di cose lasciate in sospeso da troppo tempo, e forse ritrovare quell’amicizia che c’era prima. Non ti demoralizzare, anche se non ha un grande acume, Ron è maturato molto e non è più il ragazzino che ricordi. Cerca di fare uno sforzo per accettare la sua presenza e se ti capita parlaci cerca di fare un bel discorso. Me lo prometti? Ti mando un bacione e in bocca al lupo per il Torneo. Ginny




“Gia… non provo più niente per lui?” pensò Hermione, mentre si girava dalla parte opposta di un jet, dove era seduto un ragazzo dai capelli carmini. L’aereo, che qualche ora prima aveva trasfigurato la Preside con l’aiuto del professore di Babbanologia, sfrecciava nel cielo attraversando La Manica per raggiungere la scuola di magia Beauxbaton. Il viaggio procedeva bene, qualche ragazzo si era sentito male, ma non era successo niente di grave per il momento. Hermione sbuffò per l’ennesima volta da quando era salita sul jet, accartocciò la lettera e la mise nella tasca del suo giaccone.

“Credo che mi ammazzerò prima dell’inizio del Torneo… maledetto Ministro, non poteva venire lui?” pensava ancora, mentre il professor Vitious alla sua sinistra russava beatamente.

- Cinque minuti all’atterraggio! – aveva intanto urlato l’hostess/altoparlante dalla sala comandi del velivolo babbano. Finalmente stavano per scendere. Elettrizzata, Hermione svegliò il piccolo professore e incominciò a raccogliere tutte le sue cose. L’atterraggio non era stato degli ottimi e, un pò scombussolata, scese dal jet con qualche livido. Lo spettacolo che si parò contro le mozzò il fiato. Chilometri e chilometri di prato verdissimo circondava una reggia alta diversi piani, arricchita da numerose terrazze, scalinate, vialetti, giardini e fontane dallo stile settecentesco, dava l’impressione di vivere in una qualche fiaba babbana. Hermione rimase qualche momento a bocca aperta prima di destarsi dai sui pensieri e avviarsi verso l’ingresso del frivolo palazzo. L’imponente mole della Preside della scuola la stava aspettando davanti al portone e dietro di lei tutti gli alunni della scuola, in ordine di età, erano sopra la scalinata per accoglierli.

- Benvenuta Hogwarts! – trillò Madame Maxime quando misero piede nella scuola.

- Il piacere e tutto nostro Maxime.

- Chiamomi Olympe, signorina Hermion… giusto?

- Hermione, sì.

- Benissimo, possiamo entrore alora, mancavate solo voi…

Il salone dove entrarono tolse di nuovo il fiato a Hermione. Il doppio di quello di Hogwarts, sembrava immacolato. Le pareti bianche illuminate da enormi lampadari, erano state incantate in modo tale da sembrare che brillassero. Venti grandissimi tavoli rotondi erano stati addobbati con centritavola floreali e apparecchiati secondo il bon ton francese. In fondo alla sala c’era un grande tavolo rettangolare con dietro lo stendardo della scuola, Hermione pensò che fosse quello dei professori.

- Cosa fa lì impalata, cara?

- Oh niente, sono rimasta incantata da tanta bellezza.

- E non ha ancora visto nionte…

“Cosa ci può essere di più bello di questo?”
pensò Hermione, mentre la sua mente viaggiava tra i ricordi fino ad arrivare ad uno particolarmente bello, alto e rosso. “NO, Hermione no! Ma cosa vai a pensare!” si rimproverò mentalmente, mentre si incamminava verso in tavolo più lontano.





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Ed eccola di nuovo di fronte a lui, mentre si sedeva alla destra di Madame Maxime, bella come nessuno al mondo. Durante il viaggio non aveva avuto l’occasione di parlarle, ma sperava in un momento libero per cercare di dirle qualcosa, forse dopo cena… Ron, visibilmente in imbarazzo si divincolò da qualche sedia e cercò di trovare un posto al tavolo. Il caso voleva che l’unico libero fosse quello vicino a Hermione. Ormai rosso in volto si avvicinò e piano chiese alla ragazza – Ehm… per caso è occupato questo posto? Hermione aprì la bocca, ma fu anticipata dalla Preside francese che gli disse – Questo è il suo posto, messer Wehesley. Non si preoccupi, ho assegnato io stessa i posti e quelo è il suo, caro.

- Weasley, madame. Grazie, comunque.

Il ragazzo si sedette e senza guardare la sua vicina, capì che la situazione non era di quelle più piacevoli. Così non parlò, ma si limitò ad abbassare lo sguardo verso le sue mani. Nel frattempo la sala si era riempita e un chiacchiericcio diffuso si espandeva da ogni tavolo. La preside, visto che oramai erano tutti presenti per la cena, si alzò e fece per parlare. Tutti si zittirono, quando la donna levò in aria una mano.

- Bon appétit! – Trillò, mentre numerosi piatti facevano la loro comparsa sopra i tavoli. Il rumore delle posate ora sostituiva le chiacchiere felici degli alunni. Ron si concentrò sui piatti imbanditi sul tavolo e, servendosi di tutte le pietanze che gli capitavano sotto mano, ascoltava Madame Maxime esporre a Hermione l’intero programma del torneo.

- Abiamo desciso di iniziare le iscrizioni tra due mesi, ossia il vontitre di Dicembre e decretare i campioni la vigilia di Natole, durante il Balo del sceppo… che né disce signorina Hermion?

- Hermione, Olympe… sì, credo che sia perfetto per adesso, però credo che prima dovremo organizzarci per le gare e se permette e decidere la creatura da mettere per la prima prova e…

- Per questo non ci sono problemi! - intervenne Ron – Io e il ministro ci siamo messi d’accordo con alcuni allevatori di Schiopodi Sparacoda vicino Shrewsbury, e forse ce ne mandano sei, due per ogni campione, sempre se a voi va bene, gentili signore.

- Il est magnifique, mounsier Weasley!

- Oh… beh… grazie.

- Prego! – rispose stizzita Hermione che lo fulminò con uno sguardo glaciale – credo che dovremo fare una riunione per mettere al corrente tutti gli organizzatori, io non ho ancora avuto la possibilità di conoscere il Preside di Durmstraing e…

- Il signor Silcovich, uomo molto onesto e di classe, non come i soliti Troll che siamo abituati a vedere, è davvero un gran Preside. Io l’ho incontrato questa estate per chiedere la partecipazione della sua scuola al torneo, è stato molto gentile, anche se non sapeva parlare bene l’inglese come lei Madame Maxime.

- Oh suvvia signor Weasley, così mi fa arrossire!

Ron vide Hermione sbuffare e guardarlo torvo per la battuta, decise che era meglio piantarla con le smancerie e mettersi a mangiare qualcosa prima di andare a dormire. Uno strano intruglio rosso era stato messo nel suo piatto, da uno dei tanti camerieri che passavano per i tavoli della sala, dall’aspetto non sembrava buono. Prese il cucchiaio e piano lo intinse nel composto, lo provò a fior di labbra e subito ne fu disgustato. Erano pomodori, ma avevano un gusto strano, un misto tra aglio e quello che sembrava essere zucchero. Schifato, senza farsi vedere dai presenti, fece evanescere il miscuglio, per servirsi di una mezza specie di frittella scura dall’odore forte. Questa volta prese un pezzo più generoso del precedente e, quando lo portò in bocca, ne fu deliziato. Se ne servi di altre tre, tanto che Maxime, stupita, gli disse – Mounsier Weasley! Vedo che le piace la cuisine francaise!

- Sì, devo dire che questo in particolare mi piace molto. Per curiosità, come si chiama questo piatto?

- Rissoles al fegato d’oca.

- Humpf… co… cosa? – disse Ron tossendo.

-Frittelle di pasta sfolia e fegato d’oca, profumata con il miglior tartufo di tutta la France.

- Ah… - rispose Ron allontanando il piatto e servendosi di un abbondante bicchier d’acqua.

Hermione, dall’altro lato, rideva sotto i baffi della piccola sventura del ragazzo, e intanto illustrava alla Preside la lista dei candidati per diventare campione di Hogwarts. Ron non avrebbe sopportato tanto a lungo quella situazione, doveva fare qualcosa e al più presto possibile. Finito di cenare, l’enorme donna portò i suoi ospiti nei loro rispettivi locali di riposo. Durmstraing fu alloggiata vicino alle cucine, mentre Hogwarts fu fatta accomodare al primo piano, vicino a diverse sale letture e un lungo corridoio pieno di specchi e quadri. Ron rimase ammaliato da tanta eleganza, Hogwarts era imparagonabile rispetto a quella reggia stra-lussuosa. Maxime illustrò le varie stanze per gli alunni e l’unico grande alloggio per i docenti e i rappresentanti del ministero, cioè Ron, Hermione e Vitious. A quella notizia i due giovani presero a protestare contro la donna, mentre il piccolo professore fece levitare i suoi bagagli e si diresse verso la stanza.

- Madame, non possiamo dormire tutti insieme, non due maschi con una donna!

- Oh per favor, signor Weasley. Non mi dica che si vergonia di dividere la stonza con questo splendor di ragassa.

- Non è quello il motivo, Olympe – intervenne Hermione con la voce stranamente più acuta del normale – sono io che preferirei avere una certa privacy. Insomma, lei mi può capire.

- Mi dispiace veramente tonto Hermion, ma le stanze sono tutte occupate e di scerto non volevo mettervi in un’aula a riposare. Adesso è tardi, credo che dopo il lungo viascio sarete stanchi, quindi buona notte e sci vediamo domani mattina per la colasion.

La donna lasciò i due impalati davanti alla porta della stanza senza parole e alquanto sconvolti per la notizia. Ron si schiarì la voce e cercò di dire qualcosa – Ehm… Her… Hermione, credo che dovremo e… entr… entrare… e…

- Non mi serve che tu me lo ricordi! – rispose acida la ragazza che, presa la sua valigia, entrò senza degnarlo di uno sguardo.

- Credo che saranno dei mesi difficili per lei, signor Weasley. – sqiuttì il piccolo professore, che si era intanto affacciato per chiamare il ragazzo e farlo entrare nel dormitorio.

- Penso proprio di sì – rispose Ron, sospirando.





SCIAAAAAAAAAOOOOOOOOOO!!!!!! Eccomi dopo un lungo periodo con il nuovo chap.
Ho avuto il così detto "Blocco dello scrittore" e sono stata per molto tempo a pensare se valeva la pena continuare questa storia. Mi servono un pò di risposte, quindi confido nelle lettrici in un loro commento e in qualche consiglio.
Ma torniamo al capitolo... Qui i nostri due protagonisti sono finalmente arrivati in Francia... devo dire che questo capitolo è piuttosto noioso e non mi stupirò se qualcuna di voi si lamenterà. Comunque Spero che vi piaccia... Per favore se lasciate un commentino mi fate più felice.
Ringrazio tutte le recensitrici che hanno commentato i capitoli precedenti(cioè Giuly Weasley, daniel14, Herm90, yumi, Ginny Potter, SiJay, Vichan e emmaerupert) e mando un bacione a tutti! Mi raccomando recensite, mi servono commenti! Blacksmile.

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Capitolo 6
*** Ricatti e Gelosie ***


Capitolo 6: Ricatti e Gelosie.





- Sonorus… Bonjour Hogwarts! Se vi chiodote di chi è la splendida voscie che state sentendo, beh è la mia! Madame Maxime! Vi volevo informare sul programma del Torneo. Dunque… tra una settimana sarà posta nel Gran Salon il Calisce di fuoco. L’estrasion dei vinscitori avverrà la notte del venticinque Discembre. Il programma delle sfide è ancora da progettare. Bene! Adesso non mi resta altro che augurarvi una buona giornata e lasciarvi contemplare la meraviliosa colasion preparata dal nostro staff di Cheff! - aveva avvisato Madame Maxime, attraverso un incantesimo di propagazione del suono.
Hermione, infastidita dalla voce “squillante” della Preside francese, non potè fare altro che svegliarsi brontolare per l’irruenza della donna. Non era abituata a tutto quel trambusto di mattina presto, anche se aveva diviso sette anni la stanza con due ragazze abbastanza caotiche. Come poteva scordarsi gli urli di Lavanda, mentre sgridava Calì per averle spostato la gonna dalla sedia che avevano in comune, o le lotte all’ultimo sangue con le due inquiline per entrare per prime in bagno.
Con calma la ragazza si mise a sedere sopra al grande letto che l’era stato dato, sbadigliando e stiracchiandosi distrattamente.
Il letto era molto particolare. Un baldacchino, formato da quattro sottili aste di legno riccamente ornate, poste agli estremi del letto, reggevano un tendaggio roseo molto leggero, quasi fragile, fatto di seta e pizzo che coprivano il letto di Hermione. Le coperte, anch’esse rosa, erano state buttate tutte verso il lato destro della ragazza, scomposte e sgualcite. I numerosi cuscini che erano stati accuratamente aggiustati sopra al letto, ora erano sparsi per terra e uno solo, il più grande, era rimasto sopra, evidentemente era quello dove la ragazza aveva appoggiato la testa.
Lentamente Hermione aprì le tende e diede uno sguardo globale alla camera. Ron dormiva ancora, mentre il letto del professor Vitious era vuoto. Uno scroscio d’acqua usciva dal bagno.
La testa rossa del ragazzo spuntava, come una torcia che illuminava il buio, tra le coperte scomposte e le tende di poco scostate. Hermione, curiosa, scese dal letto, si infilò le ciabatte e senza fare rumore, si avvicinò al letto del giovane. Tirò le tende del letto e lo guardò.
Ron dormiva a pancia all’insù, con la bocca aperta e le coperte per terra. Una mano era appoggiata al petto nudo, mentre l’altra ciondolava inerte fuori dal letto. Sembrava un bambino, se non fosse stato per la barba incolta sul viso.
Hermione pensava a quante volte lo aveva visto nella stessa posizione, nella sua cameretta alla Tana, mentre dormiva beatamente e si godeva i giorni di vacanza. Quanto le mancavano quei giorni. Tutte le estati era andata a casa di Ron e Ginny per trascorrere le vacanze, insieme anche a Harry, che cercava sempre di svignarsela in più presto possibile dalla casa dei suoi due zii. Ripensando ai tempi della scuola, un leggero filo di malinconia attraversò il viso di Hermione. Le nottate sui libri in Sala Comune con Harry e Ron, le lezioni della Mc Grannit, le passeggiate per il parco insieme ai suoi due amici, la Burrobirra calda da Madama Rosmerta, Hogsmeade, Le partite di Quiddich che lei odiava, ma solo perché giocavano i suoi due amici, allora non ne perdeva neanche una. Harry che correva dietro il Boccino e Ron che volava tra i pali per difendere la porta di Grifondoro, Ron che la faceva arrabbiare, che le chiedeva di correggere i compiti, sempre lui…
Ron iniziò a muoversi nel letto, infastidito dai raggi solari che entravano prepotenti dalle tende che Hermione aveva spostato. A differenza di quelle di lei, le tende del baldacchino del ragazzo erano verdi e spesse, leggermente scamosciate.
Al piccolo movimento del ragazzo, Hermione, ripresasi dalle fantasticherie, si allontanò come un razzo e andò verso il suo baule per preparare i vestiti puliti e tutto il necessario per andare a fare la doccia. Si incamminò verso il bagno e solo quando cercò di aprire la porta si accorse che questa era chiusa. Non voleva rimanere lì come una statua ad aspettare che Vitious uscisse dal bagno, soprattutto non voleva farsi vedere da Ron con il suo completino composto di un delicatissimo pigiama di flanella rosa con una Puffola Pigmea al centro e delle graziose pantofole arancioni a puà rossi.
Ma questo fu impossibile. Dalla parte opposta della stanza Hermione sentì distintamente il rumore di tende spostate. Uno sbadiglio e un’imprecazione precederono un tono maschile.

- Buongiorno Hermione. Svegliata presto? - disse Ron ancora con la voce impastata dal sonno.

- Buongiorno Weasley. Sì, io a differenza di lei mi sveglio sempre presto. - rispose Hermione senza guardarlo.

- Noto che hai dormito male. - accennò Ron con una punta di ironia.

- Si sbaglia. Io ho dormito benissimo!- replicò acidamente Hermione.

- Ti credo. - rispose soffocando uno sbadiglio.
Hermione sentiva ancora lo sguardo del ragazzo dietro la schiena, non voleva vederlo.

- Sai, mi piace il tuo pigiama. Ti dona. - la canzonò Ron, divertito.
Hermione diventò rossa come un peperone. Si girò di scatto e lanciò uno sguardo rigido al giovane che intanto era sceso dal letto. Aveva un sorriso sornione stampato in faccia e i suoi occhi osservavano il corpo della ragazza come per valutarne tutta la bellezza. Hermione si ritrovò imbarazzata del comportamento di Ron, così gli diede le spalle e sbuffò, impaziente di entrare in bagno. I due non proferirono parola durante i minuti di attesa.
Hermione pensava a qualche maledizione da lanciare a Minerva e al Ministro per averla messa in quella situazione. Lei voleva e doveva scordare Ron, non poteva stare più di un minuto nello stesso posto con lui, figuriamoci a dormire nella stessa stanza! Doveva trovare una soluzione, tutto questo era assurdo.
“Gia, ma devo farlo per forza?” si ritrovò a pensare la ragazza. In fondo Ron non aveva ancora accennato al discorso di quel pomeriggio a Hogwarts, e lei non aveva nessuna intenzione di riaprire il discorso. Sarebbe stato troppo imbarazzante e di certo non andava a genio con le idee che si era costruita durante gli anni. Ma dentro al suo cuore sentiva di avere un’idea diversa.
Le mancava qualche cosa, sentiva il bisogno di colmare un buco che da troppo tempo era scoperto. Aveva cercato, invano, durante quegli anni di trovare un tappo che le avrebbe permesso di stare in pace con se stessa, ma niente era riuscita ad aiutarla. E se non era qualcosa che le mancava, ma qualcuno?
Quando Filius uscì dal bagno, Hermione scattò e si diresse verso la porta sgridando arrabbiata - Era ora!

Vitious rimase paralizzato e cercò risposta da Ron con un’occhiata spaventata, mentre la ragazza si chiudeva dentro al bagno con uno scatto deciso.

- Perché mi ha aggredito così? - chiese Filius.

- Pensa solo che a me continua a dare del “lei”- rispose Ron scoraggiato.
I due si girarono nuovamente verso la porta zittendo, quando Hermione uscì furiosa per andare a prendere i vestiti che aveva lasciato sul letto e rientrare nel bagno sbattendola di nuovo.

- Le donne… - sospirò Ron andando a prendere i vestiti puliti.








La riunione dei rappresentanti delle tre scuole era stata fissata per le 9.00 di sera, dopo cena, nella sontuosa Sala degli Specchi.
Hermione era agitatissima, non conosceva nessuno e sarebbe stato molto difficile dialogare con persone con cultura e lingua diversa, ma soprattutto sopportare la presenza del suo Ex migliore amico, che in fatto di presentazioni pareva essere più bravo di lei.
A cena non mangiò niente e quando si avviò verso la Sala degli Specchi, con un carico di fogli e idee, si sentiva peggio rispetto a quando aveva fatto gli esami per prendere il M.A.G.O.
Arrivata al portone della stanza, si accorse di essere la prima. Non voleva stare con le mani in tasca e aveva un urgente bisogno di riguardare alcune pratiche che la Preside Mc Grannit le aveva gentilmente chiesto di consegnare a Madame Maxime. Erano molto importanti, riguardavano gli alunni che partecipavano al Torneo e, allegate alle schede di presentazione, c’erano le autorizzazioni firmate dai genitori di ognuno.
Hermione entrò nella stanza e si diresse verso una delle comode poltrone che riempivano la sala. Non aveva mai visto una cosa più spettacolare di quella.
La stanza era inondata di specchi di tutte le forme immaginabili. Hermione si sentiva vagamente a disagio, vedeva tante se stessa che quasi le veniva la nausea. Ammaliata da tanta bellezza, la ragazza fece un veloce giro della stanza e si divertì moltissimo a guardare se stessa diventare altissima e subito dopo grassa e tarchiata, per poi passare dal suo colore naturale a verde, o gialla, addirittura Fucsia.
Tornata alla poltroncina, si sedette e incominciò a studiare le varie pergamene che si era portata dietro. Un lavoro noioso quello di ordinare le varie pratiche di partecipazione, ma doveva essere fatto e Hermione lo sapeva bene. Aprì la borsa e ne estrasse una piuma, un calamaio e una cartella satura di fogli. Diligentemente prese la prima pergamena e incominciò a leggere, ma fu disturbata dall’arrivo di un individuo. Le luci del corridoio esterno creavano un’ombra lunga, che si stendeva dentro la sala avvisando dell’arrivo di qualcuno. Solo quando il leggero rumore di passi cessò, Hermione potè vedere chi fosse l’individuo.
Era un uomo, alto e possente, dall’andatura elegante. Aveva, a occhio e croce, una sessantina di anni e possedeva delle spalle molto larghe. Gli occhi di ghiaccio contornati da un paio di occhiali rettangolari, rari capelli brizzolati e la pelle olivastra, esibiva un paio di baffi grigi e folti che coprivano il labbro superiore. Indossava un’elegante tunica nera, con dei ricami argentati sui polsi, e un pesante mantello da viaggio. Un leggero ticchettio lo accompagnava, mentre camminava, dovuto ad uno stranissimo orologio d’oro da taschino. Infatti, l‘uomo lo aveva sfilato dalla tasca della sua tunica per controllare l’orario.
L’individuo si avvicinò a Hermione sempre con andatura fine, mise l’orologio dentro al taschino e disse - Buonasera signorina, questa è la stanza degli Specchi?

Hermione sembrava sorpresa. Non solo rimase di stucco sentendo la voce roca dell’uomo, ma si stupì che un signore distinto come lui non avesse un po’ di acume. Era quasi sicura di essere in una stanza piena zeppa di specchi, quasi da far venire la nausea, e lui le chiedeva dove fosse?

- Sa - continuò, però, l’uomo - mi sono perso. Sono entrato forse in sei stanze diverse, piene di specchi, ma in nessuna di queste era presente un po’ di vita. Così sto vagando da più di mezz’ora alla ricerca della giusta sala. - finì con una risata.

- Allora credo che sia riuscito a trovare la stanza giusta. - rispose garbatamente Hermione.

- Oh bene! - esclamò l’uomo - Se non la disturbo, potrei sedermi in quella poltrona vicino a lei? - chiese il signore.

- Non c’è bisogno che me lo chieda, sto solo mettendo in ordine delle pratiche scolastiche. - replicò Hermione divertita.
L’uomo si tolse il pesante mantello e sedette di fronte alla ragazza.
Hermione notò un leggero filo di pancia nascosta dal mantello e una vistosa cicatrice sulla mano destra. Il signore si mise comodo sulla poltroncina, non abbandonando la classe che lo caratterizzava, e accavallò le gambe, guardando distrattamente la stanza.
Hermione notò che aveva anche dei piedi lunghi che calzavano degli elegantissimi stivali di pelle di drago. Pensò subito che dovesse essere una figura di alta società, poteva essere persino il Ministro francese, che per problemi diplomatici non era ancora venuto a dare l’accoglienza alle due scuole straniere. Ma abbandonò i dubbi solo dopo aver visto l’enorme cartella che aveva in mano. Così prese alcuni fogli e ricominciò il lavoro dove era stata interrotta.
Ci fu un silenzio quasi funereo nella sala, interrotto dallo scricchiolare della piuma di Hermione sulla pergamena e dai ticchettii dell’orologio da taschino dello sconosciuto.
Solo dopo qualche minuto di silenzio, l’uomo si riscosse e disse - Mi scusi della mia stupidità, ma non ancora ho avuto il modo di sapere il suo nome. Io sono Gregor Alexander Sebastian Von Silcovich, Preside della scuola di Durmstraing. - si presentò l’uomo, alzandosi dal giaciglio e facendo un inchino alla ragazza.

- Io sono Hermione Jane Granger, piacere di conoscerla signor Silcovich. - disse Hermione con una nota di imbarazzo, allungando la mano, ma l’uomo non la strinse, bensì la prese e se la portò sulle labbra. Hermione arrossì un po’ per quel gesto elegante. Nessuno le aveva fatto il baciamano e, sinceramente, non se lo sarebbe aspettata da quel signore, sebbene così distinto.

- Sento un inconfondibile accento di Oxford, se non erro, signorina Granger. Deduco che lei viene da Hogwarts. - affermò l’uomo sedendosi di nuovo sulla poltroncina.

- Si, sono l’insegnante di Trasfigurazioni di Hogwarts. - disse con aria fiera - Ma lei come ha fatto a riconoscere il mio accento? - domandò curiosa Hermione, riprendendo posto nella poltrona colma di pergamene.

- Beh… vede, quando avevo più o meno la sua età - raccontò - ho conosciuto una ragazza babbana di Oxford, e me ne innamorai perdutamente. Poi quella stessa ragazza diventò mia moglie diversi anni dopo - disse sventolando in aria casualmente la mano - e adesso fa la vita da signora nel nostro maniero in Bulgaria. - finì l’uomo con un tono divertito.

- Adesso si spiega il suo perfetto Inglese. “E pensare che Ron diceva che parlava meglio Maxime l’Inglese” - dedusse Hermione, facendo ridere di gusto Silcovich.

- Eh, signorina.- rispose ridacchiando - Se volevo conquistare la mia attuale moglie, dovevo in qualche modo imparare a dialogare nella vostra lingua.- esclamò Silcovich, continuando a ridere - L’amore, a volte, gioca brutti scherzi… - disse in fine.

- Gia, la capisco. - commentò Hermione emettendo un sospiro.

- Perchè mai una graziosa ragazza come lei dovrebbe capirmi? Non le sarà successo qualcosa che le avrà spezzato il cuore? - chiese il signore apprensivo.

- Non immagina neanche quanto ho sofferto per amore. - sussurrò Hermione alzando gli occhi verso l’uomo dalla pergamena che stava osservando.
Hermione si accorse che quel signore, che in un primo momento le sembrava altezzoso e vanitoso, era estremamente intelligente, caparbio e perspicace. Si ritrovo a fissare i suoi occhi chiari con insistenza, e subito intuì che l’uomo in qualche modo la capiva. Non capiva ancora i perché, ma notò in quello sguardo qualcosa di famigliare, di rassicurante, quasi tranquillizzante. Non riuscendo a sostenere lo sguardo, Hermione abbassò gli occhi e sospirò intingendo la piuma nel calamaio.
L’uomo non aprì più bocca, e Hermione glie ne fu grata, non avrebbe retto quel discorso per molto tempo, e pensava, anche, che in quel momento gli affari di cuore non dovessero intralciare il suo lavoro. Così riprese a scrivere senza alzare il viso dalla pergamena, ma spiando di tanto in tanto l’uomo di fronte a lei.
Le nove vennero subito e con essa i vari partecipanti della riunione. Un leggero chiacchiericcio si stava espandendo nella sala, che, solo pochi minuti prima, era quiete e immacolata.
Hermione vide entrare la possente Maxime accompagnata da una donna scura tarchiata e dalla faccia burbera, occupate in un acceso dialogo in francese. Le seguirono altre due figure che non conosceva, un mago molto grasso con molti capelli bianchi sparati in aria come se fosse appena sceso dal Nottetempo, seguito da due streghe molto giovani e ognuna di loro portava una valigetta di pelle assai raffinata.
Vitious e Ron entrarono quasi per ultimi seguiti da una donna con dei lunghi capelli ramati che chiacchierava, in bulgaro perché Hermione non capì una parola, con un ragazzo, sulla trentina d’anni, molto alto e affascinante.
Quando tutti furono entrati, Madame Maxime accennò loro di fare spazio e fece comparire un grande tavolo, trasfigurò le poltrone in comode sedie disponendole intorno alla tavolata e invitò tutti a sedersi per dare inizio alla riunione.
Hermione prese posto vicino al professor Vitious e, con suo sommo stupore, alla sua sinistra si sedette il Preside Silcovich, con un gran sorriso stampato in faccia. Ron si collocò nell’unico posto libero affianco a Vitious e, alla sua destra, sederono un uomo abbastanza anziano e la donna scura. Di fronte a Hermione si accomodarono la donna con i capelli rossi e uno dei due uomini che erano entrati per primi, che chiacchieravano senza badare agli altri. Alla sinistra della donna, prese posto il ragazzo affascinante, mentre alla sinistra di Madame Maxime sederono l’uomo dai capelli bianchi sparati in aria e le due ragazze.
Quando tutti i presenti si accomodarono intorno al grande tavolo, Madame Maxime iniziò a parlare - Bonsoir mes invités, sono contenta che siote venuti tutti. Ringrazio soprattutto il Ministro Jacques-François Lillebonne - e indicò l’uomo dai capelli bizzarri - la Vice Ministro bulgara, Beate Faerber e Stoyan Zimmerman, Ministro della Cooperazione Magica, per essere venuti anche se per un solo giorno - e accennò un sorriso alla donna con i capelli carmini e all’uomo seduto al suo fianco.

- Très bien! - esclamò eccitata Maxime battendo le mani - Il motivi per il quale vi ho invitati qui è molto semplisce. Sebbene la prima prova è ormai a buon punto, e la terza è anch’essa in via di rifinitura, la seconda è ancora da organizzare.

- Maxime - la interruppe Ron - Se per lei non è un problema, posso far portare gli Schiopodi Sparacoda dall’Inghilterra anche immediatamente. - disse serio.

- Merci mille fois, messieurs Weesley! Provveda immediotamonte. - disse Maxime felice. Ron accennò un sorriso, ma non corresse la donna per aver detto per l’ennesima volta in suo cognome sbagliato.

- Maxime, non possiamo soffermarci sulla prima prova. - affermò Silcovich, giocando distrattamente con l’orologio d’oro - Per la seconda prova non c’è neanche uno straccio di idea. Come possiamo far gareggiare tre ragazzi, se non sappiamo nemmeno noi cosa fare? - disse calmo.

- Io un’idea c’è l’avrei - esclamò il bel ragazzo, sorprendendo tutti - Ho pensato di far entrare i ragazzi in una foresta piena di creature magiche dove devono trovare un oggetto che stabiliremo più avanti. - finì grattandosi il mento.

- E lei non crede che una prova del genere assomigli molto alla terza e ultima gara? - domandò Hermione acidamente.

- E a lei non è venuto in mente che si può sostituire il labirinto con qualcos’altro? - ribattè l’uomo di pari tono.

- E lei non ha pensato di aver usato un tono alquanto sgradevole per rivolgersi ad una persona che neanche conosce? - disse Ron minaccioso.

- E lei chi è per dirmi queste cose? - rispose l’altro.

- Ronald Weasley, rappresentante del Ministero Britannico e Ministro degli Sport Magici.

- Sven Schalager, professore di Difesa Contro le Arti Oscure a Durmstraing.- si presentò quello - Come può notare, credo di avere maggiore esperienza in questo campo, e non vedo perché la seconda prova non può essere una “corsa ad ostacoli”- disse appoggiando la schiena alla sedia.
Ron sembrava una pentola a pressione, era tutto rosso, con i pugni serrati, e pareva quasi che stesse per scoppiare. Provo ad aprire bocca, ma fu preceduto da qualcun’altro.

- Perché, come ha ribadito Madame Maxime, la terza prova è stota gia organissata - rispose l’uomo anziano affianco alla donna tarchiata. - Mi scuso, sono Simon Sebastien Montault, professore di Incantesimi a Beuxbatons.

Il ragazzo bulgaro rivolse uno sguardo omicida all'anziano professore e a Ron, mentre si soffermò molto di più su Hermione, ma la ragazza non lo notò.

- Olympe, ho preporoto la lista delle posioni per la terza prova - disse all’improvviso la donna scura, senza badare al resto dei commensali - sono le più diffiscili che ho trovato.

- Oh merci. Lei è Emilie Vieille Fille - disse Maxime rivolta agli invitati - e insegna Pozioni nella nostra scuola.

La donna non salutò e rimase a guardare Maxime con astio. Hermione notò che guardava male tutti i rappresentanti bulgari, in special modo il Preside Silcovich, che, dal lato suo, non aveva visto niente, ma continuava a giocherellare con la catena dell’orologio.

- Senta, Olympe - squittì improvvisamente il Professor Vitious - Oh, scusate, Filius Vitious, Professore di Incantesimi a Hogwarts. Dunque, stavo dicendo che una volta, a scuola, mi è capitato di vedere un incantesimo eccezionale fatto per scherzo da due gemelli, che a quel tempo frequentavano il quinto anno - Filius rivolse un gran sorriso a Ron - alla loro professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure. Si trattava - continuò senza badare agli sbuffi del giovane bulgaro - di una semplicissima formula di diffusione, in questo caso, di una palude. Avevo pensato che si potesse fare la stessa cosa qui come seconda prova. Che ne dite? - chiese speranzoso.
La sala si riempì velocemente di voci e chiacchiericci soffusi. La gente si consultava e confabulava, mentre Vitious, Hermione e Ron aspettavano il decreto in silenzio.

- Io dico che è un’ottima idea - aveva esclamato dal lato suo il Ministro francese, che per tutta la serata non aveva accennato ad una parola.

- Sì, anche io sono d’accordo - si unì Silcovich.

- Anche io - intervenne subito l’anziano professore francese.

- Bene - esclamò Maxime - Alor approviamo la palude! Adesso dovremo pensore ai vari ostacoli da mettere durante il percorso.

- Che ne dite dei Kappa? - chiese Schalager con irruenza.

- Ottimo! - esclamò Hermione - Possiamo mettere anche dei Berretti Rossi o dei Marciotti. Per rendere più difficile la prova.

- Per i Marciotti, non c’è nessun problema- disse pensierosa Maxime - e di Berretti Rossi la France ne è piena. Ma i Kappa credo che dovremo chiodere aiuto a qualche cacciatore in Bulgaria. Lei che ne dice Gregor?- chiese Maxime verso il Preside bulgaro.

- Ho alcune conoscenze che potrebbero aiutarci, ma ci vorrà del tempo.- confermò Silcovich - Sebbene ci siano, nella mia terra, molti esemplari di questa specie, sono difficili da catturare e quindi dovremo aspettare un po’.

- Non fa nionte, Gregor. Volio solo la certezza che riusciremo ad avere almeno dieci esemplari di Kappa per la seconda prova.

- Se è per quello, allora non ti devi preoccupare Olympe. Manderò un gufo domani mattina. - rispose sorridente l’uomo.
La riunione durò molto, dove i preparativi per la prima prova occuparono molto più spazio del previsto. Si doveva costruire uno stadio con varie protezioni Anti-Babbano e soprattutto con un bell’impianto di sicurezza per evitare che gli Schiopodi potessero bruciare alberi e persone, con le loro code scoppiettanti, e la cosa non era semplice. Dovevano provvedere per la segretezza delle creature, e soprattutto per la loro sopravvivenza, visto che erano esseri difficili e aggressivi da allevare. Avevano deciso di chiamare l’allevatore e i suoi collaboratori per risolvere questo problema, ma mancavano le stanze nella scuola. La soluzione arrivò subito. Maxime decise di tirar fuori il carrozzone che avevano utilizzato per andare a Hogwarts durante l’edizione precedente della Coppa TreMaghi.
Nella riunione occupò gran spazio anche la questione “Calice di Fuoco” e “Ballo del Ceppo”. Non tutti erano d’accordo per abbassare il limite d’età da 17 a 15, ma alla fine riuscirono a trovare un accordo. Fu stabilito che solo i ragazzi di 16 anni in poi potevano partecipare al torneo. La data delle iscrizioni era stata fissata per il 23 Dicembre, tra un mese preciso. Mentre la scadenza e l’estrazione dei Campioni era stata fissata per la mezzanotte del 25 Dicembre, la sera del ballo.
I preparativi andavano avanti e solo dopo le due di notte la Preside francese decise di congedare e far andare a riposare i suoi ospiti.
Hermione uscì distrutta da quella riunione. Non ricordò di aver passato una nottata peggiore di quella. Si unì a Vitious per tornare nella loro camera, mentre Ron si era intrattenuto con le due segretarie del Ministro francese.

- Al nostro Ministero non abbiamo segretarie così belle come voi, deliziose signorine. - sentì dire da Ron alle due ragazze.
Hermione rivolse uno sguardo glaciale verso il suo Ex Amico prima di incamminarsi con Vitious, ma una mano sulla spalla la fermò. Hermione si girò lentamente e quando vide chi l’aveva fermata, rimase a bocca aperta e accennò - Le serve qua-qualcosa?

Il giovane professore bulgaro la guardava intensamente con i suoi occhi grigi, e le disse - Posso rubarti due minuti?

Hermione fece segno di sì, chiese a Filius di aspettarla e si incamminò insieme al ragazzo verso una parte di corridoio più silenziosa. Guardò attentamente il volto del giovane, e lo trovò di una bellezza quasi disarmante. Gli occhi bigi e piccoli rendevano il suo sguardo magnetico, la linea pronunciata della mandibola e il naso dritto e lungo aumentavano il suo fascino. Unica pecca era una voglia scura sulla guancia sinistra.
Quando raggiunsero un angolo piuttosto silenzioso, Schalager si girò verso Hermione e incominciò a parlare.

- Di certo ti chiederai il motivo di questo gesto. Beh, vedi ragazzina, è semplice. - disse con un falso sorriso - Io, durante la mia vita ho cercato di non farmi mettere mai i piedi addosso da nessuno, ho cercato sempre la perfezione e la fama. Ed è per questo che il Preside Silcovich mi ha offerto il posto di professore a Durmstraing - disse muovendo la mano come per cacciare una mosca.
Hermione non capiva il motivo di quella storiella, ma la risposta non tardò ad arrivare.

- Quando sono arrivato qua, mi avevano parlato di una giovane insegnante di Hogwarts molto brillante, ma non pensavo che fossi anche così esageratamente presuntuosa. - continuò Schalager con un po’ di cattiveria. Hermione rimase di sasso.
Lei e la presuntuosità erano due cose diverse, soprattutto adesso che era maturata. Certo, poteva sembrare un po’ presuntuosetta, ma non aveva mai sentito dirsi con tale astio una cosa del genere, soprattutto da una persona che la conosceva da solamente cinque ore.

- Ti ho invitata qui - continuò quello senza badare alla faccia sbigottita della ragazza - per metterti in guardia. Io non mi faccio mettere i piedi in faccia da una straniera, soprattutto se è una donna, quindi ti avverto signorinella - sussurrò il ragazzo avvicinandosi pericolosamente a Hermione - un solo passo falso, e ne pagherai le conseguenze.

Dopo aver finito il suo discorso intimidatorio, Schalager si girò e abbandonò il corridoio dirigendosi verso le camerate di Durmstraing.
Hermione pensava ancora alle sue parole, mentre si avviava verso Vitious, e un moto di collera stava fluendo nelle sue vene, tanto da renderla livida e amareggiata.
Il professore, vedendola così, gentilmente le chiese - Hermione, cosa voleva quello lì?

- Vuoi proprio sapere cosa mi ha detto?- rispose con finta calma Hermione - mi ha dato dell’esaltata e della presuntuosa, e ha detto che non mi devo mettere in mezzo alle sue cose. - finì con la voce un po’ più acuta. Il piccolo professore strabuzzò gli occhi, ma non parlò. Era molto più saggio lasciarla sbollire da sola. Così decise che era meglio andare a dormire e lasciarsi alle spalle tutto lo stress.
Hermione seguì il professore senza dire una parola e, così, si incamminò verso la camera, con in testa il rimbombo di quelle parole giurando una severa vendetta da infiggere a quel bel ragazzo vanitoso.






Dopo molto tempo sono tornata con un nuovo capitolo di questa storia, che tanto mi sta facendo sospirare.
Volevo premettere un po' di cose. Andando avanti, mi sto accorgendo che la storia sta prendendo una piega che non volevo, cioè sto uscendo un po' dal Canon, i personaggi Rowlinghiani sono abbastanza OOC(out of character), e quelli nuovi possono sembrare delle Mary-Sue(io spero proprio di no).
Un appunto. In questa storia viene detto che Hermione è di Oxford, o delle vicinanze, ma nella storia vera non si sa dove è nata Hermione. Quindi questa informazione è falsa. E' stata inventata da me solo per sfruttare la situazione.
Uff... E con questo credo di aver finito le note. Passiamo ai commenti.
Ringrazio, prima di tutto, daniel14, Killer, Ginny_Potter, Joannadellepraterie, Yumi, Giuly Weasley, Loony11, grecobain(ti giuro, non volevo metterlo, ma non avevo un altro titolo... CAMPIONI DEL MONDO SEMPRE!) per aver commentato il capitolo precedente e chiedo umilmente scusa per il disastroso ritardo.
Volevo ringraziare anche fex, brilliant, Nico, KarmyGranger e fringu per aver lasciato un commento a "Spicchi D'Amore"(GRAZIE!!!).
Ma un grande ringraziamento va a Lena che(non so come ha fatto) è riuscita a convincermi di continuare la storia. GRAZIE CARISSIMA!!!
Un grazie anche a tutti quelli che sono passati e non hanno lasciato un commento, sperando che abbiano apprezzato la storia e continueranno a seguirmi.
Baci e al prossimo capitolo.
Blacksmile.

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