Who will love you?

di elizadoolittle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - I thought I could fly, so why did I drown? ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno - Are you sick of everyone around? ***
Capitolo 3: *** Capitolo due - Hello, hello, anybody out there? ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre - Cause we're just under the upperhand. ***



Capitolo 1
*** Prologo - I thought I could fly, so why did I drown? ***


Prologo.
I thought I could fly, so why did I drown?



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Mia mamma si lamenta.
Si lamenta sempre perchè a diciassette anni ancora passo quasi tutti i miei pomeriggi chiusa in camera mia, tra musica, computer o tv.
Quando esco è solo per vedermi con i ragazzi e le ragazze del mio gruppo su facebook che ovviamente tratta dei miei idoli, i “Green Day”.
Quei ragazzi sono le uniche persone che condividono una passione con me.
Fin da quando ero bambina ho sempre fatto fatica a fare amicizia, non che non ho avuto delle amicizie ma sono sempre andate a puttane per vari motivi, forse, il più delle volte per colpa mia, ma ancora non mi spiego il perchè.
Almeno con loro parlo della cosa che veramente m'interessa: la musica.
Ci sono ragazzi che non ascoltano altro che i Green Day, altri che invece ascoltano un po' di tutto, altri che sono più piccoli di me, altri molto più grandi, per cui riesco a confrontare le mie idee, ma la cosa che mi ha sempre sorpresa è che anche esprimendo i miei giudizi, a volte giusti, a volte sbagliati, dipende dai punti di vista, non vengo mai criticata, mai.
Per questo amo stare con loro ed esco solo con loro.
Quando sono a cena con mia mamma, lei mi parla sempre di qualche ragazzo, mi dice della nuova discoteca che hanno aperto qua nella città, di provare a fare amicizia con la mia vicina di casa, le ho spiegato molte volte quali sono i miei interessi, ma lei sembra non volerlo capire.. e insiste, dice che potrei cominciare ad uscire con qualche amico delle sue colleghe, a volte, dalla disperazione mi dice che potrei solo farci sesso e poi lasciarlo andare.

Mi chiamo Samanta, ma visto che odio il mio nome mi faccio chiamare Sam, vivo a Roma, periferia, faccio il quarto anno all'artistico, ma non sono una che odia studiare, anzi amo la storia dell'arte e al contrario di tutti con la mia professoressa d'italiano ho stabilito un buon rapporto, è diventata più o meno la mia confidente.
Anche ora d'estate la vedo, c'incontriamo al bar di fronte alla scuola e le dico tutto, anche ciò che mia mamma non sa e lei non mi delude, quando ci sono i ricevimenti non dice niente a mia madre.
E' una brava donna, le voglio bene, non gliel'ho mai detto però, anche perchè è difficile dire alla propria professoressa che le vuoi bene, anche se il nostro rapporto è più approfondito.
Una volta ho pianto davanti a lei, è stata quella volta che lei mi ha abbracciata e ho capito che, in qualche modo, qualunque problema avessi avuto per parlare ci sarebbe stata e se solo avessi voluto mi avrebbe aiutata.
E' sulla quarantina, sposata, ma senza figli, credo che sia per questo che ha approfondito il rapporto con me.
Ma se mai facesse figli e dovessi tornare a darle del “lei”, non avrei molti problemi, capirei.

Ora sono in camera mia, sdraiata sul letto, sto ascoltando "Wherever you will go" dei The Calling, chiudo tutte le chat su facebook, spengo il computer ed entro nel letto e tra un pensiero e una lacrima mi addormento.

 


 

spazio autrice.

È la prima ff che pubblico, non ne avevo mai scritte altre, questo è il prologo, l'inizio, non dice molto, anzi non dice niente, ma se mi giudicherete in maniera positiva continuerò e prometto di pubblicare un capitolo una volta la settimana, ma ho bisogno del vostro giudizio, per cui recensitemi. (:
Voglio sottolineare che la ragazza di cui parlerò nella storia non sono io, non mi chiamo Samanta, non vivo a Roma e i Green Day non sono i miei idoli.

Sam è un frutto della mia mente, è una ragazza speciale che se mi farete andare avanti con la storia amerete e credo che sarete pure d'accordo con le scelte che farà.

Un bacio e grazie per aver letto la mia storia.

-Elisa.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno - Are you sick of everyone around? ***


Capitolo uno.
Are you sick of everyone around?

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Ogni giorno almeno due o tre, tra ragazzi e ragazze chiedono di essere aggiunti al gruppo e io do sempre il benvenuto a tutti.
Oggi con mia sorpresa solo una ragazza, una certa Ruth Jesi.
Accetto la sua richiesta, le scrivo il benvenuto nel gruppo e le mando l'invito dell'incontro che ci sarà questo pomeriggio se mai volesse partecipare.
Di solito quelli che stanno da poco nel gruppo non vengono mai al primo incontro, prima imparano a conoscere le persone e poi si fanno vedere, ma io mando lo stesso a tutti l'invito e per mia sorpresa mi arriva la notifica che Ruth Jesi parteciperà.
E' sempre molto bello quando ci sono persone nuove, tutti che ci presentiamo e raccontiamo un pò di noi.
«Sam?..» chiudo in fretta le finestre del computer e mi volto verso la porta da dove spunta mia mamma.
«Sam oggi potrest..»
«Oggi ho da fare» mi volto e fisso lo schermo.
«Cosa dovresti fare? Stare al computer?»
«No, devo uscire..» non le do tempo di rispondere ed aggiungo «con gli ossigenati..» alla parola ossigenati faccio una smorfia, è cosi che chiama i ragazzi del gruppo.
«Ci sarà anche quello con la spazzola verde in testa che fuma?» mi sta facendo perdere la pazienza.
«Senti mamma non lo so okay? Non ho la minima idea di chi ci sarà» invece lo so, lo so benissimo, li conosco tutti.
«Ascolta tesoro» fa un respiro, si siede sul mio letto e riprende a parlare «devo uscire con..»
«Fabio? Okay, ciao» taglio corto.
«Si, ma ci sarà anche suo figlio, sarebbe una buona occasione per farvi conoscere non credi?»
«Mamma, forse non hai capito, se tu vuoi Fabio nella tua vita lo accetto ma non cercare di farlo entrare nella mia, non cercare di farmelo piacere okay?» non aspetto che risponda e concludo con «Oggi non posso, mamma...scusa»
Non risponde, si alza e se ne va.
E' strano, ormai non mi fa più nessun effetto questa cosa, quando parlo con lei di solito finisce sempre cosi, o sono io che mi alzo dal tavolo senza dire parola o è lei che se ne va di camera mia muta.
Questo più o meno da quando nella sua vita è entrato Fabio, ha cambiato mia mamma in tutti i modi possibili, se prima era gialla adesso è nera.
Lo ha invitato un sacco di volte a pranzo o a cena da noi, sperando che nascesse un rapporto tra di noi, sperando molte, molte cose lontane da quello che realmente succede, anzi in pratica non succede niente, sto zitta e rispondo a monosillabi.
Ho sempre avuto un buon rapporto con mio papà prima che morisse e che mia mamma cerchi in ogni modo di farmi piacere Fabio quanto mio padre è una cosa che odio, perchè non accadrà, non accadrà mai.

 

***

 

Gli incontri di solito li facciamo in quello che una volta era un campo da tennis, è ben alberato, così da poter stare al fresco.

Oggi non siamo in molti, solo una decina di persone, ma immagino che a fine luglio tutti siano in vacanza.
Noto comunque che tutte le ragazze e i ragazzi sono faccie conosciute, manca Ruth Jesi.
Ma mentre tutti si salutano, una ragazza con un sidecut rosa mi si avvicina.
«Ciao» mi dice sorridendo.
«Ciao» rispondo seria.
«Sono una nuova..non so se ricordi..»
«Si, si. Ruth Jesi giusto?»
«Chiamami solo Ruth» mi sorride.
Non so perchè ma quel suo sorriso mi irrita, mi irrita da morire.
Lascio che tutti i ragazzi si presentino e poi ci mettiamo tutti a sedere.
Comincio a spiegare a Ruth che nei nostri incontri non parliamo solo dei nostri Green Day, ma di un po' di cose e lei annuisce..sorridendo e irritandomi.
«Parlaci un po' di te» gli chiede infine Mat, “quello con la spazzola verde in testa che fuma”.
«Non c'è molto da dire su di me.. Mi chiamo Ruth, ma lo sapete tutti, ho diciannove anni, vivo a Roma fin da quando ero appena nata, ma sono ebrea..» chiude gli occhi e sospira, poi riprende «spero che qualcuno di voi non abbia problemi di razzismo..» tutti annuiamo «amo i Green Day, ma ascolto anche Avril Lavigne.... sono figlia unica, non credo di avere altro da dire» e sorride e io mi irrito.
«Sei nata qua in Italia?» le chiede Mat interessato.
«No, sono nata nello stato d'Israele, vicino Rehovot» e cosa fa? Sorride e poi aggiunge sempre sorridendo «Ma ora parlatemi un po' di voi»
A cominciare è Sharon, poi Sarah, poi Sel, poi Mat e cosi via, fino a me.«Ho diciassette anni, sono l'unica che non vive qua in città, vivo in periferia..» ma non riesco a terminare perchè vengo interrotta da lei.
«Lo so, abito nella tua stessa via» e sorride, stavolta guardandomi negli occhi.
Ha dei bellissimi occhi, verde intenso.
«Davvero?»chiede Sel sorpresa.
«Si»
«Sentito Sam, cosi puoi vederti più spesso con lei almeno.»
«Già....» e cerco di fare un sorriso ad entrambe.
 

***

 

Sto tornando a casa, a piedi, con Ruth.
«Mi ha fatto piacere stare con voi oggi..»dice quando siamo quasi arrivati a casa sua.
«Pure a noi, di solito i “nuovi” saltano qualche incontro, tu invece sei venuta e ci hai parlato di te..ci ha fatto piacere» rispondo senza guardarla negli occhi.
«Più avanti magari.. vi dirò di più»
«Di più?»
«Certo» sorride «Ho ancora cosi tanto da dire..»
Rimango in silenzio, cosi è lei a parlare. «Senti, Sam, io sono arrivata» e si ferma davanti una piccola villetta. «Oh, okay, ciao» la saluto. «Ciao» dice senza sorridere però.

 

spazio autrice.

Prima di tutto voglio ringraziare le ragazze che hanno letto il prologo e hanno recensito, grazie mille, spero che questo capitolo vi piaccia e che continuiate a seguirmi.
Ho pubblicato il primo capitolo oggi, ma per il prossimo dovrete aspettare la prossima settimana. (:
Questi primi capitoli saranno così, ma lasciate che la storia entri nel vero, vi stupirà, per ora non voglio assolutamente dire quale sarà il tema, ma tra qualche capitolo lo scoprirete. 

Come avrete notato a Sam non piace questa Ruth, ma è ancora troppo presto per farsi un idea di lei.
Cosa diventerà Ruth per Sam?
Lo scopriremo capitolo per capitolo.

-Elisa.

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Capitolo 3
*** Capitolo due - Hello, hello, anybody out there? ***


Capitolo due.

Hello, hello, anybody out there?

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Mi sto pettinando i capelli, riescono sempre a trovare un modo per farsi odiare, ora sto lottando contro una ciocca che non vuole sfarsi dal nodo. A volte, in passato, quando non riuscivo a snodare i capelli mi veniva l'impulso di tagliarli corti, rasati, ma quando dissi ciò a mia mamma gli vennero quasi le lacrime agli occhi.

Fin da quando sono bambina mi cura i capelli come se fossero oro, ogni poco mi porta a tagliare le doppie punte, mi compra degli shampoo che nutriscono i capelli.
Quando a quattordici anni tornai a casa con i capelli tutti rossi iniziò ad urlare che dovevo tornare a tingerli del mio colore, che ero brutta ed altre stranezze, ma appena presi le forbici in mano e la minacciai che mi sarei tagliata tutti i capelli se non me li avesse fatti tenere rossi, si zittì.
Così ora ho i capelli rossi, ma lunghissimi, arrivano al fondo schiena.

***

Sono passate due settimane dall'ultimo incontro, ho parlato due volte con Ruth su facebook e qualche volta l'ho vista tornare da chissà dove con la macchina.
Ma comunque non mi piace, per niente.
Anche se purtroppo ho notato che ci sarà all'incontro di domani.
Non so come mai ho quest'impressione su di lei, ma proprio mi irrita, come si può sorridere sempre? Come si può non arrabbiarsi mai?
Non me lo spiego.
«Sam..» mamma che viene a interrompere i miei pensieri.
«Si?» mi metto seduta sul letto.
«Volevo solo darti la buonanotte» si avvicina, mi abbraccia e io l'abbraccio, per sua sorpresa e mia sorpresa. Odio le “coccole” e robaccie del genere.
«Notte ma'» dico staccandomi dall'abbraccio e ributtandomi giu sul letto.
Non dice niente, sorride e se ne va lasciandomi di nuovo alla mia cascata infinita di pensieri.
Ovviamente non mi va di essere avvolta da paure, insicurezze e tutto ciò che la mia mente assimila durante la giornata per cui accendo lo stereo e metto il cd “America Idiot”, il migliore per me.
Mentre ascolto “Wake me up when september ends” vengo catturata dal significato della frase“The innocent can never last” e mentre questo risuona dentro di me, mi addormento.

***

 

«Cazzo, cazzo, cazzo..» sono ferma in mezzo alla strada perchè la mia Vespa si è fermata e non ne vuol sapere di ripartire.
«Daje, riparti.. cazzo, cazzo» sto toccando di tutto: accelleratore, freni, perfino i fanali.. ma se ne sta fermo.
«Fanculo, fanculo..» urlo tirando un calcio alle ruote e procurandomi, l'unghia del piede rotta e sanguinante.
«Mo che cazzo faccio..?» Mamma è a lavoro, non ho nessun'altro, ma come se Dio si fosse accorto una macchina si ferma vicino a me.
«Ehi Sam, bisogno di una mano?» è Ruth.
«No, grazie, controllavo solo se l'unghia del pollice era abbastanza resistente, ma non è cosi.» Mi guarda con aria interrogativa, non capendomi e indecisa sul da fare, cosi riprendo.
«Si..grazie»
Accosta con la macchina e scende.
«Cosa è successo?» chiede.
«Credimi, me lo sto domandando pure io..»
Si avvicina al motore prova ad accellerare due volte, tocca un po' di tutto e alla fine scende e si avvicina a me ridendo.
«Allora.. cos'ha?» domando molto, molto irritata.
«Hai dimenticato di fare benzina...»
«Scusami, ma è cosi divertente?» dico, evitando i suoi occhi.
«No, Sam, perdonami, se vuoi puoi metterlo qua a casa mia e ti accompagno io» valuto l'offerta e alla fine sono in macchina con lei diretta al campetto da tennis.

***

«Eccole!» urla Sel nel vederci arrivare.
Siamo in molti di piu dell'altra volta per cui nessuno mi conta e iniziano a presentarsi con Ruth.
Intanto Mat mi fa segno di sedermi vicina a lui, non esito e mi siedo senza dire parola.
«Allora, cos'è successo?» mi dice scostandomi una ciocca di capelli dal viso e portandola dietro l'orecchio.
«Cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa?» dico rimettendo i capelli al suo posto.
«Sei in ritardo e sei con lei.. mi sembrava d'aver capito che non riuscivi a sopportarla»
«Ed è cosi, ma per mia grandissima sfortuna mi si è fermato il motore ad un passo da casa sua, per cui si è offerta di portarmi»
«Capisco, cos'ha che non va la tua Vespa?»
«Niente, avevo solo finito la benzina» dico voltandomi dalla parte opposta a lui.
Senza sorprendermi inizia a ridere e a fare stupide battutine, che ovviamente riescono a far ridere tutti, pure me.
E' una cosa che amo di Mat: mi fa ridere e la sua risata è contagiosa.
«Allora Sam e Mat ascoltate un momento..» questa è Sel che riporta l'ordine «a Sharon era venuta un idea” poi rivolgendosi a lei «Sharon? ..»
«Avevo pensato che passare un altro inverno a vederci qua, sotto la pioggia e a soffrire il freddo, non sarebbe opportuno, per cui di trovare una stanza o un garage dove poter stare, che ne dite?»
Io come al solito non dico niente, rimango ferma a fissarla, è Mat a parlare per primo.
«Non male, buona idea, giusto Sam?»
«Si..»
«Perfetto!» dice Sel con gli occhi illuminati.
«Allora chi è disponibile?» chiede Sharon.
«Disponibile per cosa?» domanda Mat socchiudendo gli occhi.
«Per la stanza o garage che sia» dice Sharon come se fosse una cosa ovvia.
«Avevo capito che saremmo venuti a casa tua Sharon»
«Non l'ho mai detto»
«Si giusto, non l'ha mai detto» Sel che fa l'eco a Sharon come al solito
«Allora niente da fare» dico tagliando corto.
«No, aspettate, possiamo stare da me se vi va, in garage, ho il riscaldamento d'inverno.» questa è Ruth che m'interrompe.
«Dici sul serio?» le chiede Sel mettendole una mano su una spalla.
«Certo, non ho nessun problema, vivo da sola.»
«Perfetto allora» dice Sharon dando un occhiatina a Mat.
«Beh, allora okay.. Sam?»
Non rispondo.

***

«Allora quando ci incontreremo di nuovo Sam?» mi chiede Sharon mentre tutti se ne vanno.
«Non so, pensavo il prossimo fine settimana.. ma devo pensarci, ti faccio sapere ok?»
«Certo tesoro» mi da un bacio su una guancia e scappa via.
Questa è la solita conversazione che ho con Sharon alla fine di tutti gli incontri, solite domande, solite risposte.
Vedo dov'è Ruth, sta parlando con Sel, non voglio darle fastidio, per cui senza dire nulla mi avvio alla macchina e dopo poco mi raggiunge.
«Ehi, Sam, pensavo che avessi deciso di tornare a piedi.» e sorride
«Ora che mi ci fai pensare potrei.»
«Non ho nessun problema a portarti a casa, poi dovresti in ogni modo passare da me.»
«Oh, hai ragione, allora okay» dico guardandomi l'unghia rotta.
«Sali pure» dice aprendo la macchina.
Poi mentre mette in moto riprende.
«Qualcosa non va Sam?» e sorride.
«Eh? Si, cioè no, no, tutto okay, perchè me lo chiedi?»
«Non so.. ti do fastidio?» No mi irriti, mi irrita il tuo stupido sorriso.
«No, certo che no» bugia.
«Puoi dirmelo Sam..»
«No, sono sempre cosi fredda con tutti, non c'è nessun problema.» Almeno questo è vero.
«Okay, allora volevo chiederti se ti va di aiutarmi a mettere a nuovo il garage, sai non è molto che sto qua e vivendo sola non me ne faccio molto, per cui non è nelle migliori condizioni, dovrebbe essere ritinto, spazzato e dovrei mettere un divano o roba del genere.. Ti va?»
Non mi aspettavo una proposta del genere, ma come faccio a rifiutare?
«Certo... cominciamo tra una settimana, o magari due» dico, quasi sussurrando.
«Quando vuoi..» dice parcheggiando e spegnendo l'auto.
«Ora portiamo a casa il tuo motore?» mi dice sorridendo.
Già, il motore.

 

Spazio autrice

Mi scuso per averci messo cosi tanto a pubblicare il capitolo, ma l'ispirazione è arrivata tardi.
Voglio comunque ringraziare ancora le ragazze che mi seguono.
La storia sta entrando nel vero, anche se il tema ancora non viene rivelato tra qualche capitolo lo scoprirete.
Spero che questo vi sia piaciuto, al prossimo capitolo e grazie a tutte le ragazze che mi recensiranno sarò felice di passare anche a leggere qualcosa di vostro!
ps mi scuso per eventuali errori, non ho ricontrollato.

Elisa.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre - Cause we're just under the upperhand. ***


Capitolo tre.
Cause we're just under the upperhand.

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A volte mi guardo allo specchio e mi chiedo dove potrà finire una come me.
Mi sento come una delusione, mi sento sola, mi sento abbandonata, mi sento come un palloncino lasciato solo a volare alla deriva in questo mondo tanto silenzioso quanto pauroso.
E' difficile immaginarmi mentre concludo l'ultimo affare d'oro, oppure mentre innaguro la mia nuova linea d'abiti, oppure mentre mi metto giacchetta e gonna per servire i passeggieri, non sarò mai niente di tutto ciò, sono piccola, ma so per certo che tutto ciò che ci aspettiamo dalla vita non accadrà mai.
Non che io ora abbia queste aspettative, però le ho avute, da bambina ho sognato di poter andare sulla luna e piantare la bandierina italiana, immaginavo i quotidiani “Prima bambina sulla luna: italiana” oppure “Samanta, la prima bambina sulla luna” o ancora “Otto anni, la bambina sulla luna”.
Fa ridere tutto ciò, eppure ci mettevo il cuore perfino per immaginare il punto dove avrei piantato la bandierina.
Però gli otto anni sono passati da un pezzo e non sono mai stata sulla luna.
Ci sono ragazzi che immaginano il loro futuro pieno di soldi, ragazze e alla fine si ritrovano a servire la solita birra, al solito bar di paese, al solito ubriacone di turno.
Altri invece che immaginano di avere tanti bambini e un buon lavoro, mentre poi alla fine devono scegliere uno dei due, qua l'egoismo vince sempre e la scelta è il lavoro.
Altri che sognano di viaggiare e viaggiare e alla fine se ne stanno chiusi in un ufficio ad ammuffire.
Per cui io non ho più cercato d'immaginare cosa sarò, con chi vivrò, dove andrò.

**

Nelle ultime due settimane mi sono dedicata poco al gruppo, non ho partecipato all'ultimo incontro, però domani dovrei andare a casa di Ruth per rimettere a nuovo il garage, stavo pensando anche di portare qualche poster carino per renderlo accogliente e più adatto a noi.
Durante la settimana ho pensato ad una scusa da usare per non andare, scuse del tipo “sono allergica alla vernice”, “ho troppi impegni” e roba del genere, ma poi ho rinunciato, ci andrò, cosa potrà mai accadere?

Arrivo a piedi davanti casa di Ruth, la ricordavo più grande.
Esito qualche secondo prima di suonare il campanello, poi mi decido e suono.
Sento la voce mascherata di Ruth al citofono «Si? Chi è?»
«Sam..» rispondo con un filo di voce
«Oh, ciao Sam, ti apro subito» la immagino mentre sorride e schiaccia il pulsante dell'apertura del cancelletto.

«..Bè, ecco.. non è proprio tenuto bene, però.. credo che.. insomma.. si possa ricavare qualcosa no?» E mi sorride, per la prima volta la guardo bene negli occhi, come avevo notato sono bellissimi, di un verde intenso, luminoso, come l'erba in primavera.
Osservo il garage, la verince viene via dai muri, il pavimento è molto sporco, le due finestre sono piene di polvere e la lampadina è fulminata, buon inizio.
«No, va benissimo, grazie di esserti offerta, ce la faremo a sistemarla in pochi giorni» le dico, per la prima volta sorridendole.
«Perfetto, da dove cominciamo?» sorride.
«Direi dalla lampadina» ricambio il sorriso e le faccio l'occhiolino.
Cosi cambiamo la lampadina, attacchiamo uno stereo e ci mettiamo a spazzare.
Poi parliamo, parliamo un po' di tutto, scopro che Ruth mi piace, abbastanza, mi confessa che ama disegnare e mi mostra qualche suo disegno, tutti bellissimi.
Togliere lo sporco dal pavimento è come prosciugare il mare: impossibile, strati e strati di polvere.
«Ruth, mi piace il nome Ruth..» dico dopo qualche minuto di silenzio tra noi.
«Potrà sembrare strano, ma piace anche a me, o meglio mi piace il significato che ha» risponde distogliendo lo sguardo da terra e rivolgendomi un sorriso.
Cosa significa? Vorrei chiedere, ma riprende subito.
«Però Sam mi piace molto»
«Samanta, Sam è solo un soprannome, visto che, al contrario tuo a me il mio nome non piace»
«Perchè?»
«Boh..Non mi piace e basta»
«A me si»
«Un nome che non ti piace?»
«..Cosa?»
«Un nome che non ti piace, dimmelo»
«Mh.. non saprei..Ermengilda»
«Ermengilda?» chiedo e scoppiamo a ridere.
«Bè si, non mi piace»
«Di tutti i nomi, tu vai a cercare Ermengilda?» e continuiamo a ridere.
«Eh si..»
«Allora non chiamarmi più Sam, chiamami Erm»
«Erm? Ancora peggio di Ermengilda.. Mai»
«Non ti rispondo se mi chiami Sam»
«Sam?»
«Vaffanculo, chiami Erm ho detto»
«Okay Erm, però tu allora devi chiamarmi Samanta»
«Troppo lungo»
«Un altro nome che non ti piace allora..»
«Mh.. Martina»
«Martina? Solo Martina?»
«Bè non ho il lessico dei nomi ampliato come il tuo»
«Okay, allora chiamami Marti»
«Non mi piace..»
«Appunto» e mi fa l'occhiolino sorridendo.

Siamo sedute in terra, dove regna ancora lo sporco, stiamo bevendo un po' di SevenUp in silenzio.
«Marti?» con mia sorpresa sono di nuovo io a rompere il silenzio.
«Si Erm?» mi guarda sorridendo.
«Perchè vivi sola?» non risponde, si volta dalla parte opposta.
Passa qualche minuto e capisco che avrei potuto evitare, per cui faccio una cosa rara, ma che mi viene spontanea.
«Scusa..» dico con un filo di voce.
Lei si volta che ancora sorride.
«No, di cosa? Stavo pensando.. ti sei mai sentita non accettata per ciò che sei?»
«Ogni giorno, da tutti..»
«Intendo, tua madre e tuo padre, ti accettano?»
«Non ho più mio padre..»
«Scusa, allora solo tua madre»
«Non so»
«Comunque i miei non l'hanno fatto»
«Volevano voti più alti a scuola?»
«No»
«Abbigliamento più decente?»
«Ehi! Cos'ha che non va il mio modo di vestire?»
«Non so, stai in reggiseno.. sempre»
E ride.
«No, comunque, non per questo»
«Amici?»
«No, non proprio»
«Ragazzo?»
«E' questo che volevano..» dice con un filo di voce guardando le sue gambe lunghe e magre.
«Volevano che tu avessi un ragazzo?»
«Si»
«Tu vivi da sola per questo? Perchè non hai un ragazzo?» sto amando mia madre ora, da morire.
«No, io vivo da sola perchè avevo una ragazza» e mi guarda negli occhi. «Sono lesbica».

Un secondo, un minuto, due minuti, tre minuti, quattro minuti, cinque minuti, dieci minuti, quindici minuti, non so cosa dire, sedici minuti, potrei alzarmi e andarmene, diciassette minuti, ma non vorrei sembrare scortese, diciotto minuti, magari invento una scusa, diciannove minuti, basta devo andare, venti minuti.
Sto per alzarmi ma..
«Scusa..» si fissa ancora le gambe.
«Oh, no, per cosa?» mi volto verso di lei.
«Pensavo che non avresti avuto problemi»
«Infatti, non ne ho, se una persona mi piace l'accetto per com'è»
«Anche per i difetti?» e mi guarda negli occhi.
«Ma il tuo non lo è..» vorrei che ora sorridesse.
«Per molti lo è stato»
«Non per me» rispondo sincera.
Passa qualche minuto.
«Devi andare a casa vero?»
«Si è fatto tardi, sono le quattro, è da stamattina che non sono a casa»
«Capisco» dice alzandosi seguita a ruota da me.
«Domani possiamo dare una verniciata, ma il pomeriggio, magari compri tu la vernice, se ti va» dico imbarazzata.
«Oh, certo, non ho niente da fare» sorride, grazie al cielo.
«Perfetto»
«Rossa, va bene?»
«Ti piace il rosso?» chiedo.
«Si, è il mio colore preferito, e poi si intona ai tuoi capelli» sorride.
«Anche a me piace» e sorrido pure io.
Mi accompagna alla porta.
«Allora a domani, facciamo verso le tre?» mi dice mentre esco fuori.
«Si certo, perfetto»
«Ciao allora» dice e sento dell'incertezza nella sua voce.
«Ciao» dico avviandomi, ma poi mi ricordo che devo chiedergli una cosa, cosi prima che chiuda la porta.
«Ehm.. senti, Ruth?»
«Si?» dice facendo capolino di nuovo dalla porta.
«Cosa significa il tuo nome?»
«Amica» e sorride.

 

Spazio autrice.

Ecco qua il terzo capitolo, di nuovo in ritardo, mi scuso, ma sono stata malata.
Come capitolo non è lungo, lo ammetto, ma si scopre molto, insomma penso che abbiate già capito il tema no? Spero che non mi abbandoniate per questo e spero che come idea vi piaccia, ho voluto che fosse diversa dalle solite storie originali.
Ringrazio ancora le ragazze che mi hanno recensita e quelle che mi leggono, ma voglio tanti pareri anche su questo capitolo, quindi recensite o twittate, a me fa sempre piacere leggere ciò che pensate.
Se credete che qualcosa non vada, ditelo, scrivo per voi io.
Vi ringrazio ancora, al prossimo capitolo.

Elisa.

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