Così succede a Hogwarts - Primo anno.

di missmalfoy97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sull'Espresso per Hogwarts ***
Capitolo 2: *** La cerimonia dello Smistamento ***
Capitolo 3: *** Pensieri e lettere da casa ***
Capitolo 4: *** Le prime lezioni ***
Capitolo 5: *** Un brutto incontro ***
Capitolo 6: *** La vendetta va servita fredda ***
Capitolo 7: *** Aggressione ***
Capitolo 8: *** Promessa ***
Capitolo 9: *** Ops, scusa, non ho fatto apposta! ***
Capitolo 10: *** La festa di Halloween ***
Capitolo 11: *** Minacce ***
Capitolo 12: *** Conversazioni (quasi) segrete ***
Capitolo 13: *** Tra un rapimento e palle di neve ***
Capitolo 14: *** Ricerche di coppia ***
Capitolo 15: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 16: *** Una serata a casa Potter ***
Capitolo 17: *** Natale alla Tana ***
Capitolo 18: *** La Mappa del Malandrino ***
Capitolo 19: *** Attacco notturno ***
Capitolo 20: *** Altre accuse infondate ***
Capitolo 21: *** Trasferimenti via Metropolvere ***



Capitolo 1
*** Sull'Espresso per Hogwarts ***


Capitolo I
L'Espresso per Hogwarts



L’Espresso per Hogwarts era appena partito. Per Rose Weasley e Albus Severus Potter, quello sarebbe stato il primo anno alla famosa scuola di Magia e Stregoneria. Avevano entrambi varie preoccupazioni, riguardo alla novità che li attendeva. In particolare Albus, che era molto teso a causa dello Smistamento. Suo fratello James, che avrebbe frequentato il secondo anno a Hogwarts, aveva passato l’estate a terrorizzarlo: gli diceva che sicuramente Albus sarebbe andato a Serpeverde, maledicendo quella Casa. Lui, però, desiderava andare a Grifondoro, come James e i suoi genitori, Harry e Ginny Potter… tuttavia James gli aveva messo un grande dubbio: e se lui non fosse stato davvero un Grifondoro?
Mentre Albus aveva questi pensieri che lo preoccupavano, ronzanti per la testa, sentì la voce di sua cugina Rose esclamare: “Ehi, Al, qua c’è uno scompartimento libero, vieni!”. I due ragazzini presero posto, mettendosi a guardare fuori dal finestrino, troppo agitati per parlare.

Non erano voluti andare in uno scompartimento con uno qualsiasi dei loro numerosi cugini o fratelli, perché non volevano sentire nessuna scommessa sulla loro futura sistemazione, oppure qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto aumentare la loro ansia. In effetti, avevano fatto bene. Qualche vagone più avanti, James, Louis, Fred, Molly, Dominique e Victoire stavano parlando proprio dei loro cugini più giovani, sia quelli che avrebbero iniziato Hogwarts quell’anno, che i più piccoli, a cui mancavano ancora uno o due anni d’attesa: Roxanne, Hugo, Lily Luna e Lucy.
“Io dico che mio fratello sarà un Serpeverde, rompiscatole com’è!” dichiarò James. “Non è poi così stressante, è simpatico, - disse invece Louis, - spero proprio venga a Tassorosso a farmi compagnia…”. James scoppiò a ridere: “Tassorosso? Albus? Da quando è buono o gentile? Mi fa sempre i dispetti!”. “Beh, James, anche tu ci metti molto la tua parte!”, lo rimproverò Dominique, dall’alto della sua saggezza da Corvonero. “E Rose, invece, secondo voi dove sarà smistata?” chiese Molly. “Grifondoro!” risposero James, Fred e Victoire in coro. Oltre a James, anche Fred, Victoire e Molly appartenevano alla Casa di Godric, e avrebbero frequentato rispettivamente il terzo, settimo e di nuovo terzo anno. Dominique e Louis, invece, si erano distaccati dalla tradizione dei Weasley: lei era una Corvonero, e avrebbe frequentato il quarto anno, mentre Louis il secondo a Tassorosso.
Dopo che si furono stancati di parlare di Albus e Rose, iniziarono a fare pronostici anche sui più piccoli, fino a che non furono interrotti dalla signora che passava con il carrello a vendere ogni tipo di dolciume. Mangiando Cioccorane a volontà e provando qualche nuovo gusto delle Gelatine Tuttigusti +1, si scordarono di ciò che stavano dicendo e presto si separarono, andando a cercare gli amici degli anni passati.

Nel frattempo, nello scompartimento di Albus e Rose, continuava a regnare il silenzio più totale, fino a che la Weasley non sentì qualcuno bussare, mentre Albus era ancora troppo preoccupato per accorgersene. “Avanti…” disse Rose, sistemandosi una ciocca di boccoli rossi dietro l’orecchio.
Davanti a lei si presentò un ragazzino biondo, con gli occhi grigi e dall’aria timida. Riconobbe che era quello che i suoi genitori le avevano detto fosse il figlio di Draco Malfoy, ovvero Scorpius Malfoy: quello con cui non si sarebbe mai dovuta fidanzare e che avrebbe dovuto battere in tutte le materie. In ogni caso, lei non aveva nessun pregiudizio nei suoi confronti… dopotutto, il padre di Scorpius era un Serpeverde, e soprattutto papà Ron diffidava molto di chi era stato in quella Casa.
“Ehm… Posso… Ecco, è libero un posto, qui?” domandò Scorpius con un fil di voce. “Sì, vieni pure! Ci siamo solo io e mio cugino Albus”, gli rispose Rose con un sorriso. Il ragazzo le si sedette accanto, stando se possibile ancora più in silenzio di Albus, che nel frattempo stava guardando storto il nuovo arrivato. Rose stava iniziando a stufarsi di tutto quel silenzio, non le piaceva stare zitta, e poi quei due le mettevano ansia… dopotutto lo Smistamento non era una questione così importante, pensava. Vai nella Casa che ti rispecchia di più e basta, fine della storia, Rose odiava doverne parlare. Immaginò che il cugino non avesse alcuna voglia di far conversazione, quindi provò ad attaccare bottone con Scorpius. “Beh, piacere, io sono Rose Weasley” dichiarò Rose, porgendogli la mano destra. Lui la fissò un attimo, poi gliela strinse, dicendo: “Scorpius Malfoy, piacere”. Poi di nuovo silenzio. “Sei anche tu del primo anno?” continuò Rose, nel tentativo di fare amicizia. “Già, spero di andare a Serpeverde, tu?”. Perché dovevano essere tutti così fissati con questa storia delle Case?! Si disse la ragazzina, tra sé. “Non lo so, andrò dove mi vorrà mettere il Cappello. Nella mia famiglia sono quasi tutti Grifondoro, ma non so se fa per me quella Casa” ammise Rose, poi proseguì: “In ogni caso cerco di non preoccuparmi troppo, tempo stasera e saprò il mio destino!”. “Io credo di andare bene per Serpeverde”, le confidò Scorpius; Rose non fece in tempo a ribattere perché la porta dello scompartimento venne aperta con violenza.

Davanti a loro comparvero due energumeni del quinto o sesto anno, che indossavano la divisa di Grifondoro. “Ah, eccoti qua, Mangiamorte…” iniziò uno dei due. Aveva i capelli corti e ricci, gli occhi sottili e la corporatura molto robusta. “…Credevi forse di sfuggirci?” continuò il suo compare, ancora più grosso di lui. Rose capì che dovevano riferirsi a Scorpius, perché né lei né Albus potevano aver qualcosa a che fare con i Mangiamorte. Neanche lui, in realtà, ma poiché nella sua famiglia c’erano stati molti sostenitori di Voldemort, ora che l’Oscuro Signore era morto già da tempo, avere avuto famigliari dalla sua parte era un motivo di vergogna e di derisione. Vide Scorpius sbiancare, per quanto fosse possibile essere più pallidi di così. Quei tizi avrebbero voluto affatturarlo, oppure direttamente picchiarlo, viste le loro dimensioni… e già che c’erano, pensò Rose, avrebbero potuto far del male anche a lei o ad Albus, i bulli sono senza scrupoli, anche se sono dei Grifondoro. Cercò di liberarsi di loro in via diplomatica: “Qui non c’è nessun Mangiamorte, se volete trovarli dovete andare ad Azkaban, mi sa che avete sbagliato strada”. Il tipo più grosso scoppiò a ridere, e le disse: “Chi credi di voler spaventare, matricola? Stiamo parlando di quello sfigato del tuo amichetto biondo… Sai, dobbiamo dargli una lezione!”.

Rose non seppe mai cosa sarebbe successo se in quel momento non fosse passata proprio la signora col carrello, che mise in fuga i due scimmioni. La ragazzina acquistò un po’ di Cioccorane, e sperò che i due tipi di prima non si ripresentassero a disturbarli. “Grazie” sussurrò Scorpius. “Figurati! – gli rispose Rose, - non è merito mio se si sono tolti di mezzo… comunque, vuoi una Cioccorana?”. “Sì, volentieri, grazie” le disse, prendendo un pacchetto e iniziando a scartarlo. “E tu Al? Vuoi qualcosa?” chiese al cugino, ma Albus scosse la testa e dichiarò di non aver fam
e.

NOTA DELL'AUTRICE:
Le recensioni e le critiche costruttive sono sempre ben accette. Questo capitolo è stato abbastanza breve, ma aggiornerò a breve con il secondo, ben più lungo, che è praticamente pronto. :)

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Capitolo 2
*** La cerimonia dello Smistamento ***


Capitolo II
La Cerimonia dello Smistamento



Scorpius Malfoy le era sembrato un ragazzino introverso, ma simpatico, e non riteneva importanti le scelte fatte in passato dalla sua famiglia. Nonostante suo padre Ron parlasse sempre bene dei Grifondoro, i due che aveva visto prima non le erano sembrati molto amichevoli… ma non doveva generalizzare. Tutti i suoi cugini smistati in Grifondoro le erano simpatici.

Il viaggio trascorse tranquillo fino all’arrivo a Hogwarts. Non ci furono più incursioni nel loro scompartimento. Albus rimase zitto per tutto il tempo, e Rose ritenne che doveva essere davvero molto teso, perché di solito non era un tipo taciturno. Erano sempre stati molto amici, perché in pratica erano cresciuti insieme, e avevano condiviso varie avventure ed esperienze prima del compimento degli undici anni.
Una volta arrivati alla stazione di Hogsmeade, Albus, Scorpius e Rose sentirono una voce maschile gridare: “Primo anno! Da questa parte, seguitemi! Primo anno!”. A parlare era stato il mezzogigante Hagrid, guardiacaccia della scuola, che in passato aveva insegnato anche Cura delle Creature Magiche. I tre avanzarono nella sua direzione, guardandosi intorno curiosi. Quando Hagrid vide Albus, esclamò: “Ehi, ma tu sei il figlio di Harry! Sei uguale a lui…”. Il ragazzino mugugnò qualcosa di simile ad un sì, e poi ritornò nel suo silenzio. Hagrid iniziò a far salire i nuovi arrivati sulle barche, per poi fare la traversata del Lago Nero, come di rituale. Rose salì insieme a Scorpius, Albus e una ragazzina dai capelli castani lisci e gli occhi nocciola. Erano tutti affascinati dal bel panorama che li circondava, mentre il sole stava per tramontare. La temperatura era ancora piacevole, ma si sentiva già che l’estate era agli sgoccioli. Quando poi all’orizzonte comparve il castello di Hogwarts, Rose non poté fare a meno di sorridere. Era certa che l’anno che la aspettava sarebbe stato bellissimo, e immaginava già di far arrabbiare Hugo non appena fosse tornata a casa, raccontandogli tutto ciò che lui non poteva ancora vivere di prima persona. Quel giorno si sentiva particolarmente socievole, così si informò sull’identità della ragazza in barca con loro. “Ciao, come ti chiami? Io sono Rose Weasley” le disse, “Ciao, sono Millicent Thompson, piacere” le rispose quella. Per evitare che il discorso rischiasse di spostarsi di nuovo sullo Smistamento, Rose decise che la sua curiosità era stata soddisfatta, e stette zitta fino all’arrivo al castello.

Li accolse il professore di Erbologia, Neville Paciock, che ai tempi della scuola era stato un Grifondoro insieme ai genitori di Albus e Rose. Loro l’avevano già incontrato a cena diverse volte a casa loro, ma in quell’occasione era il loro insegnante, quindi ascoltarono quello che aveva da dire senza fare domande.
“Benvenuti ad Hogwarts, ragazzi. Io sono il professor Paciock e vi insegnerò Erbologia. Ora voi del primo anno verrete smistati nelle varie Case di Hogwarts: Corvonero, Grifondoro, Serpeverde e Tassorosso. Vi ricordo che starete nei dormitori con i vostri compagni di Casa, che diventeranno un po’ la vostra famiglia, ma ciò non vi impedirà di certo di mantenere vecchie amicizie o di farne delle nuove con i compagni delle altre Case. Non appena la preside, Mrs Harrison, mi dirà che il Cappello Parlante è pronto, daremo inizio alla cerimonia. I ragazzi degli anni successivi sono già seduti in Sala Grande ed aspettano voi per iniziare il banchetto di inizio anno”. Non appena Paciock ebbe finito di parlare, arrivò alle sue spalle una donna sulla settantina, dall’aria severa, non tanto alta, con i capelli ormai bianchi raccolti in un altero chignon e gli occhi nascosti da degli occhiali spessi. Aveva in mano un cappello da mago dall’aria consunta e rattoppata. Quando il professore la vide, la salutò: “Oh, buonasera preside. Questi sono i ragazzi del primo anno”. La preside scrutò i nuovi arrivati, diede loro il benvenuto e disse loro di seguirla in Sala Grande.

I primini osservavano l’ambiente, timorosi. Il soffitto della Sala Grande stava iniziando a mostrare le prime stelle, come il cielo vero al di fuori del castello. Coloro che erano già stati smistati negli anni precedenti, speravano che la cerimonia non durasse molto a lungo, perché avevano fame e anche voglia di conoscere chi sarebbe andato a finire nelle loro Case. Lo Smistamento iniziò come consuetudine con la canzone del Cappello Parlante.

Mi rivolgo a voi tutti presenti,
voglio che ascoltiate molto attenti
tutto ciò che ho da raccontarvi
perché dopo mi tocca smistarvi.
Sono il Saggio, l’Onnipotente,
colui che decide dove va la gente.
Son di sicuro molto importante
Perché io sono il Cappello Parlante.
Se siete fieri e cuor di leone,
ho già per voi la collocazione,
Grifondoro la strada sarà
Di chi cavaliere si mostrerà.
E se per voi tutto va compiuto
In modo furbo e molto astuto
E in voi regna una grande ambizione
Quella di Serpeverde è la vostra direzione.
Se il vostro animo è intelligente e saggio,
no, questo non è un miraggio:
se hai il sapere, devi esser fiero,
così diceva la cara Corvonero.
Se siete onesti e lavoratori,
la buona Tosca vi accetta a priori,
con la lealtà non si va in un fosso,
nella graziosa casa Tassorosso.
Non siate tesi, né abbiate paura
La vostra strada è tranquilla e sicura
Siete nelle mie esperte mani
E sceglierò il vostro domani!

Non appena il Cappello ebbe finito di cantare, tutta Hogwarts iniziò ad applaudire. “E ora, - annunciò la preside Harrison, - chiamerò tutti gli studenti del primo anno ad indossare il Cappello. Non abbiate paura, perché lui sa qual è il destino migliore per voi”. All’improvviso nella sala ci fu silenzio totale, e si sentivano echeggiare solo i nomi pronunciati dalla preside e i responsi del Cappello.

“Allen, Elizabeth Marie”, “Tassorosso!”;
“Borton, Lucas”, “Grifondoro!”;
“Collins, Nathalie”, “Grifondoro!”;
“Davies, John”, “Corvonero!”;
“Flint, Andrew”, “Serpeverde!”;
“Gordon, Greta”, “Corvonero!”;
“Higgs, Lawrence”, “Corvonero!”;
“Larcot, Emma”, “Tassorosso!”;
“Malfoy, Scorpius Hyperion”. Sentendo pronunciare il suo nome, Scorpius si avviò verso il Cappello, non del tutto tranquillo, ma sicuro di sé e delle sue caratteristiche. Pochi istanti dopo che il Cappello sfu appoggiato sopra alla sua testa bionda, infatti, dichiarò: “Serpeverde!”. Il ragazzino si diresse verso la tavolata verde argento, che gli stava applaudendo. Intanto, la preside lesse il nome successivo:

“Potter, Albus Severus”. Albus sbiancò. C’erano troppe cose di cui aveva paura, in quel momento. E se fosse inciampato? E se fosse finito a Serpeverde? Cos’avrebbero detto di lui i suoi genitori, i suoi cugini e, soprattutto, suo fratello? Doveva sapere, però, che tutta questa paura non era molto da Grifondoro. Mrs Harrison gli mise in testa il Cappello. “Uhm, un altro Potter, eh… l’anno scorso ho smistato tuo fratello James, lui era un Grifondoro, ma… voi siete così diversi” Albus sentiva i pensieri del Cappello come se fossero i suoi, e viceversa. Non dovette parlare, quindi, per dirgli: “Diversi in che senso?”, “Nel senso che lui era coraggioso, leale e aveva fegato. In te noto altre caratteristiche, una buona dose di ambizione e determinazione, vorresti essere famoso per i fatti tuoi, senza essere sempre il figlio di Harry Potter, che ha salvato il mondo magico… Sei anche furbo, ragazzo mio, ho deciso!”, “No, no… aspetta!” pensò intensamente Albus, ma il Cappello stava già esclamando: “Serpeverde!”. Albus era veramente sul punto di svenire. Conservò quel briciolo di dignità che gli era rimasta per andare a sedersi al tavolo a sinistra, quello di Serpeverde. Si sentiva gli occhi del fratello puntati addosso, e probabilmente anche i vari cugini Weasley lo stavano osservando. Lui, il figlio di Harry Potter, a Serpeverde. Era vero che anche suo padre aveva rischiato di finire in quella casa, ma a differenza sua non aveva un po’ dell’anima di Voldemort dentro alla testa! Si sedette accanto ad Andrew Flint, che era appena stato smistato, ma a differenza di Albus sembrava contento della scelta del Cappello. Di fronte a lui c’era Scorpius Malfoy, che aveva, come Andrew, l’aria soddisfatta. Albus non voleva avere nulla a che fare con quell’essere, e non capiva come mai sua cugina l’avesse accettato nello scompartimento con loro e avesse pure provato a fare conversazione. Lui si fidava del giudizio di suo padre, che con Draco Malfoy, a scuola, non andava affatto d’accordo, e perciò riteneva Scorpius antipatico senza neanche conoscerlo, se non tramite la fama della famiglia Malfoy.

Indipendentemente dai problemi di Albus, però, lo Smistamento stava proseguendo:
“Povon, Isabella”, “Tassorosso”;
“Randall, Jane”, “Grifondoro”;
“Ransay, Oliver”, “Tassorosso”;
“Scott, Sabrina”, “Corvonero”;
“Scott, Simon”, “Grifondoro”;
“Smith, Marcus”, “Tassorosso”;
“Thompson, Millicent”, “Serpeverde”;
“Topkins, Antony”, “Corvonero”;
“Venoy, Valerie”, “Grifondoro”;
“Watts, Elinor”, “Corvonero”;

“Weasley, Rose”. La ragazzina si alzò, e andò decisa verso il Cappello. Non aveva nulla da temere. Allo stato delle cose, stava quasi iniziando a sperare di essere anche lei a Serpeverde. Albus avrebbe avuto senza dubbio bisogno di un po’ di sostegno morale, e poi lì c’erano anche Scorpius e Millicent Thompson, e la sua prima impressione su di loro era positiva. Quando il Cappello sfiorò la sua testa, iniziò a borbottare, indeciso. “Sei sicura di te, determinata e decisa a fare di testa tua in ogni situazione. Non vuoi omologarti alla maggioranza di tutti i tuoi altri parenti e cugini, e non sopporti quando gli altri ti danno ordine. Sei coraggiosa, ma noto in te un certo disprezzo delle regole. Saresti perfetta per la nobile Casata di Salazar, ma non vorrei che la verità diventasse drammatica anche per te come vedo che è stata per tuo cugino…”, “Cappello, mettimi dove ritieni che io debba andare. Sarò fiera di essere una Serpeverde, se è lì che devo andare” pensò Rose. “Perfetto, allora… Serpeverde!” proclamò infine il Cappello Parlante, e Rose se lo tolse, andando verso il tavolo dove poco prima si era seduto Albus. Lei, a differenza sua, era felice: in questo modo suo padre Ron avrebbe finalmente capito che i Serpeverde non erano affatto la feccia dell’umanità. Andò a sedersi di fianco a suo cugino, ma non si attentò a dirgli nulla, per il momento, perché pareva che stesse cercando a stento di trattenere le lacrime, e non era di certo il caso di fare piagnistei in Sala Grande proprio il primo giorno di scuola.
Dopo che l’ultimo studente, Tobias Zarley, fu smistato a Tassorosso, il banchetto ebbe finalmente inizio.


Nota dell'autrice:
Perdonate il Cappello Parlante per la poca fantasia che ha avuto quest'anno. :)
I nomi degli alunni nuovi non sono un granché, ma non mi veniva in mente di meglio. So che la lista dei nomi messa lì senza nulla di più non è il massimo, ma poiché quei personaggi torneranno a comparire in futuro ve li ho "presentati".
Il prossimo capitolo è già pronto e lo pubblicherò presto. Non so se in futuro riuscirò a continuare ad aggiornare così in fretta, ma cercherò di essere rapida. Grazie a quelli che mi seguono e anche a quelli che hanno letto la storia. Mi farebbero molto piacere le vostre recensioni.
A presto!

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Capitolo 3
*** Pensieri e lettere da casa ***


Capitolo III
Pensieri e lettere da casa




Le quattro tavolate furono presto riempite da ogni genere di cibo, e gli studenti, stanchi e affamati dopo il viaggio, iniziarono ad abbuffarsi, mentre i fantasmi giravano qua e là rimpiangendo i tempi in cui anche loro potevano mangiare. Albus Severus Potter, però, sembrava non avere fame.
“Al, dai… guarda tutta questa roba appetitosa, è da quando siamo saliti sull’Espresso che non mangi nulla, non è da te! Sei sicuro di non voler assaggiare nemmeno il pasticcio? È molto buono”, provò a consolarlo Rose, ma senza ottenere un gran successo. “Ti ho detto che non voglio mangiare”, le ripeté Albus, con un tono un po’ seccato e un po’ lagnoso. “Oh, Al, guarda che essere a Serpeverde non è come una condanna a vita ad Azkaban!”, Rose cercò di persuaderlo in modo ragionevole, ma suo cugino non voleva sentir ragioni, pareva quasi essere convinto che sarebbe stato meglio se un Dissennatore gli avesse succhiato via l’anima. Evidentemente, si disse Rose, dev’essere ancora molto sotto shock. In condizioni normali, Al non direbbe mai una cosa del genere.

Intanto, al tavolo di Grifondoro, mentre tutti mangiavano animatamente, tra i vari cugini Weasley era in atto una discussione sugli esiti dello Smistamento. “Sì, ma… io scherzavo quando dicevo a mio fratello che sarebbe andato a Serpeverde!” ammise James, sconvolto dagli avvenimenti della serata. “Mi è sembrato molto abbattuto quando andava a sedersi a tavola, almeno c’è Rose con lui, forse riuscirà a fargli compagnia e a tirarlo su abbastanza da evitare che tenti il suicidio”, dichiarò Molly, speranzosa. “Dai, James, se ne farà una ragione” gli disse Victoire, interrompendo per un attimo la conversazione con Caroline Middleton, la sua migliore amica, la quale si stava incuriosendo alle varie vicende della famiglia Weasley. “Pensa a quanto potrai prenderlo in giro, ora! - esclamò Fred, - Sarà uno spasso”, “Questo è assolutamente vero! Albus Severus Potter ha finito i suoi giorni tranquilli”, sentenziò James, assumendo un ghigno che non prometteva nulla di buono, riducendo gli occhi castani a due fessure.

I Serpeverde del primo anno stavano provando a fare un po’ di conversazione. Rose trovava i suoi nuovi compagni sempre più simpatici, ora che avevano smesso di sembrare dei gargoyle inespressivi. Andrew Flint stava raccontando di quando suo padre era stato capitano della squadra di Quidditch, e disse che anche lui era appassionato dello sport magico, ma non sapeva se sarebbe stato bravo come lui, e che attendeva con ansia le lezioni di volo. Millicent Thompson ammise invece di non essere mai salita su una scopa, nemmeno giocattolo: il Quidditch preferiva guardarlo, piuttosto che praticarlo. A Rose il Quidditch interessava, ne sentiva spesso parlare dai suoi cugini ed era salita un po’ di volte su un manico di scopa, con risultati soddisfacenti.

Il banchetto ormai era terminato, e Mrs. Harrison prese la parola per fare il suo discorso di inizio anno.
“Un caloroso benvenuto a tutti i ragazzi del primo anno che oggi sono stati Smistati e un bentornato a tutti gli altri. Ribadisco, come sempre, che agli studenti non è consentito entrare nella Foresta Proibita. Inoltre ci sono vari oggetti magici che non si possono utilizzare all’interno della scuola, per evitare di venire puniti perché in possesso di materiale illegale, il signor Gazza sarà lieto di mostrarvi l’elenco del materiale bandito. Non potete lanciare incantesimi nei corridoi tra una lezione e l’altra, ed è vietato andare in giro di notte per il castello. Se venite colti in flagrante da Gazza o da qualsiasi insegnante, nessuno vi salverà da una giusta punizione. Poiché ormai è tardi e sarete tutti stanchi dal viaggio, vi mando nei vostri dormitori a riposare. Per conoscere la parola d’ordine per la vostra Sala Comune e per raggiungerla, mi riferisco a quelli del primo anno, in questo secondo caso, dovete chiedere ai Prefetti della vostra Casa. Buonanotte, e ricordate che domani iniziano le lezioni. Troverete gli avvisi in bacheca nella vostra Sala Comune”.

Rose, Albus e gli altri nuovi Serpeverde seguirono un Prefetto della loro Casa del quinto anno, cercando di memorizzare il percorso dalla Sala Grande ai sotterranei, fino all’accesso della Sala Comune. Quando il Prefetto disse: “Cruciatus”, la porta si aprì. “Tenetevi in mente la parola d’ordine, o resterete chiusi fuori. In ogni caso, cambia ogni due settimane, quindi vedete di rimanere aggiornati. I dormitori femminili sono sulla destra, quelli maschili a sinistra. Se avete bisogno di sapere altro, chiedete a me o a un altro Prefetto. Buonanotte” dopo aver spiegato questo, il Prefetto se ne andò, lasciandoli al loro destino. Albus fu il primo a dirigersi verso il dormitorio, così Rose prese da parte Andrew e Scorpius, e chiese loro di controllare che non facesse follie e, in tal caso, di venirglielo a riferire in qualche modo. Diede loro la buonanotte e si avviò con Millicent alla ricerca della loro stanza. La trovarono senza troppe difficoltà, perché sulla porta, dipinta di nero e con la maniglia argentata, c’era un cartello anch’esso color argento con scritto, in verde, Dormitorio femminile del Primo anno. Le due ragazze entrarono, guardandosi intorno. Era una camera molto ampia, con due letti a baldacchino con le lenzuola verdi, decorati con stemmi argentati raffiguranti un serpente, il simbolo della Casa. I loro bauli erano già stati portati nella stanza, e si erano già svuotati, mettendo i loro vestiti in due grandi armadi neri. Anche i loro animali le stavano aspettando fedelmente in camera: Rose aveva un gatto, di nome Graffiamani. Molto probabilmente aveva qualcosa in comune con il Grattastinchi che anni prima era appartenuto a sua madre Hermione, perché anche lui era aggressivo (il suo nome gli era stato affibbiato perché non appena Rose l’aveva acquistato, lui le era saltato addosso aggrappandosi con le unghie alle mani della ragazza), ma sembrava capire quel che gli si diceva come quasi se cogliesse il significato delle parole: avrà avuto anche lui qualche antenato Kneazle. Millicent, invece, aveva un gufo ambrato che osservava le ragazzine dall’interno della sua gabbia. Stanche, si misero il pigiama e, poco dopo essersi augurate la buonanotte, entrambe si addormentarono.

La notte trascorse tranquilla, nonostante il gufo di Millicent ogni tanto si agitasse all’interno della gabbia: l’avrebbe dovuto portare al più presto in Guferia con i suoi simili pennuti. Rose si svegliò, e guardando l’orologio scoprì che dopo un quarto d’ora sarebbe dovuta essere in Sala Grande per la colazione. “Millicent! Svegliati, è tardi!” disse, rivolta alla sua amica, che stava ancora dormendo. Millicent aprì gli occhi e sbadigliò, poi, come Rose, iniziò a sbrigarsi per essere pronta puntualmente. Arrivare in ritardo già il secondo giorno non avrebbe di certo aiutato a dare una buona impressione. Rose fu pronta per prima, così riferì a Millicent che l’avrebbe aspettata in Sala Comune, perché voleva sapere cos’aveva combinato suo cugino. Si chiuse alle spalle la porta del dormitorio, e arrivò nella Sala. Dal soffitto in pietra, pendevano dei lampadari verdastri, accesi anche la mattina, perché le finestre della Sala Comune davano direttamente sul Lago Nero. C’erano qua e là eleganti divani e poltrone rivestiti in pelle nera. A Rose piacque molto, la sera prima non aveva neanche avuto il tempo di guardarsi intorno. Alcuni studenti erano seduti a chiacchierare, altri sembravano indaffarati a copiare dei compiti delle vacanze che non avevano avuto voglia di fare, altri ancora si stavano già dirigendo verso la Sala Grande. Dopo poco, vide comparire dal dormitorio due ragazzi: uno alto, pallido e biondo, l’altro moro con gli occhi scuri e l’aria di uno che è appena tornato dal mare. Rose corse loro incontro, erano Scorpius e Andrew. “Buongiorno ragazzi… ehm, dov’è mio cugino?” li salutò Rose, un po’ preoccupata. I due si guardarono un attimo, quasi a decidere chi avrebbe dovuto parlare. Toccò ad Andrew: “Ecco, vedi, è a letto e si rifiuta di alzarsi”. “Ah, perfetto! – esclamò Rose, ironica, - E pensate di lasciarlo lì?”. “Beh, non possiamo prenderlo di peso” le spiegò Scorpius, ragionevole. “E invece credo proprio di sì, - lo corresse Rose, - se mi accompagnate nella vostra camera provo a convincerlo con le buone, altrimenti mi aiuterete voi! Non vorrete di certo far perdere dei punti a Serpeverde già da ora solo perché Albus ha una crisi esistenziale, o sbaglio?”. “Ok, allora seguici” si rassegnò Andrew.

La camera dei ragazzi era molto simile a quella di Rose e Millicent, con la differenza che i letti erano tre anziché due. In uno di questi c’era Albus, con le coperte verdi tirate su fino al mento, che non dava affatto l’idea di voler cambiare la sua posizione per un bel po’. “Al… ciao, sono io, Rose” gli disse la cugina. “Lo so, ti ho vista” rispose Albus. Non aveva l’aria di uno che aveva dormito molto. “Senti, non posso sopportare che tu stia qua in questo stato. Non tocchi cibo da un giorno, sei taciturno, non è da te. Ora vestiti e vieni in Sala Grande a far colazione”, lo rimproverò Rose. Suo cugino, però, non sembrava che avesse recepito il messaggio. “Devo portarti là di peso?, - aggiunse, minacciosa, - pensa a quanto James ti prenderebbe in giro!”. Sentendo queste parole, il ragazzo decise che era meglio assecondarla. Non avrebbe dato a James altri motivi per deriderlo. Era già pronto, la sera prima non si era neanche tolto la divisa, e i suoi capelli, ereditati dal padre e dal nonno, non sarebbero stati a posto neanche dopo una bella messa in piega.

I quattro tornarono in Sala Comune, e per fortuna in quel momento arrivò anche Millicent, così si diressero verso la Sala Grande prima che Albus potesse tentare la fuga. Si sedettero al tavolo di Serpeverde e iniziarono a mangiare, anche Albus diede fine al suo breve digiuno. Presto arrivarono i gufi con la posta. Una lettera rischiò di cadere proprio dentro la tazza di Rose, ma lei fu più veloce e la prese al volo. La aprì.
Cari Rose e Albus,
Com’è andato il vostro Smistamento? Siamo tutti curiosi di sapere. Lily e Hugo hanno tenuto il broncio per tutto il giorno perché erano invidiosi di voi. Fateci avere presto vostre notizie.
Un bacio,
Hermione, Ginny, Harry e Ron.

A rispondere ci pensò Rose, fortunatamente avevano mandato un’unica lettera perché Albus non era ancora abbastanza in sé per scrivere qualcosa di sensato.
Cari mamma, papà e zii,
Sedetevi prima di leggere questa lettera, lo consiglio soprattutto a Ron. Infatti io e Albus siamo stati entrambi smistati a… Serpeverde! Non l’avreste mai detto, credo, e spero vi riprenderete presto dallo shock della notizia. Io sono abbastanza soddisfatta della mia sistemazione, non sarà certo la Casa in cui sono finita a modificare i miei principi morali. Poi i Serpeverde del nostro anno mi sembrano simpatici.
Albus, invece, non ha preso la notizia molto bene. È stato preoccupato per tutto il viaggio sul treno, e non ha toccato cibo fino a stamattina. Non rivolge la parola a nessuno se non è costretto, ma spero che gli passerà presto.
Tanti saluti,
Rose Weasley
Dopodiché, legò la lettera alla zampa del gufo di famiglia che gliel’aveva consegnata, e quello ripartì in volo per portarla ai destinatari.



Nota dell'autrice:
Intanto ringrazio i tre che stanno seguendo la storia, e anche tutti quelli che hanno almeno provato a leggerla.
Questo capitolo è abbastanza breve, ma perdonatemi... dividere di più la storia mi aiuta a scriverla più rapidamente, e poi qua all'inizio ogni momento aveva bisogno del suo spazio u.u comunque d'ora in poi cercherò di lasciare pezzi più lunghi tutti assieme. Ho già in mente un po' di cose da far succedere, il più è inserirle al momento giusto! Comunque il capitolo quattro è già praticamente pronto, quindi domani aggiornerò di nuovo.
Mi farebbe davvero molto piacere sapere cosa ne pensate di quello che sto combinando, essendo la mia prima fic non so se sono molto brava... e vorrei capire dove dovrei migliorare, quindi lasciate qualche recensione *supplica e fa gli occhi dolci* xD
Allora alla prossima,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 4
*** Le prime lezioni ***


Capitolo IV
Le prime lezioni



Dopo aver mangiato, James Sirius Potter si avvicinò al tavolo del fratello per avere notizie sue e di Rose. “Ciao Al, ciao Rose”, esordì. “Ciao James, tuo fratello è un po’ giù di morale, ma gli passerà”, gli rispose Rose, e Albus intervenne dicendo: “Se sei venuto per prenderti gioco di me puoi anche tornartene da dove sei venuto”. “In realtà ero venuto a vedere come stavate” gli spiegò James, gentilmente. “Beh, puoi arrivarci da solo! Come vuoi che stia dopo che sono finito in ‘sto schifo di Casa?!” urlò Albus, arrabbiato, battendo i pugni sul tavolo. “Ehi, calmo! Rose non mi sembra depressa come te, comunque dato che non mi vuoi me ne vado, a presto fratellino! Ciao, cugina!”, dopo aver detto questo, James se ne andò. “Al, ti sembra il caso di metterti a urlare così?”, lo rimproverò Rose. “Sembri mia madre!”, si lamentò Albus. “Sto solo cercando di farti capire che ti stai rovinando la giornata a fare il musone per una cosa di poco conto, ma se non mi vuoi ascoltare, allora arrangiati”. Così Rose si mise a parlare con gli altri compagni di Casa, ignorando il cugino che faceva l’asociale.

Ritornata nella sua Sala Comune, Rose prese il diario e vi annotò sopra l’orario del primo anno, che era appeso sulla bacheca. Quella mattina avrebbe avuto due ore di Pozioni con i Grifondoro e Erbologia insieme ai Corvonero. Andò in camera a specchiarsi e a sistemarsi i capelli. Erano rossi, mossi e con qualche boccolo. Se i capelli di sua madre erano crespi, i suoi invece non stavano mai a posto, erano una tortura. Ammirò un attimo la cravatta verde a righe argentate, il suo simbolo di appartenenza a Serpeverde. Le piaceva distinguersi dagli altri, ed essere la prima Serpeverde, insieme ad Albus, della dinastia Weasley per lei era ormai diventato, dopo un giorno, un motivo di vero e proprio vanto.

Albus, ora che aveva la pancia piena, era leggermente più di buon umore, e il fatto che James non l’avesse deriso l’aveva aiutato a riprendersi giusto un po’. Certo, non era ancora tornato l’Albus allegro di sempre, ma aveva fatto progressi. Nonostante ciò continuava a detestare Malfoy solo per il suo nome, ma pensò che il suo altro compagno, Andrew, non fosse poi così male. Prese quindi la sua bilancia per pesare gli ingredienti e il libro di pozioni, poi si avviò verso l’aula dove si sarebbe tenuta la lezione, non troppo lontano da lì, essendo anch’essa nei sotterranei della scuola. Chiese ad Andrew Flint, che era appena arrivato, se si poteva sedere di fianco a lui, quello annuì. “Mi dispiace di essermi comportato come un asociale, ma ero, e sono, molto scosso da ciò che mi è successo”, si scusò Albus. “Non preoccuparti… ma come mai?” gli chiese Andrew. “Ehm, perché nella mia famiglia sono tutti, a parte due cugini e Rose, andati a Grifondoro… e volevo andarci anche io” spiegò. “Ah, capisco. Da me sono tutti Serpeverde da generazioni, anche se, ecco, non hanno mai sostenuto direttamente Voldemort”, disse Andrew, quasi a volersi giustificare di qualcosa. Intanto nell’aula di pozioni erano arrivati anche Scorpius, Rose e Millicent. “Ah, Al! Vedo che hai riacquisito l’uso della parola…” frecciò Rose, rivolta al cugino. “Già, scusa Rose se sono stato intrattabile, ma hai ragione: non posso tenere il muso per sempre” e così dicendo, Albus le tese la mano per fare pace. Lei la strinse, dicendogli: “Ti voglio bene, cuginetto!”, e poi lo abbracciò.

Arrivò nella classe il professor Lumacorno, così Millicent andò a sedersi di fianco a Jane Randall, una Grifondoro minuta e sorridente, dai grandi occhi blu, perché si erano conosciute sul treno. Rose e Scorpius si misero quindi allo stesso calderone, essendo rimasti solo loro. Lumacorno era ormai molto anziano, essendo già professore da un po’ quando Voldemort aveva frequentato Hogwarts, un’ottantina di anni prima. Nonostante ciò, occupava ancora la cattedra di Pozioni e il ruolo di direttore dei Serpeverde, anche se si vociferava che presto sarebbe andato in pensione.
“Benvenuti alla vostra prima lezione di pozioni, ragazzi. Probabilmente non tutti voi sarete portati per questa nobile arte, perché per riuscire alla perfezione, oltre a uno studio costante e a una grande attenzione, ci vuole anche un’abilità innata, per dare un tocco di classe in più. Oggi, per iniziare, proveremo a preparare una semplice pozione Scacciabrufoli, che può rivelarsi davvero molto utile. Avete tutti il libro “Infusi e pozioni magiche”, di Arsenius Jigger?” chiese alla classe, che rispose in coro “Sììì”. “Benissimo, - rispose Lumacorno, - allora andate a pagina undici e troverete le istruzioni per prepararla. Lavorerete in coppia, potete usare gli ingredienti della scuola”.

“Tu hai mai preparato una pozione, prima d’ora?” domandò Rose, preoccupata, rivolta al suo compagno di calderone. “Mmh, - rispose Scorpius, mettendosi una mano nei biondissimi capelli, scompigliandoli, - no, però mio padre è bravo in questa materia, e ogni tanto lo osservo mentre prepara qualche intruglio. Dai, leggi gli ingredienti che così andiamo a prenderli”. “D’accordo… allora, abbiamo bisogno di lumache cornute, aculei di porcospino e zanne di serpente”, lesse Rose. Si divisero il compito di prendere gli ingredienti, dopodiché tornarono alla loro postazione di lavoro. “Dunque, qua dice di tritare due zanne di serpente fino ad ottenere una polvere finissima…” borbottò Scorpius. Rose osservò il pestello che avrebbero dovuto utilizzare, e chiese, dubbiosa: “Come fa questo coso a tritare delle zanne di serpente? Sono dure…”, “Non me lo chiedere… Probabilmente sarà di un materiale magico, intanto proviamo” le rispose Scorpius, che aveva preso in mano il pestello e stava iniziando a frantumare le zanne di serpente. Quando ebbe finito, Rose prese il misurino e lo riempì quattro volte di quella polvere, aggiungendola al calderone. “Oh no, - esclamò la ragazza, leggendo l’istruzione successiva, - ora dobbiamo riscaldare questa roba per dieci secondi a duecentocinquanta gradi! Mi sa che esploderà tutto”, “Dai, non essere così pessimista!” la rimproverò Scorpius, ridacchiando. “Come vuoi”. I due riuscirono nella loro impresa, e mentre la loro pozione stava tranquillamente fermentando, si sentì un botto e due strilli provenienti da qualche calderone più in là. Era appena esploso un calderone, e due ragazzine Grifondoro, Nathalie Collins e Valerie Venoy, erano state investite in pieno dalla pozione bollente, che stava lasciando bolle giallognole sulle zone colpite. Lumacorno andò a verificare la situazione, e le sgridò, spiegando che non bisognava far bollire la pozione ad una temperatura diversa da quella scritta, e se non volevano capitare in inconvenienti peggiori, avrebbero dovuto leggere con più attenzione le indicazioni. Vista la loro condizione, però, le mandò a farsi medicare da Madama Chips.

Durante la lezione, non esplosero altri calderoni, ma quando passò davanti a quello di Andrew e Albus per ritirare la loro pozione da valutare, storse il naso. Il loro infuso era giallo fosforescente, quando la pozione corretta sarebbe dovuta diventare azzurrognola. I due si guardarono perplessi, incapaci di dare una motivazione al loro errore. Sembrò più soddisfatto, invece, davanti all’operato di Rose e Scorpius.
L’ora, però, era terminata, così i Serpeverde si diressero verso le serre per la lezione di Erbologia, mentre i Grifondoro si diressero ad Incantesimi. “Ahahaha, Al… sei pronto a prendere il tuo primo Troll? Mi sa che la tua pozione non era un granché!” disse Rose, per stuzzicare il cugino. “Sei molto spiritosa, Rose Weasley. Pensa invece a quando lo prenderai tu e zia Hermione ti manderà una Strillettera” le rispose Albus, sogghignando. “Non è detto che ciò debba accadere. In ogni caso, mia madre deve capire che io non sono uguale a lei, e può anche scordarsi che io ascolti una sola parola, ad esempio, delle lezioni di Storia della Magia” esclamò Rose, irritata nei confronti di sua madre, che teneva troppo allo studio e al rendimento scolastico, per i suoi gusti. Arrivati alla serra numero uno, trovarono il professor Paciock ad accoglierli.
Divisi in gruppi, dovevano cercare di piantare dei semi in un terriccio umido, peccato che questi tendessero a saltellare qua e là mentre uno provava ad acchiapparli. Rose era in gruppo con Albus e Millicent, e non riuscirono a combinare granché: durante tutta l’ora, riuscirono a piantare solamente una decina di semi. Erbologia non faceva affatto per loro.
Finita l’ora, i ragazzi si recarono in Sala Comune per mettere via i libri, e poi andarono a pranzo.

Al tavolo di Grifondoro, Molly Weasley, ragazza vivace dai capelli rosso fiamma e gli occhi castani, stava raccontando alle sue amiche che quel pomeriggio aveva un appuntamento vicino al Lago Nero con un Tassorosso del quarto anno. “Wow! Chi è il fortunato?” le domandò Amanda Muller, ragazza dai capelli biondo platino e occhi azzurro ghiaccio, dalle origini tedesche, la migliore amica di Molly. “Prova a indovinare!” fu la risposta di una Molly decisamente di buon umore. “Oh, non sarà proprio quel Tassorosso?! Charles Ferland?” chiese Amanda, sorpresa. “Già! È così carino! Mi piace dal primo anno… Oh, ma questo lo sai già! – si corresse Molly, - spero proprio che oggi concluderemo qualcosa”. “Ma sì dai, vedrai che andrà tutto bene! Buona fortuna, allora… e sai che voglio che mi racconti tutto!” le raccomandò Amanda. “Ok, certo!” promise Molly.

Quel pomeriggio, il tempo era soleggiato, e tirava un leggero venticello piacevole: una giornata ideale da trascorrere in riva al Lago. Essendo le lezioni appena iniziate, i compiti erano ancora molto pochi, così in tanti ebbero l’idea di uscire un po’. Hogwarts era affascinante, certo, ma all’interno era un po’ buia, e poi la reclusione sarebbe stata quasi forzata durante l’inverno, quindi meglio fare un giro finché era possibile.
Albus preferì andare a parlare con James, Fred e vari loro amici Grifondoro, mentre Rose rimase a socializzare con i Serpeverde. Millicent raccontò che una volta, da piccola, aveva preso la bacchetta di suo padre per affatturare suo fratello, che sarebbe arrivato ad Hogwarts l’anno successivo, perché le aveva rubato una Cioccorana. Non essendo però molto abile nelle magie, aveva combinato un disastro: agitando la bacchetta a casaccio, erano partite dalla bacchetta alcune scintille gialle, che gli avevano fatto comparire vesciche su tutto il corpo, e i suoi genitori l’avevano dovuto portare al San Mungo, dov’era rimasto per tre giorni. Una punizione terribile come quella non l’aveva mai avuta: l’avevano rinchiusa nei sotterranei della loro villa per una settimana, a portarle da mangiare ci pensavano gli elfi domestici, ma laggiù c’era così freddo, buio e varie bestie schifose che non si azzardò più a toccare una bacchetta magica fino a quando non comprò la sua da Olivander. “Mio fratello me lo rinfaccia ancora, quand’è arrabbiato con me… non è colpa mia se sono sempre stata un po’ vendicativa”, concluse. A quel punto, Rose saltò su e iniziò a raccontare alcune delle più epiche marachelle combinate da lei e Hugo. Una volta, due anni prima, avevano preso la scacchiera di loro padre Ron e avevano provato a fare una partita, ma i pezzi, vista l’inesperienza dei due, non si fidavano affatto, e i due fratellini per ripicca li avevano presi uno per uno e lanciati nel gabinetto. A parte che avevano ostruito lo scarico, e dovette venire a ripararlo nonno Arthur, esperto in quelle robe babbane, Ron era emotivamente molto affezionato a quella scacchiera, e per un mese non era riuscito a guardare in faccia i suoi figli senza essere tentato dal lanciar loro come minimo un bel Levicorpus. L’estate precedente, invece, erano stati incaricati di Degnomizzare il giardino, ma Rose e Hugo avevano ben pensato di prendere qualche gnomo e portarlo in casa a fare un giro, peccato che questi, entusiasti, avessero ben pensato di devastare la casa. Quella volta, mamma Hermione aveva fatto proprio una scenata epica, e li aveva costretti a recuperare gli gnomi, completare la Degnomizzazione in modo corretto e risistemare tutta la casa, ovviamente alla babbana. Ci avevano messo un bel po’…
Rose e Hugo, quand’erano insieme, erano davvero terribili, e Ron sospettava che qualche gene dei gemelli Weasley, in qualche modo, si fosse trasferito a loro. Quando era da solo, però, Hugo era molto più tranquillo di Rose, e gli piaceva mettersi a leggere qualche libro di fiabe, sia babbane che magiche.
Scorpius, invece, si lamentò di essere figlio unico, e che da soli non era divertente cercare di mettere sottosopra Villa Malfoy, soprattutto in proporzione alle punizioni che si sarebbe beccato. Andrew disse di avere una sorella che frequentava Hogwarts al quarto anno, smistata a Corvonero, ma non era affatto un’interessante compagna di scherzi, più che altro, non appena avesse imparato qualche incantesimo, avrebbe potuto usarla come cavia per i suoi esperimenti.

Una decina di metri più in là, Fred Weasley stava cercando di vendere alcuni prodotti del padre George, titolare del famoso negozio a Diagon Alley “Tiri Vispi Weasley”. Albus aveva appena comprato un po’ di Merendine Marinare e Caccabombe, per utilizzarle contro Scorpius… Gli stava così antipatico, quel Malfoy. Beh, d’altra parte, era un Malfoy! Cos’altro si poteva aspettare? E non riusciva neanche a capire perché Rose gli parlasse, si erano pure seduti vicini a Pozioni! La cosa gli dava fastidio. Non bisogna socializzare col nemico, mai. Nel frattempo, James Sirius Potter notò qualcosa che attirò la sua attenzione: “Ehi, guardate, laggiù! Quella non è per caso nostra cugina Molly?”. Fred e Albus si voltarono immediatamente. Non molto lontano da loro, Molly Weasley era in compagnia di un bel ragazzo moro, i due stavano passeggiando mano nella mano. “Aha! Molly si è trovata il ragazzo, mi sa!” esclamò Fred, scambiando un’occhiata di intesa con James. “Credo che dovremo andare a farle le nostre congratulazioni, vieni Fred?” aggiunse quest’ultimo. “Ovviamente, cuginetto! Al, tu stai qui?” acconsentì Fred, scattando in piedi. “No, credo che andrò da Rose prima che voi combiniate qualche guaio” disse Albus, contrariato.

Per Molly Weasley quel pomeriggio era iniziato nel modo migliore. Charles Ferland le era piaciuto fin dal primo anno, la prima volta che l’aveva visto. Il loro primo incontro non era stato dei migliori. Un’agitata Molly undicenne, due anni prima, stava andando alla sua prima lezione di Transfigurazione, ma poiché camminava a testa bassa, con gli occhi fissi sui propri piedi, non si era accorta che davanti a lei c’era un ragazzo che si era fermato un attimo e lei, continuando ad andare avanti, gli sbatté addosso facendogli cadere la roba di mano. Lei si era scusata, e il ragazzo - un Tassorosso del secondo anno di nome Charles Ferland, come scoprì Molly leggendo il nome sui suoi libri, - le aveva detto di non preoccuparsi. Molly si era innamorata fin da subito degli occhi azzurri del ragazzo e dei suoi modi gentili. Aveva stressato a lungo sua cugina Dominique e le sue amiche, in particolare Amanda, con la quale aveva un rapporto più stretto, ripetendo il nome del suo amore qualche milione di volte al giorno, così Dominique, stufa delle pene della cugina, poiché era dello stesso anno del ragazzo, era diventata sua amica e l’aveva finalmente fatto conoscere alla cugina. Dopo un po’ di tempo, Molly e Charles avevano iniziato ad andare sempre più d’accordo fino a che, appunto, erano arrivati a quell’appuntamento.
“Oh, Charlie, tu mi piaci…” gli stava dicendo Molly, “Anche tu mi piaci, Molly… ehm, ti va se…” le sussurrò Charles, ma non fece in tempo a finire la frase perché si ritrovò le labbra della Grifondoro sulle sue. Peccato che ci sia gente che ha un talento innato per disturbare le coppiette… “Guarda, Fred, si stanno baciando!” esclamò James, rivolto al cugino. Poi strillò: “Uuuuh, Molly! Cosa stai facendo?!”. La ragazza sentì urlare il suo nome, e, riconoscendo la voce del cuginetto, cercò di ignorarla. James, però, notando che Molly non dava segno di averlo ascoltato, ricominciò a gridare: “Molly Weasley! Come mai ti stai baciando con un ragazzo in riva al Lago Nero senza dire niente ai tuoi cugini?”. A quel punto Molly decise che forse era meglio farlo smettere. “Scusami tanto… ho una faccenda da svolgere” spiegò al suo nuovo ragazzo. “James Sirius Potter, - urlò, con un tono davvero molto simile alla donna di cui portava il nome quando faceva una ramanzina ai propri figli, - per Merlino! Sei un idiota, deficiente, rompiscatole, stupido bambino! Ma ti giuro che se continui a comportarti così un giorno o l’altro ti affatturo! E lascia in pace la gente che ha una vita di coppia migliore della tua, prima con Victoire, ora con me!”. James non ribatté, ma sussurrò mogio a Fred: “Forse non è stata una grande idea…”.

James Sirius Potter non era un cattivo ragazzo. Era semplicemente un po’ immaturo, e inoltre i geni malandrini del nonno gli avevano trasmesso un carattere tendenzialmente dispettoso. Le sue intenzioni, però, non erano quelle di far star male le persone o di mettere i bastoni tra le ruote, voleva solo ridere un po’ e fare il fastidioso. Nonostante ciò, aveva un cuore d’oro, e non sopportava di litigare con le persone a cui voleva bene, compreso il fratello Albus, che si divertiva a stuzzicare, ma poi correva a fare la pace se si rendeva conto di aver esagerato un po’.

La prima settimana trascorse tutto sommato in modo tranquillo. I ragazzi del primo anno delle varie Case stavano iniziando a diventare amici con i propri compagni. Albus Severus Potter continuava a guardare in cagnesco Scorpius Hyperion Malfoy ogni volta che lo vedeva – molto spesso, quindi, perché condividendo la camera era un po’ difficile non beccarsi mai in giro, - ma per il resto andava tutto in modo normale.

Le lezioni erano iniziate, e con esse i compiti avevano cominciato a crescere. I ragazzi avevano conosciuto la professoressa Nowels, che insegnava Transfigurazione, il professor Vitious di Incantesimi, il professore fantasma Ruf di Storia della Magia e il professor McCartney di Difesa contro le Arti Oscure. Alla prima lezione di Ruf, come consuetudine da generazioni e generazioni di studenti, la maggior parte della classe si era messa a dormire o a chiacchierare. Rose apparteneva a questo secondo gruppo: aveva passato tutta l’ora a parlottare con Scorpius, con cui ormai era entrata in confidenza. “Chiamami Scorp, per favore. Odio il mio nome” le aveva detto lui, poiché Rose continuava a chiamarlo con il suo nome per intero.

Quando poi, a colazione, era arrivato il gufo della famiglia Weasley, con la risposta alla lettera di Rose, c’era stato da ridere.
Cara Rose,
speriamo tutti che Albus si sia ripreso dallo shock. Se è così, faccelo sapere, così Ginny e Harry potranno scrivergli (non osano farlo finché è depresso, perché sanno che diventa intrattabile).
Comunque a noi non importa se siete stati Smistati a Serpeverde, vi vogliamo bene lo stesso e siamo fieri di voi. (Ci mancherebbe solo, pensò Rose)
Papà in realtà all’inizio non l’ha presa molto bene, e gli ho dovuto preparare una pozione rilassante, prima che cercasse di distruggere la casa a pugni. Tuo fratello Hugo è rimasto un po’ traumatizzato dalla sua reazione violenta, e ora gli gira alla larga perché ha paura che se la prenda con lui… ma non durerà a lungo, almeno spero.
A presto,
Hermione
La lettera però non era finita qua. Sotto, con caratteri più disordinati, qualcun altro aveva voluto dire la sua.
Non credere a una parola di ciò che ti ha detto tua madre. Rose Weasley, come ti sei permessa di finire in quella Casa di spostati mentali?! Quelli cercheranno di tirarti il malocchio mentre dormi! E sta’ attenta al figlio di Malfoy, quelli della sua famiglia sono tipi pericolosi, non farti abbindolare. Ti voglio bene perché sono tuo padre, ma sappi che tu e tuo cugino siete i primi Weasley a finire a Serpeverde… una cosa fuori dal mondo! Ci mancava poco che svenissi di colpo e mi avrebbero dovuto portare al San Mungo. Non farmi più uno scherzo del genere. Beh, in realtà purtroppo non è uno scherzo, ma hai capito il concetto.
Papà Ron

Rose, contrariata, prese una penna e iniziò a scrivere la risposta su una pergamena.
Cara mamma,
credo che tu non ti sia accorta che anche papà ha scritto qualcosa nella lettera. Ma non preoccuparti, se ci tiene a dirti quel che ha scritto ci penserà lui, non ho intenzione di diffamarlo in questo modo… comunque credo tu possa intuire il contenuto delle sue parole.
Albus sta meglio, certo, non sprizza gioia da tutti i pori, però la delusione gli è passata, quindi zia Ginny e zio Harry potranno scrivergli senza problemi.
A scuola va tutto bene. Hogwarts è fantastica!
Ti voglio bene,
Rose
P.S.: di a papà che Scorpius è molto simpatico. Assicurati di avere a portata di mano un’altra pozione calmante, oppure potrebbe tentare di nuovo di sfasciare la casa.
Rose accarezzò il gufo, gli legò la lettera alla zampa e quello spiccò il volo.

Intanto, la relazione tra Molly e Charles procedeva a gonfie vele. Victoire invece era triste perché, come l’anno precedente, doveva stare lontana da Ted. Fortunatamente quello era il suo ultimo anno a Hogwarts, così avrebbe potuto passare tutto il tempo che voleva con il suo fidanzato. Era difficile stare lontana da quel ragazzo, era così simpatico, così gentile, così perfetto
James era riuscito a farsi perdonare da Molly scusandosi e giurando che non l’avrebbe fatto mai più.
Rose e Albus erano tornati i vecchi amici di sempre, nonostante lui disapprovasse l’amicizia della cugina con Malfoy, ma lei gli spiegò che lui poteva anche non rivolgergli la parola, se lo odiava così tanto, ma non doveva ostacolare la socializzazione altrui. D’altra parte, era diventato molto amico di Andrew Flint. Millicent Thompson aveva stretto amicizia più o meno con tutti i ragazzi del primo anno, ma comunque Rose era una di quelle con cui aveva legato di più.

In un ventilato martedì di metà settembre, Rose si stava recando insieme a Scorpius a lezione di Transfigurazione, quando in lontananza notò qualcuno che avrebbe voluto non rivedere mai più.




Nota dell'autrice:
Chi avrà avvistato Rose? Non credo sia difficile da indovinare, ma forse è scontato per me, poiché essendo l'autrice mi sembra tutto ovvio ciò che ho intenzione di scrivere dato che l'ho pensato io, in ogni caso avrete la risposta domani (se riesco a finire il quinto capitolo).
Questo capitolo non mi convince molto, inoltre l'ultima parte doveva essere di quello successivo, ma ho cambiato idea.
Grazie mille a chi segue la storia, a chi l'ha messa nei preferiti e anche a chi legge nell'ombra. :)
Le vostre recensioni sarebbero davvero molto gradite per farmi capire meglio come me la sto cavando. *fa ancora gli occhi dolci*
A domani, spero, con il prossimo capitolo.
missmalfoy97 :)

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Capitolo 5
*** Un brutto incontro ***


Capitolo V
Un brutto incontro




Rose sapeva di avere una vista pressoché perfetta, e quando controllò meglio per sicurezza, ebbe la certezza che non l’aveva tradita. “Scorp… Girati, torniamo indietro…” sussurrò all’amico. “Ehm, qual è il problema?” domandò lui, confuso. “Ti spiego dopo, dammi retta” insisté Rose. “Ok, - borbottò lui, facendo retro front - ma sbrighiamoci o arriveremo in ritardo”.
Evidentemente, Rose non era l’unica a vederci bene, perché prima che i due amici potessero terminare di percorrere il corridoio, sentirono una voce alle loro spalle che li costrinse a fermarsi.

“Bene, bene, bene… il nostro piccolo Mangiamorte si dà alla fuga non appena ci vede! Sei proprio un vigliacco come tutta la tua schifosa famiglia”. A parlare era stato uno dei due Grifondoro che volevano dare una lezione a Scorpius sull’Espresso per Hogwarts. “Sta’ zitto” gli urlò Scorpius, spaventato ma pieno di rabbia. “Sì, ammetto che ci stai facendo molta paura…” commentò l’altro, con ironia e disprezzo. “Ma lasciatelo stare!” sbottò Rose. “Tu, rossa, non t’immischiare, o faremo del male anche a te” la ammonì il Grifondoro più grosso. “Siete proprio due vigliacchi, siete grandi e grossi e ve la prendete con un ragazzino del primo anno che non vi ha fatto niente” commentò Rose, sprezzante. Aveva appena finito di dire ciò che quello con i capelli corti e ricci l’aveva afferrata alle spalle, e l’altro le tirò una sberla: “Così impari a metterti contro di noi” spiegò. Nel frattempo, Scorpius aveva tirato fuori la bacchetta, ma non conoscendo incantesimi utili in una situazione del genere, decise di risolvere la situazione in un modo più “babbano”. Strinse la bacchetta e, con tutta la forza che aveva, la infilzò nella schiena di quello che stava tenendo stretto Rose, che, cacciando un urlo di dolore, mollò la presa. Il suo compare rimase per un attimo perplesso, così Rose e Scorpius iniziarono a fuggire a gambe levate verso l’aula di Transfigurazione.

Arrivarono giusto in tempo, pochi attimi prima dell’insegnante, e si sedettero in un posto libero in fondo alla classe. “Tutto ok?” domandò Scorpius. “Sì, più o meno, anche se stavo meglio prima… mi hai salvata, quello là picchia forte, grazie” ammise Rose. “Beh, in realtà sono io che devo ringraziare te, riesci sempre a far perdere loro il tempo necessario per ridurmi in una frittella” le rispose Scorpius, riconoscente. “Sì ma se non c’eri tu chissà che mi avrebbero fatto! A proposito, come hai fatto a farlo strillare come una gallina?” chiese Rose, ridacchiando. “Oh, l’ho infilzato con la bacchetta!” fu la risposta. “Ahahahaha, grande Scorp! Forse dovremmo imparare qualche incantesimo per difenderci o attaccare, però, oltre che usare la bacchetta come un normalissimo bastone. Saranno anche grandi, quei due, ma non mi sembrano degli assi nelle arti magiche” ragionò Rose, massaggiandosi la guancia dolorante dove le era arrivato lo schiaffo, che si stava arrossando. La loro conversazione, però, non poté andare avanti, perché notarono che la professoressa Nowels li stava guardando. Anzi, non li stava solo osservando, perché si rivolse a loro con aria seccata: “Malfoy! Weasley! Volete iniziare voi a trasformare il vostro ago in un bel fiammifero?”, poi, tra sé e sé si disse che quei due erano proprio una strana accoppiata. “Ehm… sì, professoressa…” si fece avanti Scorpius. Dopo che ebbe pronunciato la formula magica, il suo ago si tramutò in un fiammifero. “Va bene, Malfoy, - commentò la professoressa, - Weasley?”. L’incantesimo non le riuscì bene come quello di Scorpius, il fiammifero aveva uno strano colorito grigiastro, ma la Nowels ritenne che il suo lavoro era accettabile.

L’ora dopo c’era Storia della Magia, così la loro conversazione poté continuare in pace. “Ho un sacco di cugini più grandi, - spiegò Rose, - potrei farmi insegnare da loro qualche fattura!”. Scorpius sembrò titubante: “Ma racconterai loro il motivo? Sai non ci tengo a fare la figura del bambino fragile davanti a dei Weasley che mi odiano… basta vedere come Albus mi guarda male tutto il tempo per capire che non sono molto gradito”. “Se non vuoi che lo sappiano non glielo dirò, in ogni caso troverò un modo. Quei due alla prima occasione ci pesteranno”. Si fermò un attimo, poi aggiunse: “Ma come mai ce l’hanno così tanto con te?”.
“Non è evidente? – sbottò Scorpius, - l’hanno detto anche loro, la mia è una schifosa famiglia di Mangiamorte. Degli emarginati sociali, loro ci odiano perché in passato mio nonno e in parte mio padre lavoravano per Voldemort, d’altra parte i servi del Signore Oscuro che sono ancora vivi ci odiano perché siamo dei traditori. Tutti noi. Basta dire il nome Malfoy che quasi tutti storcono il naso” e poi scoppiò a piangere. Rose avrebbe voluto chiedergli altro, ma non le sembrava il momento migliore, ora doveva cercare di consolarlo prima che tutti si accorgessero che stava piangendo.
“Dai Scorp, non piangere, siamo a lezione, ora…” non era mai stata brava a consolare la gente. “Sì R-Rose p-per te è-è f-facile d-dire così, - singhiozzò lui, - tu non sei g-giudicata per il n-nome della tua f-famiglia”.
Rose si rese conto che Scorpius aveva ragione. A lei non era mai capitato di essere giudicata in base ad un pregiudizio, ma a sua madre sì. Hermione era una Nata Babbana, e durante la seconda guerra magica era stata spesso derisa e maltrattata a causa delle sue origini, perciò era stata molto rigida nell’educazione di Hugo e Rose su questo punto. Mai giudicare una persona prima di sapere che tipo è, per nessuna ragione. Rose era d’accordo con lei, anche perché vedeva che la madre aveva sofferto riguardo alla cattiveria  e ai pregiudizi degli altri. Non sapeva come si sentisse Scorpius, però capiva che il ragazzo aveva bisogno di qualcuno che lo sostenesse. Gli posò una mano sulla spalla, e disse: “Sì, hai ragione, a me non è mai capitato di essere giudicata dal mio cognome, ma mia mamma è una Nata Babbana. Quand’era più giovane, il mondo magico era pieno di pregiudizi nei suoi confronti e so quanto ciò l’ha fatta soffrire. Ora però non piangere, non ti serve a niente”. Gli porse un fazzoletto, e lui si asciugò gli occhi, poi si appoggiò con la testa sul banco senza più parlare. Rose capì che era meglio lasciarlo stare, e si mise a pocciare una pergamena per scacciare la noia.

Dopo pranzo, andò alla ricerca di sua cugina Dominique. Era una ragazza molto bella, grazie alla parte Veela dei suoi geni, ma non era un’oca: infatti era finita a Corvonero, era studiosa e con la testa a posto. Certo, aveva anche lei i suoi difetti, ma era la persona ideale a cui chiedere qualche lezione extra di Incantesimi.
“Ciao Domi, come va?” chiese Rose per attaccare bottone. “Oh, ciao cuginetta, tutto a posto, e tu?”, “Anch’io… mi chiedevo se potessi farmi un favore…”, “Dimmi tutto!”, esclamò Dominique. “Ecco, mi chiedevo se tu potessi insegnarmi qualche incantesimo di difesa e attacco, sai, possono sempre essere utili e mi piacerebbe molto diventare più brava…”. Ovviamente il motivo per cui Rose voleva imparare delle interessanti fatture non era quello, ma poiché Scorpius non voleva che si sapesse in giro la storia di quei due bulletti, e dal canto suo Rose non voleva che in famiglia si venisse a scoprire di quel che le era successo, perché i suoi avrebbero certamente fatto dei casini, dovette trovare quella scusa. “Mmmh, se ci tieni tanto vedrò di aiutarti, ovviamente non sono un’insegnante, ma qualcosina posso spiegartelo… Sei libera questa sera?” propose Dominique. Rose ci pensò un attimo, poi rispose: “Sì, direi di sì…”; “Perfetto, allora ci troviamo dopo cena davanti alla Stanza delle Necessità”, “Wow, ma funziona ancora dopo quel casino che era successo durante la Seconda Guerra Magica?!” chiese Rose, sbalordita. “Sì, anche se il suo contenuto pare sia andato distrutto… ma il meccanismo della stanza esiste ancora”, “Ok, grazie Domi, a stasera allora!”. Dopodiché corse da Scorpius a comunicargli il suo successo.

“Scorp! Ce l’ho fatta! Dominique ha detto che mi spiegherà qualche incantesimo…” esclamò Rose. “Bene, non so a quanto servirà, sono più grandi… ma per l’effetto sorpresa andrà benissimo, non ci riterranno capaci neanche di un Wingardium Leviosa” rispose Scorpius, contento, ma non del tutto convinto dell’efficacia del piano. In ogni caso, imparare nuove magie male non avrebbe fatto. “Sarà… secondo me quelli che non sanno neanche far volare una piuma sono loro…” ribatté la ragazza. “Può darsi, ma non sottovalutiamoli” disse Scorpius, preoccupato per la propria salute fisica. “Come vuoi” finì Rose, poco convinta.

Quella sera, Rose mangiò in fretta e, non appena ebbe finito, andò ad aspettare Dominique al corridoio del settimo piano, vicino all’arazzo di Barnaba il Babbeo. La cugina non si fece attendere molto, così le ragazze camminarono tre volte davanti alla Stanza, pensando che avrebbero voluto un luogo dove poter imparare degli incantesimi senza essere scoperte. La porta finalmente comparve, e le due cugine entrarono. Notarono che impilati su una sedia c’erano alcuni libri di Incantesimi, mentre alcuni manichini giacevano sul fondo della stanza, pronti ad essere usati come cavie. “Beh, allora… iniziamo… - cominciò Dominique, - non so se questi incantesimi ti riusciranno subito, perché non sono roba da primo anno che ha appena preso in mano la bacchetta, e io non sono certo brava come un prof. Un incantesimo molto importante, che ha salvato zio Harry un sacco di volte, è l’Incantesimo di Disarmo. È roba da secondo anno, però… Guarda come faccio io”. Detto questo, la ragazza puntò la bacchetta contro uno dei manichini, che in quel momento teneva tra le mani un libro,  e agitandola gridò: “Expelliarmus!”. Dalla sua bacchetta, partì un lampo di luce rossa e il libro balzò via dalle mani del manichino. “Quando riuscirai a padroneggiare questo incantesimo, sarai in grado di far saltar via la bacchetta dalle mani del tuo avversario, ovviamente a meno che questo non te lo pari… ma non possiamo scendere troppo nei dettagli, ora. Avanti, prova”. Il manichino, intanto, aveva recuperato il suo libro, ed era pronto a ricevere un secondo attacco. “Uh, ecco, sì, Expelliormas!” urlò Rose, agitando la bacchetta. Non accadde nulla. “Credo che tu stia pronunciando male la formula, è Expelli-a-rm-u-s”, la corresse Dominique. “Ah… be’, allora riprovo… Expelliarmus!” scandì Rose, muovendo la bacchetta. Dalla punta uscirono alcune scintille rosse, ma il libro restò al suo posto tra le mani del manichino, che si mosse solo leggermente. “Non sono capace! Non ci riuscirò mai!” si lamentò Rose, diventando isterica. “Ma no dai, è tutta questione di pratica… - cercò di convincerla Dominique, paziente, - è un incantesimo di livello più alto del tuo!”. “Grazie Domi per il tuo aiuto… ma… non sono abbastanza brava…” piagnucolò Rose. “Hai provato solo una volta! Non arrenderti al primo errore”.
In realtà, Rose non aveva nessuna intenzione di arrendersi, era pur sempre una determinata Serpeverde, ma le dava fastidio doversi mostrare debole o incapace davanti a sua cugina o a qualsiasi altro essere vivente. “Beh, prova ad insegnarmene un altro… magari mi riesce meglio”, propose Rose. “Uh, allora, fammi pensare… Giusto, c’è l’incantesimo delle Pastoie! Guarda”, disse Dominique, poi prese fiato per gridare: “Petrificus Totalus!”. Il manichino rimase immobile nella posizione in cui era prima dell’incantesimo di Dominique. “Petrificus Totalus” esclamò Rose. Il suo manichino si bloccò per un attimo, ma dopo poco continuò a muoversi, anche se un po’ irrigidito. “Uffa! Va beh, grazie Domi, per oggi può bastare… se avrò bisogno di altri incantesimi potrò chiedere a te?” disse Rose, un po’ delusa. “D’accordo! Allora andiamocene di qua prima che Gazza decida che è troppo tardi per stare in giro” le rispose Dominique, e le due ragazze si diressero verso i rispettivi dormitori, una nei sotterranei e l’altra nella torre di Corvonero.

Quando Rose arrivò in Sala Comune, Scorpius la stava aspettando insieme agli altri del primo anno. L’atmosfera, però, non sembrava delle migliori. Scorpius e Albus si davano la schiena e avevano l’aria di aver appena litigato, mentre Andrew e Millicent stavano cercando di farli riappacificare. “Ciao ragazzi! Che cos’è successo?”, esordì Rose.
“Ehm, Al e Scorp hanno avuto, come dire, una piccola discussione…” spiegò Millicent.
“Fin lì l’avevo intuito. È il perché hanno litigato che vorrei sapere” chiarì Rose, “Ah, allora quello devi chiederlo a loro. Io e Milly li abbiamo trovati già così” concluse Andrew.
“Allora mi rivolgo a voi due. Al, Scorp? Cos’avete combinato?” disse Rose, guardandoli storto. “Niente!” risposero in coro. “Non mi sembra proprio… Al, tu lo stai guardando ancora peggio del solito, e tu Scorp non lo stai guardando proprio. Quindi?” li esortò Rose. “Eh, è proprio per questo che abbiamo litigato. Mi ero stufato che Potter passasse il suo tempo a guardarmi male! Così gli ho chiesto perché lo facesse…” iniziò Scorpius, “E allora dato che me l’ha chiesto, gli ho detto cosa penso di lui” finì Albus. “Certo che almeno potreste provarci  ad andare d’accordo, eh, non chiedo tanto, - commentò Rose, - comunque, Scorp, vieni  che devo dirti una cosa…”. Il ragazzino si alzò e la seguì, poi si accomodarono su una poltrona un po’ isolata.

“Allora, tua cugina ti ha spiegato come fare qualche incantesimo utile?” domandò lui. “Beh, sì, peccato che a me ancora non vengano… ma tu sapevi che la Stanza delle Necessità funziona ancora?” chiese Rose, felice di quel che aveva scoperto poco prima. “La Stanza cosa? I miei genitori non amano parlare molto del loro periodo qua a Hogwarts, dicono che non è esattamente pieno di bei ricordi…” si scusò Scorpius, alzando gli occhi al cielo e arricciando le labbra in una smorfia rassegnata. “Oh, non preoccuparti, te lo spiego io cos’è, - disse Rose, - in pratica, se vai al settimo piano, vicino all’arazzo di Barnaba il Babbeo, e cammini tre volte davanti al muro pensando intensamente a cosa ti serve, compare una porta che ti conduce in una stanza dove trovi quello di cui hai bisogno”, “Merlino! Interessante!” esclamò Scorpius, “Beh, ecco, in quella stanza lì qualcuno aveva appiccato una specie di Fuoco Maledetto, non so come si chiami, è magia nera, comunque… ma la Stanza funziona ancora. Può rivelarsi molto utile…” continuò la ragazza, “Eh, direi! Chissà perché i miei genitori non mi hanno detto nulla di quella stanza…” si chiese Scorpius, “Può darsi che non abbiano scoperto la sua esistenza” ipotizzò Rose, poco convinta. Da quel che sapeva, almeno il padre di Scorpius aveva una buona conoscenza della scuola, ma non disse nulla, perché probabilmente quei ricordi avrebbero potuto avere qualche correlazione con il periodo in cui Draco Malfoy aveva avuto qualcosa a che fare con i Mangiamorte, così Rose decise di cambiare argomento: “Comunque, Domi mi ha insegnato l’Incantesimo delle Pastoie e l’Incantesimo di Disarmo. So solo la teoria, perché non ho combinato granché quando ho provato a lanciarli, ma magari a te vengono meglio”. “Beh, allora al più presto me li spiegherai” disse lui, sorridendo, e fece per alzarsi, ma Rose lo fermò: “Ehi, aspetta, Scorp!”. Lui si risedette.
“Mio cugino, ehm, cosa ti ha detto esattamente?” domandò lei. “Mi ha gentilmente ricordato che io sono un Malfoy e pertanto faccio schifo, di girargli il più possibile alla larga e di stare lontano anche da te perché secondo lui ho intenzione di rapirti in qualche modo, se ho capito bene” dichiarò il ragazzo, con aria di sufficienza, ma si vedeva che la cosa lo faceva stare male. “Ah, - si limitò a dire Rose, senza parole; non credeva che il cugino arrivasse a tanto, - Albus a volte è proprio un idiota”. “Non offenderti se ti dico che dovresti togliere a volte” specificò Scorpius. “No, non mi offendo. Devo dire che questa volta se lo merita, ma vedrò di parlargli. Non voglio che si metta a portare scompiglio tra i Serpeverde” ammise la ragazza, alzandosi dalla poltrona e raggiungendo di nuovo il cugino.

“Albus Severus Potter”, quando pronunciava il suo nome per intero, Rose era davvero arrabbiata, “Vieni subito qui!”. Lui la raggiunse, diffidente, e domandò: “Cosa c’è?”.
“Cosa c’è?! C’è che ti sembra forse il caso di metterti a offendere Scorpius solo perché ti ha chiesto come mai passi le tue giornate a guardarlo storto?” lo rimproverò Rose, stizzita. “A stare troppo tempo con quel tipo ti sta partendo il cervello” disse Albus, contrariato. “Ora vai là e gli chiedi scusa. Non siete obbligati a fare gli amiconi, ma dato che dovete condividere la stessa stanza io non ho intenzione di passare sette anni della mia vita a vedervi imbronciati”. Se c’era una cosa che Rose non sopportava, erano i comportamenti infantili di Albus quando s’intestardiva. Forse anche perché anche lei era una gran testarda, e se la si provava a convincere di qualcosa, si otteneva solo il risultato opposto.
“Non ho intenzione di umiliarmi davanti a un Malfoy strisciando ai suoi piedi” brontolò Albus. “Non giudicare la gente, se neanche la conosci, se anche alcuni della sua famiglia, in passato, hanno fatto degli sbagli, non è giusto che la colpa venga data a lui” Rose era molto sensibile, riguardo a quest’argomento. “Senti Rose, io vado a letto, buonanotte” detto questo, Albus si incamminò verso la propria stanza e si buttò sul letto.

Forse, Rose aveva ragione, ma lui non avrebbe mai ammesso di aver sbagliato. Non con Malfoy. Eppure il senso di colpa iniziava a nascere dentro di lui. Era stato lui, Albus, ad aver guardato male Malfoy fin dal primo giorno. E poi, perché? Si chiese. In effetti, non c’era un motivo logico, aveva solo bisogno qualcuno su cui scaricare la sua rabbia per non essere finito dove voleva, per essersi deluso da solo. Ormai si stava abituando alla cravatta verde argento, e si era messo in testa  che Scorpius fosse antipatico. Forse, era anche un po’ geloso di lui… perché Rose aveva iniziato a fare amicizia con il biondino, e l’aveva anche difeso. Beh, non che avesse potuto difendere lui, però: Malfoy non gli aveva fatto niente, era stato lui ad iniziare. Con questi pensieri, Albus si addormentò molto presto, arrivando alla decisione che se avesse almeno provato a conoscere Scorpius, sarebbe stato meglio per tutti.

Peccato che ora fosse Scorpius a non voler avere più nulla a che fare con lui. Era rimasto molto deluso dalla reazione di Albus, aveva sperato di trovare un po’ di solidarietà almeno tra i suoi compagni Serpeverde, ma, si ritrovò a pensare, era pur sempre un Potter, e i Potter odiano i Malfoy. Certo, ogni tanto c’era qualche eccezione. Rose Weasley in teoria avrebbe dovuto odiarlo, se la regola fosse stata sempre vera, ma lei gli era simpatica, non l’aveva neanche preso in giro quando si era messo a piangere.



Nota dell'autrice:
A quanto pare, avere qualche problema con la pronuncia degli incantesimi è un difetto di famiglia ;)
Questo capitolo mi piace più del precedente, la storia sta iniziando ad avvicinarsi al "dunque". Certo, devono ancora succedere tante cose. Non so per quanto ancora riuscirò ad aggiornare la storia giornalmente, comunque cercherò di essere il più rapida possibile, perché l'attesa non piace neanche a me.
Grazie di cuore a chi mi preferisce/segue/recensisce, e anche a chi legge la storia.
Come ben sapete, sarei sempre molto lieta di ricevere i vostri pareri su quel che scrivo... per capire se piace e dove dovrei migliorare (*prosegue con la tecnica degli occhi dolci per commuovervi a lasciare un commentino*).
A presto,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 6
*** La vendetta va servita fredda ***


Capitolo VI
La vendetta va servita fredda



Scorpius Hyperion Malfoy e Albus Severus Potter non si rivolsero la parola per una settimana, finché quest’ultimo non decise che era il caso di tentare una riconciliazione. Andrew Flint ormai non li sopportava più: nel dormitorio non si poteva fare nessuna conversazione che potesse coinvolgerli contemporaneamente, e ciò stava diventando un po’ una noia. Sua cugina Rose Weasley continuava a fissarlo come dire “Beh, hai intenzione di darti una mossa?”, mentre Millicent Thompson, l’altra Serpeverde del loro anno, non si era interessata più di tanto alla faccenda, certo, avrebbe preferito che quei due la smettessero di comportarsi come due stupidi, ma la cosa non la riguardava più di tanto.

Albus e Scorpius erano rimasti per un attimo in camera da soli, perché Andrew era andato in Sala Comune. Era il momento adatto per provare a fare delle scuse. Albus aveva le mani sudate e con queste continuava a spettinarsi i capelli, non che fossero mai stati in ordine, mentre attendeva che l’orgoglio si facesse da parte lasciando spazio al coraggio di parlare. Dovette ammettere tra sé e sé che forse il Cappello Parlante aveva avuto ragione a metterlo tra i Serpeverde, ma poiché ciò gli dava ancora fastidio, servì a dargli la spinta necessaria per parlare.
“Ehm, Malfoy?”, borbottò incerto. Come si faceva a chiedere scusa? Non era poi così semplice.
“Che vuoi, Potter?” il ragazzino biondo lo guardò di sbieco, cercando di capire cosa fosse successo di così importante da convincere Albus a rivolgergli la parola.
“Ecco, io volevo… s-scusarmi”, balbettò lui. La parte difficile ormai era andata, ne era certo.
“Scusarti? – ripeté Scorpius, alzando un sopracciglio con aria scettica, - Wow” commentò.
“S-sì, insomma, ho sbagliato a dirti in faccia quella roba, l’altro giorno” aggiunse Albus. Perché quel dannato Malfoy non si limitava ad accettare le sue scuse facendo un po’ meno il sostenuto?!
“Beh, Potter, se è ciò che pensi non credo che tu abbia sbagliato a dirmelo. Bisogna essere chiari nei rapporti con le altre persone, è inutile che ti scusi se poi continui a sparlarmi dietro”, Scorpius era ben lontano dall’idea di perdonare Albus. Odiava la gente che chiedeva scusa solo per calmare le acque.
“Ma io infatti ho cambiato idea…” provò ad azzardare Albus. Sì, forse i suoi sensi di colpa potevano voler dire che stava rivalutando Malfoy. Beh, forse.
“Interessante Potter. In realtà credo sia facile da dire, questo. È dimostrarlo, il problema” spiegò Scorpius, che quando era arrabbiato oppure offeso sapeva tirar fuori un lato decisamente bastardo.
“Che cosa intendi?”, domandò Albus, stringendo gli occhi verdi. Malfoy lo stava forse sfidando?
“Sto cercando di dirti che se mi farai capire anche con il tuo comportamento che hai smesso di odiarmi, allora potrò pensare all’idea di perdonarti” chiarì Scorpius, assumendo un’espressione di sufficienza.
No, Malfoy non lo stava sfidando. Lo stava mettendo alla prova, e forse era anche peggio.
“D’accordo, Malfoy. Così sarai tu a doverti scusare per aver dubitato di me” sogghignò Albus, cercando di ribaltare la situazione, ma senza successo.
“Mmh, Potter, mi sa che tu abbia appena iniziato nel modo sbagliato… io non dubito di te, semplicemente non ho nessuna ragione per cui dovrei fidarmi di ciò che mi dici” dichiarò Scorpius, ben lontano dal cambiare le proprie idee rapidamente. Dopodiché se ne andò in Sala Comune, pensando a ciò che era appena successo. Potter che si scusava con lui… forse qualcosa di vero nelle sue parole c’era sul serio, altrimenti non l’avrebbe mai fatto.

“Ehi, ciao, Scorp!” esclamò Rose, non appena lo vide arrivare.
“Ciao, Rose! Tuo cugino mi ha chiesto scusa” annunciò Scorpius, con un tono indifferente. Non voleva dar peso alla cosa.
“E… tu? Cosa gli hai detto? Lo perdoni?” chiese Rose, preoccupata. Se Albus aveva chiesto scusa a Scorpius, allora forse il suo cervello stava iniziando a funzionare correttamente.
“Non lo so, starò a vedere. Non voglio fare la figura del fesso che accetta le scuse se non sono sincere” spiegò lui, anche se in realtà la rabbia nei confronti di Potter stava iniziando a passargli.
“Beh, se si è scusato, credo che abbia capito. Altrimenti, a parte che avrebbe già potuto farlo da un pezzo, sono convinta che non si sarebbe scusato affatto. Lo conosco da undici anni, lo so come funziona il suo cervello, almeno credo” gli disse Rose, attorcigliandosi una ciocca di capelli con l’indice della mano destra.
In risposta, Scorpius alzò le spalle e mormorò qualcosa di simile a un “se lo dici tu…”.
 
Molti piani più in alto, nella Torre di Grifondoro, precisamente nella Sala Comune della Casa rosso oro, era in atto un’accesa discussione a proposito del Quidditch. Il Capitano della squadra, un ragazzo del quarto anno di nome William Baston, figlio del famoso giocatore Oliver, aveva infatti appeso nella bacheca della Sala un foglio con scritte le date dei provini per la squadra. Anche i giocatori degli anni precedenti avrebbero dovuto parteciparvi, non sarebbero stati automaticamente ammessi, nel caso ci fosse stato qualche nuovo talento migliore di loro.
“Io mi proporrò come Cercatore, devo essere il degno successore di mio padre” stava dicendo James Sirius Potter, che adorava il Quidditch in una maniera spropositata, ed era felice di poter finalmente tenere un manico di scopa lì ad Hogwarts, ora che era al secondo anno. Usava ancora la vecchia Firebolt di suo padre, che per quanto non fosse più l’ultimo modello, restava comunque un’ottima scopa più che rispettabile.
“E bravo il mio cuginetto, - disse Fred, dandogli un’amichevole pacca sulla spalla, - a me quel che importa è entrarci, in quella squadra! In quanto al ruolo, fa lo stesso, l’importante è che mi prendano”.
“Beh, anche io, allora! Però potendo scegliere…” aggiunse James, immaginandosi alla ricerca del Boccino d’Oro durante una partita avvincente.
“Io il Quidditch preferisco guardarlo, - intervenne Molly, - e poi il mio Charles gioca nella squadra di Tassorosso, e se dovessi gareggiare contro di lui perderei la concentrazione”.
“Non che qualcuno ti voglia nella squadra, Molly cara… non potrò mai dimenticare quando, due anni fa, durante la tua prima lezione di volo, ti sei andata a schiantare contro un albero!” ricordò Fred, sghignazzando.
“Sì, sei davvero molto spiritoso, Freddino” ridacchiò lei, sperando di farlo arrabbiare.
“Non chiamarmi in quel modo!” strillò lui, arrabbiato. Molly era riuscita nel suo intento. I due iniziarono a farsi dispetti stupidi come due bambini che litigano, e James li squadrò con aria di superiorità. Molly stava dando dei colpi sulle mani di Fred perché lui le aveva tirato le trecce. Erano uno spettacolo leggermente comico.
“Va beh, se dovete stare qui a farvi i dispetti, io vado a parlare di Quidditch con qualcuno che ne ha più voglia di voi”, dichiarò James, alzandosi e dirigendosi verso un gruppo di ragazzi del quarto e quinto anno, tra cui c’era anche William Baston.
 
La mattina seguente, arrivarono molte lettere da casa, quasi i genitori si fossero messi d’accordo per scrivere tutti insieme.
Scorpius aprì la pergamena che gli era appena stata consegnata dal suo gufo, Silver.
Caro Scorpius,
tua madre mi ha chiesto di allegare a questa lettera un pacchetto di biscotti fatti da lei.
Come va a scuola? Impegnati sempre negli esami e non sfigurare. Ho scoperto che nel tuo anno ci sono i figli di Potter e Weasley, fammi sapere se si comportano male con te, perché farò passare loro la voglia.
Rispondi presto,
tuo padre, Draco

Notò subito il sacchetto pieno di biscotti che gli aveva consegnato Silver. Erano quelli che adorava fin da quando era piccolo, e non riuscì a trattenersi dal mangiarne uno prima di iniziare a rispondere.
Caro papà e cara mamma,
grazie per i biscotti, sono buoni come sempre.
A scuola sono bravo, credo, beh gli insegnanti sono contenti, quindi credo che vada bene.
Non so se sai anche che Potter e la Weasley sono finiti a Serpeverde con me, in ogni caso ora te l’ho detto. Comunque non sono loro il problema, anzi, Rose Weasley è simpatica.
Era indeciso se scrivere anche che l’aveva aiutato contro i due bulli di Grifondoro, ma pensò che intanto avrebbe aspettato di vedere la reazione di suo padre di fronte alla sua amicizia con Rose.
Tuttavia ci sono due esseri di Grifondoro, parecchio grossi, che ce l’hanno con me fin dal primo giorno. Non so come si chiamino, ma sono più grandi di me.
A presto,
Scorpius

Mentre lui dava la lettera a Silver, Albus stava leggendo la pergamena che gli era appena arrivata.
Caro Albus,
Rose ci ha detto che siete stati Smistati a Serpeverde e che non l’avevi presa granché bene all’inizio, comunque ti ribadiamo che a noi non importa dove sei capitato, purché tu ti trovi bene. Come va con il figlio di Malfoy? Come si comporta nei tuoi confronti?
Mandaci un gufo ogni volta che dovessi avere bisogno di noi,
ti vogliamo bene,
Mamma e papà

Si chiese perché Rose non si facesse mai gli affari suoi, poi prese una penna e iniziò a scrivere.
Cari mamma e papà,
purtroppo quel che ha detto Rose è la verità, ma non mi trovo poi così male. Ho fatto amicizia con uno che si chiama Andrew Flint, mentre Malfoy a me non sta molto simpatico, ma è sempre appiccicato a Rose.
Scrivetemi presto,
Albus
Anche al tavolo di Grifondoro era arrivata molta posta. Harry e Ginny avevano scritto anche al loro primogenito, che li informò riguardo alla sua intenzione di fare il provino per la squadra di Quidditch.
Victoire, invece, aveva ricevuto una lettera di Ted, e stava pensando alle cose più romantiche da scrivere nella risposta. Durante i suoi primi anni ad Hogwarts, Victoire era stata una ragazza frivola, e aveva avuto una buona quantità di ragazzi, attirati dalla sua bellezza, ma durante il suo quinto anno si era innamorata di Ted Lupin, e da quel momento non le era più importato nulla di nessun altro pretendente.
 
Rose, durante le sue prime settimane di scuola, si era convinta che più o meno tutti i ragazzi del suo anno fossero simpatici o, come minimo, tollerabili. Già dalla fine di settembre, però, fu costretta a ricredersi.
Quel giorno c’era una verifica di Incantesimi, riguardo al Lumos e al Nox. Rose non si ricordava la risposta alla domanda numero nove, ovvero “Qual è il corretto movimento della mano per eseguire un incantesimo di Spegnimento?”, allora aveva chiesto un suggerimento a Scorpius, che aveva già terminato il test. Lui le aveva già risposto, quando una ragazzina Tassorosso dalla voce stridula, Isabella Povon, aveva alzato la mano, strillando: “Professore! Professor Vitious! Malfoy sta suggerendo alla Weasley!”.
I due la fissarono restando per un attimo quasi pietrificati, poi entrambi i loro cervelli da perfetti Serpeverde iniziarono a pianificare qualche atroce vendetta. Infatti Vitious, che non era particolarmente fiducioso nei confronti dei componenti della loro Casa, credette alla Povon, e diede una punizione a Rose e Scorpius: quella sera avrebbero dovuto aiutare Gazza a spolverare dei trofei.

“Mi dispiace, Scorp”, si scusò Rose, non appena l’ora fu terminata.
“Figurati, non è colpa tua, ma se io solo acciuffo quella stronza gliela faccio pagare!” esclamò Scorpius, rabbioso e con voglia di vendetta.
“Di sicuro ti darò una mano! La gente non si sa mai fare gli affari suoi!” si lamentò Rose, sbuffando.
Proprio in quel momento, si ritrovarono davanti la causa della loro rabbia. Rose non resistette dal dirgliene quattro.
“Guarda chi si vede! Ora che hai fatto la spia, sei felice, Povon?” le chiese, guardandola in cagnesco, stringendo gli occhi azzurri facendoli diventare due fessure color ghiaccio.
“Stavi copiando, non è una cosa leale da fare in un compito in classe!” rispose la Povon, ricambiando lo sguardo di inimicizia.
“Sì, ma, voglio dire, è una cosa che ti riguarda? Avevo forse chiesto qualcosa a te?” ribatté Rose, sentendo crescere la rabbia dentro di sé.
“Non importa, stavi facendo una cosa scorretta!” esclamò Isabella, andandosene via insieme alla sua amica Elizabeth Allen.
Rose rimase ferma un attimo in mezzo al corridoio, con Scorpius al suo fianco, poi gli disse: “Io ora le seguo. Voglio sentire cos’avranno di interessante da dire su di me, così dopo avrò una buona scusa per affatturarle”, e si incamminò nella direzione delle due Tassorosso. Scorpius le andò dietro, prima che potesse combinare qualche guaio e beccarsi mesi di punizione in più.

“La Weasley è davvero insopportabile, - confidò Isabella, rivolta alla sua amica, - hai visto com’è irritabile?”
“Beh dai, non è così antipatica, certo, come tutti i Serpeverde, ama imbrogliare… ne abbiamo avuto la prova oggi” le rispose Elizabeth, alzando le spalle.
Rose sentì questa conversazione tra le due ragazze, e la sua mano andò istintivamente alla bacchetta, ma Scorpius le fermò il braccio.
“Se le affatturi adesso, sempre che tu riesca a combinare qualcosa, oltre a togliere dei punti alla nostra Casa, ti beccherai una punizione in più, non ti conviene!” le spiegò lui.
“Giusto… mi gusterò una bella vendetta, servita ben fredda, - rispose Rose, - però non resisto, devo far loro vedere che le ho sentite”.
“Oh, d’accordo” esclamò Scorpius, seguendola.
Rose affrettò il passo, fino ad arrivare di fianco ad Elizabeth ed Isabella, dando una spallata a quest’ultima, sussurrando, minacciosa: “Prima di parlar male di qualcuno, controlla di non avercelo alle spalle. Consiglio spassionato, eh!”, poi se ne andò, mentre Scorpius lanciò una fredda occhiata nella loro direzione. 




Nota dell'autrice:
Salve a tutti, e grazie a voi che preferite/seguite/recensite/leggete la mia storia. :)
Volevo aspettare un po' a pubblicare questo capitolo, ma non ce l'ho fatta... era lì, pronto, che mi guardava, e non potevo ignorare le sue richieste!
Ormai ve l'ho ripetuto fino alla nausea, ma ve lo dirò ancora: le vostre recensioni sono sempre apprezzate (ovviamente se non sono offese gratuite), quindi non siate timidi e lasciatene tante ;)
Ho già iniziato il settimo capitolo, e mi sa che quando sarà pronto non riuscirò a resistere dal pubblicarlo subito... beh, si vedrà.
Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate di quel che ho combinato sta volta...
Alla prossima,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 7
*** Aggressione ***


Capitolo VII
Aggressione



Con l’arrivo di ottobre, nella bacheca della sala comune di Serpeverde comparve l’avviso dell’inizio delle lezioni di Volo per i ragazzi del primo anno. Sarebbero cominciate il tre, durante il pomeriggio, e le avrebbero trascorse insieme ai Grifondoro.
“Accidenti! – esclamò Rose, non appena ebbe letto la notizia, - perché non siamo con i Tassorosso? Così almeno avrei potuto buttare la Povon giù dalla scopa, sempre che quella riesca a salirci senza cadere prima”. Era passato qualche giorno dalla verifica di Incantesimi, ma Rose non si era affatto scordata di quel che era successo.
“Dai, cuginetta, - le disse Albus, battendole una pacca sulla spalla, - ti vendicherai in un altro modo, magari meno violento”.
“Oh, sul fatto che mi vendicherò puoi starne certo… - ribatté lei, - ma non so se sarà meno violento!”.
“Beh, hai ragione, Rose! È stata davvero odiosa”, ammise Millicent, che in genere trovava tutti simpatici; infatti presto aggiunse: “Però non l’ha fatto con cattiveria, secondo me”.
“Mi chiedo come hai fatto a finire a Serpeverde se per te sono tutti buoni e gentili, in qualche modo” le disse Rose, scherzosamente.
“Mmm, non ne sarei così sicura, sai! Quando mi arrabbio potrei diventare velenosa come una serpe, sul serio, ma in generale preferisco valutare la situazione prima di agire, in modo da trovare il modo più conveniente per farlo” spiegò Millicent, sorridendo.
“Allora ritiro quello che ho detto! – ridacchiò Rose, - beh, io vado in biblioteca a fare il tema di Pozioni, se qualcuno volesse venire”.
La seguirono Andrew e Scorpius, mentre Albus e Millicent preferirono restare in sala comune un altro po’.
 
I pochi giorni che li separavano dal tre ottobre passarono in fretta, e quando arrivò il fatidico giorno, tra i ragazzi del primo anno si potevano registrare diversi umori ed emozioni. C’era chi non vedeva l’ora di salire per la prima volta su una scopa, chi sapeva già volare e chi invece sperava che la lezione saltasse o venisse rimandata all’infinito, per paura di cadere o di far brutta figura.
La professoressa di Volo, Madama Bumb, portò fuori la classe e consegnò una scopa a ciascun alunno. Dopodiché spiegò loro come fare a salirci, nonostante molti lo sapessero già: bisognava mettersi in modo da avere la mano destra vicino alla scopa, e dire “Su!” in modo convinto per far sì che questa si sollevasse. Rose, Andrew, Albus, Scorpius e due Grifondoro non ebbero problemi perché erano già capaci, mentre la scopa di Millicent non aveva alcuna intenzione di obbedirle. Impiegò come minimo cinque minuti a convincerla a saltarle in mano, ma non appena la Bumb li lasciò volare un po’, le cose non andarono affatto meglio, anzi. La ragazza cercava di volare affiancata alla sua amica Jane Randall, ma nessuna delle due ci aveva mai provato prima, e l’unica cosa che ottennero fu scontrarsi tra loro perché si erano tagliate la strada a vicenda. Caddero entrambe, fortunatamente non da un’altezza eccessiva, e finirono entrambe in infermeria perché Millicent si era slogata entrambe le caviglie, mentre Jane si era rotta il braccio destro. Madama Chips, non appena vide le due ragazze, scosse la testa con aria di disapprovazione: i manici di scopa erano pericolosi, lo diceva sempre, ma nessuno l’ascoltava.
 
Intanto, tutte le lezioni con i Tassorosso, Incantesimi e Difesa Contro le Arti Oscure, per Rose stavano diventando una vera tortura. Doversi ritrovare sempre attorno la riccia testa della Povon senza poterle fare nulla richiedeva un grande spreco di energia. Tutte le volte stressava Scorpius con quest’argomento, e lui continuava a ripeterle che questa era solo la “calma prima della tempesta”, che non appena si fosse presentato il momento ideale avrebbero dato una bella lezione a quella spia. Per il momento, Rose si limitava a tirare frecciatine alla Povon, sperando di farla arrabbiare o almeno di infastidirla.
“Oh, Povon… cosa ci fai qui davanti a me? Non hai paura che butti l’occhio sulla tua pergamena e che magari io possa carpire qualche preziosissima informazione segreta scritta da te?” iniziò Rose, quando, durante una lezione di Difesa Contro le Arti Oscure, Isabella e la sua amica Elizabeth si erano sedute nel banco davanti a quello di Rose e Scorpius.
“Weasley, taci, se non hai nulla di meglio da dire, ci fai una figura migliore” ribatté la Povon, sospirando seccata, voltandosi in avanti in modo da evitare di vedere la Weasley e il suo amichetto in faccia.
Rose sbuffò, e iniziò a calciarle la sedia, giusto per darle noia in qualche modo.
“Professor McCartney! Rose Weasley mi tira i calci alla sedia” strillò la Povon, per farla pagare alla Weasley, decisamente la trovava insopportabile e piena di sé.
“Signorina Weasley, smettila subito; due punti in meno a Serpeverde!” esclamò McCartney, guardando Rose con aria di rimprovero.
“Dici che se le spacco in testa il calamaio mi toglie degli altri punti?” sussurrò Rose, rivolta a Scorpius.
“Sì, credo che questo non sia il momento migliore, però non è una cattiva idea, come vendetta” ammise lui.
“Beh, credo che dovrò fargliela pagare anche per oggi! Ma quanto la odio?!” sbottò Rose, stringendo i denti e mettendo le braccia ai fianchi in un tentativo di sbollire la rabbia.
“Già, è proprio antipatica” la assecondò Scorpius, imbronciato.
 
Quel pomeriggio furono svolti i provini per la squadra di Quidditch di Grifondoro. L’esito, però, non soddisfò tutti nella stessa maniera.
James entrò nella sala comune incredulo e saltellante, annunciando a chiunque gli passasse attorno che lui era diventato il Cercatore di Grifondoro. William Baston, quando l’aveva ammesso nella squadra, gli aveva detto che aveva sicuramente ereditato il talento da suo padre. Fred, invece, aveva l’aria un po’ abbattuta, nonostante non fosse del tutto deluso. Era entrato nella squadra come Cacciatore, e questo lo rendeva felice, ma era stato rifiutato nel ruolo di Battitore perché si erano proposti due ragazzi, grandi e grossi, probabilmente del quinto anno, che gli avevano soffiato il posto. Secondo Fred, il cui orgoglio era stato terribilmente ferito, sembravano due sottospecie di Troll. E probabilmente, dall’aria così intelligente che dimostravano, anche a scuola prendevano tutti Troll, pensava lui, per tirarsi su il morale.
 
Non molto tempo dopo, ci fu la prima partita del torneo di Quidditch, disputata tra Grifondoro e Corvonero. Praticamente tutta la scuola era sugli spalti a guardare la partita, e a tifare per l’una o per l’altra Casa. Rose sosteneva i Grifondoro, a causa delle gentili esortazioni di James, che l’aveva minacciata di dolorose e atroci sofferenze se non l’avesse tifato durante la sua prima partita da Cercatore. Anche Albus tifava per la squadra del fratello, mentre Andrew simpatizzava per i Corvonero. Millicent e Scorpius si dichiararono neutrali, ma quest’ultimo cambiò idea non appena vide i componenti della squadra di Grifondoro.
William Baston era il Portiere, come lo era stato suo padre in passato, il Cercatore era James Potter e i Cacciatori erano due ragazze a lui sconosciute e quello che riconobbe come Fred Weasley, e fin qui, poteva anche andare. Non appena gettò lo sguardo sui Battitori, però, ci rimase di sasso: erano quei due odiosi bulli che si divertivano a tormentare lui e Rose.
“Rose…” disse, rivolto alla sua amica, tirandole una manica della veste.
“Che c’è?” domandò lei, leggermente scocciata: stava guardando suo cugino James svolazzare qua e là in attesa del Boccino.
“Hai visto i Battitori di Grifondoro?” domandò lui, tirandosi indietro i capelli con la mano.
“No, perché? …Oh” sussurrò, sorpresa, non appena si accorse di chi si trattasse, quindi aggiunse: “Quei due cosi sarebbero i Battitori? Sì, in effetti li vedo adatti a quel ruolo, con il loro fisico robusto. Mi domando solo come mai non si siano ancora tirati la mazza in testa a vicenda…”.
“Forse perché non sono proprio così stupidi come li ritieni tu?” azzardò Scorpius.
Lei mugugnò qualcosa di incomprensibile, che sembrava comunque contrariare l’opinione di Scorpius.
“Ci vuole cattiveria a prendersela con un ragazzino grande la metà di loro fin dalla prima volta che lo vedono. Sono troppo bastardi per essere stupidi, quei due” spiegò lui.
L’attenzione di Rose, ora, non sembrava più rivolta alla partita. “Giusto… non mi hai ancora detto come hanno fatto a trovare proprio te fin dal primo giorno, e a decidere di odiarti” esclamò lei, curiosa.
“Ehm, troviamoci un posto un po’ più isolato che ti spiego” borbottò Scorpius, dirigendosi verso una zona vuota delle tribune, con Rose che lo seguiva.
“Vai, ti ascolto” disse Rose, appoggiandogli una mano sopra al ginocchio.
Scorpius iniziò a parlare: “Beh… ho visto quei due tipi che mi osservavano già dal binario 9 e ¾, ma non sapevo bene che intenzioni avessero. Quando sono salito sul treno, mentre ero alla ricerca di uno scompartimento, ho sentito qualcuno spingermi da dietro, e ho rischiato di cadere a terra a faccia in avanti. Mi sono girato per vedere chi fosse stato, e li ho visti. Allora il più grosso ha detto che i luridi figli di Mangiamorte non dovrebbero andare a Hogwarts, e il suo compare ha aggiunto che ci avrebbero pensato loro a farmi passare la voglia di stare lì. Così sono scappato, arrivando fino a dove eravate voi, e poi già lo sai cos’è successo”. Mentre stava raccontando, aveva iniziato a stritolare la mano di Rose per sfogare la rabbia e la tristezza che provava. Lei la ritrasse e gliela mise sulla spalla, dichiarando: “Gli unici che non hanno diritto di stare a Hogwarts sono loro due”. Poi si alzò e ritornò in una postazione in cui si poteva seguire la partita, quando le sfrecciò davanti James, che aveva appena catturato il Boccino. Si sentì echeggiare la voce del commentatore che dichiarava: “Grifondoro vince! James Sirius Potter ha preso il Boccino d’Oro! Il risultato della partita è 270 a 120!”. Così dalle tribune con gli stendardi rosso oro partì un forte urlo di trionfo, e tutti i Grifondoro si catapultarono in sala comune a gustarsi il primo successo dell’anno.
“Congratulazioni, James! Sei stato proprio bravo, - esclamò Rose, quando, in Sala Grande, riuscì finalmente ad intercettare il cugino, - mi sai dire come si chiamano i due Battitori?”.
“Robert Ferguson quello più grosso e Daniel West l’altro… Sono al quinto anno. Ma perché me lo chiedi?” domandò James, dubbioso. Non poteva credere che alla cugina interessasse uno di quegli scimmioni.
“Oh, a puro scopo informativo! Grazie cuginetto!” disse Rose, prima di correre via verso i sotterranei.
 
“Fantastico Rose. Ora che sappiamo i loro nomi, possiamo andare a denunciarli alla Harrison, così non appena escono dalla punizione possono ridurci in polpette!” ironizzò Scorpius, visto l’entusiasmo di Rose per l’informazione che si era appena procurata.
“Ma cos’hai capito? – saltò su lei, - a parte che più si sa meglio è, ora possiamo indagare su di loro”.
“Che cosa intendi?” chiese lui, fissandola molto dubbioso.
“Voglio dire che magari i tuoi genitori sanno qualcosa sulle loro famiglie, se, ad esempio, ce l’hanno con voi già da tempo, o se c’è qualsiasi altra cosa della loro storia che possa spingerli ad odiarti così” spiegò Rose.
“Certo, ma di certo questo non servirà nulla a farli smettere” ribatté Scorpius, stringendo le labbra.
“Anche questo è vero” aggiunse Rose, alzando le spalle, con aria rassegnata.
 
Nei giorni seguenti, Rose si ricordò delle lezioni di Incantesimi che le aveva dato sua cugina Dominique un po’ di tempo prima, e del fatto che doveva ancora insegnare a Scorpius ciò che aveva imparato: ovvero più o meno nulla, ma questo era un altro discorso.
Scorpius si rivelò un po’ meglio di lei nell’argomento. I due si erano dati appuntamento nella Stanza delle Necessità, e, mentre Rose continuava ad avere difficoltà, Scorpius riuscì a padroneggiare almeno il Petrificus Totalus, al contrario con l’Expelliarmus era suppergiù un disastro.
Stavano giusto tornando ai sotterranei, quando si sentì un grido: “Stupeficium!” e Scorpius cadde a terra, colpito da un incantesimo, ma Rose non fece in tempo a voltarsi per vedere chi era stato perché venne Schiantata anche lei.




Nota dell'autrice:
Salve a tutti! :) Il capitolo è abbastanza breve, ma mi sembrava il caso di interromperlo qua.
Come sempre ringrazio tantissimo chi mi recensisce/ricorda/preferisce/segue e un grazie anche a chi riesce a leggere tutto quel che scrivo prima di chiudere la pagina. ;)
Vi invito, come sempre, a lasciare una piccola recensioncina per farmi capire cosa ne pensate.
Al momento ho il progetto di scrivere un'altra fan fiction che possa essere considerata come un prequel di questa, ma che sia leggibile anche in modo indipendente. La storia sarà scritta seguendo il POV di Draco Malfoy, e racconterà di come ha conosciuto Astoria e di tutto quel che è successo tra loro. In ogni caso la pubblicherò solo quando sarà pronta sul mio computer, e non so tra quanto, quindi. Magari in seguito farò la stessa cosa anche per la famiglia Weasley/Potter, ma non garantisco nulla. Sto solo esponendo le mie manie da pazza con istinti da fanwriter (?), quindi perdonatemi.
Comunque ci si risentirà nei prossimi giorni, quando pubblicherò il prossimo capitolo.
Aspetto i vostri pareri,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 8
*** Promessa ***


Capitolo VIII
Promessa



Era ormai venuta l’ora di andare a dormire, quando, nella sala comune di Serpeverde, Albus, Andrew e Millicent si accorsero che i loro due compagni non erano ancora ritornati.
“Magari Rose è andata a trovare i nostri cugini Grifondoro…” suppose Albus, poco convinto delle proprie parole.
“Eh, e allora Scorpius?” domandò Millicent, rendendosi conto dell’insensatezza delle parole dell’amico.
“Non ne ho idea” ammise Albus.
“Facciamo così, - propose Andrew, - se entro domattina non sono tornati, lo diremo alla preside. Non mettiamoli nei guai se stanno semplicemente facendo una passeggiata notturna”.
La sua idea venne apprezzata, così, tutti un po’ preoccupati, ma cercando di mantenere la calma, andarono nelle proprie camere e si addormentarono.
 
Di Rose e Scorpius, però, non vi fu ombra per tutta la notte, così i tre Serpeverde andarono ad avvisare il direttore della loro Casa, il professor Lumacorno.
“Professore, - cominciò Albus, in ansia per Rose, - Rose Weasley e Scorpius Malfoy ieri sera non sono rientrati in sala comune, e non sono ricomparsi neanche ora”.
Lumacorno si stupì per un attimo, poi disse: “Bisogna informare la preside, deciderà lei cosa fare”.
Mrs Harrison, non appena fu a conoscenza della notizia, iniziò ad agitarsi, e ordinò che i Prefetti, i Caposcuola, gli insegnanti e persino i fantasmi iniziassero a setacciare la scuola alla ricerca dei due ragazzi scomparsi. Prima di mandare un gufo ai genitori, facendoli preoccupare magari eccessivamente, era meglio essere sicuri che non fossero più nel castello.
“Ehi… aspettami!” gridò Naomi Carter, Prefetto del sesto anno di Tassorosso, rivolta all’altro Prefetto della sua Casa del suo anno. I due si trovavano su un corridoio del terzo piano, quando la ragazza iniziò a correre per raggiungere il compagno e, improvvisamente, inciampò su qualcosa e finì per terra.
L’altro, Tom Jackson, sentendo il tonfo si voltò e vide la ragazza caduta per terra.
“Carter, ora non sai neanche più camminare?” le domandò, ridacchiando.
“Non sei spiritoso, Jackson, e poi qua per terra c’è qualcosa” esclamò lei, innervosita.
Tom, incuriosito, si avvicinò. Effettivamente, poco lontano dai piedi di Naomi, c’era qualcosa, anche se non sembrava: era come se l’aria fosse diventata solida, in quel punto.
“Vado a chiamare la preside” disse il ragazzo, iniziando a correre.
Mrs Harrison arrivò, tutta trafelata, pochi minuti dopo, accompagnata da Tom Jackson e dal professor McCartney. Quest’ultimo, puntando la bacchetta verso l’aria solida, pronunciò: “Homenum Revelio”, e all’improvviso due figure comparvero. Erano Rose Weasley e Scorpius Malfoy, svenuti.
“Signor Jackson! Vada a dire a Madama Chips che prepari due letti per i signorini qui presenti e avvisi gli altri che le ricerche sono finite!” ordinò la preside.
“Sono stati Schiantati e poi nascosti con un incantesimo di Disillusione” dichiarò McCartney, dopo aver osservato i corpi dei due ragazzini. Essendo il professore di Difesa contro le Arti Oscure, era esperto di queste cose. Poi si rivolse a Naomi: “Tutto a posto, signorina Carter?”. Lei annuì, nonostante la caduta non si era fatta niente, per fortuna.
 
Innerva”.
Rose Weasley aprì gli occhi. Come mai c’era luce? Fino a un attimo prima era sera! E perché era lì in infermeria? Era in un corridoio al terzo piano e stava scendendo verso i sotterranei insieme a Scorpius… Poi si ricordò degli Schiantesimi.
Nel letto dell’infermeria di fronte a lei, vide Scorpius, anche lui appena rinvenuto.
Poi dopo un attimo arrivò la preside insieme a Madama Chips.
“Avete visto chi è stato?” domandò Mrs Harrison, guardando prima uno e poi l’altra.
“No”, risposero in coro, scuotendo la testa.
“E avete un idea di chi potrebbe essere stato? Potremmo verificare con il Prior Incantatio…” aggiunse la preside.
“Sì. Robert Ferguson e Daniel West, quinto anno di Grifondoro… ma magari potrebbero aver usato la bacchetta di qualcun altro…” spiegò Rose.
“Provvederemo a verificare, grazie dell’informazione” disse la Harrison, poi lasciò i due ragazzi alle cure della Chips.
 
“Fortuna che i Grifondoro dovrebbero essere leali nei combattimenti… attaccare alle spalle, wow…” commentò Scorpius, non appena la Chips se ne fu andata, dicendo loro di riposare.
“Sì, ma sono pericolosi, quelli… sanno già fare gli Schiantesimi…” aggiunse Rose, abbastanza sconvolta.
“Te l’avevo detto che non erano così scemi come sembravano” le ribadì Scorpius.
“E allora avevi ragione, - ribatté lei, stizzita, - ma non è più sicuro per noi girare con quei due nel castello”.
“Speriamo che la Harrison li incastri, ma temo che avranno usato una bacchetta non loro… certo che come hanno fatto a sapere che eravamo lì?” si chiese il ragazzo.
“In effetti tutto ciò è strano, ma forse volevano divertirsi un po’ alle spalle di qualcun altro” ipotizzò Rose.
“Conoscendoli, è probabile”, ammise Scorpius.
La loro conversazione si concluse lì, però, perché la Chips ritornò nell’infermeria e li minacciò di dar loro una pozione apposta se non si fossero subito messi a dormire.
 
Per fortuna, Rose e Scorpius si ripresero abbastanza in fretta, così, nel giro di un giorno, la Chips permise loro di tornare nei sotterranei, ma prima sarebbero dovuti passare dall’ufficio della preside, a cui, disse loro, piaceva il succo di zucca.
Recitando davanti al gargoyle di pietra “Succo di zucca”, infatti, quello si spostò, lasciandoli passare.
Nell’ufficio della preside c’era già qualcuno, che non era lei, e neppure i Battitori di Grifondoro.
Era James Sirius Potter, e aveva un’aria sconvolta.
“James? Cosa ci fai qua?” lo interrogò Rose, non appena lo vide.
“I-in realtà p-piacerebbe saperlo anche a m-me” balbettò lui in risposta.
“Che cosa intendi?” indagò la ragazza, aggrottando la fronte.
“Che no-non sono stato io!” piagnucolò lui, diventando isterico. Rose non fece in tempo a chiedergli a fare cosa, perché Mrs Harrison entrò nel proprio ufficio.
“Bene, ragazzi, - spiegò, - abbiamo sequestrato tutte le bacchette della scuola e utilizzato il Prior Incantatio per verificare gli incantesimi svolti ultimamente. La bacchetta responsabile della vostra aggressione è senza dubbio quella del qui presente James Potter”.
“Non è possibile” dissero in coro Rose e Scorpius, scuotendo la testa.
“Preside… vede… l-lo dicono anche l-loro! Io non s-so fare u-uno Schiantacoso!” dichiarò James, ormai in lacrime. L’avrebbero espulso? Non era stato lui…
“Mrs Harrison, non è detto che sia stato il proprietario della bacchetta a compiere l’incantesimo” aggiunse Rose. Era certa del fatto che fossero stati i due Battitori di Grifondoro, gli unici con il movente e, evidentemente, anche l’abilità adatti. Oramai era quasi certa di avere persino riconosciuto la voce.
“Fino a prova contraria, è detto” concluse la preside, inflessibile.
“Cosa gli farà?” domandò Rose, preoccupata per la sorte di James.
“Intanto, manderemo un gufo a casa, abbiamo già provveduto a togliere cento punti a Grifondoro e passerà tutte le sere dell’anno ad aiutare Gazza nelle pulizie della scuola. Deve solo essere grato che non l’abbiamo direttamente espulso” annunciò Mrs Harrison con voce piatta.
Ma non è giusto!” strillarono tutti e tre i ragazzi in coro, persino Scorpius, che per quanto non amasse Potter, voleva trovare il modo di farla pagare agli effettivi responsabili. Non potevano scampare la punizione anche quella volta.
“Non siete voi l’autorità che stabilisce ciò che è giusto” finì la preside, e con questo li sbatté fuori dall’ufficio.
 
“Albus!” gridò Rose, non appena entrò in sala comune, e gettò le braccia al collo del cugino.
“Io lo so che non è stato James, - disse la ragazza piangendo, - non è colpa sua”.
“Noi sappiamo chi è stato, ma non ne abbiamo le prove” spiegò Scorpius, mantenendo il suo solito contegno da Malfoy, ma si vedeva che era irritato.
“E allora vi aiuterò! Li incastreremo in qualche modo!” proclamò Albus.
“È una promessa, Potter?” gli domandò Scorpius.
“Sì, Malfoy” rispose l’altro, porgendogli la mano.
Lui la strinse e, anche se con aria diffidente, gli disse: “Puoi chiamarmi Scorpius”.
 
Cari papà e mamma,
non è stato James. Qualsiasi cosa vi dicano da scuola, non è colpa sua. Lo confermano anche Rose e Scorpius. Non mandategli nessuna Strillettera, né fategli nulla di male.
Albus
“Direi che può andare” approvò Rose, leggendo la lettera. Anche Scorpius annuì.
“Perfetto, allora vado in Guferia a prendere Snow e mando la posta a casa” dichiarò Albus, uscendo a passo svelto dalla sala comune. Snow era la civetta di Albus, chiamata così a causa delle sue piume: bianche come la neve.
Dopo pochi minuti tornò indietro dichiarando che la missione era compiuta.
“Bene. E ora iniziamo a pensare a qualcosa da fare contro quei due bastardi” annunciò Scorpius.
“Senza farci ridurre in polpette, oserei dire” aggiunse Rose, mettendo in chiaro le cose.
“Già” confermò Albus, che ci teneva alla propria salute.
“E poi, a proposito di vendette, non abbiamo ancora fatto nulla per farla pagare alla Povon!” saltò su Rose, cambiando argomento.
Albus li guardò con aria interrogativa: “Povon?”.
“Quella schifosa spia di Tassorosso” gli spiegò Scorpius.
“Ah, giusto! Beh, se c’è da farla pagare a qualcuno, io ci sto” confermò Albus, mostrando il suo lato vendicativo.





Nota dell'autrice (se vogliamo chiamarla così :P

Ecco a voi l'ottavo capitolo! Come sempre grazie di cuore a tutti voi che recensite/seguite/preferite/ricordate/leggete la storia! Ho capito che i capitoli troppo lunghi non fanno per me, dovrete accontentarvi u.u
*si mette in ginocchio* mi lasciate qualche commentino sulla storia? Se avete anche qualcosa da correggermi o farmi notare, purché lo scriviate educatamente, mi fareste comunque piacere! Non mordo! :)
Ci si rivede tra qualche giorno con il prossimo capitolo,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 9
*** Ops, scusa, non ho fatto apposta! ***


Capitolo IX
"Ops, scusa, non ho fatto apposta!"



I giorni passarono rapidamente, e ormai ottobre si avviava alla fine.
Era una giornata un po’ nuvolosa e con un fastidioso vento freddo, ed Albus, Rose e Scorpius si recarono svogliatamente a Difesa contro le Arti Oscure.
“Bene, ragazzi, avete portato i temi che vi ho assegnato la volta scorsa?” domandò il professor McCartney, rivolto alla sua classe di Serpeverde e Tassorosso.
“Sì” rispose un coro di voci, alcune più convinte e altre meno. Scorpius si alzò per andare a consegnare il suo tema a McCartney, e nel fare ciò passò di fianco al banco della Povon, che stava ricontrollando il proprio per l’ennesima volta. Così gli venne un’idea. Il ragazzo finse di inciampare e, per evitare di cadere, buttò la propria mano sopra al banco della Povon, rovesciando l’intero contenuto del contenitore dell’inchiostro sopra al tema della ragazza, che rimase quasi paralizzata dallo stupore misto all’odio.
“Ops, scusa, non ho fatto apposta” le disse lui, esibendo un ghigno malefico.
Professore! – si lamentò Isabella, - Malfoy mi ha rovinato il tema!”.
“Non era mia intenzione, - si scusò lui, rivolto all’insegnante, e nel frattempo fece l’occhiolino a Rose, - stavo cadendo”.
“Signorina Povon, la smetta di lamentarsi. Non è di certo un dramma, per questa volta chiuderò un occhio e non le metterò un Troll” le riferì McCartney, con aria comprensiva, ma allo stesso tempo seccata.
Alla fine dell’ora, Rose e Scorpius, seguiti da Albus, passarono di fianco alla Povon e alla sua amichetta, dichiarando, con aria minacciosa: “Questo è solo l’inizio. Imparerai presto cosa significa inimicarti dei Serpeverde”.
La Povon li guardò con aria sconcertata, ma non fece in tempo a ribattere, perché i tre erano già corsi avanti. “Quanto la odio…” borbottò Rose tra sé.
 
Ora che Albus e Scorpius si erano un po’ riappacificati e avevano un rapporto più civile, le cose in sala comune andavano meglio, non c’era più quello scambio freddo di occhiate dei giorni precedenti. Certo, Scorpius restava più amico di Rose e Albus di Andrew, ma ora che avevano un risultato comune da ottenere, si sentivano più legati tra loro.
La sera del ventiquattro ottobre, Mrs Harrison fece un annuncio in Sala Grande, dopo l’ora di cena. Non appena iniziò a parlare, dal tavolo di Serpeverde partirono tre sguardi pieni di disprezzo rivolti nella sua direzione, non tanto per quello che stava dicendo, ma per il comportamento che aveva avuto precedentemente.
“Buonasera a tutti voi, ragazzi e ragazze! Come ben sapete, tra una settimana sarà Halloween e pertanto ci sarà, come di consuetudine, la festa. Il banchetto in Sala Grande sarà più ricco del solito, e la stanza sarà decorata a tema. Detto questo, potete iniziare a mangiare”.
“Ci arriviamo anche da soli, al fatto che tra una settimana è Halloween” commentò Rose, tanto per aver qualcosa da dire contro alla preside.
“È un’incapace… - dichiarò Scorpius, - non appena lo dirò a mio padre…”.
“Non so quanto ci possa fare tuo padre per mandarla via” gli spiegò Albus, sconfortato.
“Fa lo stesso. Glielo dirò comunque, male non farà” gli disse Scorpius, alzando le spalle.
“A proposito di tuo padre, - intervenne Rose, - gli hai detto il nome dei due Troll?”.
“Sì. I West e i Ferguson ce l’hanno con noi già da un po’ di anni, dalla fine della Seconda Guerra Magica. Da quel che ho capito, i loro padri sono due pezzi grossi al Ministero” raccontò Scorpius.
“In pratica possono fare quel che gli pare perché il papino li tira fuori dai guai?” domandò Rose, disgustata.
“Esattamente…” borbottò Scorpius, con aria demoralizzata.
“Bel guaio”, concluse Albus, ponendo fine alla discussione.
 
“Ehi, è la Povon, quella, vero?” domandò Albus, rivolto alla cugina. Stavano camminando per i corridoi della scuola, era un momento di pausa dalle lezioni.
Rose si guardò intorno e notò subito la chioma riccia della sua nemica, quindi annuì, poi aggiunse: “Aspetta un attimo, ho un lavoro da svolgere…”, e si incamminò nella direzione di Isabella.
Quest’ultima stava, come sempre, parlando con la sua amica Elizabeth (ma non fa altro tutto il giorno? – si chiese Rose) e non aveva notato che Rose la stava raggiungendo.
Rose aspettò il momento opportuno, poi, senza dare nell’occhio, diede una spinta forte alla Povon, che finì addosso alla sua amica e caddero entrambe rovinosamente per terra.
“Ops, scusa, non ho fatto apposta” proclamò Rose con aria angelica, lasciando trasparire una risatina isterica nel tono della voce. Prima che la Povon potesse qualche modo insultarla, si dileguò in direzione di suo cugino, che nel frattempo era stato raggiunto da Scorpius.
“Avete visto com’è franata per terra?” esclamò Rose sogghignando, rivolgendosi agli altri due Serpeverde.
“Sì, grande! Di certo, però, non ci fermeremo così…” aggiunse Scorpius, con aria complice.
“Oh, puoi contarci! La tortureremo finché non usciremo da Hogwarts, questo è poco ma sicuro!” gli rispose Rose, fiera del suo piccolo e innocente dispetto.
 
“La Nowels è del tutto impazzita” commentò Rose, la mattina seguente, dopo essere uscita dalla lezione di Transfigurazione. La professoressa Nowels era una strega di mezz’età, e pareva aver ereditato tutta la severità da colei che era stata insegnante in quel ruolo prima di lei, ovvero Minerva McGranitt. Era inflessibile e dava sempre un sacco di compiti, a detta di Rose totalmente inutili.
“Sul serio!” dichiarò Millicent, scandalizzata quanto lei.
“Credo che se la farà poi lei la pergamena di tre metri sulla Transfigurazione di piccoli oggetti! Non siamo mica dei Corvonero secchioni…” proclamò Scorpius, con aria seccata, ma rassegnata.
“Corvonero secchioni?” pensò Rose ad alta voce, scambiando un’occhiata d’intesa con Albus.
Infatti insieme esclamarono: “Dominique!”.
“Credo che si rifiuterà di fare i nostri temi, però… nella sua ottica, copiare è sbagliato perché non si impara nulla… capirai, tre metri di tema… al massimo mi faranno andare in Infermeria per il male al polso, non miglioreranno di certo la mia cultura” commentò Albus, scettico.
“Temo tu abbia ragione…” rispose Rose, rassegnata.
“Quindi che si fa?” domandò Millicent.
“Beh, se io riempio una pergamena con tre lettere lunghe un metro non può aver nulla da ridire…” azzardò Andrew.
Rose lo fulminò con lo sguardo: “Non è il momento di fare gli spiritosi”.
“Allora buttiamoci dalla Torre di Astronomia e siamo a posto, - concluse Scorpius, - se sopravviviamo andremo al San Mungo per un po’, quindi niente compiti…”.
“Vale anche per te”, ripeté Rose.
 
La sera a mezzanotte erano ancora in sala comune, infatti avrebbero avuto Transfigurazione nuovamente anche il giorno dopo, e il tema era da finire. Avevano concluso che copiarli non sarebbe servito, se non a prendersi un Troll a testa. Tuttavia riempire tre metri di pergamena non era una cosa molto semplice, e non era colpa loro se durante la lezione Antony Topkins, Corvonero, aveva, per qualche strana ragione, incendiato il banco, facendo arrabbiare la Nowels, che, simpaticamente, aveva quindi assegnato quel compito.
“Sono arrivata a due metri, mi sono stufata e ora vado a letto. Non sono mia madre” borbottò Rose, andandosene a letto.
Fu presto seguita anche dagli altri, tra cui nessuno aveva scritto tre metri di roba. Il più bravo era stato Scorpius, che era arrivato a due metri e mezzo, ma poi, ribadendo l’inutilità della Transfigurazione, se n’era andato in camera.
 
“Non è possibile! Non sono normali, quelli!” esclamò Albus, contrariato, non appena si rese conto che tutti i Corvonero avevano portato diligentemente a termine i compiti assegnati.
Lui si era appena preso un Troll, perché il suo tema non arrivava neanche a un metro e mezzo, Rose e Andrew avevano preso Desolante, mentre Millicent e Scorpius se l’erano cavati con uno Scadente.
“Mia madre mi ucciderà”, commentò Rose, desolata quanto il voto che aveva appena preso.
Albus ridacchio: “Zia Hermione non avrebbe mai preso un voto così orribile in un tema! Dovresti proprio vergognarti, Rose!”.
“Sta’ zitto e pensa al tuo Troll che è meglio!” ribatté Rose, assumendo un atteggiamento di superiorità.
Albus tacque, ricordando che Harry e Ginny avevano mandato una Strillettera a suo fratello James quando aveva preso il suo primo Troll, l’anno precedente. Iniziò pertanto ad insultare mentalmente la Nowels, e anche Antony Topkins, era tutta colpa sua.
 
La risata di James si sentì quasi fin dalla Torre di Astronomia, nonostante lui fosse in cortile. In quel momento si era persino dimenticato di tutte le ingiustizie che doveva subire e delle odiose punizioni con Gazza – era convinto che la Sala Trofei non fosse mai stata così splendente fino ad ora – perché Albus gli aveva appena raccontato il suo insuccesso scolastico. Finalmente non era lui a dover essere sgridato per essere lo scapestrato di famiglia.
“Sei proprio poco solidale, eh…” mugugnò Albus, tenendo il broncio.
“Lasciami prendere i miei piccoli momenti di soddisfazione…” sogghignò James, assumendo un’aria malandrina degna del suo nome.
“Allora sarai felice di sapere che io ho preso Desolante…” iniziò Rose.
“…E io Scadente” finì Scorpius, stringendo arrabbiato gli occhi grigi, uguali a quelli di suo padre.
“Oh, per Merlino! Ha fatto una strage la Nowels!” esclamò James, stupito.
“Sai com’è, un tema di tre metri un giorno per l’altro non è proprio una pacchia!” gli spiegò Rose, con aria ironica.
James la fissò con aria sconvolta. Lui tre metri di pergamena li scriveva in un mese, se andava bene. Smise di ridere e si mostrò più solidale nei confronti dei giovani Serpeverde.
“Beh, e a parte questo, state facendo progressi nelle vostre indagini?” chiese. I tre l’avevano informato che avrebbero cercato di tirarlo fuori dai guai, e lui si era dimostrato contento, ma poco fiducioso delle loro capacità di investigazione e risoluzione problemi.
“No, siamo ancora al punto di partenza… più che altro, sei tu che devi ancora dirci qualcosa… come hanno fatto a prenderti la bacchetta?” gli domandò Rose, pensosa.
“Sono quasi sicuro di averla lasciata in sala comune per la notte… ero stanco e sono andato a dormire molto presto, mi sono accorto che non avevo la bacchetta con me quando sono andato a letto, ma ero convinto di averla lasciata nella tasca della divisa, ma al mio risveglio era di fianco al mio letto” raccontò James.
“E tu non l’hai detto alla Harrison?” esclamò Albus, incuriosito.
“Sì che gliel’ho detto, ma poiché non ho delle prove, - e qui la sua voce imitò quella della preside, - potrei essermi inventato tutto” gli spiegò James, arrabbiato e rassegnato allo stesso tempo.
“Non le importa nulla di risolvere i problemi, vuole solo fare finta di avere tutto sotto controllo” dichiarò Scorpius, stropicciandosi i capelli dal nervoso.
“È odiosa e inutile” commentò Rose.
“Uh, a proposito di persone odiose e inutili! Guarda chi sta studiando là vicino al Lago Nero” disse Scorpius, prendendo la manica della veste di Rose e iniziando a tirarla per farla girare.
“Isabella Povon! Hai voglia di fare un bel bagnetto con la piovra gigante?” mormorò Rose tra sé, correndo nella direzione della ragazza, con al seguito Albus e Scorpius.
Questa volta, la Tassorosso era da sola, senza Elizabeth Allen a farle compagnia, stava ripassando Storia della Magia seduta poco distante dalla riva del Lago.
“Chi si vede! Povon!” la salutò Rose, con tono di scherno.
“Weasley, sto studiando, lasciami in pace” ribatté l’altra, senza sollevare gli occhi dal foglio.
Expelliarmus!” urlò Rose, senza ottenere del tutto l’effetto voluto: il libro scivolò dalle mani di Isabella, ma le ricadde sulle ginocchia, senza essere sbalzato via.
“Non si usano incantesimi fuori dalle lezioni per attaccare gli altri!” strillò la Povon, con aria petulante.
“Non preoccuparti, per buttarti dentro al Lago Nero non avrò bisogno della bacchetta!” la minacciò Rose, con fare provocatorio.
La Povon scattò in piedi e saltò addosso a Rose, che fece qualche passo indietro per non perdere l’equilibrio, e, mentre cercava di tirare un pugno alla sua avversaria, Isabella le diede una spinta, facendola cadere in acqua.
“Ops, scusa, non l’ho fatto apposta!” dichiarò poi, con la stessa voce falsa che Rose aveva usato contro di lei precedentemente.
Non fece in tempo a iniziare a ridere alle spalle di Rose, però, perché venne colpita da un Petrificus Totalus lanciatole da Scorpius, che la fece cadere rimanendo immobilizzata. Il ragazzo la guardò con aria di sfida.
“Si può sapere che cosa sta succedendo?” la voce della Nowels li pietrificò senza bisogno di incantesimi.
Scorpius e Albus si guardarono con aria terrorizzata, mentre Rose stava cercando di uscire dall’acqua e la Povon pietrificata implorava aiuto con gli occhi.
“Signorina Weasley! Cosa ci faceva dentro al Lago? E qualcuno vuole spiegarmi perché la signorina Povon giace qui pietrificata?”, dopodiché mormorò il controincantesimo e Isabella tornò a muoversi.
“La Weasley mi aveva provocata e minacciata, allora per sbaglio l’ho fatta cadere nel Lago, e poi Malfoy mi ha pietrificata!” piagnucolò la Povon, facendo la vittima.
Albus e Scorpius la fulminarono con lo sguardo, mentre Rose si liberò di un’alga che le si era attaccata alla cravatta lanciandola casualmente nella direzione della Povon, colpendola su un braccio.
“Ops, scusa, non ho fatto apposta!” sussurrò con tono mellifluo.
“Beh, in tal caso, quaranta punti in meno a Tassorosso e cento punti in meno a Serpeverde! E siete in punizione! Tutti e quattro!” li rimproverò la Nowels, guardandoli ferocemente uno ad uno.
“Ma non è giusto! Perché a Serpeverde ne toglie cento? Sempre la solita discriminazione!” osò lamentarsi Albus, decisamente alterato.
“Non un’altra parola, signor Potter, o a voi Serpeverde ne toglierò cento a testa” concluse la Nowels, inflessibile e decisamente arrabbiata.
Rose dovette tentare di raccogliere tutta la propria forza di volontà per non tentare di affatturare la professoressa dopo questa sua affermazione. Si limitò a guardarla in cagnesco durante il tragitto che li separava dall’entrata del castello.






Nota di colei che si fa chiamare autrice (?)
Salve a tutti, rieccomi con un altro capitolo!
Grazie mille a voi che recensite, preferite, seguite, ricordate o leggete la storia... vi ricordo che i vostri commenti sono sempre apprezzati, non siate timidi e ditemi cosa ne pensate, perché mi è sempre molto utile.
Per darvi un'idea degli aggiornamenti, credo che ora pubblicherò all'incirca un capitolo ogni due/tre giorni, questo perché voglio mettermi un po' avanti e non pubblicare non appena ho finito di scrivere.
Vi prego, fatevi sentire nelle recensioni, anche se ormai non mi sopportate più perché ve lo ripeto tutte le volte :)
Va beh, ora mi dileguo e aspetto fiduciosa i vostri commenti...
missmalfoy97 :)

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Capitolo 10
*** La festa di Halloween ***


Capitolo X
La festa di Halloween



“Ma ti sembra una punizione?” strillò Rose, alterata, dopo aver sentito il destino che l’aspettava.
“Beh, ci è andata anche bene, a regola, il professor Paciock, cioè, Neville, ci conosce… ci tratterà bene” commentò Albus, un po’ più ottimista della cugina.
“Sì, ma… risistemare le Serre di Erbologia! Che roba è? Con la Povon poi… beh, spero che il Tranello del Diavolo se la mangi” borbottò lei, decisamente infuriata.
Scorpius ridacchiò, immaginandosi la scena.
Millicent e Andrew, non appena seppero quel che avevano combinato i loro compagni, si congratularono con Scorpius per aver affatturato la Povon, anche se in giro per la sala comune qualcuno ogni tanto li guardava un po’ storto per aver fatto perdere dei punti a Serpeverde.
 
La mattina dopo al tavolo di Serpeverde arrivarono due Strillettere, una per Albus e una per Rose. Scorpius se l’era cavata con una lettera normale, dove i suoi genitori esprimevano la loro delusione per quello Scadente in Transfigurazione, ma non lo rimproveravano più di tanto per aver pietrificato la Povon.
Si sentì invece la voce di Hermione tuonare che quel Desolante l’aveva lasciata davvero senza parole e che Rose avrebbe dovuto smetterla immediatamente di comportarsi in modo così irrispettoso nei confronti degli altri. Con parole diverse, anche Ginny aveva espresso lo stesso concetto nella Strillettera di Albus.
I due guardarono le lettere andare in fumo con aria disgustata e sollevata allo stesso tempo. C’era bisogno di tutta quella scena per un votaccio in Transfigurazione e per aver fatto alla Povon ciò che si meritava? Questo pensiero balenò nelle loro teste senza ottenere risposta.
 
La sera, dopo aver scontato la punizione, tornarono in sala comune verso mezzanotte, stanchi e provati. Rose non aveva rovesciato un vaso di terra in testa alla Povon solo per evitarsi guai peggiori, mentre Albus era stato graffiato a una mano da un arbusto particolarmente violento e Scorpius si era tutto sporcato di terra perché una pianta dispettosa si era divertita a tirargliene un po’ addosso.
La Povon, da brava Tassorosso quale era, aveva svolto il suo lavoro senza lamentarsi troppo, e cercando di limitare le ostilità con i tre Serpeverde. Ciò, però, fu solamente una tregua molto temporanea.
La pace tra Albus e Scorpius, invece, sembrava essersi consolidata maggiormente dopo questa piccola avventura, e stavano diventando amici indipendentemente dal fatto che Rose passasse il proprio tempo con entrambi o dal problema dei due Grifondoro.
I tre si augurarono la buonanotte e si diressero verso le rispettive camere, cercando di non svegliare chi già stava dormendo.
Rose si buttò sul letto e si addormentò accarezzando il pelo di Graffiamani, che si era docilmente accoccolato sopra alla sua pancia.
 
I giorni che li separavano da Halloween passarono in fretta.
La mattina del trentuno di ottobre, Albus non aveva alcuna voglia di alzarsi dal letto. La sera prima aveva giocato a Gobbiglie con Scorpius e Andrew fino a tardi, e adesso era terribilmente stanco. Inoltre quella mattina il professor Ruf avrebbe interrogato in Storia della Magia, e lui non aveva la più pallida idea di che cosa avessero combinato i Goblin nel 1612, né gli interessava saperlo.
I suoi due compagni di stanza non erano di certo più attivi di lui, anzi: Scorpius aveva nascosto la testa sotto al cuscino per non vedere la luce verdastra filtrare dalle finestre del Lago Nero, mentre Andrew era ancora sdraiato e teneva le braccia conserte, dando l’idea di non avere nessuna intenzione di spostarsi da lì.
Albus rovesciò l’intero contenuto del proprio baule per terra alla ricerca di una veste pulita, che trovò sepolta sul fondo da un cumulo di libri. Iniziò a indossarla molto svogliatamente, dovendo infilarsi due volte il maglione perché l’aveva messo al contrario. Sistemò la cravatta verde argento, perfettamente in tinta con i suoi occhi, che un po’ di tempo prima aveva tanto odiato. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, lui era un Serpeverde e non sarebbe riuscito ad immaginarsi da nessun’altra parte.
Nonostante avesse svolto tutto questo con una terribile lentezza, fu comunque il primo ad essere pronto, e se ne andò verso la Sala Grande, dicendo ai suoi compagni che Ruf non avrebbe di certo gradito dei ritardatari nel giorno dell’interrogazione, e li avrebbe sicuramente tartassati con domande impossibili.
Ciò sembro risvegliarli, perché nessuno dei due aveva studiato Storia della Magia, e dopo poco si catapultarono in Sala Grande a mangiare qualcosa.
“Alla buon’ora!” li salutò Rose, dopo che i due ritardatari si furono seduti.
Ricambiarono il saluto con un borbottio incomprensibile, causato dal fatto che le loro bocche erano già piene di appetitose ciambelle.
“James mi ha raccontato che le interrogazioni di Ruf sono sempre una strage! Non studia mai nessuno!” annunciò Albus, mangiando un toast.
“Beh, sicuramente le informazioni che ti dà tuo fratello non sono del tutto attendibili, ma ho come l’impressione che questa volta abbia ragione” ammise Rose, con tono sconsolato.
La ragazza aveva finito di mangiare, così si recò insieme a Millicent nel dormitorio per prendere i libri, e infine si diressero in classe con due facce da funerale.
Un altro punto che rovinava la giornata era che le ore di Storia della Magia erano condivise con i Tassorosso, e, di conseguenza, con la Povon.
Millicent andò a sedersi  vicino ad Emma Larcot, l’altra Tassorosso del loro anno, che era decisamente più simpatica delle sue due compagne di Casa, mentre Rose prese un posto in fondo alla classe aspettando l’arrivo di Scorpius.
Millicent era diventata amica di molte ragazze del primo anno e, a differenza degli altri Serpeverde, aveva socializzato anche con quelli delle altre Case della loro età. Era una persona allegra, e generalmente dava una prima impressione di sé decisamente positiva.
Rose si era appisolata sul banco, e si accorse dell’arrivo di Andrew, Albus e Scorpius solo quando quest’ultimo diede un calcio alla sedia per spostarla in modo da riuscire a sedersi.
Subito dopo, il professor Ruf fece il suo ingresso in classe. Tutti i ragazzi cercavano di nascondersi dietro ai compagni davanti, nel tentativo di non essere notati e scampare l’interrogazione.
Ruf guardò per un attimo il registro con aria annoiata, e dopo questa sua profonda riflessione decise di iniziare a interrogare la Povon.
Isabella si alzò in piedi con un sorrisetto saccente: probabilmente era l’unica della classe ad aver aperto il libro il pomeriggio precedente.
Rispose in modo impeccabile a tutto ciò che le chiese il professore, che alla fine la premiò con un Eccellente. La Povon si risedette, compiaciuta, sperando che Ruf interrogasse uno di quegli odiosi Serpeverde.
“Signorina Weasley” esclamò Ruf, con il suo tono di  voce monotono. Rose, terrorizzata, si alzò in piedi: perché, tra tutti quelli che c’erano, doveva scegliere proprio lei?
L’interrogazione fu una tortura, e Rose seppe rispondere solo a qualche domanda. Ruf decise di darle Accettabile, perché almeno aveva detto qualcosa di sensato.
La ragazza era contenta di aver preso la sufficienza, ma allo stesso tempo era davvero molto infastidita dal fatto che la Povon avesse preso più di lei, questa era proprio un’umiliazione. Dato che, però, di Storia della Magia non le importava più di tanto, passò rapidamente sopra alla questione, ascoltando le interrogazioni degli altri.
Albus aveva preso Scadente, perché era riuscito a rispondere in modo più o meno corretto a ben due domande, mentre a Scorpius toccò un Desolante. Andrew non fu interrogato perché l’ora terminò non appena il professore ebbe finito di pronunciare il suo nome, facendo tirare al ragazzo un sospiro di sollievo.
“Weasley, Potter, Malfoy! Non vi vergognate neanche un po’ dei vostri risultati? Forse sarebbe meglio se passaste un po’ più di tempo sui libri, invece di andare a tormentare me”, li provocò la Povon, non appena uscirono dall’aula.
Rose non aveva nessuna voglia di mettersi a litigare, così liquidò le sue provocazioni con uno: “Sta’ zitta, secchiona”, per poi andare a lezione di Pozioni.
 
Quella sera, la Sala Grande aveva, se possibile, un’atmosfera ancora più magica del solito.
Tutti i fantasmi del castello si erano radunati lì, per osservare il banchetto, e la loro presenza contribuiva a dare un tocco argenteo all’arancione delle zucche.
C’erano zucche ovunque, alcune per terra, altre appese magicamente per aria, tutte intagliate dando loro smorfie spaventose, e dentro ognuna di loro era stata posizionata una candela, che le faceva brillare con una luce spettrale e tremolante.
Il soffitto si era colorato interamente di nero, rendendo l’idea di una notte senza luna e senza stelle, rendendo l’atmosfera ancora più cupa.
Su ciascuno dei quattro tavoli delle case era stato messo un grande candelabro, ma il fuoco che illuminava le candele era magico, perché corrispondeva a uno dei due colori della Casa: le fiamme dei Serpeverde erano argentee, quelle dei Grifondoro dorate, per i Corvonero erano bronzo e per i Tassorosso nere.
Se i ragazzi fossero stati dei comuni Babbani, dopo quella visione avrebbero senza dubbio iniziato a credere all’esistenza della magia.
Tutti gli studenti indossavano il proprio cappello da mago e la divisa della propria Casa, e presero posto nelle tavolate tenuti d’occhio dai fantasmi, che di tanto in tanto attraversavano qualcuno giusto per fargli un dispetto.
“Ooh…”, Rose si lasciò sfuggire un mormorio meravigliato non appena fece il suo ingresso in Sala Grande.
Non appena il cibo comparve nei piatti, i ragazzi cominciarono a mangiare avidamente.
“Sapete che mia mamma mi ha detto che nel mondo babbano è tradizione fare scherzi, durante la notte di Halloween?” esordì Rose, con un sorriso furbetto.
Scorpius la guardò con aria complice: “Stai pensando a quel che sto pensando io?”.
“Mah, non saprei… tu cos’hai in mente?” domandò Rose, scuotendo la testa per togliersi una ciocca di capelli da davanti alla faccia.
“Pensavo che la Povon con una zucca in testa starebbe proprio bene” commentò Scorpius, facendo quel ghigno malefico tipico dei Malfoy.
“È un’idea grandiosa!” esclamò Rose, soddisfatta.
“Credete che con un Wingardium Leviosa si riesca a sollevare una zucca?” intervenne Albus.
“Non lo so, ma se lo facciamo insieme direi proprio di sì” fu la risposta di Scorpius.
 
Quella sera, in via eccezionale, sarebbe stato permesso ai ragazzi di restare in corridoio fino alle dieci.
Non appena Rose, Albus e Scorpius ebbero finito di mangiare, iniziarono a tenere d’occhio gli spostamenti della Povon, pedinandola a distanza.
Quando la Tassorosso si incamminò in un corridoio deserto insieme alla sua amica Elizabeth, i tre si scambiarono uno sguardo d’intesa e, puntando le proprie bacchette contro la zucca più vicina, pronunciarono: “Wingardium Leviosa!”.
La zucca iniziò a volteggiare nell’aria, seguendo i loro comandi, fino a quando non arrivò sopra alla testa di Isabella ed Elizabeth, e a quel punto la lasciarono cadere, per poi scappare a gambe levate, sentendo gridolini di disappunto provenire dalle due ragazze, colpite in pieno dalla zucca volante.
I tre iniziarono a ridere a crepapelle, con in mente l’immagine della Povon con una zucca in testa.
Passeggiarono un po’ in giro per la scuola, esplorando luoghi a loro sconosciuti fino a quel momento, e ritornarono in sala comune per le dieci meno dieci.
La porta della sala rimase aperta per un attimo dopo il loro ingresso, ma dopo quel minimo di esitazione si richiuse come al solito.
Seduti sui comodi divanetti in pelle nera, i tre passarono una serata divertente, dimenticandosi di tutte le preoccupazioni che avevano precedentemente.
Ritornarono nelle loro camere verso l’una di notte, ma tanto il giorno successivo non ci sarebbe stata lezione, e si addormentarono beatamente.
La mattina dopo, Scorpius notò un pezzo di pergamena appoggiato di fianco al suo letto, scritto con una grafia piccola, ma irregolare.
Lo lesse, e il suo contenuto gli fece strabuzzare gli occhi.






Angolino dell'autrice:
Salve a tutti! Come sempre, ci tengo a ringraziare chi segue la storia e chi la recensisce :) vi ricordo che i vostri commenti sono sempre apprezzati, e potrebbero aiutarmi a migliorare.
Comunque... cosa c'era scritto sul biglietto? Perché ha sconvolto Scorpius?
Lo scoprirete con il prossimo capitolo, che pubblicherò tra qualche giorno.
Detto questo me ne vado, perché non voglio anticipare nulla.
Un abbraccio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 11
*** Minacce ***


Capitolo XI
Minacce



Piccolo lurido Mangiamorte, torna dalla tua schifosa famiglia di traditori, o la morte verrà a mangiarti.
Scorpius rilesse il biglietto, sperando che il suo contenuto cambiasse all’improvviso, ma le parole erano lì, immobili e minacciose.
“Albus! Albus! Svegliati” sussurrò all’amico, che era ancora nel mondo dei sogni, scuotendolo con forza.
“Uhm, che c’è?” biascicò Albus, con la voce ancora impastata dal sonno, mentre sbadigliava.
“Leggi” dichiarò Scorpius, porgendogli la pergamena che gli era arrivata.
Albus ci mise un attimo ad afferrare il significato delle parole scritte sul foglio, ma non appena lo comprese fissò Scorpius con aria spaventata quasi quanto lui.
“Sono loro, vero? I due Grifondoro?” domandò Albus con un fil di voce.
“Ovviamente, ma chi può dimostrarlo? In ogni caso io alla preside non dirò nulla. Più che altro mi chiedo come abbiano fatto ad arrivare fino alla nostra sala comune e ad entrare nei dormitori. Siamo in pericolo”.
Siamo in pericolo?” ripeté Albus, mettendo particolare enfasi sulla prima parola.
“Beh, quelli odiano i figli e i nipoti degli ex Mangiamorte, ma in generale ce l’hanno con tutti i Serpeverde” gli spiegò Scorpius.
“Ma cos’abbiamo fatto?” chiese, non riuscendo a capacitarsi di un odio così grosso da mandare bigliettini con minacce.
“Niente, a parte che ci considerano la feccia della società, degli avanzi di Azkaban, in pratica, e vogliono ripulire il mondo magico sbattendoci tutti là dentro, o magari, già che ci sono, ucciderci direttamente”.
“Tutto ciò non ha senso…” commentò Albus, rosicchiandosi le unghie dall’agitazione.
“Devo dirlo anche a mio cugino” mormorò Scorpius, tra sé e sé.
Notando di avere addosso lo sguardo interrogativo di Albus, aggiunse: “Christian Nott, figlio di mia zia Daphne. Suo nonno paterno era un Mangiamorte”.
“E cosa può farci, lui?” disse Albus, con aria interrogativa.
“Niente, ma deve saperlo” concluse Scorpius, uscendo dalla camera del dormitorio e dirigendosi in sala comune.
Perché nel Mondo Magico la gente non poteva semplicemente fregarsene di ciò che erano gli altri e smetterla con queste fisse di purificazione di razza?
Questo pensiero tormentò la mente di Albus a lungo, senza trovare alcuna risposta.
 
I due si sedettero su un divano vicino al camino, aspettando l’arrivo di Rose e del cugino di Scorpius. Un attimo dopo, Rose spuntò dal corridoio che portava ai dormitori femminili, annodandosi la cravatta. Salutò i suoi amici e si sedette di fianco a loro. Scorpius le sventolò la pergamena da poco ricevuta dicendole: “Guarda qua”.
Lei prese in mano il foglio, e dopo la lettura si guardò intorno preoccupata.
“Sono stati i due scimmioni, immagino… come hanno fatto a fartelo avere?” chiese, perplessa.
“Non ne ho idea. L’ho trovato in camera stamattina” le raccontò Scorpius.
“Oh, ma certo!” intervenne Albus, ritrovandosi immediatamente puntati addosso gli sguardi interrogativi dei suoi due compagni che lo incitavano a continuare.
“Beh, quando vi hanno aggrediti con la bacchetta di James vi hanno anche Disillusi, giusto?” iniziò.
Rose e Scorpius annuirono, senza capire.
“Ciò significa che sanno fare un incantesimo di Disillusione pressoché perfetto” continuò lui.
“Fin lì ci eravamo già arrivati…” commentò Rose.
“…Se mi lasciassi continuare! Ieri sera quando siamo entrati, la porta non si è chiusa subito, vi ricordate? Noi non ci abbiamo fatto caso… e se invece loro fossero passati in quel momento, entrando poi in camera?” concluse Albus, fiero del suo ragionamento logico.
Scorpius gli batté una pacca sulla spalla: “Hai ragione, come ho fatto a non pensarci prima?!”.
Albus sorrise con aria di superiorità.
“Non c’è molto da ridere. Se quelli sanno Disilludersi, sono pericolosi, possono agire senza essere visti…” disse Rose, dopo un breve ragionamento.
“Stamattina a colazione scriverò a mio padre… Oh, Christian! Vieni qua…” esclamò Scorpius, non appena vide il cugino arrivare.
“Che c’è?” domandò Christian, con aria assonnata.
Era un ragazzo del secondo anno, abbastanza alto, con i capelli castani e gli occhi azzurri e un leggero atteggiamento da Purosangue con la puzza sotto al naso.
“I figli dei West e dei Ferguson ci minacciano” gli spiegò Scorpius, con aria rassegnata.
“Fa vedere” disse Christian, prendendo in mano il foglio che il cugino gli stava porgendo.
“Per Merlino, credi che facciano sul serio?” commentò, non appena ebbe preso atto del suo contenuto.
“Beh, credi che stessero scherzando quando ci hanno Schiantati e Disillusi?” domandò Scorpius, con aria ironica, indicando se stesso e Rose.
“Ehi, un attimo… non era stato James Potter a ridurvi così?” chiese quello, confuso.
Scorpius gli lanciò un’occhiata che significava: e tu ci credi anche?
“Ok, sì, in effetti mi sembrava strano” aggiunse, a mo’ di scusa.
“Ecco, ci tenevo a dirtelo… e dato che sanno Disilludersi potremmo ritrovarceli alle spalle senza saperlo” lo informò Scorpius.
“Grazie delle informazioni, cugino! Ora se non ti dispiace però vado a fare colazione perché sto morendo di fame” e detto questo, Christian se ne andò.
 
Cari papà e mamma,
le cose a Hogwarts sono più gravi del previsto. I figli dei West e dei Ferguson mi perseguitano, dopo l’attacco subito un po’ di tempo fa da me e Rose Weasley, stamattina mi hanno lasciato un biglietto con scritto che se non me ne torno a casa “la morte verrà a mangiarmi”. Non abbiamo prove per accusarli, e la preside è un’incapace. Inoltre sono molto esperti nelle arti magiche e sanno Disilludersi. Cosa devo fare?
Scorpius
Il ragazzo andò in Guferia a chiamare Silver, e gli legò la lettera a una zampa. Guardò il gufo spiccare il volo con aria malinconica, stufo di tutti i problemi che lo riguardavano. Non sapeva molto sul rapporto tra la sua famiglia e quelle dei due Grifondoro, ma ascoltando varie conversazioni in famiglia aveva capito che al Ministero c’era chi tramava contro le famiglie che in passato erano state tra le fila dei Mangiamorte, o che semplicemente non avevano appoggiato Harry Potter. Il loro odio si estendeva generalmente a tutti i Serpeverde, indipendente dalle loro famiglie, spinti da un antico pregiudizio: dopotutto Robert Ferguson e Daniel West se l’erano presa anche con Rose Weasley, figlia di due Salvatori del Mondo Magico.
In fondo chi ha queste idee discriminatorie vuole solo trovare qualcuno da odiare, non importa se sia una cosa coerente o motivata. Un po’ come Voldemort: odiava i Nati Babbani e dichiarava che i Purosangue fossero i migliori, quando lui era un Mezzosangue.
Ora invece venivi giudicato per i tuoi antenati o per la tua Casa di Hogwarts.
Fortunatamente era un’idea ancora poco diffusa, e molta gente ragionava in modo sensato, desiderosa della pace dopo tanti anni di instabilità nel Mondo Magico.
 
Presto anche James venne informato di quel che era successo.
“Al, forse è meglio dirlo a papà… lui lavora al Ministero… è il capo degli Auror… qualcosa potrà fare!” disse, rivolto al fratello minore.
“Sì, peccato che non possiamo dimostrare che sono stati loro. Insomma, non sono stati visti! È la nostra parola contro la loro, nessun altro al di fuori delle nostre famiglie ci crederebbe, guarda anche solo la preside! L’unica cosa che le importa è non avere casini, la giustizia può anche andare a farsi Cruciare!” ribatté Albus, sconsolato.
“Già. Anche tu hai ragione… però è meglio dirglielo lo stesso, anche come informazione e basta” ragionò James. Era convinto che in qualche modo Harry avrebbe potuto aiutarli: aveva o non aveva sconfitto Voldemort in persona quando aveva solo diciassette anni?
“Domani gli manderò un gufo” promise Albus, dirigendosi a lezione di Pozioni.
 
Fare i dispetti alla Povon da quel giorno sembrò meno interessante. Non che fosse comunque un ottimo passatempo, ma Albus, Rose e soprattutto Scorpius avevano altro a cui pensare. Prima, il trovare un modo per incastrare i due Grifondoro era più che altro una soddisfazione personale e un modo per vendicare James, ora invece era diventato molto più importante.
Poi il sette novembre arrivò un altro messaggio, sempre indirizzato a Scorpius. Questa volta, trovò un pezzo di pergamena all’interno del libro di Incantesimi. Era in Biblioteca a fare i compiti, quando si era alzato un attimo per andare in bagno, lasciando il libro sul tavolo, aperto.
Al suo ritorno, lo trovò chiuso e non appena sfogliò le pagine uscì un ritaglio di pergamena, scritto sempre con la stessa calligrafia piccola e disordinata.
Guardati intorno, feccia. Siamo ovunque e non siamo da nessuna parte, ma presto la tua famiglia verrà distrutta, sei sicuro di non voler andare a morire con loro?
Scorpius si alzò, chiuse il libro di scatto e corse a perdifiato per tutti i corridoi fino ad arrivare nuovamente nei sotterranei in sala comune. Si rifugiò nella propria camera, buttandosi nel letto, con il viso nascosto sotto alle coperte, per poi iniziare a piangere.
Perché dovevano prendersela con la sua famiglia, ora? Magari erano solo parole, ma ci vuole davvero poco a passare ai fatti. Quelle minacce lo spaventavano, erano un peso troppo grande per un ragazzino di undici anni.
 
Dei passi irruppero nella stanza, un ragazzino moro con gli occhi verdi si guardava intorno, alla ricerca di qualcuno.
“Scorpius?” chiamava, e finalmente sembrò trovare quello che stava cercando.
Dei singhiozzi provenivano da sotto un cumulo di coperte, e Albus si avvicinò, preoccupato.
“Che cos’è successo?” chiese, con un fil di voce, scoprendo la testa di Scorpius.
“Ancora… Un foglio… La mia famiglia… Ci odiano”, fu in grado di piagnucolare solo qualche parola sconnessa.
“Arrivo subito” gli disse Albus, uscendo di fretta dalla stanza.
Dopo una manciata di secondi, ricomparve accompagnato da una ragazzina dai capelli rossi, Rose Weasley. “Cosa c’è, Scorp?” domandò quest’ultima, fissando l’amico con aria interrogativa.
Scorpius aveva gli occhi rossi dal pianto, e mormorava solo alcune frasi sconnesse e apparentemente senza senso.
“Loro… la mia famiglia… ci vogliono uccidere…”, singhiozzò, disperato.
“Calmati un attimo, così non riusciamo a capire nulla! Ti hanno mandato un altro biglietto?” intuì Rose.
Scorpius annuì con un leggero movimento della testa, e indicò il proprio libro di Incantesimi. Rose lo aprì e trovò la pergamena, che lesse insieme ad Albus.
“Dobbiamo dirlo a qualcuno! Anche se fosse solo un semplice scherzo, queste sono minacce pesanti. Devono smetterla!” esclamò la ragazza, appoggiando il libro sul baule di Scorpius.
“Eh, ma a chi? Nessuno ci crederà… nessun professore, nessun adulto…” le rispose Albus, sconfortato.
“Ci sono! – esclamò Rose, - Neville! È pur sempre un amico di famiglia, nonostante sia il professore di Erbologia, lui magari può darci una mano”.
“Sei d’accordo, Scorp?” domandò Albus, rivolto al ragazzino biondo che si stava ancora asciugando gli occhi.
“V-va bene, - balbettò, - an-andateci voi, p-però!”.
Rose e Albus uscirono in un baleno dalla stanza, dirigendosi di corsa verso le Serre di Erbologia.
 
“Dove sarà l’ufficio di Neville?” chiese Rose, guardandosi intorno.
“Non ne ho idea… magari è ancora nelle Serre a tener dietro a qualche mostro vegetale” le rispose Albus, alzando le spalle.
Presto, scorsero in lontananza il professor Paciock, che era nella Serra numero tre e stava concimando delle piante che gli sarebbero servite il giorno dopo per la lezione a quelli del quarto anno.
“Neville! Ehm, professor Paciock!” lo chiamò Rose, non appena lo vide, per attirare la sua attenzione.
Neville alzò lo sguardo e vide i due ragazzini a pochi metri di distanza da lui.
“Oh, chiamami pure Neville, non siamo a lezione, adesso, Rose” le disse lui, con fare gentile.
“Dovevamo dirti una cosa… è importante” incominciò Albus, guardandolo con aria timida.
“D’accordo, tanto adesso ho finito con queste piante. Qual è il problema?” chiese Neville, alzando un sopracciglio, preoccupato.
“Beh, come forse avrai già capito, non è stato James ad aggredire me e Scorpius…” raccontò Rose, aspettando la reazione di Neville per continuare.
“L’avevo immaginato. Uno del secondo anno non sa fare quella roba, e non credo che in ogni caso avrebbe aggredito te. Continua” la incitò.
“Noi sappiamo chi è stato. Robert Ferguson e Daniel West, due del quinto anno di Grifondoro” spiegò la ragazzina. Dopo quell’informazione, il volto di Neville si fece più preoccupato, ma Rose e Albus non ci fecero caso, e lei continuò a raccontare.
“Non abbiamo le prove per dimostrarlo, e alla preside non importa nulla di aver preso il colpevole giusto”.
“Ci credo, è una del Ministero…” si lasciò sfuggire Neville.
Rose non fece altre domande sulla questione e proseguì: “E abbiamo le nostre buone ragioni per credere che siano stati loro a mandare dei biglietti di minacce a Scorpius. Già, lo hanno minacciato, e lui dice che siamo in pericolo, perché loro odiano un po’ tutti quelli di Serpeverde, a maggior ragione se hanno parenti… beh, ecco, che sono stati Mangiamorte… Non sappiamo se facciano sul serio, ma non è piacevole”.
“Avete fatto bene a dirmelo. I vostri genitori lo sanno? E i Malfoy?” domandò il professore.
“In parte… manca l’ultimo avvenimento di oggi” spiegò Albus.
“Che sarebbe?”.
Guardati intorno, feccia. Siamo ovunque e non siamo da nessuna parte, ma presto la tua famiglia verrà distrutta, sei sicuro di non voler andare a morire con loro? Era un biglietto che hanno lasciato nel libro di Incantesimi di Scorpius” riferì il ragazzo.
“Oh. Avvertirò io ora i vostri genitori e quelli di Scorpius. Le cose sono più gravi del previsto”.
E dopo questa preoccupante affermazione, Neville si avviò all’interno del castello per dirigersi verso la Guferia.
 
Rose e Albus fecero ritorno nei sotterranei, di certo non rassicurati dal colloquio con Neville. Loro non sapevano nulla di tutto ciò che stava succedendo: le cose sono più gravi del previsto. Cos’è che era previsto? Nessuno l’aveva mai detto a loro due, Scorpius forse ne sapeva un po’ di più, ma non molto. Quel che era certo era che al Ministero c’era qualcosa che non andava, e c’entravano i genitori di West e Ferguson, e magari anche la Harrison, a Neville era sfuggito che era una del Ministero.
Era ormai un anno che Kingsley Shacklebolt non era più il Ministro della Magia. Ora era stato eletto un tizio di nome Augustus Dover. Non sapevano molto di lui, non si erano mai interessati alla politica, anche se entrambi dovevano ammettere che avevano sentito spesso i loro genitori discutere di questo nuovo capo.
E forse non era un buon segno.








Angolino dell'autrice:
Salve a tutti, e un caloroso grazie a chi legge, ricorda o segue la storia, ma soprattutto a chi recensisce. Continuo ad invitarvi a lasciare un commento, mi fareste tanto felice ^^
Come avrete notato, stiamo entrando sempre più nel vivo dei fatti, nel prossimo capitolo succederà ancora qualcosa di nuovo, ma ora non anticiperò nulla di più.
Comunque, se c'è qualcosa che non avete capito chiedetemelo pure. Sto scrivendo una storia, i cui protagonisti sono Draco e Astoria, e fin qui ve l'avevo già detto, be', lì verranno chiarite alcune cose riguardo a quello che sta succedendo ora, cioè verranno spiegate meglio le rivalità e i problemi del Mondo Magico dopo la caduta di Voldemort. Questa la pubblicherò solo quando sarà terminata, però, ed è ancora all'inizio, ma spero di fare in fretta. Beh, niente, ci tenevo a dirvelo, in modo che non pensiate che questi qua si siano svegliati un giorno e abbiano deciso "tizio mi sta antipatico, aspetta un attimo che lo minaccio un po'", perché non è così. Insomma, proverò a chiarire le cose il più possibile perché ci tengo al fatto che ciò che succede abbia un senso e non sia campato per aria.
Ok, direte voi, quello che sto scrivendo ora non ha affatto senso e forse sono anche un po' pazza, ma dovete tenermi così, perdonatemi. ;)
Ci si risente tra qualche giorno con il prossimo capitolo,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 12
*** Conversazioni (quasi) segrete ***


Capitolo XII
Conversazioni (quasi) segrete



Scorpius nei giorni seguenti non ricevette altri biglietti di minacce, ma ciò non servì a mandare via del tutto l’ansia e la preoccupazione che l’avevano invaso. Non aveva mai abbassato la guardia, e non appena scorgeva anche solo in lontananza West o Ferguson cambiava strada. Lo stesso facevano Albus, Rose e chiunque altro fosse a conoscenza del problema. Il fatto era che nessuno sapeva bene cosa stesse succedendo. C’era chi parlava di disordini all’interno del Ministero, chi di un qualche complotto, chi di una possibile nuova guerra magica, anche se non si capiva contro chi: insomma, erano solo voci, ma le dicerie del popolo sono pericolose, perché incontrollate, e possono causare panico o incomprensioni varie.
Quel che era certo era che qualcosa stesse succedendo, e c’era chi comprava la Gazzetta del Profeta per cercare di capirci qualcosa di più. Non che servisse a molto.
 
James diede gli zellini che si meritava al gufo che era appena arrivato al tavolo dei Grifondoro per consegnare il giornale, e poi iniziò a leggere le pagine alla ricerca di qualcosa d’interessante.

Scandalo al Ministero
Il giorno sedici novembre una squadra di dipendenti del Ministero, del dipartimento Uso Improprio delle Arti Magiche, in seguito ad una soffiata, ha compiuto un’ispezione nella Villa di Jonathan Ferguson, Capo della Confederazione Internazionale dei Maghi. Sono state scoperte alcune Passaporte illegali per Hogwarts, la famosa scuola di Magia e Stregoneria. Il Ministro della Magia in persona, Augustus Dover, ha interceduto per lui e il signor Ferguson è stato assolto dalle accuse senza neppure fare un processo.
La popolazione magica vorrebbe sapere di più riguardo a questo argomento, ma il Ministro si è rifiutato di rilasciare interviste per la Gazzetta del Profeta e per qualsiasi altro giornale.
La domanda che ci poniamo è: perché?
Virginia Jane Randall – inviato speciale della Gazzetta del Profeta.

 
“Victoire! Vicky!” strillò James, per attirare l’attenzione della cugina maggiore su di lui.
La ragazza si voltò, fissandolo con aria interrogativa, e gli chiese cosa volesse.
“Hai letto la Gazzetta del Profeta di oggi?” le domandò il ragazzo, sventolando il giornale.
Lei scosse la testa, informandosi sul perché avrebbe dovuto farlo.
“Beh, leggi qua e capirai da sola” le rispose lui, passandole la copia che aveva in mano.
James voleva avere un’opinione da parte di Victoire sull’articolo che aveva appena letto: lei aveva diciassette anni, era più grande, e di conseguenza più informata su quel che accadeva nel Mondo Magico, avrebbe sicuramente capito qualcosa in più di lui.
“Non so perché avesse creato quelle Passaporte, ma la cosa certa è che sta succedendo qualcosa e nessuno vuole dirci nulla, a partire dal Ministero della Magia, e la cosa è grave” disse Victoire, seria, riconsegnando la Gazzetta del Profeta a James.
 
Mentre all’inizio dell’anno tutto sembrava andare per il verso giusto, o per lo meno, in modo normale, ora l’atmosfera non era più quella dei due mesi precedenti. Tutti stavano più attenti a ciò che accadeva, anche se cercavano di vivere normalmente, senza crearsi problemi inutili.
Le lezioni e i compiti, però, erano sempre regolari e stressanti.
“Che ora abbiamo, adesso?” chiese Rose, rivolta a Millicent.
“Difesa contro le Arti Oscure!” fu la risposta.
“Oh, no! L’ora è con i Tassorosso, mi sembra di essere sempre con loro, non è possibile! Inoltre non ho nemmeno finito il tema che ci ha dato McCartney: questa lezione non s’ha da fare!” esclamò Rose, dirigendosi verso il dormitorio maschile.
Bussò alla porta di quelli del primo anno, e dall’interno della stanza qualcuno domandò chi fosse, con voce seccata.
“Sono Rose! Posso entrare?” domandò la ragazza.
Sentì dei passi strascicati avvicinarsi alla porta, che un attimo dopo fu aperta da Scorpius.
“Entra… ma cosa ci fai qui?” le chiese lui, guardandola con aria perplessa.
“Volevo sapere se Albus ha ancora delle Merendine Marinare che ha preso da Fred” spiegò Rose.
Da dietro un letto spuntò una testa ornata da spettinati capelli neri.
“Qualcuno ha chiesto di me?” domandò il ragazzo, annodandosi la cravatta.
“Esattamente. Al… tu hai intenzione di andare a Difesa, oggi?” chiese Rose, ma la sua domanda ammetteva solamente una risposta negativa.
“Ehm… non saprei, perché me lo chiedi?”.
“Perché non ho fatto i compiti e non ho intenzione di vedere la faccia della Povon, quindi volevo sapere se tu hai ancora quelle Merendine Marinare che hai comprato da Fred” gli spiegò Rose.
“Oh… sì! Dovrei avere ancora qualche Pasticca Vomitosa! Mi sa che salterò la lezione con te… sarà una casuale epidemia di vomito, ovviamente. Scorp, tu che fai? E tu, Andry?” si informò Albus, mettendosi alla ricerca delle Pasticche, disperse nel suo baule.
“No, io vado a lezione…” rispose Andrew.
“Anch’io, con quei due cosi che mi danno la caccia non è il caso che mi metta a gironzolare per i corridoi” commentò Scorpius, rassegnato.
 
“Professore, non sto bene… potrei andare in Infermeria?” domandò Albus, non appena la Pasticca iniziò a fare effetto.
McCartney acconsentì, e il ragazzo uscì dall’aula, fermandosi poco lontano dalla porta e mangiando la parte che annullava l’effetto-vomito.
Pochi minuti dopo, anche Rose chiese di uscire.
“Signorina Weasley, è già uscito il signor Potter. Non vi starete forse fingendo malati per saltare la lezione?” obiettò McCartney, guardandola con aria severa.
La nausea di Rose stava aumentando, ma trovò il modo di gestire la situazione a suo vantaggio.
“Ma io sto male” si lamentò la ragazza, fissando il professore con aria supplichevole.
“E io non la faccio uscire!” ribatté il professore, ma Rose si alzò lo stesso.
“Weasley! Si risieda subito! 5 punti in meno a Serp…” ma McCartney, arrabbiato, non fece in tempo a terminare la frase, perché Rose, passando di fianco al banco della Povon, le aveva vomitato addosso.
“Professore! Che schifo!” esclamò Isabella, disgustata.
“Oh, ehm, Weasley… d’accordo, può andare in Infermeria… non si preoccupi, signorina Povon, ora sistemo tutto” replicò McCartney, imbarazzato, e con un movimento della mano pulì la Povon e il suo banco, mentre Rose, sghignazzando soddisfatta, stava uscendo dall’aula mangiando la Pasticca che l’avrebbe guarita.
 
“Eccomi qua!” esclamò, non appena vide il cugino.
“Finalmente… ci hai messo un po’!” le rispose Albus, un po’ seccato.
“Non è colpa mia… McCartney non voleva farmi uscire, diceva che era una scusa, ma…” e a questo punto Rose si interruppe, non riuscendo a trattenere le risate.
“…ma?” la incitò Albus, incuriosito.
“Ma io… ahahahah, mi sono alzata lo stesso e lui, ahahahahah, voleva togliere cinque punti a Serpeverde, ma, ahahahha, io ho, ahahahaha, Merlino, non  riesco a finire la frase… sto morendo dalle risate… ahahahah, ho vomitato addosso alla Povon, ahahahahah!” Rose ormai stava piangendo dalle risate, e dovette appoggiarsi al muro per non rotolare per terra.
“Sul serio?! Sei stata grande!” esclamò Albus, meravigliato, e fiero dell’impresa della cugina. Nonostante non odiasse la Povon quanto lei, gli stava comunque molto antipatica.
Vedendo che Rose non la smetteva di ridere, dopo un minuto Albus la convinse a ritornare seria, e le chiese dove si sarebbero diretti.
“Non ne ho idea, dobbiamo solo stare attenti a non farci beccare in giro!” disse Rose, che non aveva ancora recuperato del tutto il suo normale contegno.
“Beh, ovvio. Ok, allora facciamo una passeggiata per i corridoi” propose Albus.
“D’accordo. Dopotutto non c’è molto da fare… ma è sempre meglio di stare a lezione!” fu il commento della cugina.
Salirono le scale fino ad arrivare al sesto piano, ma ad un certo punto sentirono delle voci provenire dal corridoio dietro l’angolo: non erano gli unici ad aver saltato la lezione.
“Farai entrare tuo padre a scuola? E come? Gli hanno sequestrato le Passaporte” disse la prima voce, che apparteneva ad un ragazzo.
“Beh, non me l’ha detto. È un piano segreto, almeno credo. È convinto che attaccare a Hogwarts farà passare la voglia ai Serpeverde e ai loro amichetti vari di restare a scuola, e finalmente ci libereremo della feccia…” rispose la seconda voce, anch’essa maschile.
“In che modo pensa di agire? E quando?” domandò il primo dei due.
“Non me l’ha voluto dire bene. So solo che c’entra il figlio di quei Mangiamorte dei Malfoy, sai, lo stiamo minacciando  con messaggi anonimi, magari se la fa sotto prima” spiegò l’altro.
 
“Andiamocene, - sussurrò Rose, - se ci beccano qui ci ammazzano quei due”.
I due scesero silenziosamente le scale, con il cuore in gola. Se West e Ferguson li avessero visti, sarebbe stata la loro fine. Fortunatamente i due Grifondoro erano presi dalla loro conversazione “segreta”, e non si accorsero dei due ragazzini che li avevano spiati.
“Scorpius. È in pericolo” commentò Albus, preoccupato.
“Dobbiamo dirlo subito a Neville. E anche ai nostri genitori” decise Rose, dirigendosi verso la Guferia, poiché in quel momento il professor Paciock probabilmente aveva lezione, e non era il caso di interromperlo.
“Ce l’hai una piuma?” domandò al cugino.
“Uhm… sì” rispose Albus, e, dopo aver cercato a lungo nelle tasche, la consegnò a Rose.
“Speriamo che nessuno intercetti il gufo…” mormorò Rose.
“Allora non scrivere nulla di compromettente. Ci penserà Neville a informarli” ragionò Albus.
“Giusto” rispose Rose, iniziando a scrivere.
 
Cari Ginny, Harry, Hermione e Ron,
c’è un complotto. Non possiamo specificare nulla di più, nel caso in cui il gufo venga intercettato. Diremo tutto a Neville, che troverà il modo di informarvi.
Rose e Albus
 
“Direi che va bene. Non è il caso di scrivere più di così” decretò Albus, chiamando il proprio gufo e legandogli la lettera alla zampa.
Mentre il pennuto usciva dalla Guferia e si avviava verso casa Weasley, i due ragazzi si diressero verso la propria sala comune, sperando di non fare altri brutti incontri.
Ora avrebbero dovuto aspettare la fine delle lezioni per poi riferire a Neville tutto quello che avevano sentito.
 
“Ah, ecco dove siete andati! Sei stata grandissima Rose, la Povon se lo meritava proprio” esclamò Scorpius entrando in sala comune dopo la fine della lezione. Rose ricambiò con un sorriso stiracchiato, e la cosa sorprese il ragazzo, che le chiese se ci fosse qualcosa che non andava.
“Sì, siediti” gli disse Rose, facendogli posto sul divano dove stavano lei e Albus.
“Devo preoccuparmi?” domandò Scorpius.
“Sì” ammise Rose, e vide comparire sul viso di Scorpius un’espressione tesa, che la incitava a iniziare a raccontare.
“Beh, io e Al stavamo facendo un giretto per la scuola, e abbiamo sentito discutere West e Ferguson. Già, proprio loro, - specificò allo sguardo sorpreso di Scorpius, - e Ferguson diceva che avrebbe fatto entrare suo padre a Hogwarts in qualche modo, e… beh, suo padre vuole attaccare la scuola per liberarsi della feccia, ovvero noi Serpeverde e chi ci è amico, e h-hanno n-nominato t-te, c’entri q-qualcosa con il l-loro p-piano” finì Rose, balbettando.
“E cosa possiamo fare?” le chiese Scorpius, in preda al panico.
“Non lo so, intanto dobbiamo dirlo a Neville…” gli spiegò lei, rassegnata.
“Neville?” domandò lui, guardandola con aria interrogativa.
“Il professor Paciock. È un amico di famiglia” chiarì Albus.
“Be’, andiamo, non c’è tempo da perdere” esclamò Rose, alzandosi di scatto.
Albus la imitò, e convinse Scorpius a venire con loro, dopotutto era lui il diretto interessato.
 
Quando Neville si ritrovò davanti quei tre ragazzini, che avevano tutti la stessa aria preoccupata e spaventata, capì subito che c’era qualcos’altro che non andava.
“Cos’è successo?” domandò, apprensivo, rivolto in particolare a Rose, che era la più chiacchierona dei tre.
“Beh… ecco… non ci sgriderai perché io e Al abbiamo saltato una lezione di Difesa, vero?” iniziò la ragazza, mettendo le mani avanti e facendo gli occhi dolci al professore.
“Non credo che siate venuti qui per confessarmi le vostre infrazioni alle regole della scuola, pertanto, ditemi qual è il problema” tagliò corto Neville.
Il racconto di ciò che Rose e Albus avevano scoperto lo fece sbiancare un po’, ma non sembrò sorpreso più di tanto.
Lo sapevo, prima o poi sarebbe successo…” commentò tra sé e sé, sotto lo sguardo incuriosito dei tre Serpeverde.
“Puoi dirlo tu ai nostri genitori?” si informò subito Rose, per poi precisare: “Avevo paura che qualcuno potesse intercettare i gufi… quelli là sicuramente non vogliono che noi sappiamo quello che stanno tramando”.
Neville le scompigliò affettuosamente i capelli: “Ah, certe volte mi ricordi così tanto tua madre…”.
“Mmmh, solo certe volte… non sono mica studiosa come lei! Ho ereditato solo l’intelligenza, eh…” ci tenne a precisare Rose, incrociando le braccia con aria offesa e vanitosa allo stesso tempo, e Neville e Albus si lasciarono sfuggire una risatina. Quando faceva così, Rose era proprio buffa.
“Sì, comunque non preoccuparti, lo dirò io ai vostri genitori, è più sicuro. Troverò il modo di farlo sapere anche ai tuoi, Scorpius” disse Neville, rassicurandoli almeno un po’.
“Ma… c’è qualcosa che… che potete fare?” domandò Albus, che in realtà tanto rassicurato non era.
“Spero di sì… ma sono persone importanti al Ministero, e Dover li appoggia. Non sarà facile” ammise Neville, sconfortato. Quella situazione era troppo simile a quello che era accaduto in passato, e ciò non lo tranquillizzava affatto.
“Perché, perché non si può avere un po’ di pace?” esclamò Scorpius, dando sfogo alla sua frustrazione.
“Sai, è proprio una bella domanda, ma finché l’amore per il potere sarà superiore all’amore per gli altri, sarà sempre un susseguirsi di guerre e disaccordi, e nonostante siano diverse le motivazioni che spingono a combattere, il risultato diventa sempre lo stesso” concluse il professore; i tre ragazzi lo guardarono, in ansia ma non rassegnati, e si diressero nuovamente verso i sotterranei.








Angolino dell'autrice:
Salve gente! Eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo. I problemi aumentano sempre di più, eh... Poverini, non possono rilassarsi un attimo che salta fuori qualcosa di nuovo. Infatti, in questo momento, sto cercando di placare una rivolta che i personaggi stanno escogitando contro di me, stufi dei maltrattamenti che subiscono.
- No, Scorpius, mi spiace, ce l'hanno con te. Rassegnati! -
*Schiva qualche maledizione*

Ehm, ehm, scusate. Giusto un piccolo problema tecnico. Ora siete liberi di pensare che io sia pazza. Forse avreste anche ragione. ^^' 
Come sempre grazie, grazie, grazie di cuore a tutti voi che avete recensito la storia, la seguite, la ricordate o la leggete. :3
Continuate a lasciarmi le vostre opinioni, sono sempre utili. ^^
Il prossimo capitolo arriverà, come sempre, tra qualche giorno. Sul mio documento Word è già pronto, insieme anche a quello dopo ancora, quindi non tarderò (se a qualcuno dovesse interessare, io intanto ve lo dico).
Ora me ne vado, aspettando fiduciosa le vostre recensioni :)

Al prossimo capitolo,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 13
*** Tra un rapimento e palle di neve ***


Capitolo XIII
Tra un rapimento e palle di neve



Arrivò dicembre, e insieme ad esso iniziarono a cadere i primi fiocchi di neve.
Dal Ministero non arrivavano più novità, o, in ogni caso, la Gazzetta del Profeta non ne parlava. Probabilmente l’articolo scritto a proposito delle Passaporte illegali di Ferguson non era piaciuto molto ai potenti.
 
Albus, con il libro di Pozioni sottobraccio, si diresse insieme ai suoi compagni nell’aula, dove il professor Lumacorno li stava già aspettando. Avrebbe dovuto recuperare al più presto il Desolante che aveva preso la lezione precedente, ma non era colpa sua se il termometro che misurava il calore della fiamma si era rotto e pertanto gli era esploso il calderone perché la pozione aveva fermentato alla temperatura sbagliata. Era persino finito in infermeria, perché quella brodaglia l’aveva ustionato, mentre Lumacorno, sconsolato, aveva borbottato: “È desolante, proprio come il voto che ti ho appena messo, il fatto che il talento per le pozioni di tuo padre e di tua nonna non sia affatto presente in te…”, poi era andato a prendere la propria bacchetta, che aveva lasciato sulla cattedra, e con un rapido movimento aveva ripulito tutto.
Albus si stava molto impegnando nel mescolare la propria pozione, che, finalmente, si stava decidendo ad assumere il corretto colorito verdastro, quando Gazza irruppe nell’aula, con aria trafelata, tenendo in braccio Miss Purr, che era la figlia della sua amata Mrs Purr, che era morta di vecchiaia qualche anno prima, e che sembrava aver ereditato dalla madre tutte le sue capacità da “segugio”.
“Professor Lumacorno… professor Lumacorno, - gracchiò, - la preside vuole che la signorina Jane Randall vada al più presto nel suo studio”.
Dal calderone di fianco a quello di Millicent, si alzò la giovane Grifondoro, che si affrettò a seguire Gazza con un’espressione incuriosita e forse anche un po’ preoccupata, ma dopotutto aveva la coscienza a posto, non aveva combinato nessun danno né infranto nessuna regola della scuola. Infatti non sapeva che quello che la preside aveva da dirle non c’entrava proprio nulla con il suo comportamento.
 
Jane non ritornò a lezione, e nessuno ebbe più sue notizie fino a quando i Grifondoro non tornarono in sala comune.
Subito dopo pranzo, James andò alla ricerca di Albus, Rose e Scorpius. Li trovò mentre erano fuori a fare una battaglia di palle di neve insieme agli altri due Serpeverde del loro anno. Si sarebbe unito volentieri a loro, se non avesse avuto una cosa più importante da riferire.
“Al! Rose! Anche tu, Scorpius! Venite un attimo, devo parlarvi con urgenza” esclamò, per attirare la loro attenzione.
I tre si scusarono con Millicent e Andrew e andarono da James per sentire cos’aveva da dire.
“Che c’è, fratellone?” gli domandò Albus, pulendosi le mani sporche di neve sui capelli di James, che per vendicarsi fece una palla di neve e cercò di infilargliela giù per la schiena, mentre Albus strillava cercando di sfuggirgli.
Rose li guardò con aria di superiorità e si mise a tossire per attirare la loro attenzione.
“Ehm… potete rimandare a dopo i litigi in famiglia? Grazie!” li rimproverò, ma i due, guardandosi con aria complice, la sommersero di neve, mentre Scorpius, guardando la scena, ridacchiava divertito.
“Se finisco in infermeria con la febbre è colpa vostra!” si lamentò Rose, guardandoli con aria omicida.
James la guardò assumendo un ghigno malandrino, ma un attimo dopo tornò serio.
“Avete presente Jane Randall? È una del primo anno…” iniziò.
“Sì, sì… - confermò Albus, - era con noi prima a lezione di Pozioni, poi l’hanno chiamata fuori e non l’abbiamo più rivista…”.
“È proprio questo che volevo dirvi. Quando sono rientrato in sala comune dopo la lezione di Erbologia, ho visto che c’era lei che stava piangendo seduta vicino al camino, allora, sentendomi molto buono e magnanimo, le ho chiesto che cos’avesse da piangere. Beh, sua madre, Virginia Jane Randall, è una che scrive per la Gazzetta del Profeta, ed è proprio suo l’articolo riguardo a Ferguson e al casino che è successo al Ministero. Ecco: è sparita. Suo padre ha dato l’allarme, perché erano due giorni che non ritornava a casa. Si sospetta un rapimento…” raccontò James, molto preoccupato.
“Cosa? Ma non è possibile…” esclamò Rose, che non voleva credere a ciò che aveva sentito.
“Purtroppo è vero, me l’ha detto Jane” confermò James, stringendo a sé la cuginetta con fare protettivo.
“Perché sta accadendo tutto questo?” domandò Rose, in cerca di conforto da parte del cugino.
“Non lo so…” ammise lui, scompigliandole i capelli con fare fraterno.
“E cosa dovremmo fare?” chiese Albus, impaziente, rivolto forse più a sé che agli altri.
“Niente. Aspettare” dichiarò Scorpius, andando a sedersi su un cumulo di neve, ne prese un po’ in mano e iniziò a giocarci per cercare di pensare ad altro.
 
“Guarda! Non l’hanno scritto neanche oggi sul giornale!” sbottò Rose, sbattendo la Gazzetta del Profeta sul tavolo.
“Mi sembra ovvio che non lo scrivano, nessuno si attenta: hanno paura di fare la stessa fine!” commentò Albus, alzando le spalle.
“Sì, ma un quotidiano serve per informare! Se non devono scrivere cosa succede, tanto vale che chiudano; a questo punto sono più d’aiuto i test d’amore del Settimanale delle Streghe!” ribatté Rose, indignata.
“Tanto non possiamo farci nulla” dichiarò Scorpius, sedendosi svogliatamente di fianco a lei e iniziando a mangiare con aria annoiata.
“Non devi dire così! Credi che se mio zio Harry avesse avuto il tuo stesso atteggiamento, Voldemort sarebbe mai stato sconfitto?” lo rimproverò Rose.
“E quindi cosa pensi di fare? Un’irruzione al Ministero della Magia? Abbiamo undici anni, Rose, non siamo noi a dover salvare il mondo” cercò di spiegarle Scorpius.
“Non lo so. Però, insomma, vorrei capire qualcosa di più su quel che succede… rischiamo di stare qui a guardarci in faccia fino a quando non ci ammazzeranno uno per uno” si lamentò la ragazza.
“Sì, ma… uffa… non ne posso più! Voglio una vita normale, tranquilla, perché non è possibile?!” piagnucolò Scorpius, mettendosi in bocca una quantità esagerata di cibo.
“Quel che temo, - mormorò Albus, - è che questo sia solo l’inizio”.
 
La mattinata di Rose e degli altri Serpeverde trascorse in modo abbastanza noioso, con una verifica di Storia della Magia in cui tutti avrebbero pregato per prendere almeno uno Scadente, che per quanto non fosse un granché come voto, almeno non era proprio desolante. Nel pomeriggio, quindi, per smorzare un po’ la tensione, venne organizzata una battaglia di palle di neve.
C’era un sacco di gente che si era aggregata: oltre ad Albus, da cui era partita l’idea, c’erano Rose, Scorpius, Millicent, Andrew, Christian Nott, la sorella di Andrew, Laura Flint, insieme a Dominique Weasley, che aveva deciso di mettere da parte i libri per un po’, Molly Weasley, con il suo ormai inseparabile ragazzo Charles Ferland, James, Fred, e persino Victoire e la sua amica Caroline, dall’alto del loro “settimo anno”, erano venute a dare un’occhiata.
Era bello potersi divertire in mezzo alla neve, in una di quelle ore libere dai compiti e, forse, anche dalle preoccupazioni. Erano tutti solo dei ragazzi, e volevano avere altro a cui pensare che non fosse quello che stava accadendo al Ministero.
“Aah! Prendi questa, Rose!” esclamò James, tirando un’enorme palla di neve verso la cugina e ridacchiando divertito non appena ebbe colpito il bersaglio.
“Brutto vigliacco! Ora ti seppellisco nella neve…” lo minacciò Rose, avvicinandosi verso di lui con un ghigno che non prometteva nulla di buono.
“Dai, Al! Vieni ad aiutarmi a innevare tuo fratello” disse la ragazzina, e Albus corse subito in suo aiuto.
“Ehi, ma non vale! Due contro uno!” si lamentò James, cercando di sfuggire, ma ormai stava già venendo bersagliato dai due Serpeverde, molto divertiti.
 
“Chris! Attento!” strillò Scorpius, rivolto al cugino, ma evidentemente il suo avvertimento non arrivò in tempo, perché un attimo dopo si sentì un tonfo.
Christian stava cercando di allontanarsi dalla mira di Scorpius, che lo stava ricoprendo di neve, perciò si era messo a correre senza guardare dove metteva i piedi, e così facendo era arrivato in un punto scivoloso a causa del ghiaccio, cadendo a gambe all’aria e finendo anche addosso a Rose, buttandola giù.
“Ahia… guarda dove v-…” iniziò a lamentarsi Rose, ma si bloccò non appena vide chi era stato a farla cadere.
“Ops, scusa, mi dispiace” si scusò Christian, ripulendosi dalla neve e aiutando la ragazza a rialzarsi.
 “Non fa niente…” sussurrò lei, iniziando a sistemarsi nervosamente i capelli, per poi tirare addosso della neve ad Albus e James, che stavano sghignazzando.
“Cos’avete da ridere?” disse, fulminandoli con lo sguardo.
“Oh, niente, Rose, però smettila di sommergerci con la neve!” la supplicò Albus, facendole gli occhi dolci.
“Mmh, non credo proprio! Fatevi sotto!” esclamò lei, correndo velocemente verso di loro, scivolando e cadendo nuovamente per terra.
“Ahia! Basta! Io me ne vado” sbottò, rialzandosi a fatica e avviandosi verso il castello zoppicando, tra gli sguardi divertiti di James e Albus.
Nel tornare dentro, comunque, non riuscì a resistere dal tirare un’enorme palla di neve addosso alla Povon, che stava tranquillamente camminando insieme ad Elizabeth, e ridendo a crepapelle non appena Isabella, tutta bagnata dalla neve, iniziò a urlarle dietro che era una grandissima idiota irresponsabile.
 
Una volta ritornata nei sotterranei, Rose si buttò sul proprio letto ancora tutta sporca, bagnando tutte le coperte; quindi, arrabbiata e innervosita, si cambiò la divisa e si diresse verso la biblioteca per fare i compiti di Erbologia, ma poiché si era dimenticata di mettersi delle scarpe pulite, la bibliotecaria, Madama Pince, si mise a strillare, dicendole di andarsene via da lì, che con quel sudiciume che aveva ai piedi avrebbe sporcato dappertutto.
Imbronciata, tornò in sala comune e rimase a fare i compiti lì, lamentandosi di tutti i lividi che le erano venuti a causa delle due cadute.
Dopo non molto tempo, ritornarono anche gli altri Serpeverde: Albus, Scorpius, Christian, Andrew e Millicent, anch’essi infreddoliti e sporchi di neve.
“Ehi, Rose… eccoti qua! Non c’è bisogno di arrabbiarsi tanto se hai un equilibrio instabile!” la salutò Albus, sorridendo.
Rose, senza alzare gli occhi dal foglio, tentò di lanciargli la piuma per scrivere in testa, ma, non avendo guardato, sbagliò la mira e la tirò addosso a Christian.
“Oh, scusa, scusa, scusa… non volevo colpire te, be’, mi sembra ovvio… era per Albus!” farfugliò imbarazzata, guardando per aria.
“Non preoccuparti” rispose Christian, andandosene nel suo dormitorio.
“Albus Severus Potter, io ti Schianto! Anche se non sono capace, imparo solo per te” esclamò Rose, arrabbiata. Era irritabile, quel giorno.
“Ehi, cos’ho fatto di male, cuginetta?” cercò di difendersi lui, nascondendosi poi dietro a Scorpius.
“Non ne ho idea, ma oggi mi va di avercela con qualcuno” spiegò lei, con un sorrisetto birichino sulle labbra.
Poiché Albus ci teneva alla propria integrità fisica, rinunciò al fare altre battute riguardo Rose, perché la ragazzina era decisamente di cattivo umore, e lui non ci teneva a sperimentare su di sé qualche fattura malriuscita.
 
“Non hanno ancora ritrovato la mamma di Jane”, annunciò Millicent, durante il pranzo.
Era ormai arrivato il sei dicembre, ma nessuno aveva notizie, poiché il Profeta ignorava totalmente l’argomento.
“Suo padre è disperato, e anche lei. Poi a casa suo fratello è triste e di cattivo umore, era molto legato alla madre”, continuò la ragazza.
Lei era l’informatrice ufficiale dei Serpeverde riguardo alla questione, essendo diventata la migliore amica di Jane. In realtà, lo era già da prima: Millicent sapeva sempre tutto di tutti, beh, più o meno, e quando gli altri volevano un po’ di gossip andavano sempre da lei.
“Poverina, speriamo che la ritrovino…” commentò Rose, preoccupata.
“Sì, speriamo, ma con quella gente lì non c’è molto da stare allegri” disse Scorpius, con un’aria da funerale.
Nessuno disse più nulla, e i ragazzi cercarono di concentrarsi solo sul cibo, per quanto fosse possibile.
 
Intanto James, insieme a Fred, aveva iniziato a fare il conto alla rovescia per i giorni che li separavano dalle vacanze di Natale, ormai poco più di due settimane. I due ragazzi avevano assolutamente bisogno di un po’ di riposo, perché non amavano granché lo studio, e oltretutto James doveva ancora passare le sue serate in punizione con Gazza, da quando era stato accusato di aver aggredito Rose e Scorpius. Naturalmente, i colpevoli non erano ancora saltati fuori apertamente, e nonostante ormai fosse più che palese che non fosse stato James, la punizione non era stata revocata.
“Beh, prevenire è meglio che curare, signor Potter” gli aveva risposto la Harrison, quando James, per l’ennesima volta, aveva cercato di convincere la preside a cambiare idea.
Come se quella credesse che fare delle punizioni preventive potesse servire a qualcosa: è matta da legare, pensava James, pieno di motivato rancore nei suoi confronti.
Si era stufato di spolverare delle inutilissime coppe nella Stanza Trofei, o ancor peggio di aiutare a pulire i bagni senza la magia. Che assumessero un altro inserviente, se Gazza aveva bisogno di una mano, perché ricorrere ai poveri ragazzi in punizione (immeritata, tra l’altro)?
James lo ricordava tutte le volte che scriveva ai genitori, ma Harry e Ginny gli dicevano di portare pazienza e di non fare sciocchezze: se avesse combinato qualche casino, la Harrison non si sarebbe di certo fatta troppi scrupoli riguardo alla sua espulsione da Hogwarts.






Angolino dell'autrice:
*lancia qualche pesante insulto al computer, minacciando di buttarlo fuori dalla finestra, poiché aveva appena finito di sistemare il codice HTML del capitolo, quando per sbaglio ha schiacciato un tasto e si è chiusa la pagina*
Salve gente. ^^
Ecco a voi il nuovo capitolo. Che ne pensate? A me non convince più di tanto, fatemi sapere.
Intanto grazie mille a chi recensisce con costanza e a chi segue, ricorda o legge la storia, però non siate timidi, uscite allo scoperto: non vi mangio mica (sarò anche pazza, ma cannibale no) e i vostri pareri su ciò che scrivo mi fanno sempre piacere.
Dato che ci tengo ad aggiornare con costanza, direi che il prossimo capitolo verrà pubblicato lunedì. E' già pronto, quindi non dovrei tardare.

A presto,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 14
*** Ricerche di coppia ***


Capitolo XIV
Ricerche di coppia



La scuola iniziava ad essere addobbata e decorata in vista del Natale.
Nella Sala Grande, regnava un grande albero di Natale, su cui erano appese alcune fate luminose e altri festoni animati, che scintillavano di rosso e d’argento. Rose si era dovuta trattenere dall’appendere la Povon in cima all’albero per i capelli, non l’aveva fatto, a sentir lei, giusto per non rovinarlo con la faccia di Isabella.
Camminando in giro per la scuola, c’era del vischio che spuntava un po’ dappertutto, e ciò provocava curiose reazioni tra gli studenti di passaggio. C’era chi, come Molly e Charles, passavano il loro tempo tra una lezione e l’altra in giro per i corridoi alla ricerca del vischio, e, non appena lo trovavano, si scambiavano un bacio romantico, mentre c’erano altri che inseguivano il proprio amato, o amata, nel tentativo di bloccarlo sotto a un vischio e baciarlo. Era molto rischioso andare in giro, di questi tempi, pensava Rose, ridacchiando tra sé e sé, se avevi qualche pretendente indesiderato. Non era il suo caso, comunque.
 
“Buongiorno, ragazzi, visto che in genere la mia materia viene sottovalutata e poco apprezzata, ho intenzione di assegnarvi una ricerca a coppie” iniziò il professor Ruf, non appena fu entrato in classe.
I ragazzi, che si stavano già addormentando, si ridestarono in un attimo. Ricerca a coppie? Ruf? Cosa gli era saltato in mente? Nessuno fiatò, in attesa che l’insegnante spiegasse meglio ciò che voleva fosse fatto.
“Le coppie saranno scelte da me, e saranno utili per farvi socializzare meglio con i compagni dell’altra Casa, pertanto ogni Serpeverde sarà con un Tassorosso e viceversa”, proseguì Ruf, con il suo solito tono di voce monotono.
Rose sbiancò, e anche Scorpius e Albus assunsero un’espressione particolarmente preoccupata. “Ma no, - pensò Rose, per rassicurarsi, - figuriamoci se proprio io capito con la Povon…”.
Ruf prese in mano una pergamena, dove si era appuntato le coppie in cui dividere i ragazzi.
“Elizabeth Allen con Scorpius Malfoy” lesse. I due si scambiarono un’occhiata molto diffidente.
“Andrew Flint con Emma Larcot e Marcus Smith, voi sarete in tre perché siete in numero dispari, - continuò Ruf, incurante degli sguardi minacciosi che si stavano scambiando Elizabeth e Scorpius, - Albus Potter insieme ad Oliver Ransay, Rose Weasley e…”.
Rose iniziò a preoccuparsi seriamente. “Ti prego non la Povon, non la Povon…”.
“… Isabella Povon”.
“Per Morgana!” esclamarono all’unisono, provando istinti omicidi sia per la propria compagna di coppia che per il professore.
“E per finire, Millicent Thompson insieme a Tobias Zarley”, concluse Ruf, ancora ignaro dello scompiglio che aveva appena creato all’interno della classe.
“Ma porca Circe! Miseriaccia! – si lamentò Rose, piena di rabbia, - di tante persone, perché lei? Sembra che l’abbia fatto apposta!”.
Scorpius le batté una pacca sulla spalla in segno di consolazione.
“Beh, non che a te sia andata meglio, eh! Fa’ poco il furbo! Con la Allen, quella è sempre appiccicata alla Povon, devono essere dello stesso stampo” gli spiegò Rose, che nonostante le accuse che aveva appena rivolto ad Elizabeth, avrebbe fatto cambio volentieri con Scorpius.
“Come darti torto… Be’, buona fortuna, Rosie” sospirò.
“Non chiamarmi Rosie” si lamentò lei, facendo l’aria offesa.
“E perché no, Rosie?” scherzò Scorpius, per farla arrabbiare.
“Perché solo mio padre mi chiama così, è un soprannome orrendo” gli spiegò lei.
“Rosie, Rosie, Rosie!” sghignazzò lui, in tono canzonatorio, ricevendo qualche sberla sul braccio in risposta.
“Se tu mi chiami Rosie, tu allora sarai Scorpiuccio” decise lei, con aria risoluta.
“No, no, dai, Scorpiuccio è orribile!” esclamò lui, facendo una faccia schifata.
“Allora niente da fare” rispose lei, alzando le spalle. Era brava a ricattare le persone.
“Uffa” si lamentò Scorpius, mettendo su una smorfia imbronciata.
“Senti, - disse Rose, toccando il braccio del ragazzo per richiamare la sua attenzione, - dato che dovrò fare qualche ora di studio forzato con quell’idiota della Povon, aiutami almeno a pianificare qualche scherzo intelligente da farle, se no sai che noia?”.
“Una bella Caccabomba in mezzo ai suoi compiti?” propose Scorpius.
“La Pince mi ammazza se porto una Caccabomba in biblioteca…” ragionò la ragazza.
“In effetti, hai ragione. Be’, non so cosa dirti, ti verrà l’ispirazione sul momento, conoscendoti” la rassicurò lui.
“Sì, spero che mi venga in mente qualcosa di molto, molto diabolico…” sogghignò Rose.
“Professor Ruf! La Weasley e Malfoy chiacchierano, e io non riesco a seguire la lezione!” intervenne la Povon.
Ecco, appunto. Ma si diverte?!” Fu il pensiero comune dei due giovani Serpeverde. Chiunque, salvo rare eccezioni, avesse frequentato Hogwarts, non aveva mai ascoltato una parola di Storia della Magia, e in ogni caso quei pochi che prendevano appunti non si erano mai lamentati della confusione provocata dai loro compagni, ma evidentemente la Povon era particolarmente sadica nei confronti degli altri, - e anche masochista, avrebbe aggiunto Rose, perché così facendo si stava per beccare una vendetta molto dolorosa.
Ruf non si scompose più di tanto, intimò soltanto ai due di tacere; era abituato al fatto di non essere tenuto molto in considerazione quando spiegava. Probabilmente Isabella si sarebbe aspettata, come minimo, che li avrebbe interrogati su ciò che aveva appena detto, perché li fulminò con lo sguardo, e la sua occhiata sembrava proprio significare che, prima o poi, l’avrebbero pagata.
“Ma secondo te ha sentito i nostri piani?” domandò Rose, assumendo un’aria innocente ed ingenua.
“Non ne ho idea, ma secondo me era troppo intenta ad ascoltare Ruf per capire quel che stavamo dicendo” le rispose Scorpius, alzando le spalle.
 
Qualche giorno dopo, Rose e Isabella si incontrarono in biblioteca per fare la ricerca di Storia della Magia, o meglio, provarono a farla.
“Povon”.
“Weasley”.
Si salutarono freddamente non appena si videro, e andarono a cercare un tavolo, dove poi appoggiarono qualche rotolo di pergamena e il necessario per scrivere.
“Credo che sia meglio che ci pensi io, a cercare le informazioni e scriverle” iniziò la Povon, cercando di mettere le cose in chiaro fin da subito.
“Perfetto, - ribatté Rose, alzandosi di scatto, - allora la mia presenza non è richiesta. Arrangiati pure da sola, purché tu scriva anche sulla mia pergamena. Addio”.
“No, no! Fermati, - si lamentò la Povon, prima che la sua compagna riuscisse ad uscire dalla biblioteca, - non è questo che intendevo”.
Rose alzò un sopracciglio, scettica.
“Siediti” le ordinò la Povon, con fare spiccio.
“Non prendo ordini da te” dichiarò Rose, dandole le spalle e incrociando le braccia, poco collaborativa.
“Weasley, non ho tempo da perdere” disse Isabella, guardandola con aria severa.
“Neanch’io, se per questo” rispose Rose, ricambiando con uno sguardo pieno d’odio.
Allora la Povon iniziò a setacciare mezza biblioteca alla ricerca di qualche libro che approfondisse le rivolte dei Goblin, sfogliando freneticamente pagine e pagine di roba, e appuntandosi qualcosa ogni tanto. Nel frattempo, Rose la guardava, annoiata, studiando mentalmente una tecnica per rovesciarle addosso la boccetta dell’inchiostro senza venire direttamente incolpata.
“Ti muovi? Io mi rifiuto di scrivere tutta quella roba” esclamò Rose, non appena vide quanto aveva già scritto la Povon, - probabilmente era più di tutto ciò che Rose avesse mai prodotto dall’inizio dell’anno, in Storia della Magia.
“Non ho intenzione di rovinarmi la mia media di Eccezionale solo perché tu sei una scansafatiche” le spiegò Isabella, continuando a scrivere imperterrita.
“Sei più odiosa di uno Schiopodo Sparacoda” constatò Rose, alzando gli occhi al cielo, nel tentativo di farsi venire in mente qualcosa che le facesse passare la noia senza ricorrere alla sperimentazione di una qualche maledizione sulla sua compagna di ricerca.
“Detto da te, Weasley, è un complimento” ribatté la Povon, senza scomporsi.
Dopo quella che a Rose sembrò un’intera giornata, nonostante si trattasse soltanto di un’ora, Isabella posò la piuma e le consegnò la pergamena che aveva scritto.
“Ricopiatela, poi domani riportamela” disse.
“Uh, non so se la riavrai mai indietro… sai com’è, potrebbe casualmente cadermi in mezzo alla neve, oppure non vorrei mai che il mio gatto la distruggesse…” ipotizzò Rose, con un sorrisetto poco promettente addosso.
“Ho capito, la scriverò io anche per te” sbuffò la Povon, riprendendosi i propri fogli.
“Brava, vedo che capisci!” esclamò Rose, soddisfatta, facendole l’occhiolino, per poi dileguarsi molto rapidamente e andare a rifugiarsi nella propria sala comune.
 
“Fammi capire: nessun livido? Nessun segno evidente di una lotta alla babbana? Niente fatture? Neanche un piccolo dispetto? Non siete andate neppure in infermeria? Sicura di star bene, Rose?”.
Non appena Albus e Scorpius avvistarono Rose di ritorno dalla biblioteca, la fermarono ancor prima che potesse sedersi per sapere come fosse andato il pomeriggio di studio.
Rimasero entrambi molto stupiti del fatto che lei e la Povon avessero avuto un incontro suppergiù abbastanza civile, a parte qualche rispostaccia, non si fossero picchiate o fatte dispetti “fisici”.
“Beh, intanto le ho affibbiato la mia ricerca da scrivere. Non era il caso di fare una rissa in biblioteca, la Pince ci guardava male anche così, senza che facessimo alcunché di violento” si giustificò Rose.
“Ah, ma tu ti fidi a darle da scrivere la tua ricerca?” domandò Scorpius, con un tono che voleva dire più o meno che lui a quella là non avrebbe fatto scrivere neanche mezza frase.
Rose alzò le spalle: “Oh, dai, è pur sempre una leale Tassorosso, per di più secchiona. Poi è chiaro che se fa danni, ha finito di vivere. Ma tanto le ricerche devono essere uguali, e non comprometterebbe mai la sua reputazione, neanche per far fare a me brutta figura”.
“In questo caso, allora, hai fatto bene. Almeno quel lavoro in più se lo merita!” esclamò lui.
 
Gazzetta del Profeta – le notizie del giorno: 15 dicembre 2017
Ritrovata morta Virginia Jane Randall, ex giornalista della Gazzetta
La donna, 39 anni, era scomparsa di casa circa un mese fa, senza lasciare alcuna spiegazione ai famigliari. Il suo cadavere è stato ritrovato a Londra. Non sono chiare le cause della sua morte, si sospetta una qualche malattia contagiosa, come il Vaiolo di Drago, benché non ne porti i segni.
Visto il triste avvenimento, si cerca un sostituto della donna nel ruolo di giornalista. Per maggiori informazioni, recarsi nella sede della Gazzetta, ad Hogsmeade (via A. Silente 19).
 
Albus appallottolò la pagina del giornale che gli aveva appena dato suo fratello da leggere, disgustato. Rose e Scorpius, seduti accanto a lui, condividevano le sue stesse emozioni.
“Che schifo” fu l’unica cosa che Rose riuscì a dire, riguardo a ciò che aveva appena letto. Era… era una cosa orrenda; era più che ovvio che Virginia non fosse morta per Vaiolo di Drago, o per qualsiasi altra malattia, si sarebbe recata al San Mungo, in tal caso. Quello era un omicidio in piena regola, soltanto che qualcuno aveva voluto camuffarlo. L’altra cosa che le fece venire il voltastomaco furono le ultime due righe: avevano appena annunciato la morte di una persona e, lì sotto, con noncuranza, chiedevano che qualcuno le facesse da sostituto.
 
Anche Jane stessa apprese la notizia attraverso la Gazzetta. Non voleva crederci, quelle parole non potevano essere vere, eppure erano lì, sulla carta, e non avevano alcuna intenzione di cancellarsi, dicendo che era tutto uno scherzo. Dovette rileggere tre volte l’articolo prima che le entrasse in testa l’amara verità, e a quel punto nulla poté trattenere le lacrime.
Era già stato un colpo terribile scoprire che Virginia era stata rapita, o comunque  che era scomparsa, aveva pianto a lungo, sperando nel ritorno della madre. Lei era sempre stata più legata al papà, mentre il suo fratellino alla mamma, ma ciò non sminuiva comunque il suo affetto. Aveva soltanto voglia di piangere, di sparire, perché aveva capito troppo presto che la vita non era giusta.
Le sue compagne di dormitorio, Nathalie Collins e Valerie Venoy, e la sua amica Millicent avevano provato a consolarla, ma lei le aveva mandate via. Voleva stare da sola, non voleva essere compatita. Nonostante i loro “mi dispiace tantissimo”, Jane sapeva che non potevano capirla, o forse era lei che non voleva un aiuto; non è semplice, però, superare le difficoltà da soli.






Angolino dell'autrice:
Come promesso, ecco il nuovo capitolo. ^^
Un abbraccio a chi segue, ricorda o legge la storia, ma soprattutto a quelli (purtroppo pochi) che recensicono. Davvero, io ve lo chiedo per favore: se pubblico questa storia, è per avere il parere di altre persone, altrimenti la lascerei nel mio documento di Word.  Le visualizzazioni non sono tantissime, però sono comunque molte di più delle recensioni... Per questo, se lasciaste almeno un commentino ogni tanto, mi fareste felice. :)
Be', non ho altro da dire, a parte che spero che la storia vi piaccia almeno un po'.
Dovrei aggiornare verso giovedì/venerdì.

Al prossimo capitolo,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 15
*** Di nuovo a casa ***


Capitolo XV
Di nuovo a casa



“Giochiamo a Spara Schiocco? O a Gobbiglie? Insomma, gente, facciamo qualcosa perché mi sto proprio annoiando” decretò Albus, nel tentativo di rallegrare gli animi dei suoi compagni Serpeverde, che in quel momento erano tutti molto passivi, e sembravano più interessati a osservare gli spostamenti della piovra gigante quando passava proprio vicino alle finestre della sala comune, piuttosto che a fare qualcosa di produttivo.
“Oh, Al, non ne ho voglia… sono stanca!” si scusò Rose, cercando di mantenere una posizione seduta sopra alla comoda poltrona.
“Ma dai, tra cinque giorni torneremo a casa per le vacanze…” tentò di convincerla lui.
“Appunto, io non le chiamo vacanze” concluse lei, appoggiandosi con la testa sulla spalla di Scorpius, che tentò invano di scacciarla.
Le vacanze della famiglia Weasley – Potter non erano mai state esattamente quello che generalmente viene definito momento di relax, per il semplice motivo che la famiglia era così numerosa che c’era sempre un via vai frenetico e una grande confusione.
Era tradizione, per il pranzo di Natale, ma non solo, di ritrovarsi tutti, dallo zio Charlie a zia Muriel, - che era ancora viva e vegeta, nonostante ormai fosse decisamente anziana, - alla Tana. Poi veniva invitato anche Ted Lupin, che ormai era uno di famiglia, insieme a sua nonna Andromeda. Ogni tanto c’era anche qualche “ospite d’onore”, che poteva essere Neville Paciock insieme alla sua famiglia, oppure Luna Lovegood, anch’essa con figli e marito, o qualsiasi altra persona abbastanza amica di qualche membro della famiglia e senza progetti per il Natale.
C’era da chiedersi come tutta quella gente potesse anche solo materialmente mettere piede insieme dentro alla Tana. Semplicemente, la casa di Arthur e Molly era stata ampliata e ristrutturata poco dopo il matrimonio di Ginny e Harry, e per finire l’opera vi era stato applicato, grazie ad Hermione, un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile: ora dentro c’era così tanto spazio da fare quasi invidia a Villa Malfoy. Tenerle dietro non era una cosa semplice, ma per fortuna Molly aveva molto tempo libero e poteva occuparsene.
 
Albus si rassegnò a una misera partita a Gobbiglie contro Andrew, - l’unico disponibile a giocare, - e siccome perse, decise di mettersi a guardare anche lui l’acqua verdastra del Lago, sperando che la piovra gigante o un qualche altro animale acquatico gli portasse un po’ di ispirazione.
 
“Ho preso Eccezionale in Storia della Magia, ti rendi conto, Scorp?” esclamò Rose, non appena il professor Ruf le riconsegnò la ricerca, corretta.
In realtà, la Povon aveva preso Eccezionale, ma Rose sorvolò su questo, dopotutto la ricerca era di gruppo, cosa importava se l’aveva scritta uno solo dei due?
“Io ho preso Oltre Ogni Previsione, ma a differenza tua, io ho collaborato con quella secchiona della Allen, mi sono guadagnato il mio voto. Be’, più o meno… Diciamo che io sono andato a prendere i libri dagli scaffali, mentre lei ha fatto tutto il resto!” ridacchiò Scorpius.
“Beh, intanto ho preso più di te!” ribatté Rose, facendogli la linguaccia.
“Dovresti dire che la Povon ha preso più di me, -  la canzonò lui, - e sinceramente non m’importa di prendere di meno di una secchiona come lei che passa il suo tempo a studiare delle date a memoria”.
“Ti ho sentito, Malfoy. Almeno io, a differenza tua, ho una cultura” intervenne Isabella; dopodiché inizio a prendere freneticamente appunti, perché Ruf aveva iniziato un’altra delle sue noiosissime lezioni.
Rose e Scorpius si guardarono un attimo negli occhi, poi scoppiarono a ridere contemporaneamente, e non riuscirono a smettere per un bel po’.
 
“Dunque, direi che c’è tutto” constatò Rose, dopo aver fatto e disfatto il baule per tre volte, convinta di aver scordato qualche cosa.
Graffiamani vi si appisolò sopra, così Rose non poté ripetere l’operazione per la quarta volta.
Millicent era appena rientrata in camera, tenendo in mano la gabbia con il proprio gufo.
Da lì a meno di un’ora sarebbero andate a prendere l’Espresso per Londra, per ritornare a casa per le vacanze di Natale. Nessuno, tra i Serpeverde del primo anno, sarebbe rimasto a Hogwarts.
 
Il treno partì con un fischio; trascinandosi dietro i propri bauli, Rose, Scorpius, Albus e Andrew si sedettero insieme nel primo scompartimento libero che trovarono, mentre Millicent, dopo essersi scusata, andò insieme a Jane Randall, che era ancora molto giù di morale, e alle sue amiche Grifondoro.
“Scorpius, tirami giù quelle gambe di dosso!” si lamentò Rose. Il ragazzo si era comodamente stravaccato sui sedili del treno, e aveva deciso che sarebbe stato più comodo con le gambe addosso a Rose.
“Uffa, e non chiamarmi Scorpius” brontolò lui, adottando una posizione un po’ più civile.
“D’accordo, Scorpiuccio” sghignazzò lei, piegandosi dalla parte opposta rispetto a dov’era Scorpius, per evitare reazioni violente da parte del ragazzo.
“Vuoi la guerra, quindi, Rosie?” le domandò lui, con aria maligna.
“No, no… scusa!” esclamò lei, cambiando idea, mentre Albus e Andrew li guardavano perplessi.
“Non pensavo ti desse fastidio essere chiamata Rosie, non l’avevi mai detto! Aspetta che James lo venga a sapere…” le annunciò Albus, ridacchiando. Tutto ciò suonava un po’ come una minaccia.
“Eh, proprio per questo non l’avevo fatto notare, visto quanto i miei cuginetti sono simpatici e poco dispettosi… Ma tu, Sevvy, non lo dirai a James, eh?” disse Rose, nel tentativo di girare le cose a suo favore.
“Ok, ok… però non chiamarmi Sevvy, ti prego” la implorò Albus.
“D’accordo” accettò lei, porgendogli la mano in segno di pace.
 
Quando arrivò la signora col carrello, l’atmosfera si ravvivò, e i quattro si rimpinzarono di Cioccorane, Gelatine ai sapori più strani e disgustosi, Api Frizzole e tanti altri dolcetti.
“Che mortorio, gente” esclamò Andrew, dopo aver terminato l’ultimo pacchetto di Gelatine Tuttigusti +1.
Nessuno aveva alcunché d’interessante da dire, così lui tentò di rompere il ghiaccio.
“Dai, voi che fate per le vacanze?”.
Rose e Albus si scambiarono uno sguardo complice e stanco allo stesso tempo, finché la ragazza non prese la parola: “Uhm, direi che staremo a casa insieme ai nostri innumerevoli parenti. Ci sarà da divertirsi, succede sempre qualcosa, ma allo stesso tempo non è molto, ehm, riposante!”.
“Io, invece, immagino dovrò fare qualche noiosa cena in famiglia… almeno ci sono i miei cugini” raccontò Scorpius.
“I tuoi cugini? Anche Christian?” s’informò Rose, incuriosita.
“Ehm, sì, lui e i suoi fratelli: Victor e Lucretia, ma perché t’interessa?” le chiese lui, perplesso dalla domanda che gli era stata rivolta, non tanto per il contenuto, ma bensì per il tono di voce usato dalla ragazza.
“Oh, non m’interessa, era giusto per fare conversazione” si affrettò a dire Rose, mentre sentiva che le guance le si stavano riscaldando.
 
Verso sera, l’Espresso fece il suo arrivo nella nebbiosa Londra. Il binario 9 ¾ era abbastanza affollato, anche se non come il primo settembre. Mentre il treno frenava, Rose iniziò a salutare dalla finestra i suoi genitori, che però non l’avevano ancora vista.
Le porte delle carrozze finalmente si aprirono, e, lentamente, i ragazzi iniziarono a scendere, con il baule carico di roba.
Dopo un augurio di buone vacanze ai propri amici e qualche promessa di mandarsi dei gufi per tenersi in contatto, Rose e Albus corsero incontro alla loro famiglia, insieme al resto dei cugini.
“Quanto mi sei mancata…” sussurrò affettuosamente Hermione, rivolta alla figlia, dopo averle dato un caloroso abbraccio.
“Anche tu, mamma” le rispose Rose, sorridendo.
“Bene, ora proporrei di andare a casa a riporre i bagagli, - disse Ron, - Harry, sta sera facciamo da te a Grimmauld Place?”.
Harry annuì; dopodiché i vari componenti della famiglia Weasley – Potter attraversarono la barriera che li avrebbe riportati nella stazione di King’s Cross della Londra babbana.
 
“Su, salite in macchina” ordinò Ron, con aria sbrigativa.
Rose non si fidava molto di suo padre, quando trafficava con della robaccia babbana, a maggior ragione quando si metteva alla guida dell’auto: quella, oltre ad essere tecnologia babbana, - con cui Ron non andava molto d’accordo, - era stata pure potenziata da nonno Arthur, e infatti poteva rendersi invisibile e volare.
La ragazzina salì, pregando Merlino di non farla schiantare.
“Ehi, Hugo! Mi sei mancato, lo sai?” esclamò Rose, rivolgendosi per la prima volta al fratellino, scompigliandogli affettuosamente i capelli.
“Anche tu, Rose! A casa ci si annoia molto di più, senza di te…” fu costretto ad ammettere Hugo. Era Rose, la “peste” di famiglia; Hugo, in genere, assomigliava di più alla madre, e in assenza della sorella si metteva a leggere qualche romanzo babbano o qualche libro di incantesimi.
 
Anche la famiglia Potter si era finalmente unita di nuovo; Harry era stato molto felice di rivedere il suo secondogenito, e fu sorpreso di quanto fosse cambiato in quei tre mesi e mezzo.
L’Albus che il primo di settembre aveva preso l’Espresso per Hogwarts era un ragazzino fragile e impaurito, molto teso per il fatto che sarebbe potuto finire a Serpeverde.
L’Albus che ora era tornato a casa, invece, era ormai fiero della sua Casa, nonostante non fosse quella rosso – oro come quella del fratello maggiore e dei genitori, e, nonostante fosse ancora introverso, era cresciuto ed era meno bambino di prima.
Queste furono le impressioni di suo padre, perché in realtà Albus si sentiva sempre lo stesso, ma un genitore non può fare a meno di notare certe piccole sfumature.
“Quando arrivano gli altri?” domandò un’impaziente Lily Luna che stava salendo le scale del numero dodici di Grimmauld Place saltellando qua e là.
Quando Harry e Ginny si erano sposati, dopo varie indecisioni e ripensamenti avevano deciso di stabilirsi nella vecchia casa dei Black, che ora era di loro proprietà. Nonostante essa non fosse piena di ricordi felici, per Harry, era comunque una casa ampia e spaziosa, anche se un po’ austera, e se si ignorava il ritratto di Walburga Black che ogni tanto si metteva a strillare insulti, non ci si stava poi così male. Inoltre era in una posizione comoda, non troppo lontana dal Ministero della Magia.
“Zio Ron e zia Hermione vengono per cena, verso le sette, mentre il resto della famiglia ci raggiungerà per le otto e mezza, tesoro” le rispose pazientemente Ginny.
“E che ore sono, adesso?” chiese di nuovo la bambina, impaziente.
“Lily, hai l’orologio al polso, guardaci!” le ricordò sua madre, con gentilezza.
“Oh” mormorò Lily, guardando l’ora e trotterellando fino a camera sua.
La stanza di Lily, in passato, era probabilmente stata una stanza per gli ospiti, mentre ora era stata decorata secondo i gusti della bambina. Le pareti erano state dipinte di blu - il suo colore preferito – e poi aveva insistito per comprare un peluche a forma di unicorno in dimensioni reali.
James aveva invece preso la stanza di Sirius Black, nonostante il disappunto di Ginny. Il suo precedente proprietario, infatti, aveva attaccato un poster con delle ragazze babbane in bikini con un potente incantesimo di Adesione Permanente, e infatti nessuno era riuscito a staccarlo. Non le sembrava una cosa appropriata per la camera di un bambino, ma si era dovuta adeguare.
Albus, invece, aveva preso quella di Regulus, che invece aveva subito l’approvazione di Ginny. Era curioso il fatto di come i nuovi proprietari delle stanze fossero stati smistati nella stessa Casa dei predecessori.
 
“Harry! Ma quant’è che non pulisci il camino?” si lamentò Ron, non appena ebbe messo piede in casa Potter. Si era tutto sporcato di fuliggine, e la sua famiglia non era messa granché meglio.
“Ehm, scusate… Toccava a Ginny pulirlo, ‘sta volta; non è colpa mia” si giustificò Harry, ma un attimo dopo arrivò sua moglie, guardandolo di sbieco: non sembrava condividere il suo parere.
“In realtà toccava a te, caro signor Potter” lo rimproverò Ginny.
“Può darsi…” borbottò Harry, con aria colpevole.
“Insomma, non è importante di chi è la colpa! Gratta e Netta!”.
Dopo che Hermione ebbe fatto l’incantesimo, lei, Ron, Hugo e Rose furono nuovamente puliti. Ripeté la formula magica anche puntando la bacchetta verso il camino, in modo che chi sarebbe arrivato dopo non facesse la stessa fine.
“Rooose! Da quanto tempo!” esclamarono in contemporanea i due giovani Potter, buttandosi entrambi addosso alla cugina, che rischiò di perdere l’equilibrio.
“Sì, in effetti è da quasi un’ora che non vi vedevo! Non so come ho fatto a sopravvivere…” commentò lei, con una risata.
“Ciao Hugo!” disse James, rivolto questa volta al fratello minore di Rose, che ricambiò il saluto con un cenno della mano.
“Beh, ho fame! Andiamo a mangiare?” intervenne Albus, massaggiandosi la pancia.
“Sì, venite pure, è pronto” annunciò Ginny.
 
“Allora, adesso abbiamo due Serpeverde in famiglia” iniziò Hermione, mangiando un boccone di pollo.
Rose e Albus si guardarono con un sorrisetto, mentre Ron dovette trattenersi dallo storcere il naso.
“Beh, ma non preoccupatevi! Ci son sempre io a tenere alto l’onore di una famiglia di Grifondoro!” intervenne James, con aria da salvatore della patria, tenendo in mano la forchetta come se fosse un’arma e guardandosi intorno, solenne.
Gli altri gli rivolsero alcune occhiate perplesse, per poi mettersi tutti a ridere.
Quando poi Rose ribadì che il figlio di Malfoy era simpatico e gli altri, - persino James, - le diedero ragione, Ron non cadde dalla sedia solo perché Hermione gli tirò una pacca sulla schiena.
“Ma cosa sta succedendo al Ministero?” domandò Albus, tutt’un tratto. All’improvviso in casa calò il silenzio; il ragazzino rimase a fissare i genitori e gli zii con aria interrogativa.
Ginny si schiarì la voce: “Ehm, Lily? Hugo? Potreste andarmi a prendere il maglione su in camera? Ho un po’ freddo…”.
Lily la guardò storto, poi le disse: “Non vale, vogliamo saperlo anche noi! Io e Hug non siamo mica scemi! Se hai freddo, mamma, il maglione puoi prenderlo con un incantesimo. Questo è solo un modo per liberarti di noi”. Incrociò le braccia, senza dare alcun segno di essere prossima ad alzarsi, e suo cugino Hugo la imitò.
Ginny sospirò. Sua figlia non era affatto stupida.
“È una cosa complicata da spiegare, - raccontò Harry, - ma dovete stare tranquilli, è tutto sotto controllo, per ora”.
“Non è vero! – esclamò James, - non è per niente sotto controllo! Allora spiegatemi perché io sto continuando ad aiutare quel deficiente di Gazza, - sì, mamma, Gazza è un deficiente, - a pulire la scuola, neanche fossi una donna delle pulizie, perché sono stato accusato di aver affatturato Rose e Malfoy! E poi quello che hanno sentito Rose e Albus, quello che è successo alla madre della Randall, quelle minacce che mandavano a Scorpius… tutto ciò significa che non è nulla sotto controllo, e dite così solo per farci sentire al sicuro!”.
Per un attimo nessuno ebbe il coraggio di proferir parola. Quel che aveva detto James era vero, le cose non erano sotto controllo, ma anche gli adulti non ne sapevano poi così tanto di più.
“James, hai ragione, - gli spiegò Hermione, - ma nessuno sa molto di ciò che sta succedendo. Quel che è certo, è che Ferguson e i suoi seguaci sono aiutati dal nuovo Ministro, che probabilmente è in combutta con loro. Non è chiaro il modo in cui vogliano agire, ma odiano i Serpeverde, i Mangiamorte, gli ex Mangiamorte, i Mangiamorte pentiti e chi ha aiutato i Mangiamorte pentiti. Voldemort voleva purificare la razza magica. Beh, è quel che vogliono fare anche loro, solo che hanno nemici diversi. L’odio è sempre odio, da chiunque esso venga, ed è sbagliato, ma qui tutti continuano a combattere per il potere, disinteressandosi della pace”.
L’argomento non venne più tirato fuori per il resto della cena; quel che Hermione aveva detto non era di certo servito a tranquillizzare nessuno, né a chiarire le idee. Non aveva rivelato molto di nuovo, l’unica cosa che restava certa era che c’era un problema, e che sarebbe dovuto essere risolto, in qualche modo, prima che provocasse altri spargimenti di sangue e vittime innocenti.





Angolo dell'autrice:
Salve a tutti, eccomi qua con un nuovo capitolo, come promesso.
Non so, non mi convince moltissimo, fatemi sapere. Sono arrivata ad un punto della storia che mi risulta un po' difficile da scrivere (capitolo 15, 16 e 17), ma ormai sono al termine dell'ultimo di questi e dopo dovrebbe essere più semplice continuare.
Grazie mille a tutti quelli che hanno lasciato la loro recensione sulla storia (fatevi avanti tranquillamente, i vostri pareri sono ben accetti), e poi anche a chi la segue, preferisce, ricorda e legge. :)
Ci si risente lunedì o martedì, a seconda di quanto riesco a scrivere in questi giorni.
Un abbraccio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 16
*** Una serata a casa Potter ***


Capitolo XVI
Una serata a casa Potter



Uno sfrigolio proveniente dal camino annunciò che qualcuno era appena arrivato. Si trattava di George e Angelina Weasley, insieme ai loro figli: Fred e Roxanne.
George Weasley era cambiato molto da dopo la morte del suo gemello, al termine della Seconda Guerra Magica. Una parte di lui era morta insieme a Fred. Era stato molto difficile superare il lutto, e il dolore non si era ancora estinto del tutto.
Fortunatamente c’era Angelina, che gli era rimasta di fianco, e insieme avevano provato a ricominciare. Non era stato semplice provare a ripartire da zero, ma alla fine si erano sposati e il 30 settembre 2003 era nato Fred, il loro primogenito, mentre tre anni e mezzo dopo, il 16 gennaio 2007, era arrivata Roxanne.
I due fratellini avevano la carnagione olivastra, un misto tra quella pallida del padre e quella scura della madre, ed erano entrambi mori, con la differenza che Fred aveva i capelli lisci, mentre Roxanne ricci. Non si potevano definire due ragazzini tranquilli, erano sufficientemente esuberanti e monelli, ma erano allegri e vivaci e andavano molto d’accordo con gli altri cugini.
Poco dopo George e Angelina, arrivarono Bill, Fleur e i loro tre figli: Victoire, Dominique e Louis. Bill e Fleur erano ancora innamorati come il giorno del loro matrimonio. I tre ragazzi avevano tutti i capelli biondi, dal biondo miele di Victoire, al biondo più chiaro di Dominique e al biondo grano di Louis. Nonostante i geni Veela fossero solo un ottavo del loro DNA, erano ancora piuttosto evidenti.
I tre ragazzi erano completamente diversi tra loro, comunque: Victoire era allegra ed esuberante, Dominique posata e studiosa, mentre Louis gentile e onesto. Rispecchiavano perfettamente le Case di Hogwarts in cui erano stati smistati dal Cappello.
“Teddy ha detto che arriverà tra poco”, comunicò Victoire, con aria sognante, rivolta a chiunque la stesse ascoltando.
Dovettero presto spostarsi dal camino per fare posto all’altra famiglia in arrivo: Percy e Audrey Weasley, insieme alle figlie Molly e Lucy. Alla fine, anche Percy si era riconciliato con il resto della famiglia, dopo la Battaglia di Hogwarts. Si era pentito di essere stato uno schiavo del Ministero, ed ora aveva cercato di mettere un po’ da parte la propria ambizione, dando spazio alla famiglia. Aveva quindi conosciuto e poi sposato Audrey, una donna che aveva conosciuto al Ministero. Nonostante Percy continuasse a fare dei discorsi un po’ noiosi e troppo burocratici, era molto migliorato rispetto al passato.
Le loro due figlie erano molto diverse tra loro: Molly aveva i capelli rossi, l’aria vivace e non stava zitta un attimo, Lucy era castana, timida e garbata, tuttavia andavano d’accordo tra loro.
Le varie famiglie non fecero in tempo a finire di salutarsi e per poi fissarsi imbarazzati, indecisi sul da farsi, che arrivò anche Ted, buttandosi subito tra le braccia di Victoire, dandole un bacio appassionato. James questa volta si trattenne dal disturbarli, limitandosi a far finta di vomitare a causa della dolcezza di quel momento.
Sentendosi un po’ osservati, - effettivamente tutti li stavano guardando, - i due piccioncini decisero di smetterla di scambiarsi effusioni in pubblico.
Gli adulti si rinchiusero in una stanza, gettando alcuni incantesimi Muffliato in modo tale che la loro conversazione non potesse essere origliata. Tutti gli altri, Victoire e Ted compresi, andarono il salotto a giocare e chiacchierare.
Lily si sedette in braccio a Ted, che per lei era come una specie di fratello maggiore adottivo, un amico più grande da prendere come riferimento.
“Beh, voi quando vi sposate?” domandò Lily, puntando lo sguardo prima su Ted e poi su Victoire, che si fissarono un attimo, confusi.
“Vedi, Lily, non c’è nulla di deciso, ancora… Vic deve finire Hogwarts, non c’è fretta…” cercò di spiegarle Ted, rimanendo un po’ sul vago.
Notò un pizzico di delusione negli occhi della bambina, che era un’accanita sostenitrice della loro coppia.
“Ma voi… vi sposerete, non è vero?” chiese, un po’ preoccupata.
I due ragazzi non poterono fare a meno di lasciarsi sfuggire una risatina.
“Sì, Lily, non preoccuparti… ci sposeremo, un giorno” la rassicurò Victoire, che non voleva avere sulla coscienza la depressione della cuginetta.
Lily sembrò un po’ tranquillizzarsi alle sue parole, e rimase lì con loro anche mentre si scambiavano delle coccole, perché lei li trovava tanto romantici, e non si sentiva minimamente d’intralcio. Victoire e Ted, forse, la pensavano diversamente, ma ormai erano abituati ad avere Lily tra i piedi, ed erano arrivati a ritenere la sua presenza quasi piacevole anche nei momenti meno opportuni.
 
Poco più in là, Rose stava facendo, insieme ad Albus, terrorismo psicologico su Hugo, Lucy e Roxanne. Cercavano di far loro credere che la Casa di Serpeverde fosse piena di pericolosi Maghi Oscuri, pronti ad affatturarti non appena ne avessero avuto voglia, ma non erano molto convincenti, perché non riuscivano a trattenersi dalle risate nel dirlo.
“Dovete sapere che una volta uno del quinto anno ha deciso di allenarsi con gli Schiantesimi, allora ha mandato tutti noi del primo anno in infermeria per un mese…” raccontava Albus, inventandosi qualche esperienza drammatica, mentre Rose sogghignava.
“Non è vero! È una balla! Altrimenti io lo saprei” esclamò Hugo, ristabilendo un po’ l’ordine, perché Lucy stava iniziando seriamente a preoccuparsi.
“Ieri mi è arrivata la lettera per Hogwarts!” annunciò Lucy, sognante: il giorno precedente, il ventidue dicembre, aveva compiuto i fatidici undici anni.
“Oh, che bello, Lu! A me dovrebbe arrivare tra non molto… il sedici gennaio! Speriamo che si ricordino” disse invece Roxanne.
“Ma sì, stai tranquilla” la rassicurò Lucy.
Dopodiché, Fred propose di giocare a Spara Schiocco. Si mise in squadra con Roxanne, e sfidarono Molly e Lucy. Hugo preferì mettersi a leggere un libro, mentre Rose, Albus e James andarono nella camera di Harry e Ginny, in modo da chiacchierare indisturbati.
 
“Potremmo provare ad origliare la conversazione dei grandi, ma sicuramente avranno gettato un qualche incantesimo in modo che non possiamo sentire” disse Rose, sedendosi sopra ad un baule.
“Beh, allora che si fa? Io non ho molta voglia di giocare con gli altri” dichiarò Albus.
“Esploriamo il baule di papà!” esclamò James, colto all’improvviso da un’idea brillante.
Rose e Albus lo guardarono con aria interrogativa.
“Oh, Al, papà non vuole che andiamo a frugare nel suo baule, lo sai benissimo, e ciò significa che ci dev’essere qualcosa di interessante dentro. Dato che al momento è giù a parlare, non se ne accorgerà” spiegò James, facendo alzare Rose dal baule sul quale si era seduta, perché era quello di Harry.
I tre ragazzi, curiosi, lo aprirono.
Era un po’ impolverato, doveva essere passato molto tempo dall’ultima volta in cui Harry ci era andato attorno. C’erano vari libri, alcuni ritagli di giornale, una vecchia pergamena e un mantello.
“Perché zio Harry tiene un mantello nel baule?” domandò Rose, tirandolo fuori da lì.
“Non ne ho idea…” rispose Albus alzando le spalle.
“Oh, io sì! – intervenne invece James, con l’aria di chi si sente particolarmente intelligente, - Al, ce l’ha detto un paio di volte… papà aveva un mantello dell’invisibilità! Secondo me è quello! Provalo, Rose!”.
La ragazza, un po’ diffidente, indossò il mantello, facendo sparire tutto il corpo ad eccezione della testa, tra gli sguardi increduli di Albus e soddisfatti di James.
“Merlino! Che bello! Potrebbe esserci molto utile a scuola…” commentò Rose, fermandosi a metà frase. Dopotutto quel mantello era di zio Harry, non poteva decidere di prenderlo lei, ciò spettava a James o ad Albus.
“Sono d’accordo! – esclamò James, - Al, va’ a metterlo nel tuo baule, prima che qualcuno si accorga della nostra incursione”.
Detto questo, mentre Albus si dirigeva verso la propria stanza, James prese la vecchia pergamena e richiuse il baule, rimettendolo al proprio posto.
“Che te ne fai, di quella? È piuttosto vecchia…” gli chiese Rose, un po’ sospettosa.
“Proprio per questo che sicuramente nasconde qualcosa. Non so cosa, ma se papà la teneva lì, un motivo ci dev’essere, non credo facesse collezione di pergamene antiche” fu la risposta di James, che stava guardando il foglio come se da un momento all’altro fosse potuto esplodere.
“Giusto, allora scopriremo se nasconde qualcosa” acconsentì Rose, prendendo la pergamena dalle mani del cugino per vederla meglio.
“Va beh, a questo punto direi che possiamo tornare giù, prima che qualcuno s’insospettisca” propose Albus, iniziando a scendere le scale con tranquillità.
“Non stiamo facendo niente di illegale, eh!” ribatté Rose, iniziando però a seguirlo, e anche James si accodò dietro di loro.
La partita a Spara Schiocco era appena finita, ed era stata vinta da Fred e Roxanne, che stavano festeggiando con un po’ di succo di zucca. Fred, però, non contento della semplice umiliazione data alle cugine solo con la vittoria, decise di essere in vena di scherzi, rovesciando in testa a Molly il proprio bicchiere di succo.
Molly, che ora aveva i capelli grondanti, appiccicosi e quasi più arancioni del solito, si alzò in piedi guardando Fred come una furia, tra le risatine di Roxanne e Lucy, in attesa di assistere alla vendetta della ragazza.
“Fred Weasley junior! Io ti… ti… non lo so cosa ti faccio, ma ti faccio molto male, se solo ti acchiappo!” strillò lei, iniziando a correre dietro a Fred, che nel frattempo aveva iniziato a darsela a gambe con un sorrisetto molto malandrino stampato sul volto.
“Tanto non mi prendi!” la sbeffeggiò lui, guardandosi alle spalle.
“Non ne sarei così sicura…” lo minacciò Molly, smettendo un attimo di correre.
Fred, pensando, ingenuamente, che la cugina si fosse stufata di cercare di punirlo, si fermò a sua volta, ritornando con calma verso il salotto, permettendo così a Molly di saltargli addosso, mollandogli una sonora sberla.
“Ahi… fa male!” si lamentò lui, massaggiandosi la guancia.
Puliscimi i capelli” sibilò Molly, stringendo minacciosamente gli occhi.
“Non posso usare la magia fuori dalla scuola…” cercò di difendersi lui.
Dopo avergli lanciato un’altra occhiata truce, Molly andò a farsi sistemare da Victoire, che, essendo già maggiorenne, con un bel Gratta e Netta la fece tornare come nuova.
Fred e Molly, nonostante adorassero farsi ogni genere di scherzo, sotto sotto andavano d’accordo. Il loro rapporto era un po’ come quello esistente tra Molly e Fred senior, nonostante loro non fossero madre e figlio: Fred junior era un po’ dispettoso, e sua cugina si arrabbiava per questo, ma anche se le loro litigate erano frequenti, si volevano comunque bene.
 
Circa mezz’ora dopo, gli adulti uscirono dalla camera in cui si erano rinchiusi: evidentemente le loro discussioni segrete erano terminate. Nessuno di loro sembrava avere un’aria particolarmente felice, probabilmente non erano arrivate buone notizie.
Harry si spettinava i capelli e si sistemava gli occhiali con regolarità, come se avesse un tic. I suoi figli avevano imparato a conoscerlo, e sapevano che quando faceva così, era preoccupato per qualcosa, o comunque non sapeva come comportarsi. Ginny sbuffava, appoggiando la testa sulla spalla sinistra del marito e attorcigliandosi attorno al suo braccio. Ron camminava avanti e indietro, senza una meta precisa, borbottando qualcosa tra sé e sé. Hermione si attorcigliava una ciocca di capelli attorno all’indice destro, come se fosse stata alle prese con una traduzione di Rune Antiche particolarmente difficile, soltanto che i libri in questo caso non l’avrebbero aiutata. Angelina e George si tenevano per mano, forse per farsi coraggio a vicenda e per ripromettersi che non avrebbero più sofferto come in passato. Percy stava zitto, probabilmente non aveva nulla da dire, e sua moglie Audrey aveva addosso un sorrisetto rassegnato.
Nella sala calò per un attimo il silenzio, causato dalla tensione degli adulti e dalla perplessità dei ragazzi.
“Beh, a questo punto noi togliamo il disturbo, - dichiarò Percy, - ci vediamo per Natale alla Tana. Molly, Lucy?”.
Le due ragazzine seguirono il padre e la madre, e dopo un breve saluto, sparirono all’interno del camino. Una dopo l’altra, tutte le famiglie se ne andarono, finché non rimasero nuovamente soltanto Harry, Ginny e i loro tre figli.
“Ma non sta succedendo nulla, eh…” ironizzò James, notando il comportamento dei genitori. Si prese un’occhiata piena d’ira da parte di sua madre, così si eclissò nella sua stanza prima di farla arrabbiare del tutto.





Angolino dell'autrice:
Salve, ecco a voi il nuovo capitolo. Questo punto della storia - iniziato il capitolo precedente e che si concluderà tra un paio di capitolo - non mi convince moltissimo, è un po' di "transizione", ecco. Sono rimasta un po' indietro con la scrittura, e dato che invece voglio mettermi un bel po' avanti per non dover rischiare di essere "costretta" ad aggiornare subito finito il capitolo, direi che il nuovo aggiornamento sarà nel fine settimana.
Fatemi sapere cosa ne pensate di ciò che ho scritto, mi aiuterete a migliorare. :)
Grazie di cuore a chi recensisce, preferisce, segue, ricorda o anche solo legge la storia^^

Alla prossima. Un abbraccio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 17
*** Natale alla Tana ***


Capitolo XVII
Natale alla Tana



Albus aprì gli occhi a causa di un leggero spiraglio di luce che penetrava dalla finestra, nonostante avesse tirato le tende. Cercò di rigirarsi nel letto, nel tentativo di trovare una posizione più adatta per dormire, ma non ebbe successo, perché la luce non voleva saperne di andarsene. Si stropicciò gli occhi con le mani, poi sbadigliò rumorosamente. Probabilmente era più tardi di quel che pensava. Stiracchiandosi, ancora mezzo addormentato, si portò a una posizione seduta, costringendosi infine ad alzarsi in piedi; le sue gambe traballarono un attimo, riabituandosi a sorreggere il peso del corpo dopo una lunga nottata. Mosse qualche passo in direzione dell’armadio, tirò fuori una camicia, un maglione, dei pantaloni neri e un mantello, poi, svogliatamente, li indossò. Era Natale, sarebbe dovuto essere elegante, per quell’occasione… sempre che un pranzo alla Tana con tutta la famiglia e non solo si potesse definire un evento che ha bisogno di un abbigliamento formale. Dopo essersi vestito e aver gettato distrattamente il pigiama sul letto ancora disfatto, buttò lo sguardo sull’orologio, che giaceva, ticchettante, sul suo comodino. Erano soltanto le dieci. Avrebbe preferito dormire un po’ di più, ma ormai non avrebbe avuto senso tornare a letto. Uscì dalla stanza con un passo strascicato, tentando di abituare i propri occhi alla luminosità del giorno. Il giorno prima a Londra era nevicato, e le strade erano ancora ricoperte da un soffice manto bianco, che scintillava ancora di più alla luce del timido sole mattutino.
Sceso in cucina, augurò buona giornata e buon Natale ai suoi genitori e a Lily, che erano già svegli. Dopo un’appetitosa colazione - uova col bacon e latte freddo - chiese che fine avesse fatto James.
“Sta ancora dormendo, suppongo…” lo informò Ginny, guardandolo sospettosa: sul volto di Albus stava comparendo un ghigno che non prometteva nulla di buono.
“Posso andare a fargli gli auguri, vero?” disse Albus, con un tono che fece sembrare le sue parole un’affermazione, più che una domanda.
“Albus…” provò a fermarlo Ginny, stancamente. Il suo richiamo fu del tutto inutile, perché il ragazzino era già partito di corsa verso la camera del fratello maggiore.
Aprì lentamente la porta, che emise uno scricchiolio sinistro. Albus entrò nella stanza di soppiatto, e senza fare alcun rumore si avviò verso la finestra, che, dopo aver scostato le tende, spalancò.
Sentendo la fredda aria mattutina, James si attorcigliò nelle coperte, ma senza svegliarsi.
Albus inspirò una grande quantità d’aria, per poi iniziare a urlare: “Jingle bells, jingle bells, jingle all the way, oh, what fun it is to ride in a one horse open sleigh!”.
La sua, vagamente stonata, interpretazione della musichetta babbana fece alzare James di scatto. Si guardò un attimo intorno, confuso. Dopo che ebbe realizzato che la causa del rumore che l’aveva svegliato era soltanto suo fratello, strinse gli occhi in un’espressione minacciosa e strillò a sua volta: “Per Merlino! Albus Severus! Sei un cretino, idiota, deficiente…”. Si fermò un attimo, alla ricerca di qualche altro insulto da rivolgere al fratello, che intanto, saggiamente, stava uscendo dalla camera di James, congedandosi con un buon Natale, fratellino, per poi riprendere a canticchiare allegramente Jingle Bells mentre scendeva le scale.
“Te l’hanno mai detto che canti da schifo?” chiese Lily, non appena Albus ebbe fatto ritorno in cucina.
Per risposta, Albus si limitò a guardarla storto e a bofonchiare qualcosa di simile a: “Ma a Natale non dovevano essere tutti più buoni? Stupidaggini babbane, altroché…”.
Lily ridacchiò, e proprio in quel momento entrò nella stanza anche James, particolarmente furioso.
“Buongiorno, buon Natale, Albus sei un idiota, ma questo lo sai già” esordì, mettendosi in bocca un pezzo di bacon.
“Ci siamo alzati male, Jamie?” domandò Lily, con un sorrisetto sul volto.
“Giffa, e fof chiafarfi ‘amie” biascicò James, con la bocca piena di cibo.
“Sì, giornata storta” si rispose da sola la ragazzina, per poi saltellare via in direzione della propria stanza.
 
“Oh, questi devono essere i Potter” borbottò tra sé e sé Molly Weasley senior, sentendo un rumore provenire dal camino, e avviandosi quindi ad accogliere gli ospiti.
Ginny andava sempre a dare una mano alla madre nella preparazione di questi raduni di famiglia. C’era davvero molto da fare, nonostante la magia aiutasse non poco nello sbrigare varie faccende.
I Potter entrarono alla Tana, sommersi dai vari regali che si erano portati dietro, che sarebbero stati presto scartati.
“Ciao, nonna!” esclamarono in coro i tre fratellini, correndo incontro a Molly, che riservò loro un caloroso abbraccio.
“Benvenuti, cari, e cercate di non demolirmi la casa, che già sta su per magia… ehm, ops” li salutò Molly, ricordandosi solo all’ultimo che la Tana stava effettivamente su per magia, ma ciò non la rendeva meno accogliente.
“Dov’è il nonno? Voglio che mi spieghi ad usare un cerrulare…” esclamò James, impaziente. Molly sospirò, scuotendo la testa. “Ah, non ho idea di dove si sia cacciato… sempre a trafficare con quelle diavolerie babbane… lo arresteranno, una volta o l’altra” rispose lei, ma il ragazzino non la stava già più ascoltando, perché era corso alla ricerca del nonno.
Lily decise di andare a Degnomizzare il giardino, nonostante nessuno gliel’avesse chiesto. Il fatto è che riteneva gli gnomi creature affascinanti, anche se un po’ ripugnanti, e si divertiva a lanciarli, sentendoli brontolare. Lì alla Tana non scarseggiavano mai, nonostante venissero tolti quasi quotidianamente. Probabilmente venivano trattati in modo troppo gentile. Lily si impegnò a battere il proprio record di lunghezza di lancio, e probabilmente ci riuscì, perché uno gnomo, mentre strillava invano “Lassiami, lassssiami!!” finì almeno venti metri al di là della siepe.
 
“Quindi, nonno, vuoi dire che questi cellustari ti permettono di parlare con una persona mentre sei in giro?” domandò James, incredulo.
“Sembrerebbe di sì. Sono una specie di feletoni, ehm, telefoni, più moderni! Guarda… se tocchi qua compare il numero!” esclamò Arthur, felice come un bambino davanti ad un giocattolo nuovo.
“Oh, wow! Quindi io schiaccio qua… poi sul tasto verde… vediamo…” borbottò il ragazzino, schiacciando tre volte il tasto del nove sulla tastiera.
“No, fermo!” tentò di stopparlo Arthur, ma senza successo, la chiamata era già partita.
“Pronto? Polizia!” rispose una voce proveniente dal telefono.
“Ehi, nonno! Hai visto, questo coso parla!” fu l’osservazione di un estasiato James, sotto lo sguardo disperato del nonno, che tentò di prendergli il telefono di mano per riattaccare. Nonostante Arthur avesse ancora qualche difficoltà negli approcci con gli apparecchi elettronici, aveva capito che chiamare la polizia londinese babbana non era una trovata molto intelligente.
James, però, si lamentò: “Nonno, sono capace anch’io!”, perché non aveva compreso le intenzioni di Arthur.
Il tizio al di là del telefono stava iniziando a stufarsi.
“…Guardi che noi localizzeremo la sua chiamata, se ci sta facendo perdere del tempo inutilmente il giorno di Natale…”.
“Giusto! Mi sono scordato di fare gli auguri! Buon Natale!” esclamò James, fissando il cellulare con curiosità.
“James! Riattacca subito quel coso! Il tasto rosso!” strillò Arthur, ormai in preda al panico.
“Ma perché? È divertente!” si lamentò il ragazzino, che non si era reso ancora conto di ciò che stava combinando.
“A mali estremi, estremi rimedi, - sospirò Arthur, tirando fuori la bacchetta, - Accio telefono!”.
Il cellulare sgusciò via dalle mani di James, che rivolse uno sguardo deluso al nonno quando quello mise giù la chiamata.
“James! Stavi parlando con un poliziotto babbano!” lo rimproverò Arthur, guardandolo storto. James, confuso, guardò il nonno: “E allora?”.
“E allora, James, non si può chiamare la polizia giusto per fare due chiacchiere!” esclamò Arthur.
“Ah, non lo sapevo! Però è stato divertente!” ammise James, con un sorriso smagliante.
Arthur scosse la testa, in segno di disapprovazione.
 
Non molto tempo dopo, arrivarono alla Tana anche Fred e Roxanne, seguiti dai loro genitori. I due ragazzi vennero presto informati da James della sua fantastica telefonata con un cellulare babbano, e furono anche costretti a trovare tutto ciò divertentissimo da un’occhiata truce del cugino, lanciata nella loro direzione.
Anche Lily rientrò in casa, sporca di neve e di terra bagnata, dopo aver tolto un bel po’ di gnomi dal giardino. In quel momento, dal camino, fecero il loro ingresso Ron e Hermione, insieme a Rose e Hugo, che avevano un’aria un po’ imbronciata: probabilmente, avevano appena litigato.
Nel giro di mezz’ora, la Tana cominciò a riempirsi di gente, e Molly cominciò a rimpiangere il fatto di aver accettato di lasciare entrare così tanta gente in casa sua. Se lo ripeteva tutti gli anni, ma alla fine non cambiava nulla.
Così, seduti ad una grande tavolata, si potevano osservare Luna Scamandro, nata Lovegood, con i suoi soliti capelli biondi e l’aria sognante, insieme al marito Rolf Scamandro e ai figli Lorcan e Lysander; poco più in là c’erano Neville e Hannah Paciock, con i loro figli, Frank e Alice. Era venuto anche Lee Jordan, insieme alla moglie Alicia Spinnet in Jordan, e a un bambino sui sette anni, suo figlio.
Persino Charlie Weasley aveva abbandonato i draghi e la Romania per qualche giorno, anche se per tutto il giorno parlò di com’era diventata grande Norberta, ma in realtà nessuno lo ascoltò granché, dato che Hagrid, l’unico interessato a quei discorsi, da qualche anno passava tutti i Natali in Francia insieme a Madame Maxime.
Era presente anche Gabrielle, la sorella minore di Fleur, sposata da poco tempo, e ora aveva avuto due gemellini dispettosi di circa due anni.
Arthur, invece, era stato irremovibile riguardo alla presenza dei genitori di Hermione: sarebbero assolutamente dovuti venire, per istruirlo sulle ultime tecnologie babbane, e così Hermione era andata a prenderli, Smaterializzandoli con sé.
 
“È proprio in questi momenti che vorrei avere un Elfo Domestico…”  sbuffò Molly, portando le pietanze in tavola con un gesto della mano, e per fortuna non fu udita da Hermione, la quale era ancora un’accanita sostenitrice del C.R.E.P.A. da lei fondato, e già tollerava a stento il fatto che Harry e Ginny tenessero ancora Kreacher per casa.
Tutti i presenti mangiarono di gusto, perché Molly era sempre un’ottima cuoca, e i ragazzi cercarono di terminare in fretta il proprio piatto per aprire poi i regali, che al momento giacevano nell’ingresso, accatastati come un’enorme montagna, che minacciava di cadere addosso al primo che solo l’avesse sfiorata.
 
“No, Rose, tu non ci vai a giocare a Quidditch fuori, ora. Fa freddo, e noi siamo ancora a tavola!” fu la secca risposta di Hermione, riguardo alla richiesta della figlia di andare a fare una partita con gli altri ragazzi.
“Dai, tesoro, lasciala andare…” si intromise Ron, timidamente.
“Ecco, vedi, mamma! Non è giusto! Al e James ci possono andare! Anche papà è d’accordo!” sbottò Rose, dirigendosi verso la porta, pronta ad uscire in mezzo alla neve.
Rose era convinta che sua madre non volesse farla uscire soltanto perché a lei non piaceva il Quidditch, quindi ignorò completamente le sue richieste e, salita sulla propria scopa, iniziò la partita insieme agli altri.
 
“Passa quella Pluffa, Albus!”.
“Roxanne! Sta’ attenta alla porta!”.
“Non c’è gusto a giocare senza Bolidi!”.
“Lo so, Fred, ma non possiamo tenerli, qua”.
“E poi cosa dovrei dire io? Siamo anche senza Boccino!”.
“Taci, James, e occhio a Fred!”.
“Ragazzi! Entrate! È ora di aprire i regali, forza!” la voce di Molly richiamò all’ordine i ragazzi, che scesero in un attimo dalle loro scope e, cercando di pulirsi un po’ i piedi, rientrarono in casa.
 
Ci volle molto tempo per scartare tutti i pacchetti, ma alla fine tutti furono almeno un po’ soddisfatti di ciò che avevano ricevuto.
James aveva ottenuto una scopa nuova, la Nimbus 2020: in questo modo, la Firebolt sarebbe potuta passare a suo fratello quando, l’anno successivo, avrebbe avuto il permesso di portarne una a scuola.
Hermione fu molto felice di ricevere un’introvabile copia di “Le Antiche Rune dagli Egizi a oggi”, e Molly si commosse quasi davanti a un fantastico libro di ricette.
A Ron, invece, era stata regalata una nuova scacchiera, perché i pezzi di quella che aveva prima erano piuttosto malconci.
Insomma, dopo un pomeriggio passato in compagnia, ognuno poté tornare a casa con il sorriso sulle labbra.







Angolo dell'autrice:
Beh, che ne pensate del capitolo? Fatemelo sapere, mi rendereste felice. ^^
Un abbraccio a chi ha recensito la storia, e grazie a tutti quelli che la seguono, la preferiscono, la ricordano o la leggono. :) Il capitolo successivo a questo vi avviso già che non mi convince molto, ma è comunque necessario e quindi ho dovuto inserirlo... arriverà tra qualche giorno, indicativamente verso mercoledì.
Dal 19 - che al momento è a metà - in poi, le cose si faranno più interessanti, almeno secondo me.

Alla prossima.
Un bacio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 18
*** La Mappa del Malandrino ***


Capitolo XVIII
La Mappa del Malandrino



James e Albus salirono sull’Espresso che li avrebbe riportati a Hogwarts con il Mantello dell’Invisibilità e l’antica pergamena nascosti dentro al baule. Harry non sembrava essersi accorto della loro scomparsa, o, in ogni caso, non l’aveva fatto notare ai due ragazzi.
Rose si sedette in uno scompartimento insieme a loro, portandosi dietro anche Scorpius.
“Allora?” chiese Rose, osservando prima James e poi Albus, in attesa di qualche spiegazione.
I due fratelli la guardarono un attimo, perplessi, poi si scambiarono un’occhiata d’intesa.
Rose scosse la testa.
“Possiamo dirglielo, eh” precisò la ragazzina.
James alzò le spalle, e Albus chiarì che – comunque – non c’era nulla di nuovo da dire.
“Che cosa?” chiese Scorpius, in attesa di chiarimenti.
“Abbiamo trovato della roba interessante nel baule di zio Harry” raccontò Rose, mentre James si alzò per verificare che la porta dello scompartimento fosse chiusa.
“Del tipo?”
“Al, fagli vedere!” esclamò Rose; nel frattempo Albus si era messo a cercare qualcosa all’interno del proprio baule. Un attimo dopo tirò fuori un mantello che – una volta indossato – lo fece sparire.
“Wow! Un mantello dell’invisibilità?!” disse Scorpius, con tono interrogativo, ma già sicuro della propria affermazione.
“Esattamente. E poi, c’è dell’altro” proseguì James, con in mano una vecchia pergamena.
“Cos’è, quella?” chiese Scorpius, guardando, perplesso, l’oggetto tra le mani di James.
“In realtà, non lo sappiamo neanche noi, però ci sembrava strano che papà tenesse ‘sta roba dentro al baule” spiegò James.
“Posso vedere?” domandò, curioso.
James, un po’ diffidente, gli tese comunque il pezzo di pergamena.
Scorpius, dopo aver tirato fuori la bacchetta, ve la puntò sopra, e a quel punto accadde qualcosa. Gli altri tre si strinsero attorno a lui per poter leggere le parole che si erano formate.

Il signor Lunastorta saluta il caro Scorpius Malfoy e gli chiede cortesemente di farsi gli affari suoi.
Il signor Codaliscia ritiene che Scorpius Malfoy sia un ladro, questa mappa non è sua!
Il signor Felpato è schifato dal fatto che un Serpeverde stia toccando questo foglio.
Il signor Ramoso concorda con Felpato e ricorda a Scorpius Malfoy che non bisogna ficcare il naso negli affari degli altri.


Le parole sparirono così com’erano comparse.
“Come hai fatto?” chiesero in coro Rose, Albus e James.
“Be’… io… veramente ho solo provato ad appoggiarci la bacchetta. Di solito si fa così per provare a leggere delle parole nascoste… non ci avete mai provato, voi?” si giustificò Scorpius.
“In realtà… no…” ammise Albus.
“Un attimo… quei quattro signori hanno parlato di mappa…” rifletté James, prendendo la pergamena dalle mani di Scorpius e provando a fare ciò che aveva fatto lui.

Il signor Lunastorta saluta il signor James Sirius Potter e gli fa i suoi complimenti per essere un Grifondoro.
Il signor Codaliscia è felice che il nipote di James sia un Grifondoro! Bravo!
Il signor Felpato è convinto che il secondo nome del qui presente signore sia molto bello.
Il signor Ramoso è costretto a dissentire con il signor Felpato, perché ritiene molto migliore il primo nome di James Sirius Potter.


“Ehi, non vale! Con te sono stati più gentili!” commentò Scorpius, incrociando le braccia.
“Zitto, un attimo – gli ordinò Albus – James, prova a rimettere quella bacchetta sulla mappa”.
“Agli ordini…” acconsentì James.

Il signor Lunastorta pensa che il James Sirius Potter sia un gran Malandrino…
Il signor Codaliscia ritiene che gli si possa svelare il segreto…
Il signor Felpato dice a Lunastorta che con un nome del genere, James Sirius non può non essere un Malandrino!
Il signor Ramoso rivela al suo nipotino – ma sono davvero così vecchio? – che non dovrà avere buone intenzioni nell’usare questa mappa.


“Ehi, James… Il suo nipotino! Questi quattro non saranno mica i famosi Malandrini?” esclamò Albus, tirando il braccio sinistro del fratello per ottenere la sua attenzione.
“Non ci sono altre spiegazioni! Ma chissà che mappa è…” borbottò James, pensieroso.
“Calma… chi sono i Malandrini?” domandò Scorpius.
“Nonno James, sì, insomma, James Potter, Sirius Black, Remus Lupin, cioè il papà di Ted, e Peter Minus… in famiglia parlano delle loro malefatte, ogni tanto, ma papà non aveva accennato a una mappa! Scommetto che lui lo sapeva!” si lamentò Albus.
“Cosa vuol dire che non dovrai avere buone intenzioni nell’usare la mappa?” chiese Rose, sperando che il cugino ne avesse capito più di lei.
“Beh, probabilmente bisognerà dire una specie di parola d’ordine per farla funzionare…” ragionò James, poi, puntando la bacchetta sulla mappa, fece un primo tentativo.
“Non avrò buone intenzioni”

Il signor Lunastorta consiglia a James Sirius di riprovare, e sarà più fortunato. Forse.
Il signor Codaliscia pensa che James Sirius sia sulla buona strada…
Il signor Felpato non si convincerà a mostrare la mappa senza un giuramento!
Il signor Ramoso è d’accordo con Felpato… c’è bisogno di un giuramento solenne…


“Uff… siamo sulla buona strada, almeno…” commentò Albus.
“Prova con: giuro di non avere buone intenzioni” gli consigliò Rose.
“No, aspetta… ha detto che ci vuole un giuramento solenne!” intervenne Scorpius.
“Ci sono! Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!” esclamò James, e finalmente successe qualcosa di nuovo.

I Signori Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso
Consiglieri e Alleati dei Magici Malfattori
sono fieri di presentarvi
la Mappa del Malandrino.*


“Grande, James! Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Albus, sporgendosi per guardare meglio la mappa.
“Ce l’ho fatta” precisò James, prendendosi uno scappellotto dal fratello.
“Ma di che si tratta? Ok, è una mappa, ma di cosa?” domandò Rose, arrotolandosi attorno all’indice una ciocca di capelli. Faceva sempre così quando pensava o quando era in imbarazzo.
“Eh, che vuoi che ne sappiamo noi?” si lamentò James.
“Guardate, qua c’è scritto Margaret Harrison, è la preside!” intervenne Scorpius, puntando il dito su una piccola scritta che stava camminando.
“Non vorrete dire che…” iniziò Albus, ma venne interrotto.
“…è una mappa di Hogwarts” finì James, con aria birichina.
“E indica le persone che si trovano nella scuola, tutte le stanze e magari dei passaggi segreti” precisò Rose, entusiasta.
“Oh, sì, ci sarà molto, molto utile” commentò Albus.
“Un attimo, come si fa a spegnerla?” chiese Scorpius, ritrovandosi addosso in un attimo tre paia di occhi curiosi.
“Che cosa intendi con spegnerla?” gli domandò Rose, per capire a cosa si riferisse.
“Sì, insomma, a far andar via le scritte! Se no, la possono vedere tutti…” si spiegò lui.
“Non ne ho idea…” dichiarò James, puntando la bacchetta sulla mappa.
“Finite” provò a dire, ma senza successo.

Il signor Lunastorta vi rivela che… ora è stato fatto il misfatto!

“Dai, prova! Dev’essere per forza fatto il misfatto!” esclamò Albus.
Questa volta la formula fu quella giusta, e la mappa tornò ad essere una banale vecchia pergamena.
“Giurate che non direte a nessuno ciò che abbiamo scoperto” sussurrò James, con aria solenne. Dopo che gli altri tre annuirono con un cenno del capo, aprì la porta dello scompartimento e andò a fare un giro per il treno.






*citazione dal terzo libro. Ovviamente, immagino che la mappa dica sempre le stesse cose. ^^

Angolino dell'autrice:
*riemerge da sotto il tavolo, sperando di non essere colpita da pomodori o da oggetti contundenti*
*ok, via libera...*
Ehm, salve.
Io vi avevo avvertiti: questo capitolo non mi piace, però diciamo che ha la sua relativa importanza. In qualche modo dovevano pur trovare la formula per far funzionare la Mappa, dato che nessuno gliel'ha detto.
Be', mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi, se lo ritenete una schifezza atomica o se ha diritto di esistere.
Comunque, dal prossimo capitolo in poi (compreso) le cose si faranno un po' più interessanti, almeno secondo me.
Dunque, grazie di cuore a tutti quelli che seguono la storia, la preferiscono, la ricordano o la leggono.
Un grazie speciale a quelli che hanno anche recensito... però c'è un "però".
Ultimamente, nessuno lascia neppure un misero commentino ai capitoli: mi sento un po' sola. Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate, a me farebbe molto piacere e probabilmente mi aiuterebbe anche ad andare avanti con la storia.

Sperando che qualcuno ascolti le mie suppliche (?) ci si rivede suppergiù nel fine settimana.

A presto!
Un bacio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 19
*** Attacco notturno ***


Capitolo XIX
Attacco notturno



Le lezioni ad Hogwarts ricominciarono presto, e gli studenti dovettero presto dimenticare il dolce riposo delle vacanze. Gli insegnanti iniziarono ad aumentare la dose di compiti, ma questa forse era solo un’impressione dei ragazzi, perché secondo loro la quantità di lavoro era sempre eccessiva.
Dal Ministero non giungevano nuove notizie, tutto era tranquillo, ma l’atmosfera non era rilassata. Era uno di quei momenti in cui tutti sanno che qualcosa accadrà, la cosiddetta calma prima della tempesta.
 
“Andiamo a trovare James, stasera?” propose Rose, rivolta a Scorpius e Albus che stavano provando a studiare Erbologia senza alcuna concentrazione.
“In che senso?” domandò Scorpius, giusto per mettere in chiaro le cose.
“Sapete che lui ogni sera ha le punizioni con Gazza… noi abbiamo un mantello dell’invisibilità e una mappa che ci indica tutte le persone di Hogwarts…” iniziò Rose, con uno sguardo malandrino.
“Oh, sì! Ci sarà da divertirsi!” esclamò Albus.
“Gente, se ci beccano è un casino…” provò a fermarli Scorpius.
“Tanto è un casino lo stesso!” dichiarò Rose, alzando le spalle.
“Comunque non sei obbligato a venire…” gli disse Albus.
“Allora credo che mi fermerò nel dormitorio, anche perché in tre sotto quel mantello ci stiamo un po’ stretti” concluse il ragazzino, cercando di capire l’utilità del Tranello del Diavolo.
“Come vuoi! Io intanto vado a dirlo a James, non vorrei che gli prendesse un colpo…” acconsentì Rose, avviandosi alla ricerca del cugino.
 
“Hai preso il mantello?” domandò Rose per la terza volta mentre, insieme ad Albus, usciva dalla sala comune.
“Ti ho detto di sì! E – prima che tu me lo chieda – sì, ho anche la mappa” sbuffò il ragazzino, mentre la cugina lo guardava storto.
“Bene. Su… accendi quella mappa” fece lei, sbrigativa.
Dopo che Albus ebbe pronunciato la solita frase: “Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”, sulla pergamena comparvero varie macchie d’inchiostro, che si disposero a formare la mappa.
“Ok, non c’è nessuno, mettiamo il mantello! James ci aspetta dalla Torre di Grifondoro per le nove meno dieci” ricordò Rose, guardando l’orologio.
“E sai dov’è? La Torre, intendo” chiese Albus, ricoprendo lui e Rose con il mantello.
“Furbone, abbiamo una mappa apposta!” gli spiegò lei, un po’ spazientita.
“Ah, è vero…” ammise Albus.
Dopo aver salito un’innumerevole quantità di scale, rischiando più volte di inciampare in qualche gradino dispettoso, i due ragazzini controllarono la mappa per trovare il punto con indicato James, che, fortunatamente, non era molto lontano da loro. Dopo aver verificato che non ci fosse nessun altro nei paraggi, i due si tolsero per un attimo il mantello per far vedere a James che erano arrivati.
“Che cosa avete intenzione di fare, esattamente?” si informò, curioso.
“Non so, sicuramente di far vedere gli ippogrifi blu a Gazza*!” spiegò Rose. 
“Interessante… oggi dovremo rispolverare per la trentesima volta la Sala Trofei… giuro, non ne posso più. Ormai conosco tutte le coppe e le medaglie al valore a memoria” si lamentò James.
“Silenzio! Sta arrivando Gazza” sussurrò Albus, dopo aver gettato un occhio sulla mappa, per evitare di fare inutili danni.
Il custode, con in braccio Miss Purr, si avviò nella direzione di James, augurandogli – come faceva sempre – un’ottima serata.
“Eccoti di nuovo qua, eh, piccolo mascalzone! Ah, fosse stato per me… ti avrei appeso per i pollici nel mio studio, altroché una serata rilassante a far pulizie! Ma non usano più gli utili rimedi di una volta… questa scuola è davvero caduta in basso!” gracchiò Gazza.
James si limitò a guardarlo storto.
Una volta entrato nella così odiata Stanza dei Trofei, Gazza diede a James uno straccetto logoro e iniziò a guardarsi intorno con fare sospetto, come se all’interno di un’armatura potesse esserci nascosto qualche studente.
In effetti, non aveva tutti i torti. Albus e Rose si erano appartati dietro una coppa, e stavano progettando di tirare qualche Caccabomba.
“Non rischieremo di far finire James ancora di più nei guai?” bisbigliò Albus.
“Ma figurati!” sussurrò Rose in risposta. “Non potrà in alcun modo dar la colpa a lui!”
“D’accordo…” acconsentì il ragazzino, tirando fuori una scorta di Caccabombe da un sacchetto che si era portato dietro.
“Dieci punti se becchi la gatta!” mormorò Rose, mentre Albus prendeva in mano una Caccabomba e la tirava nella direzione di Miss Purr.
Mancò il bersaglio, ma la Caccabomba tirata esplose con un gran fragore e una grande puzza, facendo cadere per terra varie coppe e medaglie al valore.
I due cugini si batterono il cinque e se ne andarono prima che Gazza – che si guardava intorno confuso – potesse capire cos’era successo.
“Speriamo solo che non faccia pulire a James il disastro che abbiamo combinato!” esclamò Albus, ridacchiando.
“Oh, dai… l’importante è aver disturbato Gazza! La prossima volta andremo direttamente nell’ufficio di quella bastarda della Harrison, così siamo a posto” concluse Rose. “Guarda la mappa, va’! Non vorrai mica che ci becchino?”
Albus tirò fuori la Mappa del Malandrino da una tasca della divisa.
“Via libera” constatò Rose.
“Aspetta! Guarda…” strillò quasi Albus, indicando tre nomi appena fuori dalla porta della sala comune di Serpeverde.
Scorpius Malfoy… Robert Ferguson… Jonathan Ferguson” lesse Rose, sovrappensiero. “Un attimo! Robert Ferguson? Jonathan Ferguson? Cosa ci fa lì quello scimmione insieme a suo padre?”
“Dobbiamo andare a vedere cosa succede… ti ricordi cos’avevamo sentito prima delle vacanze? Quei due gli faranno del male! E come ha fatto Ferguson a far entrare suo padre?” esclamò Albus, iniziando ad agitarsi.
“Non lo so, non è il momento adatto per i dettagli, ma… noi cosa possiamo fare? Quei due ci distruggerebbero in un attimo!” ragionò lei, mettendosi le mani nei capelli.
“Siamo sotto ad un mantello dell’invisibilità. Andiamo a controllare cosa succede, non possono vederci!” spiegò Albus, iniziando a camminare nella direzione dei Sotterranei.
“Giusto” ammise Rose, seguendo a passo svelto il cugino, in modo da restare sotto il mantello.
 
La scena che si presentò davanti ai loro occhi fu raccapricciante.
Scorpius era steso a terra, probabilmente colpito anche da un incantesimo “Incarceramus”, perché era avvolto da alcune spesse funi che gli impedivano ogni movimento.
Di fronte a lui sembrava non ci fosse nessuno, ma la Mappa non mentiva nel segnalare la presenza dei due Ferguson. Erano entrambi coperti da un incantesimo di Disillusione, e uno dei due, probabilmente il padre, stava torturando Scorpius con la Maledizione Cruciatus.
Il ragazzino si contorceva dal dolore, ma non poteva strillare, perché gli era stato lanciato il “Silencio”.
Albus e Rose si scambiarono un’occhiata colma di terrore. Cos’avrebbero potuto fare? Intervenire? Avrebbero fatto la stessa fine di Scorpius. Aspettare? Avrebbero rischiato di vederlo morire sotto i loro occhi.
Sectumsempra” mormorò sadicamente Jonathan Ferguson.
Il sangue iniziò a sgorgare dal petto di Scorpius, impregnandogli la divisa.
“Morirà, padre?” domandò Robert Ferguson.
“Se anche si salverà, credo che la sua famiglia capirà il messaggio” commentò con voce fredda il padre. Non sembrava affatto turbato dai gesti che aveva appena compiuto.
I due cugini si abbracciarono, per cercare di farsi coraggio a vicenda.
“Ora andiamocene. Tu torna nel dormitorio, non farti vedere. Togli l’incantesimo solo quando sarai in sala comune. Ti farò avere presto informazioni per il prossimo piano” disse Jonathan. Ricomparì un attimo in forma umana, per poi volare sotto forma di corvo per i Sotterranei, fino a risalire per trovare una finestra.
Dopo pochi istanti, sperando che Robert se ne fosse andato, Rose e Albus si tolsero il mantello e si avvicinarono a Scorpius, sollevandolo di peso.
“Dobbiamo portarlo in Infermeria” decretò Rose, cercando di mantenere la calma.
“Poi dobbiamo avvertire Neville” aggiunse Albus.
“Certo, ma sbrighiamoci, o sarà troppo tardi” concluse lei.
Iniziarono a correre nella direzione dell’Infermeria, quando la voce di Gazza li fermò.
“Bene, bene, bene! Studenti fuori dai letti! Studenti nei corridoi… oh, sì, sì… Siete proprio nei guai.”

*far vedere i sorci verdi.








Angolino dell'autrice:
Salve a tutti! Il capitolo è un po' corto, ma mi piace abbastanza. Insomma, da qui in poi la trama dovrebbe diventare più interessante, almeno secondo me... però non spetta a me giudicare.
Mi piacerebbe davvero molto ricevere qualche recensione, perché, capite anche voi, continuare a scrivere senza che nessuno ti dica cosa ne pensa non è proprio molto motivante... se anche la storia non vi piace, preferirei che me lo diceste e mi spiegaste cosa non vi convince, mi aiutereste a migliorare. Se vi piace, mi rendereste felice se mi lasciaste almeno due parole per dire che cosa avete apprezzato.
Va beh, ora non mi va di fare l'autrice depressa, però, davvero, ve lo chiedo per favore. :)
Grazie a chi segue/preferisce/ricorda/legge la storia, e un grazie speciale a chi si prenderà la briga di recensire. ^^
Al momento, sposterei gli aggiornamenti da due a una volta alla settimana, perché, partecipando a vari contest e avendo altre idee che mi ronzano per la testa e che sto mettendo per iscritto, sono rimasta un po' indietro con i capitoli e, dato che nessuno qua si fa vivo, non do priorità assoluta a questa storia.
In ogni caso, continuerò ad aggiornare lo stesso, perché scrivo anche per me e non per gli altri; probabilmente in futuro tornerò ad aggiornare due volte a settimana.

Ci si risente il prossimo fine settimana.
Scusate lo sfogo c:

Un bacio,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 20
*** Altre accuse infondate ***


Capitolo XX
Altre accuse infondate



Albus e Rose restarono paralizzati per un istante, incapaci di trovare qualcosa di adeguato da dire. Erano convinti che il custode fosse ancora nella Sala Trofei… poi si ricordarono della Caccabomba, e supposero che forse aveva deciso di fare un giro per scovare il colpevole. Non avevano alcun tempo da perdere con lui, però.
Gazza notò che i due tenevano Scorpius, sanguinante, tra le braccia, e la sua espressione diventò ancora più irritata di prima.
« Stavate cercando di occultare il cadavere, eh? Non appena lo saprà la preside… » commentò, strofinandosi le mani l’una con l’altra.
« Non è come pensa! Lo stavamo portando in Infermeria, non c’è tempo da perdere! » esclamò Rose, e poi, dando un segnale ad Albus, riprese la corsa, disinteressandosi completamente del custode che – mentre urlava qualcosa di incomprensibile, svegliando un sacco di ritratti – si diresse, invece, verso l’ufficio della Harrison.
Raggiunsero l’Infermeria più in fretta che poterono e Albus cercò di posare Scorpius sopra un letto, mentre Rose andava alla ricerca di Madama Chips.
Fortunatamente, la camera da letto della donna era situata proprio di fiano all’Infermeria, e quindi non dovette faticare più di tanto. Armandosi di tutta la sua intraprendenza, Rose la svegliò e le spiegò la situazione, gesticolando nel tentativo di rendere più comprensibili i suoi borbottii confusi. Madama Chips si precipitò a verificare le condizioni del ferito, perché l’unica cosa che era riuscita a capire era che ci fosse un ragazzo quasi in fin di vita sdraiato su un letto.
« Magia Oscura… bisogna chiamare McCartney, è lui l’esperto in materia… io intanto posso mettere un po’ di Dittamo per migliorare le condizioni della ferita. Presto, non c’è tempo da perdere » esclamò la Chips, così Albus scattò alla ricerca del professore di Difesa contro le Arti Oscure. Rose, invece, rimase lì seduta a verificare che tutto potesse in qualche modo sistemarsi.
« Se la caverà? » domandò, dopo un attimo di esitazione.
« Probabilmente sì… fortunatamente è stato portato qua subito. Senza dubbio, dovrà però restare in Infermeria per un po’ » spiegò la Chips, mentre cercava di curare al meglio le ferite di Scorpius.
Non dovettero attendere molto per far sì che Albus tornasse con un insonnolito professor McCartney. L’insegnante aveva l’aria un po’ contrariata per essere stato buttato giù dal letto da uno studente a un orario così assurdo, ma le motivazioni di Albus sembravano importanti, e così l’aveva seguito.
« È stato colpito da un Sectumsempra. Ha ancora addosso l’Incantesimo Tacitante. Non escluderei che gli sia stata lanciata anche una Maledizione Cruciatus » decretò l’insegnante, dopo aver osservato il ragazzino per un attimo.
Dopodiché, mormorò qualche strana contromaledizione, e lo squarcio sul petto di Scorpius sembrò ricucirsi almeno un po’.
« Cosa è successo, esattamente? » chiese, non appena ebbe tolto tutte le Fatture applicate al Serpeverde che riuscì a trovare.
« Vorrei saperlo anch’io” dichiarò la Harrison, seguita da Gazza, entrando come una furia all’interno della stanza.
« Ma glielo dico io signora preside, cos’è successo! Questi due furfanti cercavano di nascondere le prove del loro delitto, altroché! Solo dei veri e propri malfattori potrebbero girare di notte per i corridoi del castello portando con sé un altro bricconcello sanguinante! » dichiarò il custode, mentre accarezzava Miss Purr con un movimento ritmico della mano.
Albus e Rose, scambiandosi una breve occhiata, si trovarono d’accordo sul fatto che non era possibile dire tutta la verità, perché ciò avrebbe significato raccontare della Mappa del Malandrino e del mantello dell’invisibilità, e non sarebbe stato affatto il caso.
« Ah, ma son d’accordo con lei, signor Gazza! Ci vogliono leggi più severe con questi malintenzionati che pensano di farla franca. Li guardi: Serpeverde! Quelli della loro razza farebbero di tutto pur di liberarsi, ad esempio, di un rivale, anche se fosse della loro stessa Casa. Non è ammissibile » esclamò la Harrison, con le braccia ai fianchi. Le sue smorfie arrabbiate mostravano una ruga che solcava la fronte proprio a metà tra le due sopracciglia, sopra al naso.
Non servirono a molto i tentativi di McCartney che sosteneva che dei ragazzini della loro età non erano in grado di compiere magie oscure così complicate, perché la Harrison ribatteva che Voldemort sì, lui sarebbe stato in grado, e che quindi nulla escludeva che lo fossero anche quei due.
Le giustificazioni fornite da Rose e Albus non vennero nemmeno prese in considerazione dalla preside, che dichiarò comunque di sentirsi molto magnanima, e che avrebbe dato loro una punizione esemplare, ma non li avrebbe espulsi.
 
« Cosa? Ripeti, Rose, credo di non avere capito… ha dato la colpa a voi due? »
James fissava perplesso la cugina, che gli aveva appena raccontato ciò che era successo la sera precedente.
« Esattamente, è successa la stessa cosa di tre mesi fa »
« Lo so fin troppo bene… » commentò lui, ben lontano dal dimenticarsi di tutte le punizioni serali che doveva scontare con Gazza.
« Cosa dobbiamo fare, James? » domandò Rose, molto preoccupata.
« Intanto dovete dirlo ai genitori… » iniziò il ragazzino, nel tentativo di trovare un’idea geniale.
« E se intercettano i gufi? »
« Pazienza » le rispose James, alzando le spalle.
Rose voleva essere tanto diversa da sua madre, ma certi atteggiamenti li aveva senza dubbio ereditati da lei.
Non aveva la sua saggezza o la sua voglia di apprendere, ma a volte, quasi involontariamente, faceva osservazioni da persona prudente e responsabile. Probabilmente, quelle affermazioni le venivano naturali da dire, perché quando si cresce con Hermione Granger in Weasley a farti da madre, certi particolari inizi a darli per scontati.
« E, dimmi un po’, mio fratello dov’è? » chiese James, tutt’un tratto.
« Albus… e che ne so io? Sarà a tagliarsi le vene con Mirtilla Malcontenta… Ma no, sto scherzando! Solo che mi sembrava un po’ depresso » spiegò lei.
« Depresso? »
« Mm, sì, questa faccenda l’ha infastidito non poco. È arrabbiato, più che altro! Sai com’è fatto, dovresti conoscerlo meglio di me… » chiarì Rose.
« Beh, ha ragione! Guarda come si comporta la Harrison… »
« Dev’essere in combutta con loro, con i Ferguson, intendo! Riesce sempre, in qualche modo assurdo, a far ricadere la loro colpa su di noi! »
James fece una smorfia rassegnata, perché anche lui aveva, già da un po’ di tempo, la stessa opinione della cugina.
Ma cosa può fare un ragazzino di dodici anni per cambiare le carte in tavola, quando ci sono di mezzo questioni ben più grandi di lui? Niente. E questo lo infastidiva non poco.
 
Nel pomeriggio, Rose decise di approfittare del tempo libero per andare a vedere come stesse Scorpius e per controllare quindi se avesse ripreso coscienza e, in tal caso gli avrebbe raccontato l’ultima uscita della preside.
Chiese ad Albus se avesse voglia di accompagnarla, ma il cugino scosse la testa. Rose si rese conto che era definitivamente entrato in un altro dei suoi momenti no, come quando era arrivato ad Hogwarts, e che quindi era meglio non tediarlo troppo.
Si infilò all’interno dell’infermeria approfittando di un attimo di distrazione della Chips, che avrebbe sicuramente fatto delle storie se Rose le avesse chiesto di entrare, perché “quello non era l’orario delle visite e il signor Malfoy doveva riposare”.
Rimase un attimo sorpresa nel vedere che c’era già qualcuno che era andato a trovare Scorpius. Sentendo dei passi alle sue spalle, il visitatore si voltò per controllare chi stesse arrivando, e Rose riconobbe che era Christian Nott, il cugino di Scorpius.
« S-scusate, be’, non volevo disturbare, be’, ecco, be’, io… ritorno dopo, se è un problema… » farfugliò imbarazzata Rose, sentendosi terribilmente inopportuna specialmente quando si ritrovò puntato su di sé lo sguardo perplesso di Nott.
« Ma no, resta pure » Christian non riusciva a capire perché Rose dovesse essere agitata in quel momento.
In realtà, non lo sapeva neanche lei… l’unica cosa di cui era certa era che alla presenza del cugino di Scorpius – o anche solo quando questo veniva nominato – il suo cervello smetteva di funzionare e non riusciva più a capire nulla o a condurre una conversazione sensata.
« Ciao, Scorp »
Rose salutò Scorpius, che non aveva una gran bella cera, però era sveglio. Si era tirato su le coperte fino al mento, per coprire le varie ferite in via di guarigione.
« Non ti chiedo come va, perché mi sembra una domanda inopportuna » aggiunse, strappando all’amico un sorrisetto rassegnato.
« Sono stati loro, vero? » chiese con un fil di voce. « Io non li ho visti, erano Disillusi, ma ricordo abbastanza chiaramente le loro voci e… e i l-loro i-incantesimi e… »
Non riuscì a terminare la frase, perché scoppiò a piangere. I ricordi della sera precedente erano vivi in lui, e gli sembrava di soffrire ancora come prima.
Rose e Christian si guardarono un po’ perplessi, non sapendo come fare a consolare Scorpius: in effetti, una qualsiasi frase sarebbe potuta sembrare inopportuna o, come minimo, inutile.
Lo lasciarono sfogare per qualche minuto, finché Rose non prese la parola.
« Sì, sono stati loro, ma il problema… è che l’hanno fatta franca un’altra volta »
« E co-come hanno fatto? » domandò Scorpius, incredulo e arrabbiato.
« Non hanno fatto nulla, è questo il punto. Quando io e Albus ti abbiamo trovato lì, ti abbiamo raccolto per portarti in infermeria, ma Gazza ci ha beccati, è andato a chiamare la preside che ha avuto la bella pensata di incolpare noi senza avere nessuna prova! » Rose pestò per terra con violenza, irritata dall’ipocrisia della Harrison.
« Ma non dovrebbe essere possibile! » esclamò allora Christian, inserendosi anche lui nella conversazione, particolarmente indignato.
« Il problema è che lo è. Questa è la seconda volta che accade una cosa del genere, Hogwarts non è un posto tranquillo finché quella lì comanda » Rose era stufa di tutto. Aveva sempre creduto che l’inizio della scuola sarebbe stata un’esperienza fantastica, perché avrebbe conosciuto tanti ragazzi, si sarebbe divertita e sarebbe diventata una strega a tutti gli effetti. Non era nei suoi progetti il dover sopportare le ingiustizie da parte della preside, a maggior ragione in un caso del genere, dove i ragazzi erano in una situazione più grande di loro, impossibile da controllare.
« Cosa state facendo voi due qui?! Il signor Malfoy ha bisogno di riposo! » l’urlo della Chips fece prendere un colpo ai tre ragazzini.
« Ma sta già riposando » provò a dire Christian.
« Non lo stiamo disturbando, lui gradisce la nostra compagnia » aggiunse allora Rose.
La Chips, però, non volle sapere nulla delle loro giustificazioni, e li mandò fuori di lì senza troppe cerimonie, venendo sommersa da proteste di ogni genere.
Rose e Christian si incamminarono silenziosamente per il corridoio verso i Sotterranei. Era un momento un po’ imbarazzante, nessuno dei due sapeva cosa dire per rompere il ghiaccio.
« Che gran casino… » borbottò Rose, senza neanche rendersene conto. Si sentì immediatamente stupida per la banalità della sua affermazione, e migliaia di dubbi iniziarono a tormentarle il cervello. Magari Christian voleva stare in silenzio, magari era inopportuna e antipatica…
« Già » ammise lui. « Comunque non avrei mai detto che una Weasley sarebbe mai finita a Serpeverde »
Il cuore di Rose iniziò insensatamente a battere sempre più forte.
« Beh, capita… » si pentì in un attimo di ciò che aveva detto. Beh, capita? Christian aveva composto una frase lunga e articolata su di lei, e la sua risposta era beh, capita? Quant’era stupida…
« Intendevo dire… la tua famiglia è sempre stata dall’altra parte, o no? »
« A loro non importa, anzi… pare che quelli “dall’altra parte” ce l’abbiano con noi, anche se non so perché. Guarda cos’è successo a me, ad Albus e a James… »
Rose si sentì molto potente per essere riuscita a dire una frase così lunga e profonda rivolta a Christian senza balbettare, arrossire eccessivamente o svenire direttamente. Perché tutte queste strane sensazioni la perseguitavano?
« Capisco. Sai, io vi avevo immaginati diversamente »
« E come? »
« Più… Grifondoro convinti di essere gli unici che capiscono cos’è giusto. Dopo che avete vinto la guerra, come altro vi si potrebbe immaginare? Mi fa piacere che non sia così, però »
Rose sorrise e forse arrossì anche un poco. Ci rimase molto male quando si ritrovò davanti all’ingresso per la sala comune, il tempo, durante quella breve chiacchierata, era volato come non  mai.






Angolino dell'autrice:
Salve! Eccomi qui - come promesso - dopo una settimana. Come avrete notato (?), ho cambiato il tipo di virgolette per i dialoghi, d'ora in poi userò queste e quando avrò tempo e voglia provvederò a modificare anche i capitoli precedenti.
Comunque, che ne pensate del capitolo? Lasciate una piccola-piccola-piccola recensione per farmi contenta? :3
Intanto grazie a chi ha aggiunto la storia tra seguite/preferite/ricordate e anche a chi l'ha letta, e un grazie ancora più grande a chi ha anche recensito. :)
Ci si risente domenica prossima (circa) con il nuovo capitolo!

Alla prossima,
missmalfoy97 :)

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Capitolo 21
*** Trasferimenti via Metropolvere ***


Capitolo XXI
Trasferimenti via Metropolvere



Cari mamma, papà, zii, nonni, insomma, cari tutti voi, qui a Hogwarts va tutto di male in peggio. Io e Albus siamo stati accusati dalla Harrison di aver aggredito Scorpius Malfoy, ovviamente non siamo stati noi, è la stessa cosa che è successa a James. Abbiamo anche scoperto che Jonathan Ferguson è un Animagus. Dobbiamo parlarvi al più presto,
Rose
Hermione lesse due volte la lettera che il gufo le aveva appena portato, sperando di non dover credere alle parole di sua figlia. Tuttavia, Rose parlava chiaro: aveva scoperto un bel po’ di cose – ancora da verificare, non conoscendo le fonti della figlia – che si sarebbero potute rivelare molto importanti. Ron, al momento, era a dare una mano a George con il negozio, ma dato che non c’era tempo da perdere, lei si Smaterializzò dai Potter senza stare ad aspettarlo.
Bussò più volte alla porta, finché arrivò ad aprirle Ginny in accappatoio.
« Scusa, non volevo disturbarti, ma è urgente » si scusò Hermione.
« Non preoccuparti… Harry al momento è di sopra con Lily, allora, sai com’è era così occupato da non poter venire ad aprire! » Ginny sbuffò, scuotendo la testa.
Hermione si lasciò sfuggire una risatina.
« Non credere che tuo fratello sia meglio! » le rispose, avviandosi verso le scale.
« Lo so! » il commento di Ginny le arrivò soltanto come un eco abbastanza lontano.
« Harry! Harry! » esclamò, cercando di attirare l’attenzione dell’amico, ovunque esso fosse.
« Hermione? » domandò una voce.
Dopodiché, venne spalancata una porta, e da essa uscirono una trotterellante Lily e un preoccupato Harry. Di solito Hermione avvisava via Metropolvere prima di venire a trovarli, per evitare di disturbare in momenti inopportuni. Capì subito, anche dall’espressione della donna, che doveva dirgli una cosa importante.
Hermione gli porse la lettera di Rose, lasciando che la leggesse da solo.
« Animagus? » fu l’unica cosa che uscì dalla bocca di Harry, prima che la sua faccia prendesse un’espressione sorpresa e sconvolta.
« Così pare ». Hermione fece spallucce, rassegnata.
« Sentiamo da Neville se può farci parlare con Rose e Albus, o almeno con uno dei due? » domandò Harry, mentre si avviava stancamente verso il camino.
« Certo » acconsentì Hermione, seguendolo.
 
Albus e Rose stavano seguendo molto distrattamente una noiosa lezione pomeridiana di Incantesimi, quando una bambina sui nove anni mai vista prima irruppe nella stanza.
« Albus Potter? Rose Weasley? Dovreste uscire un attimo » esclamò.
Il professor Vitious brontolò un po’ per l’interruzione perché stava interrogando, ma lasciò che i due ragazzini la seguissero.
« Chi sei? » domandò Rose, una volta fuori dall’aula.
« Alice Hannah Paciock, figlia di Neville Paciock! » dichiarò quella, con aria fiera.
Aveva i capelli biondi come quelli della madre, a cui assomigliava davvero molto. Sembrava una bambina tutt’altro che tranquilla, e si dimostrava molto orgogliosa delle sue origini.
« Ma… quanti anni hai? » Albus non riuscì a resistere dalla curiosità. Le sembrava decisamente troppo piccola per frequentare Hogwarts, e poi non l’aveva mai vista in giro.
« Nove, inizierò la scuola tra due anni » spiegò, con una punta di malinconia nella voce.
« E allora che ci fai qui? » chiese a quel punto Rose.
« Mio papà mi ha chiesto di andare a chiamarvi. Di solito sto al Paiolo Magico con la mamma, ma vengo spesso qua via Metropolvere, solo che di solito non giro per la scuola »
« Come mai Neville vuole vedere me e Al? »
« Non ne ho idea, non me l’ha detto, comunque ora siamo arrivati. È qua il suo ufficio » disse Alice, bussando ripetutamente a una porta, finché Neville non venne ad aprirle.
« Eccoli qua, papà! Ora posso andare a fare un giro a Diagon Alley con Frank? » domandò, supplichevole.
« Se tua madre è d’accordo, per me va bene. Mi raccomando, non tornate troppo tardi! ». Salutò la figlia con un bacio sulla guancia e la osservò sparire all’interno del camino.
Si voltò poi verso Rose e Albus, che lo stavano osservando, curiosi.
« I vostri genitori vorrebbero parlare con voi a proposito della lettera che ha mandato Rose. Potrebbe essere importante. Comunicherete con loro adesso via Metropolvere. La Harrison non dovrà saperne nulla » spiegò Neville, facendo avvicinare i due ragazzini alle fiamme del camino. « Andrete a parlare là da loro, a Grimmauld Place. Non potrete restare moltissimo, o rischiereste di insospettire qualcuno ».
I due ragazzini rimasero immobili per un attimo, cercando di memorizzare ciò che aveva detto Neville, poi, prendendo un pizzico di Polvere Volante a testa, si trasferirono momentaneamente a casa Potter.
« Ah, casa! » esclamò Albus, togliendosi di dosso un po’ di cenere.
Guardandosi intorno, non trovarono nessuno fino a quando non s’imbatterono in Lily, che li squadrò piuttosto perplessa. Era curiosa di sapere che cosa ci facessero lì, quando invece sarebbero dovuti essere a Hogwarts, ma si tenne i suoi dubbi per sé perché notò che i due parevano avere fretta.
« Sono andati nella camera di mamma e papà » spiegò la bambina, dato che i due avevano bisogno di trovare Harry, Hermione e Ginny.
 
« Oh, eccovi, finalmente. Ringraziate Neville, mi raccomando » disse Hermione, dopo che Rose ebbe bussato alla porta della stanza.
« D’accordo. Come mai ci avete chiamati qui? » domandò la ragazzina, curiosa.
« Dovete dirci quello che avete scoperto di Ferguson, possibilmente con tutti i dettagli che ricordate » chiarì Hermione, andando subito al sodo.
« È un Animagus, un corvo » annunciò Rose, con aria solenne.
« Ne sei certa, tesoro? L’avete visto? »
« Certo, mamma. Non ti racconterei qualcosa che è solo una supposizione » esclamò, un po’ risentita.
« Bene… cioè, male; cos’è successo esattamente a Scorpius? Sul Profeta, naturalmente, non hanno scritto nulla. Oh, mi sembra di essere tornata al periodo della Seconda Guerra Magica! » sbuffò la donna, passandosi una mano sulla fronte.
I due ragazzini si scambiarono un’occhiata d’intesa. Non sapevano se raccontare o meno della mappa, ma poi convennero per rivelare del prezioso oggetto, perché dato che era nel baule di Harry sicuramente l’avevano usata anche i loro genitori, quand’erano a Hogwarts.
Albus prese la parola.
« Durante le vacanze, abbiamo trovato la Mappa del Malandrino e un mantello dell’invisibilità nel baule di papà, così li abbiamo presi. Quella sera, stavamo facendo un giro notturno per… uhm, fare compagnia a James che era in punizione con Gazza… » decise di tralasciare cosa avessero fatto davvero, perché sicuramente i genitori non avrrebbero approvato. Hermione, però, non era molto compiaciuta lo stesso.
« … Avrete infranto un sacco di regole della scuola! » li rimproverò.
« Dai, Hermione, se pensi a quante ne abbiamo infrante noi… » disse Harry, più tollerante. « Continua, Al »
« Quando abbiamo deciso di ritornare in sala comune, abbiamo prima controllato che non ci fosse nessuno sulla nostra strada... meglio essere prudenti anche quando si ha il mantello addosso! E così abbiamo visto i nomi di Jonathan Ferguson, di suo figlio e di Scorpius appena fuori dall’ingresso della sala comune di Serpeverde. Quando siamo arrivati là, lo stavano torturando, ma si erano Disillusi per evitare di essere riconosciuti. Fortunatamente, ad un certo punto si sono stufati di lanciargli maledizioni… a-altrimenti… no-non so cosa sarebbe successo, ecco. Io e Rose non potevamo di certo intervenire da soli… ci avrebbero fatti fuori senza troppi problemi, ma… come avremmo potuto lasciarlo lì? Insomma, a regola siamo stati “fortunati”. Poi, abbiamo trasportato Scorpius in infermeria perché la Chips lo medicasse, ma Gazza ci ha visti e – convinto che stessimo facendo chissà che cosa – ha chiamato la preside, che poi ci ha incolpati. Questo è tutto »
« Aspetta, Al: quei due, ora che mi ricordo, Ferguson padre ha accennato anche a… a… un prossimo piano » aggiunse Rose, con un fil di voce.
« Grazie per tutte le informazioni, ora dovete tornare a Hogwarts prima che qualcuno possa accorgersi della vostra assenza » concluse allora Ginny, abbracciando il figlio e la nipotina e riconducendoli verso il camino.
« Mamma, potrete farci qualcosa? » chiese Albus, temendo già la risposta.
« Lo spero, ma purtroppo il Ministero è più in alto mare di quanto voglia lasciar credere » disse Ginny, con una smorfia amara sul volto.
« Comportatevi bene e siate prudenti » aggiunse, un attimo prima che Rose pronunciasse “Hogwarts” gettando la Polvere Volante. Albus la imitò, prima che la madre potesse rendersi conto del disastro che era appena successo.
Un istante dopo, furono di nuovo a scuola.
« Eccoci! Siamo tornati » esclamò Rose.
Capì subito dopo che quello non era l’ufficio di Neville.
I quadri appesi alle pareti le fecero notare di essere finita in Presidenza, e quello era un bel guaio, perché se la Harrison li avesse trovati lì, probabilmente quello sarebbe stato il loro ultimo giorno a Hogwarts.





Angolino dell'autrice.
*Si guarda intorno, piuttosto perplessa*
Ehm, c'è nessuno? Mi sento un po' sola! ç__ç
Tra tutti voi che avete letto l'ultimo capitolo, nessuno vuole dirmi cosa ne ha pensato? E anche riguardo a quelli precedenti... E' un po' demotivante scrivere senza che nessuno si faccia vivo, ve l'ho già detto... :(
Va beh, grazie comunque a chi ha letto il capitolo. :)
Spero di riuscire ad aggiornare nuovamente la prossima domenica.
Ok, ora torno a deprimermi nel mio angolino.
Se c'è qualcuno che sta leggendo (?), be', allora a presto ^^

missmalfoy97 :)

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