N & Touko-La squadra leggenda

di Brooklyn_Rogers
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Touko dopo N ***
Capitolo 2: *** N dopo Touko ***
Capitolo 3: *** Il bosco girandola ***
Capitolo 4: *** Le lacrime di un eroe ***
Capitolo 5: *** Troppo potere? ***
Capitolo 6: *** Un confuso, imbarazzato bacio ***
Capitolo 7: *** La rosa nera ***
Capitolo 8: *** L'oscurità divora Suicune ***
Capitolo 9: *** Sogno e realtà ***



Capitolo 1
*** Touko dopo N ***


Capitolo 1

Il mio nome è Touko. Ho quindici anni e, un anno fa, ho impedito a N e al Team Plasma di portare i pokémon via dai loro allenatori e dalle persone che gli volevano bene. Il mio migliore amico è apprendista di un capopalestra, vive per i suoi pokémon e per nulla altro. Ma, in fondo, è sempre stato così, fin dai tempi in cui ci sfidammo in camera mia. La mia migliore amica studia per diventare una scienziata, ne ha la stoffa e non si allontana spesso da casa, quindi suo padre ne è felicissimo. Io ho letteralmente creato la squadra leggenda. Ho viaggiato per Unima e per le altre regioni, placando l’ira dei pokémon leggendari insieme a Reshiram.
Cobalion è stato il primo di cui io abbia avuto notizia. Narravano la storia di un pokémon dall’animo nobile, rifugiatosi in una caverna dopo una terribile guerra durante la quale aveva combattuto a fianco dei pokémon e dei suoi compagni. Dopo varie peripezie e soprattutto incomprensibili balbettii di anziani, riuscii a capire che stavo cercando la Cava Ponentopoli. Andai fino in fondo, nella sala del cimento. Grazie a Reshiram e al mio piccolo Pampour, gli feci capire i miei sentimenti.

Subito dopo, mi misi in cerca di Kyurem. Una vecchia di Fortebrezza mi raccontò che un pokémon dall’alito di ghiaccio riposava nella fossa gigante. In qualche modo, arrivai fino a una pozzanghera al centro di un intricato labirinto di alberi. Subito iniziò una bufera durante la quale rischiai di volare via. Ma alla fine Kyurem comparve e io riscaldai il suo cuore gelido. La mia squadra aveva trovato il terzo elemento.
Passò un mese, senza che io trovassi un pokémon adatto alla mia squadra. Catturai il trio dei Kami, ma essi, sotto la guida del loro capo, Landorus, decisero di vivere da soli. Evidentemente erano pokémon piuttosto indipendenti dagli esseri umani. Tornadus e Thundurus presero la decisione di non scatenare fulmini o tempeste. Li salutai sorridendo.
Mentre passeggiavo nel bosco girandola, uno strano pokémon cromatico mi fece segno di seguirlo. Mi portò nella Radura filosofia, dove Vizirion, vedendo il suo amato fratello, mi seguì con piacere. Mi circondò di fiori e mi diede una corona di foglie intrecciate. Cobalion sembrava soddisfatto della scelta di Vizirion. Fu così che il pokémon leggendario di tipo erba e lotta si unì alla mia squadra.
Terrakion lo trovai quasi per caso, passeggiando insieme a quello strambo di Mirton, che cercava di spiegarmi come mai i pokémon buio fossero i migliori, vicino alla lega. Tuttavia, il pokémon scelse di rimanere nella sala della guida, aspettando un grande evento per uscirne. Mi inchinai davanti a un essere dalla pazienza così tremenda. Forse, prima o poi, si sarebbe unito con il sottosuolo e sarebbe divenuto una statua.
Infine, decisi di partire alla volta di altre terre. La nave aveva promesso di portarmi a Shinno, ma per un qualche problema al motore, mi mollò a Johto. venni a conoscenza delle Bestie Leggendarie, di cui, dopo molto tempo, riuscii ad avvistare Suicune. Con la promessa di portarlo a vedere l’acqua pulita di Baia Spiraria, mi seguì. In poco tempo diventammo amici e non volle più tornare nella sua regione d’origine.
A Hoenn salii sulla torre cielo e avvistai Rayquaza volare fra le nubi. Il verde smeraldo risplendeva così tanto che decisi subito chi sarebbe stato l’ultimo pokémon della mia squadra leggenda. Una speciale pokéball progettata da Belle catturò Rayquaza e conquistò per me la sua fiducia. Vagai ancora per altre terre con l’appoggio della mia squadra perfetta. Il fuoco di Reshiram mi riscaldava la notte. La tenacia di Cobalion mi faceva andare avanti. L’alito gelido di Kyurem mi dava sollievo nelle ore più calde. Vizirion faceva in modo che la vegetazione non mi impedisse di proseguire. Grazie a Suicune mi dissetavo. Cavalcavo Rayquaza attraverso le nubi. Ero felice. Loro erano felici. La mia vita era felice.
Una settimana fa, qualcosa mi richiamò a Unima. Un grido provieniente dalle viscere della terra, che io sentii nei fulmini.
La mia terra aveva bisogno del suo Eroe.

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Capitolo 2
*** N dopo Touko ***


Capitolo 2

Tutti mi chiamano N. Forse ormai anche io ho finito per chiamarmi così. Sono l’eroe di Zekrom, che insegue gli ideali. Ho diciassette anni e l’unica cosa a cui riesco a pensare è il feroce scontro a cui diedi vita un anno fa. Ho cambiato per sempre la mia vita e quella di un’altra ragazza, l’eroe di Reshiram. Si chiamava Touko ed era l’allenatrice più forte che avessi mai incontrato. Inoltre, trattava i pokémon con una gentilezza e una dolcezza che io non avevo mai visto in un essere umano. Anche a Zekrom piaceva molto Touko, infatti, quando la vide per la prima volta in compagnia di Reshiram, era riluttante a combattere contro di lei. Ma, nonostante ciò, io volevo un avversario. Non era lei. Il suo cuore puro che inseguiva la verità e il suo amore verso i pokémon la portarono a combattere contro di me. Io volevo che lei fosse l’eroe di Reshiram. Io volevo combattere contro di lei. Touko, probabilmente, non avrebbe fatto male a una mosca. Sono ancora confuso. Quello che mi disse…

“Smettila, N. Tu fai del male solo ai pokémon, in questo modo. Li allontani dai loro affetti, li porti via dagli uomini. È vero, alcuni di noi non li amano come dovrebbero, ma si può rimediare a questo in altri modi. N, tu dici di amare i pokémon. Ma non capisci? Fai del male a te stesso e a tutti gli altri!” sentii di sfuggita questa frase, perché mi ero già alzato in volo con Zekrom. Tuttavia, per quanto il vento possa averle coperte, queste parole mi si impressero nella memoria. E allora decisi di aiutare le mie amate creature in altri modi.
Ad esempio, una volta, mi trovai faccia a faccia con un bracconiere, che non voleva assolutamente ascoltare le mie ragioni. Allora gli mostrai Zekrom. Lui, inizialmente impaurito, cominciò a parlare di voler catturare anche lui. E, per la prima volta, in quel momento, risolsi la situazione con la forza dei miei muscoli. Non quelli di Zekrom o degli altri. Lo presi a pugni finché non svenne e lo consegnai alle autorità. Finalmente capii ciò che Touko mi voleva dire. Non bisognava punire tutti per i reati di uno.
Un’altra volta un bambino stava picchiando un Cottonee. Lo fermai e gli chiesi il motivo di ciò. Mi rispose che aveva mangiato l’unica pokéball che possedeva e con la quale voleva diventare allenatore. Parlai anche con Cottonee, che mi disse solamente che le pokéball hanno un sapore delizioso. Comunque, penso che non ne mangerò mai una. Regalai al bambino due pokéball. Dopo un po’, ripassai in quel villaggio. Rob, così si chiamava era diventato il più forte allenatore della cittadina, con affianco il suo invincibile Cottonee. Ne fui realmente felice. Però, non potevo restare a Unima, i ricordi mi martellavano il cuore e, per la verità, avevo paura di incontrare Touko. Così andai a Shinno. Lì, incontrai un allenatore che diceva di essere il più potente di tutti. Si chiamava Berry, mi pare. Lo sconfissi e mi disse che gli ricordavo Lucas, il suo migliore amico. Quanti allenatori forti trovai in quella regione! Incontrai per caso la campionessa, che accettò di sfidarmi nonostante io non avessi battuto né i superquattro, né i capopalestra. Grazie a Zekrom, vinsi l’incontro. Mi strinse la mano e mi disse che avrei potuto fare grandi cose.
“Grazie” le risposi “ma ho già fatto abbastanza danno nel mondo.”
Vidi posti incantevoli, sorgenti dove i più amabili e magnifici pokémon si abbeveravano, montagne dove i possenti tipi roccia e lotta vivevano e si allenavano. Ognuno di essi, riportava testimonianze diverse dell’incontro con degli esseri umani.
Un Graveler diceva di aver conosciuto un uomo talmente forte d’animo da avergli riportato il figlio e da aver riunito la famiglia. Inoltre, ogni giovedì, veniva a fargli visita.
Un Sandshrew aveva incontrato una donna così dolce da avergli fornito cure e cibo per mesi, durante i quali lui era stato malato. Questo pokémon tornava in città ogni giorno per vedere questa donna.
Una settimana fa, nello scoppiettio del fuoco che avevo acceso, qualcosa, qualcuno mi disse di tornare a casa. L’avrei fatto.

A Unima serviva colui che l’aveva quasi distrutta.

 ****

Sono Brooklyn_Rogers, l’autrice. Spero che il prologo, formato da questi due capitoli, vi sia piaciuto. Vi scrivo direttamente per chiedervi un consiglio: il resto della storia, secondo voi, dovrei scriverlo alternando i punti di vista di N e Touko, oppure in terza persona? Rispondete in tanti!

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Capitolo 3
*** Il bosco girandola ***


Capitolo 3

~Touko~
Il sole filtrava già debole fra le foglie degli alberi del bosco girandola. Anche al tramonto, in alcuni punti formava delle pozze di luce dentro alle quali era difficile vedere. mi guardai intorno. Tutte le radure sembravano uguali, tutti gli alberi erano identici, e, cosa più importante, nel punto in cui mi ero addentrata non c’erano sentieri, e non riuscivo a orientarmi. Accanto a me, il maestoso pokémon verde e rosa, che guidava i miei passo nella boscaglia. Tuttavia, anche lui sembrava piuttosto perplesso, quindi cominciai a credere che non si fosse mai allontanato così tanto dalla Radura Filosofia.
-Di là!- esclamai, per nulla convinta della mia decisione. Mi ritrovai in un’altra radura, ancor più piccola di quelle precedenti.
“Touko, farai meglio a restare qui per la notte. Io, Cobalion e Suicune cerchiamo l’uscita.” Mi disse Vizirion fermandosi un po’ più avanti a me e voltandosi di scatto. Osservò qualcosa alle mie spalle, poi sembrò non curarsene più e mi si avvicinò.
“Ce la farai, Touko?” mi chiese un po’ preoccupato.
-Accenderò un fuoco.- risposi.
“Touko, ragiona. Non puoi accendere un fuoco in una radura piccola come questa. Incendieresti la foresta.” Vizirion mi guardò come se fossi impazzita.
-Hai ragione, Vizirion. Il freddo mi ha dato alla testa.- lo rassicurai. Le prime ombre sostituivano il tenue tramonto invernale e il freddo cominciava a invadermi le vene. Sotto la pelle sentivo i brividi che non provavo più da mesi. A Sinnoh e negli altri luoghi che avevo visitato, sembrava non esistere l’inverno, tranne nelle zone nordiche dove invece la neve scendeva perennemente, per esempio a Nevepoli. Posai la mano sulla pokéball di Reshiram, sperando che un po’ di calore potesse oltrepassare la sfera, che però rimase fredda alla pari di quella di Kyurem. Mi rannicchiai in posizione fetale, stringendomi nella leggera felpa blu, l’unica che avessi portato con me. Fece buio in fretta, le ombre cominciarono a calare su di me, nascondendo alla mia vista tutto ciò che un attimo prima era visibile e luminoso. Ad un tratto, mi accorsi che stavo battendo i denti e mi costrinsi a fermarmi. Non dovevo mostrarmi debole nemmeno a me stessa, o le spine gelate che si conficcavano nel mio corpo sarebbero divenute ancor più pungenti e affilate. Un’improvvisa folata di vento mi fece rabbrividire. D’un tratto, sentii dei passi umani nella boscaglia, passi decisi ma anche leggeri, come se i piedi volassero.
Ho le allucinazioni, pensai. Perché solo un’altra volta nella vita avevo sentito passi del genere.
 
~N~
Mi avviavo verso la mia radura preferita del bosco girandola. Era piccola e, nelle notti invernali, anche piuttosto fredda. Ma mi piaceva soprattutto perché era l’unico luogo di tutto la foresta dove si trovassero dei Deerling, rari al sud ma molto diffusi al nord. Più mi avvicinavo alla radura, più sentivo i miei piedi andare veloci. Ma, quando arrivai, non c’erano i Deerling. C’era Touko, svenuta per terra, con le ginocchia al petto. Stava letteralmente morendo di freddo. Incapace di pensare a qualcos’altro, la presi fra le braccia e, correndo come non avevo mai fatto prima, giunsi nella casetta del Bosco Girandola. Le madri, per evitare che i bambini vadano a giocare nel bosco, raccontano che lì vive una strega. In realtà c’è solo una vecchietta spesso in compagnia della sua nipotina.
-Mamma…- Touko cominciò a parlare nel sonno. Forse stava meglio.
-Ho fatto un sogno strano…- la strinsi più forte. Mi venne naturale.
-Io ero l’eroe di Reshiram… e c’era un ragazzo che voleva diventare l’eroe di Zekrom e poi io lo sconfiggevo e…- si interruppe e sospirò. E io che pensavo di essere quello strano.
Mi avvicinai un po’ di più alla porta, e con la spalla bussai.
-Ma chi è a quest’ora?- bofonchiò la vecchietta aprendo. Quando mi vide mi fece subito segno di entrare.
-Mi scusi, ma la ragazza…- tentai di rimediare, ma capii in fretta che era ancora sveglia, considerato che la bambina stava disegnando qualcosa che probabilmente doveva essere un Petilil.
-Vieni, ragazzo, appoggiala qui.- indicò il divano. Feci come mi era stato detto.
-La ringrazio, non sa che spavento mi è venuto quando l’ho trovata.- le dissi, tirando un sospiro di sollievo.
-Quindi non eravate insieme?
-No. Però la conosco, anche se non ci vediamo da un anno.- la bambina smise di colorare e mi venne incontro.
-Che capelli strani che hai!- esclamò osservandomi.
-Sono di famiglia.- spiegai, mentre lanciavo occhiate furtive a Touko, che parlottava parole incomprensibili.
-Come ti chiami, figliolo?- mi chiese la vecchietta in tono materno.
-Il mio nome è N.- risposi con voce tremolante.
-N? È un nome piuttosto strano. Comunque questo non dice nulla.- la vecchietta cominciava già a starmi simpatica.
-Io mi chiamo Azzurra. Ti piacciono le leggende?- la bambina mi tirò la manica della camicia.
-Certamente. Ne vuoi sentire una?- le domandai e lei annuì, felice.
-C’è una storia d’amore?- mi chiese.
-No- risposi –non c’è.

-Che peccato. Le storie d’amore finiscono sempre bene.- stavo per risponderle che non era vero, ma il suo sguardo era troppo felice. Non tutte le storia d’amore finiscono bene, ma avrei lasciato che lo scoprisse da sola.
-C’era una volta un bellissimo drago. Grazie a lui, due principi crearono Unima. Però questi due fratelli non andavano d’accordo. Il maggiore voleva un mondo di verità e il minore un mondo di ideali. Perciò il drago si divise in due. Una parte era bianca e l’altra nera. Il drago bianco, chiamato Reshiram, seguì il fratello maggiore, il drago nero, Zekrom, quello minore. I due fratelli cominciarono a combattere, distruggendo Unima. Alla fine i due draghi si assopirono e nessuno sa più niente di loro.- completai la storia con una frase che dentro di me sentivo di odiare. Zekrom è il pokémon più bello e potente che io abbia mai visto. Touko ricominciò ad agitarsi.

-Questa storia chi te l’ha raccontata? La tua nonna?- mi chiese Azzurra.
-No. È stato mio padre.
-Mamma… che strano sogno che ho fatto…-  ripeté Touko.
-Ha parlato anche prima, nel sonno. È un po’ strana.- spiegai. La vecchietta mi invitò a sedermi su una poltrona imbottita posta proprio accanto al divano. L’ultima volta in cui ero stato così vicino a Touko era stato sulla ruota panoramica di Sciroccopoli. Esattamente come allora, sentii nello stomaco delle farfalle volare pesanti. Mi misero in subbuglio la mente e il cuore. D’improvviso la bambina indicò la mia cintura.
-Sei un allenatore!- esclamò osservando le mie pokéball.
-Sì. Vuoi vedere un trucco che conosce il mio migliore amico?- le chiesi, nella mia mente formando l’immagine di Zoroark. Alla bambina luccicarono gli occhi.
-Ecco qui!- feci uscire Zoroark dalla pokéball.
“Devo farlo, N?” la sua voce mi pervase la mente e io annuì. Osservai lo stupore impresso nello sguardo di Azzurra mentre Zoroark prendeva le sembianze di Touko.
-Ti ho battuto, N!- disse in un orribile falsetto della voce della ragazza, fatto apposta per irritarmi.
-Smettila subito.- gli intimai con tono minaccioso che la bambina trovò molto buffo.
-N è stato battuto, N è stato battuto!- canticchiò al posto di ascoltarmi.
-Ma la vuoi smettere?- improvvisamente tornò normale, senza smettere di saltellare per la sala. Però, questa volta, potevo sentirlo solo io.
“N è innamorato, N è innamorato!” diceva al posto della precedente nenia. La cosa mi diede parecchio fastidio. Così feci tornare Zoroark nella sua pokéball.
-Ma è vero che gli allenatori parlano con i propri pokémon?- mi domandò
-No, possono solo capirsi a vicenda.- ero spesso costretto a mentire, sulla mia identità, su Zekrom, sul fatto che potessi parlare con i pokémon.
-Grazie di tutto. Ciao, Azzurra.- le accarezzai la testa e uscii.
“E tu chi sei? Anche se in effetti non mi importa!” urlò la voce di un pokémon sconosciuto. Subito dopo, qualcosa che somigliava a un puma blu mi saltò addosso.
“Ragazzi, l’ho trovata!” gridò poi. L’unica cosa che vidi, prima che mi mettesse una zampa sulla faccia, furono degli zoccoli neri.
 

***

Scusate il ritardo! Non ho potuto scrivere a causa dell’inizio della scuola (finalmente il primo liceo!). mi dispiace veramente, ma sono stata impegnata. Per farmi perdonare cercherò di aggiornare il più presto possibile!

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Capitolo 4
*** Le lacrime di un eroe ***


Capitolo 4

~Touko~
Mi svegliai di soprassalto, scattando come una molla, al suono del ruggito di Suicune. Ero in una casa sconosciuta, davanti alla porta una vecchietta e una bambina osservavano qualcosa davanti all’abitazione. Intravidi, nella vegetazione, Vizirion e Cobalion, che correvano verso qualcosa. La vecchia si scostò e io vidi Suicune. Ma Suicune teneva inchiodato a terra un ragazzo di cui scorgevo solo la lunga coda verde prato scolorito.
-No, Suicune, fermati!- urlai d’impulso, facendo sobbalzare la vecchietta, che non si era accorta del mio risveglio. Il Pokémon blu mi osservò per un momento, poi si scostò e lasciò che N si alzasse con occhi stupiti.
Il viso dai lineamenti eleganti, lo sguardo smeraldino era animato dalla stessa luce di un tempo, vitale e gentile, che mi scrutava da sotto la visiera del cappello nero e bianco. Il corpo magro, le braccia appena muscolose lasciate scoperte dalle maniche arrotolate della camicia bianca. Era rimasto come allora.
-T-touko…  sei sveglia.- constatò, come se avesse bisogno di dirlo per averne la certezza.
“Chi sei tu?” gli chiese Suicune in tono piuttosto minaccioso. N sembrava non averlo sentito. Mi fissava come un idiota.
 
~N~
La vidi lì, davanti alla porta. Non riuscivo a smettere di guardarla. Mi arrivò un suono confuso, non ero sicuro di ciò che dicesse. Probabilmente qualcosa sulla mia identità, tuttavia non riuscii a rispondere perché sentivo che se avessi detto qualcosa, avrei distolto parte della mia mente dalla sua contemplazione. La coda alta e fluente ricadeva sulle spalle di Touko, in una cascata castana che avevo voglia di accarezzare almeno una volta nella vita. Negli occhi color cielo erano rimasti sinceri e determinati, coraggiosi e pronti a tutto pur di difendere ciò in cui credeva e coloro che amava. Tutto ciò, però, sembrava stipato nei più remoti recessi della sua anima, in quel momento era solo uno sguardo pieno di lacrime che stavano per traboccare fuori dagli argini. Nel momento esatto nel quale la prima di esse le rigò la guancia, cominciò a correre verso me. Si gettò contro il mio petto e, con un pugno tremante per colpa del pianto, mi colpì ripetute volte senza alcuna intenzione di farmi male.
-Tu! Brutto, stupido eroe senza cervello…- le ultime parole  furono soffocate nei singhiozzi.
-Ma cosa stai dicendo?- le chiesi, abbracciandola in un gesto automatico. Alzò il viso per guardarmi. L’espressione era a metà tra la disperazione e la felicità.
-Nemmeno uno straccio di notizia da parte tua. Nessuno ti vede da mesi, hai idea di ciò che io abbia passato per cercarti?- mi disse, scostandosi improvvisamente e passandosi una manica sugli occhi per asciugarsi le lacrime. In quel momento nel suo sguardo si accesero le fiamme della rabbia.
-Mi dispiace. Non sapevo che tu ti fossi…- mi interruppe sventolandomi un dito davanti al naso.
-Preoccupata? Se non mi preoccupo io per te, chi deve farlo? Tuo padre?- mi chiese lasciandomi di stucco. Boccheggiai come se mi mancasse l’aria per qualche secondo, poi riuscii a balbettare una risposta.
-N-n-noi d-due siamo stati nemici, non ricordi?
-Scemo!- urlò –Non capisci che noi due dobbiamo considerarci fratelli?- in tutte le storie che mio padre mi aveva raccontato, in qualunque cosa io avessi sentito su Reshiram e Zekrom, i due eroi erano nemici. Perché adesso lei diceva che dovevamo essere come fratelli?
“Chi è questo tipo, Touko?” la stessa voce di prima. Adesso lo avevo visto meglio. Avevo visto un Pokémon uguale su un libro di miti. Non riuscivo però a ricordarmi il suo nome…
-Si chiama N, Suicune.- disse Touko in tono pacato, come se tutto fosse finito e non fosse più arrabbiata.
-Ma non è un Pokémon leggendario di Johto?- le chiesi. Infine mi accorsi che durante il nostro litigio, la vecchietta e Azzurra erano rimasti a guardare con gli occhi spalancati. Anche Touko sembrò accorgersene per la prima volta.
-No, N, ti sbagli.- si salvò così, in un tono che si intuiva ingannevole. Per l’eroe di Reshiram, il Pokémon bianco verità, non doveva essere molto facile mentire.
-Hai ragione!- esclamai cercando di sistemare le cose in modo da tenere in piedi la nostra poco credibile sceneggiata.
-Bene, ragazzi. Se volete, potete restare a mangiare qualcosa, vi va?- ci chiese la vecchietta.
-No, grazie, ha già fatto molto. Da qui in poi ce la caviamo da soli.- rispose Touko per entrambi. Io la appoggiai immediatamente annuendo.
-D’accordo. È molto tardi e Azzurra deve andare a dormire. Badate a non perdervi più.- dopo queste parole chiuse la porta.
-Ah, N, devo dirti una cosa.- mi disse abbassando lo sguardo.
-Da quando ci siamo separati… parlo anche io con i Pokémon.- confessò, come se fosse un segreto dal valore inestimabile. Alzò gli occhi che ancora una volta incontrarono i miei.
-Touko…- avrei voluto rivelarle tutto, cosa provavo, cosa avevo sempre provato per lei, ma le parole mi morirono in gola, come un fiore appassito prima ancora di sbocciare.
-Sì?- aveva già cominciato a tremare. Dal mio zaino tirai fuori un maglione nero.
-Mettilo, o morirai di freddo.- seguì il mio consiglio.
-Grazie.- disse. Smise di battere immediatamente i denti e mi strinse la mano. Quel contatto provocò in me una specie di corrente elettrica.
-Non dovevi piangere.- sorrise un po’ imbarazzata. Poi strizzò l’occhio e annuì.
-Non piangerò più, te lo prometto.
Non desideravo altro.
 
***
Ciao! Sono sempre io! Secondo voi come sta andando la storia? Il mio tempo per scrivere si sta riducendo. Cercherò di fare del mio meglio! Un grazie speciale a Yume Kourine, BluePhantomhive, Lisa_Chan e Lampodorato, i recensori della storia.

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Capitolo 5
*** Troppo potere? ***


Capitolo 5


~Touko~
-E ora dove andrai?- chiesi a N. La sua faccia si fece estremamente preoccupata e sul suo sguardo calarono nubi nere a oscurare quegli occhi smeraldini.
-Non lo so. Il mio palazzo è stato distrutto, mio padre è in fuga, ricercato dalla polizia… non vedo proprio una soluzione.- a quanto pare avevo toccato un tasto piuttosto dolente, però qualcuno avrebbe dovuto farlo, prima o poi, o N avrebbe continuato a rimandare il momento in cui porsi quella domanda, come un musicista che non vuole toccare un punto del suo pianoforte per timore di mandare a monte la melodia.
-Senti, ti va di accompagnarmi a Soffiolieve da mia madre? Così avrai più tempo per pensarci.- sentii il mio viso in fiamme. Lui sorrise. Aveva sorriso così poche volte, ma ogni volta era un sorriso estremamente gentile.
-Certo. Mi piacerebbe molto.- rispose tornando a guardare il laghetto che si estendeva sotto la roccia sulla quale eravamo seduti.
-Soffiolieve è piuttosto vicino, quindi non ci vorrà più di qualche giorno di viaggio.- gli dissi accarezzando il muso di Cobalion. Improvvisamente mi venne un’idea geniale. Lui intanto guardava le nostre immagini specchiate su quell’acqua così ferma da sembrare di velluto.
-Ti piacerebbe arrivarci entro stasera?- sorrisi.
-Non vedo come sia possibile, Touko.- gli strizzai l’occhio, convinta che tutto non potesse che andare a meraviglia. Però non avevo fatto i conti con i diretti interessati del mio piano.
 
~N~
-Dai, Cobalion! Per favore!- era una scena comica osservare Touko cercare di convincere il Pokémon a obbedire a qualunque fosse la sua richiesta.
“No, non se ne parla nemmeno! Mi sta antipatico! Fallo fare a Vizirion!” a quanto pare l’oggetto della discussione ero io.
-Ah sì?- prese la pokéball di Reshiram e fece uscire il millenario drago bianco, che in un candido tornado di eleganza invase tutto lo spazio a sua disposizione.
“Cobalion, tu sai benissimo che il cuore di Touko è puro e che pochi esseri umani ne sono in possesso. Ciò e da premiare, inoltre anche l’anima del ragazzo è senza macchia, poiché esso non agisce mai per i suoi personali fini.” Con le parole arcaiche del Pokémon, Cobalion si zittì e annuì senza troppa convinzione.
Touko sorrise e mi venne incontro, afferrandomi il braccio e tirandomi verso Cobalion.
-Cobalion, comportati bene con N.- gli intimò, indicandomi poi la groppa del leggendario cavallo dal cuore d’acciaio.
-Cosa devo fare?- le chiesi, sperando con tutto il cuore che non fosse ciò a cui pensavo.
-Ma è ovvio! Devi salire! In sella, forza!- Cobalion si abbassò sbuffando per aiutarmi. Intanto lei era già sulla groppa di Vizirion. Quando capii di non avere alternativa, lanciai le mie ultime preghiere al cielo e saltai sul Pokémon.
“Non farci l’abitudine.” ringhiò mentre cercavo un appiglio.
La risata cristallina di Touko mi fece dimenticare che stavo per rompermi l’osso del collo.
-Si parte! Dietro a me, Cobalion!- urlò, già distante da me.
“Reggiti.” mi consigliò con la solita aria bruta. Allora cominciò a galoppare così velocemente che in poco tempo raggiunse il fratello e Touko.
Non so dire esattamente quanto tempo passai cavalcando, un’ora, l’intera mattina? So per certo che quello stesso giorno arrivammo a Levantopoli.
 
~Touko~
L’unico luogo in cui volevo andare era casa, tuttavia ebbi l’impulso di fermarmi a Levantopoli. Avevo voglia di vedere ancora una volta il cantiere dei sogni, dove il mio piccolo Pampour, di cui avevo sempre impedito l’evoluzione, mi era stato donato da una ragazza.
Non so quanto tempo rimasi immobile a fissare le macerie che componevano il cantiere in rovina, fatto sta che a un certo punto N mi prese la mano e mi condusse fino a un piccolo bar quasi deserto, dove solo un paio di camerieri si muovevano agitati fra i tavolini. Su uno di questi, affiancato da un cespuglio potato in modo da assomigliare a un pikachu, vi erano due tazze di scura cioccolata calda.
-Siediti, su.- scostò una delle sedie dal tavolo, in modo che io potessi sedermi. Afferrai istintivamente la tazza in porcellana bianca con entrambe le mani, portandola alla bocca. Mi scottai la lingua. Chissà come N se ne accorse e chiese al primo cameriere di passaggio un bicchiere d’acqua, che come per magia comparve al nostro tavolo.
-Tutto a posto?- mi chiese un po’ preoccupato. Lo stavo facendo letteralmente impazzire. Prima la “cavalcata”, poi l’espressione da triglia al cantiere dei sogni, ora questo…
-Sì, tutto a posto!- esclamai cercando di avere un’aria convincente. Mi squadrò non molto convinto. Avvicinò la sedia alla mia, forse voleva essere sicuro che io non combinassi altre pazzie.
-Sicura?
-Si… senti, mi dispiace…- cominciai a scusarmi con lui.
-Per cosa? Nel caso sono io a dovermi scusare.- mi rassicurò, tuttavia la sua espressione si era incuriosita.
-Per prima, nel bosco, come ti ho trattato, ti ho urlato contro anche se non ci rivedevamo da un anno… cavolo, quante cose sono cambiate!- l’ultima parte della frase mi uscì quasi spontanea.
-Non tutto, ci sono cose che non cambiano. Dopotutto, siamo ancora gli eroi di Unima, i Pokémon leggendari sono dalla nostra… a proposito di Pokémon leggendari… perché ce ne sono così tanti nella tua squadra?- forse aveva già intuito ciò che avevo combinato.
-Una volta mi parlarono di un allenatore invincibile che possedeva il potere di sei Pokémon leggendari. Una squadra, praticamente, la squadra leggenda. Così  decisi di impegnarmi in quello per dimenticare… quello che è successo l’anno scorso. Forse il fatto di essere uno degli eroi ha fatto in modo che i Pokémon leggendari si fidassero di me…- non sapevo che altro dirgli. Tuttavia il suo sguardo era solo preoccupato.
-Ma ti rendi conto di quello che hai fatto?- sobbalzai, rischiando di rovesciare la cioccolata.
-Pensa se qualcuno riuscisse a sfruttare il potere della tua squadra per fini malvagi! Sarebbe una catastrofe impossibile da fermare e ben più grave di quella provocata da me e dal team Plasma.- pronunciò l’ultima frase in modo diverso, come se si fosse già pentito di ciò che aveva detto.
Non avevo mai pensato alle conseguenze delle mie azioni, ero stata troppo egoista. Scosse la testa.
-Non dovevo parlarti così. Se c’è qualcuno fra noi due che ha diritto di rimproverare l’altro, quella sei tu. E quanto alla tua squadra… sono sicura che riuscirai a custodirne il potere.- mi sistemò dietro l’orecchio una ciocca ribelle e mi sorrise.
-Grazie, N.- mi avvicinai leggermente e gli regalai un minuscolo sorriso.
-Vieni qui.- mi circondò con le braccia e accostò la sua bocca al mio orecchio,
-Cosa c’è?
-Ti devo dire un segreto. Se io avessi avuto per le mani un potere simile, lo avrei subito messo nelle tue.- mi sfiorò la fronte con le labbra, in un delicato, timido, e anche un po’ impaurito bacio.
Improvvisamente, inaspettatamente, mi accorsi che mi era mancato. Non mi ero solo preoccupata, perché non sapevo cosa potesse aver fatto, mi era mancato il suo modo di parlare, provocatorio ma in fondo gentile, il suo modo di muoversi, elegante e al contempo forte e sicuro.
Chiusi gli occhi, desiderando di rimanere ferma nel tempo, fra le sue braccia.
 
***
Come ho già anticipato ad alcuni recensori, ci sarà una grande sorpresa alla fine della storia! Farò un grande sorteggio fra tutti i recensori e il vincitore avrà un regalo nella mia prossima fanfiction sui pokémon. Aspettate e vedrete!

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Capitolo 6
*** Un confuso, imbarazzato bacio ***


Capitolo 6


~N~
Era rimasta immobile davanti alla sua casa. A quanto pareva, le succedeva spesso.
-Non ce la faccio.- annunciò, e si allontanò con passo incerto dalla porta. Alzai gli occhi al cielo, perché era già la quinta volta che succedeva.
-Io sì.- scattai in avanti e bussai, spingendola poi davanti a me. Feci qualche passo indietro: non volevo essere invasivo. Dopo qualche secondo, una donna dai capelli castano chiaro aprì la porta. La somiglianza con Touko non era molto accentuata, ma si capiva perfettamente che si trattava di madre e figlia. Quest’ultima, una volta ripresasi dallo shock, abbracciò la figlia con le lacrime agli occhi.
-Touko… dove sei stata? L’ultima lettera è arrivata più di un mese fa…- lettere. Ovvio. Si teneva in contatto con la famiglia tramite quelle. La madre di Touko alzò lo sguardo su di me.
-Lui è N, un mio amico, mamma.- mi presentò Touko voltando la testa nella mia direzione.
-Vuoi entrare?- mi chiese. Prima di poter ribattere, la ragazza dai capelli scuri parlò per me.
-Certo che vuole! Vero, N?- mi guardò minacciosa. Annuii convinto e sorridente. Amavo Touko, penso che la definizione sia questa, però a volte faceva proprio paura.
-Vi porto subito qualcosa.- la madre di Touko schizzò via lasciandoci sulla porta.
-Di qua.- mi condusse fino a un grazioso salottino, e mi indicò una poltrona. Feci per sedermi, ma lei mi spintonò e caddi come un sacco di patate. sprofondai in quel cuscino di piume e riuscii ad assumere una posizione decente solo qualche secondo prima dell’arrivo della mamma di Touko.
 
~Touko~
Dopo la mamma, andammo a trovare Belle. All’inizio sembrò perplessa dalla presenza di N, poi capì e cercò in tutti i modi di farlo sentire a suo agio e di integrarlo nel discorso.
-Ma perché hai spedito le lettere solo a Komor, se erano per tutti e due?- si lamentò mentre io trafficavo un po’ col computer ultramoderno della professoressa. Mi voltai restando seduta sulla sedia girevole.
-Semplice- cominciai –io dovevo avere in qualche modo la certezza che voi due rimaneste uniti.
-Allora è così… ma perché proprio a lui e non a me?
-Semplice anche questo: Komor viaggia spesso e aveva la possibilità di portarle qui. Se io le avessi recapitate a te, la cosa sarebbe stata più complicata.- mi sorrise. Tutto mi sembrava come prima… no, non tutto. N prima era solo una presenza sfocata, ora era la più grande certezza che avevo.
Lasciammo Belle e ci dirigemmo fuori città. Quando raggiungemmo il fiume, quello che ormai definivo il mio migliore amico si fermò di scatto.
-Che c’è?- gli chiesi.
-Se si va di qua c’è un isolotto dove prima c’era uno dei laboratori del team plasma. Ora è abbandonato.- cominciai a dondolarmi sui piedi.
-Senti, N… mi ci porti? Daiiiii.- feci come una bambina, tant’è che scoppiò a ridere.
-Certo.- riuscì a dire quando si calmò. Il parlare gli provocò però un’altra serie di risate. Allora alzai gli occhi al cielo.
-Forza!- feci uscire Suicune dalla pokéball e il Pokémon si tuffò in acqua.
-Sì, ok.- si raddrizzò e Carracosta, il suo fossile di tipo acqua, si materializzò accanto a Suicune, che saltò in aria per la sorpresa. Balzò sul guscio del suo Pokémon e io feci lo stesso.
-Però su di lui non ti spaventi, eh?- non rispose e mi guidò fino a un isolotto quasi tutto in sabbia. Un edificio decadente e piuttosto lugubre si stagliava lungo la linea dell’orizzonte. Appena misi piede sulla riva, mi tolsi le scarpe, restando scalza.
-Touko, vieni un momento.- mi avvicinai a N e lui mi guardò negli occhi. Affrettato, come se avesse paura, mi cinse i fianchi con le mani e appoggiò le sue labbra sulle mie. Fu tutto confuso, il resto del mondo diveniva sfocato di fronte al suo bacio. I miei occhi si chiusero dolcemente insieme ai suoi, d’improvviso non vidi più nulla.
Durante quel bacio chiusi gli occhi, ma aprii i miei pensieri a qualcosa che la mia mente aveva sempre negato: che io, Touko Lightstar, ero innamorata di N.


***
Sono sempre qui con un nuovo capitolo di questa storia! un grazie a tutti i recensori e ai lettori, gradirei se tutti lasciaste un messaggio, anche se negativo. sono pronta ad accettare le critiche e a migliorarmi! Ciao!

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Capitolo 7
*** La rosa nera ***


Capitolo 7-La rosa nera

La stanza era immersa nella penombra, la figura umana che vi si scorgeva era quella di una donna. Era in piedi, sicura di sé, lo sguardo rivolto verso il cielo.
-Lady Darkrose!- un uomo entrò di scatto nella sala, gettando luce su dei capelli neri e lisci. Ne sembrò infastidita, ma poi sorrise e si voltò. Non poteva avere più di vent’anni, gli occhi violacei erano ancora infantili. Tuttavia, vi brillava qualcosa di spietato, una luce oscura che faceva di lei un essere anche all’apparenza malvagio.
-Novità?- chiese calma e anche piuttosto fredda.
-Sì! Abbiamo trovato una forte concentrazione di potere nella regione di Unima.- lei sembrò insoddisfatta dalla risposta.
-Che tipo di potere?
-Potere leggendario, Lady Darkrose.- l’uomo chinò il capo e la donna sorrise freddamente.
-Bene. Una forte concentrazione di potere a Unima, eh? Portami al laboratorio.- l’uomo si mise sull’attenti e guidò la donna fino a una porta nera.
-Ecco qui.- lei entrò senza degnarlo di uno sguardo.
-Dottor Shadow, come procede?
-Direi piuttosto bene. Il siero per tirare fuori il lato oscuro dei pokemon leggendari è quasi pronto.
-Bene. Spiegami come funziona, voglio saperlo.- lo scienziato accese un monitor, sul quale si materializzò la sagoma di un Pikachu e quella di un Banette.
-Vede, in ogni pokémon esiste una percentuale di malvagità. Essa può variare a seconda della specie, ad esempio un Pikachu non ne possiede molta, mentre un Pokémon tipo buio o spettro sì.- le due sagome si riempirono di nero a partire dal basso, la prima solo fino ai piedi, e la seconda quasi completamente. Poi scomparvero e al loro posto apparve quella di Lugia, che lentamente si riempì fino a metà.
-Ma i più interessanti sono i Pokémon leggendari. Essi hanno il cinquanta percento di malvagità nel corpo, perdino i più cattivi o i più buoni. Normalmente il lato che io chiamo “bianco” ha la supremazia in loro, ma ne esistono alcuni, come ad esempio Darkrai, in cui è il lato nero a comandare. Approfondendo ciò, siamo riusciti a capire come tirar fuori il lato nero ai leggendari. Una volta fatto, stia sicura che il mondo sarà devastato e solo noi potremmo fermarli. Ovviamente ciò in cambio del mondo intero!- lo scienziato sghignazzò, e tornò al lavoro senza fare una piega.
-Ottimo lavoro, dottor Shadow. Davvero un ottimo lavoro.
Lady DarkRose agitò la mano e scomparve nel nulla. L’unica cosa che restava di lei era l’ombra, proiettata sul muro bianco.

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Capitolo 8
*** L'oscurità divora Suicune ***


Capitolo 8


~N~
 
-Touko, conosci la leggenda di Suicune?- lei scosse la testa.
-Ci sono molte favole, ma la mia preferita è quella dei due principi e della principessa.- si appoggiò alla mia spalla e sussurrò qualcosa. Mi accorsi che profumava. Profumava di bosco, di Pokémon, di fiori, ma anche di fiamme, sebbene non capissi essattamente in cosa consistesse l’odore delle fiamme. Sentivo che in un qualche modo esso era maligno, ma non riuscivo a odiare quello che per me si stava trasformando in un profumo, e sapevo che avrei finito per amarlo, come amavo lei. Forse “amore” è una parola troppo grossa per me, che sono ancora così giovane, ma non trovo alcun altro modo per definirlo. Dire che mi piace sarebbe riduttivo, che le voglio bene inappropriato.
-Non mi ascolti mai, eh? Mi chiedo a cosa pensi quando mi guardi come un ebete.- le sorrisi, in effetti era vero.
-Penso che sei bellissima. Vuoi che ti racconti la storia di Suicune?
-È quello che ti ho chiesto prima!
-Scusa.
Un tempo esistevano due fratelli, due principi, che però vennero cacciati dal loro magnifico palazzo, situato su un vulcano costantemente avvolto da nubi tempestose. Ciò avvenne perché essi non impedirono alla loro sorella minore, stanca del buio perpetuo e del calore generato dalla lava, di fuggire via dal maniero. Fu loro impedito di tornare senza la principessa. La cercarono in lungo e in largo, fino a quando, anni dopo, spirarono senza averla trovata. Ma una catena li teneva ancora in vita e tornarono in questo mondo sotto altre spoglie. Appena sentirono nuovamente la presenza dei loro padroni, le nubi e il fuoco giunsero dai fratelli, si scatenò una tempesta e dalla terra emerse un vulcano. Ciò successe molte volte perché i principi non si rassegnavano all’aver perso la sorella e l’orgoglio. Ma il mondo non lascia che le cose finiscano così, e mutò i fratelli in creature immorti che avevano al seguito i fulmini e il fuoco. Quindi anche la principessa, la cui tristezza aveva ancorato in questo mondo, venne trasformata in una delle creature. Fu proprio in quella forma che si riunirono. È questa la storia delle tre bestie leggendarie.- Touko rise e si stese sull’erba.
-Certo che in alcuni momenti sembri proprio solenne, N.- mi distesi accanto a lei e avvicinai il mio viso al suo.
-Io ti ho raccontato la storia, ho diritto a un premio?- lei parve esasperata.
-Sembri un bambino.- ma mi baciò ugualmente.
-Touko…- venni interrotto da un rumore e da una voce che ormai mi era estremante familiare.
“Touko, scappa!” Suicune correva verso di noi.
-Perché?-urlò.
“N, prendila e scappa, stanno per arrivare!” nonostante le sue proteste, la presi in braccio e cominciai a correre. Non arrivai molto lontano che Suicune urlò, costringendomi a voltarmi.
Una donna era in piedi, su un pilastro nero che puntava verso il cielo.
-Bene, Suicune. Dottor Shadow, proceda.- non potei fare niente, perché un tipo piuttosto basso sparò un colpo da una pistola argentea. Rimasi impietrito da ciò che vidi. L’ombra del proiettile si allungò fino a Suicune, che cadde a terra, quasi fosse svenuto. La criniera violacea e le due code bianche diventarono immediatamente nere come la pece. Si alzò ruggendo e la sua voce non mi arrivò, sentii solo questo strambo verso.
Mai nella mia vita non ero riuscito a sentire le parole di un pokémon, ma ancor più scossa di me, era Touko.
 
~Touko~
Suicune era stato appena “inghiottito” dalle tenebre. Sentivo di non potermi muovere, ero bloccata, inerme fra le braccia di N.
Mi lasciai andare, chiudendo gli occhi e rivolgendo lo sguardo su un mondo infestato da incubi.

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Capitolo 9
*** Sogno e realtà ***


Capitolo 9-Sogno e realtà


 
N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N
 
Davanti a me vedo Reshiram. Ma contemporaneamente non è il solito Pokèmon, è più… umano. Sembra solo una ragazza vestita di bianco su uno sfondo nero che la fa apparire più luccicante.
-Touko.- mi dice. È sicuramente la sua voce.
-Reshiram.- rispondo. Questo modo di salutarci è tipico di noi due. Ma in effetti, mai nessun Pokémon mi ha detto “ciao”.
-Dove siamo?- chiedo.
-E io che ne so? È un posto che hai inventato tu. Solo un tuo sogno. Non ricordi? L’hai già sognato parecchie volte.- mi risponde.
-Un sogno?- mi sembra di ricordare qualcosa di simile.
 
N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N N
 
-Cos’è stato?
-È bello sentire la voce dei propri pensieri, eh? Voi esseri umani ci riuscite di rado. Anche se i tuoi sono diventati monotoni in questo periodo. N, N, solo N. pensi a quello tutto il giorno, sai? E a quanto pare anche la notte.- arrossisco.
-Dopotutto io e lui stiamo insieme, no? Mi sembra normale.
-Domanda: tu ami veramente N?- si sente un rumore di sottofondo simile a quello delle trasmissioni televisive a quiz.
-Sì. Io amo N.
 
Fra le mie braccia, ancora addormentata, mormorò:
-Sì. Io amo N.
Poi si svegliò e vedendomi, si strinse ancor di più.
-Ho detto qualcosa di strano, N?- mi chiese.
-Solo quello che io volevo sentire.- e mi diede il bacio più dolce che avessi mai ricevuto.

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