PhantomHive & Daffodil.

di ScandalousLaRabiosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di una luuuunga giornata. ***
Capitolo 2: *** I ritardatari. ***
Capitolo 3: *** Nickless. ***
Capitolo 4: *** Un nuovo caso per le due casate. ***
Capitolo 5: *** Da Undertaker. ***



Capitolo 1
*** L'inizio di una luuuunga giornata. ***


 

1.

-Buongiorno, signorino. È ora di alzarsi.

Sebastian aprì con molta calma le pesanti tende per far entrare la luce mattutina dalla finestra.

Il conte Phantomhive mugugnò qualche parola di protesta, non volendo proprio saperne di alzarsi quella sera.

Pur essendo il cane da guardia della regina e il capo della più famosa ditta di giocattoli del reame, rimaneva comunque un ragazzino di tredici anni.

Con tutte le forze che aveva, si mise a sedere sui morbidi cuscinoni bianchi, strofinandosi gli occhi.

Sebastian lo aiutò a mettersi una vestaglia grigia e a sistemarsi la benda sull'occhio.

Scomparve per pochi secondi dietro una porta e poi ne ritornò con un carrello con su una teiera,una tazza, dei panini dolci e dei biscotti al cioccolato.

-La colazione di oggi prevede tè ai frutti di bosco con biscotti al cioccolato della ditta Phantomhive e scones dolci.- gli disse Sebastian versando il tè nella tazza di porcellana.

Ciel vi mise dentro tre cucchiaini di zucchero e lo girò:-Quali sono gli impegni di oggi?

-Questa mattina sono previste le lezioni di scherma, violino e la selezione per i nuovi prodotti della ditta. Nel pomeriggio verrà a farvi visita lady Elizabeth. E stasera siete stato invitato ad una serata di gala di lord Greystone, alla quale dovrete andare con lady Elizabeth.

Ciel sbuffò, mandando giù un biscotto.

-Odio le serate di gala.- commentò.

-Purtroppo è un dovere di ogni nobile famiglia, signorino.- rispose Sebastian, iniziando a sparecchiare.

Quando ebbe finito, si vestì e si preparò per la lezione di scherma che si sarebbe tenuta in giardino.

Nel frattempo, Sebastian si occupava della villa, intento a dare una lucidata da cima a fondo per accogliere al meglio lady Elizabeth.

Come era immaginabile, tutto stava andando in pezzi per le esplosioni culinarie di Bald, le stoviglie in frantumi di Mayrin per i suoi continui inciampi maldestri e per il troppo insetticida di Finnian.

L'unico che forse serviva a qualcosa, pur non facendo niente, era il signor Tanaka.

Sospirò, scorraggiato dal dover lavorare con simili individui, pur non dandolo a vedere.

Iniziava un'altra giornata in casa Phantomhive.

 

-Cieeeeel!!!! Mi sei mancato da morireeeee!!!!- Elizabeth scese dalla carrozza e subito corse ad abbracciare il suo fidanzato.

-C-ciao Lizzy.- mormorò il conte cercando di liberarsi da quella stretta infernale.

Grazie al cielo Sebastian riuscì a staccargliela di dosso introducendo il discorso di farli accomodare nel salotto a prendere il tè del pomeriggio.

Già appena entrata la ragazza aveva riemito la villa con ogni tipo di accessorio, in particolare lustrini e fiocchi. Tra le cose della vita addobbate stile suo, vi erano pure i servitori.

-Senti, Ciel, non sei emozionato all'idea che stasera andremo ad una serata di gala insieme?- gli chiese la ragazzina bionda sorseggiando il tè con uno sguardo sognante.

-Si, certo...- rispose svogliatamente Ciel.

Se non era qualcosa che riguardava la mala vita o un ordine della regina, non lo emozionava per niente.

La normalità non era roba per il conte Phantomhive.

-Stasera andremo vestiti combinati! E non accetto repliche! Ti ho anche portato il vestito con tutti gli accessori.

Ciel sospirò scorraggiato.

Quella era proprio una di quelle giornate dove tutto girava storto. 

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Capitolo 2
*** I ritardatari. ***


 

2.

-Io vado. Voi badate alla casa, mentre non ci sono.- raccomandò il conte Phantomhive ai quattro della servitù, mentre saliva in carrozza con Elizabeth.

-Yes, my lord!- risposero tutti in coro.

Sebastian chiuse la portiera e si sistemò di fianco al cocchiere.

Durante tutto il viaggio Elizabeth parlava sognante di come fosse contenta e tutto, facendogli domande alle quali lui rispondeva a monosillabe.

Lizzy portava un abito azzurro con fiocchi tra i codini, alla vita, sul petto e legati intorno ai polsi. Il vestito si stringeva sul busto e si allargava sulla vita, morbidissimo, facendolo sembrare una cascata turchese. L'oro dei suoi capelli boccolosi e l'azzurro scintillante dei suoi occhi risaltavano ancora di più.

Anche se Ciel non l'avrebbe mai detto, la trovava bellissima.

Però non si trovava altrettanto splendido, come l'aveva conciato Lizzy: indossava un frac nero, con tanto di cilindro e mantello. Uno dei suoi abbigliamenti più classici, se non fosse stato per il fiocco all'occhiello, quello intorno al cilindro, il papillon e il mantello tutto dello stesso colore del vestito di Elizabeth. Lui adorava i colori scuri, tutti gli altri li odiava su di sé.

Grazie al cielo, però, era riuscito a tenere la sua solita benda in cuoio nero.

Arrivarono alla villa del signor Greystone, la quale brulicava di persone. Donne con abiti sfarzosi, chi con colori accesissimi in quella sera, chi invece con colori più sobri, decisamenti più formali e meno appariscenti.

Gli uomini portavano quasi tutti un abito nero, anche se c'era chi indossava frac con tonalità tendenti al bianco, al grigio o comunque su quella scala cromatica.

Le carrozze si incastravano e si tagliavano la strada l'una all'altra , per riuscire ad appropriarsi di un parcheggio decente.

Alla fine riuscirono a trovare solo uno un po' distante dal luogo della serata.

Il cocchiere si scusò perchè avrebbero dovuto camminare un po', ma poco importava a quel punto.

Arrivarono alla festa dopo qualche minuto, Lizzy appesa all'avambraccio di Ciel, mentre Sebastian camminava dietro di loro.

Dopo essere entrati, si ritrovarono tutti nella grande sala, dove vi si potevano distinguere gran parte dei signori che avevano notato fuori, tra qui mille altri. Sembrava che quella gente non avesse più fine, quasi fosse un'oceano.

La gente si divideva in gruppetti a parlare e a ridere con voce forte.

E già apparivano i primi ubriachi, quelli più vicini ai tavoli imbanditi.

Lizzy andava per tutta la sala a fare i complimenti alle signore per i loro vestiti, alle volte trascinandosi dietro anche Ciel, che veniva prontamente salvato da Sebastian.

-Conte Phantomhive! Che piacere averla qui, stasera!- commentò un uomo sulla cinquantina venendogli incontro. Il signor GreyStone.

-Signor GreyStone. Mi pareva scortese rifiutare un così cordiale invito.- mentì il conte, invece di dire che era stato costretto dalla sua fidanzata.

Mentre la serata continuava così, come da classico, l'enorme portone d'ingresso si spalancò con un cigolio, rivelando un ritardatario. Anzi, una ritardataria.

Era una ragazza dell'età di Ciel,se non più grande.

Aveva lunghi capelli di un biondo delicato, così lisci e luminosi da sembrare seta, lasciati liberi sulle spalle e sulla schiena, se non per i ciuffi frontali che erano tirati indietro in una piccola treccia.

Aveva una pelle diafana, pari quasi alla luna, con un piccolo naso alla francese e due occhi viola, quasi inesistente in natura.

Portava un vestito abbastanza deplorevole: era rosa pesca,con delle spalline che si reggevano a metà spalla, di morbido pizzo del medesimo colore dell'abito.

La vita esile era fasciata da un nastro con gli orli ricamati di pizzo e la cosa più sconvolgente era la gonna: dietro e lunga, che sfiorava dolcemente il suolo per una buona somma di centimetri, ma davanti arrivava appena a metà coscia, provvista di balze che spuntavano timide sotto la sottana. Il resto delle gambe era fasciato da stivali neri lucenti che arrivavano sopra il ginocchio, con un tacco basso che risuonava nella sala, mentre si spediva a passi decisi verso la folla che la fissava, ammutolita con il suo ingresso.

Per essere così giovane, sembrava molto sicura di sé, e per niente intimorita da tutti quegli sguardi che la fissavano sbalorditi. Ciel compreso.

Aveva un'aria così familiare...

No, non poteva essere...

Poco dopo la seguì un ragazzo molto più grande e più alto di lei: aveva l'abito nero tipico dei maggiordomi inglesi, con le mani in tasca e una posa molto menefreghista e maleducata.

I capelli neri erano spettinati e ricadevano all'indietro fino alla fine della nuca.

La pelle era dorata,viso ovale con naso regolare.

Ai lobi aveva due anelli d'oro che scintillavano.

Aveva l'espressione imperturbabile, con occhi socchiusi che lasciavano intravedere delle iridi di un viola molto più scuro di quelli della sua signora.

Quello era una persona troppo messa male per essere un maggiordomo, troppo ragazzo di malavita.

Ma la sua padrona non era da meno: con quelle gambe scoperte, l'aria altezzosa e, Ciel l'aveva notato solo ora, quel pugnale che teneva stretto alla coscia sinistra, propriosull'ultimo centimetro dello stivale.

La sala si riempì di mormorii rivolti a lei, visto che nessuno aveva il coraggio di sparlare su quel maggiordomo che sembrava voler uccidere qualcuno da un momento all'altro.

Nel frattempo Lizzy si era rimessa a fianco di Ciel, un po' timorosa di quei due nuovi arrivati.

La ritardataria si diresse verso di loro, sempre con quel passo deciso.

-Lord GreyStone. Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto un imprevisto. È sempre un piacere rivederla.- esordì la ragazza con un sorriso appena accennato sulle labbra rosee, facendo un lieve inchino.

-Oh, Milady! La sua presenza è piuttosto rara nella vita di gala.- le disse con tono esaltato, affrettandosi a baciarle il dorso della mano.

I mormorii si erano fatti più fitti, visto che la ragazza stava parlando con qualcuno e la tensione si era affievolita. Anche se il maggiordomo che si era appoggiato distante ad una parete incuteva comunque timore.

-Diciamo che negli ultimi tempi sono stata piuttosto impegnata.- rispose.

Con la coda dell'occhio guardò i tre che erano lì vicino.

-Oh, che maleducata, non mi sono nemmeno presentata.- disse rivolta a Ciel e Lizzy.

Fece lo stesso medesimo inchino:-Sono Myrcella Daffodil, meglio conosciuta anche come Milady; lieta di fare la vostra conoscenza.

A quelle parole il conte sbiancò.

Daffodil. Giunchiglia.

Si costrinse a fare un inchino con quel briciolo di ragione che ancora gli restava.

-Molto lieto. Io sono Ciel Phantomhive, della ditta Funtom.

Prese a braccetto Lizzy, che era ancora incantata da Myrcella.

-E lei è Elizabeth, la mia fidanzata.

Lizzy si riprese e si affrettò a fare un inchino e a presentarsi.

-Bene. Io vi devo lasciare per vedere come procede la festa.- disse GreyStone battendo le mani per reclamare l'attenzione su di sé, poi li lasciò.

-Sono sorpresa, sapete? Non mi sarei mai immaginata che il conte Phantomhive fosse così giovane.

-Se è per questo, neanche io mi sarei aspettato di vedere una Daffodil ad una serata di gala. Specialmente di quest'età.

Myrcella fece spallucce:-Che ci vuole fare, conte? Il destino è molto strano e quasi sempre casuale. È compito suo sconvolgere le nostre vite, no?

Ciel si inchinò:-Non posso che essere più daccordo con lei.

Alle sue spalle Elizabeth era parecchio a disagio, tanto da non proferire parola, mentre Sebastian rimaneva con la schiena diritta e imperturbabile.

L'attenzione della ragazza si rivolse al maggiordomo.

-Deduco che voi, gran bell'uomo impassibile, siate il maggiordomo del conte. O sbaglio?

Sebastian si inchinò e sorrise:-Non sbagliate affatto, signora.

-Eppure sembrate troppo affascinante per essere solo un maggiordomo.- gli disse avvicinandosi, con uno sguardo misto all'indagatore e al malizioso.

È parecchio sveglia per avere la mia età, pensò Ciel lievemente preoccupato. Che l'avesse notato? Che avesse dedotto la vera identità di Sebastian? No, impossibile...

-Oh no, vi sbagliate. Io sono solo un mero maggiordomo.- le disse con un sorriso cordiale.

-Uhm... dovrò credervi sulla parola.- commentò a braccia incrociate al petto.

Ciel ne approfittò per dare un'occhiata a maggiordomo di Myrcella.

Se ne stava sempre lì appoggiato al muro con le mani in tasca, con il capo chino, quasi stesse meditando.

Nessuno osava avvicinarsi, quasi avesse un odore sgradevole.

Aveva un qualcosa di strano, di poco convincente. Del resto serviva una Daffodil...

Forse non sarebbe stata una serata tanto noiosa, con queste nuove comparse sospette.

E perchè il conte considerasse qualcosa sospetto, voleva dire che lo era davvero.  

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Capitolo 3
*** Nickless. ***


 

3.

Myrcella passava da un gruppetto all'altro, ridendo e scherzando come ogni ragazza di alta società.

Mentre il suo maggiordomo continuava a stare con la schiena contro il muro, come fosse in meditazione.

Il conte preferiva lasciarsi trascinare da Lizzy, mentre si perdeva nei suoi pensieri e faceva le sue analisi su quei due.

Sebastian riuscì a staccarlo da Elizabeth, prendendolo in disparte.

Per un attimo rimase zitto, poi parlò.

-Non vorrei sbagliarmi, ma sembra che la signorina Daffodil vi preoccupi parecchio.

Ciel lo guardò storto. Dannato diavolo....

-Quella ragazza è l'erede della famiglia Daffodil, la famiglia più importante della malavita.

Sebastian sembrò sorpreso.

-Per anni è stata in competizione con i Phantomhive per ottenere il ruolo di cane da guardia della regina. Ma adesso è da qualche generazione che non si fa più vedere e agisce nell'ombra. Nella malavita comandano tutto ed eliminano chi è loro d'intralcio o chi li ha traditi, non occultando nemmeno i cadaveri, dato che, anche se ritrovati da Scotland Yard, è impossibile che si risalga fino a loro. Sono assassini professionisti, da non sottovaluare per nessuna ragione.

-In pratica hanno un doppio volto come voi, signorino?

Ciel annuì.

-Nell'alta società controllano l'esportazione e l'importazione di tessuti pregiati, ma in realtà sotto c'è altro...

-Uhm... Interessante.

-Solo se si considera il fatto che la legittima erede sia comparsa solo adesso.

Mentre parlavano, uno degli invitati si avvicinò barcollando a Myrcella.

Era sicuramente ubriaco, visto quant'era rosso in viso.

Inziò a starle troppo addosso, ad allungare le mani dove non doveva.

La ragazza lo respingeva nel modo più garbato che conosceva, ma era chiaro che i suoi occhi mandassero lampi di fastidio.

Tutti guardavano la scena con disgusto e bisbigliavano. Nessuno ovviamente intervenì.

Ciel, dal canto suo, voleva vedere cos'accadeva adesso, scambiando uno sguardo di intesa con Sebastian.

-Andiamo! Non ti rapisco mica!- disse l'uomo cercando di accarezzarle il volto.

La mano del signore venne fermata a metà.

Il maggiordomo di Myrcella, che fino ad un instante prima era appoggiato al muro, ora era lì al suo fianco, e stringeva con forza il polso del signore, in una muta minaccia.

Gli occhi del ragazzo erano pieni di odio ed ira, mentre fissavano in modo raggelante l'ubriaco.

Quest'ultimo guardò terrorizzato il maggiordomo, mentre sentiva il suo polso scricchiolare e iniziò ad urlare.

Myrcella rimase impassibile davanti a tale visione.

Con nochalance sfiorò un braccio del maggiordomo.

-Nickless, basta così.

Il ragazzo mollò la presa con uno strattone, ringhiando sommessamente, snudando i denti e rivelando uno dei due canini incapsulato d'oro.

Sotto gli occhi ancora atterriti del signore, Myrcella fece un lieve inchino.

-Vi chiedo perdono per l'atteggiamento un po' iracondo del mio maggiordomo, ma non ci possiamo fare niente.

Il signore indietreggiò di un passo e puntò un dito contro Nickless.

-Q-quel ragazzo villano...!

-Questo ragazzo villano ha solo fatto il suo dovere: proteggere la sua signora.- disse fredda Myrcella, con uno sguardo raggelante da torcere le budella.

In due secondi aveva cambiato la sua espressione da angelo in una demoniaca. Quel vecchio infatti rimase come paralizzato.

Myrcella si avvicinò, quasi strisciando sul pavimento.

-Vedo che si è ripreso dalla sbronza. Almeno così può fare il suo di lavoro ed evitare di comportarsi da vecchio maniaco.- gli disse con un sorriso tagliente e una voce falsamente dolce, che la rendeva ancora più... paurosa.

A quel punto la gente non sapeva se a fare più paura fosse il maggiordomo o la sua signora.

La ragazza si allontanò con un sorriso soddisfatto.

-Nickless, è tutto a posto. Riposo.

A quelle parole il ragazzo si mosse con molta calma, fino a tornare dal solito muro.

Al suo passaggio le persone lo lasciarono passare, quasi il suo copro scottasse.

La festa tornò alla sua solita vitalità, anche se non avevano tutti dimenticato.

Myrcella andò da un tavolo a prendersi da bere, ritornando calma come prima.

-E' incredibilmente veloce il vostro maggiordomo, lady Daffodil.

La ragazza non era pre niente sorpresa nel vedere al suo fianco il conte Phantomhive.

-Oh, vi prego, se dovedete darmi della “lady”, chiamatemi Milady, come tutti mi conoscono.- disse con una mano teatralmente posata sul petto.

-Comunque si, Nickless è veloce. È il migliore della nostra servitù, ma è anche la testa calda di turno.- mandò giù un sorso.-E comunque, anche il vostro maggiordomo sembra molto capace.

Un'altra volta: quella ragazza aveva di nuovo nominato Sebastian. E aveva di nuovo fatto centro. Doveva sapere qualcosa.

-Sebastian fa solo il suo lavoro.

Myrcella accennò un sorriso:-Si, anche Nickless lo fa, anche se a modo suo.

Iniziò a guardare Ciel come a studiarlo:-E voi siete capace di fare qualcosa senza il suo aiuto, conte?

-Con questo cosa vorreste insinuare?- chiese lievemente irritato nell'orgoglio.

Milady fece spallucce:-Niente di particolare, solo che gira voce che eravate parecchio cagionevole di salute, fino a qualche tempo fa, magari il vostro maggiordomo fa tutto ciò che dovreste sapere fare da solo.

Ciel impiegò tutte le sue doti di attore per non fissarla in cagnesco e tenere i nervi saldi.

Myrcella gli passò accanto e gli accarezzò una guancia con due dita, che lo paralizzarono.

-Per il momento non ti devi preoccupare, cane da guardia della regina. I miei genitori mi stanno facendo muovere nell'alta società per farmi abituare. Per il momento non entreremo in competizione. Alla malavita sono abituata da tempo e non ho bisogno di abitudini. Sono come in pausa da quello.

Milady passò oltre, lasciando Ciel spiazzato.

Fredda e diretta. E anche molto pericolosa.

Myrcella passò di fianco a Sebastian, che aveva osservato tutto e ora guardava Milady con sguardo impenetrabile, porgendo un piccolo inchino al suo passaggio.

La ragazza si congedò così, andandolo a dire a GreyStone, facendo un lieve segno con il capo al suo maggiordomo e uscendo dalla porta principale.

Quando se ne fu andata definitivamente, l'atmosfera si alleggerì di molto.

Quella Myrcella non è normale... o almeno, non è come gli altri. E il suo maggiordomo sono quasi sicuro che non sia umano... ragionò Ciel, non riuscendo a togliersi dalla mente il tocco di Milady.

 

Ciel e Lizzy andarono via dalla festa prima, perchè troppo giovani per poter stare oltre.

Il conte era ancora perso nei suoi pensieri e dal finestrino della carrozza osservava Londra distratto, annotando mentalmente che al suo ritorno avrebbe dovuto parlare con Sebastian in privato di Myrcella e Nickless, se così si chiamava.

Anche Lizzy era rimasta zitta durante il tragitto.

-Va tutto bene?- le chiese Ciel, sorpreso di tale silenzio da parte della ragazza.

Elizabeth si riprese come dal trance e guardò il ragazzo interrogativa.

-Come stai?- chiese in modo diverso.

-Bene... solo che... quella ragazza...

-Myrcella Daffodil?

Annuì.

-Si, Myrcella... come dire... mi ha fatto un po' paura...

-E perchè mai?

-Bè... sembrava fosse fatta di ghiaccio e... e come ha parlato a quel lord ubriaco... e poi...

-Si?

-E poi, mi ricordava quasi una versione più spaventosa e agghiacciante della tua nobile madre, Ciel. Ciò era molto più inquietante.

A quelle parole il conte rimase paralizzato.

Allora non era stata solo una sua impressione, anche Lizzy se ne era accorta.

In effetti ricordava molto sua madre: capelli biondi, occhi chiari, carnagione pallida...

Però all'interno era completamente diversa.

Erano come il Ciel che era un tempo e quello che era diventato dopo quella notte.

Scosse piano la testa per non darlo troppo a vedere.

Non doveva ricordare.

Doveva solo parlare con Sebastian, e anche al più presto. 

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Capitolo 4
*** Un nuovo caso per le due casate. ***


 

4.

Ciel addentò la brioche che Sebastian gli aveva preparato per la colazione, non riuscendo proprio a smettere di pensare a Myrcella Daffodil.

Per tutta la notte aveva continuato a rivedere nella sua testa le immagini della serata riguardanti lei e il suo maggiordomo.

-Pare proprio che miss Daffodil vi abbia turbato a tal punto da non permettervi di dormire adeguatamente, signorino.- esordì Sebastian dopo essere tornato con il resto del carrello.

In effetti era così, e lo testimoniavano le occhiaie che circondavano i suoi occhi.

-Non riesco a smettere di chiedermi come mai una Daffodil sia comparsa così di punto in bianco in una serata di gala...

-Eppure ve l'ha detto lei stessa, no? Era lì per far pratica nella vita mondana.

Come era prevedibile, Sebastian aveva ascoltato quella breve conversazione che i due avevano avuto prima che Milady avesse abbandonato la festa.

-Ciò non è una buona giustificazione. È sicuramente venuta per altro.

-Per un ospite particolare?

-Uhm... Può darsi. Però non c'era nessuno che potesse simboleggiare una minaccia o che fosse degno di not...

-A dire il vero uno c'era, signorino.

Ciel fissò il suo maggiordomo con sguardo interrogativo. A chi si stava riferendo?

Sebastian, in tutta risposta, continuò a fissarlo.

Il conte allora capì e, come al solito, quel diavolo di maggiordomo aveva ragione: Myrcella Daffodil era andata a quella serata per incontra lui, il conte Ciel Phantomhive.

-Voleva conoscermi.- concluse Ciel.

-Così sembra.

-Però per quale motivo voleva? O perchè le è stato dato quell'incarico?

-Magari voleva osservare la concorrenza.

-In che senso, scusa?

-Come, signorino? Non avete detto voi stesso che i Phantomhive e i Daffodil sono rivali da innumerevoli generazioni per contendersi il ruolo di cane da guardia della regina?

Ciel ringhiò. Come odiava mostrarsi così stolto davanti a Sebastian.

-Già, potrebbe essere una buona spiegazione...

Ciel ripensò poi all'intervento fulmineo di Nickless quando Myrcella era stata importunata troppo da quell'ospite.

-E del maggiordomo di Milady che mi dici? Non è umano, vero?

Il ragazzo ripensò a Grell Sutcliffe e l'istinto gli diceva che Nickless non era così. Per quale motivo uno shinigami avrebbe dovuto mettersi al servizio di un'umana?

-No signorino. Quel Nickless non è umano, ma non è ne un diavolo ne uno shinigami.

Qualcuno bussò alla porta, interrompendo i discorsi di conte e maggiordomo.

-Avanti!

Da dietro alla porta arrivò Tanaka, che porse un profondo inchino al suo padrone.

-Dimmi pure, Tanaka.

Il maggiordomo più anziano si tirò fuori dal taschino sul petto una busta.

-Sono passati i maggiordomi della regina, mio signore.

Ciel sbuffò:-Un nuovo incarico, suppongo.

Tanaka si avvicinò e diede la busta al ragazzo.

Era sigillata con ceralacca rossa, in cui era impresso lo stemma reale.

La aprì, leggendo velocemente l'incarico.

-Dobbiamo indagare su dei medici morti in circostanze misteriose e in un modo anomalo.- annunciò ripiegando la lettera.

-Medici?- chiese Sebastian.

-Si. E i nomi sono quelli di medici che erano in stretto rapporto con la mia famiglia. Forse è più per questo che sua maestà mi ha assegnato l'incarico...- commentò per niente interessato.

Ricordava quei medici perchè lavoravano con Madame Red e alcuni alle volte l'avevano visitato. Secondo quanto gli aveva detto suo padre una volta, quei medici più un loro superiore l'avevano fatto nascere e avevano anche fatto nascere Lizzy. Già da prima suo padre e loro erano vecchi amici, quindi si fidava di loro ciecamente.

Ma lui non era suo padre e quindi la loro morte non gli faceva ne caldo ne freddo.

Si vestì di fretta, ma sempre in modo accurato, con il solito cilindro, il solito mantello e tutti indumenti neri, senza il suo inmancabile bastone.

Presero la carrozza e si diressero verso l'ospedale, dove era avvenuto il delitto.

Nella stanza era presente Scotland Yard, con il vecchio e qualche altro uomo.

A terra vi erano morti a pancia in giù tre uomini e una donna, tutti con gli occhi rovesciati e pallidi in viso.

-Conte Phantomhive!- esordì il capo della polizia, per niente contento di vederlo.

-Salve. Sono venuto per investigare.- disse lui, divertito per l'odio che quel vecchio nutriva nei suoi confronti.

Messe da parte le ostilità, uno dei polizziotti più giovani spiegò la situazione al conte.

L'omicidio è avvenuto a notte fonda, quando i quattro erano in pausa dopo un'operazione molto complicata. A trovare i corpi erano stati due infermieri che stavano per tornare perchè finito il turno. Senza autopsia era impossibile definire la causa della morte.

-E' poco su cui basarsi...- commentò Ciel, studiando i cadaveri.

-Eppure è l'unica cosa sulla quale si può lavorare e si deve cavare almeno un ragno dal buco.

Tutti si voltarono verso l'entrata della stanza.

Sulla soglia vi è Myrcella Daffodil, vestita con un cappello estivo nero con un nastro bianco. Aveva un coprispalle foderato di pelliccia, probabilmente di ermellino, vista la qualità. Portava una camicia nera aderente, pantaloni di pelle nera e gli stessi stivali della sera precedente, con tanto di pugnale. Sopra i pantaloni aveva una sopragonna bianca tanto leggera da risultare trasparente.

-Buongiorno conte. Anche lei ad investigare, vedo.

Ancora lei. Cosa ci faceva lei?

Ciel si inquietò un po' ne vederla sulla scena del crimine.

Ma un'altra cosa non gli piacque per niente: Nickless non era con lei.

-Mi scusi signorina, ma deve andarsene da qui.- la informò un polizziotto nella maniera più cortese che conosceva.

-Stia tranquillo. Non sono una ragazzina ficcanaso e assolutamente inutile. Sono qui per contribuire. E poi è davvero maleducato: fa stare qui un ragazzino come il conte Phantomhive e non fa stare me, l'erede della famiglia Daffodil, che ho la stessa età?- chiese falsamente offesa, anche se servì per mettere a disagio l'uomo.

-Daffodil?!- l'unico che fu sorpreso di tale nome fu il vecchio, evidentemente conoscendo pure loro.

-Già. Non mi aspettavo che la mia famiglia fosse conosciuta anche da Scotland Yard, mi sento lusingata.- disse la ragazza con un sorrisetto.

-Comunque non sono neanche qui per perdermi in chiacchiere riguardanti le mie origini.-aggiunse avanzando nella stanza e accucciandosi di fianco ad uno dei cadaveri.

-Non si sanno le cause della morte, giusto? Potrebbe essere veleno?- chiese.

-Non ci sono tracce o segni sui cadaveri riconducibili a veleno. O almeno, non a uno di quelli comuni.- rispose sempre il poliziotto giovane, evidentemente non rimasto sconcertato nel sapere le origini della ragazza.

Myrcella si alzò e poggiò una mano sul fianco.

-Mio padre mi aveva parlato di una morte simile a questa tredici anni fa, di un superiore proprio di questi infermieri.

Tutti ammutolirono.

Ciel ricordava di averlo sentito dire anche da suo padre: il superiore, il caro amico di suo padre, morto pochi giorni dopo la sua nascita in circostanze misteriose.

-Suo padre non gliene ha mai parlato, conte Phantomhive?- chiese Milady con tono quasi derisorio.

-Si... è solo che non ci avevo pensato...- Ciel alzò lo sguardo, odiando se stesso per essere stato così inetto:-Ripensandoci, sembra quasi di trovarci di fronte allo stesso assassino.

-Già, così pare proprio...- lasciò in sospeso Myrcella, con un sorrisetto compiaciuto, osservando i cadaveri.

 

Alla fine così si era deciso: Scotland Yard avrebbe fatto l'autopsia sui cadaveri, cercando di ottenere quaalche indizio, e in qualunque situazione avrebbe informato i due ragazzi, mentre quest'ultimi avrebbero indagato in un qualche modo sui cadaveri.

L'unica cosa che era certa era che si trattava di un omicidio. E che quasi certamente era lo stesso di tredici anni prima del superiore.

Ciel e Sebastian scesero all'uscita con Milady, la quale era perfettamente a suo agio anche con il rivale della sua casata.

Fuori, appoggiato con la schiena al muro, vi era Nickless, vestito esattamente come il giorno prima.

Chissà per quale motivo l'aveva aspettata là fuori?

-Ti informerò se scoprirò qualcosa, conte, ti prego di fare lo stesso con me, visto che serve collaborazione per un caso così singolare.- disse Myrcella mentre si allontanava.

Ciel decise di ignorarla, rivolgendosi al suo maggiordomo.

-Sebastian, voglio che mi compili una lista con i nomi di chi c'era nell'ospedale all'ora del decesso e di nomi di tutti i veleni possibili in questione.

Sebastian fece per rispondere, inchinandosi già leggermente, ma, da poco lontano, la risata cristallina della Daffodil arrivò fino alle orecchie dei due, interrompendoli.

-Qualcosa non va, Miss Daffodil?- chiese Ciel sentendosi preso ingiro.

-No, scusa conte, è solo che avevo ragione e ciò è divertente.- disse, mentre il suo maggiordomo si avvicinava impassibile alla sua padrona.

Era molto inquietante. Anche Ciel la pensava così.

-A che riguardo?- si sforzò di risultare naturale.

-Sul fatto che voi non sapete davvero fare le cose più semplici senza l'aiuto del vostro maggiordomo.- disse in modo tagliente, ridacchiando nuovamente.

-Dovrebbe essere compito vostro investigare, non di un servitore. Il suo unico compito è compiere ciò che domesticamente un signore non potrebbe fare, o sbaglio?- chiese inarcando un sopracciglio, senza però smettere di sorridere.

-Comunque faccia come vuole, conte Phantomhive. Io la terrò aggiornata su ciò che accadrà in futuro per il caso.- disse infine voltandosi dall'altra parte, per andare verso una carrozza, seguita dal suo maggiordomo.

-Sebastian.- disse con tono duro dopo che Milady se ne fu andata.

-Guai a te se ti metti in mezzo alle mie indagini. Questo è un ordine.- ordinò scandendo bene le parole, adirato per essere stato ferito nell'orgoglio così facilmente da una ragazzina petulante come quella.

-Come desiderate, mio signore.- rispose Sebastian un po' sorpreso, inchinandosi.

Gliel'avrebbe fatta vedere a quella bastarda cosa avrebbe scoperto senza l'aiuto di Sebastian.

E allora avrebbe ottenuto la sua vendetta. 

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Capitolo 5
*** Da Undertaker. ***


 

5.

Il rumore della pioggia sugli ombrelli dei lord inglesi infestava l'aria, nella grigia mattinata londinese.

Myrcella aveva tirato su il cappuccio del suo cappotto, fatto apposta per lei, sapendo che in mezzo a quella calca piena di ombrelli di tutti i colori possibili uno di quegli attrezzi l'avrebbero solo rallentata.

Non aveva tempo per fermarsi, doveva darsi da fare per quel caso.

E doveva farlo in modo implicito, altrimenti suo padre l'avrebbe scoperta.

Non l'aveva meravigliata affatto che il tanto stimato conte Phantomhive avesse pensato che la sua intromissione nel caso fosse stata per volere di suo padre. Perchè era ovvio che la pensasse così, anche se non aveva mai parlato in modo così esplicito con Ciel Phantomhive.

Lei aveva voluto indagare su quel caso per capirne il movente di tale assassinio, perchè lei sapeva perfettamente chi c'era sotto. Ma ovviamente, per prima cosa, avrebbe dovuto trovare qualcosa riguardante le cause della morte, perchè era più che certa che lord Phantomhive avrebbe cercato di fare tutto da solo perchè ferito nell'orgoglio, e visto che a momenti il suo maggiordomo masticava il cibo per lui, era più che certa che non sarebbe mai arrivato lontano. Però era divertente vedere come quel ragazzino, che tutti avevano sempre visto impassibile e sicuro di sé, si inquietasse di fronte alla stessa identica sicurezza di cui disponeva Myrcella Daffodil.

Si fermò all'entrata di un vicolo come tutti gli altri, che però nascondeva un luogo molto importante per chiunque fosse coinvolto nella sorveglianza della malavita.

Arrivò davanti all'enorme porta di legno e si fermò, senza provare a bussare o a chiamare qualcuno. Conosceva fin troppo bene quell'uomo.

Uno scricchiolio le fece intuire quale delle due bare che affiancavano il grande portone si sarebbe aperta. Quella di destra.

-MA SALVEEEEEEE!!!!!!!!!!!- esordì il becchino con il suo solito ghigno matto, facendo spuntare appena il viso e la mano fuori dalla bara.

Myrcella sorrise appena:-Non cambi mai, eh, Undertaker?

Il becchino uscì completamente fuori, avvicinandosi alla ragazza, bagnandosi così anche lui della pioggia che continuava a scendere.

-Ma quale sorpresa! La mia giovane Milady è venuta a trovarmi!

-Si, ma non pensare che sia per affetto. Ho del lavoro da sbrigare.- tagliò breve la ragazza.

Undertaker si passò un dito affusolato sul mento, un po' stupito:-Lavoro, eh?

-Si, precisamente. Allora, non inviti ad entrare una signorina di buona famiglia nella tua umile dimora? Non vorrai mica farmi morire dal freddo, vero?

-Ma certo!

Undertaker condusse Milady dentro, facendole togliere il cappotto fradicio e facendola accomodare su una delle tante bare che coprivano il pavimento di quella stanza polverosa.

L'odore della morte era quasi tangibile lì dentro.

-E' da tanto che non mi vieni a trovare. Ti manda forse il venerando padre?- le chiese mentre versava un sospetto liquido colorato in una lunga fiala, probabilmente appena svuotata da qualche organo umano, per poi offrirgliela da bere.

Myrcella la prese in mano, ma non bevve. Non si era mai fidata di quelle bevande. Specialmente dopo come si era ridotto Undertaker.

-No, lui non sa che mi sono recata da te. Non sa nemmeno a cosa sto lavorando, a dire il vero.

Il becchino ghignò, mentre si sedeva di fronte ad ella e sgranocchiava un biscotto a forma di osso:-Maddai!!! E così la piccola bambola ha iniziato a ribellarsi al padrone. Sono commosso.

Milady lanciò un'occhiataccia al ragazzo che le stava davanti.

-Non è una ribellione. È semplicemente una curiosità sulle azioni segrete che esegue il mio venerando padre.- disse rigirandosi la fiala.

-Eppure stai agendo di tua volontà.

-Già, anche questo è vero.- la ragazza si concesse un piccolo sorriso, dato che per lei quel becchino aveva fatto tanto più volte.

-E chi altro lo sa, a parte il sottoscritto?

Myrcella sospirò. Era incredibile come Undertaker non perdesse mai quel sorriso felice, anche se era segno di pazzia. Cosa che era certo: nessuno ne usciva normale dal lavoro di becchino.

O forse lo era in principio?

-Nickless, ovviamente.

-Nickless? Il tuo nuovo maggiordomo?

-Proprio quello. Lavora per me e mi ha giurato eterna fedeltà. Quindi, per ripagare questo suo gesto, io ho deciso di dirgli ogni mio singolo piano. Lui non mi mente, io non gli mento.

-Uhm... eppure lui non è con te adesso...

Myrcella inarcò un sopracciglio, quasi offesa:-Credi che sia una di quelle povere, piccole, fragili ochette nobili che ha bisogno del suo maggiordomo anche per un'unghia spezzata? So proteggermi da sola, lo sai bene anche tu. E poi, sai che ansia avere sempre un ragazzo che ti sta alle calcagna e ti segue ovunque? Non si ha mai un attimo di privacy!

Undertaker avvicinò la testa alla ragazza, inclinandola appena:-E se fossi in serio pericolo e lui non ci fosse? Come faresti?

Myrcella ridacchiò, da quanto risultava idiota quella domanda alle sue orecchie.

-Nickless è diverso da tutti gli altri: mi sta distante, ma se sono in pericolo mi trova subito e mi aiuta.

Il sorriso del becchino si allargò ancora di più.

-Esattamente come il venerando padre e Reginald, solo che loro sono sempre appiccicati.- si mise dritto sulla bara:-Com'è che si dice in questi casi? Tale padre, tale figlia.

Questa volta fu Myrcella ad avvicinare il suo viso a quello di Undertaker con un sorriso che accennava la malignità in ciò che voleva dire.

Abbassò appena la voce e lo guardò lì, dove sapeva che sotto i capelli c'erano gli occhi.

-Io, da come siete te e Nickless, direi più: tale padrone, tale maggiordomo.

Undertaker serrò la mascella e si irrigidì appena, ma abbastanza perchè Myrcella lo notasse.

La ragazza si alzò dalla bara con un sospiro, posandoci sopra la fiala.

-Bando alle ciance, caro il mio becchino, sono qui per chiederti una lista o qualcosa di simile su gli effetti che i veleni più comuni hanno sul corpo umano. Ne saprai abbastanza, no?

Il becchino si riprese, alzandosi e dirigendosi verso uno scaffale impolverato e scuro quanto le pareti.

Fece scorrere il lungo indice lungo i ripiani.

-Questi sono tutti i veleni più comunemente usati, cara Myrcella.

Lo scaffale arrivava fino al soffitto e c'erano cinque boccette per ogni ripiano.

-Uhm... sono davvero tanti.- si voltò a guardarlo:-Quanto ti ci vorrà per compilarmi una lista con i nomi dei veleni e gli effetti che provocano?

-Ma come? Te la dovrei fare io?- chiese indicandosi.

Gli occhi di Milady si ridussero a due fessure.

-Come pensi che possa compilarla io, che non ho idea di come si chiamino i veleni, né di che effetti abbiano?

Undertaker inclinò la testa ridendo piano.

-Perchè non la chiedi al venerando padre? Lui non ha fatto il medico legale?

Myrcella si stancò dei giochetti di quel becchino.

Lo prese rapidamente per il collette della lunga casacca, fino a portarsi il viso cicatrizzato del becchino al suo.

-Perchè non chiedo invece alla veneranda madre ti fare qualcosa per questi tuoi simpatici giochetti? Sarebbe divertente, no, Bastardo?- sibilò fra i denti.

Quel becchino era un libro aperto per lei: lo conosceva da troppo tempo per non sapere dove colpire.

Come previsto, Undertaker si fermò a fissarla negli occhi, impassibile.

-Avrai quella lista in due giorni.- concluse, staccandosi con uno strattone dalla presa di Myrcella.

-Bene. Tornerò a prenderla. Non osare inviarlmela per posta: uno dei servitori potrebbe recapitarla ai miei genitori.

Detto ciò la ragazza fece per andarsene, prendendo il cappotto appeso ad un attaccapanni, ma mentre faceva per aprire la porta di legno, la mano di Undertaker si appoggiò ad essa, bloccandola.

-Ti sei scordato di dirmi qualcosa?- chiese lei senza neanche voltarsi.

Sentì il viso di Undertaker avvicinarsi al suo.

-Una domanda, in cambio del mio dolce gesto.

Myrcella sbuffò, ma in fondo ci stava.

-Ti ascolto.

Il becchino la prese per una spalla e la voltò, in modo da guardarla in faccia, sempre con il suo solito sorrisetto felice.

-Nickless, il tuo maggiordomo, cos'è?

Milady si permise uno sguardo stupito.

Tale domanda se la sarebbe aspettata da chiunque, meno che da lui.

Allora il venerando padre non gliene ha parlato. Bè, è da tanto che non si vedono... pensò Myrcella.

-Diciamo che fonde ciò che siete te e il maggiordomo di Ciel Phantomhive. Qualcosa che in parte siete entrambi. Ma qualcosa che mai sarete.

Fare queste risposte enigmatiche era una delle cose che forse le venivano meglio. Davano tutte le informazioni, ma se non si aveva una particolare intelligenza non le si sarebbero mai capite.

-Con permesso, ora lascerei la tua dimora.

Undertaker smise di appoggiarsi alla porta, consentendo così alla ragazza di aprirla.

-Non vedo l'ora di rivederti, Ella. Sei sempre ben accetta qui.

La ragazza sorrise: le era parso strano che non l'avesse ancora chiamata con il suo soprannome di quando era bambina.

Aprì la porta, e uscendo si accorse di due cose: la prima, era che aveva smesso di piovere ed il cielo aveva iniziato ad aprirsi; la seconda, era che, prima che aprisse la porta, Ciel Phantomhive, sempre affiancato dal suo inseparabile maggiordomo, aveva alzato la mano per bussare al becchino.
 

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