Un solo cuore

di Cristina Maurich 55
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiutami ***
Capitolo 2: *** L' aquila ***
Capitolo 3: *** Mary torna a casa ***
Capitolo 4: *** Dolore intenso ***
Capitolo 5: *** La solitudine di Mary ***
Capitolo 6: *** L' anello nero ***
Capitolo 7: *** Oilspill e i riccordi della notte ***
Capitolo 8: *** E' l' inizio di qualcosa ? ***



Capitolo 1
*** Aiutami ***


Imprigionata, da questi nastri bianchi....
Mi rendo conto... Che ormai per me e la fine....
In questo momento riesco a vedere tutta la mia vita passarmi davanti come un vento fortissimo,
che mi trascina via. 
Sono uscita dal mio guscio di timidezza quando è stato troppo tardi.
In questi ultimi istanti, posso solamente sperare.... Di poter tornare indietro.... Ti prego...
Passato aiutami!!! AIUTAMI! 

"Era solo un sogno!"
Disse Mary, dopo essersi svegliata di soprassalto. 
Iniziò a domandarsi cosa potesse mai significare. Poi diede un'occhiata all'orologio, notò che era molto tardi, così si rimise a dormire... Ma in quella stessa notte...
Quel sogno, iniziò a perseguitarla...

Eccomi qui...>
Mary desiderava solamente svegliarsi da quell'incubo.
Alla mattina si preparò per andare a scuola....
Si guardò allo specchio e controllò se il suo fiocco blu era sistemato bene fra i capelli.
Subito dopo notò di essere in ritardo, così corse via per poter evitare di far tardi alle lezioni, dimenticandosi, però, di chiudere la porta di casa...
Iniziò a correre e per pura fortuna, riuscì ad arrivare qualche secondo prima del suono della campanella.
Si sedette nel solito posto in prima fila centrale.
Durante la lezione, Mary si sentì chiamare da una voce dolce...
Si girò in torno, per poter vedere di chi poteva essere quella voce che la disturbava di continuo.
La professoressa si accorse quasi subito della scarsa concentrazione di Mary e venne ripresa più volte consecutivamente.
A quel punto, Mary si scusò subito con la professoressa, rivolgendosi a lei con una voce timida e intimorita.
Per la prima volta, mentì.
"Professoressa, le chiedo scusa, non mi sento bene...Potrei andare in infermeria?"
La professoressa acconsentì.
Non dubitò di Mary, visto che aveva un' immensa fiducia in lei.
Bussò alla porta, ma nessuno rispose... Mary allora, l' aprì sempre con voce timida...
Disse:"Signora infermiera... Signora infermiera!"
Ma nessuna risposta.
Così allora lei entrò, pian piano...
Guardandosi ben in torno, con aria smarrita. Si avvicinò al lettino pieghevole quando ad un tratto notò per terra un anello, tutto nero. Non appena, lo sfiorò con la mano,
sentì un brivido e una voce...
Che disse diverse volte:< AIUTAMI, AIUTAMI....>
Mary la riconobbe subito.
Era la stessa voce del suo sogno.
Afferrò l' anello e se lo infilò al dito medio della mano sinistra.
Si sdraiò completamente sul lettino e si lasciò andare dai suoi pensieri... 
All' improvviso scoppiò ha piangere, iniziò a sentirsi in colpa per aver mentito alla sua professoressa preferita. Il sonno la tormentava...
Mary, chiuse gli occhi dolcemente e si addormentò.
 
 

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Capitolo 2
*** L' aquila ***


Poco dopo entrò l' infermiera.
Rivolse subito lo sguardo verso Mary. La vedeva tutta rannicchiata su sé stessa, così la coprì premurosamente con una coperta, soffice e morbida. Mary fece subito un gran sospiro di sollievo. In quell’istante anche se stava dormendo riusciva a provare una sensazione di immensa sicurezza. L' infermiera aprì la finestra per lasciar cambiare aria alla
 stanza, subito dopo si assentò nuovamente.
Mary stava iniziando ad agitarsi  nel sonno, quando all' improvviso fu svegliata da un forte lamento.
Balzò dal lettino con un grandissimo scatto e si voltò verso la finestra.  Notò immediatamente un aquila posata sul davanzale della finestra. Lo spavento fu immenso, ma stranamente Mary non urlò, restò a fissare la meravigliosa creatura, nei suoi grandi occhi gialli riusciva ha rispecchiarsi.
Provava un immensa invidia nei confronti del grande rapace.
"Perché e qui? Perchè vuole farmi star male? Lei può volare, con un solo battito d'ali è in grado di scappare via, da ogni suo problema. Quanto vorrei, poter essere come lei... Sarebbe tutto più semplice....
In vece la vita mi ha voluto regalare solo un’immensa solitudine…"
I pensieri di Mary, diventavano sempre più intensi, causandole un fortissimo mal di testa. Si accorse dopo, che la zampa di quella creatura che lei definiva tanto perfetta, stava sanguinando.
Aveva un pezzetto di legno , dove gli face fuori uscire del sangue rosso è intenso i suoi   artigli erano ,grandi e spessi. Mary, con molta insicurezza, decise di avvicinarsi.
L'aquila non si mosse nemmeno di un centimetro, restò li ferma immobile. 
A quel punto, fece un gran respiro, allungò la sua mano verso la zampa del grande rapace e con molta esitazione afferrò il bastoncino e glielo tirò via.
L'aquila inchinò la testa, come se la volesse ringraziare. 
Mary ne rimase subito colpita... Altri pensieri ora la circondavano: " Perché non vola via? Per quale motivo non mi teme?" 
Riallungò la mano verso l'aquila nel tentativo di accarezzarla, ma il bellissimo volatile spiccò subito il volo, senza nemmeno darle il tempo di sfiorarla.
Mary si affacciò subito alla finestra rimanendo ad osservare come l'aquila si muoveva con grazia e volava via nel cielo.

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Capitolo 3
*** Mary torna a casa ***


Mary sentì la sua mano bagnata, la guardò e la vide sporca di sangue. 
Si era sporcata nel tentativo di aiutare l'aquila.
Un attimo dopo la porta cigolò, Mary si voltò per vedere chi fosse, era l'infermiera. A quel punto nascose subito la mano sporca di sangue, sapeva benissimo che non sarebbe mai stata creduta pur dicendo la verità.
L'infermiera, con voce dolce, iniziò ha riempirla di domande: "Come ti senti? Va tutto bene? Da quanto ti sei svegliata? Sembri pensierosa o sbaglio?" Non sapendo a quale domanda risponder per prima disse una semplice frase: "Vorrei andare a casa". L'infermiera allora si rivolse a Mary con un' altra tonalità di voce, sembrava più seria: "Va bene! Vado ad avvisare la tua insegnante. Tu non ti muovere da qui fino al mio ritorno , poi ti lascerò chiamare a casa. "L'insegnante, non appena vide l'infermiera, chiese subito notizie di Mary. Nel frattempo, Mary guardandosi la mano ancora sporca decise di pulirsela con una salvietta umidificata, che aveva trovato per puro caso nella piccola stanza dell'infermeria. Buttò subito via la salviettina giù dalla finestra, per non far venire in mente a nessuno qualche sospetto che quel sangue poteva appartenere a lei. In seguito, la porta cigolò nuovamente, era l' infermiera con la professoressa. Mary scosse la testa come per salutare, ovviamente entrambe contraccambiarono il saluto: "Mary, l' infermiera mi ha detto che vuoi andare a casa. I tuoi genitori sono partiti ieri, nessuno può venirti a prendere; hai un permesso speciale che ti permette, in casi come questi, di uscire delle volte prima da scuola. Ma questo solamente perchè sei una ragazza affidabile e ogni persona che ti conosce sa benissimo che di te ci si può solo che fidare. Te la senti di tornare a casa da sola pur stando male?" Mary sembrava non aver voglia di rispondere, inchinò la testa e con voce bassa disse "si!". La professoressa poi riprese il discorso: "Va bene, però mi raccomando, fai molta attenzione e si prudente. Forza vai a prendere le tue cose in classe". Così Mary rifece cigolare la porta, entrò in classe e prese tutte le sue cose. Finché metteva l' astuccio dentro lo zaino, i suoi compagni gli lanciavano addosso delle palline di carta... "Mary, Mary, Mary... Sei la cocca della professoressa, vai a casa? Ma che brava bambina... Salti le lezioni per paura di esser interrogata in scienze... Si sa che tanto sei sempre muta come un pesce". I ragazzi si divertivano nel prenderla in giro. Le loro parole sembravano pugnali affilati che le infilzavano il cuore. Uscì dall'aula con aria indifferente salutò l' infermiera e la professoressa. Una volta uscita da scuola si diresse subito verso casa, correndo. Quando la raggiunse, vide la sua immensa casa, assomigliante più a una villa, isolata da tutte le altre case e per giunta all'interno di un immenso giardino. C'era qualcosa che non andava. Rivolse il suo sguardo verso il tetto, dove vide ben quattro aquile posate sopra di esso.

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Capitolo 4
*** Dolore intenso ***


Iniziò a soffiare un po’ di vento, i capelli di Mary si scombinavano e lei iniziava a sentire un po’ di freddo. Distolse lo guardo dal tetto e corse subito verso la porta di casa.
Si accorse immediatamente che la porta era aperta e subito si ricordò di non averla chiusa alla mattina. Appena entrata, vide un ragazzo girato di schiena vestito in un modo molto strano. In
quell'istante il ragazzo si voltò verso Mary, i 2 iniziarono a fissarsi. "Non avevo mai visto, uno sguardo così tanto freddo e pieno di tristezza. Chi mai sarà? E perchè sta cucinando a casa mia?" Subito dopo, si sentì un grande odore di bruciato, il ragazzo spense subito i fornelli e disse a voce alta: "Per colpa tua mi sono distratto, hai rovinato la mia sorpresa per te. Ben tornata a casa giovane sconosciuta. Ho pensato di far qualcosa di carino per ringraziarti visto che hai aiutato Arkus."
Mary con voce timida rispose: "Chi e Arkus? E tu chi sei? Chi ti ha dato il permesso di entrare in casa mia? E poi guarda che disordine, tutta la cucina sì è sporcata.... Non puoi entrare in casa mia e fare tutto quello che vuoi. Per favore, devo chiedere di andartene. Oggi è stata una giornata molto difficile per me." 
Il ragazzo iniziò a ridere, con un'aria da sbruffone si avvicinò a Mary dicendole: "Impara a chiudere la porta di casa, bambinetta. Se non gradisci quello che faccio per ringraziarti, non è affatto un problema mio... Dovresti imparare a crescere, forza muoviti schiavetta ripulisci tutta la cucina, visto che non hai bisogno del mio prezioso aiuto. Arkus vieni qui!". Dalla finestra aperta della grande cucina entrò un aquila. Mary la riconobbe subito... Il ragazzo riprese il suo discorso con aria arrogante: "Schiavetta, mettiti al lavoro... Comunque questa è Arkus." Mary lo guardava con compassione. In seguito gli scese una lacrima, si accasciò a terra e con una mano sul cuore, iniziò ad avere numerose fitte, la sua giornata era stata molto pesante e questo lei non lo reggeva minimamente. Arkus si avvicinò a lei, con delicatezza gli sfiorò il viso, con il suo becco spesso e affilato sembrava volesse accarezzarla. Il ragazzo la fissava con immensa freddezza si avvicinò a Mary, allungò la sua mano, mettendola sopra al mento e gli alzò la faccia verso l' alto. I due si stavano guardando di nuovo negli occhi. "Cosa ti succede schiavetta?" Disse il giovane. Mary faceva molta fatica a parlare, il dolore era sempre più intenso, poi riuscì a rispondere: "Il mio cuore... Mi fa male il cuore... Non ce la faccio, il dolore è sempre più forte. Tutte queste novità sono nocive per me... Mi sento ma..." Mary non riuscì a finire la frase che svenne fra le braccia del ragazzo.

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Capitolo 5
*** La solitudine di Mary ***


"Non posso crederci! È svenuta." Pensò il ragazzo. Con aria un po’ scocciata, prese in braccio Mary e la poggiò delicatamente sul divano. Cercò qualcosa per poterla coprire, Arkus afferrò con i suoi grandi artigli una tovaglia che trovò sopra al tavolo del grande salone, la portò al giovane che la prese con la mano sinistra e la usò per coprire Mary. Poi si mise 
al lavoro e sistemò tutta la cucina. Si distese, per terra stanco e si addormentò.
Al suo risveglio, Mary si sentiva frastornata, si alzò dirigendosi in cucina e trovò il ragazzo, disteso sul pavimento che dormiva e tutta la cucina completamente sistemata, era davvero tutto al suo posto. Mary, si inginocchiò vicino al giovane e poi si sdraiò accanto a lui, chiuse gli occhi cercando di addormentarsi per non pensare. Non aveva mai avuto molta compagnia, vedere il ragazzo dormire sul pavimento le portava bruttissimi ricordi del suo passato, voleva non ricordare e pure era più forte di lei... Restava li a fissarlo, con la speranza che lui si svegliasse e gli rivolgesse uno sguardo dolce, per poi esser stretta un po’ fra le sue braccia, solo per poter provare per una volta quella dolce e tenera sensazione, che da moltissimo tempo ormai non aveva più avuto modo di sentire dentro sé.
Il ragazzo si svegliò, la sua reazione illuse tutte le speranze di Mary. La guardò con uno sguardo severo e gli diede della stupida. Mary a quel punto ci rimase molto male e lui se ne accorse, ma se ne fregò totalmente. Lo sguardo di Mary andò subito verso Arkus, si alzò in piedi e l’accarrezzò. Arkus si lasciava coccolare. Mary si sentiva incapita nuovamente, così con molto coraggio iniziò a raccontare la sua vita all'aquila con la sola speranza che il giovane l' ascoltasse e potesse capire, ciò che lei provava in quel momento: "La mia vita non è mai stata semplice... Ogni giorno soffrivo per via della solitudine immensa che solo io posso essere in grado di descrivere. Fin da piccola ho portato dei disturbi al cuore, non mi era concesso fare sforzi, né correre né giocare... Ogni cosa che facevo era qualcosa di nocivo per il mio fisico. Ero costretta a restare sempre in casa, a vedere gli altri bambini giocare. Non sono mai stata a scuola da bambina, veniva sempre a casa un maestro che mi faceva lezioni private, si chiamava Andrea Viserino. Io desideravo frequentare la scuola come tutti gli altri bambini eppure non mi era possibile. Non volevo studiare con lui e per questo venivo sgridata, mi diceva sempre che se non studiavo, il mostro cattivo sarebbe venuto a prendermi durante la notte finché dormivo. Mi venne la paura del buio, che ancora non riesco a superare. Nella solitudine e nel mio silenzio trovavo il mio conforto. Io e la mia famiglia traslocammo in questa grande casa all'età di sette anni. A pochi isolati da qui ci sono delle case di persone benestanti. Non so come avvenne e pure per caso divenni amica di un altro bambino della mia stessa età; eravamo inseparabili, fino a che dovette frequentare le medie. Lui si fece i suoi amici e mi dimenticò. Finì la terza media e le condizioni del mio cuore sembravano esser un po’ migliorate, così mi feci iscrivere dai miei genitori nella sua stessa scuola, con la speranza che tutto un giorno magari sarebbe tornato come prima. Invece le cose non andarono affatto così. Io e lui siamo capitati in classi diverse e per di più da molti ragazzi sono stata presa di mira per via del mio carattere debole…ma è normale, non ho mai vissuto in stretto contatto con le persone. La cosa che ha iniziato a farmi più male era che proprio il mio migliore amico si metteva e si mette ancora contro di me... E si diverte a prendermi in giro... Perché l' unica persona di cui mi fidavo veramente mi ha dovuto abbandonare? Perchè?" Mary scoppiò a piangere, fissò il ragazzo e vide che non la degnava ne meno di uno sguardo e questo la faceva stare ancora peggio.
 
 

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Capitolo 6
*** L' anello nero ***


Mary allora si rivolse al ragazzo, e con le lacrime agli occhi gli disse: "Non ti sopporto! Non ti sopporto!" 
Lui a quel punto si avvicinò a lei, l'afferrò per i polsi e la buttò per terra... 
Mary sentiva tutto il corpo del ragazzo sopra di lei. Il suo cuore batteva a mille.
Non gli era mai successo di star così tanto vicino ad uno sconosciuto. Lui la fissava, iniziò a osservare il suo anello nero. 
Poi si alzò da Mary e si rivolse a lei con voce dura: "Non provare ad alzarti, in fondo sei un essere inferiore. Asciugati le lacrime schiavetta, perché è così che da adesso in poi ti chiamerò. Visto che sono venuto qui per..." E si interruppe da solo, abbassò lo sguardo verso il vuoto poi iniziò a parlare dell'anello "Sei nei guai schiavetta.
L' anello che porti al dito, ora non lo potrai più togliere. Questo perché sei stata colpita da una maledizione. 
Mary voleva far vedere al giovane che si sbagliava, era sempre per terra, ma non più sdraiata ben si seduta, provò a sfilarsi l'anello ma niente da fare, ci provava e ci riprovava senza alcun risultato.
Il ragazzo in tanto andava avanti con il suo discorso."Devi sapere che tu appartieni a una famiglia nobile, la tua trisavola era una contessa. Aveva tutto quello che poteva desiderare e pure le mancava la cosa più importante al mondo per poter vivere felice.
Quella cosa era l'amore. Lei era viziata, essendo abituata ad aver sempre tutto diventò avara e iniziò a restare sola. In seguito si innamorò di un ragazzo che faceva il contadino e così comprò il suo cuore con il denaro. Ma lui non l'amava veramente.
La tua trisavola, dopo un anno di matrimonio, scoprì il suo amato con un'altra donna. Lui aveva mille promesse per la sua amata e soffriva davvero tanto. Ormai si era accorto del suo sbaglio e non poteva più tornare indietro. Non aveva il coraggio di rivelare la verità alla sua sposa. La tua trisavola non poteva fare a meno del suo odio intenso che le fece perdere la ragione. Comprò un libro chiamato ‘Le ombre del male’.
Quel libro era di magia nera, grazie ad esso riuscì a invocarmi dal mondo degli inferi.
Il mio compito era quello di eliminare quell'amore che non era mai esistito e che lei aveva comprato con il denaro. Io in una notte intensa di Luna piena, ammazzai quella persona che lei riteneva così tanto importante.
Mi chiese di lasciare in vita la sua amante ma solo perché pure lei soffrisse. Si accorse dopo di essere rimasta incinta. A quel punto il dolore e l' odio diventarono una cosa unica e ne presero il sopravvento. Lanciò una maledizione sul bambino che portava in grembo. Il sortilegio consentiva che se suo figlio avesse messo incinta la sua amata e il figlio o figlia che sarebbe nato, sarebbe stato in possesso di un cuore puro, da un carattere buono e gentile disposto prima a pensare agli altri e poi a se stesso, così si sarebbe attivato il sortilegio, nel preciso momento in cui il loro figlio o figlia sarebbe stato più vulnerabile.
L'anello che adesso possiedi segna il tuo destino per sempre. È il sigillo nero che indica che sei sotto il duro potere di un incantesimo fortissimo, impossibile da sciogliere".
Il ragazzo terminò così il suo discorso e andò in salone. Si distese sul divano mettendo un braccio sopra la fronte, Mary si alzò in piedi con lo sguardo basso osservava il giovane, che sembrava avere un'aria pensierosa.

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Capitolo 7
*** Oilspill e i riccordi della notte ***


Il ragazzo fissò Mary con un'aria strana.
Mary, invece, si rivolse al ragazzo con aria timida e lo sguardo sempre basso: "Non sembri poi tanto cattivo, tu fai il duro ma in verità non lo sei affatto. Mi hai ripulito la cucina. Mi fai paura, ma allo stesso momento non ti temo e una cosa strana vero? Quando sono svenuta, tu mi hai messo sul divano.
Se sei così tanto cattivo come vuoi far credere, perché l’hai fatto? Avresti potuto lasciarmi benissimo distesa a terra.
Una volta che mi sono ripresa, in vece hai iniziato a trattarmi nuovamente male. Tu sei uno sconosciuto per me, eppure ti permetti di trattarmi in questo modo... Io proprio non ti capisco, chi sei? Hai detto che vieni dagli inferi... È veramente così?"
Il giovane si alzò, con gran velocità afferrò con la mano sinistra Mary per il collo e la fece sbattere forte con la testa contro al muro. 
Mary faceva fatica a respirare, ma lui in quell’ istante se ne fregò. Poi Arkus, volò vicino al giovane facendogli capire di calmarsi.
Il ragazzo si fermò, Mary iniziò a sentirsi meglio ma le faceva male tutta la gola. Poi lui si rivolse a lei con aria fredda: “Non dire più certe cose schiavetta! Comunque il mio nome è Oilspill."
Mary si mise una mano sulla gola, che le faceva davvero molto male, poi vide il ragazzo aprire la porta della casa e andarsene con tutte le sue aquile che lo seguivano.

Mary restò lì ferma immobile quasi impassibile per qualche minuto... In seguito iniziò a prepararsi da mangiare. Si sentiva davvero molto stanca, ma soprattutto sola. La solitudine era parte di lei, una parte di sé stessa che la spaventava ogni giorno sempre di più. Ma era pure l'unica parte a farla stare bene. Sicuramente può apparire come una cosa insensata e lei stessa sapeva che era così, eppure sentiva dentro di sé che ogni emozione provata prima o dopo sarebbe stata destinata a svanire. Si ritrovò a mangiare da sola e si domandava quante volte ancora avrebbe avuto la visione della sua immensa tavolata vuota. La cameriera, che si occupava di Mary, non c'era, questo perchè era stata lei stessa a mandarla a casa. Sapeva che aveva una famiglia e diversi problemi e complicazioni collegati ad essa. Così aveva approfittato della partenza dei suoi genitori per dagli un po’ di riposo e un periodo di vacanza, organizzando tutto di nascosto, facendo credere alla cameriera che i suoi ne erano al corrente.
Subito dopo il telefono di casa iniziò a squillare, Mary si precipitò a rispondere, erano i suoi genitori: "Ciao Mary come ti senti? A scuola come stai andando? Lo sai che devi studiare visto che presto avrai gli esami!" Disse la mamma. Mary allora rispose così: "Sì mamma non preoccuparti, sto studiando e qui va tutto bene. La nonna sta meglio? È ancora in ospedale?" La madre allora rispose: "Sì è ancora in ospedale, tranquilla appena starà meglio io e tuo padre torneremo a casa. Ah! A proposito, papà ti saluta molto vuoi parlarci?" Mary voleva tanto poter dire tutto a sua madre. Parlarle di quel giovane sbucato fuori dal nulla, ma sapeva che non poteva. Le venne subito una fitta fortissima al cuore e così salutò sua madre con una scusa senza nemmeno aver il tempo di parlare con suo padre. Con la mano sul cuore, si diresse verso la sua camera. Si sdraiò sul letto morbido, con le lenzuola fatte di seta. Si addormentò subito. Quando si risvegliò era notte, tarda. Nessun incubo l'aveva disturbata e questo causò a Mary un'immensa confusione in testa. Guardò fuori dalla finestra, e vide il cielo ricoperto da un manto di stelle. Pensò alla promessa che si era fatta insieme al suo migliore amico, che nonostante tutto il dolore che le aveva provocato lei lo considerava ancora tale. La mente di Mary iniziò ad offuscarsi, di pensieri e mille e mille ricordi.

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Capitolo 8
*** E' l' inizio di qualcosa ? ***



Si sentiva nuovamente triste e alquanto sola.....
Si rimise a letto e si riaddormentò quasi subito, con una lacrima che sembrava accarezzarli il viso.
Quando si risvegliò le mancava totalmente la voglia di alzarsi dal letto. Decise quindi di approfittare della scusa di star male. Si girò dall' altra parte del letto e si rimise a dormire. Un po’ le dispiaceva perdere le lezioni, ma allo stesso tempo questa idea la faceva sentire sollevata. Stava per chiudere gli occhi, quando sentì il citofono suonare. Mary:"Chi mai sarà? Sono appena le 07:05 del mattino..." Pensò. Si alzò dal letto con molta calma e andò in cucina, guardò dal citofono cui disponeva di una piccola telecamera che le permetteva di vedere chi c' era all'esterno del cancello. Ma non vide nessuno. Poco dopo qualcuno suonò alla porta. Il primo pensiero di Mary fu "Oilspill". Aprì la porta senza nemmeno accertarsi chi fosse realmente... Il volto di Mary cambiò. Era pallida ma i suoi occhi si illuminarono di una luce intensa. Non era Oilspill ad aver suonato né al cancello né alla porta, ma ben sì il suo migliore amico d'infanzia. Lui la salutò con voce molto allegra e squillante. Mary contraccambiò molto timidamente e fece accomodare il suo amico in casa. "Gherry" Mary pronunciò il nome del ragazzo con molta timidezza. Gherry: "Si dimmi Mary". Ma lei non sapeva più cosa rispondere, restò imbambolata senza dire una sola parola. Consecutivamente, un dolore al cuore molto lieve sfiorò Mary, che lanciò una specie di lamento. Gherry sembrò preoccupato, afferrò Mary per un braccio e la fece sedere sul divano. Mary: "Perchè sei qui? Non dirmi che sei venuto solo a farmi una visita di cortesia, che non ci credo. È da anni ormai che non vieni più a trovarmi" Gherry si sentì costretto a dover rispondere con sincerità: "Mio padre come tu sai lavora come giornalista. Ieri sul tetto di casa tua sono state avvistate delle aquile. Questo ha fatto nascere diversi discorsi, colpendo la curiosità di molte persone. Lo trovano un argomento molto interessante e raro. In fondo come dargli torto, è la prima volta che in questo piccolo paesino vengono avvistate delle aquile. È stato incaricato mio padre, di occuparsi di questa intervista. E verrà qui questo pomeriggio. Mi ha chiesto dunque di passare ad accertarmi che tu oggi non ti saresti mossa da casa finite le lezioni." Mary all' inizio stette in silenzio, poi fece un respiro profondo ed iniziò a parlare: "Ecco perchè sei qui. Gherry, ti ricordi la nostra promessa? Ce l'eravamo fatta quando eravamo molto piccoli. Se non sbaglio era: RESTREMO AMICI PER SEMPRE. SOTTO UNA NOTTE DI STELLE ASPETTEREMO IL NOSTRO MOMENTO QUANDO L' AMORE SARÀ SBOCCIATO COME UN COLORATISSIMO FUOCO D'ARTIFICIO, ALLORA CI SCAMBIEREMO I NOSTRI CUORI. Era così vero?" Gherry, con aria turbata, rispose: "Non posso crederci, te la ricordi ancora? Quella era la frase scritta nel libro delle poesie che portavo sempre con me... Ogni giorno ti leggevo una poesia diversa, ma era sempre la stessa storia con te... Tu eri ogni volta sempre di più affascinata, dalla poesia intitolata Meraviglioso Battito. E le ultime frasi erano, le stesse della nostra promessa fatta in passato molti anni fa."

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