L'amore non basta

di ornylumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Proposta ***
Capitolo 2: *** II - Confronto ***
Capitolo 3: *** III - Promessa ***



Capitolo 1
*** I - Proposta ***


L'amore non basta

 

Una sera come tante, quando il tepore dei mesi estivi lasciava spazio alle prime brezze di settembre, in una celebre famiglia del mondo magico si era appena celebrato un atteso matrimonio. Le luci di villa Black scintillavano come diamanti nella notte limpida, mentre a poco a poco i suoi ospiti si congedavano. E fuori, sui gradini del retro che conducevano al giardino, sedeva Narcissa Black: un abito di seta azzurra, uno scialle dello stesso colore per proteggersi dal freddo, capelli biondi legati in una ricca acconciatura e le braccia unite attorno alle ginocchia, come faceva da bambina. Unica sua compagnia, oltre alla luna e al cielo stellato, era un bicchiere di champagne stretto nella mano.

Non era mai stata tanto pensierosa durante una cerimonia. Prima, quando era ancora adolescente, un matrimonio significava soltanto sfarzo, balli, vestiti meravigliosi e l’occasione di nuovi incontri. Non si era mai interrogata su come si sentissero le spose nel grande giorno, sui motivi che le spingessero a quel passo e sui dubbi che spesso le attanagliavano a pochi passi dall’altare. Ma quando, da un giorno all’altro e senza apparente motivo, sua sorella aveva deciso di sposarsi – proprio lei, che assaliva come un Ungaro Spinato chiunque osasse proporglielo – tutte le sue certezze erano di colpo crollate, e tra una domanda e l’altra aveva dovuto arrendersi alla realtà dei fatti: non sempre l’amore era alla base di tutto.

Sospirò e guardò in alto, verso le stelle che portavano i nomi dei suoi parenti, chiedendosi se davvero un evento come quello potesse distruggere il suo mondo perfetto. Era cresciuta in un ambiente tutto fronzoli e lustrini, la piccola Cissy, delicata come un fiore e motivo d’orgoglio di sua madre. Il suo destino di strega ereditaria era segnato fin dalla nascita, e mai ne avrebbe voluto uno diverso. Immaginava la sua futura casa esattamente come quella attuale, un regno d’immobile serenità ed affetto che lasciava fuori ogni tipo di preoccupazione. Le era sembrato facile, una volta; prima che suo cugino Sirius denigrasse il nome dei Black con i suoi indegni comportamenti, prima che Andromeda si macchiasse del peggior tradimento e del mondo e prima che Bellatrix, infine, le infondesse quelle assurde teorie sull’amore che non basta. Adesso, iniziava a pensare di essere stata un’ingenua, di aver chiuso gli occhi davanti a troppe cose e che forse era il momento di cambiare.

D’un tratto, una figura si sporse su di lei nascondendole parte del cielo, e Narcissa si accorse di non essere più sola: al posto delle stelle, incontrò gli occhi grigi e tremendamente magnetici dell’uomo che le aveva cambiato la vita.

“Posso brindare con la mia dama?” le chiese, con un bicchiere nella mano e in volto un sorriso che pretendeva.

“Certo” rispose lei, e accennò ad alzarsi, ma prima che potesse farlo era già stata raggiunta dal suo compagno.

Era bello, Lucius Malfoy. Impeccabile nel suo abito blu pervinca, distinto come solo un Purosangue poteva essere e attraente come un ragazzo che ben conosce il suo potenziale. Resistergli era stato impossibile, dopo gli approcci perfetti che le aveva rivolto fin dal loro primo incontro a Hogwarts. Sulle prime era rimasta indifferente, per non dargli l’impressione di chi si concede al primo arrivato, ma ben presto l’ardire di quei baci rubati aveva avuto la meglio sulla sua cautela. Lucius l’aveva voluta, per non dire pretesa, e da quel giorno facevano coppia fissa con il benestare delle loro famiglie. Eppure, nonostante la gioia di essergli accanto, spesso Narcissa si sentiva come una bambola indifesa nelle sue mani, incapace di dirgli di no anche quando avrebbe voluto. La sua vicinanza così stretta, com’era stata tutta la sera mentre ballavano e com’era di nuovo adesso, su quei freddi gradini, la confondeva e le faceva dimenticare tutto il resto, stuzzicandole la mente con pensieri indecorosi di cui lei stessa si vergognava.

Dopo che ebbero brindato una volta di più alla gioia degli sposi, Lucius appoggiò entrambi i bicchieri a terra e le passò un braccio attorno alla vita, attirandola a sé. Era più misterioso del solito quella sera, come se stesse progettando qualcosa, e d’un tratto Narcissa iniziò a sentirsi turbata. Lo allontanò piano, dicendogli che i suoi genitori erano a poca distanza e ben sapendo che era una scusa patetica: Cygnus e Druella non avrebbero avuto niente da ridire, finché il ragazzo che la stringeva era il figlio dei Malfoy.

Lui restò visibilmente seccato da quel gesto, ma fece finta di niente. Cambiò argomento, e con apparente noncuranza le chiese: “Come mai eri qui da sola? Di solito sei l’anima delle feste…”

Era vero, ma Lucius non aveva idea di tutti i pensieri che l’avevano turbata quel giorno. “La festa è quasi finita, stanno andando via tutti. A proposito, che ci fai ancora qui?”

“Non me ne sarei andato senza salutarti. Ma sembra quasi che ti dispiaccia…”

“No, no” si affrettò a chiarire lei. Era così difficile spiegargli tutto ciò che aveva in testa… “È che questo matrimonio non mi convince. Ho paura che mia sorella abbia fatto una scelta sbagliata”.

“Davvero?” Lucius era stupito; evidentemente non si aspettava una preoccupazione del genere. “A me sembrano una coppia ideale. Si conoscono dai tempi della scuola e lui è di ottima famiglia. Era naturale che finissero per sposarsi”.

Narcissa si lasciò andare a un sospiro, pensando che quelle parole erano le stesse che le aveva rivolto Bellatrix. Quanto potevano essere ingenui, gli uomini? “Ma lei non lo ama” spiegò “e non capisco cosa l’abbia spinta a sposarlo. Non sono stati i nostri genitori a costringerla”.

Lucius sembrò riflettere su quelle parole, come se le considerasse per la prima volta. Di certo, il matrimonio di Bellatrix era l’ultimo dei suoi pensieri. “Senza offesa, Cissy” le disse “tua sorella non ha un carattere facile, e Rodolphus è uno dei pochi disposto a sopportarla. Non ce la vedo a farsi imporre un matrimonio da chicchessia, se lei per prima non ne è convinta”.

Su questo aveva ragione, bisognava ammetterlo. Bellatrix non permetteva a nessuno di decidere per lei, e l’unica persona che avesse una certa influenza sulle sue scelte era ben poco interessata alle questioni personali. Ma quello del Signore Oscuro era un tasto dolente, e Narcissa non se la sentiva di toccarlo. In più, Lucius aveva ragione anche su un’altra cosa: Bellatrix non aveva un carattere facile. Voleva vincere, essere la prima in un gruppo di uomini, farsi rispettare grazie alle sue abilità magiche e al terrore che istigava in chiunque. Voleva brillare, e poteva permetterselo. Non come lei, la piccola Cissy, il cui incantesimo migliore consisteva nel ricucire un vestito strappato o nel ricomporre un’acconciatura. Bellatrix era una guerriera, Narcissa solo una donna di casa; naturale che avesse un’indole semplicissima, pronta farsi imporre qualsiasi cosa per un bacio o un gesto gentile. Sarebbe stata una moglie perfetta, docile e… Senza carattere.

“Perché, adesso, non smetti di preoccuparti di Bellatrix e pensi ad altro?” La voce di Lucius la riscosse di colpo da quelle amare elucubrazioni. La sua mano era tornata a cingerle delicatamente la vita. “Per esempio, al vantaggio che possiamo trarre da questo matrimonio”.

“Vantaggio?” chiese senza capire.

“Certo. La primogenita ha lasciato il nido per prima, come vuole la tradizione, la seconda ha rinnegato la famiglia… Non hai più scuse, Cissy”.

“Non capisco…” balbettò, anche se ora aveva capito fin troppo bene.

“Sto dicendo” continuò lui “che adesso puoi realizzare il tuo sogno. E diventare la signora Malfoy”.

Narcissa spalancò gli occhi, senza credere a ciò che sentiva. Ne avevano parlato molte volte, di certo lo sognava da tanto tempo, eppure… Non se lo aspettava. Non quella sera, non in quel momento. Ma a toglierle ogni dubbio sulla serietà di Lucius fu il gesto che l’uomo compì poco dopo. Infilando una mano nella tasca destra, rivelò l’oggetto che tradizionalmente coronava quel tipo di proposte: era un anello di brillanti azzurri, il suo colore preferito. Narcissa si avvicinò alla pietra centrale per osservarla meglio e dedusse che aveva conosciuto la magia: al suo interno, vorticava una strana polvere che conferiva particolari sfumature al gioiello.

“Era l’anello di mia madre” le spiegò Lucius “ma è tempo che lo abbia tu. Ho fatto modificare la pietra dai Goblin in modo che fosse più adatto a te. Provalo…”

Con dolcezza, le prese la mano sinistra e glielo infilò all’anulare: sembrava starle a meraviglia. Narcissa era ancora senza parole e non riuscì a esprimere quello che provava.

“È bello” biascicò infine, sentendosi tremendamente stupida. Lucius le sorrise incoraggiante e continuò a tenerle la mano, aspettando parole che non arrivavano.

Nei pochi istanti che seguirono, nella mente di Narcissa si affollarono più pensieri di quanto fosse accaduto in un’intera vita. Tutti i suoi sogni, il futuro che aveva sempre desiderato, erano lì, in un gioiello di famiglia da decine di carati. Che cosa aspettava a dirgli di sì, gettarsi tra le sue braccia e giurare di amarlo per sempre? Non c’era una vera risposta. Sapeva soltanto che qualcosa stava andando storto, che mancava un tassello per rendere perfetto quel quadro. Finché non avesse capito cos’era, non poteva accettare quella proposta.

“Ho capito” continuò a dire Lucius, in tono paziente, per non prolungare oltre quel silenzio. “Vuoi la domanda ufficiale: Narcissa Black, mi faresti l’onore di diventare mia moglie?”

A quel punto non poteva più sfuggirgli. Era così orribile lasciarlo nell’attesa, quando doveva aver preparato quel discorso da giorni… Si sottrasse bruscamente al suo sguardo, prima di rispondere: “Non lo so, Lucius”.

“Non lo sai?”

Era difficile dire se fosse più stupito o arrabbiato; senza ombra di dubbio, non era quella la risposta che voleva. Narcissa si alzò dai gradini e prese a muoversi freneticamente, sperando con tutta se stessa di trovare le parole adatte. “Tu ne sei sicuro? Ci hai pensato bene, prima di farmi questa proposta?”

“Certo che ne sono sicuro!” sbottò lui, come se fosse ovvio. “Sono anni che ci penso… Credi forse che finora abbia scherzato?”

“No! Non è questo che volevo dire…”

“E che cosa volevi dire, allora?”

Bella domanda; era più facile stare lì a tormentarsi le dita e fissare il marmo piuttosto che darsi una risposta.

“Forse… Forse è il caso di riflettere, prima di prendere una decisione tanto avventata. Un matrimonio è anche responsabilità, impegno, non solo un ricevimento e una casa da condividere”.

A quel punto, Lucius si sforzò di restare calmo e le si avvicinò di nuovo, pronto a giocare le sue carte migliori: “Questo lo so, Narcissa. Ho pensato a tutto, e sono certo di poterti rendere felice. Sto acquisendo un’ottima posizione all’interno del Ministero, questo ci garantirà una vita tranquilla e con un po’ di fortuna anche più adatta ai maghi ereditari come noi. Ti regalerò una famiglia, dei figli, una posizione più che rispettabile… Tutto quello che vuoi, devi solo chiedere”.

“Certo” rispose lei, non così coinvolta come sarebbe stata un solo giorno prima. “Parli di Ministero, di posizioni, e senza dubbio il tuo carisma ti concede tutto questo… Ma dell’altro lavoro cosa mi dici, allora? Quello che pratichi di notte, nascondendoti dietro una maschera?”

Sorprendentemente, Lucius perse la sua sicurezza dopo quella domanda; non tanto per l’argomento in sé, quanto per il tono deciso con cui era stata pronunciata. “Ne abbiamo già parlato. Ti ho rassicurata, quello che faccio non è pericoloso, e in futuro potrebbe tornarci molto utile. Il Signore Oscuro ha grandi progetti ed enormi capacità, può confermartelo anche Bella. Non dovremo nasconderci per sempre; il Ministero stesso sceglierà di stare dalla sua parte, quando gli ultimi sciocchi babbanofili saranno sollevati dai loro incarichi. Si tratta solo di aspettare”.

Era vero, non era la prima volta che affrontavano l’argomento. Ma più che un vero parlare, si era trattato di un dubbio esposto da Narcissa e istantaneamente messo a tacere da Lucius. Era più facile convincersi che avesse ragione, e che tutto sarebbe andato bene, quando il futuro era ancora lontano…

“Può darsi” continuò lei, ferma come non mai sulle proprie convinzioni. “Ma resta il fatto che, per il momento, le tue azioni sono contro la legge. Se vuoi farlo comunque e correre dei rischi, bene, non posso impedirtelo. Ma se mi parli di famiglia e di figli, allora cambia tutto. Non posso accettare che dei bambini rischino di vedere il loro padre in prigione, quando per loro dovresti essere un modello di vita. E non è neppure il peggio che ti possa capitare, non voglio nemmeno pensare ad altre alternative…”

“Dunque, mi stai dicendo che non hai fiducia in me” replicò Lucius, improvvisamente freddo e irritato.

“Ma no, Lucius… È degli altri che non mi fido. Quell’uomo è furbo, potente, e sono la prima ad avere stima di lui, ma giurare fedeltà eterna a qualcuno è pur sempre un rischio”. S’interruppe in quel momento, temendo di essere stata indelicata; in effetti, anche il matrimonio era un giuramento di fedeltà.

“Certo, se sei un debole e credi di poter fallire. Ma io appartengo alla sua cerchia più intima, non avrà motivo per dubitare di me. E mi ripagherà, ci ripagherà tutti. Da quel giuramento abbiamo tutto da guadagnare”.

Lucius sembrava sicuro di ciò che diceva, neanche per un attimo avrebbe ammesso di poter sbagliare. Purtroppo, la presunzione era uno dei suoi difetti peggiori, e Narcissa non sapeva come far valere le sue ragioni senza offenderlo.

“Non lo so” ripeté, infine. “Ho paura che non andrà come dici”.

“Eppure, non mi sembra che sia mai stato un problema prima d’ora”. Adesso, lui la guardava con occhi di sfida e il suo tono era decisamente cambiato; Narcissa capì che non avrebbe più tentato di tranquillizzarla. “O forse tutti questi discorsi nascondono ben altro? Di’ la verità, non è a causa del mio lavoro che non vuoi sposarmi… C’entra lui, non è così?”

“Lui?” Narcissa lo guardò senza capire. “Lui chi, che cosa stai dicendo?”

“Sto parlando di Lestrange, il fratello dello sposo. Ho visto come ti guardava, durante la cerimonia... Evidentemente questa volta ce l’ha fatta. Le sue attenzioni continue ti hanno conquistata”.

“Ma cosa dici? Certo che no, come ti viene in mente!” Questa volta anche Narcissa si alterò, punta sul vivo da un’accusa infondata. “Ti ho detto tante volte ciò che penso di lui… È sciocco, rude, non m’interessa minimamente!”

“E allora dimmi qual è il problema!”

“Te l’ho detto qual è il problema! E invece di credermi, ti stai inventando delle teorie assurde!”

Entrambi, ormai, avevano alzato la voce. Istintivamente si guardarono alle spalle, verso la casa, temendo di essere ascoltati, e subito dopo Lucius riprese ad attaccarla: “No, non ti credo. Pensavo di conoscere una donna e stasera ne ho davanti un’altra. Perché non dovrei pensare che hai cambiato idea, anche su Lestrange?”

“Tu non hai capito niente di me! Vieni qui, con un anello di brillanti, a pretendere che ti dica sì senza fare domande! Ma io non sono il tuo oggetto, da tenere in bella mostra per vantarti di quanto sei ricco… Ho dei desideri e delle paure che stai volutamente ignorando! Forse sono stata zitta troppo a lungo, è anche colpa mia, non lo so. So solo che il tuo modo di fare mi ferisce, e non fa che aumentare i miei dubbi”. Anche se aveva le lacrime agli occhi, Narcissa si sentì soddisfatta delle sue stesse parole. Stava portando alla luce ciò che per tanto tempo si era tenuta dentro, forse nella speranza che cambiasse da sé, o solo perché era troppo vigliacca.

“L’ho fatto perché ti voglio, e allora? Cosa c’è di male in questo?”

“Esatto, mi vuoi. Ti sei risposto da solo”.

A quel punto, il silenzio tornò a fare da padrone e i ragazzi restarono a fissarsi occhi negli occhi, delusi, infelici, ma senza alcuna intenzione di abbassare lo sguardo. Narcissa sapeva che non avrebbe ceduto, non quella volta; sperava che fosse lui a parlare, a dirle le sole parole che avrebbe voluto sentire. Avanti, Lucius, dimmelo. Dimmi che mi ami, che stai male alla sola idea di separarci adesso. Dimmi che faresti qualsiasi cosa per me, che noi veniamo prima di tutto il resto… Abbassa gli occhi. Non mi lasciare.

Ma Lucius quegli occhi non li abbassò. Allargò le braccia, invece, e mostrandosi più esasperato che mai le chiese, retorico: “Finisce tutto così, dunque? È un no definitivo, il tuo?”

Mestamente, con una forza che neppure sapeva di avere, Narcissa annuì.

“Pensavo che mi amassi…”

Sì, lo pensava. E pensava che quello avrebbe giustificato qualsiasi cosa. Narcissa sentì le proprie labbra muoversi da sé, e replicare ciò che non avrebbe mai creduto: “A volte l’amore non basta”.

 

Note:

Inizio finalmente a pubblicare questa storia, dopo averla annunciata tempo addietro sulla pagina autore e iscritta a ben due concorsi: il primo di cui attendo i risultati, il secondo che mi ha regalato un bellissimo giudizio che pubblicherò nell'ultimo capitolo. Ho preferito dividerla in tre parti per non creare una one-shot eccessivamente lunga, ma non spaventatevi, non è una nuova long (anche perché quella che ho in corso mi tiene già parecchio occupata!) Grazie a chiunque leggerà e/o vorrà recensire.

Infine, voglio dedicare questa fanfiction ad ayumi_L per tre motivi: è stata la mia primissima lettrice, mi lascia sempre dolci dediche alla fine dei suoi capitoli e in più, come me, ama Lucius e Narcissa :)

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Capitolo 2
*** II - Confronto ***


Quella notte, Lucius Malfoy tornò a casa deluso e infuriato come non si sentiva da molto tempo. I suoi genitori si accorsero dello stato in cui era, ma durante il tragitto evitarono qualsiasi domanda. Lo sguardo nervoso e sfuggente, unito a quello strano tintinnio che risuonava nella sua tasca, facevano ben intendere che non aveva alcuna voglia di parlare.

Era un affronto, pensava, un vero e indignitoso affronto. Quella donna, la piccola e dolce Narcissa, si era permessa di rifiutarlo. E per quali ragioni, poi! Scuse, una scusa dopo l’altra che mal nascondevano i suoi reali intenti, che fino alla fine si era rifiutata di svelare. Le parole che gli aveva rivolto, sempre più ingiuste e crudeli, risuonavano nel suo cervello senza più dargli pace. Era incredibile, essere accusato di ferirla e di non tenere in conto i suoi desideri, quando dal primo momento si era impegnato a fondo per renderla felice. Merlino solo sapeva cosa aveva fatto per conquistarla, seguendola per i corridoi di Hogwarts, riempendola di regali e offrendole ripetizioni solo per stare più tempo con lei. Si era reso ridicolo agli occhi degli amici, che vedevano una piccola e altezzosa ragazzina rifiutare continuamente i suoi approcci, quando sarebbe bastato uno schiocco di dita per avere ai suoi piedi una qualsiasi coetanea. Ma Lucius non voleva un’altra, voleva lei. La piccola Black, pura come il suo stato di sangue, che gli aveva rapito gli occhi e l’anima. E quando finalmente era riuscito ad averla, non c’erano stati più dubbi: nessuno sforzo era stato vano, se era servito a regalargli Narcissa.

Ma adesso, dopo anni di fidanzamento e di promesse, proprio Narcissa aveva mandato all’aria tutto per uno sciocco capriccio. Che cosa pretendeva, che abbandonasse il suo lavoro e i suoi ideali solo per farla stare tranquilla? Se avesse avuto davvero fiducia in lui, non avrebbe avuto paura. Se l’avesse amato come diceva, non gliel’avrebbe mai chiesto.

Ma si sbagliava di grosso, se pensava di averla vinta. Dopo averlo accusato e rifiutato, mai l’avrebbe visto tornare con la coda tra le gambe, pronto a fare qualunque cosa per amor suo. No, non le avrebbe dato la soddisfazione di vederlo debole… Piuttosto avrebbe sposato un’altra, una di quelle che gli facevano gli occhi dolci quando passava e speravano malignamente di vederlo tornare libero. A quel punto, a Narcissa non sarebbe rimasto che guardare e soffrire, pentendosi amaramente di ciò che aveva fatto. E pazienza se la fortunata sarebbe stata meno bella, meno pura di lei… Perché sicuramente lo sarebbe stata.

Era ancora chiuso nel suo mutismo quando rientrarono a casa. Sua madre disse che era stanca, e dopo aver lanciato un’occhiata colma di significati al marito si ritirò nelle proprie stanze. Abraxas Malfoy, al contrario, non mostrava alcuna voglia di coricarsi; sedette accanto al tavolo da pranzo e intrecciò le dita sul petto, in attesa di un segnale da parte di suo figlio.

Lucius sapeva che prima o poi avrebbe dovuto spiegare l’accaduto, ma per il momento non ne aveva intenzione. Tirò fuori dalla tasca quell’anello che aveva rigirato per ore tra le dita e lo abbandonò sul tavolo, limitandosi a dire che non gli serviva più e che sua madre poteva riprenderselo. Prima che potesse allontanarsi, però, fu immediatamente richiamato dal padre: “Siediti”, fu tutto ciò che Abraxas gli disse.

Era un uomo brillante e astuto, il vecchio Malfoy. La sua veste antica e riccamente decorata, il bastone ricurvo che portava sempre con sé e la barba dal taglio perfetto facevano immediatamente intuire che tipo di mago fosse: un vero Purosangue, un nobile d’altri tempi che suscitava stima e rispetto nelle persone. E quella stessa disciplina che l’accompagnava da sempre l’aveva insegnata a suo figlio, nella speranza che crescesse amato quanto lui. Lucius nutriva una profonda stima nei suoi confronti, per questo, e solo per questo, evitava il più possibile di contrariarlo o di dargli un qualsiasi dispiacere. Quella volta non fece eccezione: se suo padre desiderava parlargli, così sarebbe stato. Si sedette di fronte a lui e pensò, con un certo rammarico, che mai un uomo come Abraxas Malfoy avrebbe permesso a una donna di mancargli di rispetto.

“Che cosa è successo, dunque? Narcissa Black ha rifiutato la proposta?”

Non era difficile da capire, ora che l’anello giaceva abbandonato sul tavolo, e in effetti era andata proprio così; ma sentirlo dalla voce del padre rendeva tutto più reale e definitivo, il che fu per Lucius motivo di rabbia ulteriore.

“Sì, padre” ammise, cercando di mantenersi calmo e di non svelare troppo la sua sofferenza. “Ero sicuro che avrebbe accettato, invece ha tirato fuori mille dubbi e scuse che non c’erano mai stati. Non so cosa le passi per la testa, forse è matta. Meglio così, vorrà dire che troverò una ragazza migliore”.

Abraxas lo fissò dubbioso, cercando di leggere nei suoi occhi la verità che celavano. Purtroppo per Lucius, il suo stato d’animo parlava più chiaro delle parole.

“Capisco. Ma dimmi, quali dubbi esattamente ha sollevato Narcissa? Forse, parlandone insieme possiamo capire meglio” propose l’uomo.

Così, suo malgrado, Lucius si preparò a rivivere tutte le parole che erano state scambiate quella sera, dalle preoccupazioni riguardanti Bellatrix al no definitivo di Narcissa. Se c’era una cosa che detestava era apparire debole agli occhi di suo padre, che gli aveva insegnato a non abbassare mai la testa, per questo cercò di raccontare tutto come se gli fosse poco più che indifferente. Eppure, sorprendentemente, man mano che parlava si accorse di stare meglio per davvero; quel discorso lo aiutava a riflettere e a guardare le cose con maggior distacco.

“Mi sembra di capire, insomma, che la ragazza sia preoccupata per il tuo lavoro. Non è che non voglia sposarti, cerca solo rassicurazioni”.

“Non sai quante volte ho provato a rassicurarla! Le ho detto tutto di quello che faccio, dei rischi che non posso correre, ma è stato come parlare al vento. No, io penso ci sia dell’altro… Una volta non mi avrebbe risposto così. È cambiata, c’è qualcosa di diverso in lei”.

Abraxas annuì comprensivo, come se si aspettasse un discorso di quel genere. “Eh, le donne!” esclamò, con un sospiro. “Se esistesse una pozione in grado di farcele comprendere, il suo inventore sarebbe il mago più ricco del mondo. Chissà, forse la prospettiva del matrimonio ha trasformato di colpo la ragazza che credevi di conoscere, ma non è così strano come pensi. Ho accanto una donna da più di vent’anni e ancora oggi faccio fatica a capirla”.

“Sì, ma mia madre non ha rifiutato la tua proposta. Avete avuto molto tempo per conoscervi e trovare un punto d’incontro, l’avrei fatto anche con Narcissa se solo me l’avesse permesso… Invece niente, finisce tutto qui. È lei che l’ha voluto, e non posso farci nulla”.

Più Lucius lo diceva, più si convinceva davvero di non avere alcuna alternativa. La prospettiva di rinunciare a lei era dolorosa, ma l’idea di venir meno ai suoi principi era intollerabile. Sembrò che il discorso fosse finito lì, anche Abraxas si alzò dalla sedia come a volersi congedare; ma poi, sorprendentemente, non raggiunse la porta. Restò in piedi, a poca distanza dal figlio, più serio di quanto fosse stato fino a quel momento.

“Dimmi una cosa, Lucius” gli chiese, perentorio. “Perché vuoi sposarla?”

Lucius alzò il capo e fissò suo padre perplesso, come se non credesse alle proprie orecchie. “Pensavo fosse chiaro” replicò.

“Non così tanto. Rispondi sinceramente”.

“La conosco da molto tempo” rispose, dopo una breve pausa riflessiva. “Credo… Credevo che fosse la donna adatta a me. Bella, Purosangue, dai modi gentili… La volevo al mio fianco, tutto qui. Pensavo fosse il momento giusto per ufficializzare la nostra unione”.

“Forse non sono stato chiaro”. Abraxas avvicinò una sedia e si sedette di nuovo, questa volta a pochi centimetri dal figlio, fissandolo con i suoi occhi di ghiaccio. “Ti ho chiesto di essere sincero. Non serve mentire a me, e soprattutto mentire a te stesso”.

“Non ho mentito!” esclamò Lucius, ora leggermente risentito. “Cos’è delle mie parole che non ti convince?”

“Oh, niente. Tranne il fatto che potevano essere riassunte in un’unica frase”.

Il ragazzo si sentì a disagio sotto quello sguardo, soprattutto adesso che capiva dove suo padre volesse andare a parare. Perché chiederglielo, e metterlo così in imbarazzo, se lo sapeva già? “Perché me ne sono innamorato. Era questo che volevi sentire?”

“Sì, Lucius, grazie. Questa mi sembra la verità”. Abraxas continuò a fissarlo, ma tacque. Lucius aspettava un seguito che non arrivava.

“E allora?” si decise a chiedergli, dopo qualche istante.

“Allora niente. Mi chiedevo perché sei qui con me, e non da Narcissa a dirle la stessa cosa”.

“E a cosa servirebbe? Anche se la amo, non farò tutto quello che mi chiede. Non rinuncerò a me stesso e a quello che desidero solo per farla contenta”.

“Magari non è questo che vuole, ci hai pensato? Forse vuole soltanto sapere che è importante per te, che la proteggerai quando sarà necessario. Vedi, i discorsi pratici e pieni di significato non servono in tutte le circostanze… Spesso si trasmette molto di più con un gesto, o con un’ammissione dei propri sentimenti”.

Una volta di più, Lucius era confuso e sconvolto da ciò che sentiva. Era sicuro che suo padre l’avrebbe appoggiato, consigliandogli di lasciar perdere una donna che non lo meritava… Invece, si mostrava dalla parte di Narcissa e addirittura gli suggeriva di fare il primo passo, di confessare i suoi sentimenti come un ragazzino. Era impazzito, forse? O qualcun altro aveva usato una Pozione Polisucco per sostituirsi a suo padre?

“Non capisco. Davvero mi stai dicendo di tornare da lei, e magari di chiederle perdono? Io non sono un debole, padre! Questo non è ciò che mi hai insegnato!” gridò, senza neppure rendersi conto di aver alzato la voce.

“Oh, Lucius, deduco di aver fallito con i miei insegnamenti! Ti ho sempre detto di non abbassare la testa con i tuoi pari, di non mostrare i tuoi punti deboli a chi potrebbe approfittarsene, ma non parlavo delle donne! Narcissa non ti amerà di meno, né ti stimerà di meno, se ammetterai quello che provi per lei. Al contrario, questo le basterà per riuscire a fidarsi di te”.

A quanto sembrava era davvero Abraxas a parlare, e non un indegno impostore. Eppure, stava rivelando un lato di sé che suo figlio non avrebbe mai immaginato, né credeva che potesse esistere. Forse anch’egli aveva delle debolezze, dunque… Forse, l’immagine che mostrava al mondo non era la stessa che rivelava a sua moglie, nell’intimità degli affetti.

“Non posso” decretò infine, dopo aver soppesato quella possibilità per alcuni istanti. “Calpesterei il mio orgoglio, mi sentirei un inetto. Forse Narcissa mi stimerebbe ugualmente, ma io mi odierei”.

Abbassò di nuovo il capo, prendendoselo tra le mani e sentendosi più disperato di quanto non fosse un attimo prima. Ora che metteva in conto questa nuova possibilità, rinunciarvi sembrava maledettamente difficile. Per tutta la vita aveva cercato di essere forte, e adesso si sentiva come una barca rotta in balia del vento; qualunque direzione gli sarebbe costata sofferenza e rinunce.

Abraxas si accorse dello stato in cui era, e fece qualcosa che non era nelle sue abitudini: gli appoggiò una mano sulla spalla, per fargli sentire che c’era e gli sarebbe stato accanto, qualunque fosse stata la sua scelta.

“Sei un uomo orgoglioso, lo so. Sta a te decidere quale rinuncia ti costerà di meno, e nessun altro può farlo al tuo posto. Ma chiediti se davvero è più importante il tuo lavoro o la gioia negli occhi di quella donna, sapendo che nessuno ti giudicherà per questo. Se vuoi un esempio pratico, guarda me: tutti mi credono un uomo d’acciaio, mi temono e mi rispettano come pochi altri del mio rango. Ma che cosa sarei, senza mia moglie? Un vecchio solo e inutile, che passa le giornate in compagnia del suo whisky e di un bastone ricurvo. Perciò, se nel tuo futuro vedi chiaramente Narcissa Black, va’ a riprenderla e metti da parte il resto. Sarà lei la tua vera forza, l’appiglio a cui aggrapparti quando starai affondando”.

Non l’aveva mai sentito parlare così, come a un suo pari a cui confidava cose tanto intime, per questo quelle parole ebbero più effetto di tante altre che si erano scambiati. Quando rialzò gli occhi, Lucius non vide più il padre severo e inflessibile che l’aveva accompagnato durante l’infanzia: vide un amico, qualcuno che lo considerava ormai un uomo e gli regalava uno dei suoi rari sorrisi.

“Grazie” gli disse, senza trovare parole più adatte. “Ci penserò”.

“D’accordo. Allora, se non ti dispiace ti lascio solo e raggiungo tua madre di là. Sono sicuro che sia ancora sveglia ad aspettarmi, per sapere quale disgrazia ha colpito il suo unico figlio”.

Sorrideva ancora quando si allontanò, prima di dargli la buonanotte e chiudersi la porta alle spalle. Quella notte, per Lucius, sarebbe stata ancora lunga, e di sicuro non sarebbe bastata a dargli la risposta che cercava. Ma riflettendo sulle parole del padre, chiuse gli occhi e rivide chiaramente una scena che non poteva dimenticare: la voce gelida di Lord Voldemort, mentre gli tatuava un marchio bruciante sull’avambraccio e gli chiedeva fedeltà assoluta, a costo di qualsiasi rinuncia; e Lucius che, pur promettendola, aveva negli occhi il sorriso della sua Cissy, consapevole che niente al mondo poteva essere tanto importante da rinunciare a lei.

 

Note:

Ecco la seconda parte, dove il caro Lucius trova chi lo fa ragionare :) Abraxas l'ho immaginato così, un padre autorevole ma con il giusto senso degli affetti che trasmetterà anche a suo figlio. Come sempre, grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce!

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Capitolo 3
*** III - Promessa ***


Una settimana dopo il matrimonio della primogenita, casa Black era ritornata silenziosa e cupa come nei giorni della sua ascesa, quando non c’erano bambine chiassose a rallegrarla né ragazze in piena crisi adolescenziale. Ora che era rimasta sola, Narcissa sentiva il peso delle aspettative genitoriali gravare completamente su di sé, e reagiva nel solo modo in cui era capace: tenendosi tutto dentro, insieme all’amarezza che l’accompagnava da giorni e parlando il meno possibile. Cygnus e Druella non avevano preso bene la notizia del suo non-matrimonio, com’era prevedibile; pur non facendo scenate o alzando la voce – d’altra parte, non l’avevano fatto neanche quando Andromeda era andata via di casa – il loro disappunto era stato palese, e non le avevano imposto di tornare sui propri passi solo perché speravano che avesse già un nuovo pretendente. Nessuno le aveva chiesto il motivo di quella rinuncia, né lei l’aveva spiegato. Rivivere i momenti di quella notte sarebbe stato troppo doloroso, avrebbe fatto sgorgare quelle lacrime che tratteneva fin da allora e non aveva alcuna voglia di mostrare. Forse, pensava sempre più spesso, l’orgoglio di Lucius era riuscito a contagiarla.

Passava il tempo trascinandosi da una stanza all’altra, cercando inutilmente di concentrarsi su un libro o un incantesimo e rifiutandosi di vedere chiunque, persino quelle che fino a poco prima considerava sue amiche. Era certa che nessuna di loro avrebbe capito, l’avrebbero creduta una pazza a rinunciare a Lucius Malfoy e magari avrebbero anche cercato di approfittarne. Se c’era qualcuno che avrebbe voluto vicino, erano le sue sorelle. Le mancava tremendamente l’esuberanza di Bellatrix di cui tanto si lamentava, il suo cinismo e i suoi consigli senza senso erano pur sempre meglio di quell’insopportabile silenzio. In più, seppure non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, le mancava anche Andromeda; era sempre stata la più comprensiva, l’unica a cui poter raccontare tutto con la certezza di non essere giudicata, e un tempo sembrava che il loro rapporto sarebbe durato per sempre. Invece, anche lei l’aveva abbandonata, voltando le spalle all’intera famiglia per sposare un Mezzosangue e rinnegare se stessa. Forse era stata proprio Narcissa, in quell’occasione, a non essere in grado di capirla e a puntare il dito contro di lei, senza chiedersi cosa l’avesse spinta a tanto e cosa doveva aver provato. Ammise di non essere forte come sua sorella, perché si era rifiutata di perdonarla e persino di rivederla quando lei gliel’aveva chiesto.

Da quando Andromeda aveva fatto le valigie, la sua stanza era rimasta chiusa come lei l’aveva lasciata, senza che nessuno osasse mai entrarvi o soltanto nominarla. Fu proprio davanti alla sua porta che Narcissa si ritrovò quel giorno, mentre cercava di dimenticare che una settimana prima la sua vita era cambiata per sempre. Senza un vero perché, né una reale intenzione di farlo, spinse la maniglia ed entrò. Era una stanza buia e silenziosa, come il resto della casa, ma aveva un che di rassicurante come il ricordo di loro due insieme. Si sedette sul letto, accarezzando le coperte impolverate, e per la prima volta dopo tanto tempo si concesse di piangere; fu straziante, liberatorio e al tempo stesso bellissimo.

Perché te ne sei andata, Andromeda? Perché non sei qui con me, a consolarmi e darmi consigli? È per amore che ci hai lasciati, lo so… Lo stesso amore che mi fa piangere adesso. La polvere accolse quelle lacrime trattenute troppo a lungo, mentre distesa su quel letto si chiedeva cosa avrebbe risposto sua sorella. Aveva fatto bene, aveva sbagliato? No, probabilmente non le avrebbe detto nessuna delle due cose. La risposta era dentro di lei e nessun altro poteva conoscerla. Quando gli occhi iniziarono lentamente ad asciugarsi, Narcissa si tirò su e prese nuovamente il controllo di sé, come riusciva a fare ogni volta. Sapeva bene perché aveva detto di no a Lucius, anche se non riusciva a esprimerlo, e quelle motivazioni erano ancora valide dentro di lei. Non poteva sposare un uomo così pieno di sé, che si credeva infallibile e la pretendeva allo stesso modo di un bel soprammobile; non poteva, anche se lo amava. Sarebbe stato difficile, forse nessun altro avrebbe preso il posto di Lucius nel suo cuore… Eppure sarebbe sopravvissuta, con la consapevolezza che un matrimonio come quello non poteva significare felicità.

“Signorina Cissy…”

Sobbalzò sentendosi chiamare, convinta che nessuno oltre lei sarebbe mai entrato in quella stanza. Invece, sulla soglia, incontrò gli occhi grandi e sporgenti dell’elfo di famiglia che la fissavano nel buio, chiedendole il permesso di parlare.

“Sì?”

“C’è una visita per lei…”

“Oh, Tucker, ti avevo chiesto di non far entrare nessuno! Non sono in vena di visite”.

“Tucker lo sa, ma il signor Malfoy ha insistito tanto che… Tucker non è riuscito a trattenerlo, chiede perdono!” La testa dell’elfo partì dritta contro lo stipite della porta, pronta a punirsi per la sua disobbedienza. Narcissa non riuscì a sopportare quell’immagine violenta, così afferrò Tucker con forza per costringerlo a smettere.

“Basta, non fa niente!” gridò. “Fallo entrare”.

L’elfo annuì mesto e dolorante, poi si spostò per lasciar passare il visitatore. La prima impressione di Narcissa nel rivederlo fu che era molto cambiato: meno curato del solito, con lo sguardo spento e senza traccia della sua strafottenza. Subito dopo, una speranza che non voleva assecondare cominciò a impossessarsi di lei, facendole battere il cuore all’impazzata.

“Che ci fai qui?” gli chiese, sperando che la voce non tradisse le sue emozioni.

“Volevo parlarti. Posso entrare?”

Non aveva molto senso chiederlo dal momento che era già nella stanza, ma Narcissa lo apprezzò comunque e gli fece senno di sedersi. Era strano trovarsi lì, sul letto di Andromeda, a discutere con l’uomo che un tempo credeva di sposare.

“Come stai?” le chiese senza guardarla, anche se era seduta a poca distanza da lui. Fissava le pareti della stanza senza realmente vederle, e probabilmente non sapeva neppure dove si trovassero.

“Bene” mentì lei, fingendosi molto interessata a una cucitura delle lenzuola.

“Io no”.

L’aveva detto con molto candore, senza preoccuparsi di come quella frase poteva apparire all’esterno. Stava davvero ammettendo di stare male senza di lei? O voleva solo farla sentire in colpa? Narcissa restò in silenzio, senza mostrarsi dispiaciuta né tantomeno pentita.

“C’è una cosa che non ti ho detto, l’altra sera”.

“Sarebbe?” La speranza nel suo cuore si fece più viva che mai; fa’ che non sia un’altra accusa, pregò.

“Non ti ho chiesto di sposarmi perché era una scelta naturale, come quella che ha unito Rodolphus a tua sorella. Non te l’ho chiesto nemmeno perché volevo una moglie bella di cui vantarmi, come credevi tu. Lo davo per scontato, ma ho sbagliato a non dirtelo subito”.

Narcissa annuì, spostando lentamente lo sguardo verso di lui che continuava a fissare il muro. Le sembrò bello e stranamente dolce, come non era mai stato prima. “E allora perché me l’hai chiesto?” volle sapere.

“Perché ti amo”. Glielo rivelò così, senza pensarci due volte e senza esitazione nella voce. Narcissa realizzò solo allora che non gliel’aveva mai detto, non in maniera così esplicita.

“Mi dispiace per quello che ti ho detto. Ero arrabbiato, ti ho accusato di qualcosa che neppure pensavo. Anzi, più che arrabbiato ero terrorizzato dall’idea di perderti”.

Narcissa restò senza parole. Aveva aspettato così tanto di sentirlo parlare così, quella sera e i giorni seguenti, che aveva finito per rinunciarvi. “Perché non me l’hai detto prima?” gli chiese.

“Perché sono uno sciocco. Sai quanto mi costa mostrarmi debole, persino a te che mi conosci meglio di tutti gli altri. Credevo che avrei perso la tua stima”.

La ragazza sorrise, riscoprendo finalmente l’uomo che l’aveva conquistata. Sì, Lucius era orgoglioso, ma aveva trovato il coraggio di chiederle scusa pur di non perderla. “Sei sciocco davvero” gli disse, emozionata. “Ti stimo proprio perché sei umano, e non ti vergogni di dimostrarmelo”.

“Perdonami” continuò, voltandosi finalmente verso di lei seppure con gli occhi bassi. “Non importa se non vuoi sposarmi, ma resta con me. Questi giorni sono stati un inferno”.

Narcissa non riuscì più a mostrarsi inflessibile, né ad ascoltare oltre quello che aveva da dire. Gli sollevò il mento con la mano e lo costrinse a guardarla negli occhi, prima di avvicinarsi e baciarlo dolcemente sulle labbra. “Certo che ti perdono” gli disse. “A proposito, ce l’hai ancora quell’anello?”

Lucius sorrise, infilò la mano in tasca e ne tirò fuori per la seconda volta quella scatolina, lasciandola sul letto accanto a lei. “È qui, ed è tuo. Se e quando lo vorrai, lui saprà aspettare”.

“Non ha bisogno di aspettare” sussurrò lei, aprendo la scatola e tendendo l’anello a Lucius per chiedergli di farglielo indossare.

“Mi stai dicendo di sì?” Anche lui era emozionato, e visibilmente felice.

“Certo che sì… Ti amo anch’io”. La mano di Lucius ora tremava leggermente, mentre prendeva quella di Cissy. L’anello era quasi al suo anulare quando lei lo fermò.

“Promettimi solo una cosa” gli disse. “Che mi proteggerai, e lo stesso farai con i nostri figli, qualsiasi cosa accada. Che loro non dovranno soffrire per le tue scelte, e che noi verremo prima di tutto il resto. Se me lo prometti, io ti sarò accanto qualsiasi esse siano”.

Lucius la guardò negli occhi e la risposta era già sulle sue labbra, concepita da giorni e senza più dubbi a trattenerla: “Te lo prometto. Vieni già prima di tutto il resto”.

Dopo quell’ammissione non ci fu più bisogno di parole. L’anello tornò al posto che gli spettava, scintillante nelle sue sfumature azzurre e pronto a restarci per lunghissimi anni. E un letto impolverato, simbolo del dolore e di un affetto finito, divenne il solo testimone di un amore senza ombre.


Si sposarono qualche mese dopo, circondati dalla gioia dei loro familiari e di tutti i conoscenti, con Abraxas Malfoy in prima fila ad applaudire. Entrambi si giurarono fedeltà senza alcun rimorso, felici e convinti fino in fondo della loro scelta. Narcissa non sapeva quanto quel giorno fosse andata vicina alla verità, quanto suo figlio sarebbe stato costretto a subire e quante promesse Lucius non avrebbe mantenuto. Ma avevano l’amore, e sarebbe bastato.

 

Ed ecco la fine della storia, spero sia all'altezza del resto e che non risulti troppo melensa (un po' lo è rispetto ai miei standard, ma era inevitabile!) Riporto qui il giudizio, ringraziando nuovamente la giudicia e tutti coloro che hanno letto e recensito ^^ Alla prossima!


Giudizio ottenuto:

Seconda classificata parimerito

Ornylumi con L'amore non basta

Grammatica e sintassi 15/15 La storia è scritta benissimo, è perfetta, non ho trovato errori. Inizialmente, ti avevo segnalato l'assenza della virgola dopo il discorso diretto, però mi sono documentata e visto che regna l'anarchia in materia non mi sono sentita di penalizzarti su un qualcosa che è frutto di convenzioni editoriali.

Stile e lessico 18,5/20 Premetto che mi piace come scrivi. Lo stile è semplice, scorrevole, ho letto e riletto la storia più volte senza accusare pesantezza (e non è facile, data la lunghezza delle pagine). Ti confesso che come ho aperto il file volevo sotterrarmi, però poi le pagine sono volate via con piacere ed ho amato la tua storia.
Ti ho tolto un mezzo punto per l'uso di Mezzosangue riferito a Ted Tonks. Ora, so perfettamente che nella traduzione italiana è definito così, però, ecco avrei apprezzato di più l'uso di Sanguesporco/Sanguemarcio, più coerente con il Mudblood della versione inglese. Più che altro perché parliamo di persone che seguono Voldemort che è un Mezzosangue (Halfblood) e per quanto lui magari non andasse a declamare in giro il suo stato di sangue, era evidente a tutte le famiglie Purosangue inglesi (visto che erano poche e per lo più mezze imparentate) che lui non era dei loro.
L'uso di Sanguesporco/Sanguemarcio sarebbe stata un'accortezza che avrei apprezzato moltissimo.
Un punto te l'ho tolto per il dialogo tra Lucius e Abraxas. Non fraintendermi, l'ho amato nei contenuti, però il formalismo del “padre”, “madre”, stride con l'uso del tu. Se non ci sono problemi che Abraxas usi il tu verso Lucius, non si può dire il contrario, sarebbe stato apprezzabile l'uso del lei, o il più arcaico e di derivazione francese voi, nelle occasioni in cui Lucius si rivolge al padre.

Originalità 5/5 Ti do punteggio pieno, perché ho letto diverse Lucius/Narcissa e non ho mai visto Narcissa così matura in età post-adolescenziale. Di solito, viene descritta come una ragazzina vanitosa che non vede l'ora di sposarsi, per cui lei che rifiuta Lucius ti ha fatto guardagnare punti, così come Lucius che per amore mette da parte l'orgoglio, seguendo i saggi consigli di suo padre. Vogliamo parlare di Abraxas? L'ho amato. Tutti vorremmo avere un padre nobile e saggio come lui (viene da chiedersi come possa il figlio fare quella fine e commettere quegli errori, ma va beh...). Mi piace questo padre Purosangue, nobile e saggio, che invita il figlio a ragionare e lo fa maturare. Punteggio pieno, non c'è che dire.

IC dei personaggi 9/10 Parto subito dal punto che ti ho tolto. Riguarda l'IC di Narcissa. Nel giudizio sull'Originalità ti ho già detto quanto ho amato Narcissa, tuttavia, mi riesce difficile immaginarla che alza la voce contro Lucius, durante il matrimonio della sorella, in giardino, mentre gli ospiti vanno via. Narcissa nei libri parla poco, è vero, ma spesso le basta uno sguardo per farsi capire. Avrei immaginato lei che fosse titubante, piena di dubbi, magari che trattenesse le lacrime per orgoglio, ma non che alzasse la voce, tutto qui, poco nobile, poco da Black. Mi dispiace per questa piccola pecca di Narcissa, perché solo per Lucius ti saresti meritata il punteggio pieno. Lui è così... Malfoy! È arrogante, presuntuoso, spocchioso e prima di accorgersi di aver sbagliato deve sbattere contro il muro. Solo suo padre è l'unico ad avere sufficiente autorità da potersi permettere di fargli notare gli errori. Lucius è perfetto, Narcissa molto ben delineata, peccato per alcuni scatti che sono poco da lei. Avresti potuto far notare l'inusualità di tale stato, che ne so, che lei era così sconvolta per quello che si sentiva dire da non accorgersi che stava alzando la voce fin oltre il livello consentito ad una strega per bene, o in un altro modo che sottolineasse il fatto che Narcissa non è solita urlare o litigare con Lucius.

Utilizzo del prompt 5/5 Ti sei meritata punteggio pieno, il “lieto evento” non è solo la cornice della prima scena, non è neanche solo il finale, ma soprattutto è un interrogativo che attraversa tutta la storia: il matrimonio è un lieto evento? Basta l'amore a renderlo lieto? Sono sufficienti le convenzioni sociali? Forse serve qualcosa per rendere tale evento lieto, felice, sereno: la fiducia che tutto andrà bene, che gli sposi si staranno vicini nel bene e nel male, comunque andranno le cose, che non si verrà lasciati per qualcos'altro. Narcissa se lo domanda e Lucius deve capire che la risposta è l'amore, perché come dice Abraxas, senza quel lieto evento si è solo dei vecchi con il whisky ed un bastone ricurvo.
Credo che tu abbia fatto un ottimo uso del prompt, facendolo entrare nella storia, rendendolo respirabile, oltre che semplicemente citato.

Convincimento della Giudicia 10/10 È bastata la Rowling a farmi credere che Lucius e Narcissa fossero una coppia meravigliosa, la tua bella storia me lo ha confermato ulteriormente. Potrei dire che è facile quando si gioca con le coppie canon, perché tutti gli indizi necessari sono nei libri, che convincere la Giudicia su una coppia fanon o crack sia altamente più difficile, ma non è così. Certo, è indubbiamente vero che una parte del sentiero è indicato nei libri, però molto si basa sulla storia in sé, su come vengono strutturati i personaggi e sulle situazioni che si creano. Ecco, non faccio fatica a credere che le cose possano essere andate nel modo da te descritto. La storia è credibile e per questo ti meriti il punteggio pieno.

Gradimento personale 8/10 Qui giochi in casa, lo devo ammettere. Lucius/Narcissa sono uno dei miei OTP, probabilmente il mio primo OTP. Non per niente la prima one-shot che ho pubblicato su Efp era proprio su Narcissa, per dirti quanto ami il personaggio e la coppia. Mi sono arrogata il diritto di toglierti un punto, ricorrendo proprio al più soggettivo dei parametri di giuizio, perché Bellatrix/Rodolphus è il mio OTP ed io non credo che Bellatrix non amasse Rodolphus. Loro, a mio avviso, erano molto più che innamorati, loro erano complici ad un livello di intensità tale, da essere più unico che raro. Hanno combattuto insieme fino alla fine e leggere che lei non lo amasse mi rattrista abbastanza.
So che è molto diffuso il cliché per cui Bellatrix amava l'Oscuro Signore e non le importava nulla di Rodolphus. Ho letto storie in cui loro due si tradiscono a vicenda, ma sebbene io non metta in dubbio la passione di Bellatrix per Voldemort, mi riesce difficile credere che lei non amasse anche suo marito. Penso che fosse una situazione molto più complessa di un triangolo, in cui ci sono sentimenti come l'amore, l'ambizione, la fedeltà (agli ideali), il fascino per il potere, il desiderio di sangue che unisce i coniugi Lestrange a Voldemort, al punto da farli diventare tra i suoi fedeli della cerchia più stretta.
L'idea che il loro matrimonio fosse solo di convenienza mi sembra un cliché, che per carità è legittimo usare, però ecco, non mi piace molto il modo in cui lo hai utilizzato.
Ti ho tolto un altro punto perché hai lasciato Narcissa sola. Mentre Lucius parla con Abraxas (e ho adorato il loro dialogo), mi sarei aspettata qualcosa del genere anche a casa Black. È vero che Narcissa è introversa, però lo è anche Lucius, eppure hai trovato il modo di far apparire la famiglia Malfoy. Chissà perché la famiglia Black è sempre così difficile da rappresentare?

Totale: 70,5/75

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