come ama un uomo?

di white_poison
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** la fine ***
Capitolo 2: *** Chissà dove sono andato. ***
Capitolo 3: *** La volta buona. ***
Capitolo 4: *** Ciò che ami, è destinato ad andarsene. ***
Capitolo 5: *** Un uomo ama per sempre. ***



Capitolo 1
*** la fine ***


''Io parto, scusami. Non so cosa mi succede, mi sento così confusa. Io ti voglio bene e sempre te ne vorrò, però la situazione non mi da la sicurezza giusta. Ciao.''
Cosa le rispondo? Ormai è fatta, non posso fare niente, stavolta è decisa. 
''Dova vai?'' Le mie dita scrivono, tremanti, hanno paura.
''Lontano da te. Non posso più continuare, non possiamo continuare.''
Un sms così freddo, squallido. Non pensavo una storia così importante potesse finire così, infatti non ci credo.
''Vediamoci.'' Le mie labbra sperano in un riconciliamento , la mia vista si offusca, e io cerco di resistere.
''Non ti amo più.''
La fine. La fine di tutto. Cerco di trattenere le lacrime mentre le mie mani ormai deboli e impotenti lasciano scivolare il cellulare sulla panchina. 
Corro, corro mentre il vento mi sbatte forte addosso, e le lacrime mi tagliano le gote. 
Cerco disperatamente un sentimento di odio, nel mio cuore, cerco, esploro nella mia anima, ma tutto ciò che riesco a sentire sono solamente profonde crepe da cui fuoriesce splendido sentimento non ricambiato, illuso, deluso, incapace. 
E' stato tutto così difficile in questi sei mesi, così difficile ma bello...almeno per me!
Io non so perché, non so come, ma ogni brutta litigata mi ha portato più vicino a lei, giorno dopo giorno, litigata dopo litigata, la amavo. 
Io la amavo, io la amo e lei parte.
Ho pianto , ma io sono un uomo, e gli uomini non piangono. O almeno ti insegnano così fin da piccolo, se piangi sei una femminuccia.
Mi vergogno così tanto di tutto questo, però è come se il cuore volesse uccidermi, batte, si strofina sul mio petto, dall'interno, vuole disintegrarsi, uccidendomi.
Adesso l'unica cosa sarebbe pure perdere un cuore, cavolo che vita felice!
''Matteo , sei solo un bastardo!'' Mi ripetevano le ragazze. Si, quelle che conoscevo la sera e di cui me ne sbarazzavo la mattina.
''Sei solo un coglione'' mi diceva, eh già, sono un coglione.
Non è cambiato niente in questi sei mesi, me ne sono sentito dire anche di peggio. Però era bello quando litigando , alla fine, facevamo sempre l'amore, nudi sul letto del nostro amore. Era bello. 
Mi asciugo gli occhi gonfi e rossi che nonostante la costante insistenza del palmo della mano non la smettono di lacrimare, lacrime così amare, così velenose. 
In questo forse, sto lavando il mio cuore da tutto il mio amore per lei. Lavaggio completo, con centrifuga e candeggina.
E allora mi conviene piangere, perché l'amore è grande , ma forse le lacrime non bastano. 
Che poi voi direte, ma cosa ha questa ragazza di così speciale? Cosa ha di così magico , per aver fatto cambiare la vita ad un uomo?
Beatrice? Beatrice ha tutto, è tutto. Lei è il mare d'inverno, scosso, confuso, nero e biancastro. 
E' il sole a mezzogiorno, la luna a mezzanotte. Il respiro più affannato, il pensiero più proibito. Beatrice mi ha fatto innamorare. E' la bellezza più rara, accompagnata dal caratterino più forte, insolente e orgoglioso del mondo. 
E' il meglio, il peggio, l'amore e l'odio. Insomma, non le manca niente. 
Adesso manca a me qualcosa, quel qualcosa che mi completava. Adesso, a me manca Beatrice. 

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Capitolo 2
*** Chissà dove sono andato. ***


1 dicembre 2011. 
Si avvicina natale , e il mio compleanno. Fa finalmente freddo fuori, anche se ancora non nevica. Fa finalmente freddo, anche se dentro da me è tutto già gelido da un po troppo di tempo.
Di solito sono un uomo forte e coraggioso, ma quest'anno le malattie mi colpiscono frequentemente: ho avuto l'allergia alle coppie amorevoli, la febbre da solitudine, il raffreddore da innamorati, la congiungivite che mi ha lasciano gli occhi bagnati per molto tempo. Ci sarà un virus nell'aria, mi sa che quest'inverno sarà difficile riprendermi bene.
Aspetto i miei diciotto anni, da sempre. E come mi ritrovo? Solo e malato. 
Devo proprio ammettere che stavolta non è come le altre, lei se ne andata , ma io sono qui ancora pieno di sentimenti ammalati, incoscienti, stupidi , forti.
Sto così male che  ora ,proprio ora, ogni parola contro di me, mi spezzerebbe in due. Mi scioglierebbe in due come un biscotto si scioglie quando è immerso nel latte. Molliccio e debole.
Il mio coraggio è andato in un paese sconosciuto, o magari è dietro l'angolo però non è come prima, non è più dentro il mio cuore. Il problema è che, se tu riponi tutte le tue forze su una persona che è sbagliata, che è destinata ad andarsene, anche tu te ne andrai con lei. E la tua anima verrà a stare con la sua , ovunque sia, non importa se tu sei un corpo inanimato di emozioni che deambula senza ragioni.
''Matteo, ma dove hai la testa?''
''Mamma, scusa oggi non è giornata.''
Il fatto è che, cara mamma, se sapessi dove fosse la mia testa, la andrei a recuperare subito, immediatamente. 
''A scuola come va?''
''Mamma lasciami perdere! Bene, bene!''
Nascondo le mie emozioni a una mamma così apprensiva, cosi attenta, come non lo è mai stata.
''...piuttosto , tu che hai? Non ti sei mai preoccupata di me, e continua a non farlo, mi sta bene.''
Ormai niente era normale, la scuola, la casa, la vita. 
''Matteo, ma io ti voglio bene.''
Qualcosa non quadra,mia madre non mi vuole per niente bene e non me ne ha mai voluto, lei preferisce Marghe, insieme a mio padre.
Evado di casa, la mia più oscura prigione e mi direggo a scuola, che non dico sia molto meglio.
In questo periodo non so perché, però la gente mi evita ed io evito loro, forse hanno saputo che sono malato e non vogliono ammalarsi pure loro.
La giornata prosegue in modo così noioso, che ci vorrebbe qualcosa di davvero emozionante per cambiare la sorte dei miei giorni, qualcosa che superi Beatrice, qualcosa forse di impossibile.
Tornare a casa , ormai è un abitudine, niente più serate con gli amici, con le ragazze, con nessuno, nemmeno con me stesso, chissà dove sono io, e sinceramente sono troppo depresso per cercarmi in chissà quale posto sperduto..
Entro in casa e trovo la solita routine, pranzo in famiglia , con quella rompipalle di mia sorella, e quegli strabici dei miei genitori.
Oggi però oltre a tutto, c'è un aria di solitudine, tristezza.
Poso lo zaino ed entro in cucina. Trovo mia madre seduta al posto centrale, solitamente occupato da mio padre, come ricoperta da un nuvolone nero.
''Mamma che succede? Papà ritarda? Come al solito.''
''Matteo, tuo padre da ora in poi non ritarderà più.''
''Oh finalmente ha capito che ha una famiglia?''
''Lui non ha più una famiglia, io e tuo padre divorziamo.''
Non so se la sfortuna è dalla mia parte o il male vuole che io sia dalla sua. Però adesso basta, non riesco più in questo modo, in questo mondo, senza una guida, solo.
Sono giovane e non possono togliermi tutto ciò che mi costruisce, sono ormai una casa senza fondamenta. Come potrei aiutare mia madre a costruire le sue sicurezze, se io sono un progetto ancora da inventare? 
Ho bisogno d'aiuto, e urlo in silenzio perché nessuno mi sentirebbe anche se lo farei con tutte la mia voce.
Salgo in camera, mia madre sta ancora seduta al tavolo e il nuvolone nero è ormai scomparso, adesso piove, piove dai suoi occhi.
Piove anche in camera di Margherita, mi dispiace che i genitori che tanto la amavano , sono destinati a scappare l'uno dall'altro.
A me , lo confesso, non cambia niente ormai è tutto contro di me, una in più , una in meno fa niente.
La mia unica preoccupazione è che, se come me mia madre perda il suo essere, la sua forza. 
Forse per questo adesso mi vuole del bene, e forse non è sincero, ma deve pur aggrapparsi a qualcosa. 
Mi sa che mia madre abbia già perso la testa, insieme con la mia chissà dove sono andate. Non ho dei perché né delle ragioni, ma in qualche modo devo riprendermi. Capisco ciò che prova mia madre, io devo guarire , ora è lei quella malata.

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Capitolo 3
*** La volta buona. ***


Mai sfidare l'amore. Io ho osato farlo, ho snobbato la vita, mi sono sempre sentito più grande, superiore e adesso penso proprio che insieme stiano complottando per distruggermi. Insieme mi stanno schiacciando pian piano con il loro immenso fascino. 
Sono una persona normale e non voglio strafare, però la vita, secondo il mio parere, non mi vuole, e nemmeno l'amore mi desidera. 
Vorrei trovare un angolo di mondo, in cui niente è possibile, un posto che non esiste. 
Domani è il mio compleanno, senza Beatrice, senza mia madre, e senza me. 
La mia più grande preccupazione adesso è lei, la vedo così spenta in questi giorni ed io mi sento così in colpa, vorrei aiutarla.
Mi fa male sapere che ogni sforzo che faccio per farla stare bene non serve a niente, che ogni piccola di queste cose dovrebbe farla mio Padre.
Eh già, io penso  a mio padre. So che non dovrei, non è mai stato un ''padre'' rispettabile, però il desiderio di averlo con me, come da piccolo, di essere tutti insieme in famiglia, con quella felicità quieta e quotidiana, lo devo ammettere, mi manca. Però tutto ciò che succede, secondo me, è destino.
''Mamma , come va?''
Le appoggio la mano sulla spalla.
''Oggi è una giornata piuttosto fredda.''
Le dico. Magari però non se ne è accorta, con tutto quel calore che ha addosso, il freddo non può attraversarla, con tutto quell'amore trasformato in odio. Succede così alle donne, se amano ti regalano le proprie proccupazioni, gioie , ma se in qualche modo le deludi, le abbandoni, sei destinato a diventare merce di scambio col diavolo. 
Invece noi uomini non siamo così, noi amiamo sempre e comunque, perché amare è implicito, è ovvio, è naturale è per sempre. Le donne sono sempre le più complicate. 
''Perché non esci con Margherita?''
''Mamma non siamo mai usciti insieme, lo sai che non abbiamo un bel rapporto.''
Non proprio, io e Margherita praticamente non abbiamo un rapporto e non ci proviamo a crearlo.
Ci hanno partorito menti diverse. Io sono figlio della sfortuna, lei è la ragazza perfetta, copia perfetta della mamma, in parte è bello, in parte no.
''...però esco da solo. Ci vediamo dopo.''
Mi sembra che abbia annuito, ma non ne sono sicuro, c'è mancanza di feeling nei nostri discorsi, da sempre.
Mi sento in colpa per averla lasciata sola, non dovevo nemmeno uscire , però quando parlo con lei, mi blocco. 
Oggi non credevo faceva davvero così freddo. Forse non mi sono mai accorto prima che la temperatura fosse così fredda, prima c'era qualcuno che potevo abbracciare.
Amo la città a quest'ora, le 14.30. Puoi riflettere su ogni cosa ti passa per la testa, vaghi per le strade vuote, innevate e le persone ti osservano silenziose dalle finestre.
Milano è sempre così incasinata, e avere un momento di relax e pace con quel poco di natura che c'è, è essenziale per un uomo.
Oggi ho avuto una illusione ottica, la chiamo così, perché chiamarla allucinazione mi fa sentire pazzo. 
Mentre ero a scuola, appoggiato sul banco, ho visto Beatrice che mi tirava un ceffone, bello forte, e che poi mi baciava, come ogni nostro giorno. I nostri giorni era dolci e amari ed io amavo sempre di più la sua perfezione.
Mi sono innamorata della sua perfezione perché sono tutti i difetti che la creano. Bella e difficile.
Starnutisco e mi si rivolta lo stomaco a vedere una coppia di ragazzi , che si baciano sulla panchina proprio di fronte a me. 
Hanno un aria famigliare, mi fanno stare male, ma bene.
Questa stupida allergia mi da tanto di quel fastidio! Prendo un fazzolettino usato dalla tasca della felpa, mi asciugo il naso, poi gli occhi..
Ma che faccio? Piango ? Davanti a tutta la città semi addormentata? Perché?
A volte credo che il corpo vada per conto suo, gli occhi vedono ciò che vogliono, le orecchie sentono cose che il cuore non vorrebbe ascoltare. 
Beatrice, mi ha regalato la sua felicità...con un altro.
Il suo essere bella per un altro, il suo concedersi al suo nuovo lui. 
Domani è il mio compleanno e mi rendo conto che ho i 18 anni che non voglio avere. Voglio essere piccolo, voglio evitare questa crudeltà.
La pelle così setosa, le labbra così carnose , bagnate da altre labbra desiderose, labbra che non sono mie, labbra che non conoscono la paura.
Mi sento ferito dentro, quasi morto. Ma devo cambiare vita, anche io devo essere felice. Questa deve essere la mia vita, non la vita di Beatrice.
Prometto al mio dorso che non asciugherà più lacrime amare, mai più. Curerò le mie malattie, tutte.
Diventerò grande, forte e utile. Amerò come ama un uomo. Però prima magari, mi faccio dare lezioni da mia madre, devo pur imparare ad odiare chi ho amato, altrimenti il gioco si complica.

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Capitolo 4
*** Ciò che ami, è destinato ad andarsene. ***


''Cosa hai sul polso, Matteo?''
Mi guardo il polso attentamente, cosa ho?
''Cosa vedi? Non ho niente!''
''Sei tagliato, che hai fatto?''
''Forse sono caduto.''
Cammino verso la strada per tornare a casa, venti minuti e sono già arrivato.
Le parole di Giada mi lasciano perplesso, chissà cosa vedeva. Io vedo solo cicatrici. Cicatrici che solo l'amore può lasciare, amore e lamette.
Fanno parte di me, fanno parte del male che ho dentro, che scorre nelle mie inconsapevolezze, sangue avvelenato che trasporta odio, e che a volte spacca le vene e fuoriesce giusto un pochino.
Stare più tempo con mia madre, per tutte le vacanze di natale, è stato coraggioso, costruttivo. Non amo più Beatrice, credo. 
Per questo lasso di tempo non l'ho più rivista e ho trovato meglio da fare che contorcermi di dolore solo per lei. Ho diciottoanni appena compiuti, pronti ad essere usati.
Ho chiuso con l'amore , ho aperto nuove vie. Ho trovato la felicità, adesso amo di più le piante.
Ho una macchina, la notte, trovare una ragazza che è disponibile, non è difficile. Sono tornato indietro, con il cuore più debole. Ho fatto un reset completo, ma ho tenuto me.
Ho trovato me. Adesso che sono guarito tutti sono miei amici, io sono disponibile con loro, loro lo sono con me.
Si tratta di rispetto. Mia madre sembra stare meglio, non pensa più a mio padre, anche se manca di qualcosa, di una vita normale. 
Il fatto è che quando di colpo una persona importante, viene a mancare nelle giornate quotidiane, ti senti come se il giorno non arrivasse mai, è un circolo vizioso vorresti dormire sempre, perché la notte porta consigli e non ti fa pensare, sopratutto.
La vita però, continua. Adesso che la scuola è ricominciata dopo le vancanze natalizie, anche Beatrice è tornata e io la vedo ogni giorno.
Lei crede che io non la guardi, ma io osservo tutto. Mi guarda quando io non la guardo, non sapendo che io però la scruto in ogni minimo dettaglio, leggo ogni suo movimento.
Adesso è single, lo ha appena twittato e scritto su Facebook. Questi Social Network gli hanno dato alla testa, non è più la ragazzotta semplice e dolce di una volta, ha intrapreso un nuovo gruppo, una nuova vita.
Giorno dopo giorno, il tempo passa e pure in fretta. Siamo già a Maggio e sta per iniziare l'estate. Io in assoluto odio l'estate, sei così nudo, così sfoglio, non puoi proteggerti dal mondo.
Ho visto l'ultima volta Beatrice ad Aprile, è scomparsa, forse ha deciso di saltare le ultime lezioni, anche se non è da lei.
''Matteo! La sai l'ultima?''
''No, dimmi Carlo!''
''Beatrice si è ammalata.''
Che ha? Sarà una di quelle malattie curabili, quelle che però ti tengono a casa per molto. 
Torno a casa un pò scosso dalla notizia, non lo sabrebbe tutta la scuoa se non fosse qualcosa di grave. Non ho mai sentito questo sentimento.
Sento un grosso nodo che sconvolge il mio stomaco, sale per l'esofago e si ferma alla gola, ingrossandosi sempre di più. Una preoccupazione tale. Adesso se io vomitassi, svuoterei il mio involucro umano. Questo nodo sta risucchiando tutta la mia vitalità. Mi sudano le mani e fatico a respirare. Se sarebbe stato grave, io lo avrei già saputo, in fondo sono stato con lei per sei mesi. 
Mi squilla il cellulare e salto dalla paura.
''Pronto.''
''Sei Matteo?''
''Si, chi è?''
''Beatrice sta male, volevo fartelo sapere, sono sua madre. Se ti va vieni qui con lei, le terrai compagnia.''
Corro, salto e vado incontro a tutto. Non ho più fiato, barcollo dalla paura e arrivo a casa di Beatrice. Suono, sua madre mi apre, ha la faccia di chi non riesci a stare bene,pallida , stanca.
Conosco la camera di Beatrice, ha conosciuto i nostri corpi nudi, ha complottato con il letto testimone di un amore appassionato, per nascondere questo bellissimo segreto.
Entro e la vedo. Gli occhi fanno subito a lacrimare, la bocca non si chiude, il cuore si restringe, la mia anima si ammala.
E' adagiata sul fianco, con un filo sul naso, un filo per l'ossigeno...Beatrice non può respirare bene, non può più gridarmi:''Cretino!'' con la sua voce melodica.
Ha una sacca di sangue attaccata al braccio. Braccia fragili, braccia che non possono più stringermi forte. E nemmeno io posso stringerla forte, si romperebbe, è talmente magra. 
Ha il viso spento, la pelle invecchiata e giallastra. Chi è? 
''Beatrice, ha il cancro.''
E' Beatrice, e ha il cancro. Io amo Beatrice, non ho mai spesso di amarla. Nel momento stesso in cui l'ho vista , ho incontrato me stesso, di nuovo, il vero me, nello stesso momento mi sono ammalato con lei.

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Capitolo 5
*** Un uomo ama per sempre. ***


''Beatrice...''
Cerco di gridare il più forte possibile il suo nome, non perché lei non lo sente, perché io non lo sento. Non ho più voce in gola, sussurro ormai tutta la mia vita.
Mi osserva, con aria vaga, ha lo sguardo vuoto, spento.
''Beatrice , sono io...''
Grido di nuovo, piano, forte.
MI riguarda.
''C-chi sei?''
Tremante, debole, mi dice.
Beatrice non mi riconosce.
''Sono Matteo...''
''Non lo so.''
Dice cose senza senso. Mi ha rimosso dalla sua memoria, non so se ha voluto farlo davvero, o è solo la malattia.
''Beatrice, qualunque cosa tu voglia, io la farò. Basta solo chiedermelo.''
Si gira di spalle, si rimpicciolisce, la sua posizione è fetale. Come un bambino nel gembro, in questo momento Beatrice è così, debole , bisognosa d'amore.
Le accarezzo il braccio e le bacio delicatamente il collo, secco e screpolato. Non fa più quell'odore di lavanda, adesso il suo odore è di medicine forti, di dolore, di lacrime, sangue.
Mi alzo dal letto, che lascia la fossa del mio peso, il peso del mio cuore.
Beatrice invece, non lascia nessuno stampo, lei è leggera quanto una piuma, inconsapevole di quello che sta passando, incosciente per certi versi. 
Ormai il mio viso ha delle compagne. Le mie lacrime mi accompagnano fino a casa, fino al sonno e costituiscono i miei sogni.
Giorno dopo giorno , non ho il coraggio di tornare da Beatrice, e ho paura che possa arrivarmi la brutta notizia, un giorno. 
Io però la amo, e se lei non mi ama più, amerò ancora , anche per lei.
Esco di casa a piedi, non mi interessa più di niente, nemmeno che ho la macchina. Sto riscoprendo il piacere di camminare a piedi, per la citta incasinata. Ormai più fiorita, piena di primavera.
Suono al citofono.
''Chi è?''
''Matteo.''
Mi apre, una voce che non è quella di sua madre.
Salgo su per le scale e trovo la porta aperta. 
Entro e chiudo, vado in camera di Beatrice. Un immagine commuove i miei occhi, il mio cuore.
Sta leggendo, di nuovo, forse allora sta meglio. 
''Beatrice!'' Stavolta la voce esce ben ferma.
''Ciao...''
''Beatrice, come va?''
''Sto imparando a leggere.''
Imparando? Che significa? Entra sua madre.
''Beatrice, ha perso le sue capacità, ricorda solo le persone che vede ogni giorno, poi niente.'' Mi sussura prima che io possa dire qualcosa di inappropiato.
Non è più lei, Beatrice è scomparso, è rinata. Però se mi ha riconisciuto vuol dire qualcosa. La amo ancora di più.
 Mi avvicino a lei e mentre si sposta, mi indica di sedermi.
''Tu sai leggere?''
''Certo.''
''Mi impari allora?''
I suoi occhi si illuminano di oro.
''Ovviamente.''
Dopo un pomeriggio lungo di sue risate e stentate parole pronunciate , lette, è ora di andarmene. A me di ridere non se ne parla, e invece di leggere la sua anima mi viene sempre più perfetto, più facile. Fa male leggere la sua fragilità.
Giorno dopo giorno, mi rendo conto che il suo stato peggiora, che le sacche di sangue, servono spesso, che Beatrice si sta spegnendo.
Come farò? E' inverno, di nuovo. A me non va di vivere morto. Se lei se ne va, io vivrò senza vita. Devo prepararmi al fatto che non la vedrò più, nemmeno in questo stato.
Sta soffrendo, un giorno si e un giorno no, ha dei dolori atroci a tutto il corpo, in quei momenti non tollera nessuno. Ma tutti la perdoniamo, non è la Beatrice che conosciamo.
Che senso ha? Che cosa significa per lei vivere così? E' un pensiero che non riesce ad esprimersi, un anima rinchiusa in un corpo ammalato.
Ogni giorno sfioriamo la tragedia, un giorno per le crisi respiratorie, un giorno per i dolori, un giorno per l'incoscienza, un giorno per il suo continuo dormire, che non fa immaginare il meglio.
Beatrice, lo sento nei suoi nuovi modi di fare , non mi ama. Però lei mi ha amato,  e adesso è debole, e amo io per lei. 
Beatrice, se te ne vai, io vengo con te. Perché non voglio essere un insensato insieme di carne e sangue che vive, mentre altre persone come te meritano di non morire mai.
''Lo sai che ti amo vero? Amore, sono con te sempre.''
Ormai parlare a Beatrice è solo un proprio sfogo, non risponde, non annuisce. E' come se in quel letto non ci fosse nessuno, invisibile. Puoi capire solo dai suoi occhi. Desidera 
tranquillità, si vede, ha gli occhi profondi, occhi di chi non vuole più soffrire.
Il dottore ha comunicato che mancano poche ore. A me sembra come se non importi, vorrei uccidermi. Che significa che non mi importa? 
Io sono un uomo, e amo. Perché sento queste cose? Non voglio rendermi conto che sto male solo quando non potrò più vederla, mi distruggerà.
Cosa c'è dopo? Forse niente, forse tutto, però di una cosa sono sicuro, io senza di lei qui non voglio esserci.
Oggi se il dottore, non sbaglia, è l'ultimo giorno. Io le sto il più vicino possibile , proteggendola, quasi imprigionandola da tutto e tutti.
Beatrice non lo merita ed io ancora non ci credo. E' come una sabbia bianca, delicata, debole e bagnata dalle lacrime di tutti.
I suoi sospiri diventano più profondi, sempre più affannosi, sempre più trattenuti. Lei quasi non respira, io quasi non vivo. Nessuno ha il diritto, di far soffrire la mia Beatrice.
Di farla soffrire così tanto. E' sofferente , anche se non si nota, anche i suoi occhi ormai non lo dicono più. Chiude le palpebre, e le chiudo anche io. 
Mi appoggio , sul suo ventre. Sento il suo leggero respiro, non sento quasi più il mio. Le appoggio la mano sulla sua, non è capace di stringermela, e nemmeno io. 
Lei è in agonia, io ho il cuore da troppo tempo paralizzato. Anche lui merita un po di riposo. 
Mentre prima ci accordavano poche cose, adesso abbiamo un solo sentimento in comune: il dolore.
Conto ogni suo respiro, fino a quando non mi sento molto bene.


''Milano, morti due ragazzi 18enni. La ragazza soffriva di cancro, causa arresto respiratorio. Lui, morto con cause sconosciute.''
Lui l'amava, e le risultava difficile lasciarla andare. Lui amava come un uomo, e un uomo coraggioso non lascia mai andare la sua donna. Assistere alla sua morte per lui, sarebbe stato impossibile.
Matteo si è spento con Beatrice, lo stesso giorno, la stessa ora, gli stessi minuti. Insieme perché se un uomo ama, ama per sempre. 

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